qtp magazine n.3

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MAGAZINE RIVISTA ONLINE DEL FORUM www.qtp.it La Fotografia Dalla nascita alla vita di Gianluigi Cannella Reportage Prede e predatori di Marco Zuccari Recensioni La leggenda dei monti naviganti (Paolo Rumiz) di Igori Intervista Enzo Pellegrini di Luca Manselli e Palmerino 4/3 PHOTOGRAPHERS Prova su strada degli utenti Zuiko Digital 35/3,5 MACRO Zuiko Digital 150/2 Portfolio degli utenti Test Strane coppie di Giancarlo Farina

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qTp Magazine N.3 Primavera 2009

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MAGAZINERIVISTA ONLINE DEL FORUM www.qtp.it

La FotografiaDalla nascita alla vita di Gianluigi Cannella

ReportagePrede e predatori di Marco Zuccari

RecensioniLa leggenda dei monti naviganti (Paolo Rumiz) di Igori

IntervistaEnzo Pellegrinidi Luca Manselli e Palmerino

4/3 PHOTOGRAPHERS

Prova su strada degli utentiZuiko Digital 35/3,5 MACROZuiko Digital 150/2Portfoliodegli utenti

TestStrane coppiedi Giancarlo Farina

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2012

4 Prede e predatoriMinireportage di Marco Zuccari (Luca64)

6L’intervista Enzo Pellegrinidi Luca Manselli e Palmerino

Strane coppieProve sulla Panasonic G1di Giancarlo Farina (l’AK)

® qTp MagazinePrimavera 2009

Pubblicazione online del forum qTpQuesta pubblicazione non rappresenta una

testata giornalistica, in quanto viene aggiornatosenza alcuna periodicità e non può considerarsi

un prodotto editoriale ai sensi della Legge n.62/2001

www.qtp.itAdmin: BlackPixel

Contatto [email protected]:

Ricardo B. (baires)Hanno collaborato e ringraziamo:

Giovanni FirmaniMarco Zuccari

felixvanpeltLuca ManselliIgor Ferraresi

Palmerino SimioneGiancarlo Farina

orsoMatteo Bonan

LiGaBuEcinzia1262

ugo2In copertina:

Foto di felixvanpelt ©Olympus E400

_________________________________E’ vietata la riproduzione totale o parzialedel contenuto della pubblicazione senzal’autorizzazione preventiva degli autori.

felixvanpeltPortfolio degli utenti

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Dalla nascitaalla vita

di Gianluigi Cannella

424132

cinzia1262Portfolio degli utenti

La leggenda dei monti naviganti

di Paolo Rumiz

Recensione di Igori Ferraresi

2829

Prove su stradaZuiko Digital 35 macro/ 3,5

Donna comunqueBella comunquedi Giovanni Firmani

26 Prove su stradaZuiko Digital 150/2

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di Marco Zuccari

{ Mini reportage dal Kenya }Attrezzatura: Olympus E30 + Sigma 135-400

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Lo standard microquattroterzisi profila come un piccolo e

grande standard. La Lumix G1, ilprimo modello microquattroterzirealizzato dalla Panasonic, aprele danze per questo nuovo erivoluzionario sistema. Unareflex che non e' una reflex? Si',solo per il fatto che non ha lospecchio, la grandezza del sen-sore resta quella del quattoterzie la baionetta cambia di poco,quel tanto da rendere indispen-sabile un anello adattatore perpoterci inserire i numerosi obiet-tivi del sistema nato nel 2003.Comunque gia' nel forum qTp ein rete gia' si puo' leggere di tuttosu questo sistema, ora e in que-sta sede non riteniamo opportu-no esporre altre tesi. Quello chepensiamo e' che ci sono irumors sufficienti per dire che imotori si stanno scaldando pureper Olympus, il sito italiano delmarchio giapponese fa intravve-dere che si sta avvicinando unperiodo di novita'.In questo articolo parleremo pro-

prio di alcune prove che abbia-mo effettuato interfacciando laPanasonic G1 con alcuni obietti-vi Zuiko Digital, naturalmenteutilizzando l'anello adattatore.Per certi versi ci siamo lasciatiandare a prove estreme checomunque difficilmente trove-ranno riscontri nella pratica.Come ad esempio....montareuno Zuiko Digital 300mm F2.8su una G1 non lo riteniamo affat-to pratico, ma senz'altro abbia-mo riscontrato che e' fattibile!!Purtroppo nei test che abbiamofatto non ci e' stato possibile lamessa a fuoco automatica, pen-siamo si tratti di un ostacolorisolvibile attraverso un upgradeo comunque una modifica al fir-mware delle lenti. Tuttavia per lapovera pila della Lumix G1sarebbe stato sicuramente uncompito non da poco spostare ilfuoco dei bestioni. Ci siamocomunque deliziati con lo stu-pendo display a colori e con laprecisione delle ghiere degliobiettivi che ci permettevano di

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mettere a fuoco sempre inmaniera impeccabile. Nel casodei tele pesanti l'utilizzo e' statofatto con il supporto di un tripo-de, la cosa si e' dimostrata diuna comodita' unica perche'grazie all'ottimo LCD della G1 e'stato possibile mettere a fuoco(in manuale) con molta pratici-ta'. La funzione per poter zoo-mare una sezione del'immagineci ha permesso di effettuare lamessa a fuoco con molta cura.In questo ha contribuito la buo-nissima qualita' del display e lapossibilita' di poterlo ruotare anostro piacimento.Zuiko Digital 300mm F2.8L'esagerazione. Un obiettivosenz'altro complicato da usarepure con una 4/3... figuriamocicon una microquattroterzi. Almomento dell'inserimento dellamacchina ci sembrava di inseri-re un tappo, in realta' questoparagone resta legato alle meredimensioni fisiche della macchi-na in rapporto alla lente.Conosciamo benissimo la tec-nologia racchiusa in questamacchina. Il risultato e' eccel-lente, nitidezza e sfuocati unici.Quelli che il 300mm F2.8 ci haabituati da sempre (chi ha avutoquesta fortuna, naturalmente).La G1 si e' dimostrata ad esse-re perfettamente compatibile,non dobbiamo dimenticarci cheoltre ad esserci un “rapporto”ottico tra le due apparecchiatureesiste pure un “colloquio” digita-

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le per poter funzionare almeglio.Zuiko Digital 150mm F2.0In questa occasione abbiamoazzardato inserire tra la lentee la macchina pure un dupli-catore EC14, purtroppo inquesto caso la macchina nonriusciva neppure leggere idiaframmi. A quel punto cisiamo accontentati del “puro”150 F2.0.Beh... il risultato e'stato ottimo. Sempre rima-nendo sulle coppie azzardatequsta e' stata l'accoppiatache piu' ci e' piaciuta, sia peri risultati e sia per la “compat-tezza” assunta dalla macchi-na.Anche in questo caso la

macchina e' stata utilizzatacon la messa a fuoco manua-le.Zuiko Digital 35-100mm F2.0Con questo test siamo ricapi-tati nell' impossibile utilizzo.Lo zuiko digital 35-100 e'davvero mastodontico rispet-to alla Lumix G1, abbiamovoluto pure azzardare unamano libera ma pensiamoveramente che questaaccoppiata proprio non potra'mai funzionare. Tuttaviaanche qui i risultati non man-cano, il 35-100 da tutto di se'.Un particolare che abbiamonotato a differenza degli altrie' quella che spegnendo la

[...] con lo stupen-do display a colorie con la precisionedelle ghiere degli

obiettivi che ci per-mettevano di met-tere a fuoco sem-

pre in manieraimpeccabile[...]

