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pagina 1 di 12 N. R.G. 23566/2013 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO TRIBUNALE ORDINARIO di MILANO - Sezione specializzata in materia di impresa B - Il Tribunale, in composizione collegiale nelle persone dei seguenti magistrati: dott. Vincenzo Perozziello Presidente dott. Alessandra Dal Moro Giudice Relatore dott. GuidoVannicelli Giudice ha pronunciato la seguente SENTENZA nella causa civile di I Grado iscritta al n. r.g. 23566/2013 promossa da: SANSING LIMITED (C.F.), con il patrocinio dell’avv. PARATORE FABRIZIO e dell’avv. ROSA SERGIO (RSOSRG42M08F205K) VIA VITALI, 1 20122 MILANO; elettivamente domiciliata in VIA LUIGI VITALI, 1 20122 MILANO attore contro SIGIMET SRL IN LIQ. (C.F. 02261700062), convenuto contumace CLAUDIO GIORCELLI (C.F. GRCCLD66T31A182T), con il patrocinio dell’avv. ANDERLONI ALESSANDRO, elettivamente domiciliat in VIA WASHINGTON 102 MILANO convenuto MONTALBETTI SPA (C.F. 00753030121), con il patrocinio dell’avv. ZEVOLA MATTEO MARIA, elettivamente domiciliat in Corso Porta Vittoria, 50 20122 MILANO convenuto CRISTINA ZUCCONI (C.F. ZCCCST64M65L304Q), convenuto contumace SIGIFIN S.R.L. terzo chiamato contumace GC S.R.L. terzo chiamato contumace CONCLUSIONI Le parti hanno concluso come da fogli di precisazione delle conclusioni allegati al fascicoolo. Sentenza n. 8480/2015 pubbl. il 9/7/2015 RG n. 23566/2013 http://bit.ly/1PEfGp6

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N. R.G. 23566/2013

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

TRIBUNALE ORDINARIO di MILANO

- Sezione specializzata in materia di impresa B -

Il Tribunale, in composizione collegiale nelle persone dei seguenti magistrati:

dott. Vincenzo Perozziello Presidente

dott. Alessandra Dal Moro Giudice Relatore

dott. GuidoVannicelli Giudice

ha pronunciato la seguente

SENTENZA

nella causa civile di I Grado iscritta al n. r.g. 23566/2013 promossa da:

SANSING LIMITED (C.F.), con il patrocinio dell’avv. PARATORE FABRIZIO e dell’avv. ROSA SERGIO (RSOSRG42M08F205K) VIA VITALI, 1 20122 MILANO; elettivamente domiciliata in VIA LUIGI VITALI, 1 20122 MILANO

attore contro

SIGIMET SRL IN LIQ. (C.F. 02261700062), convenuto contumace

CLAUDIO GIORCELLI (C.F. GRCCLD66T31A182T), con il patrocinio dell’avv. ANDERLONI ALESSANDRO, elettivamente domiciliat in VIA WASHINGTON 102 MILANO

convenuto MONTALBETTI SPA (C.F. 00753030121), con il patrocinio dell’avv. ZEVOLA MATTEO MARIA, elettivamente domiciliat in Corso Porta Vittoria, 50 20122 MILANO

convenuto CRISTINA ZUCCONI (C.F. ZCCCST64M65L304Q),

convenuto contumace SIGIFIN S.R.L.

terzo chiamato contumace

GC S.R.L.

terzo chiamato contumace

CONCLUSIONI

Le parti hanno concluso come da fogli di precisazione delle conclusioni allegati al fascicoolo.

Sentenza n. 8480/2015 pubbl. il 9/7/2015 RG n. 23566/2013

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Concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della decisione

Con ricorso per sequestro conservativo depositato in data 28 novembre 2012 la Sansing Limited chiedeva fosse disposto il sequestro conservativo di tutti i beni della Sigimet s.r.l. e del suo socio e amministratore unico sig. Claudio Giorcelli fino alla concorrenza di Euro 254.601,38, oltre spese, rivalutazione monetaria ed interessi, deducendo che n. 40,160 tonnellate di rottami di rame, del controvalore di euro 275.339,53, erano state consegnate in conto deposito alla Sigimet s.r.l. e che, senza autorizzazione, erano state da questa vendute a terzi. Ottenuto il sequestro conservativo di tutti i beni delle parti resistenti fino alla concorrenza di Euro 275.000,00, Sansing procedeva, ad eseguirlo sugli unici cespiti di proprietà del sig. Giorcelli, ossia sulla abitazione di via Tito Codevilla in Tortona e sulle quote societarie della GC S.r.l., società neocostituita a seguito della scissione della Sigifin s.r.l.( già Sigifin s.a.s. di Claudio Giorcelli). Introduceva quindi il giudizio di merito, non soltanto nei confronti delle parti costituite nella procedura cautelare appena conclusasi, ma anche nei confronti di coloro che, a suoi dire, nell’immediatezza dell’aggravarsi del dissesto finanziario delle società del Giorcelli, si erano resi cessionari di suoi beni. Precisamente la Sansing ltd chiedeva: a. di accertare e dichiarare che Sigimet s.r.l. e Claudio Giorcelli sono debitori in solido tra loro verso

Sansing ltd della somma di euro 254.601,38 oltre interessi di mora ex d.lgs. n. 231/2002 e rivalutazione monetaria, e per l’effetto di condannarli al pagamento in solido della predetta somma;

b. di accertare e dichiarare che la scissione non proporzionale della Sigifin s.r.l. nella neocostituita G.C. s.r.l. aveva recato pregiudizio alle ragioni del creditore Sansing Ltd, in quanto attraverso un’inesatta ripartizione del patrimonio netto della società scissa (Sigifin s.r.l., già Sigifin s.a.s di Claudio Giorcelli) detta scissione avrebbe indebitamente avvantaggiato uno dei soci di questa, ovvero il socio Montalbetti s.p.a. (cui all’esito della scissione era stato assegnato il 100% delle quote della Sigifin s.r.l. a fronte dell’assegnazione al Giorcelli del 100% della GC s.r.l.), così realizzando in fatto una disposizione patrimoniale di Giorcelli che avrebbe arrecato pregiudizio alle ragioni del suo creditore Samsing Ltd; per l’effetto di dichiarare inefficace nei confronti di Sansing Ltd ai sensi dell’ art. 2901 c.c. “l’attribuzione gratuita di quote della Sigifin s.r.l. alla Montalbetti s.p.a. limitatamente al valore che in base a corrette perizie sarebbe stato attribuito al Giorcelli in aggiunta alle quote della GC s.r.l.”;

