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rivista di apicoltura
SPEDIZIONE IN A. P. - 45% - ART. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FILIALE DI ALESSANDRIA ANNO VIII - N. 7 - SETTEMBRE 2001
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REGIONE EMILIA-ROMAGNA - AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI BOLOGNA - CITTA’ DI CASTEL S. PIETRO TERME
OSSERVATORIO NAZIONALE DELLA PRODUZIONE E DEL MERCATO DEL MIELE
“GRANDI MIELI D’ITALIA”XXI EDIZIONE PREMIO “GIULIO PIANA”
L’Osservatorio Nazionale della Produzione e del Mercato dei Miele, unitamente agli altri Enti componenti il Comitato Organizzatore, indice la XXI edizionedel concorso per la selezione dei migliori mieli di produzione nazionale “Grandi Mieli d’Italia”. Il concorso, finalizzato alla valorizzazione dei mieli italia-ni di qualità, è dedicato alla memoria dell’apicoltore Giulio Piana, importante figura di esperto, che nella sua breve ma intensa vita, con grande passione ecompetenza si impegno’ in questo campo, diffondendo le tecniche di buona produzione e promuovendo il consumo dei mieli di qualità. La premiazione avràluogo il giorno 16 settembre 2001 a Castel San Pietro (BO), nell’ambito della Fiera e Borsa del Miele.
ESTRATTO DEL REGOLAMENTO DEL CONCORSO “GRANDI MIELI D’ITALIA”Condizioni generali di partecipazioneGli apicoltori che intendono partecipare al concorso dovranno inviare, entro il 31 Agosto 2001, per ognitipo di miele con il quale vogliono concorrere:• una campionatura costituita da 4 confezioni da 500 g ciascuna, in idonei vasi di vetro, completa-
mente anonimi• scheda di partecipazione debitamente compilata• quota di Lit. 30.000 a parziale copertura delle spese di analisi, da inviare a mezzo voglia postale inte-
stato all’Osservatorio Nazionale dello Produzione e del Mercato del Miele, con causale “Grandi Mielid’Italia”.
I campioni, corredati dalla documentazione di cui sopra, vanno inviati al seguente indirizzo:Osservatorio Nazionale della Produzione e del Mercato del Miele,“Grandi Mieli d’Italia”, Via Matteotti 72 - 40024 Castel S. Pietro Terme (BO).
Criteri di giudizioSono ammesse campionature di miele: nazionale, prodotto nel corso dell’ultima annata apistica (2000 per i mieli di produzione autunno-invernale, 2001 per gli altri) estratto da favi mediante centrifugazionee perfettamente pulito, con tenore d’acqua inferiore a 18% e contenuto di idrossimetilfurfurale inferiore a 10 mg/kg. In deroga a quanto sopra previsto e limitatamente ai mieli di Erica arborea e di corbezzo-lo, sono ammessi i seguenti limiti: contenuto d’acqua inferiore a 19,5% e contenuto di idrossimetilfurfurale inferiore a 15 mg/kg. Detti mieli dovranno comunque presentarsi in ottimo stato di conservazione.Tutti i mieli che non abbiano le caratteristiche richieste saranno esclusi dal concorso. I campioni che rispondono alle caratteristiche sopra elencate saranno valutati da giurie composte da assaggiatori iscrittiall’Albo Nazionale. Ogni campione è giudicato nell’ambito della categoria dichiarata. Saranno inoltre seguite le analisi ritenute utili al fine di una migliore valutazione di qualità. A tutti i campioni di miele cheverranno riconosciuti perfettamente rispondenti ai migliori standard qualitativi per i parametri considerati, verrà assegnato un attestato di qualità. Al primo classificato di ogni categoria con un numero signifi-cativo di campioni verrà inoltre attribuito il riconoscimento” Miglior miele 2001”. Potranno essere assegnati premi speciali ai prodotti ritenuti più meritevoli di particolari menzioni.
CONVEGNOFIERA E BORSA DEL MIELE
Castel San Pietro TermeBologna
15-16 Settembre 2001
NOVITÀ : CONCORSO PER LA MIGLIORE INNOVAZIONE IN APICOLTURA: 1° PREMIO £. 1.000.000Il regolamento completo é presente sul sito www.osservatoriomiele.org o può esssere richiesto
all’’Osservatorio Nazionale della Produzione e del Mercato del Miele
Scheda di partecipazioneDa compilare e inviare
insieme ad ogni campionatura,dopo aver letto attentamente le condizioni generali
di partecipazioni a:OSSERVATORIO NAZIONALE
DELLA PRODUZIONE E DEL MERCATO DEL MIELEGRANDI MIELI D’ITALIA
Via Matteotti 72 – 40024 Castel San Pietro Terme (BO)Tel e Fax 051 940 147 e-mail:[email protected]
“GRANDI MIELI D’ITALIA”XXI EDIZIONE
PREMIO GIULIO PIANA
DATI SUL PARTECIPANTE
Nome e cognome o ragione sociale della ditta:..................................................................................................................................................................................Indirizzo:...........................................................................................................................................................................................................................................................................Telefono: ...........................................................................DATI STATISTICIStima approssimativa della quantità di miele prodottocomplessivamente dall’azienda nell’annata, quintali:............Il campione rappresenta una partita di quintali:...................
DATI SUL MIELE DEL CONCORSO
Tipo di miele:
� UNIFLORALE DI.............................................................� MELATA DI ....................................................................� MILLEFIORI DI ALTA MONTAGNA� MILLEFIORI Località e provincia di produzione:.........................................................................................Caratteristiche della zonaed altitudine: .........................................................................................
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Amministrazione e RedazioneCorso Crimea 69 AlessandriaTel. 0131/235891/286640Fax 0131/252144
ProprietàASPROMIELE, C.so Francia 9 Torino
Direttore ResponsabileMassimo Carpinteri
RedazioneL. BonizzoniA. LazzatiF. PanellaR. Barbero
Comitato scientificoA. G. Sabatini, F. Mutinelli,A. Nanetti, L. Piana, M. Pinzauti,C. Porrini, R. Piro
Grafica copertinaGraphic StoreVia Pizzano, 16 Monterenzio (BO)Tel. 051/6557748
Impaginazionea cura di S. Curti (Aspromiele)
StampaCAF, via Santi, 27Tel. 0131/248370 - Alessandria
Spedizione in abbonamento postale -45% - art. 2 comma 20/b legge662/96 -15100 filiale di AlessandriaAutorizz. del Tribunale di Cuneon. 463 del 27/02/92
Abbonamento 2001:£. 40.000 (e 20,67) per 9 numeri.Da versare sul C.C.P. n. 23728108intestato ad ASPROMIELE, c.soFrancia 9 10138 Torino.Questo numero viene consegnato all’Ente Poste per la spedizione nella terza settimana di agosto.
ANNO IX - NUMERO 7 - SETTEMBRE 2001sommario
IN QUESTO NUMERO:
Editoriale di F. Panella .................................................. 2Documento ....................................................................... 3
VarroaVerso la messa a punto del controllo biologico virale contro la varroasidi Sophie Lecoublet, Jean-Marc Bonmatin,Dick Peters e Eberhard Bengsch ........................................ 4
BiologicoI “paletti” del Bio di F. Panella ............................................ 9
Apicoltura biologica: problematiche relative
alla lavorazione della cera di M. Lodesani .................... 11
Avvelenamenti2001: ANNUS HORRIBILIS di Roberto Barbero ............ 16
Lavori in apiarioOttobre di Ulderica Grassone.............................................. 19
Da Bruxelles Gli apicoltori d’europa al lavoro ...................................... 23
La posta dei lettori ................................................ 26Notizie in breve ......................................................... 29Le foto a pag. 11, 12, 19, 21 sono di R. Barbero;
a pag. 16, 17, 18 sono di C. Olivero; a pag. 22 è di P. Mastellari;
I disegni a pag. 9, 23, 24 sono di Alex Di Gregorio.
