rassegna 17 ottobre

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17 ottobre

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rassegna 17 ottobre

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17 ottobre

pagina 2

Adesso toccheràalla Camusso,nuovo segretarioCgil, fissarela datadello scioperogenerale

Il leader deimetalmeccaniciripete sempre:“Lo dicosommessamente”,non vuolesembrare une s t re m i s t a

Precari, studenti

e associazioni a fianco

degli operai

LA PIAZZA OPERAIAINCORONA LANDINI

Epifani saluta e si arrende: “Viva la Fiom”di Giorgio Meletti

S ono le 18,23 quando il lea-der della Cgil GuglielmoEpifani prende la parolaper l’intervento conclusi-

vo. Lo accoglie un’ondata di fi-schi, minoritari ma convinti, eper un po’ fatica ad andare avan-ti. Lo accompagna, e a tratti losovrasta, uno slogan ritmato:“Sciopero - generale”.

L’ultimocomizio

CI SONO momenti di una qual-che tensione. Ci si accorge all’im -provviso che il servizio d’o rd i n edella Fiom ha lasciato arrivare acinque metri da Epifani le frangepiù estreme della protesta. E ar-rivano i rinforzi per lo schiera-mento che presidia le transennea difesa del palco. Alla fine Epifa-ni lascerà trapelare irritazioneper tutto questo, accusando inqualche modo la Fiom, anche se ifischi erano già in preventivo allavigilia. Nonostante tutto, l’ulti -mo comizio del segretario gene-rale, che fra due settimane cede-rà il passo a Susanna Camusso, siconclude tra gli applausi. Perchéla piazza dei metalmeccanici ierinon ha bocciato Epifani ma haconsacrato un nuovo leader,Maurizio Landini.“Questo è uno bravo”, ammetto-no sottovoce tutti i vecchi diri-genti della Cgil, temprati in de-cenni di polemiche con i “mec -canici”, come li chiamano loro.Con Landini i tempi sono cam-biati. E’ finita l’era dei leader po-liticizzati come Gianni Rinaldinie prima di lui Claudio Sabattini.Adesso la Fiom ha un numerouno che resta fedele allo spartito

sindacale, non va mai fuori tema,cattura gli umori profondi dellapiazza attraverso l’uso abile di unlessico industrial-sindacale.E’una piazza strana quella che ce-lebra l’esame di ammissione diLandini. C’è il duro Giorgio Cre-maschi che si ricicla per l’occa -sione nel ruolo di “bravo presen-t a t o re ”. C’è la Cgil che rispetto al-la protesta della Fiom difendeuna propria alterità che potreb-be risultare preziosa per rianno-dare qualche straccio di dialogocon la Confindustria, il governo eCisl e Uil. C’è Paolo Flores d’Ar -cais, uno dei promotori della ma-nifestazione, che mette il dito sul-la piaga della rappresentanza po-litica: “Voi siete l’Italia che non cel’ha ancora – dice dal palco – edeve costruirsela al più presto. Idirigenti dei partiti che hanno di-sertato questa piazza hanno fattoil loro più grande errore”.E c’è anche tutto lo stato maggio-re della confederazione intornoal palco, e tutti si chiedono checosa sarà la Cgil di Susanna Ca-musso, e se non sia proprio Lan-dini a indicare la strada. Il signorFiom chiede lo sciopero genera-le, Epifani ci gira intorno per ven-

ti minuti, studiando la piazza, pri-ma di dire che sì, sciopero gene-rale sarà, ma non si sa ancoraquando e come, non sono sceltefacili, “r icordatevi”, ammonisceil leader uscente, “che per i lavo-ratori lo sciopero è un grande sa-cr ificio”. Si leva un’ovazione, in-differente al fatto che questa po-sizione sullo sciopero generale èla stessa di sempre: “Non è esclu-so”.La piazza, ma anche il parter-re dei dirigenti di sempre, diceche Landini ha vinto.

Il mantradel segretario

LA SUA TECNICA è sempli-ce: mette da parte le immagini vi-sionarie, non parla di modelli disocietà, si comporta come sel’ideologia fosse completamenteassente dal suo orizzonte cultu-rale e traduce tutto in termini sin-dacali. Chiede alla piazza: “Per -ché gli operai tedeschi guada-gnano il doppio di quelli dellaFiat eppure lavorano meglio evendono più automobili?”. Pro-pone interrogativi e ragiona-menti. Ripete in continuazione“lo dico sommessamente”, e sicapisce che è il mantra da con-trapporre alle accuse di estremi-smo. E così sommessamentechiede alla piazza se non abbia lasensazione che si stia passandodalla Repubblica fondata sul la-voro alla Repubblica “fo n d a t asullo sfruttamento”.Racconta l’imbarazzo del sinda-calista che non sa come difende-re i diritti dentro fabbriche in cuilavorano dipendenti, precari, la-voratori degli appalti e dei subap-palti, “tutti a fare lo stesso lavorocon mille contratti diversi”. Chie-de il salario minimo di cittadinan-

