relazione unica impianto elettrico - comune di avellino · - norma cei 11-17 " cavi interrati...
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INDICE
1 - INTRODUZIONE
1.1 - Generalità
1.2 - Caratteristiche dei materiali
2 - DISTRIBUZIONE DI ENERGIA
3 - CONDUTTURE
3.1 - Generalità
3.2 - Tubazioni in pvc interrata
3.3 - Cassette di derivazione
3.4 - Morsettiera di giunzione
3.5 - Cavi di distribuzione
3.6 - Sezioni dei cavi
3.7 - Verifica della caduta di tensione
3.8 – Perdite di potenza
4 - SISTEMI DI PROTEZIONE
4.1 – Interruttori
5 - QUADRI ELETTRICI
6 - IMPIANTO DI TERRA GENERALE
6.1 - Generalità
7 – DISTANZE DI RISPETTO
8 – PROVE
9 - CALCOLO ELETTRICO
10 - CALCOLO ILLUMINOTECNICO
11- PIANO DI MANUTENZIONE
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1 - INTRODUZIONE
1.1. - Generalità
Il presente progetto definitivo ha per finalità la realizzazione dell’impianto di
illuminazione pubblica a servizio della lottizzazione Parco Dora – Giulivo alla località
Cerasuolo nel Comune di Avellino.
Le prescrizioni di sicurezza e le regole di buona tecnica costruttiva sono codificate in
diversi documenti ufficiali, la cui applicazione è obbligatoria. Pertanto l'impianto è
stato progettato in ottemperanza alle seguenti normative:
- Norma CEI 64-7 " Impianti elettrici di illuminazione pubblica"
- Norma CEI 11-17 " Cavi interrati "
- Norma CEI 11-8 " Impianti di terra "
- Norma CEI 64-8 " Impianti elettrici utilizzatori "
- Norma CEI 81-1 " Protezione contro le scariche atmosferiche "
- Norma CEI 20-13 " Cavi per energia "
- Norma CEI 34-21 " Apparecchi di illuminazione di I grado "
- Norma CEI 34-30 " Apparecchi di illuminazione di II grado "
- Norma CEI 34-33 " Apparecchi di illuminazione di III grado "
- Norma UNI 10439 “Requisiti illuminotecnici delle strade con traffico motorizzato"
- Norma UNI-EN 40 " Pali per illuminazione "
- D.L.g.s. 81/08 " TESTO UNICO SULLA SICUREZZA "
- D.M. n 37 del 22/01/2008
1.2 - Caratteristiche dei materiali
Per tutto il materiale e le apparecchiature necessarie è stata curata la scelta in modo
da poter disporre di elementi marchiati e dotati di necessarie certificazioni.
Sono stati pertanto preferiti elementi dotati di marchio di qualità IMQ il quale attesta
automaticamente la conformità alle prescrizioni di sicurezza delle norme CEI.
Tuttavia la conformità può anche essere dedotta da altri marchi, attestati o
dichiarazioni dei quali dovrà essere dotato il materiale che fosse sprovvisto di
marchio IMQ.
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2 - DISTRIBUZIONE DELL'ENERGIA
La distribuzione di energia avverrà in bassa tensione tramite linee trifasi e monofasi
rispettivamente alimentate a 400 e 220 Volt.
L'impianto elettrico è pertanto classificabile come impianto di I categoria.
La distribuzione elettrica è stata prevista mediante la posa di un cavo interrato
quadripolare di alimentazione per poter effettuare due accensioni, tutta-notte e
mezzanotte.
3 - CONDUTTURE
3.1 - Generalità
Per conduttura elettrica si intende l'insieme dei conduttori elettrici e degli elementi
che assicurano il loro isolamento, il loro supporto, il loro fissaggio e la loro eventuale
protezione meccanica ( CEI 64-8/2 art. 26.1 ).
La tipologia delle condutture da adoperare sarà:
- Posa cavo in tubazione interrata
3.2 – Tubazione in pvc interrata
Tubo isolante flessibile in materiale plastico, del tipo pesante con carico di prova allo
schiacciamento non inferiore a 750 N.
Secondo le norme CEI 23-8 fasc. 335 3 tabelle UNEL 37118/P marchio IMQ.
L'installazione oltre alle prescrizioni di cui sopra, deve soddisfare le seguenti
condizioni:
- Profondità di posa non inferiore a 0.50 mt
- Ingressi nelle cassette di derivazione ottenuti mediante appositi passatubi e/o
muffole.
3.3 - Cassette di derivazione
Non sono ammesse cassette di legno né di materiale plastico ma solo di materiale
termoplastico di tipo autoestinguente.
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Le cassette a tenuta ( grado di protezione minimo IP 44 secondo CEI ) dovranno
essere metalliche di fusione ovvero in materiale plastico di tipo infrangibile, antiurto
ed autoestinguente complete di coni , bocchettoni di ingresso.
Per le cassette con posa ad incasso le caratteristiche di autoestinguenza devono, se
richiesto dalla D.L. essere certificate.
Tutti i materiali devono essere marchiati IMQ laddove è concesso.
3.4 - Morsettiera di giunzione
Le giunzioni di conduttori elettrici di sezione superiore a 6 mmq dovranno di norma
essere effettuate su morsettiera con base di adeguate caratteristiche dielettriche
alloggiate ed opportunamente fissate in apposite scatole di derivazione.
Per sezioni inferiori potranno essere impiegati morsetti autostringenti a cappelletto
isolato in materiale autoestinguente.
3.5 - Cavi di distribuzione
I cavi adoperati per la distribuzione dell'energia sono del FG7(O)R ed i quali hanno le
seguenti caratteristiche:
- tipo FG7(O)R 0,6-1 kV;
- rispondenza alle Norme CEI 20.14;
- non propagante l'incendio secondo CEI 20.22 II;
- non propagante la fiamma secondo CEI 20-35;
- contenuta emissione di gas corrosivi in caso d'incendio secondo CEI 20-37 I;
- mescola isolante con elevate caratteristiche elettriche, meccaniche e termiche
secondo CEI 20-11 e 20-34;
- conduttori in corda flessibile in rame rosso ricotto;
- isolante in HEPR ad alto modulo;
- colore delle anime secondo la vigente normativa;
- guaina in pvc speciale di qualità Rz in colore grigio chiaro RAL 7035;
- tensione nominale Uo/U 0,6/1 kV;
- tensione di prova 4kVca;
- sezioni normalizzate ad 1,5 mmq;
- stampigliatura ad inchiostro speciale CEI 20-22 II IEMMEQU
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3.6 - Sezioni dei cavi
La scelta della sezione dei conduttori è legata a più fattori : condizioni di carico,
distanze dei circuiti terminali e tipo di posa.
