riflessioni sullo sviluppo
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Energia, progresso e sostenibilità
Prof. Michele Calì
Ing. Andrea Lanzini, Ing. Pierluigi Leone, dr. Umberto Lucia
a.a. 2012/2013
Esercitazione: Riflessioni sullo sviluppo
Umberto Lucia
Dipartimento Energia – Politecnico di Torino
"… Ognuno di noi è su questa terra per una breve visita: egli non sa il perché, ma assai spesso crede di
averlo capito. Siamo qui per gli altri uomini: anzitutto per coloro dal cui benessere dipende la nostra felicità,
ma anche per quella moltitudine di sconosciuti alla cui sorte ci incatena un vincolo di simpatia …"
Albert Einstein
Questi appunti rappresentano una traccia degli argomenti che vengono sviluppate durante 12 ore di
esercitazione. Durante le esercitazioni in aula verranno approfonditi i temi qui tracciati e delineati.
Ogni studente deve cercare di approfondire i punti indicati nelle riflessioni avvalendosi delle letture
presentate a lezione e durante le altre esercitazioni.
Si fornisce qui di seguito una breve bibliografia di riferimento, ma si sollecita a cercare ulteriori
riferimenti anche avvalendosi delle informazioni reperibili sulla rete internet ed avvalendosi della
bibliografia generale suggerita nel Corso.
Libri di interesse
[1] Carlo Bertani, Giunti, Milano, 2003, Energia, natura e civiltà. Quale futuro possibile?
[2] Gino Moncada Lo Giudice e Francesco Asdrubali, Franco Angeli, Milano, 2007, La sfida dell’energia.
[3] Arturo Lorenzoni, Il Mulino, Bologna, 2012, Il risparmio energetico.
[4] Silvana Kühtz, Rubettino Editore, Soveria Mannelli, 2005, Energia e sviluppo sostenibile.
[5] Silvana Kühtz, Aracne Editrice, Roma, 2005, Energia: management e modelli.
[6] Silvana Kühtz, Aracne Editrice, Roma, 2006, Gestione e uso energetico delle acque.
[7] Luigi Sertorio e Erika Renda, Bollati Boringhieri, Torino, 2008, Cento Watt per il prossimo miliardo di anni.
[8] Alberto Clȏ, Il Mulino, Bologna, 2008, Il rebus energetico.
[9] Leonardo Maugeri, Sperling & Kupfer, Milano, 2008, Con tutta l’energia possibile.
[10] P. Vitousek, P. Ehrlich, A. Ehrlich and P. Matson, Human Appropriation of the Products of Photosynthesis, BioScience, 34, 6 (1986) 368.
[11] E. Williams, Achieving Sustainability: Reform or Transformation?, J. Planning Literature, 9, 4 (1995) 343.
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[12] D.M. Raup, Biological extinction in Earth history, Science, 231 (1986) 1528.
[13] S. Hunt and G. Shuttleworth, Competition and Choise in Electricity, John Wiley & Sons, New York, 1996.
[14] R.G. Askin and C.R: Standridge, Modelling and Analysis of Manufacturing Systems, Wiley, New York, 1993.
[15] K.T. Ulrich and S.D. Eppinger, Product Design and Development, McGraw-Hill, New York, 1995.
[16] R. Barro e Xavier Sala-i-Martin, Economic Growth, McGraw-Hill, New York, 1995.
[17] European Commission, Green Paper on Innovation, December 1995.
[18] G.M. Grossman e E. Helpman, Innovation and Growth in the Global Economy, MIT Press, Boston, 1991.
Riviste reperibili on-line
[1] Energia, Ambiente e Innovazione.
Reperibile gratuitamente su internet alla pagina web:
http://www.sede.enea.it/produzione_scientifica/EAI.html
[2] Quaderni ENEA dell’Energia.
Reperibile gratuitamente su internet alla pagina web:
http://www.enea.it/it/enea_informa/i-quaderni-dellenergia/i-quaderni-dellenergia
[3] Il nuovo saggiatore.
Reperibile gratuitamente su internet alla pagina web:
http://www.sif.it/attivita/saggiatore/econtents
[4] The Economist.
Reperibile gratuitamente su internet alla pagina web:
http://www.economist.com/node/11580723
[5] Le Scienze.
Reperibile gratuitamente su internet alla pagina web:
http://www.lescienze.it/argomento/energia
[6] Future energy.
Reperibile gratuitamente su internet alla pagina web:
http://www.alternative-energy-news.info/technology/future-energy/
Siti di interesse
http://www.cleanenergyfuture.gov.au/
http://www.energy-future.com/
http://www.worldfutureenergysummit.com/
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Introduzione
Le nuove teorie sullo sviluppo focalizzano la loro attenzione sul ruolo che riveste l'innovazione tecnologica a
supporto della crescita economica.
Sin dalla metà degli anni '80 le teorie sullo sviluppo sono state soggette ad un nuovo interesse soprattutto
per la complessità cui è soggetta l'analisi delle correlazioni alla base della crescita economica.
Alcune di esse si fondano sul principio dell'accumulo di capitale. In questo modello la funzione produzione
incorpora due fattori convenzionali, il lavoro ed il capitale. La crescita si realizza risparmiando sui costi
attuali in funzione di quelli futuri. Per conseguire la crescita le economie incrementano i loro investimenti
netti ed i loro capitali. Assumendo che il livello numerico della popolazione resti invariato insieme al
potenziale lavoro applicato, allora aumentando il capitale per unità di forza lavoro si ottiene un incremento
di crescita economica: maggiore è l'investimento in produzione, maggiore è la produttività e la crescita
economica raggiunta. Questo modello, però, presenta un forte limite: come risultato del processo di
accumulo di capitale e della diminuzione del ricavo, ad un certo istante le economie raggiungono il loro
stato stazionario, l'equilibrio di crescita. Allo stato stazionario la crescita viene interamente determinata
dall'innovazione tecnologica. Tale modello, però, non riesce a fornire una spiegazione al processo che
genera l'innovazione tecnologica, assumendolo come elemento esterno al sistema economico e per sua
natura esogeno. Inoltre questo modello non riesce a fornire alcuna spiegazione alla crisi economica che si è
originata in Unione Sovietica.