LA POLITICA Leader & gregari

Il Pd scompare, Vendola e Di Pietro ne approfittano

za per i giovani, tasse più alte peri più ricchi, dà al ministro Brunet-ta del fannullone e del lavativo,rinfaccia, senza nominarlo, al mi-nistro del Lavoro Maurizio Sacco-ni di essersi augurato il morto.Eppure fa tutto questo con l’ar iadi chi non parla di politica.E infatti non lo fa: indica una stra-da diversa alla protesta, la stradastrettamente sindacale, che seben interpretata può dare risulta-ti. “Senza tutti quei no dei lavo-ratori di Pomigliano allo scambiodiritti-occupazione, senza que-sto scatto di dignità di tanti ope-rai, senza la ribellione dei tre de-legati sindacali di Melfi il lavoronon sarebbe tornato al centro deldibattito politico”, dice Landini.Epifani capisce l’antifona, senteche la piazza ha già incoronato ilnuovo leader coeataneo di Ba-rack Obama. “Dobbiamo batter-ci assieme”, grida nel suo saluto.E dà un particolare addio allaCgil, restituendo alla Fiom la suaprimogenitura: “In questi anniabbiamo discusso, e anche litiga-to, ma questo pluralismonell’unità è la nostra grande ric-ch e z z a ”. Poi si inchina alla capa-

cità della Fiom di portare in piaz-za centinaia di migliaia di perso-ne senza un incidente, senza mo-menti di autentica tensione. “LaCgil non si prende alcun meritoper tutto ciò, riconosco che ilmerito è tutto vostro”. Lo dice al-la piazza, ma sta parlando allaFiom. E chiude il suo comiziocon uno stentoreo “Viva laFi o m ”. Dentro la Cgil i malumorisull’estremismo metalmeccani-co finiscono qui. Forse. Ma è si-curo che la piazza ha incoronatoun nuovo leader.

Il leader Idv:“Sono venutida noi elettoridemocraticia cercarebandiere. Sonoabbandonati”

LA VOCE DELLA FIOM

di Luca Telese

I eri il Pd è finito nel gorgo. Sela guardi in un altro modo

Piazza San Giovanni è come unvortice, come un mulino. Allesei di sera la piazza è così pienache la gente inizia a defluire dallato alto, creando una fiumanain direzione dell’ospedale SanGiovanni. Ma proprio mentrequesto accade, succede cheuscendo, i primi manifestantiespulsi dal circuito, gettinol’occhio verso via Merulana,lunghissima, che è ancora pie-na di bandiere rosse, e striscio-ni, e cori. Ma in quel momento,dopo quasi quattro ore dall’ini -zio della manifestazione, c’èancora una coda di corteo chesi trova a piazza Esedra. E allorasi verifica il paradosso: quelliche escono che applaudono al

serpentone di quelli che conti-nuano a entrare. Proprio inquel momento Nichi Vendo-la, che sta uscendo, si affaccia avia Merulana, getta l’o c ch i osulla prospettiva in fuga edesclama: “E’ un successo paz-zesco”.

POCHI MINUTI dopo, inquesto gioco di cortocircuiti im-pazziti, le agenzie iniziano a bat-tere un comunicato di France -sco Boccia, centrista della Par-tito Democratico, uomo diEnrico Letta, che proprio Ven-dola sfidò in Puglia: “Basta conl’ipocrisia di sinistra, sono nau-seato – dice Boccia quasi indi-gnato - al corteo c’erano intellet-tuali milionari, politici in autoblu, ex parlamentari con il vita-lizio”. A chi si riferisse Boccianon è dato di sapere. Però quelle

parole infuocate, che costringe-vano Pier Luigi Bersani (ilgrande assente) a una raffica didichiarazioni serali per correg-gere la rotta – “l’unità del mondodel lavoro è un’energia indi-spensabile per costruire un’al -ternativa di governo che mettaal centro delle politiche econo-miche l’occupazione. assolutapriorità per il Paese” – erano ilprodotto di questi vortici a duevelocità. Quella della piazza chesi riempie oltre ogni aspettativaper l’affluenza del popolo di si-nistra, e quello della politica, do-ve Sinistra e libertà e Italia dei va-lori nuotavano nella corrente,mentre il Pd remava contro, in-trappolato in un nuovo ossimo-ro. Il partito non aderisce uffi-cialmente (proprio come per lamanifestazione del Popolo vio-la) però alcuni dirigenti posso-

no aderire individualmente. Al-la fine ci va un solo leader di ran-go, Sergio Cofferati. “Sono quiper un motivo molto semplice:la piattaforma di questa manife-stazione è giusta, le accuse chehanno lanciato contro la Fiomsono ridicole, il contratto nazio-

nale è una conquista che va di-fesa, anche nell’interesse dellei m p re s e ”. Piccolo problema:Cofferati è in piazza, più che co-me dirigente del Pd, come exleader carismatico della Cgil,l’uomo dell’articolo 18, comeuno dei migliori alleati dellaFiom di Landini in questi giorni.Il resto del Pd dov’era? Gli addet-ti ai lavori ti spiegano che inpiazza c’erano un messo di Mas -simo D’Alema (Matteo Orfi-ni) e un inviato speciale di Ber-sani (Stefano Fassina). Ma so-no palliativi, e lo sanno tutti. Lostesso Cofferati, a caldo, rispon-de in maniera feroce a Boccia:“Capisco che avrebbe desidera-to un fallimento e deve esseredeluso. Ma è assurdo che si met-ta ad attaccare persone perbeneche si sono svegliate all’alba ehanno viaggiato un giorno per

