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PUGILATO Storia Dall'antichità al XVIII secolo Il pugilato nasce come sport di difesa personale, e risulta essere il mezzo di difesa personale più antico al mondo, in quanto i pugni sono il primo istinto dell'uomo nella difesa personale stessa. Nel XVIII secolo viene strutturato affinché si potesse praticare a livello agonistico. Il pugilato presso i greci: affresco sull'isola di Santorini. L'egemonia inglese Nel XVIII si vollero dare delle regole al pugilato al fine di farlo rendere un'attività sportiva. Nei primi anni del Settecento il pugile inglese James Figg (1695- 1740) concepì il pugilato come uno sport dove era più importante difendersi che attaccare. Lo stesso Figg fu il primo a definire il pugilato noble art. Nel 1719 vinse il campionato d'Inghilterra e si autoproclamò campione del mondo di pugilato dopo 15 incontri vinti consecutivi. La boxe del XVIII secolo era molto diversa da quella di oggi. Spesso capitava che i colpi venissero portati a "martello", dall'alto verso il basso, il perimetro entro il quale combattevano i pugili era delimitato dagli stessi spettatori dell'incontro oppure si tracciava una semplice linea circolare per terra. I pugili si battevano senza mai fermarsi; quando uno di questi cadeva l'avversario lo cominciava a colpire appena si rialzava da terra. Il combattimento si svolgeva a pugni nudi e si proseguiva ad oltranza senza riprese. Quando James Figg decise di ritirarsi aveva accumulato una discreta fortuna in denaro, con questi soldi fondò a Londra la prima Accademia della boxe ed in seguito cominciò ad organizzare gli

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PUGILATO

Storia

Dall'antichità al XVIII secolo

Il pugilato nasce come sport di difesa personale, e risulta essere il mezzo di difesa personale più

antico al mondo, in quanto i pugni sono il primo istinto dell'uomo nella difesa personale stessa. Nel

XVIII secolo viene strutturato affinché si potesse praticare a livello agonistico.

Il pugilato presso i greci: affresco sull'isola di Santorini.

L'egemonia inglese

Nel XVIII si vollero dare delle regole al pugilato al fine di farlo rendere un'attività sportiva. Nei

primi anni del Settecento il pugile inglese James Figg (1695- 1740) concepì il pugilato come uno

sport dove era più importante difendersi che attaccare. Lo stesso Figg fu il primo a definire il

pugilato noble art. Nel 1719 vinse il campionato d'Inghilterra e si autoproclamò campione del

mondo di pugilato dopo 15 incontri vinti consecutivi.

La boxe del XVIII secolo era molto diversa da quella di oggi. Spesso capitava che i colpi venissero

portati a "martello", dall'alto verso il basso, il perimetro entro il quale combattevano i pugili era

delimitato dagli stessi spettatori dell'incontro oppure si tracciava una semplice linea circolare per

terra. I pugili si battevano senza mai fermarsi; quando uno di questi cadeva l'avversario lo

cominciava a colpire appena si rialzava da terra. Il combattimento si svolgeva a pugni nudi e si

proseguiva ad oltranza senza riprese.

Quando James Figg decise di ritirarsi aveva accumulato una discreta fortuna in denaro, con questi

soldi fondò a Londra la prima Accademia della boxe ed in seguito cominciò ad organizzare gli

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incontri in un anfiteatro ad Oxford Street. Grazie all'opera di Figg la boxe comincia a trovare il suo

naturale sviluppo. La sua accademia rappresenterà un importante serbatoio di idee e d'innovazioni

che porteranno questo sport ad imboccare la strada che lo porterà verso la sua fase moderna.

James Figg può essere ricordato come il padre della boxe, fu egli che con la propria opera diffuse le

esibizioni di pugilato e la sua iniziativa rese possibile l'apertura di molti altri anfiteatri in

Inghilterra. Il pugilato ebbe un grande successo sia per il numero di praticanti che per il numero di

sostenitori, tanto che l'Inghilterra fu il primo paese al mondo in cui nacque la figura del pugile

professionista. Raggiungere la vittoria nel titolo di campione di Inghilterra significava raccogliere

un enorme prestigio e vincere concrete somme di denaro. Il titolo di campione di boxe inglese dal

1700 fino alla prima metà del XIX secolo fece la storia della boxe, e praticamente equivaleva al

titolo di campione del mondo.

Il suo successore fu George Taylor, uno dei migliori pugili che si allenavano nell'anfiteatro

londinese, già da tempo Figg lo aveva definito il suo pupillo. Non abbiamo molte prove concrete

che ci forniscano un elenco delle vittorie di Taylor, comunque seguendo una logica moderna Taylor

può essere definito come il nuovo campione del mondo della boxe. Dopo Taylor il titolo di

campione d'Inghilterra fu vinto da Jack Broughton, rimasto famoso nella storia per aver formulato

nel 1734 il primo codice di disciplina per i combattimenti di pugilato e per aver inventato i guantoni

da combattimento.

Broughton era più intelligente che forte. Capì che la boxe non era solo un combattimento violento e

cieco ma un precisa armonia tra difesa e attacco. Introdusse la tecnica del colpire e ritirarsi e del

fermarsi e bloccare il colpo avversario. Broughton rimase famoso sia per le sue vittorie sia per la

sua grande onestà, durante e dopo gli incontri.

