rassegna stampa massimo priviero & michele gazich folkrock

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IL CD. La grande voce di Massimo Priviero e l'intensa poesia del violino di Michele Gazich rivisitano grandi classici Folkrock. Un meraviglioso viaggio acustico che rilegge, rivisita e reinventa canzoni immortali. Un atto d'amore musicale e poetico.Da Dylan a Young, da Browne a Van Morrison, da Cash a Springsteen.Il libro è il giusto complemento per assaporare con la massima consapevolezza queste perle della storia della musica. Ci prende per mano e ci illumina la strada che i due Interpreti e autori hanno intrapreso.

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RASSEGNA STAMPA

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61left 2 giugno 2012

left.it cultura

TELEDICO

Sottile? No, torvo e rabbiosoPoi ci sono quelli che can-tano dunque (r)esistono, e i loro sogni (di rock and roll) sono un ponte gettato dall’Alto Adriatico alla West Coast. Metti uno come Massimo Priviero - una trentina d’anni senza an-dare fuori tempo a traino del sound ruvido made in USA - che con Michele Gazich (violino irish) adesso inventa Folkrock (Vololibe-ro), compendio di ballate che più di così si muore di pop. Deve avercela ficcata bene in testa l’idea che le canzoni sono importanti, e che alcune lo sono più di altre, capaci di incidere come il bisturi di Jack lo Squartatore nella vita di in-tere generazioni. Capaci di trattare protesta & poesia, e segnare la colonna sonora di un’epoca. Non si spiega altrimenti quest’album 5 stelle (cd+libro) e 12 tracce, rilettura acustica di evergre-en & mostri sacri, servita da un grande attraversatore di storie. Tenetevi forte perché in scaletta figurano un dop-pio Bob Dylan, un classico Neil Young, lo Springsteen che aspetti e speri; e anco-ra Van Morrison e Johnny Cash. Un cd battuto da spirito di tempesta e afflato on the road, in cui voce, violino & chitarra la fanno da padroni, con il supporto del piano di Onofrio Laviola e del basso di Fabrizio Car-letto. Il libro è un racconto a quattro mani (Priviero-Ga-zich): vita & canzoni, e giova all’ascolto consapevole del disco.

Mario Bonanno

Il rock ruvido di Priviero

© MONALDO / LAPRESSE

Salvo Sottile

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Fegiz Filesdi Mario Luzzatto Fegiz

Fegiz Files, un dialogo vivo e serrato che tocca temi assai vari, costituisce il naturaleapprofondimento degli argomenti musicali trattati sul Corriere della Sera, nelle rubriche “Effettonote” su Corriere della Sera Magazine , nella rubrica “Accordi e disaccordi” del mensile Style.

www.marioluzzattofegiz.it

giulio Mercoledì, 30 Maggio 2012

Nuovo album PrivieroCiao a tutti

Agli amanti del buon rock e folk, consiglio il nuovo album di Massimo Priviero.Molto molto bello, suonato in acustico con il violinista Michele Gazich.Anche il libro allegato è molto interessante.Qui trovate i dettagli, se vi iinteressa

http://priviero.blogspot.it/

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IL GIORNALE DI BRESCIA

DISCHI & LIBRI

MASSIMO PRIVIERO/ "Folkrock", le radici profondedella musica d'autore

Redazione

giovedì 7 giugno 2012

Gennaio e febbraio, di gelo e di nebbia che non vedi orizzonte, mesi lunghi e duri da sfangare. Duri come la terradella pianura ghiaccia sotto le suole, attraversata dallo stentato baluginio di un pallido sole. Che non scaldaquanto vorresti, quasi inutile alle vite di quaggiù. Non è un caso che Massimo Priviero e Michele Gazich liabbiano scelti per dare il corpo e lo spirito consoni a “Folkrock”, lo splendido cd con allegato un libro di vite,aneddoti e canzoni spiegate. Di cover, ma non è così semplice e diremo perché. Michele Gazich e il suo violinomasticano folk-rock da sempre; lo dimostrano le sue numerose collaborazioni (Massimo Bubola, Mike Olson,Eric Andersen) precedenti il suo personale progetto musicale con La Nave dei Folli.