La condizione di carico è ipotizzata pari alla massima corrente prelevabile dal circuito
assunta pari alla corrente nominale degli interruttori di protezione dei relativi circuiti.
Le lunghezze delle linee elettriche influenzano la scelta della sezione in quanto
determina la caduta di tensione nel circuito che deve essere contenuta nel limite del
4% della tensione nominale. Esse sono state ricavate dalle Tavole allegate alla
presente relazione che riportano i percorsi previsti per le condutture.
Il tipo di posa vincola la massima portata del cavo adoperato; nel caso in esame si
tratta di tubi interrati..
Per la verifica della corretta scelta delle sezioni ci si è riferiti alla norma CEI 64/8 che
impone di soddisfare la seguente condizione:
Ib < In < Iz
dove Ib è la corrente di impiego del circuito in esame, In è la corrente nominale di
intervento dell'interruttore posto a protezione del circuito e Iz è la portata del cavo
scelto.
3.7 - Verifica della caduta di tensione
La massima caduta di tensione nei circuiti in conformità alla norma CEI 64/8 deve
essere contenuta nei limiti del 4% della tensione nominale.
Ai fini del calcolo è stato trascurato il modesto contributo offerto dalle reattanze delle
linee risultando esse di modesta entità e sono state applicate le seguenti formule:
per i circuiti trifase:
Dv% = 3*I(Rcosϕ + Rsenϕ)*L*100/Vn
per i circuiti monofase:
Dv% = 2*I(Rcosϕ + Rsenϕ)*L*100/Vn
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dove I è la corrente d'impiego, Vn è la tensione nominale del circuito trifase ( trifase
= 380 V, monofase = 220 V, circuito 24 V=24 V ), ed R e X sono rispettivamente la
resistenza e la reattanza unitaria
I risultati ottenuti dei calcoli sono allegati nella presente relazione.
3.8 Perdite di potenza
Le perdite nella linea di alimentazione in condizioni regolari di esercizio non devono
superare il 5% della potenza assorbita dai centri luminosi (pari alla somma della
potenza nominale delle lampade e delle perdite degli eventuali ausiliari)
Pertanto si ha:
Pv = 3*I*R*L
4 - SISTEMI DI PROTEZIONE
Ai fini della protezione dai contatti diretti sono stati scelti conduttori isolati per la
tensione di esercizio dell'impianto e le connessioni saranno effettuate in apposite
cassette adeguatamente protette.
Ai fini della protezione dai contatti indiretti è stata adottata la tecnica dell'interruzione
automatica dell'alimentazione, che consiste nel predisporre interruttori automatici
coordinati con l'impianto di terra, in modo da disalimentare il circuito che presenta
dispersioni verso terra appena queste diventino tali da far assumere potenziali
pericolosi alle masse.
Il sistema elettrico adottato, per l'impianto di energia, è quello TT che prevede un
unico impianto di terra è la distribuzione capillare del conduttore di protezione distinto
da quello di neutro.
4.1 – Interruttori
A protezione delle condutture dai cortocircuiti e dai sovraccarichi sono installati degli
interruttori magnetotermici, mentre un interruttore differenziale provvede alla
protezione dai contatti indiretti mediante l'interruzione automatica dell'alimentazione.
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Gli interruttori scelti, si vedano gli schemi dei quadri, hanno il valore della corrente
nominale che soddisfa le condizioni previste dalla norma CEI 64/8, in particolare oltre
alla condizione (1) citata al paragrafo 3.6 è stata soddisfatta la relazione seguente:
(2) If < 1,45 Iz
nella quale Iz ha il significato di cui in 3.6. ed If è la corrente di sicuro funzionamento
dell'interruttore.
Questa condizione garantisce la protezione del circuito dai sovraccarichi ( CEI 64-8
art. 433.2 ).
Il valore del potere d'interruzione minimo che devono possedere gli interruttori, in
relazione alla massima corrente di cortocircuito ipotizzabile, è di 10 KA .
La soglia di intervento differenziale dell'interruttore generale del quadro di
distribuzione è fissata in 500 mA.
5 - QUADRI ELETTRICI
L'impianto in oggetto sarà collegato ad un quadro elettrico generale installato in un
contenitore in resina poliestere rinforzata con fibre di vetro di dimensioni adeguate e
con grado di protezione minima IP 54.
Tale contenitore è diviso verticalmente in due vani con apertura separata, di cui una
destinata a contenere il gruppo di misura installato dall'Ente Distributore, e la relativa
serratura è stata installata previo accordo con gli organismi territoriali competenti
dall'Ente medesimo. Il contenitore è appoggiato su apposito zoccolo in calcestruzzo,
che consente l'ingresso dei cavi sia dal Distributore dell'energia elettrica che
dall'impianto in oggetto.
Il secondo vano contiene le apparecchiature di comando, sezionamento e di
protezione, così come da schema elettrico allegato.
Si precisa che il relè differenziale sarà tarato tenendo conto del valore della
resistenza totale di terra.
Inoltre sarà dotato di:
- terminali dei cavi in ingresso ed uscita corredati di capicorda preisolati o rivestiti di
isolanti autorestringente, amareggi, bulloneria zincocadmiata e quanto altro
necessario
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- cavi di sezione adeguata per il cablaggio interno del quadro, isolati in materiali
termoplastici tipo N07V-K;
- morsettiere in materiale plastico termoindurente ad alta rigidità dielettrica e
resistenza meccanica;
- capicorda preisolati;
- targhette pantografate per l'indicazione delle singole sezioni e dei vari circuiti in
partenza;
- schema elettrico di potenza e funzionale aggiornato con le eventuali varianti
concordate in corso d'opera.