NON SOLO FIAT

LA DIFESAPA S S A

A L L’AT TAC C Odi Stefano Feltri

S arebbe stato tutto più semplicecon i fischi e gli incidenti. Di-

chiarazioni, denunce indignate econtromosse erano già pronte. In-vece, come assicurato dagli orga-nizzatori, la manifestazione dellaFiom ha riempito Roma senza ef-fetti collaterali. E quindi si deveparlare dei contenuti, delle richie-ste e dei problemi che il sindacatoguidato da Maurizio Landini haposto alla politica e non solo. Pri-mo: i metalmeccanici che sosten-gono la linea dura della Fiom sonotanti. E sono disposti a correre ilrischio che Cisl e Uil vogliono evi-tare: andare allo scontro sui dirittiacquisiti anche quando l’impren -ditore può spostare la produzioneall’estero. Entrambi gli approccihanno le loro ragioni, ma la Fiomnon è disposta a rimettere in di-scussione le conquiste del passa-to. Dovrà tenerne conto SergioMarchionne, l’amministratore de-legato della Fiat che avrà qualchedifficoltà a non coinvolgere la Fiomnelle trattative sul futuro degli sta-bilimenti. Con quali conseguenzeè difficile dirlo, adesso. Secondopunto: la Fiom ha un’influenzacrescente sull’intera Cgil, tantoche il segretario generale Gugliel-mo Epifani ha aperto all’ipotesi diuno sciopero generale che fino adue giorni fa escludeva. Landini haaffermato che, oltre a ridurre letasse sul lavoro dipendente, comechiedono Cgil e Pd, bisogna au-mentarle per i professionisti e suiredditi di capitale. Perché, dice ilsegretario con una durezza che ilPartito democratico non si sogne-rebbe mai, in questi anni alcuni sisono arricchiti con l’evasione be-neficiando di servizi pubblici pa-gati da altri. Questo pone un pro-blema al Pd, che ha scelto di in-seguire la Lega sul suo terreno,presentando a Varese proposteeconomiche tarate sulle piccoleimprese e non aderendo alla ma-nifestazione di ieri (ne hanno ap-profittato Antonio Di Pietro e NichiVendola). Terzo punto: dal palco dipiazza San Giovanni hanno par-lato anche studenti e precari, maa loro la Fiom non ha molto da of-frire. Perché la sua strategia è di-fensiva, al centro ci sono i lavora-tori dipendenti ancora titolari didiritti che altri, precari da sempre,non hanno mai conosciuto. Unacrescente influenza della Fiom,sulla Cgil e sulla sinistra, rischia dirimandare la questione di comeaumentare i diritti di quelli che nonhanno niente da difendere.

M etalmeccanici di origineafricana, esponentidell’associazionismo e dei

centri sociali, immigrati, precari, studentiuniversitari, ricercatori. In piazza San Giovanninon ci sono solo gli operai ma un grandemovimento antigovernativo. Sono presentispezzoni del Popolo viola, precari della scuolae della funzione pubblica.

Dal palco è intervenuto Andrea Pelliccia,studente di una scuola di Pomigliano. “Dobbiamo riprenderci il presente per costruireil nostro futuro – ha detto Pelliccia – siamo quiper contrastare l’attacco ai diritti nel lavoro enello studio portato avanti da questo governo”.L’Unione degli Studenti, ha proseguito, “chiedeun sistema formativo gratuito e di massa. Perquesto ci opponiamo ai tagli del ministro

dell’Istruzione Mariastella Gelmini e stiamocostruendo nelle scuole la nostra AltraRiforma.Nei prossimi giorni bloccheremo la didattica eil 30 ottobre saremo di nuovo in piazza”. Intanti erano presenti alla manifestazione,affiancati da ricercatori e docenti. “Nonmoriremo precari”, e “Sapere bene comune”erano gli striscioni che guidavano il lorocor teo.

Domenica 17 ottobre 2010

di Enrico Fierro

È classe operaia. Metal-meccanici, quelli che perdotti analisti ed editoria-listi da salotto erano

scomparsi. Non c’erano più,divorati dalla globalizzazione edalla modernità fasulla di eco-nomie senza fabbriche né pro-duttori. Sono venuti da tuttaItalia. Dal Nord come dal Sud,uniti e incuranti dell’allar merosso lanciato dal ministro Ma-roni. Il bluesman del Viminaleche non è riuscito a fermare gliannunciati ultras serbi e cheper giorni aveva diffuso l’allar -me blac k-bloc per la manifesta-zione di Roma. Tutto è filato li-scio. Gli anni Settanta sono ne-gli archivi polverosi della sto-ria, Genova è lontana, neppu-re una vetrina è stata infranta.In piazza ci sono centinaia dimigliaia di persone. La Fiomnon dà numeri, ma dal palco(montato in fondo a Piazza SanGiovanni, come si fa quando siaspettano folle enormi), Gior-gio Cremaschi parla “della piùgrande manifestazione sinda-cale di tutti i tempi”. È classeoperaia giovane, spesso con

un diploma o una laurea in ta-sca. Conoscono il loro contrat-to e i loro diritti. Sanno di tem-pi di lavorazione, capisconocos’è la globalizzazione per-ché hanno imparato sulla loropelle come e perché un lorocollega serbo, polacco o cine-se costa di meno e “il padrone”preferisce chiudere e spostar-si lì.