"Le regole di Jack Broughton": il pugilato si evolve

Il pugile inglese Jack Broughton, allievo di Figg, definì nel libro London Prize Ring Rules le prime

regole per la boxe pubblicato nel 1743, da allora gli incontri furono organizzati secondo queste

regole. Nel 1750 il titolo di campione passò a Jack Slack, il periodo in cui nello sport del pugilato si

stavano infiltrando esempi di disonestà ed affari loschi. Slack introdusse il colpo denominato

chopper che possiamo definire come l'equivalente del moderno colpo del coniglio, cioè un colpo

sferrato nella parte posteriore di testa o collo. Non era un pugile abile, viene ricordato più come un

pugile senza paura che per la sua tecnica. Il Duca di Cumberland divenne il suo protettore.

Il 17 giugno 1760 si disputò l'incontro valido per il titolo inglese tra il detentore Slack e lo sfidante

Bill Stevens, protetto dal Duca di York. Con molta sorpresa la sfida fu vinta da Stevens. Slack si

ritirò dal pugilato attivo e divenne l'allenatore di George Meggs, un pugile che aspirava al titolo di

campione. Nell'incontro tra Stevens e Meggs la vittoria andò a quest'ultimo. Pare che molto

probabilmente ci fosse stato un accordo sull'esito dell'incontro, Stevens permise all'avversario di

vincere per intascare un cospicuo premio in denaro. Slack fu uno degli artefici dell'accordo e per

questo ricevette una parte di denaro da Meggs.

Dal 1761 al 1783 il titolo di campione passò da un pugile ad un altro in breve tempo. Meggs fu

sconfitto da Baker Milsom, che poco dopo cedette il titolo a Tom Juchau. Il nuovo successore fu

Bill Darts, che riuscì a mantenere il titolo per quasi cinque anni fino a che venne sconfitto da Lyons.

Lyons lavorava come conduttore di battelli attraverso il Tamigi. La fama che lo ricoprì dopo la

vittoria del titolo provocò in lui un grosso disagio, tanto che dopo due sole settimane dalla vittoria si

ritirò dal pugilato. Con il ritiro di Lyons Bill Darts riacquisì il titolo, non per molto comunque

perché fu messo al tappeto da un pugile irlandese: Peter Corcoran.

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Il 18 maggio 1771 all'Hyde Park si sfidarono per il titolo Corcoran e il detentore Bill Darts.

Corcoran vinse facilmente in un solo minuto di combattimento. Concoran sconfisse tutti i più forti

pugili inglesi del periodo che tentavano di rimpossessarsi del titolo. Alcuni di questi incontri

presentavano dei lati oscuri, visto che la corruzione era un fenomeno diffuso. Nel 1774 Concoran

vinse contro Sam Peters a Birmingham, ma molti spettatori gridarono allo scandalo perché si

diffuse la notizia di un probabile accordo tra i due pugili. La supremazia del detentore si spense il

10 ottobre 1776, quando venne sconfitto da Hurry Sellers, un pugile che proveniva dalla scuola di

Jack Slack. I giornalisti dell'epoca affermarono che l'incontro era stato venduto da Concoran.

Hurry Sellers mantenne il titolo per quattro anni, fu sconfitto da Duggan Fearns, un altro potente

pugile irlandese. L'incontro tra i due durò poco più di un minuto: Sellers cadde a terra al primo

pugno di Fearns e si rifiutò di andare avanti. Dal 1783 al 1791 il titolo rimase ininterrottamente

nelle mani dell'inglese Thomas Jackling, uno dei pochi pugili dell'epoca riconosciuto come un

combattente onesto e non incline ad accordi di sottobanco. Perse in titolo contro Benjamin Brain,

nell'incontro disputato nel 1791. Jackling si ritirò al secondo round quando un potente pugno di

Brain gli fratturò il naso. Lo stesso Brain rimase ferito, si ruppe il metacarpo e una falange della

mano destra. La figura di Benjamin Brain rappresenta un punto di svolta nella storia della boxe

inglese e mondiale. Da questo momento in avanti i campioni che si faranno strada nel pugilato si

affronteranno con metodi completamente differenti dal passato.

Si comincia a parlare di combattimento secondo schemi e metodi scientifici. Non si pone più

affidamento sulla forza e la violenza dei colpi, ma l'attenzione si focalizza sull'utilizzo di una

strategia per sconfiggere l'avversario. Ecco quindi che fanno la loro comparsa nuove tecniche di

combattimento. Difendersi dai pugni dell'avversario e attaccare diventano una cosa sola, il pugile si

difende coprendosi e spostandosi con rapidi giochi di gambe, allo stesso tempo però la difesa è il

punto di partenza per un successivo attacco. Alla fine del XVIII secolo compare la figura dello

"scienziato" della boxe Daniel Mendoza, detentore del titolo di campione dal 1792 al 1795. Daniel

Mendoza perse il titolo contro il "gentleman" John Jackson.

La nascita della boxe moderna

John H. Clark 1882.

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Incontro di boxe del 1889.

Già da alcuni anni attorno alla boxe ruotavano notevoli interessi economici, fatti di rilevanti

scommesse e ingenti premi in denaro. Per questo motivo si sentì l'esigenza di regole più rigorose.

