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InternazionaleLombardia News
n. 5 – 7 agosto 2014
A cura del Dipartimento delle politiche europee einternazionali di cooperazione e migratorie Cisl Lombardia
Quelle lettere dell’UE all’ItaliaSono passati poco più di tre anni da quando il governo Berlusconi, il 5 agosto del 2011,ricevette la lettera del Banca centrale europea (BCE) che nella sostanza, gliingiungeva di mettere ordine nei conti italiani. [...]
Voci dall’Europa e dal mondo» La CES commenta gli ultimi dati sulla disoccupazione
» Dichiarazione UE in occasione della prima giornata della lotta al trafficodi esseri umani
Prospettive europee» Eurobarometro in miglioramento
» Dati UE sulla lotta alla contraffazione
» Relazione trimestrale su situazione UE: ripresa fragile e diseguale
» Insistere sulle competenze digitali
» Consultazione UE sul riutilizzo delle acque
Immigrazione e cittadinanza» Dati Eurostat: in calo l’immigrazione
» Diritto di asilo: pubblicata la guida aggiornata
» Mingle: un progetto per l’integrazione linguistica dei migranti
Cooperazione allo sviluppo» Rapporto UNDP 2014
» L’UE lancia il primo programma pan-africano
» Il ruolo del settore privato nella cooperazione allo sviluppo
Inoltre in questo numero:Decima edizione del Labour
film festival ”Appello per la pace a Gaza
CISL Lombardia
CISL Lombardia
ANOLF Lombardia
ISCOS Lombardia
Internazionale Lombardia Newsn. 5 del 7 agosto 2014
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In primo piano
Quelle lettere dell’UE all’Italia. I recenti dati
Istat ricordano quanta strada resta da faredi Franco Chittolina | 2 agosto 2014
Sono passati poco più di tre anni da quando il governo Berlusconi, il 5 agosto del 2011, ricevette
la lettera del Banca centrale europea (BCE) che nella sostanza, gli ingiungeva di mettere ordine
nei conti italiani.
La BCE chiedeva allora al nostro governo di anticipare il risanamento delle finanze italiane e di
farlo con misure concrete. La risposta si fece attendere due mesi e prese la forma, non
particolarmente apprezzata dall’UE, di una “lettera di intenti”: di qui l’invio di un’ulteriore lettera
della Commissione europea, che chiedeva all’Italia a che punto erano le misure promesse,
suggerendo l’eventualità di una manovra aggiuntiva. Questa seconda lettera di Bruxelles chiedeva
conto al governo delle sue inadempienze a proposito di materie che andavano dalla sostenibilità
delle finanze pubbliche alle misure in favore delle imprese, dell’innovazione e della formazione,
dalla modernizzazione della pubblica amministrazione e della giustizia alle infrastrutture, fino alle
previste riforme costituzionali.
Si trattò di una corrispondenza che precipitò la crisi politica e l’affidamento del governo, da parte
del Presidente della Repubblica, a “tecnici” guidati da Mario Monti, al quale sarebbe succeduto
poco più di un anno dopo, a seguito delle elezioni politiche del febbraio 2013, il governo politico
delle “larghe intese”, guidato da Enrico Letta, rimpiazzato meno di un anno dopo, dal governo
delle “piccole intese” di Matteo Renzi, insediatosi nell’aprile 2014 senza alcun passaggio
elettorale.
Da quelle lettere del 2011, nelle quali qualcuno ha visto un complotto contro la democrazia
italiana, sembra passato un secolo: non solo per un alternarsi dei governi, precipitoso come in
nessun altro Paese UE, ma per una serie ininterrotta di richiami da Bruxelles e di promesse italiane
con risultati a tutt’oggi modesti. Fa un certo effetto rileggere le due lettere Ue del 2011 e
confrontarle con i problemi tutt’ora aperti nelle aule del nostro Parlamento e con il cumulo di
promesse, puntualmente rinnovate dal governo Renzi.
Molte parole sono corse da Bruxelles a Roma, molte di più, troppe, da Roma verso Bruxelles. Le
risposte evasive all’UE sono state accompagnate da richieste italiane per chiedere maggiori
flessibilità nel risanamento dei conti pubblici e da toni talora eccessivi nel pretendere per l’Italia
l’affidamento di responsabilità istituzionali importanti – o creduti tali – come nel caso della
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candidatura italiana per il posto, nella Commissione europea, di Alto Rappresentante per la
politica estera.
