r. villano - la grande peste del '300

2
COME ERAVAMO P er medici e speziali la pesti- lenza del 1348 è un’autenti- ca débacle: dall’insipienza e dall’incomprensione deriva la più tota- le impotenza. Guy de Chauliac scrive che la peste ne- ra era «poco vantaggiosa per i medici e tale da farli vergognare, poiché non osa- vano visitare per paura del contagio e quando visitavano poco o punto faceva- no e quasi tutti i malati muoiono». Di ta- le fallimento ci dà notizia anche il Boc- caccio, che conclude la sua descrizione della peste nel Decameron (da cui è trat- to anche il titolo di questo articolo) affer- mando: «Quanti valorosi uomini, quante belle donne, quanti leggiadri giovani, li quali non che altri, ma Galieno, Ipocrate o Esculapio avrieno giudicati sanissimi, la mattina desinarono co’ lor parenti, 58 puntoeffe Pervenne la mortifera pestilenza Essere medici e farmacisti al tempo delle grandi epidemie non era molto d’aiuto: per lo più si cercava di correre ai ripari con una serie di fantasiosi antidoti e di teorie azzardate. Eccone alcuni esempi DI RAIMONDO VILLANO

Upload: raimondo-villano

Post on 26-Jul-2015

79 views

Category:

Health & Medicine


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: R. Villano - La grande peste del '300

C O M E E R A V A M O

Per medici e speziali la pesti-lenza del 1348 è un’autenti-ca débacle: dall’insipienza e

dall’incomprensione deriva la più tota-le impotenza.Guy de Chauliac scrive che la peste ne-ra era «poco vantaggiosa per i medici etale da farli vergognare, poiché non osa-vano visitare per paura del contagio equando visitavano poco o punto faceva-no e quasi tutti i malati muoiono». Di ta-le fallimento ci dà notizia anche il Boc-caccio, che conclude la sua descrizionedella peste nel Decameron (da cui è trat-to anche il titolo di questo articolo) affer-mando: «Quanti valorosi uomini, quantebelle donne, quanti leggiadri giovani, liquali non che altri, ma Galieno, Ipocrateo Esculapio avrieno giudicati sanissimi,la mattina desinarono co’ lor parenti,

58 puntoeffe

Pervenne la mortiferapestilenzaEssere medici e farmacisti al tempo delle grandi epidemie non era molto d’aiuto: per lo più si cercava di correre ai ripari con una serie di fantasiosi antidoti e di teorie azzardate.Eccone alcuni esempi

DI RAIMONDO VILLANO

56-57 come eravamo:villano 26-10-2007 15:54 Pagina 58

Page 2: R. Villano - La grande peste del '300

favorire la suppurazione dei bubbonidella peste. Cure particolari sono ri-volte ai bubboni che si fanno matura-re e ammorbidire con oli, impiastri elenimenti per passare poi, molto spes-so, all’incisione o cauterizzazione conferro infuocato.

PROFUMI, AROMI E PSEUDOSCIENZEAl tempo dell’altra grande peste, quelladel 1630 descritta dal Manzoni, è moltodi moda l’impiego dei “buccheri” a basedi terra rossastra odorosa, provenienteda paesi esotici e dalle Americhe, usataper fare pastiglie profumate che sprigio-nano le loro fragranze benefiche. È infat-ti diffusa la credenza nelle proprietà te-rapeutico-afrodisiache dei profumi, percui si ha l’abitudine di sprigionare essen-ze sostenendo le virtù salvifiche e per-fettive non solo delle medicine profu-mate ma addirittura dei cibi profumati.Su questa scia imperversa fra i ricchila moda della cioccolata al gelsomino,dei sorbetti carichi di ambra e mu-schio, delle “acque concie”. La fede nelle proprietà terapeutiche deiprofumi, assieme alla passione per i co-smetici “ambrati e muschiati” conti-nuerà in tutta Europa fino almeno allametà del Settecento. Del resto il “diletto dell’olfatto”, oltre aessere un aspetto della filosofia del sen-sismo, costituisce una risposta dei cetiabbienti ai miasmi della città e alla scar-sa igiene personale. Non va dimenticato, fra l’altro, che tra ilCinquecento e il Settecento, poiché sipensa che la peste e la sifilide siano ori-ginate dagli odori, è assai diffusa la pau-ra dell’acqua basata sulla teoria “scienti-fica” del corpo poroso. Si sostiene che lamalattia passi attraverso i pori e, pertan-to, occorre mantenere il corpo imper-meabile e fare un bagno completo conmille precauzioni e solo in casi rarissimi,addirittura su prescrizione medica. Que-sta concezione scomparirà solo nell'Ot-tocento con la scoperta dei microbi.Per evitare il contagio dalla peste, inol-tre, si appendono al collo talismani checontengono una miscela capace di pe-netrare attraverso i pori della pelle ecombattere i veleni. Il «divino talismano»di Paracelso conteneva, per esempio,arsenico bianco, auri pigmentum, radici