Nel 1865 John Sholto Douglas scrisse, insieme all'atleta John Graham Chambers le regole del

marchese di Queensberry, ovvero il codice della boxe scientifica che contiene i fondamenti

principali comuni anche alla boxe moderna:

Guantoni: obbligatorio l'uso dei guantoni.

Round: l'incontro è diviso in più riprese di tre minuti l'una con un intervallo di uno; non vi

erano limiti prestabiliti nel numero di riprese, concordato prima fra i pugili, o a discrezione

dell'arbitro.

KO: il pugile perdeva se non si riprendeva dai colpi ricevuti entro 10 secondi, mentre il

pugile avversario doveva aspettare il comando dell'arbitro per riprendere a colpire.

Categorie di peso: i pugili sono divisi in categorie di peso. Non possono avvenire incontri

tra atleti di categorie differenti. Le categorie erano inizialmente soltanto tre: leggeri, medi e

massimi.

Le nuove regole rendevano il pugilato molto meno violento e lo trasformavano in uno sport di

abilità, destrezza e velocità. Per il momento non era ancora stato fissato un numero massimo di

riprese, si procedeva quindi ad oltranza fino al KO o allo spossamento di uno dei due pugili. Le

regole di Douglas vennero assorbite con molta lentezza. Ancora alla fine del XIX secolo in molti

incontri i pugili si affrontavano secondo le vecchie regole del London Prize Ring Rules, nonostante

numerose nazioni vietassero l'organizzazione di incontri in cui non era previsto l'uso dei guantoni

protettivi. Dal momento in cui venne scritto il codice della boxe scientifica si fa coincidere la storia

della boxe con la categoria dei pesi massimi.

Pugilato statunitense

Muhammad Ali, uno dei più famosi pugili di tutti i tempi.

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Attorno agli incontri di pugilato, in maniera particolare nella categoria dei pesi massimi, ruotavano

interessi economici enormi. Ai pugili venivano dati ingenti premi in denaro e il pubblico amava

scommettere ingenti somme su tutto quello che riguardava la sfida: vincitore, quante riprese fosse

durata, ecc. Migliaia di persone assistevano alle gare organizzate presso arene costruite

appositamente per questo sport. Allora i ring erano ottagonali definiti da corde e pali, i pugili

combattevano a torso nudo, con i calzoni lunghi o a tre quarti di gamba, gli incontri non avevano

limiti di numero massimo di riprese. Nonostante le regole di Douglas di alcuni anni prima gli

incontri venivano ancora disputati a mani nude, ciò portava spesso a tragiche conseguenze. Per

questo motivo in molti stati dell'unione e dell'Europa alla fine dell'Ottocento il pugilato a mani nude

era proibito.

La boxe trovò rapida diffusione negli Stati Uniti d'America a tal punto che nel 7 febbraio 1882 lo

statunitense John Lawrence Sullivan vinse il campionato del mondo categoria pesi massimi

battendo il detentore Paddy Ryan, un colosso irlandese emigrato negli USA. Con questa vittoria il

centro d'interesse della boxe mondiale si spostò definitivamente dall'Inghilterra agli Stati Uniti. Nel

1889 fu disputato l'ultimo incontro senza guantoni valido per i pesi massimi con il quale Sullivan

mantenne il titolo. Dal successivo incontro del 7 settembre 1892, Sullivan e Corbett si affrontarono

con i guantoni, le regole di Douglas erano ormai definitivamente accettate.

Sull'onda della forte crescita economica statunitense il pugilato si diffuse in tutti gli stati

dell'Unione, divenne uno dei principali sport praticati e rappresentava, per le classi più disagiate, un

modo per uscire dalla difficile situazione socio-economica. Nei primi anni del Novecento si

fissarono altre categorie di peso e per limitare la durata degli incontri si stabilì che il numero

massimo di riprese doveva essere: 15 per gli incontri validi per titoli europei e mondiali, 12 per

titoli nazionali. Limitando la durata dell'incontro, si imponeva la necessità di individuare criteri per

la vittoria ai punti, il problema fu risolto con l'istituzione dei giudici di gara.

Nel 1908 si affermò a livello mondiale Jack Johnson, il primo pugile di colore statunitense che stupì

tutti per la sua boxe intelligente e rapida. Cedette il titolo nel 1915 perdendo contro il cowboy Jess

Willard detto “il gigante” poiché alto oltre due metri e pesante 110 kg. Il pugilato diffuso in Italia

nei primi anni nel secolo creò la sua federazione organizzatrice la FPI (Federazione Pugilistica

Italiana) nel 1916 a San Remo. I padri fondatori furono Goldsmith (Presidente) e Lomazzi (vice

Presidente). Nel 1920 ci furono i primi campionati italiani. La sede nazionale diventò Milano per

poi trasferirsi a Roma nel 1929.