c. di accertare e dichiarare che, attuata la scissione, il sig. Claudio Giorcelli aveva ceduto gratuitamente alla moglie, sig.ra Cristina Zucconi, le quote della GC S.r.l. risultante dalla scissione, arrecando pregiudizio anche con quest’atto alle ragioni del creditore Sansing Ltd, e, per l’effetto, di dichiarare anche tale atto dispositivo inefficace ex art. 2901 c.c.;

d. in subordine di accertare e dichiarare che gli atti di disposizione del patrimonio predetti (scissione di Sigifin s.r.l. e cessione delle quote di CG) sono atti simulati, o comunque assunti in frode alla legge, e, quindi, nulli;

e. in ulteriore subordine di accertare e dichiarare che gli atti di dismissione dei beni sono in realtà atti di “intestazione fiduciaria” assunti “in frode ai creditori” e, quindi, inefficaci nei confronti dei medesimi;

f. in ogni caso di condannare i convenuti al risarcimento dei danni subiti da Sansing Ltd - anche ai sensi dell’art. 2043 e 2059 c.c. - a causa dell’attuazione del disegno distrattivo dei beni altrui (materiali inerte) prima, e dei beni del debitore (costituenti la garanzia del credito) poi.

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* Nel giudizio si sono costituiti la Montalbetti s.p.a. e il sig. Giorcelli, mentre sono rimasti contumaci la sig.ra Zucconi e la Sigimet. Sono rimaste contumaci anche le società Sigifin e GC, rispetto alle quali il Giudice Istruttore aveva ordinato alla parte più diligente di integrare il contraddittorio stanti le domande volte ad ottenere la dichiarazione di simulazione/inefficacia relativa della scissione.

*

1. L’appropriazione indebita della merce consegnata in conto deposito e l’insorgenza del diritto al risarcimento del danno.

La tesi dell’attrice sul punto deve ritenersi fondata alla luce delle risultanze documentali. La società Sigimet s.r.l., nella persona del suo amministratore e socio unico Claudio Giorcelli, ha violato il contratto di vendita in conto deposito del 4 aprile 2012 (doc. 4) ed ha così leso il diritto di proprietà sulle merci di proprietà di Sansing ltd: o le parti avevano, infatti, pattuito che Samsing avrebbe consegnato a Sigimet circa 100 tonnellate di

granulato di rame da vendersi in quattro partite successive; o solo il primo carico però sarebbe stato fatturato/venduto mentre gli altri sarebbero rimasti in conto

deposito preso il magazzino di Sigimet; o solo dopo il pagamento del primo carico la Sansing avrebbe “rilasciato” il secondo “e così via” :

“we’ll relise the secondo one and so on”; ogni vendita parziale successiva alla prima avrebbe, quindi, dovuto essere preceduta dal pagamento della precedente e dalla esplicita autorizzazione di Sansing mediante una “release letter”.

Ed, infatti, dopo la consegna di 94,060 tonnellate di rame (docc. 7, 8, 9 e 10), Sansing autorizzò la vendita del primo e del secondo carico, ma non rilasciò alcuna autorizzazione per il terzo ed il quarto; si tratta di un fatto attestato dagli stessi documenti depositati dal sig. Giorcelli:

- doc. 7: email in cui Sigimet sollecita la spedizione dei documenti “ così da aprire il conto deposito presso di noi ed iniziare a rilasciare il materiale ( un carico alla volta)” ; - doc. 12: fattura primo carico (ricevuto il 16.4.2012), e doc. 14, Release Letter del 3.5.2012 relativo al carico stesso; - doc. 19: fattura del secondo carico (ricevuto il 16.4.2012) e doc. 18, Release Letter del 24.5.2012 relativo al carico stesso; - doc. 10 e 11: note di consegna del terzo e del quarto carico (giunti rispettivamente il 19 e il 20.4.2012) cui non corrisponde alcuna fattura e soprattutto alcuna lettera di rilascio.

Peraltro in data 23.5.2012 un dipendente di Sigimet s.r.l. scriveva al legale rappresentante di Samsing: “...attendo un Vs rilascio per 1(/2) carichi di Rott. Rame Cloves che abbiamo ancora in c/to deposito”: ma rispetto a tali due carichi non risulta essere stata emessa o ricevuta alcuna lettera di rilascio; la circostanza è confermata dal fatto che il sig. Giorcelli controfirmava la “Richiesta di conferma di saldo” (Request for confirmation of balance) destinata ai revisori di Sansing ltd (docc. 13 e16 di parte attrice e 20 di parte convenuta) da cui risultava che alla data del 30 giugno 2012 - data di chiusura del bilancio di Sansing ltd - Sigimet s.r.l. non solo era debitrice verso Sansing ltd di una somma di denaro pari a € 126.032,35, ma deteneva in conto deposito (consignment stock held by you) merce del controvalore di € 275.339,53.

* Una volta appreso che il proprio rame non era più presente presso il magazzino di Sigimet s.r.l., Sansing ne chiese conto a Giorcelli che rispose con la e-mail (doc. 17) nella quale si scusava chiarendo che non era sua intenzione “frodare” la società venditrice, e che stava cercando di risolvere i suoi problemi nonostante un atteggiamento poco collaborativo delle banche : in effetti già con lettera del

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23.5.2012 la Banca di Legnano aveva comunicato la revoca degli affidamenti e chiesto l’immediato rientro anche al garante (il sig. Giorcelli, appunto). E’ certo, quindi, che i beni di Sansing ltd vennero ceduti da Sigimet senza autorizzazione. Né il fatto che Sigimet avesse provveduto a pagare il secondo carico (pur in modo non “regolare” ovvero mediante compensazione e consegna di altro materiale) la autorizzava a considerare i carichi non ancora “liberati” come propri, poiché, ai sensi di contratto al pagamento del carico precedente non sarebbe conseguita automaticamente la liberazione della merce, bensì l’obbligo di Samsing di emettere la lettera di rilascio; sicchè ove Sansing avesse omesso di adempiere controparte avrebbe potuto metterla in mora o chiedere l’adempimento, ma non avrebbe potuto disporre del bene. Sigimet s.r.l. pertanto dovrà essere condannata al risarcimento del danno equivalente al controvalore delle 46,160 tonnellate al prezzo fissato all’epoca da Sigimet s.r.l. (docc. 5 e 6) pari ad euro 254.601,38.1 oltre interessi moratori dal 10 settembre 2012 (data in cui la Sansing chiese conto della merce custodita in conto deposito cfr doc. 16) al saldo; esclusa la rivalutazione monetaria non essendo stata fornita la prova di un danno derivante dal ritardo nel pagamento maggiore di quello rifuso attraverso gli interessi di mora nella misura indicata. 2. La responsabilità del sig. Giorcelli.

