quest'opera è distribuita con licenza creative commons ... · quest'opera è distribuita...

16

Upload: others

Post on 30-Jan-2020

12 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia
Page 2: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia

Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.Puoi condividere (riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare) questo materiale con qualsiasi mezzo e formato alle seguenti condizioni:• Devi riconoscere una menzione di paternità adeguata, fornire unlinkallalicenzaeindicaresesonostateeffettuatedellemodifiche.Puoifareciòinqualsiasimanieraragionevolepossibile,manonconmodalitàtalidasuggerirecheillicenzianteavalliteoiltuoutilizzodelmateriale.

• Nonpuoiutilizzareilmaterialeperscopicommerciali.• Se remixi, trasformi il materiale o ti basi su di esso, non puoi distribuireilmaterialecosìmodificato.

• Nonpuoiapplicareterminilegaliomisuretecnologichecheimpongano ad altri soggetti dei vincoli giuridici su quanto la licenzaconsentelorodifare.

Nota beneNon sei tenuto a rispettare i termini della licenza per quelle componentidelmaterialechesianoinpubblicodominioo nei casi in cui il tuo utilizzo sia consentito da una eccezione olimitazioneprevistadallalegge.Nonsonofornitegaranzie.Lalicenzapuònonconferirtitutteleautorizzazioninecessarieperl'utilizzochetiprefiggi.Adesempio,diritti di terzi come i diritti all'immagine, alla riservatezza e i diritti moralipotrebberorestringeregliusichetiprefiggisulmateriale.

Billy è un’azione di The Act of Looking:

Organizzato da In collaborazione con

COMUNE DI FORLÌ

Page 3: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia
Page 4: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia
Page 5: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia
Page 6: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia

Claudio Rocchetti

È uno dei musicisti elettronici più attivi e interessanti del panorama naziona-le ed europeo. Ha scritto Il cuore delle formiche.

Page 7: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia
Page 8: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia
Page 9: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia

17.11.2016ORE 21cinema San Luigivia Luigi nanni 14, ForLì

Saga di Paolo Boriani (2015)

Dall’ultimo album di Gio-vanni Lindo Ferretti, Saga, Il Canto Dei Canti, è nato Saga, opera equestre di Giovanni Lindo Ferretti e della Cor-te Transumante di Nasseta, libera compagnia di uomini cavalli e montagne. Il docu-mentario, attraverso la voce di Giovanni Lindo Ferretti, racconta che cosa è il teatro equestre, un unicum in Italia, e racconta la nascita di Saga, una lezione sulla storia italia-na, una lezione sulla bellezza, dove i protagonisti sono i ca-valieri e i cavalli della Corte Transumante di Nasseta. Il documentario, ambientato ai Chiostri di San Pietro di Reg-gio Emilia – dove dal 20 al 23 giugno 2013 è stato rappre-sentato Saga – mette in im-magini l’opera equestre e ciò che c’è attorno all’opera, la vita della Corte Transumante di Nasseta.

Saranno presenti il protagonista Giovanni Lindo Ferretti e il regista Paolo Boriani.

24.11.2016ORE 21cinema San Luigivia Luigi nanni 14, ForLì

Le favole di Casimirodi Alessio Di Zio  (2011)

Le favole di Casimiro è la sto-ria di un passaggio anagra-fico, 53 minuti di frammenti che strutturano un paesaggio emotivo terremotato dall’a-dolescenza incombente.Casimiro, alla soglia dei 12 anni, è angosciato dalla grande festa di compleanno che i suoi genitori vogliono organizzargli. Un’ossessione che lo accompagna insisten-temente nel corso delle sue giornate e alla quale nessu-no presta attenzione. Fino a quando, la mattina del suo compleanno, Casimiro de-cide di scappare mandando all’aria i festeggiamenti orga-nizzati dai familiari.È una storia semplice, insie-me banale e vitale. Ma Di Zio, nuovo volto del cinema italia-no, sa raccontare con lucido sguardo antropologico il pro-prio territorio, sa distillarne l’essenza folclorica, farne una questione privata: le sue ve-dute del casertano, tra filmati di famiglia, a parte grotteschi e allucinati, composizioni formalistiche del quadro e fughe impressioniste, dialo-ghi in lotta coi silenzi e voci registrate, sono tracce di forma mentis locale, squar-ci di cinema che precipitano l’etnografia nella fiaba, la so-ciologia nel sogno, attraverso brandelli di inconsci persona-li e comunitari.