Il governo attuale si è cimentato in una difficile riforma costituzionale e nel tentativo in corso di
rivedere la legge elettorale. Pochi però i risultati sul fronte caldo dell’economia e delle finanze
pubbliche. Gli ultimi dati dell’Istat raccontano di un ritorno in recessione, di una stagnazione
dell’occupazione in generale e di un aggravamento di quella giovanile che ha raggiunto il picco del
43,7%, mentre lo “spread” torna a salire, la Borsa ad agitarsi e il debito pubblico a impennarsi,
nonostante sia sostanzialmente sotto controllo il deficit annuale, appesantito però dalla
montagna di interessi che l’Italia deve pagare per il suo debito pubblico pregresso. E’ stato
calcolato che la sola spesa per interessi, dal 1993 a oggi, ci è costata la bellezza di 1650 miliardi di
euro, pari al 6% di quel prodotto interno lordo che quest’anno rischia di non crescere per nulla o
molto poco. In altre parole: cresciamo poco o niente e quello che recuperiamo sul deficit annuale
ce lo mangiano gli interessi del debito pubblico consolidato, con il rischio di tornare in infrazione
al Patto di stabilità e questo proprio nel nostro semestre di presidenza UE.
Meglio avere ben chiari questi numeri in testa quando viene voglia di andare a Bruxelles ad alzare
la voce.
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Voci dall’Europa e dalmondo
A cura di CISL Lombardia
La CES commenta gli
ultimi dati sulla
disoccupazione
Commentando gli ultimi dati relativi alla
disoccupazione dai quali emerge una
riduzione dello 0,7% negli ultimi dodici mesi,
Claudia Menne, Segretaria confederale della
Confederazione Europa dei Sindacati (CES),
ha dichiarato che «il numero dei disoccupati
continua a superare i 25 milioni e che questo
è del tutto inaccettabile».
«Una riduzione dello 0,7% in un contesto in
cui la disoccupazione è così elevata, risulta
del tutto insufficiente».
«La disoccupazione dei giovani resta ancora
troppo alta. Se Ia disoccupazione cala in Paesi
come Portogallo, Spagna e Irlanda – Paesi in
cui le riduzioni sono più forti – è perché le
persone migrano in cerca di lavoro».
«L’Unione Europea e i governi degli Stati
membri devono investire nella crescita e non
tagliare le spese pubbliche. Il tasso di
disoccupazione negli Usa è più basso e
continua a ridursi proprio per gli
investimenti nella crescita operati
dall’Amministrazione Obama».
31 luglio 2014 | SINDACATO | per approfondire
Dichiarazione UE in
occasione della prima
giornata della lotta al
traffico di esseri
umani«Il traffico di esseri umani è una grave
violazione dei diritti umani e non conosce
confini. Criminali senza scrupoli colpiscono
uomini, donne, bambini e ragazzi e li
sfruttano in maniera abominevole: dal lavoro
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forzato, allo sfruttamento sessuale,
all’induzione all’azione criminale».
«La prima giornata contro il traffico di esseri
umani è l’occasione per rinnovare il nostro
impegno a lavorare insieme per sradicare
questa piaga. È l’occasione per riflettere sulle
responsabilità individuali e collettive. È il
nostro comportamento che crea la domanda
da cui origina ogni forma di sfruttamento e
questo deve finire, lo dobbiamo alle vittime».
«Sappiamo che il traffico di esseri umani
nasconde enormi profitti, stimati
dall’Organizzazione Internazionale del
Lavoro in 111 miliardi di euro».
«Se non capiremo che siamo tutti coinvolti,
non riusciremo mai a sradicare questo
scempio dalla nostra società».
«Il cibo che mangiamo, i vestiti che
indossiamo e i nostri oggetti di uso
quotidiano potrebbero essere prodotti da
persone ridotte in schiavitù. Dobbiamo
essere maggiormente degni di fiducia per
quanto riguarda le nostre scelte di vita e le
nostre abitudini di consumo».
«Sono orgogliosa di dire che l’UE ha fatto un
lungo percorso e che abbiamo strumenti di
cui dobbiamo fare ampio uso per rendere la
lotta al traffico degli esseri umani una
priorità assoluta in Europa e al di là dei suoi
confini». Cecilia Malmström Commissaria UE
per gli affari interni.
31 luglio 2014 | ISTITUZIONI UE | per
approfondire
Prospettive
EuropeeA cura di CISL Lombardia
Eurobarometro in
miglioramentoSecondo la tradizionale indagine pubblicata
con cadenza annuale dall’istituto
demoscopico europeo, emerge
un’evoluzione positiva, collegabile secondo
chi ha analizzato i dati, alle recenti elezioni
europee svoltesi con il motto «questa volta è
diverso».
Il numero di cittadini che ritengono che la
propria voce conti nell'UE è passato dal 29%
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nel novembre 2013 al 42% dopo le elezioni
europee, raggiungendo il massimo livello;
sono inoltre 65 su 100 i cittadini europei
che si sentono cittadini dell'UE, rispetto
al 59% dell'ultimo Eurobarometro
dell'autunno.
Secondo Maroš Šefčovič, vicepresidente e
Commissario UE per le Relazioni
interistituzionali e l'amministrazione,
l'Europa, che ha vissuto periodi difficili, ha
raggiunto un punto di svolta».
Dal sondaggio, emerge inoltre che per la
prima volta dall'inizio della crisi finanziaria
(2007), la maggioranza degli europei ritiene
che la situazione economica migliorerà
nei prossimi 12 mesi e quasi tre persone su
quattro non prevedono un andamento
negativo. E per la prima volta da anni. la
percentuale degli europei che ritengono
che l'impatto della crisi sul mercato del
lavoro abbia raggiunto il suo apice è
superiore a quella di coloro che pensano che
il peggio debba ancora venire.