E Gazich è il suo violino, pertanto la riflessione seria e nostalgica, talvolta di necessità malinconica è nelle sue (diuomo e strumento) corde. Massimo Priviero di quella pianura – e del mare che la fronteggia – è figlio e diinverni, climatici ed esistenziali, ne ha battuti e combattuti. Con la sua ultra ventennale esperienza che fa solidoun uomo, oltre che quella artistica di rocker affermato. Lo immaginiamo ritto, scolpito nella bruma, imponenteeppure fragile allo stesso tempo, come l’albero della copertina di questo disco, scolorito e brullo in attesa dimiglior stagione ma con radici ben fitte, che appena riusciamo a figurarci lì sotto e dentro il ferro della terra.Queste radici Priviero e Gazich hanno voluto mostrarci nel loro viaggio poetico e musicale.

Massimo Priviero era il ventenne “solitario menestrello” degli anni 80 del secolo scorso, freddo e polvere nellescarpe e sulle corde della chitarra, fedele compagna di chilometri per le strade d’Europa. E compagne le canzoni:Dylan, Springsteen, Neil Young, Jackson Browne, rimasticati con la personale urgenza espressiva e rabbiacordiale accanto ai primi tentativi di esprimersi con le proprie composizioni. Poi l’approdo al primo gradino cheporta alle stelle, al successo, per quel che vale per uno a cui piace “contare per pochi ma giusti, piuttosto che peruna moltitudine di niente”. Le radici dell’albero-Priviero sono negli epigoni che abbiamo detto, già omaggiati in“Rock&Poems” del 2007. Cover quelle come i classici proposti all’ascolto delle buone orecchie dal duo Priviero-Gazich. Solo cover? No, ripeto, troppo riduttivo. Torniamo ancora alla foto di copertina, la cover appunto.Quell’albero ci suggerisce molto sul contenuto del cd: c’è il duro – rock – della scorza e del tronco accanto alla suastessa presenza, ombra, solitudine così familiare e popolare – folk, appunto.

E ci sono quelle radici che affondano nel coacervo esistenziale di conflitti, paure, dolore, gioie e speranze, affetti eincontri: tutto quanto struttura l’essere e che, seppure nascosto e talora insondabile, rende ragione di ciò che sierge alla superficie. Priviero e Gazich, in “Folkrock” rivelano il loro celato rivisitando alcuni classici in chiavepersonale e acustica, e pescano tra testi ed autori per dirci molto di più che semplicemente il loro apprendistato.Ci svelano i maestri, i testimoni autorevoli a cui hanno guardato e guardano, quelli che sanno parlare al tuo cuoree del tuo cuore meglio di te, esprimendone in modo geniale gli aneliti. Evidenziano le domande che da sempreurgono in una umanità onestamente inquieta e ne cercano tracce di corrispondenza nella poesia e squarci diesistenza altrui. Nella track list che compone il cd troviamo, così, la caducità mendicante il perdono e la conversione figurate neiversi diHouse of the rising sun e Mr. Bojangles; dalle strofe della commovente Give me love to Rose del “man inblack” Johnny Cash o dalla ruvida Thunder road del “boss” trapela il desiderio di un amore incorruttibile,dolorosamente contrapposto alla constatazione dell’incapacità di fare il bene di Hey,Joe. Altrove è espressa,cruda e sanguinante, l’esigenza di giustizia (Before the deluge e le dylaniane Ring them bells eHard rain’sa-gonna fall) e di felicità inesausta (Helpless), o ancora l’agognata pacificazione che dà il tornare a casa eall’abbraccio del Padre dei milioni di figli prodighi (And the healing has begun) - e sul tema si ascolti anche labellissima Angel di Massimo.