Pagina precedente.G1 + Zuiko D 8mmG1 + Zuiko D 9-19

A fiancoG1 + Zuiko D 300/2,8

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macchina l'autofocus ritorna inposizione home. E' strano, allora,che l'autofocus non abbia funziona-to, forse sara' necessaria ancoraqualche modifica nel firmware. Dadire che questa lente e' l'unica diquelle provate a cui e stato fattol'aggiornamento firmware di recen-te e che l'automazione della messaa fuoco sarebbe stata proprio lamodifica che doveva essere messaa punto.......Zuiko Digital 14-35mm f2.0Torniamo ad avvicinarci almenoalla “composizione” razionale. Puressendo il 14-35 una lente piuttostoingombrante (rispetto la Lumix G1)la possiamo gestire tranquillamen-te a mano libera senza accusare lagrossa differenza tra corpo macchi-na e obiettivo. Pensiamo checomunque si possa trattare ancoradi un' eccezione, sicuramente nonsiamo di fronte ai rapporti lente-corpo macchina ideali.Anche inquesto caso non abbiamo accusa-to delle penalita' (tranne quella dinon gestire l'autofocus) sulla quali-ta' delle immagini prodotte.Zuiko Digital 8mm fisheye f3.5Ci saremmo aspettati almeno qui lagestione dell'autofocus.... inveceniente. La macchina in questo casoe' perfettamente proporzionata allalente, il tutto si impugna bene.Abbiamo accusato qualche aberra-zione cromatica di troppo masostanzialmente la coppia funzio-na. Da appassionati di fish eyeavremmo gradito una perfettagestione della lente, fotografarecon un “occhio di pesce” con una

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piccola pacchina con un lcd cosi' potente sarebbe stato il nostro sogno. E dopoquesti test “impossibili” eccoci arrivati ad una soluzione possibile e dove finalmen-te l'autofocus funziona perfettamente: lo Zuiko Digital 9-18. I risultati, in fatto diimmagine, sono quelli che ci avrebbe dato in genere una Olympus E3. Forse conqualche aberrazione cromatica in piu' ma cio' succede in condizioni veramenteestreme. L'autofocus e' veramente veloce e la compattezza della macchina non e'asslutamente alterata. Probabilmente andiamo oltre al semplice adattamento,secondo noi puo' essere un'ottima soluzione al grandangolo per il mondo quattro-terzi. Limitando le spese dell'anello adattatore forse possiamo vederla come unasoluzione primaria.Per il test che e' stato fatto dobbiamo ringraziare l'amico Antonio di Vicenza, graziealla sua disponibilita' e' stato possibile provare un modello di Lumix G1 con l'anel-lo di adattamento originale Panasonic.Giancarlo Farina

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Enzo Pellegrini

So che tu utilizzi ancora la pellicola con una OM2 e ottiche Zuiko, pre-diligi il negativo o la diapositiva?Uso il negativo a colori, la diapositiva l’ho utilizzata quando mi è statarichiesta per dei lavori più professionali; la pellicola a colori perché mipiace la fotografia a colori, non che disdegni il b/n che al contrariorichiede una fortissima concentrazione ed un fortissimo impegno, ma lafotografia a colori aggiunge il colore come difficoltà; tanto più che vivia-mo in mondo colorato ma non in mondo a colori, c’è un colore falso, arti-ficiale che è quello che ci viene dai mezzi di comunicazione in partico-lare dalla televisione ma anche dalla stampa e poi c’è un colore auten-tico che è una cosa diversa, a me piace proprio la ricerca di questo colo-re speciale, la pellicola serve perché è molto efficace nel rendere que-sto che io ricerco.In negativo anche perché garantisce una maggiore latitudine di posa,una maggiore facilità di lavorazione con l’aggiunta con il sopraggiunge-re dell’era digitale della difficoltà di trovare un bravo stampatore…Ho avuto prima la fortuna di lavorare con un stampatore bravissimo diNapoli, Wolfango Donzelli, una persona di grande sensibilità conosciu-ta durante il servizio militare quando io ignoravo cosa fosse la fotogra-fia, e mi ha aiutato, gli ho affidato la realizzazione di ingrandimenti permostre realizzati con vecchie macchine quindi stampa a mano, 15 foto-grafie in 2 giorni, su carta seta su cui mi produceva delle foto veramen-te molto belle; naturalmente con le tecniche di oggi si può raggiungereanche più facilmente un buon risultato e posso dire che dispongo di unbuon laboratorio a Milano del quale si serve anche da Mauro De Biaseper esempio, dove seguono il lavoro in modo ottimale; è comunque unlavoro difficile.A proposito di questo, la volta scorsa che sono stato qui a Napoli, solle-citato a cogliere qualche immagine di Napoli, ho fotografato un vicolo indiscesa che da Piazzetta Ascensione con pochissima luce, una fotogra-fia decisamente sottoesposta e il laboratorio è stato capace anche conl’aiuto dei mezzi digitali di ricavare da queste ombre un po’ le figure, il

Palmerino:

Palmerino:

Enzo Pellegrini:

Enzo Pellegrini:

di Luca Manselli e Palmerino

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selciato e addirittura il colore rosso in con-troluce della giacchetta di un bambino, cioèil laboratorio è stato molto abile a definireladdove vi era una mancanza di pregnanzadell’immagine; questo è fondamentale per-ché altrimenti non potrei andare avanti conquesti mezzi.Molti fotoamatori che amerebbero ancora lapellicola non trovando più con facilità buonistampatori sono passati al digitale perchépiù semplice.Più semplice ma anche più artificiale perchési interviene spesso sull’immagine con unarbitrio, si eliminano soggetti dall’immagine,si cambiano i connotati, si cambiano i colori;a me sembra un po’ troppo perché poi èbella la libertà di errore perché come unavita senza errori sarebbe noiosissima altret-tanto lo sarebbe la fotografia senza errori.Com’è nata la tua passione per la fotogra-fia?E’ stato un puro caso, l’acquisto di una com-pattina con del denaro che mi era statodonato per gli esami di maturità e che pro-babilmente non sapevo bene come spende-re con il quale feci un viaggio in olanda fu ilprimo contatto con uno strumento che nonmi piaceva affatto perché lo vedevo comeuno strumento di massa, mi hanno dato e midanno sempre fastidio le masse fotografantiche si pongono per esempio davanti le pira-midi di Giza e non le guardano ma si metto-no in posa davanti alle stesse per farsi foto-grafare con quello sfondo, l’uso che si fadella fotografia da parte della massa è unuso volgare e brutto che mi ha sempre irrita-to; quel viaggio in Olanda però mi permise dicogliere qualche immagine ricordo, niente dispeciale, ma soltanto il caso fu che alcuneimmagni scattate successivamente nel biel-lese siano piaciute innanzitutto al negoziodove le portai a stampare che le espose inuna vetrina prima ancora che io le ritirassi ene venissi a conoscenza e che poi sianostate notate da dei professionisti che mihanno voluto conoscere e ho così iniziato inmaniera del tutto imprevedibile, appassio-nandomi prima al ritratto e successivamentenell’81 ho avuto la prima mostra in Italia epoco dopo un’altra all’Accademia di BelleArti di Berna tanto dove hanno suscitato l’in-teresse del figlio del grande pittore PaoloKlee che mi ha voluto conoscere e mi haincoraggiato a proseguire, poi dopo è anda-to avanti tutto in maniera più facile.Dopo il ritratto come hai proseguito il tuopercorso fotografico?