Il sostegno all'euro è in aumento e mentre la
Lituania si prepara ad adottare la moneta
unica europea, si rileva un aumento di 10
punti percentuali (dall'autunno scorso) del
numero di cittadini lituani che si dichiarano a
favore dell'euro. Tendenze simili si rilevano in
tutta Europa: +10 punti percentuali in
Lettonia e a Cipro; +5 punti percentuali in
Portogallo e in Grecia.
Infine, i cittadini sono più ottimisti sul futuro
dell'UE. Dallo scorso novembre si è registrato
un incremento di cinque punti percentuali del
numero delle persone che si
dichiarano ottimiste e un uguale calo del
numero di coloro che si dichiarano pessimisti.
Adesso più della metà delle persone ha una
visione ottimistica, mentre solo due su
cinque non condividono interamente tale
opinione.
04 agosto 2014 | INFORMAZIONE SOCIALE | per
approfondire
Dati UE sulla lotta alla
contraffazioneNel 2013 le autorità doganali dell'UE hanno
sequestrato quasi 36 milioni di prodotti
sospettati di violazione dei diritti di proprietà
intellettuale. Sebbene inferiore agli anni
precedenti, il valore delle merci intercettate
è pari a oltre 760 milioni di euro. È questo il
dato più importante che emerge dalla
Relazione annuale Ue sull’operato delle
autorità doganali.
Internazionale Lombardia Newsn. 5 del 7 agosto 2014
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Secondo Algirdas Šemeta, commissario per la
Fiscalità e l'unione doganale, l'audit interno e
la lotta antifrode, la protezione dei diritti di
proprietà intellettuale «non solo è
importante per la salute e la sicurezza dei
consumatori europei, ma sostiene anche la
crescita e la creazione di posti di lavoro
nell'UE».
«La contraffazione - ha concluso il
Commissario - colpisce tutti i prodotti»,
sottolineando l’efficacia del lavoro di
intercettazione dei falsi compiuto dalle
autorità doganali
Abbigliamento (12% di tutti gli articoli
sequestrati) e farmaci (10%) sono tra le
principali categorie di merci sequestrate. Nel
2013 circa il 70% degli interventi doganali ha
riguardato i pacchi inviati per posta o per
corriere; il 19% dei sequestri effettuati nel
traffico postale riguardava medicinali. Circa il
90% di tutte le merci sequestrate è stato
distrutto o è stato oggetto di un
procedimento giudiziario per accertare la
violazione. La Cina continua ad essere la
principale fonte dei prodotti contraffatti con
il 66% di tutti i prodotti sequestrati; il 13%
proviene da Hong Kong. Tuttavia, per
specifiche categorie di prodotti, la principale
fonte di provenienza sono altri paesi, ad
esempio la Turchia per profumi e cosmetici e
l'Egitto per i prodotti alimentari.
07 agosto 2014 | INFORMAZIONE SOCIALE |per
approfondire
Insistere sulle
competenze digitaliLa Commissaria europea per Istruzione
multilinguismo e gioventù Androulla
Vassiliou, ha scritto una lettera ai ministri
dell’Istruzione della UE esortandoli a far sì
che la scuola offra ai bambini l’opportunità di
sviluppare competenze nella
programmazione informatica di base.
La lettera, sottoscritta anche da Neelie
Kroes, Vicepresidente e Commissaria per
l’agenda digitale, sottolinea l’importanza
dell’acquisizione di tali competenze in
relazione alla lotta alla disoccupazione
giovanile: nel caso delle Tecnologie
dell’Informazione e della Comunicazione,
mancheranno infatti entro la fine del 2020,
900 000 professionisti.
Internazionale Lombardia Newsn. 5 del 7 agosto 2014
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«Conoscere i linguaggi della
programmazione informatica non serve solo
negli studi di matematica, scienze, tecnologia
e ingegneria. Si tratta di uno strumento
capace di aiutare direttamente gli studenti a
sviluppare competenze trasversali nel campo
del pensiero analitico, della soluzione di
problemi, del lavoro di squadra e della
creatività. Prima si comincia e prima i giovani
sapranno orientarsi verso studi informatici e
carriere lavorative nel campo delle TIC»,
sostengono Vassiliou e Kroes.
Nel testo della lettera, anche un’esortazione
ai ministri affinché incoraggino i bambini ad
impegnarsi nella EU Code Week 2014 di cui
dall’11 al 17 ottobre 2014 si terrà la seconda
edizione.
02 agosto 2014 | EUROPA 2020 |per
approfondire
Consultazione UE sul
riutilizzo delle acqueBenché il riutilizzo delle acque reflue (in gran
parte riversate nei fiumi o nei laghi) non sia
una pratica diffusa in Europa, sarebbe
fondamentale per affrontare i crescenti
problemi legati alla scarsità d'acqua ed alla
siccità, riducendo al tempo stesso i rischi di
contaminazione dovuti alle acque reflue e i
costi di depurazione.