Dunque, in questa ricerca, Priviero e Gazich non sono compagni occasionali ma veri amici, l’uno per l’altro,giacché è solo da una sincera condivisione che può far scaturire un prodotto di indubbio spessore esistenziale,prima e oltre che artistico, com’è il loro disco. Ed a commuoverci e a muoverci con loro ci siamo tutti noi, coloroche in ogni istante del vivere sono spinti dalla sete di significato e di senso. In questa fatica, che è sì personale, ègiocoforza imbattersi in due compagni di strada come Massimo e Michele ed insieme continuare il cammino.Ecco spiegate le ragioni per cui Folkrock non è semplicemente una raccolta di cover. Ad ulteriore conferma:l’ultimo brano in scaletta è What a wonderful world, rivoluzionario ed ostinato, non a caso messo lì, in posizionefinale. Rivoluzionario, come con Dostoievskij affermare che la bellezza salverà il mondo: ma perché assurdoquando il brutto straborda da noi e intorno a noi.

Priviero e Gazich hanno deciso per un’esecuzione di sola voce con accompagnamento di violino, di effettostraniante - certo per un richiamo a distogliere lo sguardo dagli illusori bagliori delle apparenze - unico modo perfarsi ascoltare perché disturbante, come un lamento in clima festante o, peggio, come può esserlo solo un silenziopensoso nel vociare impazzito e la confusione del mondo. Ma anche ostinato, perché lo è bulgakovianamente unfatto, e il reale – il mondo – è un fatto, anzi è fatto. Pertanto, in conclusione, ci viene spontaneo ringraziare dueamici che ce lo hanno ricordato con le parole della canzone immortalata da Louis Armstrong: nonostante lesofferenze, i dolori, le fatiche che quotidianamente questa vita ci mette di fronte, com’è bello il mondo! (e com’ègrande Dio - aggiungiamo noi -, giusto così, per non dimenticare da Chi è fatto).

(Ruggiero De Benedittis)

© Riproduzione riservata.

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Massimo Priviero & Michele Gazich / “Folkrock”Max Sannella | 6 giugno 2012 | 0 Comments

Massimo Priviero & Michele Gazich

Folkrock

Vololibero Edizioni, 2012

Voto: 8/10

Basta una chitarra, una voce nicotinica ed un violino slabbrato a far rivivere in maniera personalissima dodicidiamanti che hanno fatto e alzato la storia del rock sopra il tetto del tempo? A ficcare l’orecchio qui dentro lascommessa è vinta, ma a vincerla più di tutti sono loro, Massimo Priviero e Michele Gazich che, con l’aiuto albasso di Fabrizio Carletto e della tastiera di Onofrio Laviola, escono con questo disco “Folkrock”, una piccolatraversata nella storia del Novecento rock che ti fa veramente cacciare la lacrimuccia, un disco che apparentementepuò sembrare una routine qualsiasi, una prova generale, ed è proprio lì che ti frega alla grande, è un disco dirivisitazione che brilla di luce propria, che evidenzia – oltre la bravura di due personaggi “atipici” ma di spessore delnostro panorama felicemente borders – la passionale caratteristica di non smembrare le realtà proposte, ma diridargli di nuovo il ruolo guida per le grandi emozioni, quell’upgrade magnifico che allunga oltremodo l’intimasensualità della loro perfezione.

A corredo di questo “sogno” un libricino dove sono raccolte, storie, pensieri, poesia e dettagli da “obliterare” mentre ildisco scorre tenero sullo stereo, ed è una cosa inimmaginabile, un “trainspotting” al contrario che ti rapisce e dalquale non vorresti mai scendere, fino al punto di scomparire tra i suoi simulacri divini, tra i suoi percorsi inestimabili diieri; non occorre nessun tempo per fare proprie le coordinate atte a metabolizzare questa tracce, non serve altro chelasciarsi andare senza peso, lasciarsi sbranare letteralmente da queste gemme e il tremore vi verrà incontro, il piantopure; in dischi come questo, la critica musicale si ferma, si sente le gambe segate da tanta bellezza, ogni parola èsciupata o addirittura non viene, occorre tralasciare la scaletta per non fare torto a nessuno di questi capolavori, èuna droga altamente di dipendenza che ha tramortito di piacere la nostra, le nostre, passate gioventù e che questidue musicisti seguitano a diffondere come una Bibbia riscritta e quello che ne viene fuori è magia allo stato puro.