La foto di copertina é di Roberto Barbero
EUROPEAN DOCUMENTATION
IN APICULTUREFOR PRESS AND INFORMATION
AVVISO AGLI ABBONATIL’abbonamento annuale (9 numeri) decorre dalmese successivo a quello in cui viene effettuato
il versamento sul conto corrente postale.
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EEditoriale
NO GLOBAL ANALOG HONEY
Mi pongo a scrivere con negli occhi immagini di Genova, indegne di uno stato di diritto.A quanti, amici e colleghi, ritengano questa mia personale angoscia immotivata chiedo porsi il se-guente quesito:
Il diritto di critica è o non è l’arma più forte, efficace e funzionale per difendere (condividerne esistenza e funzione), e quindi rafforzare le istituzioni?
Spiace che il dibattito su quale mondo andiamo a vivere e costruire debba attestarsi ed arretrare persoffermarsi sui concetti fondanti ed elementari della moderna democrazia.Spiace che tale dibattito sembri tradursi in un dialogo tra sordi: i cantori delle sorti progressive del-l’esistente ed i fautori dell’utopia universale.Un mondo basato su scambi crescenti delle cose (e non delle persone e delle tradizioni e culture chestanno dietro alla produzione di merci e cose) è nel nostro futuro, è il futuro.Ciò che è in ballo non è la globalizzazione ma quale globalizzazione: quali norme sovrintendono atali scambi; come e chi determina tali norme.Ai compiaciuti dell’esistente vale forse la pena di ricordare che il rifiuto europeo di importare e pro-porre al consumo carne U.S.A., allevata con ormoni a gogò, ci costa (a tutti, noi europei) sanzioniperché viene ostacolata “la libera circolazione delle merci” così come avallato dal W.T.O.Nel contempo andrebbe sempre ricordato che ai consumatori americani non è dato di sapere se illatte che danno ai loro bambini è frutto, o meno, di forzature ormonali (che moltiplicano la produ-zione in grandi “stabilimenti”che contengono fino a 10.000 vacche da “latte”) perché è vietatoinformarli in merito.D’altronde noi apicoltori sappiamo bene cosa vuol dire una “certa” globalizzazione per il miele:
• la proposta al consumo di una derrata “standard”, fluida, una “miscela”di gusto ed aromamedio, senza alcuna connessione con il territorio e la flora da cui proviene ovvero il: Mec Cola Miele;
• norme e definizioni del prodotto così losche da consentire ogni tipo di frode e taglio sì da trar-ne i massimi profitti industrial/commerciali;
• immissione sul mercato internazionale di Honey Analog da parte di svariate realtà industria-li, quali la multinazionale asiatica Dhampur Sugar India, che è arrivata, oggi, a proporre sfronta-tamente, ben cinque “simil monoflora” di honey hanalog come si può ben verificare all’indirizzo:http:/www.sugarindia.com;
• il divieto di normative a difesa della qualità e tali da informare compiutamente il consumato-re sull’origine e modalità di lavorazione del miele;
• la determinazione di nuovi dazi protettivi/protezionistici sul mercato USA tali da convogliareuna maggior pressione sul mercato europeo dei flussi di prodotto cinese ed argentino.Come ben si vede, nel caso del miele come dell’insieme dell’alimentazione, ciò che è in ballo non è illibero scambio, ma la libertà totale di uccidere i prodotti agricoli e quanto gli è insito in termini diorigine, tradizioni, attenzioni e cultura.Gli apicoltori italiani si sono misurati in una sfida più grande di loro per affermare un modo di-verso di affrontare la sfida della competizione mondiale.Seppure indeboliti da una pessima annata, che ha decimato i raccolti e le produzioni quasi ovun-que, proporranno e riproporranno la loro sfida a “questa” globalizzazione convinti che il terrenodella qualità normata e riconoscibile è l’unico su cui possono fondare una speranza di sopravvi-venza.Su questo terreno cercheremo e verificheremo la possibilità di un percorso “nazionale” che voglia esappia modificare un mercato globale regolato da consuetudini di tal fatta.D’altronde, come ci ricorda la battuta di Marcello Marchesi:“L’importante è che la morte ci colga vivi”
Francesco Panella, 29 luglio 2001
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EEditoriale
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DD ocumento
INTOSSICAZIONI DELLE API:2001 ANNUS HORRIBILIS
Al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali
Al Ministero della Sanità, D.A.S.P.V.
Alla Direzione Regionale per l’Agricoltura, Regione Veneto,
Alla Direzione Regionale per la Prevenzione, Regione Veneto
All’UNAAPI
Alla FAI
Alle Associazioni Apicoltori della Regione Veneto
Loro Sedi
A seguito delle segnalazioni da parte degli apicoltori di questa Regione del verificarsi di numerosi epi-
sodi di moria delle api nel mese di giugno c.a. e a seguito delle informazioni raccolte presso gli stessi e dei
contatti avuti con i Servizi Fitosanitari regionali, si rileva che detti riscontri sono coincisi con l’effettuazione
dei trattamenti obbligatori per la lotta alla flavescenza dorata della vite e del suo vettore Scaphoideus titanus
come previsto dal D.M. 31 maggio 2000.
Si fa presente che detti trattamenti sono effettuati utilizzando principi attivi quali chlopyrifos, etho-
prophos e fenitrothion che sono classificati come altamente tossici per le api (Pesticide Manual, 2000). In
particolare la presenza di chlopyrifos è stata riscontrata in un campione di api inviato a questo Istituto a se-
guito di moria.
Pur consapevoli della gravità di questa malattia della vite e della inderogabilità dei trattamenti necessa-
ri al suo controllo, si sottolinea la necessità di una maggiore attenzione alle ripercussioni che gli stessi pos-
sono avere sulle api. Infatti gli effetti consistono nella morte di interi apiari, non ulteriormente recuperabili
in termini di attività, e determinando quindi la mancata produzione per l’anno in corso.
Si rileva quindi la necessità di una più corretta informazione in materia sia di chi è obbligato ad effet-
tuare il trattamento sia degli apicoltori che si trovano a dover fronteggiare una nuova calamità per il settore.
Si auspica inoltre l’apertura di un confronto sulle problematiche derivanti all’apicoltura dalla applica-
zione di disposizioni di legge in materia di trattamenti fitosanitari.
Distinti saluti.
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Prot./Dip.
Oggetto: segnalazione morie di api
Dr. Franco Mutinelli
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Verso la messa a punto delcontrollo biologico viralecontro la varroasi
Una nuova prospettiva di lotta alla varroa? I primi indizi sembrano favorevoli. Ma la strada é ancora lunga
a Varroasi minaccia la so-pravvivenza delle api. Nelmondo intero, Varroa ja-
cobsoni ha già distrutto moltimilioni di arnie. L’epizozia è incostante evoluzione. I metodichimici attualmente utilizzatiper distruggere laVarroa non sonoefficaci a mediotermine e, a lungotermine, determi-nano fenomeni diresistenza e la con-taminazione chimi-ca degli alveari.Una strategia è at-tualmente indiriz-zata sulla distruzio-ne della Varroacon un controllobiologico, anch’es-so di natura virale,ma utilizzando unvirus utile. Le colonie di api so-no affette dalle varroe che, pa-rassitizzandole, favoriscono latrasmissione e l’attivazione divirus patogeni per le api e chenon infettano la Varroa. Questeepidemie virali vengono così
rapidamente diffuse. In questilavori si ricerca un virus patoge-no per Varroa jacobsoni. Que-sto candidato, virus utile, devesviluppare una attività tossicadiretta selettivamente contro l’a-caro parassita, senza essere pa-
togeno per l’ape suscettibile ditrasportarlo.