Altre teorie tendono a fornire modelli in grado di descrivere un maggior numero di situazioni economiche
empiriche. Esse si basano sulla nozione di "economie fondate sulla conoscenza" (knowledge-based
economies) ed evidenziano l'importanza dei processi di acquisizione operativa della professionalità, della
ricerca, della formazione e della imprenditorialità del "capitale uomo". In esse si accetta il principio di
diminuire i proventi del fattore di accumulazione, riflettendo il ruolo fondamentale del mercato. Queste
teorie privilegiano l'investimento in ricerca come funzione di produzione. La tecnologia, però, non
rappresenta un bene privo di limitazioni; infatti queste teorie, per ottenere risultati economicamente
rilevanti, devono introdurre la necessità di sistemi razionali di innovazione. Questi sistemi, però, chiusi
rispetto alla comunicazione di informazioni, limitano la crescita tecnologica stessa, frenando i processi
innovativi e, quindi, anche la stessa crescita economica. Inoltre questi modelli non riescono a fornire
spiegazioni alla situazione economica di alcuni stati dell'Africa.
In questo lavoro si cercherà di sviluppare un modello fenomenologico di analisi dello sviluppo che non
presenti i limiti delle teorie precedenti e che sia conforme alle linee guida dello sviluppo sostenibile. Si
vuole giungere ad un modello che connetta i vari fattori che influenzano lo sviluppo, in modo da ottenere
una metodologia di analisi e, quindi, anche di intervento nelle operazioni di trasferimento tecnologico.
Ricerca e Sviluppo (sostenibile) è un settore di indagine non classificabile come ricerca di base, ma neppure
come ricerca applicata. Una gran parte della crescita economica è dovuta all'incremento della produttività
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totale, all'accumulo delle conoscenze ed all'innovazione che permettono di combinare tra loro gli stessi
input di base in forme più efficienti. Occorre sviluppare ricerche applicative multidisciplinari, soprattutto su
linee orizzontali ed interdisciplinari.
Il concetto di sostenibilità è strettamente connesso agli sviluppi della politica e della comunità. Infatti la
politica garantisce le attività di gestione e di regolamentazione strutturale, mentre lo sviluppo della
comunità garantisce la qualità della vita per le attuali generazioni senza privare le generazioni future e le
persone, ovunque, del loro diritto ad un pianeta vivibile ed ecologico.
Lo sviluppo sostenibile come concetto e paradigma è il sintomo culturale di una cambiamento storico che si
realizza in tutte le società come elemento caratterizzante dell'ultimo decennio del XX secolo. Questo
concetto implicitamente concretizza differenti aspirazioni filosofico-sociali quali democrazia, comunità,
pace, diversità, diritti umani, uguaglianza del genere umano, giustizia economica e sociale, ecologia: si
contrappone alla prevalente ortodossia della attuale crescita economica, della crescente riproposta di
un'ottica antropocentrica e dei valori materialisti, richiedendo un nuovo contratto sociale e proponendo un
nuovo atteggiamento culturale.
Il concetto di sostenibilità non si riferisce solo alle problematiche ecologiche, ma anche e soprattutto a più
ampi e necessari cambiamenti sociali, politici e culturali che richiederanno lo sviluppo di nuovi metodi,
attitudini individuali e abilità professionali.
Evidenze dell'interferenza umana con il mondo naturale sono visibili in ogni ecosistema. Esempi significativi
sono rappresentati dalla presenza dei CFC (clorofluorocarburi) nella stratosfera oppure dal cambiamento
del corso dei principali fiumi del pianeta.
Sin da quando, circa diecimila anni fa, l'Uomo abbandonò la vita nomade, ha sempre manipolato il mondo
naturale per soddisfare le sue necessità. E' difficile stimare i tempi, la natura e l'entità del cambiamento
globale indotto dall'Uomo, soprattutto nel periodo post-industriale. I motivi sono i seguenti:
la meccanizzazione sia industriale sia agricola nell'ultimo secolo ha determinato un incremento della
produttività e della produttività del lavoro con conseguente incremento del benessere e dei servizi;
l'entità numerica della popolazione non ha paragoni storici. Inoltre la disuguaglianza globale è
significativa; infatti il benessere è distribuito solo a circa un quarto della popolazione mondiale come si
evince da uno studio dell'Indira Gandhi Institute of Development Research riassunto nella seguente
Tabella:
Tabella 1
Disuguaglianze nel consumo globale: consumo nei Paesi Industrializzati (dati 1992)
75 % Uso di energia
92 % Automobili
70 % Emissioni di CO2
86 % Rame ed alluminio
81% Carta
80 % Ferro ed acciaio
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48 % Coltivazione di cereali
60 % Fertilizzanti artificiali
la natura stessa dei cambiamenti non ha precedenti: l'inventività umana in ambito industriale ha
introdotto prodotti e materiali inquinanti nell'ambiente; infatti alcuni materiali non sono naturalmente
presenti e la loro introduzione è avvenuta con tempi non naturali.
Al fine di poter estrapolare scenari evolutivi e previsionali delle attività produttive ed ecologiche è
fondamentale una analisi mirata alla comprensione della attuale situazione evolutiva. Il concetto di
sostenibilità è connesso a quello di stato stazionario del sistema economico introdotto nel XIX secolo dagli
economisti della politica; infatti, per John Stuart Mill al termine di stazionario non si deve associare il
significato di staticità, ma esso è riferito all'equilibrio tra risorse di produzione e risorse naturali con
riferimento alla equità di accesso alle risorse naturali per le generazioni successive.
Sostenibilità
Il concetto di sviluppo sostenibile non è un concetto autoreferente, ma è contestualizzato in ambito socio-
politico: questo implica la necessità di chiarezza nella definizione di sostenibilità. Tutti gli autori concordano
su tre concetti correlati a quello di sviluppo sostenibile:
1. la necessità di arrestare la degradazione ambientale e lo squilibrio ecologico
2. la necessità di non impoverire le generazioni future
3. la necessità di una buona qualità della vita e dell'equità tra le generazioni attuali .
La chiarezza riguardo una accurata definizione di sviluppo sostenibile è cruciale per comprendere:
1. quali problematiche enfatizzare
2. quali necessità ed interessi debbano avere la priorità
3. chi deve essere coinvolto nell'assumere le decisioni .
Dalla chiarezza su questi punti si può derivare:
1. quale struttura debba essere costruita per perseguire le finalità
2. quale politica debba essere adottata per sostenere le azioni
3. quali strumenti debbano essere impiegati per conseguire gli obiettivi .