La pratica del riutilizzo, si rivelerebbe
preziosa anche in termini di impatto
ambientale, riducendo i costi di trasporto e
desalinizzazione.
Le ragioni della scarsa diffusione di tale
pratica sono individuate in fattori quali la
mancanza di norme ambientali e sanitarie
comuni nell'UE in materia di riutilizzo delle
acque; i potenziali ostacoli alla libera
circolazione di prodotti agricoli irrigati con
acqua riutilizzata; l'inadeguatezza dei
modelli tariffari e commerciali dell'acqua; la
scarsa consapevolezza dei benefici derivanti
dal riutilizzo delle acque da parte dei soggetti
interessati; la mancanza di accettazione da
parte dei cittadini; ostacoli tecnici e
incertezza a livello scientifico.
Su tutte queste questioni, la Commissione
Europea ha avviato una consultazione a cui
possono prendere parte i cittadini, i soggetti
interessati, le imprese, le ONG e le pubbliche
autorità.
La consultazione è aperta fino al 7 novembre
2014. I risultati contribuiranno a realizzare
una valutazione di impatto concernente tutti
gli aspetti principali del riutilizzo delle acque,
compresi gli usi agricoli, urbani, industriali e
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ricreativi. Nel 2015 la Commissione intende
presentare una proposta ufficiale basata sui
dati contenuti nella valutazione di impatto.
07 agosto 2014 | AMBIENTE |per approfondire
Immigrazione ecittadinanza
A cura di ANOLF Lombardia
Dati Istat : in calo
l’immigrazione
Secondo gli ultimi dati del ministero
dell’Interno resi noti dall’Istat, tra il 2012 e il
2013 si registra una diminuzione dei flussi di
cittadini non comunitari verso il nostro
Paese.
Durante il 2013 sono stati rilasciati 255.646
nuovi permessi, il 3,2% in meno rispetto
all’anno precedente, quando se ne contavano
263.968. La contrazione risulta tuttavia
molto più contenuta rispetto a quella del
biennio 2011-2012 (27%).
La diminuzione degli ingressi riguarda in
misura preponderante le donne (-5,0%),
mentre per gli uomini il calo è più lieve (-
1,4%). Le donne rappresentano il 47,8% dei
nuovi flussi. A differenza del biennio
precedente, la diminuzione tra il 2012 e il
2013 non ha riguardato i permessi per motivi
di lavoro, che anzi sono cresciuti del 19,3%.
Al contrario, si osservano variazioni
percentuali negative per tutte le altre
motivazioni; i permessi per famiglia sono
calati del 10%, quelli per studio del 12% e
quelli per asilo/motivi umanitari del 16,5%. I
motivi familiari restano la modalità di
ingresso prevalente in Italia (41,2%).
Se osservati in un periodo più lungo,
compreso tra il 2007 e il 2013, i cambiamenti
dei flussi migratori in ingresso sono ancora
più evidenti. Nel 2007 gli arrivi per lavoro
erano nettamente prevalenti e molto più
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consistenti in valore assoluto: 150.098
rispetto agli 84.540 di oggi. Dal 2007 al 2013,
fa notare ancora l’Istat, i permessi per
famiglia sono invece passati da 86.468 a
105.266, restando comunque, nonostante la
contrazione registrata nell’ultimo biennio, la
modalità più diffusa.
L’aumento di ingressi per lavoro tra il 2012 e
il 2013 è superiore per gli uomini (+21,9%)
rispetto alle donne (+14,3%). Per quanto
riguarda le altre motivazioni, la diminuzione
sia dei permessi per motivi umanitari che per
motivi familiari ha riguardato più gli uomini
(rispettivamente -18% e -12,5%) che le donne
(-7,3% e -8,3). La diminuzione degli ingressi
per motivi di studio ha invece interessato sia
in termini percentuali sia assoluti più le
donne che gli uomini.
Cambia anche la graduatoria delle prime dieci
cittadinanze per numero di ingressi tra il
2012 e il 2013. Il primato nel 2013 spetta ora
al Marocco (25.484), seguito da Cina (20.040)
e Albania (16.202). L’Ucraina rientra nella
graduatoria, collocandosi al quinto posto con
14.162 nuovi ingressi. Avanza invece l’India
che diventa il quarto Paese per numero di
nuovi ingressi (15.448) mentre arretrano
notevolmente gli Stati Uniti, passando dal
quarto al settimo posto (11.751). Filippine e
Moldova escono dalle prime dieci posizioni,
mentre rientra il Senegal.
I motivi di ingresso variano di molto in base
alla cittadinanza. Se per Marocco e Albania
oltre il 58% dei nuovi flussi arriva per motivi
di famiglia, nel caso degli ucraini i permessi
per ricongiungimento pesano per meno del
31%, per il Bangladesh per poco più del 24%
e per gli Stati Uniti per circa il 22%. Per
Ucraina e Bangladesh sono invece i permessi
per lavoro ad essere prevalenti (oltre il 60%).