Palmerino:

Enzo Pellegrini:

Enzo Pellegrini:Luca Manselli:

Luca Manselli:

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Sopra: Milano - Stazione centrale - 2003 © Enzo Pellegrini

Pagina precedente: Milano - Chiesa di San Sempliciano - 2003 © Enzo Pellegrini

Il passaggio è stato abbastanza diffi-cile perché non mi interessava illu-strare una città od un paesaggio chetanti avrebbero potuto fare meglio dime, poiché queste foto hanno ancheuna specializzazione e per me erainutile sfidare in nome di non so checosa, ho cercato invece di privilegia-re un’immagine più personale diricreare la realtà, gli spazi per esem-pio attraverso l’uso del teleobiettivo,e con il gioco delle luci mi interessa-va vedere cosomai un soggetto abu-sato interpretato in modo completa-mente nuovo; bisogna fare i conticon la luce, si scrive con la luce el'acquisto della capacità d'interpretola luce è stato molto difficile e moltolento ricco di errori a meno che nonsi abbia accanto un maestro delleluci che ci possa dare consigliopportuni al momento opportuno maio penso che bisogna acquistare a

Enzo Pellegrini:

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livello personale questa capacità di leggere questa luce di elaborarla usarla e servir-si della luce per ricreare la realtà non più soltanto attraverso lo sfruttamento dellaprospettiva che le diverse focali permettono ma attraverso una luce speciale cherenda i colori particolari o una luce che faccia risaltare i contorni in maniera del tuttodiversa, il controluce è diventato poi il campo di maggiore ricerca da parte mia, quel-lo che più di tutti mi ha soddisfatto. Nella creazione della cifra stilistica che ti contraddistingue quali sono stati i tuoi mae-stri e fotografi ai quali ti sei ispirato?Inspirare no, non mi piace ispirarmi nel senso che a me piace tutto ciò che è belloanche la fotografia di una persona sconosciuta, certo io ho dei maestri che ho sem-pre ammirato da Cartier-Bresson a Stiglitz molto mi piace Hernst Hass, fotografoaustriaco che nell’uso del colore certamente mi ha dato indirettamente qualche sug-gerimento, ma in generale mi piace avere un tipo di ricerca mio, con tantissimi erro-ri, con tanti difetti ma che sia mio, esserci arrivato in parte, perché io spero di potercontinuare questa ricerca attraverso la fotografia, mi da un senso di gioia di soddi-sfazione in particolare quando vedo le stampe ben esposte in giro per il mondo, mifa piacere quando mi dicono che le mie foto sono subito riconoscibili.Il lavoro artistico è molto intuizione, ma quanto c’è di progettualità ed analisi nelletue realizzazioni?Non riesco a concepire una fotografia a freddo, anche quando devo fotografare unsoggetto ben preciso, un fiore per esempio, non riesco a progettare il modo in cuiquesto fiore deve risaltare in fotografia, in una fotografia artistica quello che per meè importante è forse il patrimonio che ho potuto cogliere a livello delle arti figurativema questo non vuol dire che io voglia istituire un parallelo tra la pittura di Renoir euna mia foto o dire questa foto si ispira a Caravaggio, mi sembrerebbe falsa anchequella , il patrimonio culturale che si assimila non che si esibisce è quello che ci per-mette di avvicinarsi anche nel nostro momento creativo anche a una realtà più riccacioè portiamo dentro tante esperienze amate vissute, per esempio durante la visitadi un museo, durante la considerazione dell'arte astratta , dell’impressionismo diven-ta un patrimonio sedimentato che porta, almeno per quanto mi riguarda, una educa-zione allo sguardo arrivata non solo dalla pratica fotografica ma anche dall’abitudi-ne all’opera d’arte, io amo molto le arti figurative da quelle più classiche a quelleminori quale per esempio l’oreficeria che ci insegna a guardare la bellezza di unoggetto e a desiderare di rendere questa bellezza casomai con un altro oggetto madiventa comunque sempre un processo interiorizzato ma per me un processo intel-lettualizzato.Come la tua cultura e sensibilità umanistica ha influenzato e influenza il tuo sentirefotografico?Questo è importantissimo perché una fotografia senza anima, senza humanitas èuna fotografia fredda, che ha anche la sua ragion d’essere però per me i luoghi,anche quando sono deserti come si riscontra nel mio ultimo libro su Milano dove c’èsolo qualche ombra vagante, sono ricchi di storia di umanità e questo è una formadi sfida alla realtà contemporanea dove l’humanitas va sempre più scomparendo afavore di espressioni molto sofisticate e tecnologiche ma prive spesso di ogni con-tenuto, questi spazi vuoti trasudano della vita che li ha occupati per secoli io sentoin immagine in quell’immagine, in quelle chiaramente più riuscite dove colgo questavita che viene fuori, l’immagine di Napoli di cui parlavo prima, uno spaccato di unvicolo , un bambino di spalle con una giacchina rossa, solo un cuneo di luce, eppu-re quelle strade sono state percorse da tante persone e l’humanitas è proprio nellaricchezza di storia che quel luogo porta e sprigiona; io così porto la mia educazioneumanistica nella fotografia, non come un bagaglio inutile ma come uno strumentoquasi liberatorio.Pierre De Fenoyl ha scritto che essere fotografi è realizzare una visione poeticadella realtà; come ti poni davanti alla visione della realtà e alla sua rappresentazio-ne?

Luca Manselli:

Luca Manselli:

Luca Manselli:

Enzo Pellegrini:

Enzo Pellegrini:

Enzo Pellegrini:

Luca Manselli:

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Una visione poetica è molto difficile, poieo, poiesis creare, non è facile creare qual-cosa di diverso specialmente con la fotografia, questa è arrivata a livelli molto sofi-sticati raffinati e una novità creativa in ambito fotografico diventa sempre più diffici-le già per uno stesso autore non che questi realizza con ogni scatto un immaginespeciale, solo dopo tanto lavoro e tanta fatica si può arrivare ud un risultato degnospesso mi capita che io possa ricavare una o due immagini soltanto valide dalpunto di vista creativo, poetico e lo ritengo già molto perché altre immagini posso-no essere belle, rappresentare i luoghi in modo anche originale e personale mal’elemento creativo è veramente difficilissimo da raggiungere anche perché è facil-mente superabile perché la fotografia quando viene poi diffusa viene anche bana-lizzata o meglio quando un’immagine si afferma non ci si può fermare a quell’im-magine ma richiede all’autore di fare qualcosa in più, non ci si può ripetere inmaniera standardizzata, avere un proprio stile ma cercare sempre il nuovo.Cosa rende quindi una semplice fotografia arte?Questo dipende da tanti fattori, dall’inquadratura che è bene sia un’inquadraturapersonale, dalle luci, per esempio la foto scattata ieri di quella piccola scenetta dapresepio di quel viandante, d’ispirazione della Madonna dei Pellegrini delCaravaggio, dove il viandante era inginocchiato ai piedi della vergine, io ho colto ilvolto e le mani di questo viandante e i piedi della vergine e questo lembo di abitoin basso- questa inquadratura sta ad indicare una ricerca in più rispetto alla scenastessa ma non basta l’inquadratura, anche in quel caso le luci sono importantissi-me il volto dell’orante è in piena luce, addirittura è sovraesposto e la luce di quel-l’abito giallo da l’idea di qualcosa di accecante, di bello che esca fuori dalla manodell’orante stesso con le due estremità della Vergine che completano il rapportopiedi mani, in questo caso la scelta felice delle lui, i colori, il taglio dell’inquadratu-ra la scelta dei dettagli possono procurare un ‘ immagine nuova.Viaggi molto, scegli le tue mete in funzione dei tuoi progetti fotografici o questi sca-turiscono dai tuoi viaggi intrapresi per finalità diverse?Io sono un viaggiatore, Pellegrini di nome e di fatto, un viaggiatore però nel senso

Enzo Pellegrini:

Enzo Pellegrini:

Enzo Pellegrini:

Luca Manselli:

Luca Manselli:

Napoli - Scenetta da presepio - 2009 © Enzo Pellegrini

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Goethiano della parola non sono un turista, mi muovoda solo non per fotografare ma per conoscere per impa-rare io amo la civiltà Europea e Mediterranea quindi mipiace vivere in ogni posto possa rendermi una emozio-ne, molto mi sono cari i luoghi della mitteleuropa per-ché è li il cuore della nostra civiltà, civiltà che viene oggicosì drammaticamente rinnegata , ci sono le radici dellastoria, c’è una profonda civiltà, quella legata al mondoasburgico, che mi affascina e quando io sono in queiluoghi ci sono delle immagini che procurano delle emo-

zioni fortissime e la macchina fotografica per trasmet-tere in parte queste emozioni; io non faccio fotografiedei luoghi ma mi piace riprodurre attraverso il mezzofotografico le emozioni che quel contesto, quei colori,quelle luci mi danno. E’ l’aspetto emozionale che miaffascina anche nei viaggi dove mi piace ricercare eriprodurre in luce in sintesi quello che quel luogo espri-me.Per esempio l’immagine di una donna a Marrakech,quasi un’ombra vestita di nero che passa in un andro-