Priviero e Gazich suonano una retrospettiva in avanti, fabbricano un nuovo sogno ed una tracklist intoccabile, e se,fra le dodici, Hey Joe vi lascerà col fiato corto, aspettate e contate fini a dieci, le altre il fiato ve lo toglieranno deltutto.

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http://www.radiofusion.it/musical-news/764-massimo-priviero-a-michele-gazich-hey-joethunder-road

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http://www.newspettacolo.com/news/view/61424-

massimo priviero michele gazich al via folkrock tour estate 2012

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http://www.musiczoom.it/?p=7947

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http://www.outsidersmusica.it/recensione/massimo-priviero-e-michele-gazich-folkrock/

http://www.bresciaoggi.it/stories/Home/383669_privier

o_e_gazich_la_strana_coppia a soiano blues/?refresh

ce

Il Giornale di Brescia lunedì 9 luglio 2012

FuoritemaFuoritemaa cura di riccardo santangelo [email protected]

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Arrivati al loro terzo album, gli Ottavo

Richter sfornano un altro eccellente lavoro. Tra so-norità anni ’70, Sudame-rica, funky, swing, dance e canzoni scanzonate, riescono a mischiare vari generi, trasformandoli in una miscela “jazzy”, coinvolgente, trascinan-te e mai banale. Formata da Luciano Macchia (trombone), Alessandro Sicardi (chitarra elettri-

ca), Raffaele Köhler (tromba e flicorno), Mar-co Xeres (basso elettri-co), Domenico Mamone (sax baritono), Paolo Xe-res (batteria), la band milanese fin dal suo

esordio (e ancora prima nei concerti improvvisa-ti sul selciato delle stra-de) ha sempre creduto nell’assioma che la musi-ca può essere anche un “gioco” e che intratte-nendo il pubblico si ab-battono le barriere che si pongono tra musicisti e ascoltatori. Infatti, come loro stessi affermano: «La musica degli Ottavo Richter è composta e suo-nata da professionisti

fuori dall’ordinario e so-prattutto fuori controllo, che non si vergognano di divertirsi e ballare insieme al proprio pubblico men-tre improvvisano». Così, ascoltandoli, si percepi-sce a pieno la gioia di fare ottima musica insie-me, divertendosi e fa-cendo divertire.Una bella serataOttavo RichterDasè Sound Lab,distr. Egea, DSL CD 012

Brani da antologia Un solo brano della durata di 42

minuti, composto per un organico aperto (ma l’autore consiglia l’esecuzione con almeno 35 musicisti): questo è In C di Terry Riley. Pubblicato nel 1967 (ma composto tre anni prima

e ora riproposto dalla Esoteric Recordings) questo pezzo si colloca nel genere semi-aleatorio, e viene considerato da molti come la prima traccia di genere minimalista. Consigliato a veri appassionati.

In CTerry RileyEsoteric Recordings-Cherry Red, distr. Audioglobe, ECLEC 2305

Una è serba (Jelena Popržan, viola e

voce) l’altra kosovara-albanese (Rina Kaçinari, violoncello e voce), risiedono a Vienna e interpretano un repertorio molto vario, da Bach a Brecht/Weill,

dalla musica tradizionale balcanica alle melodie scozzesi, dal pop a composizioni da loro stesse scritte. Un disco di world music pieno di energia che pare suonato con una semplicità sorprendente.