CON LORO ci sono lavorato-ri del pubblico impiego, pen-sionati, ricercatori, tantissimistudenti e una marea di giovaniprecari. “Che lottano insieme anoi, altro che frattura genera-zionale, perché sanno che unitipotremo riconquistare i nostridiritti: lavoro e regole”, dicePaola Angeli, di Reggio Emilia.Il suo lavoro è montare rubinet-ti alle cucine, ha fatto la trafiladi tanti come lei che ora sono inpiazza: tre giorni di lavoro, poicassa integrazione. Una vitagrama a 700 euro al mese. “Equesti qualcuno li chiama pri-vilegi. Non so se ridere o pian-gere quando sento alcuniesperti in tv dire che queste for-me minime di w e l fa re non sonopiù sostenibili, che così si sot-traggono risorse alle nuove ge-nerazioni. E lo scudo fiscale, letangenti, la guerra in Afghani-stan, cosa sono?”, urla AntonioLaforgia, operaio pugliese purelui in cassa integrazione. Filip-po, giovane metalmeccanicodi Brescia, è entusiasta: “Siamotanti, esistiamo, ora dovrannovederci tutti, anche quelli cheper anni hanno teorizzato la no-stra fine. La verità è che i mini-stri, i parlamentari, i leader del-la politica non hanno mai var-cato il cancello di una fabbrica.Perché siamo qui? Vedi quel

cartello e capirai”. Eccolo il car-tello che in una frase raccontamille cose. C’è scritto: “Ripren -diamoci il presente, costruia-mo il futuro”. Il presente a Ter-mini Imerese si chiama Fiat, ilfuturo semplicemente non esi-ste più se la fabbrica chiude co-me è stato deciso. Massimilia-no Comparetto si è fatto unanottata di viaggio dalla Sicilia aRoma. “A Termini la fabbrica èl’unico argine contro la mafia,se Fiat chiude, come hanno de-ciso di fare entro il dicembre2011, duemila e 200 famiglie fi-niscono in mezzo a una strada.Nel Sud non si campa di sole emare, se si ferma la catena dimontaggio vincono i boss”.Piazza della Repubblica, primocorteo, Piramide, secondo cor-teo, sempre una marea di gentee la prevalenza di bandiere ros-se con la ruota dentata dellaFiom. Ci sono politici, stringo-

no mani e si avviano al palco.Gli intelletuali, come il profes-sor Gustavo Zagrebelsky, parle-ranno tra poco, saranno ascol-tati in silenzio da una folla im-mensa e diranno le parole giu-ste. Democrazia, legalità, lavo-ro. Più che uno slogan, un sen-timento che attraversa i cortei,e che tutti declinano come labase di una nuova politica perl’Italia. Marco Polimadei è unlavoratore dell’ex Eutelia,l’azienda dello scandalo. “O l t remille miei colleghi rischiano lacassa integrazione se non arri-vano le commesse dei ministe-ri, della Rai. Noi siamo vittimedella illegalità che distingueuna parte dell’economia italia-na. Noi non siano stati uccisidalla crisi, ma dal malgover-no”.

PORTANO MAGLIETTElistate a lutto i d e s a p a re c i d o sdell’ex Eutelia. Brescia, Termi-ni Imerese, L’Aquila, Bergamo:l’elenco dei cartelli e degli stri-scioni con i nomi delle fabbri-che in crisi è sconfinato. Unamannaia sul lavoro operaio cheunisce l’Italia da Nord a Sud.Cosa succede a Pomiglianod’Arco, dove si era detto chebastava comprimere un po’ i di-ritti per garantire un futuro disviluppo e lavoro? “Succedeche il famoso piano di Mar-chionne non è ancora partito,che la Fiat ha chiesto altre casseintegrazioni a partire dal 15 no-vembre e fino al 31 luglio. Suc-cede che ci hanno preso per ifo n d e l l i ”. Aniello, operaio gio-vane come la maggior parte deisuoi colleghi, è in testa al cor-teo con lo striscione “Pomiglia -no non si piega”. E non si piegaquesta folla immensa che perore, sotto la pioggia ascolta in-tellettuali, giovani, studenti,operai che hanno perso tutto:vogliono mandare a casa Berlu-sconi e il suo governo e… “Ri -costruire l’Italia”, dice un ope-raio. Ed è la sintesi più felice diquesta manifestazione.

“Più lavoro, più futuroe meno Berlusconi”

A ROMA INVASIONE DI TUTE BLU, CON LA SCUOLAE LA SOCIETÀ CIVILE. NESSUN INCIDENTE

Ve n g o n oda Brescia,L’Aquila,Termini Imeresee PomiglianoSfila il pubblicoimpiego

Gli allarmi

del ministro dell’Interno

sulle infiltrazioni

LA VOCE DELLA FIOM

I protagonisti e le bandiereSopra un’immagine di piazza San Giovanni.