Gli obiettivi delle nostre ricercheIl progetto di lotta biologicacontro la varroasi includeva un
programma per ottenere nuoveinformazioni in merito, facendoricorso a sperimentazioni ed in-dagini di laboratorio e sul cam-po. L’obiettivo è pervenire al-l’approfondimento dell’inciden-za e della virulenza del virus
utile, virus specifi-co e patogeno, suVarroe raccolte indiversi paesi percondurre le primeprove sul terreno.(Fig.1)
I primi strumentidi ricercaQuesti hanno per-messo di metterein evidenza, al mi-croscopio elettro-nico e dopo purifi-cazione virale diun centinaio di
Varroa jacobsoni, un virus in-fettante l’acaro.Per condurre questi studi, il vi-rus è stato isolato in quantitàsufficiente nelle Varroe raccoltein vari paesi dell’Europa, in In-donesia ed in Brasile. Questo
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Varroa
Foto 1 - Apiari sperimentali
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virus misura circa 30nanometri (nm) di dia-metro, è di forma ico-saedrale e appartiene allargo gruppo di picor-nalike virus (fig 1). Per il suo riconoscimen-to è stato prodotto edutilizzato un anti-sieroper la messa a puntodei tests immunologici:ELISA (Enym LinkedImmuno Sorbant As-say)1 e ISEM (ImmunoStaining Electro Micro-scopy)2.Questo permette di stu-diare le relazioni ape-acaro-virus (Fig. 1). No-tiamo che questo anti-siero è specificatamenteindirizzato verso il virusisolato a partire dallaVarroa.
La seconda fase delle nostre ricercheLe particelle virali sonostate isolate e purificate.Grazie alla loro abbon-danza ed alla loro gran-de disseminazione, so-no state utilizzate comemodello negli studi pi-lota per lo sviluppo delbiocontrollo virale dellaVarroa, in vista di unsuccessivo allargamentodegli studi ad altri virus.Le relazioni ape-acaro-virus sono state studiatepartendo dalle diverseorigini geografiche inmodo da ottimizzare l’efficaciadel biocontrollo.I campioni di acari si possonoraggruppare sierologicamentein quattro categorie basate sulloro grado di infezione (fig. 2):1. Una prima categoria con unnumero variabile di acari chenon hanno (o non ancora) ac-quisito il virus in quantità evi-denziabile.2. Una seconda categoria nellequali si ottiene una risposta ELI-
SA leggermente positiva dovutaallo stato silente e/o ad uno sta-dio iniziale dell’infezione viralenell’acaro.3. Una terza categoria di Varroeche presenta una carica viraleelevata. Questa categoria vieneattualmente studiata per deter-minare se la carica virale, sullaVarroa, aumenta con lo sviluppodella popolazione parassitaria. 4. Al di là della terza categoria,apparirebbe una quarta zona
nella quale la varroa non appa-re più. In questo caso si puòipotizzare che una carica viralemolto forte porterebbe alla spa-rizione dell’acaro, con una pos-sibile partecipazione delle apinella loro asportazione dall’al-veare.
Studi citopatologiciAbbiamo determinato che il vi-rus è localizzato nel citoplasmadelle cellule della Varroa e nei
Fig. 1 - Strategie di messa a punto del controllo biologico con il virus utile
Varroa
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vacuoli delle cellule dei diversitessuti degli acari. Questo virusè sempre stato rinvenuto, sia di-sperso, sia in strutture paracri-stallizzate, dimostrando unaproliferazione intensa. Tendead aggregarsi lungo le membra-ne che formano le strutture tu-bolari, assicurandosi così il tra-sferimento tra le cellule e all’in-terno delle cellule stesse.Il virus si concentra nella parteposteriore dell’acaro. La con-centrazione massima si situa al-l’uscita del sistema ovarico, chesembra essere la via di prolife-
razione dominante di questo vi-rus per endo-contaminazione oecto-contaminazione delle uo-va. Questo è un dato importan-te per lo sviluppo del biocon-trollo virale. Contrariamente aivirus infettanti le api, le ghian-dole salivari delle Varroe ed iloro tessuti muscolari sembranoessere esenti da questo nuovovirus.
Proliferazione per ottenerevirus in grande quantitàColture in vitro di tessuti em-brionali di Varroa (uova e gio-
vani ninfe) sono state sviluppa-te e fatte proliferare in un am-biente di crescita cellulare disiero di Kimura per una dozzi-na di giorni: una tappa impor-tante per la rapida selezionedelle fonti virali candidate.Inoltre, verranno sviluppate al-tre prove in vitro, per coltivareil virus su grande scala, nellecellule provenienti da insettipiù grandi.Infine, sono già iniziate provein vivo per coltivare il virus sularve di Wax Moth e altri insettivoluminosi al fine di produrrequantità di virus significative(fig. 1).
La terza fase: applicazione in campoPer poter giungere all’applica-zione di questo virus in scalareale, sono state e vengono re-golarmente raccolte più di unmilione di Varroe da alveariFrancesi, Tedeschi, dei PaesiBassi, del Brasile e dell’Indo-nesia. Le prime prove in camposono iniziate nel febbraio 2001nella piana di Catania (Sicilia),che presenta il vantaggio diavere una stagione apisticaprecoce. E’ inoltre una regioneisolata senza altra apicolturanelle vicinanze. Le prove sonoservite ad orientare e perfezio-nare numerosi parametri, comelo studio della chimica di estra-zione del virus, la sua purifica-
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Fig. 2 – Valori ELISA di 60 Varroe testate individualmente: classificazione in zone di livello di infezione con il virus
di varroe foretiche, in un alveare sperimentale
Foto 3 – Api che hanno ricevuto le goccioline di sospensione virale: si possono osservare le api che si puliscono reciprocamente dal prodotto.
Varroa
Foto 2 - Vaporizzazione dei telaini con la soluzione virale.
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zione, la sua concentrazione, lasua stabilità e la formulazionedella sospensione virale. L’azio-ne del virus sulla Varroa in am-biente naturale sembra già piùconcludente rispetto alle osser-vazioni preliminari effettuatenelle condizioni artificiali di la-boratorio. In effetti, dopo lavaporizzazione della soluzionedel virus sulle api, favo per fa-vo, è stato recuperato un nu-mero iniziale significativo diVarroe. Tuttavia al momento diquesta prima prova, la quan-tità applicata del virus, ancorainsufficiente, non permettevadi ottenere una proliferazionevirale (foto 1, 2, 3, 4 e 5).
ConclusioniE’ stato scoperto un virus candi-dato al biocontrollo virale dellavarroasi. I risultati delle nostreprime prove di proliferazione incoltura in vitro e di applicazio-ne in campo dimostrano che ilcontrollo biologico virale è inuna fase di messa a punto. I ri-sultati ottenuti fino ad ora apro-no la via ad una trasmissionevirale generalizzata e polivalen-te, che induce ad un riutilizzodi questo virus per il biocon-trollo.
ProspettiveStiamo sviluppando i metodi,con l’obiettivo dell’ottenimentodel virus non modificato, su
grande scala, allo stato purifica-to e biologicamente attivo con-tro la proliferazione della Var-roa. La biochimica della prepa-razione e della purificazioneviene approfonditamente stu-diata. Successivamente gli studisulla stabilizzazione della solu-zione virale per lo stoccaggio, iltrasporto e l’applicazione incampo verranno effetuati infunzione dell’aggiunta di ma-gnesio, e di altri cationi oligo-elementi, di EDTA, di glicol…Potranno essere associate pro-teine di supporto e stabilizzantiper ottenere una formulazionedi lunga durata sotto forma lio-filizzata.Questo programma comporta,ora, quali priorità, i seguentipunti: la ricerca di mezzi chimi-ci di estrazione del virus a parti-re dalle Varroe, l’ottenimento disospensioni virali concentrate,l’elaborazione di una tecnica divaporizzazione all’interno del-l’alveare, l’ottimizzazione deldosaggio, della frequenza delleapplicazioni e lo studio dell’in-fluenza stagionale sul tratta-mento.
Foto 4 – Varroe, di un alveare trattato, recuperate due giorni dopo il trattamento.