Il titolo dei pesi massimi passò in mano di Jack Dempsey nell'incontro disputato a Toledo (USA)

nel 1919, in cui vinse il titolo mondiale contro Jess Willard, nonostante quest'ultimo fosse molto più

alto e possente rispetto al vincitore. Dempsey vinse grazie alla destrezza acquisita con i suoi studi

ed ai suoi originali metodi di allenamento e dominò la categoria dei pesi massimi in un'epoca in cui

i combattimenti sul ring erano vinti più con la forza fisica e con la resistenza che con fini azioni

tecniche. Dempsey utilizzava i principi del falling step e del double shift, due delle tecniche da lui

formalizzate ed applicate “sul ring” con successo, dimostrandone la straordinaria efficacia. Egli era

molto aggressivo, ma sapeva controllarsi, evitava con destrezza e con un'alzata di spalle i colpi per

poi scagliare i suoi pugni in maniera esplosiva, sfruttando in pieno l'intero peso del suo corpo in

movimento. Ogni sua azione era organizzata in improvvise e devastanti combinazioni di colpi.

Nell'ultimo suo incontro del 1926, in cui subì una discutibile sconfitta, si registrò un'affluenza di

pubblico mai vista e gli incassi superarono ogni record.

Dal 1929, anno della grande crisi economica, fino al 1933 il pugilato perse molto della sua notorietà

ed importanza. Pochi avevano la possibilità di seguire gli incontri e scommettere sul loro esito come

avveniva nei primi anni del secolo. Nel 1933 comparve alla ribalta mondiale l'italiano Primo

Carnera, che rimase campione del mondo solo per un anno ma raccolse la simpatia di molti. Carnera

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era un pugile imponente con i suoi 129 kg di peso e 1,97 m di altezza, allo stesso tempo velocissimo

e con un'ottima tecnica.

Nel 1937 il titolo passò nuovamente a un pugile di colore, Joe Louis, che strappò il titolo a James

Braddock mandandolo KO all'ottava ripresa. Dal 1937 al 1947 ha detenuto la corona mondiale, che

ha difeso vittoriosamente per 25 volte. Egli si ritirò nel 1949, quando il suo fisico rovinato

dall'alcool e dalla droga non era più in grado di affrontare altri incontri. Il suo record parla di 63

vittorie e 3 sconfitte. Nel 1952 Rocky Marciano con le sue impareggiabili doti vinse il campionato

del mondo e inanellò una serie di vittorie impressionante. Abbandonò la carriera professionistica,

imbattuto, nel 1956, dopo aver vinto 49 incontri, 43 dei quali per knock out.

Gli successe il giovane nero Floyd Patterson, un ex peso mediomassimo che tenne il titolo fino al

1962, salvo una breve interruzione nel 1959-1960. Successe a Patterson un altro nero, Sonny Liston,

analfabeta dalla potenza esplosiva, ex carcerato compromesso da legami con la mafia

italoamericana e morto in cause misteriose nel 1970. Nel 1964 il titolo fu vinto dal ventiduenne

Cassius Clay (conosciuto anche come Muhammad Ali), già vincitore della medaglia d'oro

all'Olimpiade di Roma del 1960. Viene ricordato non solo per le sue versatili doti di pugile (mai

nessun peso massimo era stato così rapido nei colpi né così mobile sui piedi dato il peso della

categoria) ma anche per il suo impegno politico (militante islamico, fu arrestato per aver rifiutato il

servizio militare) e per i modi provocatori con cui si rivolgeva agli avversari. Con Cassius Clay la

popolarità del pugilato diventa planetaria.

L'ente organizzatore statunitense degli incontri di pugilato, la World Boxing Council (WBC), nel

1968 visse una crisi interna dalla quale nacque un'altra federazione internazionale pugilistica: la

World Boxing Association (WBA). Tale sovrapposizione di competenze creò confusione nel mondo

della boxe perché ogni associazione organizzava gare per le proprie categorie e di conseguenza

nominava i propri campioni. In seguito la situazione venne ulteriormente complicata dalla creazione

della International Boxing Federation (IBF) nel 1984 e dalla World Boxing Organization (WBO)

nel 1988. Nonostante negli anni passati ciascuna organizzazione adottava proprie categorie di peso,

dal 1987 le categorie professionistiche sono state fissate a 17, dai pesi paglia fino ai pesi massimi.

In Europa l'ente organizzatore European Boxing Union (EBU) è unico. In Italia la federazione che

organizza gli incontri e assegna i titoli italiani è la Federazione Pugilistica Italiana (FPI). Negli anni

ottanta e novanta hanno continuato a mostrare in questo sport la propria superiorità gli uomini di

colore. Mike Tyson, indubbiamente il più famoso boxer dell'epoca, è stato campione del mondo dei

pesi massimi per tre organizzazioni: WBC, WBA e IBF.

Negli anni ottanta avvenne un grande cambiamento nel regolamento del pugilato. Si decise di

diminuire la durata degli incontri validi per il titolo da 15 a 12 riprese. Già in passato era accaduto

che qualche pugile morisse a causa dei colpi ricevuti durante l'incontro, ma dopo la tragedia di Duk

Koo Kim (morto a seguito dei colpi ricevuti nell'incontro con Ray "Boom Boom" Mancini, nel

novembre del 1982) la WBC decise, nel 1983, di ridurre a 12 il numero delle riprese. La WBA e la

WBO fecero altrettanto nel 1988. La IBF li seguì nel 1989[2]

.

Negli anni duemila si sono particolarmente distinti i due fratelli ucraini Volodymyr e Vitalij

Klyčko: in particolare Vitalij detiene la più alta percentuale di KO di qualsiasi altro peso massimo.