Il sig. Giorcelli, quale A.U. di Sigimet, ha disposto di beni di proprietà di Sansing ltd, arrecando con tale condotta un danno diretto al terzo, cui detti beni sono stati indebitamente sottratti. Nella stessa e-mail inviata dal medesimo ai responsabili della Sansing ltd il 5 ottobre 2012 il Giorcelli si scusava di quanto successo (doc. 17) pur negando un intento fraudolento.2 Giorcelli, peraltro, era non soltanto unico amministratore, ma anche unico socio della Sigimet e, quindi, dell’operazione compiuta in pregiudizio del terzo risponde sia ai sensi dell’art. 2476 6° comma c.c. (che riguarda il diritto al risarcimento del danno spettante ai terzi “che sono stati direttamente danneggiati da atti dolosi o colposi degli amministratori”) sia ai sensi dell’art. 2476 7° comma c.c. (che riguarda la responsabilità solidale dei soci che hanno deciso il compimento di atti dannosi per la società i soci o i terzi). Anche il sig. Giorcelli deve essere, quindi, condannato al risarcimento del danno inferto alla Sansing ltd per un importo non inferiore al debito di Sigimet s.r.l. di euro 254.601,38, oltre interessi moratori come sopra specificato.

3. L’azione revocatoria.

1 Secondo le quotazioni del London Metal Ex- change pari a USD 7.991 ossia Euro 6.137,48 per tonnellata al netto dell’importo concordato di Euro 170,00 per tonnellata (46,140 x 5.967,48=275.339,53); dalla somma così ottenuta parte attrice correttamente ha detratto l’importo del controcredito vantato da Sigimet s.r.l. quale risultante in eccedenza dalla disposizione solutoria sul secondo carico per € 20.738,15. 2 Va, invece, respinta la ricostruzione in diritto della responsabilità del Giorcelli proposta dall’attrice ex art. 2394 c.c. “per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell’integrità del patrimonio sociale”, e ciò a prescindere dalla questione dell’applicabilità di tale norma anche nelle s.r.l. , poiché se è vero che anche gli amministratori di società a responsabilità limitata sono, al pari di quelli di società per azioni, responsabili ai sensi dell'art. 2394 c.c. verso i creditori sociali del pregiudizio che arrechino al patrimonio sociale tale da renderlo insufficiente a soddisfare creditori sociali stessi, nella fattispecie condotte negligenti o dolose atta e rendere insufficiente la garanzia offerta dal patrimonio della società non sono state tempestivamente dedotte ( cfr atto di citazione ove si parla genericamente del fatto che “Giorcelli ha privato la società debitrice del patrimonio necessario a soddisfare i creditori); inoltre la allegazione del “trafugamento” (non soltanto dei rottami di sua proprietà ma anche) dei proventi dell’illecita attività, in quanto mai transitati per le casse sociali, è contenuta solo nella memoria conclusionale, cosi come quella relativa alla falsità dei dati di bilancio offerti ai terzi negli anni di sviluppo del rapporto commerciale con Sigimet s.r.l. e segnatamente del bilancio dell’anno 2011.

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La Sansing ha sostenuto che il sig. Giorcelli avrebbe posto in essere atti di disposizione patrimoniale (consistenti sia nella scissione della società Sigifin s.r.l. sia nella cessione, poi, delle quote della società beneficiaria della scissione - GC s.r.l. - alla moglie) lesivi dei suoi diritti di credito, che, come tali, fonderebbero un'azione di revocatoria ordinaria. In via di subordine ha altresì sostento che tali atti sarebbero stati oggetto di simulazione assoluta e, come tali, improduttivi di effetti. Infine che costituirebbero intestazioni fiduciarie di beni del sig. Giorcelli a terzi, cioè alla moglie e alla Montalbetti S.p.A., “inefficaci rispetto ai terzi” . Quanto alla deduzione subordinata per cui gli atti contestati sarebbe stati atti simulati o funzionali a realizzare intestazioni fiduciarie, l’attrice non ha dedotto alcun elemento di fatto a sostegno dell’assunto; si tratta pertanto di prospettazioni in fatto oltre che in diritto (le intestazioni fiduciarie non sono inefficaci rispetto a terzi) del tutto infondate. Del resto solo nella prospettiva che si sia trattato di atti di disposizione reali (e non simulati) essi possono in astratto rilevare come atti dispositivi in danno delle ragioni creditorie della Sansing.

a. La scissione non proporzionale di Sigifin s.r.l. e la ammissibilità della sua revocatoria ordinaria

La Sigifin s.a.s., di cui Giorcelli era socio accomandatario, costituiva una società immobiliare nel cui patrimonio erano compresi immobili costituenti un complesso industriale di Pozzolo Formigaro (dove Sigimet s.r.l. esercitava l’attività) e immobili siti in Tortona. Essa era partecipata al 20% dal Giorcelli e all’80% dalla Montalbetti s.p.a. La Montalbetti S.p.A.,invero, ha acquistato con atto del 15.10.2012 dalla sig.ra Zucconi, socia accomandante, la sua partecipazione dell'80% della Sigifin s.a.s. in quanto essa si offerse di venderla accettando di ricevere, quale corrispettivo, crediti che la Montalbetti S.p.A., in rapporti commerciali con la Sigimet, aveva nei confronti di questa: il prezzo convenuto fu di euro 1.300.000,00 (doc. 25) che Montalbetti pagò cedendo alla Zucconi il credito chirografario del valore nominale di € 1.661.626,97 nei confronti della Sigimet s.r.l. cui le parti attribuirono concordemente il valore di euro 1.300.000 (doc. 25 parte conv.). L’operazione fu evidentemente compiuta con l'intento di pagare Montalbetti “in natura” ovvero con le quote dell’immobiliare Sigifin s.a.s., e di alleggerire le passività della Sigimet: infatti la sig. Zucconi non ha mai agito nei confronti di Sigimet per il pagamento dei crediti acquisiti in tal modo dalla Montalbetti. Per questa ragione, ragionevolmente, poco dopo i soci decisero la scissione onde consentire a Montalbetti di disporre delle quote ricevute e “liquidare” il pagamento cosi’ ottenuto.