Catch-Pop String-StrongJelena Popržan / Rina Kaçinaricol legno, distr: Codaex Italia, WWE 1CD 30006

Un pugno di brani della tradizione statunitense, vestiti di nuovo dal duo Priviero-Gazich nella loro originale rielaborazione

Nello spiegare l’ispirazione che ha portato a Folkrock, Michele Gazich va subito alla radice:

«Senza Harry Smith non sarebbero esistiti i singer-songwriters, cioè i cantautori […], non sarebbe nato il folk-rock, e Massimo e io non avremmo suonato e cantato queste canzoni». Il riferimento è all’antologia seminale del 1955 che l’artista, pensatore collezionista statunitense (amico di Allen Ginsberg), assemblò con 84 brani tradizionali, registrati soprattutto alla fine degli anni ’20. Da lì prese spunto gran parte della musica degli anni a venire, almeno quella di stampo anglossassone, e che ancora adesso vive di vita intensa; nei brani di signori come Dylan, Cash, Springsteen, Hendrix, Browne, Morrison, anche se non direttamente si respira la stessa atmosfera dell'Anthology of American Folk Music di Smith. Tutto questo può essere letto come il lontano inizio e lo

spunto da cui Massimo Priviero, rocker di indiscusso valore, e Michele Gazich, uno dei musicisti e arrangiatori più esperti, sono partiti per confezionare la loro piccola antologia. Dodici covers “lette” a loro modo, spogliandole a volte della sontuosità della versione originale (come in House of the rising sun e Thunder Road), costruendo gli arrangiamenti attorno alla voce e alla chitarra di Priviero, gli archi di Gazich, e l’apporto di due strumentisti eccezionali come Fabrizio Carletto (basso) e Onofrio Laviola (tastiere). Il risultato è un disco sincero e stimolante per le scelte stilistiche e di repertorio adottate. I due artisti non sono andati alla ricerca dei brani più conosciuti, ma si sono soffermati su quelli che più potevano essere adattati alle loro esigenze, come in Hard rain’s a-gonna fall e Ring them bells (entrambi di Dylan), Give my love to Rose (Johnny Cash) e And the healing has begun (Van Morrison) e una insolita What a wonderful world (proprio quella cantata da Armstrong), in cui la voce graffiante di Priviero si contrappone da sola alla grazia del violino di Gazich.Questo bell’album si completa con un libro di ben 96 pagine, in cui i due musicisti raccontano la propria vita professionale (Priviero) e le scelte artistiche e di repertorio (Gazich) che hanno portato alla realizzazione di questo disco. Una nota di merito va pure all’editore milanese Volo Libero che ha curato la stampa dell’album.

FolkrockMassimo Priviero / Michele GazichDVL Dischi Volo Libero , distr. Self, DVLL 120001CD

Miscele sonore

PRIVIERO MASSIMO, GAZICH MICHELEFOLKROCKLun, 10/09/2012 - 09:12 — dianella bardelli

La voce di Massimo Priviero e il violino di Michele Gazich rivisitano in questo album 12 canzoni della tradizionefolkrock; accompagna l'album un libretto in cui da una parte Massimo ci racconta il proprio autobiografico romanzo diformazione, e dall'altra Michele ci racconta la storia di questi dodici brani.

I 12 brani sono:"House of the rising sun" (traditional)"Hard rain's a-gonna fall" (Bob Dylan)"Mr. Bojangles" (Jerry Jeff Walker)"Give me love to Rose" (Johnny Cash)"Thunder Road" (Bruce Springsteen)"Ring them Bells" (Bob Dylan)"Where have all the flowers gone?" (Pete Seeger)"Before the deluge" (Jackson Browne)"Helpless" (Neil Young)"Hey, Joe" (Billy Roberts)"And the healing has begun" (Van Morrison)"What a wonderful world" (Bob Thiele, David Weiss)

In una breve chiacchierata a proposito di questo album (si trova qui) Massimo Priviero spiega: “Abbiamo fatto 'Folkrock' per un amore comuneche abbiamo per un certo mondo, perché siamo figli di certe strade maestre… Abbiamo reinventato, ritrovato, riscritto a modo nostro questegrandi canzoni...”. E Michele Gazich aggiunge: “In tante sessions questo disco ha preso forma e continuerà a prenderla, e questi brani sono incontinua evoluzione e sarà interessante scoprirli nel corso dei concerti”. “Nulla è più lontano dall'idea di cover - dice Massimo - non è un albumdi cover, assolutamente... chiunque sia il padre di queste tracce, la cosa bella è proprio quella, come dici tu, è una cosa che si reinventa lungola strada”.