6 - IMPIANTO DI TERRA GENERALE
6.1. - Generalità
L'impianto di terra costituisce un sistema di protezione con le seguenti peculiarità:
- far fronte ai guasti monofasi verso terra;
- consentire lo smaltimento delle correnti di dispersione di piccolo valore
ordinariamente presenti negli apparecchi di classe 1;
- assicurare l'equipotenzialità tra le masse elettriche e masse estranee.
Dispersore
Sarà realizzato un sistema disperdente costituito da un numero adeguato di
dispersori intenzionali a picchetto di lunghezza pari ad 1,5 collegati in parallelo tra
loro con cavo in corda rame da 35 mmq posata in scavo .
Nodo di terra
E' previsto un nodo di terra ubicato nel quadro elettrico principale realizzato con
barretta di rame provvista di fori per imbullonare i collegamenti afferenti.
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7 - DISTANZE DI RISPETTO
Distanziamenti degli impianti dai limiti della carreggiata e della sede stradale (Norma CEI 64-7 art. 4.6.01)
La distanza minima dei sostegni e di ogni altra parte dell’impianto dai limiti della
carreggiata deve essere, fino ad un’altezza di mt 5 sulla pavimentazione
stradale:
• Per le strade urbane dotate di marciapiede con cordonatura = 0.5 mt
• Per le strade extraurbane e per quelle urbane prive di marciapiedi = 1.4 mt
Distanziamenti dei sostegni degli apparecchi di illuminazione e delle
fondazioni da altre opere.
Lavori in prossimità di linee elettriche.
Nella fase di realizzazione dell’impianto di illuminazione pubblica occorre
rispettare la prescrizione contenuta nell’articolo 11 del DPR 7 gennaio 1956 n.
164 che dice testualmente: “ Non possono essere eseguiti lavori in prossimità di
linee elettriche aeree a distanza minore di cinque metri dalla costruzione o dai
ponteggi, a meno che, previa segnalazione all’esercente di linee elettriche, non
si provveda da chi dirige detti lavori, per una adeguata protezione atta ad
evitare accidentali contatti o pericolosi avvicinamenti ai conduttori delle linee
stesse”.
Distanziamenti dei sostegni e degli apparecchi di illuminazione dai conduttori di
linee elettriche aeree esterne (Norma CEI 64-7 articolo 4.6.03)
Le distanze dei sostegni e dei relativi apparecchi di illuminazione dai conduttori
di linee elettriche aeree non devono essere inferiori a:
- 1 mt da i conduttori di linee di classe 0 e 1; il distanziamento minimo sopra
indicato può essere ridotto a 0.5 mt quando si tratti di linee con conduttori in
cavo aereo;
- (3 + 0.015 U) mt dai conduttori di linee di classe II e III , dove U è la tensione
nominale della linea aerea espressa in kV.
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Distanziamento da altre opere
Le distanze da rispettare da altre opere circostanti o componenti di altri servizi
tecnologici sono riepilogati nella seguente tabella:Distanze di rispetto degli apparecchi, dei sostegni e delle fondazioni da alcune opere circostanti
Opera avvicinata Elemento da considerare Distanza minima mtLinee di telecomunicazione e linee
elettriche di I classe in conduttori
nudi fuori dall’abitato
Conduttore più vicino 1
Linea di telecomunicazione e linee
elettriche di I classe in cavo aereo e
in ogni caso nell’abitato
Conduttore più vicino 0.50
Linee elettriche di II e III classe in
conduttori nudi (U= tensione
nominale in kV delle linee)
Conduttore più vicino 3+0.015U
Linee elettriche di II e III classe in
cavo aereo (U= tensione nominale
in kV delle linee)
Conduttore più vicino 1+0.015U
Ferrovie e tranvie in sede propria
fuori dall’abitato
Rotaia più vicina
Ciglio delle trincee
Piede dei rilevati
6
3
2
Funicolari terrestri fuori dall’abitato Rotaia più vicina 4Filovie fuori dall’abitato Conduttore di contatto più vicino 4Funivie, sciovie e seggiovie per
trasporto persone
Organo più vicino, e se è mobile,
sua posizione più vicino possibile
4
Funivie per trasporto merci o
similari
Organo più vicino, e se è mobile,
sua posizione più vicino possibile
2
Ferrovie, tranvie e filovie
nell’abitato, e binari e raccordi a
stabilimenti
Rotaia più vicina
Conduttore di contatto più vicino
2
Argini di III categoria Piede dell’argine 5Autostrade Confine di proprietà 25
Protetti
2
1
Condotti
eserciti a
pressione
> 25 bar Non protetti
Esterno tubazione
6
3
Protetti
1
1
Condotti
eserciti a
pressione
< 25 bar Non protetti
Esterno tubazione
2
1
Pali sfiato del gas metano Apertura o griglia alla sommità del
palo di sfiato
7.5
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Linee in cavo interrato
Il tracciato della linea in cavo deve essere il più breve, possibilmente rettilineo e
parallelo al fronte degli stabili.
In particolare si deve eseguire il percorso delle strade pubbliche o comunque aperte
al pubblico; vanno osservate, agli effetti delle distanze dal filo dei fabbricati, le
prescrizioni comunali o di altri Enti interessati ed occorre tener conto di eventuali
prescrizioni connesse all’attuazione dei piani regolatori dei centri urbani.
Allo scopo di definire dettagliatamente il tracciato occorre:
• compiere un sopralluogo per accertare eventuali impedimenti visibili in superficie
• appurare presso gli esercenti degli altri servizi tecnologici l’eventuale esistenza di
altre canalizzazioni lungo il tracciato stabilito.
• Inoltrare la richiesta di autorizzazione per la posa agli Enti interessati.
• Effettuare scavi di sondaggio per accertare l’eventuale presenza di ulteriori
ostacoli sotterranei e localizzare esattamente la posizione
• Richiedere, nei casi di interferenza con cavi di telecomunicazione e con tubazioni
metalliche interrate (acquedotti, oleodotti, metanodotti, ecc.) un sopralluogo da
parte di incaricati degli Enti interessati, allo scopo di definire la coesistenza delle
diverse condutture.