Nel caso degli Stati Uniti, la motivazione più
rilevante è lo studio (oltre il 44%). Tra i Paesi
per i quali nel 2012 si sono registrati almeno
500 arrivi, gli incrementi maggiori hanno
riguardato Eritrea (+160%), Somalia (73%) e
Ucraina (62,6%).
Per i primi due si tratta nella quasi totalità dei
casi di ingressi per asilo e motivi umanitari. È
evidente che in un momento di crisi
economica, alcuni fattori di spinta nei paesi di
origine esercitano, più di altri, un peso
decisivo sui flussi. Il 62% dei nuovi entrati
dall’Ucraina hanno ottenuto un permesso di
lavoro (probabilmente giovando del
provvedimento di regolarizzazione dedicato
a colf e badanti durante il 2013).
Internazionale Lombardia Newsn. 5 del 7 agosto 2014
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Non è tuttavia da escludere - sottolinea l’Istat
- il ruolo giocato dalla crisi nel Paese dell’ex-
Urss, che probabilmente farà sentire le sue
conseguenze soprattutto sui flussi del 2014.
Continuano a crescere i flussi dal
subcontinente indiano e dalla Georgia. Al
contrario, si registrano notevoli diminuzioni
(tra il 39 e il 45%) per Costa d’Avorio, Burkina
Faso, Ecuador e Ghana, come anche per la
Moldavia (-30%) e le Filippine (-24%).
06 agosto 2014 | ACCOGLIENZA E
INTEGRAZIONE |per approfondire
Diritto di asilo:
pubblicata la guida
aggiornata
La Corte europea dei diritti dell`uomo
(CEDU) e l`Agenzia dell`Unione europea per i
diritti fondamentali hanno pubblicato una
guida aggiornata al diritto europeo in
materia di asilo, frontiere e immigrazione.
Prima guida completa su queste tematiche,
essa tiene conto sia della giurisprudenza
della CEDU, sia di quella della Corte di
giustizia dell`Unione europea (CGUE).
Contiene inoltre i regolamenti e le direttive
pertinenti dell`UE, oltre a riferimenti alla
Carta sociale europea (CSE) e ad altri
strumenti del Consiglio d`Europa.
Il primo manuale è stato pubblicato in
quattro lingue nel giugno 2013.
La seconda edizione è stato completata nel
dicembre 2013, aggiornata alla luce delle
modifiche legislative introdotte nell`estate
2013 e concernenti le acquisizioni in materia
di asilo dell`Unione europea. Eventuali futuri
aggiornamenti saranno messi a disposizione
sul sito Internet della FRA (European Union
Agency for Fundamental Rights) e sul sito
Internet della Corte europea dei diritti
dell`uomo.
Il manuale è destinato ad avvocati, giudici,
pubblici ministeri, guardie di frontiera,
funzionari dell`immigrazione ed altre figure
professionali che collaborano con le autorità
nazionali, oltre che a organizzazioni non
governative e ad organismi che potrebbero
essere chiamati ad affrontare le
problematiche legali in uno degli ambiti
analizzati nel manuale.
06 agosto 2014 | ASILO |per approfondire
Internazionale Lombardia Newsn. 5 del 7 agosto 2014
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Mingle: un progetto
per l’integrazione
linguistica dei
migrantiIl progetto, implementato anche in Italia
negli ultimi due anni, mira a promuovere
l’integrazione sociale ed economica
dei migranti provenienti da Romania e
Bulgaria che desiderano lavorare nel settore
dell’assistenza agli anziani e del turismo,
rispettivamente in Italia, in Grecia e a Cipro.
Il progetto, intitolato MINGLE - Migrant
language and social inclusion e sviluppato nel
quadro del programma europeo
GRUNDTVIG, ha elaborato due corsi di lingua
italiana e due corsi di lingua greca facilmente
accessibili, focalizzati sui temi riguardanti
due settori lavorativi - quello dell'assistenza
agli anziani e quello turistico - e fruibile
interamente online con il supporto di una
piattaforma web.
Nei Paesi partner del progetto, è stata inoltre
condotta una ricerca per identificare i
principali bisogni linguistici del gruppo
target. Al termine della creazione della
piattaforma online, i moduli formativi sono
stati testati da insegnanti di italiano e greco
come lingua seconda sugli utenti finali. In
questo momento, i migranti che desiderano
lavorare nei due settori di riferimento in
Italia, Grecia e/o Cipro, stanno partecipando
alla sperimentazione finale dello strumento.
04 agosto 2014 | INTEGRAZIONE E LAVORO
|per approfondire
Cooperazione allosviluppo
A cura di ISCOS Lombardia
Rapporto UNDP 2014Si intitola “Sostenere il progresso umano:
ridurre le vulnerabilità e costruire resilienza”,
il Rapporto annuale di United Nations
Development Program (UNDP) presentato a
fine luglio al ministero degli Esteri.
Internazionale Lombardia Newsn. 5 del 7 agosto 2014
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Il Rapporto contiene dati di assoluto
interesse e può essere un ottimo strumento
di lavoro per preparare presentazioni di
progetto e per la sensibilizzazione,
soprattutto nel mondo sindacale.
2,2 miliardi di persone sono poveri o quasi
poveri, avverte il Rapporto che individua i
lavoratori informali socialmente esclusi come
il principale gruppo vulnerabile.
La dimensione quantitativa e qualitativa del
lavoro, ha un ruolo centrale in questo
Rapporto: «La piena occupazione come
obiettivo era centrale per le politiche
macroeconomiche tra il 1950 e il 1960. È
scomparso dall'agenda globale durante l'era
della stabilizzazione che ha seguito gli shock
petroliferi del 1973 e del 1979. Ora è il
momento di tornare a tale impegno in modo
che il progresso possa essere robusto e
facilmente sostenuto. La piena occupazione
aiuta anche a sostenere la fornitura di servizi
sociali. Infatti, la piena occupazione è stata
importante per sostenere il modello nordico
di Welfare, che con alti tassi di occupazione
ha contribuito a garantire adeguate entrate
fiscali per finanziare l’accesso universale».
Sulla base dell’analisi di numerosi dati
disponibili, Il Rapporto chiede l’accesso
universale ai servizi sociali di base e politiche
forti per la protezione sociale e la piena
occupazione, per far avanzare e garantire il
progresso dello sviluppo.
Il rapporto sfata il mito che i Paesi poveri non
possano permettersi fornitura universale di
servizi sociali di base e presenta un'analisi
comparativa dei Paesi di diversi livelli e
sistemi di governo che hanno iniziato ad
implementare o hanno pienamente attuato
tali politiche del reddito.
«I Paesi nordici hanno iniziato a mettere in
atto misure di previdenza sociale, quando il
loro prodotto interno lordo (PIL) pro capite
era inferiore a quelli registrati oggi in India e
Pakistan» segnala il Rapporto, dimostrando
che la protezione sociale è fattibile nelle
prime fasi di sviluppo.
Il problema della povertà relativa e delle
disuguaglianze si dimostra sempre meno un
problema tra nazioni, ma è invece un
problema dentro le nazioni. Con
preoccupazione, nel Rapporto si vede che i
Paesi sviluppati stanno enormemente
rallentando la crescita dell’Indice di Sviluppo
Umano e vedono crescere le disuguaglianze
di reddito: in Africa, dal 1990 al 2012, 13 Paesi
hanno visto crescere la disuguaglianza e 19
Paesi l’hanno vista diminuire, in America 4
Paesi l’hanno vista crescere e 14 Paesi
diminuire, in Europa, USA, Oceania e
Giappone 30 paesi l’hanno vista aumentare e
8 diminuire (pag. 38 del rapporto, tav. 2.3).
01 agosto 2014 | SVILUPPO GLOBALE |per
approfondire
Internazionale Lombardia Newsn. 5 del 7 agosto 2014
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L’UE lancia il primo
programma pan-
africano
La Commissione Europea ha lanciato la prima
fase di un nuovo programma che favorirà il
processo di integrazione dell’Africa a livello
continentale. Si tratta del primo programma
dell’UE in materia di cooperazione e sviluppo
che riguardi l’insieme dell’Africa. Il
programma panafricano finanzierà attività in
molti campi e apre una serie di prospettive di
cooperazione UE-Africa. Il budget
complessivo per il biennio 2014-2014 è di 415
milioni di euro.
Il presidente della Commissione Europea
Josè Manuel Barroso ha sostenuto che le
sfide in atto superano le frontiere nazionali,
sia in Europa sia in Africa. «Il programma
panafricano – ha detto ancora Barroso – è
stato creato con l’intento di trovare soluzioni
su scala regionale e continentale per
sostenere l’integrazione dell’Africa».
Secondo il Commissario per lo sviluppo
Andris Piebalgs, il programma è innovatore
per quanto riguarda il legame stabilito tra le
azioni che interessano le diverse regioni
africane che «aiuterà rafforzare la coerenza
complessiva creando sinergie tra la
cooperazione allo sviluppo e altre politiche».
Le risorse del programma per il periodo 2014-
2020 ammontano a 845 milioni di euro,
mentre le aree principali di intervento
individuate sono: la mobilità, il
miglioramento degli scambi commerciali, le
migrazioni e la lotta al cambiamento
climatico.
La prima fase del programma comprenderà
progetti in tema di agricoltura sostenibile,
ambiente, istruzione superiore, governance,
infrastrutture, migrazioni, ricerca e
innovazione.
Il programma potrà sostenere anche missioni
di osservazione dei processi democratici
operate dall’Unione Africana nei propri Stati
membri.
Internazionale Lombardia Newsn. 5 del 7 agosto 2014
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Il ruolo del settore
privato nella
cooperazione allo
sviluppo
Contenuti essenziali della Comunicazione
La Commissione Europea ha presentato una
Comunicazione dal titolo: “A Stronger Role of
the Private Sector in Achieving Inclusive and
Sustainable Growth in Developing Countries”
(“Un ruolo più importante per il settore
privato in vista di una crescita inclusiva e
sostenibile nei Paesi in via di sviluppo”).