“Ogni volta che suoniamo queste canzoni”, dice Michele, “le suoniamo con l'urgenza di comunicare una novità”. “Questo è il primo canone dicose che ammiriamo e che ci hanno formato”, aggiunge, “che hanno accompagnato la nostra vita in alcuni momenti... e che in un certo sensoce l'hanno anche salvata, fuor di retorica”, aggiunge.

“La cosa più bella”, dice Massimo, “è la profonda condivisione che c'è dietro questo progetto...quando riesci a farlo scattano delle emozioniimpagabili”. “Merce rara tra gli artisti è la volontà di condivisone”, aggiunge Michele. Questa volontà di autenticità e nello stesso tempo dirispetto per una certa tradizione musicale, si rispecchia perfettamente nell'album. In esso infatti Massimo Priviero e Michele Gazich sono ingrado di cantare e suonare brani non loro come se lo fossero. Di Massimo Priviero impressiona la voce, potente, energica, una forza dellanatura, ma anche del talento e della professionalità. Di Michele ho ammirato l'atmosfera che sa creare con il suo violino. Tra i due c'è unconnubio davvero meraviglioso, si completano a vicenda; curiosa questa cosa se si ascoltano i brani, la potenza vocale di Massimo non soffocala poesia del violino di Michele, come se dolcezza e forza, fossero, come sono anche nella vita, due facce della stessa medaglia. Questo lo sinota chiaramente durante l'ascolto della loro versione di "Hard rain's a-gonna fall". E' che loro in quello che cantano e suonano ci credono...losi coglie benissimo. Come nella commovente "Mr. Bojangles" o in "Give me love to Rose", in cui è il violino di Massimo Gazich a farla dapadrone. E che dire di come hanno “ricreato” in "Where have all the flowers gone"? Voce e strumento musicale in questo brano sono un unicocanto, e mentre ammiri la voce di Massimo sei estasiato dal violino di Michele e viceversa.

La forza della voce di Massimo a volte si incrina e si commuove e si rivolge al violino di Michele come a riceverne forza ed energia. "Before thedeluge" è un inno alla fine delle illusioni del sogno hippy e ha l'andamento in questa versione di un ballata folk, mentre in "Helpless" MicheleGazich interpreta con grande sensibilità tutta la nostalgia del tempo perduto. "Hey, Joe" è cantata da Massimo e suonata da Michele nello stilefolk, che più lontano non potrebbe essere da ogni altra versione precedente. "And the healing has begun" è interpretata con la stessa gravitàdi "Helpless", mentre in "What a wonderful world" al quasi parlato di Priviero fa eco il melodioso parlare del violino.

Non conosco Gazich di persona, Priviero sì. L'ho conosciuto alcuni mesi fa ad una presentazione a Milano del mio "Il Bardo psichedelico diNeal". Ha cantato e suonato con la chitarra alcuni brani intervallati dalla lettura di pagine del libro. Di lui mi ha impressionato la voce, di cui hogià detto anche a proposito di FolkRock. Dal vivo fa anche più impressione. Per lui essere di fronte a venti persone o a duemila è la stessacosa. L'energia è la stessa, la credibilità pure. Quella sera tornando in auto da Milano a Bologna abbiamo ascoltato questo Cd e anche gli altridue del concerto dal vivo di Massimo registrato al Rolling Stone di Milano nel 2009, di cui parlerò un'altra volta. Ci hanno tenuto unameravigliosa compagnia, e il viaggio è stato più che un viaggio di strade e camion e notte, un viaggio mentale nel mondo artistico e umano dipersone che credono profondamente in quello che fanno. Il libretto che accompagna il cd non è meno importante delle canzoni. Senza di essonon conosceremmo così approfonditamente la storia dei dodici brani contenuto nell'album. Gazich li tratta uno ad uno e li ha chiamati "Dodiciesercizi di ammirazione". A me sembra un bellissimo titolo. Lo stile è leggero, narrativo, non pedante, non specialistico, sono esercizi sì mascritti con il cuore, ma un cuore competente. A completare e ad arricchire l'album il basso di Fabrizio Carletto con il pianoforte e le tastiere diOnofrio Laviola.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTEMassimo Priviero (Jesolo, 1962) cantautore e compositore italiano.Michele Gazich (Brescia, 1969) violinista, cantautore, compositore e produttore artistico.