Posizionamento dei cavi interrati
Nell’ipotesi che non sussistono particolari condizioni nella scelta del tracciato
dovranno essere rispettate, per quanto possibile, le seguenti raccomandazioni:
• Posa in prossimità di alberi: la linea in cavo interrato deve essere posata ad una
distanza dalla piante compatibili con lo sviluppo delle radici e comunque, in
mancanza di particolari prescrizioni od accorgimenti, non inferiore a 1.5 mt.
• Posa lungo le strade: le linee in cavo per illuminazione pubblica in bassa tensione
devono essere posate di norma ad una distanza di 0.50 mt dal filo della
costruzione ed ad una distanza dal cordolo del marciapiede tale da non
compromettere la stabilità. Quando il marciapiede è troppo stretto per soddisfare
le due condizioni, la linea in cavo interrato od il cavidotto vanno posati fuori di
esso sulla carreggiata.
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Coesistenza tra cavi elettrici ed altre condutture interrate
• Parallelismi e incroci tra cavi elettrici appartenenti ad enti diversi. Nei parallelismi i
vari cavi possono essere posati alla stessa profondità utilizzando canalizzazioni o
tubazioni distinte. Se i cavi sono interrati direttamente, la distanza tra i due
sistemi non deve essere inferiore a 30 cm. Tale prescrizione è valida anche per
gli incroci di cavi avente uguale o diversa tensione.
• Incroci tra cavi elettrici e cavi di telecomunicazione. Il cavo di energia deve, di
regola, essere situato inferiormente al cavo di telecomunicazione. La distanza
minima fra i due cavi non deve essere inferiore a 0.30 m. Il cavo posto
superiormente deve essere protetto per una distanza non inferiore a 1 mt con la
canaletta di protezione metallica per cavi sotterranei disposta simmetricamente
rispetto dall’altro cavo. Ove, per giustificate esigenze tecniche, non possa essere
rispettato il distanziamento minimo di cui sopra, anche sul cavo sottostante deve
essere applicata la canaletta di cui sopra, oppure un tubo di acciaio zincato di
almeno 1 m di lunghezza. Quando almeno uno dei cavi è posto dentro appositi
manufatti che proteggono il cavo stesso e ne rendono possibile la posa e la
successiva manutenzione senza la necessità di effettuare scavi non è necessario
osservare le prescrizioni su elencate.
• Parallelismi tra cavi di energia e cavi di telecomunicazione. Nei parallelismi con
cavi di telecomunicazione, i cavi di energia devono essere posati alla maggiore
distanza possibile e, se lungo la stessa strada, possibilmente ai lati opposti. Ove
per giustificate esigenze tecniche, il criterio di cui sopra non possa essere
seguito è ammessa una distanza minima, in proiezione orizzontale, fra i punti più
vicini delle guaine dei cavi non inferiore a 0.30 m. Qualora detta distanza non
possa essere rispettata si deve applicare sul cavo posato alla minore profondità,
oppure su entrambi i cavi quando la differenza di quota fra essi è inferiore a 0.15
m, la canaletta di protezione metallica oppure un tubo di acciaio zincato. Le
prescrizioni di cui sopra non si applicano: quando almeno uno dei due cavi è
posato per tutta la tratta interessata in appositi manufatti che proteggono il cavo
stesso e ne rendono possibile la posa e la successiva manutenzione senza
effettuare scavi; quando i due cavi sono posati nello stesso manufatto, in tale
situazione si devono prendere tutte le possibili precauzioni al fine di evitare che i
cavi di energia e i cavi di telecomunicazione possano venire a contatto fra di loro.
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• Incroci tra cavi di energia e tubazioni metalliche. L’incrocio tra cavi di energia e
tubazioni metalliche ( gasdotti, oleodotti, acquedotti, ecc) non deve effettuarsi
sulla posizione di giunti non saldati delle tubazioni metalliche stesse. Non si
devono normalmente avere giunti sul cavo di energia a distanza inferiore a 1 mt
dal punto di incrocio. La minima distanza fra le generatrici dei cavi e quelle delle
tubazioni metalliche non deve essere inferiore a 0.50 mt. Tale distanza può
essere ridotta a 0.30 mt quando una delle due strutture che si incrociano è
contenuta in u n manufatto di protezione non metallico. La distanza sopraindicata
può essere ulteriormente ridotta previo accordo fra gli Enti interessati, se il cavo e
la tubazione sono entrambi contenuti in manufatti di protezione non metallici.
• Parallelismi tra cavi di energia e tubazioni metalliche. Nei parallelismi i cavi di
energia e le tubazioni metalliche devono essere posati alla maggior distanza
possibile fra di loro. In nessun tratto la distanza misurata in proiezione
orizzontale fra le superfici estreme di essi o di eventuali loro manufatti di
protezione deve risultare inferiore a 0.30 mt. Si può tuttavia derogare alla
prescrizione suddetta previo accordo fra gli esercenti: quando la differenza di
quota fra le superfici esterne delle strutture interessate è superiore a 0.50 mt;
quando tale differenza è compresa fra 0.30 e 0.50 mt, ma si interpongono fra le
due strutture elementi separatori non metallici.
• Serbatoio di liquidi e gas infiammabili. È vietato posare cavi di energia a meno di
1 mt di distanza dalle superfici esterne dei serbatoi contenenti liquidi o gas
infiammabili.
• Parallelismi ed incroci tra cavi di energia e metanodotti con pressione massima di
esercizio superiore a 5 bar. Nei casi di percorsi paralleli di tubazioni per gas non
drenante e linee in cavo interrato la distanza minima fra le due superfici affacciate
non deve essere inferiore alla profondità di posa adottata per la condotta del gas.
Nel caso di sovra e sottopasso da parte di tubazioni non drenate di gas e cavi
elettrici la distanza misurata in senso verticale fra le due superfici affacciate non
deve essere inferiore a 1.50 mt. Qualora non sia possibile osservare tale distanza
, la condotta del gas deve essere collocata entro un tubo di protezione che deve
essere prolungato da una parte e dall’altra dell’incrocio per almeno 1 mt nei
sovrapassi e 3.00 mt nei sottopassi.