Varroa
Foto 5 - Per comparazione, nell’alveare non trattatocon la soluzione virale, non è stata recuperata nessu-na varroa.
A PAG. 5
1- Prova immunologica in
microplacche di 96 pozzi ba-
sata su di una reazione im-
munologica anticorpo-anti-
gene messa in evidenza da
una reazione enzimatica vi-
sualizzata otticamente dalla
comparsa di un colore giallo.
I risultati sono espressi in
assorbanza dopo la lettura
della placca allo spettrofoto-
metro (lunghezza d’onda =
405 nm)
2 - Prova immunologica ba-
sata sulla reazione anticor-
po-antigene, vale a dire la
reazione specifica tra l’anti
siero fabbricato contro il vi-
rus e questo stesso virus
specifico della Varroa jacob-soni
71 - Centre de BiophysiqueMoléculaire, CNRS, rue Char-les-Sadron, 45071 Orléans Ce-dex 2, France.2 - Agricultural University diWageningen, Dept. VirologyBinnenhaven 11, 6709 PDWageningen, The Netherlands.3 - Centre de Recherche Médi-cale e de l’Environnement,GSF, Postfach 1129, D85758,Neuherberg, Germany.
Sophie LECOUBLET1,Jean-Marc BONMATIN1,
Dick PETERS2
e Eberhard BENGSCH1-3
tratto da Abeilles & Fleurs n. 618 - Giugno 2001
Traduzione di S. Curti
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XXV SETTIMANA DEL MIELE MONTALCINO 7-8-9 SETTEMBRE 2001
Prodotti dell’alveare, attrezzature apistiche, apicosmesi, editoria, piante mellifere
PROGRAMMAVENERDÌ 7 SETTEMBRE 2001ore 10,00 - Fortezza - Apertura Mostra Mercato.ore 18,00 - Fortezza - Inaugurazione della XXIV Mostra Mercato da parte di un’alta carica istituzionale.ore 19,00 - Sale interne della Fortezza - Assaggio guidato dei mieli che hanno vinto l’attestato di qualità al Concorso Nazionale
dei Mieli “Roberto Franci”.ore 20,00 - Consegna del premio “Ape d’Oro” ad un giornalista e ad un apicoltore che si sono distinti particolarmente per la lo
ro attenzione verso il settore.
SABATO 8 SETTEMBRE 2001ore 9,00 - Fortezza - Apertura stands Mostra Mercato.ore 9,00 - Teatro degli Astrusi - Convegno Nazionale tecnico-scientifico
“EFFICACIA DEI TRATTAMENTI ESTIVI NELLA LOTTA ALLA VARROA E PROSPETTIVE DI RICERCA”Saluti - MASSIMO FERRETTI - Sindaco di Montalcino, CLAUDIO GALLETTI - Assessore Agricoltura Provincia di Siena
ANTONIO PIPPI - Presidente Siena Mostre, BRUNO PASINI - Vice Presidente A.S.G.A.ore 9.20 - ANTONIO NANETTI - Istituto Nazionale Apicoltura - “Recenti verifiche su Api Life Var”ore 10.00 - SILVANO CALVARESE - Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise
“Prove in campo di Api Life Var prodotto nell’anno 2001”ore 10.30 - GIORGIO DELLA VEDOVA - Dipartimento di Biologia Applicata alla difesa delle Piante Università di Udine
“Lotta alla varroa: problemi e sviluppi nella ricerca scientifica ed applicata”ore 11.15 - LUCA ALLAIS - Commissione sanitaria U.N.A.API. - “Prove comparate di efficacia: le indicazioni operative U.N.A.API”
Coordinatore dei lavoriFRANCESCO PANELLA - Presidente Unione degli Apicoltori U.N.A.API
ore 15,00 - Teatro degli Astrusi - “BIODIVERSITÀ: UOMINI, TERRITORI, FLORA, MIELI, TRADIZIONI, CULTURE”.
Conversazioni con:MICHELE SERRA - Giornalista-scrittore, GUIDO SACCONI - Europarlamentare, FLAVIO TATTARINI - Presidente Enoteca Italianae…Coordinatore del dibattitoFRANCESCO PANELLA - Presidente Unione degli Apicoltori U.N.A.API
ore 18,00 - Teatro degli Astrusi - Consegna attestati di qualità del miele ai vincitori del Concorso Nazionale “Roberto Franci”.
DOMENICA 9 SETTEMBRE 2001ore 9,00 - Apertura stands Mostra Mercatoore 12,30 - Sale interne della Fortezza - Consegna attestati di partecipazione agli espositori.ore 19,00 - Fortezza - Chiusura Mostra Mercato.
Nelle sale interne della Fortezza sarà allestito un punto informativo, con la presenza di esperti assaggiatori, dove i visita-tori potranno effettuare una degustazione guidata dei mieli e ricevere notizie sulle proprietà dei prodotti dell’alveare.All’interno dei giardini della Fortezza sarà possibile osservare da vicino un alveare (con pareti in vetro e protetto da unastruttura in plexiglas), conoscere gli strumenti essenziali per la produzione del miele e ricevere informazioni sul mondodelle api.Per tutta la durata della manifestazione sarà allestita una Mostra con dimostrazioni sul luogo delle più moderne attrez-zature apistiche.In occasione della Mostra gli esercizi commerciali di Montalcino allestiranno vetrine ispirate al mondo delle api.
A . S . G . A .ASS. APICOLTORI SIENA GROSSETO AREZZOMONTALCINO (SIENA)
SIENA MOSTREAzienda speciale della
Camera di Commercio IndustriaArtigianato Agricoltura di Siena
Per informazioni rivolgersi alla segreteria organizzativa della manifestazione:A.S.G.A Piazza del Popolo, 44 53024 Montalcino (Siena) Tel. e Fax 0577/84.84.88
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BIO
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Biologico
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I “paletti” per il BioIl resoconto dell’incontro convocato dall’U.N.A.API.
Due passi avanti ed uno indietro nel lungo percorso per la definizione di norme certe e serie per il metodo di produzione biologico.
Probabile “annullamento”del Decreto di Pecoraro Scanio di abolizione dei limiti altimetrici all’apicoltura bio.
ome molti lettori ricorde-ranno la cera dei favi èstata individuata quale
“carta di tornasole” della corret-ta procedura di lotta ad alcunepatologie nelle Linee Guida peril Controllo del metodo di pro-duzione biologico in apicoltura.Come, però, sovente capita,quando si alza un sipariosu una materia pococonosciuta e studiata,la realtà (dei residuicomunque accumulatinella cera) è apparsamolto più complessa egravida (di residui)di quanto non sipensasse.Residui deitrattamenti aglialveari (la cuidimensione èdeterminata,in manieraeclatante, infunzione delpreparato com-merciale utilizzato, con un rap-porto di uno a 18 a secondache si sia utilizzato Perizin odAsuntol) e residui da ciclo ditrasformazione (in fogli cerei)come ben documenta la ricercache pubblichiamo, di seguito, afirma di M. Lodesani. La convocazione di un incontro
ad hoc di tutte le parti in causaè stata da noi voluta propriocon la finalità di superare unaprotratta fase d’empasse e dota-re il sistema di certificazione diun dato di riferimento che assu-ma una valenza operativa che:non agevoli i “furbi” ed invecerenda percorribile la conversio-
ne a quanti siano seriamente in-teressati al metodo di produzio-ne bio in apicoltura.L’incontro del 17 luglio a Bolo-gna ha verificato una buona equalificata presenza, che ha vi-sto partecipare alla discussione:A.G. Sabatini e M. Lodesani del-l’INA, L. Persano Oddo dell’I-
SZA, P. Carnemolla di FIAO, F.Di Biase di Bioagricoop, M.Morselli di AIAB, R. Setti diCCPB, A. Todisco di IMC, M.Valentini di FAI, A. Dettori qua-le pioniere e tecnico del bio inapicoltura ed il sottoscritto perUNAAPI. I contributi degli isti-tuti di ricerca hanno consentito
un’approfondita discus-sione tecnica ed unconfronto su due ipo-tesi diverse di limite diresiduo massimo accet-
tabile. Si è, quindi, pervenuti
all’individuazionedi un limite mas-simo provvisorioaccettabile di 200ppb di Cou-maphos e 100 ppb
di fluvalinate nellacera dei favi del ni-do così come neifogli cerei (daapicoltura con-venzionale) ido-
nei alla conversione.Gli antibiotici e l’amitraz non ri-schiano, generalmente, di resi-duare nella cera perciò sarannoricercati nel miele, mentre altriesterofosforici e p. a. diversinon hanno visto un utilizzo, adoggi, tale da motivare la deter-minazione di soglie d’accettabi-
C
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coumaphos?!fluvalinate?amitraz?
antibiotici?
sulfamidici?!