Anche se per il grande pubblico la storia della boxe è stata scritta dalla categoria dei pesi massimi,

sono degni di essere ricordati molti pugili campioni di altre categorie, tra cui Sandro Mazzinghi,

campione del mondo dei medi junior; Nino Benvenuti, campione del mondo dei pesi medi; Henry

Armstrong, vincitore di tre titoli mondiali in altrettante categorie di peso differenti; Mario D'Agata

campione del mondo nei pesi gallo e Carlos Monzón nei pesi medi, in tutte le categorie di peso

Giancarlo Garbelli, Bruno Arcari, Sugar Ray Leonard, Ray Mancini, Alan Minter, Vito

Antuofermo, Marvin Hagler, Roberto Duran e tanti altri.

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Gli stili del pugilato

Nel pugilato non esistono due pugili con uno stile che possa essere considerato identico. Nella

pratica esistono, tuttavia, dei modi di definire alcuni stili, senza che per questo un pugile debba

essere inquadrato esclusivamente in uno di essi. In alcuni casi, infatti, un pugile potrebbe essere

classificato sia come in-fighting che come out-fighting.

Stilista / Out-fighter

Il classico pugile stilista, in inglese "out-fighter", cioè che boxa rimanendo all'esterno della guardia

dell'avversario, cerca di tenere a distanza l'antagonista colpendolo con pugni veloci e che arrivano

da lontano, distruggendo gradualmente la resistenza e le forze dell'avversario fino a ridurlo in

propria balìa. A causa del loro affidarsi a colpi veloci ma non devastanti, gli stilisti tendono a

vincere ai punti piuttosto che per KO, benché alcuni di essi presentino carriere con percentuali

molto alte di incontri vinti prima del limite.

Gli out-fighter sono spesso considerati i migliori strateghi del pugilato, grazie alla loro abilità di

controllare l'andamento dell'incontro e di condurre l'avversario verso l'epilogo da essi pianificato

intaccandone metodicamente le forze ed esibendo maggiore abilità e destrezza di un picchiatore. Lo

stilista out-fighter, perché questo stile dia buoni risultati, deve essere dotato di un buon allungo, di

velocità di braccia, di ottimi riflessi e deve essere in grado di svolgere un grande e continuo lavoro

di gambe. Tra i più grandi stilisti possono essere citati Gene Tunney, Billy Conn, Willie Pep,

Young Stribling e Muhammad Ali.

Puncher

Il puncher è un pugile con una dotazione tecnica completa, abile nel boxare a distanza ravvicinata

unendo la tecnica alla potenza e alla velocità , ed è un pugile che ha spesso la capacità di mettere

fuori combattimento l'avversario con combinazioni di pugni o anche con un unico colpo. I

movimenti e la tattica del puncher sono spesso simili a quelli di uno stilista, a differenza del quale,

tuttavia, il puncher non tenta di evitare gli scambi a distanza ravvicinata. Inoltre, i puncher non

cercano di sfiancare l'avversario sulla distanza, con incontri che si risolvono spesso ai punti, ma

tendono a demolire l'avversario con le combinazioni di colpi per poi cercare il KO.

Tra i più grandi puncher possono essere citati Manny Pacquiao, Sam Langford, Henry Armstrong,

Joe Louis, Sugar Ray Robinson, Tony Zale, Archie Moore, Carlos Monzon, Stanley Ketchel,

Khaosai Galaxy, Oscar De La Hoya.

Picchiatore

Il picchiatore, in inglese "slugger", è solitamente un pugile carente di tecnica e di gioco di gambe,

che compensa queste carenze con la pura potenza dei propri pugni. Molti picchiatori ricercano la

stabilità dell'assetto per favorire la potenza, e per questo tendono ad essere insufficientemente

mobili e ad avere difficoltà ad inseguire i pugili veloci di gambe, di cui possono anzi diventare un

facile bersaglio. I picchiatori a volte tendono a trascurare le combinazioni, privilegiando le

ripetizioni di colpi singoli, a volte portati con una sola mano e con grande potenza (per lo più ganci

e uppercut), ma spesso con velocità minore di quella degli stilisti.

La lentezza e la prevedibilità degli schemi (colpi singoli con traiettorie ovvie) spesso lasciano la

strada aperta ai pugni d'incontro e, per avere successo, i picchiatori devono essere in grado di

assorbire notevoli dosi di pugni. Le armi più importanti del picchiatore sono la potenza e la capacità

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di incassare. Tra i più grandi pugili picchiatori possono essere citati Max Baer, Rocky Graziano,

Sonny Liston e George Foreman.

Aggressore / In-fighter

L'aggressore, o incalzatore, o "in-fighter", in inglese, cioè che boxa dall'interno della guardia

dell'avversario, è un pugile dall'aggressione continua, per questo chiamato anche "pressure fighter",

che tenta di rimanere addosso all'avversario, aggredendolo con continue raffiche e intense

combinazioni di ganci e uppercut. Un buon in-fighter necessita di buone doti di incassatore, perché

questa tecnica lo espone ad essere colpito da serie di jab e diretti prima di riuscire ad entrare nella

guardia dell'avversario, dove i colpi dell'in-fighter sono più efficaci. Gli in-fighter agiscono meglio

a distanza ravvicinata perché generalmente sono di statura più bassa della media degli avversari e

hanno un minore allungo, e perciò sono più efficaci ad una distanza in cui le più lunghe braccia dei

loro avversari sono svantaggiate nel colpire rispetto alle loro.