• Percorsi paralleli ed incroci con metanodotti aventi pressione massima di
esercizio inferiore o uguale a 5 bar ma superiore a 0.5 bar. Nei casi di percorsi
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paralleli di tubazioni per gas non drenante e linee in cavo interrato la distanza
minima fra le due superfici affacciate non deve essere inferiore a 0.50 mt.
Qualora non sia possibile osservare tale distanza minima la condotta del gas
deve essere collocata entro un tubo di protezione che deve essere prolungato da
una parte e dall’altra dell’incrocio per almeno 1 mt nei sovrapassi e 3.00 mt nei
sottopassi.
• Interferenza fra cavo di energia e condotte di metano con pressione massima di
esercizio 0.5 bar. Si richiede che la distanza da mantenere fra i due elementi sia
tale da consentire gli eventuali interventi di manutenzione su entrambi i servizi
interrati .
• Attraversamenti in cavo sotterraneo di ferrovie, strade, ecc. per attraversamento
di ferrovie, tranvie , funicolari, autostrade, strade statali e provinciali e loro
collegamenti all’interno degli abitati, il cavo di energia deve essere disposto entro
robusti tubi di cemento o di ferro o cunicolo, prolungati di almeno 0.60 mt fuori
dalla sede tranviaria o stradale, da ciascun lato di essa, a profondità non minore:
1.50 mt sotto il piano del ferro di ferrovie di grande comunicazione; 1.00 mt sotto
il piano di ferrovie secondarie, funicolari, nonché sotto il piano di autostrade,
strade statali e provinciali.
8– PROVE
Prima di essere posto in esercizio l’impianto di illuminazione pubblica deve essere
verificato mediante esami a vista e prove strumentali al fine di accertare sia il buon
funzionamento dell’impianto stesso che l’efficienza dei dispositivi di protezione.
Gli esami a vista comprenderanno le seguenti verifiche:
• corretta installazione dei dispositivi di sezionamento comando e protezione contro
le sovracorrenti;
• corretto coordinamento fra i dispositivi di interruzione dell’alimentazione e la
resistenza del dispersore;
• esistenza ed idoneità dei collegamenti di tutte le masse all’impianto di terra
mediante conduttori di protezione.
Le prove strumentali riguarderanno:
• la misura della resistenza di isolamento da terra;
• la misura della resistenza di terra.
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La misura della resistenza di isolamento verso terra deve essere eseguita con
l’impianto predisposto per il funzionamento, con l’interruttore generale aperto, ma
con tutti gli apparecchi di illuminazione inseriti. Si deve utilizzare un magaohmmetro
in grado di fornire una tensione non inferiore a 500 V. le resistenze di isolamento in
MΩ non deve essere inferiore al valore dato dalla seguente relazione :
R> 2Uo/L+N
Dove:
• Uo è tensione nominale verso terra (kV)
• L è la lunghezza complessiva dei conduttori (km) (con minimo di 1 km)
• N è il numero degli apparecchi di illuminazione
Alla fine l’appaltatore consegnerà la relazione tecnica di verifica con relativa
documentazione da presentare agli organi competenti (ISPESL) per il successivo
collaudo .
Inoltre ad impianto funzionante dovranno essere effettuate le seguenti verifiche
illuminotecniche con le modalità previste dalla norma UNI 10439.
1. Valutazione della luminanza media, dei parametri di uniformità e dell’indice G.
2. Misura della luminanza velante equivalente Lv, per la determinazione
3. dell’abbagliamento debilitante TI.
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9 - CALCOLO ELETTRICO
Per il dimensionamento delle sezioni dei conduttori si è imposto che le cadute di tensione,
tra il quadro elettrico ed il centro luminoso più lontano siano contenute nel 4% della
tensione nominale , in ottemperanza alle disposizioni delle norme C.E.I..Scelte le sezioni
in base non solo ad un ragionamento puramente elettrotecnico , ma considerando la
possibilità di futuri ampliamenti e cercando di unificare le sezioni, si sono verificate , per i
vari tratti, le cadute di tensioni (così come da elaborati allegati)
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10 - CALCOLO ILLUMINOTECNICO
Generalità
L'illuminazione pubblica deve permettere agli utenti della strada di circolare nelle ore
notturne con facilità e sicurezza, per cui l'analisi delle esigenze visive che caratterizzano le
diverse categorie di utenti costituisce pertanto la premessa per una razionale ed
economica impostazione. In fase progettuale bisogna tener conto di numerosi parametri
che giocano un ruolo fondamentale nell'indirizzare le scelte tecniche del progettista. In
primo luogo si pone il problema della visibilità su strada e della funzionalità , concetti
piuttosto differenti a secondo del fruitore che può essere l'automobilista o il pedone. A
carattere generale si può affermare che per il primo , si tratta di percepire distintamente,
localizzandoli con certezza ed in tempo utile, i punti singolari del percorso (incroci, curve,
ecc.) e gli ostacoli eventuali, per quanto possibile senza l'aiuto dei proiettori di profondità e
dei proiettori anabbaglianti . Per il pedone, sono essenziali la visibilità distinta dei bordi del
marciapiede, dei veicoli e degli ostacoli nonchè l'assenza di zone d'ombra troppo marcate.
Quindi è fondamentale valutare le esigenze e le eventuali priorità dell'uno rispetto all'altro.