Sotto il leader della Cgil,Guglielmo Epifani, con quello della Fiom,

Maurizio Landini insieme sul palco. (FOTO DLM)

In basso i manifestanti dei centri sociali

CENTRI SOCIALI I “c at t iv i ”di Maroni non fanno paura

D entro il cuore “c a t t i vo ” del corteo.Qui dovevano esserci i violenti, per-

ché “se il ministro Maroni parla di rischisa quello che dice”, paventava ieri Raf-faele Bonanni, numero uno della Cisl. EBonanni era il principale bersaglio, masolo degli slogan, dei centri sociali chehanno sfilato insieme dietro lo striscio-ne degli Antagonisti. “Bonanni non par-la più”è la colonna sonora di questo pez-zo di manifestazione, che si spinge almassimo a un “servo del padronato, Bo-nanni affumicato”. I più cattivi di tutti,quelli di Askatasuna, il centro sociale delfumogeno che ha bucato la giacca di Bo-nanni alla festa del Pd di Torino, sonoqui, insieme ai “compa gni” No Tav dellaValsusa, all’Ex Karcere di Palermo, al LabCrash di Bologna, allo Spazio Antagoni-sti di Pisa e ai centri sociali romani. “ATorino è bastato un fumogeno per rove-sciare la cricca del potere. Violenza non

è un fumogeno, violenza sono Pomiglia-no, il ddl Gelmini”, rivendica Simone diAskatasuna. I cattivi, ma anche “gli stra-nieri – dice Giorgio dell’Ex Karcere diPalermo –perché noi siciliani questo sia-mo per il ministro dell’Inter no”. Fulvio,del Crash di Bologna, sa già cosa succe-derà alla fine del corteo: “Maroni dirà diesser stato bravo a governare la piazza”.

Giampiero Calapà

“E levati rischi di infiltrazioni digruppi violenti, anchestranieri”. Per il ministro

dell’Interno, Roberto Maroni, la manifestazionedella Fiom sarebbe dovuta diventare il teatro discontri sul modello del G8. Black block e centrisociali le bestie nere del titolare del Viminale.“C’è il rischio che gruppetti, staccandosi dalcorteo, vadano a spaccare le vetrine” avev a

detto il ministro nel salotto di Porta a Porta,alimentando l’allarmismo e la paura nei cittadinidella Capitale, sull’onda delle contestazioni alsegretario della Cisl, Raffaele Bonanni, e agliattacchi con uova e fumogeni alle sedi dels i n d a c a t o.“La Fiom sono sicuro che saprà controllare”aveva poi dichiarato Maroni, scaricando leresponsabilità sul sindacato. “A vigilare ci deve

pensare l’Interno” aveva risposto il segretariodella Fiom Landini. Ma il botta e risposta non erabastato a placare le polemiche. E venerdìMaroni, in un’intervista a Repubblica, avevaribadito che “il rischio di incidenti al corteodella Fiom c’è e il ministero vuole evitarlo”.Venerdì il segretario della Cgil è stato ancheconvocato al Viminale. Ma evidentemente nonce n’era bisogno.

essere lì. Io mi chiedo – c o n cl u d econ una stilettata – se per Bersaniqueste parole siano compatibilicon l’adesione al partito”.

UN DIRIGENTE della cor-rente Ignazio Marino, MicheleMeta, mentre abbandona lapiazza si lascia sfuggire una im-precazione: “Noi siamo qui per-ché era naturale esserci, ma glialtri dove sono? Mi sembrano tut-ti impazziti. Questo significaconsegnare una piazza da un mi-lione di persone a Vendola e An -tonio Di Pietro. E, a questopunto va detto, meritatamente”.Proprio Vendola è costretto auscire dal corteo e a fermarsi,bloccato da fan, simpatizzanti,ragazzi che chiedono l’autogra -fo. Dice il leader di Sinistra e Li-bertà: “Questa piazza è quella incui si uniscono le battaglie di chi

difende il lavoro e quella di chicombatte la precarietà. E la piaz-za dei padri e dei figli”. Gli chie-dono. “Il Pd ha sbagliato?” E lui:“L’obiettivo è unire tutti, al piùpresto, per vincere”. Solo Di Pie-tro raccoglie tanto entusiasmoquanto lui. E quando parla del Pdva giù duro: “Noi non potevamonon esserci, perché qui si difen-dono i diritti. Loro perché nonc’e ra n o ? ”. Poi, con un aneddoto:“Sono venuti degli elettori del Pde mi hanno detto: ci hanno la-sciato soli, dateci una bandiera”.Ti allontani dai vortici di questapiazza, e scopri che dietro i pa-dri, ci sono i figli, i ragazzi deicentri sociali, il Popolo viola. Untempo avremmo scritto che ‘Ilgrande Pd ha lasciato sola laFi o m ’. In realtà oggi è la grandeFiom che lascia solo un piccoloPd.