Tuttavia, diversi pugili alti rispetto alla loro categoria sono relativamente abili nell'effettuare una

boxe d'aggressione dall'esterno della guardia dell'avversario, quanto all'interno. L'essenza dello stile

dell'incalzatore è l'aggressione senza soste. Molti in-fighter di bassa statura utilizzano l'altezza

ridotta come strumento per schivare i colpi ed infilarsi nella guardia dell'avversario, abbassandosi

fino alla vita per passare sotto o di fianco ai colpi in arrivo. A differenza del bloccare i colpi con i

guantoni, le schivate fanno andare a vuoto l'avversario causandone lo sbilanciamento, e consentono

all'in-fighter di passargli sotto al braccio disteso con i pugni liberi per colpire d'incontro. Nonostante

questo stile esponga parecchio i pugili che lo praticano ai colpi degli avversari, qualche in-fighter fu

noto invece per essere stato difficile da colpire.

Le qualità indispensabili per un in-fighter sono l'aggressività, la resistenza, il saper incassare e il

saper schivare i colpi infilandosi nella guardia dell'avversario. Tra i più grandi aggressori / in-

fighter possono essere citati Harry Greb, Jack Dempsey, Rocky Marciano, Joe Frazier, Jake

LaMotta, e Mike Tyson che ha vinto oltre 20 incontri al 1º round.

Colpitore d'incontro

Il colpitore d'incontro è un pugile che usa come ultima difesa i movimenti della testa e blocchi

costanti per contrastare l'avversario. Quando l'avversario tenta di colpire, il pugile d'incontro usa la

propria difesa per schivare il colpo e per restituirlo contestualmente. Il pugno d'incontro ha una

potenza spesso devastante, perché la potenza del pugno va a sommarsi alla forza contraria del

movimento di sbilanciamento in avanti del pugile che è stato schivato.

I pugili d'incontro combattono soprattutto a distanza ravvicinata, ma alcuni di essi rimangono

invece alla stessa distanza di uno stilista. Per essere efficaci, gli incontristi usano i movimenti del

capo, i riflessi, la velocità, l'allungo e devono essere buoni incassatori. Tra i più grandi pugili

d'incontro possono essere citati Pernell Whitaker, Mike Tyson, James Toney, Marvin Hagler,

Rocky Marciano, Muhammad Ali, Nicolino Locche, Juan Manuel Marquez, Floyd Mayweather Jr.,

Young Stribling e Roy Jones Jr..

Stili a confronto

Ci sono delle regole generalmente accettate riguardo alle possibilità di successo che ciascuno di

questi stili di boxe ha sugli altri. In generale, un aggressore / in-fighter è avvantaggiato rispetto ad

uno stilista / out-fighter, uno stilista / out-fighter è avvantaggiato rispetto ad uno stilista / puncher, e

un puncher è avvantaggiato rispetto ad un aggressore / in-fighter; questo forma un circolo in cui

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ciascuno stile è più forte rispetto ad alcuni stili e più debole rispetto ad altri, senza che ce ne sia uno

superiore agli altri, come in un rock-paper-scissors. Il risultato di un incontro è ovviamente

determinato anche da vari altri fattori, quali il livello di abilità e di allenamento dei pugili, ma

l'ampiamente sostenuta esistenza di queste relazioni tra i vari stili si riassume in un cliché diffuso

tra fan e scrittori di pugilato che dice che “gli stili fanno i match”.

I puncher e i picchiatori tendono a vincere gli aggressori / in-fighter perché, cercando di avvicinarsi,

gli aggressori / in-fighter finiranno invariabilmente dritti incontro ai più potenti colpi dei primi.

Così, a meno che l'aggressore non abbia delle capacità di incassatore fuori dal comune, la potenza

superiore dei primi la spunterà. A parità di capacità pugilistica e di condizione atletica,

naturalmente. Un esempio famoso del vantaggio del picchiatore in questo tipo di confronto è la

vittoria per KO di George Foreman su Joe Frazier.

Nonostante gli aggressori / in-fighter trovino più sfogo alla loro boxe con i punchers, che accettano

molto più di buon grado gli scambi ravvicinati, hanno in realtà più probabilità di successo contro gli

stilisti. Lo stilista / out fighter preferisce un combattimento più lento, con maggior distanza tra sé

stesso e l'avversario. L'in-fighter tenta senza soste di ridurre questa distanza per scatenare continue

raffiche furibonde, mentre a distanza ravvicinata lo stilista perde parecchia della propria efficacia,

perché non riesce a tirare i colpi più efficaci del suo repertorio. L'aggressore / in-fighter esce

generalmente vittorioso da questo confronto, a causa del proprio incalzare e dell'agilità con cui

questo viene messo in atto, che lo rende difficile da sfuggire.

Per esempio, l'aggressore / in-fighter Joe Frazier, nonostante fosse stato facilmente dominato dal

picchiatore George Foreman, creò invece molti più problemi allo stilista Muhammad Ali nei loro tre

incontri. Allo stesso modo l'aggressore Harry Greb fu l'unico ad aver sconfitto il grande out-fighter

Gene Tunney. Joe Louis, dopo il ritiro, ammise che odiava essere incalzato, e che l'aggressione

continua dell'imbattuto Rocky Marciano gli avrebbe causato problemi anche nel suo periodo

migliore. Gli stilisti / out-fighter tendono ad essere più efficaci contro un picchiatore, le cui ridotta

velocità di braccia e gambe, e l'inferiore tecnica, lo rendono un bersaglio facile da colpire per la

superiore velocità dello stilista.