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lità giustificate da derive di varianatura. Per tali principi attivipertanto la soglia è data dal li-mite di rilevabilità (che si fa dianno in anno più basso e preci-so con la crescita dei mezzi edelle capacità analitiche). Su ta-li limiti la FIAO e gli organismidi controllo hanno dichiaratoche assumeranno deliberazioniprecise che vincoleranno edorienteranno il loro operare.E’ di tutta evidenza che se que-sti sono i limiti massimi di par-tenza i dati dei riscontri analiti-ci, con un corretto operare nellalotta sanitaria, dovrebbero nellasingola azienda apistica miglio-rare (e sensibilmente) con iltempo. Salta, peraltro, agli occhidi tutti la necessità di un note-vole salto qualitativo delle pro-cedure di trasformazione deipani di cera in fogli cerei comedi un deciso e necessario inve-stimento (anche economico) ditutti i soggetti implicati in ri-scontri analitici.Ovvero per ogni partita di fogli
cerei, nel caso di rinvenimentodi residui, sarà necessario accer-tare se questi sono conseguentia pratiche sugli alveari od ad“arricchimenti”nel processo ditrasformazione.L’U.N.A.API. si impegna a svol-gere nel corso del prossimo in-verno verifiche sulle capacità(limite di rilevabilità ed affidabi-lità del dato) ed efficienza (ripe-tibilità) dei vari laboratori edauspica (caldamente) che uno opiù laboratori possano collocar-si quali riferimenti per l’insiemedei soggetti implicati nel settoreapicoltura bio. Ci siamo attivati perché sia mes-so a punto un protocollo cui at-tenersi con le buone norme pereffettuare prelievi sia in partitedi pani di cera che di fogli cereiche contiamo di poter proporreentro breve tempo.L’U.N.A.API. si impegna a con-vocare entro un anno un analo-go incontro per monitorare l’ef-ficacia del limite provvisorioproposto ed affrontare altre
eventuali problematiche ineren-ti il controllo.In conclusione ad una soddisfa-cente e fruttuosa riunione, ab-biamo dovuto prendere atto,ancora una volta, della difficoltàdelle nostre istituzioni a proce-dere in modo coerente ed effi-ciente nella promulgazione dinorme chiare e condivisibili: ildecreto (primavera 2001) firma-to da Pecoraro Scanio per cor-reggere un’imperdonabile ca-stroneria, sui limiti altimetrici al-l’apicoltura bio, contenuta in unaltro decreto (agosto 2000),sempre a firma di Pecoraro Sca-nio, andrà, probabilmente, in“prescrizione”per mancata pub-blicazione sulla Gazzetta Uffi-ciale. Come d’abitudine cerche-remo di non farci cogliere dascoramento e cercheremo disottoporre al nuovo MinistroAlemanno l’esigenza che talecorrezione di castroneria siamessa in atto nei tempi più bre-vi possibili.
Francesco Panella
APICOLTURA DELLA MAREMMA
APICOLTURA PASINIPodere dell’Orso58042 Campagnatico (GR)tel-fax: 0564-996674
Sciami artificialiFamiglie in produzionePacchi d’api
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azienda che trasformacera si trova spesso alcentro della problemati-
ca dei residui, dovendo farfronte al conferimento di parti-te eterogenee per quantità e li-velli di inqui-namento chi-mico. La na-tura lipofiladelle moleco-le più utilizza-te nella lottaalla varroasi ela loro stabi-lità nel corsodelle opera-zioni di estra-zione, purifi-cazione e la-vorazione perl’ottenimentodei fogli ce-rei, oltre all’e-strema variabilità dei livelli re-siduali nei singoli lotti di ceraconferiti alla trasformazione,contribuisce a rendere la lavo-razione della cera una faseparticolarmente delicata del-l’attività apistica.
Lavorazione cumulativa dipartite di cera diverseIn molti casi gli apicoltori, so-prattutto coloro che pensano diavere cera “pulita”, richiedonoespressamente una lavorazione
separata del loro materiale. Ledimensioni medie delle caldaienon permettono però di lavora-re singolarmente piccole quan-tità di cera (in genere il quanti-tativo minimo è il quintale) ediventa quindi economicamen-
te d’obbligo introdurre in cal-daia più lotti di cera di diversaprovenienza sino al riempimen-to della stessa. La conseguenza di ciò è il li-vellamento della concentrazio-
ne residualedegli inqui-nanti nei foglicerei ottenuti.Caldaie digrosse dimen-sioni (3-5 q)possono con-tenere piccolilotti prove-nienti da piùoperatori: èsufficiente cheuno o pochidi questi ap-portino mate-riale forte-mente inqui-
nato per ottenere fogli cerei dipessima qualità. In questo caso,le buone pratiche apistiche(trattamenti con acidi organici osostanze a basso impatto resi-duale, lotta biomeccanica, for-mazione di sciami, ecc.), intra-
Apicoltura Biologica:problematiche relative allalavorazione della cera
L’- ISTITUTO NAZIONALE DI APICOLTURA -
Api Regineselezionateda Maggio a Settembre
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Biologico
prese dal fornitore di cera grez-za relativamente “pulita”, si ve-drebbero vanificate, ottenendoin cambio dei fogli cerei conun contenuto residuale mag-giore rispetto a quello della ce-ra prodotta e conferita alla tra-sformazione. Anche il residuodi cera della lavorazione prece-dente può influire notevolmen-
te sul livello residuale di quellasuccessiva. Nonostante tutte leaccortezze per pulire la caldaia,infatti, i primi fogli cerei cheescono dai rulli risentono dellivello residuale della lavorazio-ne precedente. E’ necessario ri-badire l’importanza del com-pleto svuotamento di tutto iltratto dell’impianto (caldaia,
tramoggia, pompe, tubazioniecc.) dal residuo della lavora-zione precedente, soprattuttoquando si passa da una lavora-zione di cera tradizionale aduna biologica. Il lavaggio dellacaldaia con soda calda, che ta-luni praticano per eliminare iresidui di cera tra una lavora-zione e l’altra, non eliminacompletamente il problema deiresidui, in quanto l’auspicatoprocesso di saponificazionenon avviene che dopo alcuneore di bollitura della massa.