IL TIRRENO Pagina 6 - Prato Le fotografie di Thomas Ruff sono in mostra nelle biblioteche e anche nell’ufficio dell’assessore Nesi in Provincia L’arte contemporanea occupa e spalanca le stanze della cultura e delle istituzioni Lo stesso autore ha deciso dove collocare le sue opere PRATO. L’arte contemporanea che entra nelle stanze di Palazzo Buonamici, che abita le sale delle biblioteche, che si mischia alle attività produttive, ai consumi e alla vita cittadina. Questo l’obiettivo della mostra progetto itinerante, dedicata all’artista tedesco Thomas Ruff e curata da Pier Luigi Tazzi che si è inaugurata ieri. Le opere (stampe, foto e astrazioni) resteranno in mostra fino all’11 dicembre in vari luoghi e sedi istituzionali della provincia. Le opere si trovano in Palazzo Buonamici, nella biblioteca Lazzerini all’ex fabbrica Campolmi; alla biblioteca comunale Bartolomeo della Fonte di Montemurlo; allo spazio Polis Moretti di Carmignano e infine nella sede di Dryphoto in via Pugliesi (sotto forma di una collezione di libri). «E’ un grande onore per Prato ospitare un artista di fama internazionale come Thomas Ruff - spiega Edoardo Nesi, assessore alla Cultura della Provincia - Si tratta di un progetto che ha dietro molti promotori (la Regione, tre Comuni della nostra provincia e Dryphoto) e che mira a portare le opere di Ruff nei luoghi di lavoro e della cultura della città. Anche nel mio ufficio ci sono delle foto e le persone potranno visitare la mostra entrando in questi luoghi istituzionali. Questo allestimento è stato voluto dallo stesso Ruff». Nei confronti del progetto ha speso parole lusinghiere anche l’assessore regionale Cristina Scaletti, in occasione dell’anteprima della mostra inviando i suoi saluti, «Ruff si è appropriato di tecniche fotografiche antiche - ha commentato l’assessore Scaletti - per farci comprendere meglio come la fotografia possa accogliere la realtà in divenire. Questo progetto della Provincia di Prato ci è sembrato particolarmente interessante, per questo la Regione ha deciso di sostenerlo con un contributo di 50mila euro». «Questa mostra è un esempio di come sia possibile lavorare insieme - aggiunge l’assessore Anna Beltrame - Il Comune partecipa all’iniziativa offrendo gli spazi della nuova Lazzerini. I ragazzi che verranno a studiare in biblioteca potranno ammirare le opere di Ruff. In più s’inaugura anche la mostra di Michael Lin al Pecci. Un doppio appuntamento non casuale ovviamente e un’opportunità in più per i pratesi per vivere una giornata all’insgena dell’arte contemporanea». «E’ una mostra fuori da un museo - dice l’assessore Ilaria Maffei di Montemurlo - che darà l’occasione, anche a chi abitualmente non visita mostre, di ammirare delle opere». «Thomas Ruff non è solo un artista - commenta il curatore della mostra, Pier Luigi Tazzi - ma un autore, che ha deciso personalmente dove collocare le sue opere. Non si tratta di una mostra antologica, ma di una selezione di opereche testimoniano l’attività poliedrica dell’artista: dalla ritrattistica, alle sue fotografie astronomiche prese da uno studio della Nasa fino alle immagini erotiche e a quelle di manga, elaborate digitalmente».

LA NAZIONE Pagina 30 – Pistoia Monsummano L’Idv si riunisce Presente anche Fabio Evangelisti ALLA FATTORIA medicea di Monsummano Terme oggi è organizzato, dalle 11 alle 13, un dibattito del dal gruppo consiliare provinciale Italia dei Valori, su iniziativa del capogruppo Simone Malucchi. L’incontro si svilupperà su temi di attualità politica, per poi scendere nel dettaglio delle problematiche e delle prospettive di sviluppo del territorio della Valdinievole e della provincia. Interverranno all’iniziativa l’onorevole Fabio Evangelisti (vice capogruppo alla Camera dell’Idv) e l’assessore regionale al turismo e alla cultura Cristina Scaletti. L’INCONTRO è aperto alla cittadinanza e alle autorità locali (presenti alcuni sindaci della Valdinievole e rappresentanti della provincia di Pistoia). «Sarà un bel momento di partecipazione reale - sostiene il consigliere provinciale Simone Malucchi -, un modo per riparlare ed affrontare senza timori temi di attualità politica e di politica territoriale. I problemi sono tanti e le potenzialità per uscirne pure. Creare un confronto di qualità tra cittadinanza e istituzioni è un modo per rendere tutti più consapevoli e più responsabili. Sarà un’importante occasione per confrontarsi sui proposte e idee».