La preoccupazione principale dello stilista è quella di prestare sempre il massimo dell'attenzione,

poiché al picchiatore è sufficiente arrivare a segno con un colpo di quelli giusti per mettere fine

all'incontro. Se lo stilista riesce ad evitare o a limitare l'efficacia dei colpi del picchiatore, lo può

stancare colpendolo con veloci jab fino a portarlo, alla lunga, all'esaurimento delle forze. Se la

tattica è sufficientemente efficace, lo stilista può perfino aumentare la pressione negli ultimi round

in un tentativo di raggiungere il KO. Molti pugili classici, ad esempio Muhammad Ali, hanno avuto

i loro successi migliori contro i picchiatori. Il più famoso degli esempi di questo tipo di match è

quello con cui Ali, nel 1974, a Kinshasa, stroncò Foreman con un KO all'8º round dopo avergli fatto

esaurire le energie nel vano tentativo di trovare immediatamente una soluzione di forza.

Fondamenti sulla tecnica del pugilato

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La tecnica per eseguire un colpo diretto, o jab.

Nel pugilato viene ravvisata una certa somiglianza con la scherma per il particolare tipo di studio

preparatorio fra i contendenti in funzione del successivo scambio di colpi. Fondamentalmente il

pugilato si basa su tre colpi:

Diretto: colpo più importante per il pugile tecnico. A seconda dell'uso può essere un colpo di

disturbo, di arresto, di preparazione al diretto successivo, oppure un colpo potente, portato

mediante una rotazione del corpo. Si attua avanzando leggermente e si colpisce con la mano

che sta davanti nella guardia (jab), oppure facendo ruotare tutto il corpo nel senso del pugno,

colpendo con la mano posteriore (cross).

Gancio: colpo potente e demolitore che basa la sua potenza sulla leva fornita dalla spalla e

dalla posizione ad angolo retto del braccio, è il colpo di chiusura per eccellenza. Il gancio

per essere efficace deve essere eseguito a corta distanza (hook).

Montante: colpo dato dal basso verso l'alto, di solito si usa nel corpo a corpo. Si attua

ruotando la spalla in modo da imprimere potenza al pugno (uppercut).

Questi colpi, portati in rapida sequenza e con varietà, generano le "serie" o "combinazioni". Anche

se la fase offensiva ha un ruolo decisivo, due sono le tecniche per evitare di prendere colpi: schivare

e parare, ovvio il fatto che per ogni tipo di colpo vi siano differenti tipi di schivate e di parate.

Dai tre aspetti offensivi e dai due difensivi può nascere un complesso incontro, che vede sul

"quadrato" due uomini che si affrontano lealmente secondo regole codificate e che alla fine del

match li vedrà abbracciarsi. Il pugilato è uno sport impegnativo e completo, le doti fisiche richieste

sono infatti velocità, agilità, forza e resistenza. Il pugilato richiede sia sforzi aerobici che anaerobici,

pertanto l'allenamento mira sia al miglioramento della resistenza, ovvero alla durata dello sforzo

fisico nel tempo, tramite corsa, salto della corda, allenamento a corpo libero, sia al miglioramento

della forza e allo sviluppo della massa muscolare.

Il pugilato richiede soprattutto una notevole forza di sopportazione e carattere per poter affrontare

gli sforzi durante l'allenamento e il quasi inevitabile dolore fisico durante gli incontri come del resto

capita in tantissimi altri sport anche non da combattimento. Contrariamente alla maggior parte degli

altri sport, la sconfitta nel pugilato è accompagnata da dolore fisico: ciò richiede una ferrea volontà

a non darsi per vinto davanti alla fatica del match.

Cenni di regolamento FPI

Dilettanti

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Un pugile dilettante. Questi pugili combattono indossando il caschetto.

Secondo la Federazione Pugilistica Italiana: è dilettante il pugile che partecipa a pubbliche gare per

puro spirito agonistico e non per lucro. I pugili dilettanti sono inquadrati nelle seguenti categorie:

aspiranti, schoolboys, cadetti, juniores, seniores. Quando si ammettono incontri fra pugili dilettanti

di diverse categorie, si applicano i regolamenti della categoria inferiore. I dilettanti percepiscono

comunque un fondo spese minimo. Il pugile dilettante combatte con un abbigliamento specifico e

che si differenzia dal professionista per l'uso obbligatorio del casco protettivo (poi abolito dal

2013), guanti da 10 oz dotati di antishock, paradenti e canottiera del colore corrispondente al

proprio angolo.

Diverso è il caso delle World Series of Boxing, ove i pugili, pur se dilettanti, combattono con

abbigliamento e regolamenti analoghi a quelli professionistici.

Pugili aspiranti

Il pugile aspirante, maschio o femmina, deve avere un'età superiore ai 13 ed inferiore ai 32 anni.

Può frequentare la palestra e sostenere gli allenamenti, ma non disputare incontri.