Page 10: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia

li Indiani - punti-ni non penne - lo fanno da sempre. Hanno plasmato il loro cinema sul-le abitudini degli spettatori. Hanno cambiato le rego-le dei film indiriz-

zati al grande pubblico.

È questo uno dei motivi per cui nelle pellicole di Bollywood (e non solo in quelle, perchéin India ci sono - quasi - tante cinematografie quante sono lelingue che si parlano) si ballaesi cantaepercuiè rarocheunfilmnonsuperiletreoredidurata.Storicamente, e oggi chi è sta-to almeno una volta in sala nel sub-continente indiano sa chele cose non sono poi cambiate molto, il cinema era un’occasio-ne di divertimento e intratteni-mentochetravalicavailfilm.Trale poltroncine passano senza soluzione di continuità vendito-

ri ambulanti di dolci, dolcetti e ogni altro snack possiate imma-ginare.Nonèrarochelecoreo-grafiedeiprotagonisti venganoripetutedalleragazzineinsala.In India al cinema si ride, si scherza, si parla e si canta. Si socializza.Quindi a nessuno interessa del film?Nientedipiùfalso.Iregistisi sonosemplicemente adatta-ti a questo modo di guardare.Hanno allungato le pellicole, enfatizzato i momenti salienti conmusicheassordanti,dilata-to i tempi reiterando situazioni e dialoghi. Perché se in tantosocializzare gli spettatori doves-sero distrarsi un attimo la visio-ne possa comunque procedere senzachelacomprensionesu-biscaconseguenze.Oggiilcinema toutcourt sitro-va in una situazione molto simi-le a quella in cui versava quello indiano già diverse decine di anni fa.Colpa, ancorauna vol-ta, dei cellulari. Non parliamo

MichelangeloPasini

Responsabile mar-keting, regista e saggista. Tra i suoi scritti Oltre la vendet-ta. Il cinema di Park Chan-Wook.

Page 11: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia

di cambiamento di suppor-tosucuivedere ilfilmedipassaggio dalla sala all’ho-me-video fino ad arrivareai tablet e telefonini, ma di come questi ultimi agiscano sull’attenzione dello spetta-tore.Neframmentanolavi-sione così come da sempre avviene in India a causa dei venditori ambulanti e del gransocializzare.Non siamo qui a far l’enne-sima tirata contro i cellulari e il loro utilizzo durante un film.Non diciamo sia belloe neanche che ci piaccia,ma che gli spettatori sia-no essere liberi di farlo. Eallora cosa succede alla vi-sione?Siperdonominutidinarrazione, spariscono le sfumature e le finezze deidialoghi.E quindi? Lo spettatore si

stanca, si disaffeziona e sidedica ad attività meno in-tellettualmente stimolanti ma che dialogano con lesuerinnovatenecessità.I reality show, ad esem-pio, che non solo hannotempi compatibili con le pause  whatsapp, ma cheattraverso strumenti come il  live-tweet  aumentano ilsuo  grado di fidelizzazioneconlospettatore.Quale futuro allora per il cinema? In che direzione si sposterà “l’atto di guar-dare”?Quella più tragica vedreb-be gradualmente tutti i filmadattarsiaquestinuo-vi standard, causando un appiattimento stilistico e narrativo senza preceden-ti. La completa scomparsadell’industria sarebbe un’e-

voluzionequasi preferibile.Più probabile che si vadanella direzione già intrapre-sa dal cinema indiano: una distinzione netta, distinta e plateale tra il cinema popo-lare, quello che si può se-guire con i cellulari in mano, e quello che all’ombra delTaj-Mahalèdefinitocinema di mezzo  o ancora quel-lo che in Italianonesitere-moadefinired’autore.Se pensate che questa di-cotomia esista già da tem-poallora nonavete ideadicome la (nostra)  Facebo-ok-addiction  possa bruta-lizzare anche quei thrillerchefinoaqualcheannofapotevano essere apprezzati allo stesso tempo da pub-blicoecritica.