I passi verso la sostenibilità
Il primo passo concreto sul fronte della sostenibilità è stata la Conferenza sull'Ambiente e lo Sviluppo tenuta
a Rio de Janeiro nel 1992. I risultati ottenuti durante la Conferenza sono stati condensati in cinque
documenti ufficiali:
1. la Dichiarazione di Rio
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2. l'Agenda 21
3. la Convenzione sulla Biodiversità
4. la Convenzione sul Clima
5. i Principi della Foresta .
In particolare l'Agenda 21:
1. è stata incentrata sullo sviluppo dei Paesi con particolare attenzione a quelli del Sud del mondo, ma in
essa si sottolinea come siano proprio i Paesi del Nord a doversi assumere la responsabilità di
modificare il loro modello di sviluppo, sia per combattere i problemi del cambiamento climatico
globale sia per rimuovere gli ostacoli esterni alla sostenibilità del Sud del globo, come ad esempio i
debiti, le politiche economiche e quelle agricole, ribadendo così i risultati delle analisi dell'Istituto
Internazionale per l'Ambiente a lo Sviluppo;
2. ha messo in evidenza le necessità di cambiamenti nella sovranità economica nazionale in quanto
l'internazionalizzazione dei mercati finanziari ha diminuito la capacità dei governi di amministrare la
propria economia;
3. ha messo in evidenza il ruolo e la responsabilità delle corporazioni transnazionali, evidenziandone il
ruolo di forze primarie alla base della globalizzazione economica. La loro potenzialità consiste nel poter
essere al tempo stesso sia un ostacolo sia un motore di cambiamento. Infatti, in base ai dati diffusi
dalla Banca Mondiale, le corporazioni transnazionali controllano circa il 70% del commercio mondiale,
e sono responsabili di circa la metà dell'emissione totale di CO2 .
L'Agenda 21 è un documento utile perché:
1. è una fonte di tematiche di discussione finalizzate allo sviluppo sostenibile;
2. introduce la necessità di approcci olistici e di strategie integrative;
3. sollecita alla collaborazione ed alla partecipazione .
L'Agenda 21 rappresenta il primo e maggiore successo delle autorità locali nel tentativo di ottenere il
riconoscimento del loro ruolo come la chiave di volta per realizzare la sostenibilità; infatti almeno due terzi
delle azioni previste nell'Agenda 21 richiede il coinvolgimento dei governi locali. Benché la maggior parte
delle conferenze facciano alcuni riferimenti alle differenti strutture sociali contemporanee ed alla loro
evoluzione, due conferenze mondiali delle Nazioni Unite sullo sviluppo sociale appaiono fondamentali al
riguardo, The Social Summit (Copenhagen, 1994) e Habitat II The City Summit (Istanbul, 1996). Entrambe
affrontano marcatamente i problemi sociali: i senza tetto, i disoccupati, la criminalità, la povertà,
l'esclusione sociale, la congestione urbana da traffico, ecc.. Si è focalizzata l'attenzione sui metodi, sulle
azioni necessarie a raggiungere e garantire l'equità sociale e sulla definizione delle regole sostenibili in un
mondo urbanizzato. Inoltre si sono suggerite innovazioni di procedure e di organizzazione per raggiungere
la sostenibilità.
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Il trattato di Maastricht
Il documento che più di tutti ha indotto una forte spinta nel dibattito sulla sostenibilità è stato il Trattato
sull'Unione Europea (Maastricht, 1992) che definisce le azioni dell'Unione Europea verso una dimensione
ambientalistica della sostenibilità. Fondamentali, anche se non decisive, appaiono le politiche di
cooperazione per lo sviluppo e quelle economiche dell'Unione Europea, i mercati interni ed i fondi
strutturali. Nel trattato si evidenziano la coesione sociale e la protezione dell'ambiente come le condizioni
principali per la crescita economica sostenibile: questo è un obiettivo politico che permette di realizzare il
Singolo Mercato Europeo per gli Stati Membri e non, quindi, lo sviluppo economico sostenibile.
Il Quinto Programma Quadro di Azione Ambientale introduce un approccio integrato e strategico allo
sviluppo sostenibile a livello di Unione Europea in cinque settori chiave:
1. industria
2. trasporti
3. agricoltura
4. energia
5. turismo .
In questo contesto si sono individuate quattro aree di priorità:
1. gestione sostenibile delle risorse naturali
2. aspetti socioeconomici di sostenibilità
3. accessibilità sostenibile
4. pianificazione sostenibile .
L'approccio concettuale e gestionale si deve basare su una analisi globale del sistema economico,
produttivo e sociale, intendendo tale realtà come Sistema Complesso, interconnesso e dinamico. Un
esempio in questo senso è fornito dal trasporto pubblico: si continua a tentare di ridurre i tempi minimi di
percorrenza degli spostamenti necessari per raggiungere il luogo di lavoro, mentre l'atteggiamento più
corretto nel senso della sostenibilità sarebbe quello di costruire un sistema che riduca le necessità di
spostamento per svolgere il proprio lavoro.
Le decisioni di Kyoto
La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici applicata nella Conferenza Mondiale
sull'Ambiente di Rio è stata ratificata dall'Italia il 15 gennaio 1994. Essa contiene una serie di obblighi per
finalità generali, così riassumibili:
1. a breve termine: azioni finalizzate alla limitazione dei possibili mutamenti climatici globali indotti da
attività umane, a mezzo di interventi sulle cause principali di tali cambiamenti
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2. a medio termine: azioni finalizzate alla mitigazione degli effetti climatici globali a mezzo di interventi di
prevenzione dei danni e di minimizzazione delle conseguenze negative, prevedibili e conseguenti, ai
mutamenti climatici, sull'ambiente naturale, su quello antropizzato e sullo sviluppo socioeconomico
3. a lungo termine: azioni finalizzate a consentire e favorire l'adattamento dell'umanità ai mutamenti
climatici e ad un nuovo ambiente naturale globale differente da quello attuale .
Gli obblighi possono essere così sintetizzati:
1. di natura politica e socioeconomica nazionale nei settori più rilevanti delle attività umane (energie,
processi industriali, produzione agroalimentare, gestione dei rifiuti)
2. di natura politica e socioeconomica internazionale per la cooperazione internazionale tra i paesi
industrializzati e quelli in via di sviluppo o con economia in transizione
3. di natura tecnico-scientifica per la partecipazione a programmi di natura tecnico-scientifica
internazionale per lo studio dell'ambiente globale e dei suoi mutamenti climatici, per l'osservazione
della Terra e del clima, per lo sviluppo dell'innovazione tecnologica nei settori produttivi, industriali ed
energetici
4. di natura culturale e sociale per la diffusione dell'informazione sui problemi ambientali e climatici .