Ed infatti il 6.11.2012 gli unici due soci di Sigifin s.a.s. decisero la scissione parziale non proporzionale della società mediante trasferimento di una parte del suo patrimonio ad una nuova società a responsabilità limitata (la GC s.r.l.), contestualmente la trasformazione della Sigifin s.a.s. in s.r.l. e la attribuzione:

- al socio Montalbetti s.p.a. del 100% della società scissa Sigifin s.r.l. e - al socio Giorcelli del 100% della società beneficiaria della scissione, GC s.r.l.

La scissione venne iscritta il 12.11.2012. Secondo l’attrice l'atto in questione sarebbe stato posto in essere dal sig. Giorcelli con la volontà di sottrarre parte del suo patrimonio ai creditori, ed in specie alla Sansing: in tesi la scissione sarebbe avvenuta sulla base di un’incongrua valutazione del patrimonio immobiliare attribuito alla scindenda che si sarebbe tradotto, attraverso la attribuzione non proporzionale ai soci originari delle quote delle nuove società – in una donazione di Giorcelli a favore della Montalbetti S.p.A. del valore non inferiore

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ad € 765.693,00. *

In proposito si osserva che: a. nella specie si è trattato di una scissione parziale della società Sigifin s.a.s, mediante trasferimento

di parte del suo patrimonio ad una società di nuova costituzione (GC s.r.l.), le cui quote sociali, secondo il progetto di scissione, sono state assegnate ai soci in modo non proporzionale alla loro quota di partecipazione originaria; perciò, ai sensi dell'art. 2506 terzo comma 3° e 2501- sexies c.c. è stata richiesta la relazione dell’esperto sia sulla congruità del rapporto di cambio delle quote, sia sulla stima del patrimonio in funzione della trasformazione della scissa ( s.a.s) in s.r.l.;

b. in tesi l’incongruità della divisione patrimoniale tra le due società risultanti dalla scissione ha alterato il valore della quota dei soci originari, perché a ciascuno di essi non sono state attribuite quote nelle due società in proporzione corrispondente a quella ( 20%-80%) che detenevano nella società originaria, modalità che non avrebbe alterato la consistenza del patrimonio dei soci (ovvero il valore delle quote nel complesso detenute) pur a fronte di una diversa distribuzione di valori tra le due società); bensì, in conformità a quanto previsto dall’art. 2506 2° comma c.c. ( “è consentito che per consenso unanime al alcuni soci non vengano distribuite quote di una società beneficiaria della scissione ma azioni o quote della società scissa”) a ciascuno dei soci originari è stato attribuito il 100% delle quote di una sola delle società risultanti dalla scissione, con la conseguenza che l’eventuale incongrua divisione del patrimonio sociale originario si sarebbe tradotta in minor valore del patrimonio dei due originari soci; ed invero è proprio questa la tesi di Sansing: Montalbetti avrebbe ricevuto post scissione una società (Sigifin s.r.l.) avente valore maggiore rispetto a quello dell’80% delle quote di Sigifin s.a.s. ante scissione e questo perché il valore degli immobili rimasti in Sigifin sarebbe maggiore rispetto a quello dell’80% del complessivo patrimonio immobiliare ante scissione;

c. è bene chiarire che l’operazione di scissione fu una scelta del tutto legittima (corrispondente al legittimo interesse del socio di maggioranza sciogliere il sodalizio sociale anche per non subire le conseguenze dell’ipotetica insolvenza del socio di minoranza (pignoramento o sequestro delle quote del socio di minoranza, “ingresso in società” del creditore pignoratizio o di un custode giudiziario); e anche che detta operazione ben poteva essere decisa nei termini prescelti (complesso immobiliare di Pozzolo Formigara, da un lato, ed immobili di Tortona dall’altro, con conseguente divisione della proprietà delle società titolari dei due complessi immobiliari); tuttavia siffatta modalità - tenuto conto del fisiologico interesse del socio di minoranza - non avrebbe dovuto alterare la consistenza patrimoniale dei due soci, e, quindi, a fronte di eventuale incongruità nella distribuzione del patrimonio immobiliare tra le due società risultanti dalla scissione, avrebbe dovuto essere previsto un conguaglio a favore di Giorcelli; in tal caso, tuttavia, non v’è stato alcun conguaglio perché secondo il progetto di scissione, le stime sulla congruità del rapporto di cambio e sul valore del patrimonio in vista della trasformazione, non ve n’era alcuna necessità; si tratta, perciò, di valutare se sia fondata la tesi attorea sulla incongruità della distribuzione del patrimonio avvenuta in sede di scissione; tuttavia si deve valutare ancor prima, per il carattere assorbente della questione di principio, se siano fondate le obiezioni svolte dai convenuti a proposito dell’inammissibilità dell’azione revocatoria a fronte di una scissione divenuta intangibile dopo l’iscrizione della relativa delibera, ed a proposito, comunque, dell’impossibilità in un’ipotesi siffatta di ravvisare i presupposti stessi dell’azione revocatoria (un atto dispositivo del patrimonio del socio); si tratta perciò di valutare :

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a. se sia imputabile a Giorcelli di aver concorso - mediante il suo voto favorevole alla scissione così congegnata - a realizzare scientemente un’operazione lesiva del suo patrimonio;

b. quindi, se (a prescindere dall’eventuale responsabilità aquiliana verso i terzi) si possa ravvisare in siffatta decisione di scissione del patrimonio della società - anche un atto dispositivo del singolo socio, come tale suscettibile di revocatoria;

c. se e come il regime di stabilità derivante dall’iscrizione della delibera di scissione interferisca con la pretesa di revocatoria dell’atto dispositivo del socio;