Page 12: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia

Claudio Angelini

È ingegnere, regista del collettivo Città di Ebla, co-direttore artistico del Teatro Diego Fabbri e diret-tore artistico di Iper-corpo. 

el 2011 stavo lavorando a un progetto scenico tratto dal racconto di Joyce The Dead, p r e s e n t a t o

come studio preliminare nel 2010, avrebbe poi debuttato in forma definitiva a Romaeu-ropa Festival nel novembre del 2012.

Nel cuore di questo percorso scrissi alcuni appunti che poisviluppai in workshop succes-sivi, anche grazie al preziosoaiuto della compianta profes-soressa Rosa Maria Bollettieri Bosinelli.

In questo scritto parlo di im-magine, fotografia, teatro. Indefinitiva di un mio approccioalvederechesentoancoravivopur a distanza di anni da quel progetto.Nepropongodunqueunestratto.(...)lascritturadiJoyceriguardala sua impossibilità di traduzio-

nescenicainsensoletterale.Laqualità visiva, sonora e spaziale della sua penna saturano ogni possibileinterstizio.Vorrei dare piccola testimo-nianza di come sto vivendo il rapporto con questa scrittura e perfarloutilizzeròalcunerighetratte dal punto di agnizione del racconto, la famosa immagine di Gretta sulla scala in contro-luce, poco prima dell’uscita da casa delle zie, al termine del ri-cevimento.«Gabriel had not gone to the door with the others. He was in a dark part of the hall gazing up the staircase. A woman was standing near the top of the first flight, in the shadow also. He could not see her face but he could see the terra-cotta and salmon-pink panels of her skirt which the shadow made appear black and white.»Siamo soli con Gabriel e orien-tiamo, assieme a lui, il nostro sguardo.Osserviamounadon-nadaicontornidefinitiedaunaposizione definita, dal basso

Page 13: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia

verso l’alto. La dinamicadella luce reale crea un’om-brachenonlarendeimme-diatamente riconoscibile e bagna i riquadri della gonna coneffettoblack and white.Cosìnoilavediamo.

Gabriel trasforma mental-menteilcoloreperchésaachiassociarequellagonna.Quella gonna è a riquadri rosa e terracotta. Gabriel,con un breve scarto tempo-rale rispetto al primo istan-te della visione, sa chi staguardando.Enoiunistantedopodilui. «It was his wife.» Stiamo guardando sua mo-glie.Pochisecondidiinqua-dratura, realtà della luce, pensiero della luce, tempo del ricordo, scarto, tempo presente,silenzio.

«She was leaning on the bani-sters, listening to something.»

Ora veniamo lasciati un po’ più soli, respinti daquell’ombra, e Gabriel con noi,perchéciòcheleiascol-ta noi ancora non lo sentia-mo.Nonancora.Vediamoilsuo essere immobile nell’at-to dell’ascoltare: «leaning-li-stening-something». Sono leparole stesse a farci allun-gare il collo, spingendoci ad affinarel’udito.

Che cosa rimane dunque?A noi ora non resta che latraduzione visiva della sen-sazione provata da Gretta.Una fissità nel controlucechecessadiessereunba-

nalissimo fatto reale, ad esempio una donna in cima ad una scala, per divenire il simbolodiqualcosa.

«He stood still in the gloom of the hall, trying to catch the air that the voicewas singing and gazing up at his wife. There was grace and mystery in her attitude as if she were a symbol of something.»

Ed infine, il simbolo si tra-sforma progressivamente inundipinto.

«If he were a painter he would paint her in that attitude. Her blue felt hat would show off the bronze of her hair against the darkness and the dark panels of her skirt would show off the light ones.»