Nella Convenzioni impegni ed obblighi non sono espressi in azioni concrete da effettuare, modalità
operative di attuazione e tempi da rispettare, ma sono espressi in termini generali. Nella Convenzione
viene istituito un organo definito La conferenza delle Parti, al quale viene demandato il compito
fondamentale di dare attuazione dei principi e degli impegni generali contenuti nella Convenzione stessa.
Il Protocollo di Kyoto, approvato nel 1997, è un atto esecutivo che esprime gli impegni urgenti e prioritari
inerenti a settori di economie nazionali. Il Protocollo di Kyoto è indirizzato esclusivamente ai Paesi
sviluppati ed a quelli ad economia in transizione, mentre non pone restrizioni a quelli in via di sviluppo. Il
Protocollo individua e definisce operativamente solo una parte molto limitata degli impegni da attuare.
Esso rappresenta un punto di partenza fondamentale, non solo nella direzione delle problematiche
connesse ai cambiamenti climatici, ma anche e soprattutto nel quadro più generale dello sviluppo
sostenibile. Il Protocollo ha posto e sancito la centralità sia dei problemi del clima globale nello sviluppo
socioeconomico mondiale sia di quelli connessi allo sviluppo sostenibile per il futuro del nostro pianeta e
per la sopravvivenza stessa dell'umanità. Tale Protocollo deve essere inteso come il punto di partenza per
poter iniziare ad affrontare i problemi del clima e dello sviluppo sostenibile, ma anche per la cooperazione
mondiale. Il Protocollo impegna i Paesi industrializzati e quelli ad economia in transizione a ridurre
complessivamente del 5% le principali emissioni antropogeniche dei gas che possono alterare l'effetto serra
naturale del nostro pianeta nel periodo compreso tra il 2008 e 2012. I gas individuati sono: anidride
carbonica, metano, protossido di azoto, fluorocarburi idrati, perfluorocarburi e esafluoruro di zolfo. La
riduzione richiesta è riferita al 1990 per i primi tre gas (anidride carbonica, metano, protossido di azoto) ed
al 1995 per gli altri (fluorocarburi idrati, perfluorocarburi e esafluoruro di zolfo).
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Nessun tipo di limitazioni per le emissioni di gas ad effetto serra viene imposto ai paesi in via di sviluppo
perché tale vincolo rallenterebbe o condizionerebbe il loro sviluppo socioeconomico; infatti ogni
limitazione alle emissioni di gas serra avrebbe ripercussioni sulla produzione e sul consumo energetico,
sull'agricoltura, sull'industria e su ogni altro settore produttivo con conseguente aumento di oneri finanziari
e costi aggiuntivi: questo avrebbe una ricaduta negativa sul loro processo di sviluppo.
Il Protocollo di Kyoto individua i seguenti settori come prioritari:
1. energia, sia nei processi connessi con la combustione di combustibili fossili per la produzione
energetica sia come emissioni non controllate di fonti energetiche di origine fossile
2. processi industriali
3. agricoltura
4. rifiuti (loro gestione e smaltimento) .
Si è introdotta la necessità di forestazione intesa sia come riforestazione sia come afforestazione. Pertanto
la riduzione di emissioni deve essere intesa come riduzioni delle emissioni nette, cioè come bilancio netto
tra quanto complessivamente aggiunto all'atmosfera e quanto complessivamente da essa sottratto.
Inoltre il Protocollo individua anche azioni operative a sostegno dello sviluppo sostenibile, ovvero:
1. azioni di carattere generale per incrementare l'efficienza energetica nei settori più rilevanti
dell'economia nazionale e per incrementare le capacità di assorbimento dei gas serra rilasciati in
atmosfera
2. azioni di carattere politico-economico al fine di eliminare quei fattori di distorsione dei mercati che
favoriscono le emissioni di gas serra
3. azioni nel campo dell'agricoltura e delle fonti rinnovabili di energia
4. azioni di politica dei trasporti, di gestione dei rifiuti e di gestione e manutenzione nel trasferimento di
metano al fine di limitare e contenere le emissioni di metano e gas serra .
E' stato proposto un nuovo metodo attuativo per conseguire lo sviluppo sostenibile, il clean development
mechanism finalizzato alla cooperazione transnazionale al fine di promuovere il trasferimento di tecnologie
e di know how tra Paesi Ricchi e Paesi Poveri.
Sviluppo come sistema complesso
Dopo queste prime riflessioni appare evidente che l’approccio allo sviluppo è complesso perché lo sviluppo
è il risultato di un insieme di attività il cui approccio richiede un metodo scientifico e un modello complesso.
Un sistema complesso è un sistema in cui le singole parti sono soggette ad interazioni non lineari che
provocano cambiamenti nella struttura complessiva. La termodinamica dei sistemi complessi ha
recentemente costruito modelli idonei a descrivere le modifiche locali, ma non si è ancora in grado di
generare descrizioni globali per previsioni di lungo tempo a causa della complessità matematica dei modelli
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stessi. Questo è un settore della ricerca di notevole interesse sia da un punto di vista fondamentale sia
applicativo in molti settori quali la fisica, la chimica, l’ingegneria, la biologia, l’ecologia, l’economica, ecc..
Da dove iniziare? Non esiste un metodo universale per avvicinarsi allo studio dei sistemi complessi connessi
allo sviluppo, al progresso, al cambiamento derivante dallo sviluppo tecnologico. In queste dispense si
inizierà con l’analisi di quattro casi di riflessione che presentano differenti comportamenti delle società
umane in relazione al proprio ambiente: due di questi casi sono ambienti isolati fisicamente in quanto isole,
mentre gli altri due sono ambienti isolati per volontà delle società umane.
Caso 1: l’Isola di Pasqua.
L’Isola di Pasqua è una isola di 400 km2 situata a 3000 km a Ovest del Sud America. Si formò a seguito della
scomparsa di tre vulcani del Sud Pacifico. Come per tutte le isole vulcaniche pacifiche l’unica risorsa di
acqua potabile è rappresentata dai laghi di acqua dolce che si formano nel cratere vulcanico. In
conseguenza non si poté formare molta vegetazione e alcuni semi di piante polinesiane portate dai primi
abitanti non riuscirono ad attecchire. Si svilupparono, però, molte palme. La temperatura e l’umidità
sull’isola sono molto alte. La prima isola abitata vicino all’Isola di Pasqua è Pitcairn che si trova a circa 2000
km di distanza. Studi recenti hanno evidenziato che l’isola fu oggetto di molte migrazioni da parte di
popolazioni dell’Asia Sud-Est, concluse verso il 500 d.C.. Queste popolazioni presentavano una matrice
etnica comune a quelle migrate in Polinesia tra Tonga e Samoa nel 1000 d.C. che successivamente
colonizzarono Hawaii e la Nuova Zelanda. L’alimentazione dei primi abitanti fu sicuramente costituita da
patate dolci, pollame e pesce. L’Isola fu scoperta il Sabato Santo del 1722 dal Duca Admiral Roggeveen che
vi trovò 3000 abitanti in condizioni precarie e ridotti al cannibalismo. L’isola è difficilmente raggiungibile e
questo la rende un sistema isolato e quindi un laboratorio naturale per l’osservazione delle dinamiche
umane in relazione all’ambiente, allo sfruttamento delle risorse ed alle stesse relazioni sociali. Un errore di
gestione di questo sistema complesso ha conseguenze devastanti su stesso, cosa realmente successa agli
abitanti dell’Isola di Pasqua che hanno rappresentato una società evoluta e complessa che non si è
consentita di mantenere il livello di sviluppo raggiunto per un poco attento sfruttamento delle risorse a
disposizione. La particolarità dell’isola è la presenza di oltre 600 statue in pietra alte circa 6 m e costruite
con due differenti tipi di pietra provenienti da due differenti aree dell’isola. Le statue furono trasportate
utilizzando i fusti di palma presenti sull’isola, impiegati anche per altri scopi quali accendere fuochi,
costruire canoe per la pesca, costruire e riparare abitazioni, ecc.. L’incremento demografico tra il 500 d.C. e
il XVI sec. fu considerevole portando gli abitanti da alcune decine a circa 7000. In conseguenza aumentò
anche la necessità di legna. Un poco equilibrato sfruttamento di questa risorsa determinò il declino di
questa civiltà: senza legno non si poterono più riparare le case e costruirne di nuove, costruire canoe per la
pesca, ecc. con la conseguenza di un ritorno ad uno stato più primitivo di vita nelle caverne, con
l’impossibilità di alternare l’alimentazione con la pesca, ecc.. la conseguenza fu un crollo demografico da
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7000 a 3000 abitanti dal XVI sec. al 1722. Inoltre, il peggioramento delle condizioni di vita portò a conflitti e
la scarsità di cibo determinò il ritorno al cannibalismo.
Riflessioni
1. Lo sviluppo sostenibile.
2. L’ecosistema.
3. Le risorse e il loro utilizzo.
4. Benessere personale e sociale in relazione al proprio habitat e allo sfruttamento delle risorse.
5. Le risorse attorno a noi: nostre necessità, utilizzo, mantenimento, impatto ambientale.
Caso 2: Venezia.
L’Impero Romano finì verso il 500 d.C., a causa delle continue invasioni barbariche (Goti, Visigoti, Vandali,
ecc.) in conseguenza delle quali alcune popolazioni del nord Italia ripararono per difendersi nella laguna
veneta, insediandosi stabilmente in quell’area che oggi è Venezia. Per difendersi dalle maree disboscarono
tutta l’area utilizzando i tronchi per edificare le fondamenta delle costruzioni: un esempio emblematico è la
chiesa gotica di Santa Maria della Saluta che è edificata su una fondazione di 1.106.657 pali. Dal 727 d.C.
Venezia prosperò sotto la guida dei Dogi basando la sua primaria attività sul commercio, con conseguente
espansione demografica che portò ad una rilevante densità di popolazione. Nel XIV secolo l’Europa venne
invasa dalla peste negra e la scelta di mantenere una troppo alta densità abitativa determinò una alta
diffusione della malattia: tra il 1347 e il 1349 morirono il 60% di veneziani.
Venezia è costituita di canali, fondamentali per gli spostamenti e le comunicazioni intraurbane. Gli stessi
canali, però, rappresentano anche la prima causa di difficoltà della città quando le maree sono
particolarmente alte, causa nota come “acqua alta”. Benché siano stati edificati sbarramenti nel 1997 e
2003, il fenomeno dell’acqua alta continua ad affliggere Venezia.
Riflessioni
1. Sviluppo e demografia: relazioni, conseguenze e fattori condizionanti.
2. Ecosistema e demografia.
3. Demografia e tipologie di sviluppo.
4. Crescita economica e demografica.
5. La densità abitativa e la gestione del territorio. I piani di sviluppo urbano e i loro fondamenti
ingegneristici.
6. Tecnologie e disastri naturali: limiti delle tecnologie e punti di forza delle stesse.
7. Gestione del territorio e problemi di idraulica: quali scelte ingegneristiche.
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8. I mulini olandesi e le paratie del Tamigi: esempi di gestione delle acque. Problematiche e soluzioni.
9. Venezia e l’Isola di Pasqua: similitudini e differenze.
10. Strumenti per la valutazione a lungo termine delle scelte di sviluppo.
Caso 3: Il Parco Nazionale di Tsavo.
Il Parco Nazionale di Tsavo fu istituito e realizzato nel 1948. Il suo primo guardiano David Sheldrick
comprese che la viabilità del parco deve essere funzionale all’interesse dei visitatori di vedere gli animali
presenti nel parco stesso. Per realizzare la strada, lunga 1.500 km, si sono prosciugati i pozzi e inquinate le
acque dei fiumi.
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Tecnologie energetiche e sostenibilità
Da dove partire?
La riflessione sul tema delle tecnologie energetiche e la sostenibilità può muovere da molte considerazioni
e avvalersi di differenti approcci per cercare di sviluppare un tema fondamentale, ma anche complesso,
della nostra società e del nostro sistema produttivo e in generale di vita.
E’ sempre difficile scegliere un metodo di analisi perché ogni scelta di aderire ad un approccio implica di
escluderne altri, con la conseguenza di avere sempre una visione parziale e non completa del problema.