LA NAZIONE Pagina 4 – Pistoia Il caso Legno Rosso Rebus introiti, buco ridotto: “Mancano 85mila euro” Il Comune mostra i documenti: “Altro che un milione, la polisportiva deve pagare soltanto alcune bollette” IL COMUNE chiede alla «Polisportiva Legno rosso» quasi 85mila euro di spese per bollette e mancato versamento di introiti ma chiude la vicenda assicurando che non ci sono stati danni erariali e tutto è avvenuto a rigor di legge e regolamenti. Le conclusioni cui è giunta la commissione interna di Palazzo di Giano formata dadirigenti Chiara Pierotti, Arnoldo Billwiller, Maria Stella Rasetti, Ilaria Andreini e Michelangelo Minghi escludono l’esistenza delle «questioni di particolare gravità» sollevate dal capogruppo Idv Andrea Betti prima e dai consiglieri di opposizione poi, che avrebbero portato ad un mancato introito, per le casse comunali, di circa un milione di euro. «Questa cifra è macroscopicamente errata — dicono in conferenza stampa il sindaco Renzo Berti, il vicesindaco Mario Tuci e il direttore generale Renzo Ferri — e non risulta dai conteggi effettuati dal tavolo tecnico che ha esaminato il caso». Secondo l’amministrazione, all’appello mancherebbero soltanto 27mila e 900 euro per il mancato versamento delle tariffe per l’uso del campo da calcio in erba sintetica, e altri 57mila euro di utenze fuori franchigia per gli anni 2005-2009. Sono le uniche somme che la Polisportiva Legno rosso, associazione che gestisce gli impianti di Capostrada, avrebbe mancato di corrispondere al Comune. «Sono gli unici due punti deboli della vicenda — dice il sindaco —. Va inoltre notato che 36mila euro di utenze riguardano il 2009 e che, comunque, il totale della cifra anticipata dal Comune è già stata richiesta lo scorso settembre emettendo fattura. Anche gli introiti per l’affitto del campetto dal settembre 2005 al marzo 2006 saranno presto richiesti». PRESENTANDO le conclusioni del tavolo tecnico, la Giunta di fatto respinge la richiesta dell’opposizione di una commissione consiliare di indagine. La ricostruzione storica della vicenda sarebbe sufficiente — secondo Berti, Tuci e Ferri — a sgomberare il campo da critiche, dubbi e osservazioni, compresi quelli dello stesso avvocato del Comune Vito Papa che aveva definito «macroscopicamente illegittima» la delibera del marzo 2006 che, modificando la concessione iniziale del 2005, aveva assegnato alla Polisportiva anche gli incassi derivanti dall’utilizzo del campo di clacio in erba sintetica, fino a qual momento appannaggio del Comune. Della vicenda si sono interessati anche i carabinieri con un’indagine conoscitiva. La risposta che si dà è di tipo squisitamente tecnico-giuridico: «La relazione del gruppo di lavoro — afferma il direttore generale Ferri — si è soffermata ampiamente sull’inquadramente del negozio giuridico stipulato con la società, concludendo che il contratto non è di appalto, ma si dovrebbe inquadrare come un contratto concessione misto contratto di lavri (costruzione del campo in sitntetico) e servizio (gestione). La commissione aggiunge che in quanto concessione di servizi si rende più facilmente inquadrabile la scelta dell’amministrazione di attribuire al gestore la riscossione di tutte le tariffe. Pertanto — continua Ferri — la conclusione a cui oggi si può giungere è che non sarebbe stato stipulato un contratto di concessione oneroso ma un atto di pura liberalità, un contratto di donazione per costruire praticamente ‘gratis’ il campo di calcio, dal momento che le tariffe degli altri impianti sono di entità tale da non coprire i costi di gestione e il costo di investimento». In proposito, la Giunta sottolinea che la Polisportiva Legno rosso ha effettuato diversi investimenti negli impianti, tali che il suo bilancio di gestione 2009 si è chiuso con un saldo negativo di gestione di circa 200mila euro.

LA NAZIONE Pagina 4 – Pistoia Carabinieri, altri accertamenti Sentito anche il consigliere Betti ANCHE i carabinieri hanno avviato un’indagine conoscitiva sulla vicenda degli impianti del Legno rosso. Per il momento, i militari si sono limitati all’acquisizione di testimonianze e documenti. L’iniziativa servirà a capire sia possibile ipotizzare ipotesi di reato. Nei giorni scorsi sono stati chiamati a raccontare la propria versione alcuni delle persone coinvolte a diverso titolo nella vicenda, e raccolti alcuni atti dagli uffici comunali. Fra le persone sentite, anche Andrea Betti, capogruppo Idv in Consiglio comunale, che per primo ha sollevato la polemica sull’esistenza di un danno erariale per il Comune.

LA NAZIONE Pagina 2 – Empoli Progetto Nadia: un lavoro per tornare a vivvere Nove madri da vittime a protagoniste della propria esistenza, grazie al Centro Lilith e alle Pubbliche di SARA BESSI SONO STATE loro le protagoniste della serata: Susanna, Silvia e Paola con le loro testimonianze di donne che ce l’hanno fatta a uscire dalla spirale di violenza domestica, fino a rifiorire nel progetto della cooperativa «Sos luna», che permette loro di avere un lavoro, recuperare dignità ed essere una per tutte e tutte per una. E’ stato il momento più toccante e ricco di emozione dell’incontro organizzato nella sala storica delle Pubbliche assistenze riunite di Empoli, in cui il Centro antiviolenza Lilith con l’Anpas (Associazione nazionale Pubbliche assistenze) e l’Agenzia Esprit hanno presentato il frutto del «Progetto Nadia», che ha come scopo l’inserimento nel mondo del lavoro di un gruppo di donne che attraverso Lilith sono uscite dalla violenza di genere e attraverso una formazione professionale si sono create l’opportunità lavorativa con la nascita della cooperativa di servizi. «Sos Luna: un punto di arrivo, un punto di partenza — ha ribadito la presidente delle Pubbliche assistenze di Empoli Eleonora Gallerini — perchè così deve essere. Le prime nove donne, che ora sono socie della cooperativa di servizi che si è costituita dopo che loro hanno compiuto un percorso di recupero e di affrancamento dalla situazione di violenza di genere, hanno aperto la strada ad altre compagne che vogliono aderire al progetto in grado di creare un’occupazione lavorativa». A SPIEGARE come si è arrivati alla costituzione della cooperativa e come sono state scelte le donne per al cooperativa «Sos luna» è stata la dottoressa Lorella Giglioli, psicoterapeuta di Lilith. «Il primo passo per l’avvio del progetto è stata la selezione delle nove donne partecipanti. Caratteristiche indispensabili la separazione e la denuncia all’autorità giudiziaria e la frequentazione del Centro antiviolenza Lilith almeno per un anno con un’attività di sostegno psicologico alle spalle. Le donne di ’Sos luna’ sono madri e quindi altro importante caratteristica del progetto era poterle aiutare con i figli, insegnare loro a prendere decisioni importanti, diritto che le è sempre stato tolto, insegnare loro a fidarsi. E così è stato». Il «Progetto Nadia» ha visto un momento di formazione con una serie di lezioni vere e proprie per conoscere l’abc di una cooperativa, per sapersi muovere nel mondo della burocrazia e non solo. Dunque, come tiene a sottolineare Giglioli «il lavoro è arrivato insieme alla consapevolezza e alla concretezza del cambiamento e il punto di forza comune è stata l’esperienza della violenza comune a tutte, la volontà di lavorare e di entrare a far parte della cooperativa. Cooperativa che fra l’altro diventa occasione di socializzazione fra di loro e di aiuto reciproco con i figli». IL CENTRO antiviolenza con il pieno supporto di Anpas e di Pubbliche assistenze e la consulenza dell’agenzia Esprit, che aiuta alla nascita di nuove imprese gestendo fondi europei previsti per l’inclusione sociale, è andato oltre: sì all’accoglienza delle donne disorientate e sole nel momento dell’emergenza, sì alla protezione attraverso la casa rifugio e attraverso il coinvolgimento delle forze dell’ordine, sì il percorso di recupero psicologico e di affrancamento dalla violenza, ma ora dal mondo del volontariato è stato costruito un tassello in più che si chiama opportunità di una vita davvero completa da donne, madri con l’ingresso nel mondo del lavoro.

A PRESENTARE l’attività dell’agenzia Esprit è stata la dottoressa Viviana Viviani, mentre la dottoressa Rossella Boldrini, coordinatrice sociale all’Asl 11, ha ribadito come «le problematiche legate alla violenza di genere, sia fisica che psicologica perpretate sulla donna dall’uomo, devono essere affrontate con un approccio multidisciplinare che comprende figli, lavoro, casa. Per farlo è indispensabile la collaborazione fra istituzioni, servizio pubblico e volontariato. E adesso il volontariato offre l’opportunità di andare oltre al semplice percorso di recupero delle donne». Per l’amministrazione comunale di Empoli è intervenuta l’assessore Annalisa Fiore. «Mi trovo davanti delle cittadine coraggiose — ha detto con la voce piena di emozione — che hanno saputo denunciare una situazione e che sono state in grado, con sofferenza, di risalire la china. Queste donne devono essere un esempio di come si può recuperare la serenità e aprirsi a una vita nuova. Bisogna attuare dei percorsi educativi nelle scuole per cambiare l’approccio all’altro, nel rispetto delle differenze di genere». Damiano Carli, responsabile delle politiche sociali Anpas, ha chiuso un incontro che ha lasciato un segno nel cuore di tutti i presenti, facendo riflettere su una realtà fino a ieri rimasta chiusa fra le mura domestiche e che oggi, piano piano, sta venendo fuori con queste donne coraggiose capaci di denunciare, di dire basta alla violenza di genere. «Abbiamo creduto subito al progetto della Pubblica assistenza e del Centro Lilith — ha detto — lo abbiamo appoggiato e sostenuto e adesso che è nata questa cooperativa diciamo alle nove donne che Anpas darà una mano anche per il futuro, loro non saranno mai sole».

LA NAZIONE Pagina 4 – Empoli Partiti. Carlo Pino, segretario comunale Idv, contesta la campagna pubblicitaria del Governo Non basta uno spot per garantire l’incolumità di chi lavora CARLO Pino segretario Italia dei Valori comune di Empoli, prende spunto dal grave infortunio sul lavoro accaduto, l’altra mattina in città, ad un muratore di 19 anni per ribadire come in materia di sicurezza non bastino solo gli spot televisivi del Governo dei quali anzi chiede il ritiro. «Ci viene in mente lo spot “di sensibilizzazione” - scrive Pino-che da qualche tempo il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali manda sulle reti nazionali e che recita “Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuol bene”. Uno slogan senz’altro infelice, che ribalta i ruoli ed è figlio di una cultura di de-responsabilizzazione in cui non è possibile riconoscersi. Soprattutto in questi tempi in cui al lavoratore è impossibile pretendere anche i più elementari diritti del contratto nazionale di lavoro. La sicurezza sul lavoro la deve garantire il datore di lavoro, non deve essere una pretesa del lavoratore. E’ giusto che il lavoratore sia sensibilizzato, ma è giusto che sia anche responsabilizzato? No, caro ministro Sacconi, il messaggio è inaccettabile». «Pertanto- è la conclusione di Carlo Pino- aderiamo ufficialmente all’appello promosso da Marco Bazzoni e già firmato da oltre 400 persone (per aderire, scrivere a [email protected]) per il ritiro degli spot, per il rispetto verso tutte quelle persone che ogni giorno vanno a lavorare rischiando la vita senza motivo».