Analisi dei residuiDi questi tempi le considera-zioni di cui sopra assumonouna particolare rilevanza inquanto molti operatori stannoscegliendo, per motivi etici odeconomici, di convertirsi allaproduzione biologica. Quest’ul-tima consente, come deroga,l’utilizzo di cera tradizionale daopercolo, previo accertamentoanalitico della sua idoneità, nelcaso in cui risulti impossibilel’approvvigionamento di cerabiologica.Per evitare spiacevoli sorpresesia all’apicoltore che al trasfor-matore, si rende quindi neces-sario un preventivo accerta-mento dell’idoneità della ceragrezza, prelevando piccole ali-quote da alcuni dei pani di ce-ra che compongono il singololotto (spesso il lotto identifical’intera partita di ogni apicolto-re, ma nel caso di grosseaziende, dove la fusione dellacera in pani è avvenuta intempi, modi, smelature e apia-ri diversi, è auspicabile unadifferenziazione dei lotti). Iframmenti così prelevati costi-tuiranno un singolo campioneche verrà sottoposto ad analisi.Questa procedura, in parte acarico dell’O.d.C. e in parte acarico dell’apicoltore conferi-tore (sia per il campionamen-to, sia per i costi dell’analisi),consentirebbe di:
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a) portare in caldaia lotti omo-genei dal punto di vista resi-duale;b) prevenire possibili contesta-zioni da parte di chi pretende ifogli cerei dalla propria cera;c) monitorare la qualità del pro-dotto in entrata e in uscita dal-l’azienda, suddividendo i lottiper lavorazioni separate (biolo-gico e convenzionale);d) evitare l’analisi dei residuisui fogli cerei ottenuti, in quan-to calcolabile dalla semplicemedia ponderata della cera in-trodotta in caldaia.
Regime di controllo per leaziende che trasformano evendono cera biologicaPer la produzione e la venditadi fogli cerei destinati al merca-to dell’apicoltura biologica, l’a-zienda deve essere assoggettataal regime di controllo. La lavo-razione per conto terzi, invece,anche nel caso di cera di oper-colo, fornita dall’apicoltore perla conversione del proprio alle-vamento alla produzione biolo-gica, non necessita di particolariautorizzazioni. In questo casosarà l’O.d.C. a richiedere il con-trollo analitico sulla cera per va-lutarne l’opportunità di trasfor-
mazione in fogli cerei, in fun-zione del livello di residui che,per le considerazioni preceden-temente esposte, potranno es-sere presenti in quantità diversenella cera grezza analizzata ri-spetto al prodotto finito.Considerati gli sforzi necessariper produrre o approvvigionar-si di cera con la minima resi-dualità possibile di acaricidi,sarà convenienza dell’apicolto-re assicurarsi che il proprio lot-to di cera venga lavorato insie-me con quelli di altri che ab-biano le stesse esigenze. Pre-scindendo da considerazioni ri-guardanti la professionalità edil mercato, le maggiori garanziedi ottenere un prodotto confor-
me allo standard dell’apicolturabiologica si dovrebbero ottene-re da chi ha sottoposto la filieraproduttiva al regime di control-lo e da chi, in proporzione, la-vora, per conto terzi o per lavendita, una maggiore quantitàdi cera biologica.Il principio della separazionespazio-temporale tra le diversepartite di cera, convenzionali ebiologiche, così come richiestodal DM 4 agosto 2000, è ragio-nevolmente applicabile solo adimpianti di grosse dimensioniove sia possibile dedicare unalinea di produzione al prodottobiologico. Per consentire anchealle aziende di dimensioni piùridotte di lavorare cera biologi-
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- Tabella 3 -Residui di coumaphos e di fluvalinate (in ppb) in campioni (scaglie di cera grezza o fogli cerei) appartenenti ad apicoltori biologici o in via di conversione in confronto con altri campioni di provenienza varia pervenuti all’analisi (tra i campioni di cera grezza ed i fogli cerei
non c’è alcuna corrispondenza, in quanto trattasi di campioni pervenuti da apicoltori o aziende di trasformazione diverse). Da notare la differenza di residui fra la cera grezza
e i fogli cerei, soprattutto nei campioni di cera tradizionale.
Da apicoltori biologici o in conversione o da cererie
RESIDUI DI COUMAPHOS (ppb)
Da apicoltori tradizionalio da cererie
Da apicoltori biologici o in conversione o da cererie
RESIDUI DI FLUVALINATE (ppb)
Da apicoltori tradizionalio da cererie
Fogli cerei Cera grezza Cera grezzaFogli cerei Fogli cerei Cera grezza Cera grezzaFogli cerei
8
158
171,0
19/493
16
102
76,4
14/270
17
6591
7890
217/23200
14
1414
1519
130/4300
16
40
63,8
0/235
7
57
59,8
0/151
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584
657
29/1940
17
884
1305
33/4280
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ca, potrebbe essere sufficientela sola separazione temporale,dedicando cioè uno o più gior-ni della settimana all’esclusivalavorazione di cera biologica ocomunque di cera di opercoloproveniente da apicoltori in fa-se di conversione dell’alleva-mento, previo accertamentodell’idoneità dei lotti secondo lemodalità precedentemente de-scritte. Ad esempio, dedicandoalla lavorazione di cera biologi-ca il primo giorno della settima-na, si potrebbe pulire la caldaiaa freddo, consentendo così unarimozione più accurata del ma-teriale residuato dalle lavorazio-ni precedenti. In ogni caso è in-dispensabile la tracciabilità del-l’intera filiera, dall’arrivo dei lot-ti di cera grezza fino al confe-zionamento dei pacchi di foglicerei.
Livelli di residualità accettabiliL’abbassamento della soglia dirivelabilità delle strumentazionianalitiche consente di eviden-ziare livelli di residui in passatonon rilevati. In base ad una sta-tistica interna all’Istituto Nazio-nale di Apicoltura (tab.3), effet-tuata su alcune decine di cam-pioni di cera di opercolo appar-tenenti in parte ad apicoltoriche già utilizzano il metodobiologico e in parte ad operato-ri in fase di conversione, si ritie-ne plausibile, in questa primafase in cui l’offerta di cera bio-logica non soddisfa che in mini-ma parte la richiesta, ai fini diconsentire l’utilizzo della ceraconvenzionale per la sostituzio-ne della cera del nido, definire,in via transitoria, una soglia re-siduale massima di cumafos di
200 ppb, in quanto il decreto diriferimento non definisce limiti.Tale limite consentirebbe allamaggior parte di coloro che giàda alcuni anni hanno sospeso iltrattamento con Perizin e chehanno prodotto i fogli cereiprevalentemente dalla trasfor-mazione della propria cera, dientrare nel circuito del biologi-co. Per coloro che invece han-no condotto la lotta alla varroautilizzando Asuntol, il tempo disospensione dovrà essere mag-giore, data l’elevata residualitàdel principio attivo dovuta allamodalità di somministrazione eal tipo di coformulanti di questaspecialità veterinaria non auto-rizzata per uso apistico (tab.4).Pur essendo il cumafos il prin-cipio attivo più utilizzato, e ilpiù persistente nel caso dellasomministrazione di Asuntol,occorre considerare che l’uso dideterminate sostanze acaricideinvece di altre può derivare an-che da scelte locali. In alcuneregioni potranno quindi preva-lere i residui di altre sostanzeattive di sintesi1 . A causa dellamescolanza di diverse partite dicera grezza di varia provenien-za e quindi diversa composizio-ne residuale in principi acarici-di, al fine dell’accertamento del-l’idoneità al biologico occorrecomunque ricercare più princi-pi attivi per i quali si può pre-
- Tabella 4 -Livelli di cumafos (in ppb) nella cera prelevata da colonie trattate
rispettivamente con Perizin e Asuntol.