Qui si sceglie di partire da tre domande e di ragionare su di esse, fornendo non risposte esaustive, ma
spunti di riflessione:
1. Le risorse fossili sono esauribili in tempi brevi?
2. quali fonti energetiche sono realmente utilizzabili oggi come alternativa o in affiancamento alle
risorse fossili?
3. Quali risorse sono realmente sostenibili?
Queste domande sottintendono una serie di considerazioni molto più ampie sia dal punto di vista tecnico-
scientifico sia da quello socio-politico-economico; infatti, per esempio, da queste è possibile far discendere
altre domande: i) quali tecnologie possono consentirci di produrre con continuità temporale e senza rischi
di interruzione l’energia elettrica? ii) e il riscaldamento domestico? iii) quale è l’impatto ambientale delle
tecnologie energetiche? iv) come si può slegare la produzione industriale dalla dipendenza dal costo del
petrolio? ecc. Inoltre, il nostro sistema produttivo, ma anche l’uso energetico civile, si fonda principalmente
sulla combustione e quindi, sempre dalle tre domande presentate prima, si possono inferire tre
considerazioni sul cambiamento climatico:
La combustione produce
anidride carbonica (nella figura
di lato è rappresentato
l’andamento nel tempo della
concentrazione dell’anidride
carbonica nell’atmosfera)
L’anidride carbonica è un gas
che aumenta l’effetto serra
naturale
L’incremento dell’effetto serra
aumenta la temperatura media
globale.
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Per quanto riguarda la problematica dell’incremento dell’anidride carbonica come conseguenza dell’attività
umana ci sono due differenti approcci: l’anidride carbonica sta
aumentando:
1. a seguito dell’attività antropica
2. per cause naturali dovute al nostro pianeta ed alla sua
interazione energetica con il sole.
Per comprendere quale sia la vera motivazione occorre sviluppare
osservazioni quantitative e storiche; infatti, considerando la curva
che esprime la concentrazione dell’anidride carbonica in funzione del
tempo, ricavata sia da misure di concentrazione nei ghiacci antartici
sia da misure dirette
alla Hawaii (dal 1958 in
poi), e considerando il
periodo storico
dell’introduzione e
dello sviluppo della
motore a vapore si
ricava il grafico
riportato qui di fianco.
Da questo si può
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evincere che l’incremento della concentrazione dell’anidride carbonica avviene proprio con l’introduzione
delle nuove tecnologie energetiche del 1800 e prosegue in modo proporzionale alla loro diffusione. Pare
ragionevole, quindi, affermare che la fonte di incremento della concentrazione di anidride carbonica sia
antropica.
I ricercatori che si occupano di cambiamenti climatici concordano che un innalzamento della temperatura
globale oltre i 2°C potrebbe produrre conseguenze disastrose per la Terra. Ovviamente, la dizione
“disastrosa” è completamente una accezione antropomorfa, secondo la quale l’uomo, la sua sopravvivenza
e il suo benessere sono imprescindibili, mentre da un punto di vista della Natura le consequenze sarebbero
solo una variazione di stato del
sistema!
Il contributo all’emissione
dell’anidride carbonica (il cui ciclo è
rappresentato in figura) è fornito per
il 75% dalla produzione dell’energia,
quindi l’energia è il settore in cui
occorre maggiormente operare un
cambiamento di atteggiamento sia
nella produzione sia nell’utilizzo.
Crescita e sviluppo
La crescita è l’aumento quantitativo su scala economica. Lo sviluppo, invece, è misurabile con il
conseguimento di un insieme di obiettivi sociali, tra i quali si possono elencare i livelli nutrizionali, sanitari e
di istruzione di una popolazione, una maggiormente equa distribuzione del reddito, una crescita nelle
libertà fondamentali delle persone, la facile accessibilità alle risorse e l’incremento del reddito reale
individuale, con il quale si individua il valore per abitante dei beni e dei servizio prodotti in un sistema
economico. Il concetto di sostenibilità è strettamente connesso agli sviluppi della politica e della comunità.
Infatti la politica garantisce le attività di gestione e di regolamentazione strutturale, mentre lo sviluppo
della comunità garantisce la qualità
della vita per le attuali generazioni
senza privare le generazioni future e
le persone, ovunque, del loro diritto
ad un pianeta vivibile ed ecologico.
Lo sviluppo sostenibile è il sintomo
culturale di una cambiamento storico che si realizza in tutte le società come elemento caratterizzante
dell'ultimo decennio del XX secolo. Questo concetto implicitamente concretizza differenti aspirazioni
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filosofico-sociali quali democrazia, comunità, pace, diversità, diritti umani, uguaglianza del genere umano,
giustizia economica e sociale, ecologia: si contrappone alla prevalente ortodossia della attuale crescita
economica, della crescente riproposta di un'ottica antropocentrica e dei valori materialisti, richiedendo un
nuovo contratto sociale e proponendo
un nuovo atteggiamento culturale
Consumi e valutazione energetico-
economiche
La valutazione del consumo di energia
è un problema ingegneristico e
computazionale quando si vuole assegnare un valore numerico alla valutazione. In una più ampia
valutazione scientifico-ingegneristica, però, oltre a valutare il valore nuemrico del consumo energetico,
occorre anche comprendere le necessità e le dipendenze del consumo energetico stesso.
Le unità di misura termodinamiche della potenza e dell’energia sono rispettivamente il W e il J o i loro
multipli. Queste unità di misura non consentono agevolmente di comprendere il valore economico e sociale
dell’energia e della potenza utilizzata a livello di impatto individuale e socio-economico. Pertanto in questi
appunti si cercherà di utilizzare l’unità di misura che quantifica anche economicamente l’energia utilizzata,
ovvero il kWh in quanto la bolletta dell’energia elettrica è contabilizzata in base a questa unità di misura.
Questo consentirà di percepire anche economicamente le grandezze energetiche utilizzate. Per le potenze
si utilizzerà il kWh/d (1 kW = 24 kWh/d, mentre 1 kWh = 3600 kJ = 3.6 MJ). Queste non sono grandezze del
sistema internazionale, ma considerando il costo di circa 0.20 EUR/kWh, risulta immediato contestualizzare
nella propria vita il costo energetico comparandolo con altre forme di costo cui si è abituati (il latte di alta
qualità fresco costa circa 1.50 EUR/l, il pane 2.50 EUR/kg, ecc.). Per esempio una lampadina a fluorescenza
da 20W fornisce 1000 lumen. Ogni ora consuma 20 W, quindi l’energia consumata in 1h risulta 20x10-3
kWh. Pertanto ogni ora di utilizzo costa 4x10-3 EUR, ovvero 0.4 centesimi di euro. La sua durata media è di
8000 h, quindi il suo utilizzo per tutta la sua durata media costa circa 32 EUR, cui va aggiunto il costo di
acquisto.