*

quanto al primo punto (se Giorcelli votando a favore del progetto di scissione abbia – in astratto - posto in essere un atto dispositivo gratuito in favore dell’altro socio, avente ad oggetto quelle quote di Sigifin s.r.l. che a titolo di conguaglio dovevano essergli attribuite in aggiunta alle quote di GC, atto che legittimerebbe Sansing a pretenderne la dichiarazione di inefficacia relativa) si osserva:

secondo alcuni poiché la delibera è un atto dell’assemblea, della quale quel socio/debitore non è che un mero membro, non si potrebbe ipotizzare alcuna forma di revocatoria a beneficio del creditore di uno dei soci in quanto essa investirebbe una delibera assunta dalla società, quindi da un soggetto terzo;

ad avviso del Tribunale, invece, prestando il consenso ad un atto deliberativo di scissione, il socio ha concorso ad un atto negoziale di modifica del contratto sociale che, nei termini in cui è stato realizzato, ha prodotto anche un “cambio” e per esso un effetto traslativo di natura patrimoniale tra i due soci : Giorcelli ha “cambiato” il 20% delle quote di Sigifin s.r.l. che gli sarebbero spettate con l’80% delle quote di GC s.r.l. che sarebbe spettato a Montalbetti; secondo le stime il cambio è avvenuto alla pari, ma se così non fosse si potrebbe ravvisare un “trasferimento” ingiustificato di valore tra il Giorcelli e la Montalbetti, che avrebbe dovuto essere “conguagliato” (cui avrebbe, cioè, dovuto essere associato un corrispettivo in sede di esecuzione della scissione); in questi termini e limiti si può ravvisare nella delibera un atto modificativo del contratto sociale e dispositivo del patrimonio del socio quanto ai beni che non sono stati “cambiati” “alla pari”, revocabile, come ogni atto dispositivo che risulti scientemente lesivo delle ragioni del creditore ex art. 2901 c.c., rispetto al creditore che se ne dolga;

quanto al secondo punto (se la stabilità raggiunta dalla scissione del patrimonio sociale per effetto dell’iscrizione della delibera renda stabile ed irreversibile anche quell’effetto) si osserva:

la scissione in parola è stata iscritta nel registro delle imprese, onde ai sensi dell’art. 2504 quater c.c., richiamato dall’art. 2506 ter c.c., ha assunto stabilità definitiva, salvo il diritto dei soci o dei terzi che ne siano stati danneggiati;

è necessario distinguere la questione della stabilità che l’atto deliberativo di scissione raggiunge per effetto della sua iscrizione nel registro delle imprese, e che di conseguenza raggiunge anche la vicenda che riguarda il patrimonio di una società che si scinde in due società (questione che qui non è messa in discussione dalla domanda dell’attrice, onde ogni difesa sul punto appare inconferente) dalla questione della stabilità degli effetti che l’atto deliberativo e la sua attuazione producono nel patrimonio dei soci originari, i quali, per effetto della decisa scissione, si trovano a possedere un quid novi: le quote rappresentative del capitale sociale delle società post scissione;

ad avviso del Tribanale anche questi effetti, in mancanza di opposizione tempestiva e dopo l’iscrizione della scissione, non potranno essere più travolti; ciò non di meno rimangono governati dalle norme di sistema che prevedono la possibilità di dichiarare

Sentenza n. 8480/2015 pubbl. il 9/7/2015 RG n. 23566/2013

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inefficaci – limitatamente al creditore che se ne duole – quegli atti dispositivi che ledono la garanzia offerta dal patrimonio del debitore ex art. 2740 c.c.: invero detta dichiarazione, non li travolge, ma semplicemente mira a consentire al creditore di esercitare sui beni che ne sono oggetto (nella specie le quote di Sigifin s.r.l. che Montalbetti ha ricevuto “in eccesso”) l’azione esecutiva ai sensi degli artt. 602 ss c.p.c.: scopo dell’azione ex art. 2901 c.c. non è, infatti, quello di far rientrare i beni nel patrimonio del debitore, poiché l’atto revocato conserva la propria efficacia in capo all’avente causa anche se la sentenza costitutiva produrrà l’inefficacia nei confronti del creditore proponente e l’inidoneità dell’atto revocato a sottrarre il bene alle azioni esecutive del procedente, e solo nella misura necessaria a soddisfare le sue ragioni.3

*

b. il fondamento in concreto della revocatoria richiesta. Benchè si debba concludere che è in astratto possibile vagliare la lesività dell’atto di scissione rispetto ai creditori di uno dei soci che abbia voluto e, quindi, concorso a realizzare l’atto, pur quando i termini della sua realizzazione (il progetto di scissione) implichino una disposizione patrimoniale in favore dell’altro socio, nel caso concreto sono risultati insussistenti i presupposti nella specie del rimedio invocato, ex art. 2901 c.c., ovvero, per quel che nella fattispecie interessa: l’effettiva lesività (in termini di incongrua assegnazione delle quote rappresentative del patrimonio della società scissa e della società beneficiata) dell’atto dispositivo rispetto alla garanzia che era offerta dal patrimonio del debitore Giorcelli prima dell’atto dispositivo.

Sostiene, invero, l’attore che, benché secondo il progetto di scissione avrebbero dovuto essere assegnate alla GC s.r.l. (del sig. Giorcelli) attività e passività di valore equivalente a quello della quota ideale del 20% del patrimonio della società scissa da lui originariamente posseduta, ciò non sarebbe in concreto avvenuto, in quanto vi sarebbe stata una palese sottovalutazione del complesso industriale di Pozzolo Formigaro (acquistato in leasing da Sigifin s.a.s.): rispetto alla stima dell’arch. Delfino (incaricato da Sigifin ante scissione di effettuare una valutazione di tutti i suoi beni) la dott.ssa Lamoglie (esperto estimatore preposto ex art. 2501 sexies c.c. alla verifica della congruità del rapporto di cambio) avrebbe compiuto una immotivata svalutazione del 15%, e ciò considerando una insussistente difficoltà di concedere in locazione proficuamente gli immobili in questione; detta immotivata decurtazione del 15% del valore degli immobili di Pozzolo Formigaro avrebbe comportato un indebito vantaggio per Montalbetti s.p.a. di euro 765.693,00 (pari alla differenza tra la stima dell’arch. Delfino e la stima della dott.ssa Lamoglie); nulla in citazione l’attore deduce a proposito di una sovrastima dgli immobili conferiti nella nuova GC s.r.l.; invero introduce l’argomento solo nella memoria 183 n. 2 c.p.c ( cfr.pag.4).