Sotto l'aspetto della stretta funzionalità. e cioè di come si debba illuminare, prescindendo
da considerazioni strettamente economiche, le esigenze della sicurezza della circolazione
rimangono prevalenti anche quando all'illuminazione stradale vengono attribbuiti compiti
legati a ragioni di ordine commerciale , turistico e di prestigio. Le caratteristiche di visibilità
sulla strada dipendono da un complesso di fattori, in parte propri dell'illuminotecnica
generale, in parte specifici dell'illuminazione stradale, tra cui i principali sono : le
dimensioni apparenti degli ostacoli, il tempo di osservazione che è funzione a sua volta
dell'intensità e della velocità del traffico veicolare, i contrasti di luminanza e colore che
determinano la percezione della presenza e della forma degli oggetti. Quest'ultimo aspetto
è quello più delicato in quanto bisogna far in modo che la luminanza dello sfondo sia
superiore a quella dell'oggetto, e poichè lo sfondo su cui gli oggetti si intagliano è per
buona parte costituito dalla carreggiata, ciò comporta la necessità di realizzare un
sufficiente livello di luminanza della susperficie stradale . I valori di tali livelli, determinati
attraverso prove statistiche con gruppi di osservatori, sono tali che per valori fino a 1
cd/m2 (candele per mq) la sensibilità al contrasto aumenta considerevolmente con la
luminanza media L della carreggiata, dopo di che l'incremento è assai modesto, inoltre per
valori di L a partire da 2 cd/m2 l'impiego dei dispositivi di illuminazione dei veicoli nel
18
traffico urbano, nelle ore di crepuscolo, nella maggior parte dei guidatori e limitata all'uso
delle luci di posizione. Da tali indagini ne è scaturita una classificazione delle luminanze
medie raccomandabili in funzione dei livelli di viabilità delle strade .
Prestazioni illuminotecniche richieste per un impianto in relazione al tipo di strada
Rapporti di uniformità
Limitazione abbagliamento
Gruppo
Tipo di strada e ambito
territoriale
Classe Zone laterali Luminanza media
LmCd/mq
Uo Ui G TI
1 Autostrade
extraurb
A Qualsiasi 2 > 0.4 > 0.7 > 6 < 10
Illuminate > 5Autostrade urbane A
Non illuminate
2 > 0.4 > 0.7
> 6
< 10
Illuminate > 5
2
Strade princ.
extraur
B
Non illuminate
2 > 0.4 > 0.7
> 6
< 10
Illuminate 2 > 5 < 20Strade second
extraurbane
C
Non illuminate 1
> 0.4 > 0.7
> 6 < 10
Illuminate 2 > 5 < 20
3
Strade di servizio
perinc extraurbane
B
Non illuminate 1
> 0.4 > 0.7
> 6 < 10
4 Strade di scorrim.
Urbane
D Illuminate 2 > 0.4 > 0.5 > 4 < 20
Illuminate 1 > 4Strade di scorrim
servizio urbano
D
Non illuminate 0.5
> 0.4 > 0.5
> 5
< 20
Illuminate 1 > 4Strade di quartiere
urbano
E
Non illuminate 0.5
> 0.4 > 0.5
> 5
< 20
Illuminate 1 > 4
5
Strade locali
urbane/extraurb
F
Non illuminate 0.5
> 0.4 > 0.5
> 5
< 20
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Classificazione delle pavimentazioni
Pavimentazione normalizzataSistema di classificazione C
Coeff. Ridotti di
luminanza
Fattore di specularità Coefficiente medio di
luminanza
Classe
r S1 Qo
Gamma dei fattori di specularità
appartenenti ad ogni classe
C1 Prospetto IV 0.24 0.1 S1 < 0.4
C2 Prospetto V 0.97 0.07 S1 > 0.4
Sistema di classificazione R
Coeff. Ridotti di
luminanza
Fattore di specularità Coefficiente medio di
luminanza
Classe
r S1 Qo
Gamma dei fattori di specularità
appartenenti ad ogni classe
RI Prospetto R1 0.25 0.10 S1 < 0.42
RII Prospetto R2 0.58 0.07 0.42 < S1 < 0.85
RIII Prospetto R3 1.11 0.07 0.85 < S1 < 1.35
RIV Prospetto R4 1.55 0.07 1.35 < S1
Sistema di classificazione N
Coeff. Ridotti di
luminanza
Fattore di specularità Coefficiente medio di
luminanza
Classe
r S1 Qo
Gamma dei fattori di specularità
appartenenti ad ogni classe
NI Prospetto N1 0.18 0.10 S1 < 0.28
NII Prospetto N2 0.41 0.07 0.28 < S1 < 0.60
NIII Prospetto N3 0.88 0.07 0.60 < S1 < 1.30
NIV Prospetto N4 1.61 0.08 1.30 < S1
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Tali valori tengono conto anche delle diverse condizioni di visione causate dalla presenza
ai bordi delle strade di "fianchi" illuminati o bui senza più distinguere tra strade urbane ed
extraurbane. La classificazione è limitata alle strade con traffico motorizzato; essa è però
estensibile alle strade a prevalente traffico pedonale o locale ma in questi casi occorre
tener conto anche di altri fattori che possono essere determinati quali il tasso di criminalità
ed il comportamento degli utenti della zona.
Determinante risulta essere. inoltre, l'uniformità della luminanza che garantisce che
l'immagine della strada venga fornita in modo chiaro e senza incertezze fornendo visibilità
e conforto visivo al gidatore.
Il controllo dell’abbagiamento costituisce l’operazione necessaria, nell’ambito del lavoro di
progettazione, al fine di garantire un elevato grado di confort visivo a conducenti e pedoni.
Le varie forme in cui si manifesta l’abbagliamnto su strada, dovuto all’illuminazione, sono
comprese nei due tipi fondamentali :
• abbagliamento fisiologico
• abbagliamnto psicologico
Il primo produce una riduzione della capacità visiva, in particolare della percezione dei
contrasti; il secondo tipo di abbagliamento provoca una sensazione di fastidio e di
affaticamento.
Relazione di calcolo
Per le strade interessate dall'intervento progettuale, a discreto traffico motorizzato e di
collegamento all'abitato , è previsto un impianto di illuminamento di classe F per il quale è
raccomandato un illuminamento medio , sul piano stradale, di circa 10 lux con i segueni
parametri :
Descrizione u.m. Valore
1 Luminanza media Cd/mq > 0,5
2 UO ( Lmin/Lm) > 0,4
3 UI (Lmin/Lmax) > 0,5
4 G (Abbagliamento psicologico) > 4
5 TI (abbagliamento fisiologico) < 20
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In particolare:
Luminanza Strada
Per calcolare la luminanza superficiale sul manto stradale, è necessario conoscere le
proprietà riflettenti della superficie in questione.