L’ultimo documento ufficiale sul ruolo del
settore privato nello sviluppo risale a dieci
anni fa ma il tema riveste grande importanza
se si pensa che è attualmente proprio il
settore privato a fornire il 90% dei posti di
lavoro nei Paesi in via di sviluppo.
Il fine della Comunicazione è investire sul
ruolo del settore privato per contribuire a
combattere la povertà e creare posti di
lavoro nei Paesi in via di sviluppo: in
particolare, viene definito un quadro
strategico che garantisca che gli investimenti
fatti dalle imprese private siano a beneficio di
tutta la società, includendo soprattutto le
donne, i giovani e gli indigenti, dunque le
fasce più vulnerabili della società. Gli
investimenti dovrebbero avere come priorità
il passaggio da un’economia informale ad una
formale, garantendo posti di lavoro duraturi
e con retribuzione dignitosa. Con queste
parole si è espresso Andris Piebalgs,
Commissario per lo Sviluppo: “il settore
privato ricopre un ruolo fondamentale nel
difficoltoso percorso che conduce gli
individui a uscire dalla povertà. Noi dobbiamo
assicurarci che i benefici derivanti dagli
investimenti del settore privato vadano a
vantaggio di tutta la società e non solo di
pochi fortunati”.
La nuova Comunicazione propone azioni
concrete volte a migliorare le opportunità di
business nei Paesi partner aumentando
l’accesso ai finanziamenti, con un focus
specifico sulle micro, piccole e medie
imprese. La Commissione prevede una serie
di strumenti che permetterebbero al settore
privato di accedere alle risorse finanziarie
della UE destinate allo cooperazione allo
sviluppo.
Tra i punti trattati, vi è la richiesta di
rafforzare il partenariato con il settore profit
da parte delle ONG e della società civile. Il
rappresentante di Concord Europe
(confederazione europea delle ONG di
sviluppo, solidarietà e cooperazione
internazionale) sottolinea però che «L’ UE
deve garantire che le imprese private
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europee che operano sul terreno non
danneggeranno le comunità, che si
comporteranno in modo sostenibile e
pagheranno la loro giusta quota di tasse» e
aggiunge: «la crescita economica e la
creazione di posti di lavoro da soli non sono
certo sufficienti. I diritti umani e l’interesse
pubblico devono essere salvaguardati
quando si utilizzano gli aiuti allo sviluppo, per
supportare finanziamenti privati come nei
casi di partenariati pubblico-privato».
Un commento di Gemma Arpaia – Iscos CISL
Anche la nuova legge italiana sulla
cooperazione allo sviluppo, che verrà
approvata tra poche settimane, prevede un
ruolo importante per le imprese ed il privato
profit.
La posizione del movimento sindacale
internazionale è abbastanza critica e la
riassumo nei seguenti punti :
il settore privato è motore di crescita
economica e di creazione di ricchezza, ma per
essere efficace e perché le persone ne
traggano un beneficio, deve essere
inquadrato in un approccio normativo allo
sviluppo che garantisca i diritti.
I governi devono mantenere il proprio ruolo
di leadership nello sviluppo e sono i principali
garanti e responsabili dell’accessibilità ai
servizi di base.
l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo dei paesi
donatori deve essere basato sulla solidarietà
e incentrato sui poveri e vulnerabili.
I governi devono sostenere un approccio allo
sviluppo basato sui diritti attraverso lo Stato
di diritto e il dialogo sociale.
le imprese multinazionali devono essere
tenute a rendere conto del proprio operato.
I governi devono fissare norme per l'efficacia
degli aiuti, per misurare impatti e risultati
anche dell’intervento del settore privato.
i governi devono sostenere le PMI dei paesi
beneficiari e l'economia sociale e devono
affrontare la lotta all’informalità.
Una posizione più esaustiva della posizione
del sindacato internazionale (in inglese,
francese e spagnolo) la trovate qui:
:http://www.ituc-csi.org/the-private-sector-
and-its-role-in
Iscos intende approfondire il proprio
approccio alla questione del ruolo del settore
privato nella cooperazione allo sviluppo e
sarebbe utile che girassero tra noi idee,
documenti e materiali per arrivare magari ad
un nostro seminario nel prossimo autunno. Vi
invito a scambiarci quindi le vostre riflessioni.
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Appello per la pace a Gaxa
Gaza: Ceasefire Now!/Gaza: Cessate il fuoco Ora
Le OOSS firmatarie di questa dichiarazione esprimono la loro opposizione a tutte le forme diviolenza, indipendentemente dalla loro provenienza e alla punizione collettiva contro lapopolazione civile.
Nessuna azione militare può risolvere il conflitto israelo-palestinese, che dura da oltre 60 anni.Solo il dialogo, il rispetto dei diritti umani, l'applicazione delle convenzioni internazionali e dellemolteplici risoluzioni delle Nazioni Unite sono suscettibili di portare la pace in questa regione.