Favi da nido
Trattamento con PERIZIN
Favi da melario
Trattamento con ASUNTOL
18
247
218
40/785
18
86
31
33/135
20
4461
2064
1606/10506
20
2888
1176
1210/5717
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Media
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Favi da nido Favi da melario
Allevamento api regineallevatore iscritto all’Albo allevatori dell’Emilia Romagna
decreto n. 1400 del 14 dicembre 1993
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vedere, sempre in via transito-ria, una soglia massima residua-le di 200ppb per il cumafos, co-me si è detto, e di 100 ppb peril fluvalinate. Tali limiti potreb-bero essere applicabili sia allacera di opercolo convenzionale,per la valutazione dell’idoneitàall’ottenimento di fogli cerei perla conversione dell’allevamento,sia per il campionamento di ce-ra dai favi del nido, alla fine delperiodo di conversione. Termi-nato tale periodo, per l’otteni-mento di fogli cerei da nido eda melario, l’apicoltore biologi-co dovrebbe utilizzare preva-lentemente la propria cera rica-vata dall’opercolo dei favi damelario, successivamente tra-sformata da una azienda assog-gettata al regime di controllo;per tali ragioni non dovrebberopiù sussistere limiti tollerabili.E’ ovvio che tali limiti potrannoessere previsti soltanto per lacera tradizionale destinata all’ot-tenimento di fogli cerei da uti-lizzare per la conversione e non
per quelli già certificati da api-coltura biologica, che debbonoessere esenti. Nei casi in cui itrattamenti con acaricidi di sin-tesi siano stati sospesi già moltianni prima della richiesta diconvertire l’allevamento e,quindi, l’analisi della cera delnido riveli dei livelli residualiinferiori a quelli precedente-mente citati, ancora prima dellaprevista sostituzione dei favi delnido, si potrebbe ragionevol-mente applicare una deroga, li-mitando ad un anno il periododi attesa per entrare nel circuitobiologico, evitando così il ri-cambio dei favi. L’Istituto effet-tuerà un costante monitoraggiodella cera destinata alla trasfor-mazione, proveniente sia daapicoltori in via di conversionesia da operatori che già adotta-no il metodo di produzionebiologico al fine di valutare, an-no per anno, insieme agliO.d.C. impegnati in tal senso,l’opportunità di modificare i li-miti proposti in via transitoria.
In conclusione, viste le proble-matiche sopraccennate, sarebbeauspicabile una drastica ridu-zione nell’uso di acaricidi sinte-tici e lipofili nella lotta alla var-roasi, a favore degli acidi orga-nici e degli oli essenziali. Talescelta, obbligata per chi segue idisciplinari di produzione bio-logica, è di convenienza pertutto il settore apistico e costi-tuisce un’opportunità di valoriz-zare il prodotto garantendonela sicurezza igienica e promuo-vendone i requisiti di genui-nità.
Marco LodesaniIstituto Nazionale di Apicoltura
1 - Pur essendo anch’esse ottenute per sin-tesi chimica, alcune sostanze quali il timolo,il mentolo, l’eucaliptolo ed altri prodotti uti-lizzati contro la varroa, vengono definite “na-turali” perché corrispettivi sintetici di princi-pi comunque presenti in natura. In questotesto, per prodotti di sintesi si intendonoquindi sostanze quali fluvalinate, flumetrina,amitraz, dimetilanilina, chlorfenvinphos, pa-radiclorobenzolo, acrinatrina, clorobenzilato,bromopropilato, cekafix, pentaclorofenolo,cimiazolo ecc. 15
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“idee giovani in apicoltura”
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ià nel 1999/2000avevamo dato no-tizia di gravi feno-
meni di intossicazione espopolamento degli alvea-ri in diverse zone d’Italia:Alto Adige, Trentino, Cu-neese su fruttiferi, Piacen-tino, Emilia, Trevigiano suvigneti.Nel 2001 le segnalazionidi fenomeni gravi e diver-si si sono moltiplicate:• In zone di pianura (gi-rasole, mais) vi sono se-gnalazioni di gravi spopo-lamenti e grande disomo-geinità tra le postazioni inPuglia, in Maremma enella piana alessandrina.• Nel saluzzese alvearicollocati in servizio d’im-pollinazione su kiwi han-no subito una grave mor-talità probabilmente a se-guito di trattamenti su pe-scheti con formulati mi-croincapsulati.
• Nel veronese analogasorte hanno subito granparte degli alveari in zonadi fruttiferi.• Il trevigiano (Montello)ed altre aree vitate del Ve-neto, così come la collinapiacentina a vigneto, è,oramai, off-limits per glialveari e, quanti non sonoriusciti tempestivamente atraslocare, hanno dovuto,nuovamente, prenderneatto.• Le prime segnalazionidi mortalità sono perve-nute da Brescia (Francia-corta).• In Piemonte (Alessan-dria, Asti, Cuneo, Novara)si sono avuti fenomeni di-versi di mortalità:� Acuta (prima quindici-na di giugno) delle botti-natrici per trattamenti in-setticidi su vigneti, ancorain fiore, contro l’insettovettore della Flavescenza
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Avvelenamenti
2001: ANNUS HORRIBILISI danni denunciati dagli apicoltori primo sintomo di una grave
emergenza ambientale: è una guerra con molti caduti!Intossicazioni e morie di api in molte zone d’Italia.
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Effetti degli avvelenamenti da microincapsulati: mortalità di pupe e di api pronte allo sfarfallamento
-
dorata.� Prolungata con mortalità(seconda metà di giugno eprima metà di luglio) dellenuove generazioni di api,per 20/30 giorni, a seguitodell ’ immagazzinamento(probabile) negli alveari dip.a. microincapsulati a lun-ga cessione.� Acuta delle bottinatrici(prima settimana luglio) aseguito di trattamenti sullaflora circostante vigneti efrutteti per la lotta alla met-calfa mentre era già in cor-so la bottinatura di melatada parte delle api.A fine stagione avremo unquadro più completo, magià da ora possiamo direche tutto ciò non è tollera-bile.Chiediamo ai singoli api-coltori, alle associazioniapistiche, agli istituti di ri-
Bollettino dei caduti dal cuneeseNel 1999 sono stati segnalati i primi avvelenamenti causati da pro-dotti insetticidi microcapsulati.Tali avvelenamenti si sono verificati durante il servizio di impol-linazione su kiwi (dal 27 maggio al 6 giugno). Le api hanno bottinatonettare su pesco, trattato per la cidia con prodotti microcapsulati.Gli avvelenamenti si sono verificati in prossimità degli appezzamentidi pesco che seguivano le indicazioni del Reg. CEE 2078, che prevede-va l’uso esclusivo di tali prodotti.La moria delle api è stata registrata solo 15 gg. dopo l’allontana-mento delle api dai frutteti, durante la fioritura del castagno o in al-ta montagna. Davanti alle casse si osservavano mucchi di api giovaniagonizzanti. La moria aveva un picco di due-tre giorni e proseguiva inmodo subdolo per altri quindici.Il veleno accumulato nel polline non uccideva le larve ma permette-va quasi sempre lo sfarfallamento delle api adulte. Solo in alcuni ca-si era possibile osservare alcune pupe morte con la ligula estrofles-sa. Le api nascenti avevano anch’esse la ligula estroflessa, non eranoin grado di volare e, uscite dall’alveare, vi morivano a poca distanza(spesso sotto le casse).
Nel 2000, un minor uso di prodotti microcapsulati non più resi ob-bligatori dal Reg.2078 e condizioni climatiche poco favorevoli, hannofatto sì che non si registrassero danni. Diversa la situazione nell’ultima campagna dove sono stati segnala-ti oltre 500 alveari colpiti con i medesimi sintomi del 1999. Il climacaldo umido ha anche nel 2001 favorito la raccolta su pesco. L’avvele-namento è stato registrato anche in appezzamenti trattati alcuni gior-ni prima dell’inizio del trasferimento delle api sul kiwi per l’impol-linazione.
carlo olivero
Avvelenamenti
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cerca del settore di sviluppareiniziative di monitoraggio e disensibilizzazione dei servizi fito-sanitari regionali, dei servizi diassistenza tecnica agli agricolto-ri, delle confederazioni agricole,delle agenzie e delle associazio-ni per la tutela ambientale.
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All’attenzione dott. Scapin e dott. Gremo
P.C.
Regione Piemonte -Assessorato Agricoltura
Corso Stati Uniti 21 - 10100 Torino
Oggetto: spopolamento ed avvelenamento delle ap
i.
A seguito delle conversazioni telefoniche con il d
ott. Scapin sono a trasmettere una prima lista
di apicoltori che hanno constatato e patito gravi a
vvelenamenti e spopolamenti delle famiglie d’api.