3 In una fattispecie in cui ad invocare l’azione revocatoria era il creditore della società scissa, il Tribunale Benevento - 17 settembre 2012 - Est. Salasso – nel dichiarare “esperibile l'azione revocatoria ai sensi dell'articolo 2901 c.c. nei confronti dell'atto di segregazione patrimoniale contenuto in una scissione societaria e ciò nonostante i creditori dispongano del rimedio dell'opposizione alla scissione previsto dagli articoli 2506 ter, comma 5, e 2503 c.c. e possano far conto sulla tutela prevista dall'art. 2506quater,comma,3,c.c.”ha sottolineato la diversa natura dei rimedi dell'opposizione alla scissione e dell’azione revocatoria, onde appare difficile sostenere che il primo possa sostituire il secondo: “l’opposizione impedisce la venuta in essere dell'atto pregiudizievole, mentre la revocatoria lo rende inefficace ex post; all'opposizione va attribuito un carattere di specialità, rispetto all'actio pauliana, avente carattere generale; la revocatoria ordinaria richiede la sussistenza dell'elemento psicologico della conoscenza del pregiudizio arrecato al patrimonio del debitore. Queste considerazioni impediscono di ritenere che l’esistenza del rimedio dell’opposizione precluda l’esercizio dell’azione revocatoria di cui all’art. 2901 c.c., anche perché quando la legge, con riguardo all’atto di scissione, ha voluto precludere l’esperimento di determinate azioni, lo ha esplicitamente affermato, come nell’ipotesi delle domande intese a far dichiarare l’invalidità dell’atto ove, una volta eseguite le iscrizioni dell’atto medesimo, più non possono condurre alla dichiarazione dell’invalidità”

Sentenza n. 8480/2015 pubbl. il 9/7/2015 RG n. 23566/2013

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In proposito si osserva: i. parte attrice invoca due stime dei beni: quella ante scissione dell’arch. Delfino, e quella in

funzione della verifica della congruità del rapporto di cambio e di stima del patrimonio della società soggetta a trasformazione, redatta dalla dott.ssa Lamoglie; parte attrice, al di là di una generica censura della prima, contesta in effetti quest’ultima e la riduzione di valore cui essa giunge rispetto alla stima precedente che reputa ingiustificata sulla base di una stringata censura 4;

ii. le convenute, tuttavia, hanno replicato che la riduzione del valore degli immobili è stata determinata dal fatto che la dott.ssa Lamoglie: ha correttamente detratto, per il bene in leasing, il valore delle rate da pagarsi da ottobre

2012 (momento della valutazione) fino alla data dell’ipotetico riscatto, e per il bene già di proprietà della Sigifin, le rate di mutuo fondiario da pagarsi da ottobre 2012 in avanti;

ha effettuato svalutazioni prudenziali rispetto alla “stima Delfino” di tutti i beni di Sigifin, sia di quelli siti in Pozzolo sia di quelli siti in Tortona, con una percentuale più bassa per questi ultimi ( 10% invece che 15%) in ragione del fatto che essi erano liberi da qualsiasi peso, al momento della stima, mentre quelli di Pozzolo erano in una caso non ancora di proprietà della società e nell’altro gravati da ipoteca volontaria per 2.100.000 euro;

iii. a dette obiezioni alla censura mossa alla “stima Lamoglie” parte attrice non ha replicato nella memoria 183 VI comma n.1 c.p.c a ciò deputata5;

iv. a ciò si aggiunga che la censura specifica mossa alla svalutazione del 15% del complesso immobiliare si fonda sul fatto che sarebbe stata “insussistente” la “difficoltà di concedere in locazione proficuamente gli immobili in questione” in ragione di una locazione intrapresa in effetti più di un anno dopo la stima;

------------ Pertanto:

da un lato, alla luce della relazione di stima (all. C del doc. 26 conv.) e del contraddittorio svoltosi sul punto non può dirsi abbia trovato riscontro i la tesi dell’attrice per cui il rapporto di concambio si avvenuto sulla base di una stima scorretta, e di una sottovalutazione strumentale degli immobili di Bozzolo; dall’altro rileva che, comunque, il valore attribuito ai beni conferiti in GC era pari ad euro 324.000,00 ( stima che l’attrice non ha, se non tardivamente6 contestato) a fronte di un credito

4 immotivata svalutazione del 15% , considerando una insussistente difficoltà di concedere in locazione proficuamente gli immobili in questione , tanto che la Pricom s.r.l. – poi cessionaria delle quote di Sigifin s.r.l. post cessione - avrebbe nel gennaio del 2013 cominciato a svolgere proprio ivi la propria attività di commercio di metalli; 5 ha prodotto solo con la memoria 183 VI n. 2 c.p.c., quindi tardivamente rispetto al termine assertivo , il doc. 43 contenente la perizia del geom. Cicciotto, che peraltro come le convenute non hanno mancato di osservare ha ammesso di aver periziato i beni senza poter accedere ai luoghi . nella conclusionale, inoltre, l’attrice ha censurato la stima dell’arch. Delfino e ha sostenuto che il patrimonio netto complessivo della società ante scissione sarebbe stato maggiore di circa un milione di euro, onde il 20% di tale importo “avrebbe dovuto essere trasferito a GC s.r.l. o conguagliato in favore del socio Giorcelli”; sicchè al Giorcelli in sede di scissione non sarebbe stati sottratti solo 270.000,00 euro ( in ragione della riduzione ingiustificata effettuta dalla dott.ssa La moglie sulla stima di Delfino) bensì anche “il 20% della differenza tra il valore reale degli immobili assegnati alla sola Sigifin s.r.l. (€ 5.400.000,00) ed il minor valore impropriamente ad essi attribuito dalla dott.ssa Lamoglie (€4.338.927,00), differenza pari ad € 1.061.073 da intendersi quale valore “occultato” da suddividersi tra le parti della scissione” : si tratta di deduzioni nuove, inammissibili, alla luce del contraddittorio sul punto in corso di trattazione che non ha visto alcuna replica dell’attrice alle difese sul punto delle convenute; ma sono anche infondate se solo si considera il riscontro che è venuto sul valore del patrimonio immobiliare complessivo della società all’esito delle cessioni intervenute in corso di causa: i beni ex Sigifin s.a.s sono stati venduti dalle due società post scissione per complessivi euro 1.640.000,00; il 20% di tale somma (quota di Sigifin s.a.s che sarebbe spettata al Giorcelli) è pari a 328.000 euro; il valore attribuito al patrimonio di GC in sede di scissione è stato di 324.000) . 6 e comunque infondatamente, in quanto all’esito della successiva vendita a KME del complesso immobiliare di Tortona del 15.4.2014 le parti convennero il prezzo di euro 295.000,00 che non è affatto “ assai inferiore” a quello della perizia estimativa, ma appare, a distanza di 2 anni e mezzo dalla stima stessa, un asgiustamento di valore del tutto compatibile con l’andamento del mercato)

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vantato da Sansing di euro 254.601,38 oltre interessi di mora ex d.lgs n. 231/027 ; sicchè, anche ammesso che il valore del 100% di GC s.r.l. fosse stato inferiore rispetto al valore del 20% di Sigifin s.a.s ante- scissione, Sansing non avrebbe subito un pregiudizio delle sue ragioni di credito rispetto alle quali il patrimonio di GC era, comunque, capiente.