Essa è data dalla formula:
L = β E/ π
In cui β è il coefficiente di luminanza e E è l’illuminamento
Coefficiente di luminanza
Le proprietà riflettenti della superficie possono essere definite per mezzo del cosiddetto
coefficiente di luminanza, β. Questo coefficiente è definito come il rapporto fra la
luminanza in un punto e la luminanza orizzontale in corrispondenza dello stesso punto
(con riferimento a un singolo apparecchio).
Il coefficiente di luminanza dipende dalla posizione dell’osservatore e dalla sorgente
luminosa rispetto al punto del manto stradale preso in considerazione.
Uniformità di luminanza
Particolare importanza riveste l’uniformità della luminanza, che deve essere tale da
assicurare in ogni punto della strada un sufficiente contrasto con gli oggetti da illuminare.
Essa va controllata sia in senso trasversale che in senso londitudinale.
L’uniformità trasversale Ut è intesa come rapporto tra la luminanza minima e quella
massima lungo le linee perpendicolari all’asse stradale poste tra 60 e 160 metri di
distanza dall’osservatore.
L’uniformità longitudinale Ul è data dal rapporto tra la luminanza minima e quella massima
presenti in corrispondenza della linea mediana di ogni corsia di marcia.
Inoltre conviene valutare l’uniformità in tutto il campo visivo , si parla in questo caso di
uniformità generale Uo equivalente al rapporto tra Lmin ( luminanza minima) e Lav (
luminanza media). Per il calcolo di Lav e Uo si assume il punto di osservazione che dista
dal bordo della strada ¼ della larghezza di tutta la carreggiata, la zona interessata dal
calcolo è quella compresa tra due centri luminosi posti alla distanza di 60 mt
dall’osservatore.
22
Limitazione dell’abbagliamento
• Abbagliamento molesto (abbagliamnto psicologico)
Dipende, oltre che dalle caratteristiche d’emissione dei centri luminosi, dal numero dei
centri visibili e dall’area della superficie emittente degli apparecchi. Esso può variare da un
valore minimo di 1, al quale corrisponde la valutazione di “abbagliamnto non tollerabile”,
ed un massimo di 9 “abbagliamento non avvertibile”.
Il metodo raccomandato dal CIE per darne una valutazione prevede il calcolo dell’indice
G. Tale parametro è funzione delle seguenti variabili degli apparecchi:
I80 : intensità luminosa dei raggi inclinati secondo γ=80° e C=0
I88 : intensità luminosa dei raggi inclinati secondo γ=88° e C=0
F: area emittente dell’apparecchio
Lav: luminanza media della carreggiata
H: altezza degli apparecchi dal livello dell’occhio dell’osservatore
P: numero di apparecchi installati per ogni kilometro di strada
G= SLI + 0.97log lAV + 4.41 log h’ – 1.46 logP
In cui SLI ( Specific Lantern Index) è un dato ottico caratteristico dell’apparecchio.
Per la valutazione dell’indice G viene proposto anche un metodo grafico tratto dalle
Raccomandazioni CIE.
• Abbagliamento debilitante TI (abbagliamnto fisiologico)
Più grave del primo, si valuta mediante la luminanza velante equivalente. Esso è espresso
in termini di “incremento percentuale relativo del contrasto di soglia”, che esprime quanto è
cresciuto il contrasto, tra la luminanza di un oggetto e quella del suo sfondo, minimo
necessario per la visibilità su strada.
Esso è dato da :
TI = 65 Lvi/Lav0.8
In cui :
Lvi : luminanza velante equivalente (cd/mq)
Lav : luminaza media della carregiata ( cd/mq)
Il valore di Lvi risulta da:
Lvi = K * EG1 / θi2
Dove:
K: costante pari a 10 (se θ è espresso in gradi sessagesimali)
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EG1: illuminamento all’occhio dell’osservatore
θi: angolo compreso tra la linea che congiunge l’occhio all’iesimo centro luminoso e la
direzione di osservazione.
Perciascun centro i si calcola Lvi ricavando poi per sommatoria la luminanza velante
equivalente totale:
Lvt= Σ Lvi con i che va da 1 a n
(da tale calcolo si escludono i centri che non rientrano nel campo visivo definito dal piano
inclinato di 20° rispetto all’asse orizzontale.
Anche per la ricerca di TI è possibile utilizzare un metodo grafico proposto dalla
Pubblicazione CIE
Coefficiente di manutenzione
Il coefficiente di manutenzione è un valore che viene utilizzato per valutare l’influenza di
aspetti esterni al calcolo teorico sull’esercizio dell’impianto in termini reali. Infatti da
quando l’impianto viene consegnato al cliente esso comincia a subire una serie di
aggressioni tendenti a variare le sue caratteristiche di illuminamento rispetto a quelle date
in sede di progettazione.In particolare:
• Temperatura ambiente. Le lampade impiegate hanno una temperatura di
funzionamento stabilita dal costruttore, se questa risulta essere o troppa bassa o
troppo alta, il flusso emesso generalmente diminuisce.
• Tensione di alimentazione. Identico discorso vale per la tensione di alimentazione che
deve rimanere entro un campo di valori ben determinato. Variazioni eccessive possono
portare da un lato a livelli inferiori di emissione luminosa, dall’altro la lampada
survoltata può anche aumentare il flusso luminoso a scapito però di una abbreviazione
della durata della sua vita.
• Superficie dell’apparecchio. Con il passare del tempo le caratteristiche dei metalli, delle
vernici e delle plastiche si alterano, riducendo così la riflessione della luce.
• Decadimento del flusso luminoso. La percentuale di vita media delle lampade è
determinata sulla base del numero di ore di utilizzo per ogni accensione e dal
decadimento del flusso luminoso dovuto all’invecchiamento della lampada.
• Impolveramento dell’apparecchio. L’accumulo di polvere nell’apparecchio provoca una
diminuzione dell’emissione luminosa e quindi un calo dell’illuminazione. Questo fattore
dipende dalla freguenza della pulizia della lampada e dalla quantità di polvere presente
nell’atmosfera.
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Pertanto, nella maggior volta dei casi, si adopera un coefficiente di manutenzione pari a
0.80 corredato da un piano di manutenzione al fine di mantenere costante nel tempo i
valori di illuminamento calcolati.
Calcoli
Nota la larghezza della carreggiata (L) , definita l'altezza di installazione dei centri luminosi
(h) nonchè la loro disposizione, fissato il grado di illuminamento medio (Em) richiesto ed il
flusso luminoso (F) emesso salla lampada, sono stati verificati tutti i parametri previsti
dalle norme UNI 10439.
In particolare si è utilizzato il software tecnico della G.C. ILLUMINTATION per il calcolo
degli illuminamenti, luminanze e grado di uniformità, mentre il calcolo dei due indici di
abbagliamnto oltre ai dati forniti dal software si è fatto uso delle tabelle proposte dalla
Publicazione CIE n. 31/1976 .
Dati generali
- installazione palo Testa palo
- tipo di installazione unilaterale
- altezza punto luce 9.00
- interasse tra i punti luce 25
- angolo di inclinazione rispetto alla verticale 0°
- tipo di lampada 150 W I.M.
- classe resa colore 1B
- flusso della lampada 13000 lumen
Dati della strada
- numero di corsie 2
- larghezza della corsia 3
Coefficiente di manutenzione : 0.80
RisultatiLm = 0.6 cd/mq
UO = 0,52
UI = 0,63
G = 5.56
TI = 13.28%
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11 - PIANO DI MANUTENZIONE
Per l’intera durata di efficienza tecnica dell’impianto che è pari a 25 anni, non sono previsti
interventi di manutenzione in quanto il modesto numero di pali e i componenti metallici di
supporto dei proiettori sono realizzati in alluminio verniciato, con una valida resistenza alla
corrosione per molti anni.
Saranno invece da eseguire sull’impianto le seguenti prestazioni di manutenzione
ordinaria:
• ricambio delle lampade;
• pulizia degli apparecchi illuminanti;
• riparazione dei guasti;
• controllo dello stato di conservazione dell’impianto.
Ricambio delle lampadeConsiderato l’importanza dell’impianto, l’operazione di ricambio delle lampade viene
effettuata a programma; vengono cioè sostituite tutte le lampade dopo un certo numero di
funzionamento.
Di fronte all’inconveniente che questo tipo di ricambio presenta e cioè quello di togliere dal
servizio delle lampade che potrerebbero funzionare ancora per qualche tempo e quindi di
non utilizzare il loro valore residuo, il ricambio a programma presenta i seguenti vantaggi:
1. le lampade vengono utilizzate per il periodo di vita in cui presentano la massima
efficienza, per cui la qualità del servizio rimane sempre al di sopra di un prefissato
standard;
2. si riducono gli interventi per ricambi occasionali, dato che nel loro primo periodo di vita
le lampade presentano una mortalità contenuta; inoltre gli interventi per il ricambio
programmato risultano più economici, in quanto comportano un tempo di spostamento,
da parte del personale addetto, minimo per ogni centro luminoso;
3. si possono abbinare all’operazione del ricambio quelle della pulizia degli apparecchi
illuminanti e del controllo dello stato di conservazione dell’impianto, con evidente
vantaggio per l’efficienza dell’installazione.
Il ricambio delle lampade si esegue perciò dopo un prefissato numero di ore, in relazione
soprattutto alla vita media delle lampade, alla curva di mortalità e alla curva di
deprezzamento del flusso luminoso delle lampade impiegate. La vita media coincide
approssimativamente con la durata in corrispondenza della quale è andato fuori servizio il
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50% della lampade. La curva di mortalità esprime il numero di lampade che sopravvivono
nel tempo, in rapporto al numero delle lampade.
Pertanto, per le lampade adoperate ( lampade a ioduri metallici), la frequenza di ricambio
a programma della lampade è di circa 1.5 anni.
Pulizia degli apparecchi illuminanti.
Per gli apparecchi installati dotati di un elevato grado di protezione contro gli agenti solidi e
liquidi, in posizioni protette e in ambiente a bassa polluzione, si è previsto di effettuare la
pulizia solo in concomitanza con il ricambio a programma delle lampade e cioè ogni anno
e mezzo.
Riparazione dei guasti.
Si possono verificare guasti di tipo elettrico o meccanico, qust’ultimi peraltro molto
improbabili per le caratteristiceh dell’impianto.
I guasti più ricorrenti si possono verificare agli accessori degli apparecchi illuminanti quali
alimentatori, accenditori, condensatori, portalampade, attacchi, morsettiere, o ai
componenti del quadro di alimentazione compreso il dispositivo di
accensione/spegnimento e portano normalmente alla mancata accensione di una o più
lampade.
Le parti più vulnerabili sono generalmente le connessioni elettriche come le derivazioni da
dorsale e le connessioni elettriche tra attacco lampade e portalamade.
Controllo dello stato di conservazione dell’impianto.
Consiste nel mantenere in normale stato di efficienza i componenti dell’impianto ( linee,
sostegni, apparecchi illuminanti ecc.).
Considerato che i sostegni sono un esiguo numero, con conseguente limitato impegno per
la loro stabilità e/o corrosionee e le linee di alimentazione sono interrate, gli interventi più
probabili si individuano nei corpi illuminanti e relativi accessori difettosi.
Il controllo dello stato di conservazione dell’impianto verrà fatto in occasione degli usuali
interventi con accesso agli apparecchi ( ricambio lampade e pulizia, riparazione guasti).
Verranno inoltre effettuate le verifiche periodiche degli impianti di terra e degli impianti di
protezione.
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Pertanto si procede sia alla verifica iniziale dell’impianto di terra (ISPESL) che alle
successive verifiche periodiche biennali (ASL).
Tali operazioni devono comprendere si ala misurazione della resistenza di terra, che la
verifica dei conduttori di protezione. In aggiunta deve essere effettuata anche la verifica
del funzionamento del sistema di protezione con interruzione automatica
dell’alimentazione. In tale occasione verrà controllato anche il corretto di funzionamanto
del complesso di comando.
Il Tecnico