L’automobile
Si consideri un’automobile media con una sola persona a bordo. La potenza media necessaria a questa
automobile può essere valutata come:
carburante di
unitàper energia
carburante di unitàper distanza
giornoun in percorsa distanza
medio giornoun in
utilizzata energia
Una valutazione media di queste grandezze potrebbe essere fatta prendendo come riferimento 10 km medi
giornalieri, rispetto ai quali è possibile fare valutazioni per altre distanze percorse. Per la distanza percorsa
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per unità di carburante in una guida media di un’automobile media in un traffico tipico delle città italiane si
può considerare circa 12 km/l. L’energia per unità di carburante dipende dal tipo di carburante. Per gli
idrocarburi in genere si può assumere un valore medio del loro potere calorifico di circa 12.5 kWh/kg nelle
stazioni di servizio italiane. Assumendo una densità media di 0.8 kg/l si ottiene che l’energia media per
unità di carburante utilizzata si può valutare in circa:
kWh/l 10 l
kg 0.8
kg
kWh 12.5
Si ottiene così:
personaper kWh/d 8.3 l
kWh 10
km/l 12
km/d 10
medio giornoun in
utilizzata energia
Al costo dell’energia elettrica questo equivale a
circa 1.67 EUR/d per persona (si valuta
facilmente che considerando circa 2 EUR/l la
benzina e il consumo ipotizzato per 10 km di
circa 0.83 l/d si ottiene lo stesso risultato). Si
considera, però, che in Italia, in media, una
persona percorra circa 50 km/d, ottenendo un
costo per persona di 8.35 EUR/d.
Energia dal vento
Energie alternative. Alternative a cosa? Alla combustione per esempio.
Il vento è una delle prime forme di energia con cui l’uomo si relaziona sin
dalla nascita.
La domanda, però, è: quanta energia può fornire il vento? E per quanto
tempo il vento può fornire energia? Occorre sviluppare delle valutazioni.
Quanta energia si può estrarre dal vento. La potenza di una massa di aria m
che si muove ad una velocità v
può essere valutata come:
42222
2
1323222
2
vDAv
t
Avtv
t
Alv
t
Vv
t
mv
dove A è l’area della sezione trasversale del cono di vento
che incide sulle pale della turbina eolica, t è il tempo, è la
densità dell’aria valutata circa 1.3 kg/m3. La potenza dipende
dalla velocità del vento e dal diametro D della turbina eolica. Inoltre le turbine eoliche di una centrale di
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produzione energetica eolica devono essere posizionate in modo tale da
non alterare il flusso di aria che incide su ognuna di loro. Questo richiede
che la distanza tra ognuna di esse sia pari ad almeno 5 volte il valore del
diametro delle turbine eoliche utilizzate. Infine, il vento ha velocità
maggiore ad alta quota, quindi risulta più efficace costruire torri molto alte
e con diametri, quindi, rilevanti. Per avere una prima valutazione basta
pensare che i basamenti delle torri di sostegno
sono composti di cemento armato di circa 500-
1000 chilogrammi, sono profondi da 20 a 30 metri ed hanno sezione 5 metri per 5
metri. Gli aerogeneratori producono rumore in due distinte forme:
1. una causata dal movimento delle parti meccaniche del moltiplicatore di
giri;
2. l’altra di natura aerodinamica dovuta sia alla rotazione delle pale che
fendono l’aria, soprattutto nella loro parte estrema, con una velocità
inferiore a quella del suono sia per il passaggio della pala a breve distanza
dalla torre metallica di sostegno (rumore cadenzato).
La continuità nella prosuzione energetica è un requisito fondamentale. Occorre,
quindi, effettuare studi sulla intensità del vento e sulla sua distribuzione temporale rispetto alle aree dove
si possono costruile centrali eoliche.
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Il volo
L’aeroplano è stata una scoperta tecnologica che ha cambiato il modo di viaggiare, diminuendo i tempi di
percorrenza di distanze intercontinentali. E’ interessante
valutare il costo di un viaggio in aeroplano. Come esempio si
considera un Boeing 747-400. Questo aeromobile trasporta
utilizza 240000 litri di carburante (2.4x105 l = 240 m3) per
trasportare 416 passeggeri per 14200 km (la distanza tra Londra
e Los Angeles è 9000 km). Si considera il potere calorifico medio
del carburante pari a 10 kWh/l. Un viaggio di questo tipo
corrisponde ad una necessità energetica di:
gerokWh/passeg 5769 l
kWh 10
passeggeri 416
l 240000
passeggero ogniper
oun viaggiin
utilizzata energia
Considerando il costo del kWh si ottiene che il costo energetico di un viaggio di 14200 km costa a persona
1153.80 EUR.
Solare
L’energia raggiante proveniente dal Sole è la fonte primaria di energia della
Terra. Appare evidente che sia possibile sfruttare tale risorsa energetica per
produrre energia termica ed elettrica. Sulla Terra incide 1 kW di potenza ogni m2
di terreno rivolto perpendicolarmente alla radiazione solare. La produzione
energetica della radiazione solare può essere classificata come:
1. Solare termico: utilizzato per ottenere energia termica
2. Solare fotovoltaico: utilizzato per ottenere energia elettrica
3. Produzione di biomassa: utilizzata per ottenere biomasse per
utilizzo energetico, di carburante o di materiale da costruzione
4. Produzione di cibo: utilizzata per ottenere biomasse ad uso
alimentare oppure per allevamento di animali.
Il solare termico consente di ottenere acqua calda. Per le necessità
medie di una persona europea sono necessari 10 m2 di pannello.
Considerando un pannello con un rendimento medio del 50%, una potenza media della radiazione solare
pari a 110 W/m2 si ottiene una valutazione media di energia pari a 13.2 kWh/d per persona, con un costo
medio di 2.64 EUR per persona al giorno.
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I pannelli fotovoltaici convertono
l’energia raggiante solare in energia
elettrica. Il fabbisogno energetico
giornaliero di una persona che viva in
Europa può essere ottenuto con un
pannello di 10 m2 con un rendimento
del 20%. Si ottiene così che in media
l’energia elettrica che si ottiene risulta
di 5.3 kWh/d per persona con un costo risultante di 1.06 EUR.