Ne consegue che:

da un lato, va respinta la domanda di revocatoria dell’atto dispositivo asseritamente compiuto da Giorcelli con la scissione: a) sia perché non è provato che la scissione abbia implicato un atto dispositivo a titolo gratuito in favore di Montalbetti; b) sia perché non è comunque provato che per effetto di un siffatto atto si sarebbe leso il patrimonio del debitore in moda da pregiudicare la possibilità della creditrice Samsing di far valere il suo credito;

dall’altro va sicuramente revocato ex art. 2901 c.c., l’atto di cessione del 100% delle quote di GC s.r.l. compiuto in favore della moglie 8 il 24.1.2013, pochi giorni dopo il provvedimento di sequestro conservativo subito dal Giorcelli stesso, per un prezzo (euro 270.000) che avrebbe dovuto essere pagato entro 30 giorni, ma che non risulta corrisposto, in, assenza peraltro di alcuna garanzia di corresponsione: considerate le modalità della cessione ed il fato che il Giorcelli è comunque rimasto A.U. della società, sussistono tutti i presupposti (lesività dell’atto , consapevolezza di ledere le ragioni dei propri creditori e consilium fraudis del “terzo” acquirente, per considerare l’atto compiuto in palese frode delle ragioni creditorie di Sansing) pertanto va revocato e quindi dichiarato inefficace nei confronti di Sansing Ltd l’atto di cessione del quote di CG s.r.l. dal sig. Giorcelli alla sig. Zucconi in data 24.1.2013.

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Sansing, nella seconda memoria ex art. 183 VI c.p.c. quando non sono ammessi ampliamneti della trattazione, ha lamentato che GC ha ceduto la proprietà dell’immobile alla KME Italy s.p.a. la quale avrebbe pagato compensando un credito che la stessa vantava nei confronti della Sigifin s.a.s. di Claudio Giorcelli in ragione di una fideiussione che questa aveva prestato in favore di Sigimet s.r.l. debitrice principale di KME; ciò detto ha osservato: che nei conti d’ordine della Sigifin s.a.s avrebbe dovuto comparire una corrispondente posta passiva; che, comunque, nel progetto di scissione di ciò non si è tenuto conto; che, infine, “sorprendentemente” solo GC ha sostenuto l’intero onere della posta passiva sorta per effetto del credito fideiussiorio azionato da KME, mentre anche Sigifin s.r.l. avrebbe dovuto farsene carico (ex art. 2506 quater c.c. invero le società risultanti dalla scissione rispondono in solido – nei limiti del patrimonio netto assegnato o rimasto - dei debiti della società scissa non soddisfatti). Ciò detto Sansing ha affermato una “ esponsabilità risarcitoria” anche “ direttamente sulle società successivamente chiamate in causa GC s.r.l.e Sigifin s.r.l. anche se non ha svolto - ed in effetti non poteva - alcuna domanda in proposito.

Sul punto per completezza di esame della controversia, invero alquanto complessa, il Tribunale reputa di osservare: Sansing ha ottenuto in data 19.1.2013 il sequestro conservativo nei confronti di Giorcelli a tutela di un

credito di euro 275.000,00, sequestro che ha eseguito anche sul 100% delle quote di GC s.r.l.; nel corso del giudizio la GC s.r.l. – nel frattempo ceduta alla moglie del Giorcelli ma gestita sempre da

quest’ultimo evidentemente in mancanza di ulteriori iniziative onde scongiurare l’evento, quale la nomina di un custode che provvedesse a revocare i poteri gestori del Giorcelli - con atto transattivo del 15.4.2014 ha ceduto alla KME Italy s.p.a. la proprietà di una palazzina di Tortona al prezzo di euro 295.000,00, compensando il credito per il prezzo con il debito che la società aveva verso KME Italy evidentemente

7 mentre la rivalutazione monetaria richiesta in tal caso non ha ragione d’essere in mancanza di prova di un pregiudizio arrecato dal ritardo maggiore di quello che può essere soddisfatto attraverso la misura degli interessi di mora correttamente pretesi 8 dalla quale risultava separato consensualmente dal 5.12.2012

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ex art. 2506 quater c.c.: invero KME era creditrice di Sigimet s.r.l. (debitore principale) della somma di euro 712.136,40 ed aveva ottenuto contro questa e e contro il fideiussore Sigifin s.a.s. ante scissione un decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Firenze il 22.11.2012, dopo la delibera di scissione, decreto cui Sigimet e Sigifin s.r.l. (già s.a.s.) avevano fatto opposizione (cfr doc. 40 conv.); con l’atto di cessione del 15.4.2014 le parti diedero esecuzione agli accordi transattivi tra loro intervenuti “onde definire ogni questione anche con riguardo a soggetti non direttamente partecipanti all’atto ma “interessati alle presenti pattuizioni esecutive di reciproche concessioni” e dichiararono, appunto, che il prezzo convenuto per la cessione corrispondeva al residuo debito della società venditrice (GC) nei confronti della società acquirente, onde i due importi vennero totalmente compensati (KME rinunciò anche all’ipoteca che aveva iscritto in data 12.12.2012 per complessivi euro 850.000,00 (di cui 712.136,40 per capitale) sui beni personali di Giorcelli Claudio (cfr doc. 32), il quale era coinvolto quale accomandatario illimitatamente responsabile dei debiti di Sigifin s.a.s.e sui beni delle società risultanti dalla scissione; detta iscrizione, che avvenne dopo la scissione (onde, diversamente da quanto afferma l’attrice, la dott.ssa la moglie non doveva affatto tenerne conto nella stima) determinò una prenotazione in favore di KME sui beni del Giorcelli di tale valore (euro 850.000) da rendere vana, in effetti, ogni iniziativa successiva sul patrimonio del Giorcelli stesso, anche se questo oltre alle quote di GC s.r.l. avesse compreso – come ha sostenuto Sansing - un congruo conguaglio; in ogni caso, anche se la transazione della controversia con KME avesse – per quanto risulta - riguardato solo il patrimonio di uno dei debitori solidali, cioè GC s.r.l. (il valore delle cui quote è stato svuotato in ragione di detta decisione gestoria) unico interessato a dolersene sarebbe (in astratto) il Giorcelli quale condebitore solidale che avrebbe visto svuotata di valore la sua partecipazione in GC s.r.l. (ceduta alla moglie per quanto in modo inefficace verso Sansing) e avrebbe diritto di regresso nei confronti del terzo condebitore solidale, ovvero Sigifin s.r.l.; ed in via di surroga il suo creditore; mentre certamente infondata è la prospettazione di una “pretesa risarcitoria” nei confronti di Sigifin s.r.l. o GC s.r.l. di cui alla memoria n.3.