Milano Via Bazzi

2008 © Enzo Pellegrini

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ne con le giuste luci, colori e inquadratura può riassumere tutto un intero viaggio.La sintesi è una caratteristica che mi fa amare la fotografia...Rispetto al tuo sentire fotografico quali sono secondo te le città europee più foto-geniche?Questo si lega molto alla sensibilità di ciascuno, può piacere Parigi, ricchissima diangoli meravigliosi, attraversata dal fiume, che crea tantissime suggestioni, laParigi dei vecchi quartieri, ancora viva nei passage, piccole gallerie vetrate comequella di Napoli ma in proporzioni molto più piccole nel quale vi sono questi nego-zi di rigattieri, di vecchi libri, ciascuno di noi sceglie una città, ce ne sono alcuneche possono piacere di più per una ragione o per un’altra ma non tanto una cittàin base alle stellette del Touring, che pure sono utile per scegliere un itinerario, mauna città che sia parte delle nostre emozioni che rendono questi luoghi importan-ti a prescindere dall’importanza in se della città stessa ma la nostra emozione puòlegarci anche ad luogo che non piace ad altri; io sono molto legato a Vienna eBudapest e a molte, tante bellissime città italiane ricche di storia dove la mia sen-sibilità mi porta a ripercorrerle per conoscerle meglio, per conoscere le persone.Ricollegandoci proprio all’emozionalità delle tue immagini, hai abbinato talvolta lafotografia alla poesia, cosa pensi che abbiano in comune?Hanno in comune solo l’atto creativo, sono 2 fonti culturali che possono abbinarsicome anche la musica ma non necessariamente, spesso si possono abbinare,spesso la utilizzo per illustrare e porto in giro molte poesie napoletane per farleconoscere perché la musicalità della lingua napoletana è universale; io non amoperò gli accompagnamenti son odue espressioni diverse che in qualche modo pos-sono fondersi.Nel tuo lavoro, oltre alle innumerevoli mostre, punti anche a realizzare libri fotogra-fici. È una scelta ardita e difficile in un mercato, quello italiano, assai avaro nei con-fronti dell’editoria fotografica. Quali problemi ti sei trovato ad affrontare e come rie-sci a risolverli?Effettivamente c’è una scarsa preparazione fotografica in Italia, questo a tutti i livel-li, anche per la vendita di fotografie, mentre c’è un mercato normale in Germania,in Austria, negli Stati Uniti, in Giappone, in Israele, in Corea dove io vendo le mieimmagini in Italia invece vendo molto meno, perché non c’è molto la cultura dellafotografia, comincia ad esserci tra i giovani che spesso amano acquistare una fotoper metterla nel loro appartamento ma ancora non siamo arrivati ad un buon livel-lo; i libri servono molto perché raccolgono molte emozioni, anche questo libro suMilano è un omaggio ad una città dove io ho scelto di vivere e che conosco dadecenni ma il libro è arrivato dopo tanti anni e questo significa che ho dovuto fati-care per arrivarci, ho potuto pubblicare grazie ad una casa svizzera per la quale holavorato come giornalista per più di 10 anni però non è facile perché anche l’auto-re che pubblica tanti libri non è che goda di quella popolarità in Italia dove il librofotografico è raramente acquistato, o sono acquistati quei libri più risaputi di queifotografi che hanno, diciamo così, un po’ prostituito la loro arte e creatività perdenaro. Qual è il messaggio vorresti arrivasse al lettore di questo tuo ultimo lavoro editoria-le, “Luci di Milano”?Non è tanto un messaggio precostituito, preordinato ma che la bellezza esisteovunque, anche la Milano da bere, così volgarmente detta, deturpata ed invasa dacolate di cemento che in vista dell’expo diventeranno dei veri e propri oceani dicemento, anche questa città ha una sua bellezza, una sua storia, una sua intimità,un suo stil, un suo gusto, una vita ed è popolata da persone che hanno una loroqualità di vita quindi anche da noi anche a Napoli dovunque non è scomparsal’umanità solo che questa viene calpestata da altri fattori legati alla politica all’eco-nomia allo sfruttamento alla diffusione di notizie alterate etc. il messaggio, se mes-saggio può esserci è proprio quello di illuminare una città attraverso la sua essen-za, e io spero almeno di aver dato questa impressione.

Enzo Pellegrini:Luca Manselli:

Enzo Pellegrini:Luca Manselli:

Enzo Pellegrini:

Luca Manselli:

Enzo Pellegrini:Luca Manselli:

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Luca Manselli: hai fatto cenno al tua collabo-razione con questa casa editrice svizzera perla quale ti occupavi di fotografia di reportage diviaggio che quindi ha fatto parte del tuo baga-glio fotografico, quali sono i trucchi del mestie-re per tornare a casa con le immagini giuste?Enzo Pellegrini: bisognerebbe, innanzituttovivere per più tempo in un luogo, perché l’oc-chio non coglie solo l’immagine, ma l’esperien-za di vita che aiuta l’occhio stesso; di primoacchito noi siamo affascinati dalla bellezza diun edificio, di un fiume, da un tramonto maquando viviamo in un luogo diventiamo moltopiù esigenti, ci abituiamo quindi il reportagepuò offrirci all’inizio qualche immagine coltasubito poi ha bisogno, a mio avviso per andarepiù affondo, di questo contatto più disincantatoma allo stesso tempo più attento perché questoci permette di trovare qualcosa di nuovo, alme-no questo ho praticato nel mio tipo di reporta-ge, ho cercato sempre qualche immagineinconsueta per l’emozione che poteva darmi aldi la di quella che pur servendomi non mi sod-disfaceva in pieno; questo rende tutto più com-plesso ma anche molto stimolante.Luca Manselli: Tra i tuoi progetti futuri pensipotrà rientrare un lavoro simile su città dellatua giovinezza, Napoli?Enzo Pellegrini: il progetto che vorrei realizza-re è un libro sulla mitteleuropa di cui giàdispongo un materiale molto ricco e vario eteoricamente già potrebbe essere pronto; unlibro su Napoli sarebbe bellissimo per me maNapoli non è una città facile da fotografare pertanti motivi, c’è anche una certa ritrosia daparte mia perché è una città bella ma illustratasempre in maniera più folkloristica che autenti-ca, il folklore può essere anche quello di unascena di un presepe, delle stradine, delle ban-carelle… ma questo non mi interessa affatto, ilfolklore non è la vita! Infatti a Napoli non sonomai riuscito a fotografare dei volti perché homolto rispetto delle persone e non mi piacecogliere delle facce speciali, particolari soloperché possono fare folklore ed è anche unacittà lacerata, lacerante proprio per la sua ric-chezza culturale, storica dove dovrei propriotrascorrere adesso delle stagioni, non in estatesolo per le luci non adeguate per poter arrivarea qualcosa di diverso così come ho fatto conMilano che è il frutto di una vita trascorsa aMilano anche perché non facendo foto di repor-tage ogni fotografie è il frutto di una esperien-za.

Milano - Via della Spiga - 2003 © Enzo Pellegrini

Alcuni link:http://www.enzopellegrini.ithttp://vimeo.com/2526662

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Gli studi di architettura, soprat-tutto quelli del primo novecen-

to, influenzano fortementel’opera fotografica di Tommaso

(felixvanpelt).Colori, forme determinate daimateriali, composizioni regola-

ri, smaterializzazioni, giochigeometrici si intrecciano con lenuove tendenze minimaliste,

schiarendo i contrasti, unendografica, pittura e fotografia,

dando forma al colore e vice-versa, e che dà vita a un Post-

modernismo fotografico (nelsenso illuminato e progressi-

sta del termine): assetico, fun-zionale: non più forma per sèstessa ma fruibile, ergonomi-

ca. In questa serie“Claustrorama” ritroviamo il

tentativo di dilatare gli spazi, dichiuderli a livello temporale:non più rigorosa partizione

geometrica alla Mondrian, marottura, dilatazione, niente

“utile” o “pratico”, ma “sporco”e “storto”. (baires)

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Mangevolezza/praticità -Per quanto riguarda questo punto, l’ottica è abba-stanza impegnativa come dimensioni, tuttavia ilpeso non è eccessivo e l’accoppiata con la 520risulta molto ben bilanciata, io l’ho sempre usata amano libera, senza l’utilizzo del cavalletto, e facen-do un po’ più di attenzione, non ho mai trovato diffi-coltà a scattare. La messa a fuoco risulta agevole,anche in manuale, in automatico sicuramente sivede la differenza di velocità rispetto al 12-60 swd,ma non penso sia giusto fare un paragone diretto,sono troppo diverse. Quando si rimane più o menonello stesso range di distanza dal soggetto, la mf èrapida, rallenta un po’ se si varia molto al distanzadi mf dal soggetto. Unico aspetto un po’ negativo è il paraluce, che èsenz’ altro generoso come dimensioni, forse un po’più piccolo non sarebbe stato male. Quando simonta l’ottica con il paraluce ancora a “riposo” biso-gna stare un po’ attenti, per evitare che l’otticapossa sfuggire dalle mani in seguito al distacca-mento accidentale del paraluce.