Stop! I sindacati firmatari sostengono la campagna lanciata il 14 luglio dalla ConfederazioneInternazionale dei Sindacati per un immediato cessate il fuoco nel conflitto tra Israele e palestinesia Gaza ed invitano a:
l'immediata cessazione dei bombardamenti la revoca del blocco di Gaza l'apertura delle contrattazioni sullo smantellamento delle colonie la ripresa del processo di pace. Ci impegniamo a sostenere la campagna dell'ITUC e chiediamo a tutti di firmare il seguente
messaggio, che sarà inviato alla leadership israeliane e palestinesi al seguente indirizzo:
http://www.labourstartcampaigns.net/show_campaign.cgi?c=2394
La campagna è realizzata grazie al supporto di LabourStart, un sito di informazione che raccoglienotizie da tutto il mondo sul tema del lavoro e dei diritti dei lavoratori. Inoltre, rappresenta unostrumento al servizio delle organizzazioni sindacali per promuovere campagne per il rispetto deidiritti umani e per il miglioramento delle condizioni di lavoro.
Le OOSS firmatarie
USR CISL Lombardia – Gianluigi Petteni CGIL Lombardia – Elena Lattuada CCOO de Catalunya – Joan Carles Gallego Herrera CGT Rhône-Alpes - Bruno Bouvier Novi Sindikat - Tomislav KIŠ CNSLR- FRATIA – Leonard BARASCU CFDT Rhone-Alpes - Elisabeth Le Gac.
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Bacheca 08.09.2014 – 09.10 2014
Decima edizione del Labour F Festival – Sesto San
Giovanni
http://www.lombardia.cisl.it/v2013page.asp?ID=1020
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Feeding Knowledge
Feeding Knowledge è il programma di Expo Milano 2015 per la
cooperazione nella ricerca e l’innovazione sulla Food Security, sviluppato
in collaborazione con l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari
(IAMB/CIHEAM) e il Politecnico di Milano.
Feeding Knowledge, con i suoi due progetti – il network scientifico Rete
Scientifica Internazionale sulla Sicurezza Alimentare e le Best Practices
Best Sustainable Development Practices – si basa sull’idea che lo sviluppo
delle conoscenze e la condivisione sono gli strumenti principali per
trovare soluzioni concrete per la sicurezza alimentare che soddisfino le
esigenze dei Paesi in via di sviluppo. Grazie anche al sostegno della
Piattaforma Tecnologica, uno strumento di e-collaboration di facile
fruizione, il forum e l’interazione fra ricercatori ed esperti del mondo
accademico e della politica, il progetto può allargarsi e dare l’opportunità
di scambiare idee, conoscenze e ricerche su modelli di sviluppo virtuosi e
sostenibili.
Il network scientifico è finalizzato a creare una rete di esperti, scienziati,
ricercatori e tecnici, i quali nell’ambito di cinque aree tematiche del
programma possono dibattere, condividere e trasferire conoscenza, a
livello internazionale, sulla sicurezza alimentare e contribuire
all’identificazione di politiche e piani programmatici che rispondano a
criteri di sviluppo sostenibile.
Il Bando delle Best Sustainable Development Practices, lanciato da
Expo Milano 2015, ha lo scopo di raccogliere, mettere in luce e far
conoscere progetti, servizi, prodotti, soluzioni scientifiche che abbiano
ottenuto effetti migliorativi rispetto a condizioni precedenti. Le Best
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Practices di Expo Milano 2015 diventeranno standard di riferimento e
modello di sviluppo sostenibile per tutti i Paesi del mondo, a livello
ambientale, sociale, produttivo, tecnico e scientifico.
Le iniziative virtuose, selezionate e rappresentate nel Padiglione Zero,
saranno contenuto vivo e duraturo dell’Esposizione Universale, legacy
sulla sicurezza alimentare per il mondo intero.
Le attività di conoscenza di Feeding Knowledge si articolano in cinque
priorità tematiche di ricerca e innovazione per la sicurezza alimentare:
gestione sostenibile delle risorse naturali
miglioramento della qualità e quantità della produzione agricola
dinamiche socio-economiche e mercati globali
sviluppo sostenibile delle piccole comunità rurali in aree
marginali
modelli di consumo alimentare: dieta, ambiente, società,
economia e salute.
Vengono pubblicati periodicamente dei white paper incentrati sulle
cinque priorità di ricerca e la condivisione con la comunità scientifica
internazionale e con le organizzazioni internazionali competenti
favorisce l’elaborazione e condivisione di una Shared Vision on Food
Security che sarà indirizzata a istituzioni nazionali e internazionali e
costituirà parte dell’eredità di Expo Milano 2015. Per saperne di più
Redazione:Marina Marchisio, Miriam Ferrari, Paola Bordi, Luis Lageder, Tino Fumagalli
Con il contributo di In collaborazione con
FNP – Lombardia Associazione per l’incontro
delle culture in Europa (APICE)