If he were a painter… se fos-se stato un pittore… ironia joyciana, Gabriel è certa-mente un pittore in questo momento! Attraverso ciòchevededipingepernoiunquadroecicollocaaffiancoa lui per mostrarcelo. Lamusica agisce su Gretta, la sua sagoma agisce su Ga-briel per creare un’imma-gine.Abbiamo percezione di unmistero custodito solo da Gretta.Loscopriremoinse-guito ma quando Gretta lo racconterà a suo marito in una stanza di albergo, tut-tosaràcambiatodinuovo.Si sarà prodotto un nuovo scarto.Queste ombre (sha-dow-dark-shadow) si muo-

vono in uno spazio chesullo scarto emotivo, lumi-noso, sonoro, fondano il loro rapporto puntuale con l’esistenza.Congelare un istante chenonc’èpiùunattimodopoaverlo vissuto.O farloper-sistere per sempre come in undipinto.Èlarealtàchesifa immagine. Questa cosapotremmo anche chiamar-la fotografia. Posso offrireachiguardaunoscattofo-tograficodellarealtàsceni-cachevienemostratononappenal’horealizzato?Checosa rimane e cosa se ne va?Nonèforselascenaunluogo di vita che producecostantemente, caricati di senso, residui di fuggevoli visioni? Epifanie. È in que-staperditachesiconsumail nostro rapporto corporeo conilteatro?Questa l’idea, la pallottola d’oro che tengo in tasca.Raccontare attraverso la fotografia prodotta e resti-tuita alla scena in tempo reale. È sentire di impazzi-redipietàper le cose chestannomorendo.L’immagi-ne sta lì, a ricordarti di una scomparsa, mentre la sce-na procede nel suo tempo reale. Nostalgia dell’imme-diatopresente.Eunpassa-tochenonnevuolesaperedistarefermo.Comeimor-tichesenteGabrielintornoase’,afineracconto,primadi addormentarsi circonda-todaununiversodineve.

Page 14: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia

The Act of Looking - L'at-to di guardare è un pro-getto culturale relativo alla produzione e alla promozione della cul-tura dell’immagine au-diovisiva. Un progetto che si regge su due assi portanti: da un lato la fruizione/divulgazione, dall’altro la formazione/produzione.

Il titolo è rivelatore: l’atto di guardare (parafrasi del documentario The Act of Killing di Joshua Oppenhei-mer e crasi con il titolo del suo ultimo film The Look of Silence) è sempre una scelta, è sempre un atto morale, un atto di ricerca (looking for), sia quando si tratti di mera fruizione, sia quando invece si realizza in un processo creativo, nel quale guardare divie-ne filmare (to shoot, che in inglese significa anche sparare) e di conseguenza registrare.

Il video permea quoti-dianamente la nostra società, il nostro vissuto.

Non vi è mezzo di comu-nicazione - a parte la carta stampata - che non faccia uso di audiovisivi, in for-mati e modalità che ora-mai hanno trovato spazi centrali anche in strumen-ti personali e privati come i telefoni cellulari. Fare video è divenuto ancora più facile, ad ogni livello e sotto ogni punto di vista.

Ecco quindi che diviene centrale, in senso cultu-rale, formativo e politico, fornire le competenze e gli strumenti per poter creare e comprendere l’immagine secondo le regole e modalità che le sono proprie.

L’audiovisivo è oramai il mezzo principale della narrazione contempora-nea, l’immagine in mo-vimento ha ancora una forza e un potere spesso irresistibili, la capacità mimetica di farsi storia universale partendo dal particolare, una poten-zialità mitopoietica che poche altre discipline

eguagliano: l’audiovisivo è il medium del nuovo millennio.

The Act of Looking - L'at-to di guardare si sviluppa - nel triennio 2016-2018 - su una serie di differen-ti azioni, il più possibile interconnesse tra loro e destinate a ripetersi se-condo una struttura di sviluppo programmatico:• “A scuola!”, che prevede

un percorso laboratoria-le di formazione e proie-zioni cinematografiche nelle scuole medie supe-riori, in collaborazione con DER - Associazione Documentaristi Emi-lia-Romagna;

• “Billy”, rivista cinemato-grafica, con cadenza tri-mestrale;

• “Nuove visioni”, rasse-gna di film non distribu-iti in Italia o di difficile reperibilità;

• “Meet the Docs! Film Fe-stival”, festival di cinema documentario;

• La produzione di un film documentario.

Il progetto

14

Page 15: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia
Page 16: Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons ... · Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia