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REPORT
<< CANTIERE GIUSTIZIA CIVILE >>
LE PROPOSTE DEL CNF e DELL'OUA
PER L’ISTITUZIONE DI CAMERE ARBITRALI
E DELLA NEGOZIAZIONE ASSISTITA. VOLONTÀ DI DEFLAZIONARE IL CARICO PENDENTE O DI “BOICOTTARE”
NUOVAMENTE LA MEDIAZIONE CIVILE?
________________ Con allegata
l’Analisi economica della mediazione civile (Quanto lo Stato risparmia e quanto ci guadagna)
Report: “Cantiere Giustizia Civile”
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Ufficio Studi dell’ASS.I.O.M. 15 aprile 2014
INDICE
Report: “Cantiere Giustizia Civile”
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Abstract
1. Premessa
2. Osservazioni critiche alla proposta CNF / OUA
3. Dati comunitari in termini di risparmio per le parti e per lo Stato
4. L’Analisi economica della mediazione civile
5. La posizione dell’ASS.I.O.M.
6. Ruolo dell’avvocato
7. Apertura al dialogo
8. Allegato: Analisi economica della mediazione civile
Report: “Cantiere Giustizia Civile”
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Abstract
Le proposte avanzate nel documento presentato dal CNF e dall’OUA in materia di misure
alternative – camere arbitrali e negoziazione assistita – e sottoposto al vaglio del nuovo
Guardasigilli Andrea Orlando hanno come scopo, probabilmente, quello di sferzare il colpo
mortale alla mediazione civile “obbligatoria”.
L’istituto della mediazione civile, invero, è stato disciplinato dal nostro Legislatore in
attuazione della Direttiva 2008/52/EC, il cui obiettivo è quello di “facilitare l’accesso alla
risoluzione alternativa delle controversie e di promuovere la composizione amichevole delle
medesime incoraggiando il ricorso alla mediazione e garantendo un’equilibrata relazione tra
mediazione e procedimento giudiziario”.
Il modello italiano di mediazione civile ha ricevuto il plauso della UE che ha inviato
formalmente al Governo italiano le congratulazioni per aver creato un modello di
mediazione “da cui l’intera Unione Europea deve imparare”.
La mediazione civile, infatti, rappresenta non soltanto un efficace strumento per risolvere
velocemente i conflitti, comportando per le parti un notevole risparmio di tempo e di
denaro, ma costituisce per lo Stato un utile risorsa suscettibile di generare un significativo
risparmio nel bilancio pubblico e soprattutto una fonte di occupazione e di reddito per
migliaia di addetti ai lavori.
La causa della lentezza dei processi non è da individuarsi nella scarsa produttività dei
magistrati, i quali al contrario sono tra i più produttivi di tutta Europa, ma nell'eccessiva
domanda di giustizia. Fino a quando ricorrere o resistere in giudizio, sapendo comunque di
avere torto, sarà conveniente, i tribunali continueranno ad essere polo d’attrazione per
cause pretestuose, o risolubili diversamente, a danno di quelle serie e che invece
richiedono l’attenzione del magistrato.
Gli strumenti proposti dal CNF e dall’OUA sono inadeguati a deflazionare il contenzioso e
determinerebbero anche il fallimento dell'intero sistema dei metodi di risoluzione
alternativa delle controversie. Ci chiediamo se non sia più opportuno continuare sulla
strada intrapresa con la introduzione della mediazione civile ed offrire tutti una leale
cooperazione per apportare i giusti correttivi ad un istituto che, sebbene avversato, ha
dimostrato tutte le sue potenzialità.
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1. PREMESSA
Le proposte avanzate nel documento in materia di misure alternative presentato dal
CNF e dall’OUA al giudizio del nuovo Guardasigilli Orlando hanno come obiettivo,
probabilmente, quello di sferzare un colpo mortale alla mediazione civile
“obbligatoria”.
Il documento, riprendendo una proposta di legge presentata il 1° agosto 2013,
prevede l’istituzione di Camere arbitrali, la cui gestione è riservata esclusivamente
agli Ordini forensi, nonché l’istituzione della procedura di negoziazione assistita.
Leggendo le norme contenute nel testo della proposta citata (Disegno di legge
n.1474 -‐ Camera dei Deputati) emerge ictu oculi come i nuovi istituti previsti non
siano volti solamente a deflazionare il contenzioso, bensì anche a “neutralizzare” gli
effetti positivi prodotti dalla mediazione civile.
2. OSSERVAZIONI CRITICHE ALLA PROPOSTA CNF / OUA
L’art. 4, comma II°, della prefata proposta di legge prevede, infatti, che “il ricorso
all’arbitrato amministrato dalle Camere arbitrali esonera dall’eventuale obbligo della
mediazione”; più avanti, l’art. 29, comma I°, prevede che “le parti che abbiano
stipulato la convenzione di negoziazione assistita siano dispensate dall’obbligo di
conciliazione e di mediazione se previsto dalla legge”; ed ancora l’art. 30, comma I°,
chiarisce che nel caso in cui venga inoltrato un invito ad aderire alla convenzione di
negoziazione e tale invito venga ignorato ovvero rifiutato entro 30 giorni “la parte
che l’ha proposto è dispensata dall’obbligo di mediazione, se previsto dalla legge”.
Della inadeguatezza di tale misura ad alleggerire il contenzioso abbiamo già detto,
sottolineando come tale meccanismo sia stato costruito come un ulteriore mero
adempimento burocratico da compiersi prima di adire l’Autorità giudiziaria e che
difficilmente, per come congegnato, potrebbe smaltire il carico pendente.
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Non può neppure sfuggire, però, come la negoziazione assistita sia stata costruita
come un contenitore vuoto, come un tentativo di normativizzare l’attività da
sempre svolta dall’avvocato nella fase precontenziosa.
3. DATI COMUNITARI IN TERMINI DI RISPARMIO PER LE PARTI E PER LO STATO
Tuttavia, ciò che colpisce maggiormente non è l’ennesimo attacco sferrato alla
mediazione civile obbligatoria, ma è la strada intrapresa dalle sigle maggiormente
rappresentative dell’avvocatura in netta contrapposizione alla politica dettata in
materia di giustizia civile dalla UE.
Giova ricordare, infatti, che l’istituto della mediazione civile è stato disciplinato dal
nostro Legislatore in attuazione della Direttiva 2008/52/EC, il cui obiettivo fissato
dall’art. 1 è di “facilitare l’accesso alla risoluzione alternativa delle controversie e di
promuovere la composizione amichevole delle medesime incoraggiando il ricorso alla
mediazione e garantendo un’equilibrata relazione tra mediazione e procedimento
giudiziario”.
Da un recente studio commissionato dal Parlamento Europeo, al quale hanno
contribuito 816 esperti da tutta Europa coordinati dal Prof. Giuseppe De Palo (studio
sui tempi e costi della mediazione nell'UE -‐ pubblicato sul sito www.mondoadr.it),
emerge che la via maestra per l’affermazione della mediazione civile nell’UE sia
l’introduzione di una forma “mitigata” del tentativo obbligatorio di conciliazione.
L’Italia, proprio a seguito dei rilievi mossi dalla Consulta con la nota Sentenza del
24.10.2012 n. 272, ha introdotto una forma attenuata di obbligatorietà del tentativo
di mediazione, prevedendo un incontro “filtro” preliminare, gratuito, all’esito del
quale il mediatore è chiamato a valutare con le parti, assistite dai propri avvocati, la
possibilità di comporre bonariamente la lite.
La previsione di un modello c.d. “opt out” di mediazione, nel quale alle parti è
richiesto unicamente di presenziare ad un incontro preliminare gratuito, con
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possibilità “di uscire” nel corso di tale incontro dalla procedura, per adire
direttamente l’Autorità giudiziaria competente, è stata particolarmente apprezzata
a livello comunitario. Tale modello, infatti, ha ricevuto il plauso della UE ed in
particolare della Vicepresidente della Commissione Affari Economici e Monetari
Arlene McCharthy che ha inviato formalmente le congratulazioni al Governo
italiano per aver creato un modello di mediazione “da cui l’intera Unione Europea
deve imparare”.
Anche Eurochambres, l’associazione che riunisce 1.700 Camere di Commercio
Europee e ben 20.000.000 di imprese, in un suo position paper di aprile 2014,
esprime apprezzamenti per il modello italiano ed invita la Commissione Europea a
recepirne i tratti salienti.
Lo studio testè citato conferma, poi, una precedente ricerca del 2011 dalla quale
emerge che, se la mediazione venisse esperita prima di ogni azione civile anche con
un basso tasso di successo (30%), vi sarebbero comunque significativi risparmi di
tempo e di denaro per l’intero sistema.
4. L’ANALISI ECONOMICA DELLA MEDIAZIONE CIVILE
Tale tendenza è stata confermata in una recente ricerca condotta dall’ASS.I.O.M.1,
dalla quale risulta che la mediazione rappresenta non soltanto un efficace
strumento per risolvere velocemente i conflitti, comportando per le parti un
notevole risparmio di tempo e di denaro, ma altresì come la stessa costituisca per lo
Stato un utile risorsa suscettibile di generare un significativo risparmio nel bilancio
pubblico e soprattutto una fonte di occupazione e di reddito per migliaia di addetti
ai lavori.
Infatti, nel 2012, anno in cui vigeva la c.d. obbligatorietà della mediazione civile, sono
stati raggiunti 18.357 accordi e, quindi, sono stati sottratti ai costi della giustizia
1 Analisi economica della mediazione civile su http://assiom.it/analisi-‐economica-‐della-‐mediazione-‐civile/
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18.357 procedimenti, con un tasso di successo delle procedure di mediazione pari al
43,90% (fonte Ministero della Giustizia -‐ Direzione Generale Statistica). Da tali dati
emerge per l’anno 2012 un risparmio per lo Stato pari ad € 5.250.102. A fronte, poi,
di un fatturato prodotto per lo stesso anno di € 36.774.263, senza considerare
l’indotto, risulta che lo Stato abbia guadagnato in termini di Iva, Irap, Ires e
contributi per il lavoro dipendente, la somma di € 14.090.011. Per un totale
complessivo, tra le somme risparmiate e quelle introitate, di € 19.340.113.