Una valutazione dell’energia che si riesce ad ottenere dall’utilizzo
delle biomasse può essere effettuata considerando che la densità
media di potenza delle biomasse che si possono coltivare in
Europa è 0.5 W/m2 e che mediamente sono destinati 3000 m2 di
terreno a persona (in Europa) per la loro coltivazione si ottengono
36 kWh/d per persona di energia, con un costo di 7.20 EUR al
giorno per persona.
Calore e condizionamento ambientale domestico
L’utilizzo del riscaldamento domestico viene considerato in
relazione al riscaldamento degli ambienti, al riscaldamento
dell’acqua per usi domestici, alla cottura dei cibi e quindi anche
all’uso dell’acqua e del gas. Il condizionamento estivo invece è
molto più legato alle abitudini individuali. Si possono fare
valutazioni generali di utilizzo energetico. Una valutazione dei vari
utilizzi porta a circa 37 kWh/d per persona in Europa con un
relativo costo giornaliero di 7.4 EUR per persona al giorno.
Produzione idroelettrica
Si valuta che la densità di potenza che si può ottenere dalla
produzione idroelettrica è pari a 0,02 W/m2 di territorio.
Moltiplicando questo valore per la superficie dell’Europa e
dividendola per la densità di popolazione totale e considerando
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un rendimento medio del 25% si ottiene 1.5 kWh/d per persona.
L’energia dalla terra e dal mare
1. Geotermico
2. Energia dalle maree
3. Energia eolica in alto mare
Riflessioni
1. Risorse. Che cosa sono? Quali sono? Il loro utilizzo. La loro sostenibilità.
2. Cambiamento climatico. Interazione Sole-Terra-Universo e modificazioni spontanee della
composizione atmosferica. Attività antropiche e modificazioni naturali indotte.
3. Sostenibilità. Che cosa significa. Come si realizza. Come si valuta. Quali concetti sottende.
4. Storia. Nascita e sviluppo delle tecnologie energetiche. Incremento demografico e necessità
energetica. Miglioramento delle condizioni di vita e incremento demografico.
5. Emissioni di anidride carbonica equivalente. Che cosa è l’anidride carbonica equivalente? Perché si
usa questa grandezza? Quali sono le principali cause di emissione? Come sono distribuite le
emissioni per tipologia di attività? Come si distribuisce la sua emissione per nazione?
6. Problematiche connesse al cambiamento climatico. Il ciclo dell’anidride carbonica. La durata del
ciclo dell’anidride carbonica in relazione con i tempi delle attività antropiche.
7. La produzione di energia. L’uso razionale dell’energia. Il risparmio di energia come fonte energetica.
Richieste di energia per settore energetico. Valutazione delle proprie necessità di energia e dei
propri consumi. Valutare il costo medio del proprio consumo energetico per tipologie di utilizzo e
globale.
8. Utilizzo dei mezzi di trasporto. Loro costo energetico ed economico pro capite. Necessità
energetica. Costo della produzione dei carburanti. Emissione di anidride carbonica e anidride
carbonica equivalente per ogni mezzo di trasporto. Quale mobilità sostenibile per il XXI secolo?
9. Un’automobile percorre 10 km urbani in circa 15 min. La potenza utilizzata equivale a 415 h di
utilizzo di una lampadina a fluorescenza da 20 W a 1000 lumen. Quale è la relativa emissione di
anidride carbonica. Come si valuta l’emissione di anidride carbonica per tipologie di servizi di uso
comune? E industriale? E commerciale? Quali possono essere le valutazioni sui trasporti alternativi
(autobus, tram, metropolitane, motocicli, biciclette, …) all’automobile in relazione alla produzione
di anidride carbonica?
10. Energie alternative. Quali possibilità. Quali problematiche tecnologiche. Quale impatto ambientale.
Quale applicazione sostenibile. Quali costi.
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11. Energia eolica. Valutazione del suo utilizzo e delle problematiche connesse. Come valutare la reale
fattibilità di un impianto eolico. Impianti eolici nel mondo. Impianti eolici in Italia. Quali impianti
eolici. Come si valuta il rumore generato dalla turbina eolica?
12. Trasporti aerei. Tecnologie del volo in relazione al risparmio energetico. Impatto ambientale del
volo: emissione di inquinanti e valutazione dell’anidride carbonica. Forme di volo e valutazione
della loro sostenibilità.
13. Solare termico. Solare fotovoltaico. Valutazioni. Applicazioni. Reale utilizzo. Problematiche
connesse. Tecnologie innovative. Tecnologie impiegate. Smaltimento dei pannelli. Problematiche
ambientali.
14. Biomasse. Impiego delle biomasse. Problematiche etiche relative alle biomasse. Le biomasse e i
biocombustibili. Tecnologie energetiche relative alle biomasse. Biomasse e biocompatibilità degli
edifici. Effettivo utilizzo delle biomasse.
15. Uso domestico dell’energia. Valutare le proprie esigenze relativa al consumo di acqua, gas, energia
elettrica, energia termica. Valutare la necessità di una città media (scegliere una città). Valutare la
relativa produzione di anidride carbonica. Valutare le necessità di un luogo di lavoro medio. Il
risparmio energetico influisce sulla riduzione di emissione di anidride carbonica. Come? In quale
misura? Con quali costi? La coibentazione. Tecnologie relative. Costi e fattibilità. Tipologie di
riscaldamento e tecnologie relative. Utilizzo del riscaldamento. Recupero energetico dai gasdotti.
Acqua e necessità individuale. Il problema etico dell’acqua. Risparmio dell’acqua.
16. Il ciclo dell’acqua. La distribuzione della pioggia. Utilizzo delle centrali idroelettriche. Impatto
ambientale? Centrali idroelettriche da bacino e fluviali. Nuove tecnologie che utilizzano l’acqua per
produrre energia. La coclea di Archimede.
17. Illuminamento pubblico. Quali tecnologie. Quale impatto ambientale. Come scegliere tra le
differenti tecnologie.
18. Geotermico. Quali problematiche. Quali tecnologie. Quali sviluppi.
19. Maree. Quali tecnologie. Quali condizioni di utilizzo.
20. Vento in alto mare. Altre forme innovative di produzione energetica. Le celle a combustibile. Quali
altre forme di produzione energetica esistono: limiti, prospettive future, come valutarli.