* In conclusione 1) è stato provato che il sig. Giorcelli è debitore della Sansing, onde Giorcelli va condannato in solido a pagare a favore di Sansing la somma da questa pretesa; 2) l'azione revocatoria è fondata quanto all’atto di cessione di GC s.r.l. alla sig. Zucconi; 3) è infondata la domanda revocatoria riguardante l’atto di scissione 4) le ragioni dell’infondatezza della revocatoria dell’atto di scissione – insussistenza di un atto dispositivo a titolo gratuito in ragione dell’infondatezza delle censure mosse alla sottovalutazione del patrimonio attribuito alla Sigifin s.r.l. post scissione ed insussistenza della lesività dell’atto rispetto al patrimonio del Giorcelli – valgono altresì al rigetto della domanda di risarcimento del danno che il creditore avrebbe subito per effetto della incongrua scissione; 5) va respinta in quanto nuova ed inammissibile – oltre che infondata in mancanza dei presupposti della revocatoria della scissione - la domanda “di risarcimento del danno c.d. revocatorio” cagionato in tesi dalla Montalbetti all’atto di cedere le quote di Sigifin s.r.l.; 6) va respinta in quanto nuova ed inammissibile (avanzata solo in sede p.c. ed argomentata in conclusionale) la domanda surrogatoria con cui Sansing chiede, surrogandosi al Giorcelli quale suo creditore inerte, il conguaglio in tesi dovuto in sede di scissione.

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Spese. L’esito della decisione vede in sostanza la soccombenza di Sansing rispetto a Giorcelli solo su una questione obiettivamente assai complessa (revocatoria dell’atto di scissione), e pure su quella vede la soccombenza di Sansing solo parziale (in punto lesività dell’atto); pertanto reputa il Tribunale che sussistano le ragioni per compensare in parte le spese, e quindi per condannare Claudio Giorcelli a rifondere le spese processuali in favore di Sansing in ragione di 1/2 – spese che si liquidano anche per la fase cautelare per l’intero, in considerazione dei parametri di legge e dell’impegno difensivo in concreto profuso in euro 45.000,00 per compensi, oltre euro 1084,00 per spese documentate (Cu. marca e notifica), 15% su compensi per spese forfettarie, CPA e Iva come per legge. Mentre quanto a Montalbetti, Sansing Ltd è rimasta del tutto soccombente onde la stessa va condannata a rifondere per l’intero le spese di lite che si liquidano in considerazione dell’impegno difensivo profuso in concreto e dei parametri di legge euro 15.000,00 oltre15% su compensi per spese forfettarie, CPA e Iva come per legge. Cristina Zucconi, contumace, è rimasta del tutto soccombente onde va condannata a rifondere in favore di Sansing ltd le spese di lite liquidate in considerazione dei parametri di legge e dell'impegno difensivo in concreto profuso sul tema della revocatoria dell'atto di cessione, in euro 15.000,00 per compensi oltre 15% su compensi per spese forfettarie, CPA e Iva come per legge.

P.Q.M. Il Tribunale di Milano, sez. specializzata in materia di Imprese - B, definitivamente pronunciando, ogni altra istanza o eccezione disattesa, così provvede:

1. dichiara che Sigimet s.r.l. e Claudio Giorcelli sono debitori in solido tra loro della Sansing Ltd dell'importo di euro 254.601,38, e per l'effetto

2. condanna Sigimet s.r.l. e Claudio Giorcelli in solido tra loro a pagare a Sansing Ltd l'importo di euro 254.601,38 oltre interessi di mora ex D.Lgs 231/02 dalla data del 10.9.2012 al saldo;

3. dichiara che l'atto di cessione delle quote della GC Srl da parte di Claudio Giorcelli in favore della sig. Cristina Zucconi compiuto il 24.1.2013 ha arrecato pregiudizio al creditore Sansing Ltd e per l'effetto lo dichiara inefficace nei confronti di Sansing Ltd ai sensi dell’art. 2901 c.c.;

4. respinge ogni altra domanda svolta da parte attrice nei confronti dei convenuti Claudio Giorcelli, Montalbetti spa, Sigifin s.r.l. e GC s.r.l.;

5. condanna Claudio Giorcelli e Sigimet s.r.l. in solido a rifondere in favore di Sansing Ltd ½ delle spese di lite liquidate per l’intero, e per le due fasi – cautelare e di merito - in euro 45.000,00 per compensi, oltre euro 1084,00 per spese documentate, 15% su compensi per spese forfettarie, CPA e Iva come per legge;

6. condanna Cristina Zucconi, contumace, a rifondere in favore di Sansing ltd le spese di lite liquidate in euro 15.000,00 oltre 15% su compensi per spese forfettarie, CPA e Iva come per legge;

7. condanna Sansing Ltd a rifondere in favore di Montalbetti s.p.a le spese di lite liquidate in euro 15.000,00 per compensi, oltre 15% su compensi per spese forfettarie, CPA e Iva come per legge.

Milano così deciso nella camera d consiglio del 4.6.2015 Il Giudice Relatore Estensore Il Presidente dott.ssa Alessandra Dal Moro dott. Vincenzo Perozziello

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