Le statistiche del Ministro della Giustizia evidenziano chiaramente come nel 2013,
anno in cui l’obbligatorietà della procedura di mediazione è venuta meno, le
mediazioni avviate abbiano subito un drastico calo. Ma vi è di più.
Dai dati ministeriali risulta, poi, che l’introduzione del tentativo obbligatorio di
mediazione abbia fatto da volano anche alle mediazioni facoltative; infatti, quando il
tentativo di mediazione non era obbligatorio venivano instaurate meno di 2.000
procedure all’anno, con l’entrata in vigore del D.Lgs. 28/2010, il numero delle
mediazioni volontarie è salito quasi a 45.000.
5. LA POSIZIONE DELL’ASS.I.O.M.
Con tali dissertazioni non si vuole dimostrare che la mediazione civile sia la panacea
in grado di curare tutti i mali che affliggono la giustizia, ma di certo le
argomentazioni svolte ed i dati statistici prodotti sono la prova tangibile dei passi in
avanti compiuti verso l'abbattimento dell'arretrato civile.
Non si deve dimenticare, infatti, che secondo la classifica doing businness 2013 della
Banca mondiale, il nostro Paese si colloca al 160° posto, persino dopo l'Iraq che si
trova al 141°, per la durata di una normale controversia di natura commerciale (per
avere un termine di paragone europeo la Germania si colloca al 5° posto, la Francia
all'8° ed il Regno Unito al 21°).
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Invero, la causa dell'arretrato non è da individuarsi nella scarsa produttività dei
magistrati, i quali al contrario sono tra i più produttivi di tutta Europa, ma
nell'eccessiva domanda di giustizia. Fino a quando ricorrere o resistere in giudizio,
sapendo comunque di avere torto, sarà conveniente, i tribunali continueranno ad
essere polo d’attrazione per cause pretestuose, o risolubili diversamente, a danno di
quelle serie e che invece richiedono l’attenzione del magistrato.
Il Rapporto 2012 del Cepej – European Commission for the Efficiency of Justice del
Consiglio d’Europa – evidenzia che in Italia vengono iscritte a ruolo 3.958 cause per
100.000 abitanti, il doppio della Germania e il 43% in più della Francia. L’obiettivo di
avvicinarsi alla media dei Paesi aderenti al Consiglio d’Europa di 2.738 cause per
100.000 abitanti richiede una riduzione della domanda del 30%, ottenibile, per
l'appunto, facendo ricorso ai sistemi di risoluzione alternativa delle controversie in
fase precontenziosa.
6. RUOLO DELL’AVVOCATO
Pertanto, risulta assai arduo comprendere la ragione dei continui tentativi della
rappresentanza dell'avvocatura di ripristinare la facoltatività (di fatto) della
procedura di mediazione: voler introdurre l'istituto della negoziazione assistita
quale alternativa al tentativo di mediazione obbligatoria equivarrebbe a renderla
facoltativa e quindi inefficace. Infatti, quella parte dell'avvocatura da sempre
contraria alla mediazione civile troverebbe nella negoziazione assistita un valido
ausilio per eludere la condizione di procedibilità posta dal tentativo obbligatorio di
mediazione; basterebbe, infatti, l'invio formale di un invito a sottoscrivere una
convenzione di negoziazione (magari su un modello prestampato predisposto dallo
stesso Cnf) e, decorsi inutilmente trenta giorni senza rifiuto espresso, poter adire
l'autorità giudiziaria competente. E' di tutta evidenza, quindi, come tale strumento
non palesi soltanto la sua inadeguatezza a deflazionare il contenzioso, ma determini
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anche il fallimento dell'intero sistema dei metodi di risoluzione alternativa delle
controversie.
In realtà, la professione forense si sta evolvendo. L’avvocato sta imparando che la
professione si svolge anche fuori dalle aule dei tribunali e anche con maggior
profitto2, prestando la propria consulenza giuridica nella formazione di un accordo
stragiudiziale.
Certo, c’è ancora un lungo percorso culturale da percorrere; percorso che,
comunque, una buona parte della base dell’avvocatura ha già intrapreso.
7. APERTURA AL DIALOGO
In conclusione, ci chiediamo se non sia più opportuno continuare sulla strada
avviata con l’introduzione della mediazione civile ed offrire tutti una leale
cooperazione per apportare i giusti correttivi ad un istituto che, sebbene avversato,
ha dimostrato tutte le sue potenzialità.
A tal fine, l'ASS.I.O.M. sta lavorando ad un documento da porre all'attenzione dei
Ministri della Giustizia e dell'Economia e dei Presidenti delle Commissioni
competenti di Camera e Senato con proposte concrete volte a sanare le lacune
dell'istituto ed apportare i necessari correttivi emersi nel corso della prassi
applicativa.
8. ANALISI ECONOMICA DELLA MEDIAZIONE CIVILE
Scarica il file da http://assiom.it/analisi-‐economica-‐della-‐mediazione-‐civile/.
2 cfr. Analisi economica della mediazione civile cit. pag. 18
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