compagni ed amici, che poi la sera ve-gnente appresso nell’altro mondo cena-ron con li lor passati!». La maggior parte dei medici e degli spe-ziali, in effetti, di fronte alla peste si ade-gua a un precetto di ascendenza galeni-ca che recita: cito, longe fugeas et tarderedeas (veloce, scappa lontano e tornapiù tardi che puoi). In questo modo si la-scia campo libero a guaritori improvvisa-ti che propinano inutili rimedi, per di piùvenduti a caro prezzo. Il medico, comun-que, quando visita il malato si tiene a di-stanza e fiuta insistentemente il pomumambrae, una spugna o garza imbevutadi una miscela di aceto in cui sono di-sciolti polvere di garofano o cannella. È ben comprensibile, dunque, perché lagente comune invochi Dio chiedendo:a fame, peste et bello libera nos, Domine.

ACQUA DI ROSE E OLIO DI SCORPIONELa precettistica profilattica raccomandala ventilazione delle stanze, le abluzionipersonali con aceto e acqua rosata, l’usodi buon vino e cibi sani, l’astensione dairapporti sessuali.Tra le terapie sono annoverabili: le«fregagioni delle parti estreme» conaceto o acqua di rose, vernaccia o mal-vasìa; i depurativi degli umori corrotti abase di purghe e salassi; gli eliminatoridi superfluità locali a base di “cauteriactuali” (ferro infuocato) e di “cauteripotenziali” (vetriolo, calce viva). Altrepossono essere il bolo armeno, alcuneterre sigillate, l’erba ersicaria per essic-care gli umori e ridurre le febbri, lo zaf-ferano per il pallore della cute, il cornodi cervo in polvere, dal potere antitossi-co e confortativo, l’olio di scorpionispalmato sui bubboni, il bezoar o cal-colo prezioso, una concrezione ricer-catissima e molto costosa che si formanello stomaco e nella bile di capre e pe-core, e, infine, la teriaca.Non mancano, poi, le pietre preziose co-me lo zaffiro e lo smeraldo, in grado siadi depurare il corpo attraverso la mode-razione del calore interno e del sudore,sia di purificare l’anima.Tra le terapie per i meno abbienti, poi,compaiono, al posto della teriaca, i semidi limone o la crosta di pane abbrustolitobagnato in aceto con ruta e cipolla. L’im-piastro di crosta di pane è consigliato per

puntoeffe 59

È questione di umori«Il corpo dell’uomo contiene del sangue, del flegma, della bile gialla e della bile nera. Ecco cosa costituisce la natura del corpo; ecco la causa della malattia o della salute. In queste condizioni, vi è salute perfetta quando questi umori sono in giusta proporzione tra di loro sia dal punto di vista della qualità che della quantità e quando la loromescolanza è perfetta. Vi è malattia quando uno di questi umori, in troppo piccola o in troppo grande quantità, si isola nel corpo invece di rimaneremescolato a tutti gli altri».Polibio, Sulla natura dell’uomo

di dittamo, tormentilla, corallo, fram-menti di zaffiro (hyacintthi orienta-lium), di smeraldi (smaragdi) e sostan-ze odorose come muschio e ambra.Per ottenere la massima efficacia, la ri-cetta doveva essere preparata con Solee Luna in Scorpione.I medici, infine, girano vestiti in modo unpo’ particolare: con grembiuli fino ai pie-di e con una specie di becco d’uccellosul naso che conteneva una spugna col-ma di immancabili profumi.

58-59 come eravamo:villano 29-10-2007 16:27 Pagina 59