Nitidezza – Questo è uno degli elementi che fanno la differenzain quest’ ottica! Io rimango sempre stupito quando guardo anchesolo i jpg diretti dalla macchina, le immagini hannouna nitidezza fuori dal comune. Guardando, primadi comprare l’ottica, alcuni scatti fatti con il 150 econ il 50-200 swd, notavo che c’era sempre qualco-sa in più a favore del 150, il soggetto principalerisultava sempre più “staccato”, più in evidenza,rispetto al 50-200. Quando ho provato con mano il150 , ho avuto la conferma che la nitidezza di que-sta lente è strepitosa, anche usata sempre allamassima apertura.Contrasto -Stesse considerazioni del punto precedenteCostruzione -Ottima la sensazione di solidità e materiale utilizza-to. Un mezzo punto in meno rispetto al 5 pieno soloper il paraluce e il suo innesto/attacco all’ottica, chenon risulta perfetto. Quando si monta, almeno nelmio caso, non percepisco il tipico “click”, scattino diblocco, di fine corsa della rotazione e di agganciofinito, non so se mi sono spiegato… Distorsione/aberrazioni -Io personalmente non ho notato nessuna distorsio-ne/aberrazione, è anche vero che lo uso da poco eche non ho probabilmente la capacità tecnica pergiudicare ciò. Non vado neanche a cercare, zom-mando in Photoshop al 1000x1000 l’immagine, allaricerca di difetti! Qualità/prezzo -Sicuramente è un’ottica costosa, ma per quello chedà, non ho rimorsi. Non tornerei indietro. Non ho lapossibilità di paragonarla ad altre ottiche simile,anche di altri formati, ma anche parlando con altrifotografi non Olympus, basta dire 300mm con f2che sgranano tutti gli occhi.

Giudizio utente:ugo2

Zuiko Digital 150/2 Focale 150 mm (8,2°)

Max apertura f/2Min apertura f/22 Costruzione 9 gruppi 11 lenti (2 ED)

Min distanza fuoco 140 cmN. lamelle diafram. 9

Diam. filtri 82 mmMisure 100 mm × 150 mmPeso 1.465g

Compatibilità • EC-20• EC-14

4,60

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Mangevolezza/praticità -L’ottica è pesante ma in pratica sostituisce un 300mm nel FF Osservandola da questo punti di vista glisi può perdonare il fatto che pesi 1,5Kg. Certo nellaserie OM esisteva il 300mm F4.5 che pesava pocopiù di 1Kg ma questo è F2. Io trovo che si usi meglio togliendo l’anello per ilcavalletto l’ottica nonostante il peso è ben bilanciatae cade in mano bene quando si monta su di una E3e con il battery grip.

Nitidezza – La qualità a F2 è eccellente , il massimo della niti-dezza si può apprezzare però con la E510 e la E30visto che il filtro passa basso della E3 è molto più“invasivo” e la E30 restituisce 2MP in più.Contrasto -Normalmente le ottiche luminose soffrono di pocanitidezza o di basso contrasto. Questa no, ha unottimo micro contrasto e una nitidezza che cala solodopo F11. Lo sfocato è aiutato dal diaframma circolare da ben9 lamelle.Costruzione -La lente è tropicalizzata quando mi è arrivata all’ini-zio ci sono rimasto male perché il barilotto a diffe-renza del 35-100 e del 90-250 è di plastica, ma poiho capito che la plastica è stata utilizzata non pereconomizzare i costi ma per renderla più leggera. Il motore è leggermente più rumoroso del 35-100.

Distorsione/aberrazioni -La distorsione è inesistente, ci sono delle leggereaberrazioni tipiche delle ottiche tele super luminosea F2 nei bordi delle figure con alto contrasto.Qualità/prezzo -Il 150 F 2 è un’ottica con delle caratteristiche che larendono veramente unica, per certi versi è l’esalta-zione del sistema 4/3 in quanto raccoglie tutti i van-taggi del 4/3. Il lavoro svolto dagli ottici per questalente è stato veramente imponente e vale tutti 2500euro del prezzo di listino.

4,96

Giudizio utente:matteo1961Mangevolezza/praticità -Non è propriamente un obiettivo leggero con i suoi1,35Kg, ma l'accoppiata E3 + SHDL4 + 150 f2 rivela un inaspettato equili-brio, regalando una sensazione di estrema manegevolezza nonostante il peso com-plessivo di 2,6Kg

Nitidezza – Nonostante abbia 5 anni, una lente con una strordi-naria nitidezza a qualsiasi focale. A TA ottiene risultati addirittura esaltanti.

Contrasto -Eccezzionale contrasto e resa cromatica, soprattut-to quando viene messa alla frusta in condizioni dicontroluce e a TA. I RAW restituiti alla E3 sono stupefacenti.

Costruzione -La robustezza della lente è evidente fin dal primocontatto. Non potrebbe essere altrimenti per un obiettivodella gamma Top-Pro. Le finiture sono perfette e ben resistenti

Distorsione/aberrazioni -Inesistenti. Provato a qualsiasi apertura e in qualsiasi condizio-ne di luce non manifesta nessun tipo di flare o gho-sting. Aberrazione e calo di nitidezza ai bordi non perve-nuta! Il processo costruttivo, sebbene "vecchio" di 5 anni,regala in 11 elementi e due elementi ED una perfe-zione costruttiva evidente.

Qualità/prezzo -Innegabile che l'elemento dolente è il prezzo. Mai come in questo caso però il vecchio proverbio"la qualità si paga" è più adatto. Il rapporto qualità prezzo però rimane eccezzionaleproprio per il fatto che il prezzo alto viene equilibra-to da una qualità superiore alla media.

Note personali Volete un consiglio? Evitate di provarla ai raduni che organizza QTP! Rischiate di innamorarvene e poi sono guai!

4,86

Giudizio utente:LiGaBuEMangevolezza/praticità -Non e' una lente facile da portarsi in giro, fortunata-mente non stiamo parlando di una lente "lunga". Haun diametro ampio ma conserva una lunghezzamodesta. Nitidezza – In post produzione e' un peccato intervenire, cosi' e'perfetta. Contrasto -Buono, molto buono nonostante una piccola altera-zione in post produzione non sia poi male. Costruzione -Una roccia. Di vecchio stampo, forse urge un resty-ling per dargli un swd. Distorsione/aberrazioni -Assenti le prime invisibili le seconde. Qualità/prezzo -E' un top pro ed e' un 300 (equivalente) F2.0. Chedire? Vale tutti i suoi 2000 e passa euro ma secostasse meno molti fotografi sarebbero piu' con-tenti.

4,44

Giudizio utente:BlackPixel

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Maneggevolezza/praticità –Obbiettivo leggero, la messa a fuoco deveessere attivata dalla reflex in quando nondispone di pulsanti esterni, facile da usare,unico obbiettivo a raggiungere 1:1 reale.Nitidezza –Tra le focali f.5.6 ed f.8 l'obbiettivo e' moltoinciso, non vignetta a nessuna apertura, allaminima focale risulta un po' morbido. si ini-zia a percepire una caduta ai bordi dopoF13.Contrasto – Colori e contrasti molto buoni a tutte leaperture, a tutta apertura soffre un po' dicontroluce. .Costruzione – La sensazione e' che la lente sia plasticosa,dubito possa restistere ad una caduta...Distorsione/aberrazioni –Distorsione assente, leggere aberrazioni nelcontroluce. Qualità/prezzo –Ottimo rapporto qualita'/prezzo x questalente che puo' essere usata anche comenormale o in ritratto.

cinzia1262

3,82

Maneggevolezza/praticità –Leggero, compatto, paraluce assente vistoche in pratica è compreso nel disegno delcorpo dell'ottica. Non è un pancake maquasi non ci si accorge di averlo montato!AF preciso ma non sempre rapido, d'altron-de l'escursione disponibile è tanta e si senteanche con la MAF manuale. Versatilissimosia per la focale che per la capacità di met-tere a fuoco da qualsiasi distanza consen-tendo la massima libertà compositiva. Nitidezza –Molto nitido a TA come a qualsiasi diafram-ma. E al centro come ai bordi estremi: unrisultato eccellente. Rasenta la perfezione esurclassa qualsiasi zoom serie standard emolte lenti ben più costose. Contrasto – Contrastato già a TA, migliora forse un filodiaframmando ma siamo su livelli ottimi. Costruzione – E' un serie standard ma non è per nulla pla-sticoso. C'è di meglio ma costi e pesi salgo-no molto. L'obiettivo si allunga molto alledistanze di MAF ridotta: il dubbio è cheinsieme a tanta aria alla lunga incamerianche un po' di polvere.Distorsione/aberrazioni –Distorsione, vignettatura e CA inesistenti oinvisibili a effetti pratici. Anche in pieno con-troluce. Siamo su livelli d'eccellenza. .Qualità/prezzo –Eccezionale, offre qualità ottica splendida aun prezzo di saldo. Note –Se volete toccare con mano la massi-ma qualità d'immagine possibile a un prezzopiù che popolare questa è la lente per voi!

orso

4,47

Zuiko Digital 35macro /3,5Focale 35 mm (34°)

Max apertura f/3,5Min apertura f/22 Costruzione 6 gruppi 6 lenti

Min distanza fuoco 14,6 cmN. lamelle diafram. 7

Diam. filtri 52 mmMisure 71 mm × 53 mmPeso 165 g

Compatibilità • EC-14

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Paolo Rumiz non è un fotografo ed illibro di cui Vi voglio parlare non è unlibro fotografico, anche se contiene

delle fotografie, allora perché questarecensione su un magazine fotografico? Perchè leggerlo è come “previsualizza-re” centinaia di foto ed ai lettori fotopae-saggisti, fotoritrattisti, antropofotografi estoriofotografi, potrà essere molto utileper organizzare i loro progetti ed a tuttilascerà un grande esperienza di viaggio

in Italia: Italia come i Balcani, Italiacome la California, Italia come laTurchia o l’Afagnistan, Italia come

l’Alasca. Rumiz è un montanaro di mare, nasce

a Trieste nel 1947 e…viaggia, tanto, perlavoro come reporter nei luoghi e nei

momenti più difficili, ma anche per pre-disposizione quasi congenita, raccoglie

e conserva cartine di ogni scala edepoca, che usa per costruire i suoiviaggi di fatica, sudore e polvere,

affrontati con mezzi spesso “difficili” e“lenti”. Osserva e annota i luoghi, le

vite, le persone così che le vicende rac-colte ritraccino qualche storia, che nel

caso di questo libro è la nostra, edanche molto lontana…prima di Roma.

La leggenda dei monti naviganti è unviaggio di ottomila chilometri in groppaalla lunga montuosa gobba di una bale-na (scendendo anche nelle sue visce-re); lungo Alpi e Appennini, dal golfo delQuarnaro (Fiume) a Capo Sud (il puntopiù meridionale della penisola). E’ unaspeciale “galleria di immagini” chedocumenta la traversata…ed i luoghiraccontati riappaiono nel quotidiano.Si divide in due parti, ovviamente le alpie gli appennini (per Rumiz sono le“penne” il vero cuore dell’Italia), monta-gne che circondano e attraversano, uni-scono e dividono, ma che danno unsenso alla penisola. Il racconto di Rumiz è incanto per lamontagna, è passione civile e parteci-pazione umana, miscela di emozioni,luoghi e persone comuni e più famose(Rigoni Stern, Mauro Corona,Francesco Guccini, Vinicio Capossela,Richard Kapuzinski…), è una sensibilerappresentazione di uomini, ma soprat-tutto di donne che lo incantano con iloro tratti etnici, ma è anche descrizionedi abitudini, di cibi e vini, di ombre, lucie colori, di odori e sapori.E’ divertente, commovente, ma a volte

La leggenda deimonti navigantidi Paolo RumizRecensione di Igor Ferraresi

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è anche sconsolante, perché dietro ilfascino dei luoghi traspare lo sfruttamentoinsensato al centro nord e l’abbandonodella dorsale più a sud, la ricchezza delladiversità delle genti di montagna, in con-trasto all'omologazione delle pianuretagliate dalle autostrade e macchiate daicentri commerciali. L’autore è un montanaro, anche se navi-gatore e fa trasparire qualche tratto “puri-sta”, che potrebbe oggi sembrare pocorealista, ma oltre al contenuto politico cer-cato e sotteso qua e là, il libro è scrittocon lucida e giusta rabbia per il deterio-rarsi di ambienti e comunità, di cui peròcoglie una nuova voglia di resistere altempo inclemente della globalizzazione.La leggenda dei monti naviganti è unascoperta lenta, a piedi, in bicicletta o, nelcaso dell’attraversamento appenninico, suuna vecchia topolino (la “Topo” come lachiama Lui, carica di pochi mezzi disostentamento e molto pezzi di ricambio,è la sua vera guida, la chiave di accessoai luoghi), un’osmosi non catalizzata traviaggiatore, luoghi e persone. Del libro ne parla così lo stesso Rumizper la presentazione di uno spettacoloteatrale che ne è stato tratto nel 2008:“Questo libro racconta la più lunga traver-sata italiana: ottomila chilometri, la stessadistanza che c’è dall’Atlantico alla Cina.Spiega in dettaglio che cosa succededentro l’Arca, la montagna di casa nostra,metaforica zattera con a bordo una ciur-ma di piccoli grandi eroi della resistenzadei territori.Ero partito per fuggire dal mondo, e inve-ce ho finito per trovare un mondo: a sor-presa, il viaggio è diventato epifania diun’Italia vitale e segreta. Ne ho scritto conrabbia e meraviglia. Meraviglia per la fia-besca bellezza del paesaggio umano enaturale; rabbia per il potere che lo igno-ra.Come ogni vascello nel mare grosso, lamontagna può essere un insopportabileincubatoio di faide, invidie e chiusure. Mapuò anche essere il perfetto luogo rifugio

di uomini straordinari, gente capace diopporsi all’insensata monocultura delmondo contemporaneo.Contro questi “giardinieri di Dio” si sonoaccaniti in tanti: il fascismo, l’assistenziali-smo dc, il monopolismo berlusconiano,l’arroganza della giovane sinistra, la gran-de distribuzione e persino gli alti prelati.Il risultato è che la montagna – pur essen-do la spina dorsale fisica del paese – ètotalmente scomparsa, guarda caso conla Resistenza, dalla politica e persino dal-l’immaginario nazionale.Sia le Alpi che gli Appennini restanomondi subalterni, privi di autostima e dirappresentazione politica.Oggi, a viaggio finito, so che dietro ognialluvione, dietro ogni siccità, dietro ogniemergenza climatica, non vi è solo l’effet-to serra, ma anche la guerra sistematicadel potere contro le periferie più vitali,quelle capaci di tenere vivo il territorio e diimpedirne la devastazione finale.Lontano dai luoghi della finzione e del fra-stuono, ho attraversato a volte una sogliainvisibile e scoperto luoghi dello spirito:eremi, fonti, santuari, boschi millenari, avolte semplici toponimi. Soprattutto picco-le valli, orientate come antenne paraboli-che verso un silenzio planetario.”Il quotidiano La Repubblica ha pubblicatomolte puntate del viaggio, di seguito viriporto qualche passaggio.La prima volta ad Amatrice ci vai per un'ama-triciana, ovvio. Succede che nella tua locandauna materna cameriera con chignon ti sussurriun confidenziale "che je porto", sapendo per-fettamente la risposta, e poi ti serva con curad'altri tempi,… C'è neve sui selvaggi Monti della Laga, arcanepiramidi di Cheope. Campotosto è tetro sottole nubi, il lago accentua la sua tristezza idroe-lettrica, pare un fiordo norvegese. Per stradapoca gente, e quella poca con facce dure, daErzegovina in guerra. Al passo delle Capannelle la strada sembraperdere la direzione, smarrirsi in un mare dionde lunghe e irregolari. Poi, oltre un ultimodosso, cominciano i pascoli, lisci e regolaricome campi da golf….Le Alpi sono pilastri