Pugili schoolboys

Categoria di transizione riservata ai soli maschi: ad essa appartengono i pugili compresi fra i 14 ed i

15 anni di età, non compiuti. Al compimento del quindicesimo anno, vi è il passaggio automatico

alla qualifica cadetti. Questi pugili possono disputare incontri della durata massima di tre riprese di

1' e 30" cadauna, fra loro oppure con pugili cadetti di anni 16 non compiuti. Non possono

comunque sostenere più di quindici incontri annui.

Pugili Junior

Sono cadetti i pugili maschi di età superiore ai 15 anni ed inferiore ai 17; mentre sono cadette le

pugili di età superiore ai 14 anni e inferiore ai 17. Al compimento del diciassettesimo anno vi è il

passaggio automatico alla qualifica juniores.

I Junior maschi possono gareggiare sulla distanza delle tre riprese di 2 minuti l'una, fra di

loro oppure con pugili juniores. Possono inoltre gareggiare con pugili schoolboys se non

hanno compiuto il sedicesimo anno di età.

Le pugili Junior possono disputare incontri della durata di tre riprese di 1' e 30" l'una, fra

loro o con le pugili Youth.

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Pugili Youth

Sono juniores i pugili di età superiore ai 17 ed inferiore ai 19 anni. Al compimento del

diciannovesimo anno di età vi è il passaggio automatico nella categoria seniores, con

inquadramento nella serie relativa al punteggio.

Gli youth possono gareggiare sulla distanza delle quattro riprese di due minuti ciascuna, fra

loro, con pugili cadetti, oppure con pugili seniores di II e III serie (ma con incontri di tre

riprese di due minuti).

Le pugili youth possono disputare incontri della durata di tre riprese di 2', fra loro, con le

pugili cadette, oppure con le pugili seniores di II serie (ma con incontri di tre riprese di 1' e

30" ciascuna).

Pugili Elite

Il pugile Elite o proviene dalla qualifica juniores, oppure si tessera a partire dal diciannovesimo

anno di età, sempreché non abbia superato i 32 anni. Se si è tesserato prima dei 32 anni, può

continuare a tesserarsi fino all'età di 35 anni, se però non ha trascorso più di due anni senza

disputare incontri.

I pugili Elite maschi

I pugili Elite si dividono in: I II e III serie.

III serie - I pugili Elite IIIa serie gareggiano sulla distanza delle tre riprese di tre minuti

ciascuna:

a- fra di loro;

b- con gli Elite IIa serie;

c- con gli Youth.

II serie - I pugili Elite IIa serie gareggiano sulla distanza delle tre riprese di tre minuti

ciascuna:

a- fra di loro;

b- con gli Elite Ia serie;

e sulla distanza delle tre riprese di tre minuti ciascuna:

c- con gli Elite IIIa serie;

d- con i pugili Youth.

I serie - I pugili Elite Ia serie gareggiano sulla distanza delle tre riprese di tre minuti

ciascuna:

a- fra di loro;

b- con gli Elite IIa serie.

Professionisti

I pugili professionisti si dividono in tre serie, ognuna con un determinato numero di round.

I serie - Disputano incontri di sei riprese di tre minuti.

II serie - Disputano incontri di dieci riprese di tre minuti.

III serie - Disputano incontri di dieci riprese (se il titolo in palio è di campione italiano) o

dodici riprese (se il titolo è di campione europeo o mondiale) da tre minuti.

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Categorie di peso

Dilettanti

Uomini

Categoria Limite di peso

in kg

Mosca leggeri 49

Mosca 52

Gallo 56

Leggeri 60

Superleggeri 64

Welter 69

Medi 75

Mediomassimi 81

Massimi 90.72

Supermassimi Nessun limite

Donne

Categoria Limite di peso

in kg

Mosca leggeri 48

Mosca 51

Gallo 54

Piuma 57

Leggeri 60

Superleggeri 64

Welter 69

Medi 75

Mediomassimi 81

Massimi Nessun limite

Junior

Categoria Limite di peso

in kg

Pinweight 46

Mosca leggeri 48

Mosca 50

Supermosca 52

Gallo 54

Piuma 57

Leggeri 60

Superleggeri 63

Welter 66

Superwelter 70

Medi 75

Mediomassimi 80

Massimi Nessun limite

V · D · M

Categorie di peso nel pugilato alle edizioni dei Giochi Olimpici

Professionisti

Categoria Limite di peso (1 lb. = 0,4536 kg circa)

Paglia (Minimosca) 105 lb; 47 kg

Mosca leggeri (Mosca jr.) 108 lb; 49 kg

Mosca 112 lb; 51 kg

Supermosca (Gallo jr.) 115 lb; 52 kg

Gallo 118 lb; 54 kg

Supergallo (Piuma jr.) 122 lb; 55 kg

Piuma 126 lb; 57 kg

Superpiuma (Leggeri jr.) 130 lb; 59 kg

Leggeri 135 lb; 61 kg

Superleggeri (Welter jr., Welter leggeri) 140 lb; 64 kg

Welter 147 lb; 67 kg

Superwelter (Medi jr., Medi leggeri) 154 lb; 70 kg

Medi 160 lb; 73 kg

Supermedi 168 lb; 76 kg

Mediomassimi 175 lb; 80 kg

Massimi leggeri (Cruiser) 200 lb; 90 kg

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Massimi oltre 201lb, oltre 91kg