Massimo Priviero e Michele Gazich, "Folkrock", DVL Dischi Vololibero, 2012, 18 !

APPRONDIMENTO IN RETEhttp://it.wikipedia.org/wiki/Massimo Priviero http://www.vololiberoedizioni.it/v3/?sect=dischi&itemId=1586 : nel sito, si può ascoltare l'intervista a Priviero e Gazich di cui parlo nellarecensione e un video di presentazioneRassegna stampa: http://issuu.com/claudiofucci/docs/folkrock rassegna stampa 06062012 sito di Massimo Priviero: http://www.artist-board.com/massimopriviero/ , 97

sito di Michele Gazich: http://www.michelegazich.it/2012/

Dianella Bardelli, settembre 2012

claudio
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LANKELOT

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http://it.amolamusica.com/news/folkrock-il-viaggio-intenso-di-massimo-priviero-e-michele-gazich/

http://musica.lospettacolo.it/2013/01/16/indie-music-flokrock-massimo-priviero-michele-gazich/

Classifiche In  uscita Concerti Alla  radio Musica  italiana L’album  della  settimana

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Indie  Music:  “Folkrock”  di  Priviero  e  GazichUn  album  costituito  da  dodici  grandi  classici  rivisitati  dai  due  musicisti

"Folkrock"  di  Massimo  Priviero  e  Michele  Gazich

“Un  atto  d’amore  musicale  e  poetico”.  Parte  da  queste  sensazioni  la  voglia  di  rileggere  i  grandi  classici  del  folk-­rock  in  un  disco  che  ha  ottenuto  anche  la  nomination  al  Tenco  2012  nella  sezione  Interpreti.  Massimo  Privierocon  la  sua  voce  e  con  la  sua  chitarra  e  Michele  Gazich  con  il  suo  violino  nel  disco  “Folkrock”  hannoreinterpretato  pezzi  come  la  celebre  “The  House  Of  The  Rising  Sun”,  o  “Hard  rain's  a-­gonna  fall”  e  “Ring  thembells”  di  Bob  Dylan,  o  “Give  my  love  to  Rose”  di  Johnny  Cash,  o  ancora  “Helpless”  di  Neil  Young  con  l’ausilio  diFabrizio  Carletto  al  basso  e  di  Onofrio  Laviola  con  il  pianoforte  e  le  tastiere.  C’è  spazio  anche  per  una  piùsommessa  versione  di  “Hey  Joe”  di  Jimi  Hendrix  che  cresce  in  intensità  un  po’  alla  volta,  a  differenza  dellaconclusiva  “What  A  Wonderful  World”  di  Louis  Armstrong  nella  quale  il  messaggio  passa  attraverso  unarrangiamento  costituito  unicamente  da  voce  e  violino.

La  pubblicazione  include  anche  un  libro  in  cui  Massimo  Priviero  racconta  la  sua  esperienza  personale  con  quellagenerazione  di  autori,  mentre  Gazich  analizza  canzone  per  canzone,  adducendo  cenni  storici  ed  anche  personali.“Folkrock”  in  def initiva  non  è  una  selezione  accurata  e  puntigliosa  fatta  dal  cantautore  veneto  e  dal  violinistabresciano,  ma  è  senza  dubbio  molto  sentita  e  “vissuta”  e  lo  si  capisce  sin  dal  primo  ascolto.

Leonardo  Follieri

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