fermi, gli Appennini sono fluidi, un gregge cheva, un arcipelago pellegrinante. A Campo Imperatore nevica bagnato, la stradaè deserta, nemmeno una luce. L'auto navigacon lunghe curve tra rotonde gobbe erbose.Difficile credere che mille metri più sotto, nellapancia del Re dell'Appennino, a metà del tun-nel che lo buca e lo sconcia di cemento, ci siaun laboratorio di energia nucleare, quello diZichichi e dei suoi apprendisti stregoni. Annotta, c'è un'ombra fradicia in mezzo allastrada. E' uno che ha bisogno di aiuto, sisbraccia nella neve marcia con una pila acce-sa in mano. Rallento, apro all'incontrario lavecchia portiera, chiedo se posso dare unamano solo per godermi lo smarrimento delnaufrago di fronte al macinino sbucato daltempo. Difatti, quello resta a bocca aperta, nonosa mendicare aiuto a un tizio più bagnato dilui su un'auto più bisognosa della sua. Per unattimo si sente solo il ronzìo del parabrezza. Smette di piovere, la torre di Santo Stefano diSessanio sbuca tra nubi sfilacciate. Ho telefo-nato per la cena a un posto che si chiamaOstello del Cavaliere, così, solo per quel nomeda viaggio anni Cinquanta. Dall'altra parte delfilo c'era una certa Rosina. Ma quando arrivonel temporale, la porta è sbarrata. Nello spiaz-zo, solo cuccioli di pastore abruzzese che sirotolano felici nelle pozzanghere. Non possoaver sbagliato. Busso: niente. Suono, dopo unpo' sento uno scalpiccìo. Apre una signora intenuta da cuoca. Rosina. "Ah, siete voi!", s'illu-mina. "Accomodatevi, prego". Magnifico, hosuperato un'altra frontiera, comincia il mondodel voi. "Scusate, ma teniamo la porta chiusa per viadel freddo". Dentro non è una casa, è una for-tezza profumata d'arrosto. Piccole finestre,muri spessi. L'idea di veranda qui è inconcepi-bile. L'Abruzzo è costruito per la neve, è terradi scorte invernali. La credenza è piena dilegumi d'ogni tipo e colore, farro, ceci, lentic-chie, fagioli neri. Solo al bazar di Kabul, altraterra di pastori, ho trovato di meglio.... Calascio, novanta abitanti e un consigliocomunale di nove. Lampeggia, il maniero dellarocca che sovrasta il paese appare sull'orlo diuna scarpata dantesca. Non so come arrivarci,al bar del paese una bruna dall'occhio ispanicom'istruisce sulla strada mentre cinque avven-tori maschi tacciono, in stato d'allerta.

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Quattro chilometri ancora. La strada s'arrampica nel crepuscoloverso ruderi battuti dal vento. Il forte è più vecchio dell'annoMille, è Camelot e Golgota nello stesso tempo. O forse Mardin,la rocca turca aggrappata al cielo, alta sulla Mesopotamia senzafine. Di nuovo, sopra il mare di nubi che ribolle a valle, quell'im-pressione di galleggiare, stare a prua di un bastimento. "Ho conosciuto questa rocca anni fa, scendendo con gli sci daCampo Imperatore. Nevicava, nubi uscivano dalle finestre vuote,non c'era rimasto più nessuno. Ma la magia del luogo mi conqui-stò. Venire qui è stata la decisione più facile della mia vita.Eppure lasciavo Roma, la mia città, una famiglia agiata, un lavo-ro che mi piaceva, gli amici. Per scommettere su dei ruderi". Orale pietre hanno ripreso vita, c'è le locanda, le stanze per gli ospitisistemate nelle vecchie case restaurate, i bambini, qualche fami-glia che torna, due comignoli che fumano. Sul selciato giocattoli,un secchio con malta e cazzuola. Notte da piumino, cani che ululano verso Castel del Monte. Lecime galleggiano sullo strato di nubi, formano un perfetto arcipe-lago. Una somiglia a Curzola, un'altra a Mèleda, un'altra ancoraa Brazza. Ma sì, l'Appennino è solo una Dalmazia senza il mare.Sognerò un transatlantico pieno di orchestrine, in viaggio tra neripromontori. L'epifania dei monti naviganti.

Per me è stato come sfogliare un libro fotografico, di foto“descritte” per riportare non solo il visto, ma anche il senti-to, il provato, che è quello che spesso cerchiamo nelleimmagini; ho desiderato di essere stato lì con Lui, macchi-na fotografica in mano, pronto a cercare di segnare qual-che momento. Poi ci sono anche le foto, una cinquantina, raccolte ametà libro, su carta matt, bn e colore, sono di MonikaBulaj, nata a Varsavia nel 1966, fotografa e scrittrice, hapubblicato reportage sui “confini estremi delle fedi”, hascritto le sceneggiature per vari documentari e collabora adiverse pubblicazioni periodiche. Spesso ha lavorato conRumiz e Lei ci è riuscita a segnare i momenti: scorci,spazi, figure, volti, gesti, tracce; visti, sentiti e scritti conpiena sintonia tra i due autori. Un’ultima nota (triste), la sera che ho letto i capitoli dellatraversata dei monti di Abruzzo è stata quella che è conti-nuata nella notte del terremoto, al mattino la radio mi hasvegliato con la notizia….le coincidenze!Igori FerraresiBergamo, 25 aprile 2009.

La leggenda dei monti navigantiAutore Paolo Rumiz

2007, 339 p., ill., brossuraEditore Feltrinelli (collana I narratori)

Prezzo € 18,00

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Gianluigi Cannella, nato il 30 dicembre 1949 e risiedo aCastelgomberto (Vi). Scrivo poesie dal 1968 e ho dedi-cato una breve parentesi alla pittura tra il 1966 e il ’72.Fotoamatore, ho sempre associato la poesia alla foto-grafia, ritenendoli due «luoghi di ricerca dove possostar bene, ritrovarmi e ritrovare le cose di ieri, vederemeglio le cose di oggi». Frequento il Laboratorio diLettura e Scrittura Poetica di Artemis condotto daStefano Guglielmin da otto anni; ciò mi ha «permessodi entrare dentro la poesia e capirla, capire non tantocosa si vuole dire, ma come dirlo, farla diventare unacomunicazione emozionale». Nel 2005, nella personalepoesia-fotografia Dalla nascita alla vita, racconto le sta-gioni di un uomo. La personale fotografica BiancoColore, imperniata sul viaggio fatto in Perù nel 2006 erealizzata nel febbraio 2007 presso Palazzo Pisani aLonigo e nel 2008 esposta a Budaspest è ancora moti-vo di “ricerca poetica”. Sempre nel 2007 presente con la fotografia all’ EventoJoseph Beuys alla 52° Biennale di Venezia SpazioThetis nuovissimo Arsenale, A Living Sculpture – Unascultura sociale -The Wandering Cemetery conceivedand directed- by Alberto Peruffo (FattoriaArtisiticaAntersass).Nel 2008 presente nell'antologia Orizzonte terracqueo.Presente con la poesia nei blog Tellusfolio e Blanc dela Nuque.

Dalla nascita alla vitadi Gianluigi Cannella

“Dalla nascita alla vita” è il titolo di questa esposizionenarrata ed illustrata con la sensibilità di un uomo,

attraverso inchiostro e obiettivo.“Dalla nascita alla vita” racconta le stagioni di un

uomo; dalla libertà istintiva di un bambino alla libertàguidata di un uomo maturo, passando tra le contrapposi-

zioni di un adolescente e le prese di posizione di unadulto, cavalcando così nel viaggio interiore che porta

all’infinito.I toni della vita, messi in risalto visivamente dalla scala

dei grigi, rilevano luci ed ombre in ogni stagione.La precarietà della vita di un uomo è come un lampo,uno scatto di fotografia ma questo racconto, composto diparole ed immagini, narra invece, il ciclo d’amore della

vita, che è immortale.Testimone dell’eterno amore è la terra. La terra è la pel-licola sulla quale è impressa la vita. La fertile terra è lamadre; dalla quale nascono, si nutrono e trovano riparo

tutte le forme della natura.L’arte del contadino scandisce i tempi della natura neces-sari per ascoltare e osservare i segni lasciati sulla terra,

durante la stagione della propria vita.Dott.ssa Laura Finotto

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UN FIGLIO UN UOMO

Quando nasce un bambino è come mettersi addosso un’altra pelleche ti riscalda la vita anche quando gela.

Quando nasce un bambino un uomo non muore mai.Quando un uomo si accorge di essere cresciuto inizia solo a nascere.

Dalla nascita alla vita_____

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Dalla nascita alla vita_____

UN AMORE

Passerà domani, se saprai aspettare un amore immaginato come un desiderio da consumare lentamente.E’ già passato il primo sogno realizzatoarrivato per averlo voluto, da tenere stretto al cuore.Ogni gesto d’amore in ogni sguardo.Ogni sguardo sicuro in un gesto di tenerezza.

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DENTRO IL SOLE E LA LUNA

Anche se di passaggio, ho scelto di restare dentro il sole e la luna.Ho preso e perso la notte e il giornodi chissà quale mondo oltre le stelleho lasciato i sassi per terra, le foglie sugli alberile mie cose sparpagliate in una casa verde.Sento chiamare il mio nome,mio padre alzare la voce per tanti mondi.

Ho preso il sole del mattino prestole ultime luci della sera per costruireuna giornata intera di luce, le prime ombre della sera l’ultima chiacchiera fatta al buioper mettere insieme tutti i respiri della notte.

Ho perso e vinto i tuoi occhi, giocando a mosca cieca con la tua anima.Cercato la tua voce, trovando l’odore della cucina.Sento chiamare il mio nomee mia madre che non mi trova mai nella stessa stanza.

Dalla nascita alla vita_____

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Dalla nascita alla vita_____

MACCHIE DI AUTUNNO

Isolate, intorno ad arbusti macchie di autunno, una giostra di colori silenziosi osservano tutti gli istantiinnocenti e no che si fermano sopra le foglie.

Il vero autunno, quello osservato toccato, ascoltato come un bambino al seno.

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SILENZI

Con gli occhi tesi in cerca del resto del tempofin dove l’infinito insegue storie raccontate da frecce di luceaccovacciate sulla pietra levigata da gocce di pioggia.

Parole disordinate, scomparse prima di vedere silenzi scomposti, per respirare ingenuità perse per l’aria.

Silenzi composti, apparsi prima di sentire le parole perfette, per vivere la luce prima di ascoltare il buio.

Occhi lucidi come pezzi di vetro, protetti dalla libertà di parola, silenzi, svuotati dalla libertà di pensieroattraversano i rumori del cielo,penetrano nel corpo fin dove l’amore segue l’infinito.

Dalla nascita alla vita_____

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POMERIGGIO D’INVERNO

Certamente un giorno verrà l’estate, l’autunno.poi la primavera e tu.Allora io rinuncio alla mortee colgo sull’erba ancora d’inverno la tua dolcezza

Dalla nascita alla vita_____

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CAMMINARE LENTAMENTE

Camminare, simulando una danza lungo un viale alberato per dribblare le foglie gialle e rosse, raccoglierne una rossa quella più bella portarla controluce per vedere meglio l’anima del colore. Camminare, camminare lentamente come un’ immagine in cerca del migliore flash back.

Con le mani nelle tasche del paltò a giocherellare con le chiavi di casalungo il viale di querce basse che guardano spaventate l’ultimo orso dell’estate in cerca di cibo.

Dalla nascita alla vita_____

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VIAGGIARE IN SILENZIOUn viaggio vissuto poco a poco, volare e camminare su un sentirò,stringere forte una nuvola piena di pioggia che sta per scoppiare in un profumodisteso su un filo di seta verde.Volare accompagnando un gabbiano in volo radente che sta per salire verso il sole, sapendo di bruciare anche il vento dal desiderio interminabile di poterlo toccare,sentire, prima di vedere, guardare prima di sfiorarne i raggi.Si può volare fuori dai sogni, correre dentro ai sogni,sentire quello che ascolti, ascoltare quello che dici, viaggiare, stare fermi, senza accorgersi di essere già arrivati.………………………………………………………….Quando nasce un bambino, la terra riprende la vita l’uomo non muore mai

Dalla nascita alla vita_____

© Gianluigi Cannella

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na mostra inconsueta oquantomeno insolita,

nata per celebrare la bellezzafemminile attraverso unaserie di ritratti a donne disabi-li, cercando di evidenziare laloro normalità. Per questosono stati realizzati dei “sem-plici” ritratti); “semplici” nelsenso di non particolarmentericercati, fatti in ambientazionidomestiche, dove le sedutesono state improntate allanaturalezza, alla semplicità,alla voglia di stabilire un dialo-go. A gruppi di tre, si sono riu-nite in giornate diverse alcunegiovani donne disabili, sapen-do di partecipare ad un gioco,quello di essere modelle perun giorno, ma senza gli arte-fatti e gli studi dove le model-le solitamente posano. Laluce ambiente, ma soprattuttol’ambiente domestico, l’hafatta da padrone, con un’illu-minazione naturale prove-niente da una finestra che hadisegnato i lineamenti di voltifemminili che per un po’hanno dimenticato di avereun corpo “con qualche proble-ma”, se rapportato ai limiti emodelli della donna chevediamo sulle copertine.Fotografare un mondo scono-sciuto, per scoprire che èidentico al nostro; che la nor-malità o non esiste o è in ognidove; avvicinarsi in punta dipiedi a queste donne che poihanno saputo divertirsi in

maniera spontanea e sincera,sinceramente grate ad unfotoamatore e a un’associa-zione sportiva per averlesapute rendere protagonistedi una festa fin troppo abusa-ta, come quella della donna.In sostanza, una ricca espe-rienza umana per un fotoa-matore che per la prima voltasi è cimentato nel ritratto fem-minile finalizzato ad unamostra di oltre 30 ritratti; larealizzazione di una mostrache ha avuto un ottimo riscon-tro di pubblico e gradimento; ilricordo, che rimarrà impressoper molto tempo nel fotografo,di visi sorridenti; la lettura dibelle poesie (a cura diCandida Proietti e M.A.Coccia), della coreografiatutta al femminile (rosa domi-nante) la celebrazione conbelle parole delle intervenute,la presenza di Rete Oro.Questa è stata la mostraDonna comunque, Bellacomunque che si è tenuta aViterbo nei “giorni delladonna” (7-10 marzo 2009 –Chiesa di S. Egidio).Giovanni Firmani

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Cinzia Garbini (Milano) si autodefiniscemacrofotografa e fotografa naturalista;la sua fotografia in realtà è dificilmentedefinibile perchè le sue foto hanno pocoa che fare con la scienza, la cataloga-zione, il didascalico, anche se lei si osti-na a intitolarle con nomi scientificianche in latino. Mi piace di più definirela sua, fotografia istintiva, osserva ciòche gli stà attorno e ne coglie i partico-lari impalpabili. Non sà niente di composizione aurea,punti nodali, sfocato strutturato, seguele sue regole e punta sull’immaginario,semplicemente, senza tanti fronzoli. Nessun disegno da seguire, segue,appunto, l’istinto.(baires)

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