La tempistica risulta diversa e quando non è indica
ta la sede dell’apiario questa coincide con l’indirizz
o dell’a-
picoltore.
• Sig. XXXX - Fiorano Canavese (To)
Morte 30 famiglie e gravemente spopolate altre 10
nel periodo 15 aprile-10 maggio. Consegnati cam
pioni d’a-
pi alla locale Asl. Si è nell’attesa degli esiti analitic
i
• Sig. XXXX
Nella prima quindicina di giugno gravi fenomeni
di intossicazione negli apiari (per un totale di 400
alveari)
collocati nei pressi dei vigneti in provincia d’Aless
andria nei comuni di: Gavi – San Cristoforo – Cass
ano – Ca-
priata – Rocca Grimalda – Novi Ligure. Lo spopol
amento e l’ingente mortalità (con tappeti di api m
orte, con
ligula estroflessa, all’uscio delle arnie) sono risultat
i gravissimi (per un totale di 160 alveari) in partico
lare ne-
gli apiari di:Gavi, San Cristoforo, Rocca Grimalda.
Sono disponibili campioni d’api decisamente deg
radati.
• Sig. XXXX
Grave spopolamento di un apiario di 30 famiglie,
in comune di Castagnito. Sintomatologia che port
a a adde-
bitare la moria a formulati microincapsulati (api g
iovani, anche in sfarfallamento, e fuchi, in prevalen
za tra le
api morte)
• Sig. XXXX Berzano S. Pietro (AT)
80 famiglie avvelenate e spopolate, disponibile ca
mpione conservato in frigo
•Sig. XXXX Spopolamento ad inizio giugno in ap
iari siti in Cassano Spinola per un totale di 50 fam
iglie.
Ed in apiari siti in Gavi Lig. per un totale di 70 fa
miglie. L’Asl di competenza ha effettuato prelievi
, si è nel-
l’attesa degli esiti analitici. In data 11 luglio si è ve
rificata una seconda moria d’api nell’apiario e nei
pressi del-
l’apiario di Gavi Loc Valrossara e si è provveduto
a raccogliere un campione di api e porlo in conge
latore.
•Sig. XXXX - Gavi Lig.
Grave mortalità in un apiario di 10 alveari in seco
nda metà di giugno
•Sig. XXXX - Castelletto d’Orba (Al)
Mortalità grave su 37 famiglie a partire dal 6 di giu
gno protrattasi, dopo la prima fase acuta fino al 20
di giu-
gno (api giovani, anche in sfarfallamento, e fuchi,
in prevalenza tra le api morte).
•Sig. XXXX - Refrancore (At)
Grave mortalità tra fine giugno e prima settimana
di luglio. E’ ipotizzabile che sia conseguente a t
rattamenti
contro la cicallina Metcalpha pruinosa effettuati s
ulla flora spontanea intorno a vigneti e frutteti, già
alla pre-
senza di melata.
•Sig. XXXX
Due apiari rispettivamente di 46 e 35 alveari nel
comune di Castel Boglione con un elevatissimo
grado di
mortalità iniziata nella prima decade di giugno e p
rotrattasi a lungo (al 9 di luglio si trovavano anco
ra giovani
api in schiusa morte all’atto di uscire dalla cella) c
on mortalità anche di fuchi. Il tecnico Carlo Olive
ro ha ef-
fettuato un prelievo di alcune api morenti.
Il tecnico apistico Carlo Olivero ha svolto assistenz
a ad alcune delle aziende colpite da moria ed
è rintracciabile c/o Coldiretti P.za Foro Boario 18
12100 Cuneo Tel 0171 447274.
Questa elencazione di nomi e di apiari non può
rendere il disastro ed il danno di grandi pro-
porzioni che i trattamenti di difesa attuati contro
la flavescenza dorata hanno comportato all’ambie
nte della
Regione Piemonte.
Le api sono oltre che una fonte di reddito importan
te per l’ambito rurale un indicatore di salute ambie
ntale ed
un fattore indispensabile all’impollinazione agrofo
restale.
Osserviamo e sottolineiamo, peraltro, che non si
sono verificate conseguenze laddove si è uti-
lizzato piretro naturale addizionato con olio.
Ci attendiamo linee guida di lotta allo scafoideo ef
ficaci e che, nel contempo, non comportino il
ripetersi di tali inaccettabili fenomeni di inquinam
ento ambientale.
Distinti saluti
-
19
Lavori in apiario
Da ottobre la stagione apisticavolge veramente al suo terminee forse quest’anno si può dire fi-nalmente: raccolti generalmentescarsi, sciamatura in talune areeintensa, varroa ottima ed ab-bondante. Insomma come reso-conto di fine stagione non c’èmale. Ci manca solo più il mieledi importazione daipaesi dell’Est, cosìanche il problemadelle vendite vienefelicemente risolto!Fortuna che l’apicol-tore è il più tostodegli agricoli e, le-gato com’è alla con-vinzione che l’annosuccessivo sarà mi-gliore di quello pas-sato, non si rasse-gna mai davanti alledifficoltà, anzi inve-ste in attrezzature estrutture. In questomese però occorreinvestire soprattuttoin termini di tempodedicato alla visitadegli alveari per preparare le fa-miglie in vista dell’inverno. Co-me in occasione di ogni ispezio-
ne delle colonie, la massima at-tenzione va rivolta all’individua-zione di eventuali problemi sa-
nitari che ora, per la presenzavia via ridotta delle api a coper-tura dei favi, risultano maggior-
mente evidenti. Intanto che siscorrono i favi, un occhio di ri-guardo va alle scorte di miele edi polline. Ricordiamoci sempreche le api non muoiono di fred-do, ma di fame sì. Un noto pro-verbio recita: famiglia ben “scor-tata”, famiglia mezza salvata. Leriserve alimentari, però, oltre
che presenti ed ab-bondanti (indicativa-mente due favi col-mi di miele e pollineper lato) devono,anche, essere facil-mente raggiungibi-li.Un buon metodoconsiste nella pro-gressiva asportazio-ne, o spostamentoall’esterno, dei favicentrali man manoche schiude l’ultimacovata autunnale. Siassiste altrimenti aquei penosi scenaridi api morte di famesemplicemente per-ché il miele era posi-zionato troppo lon-
tano dal glomere. Le basse tem-perature invernali inibiscono erallentano i movimenti di questi
OTTOBRE
I lavori in apiario
Le visite autunnali sono importanti per gli aspetti sanitari e per una corretta gestione delle scorte
-
insetti, che quindi possono con-siderare una meta irraggiungibi-le lo spostamento di pochi cen-timetri dal glomere. Se le scortesono scarse, escludendo assolu-tamente l’impiego di sciroppo,che per l’eccessiva umidità gra-verebbe le api di un inutilequanto dannoso superlavoro, lesoluzioni alternative sono co-munque più d’una. L’operazio-ne più semplice consiste nel bi-lanciamento delle famiglie, ossianel trasferimento dei favi discorta dalle colonie che ne han-no in eccesso a quelle carenti.Ovviamente quest’operazione sibasa sul presupposto che si siaassolutamente sicuri della sanitàdegli alveari, altrimenti è il me-todo migliore per diffondere lemalattie da una famiglia all’altra.Altra soluzione possibile preve-de la somministrazione di candi-to (per la preparazione vedi inumeri precedenti): sistema si-curo, ma con i suoi costi. Infinepuò essere considerata un’ulte-riore alternativa che personal-mente non consiglio molto: lasomministrazione di miele neinutritori. Difficilmente si tieneda parte del miele buono perdarlo alle api, il più delle voltesi destina loro il prodotto chenon può o non si riesce a ven-dere o perché vecchio o perchécon inizio di fermentazione op-pure semplicemente scuro. Daevitare, assolutamente, il mielemolto vecchio o riscaldato adalte temperature: valori diH.M.F. elevati sono tossici per leapi e possono provocare morta-lità od accorciamento della vita.In tutti i casi si tratta di un pro-dotto non idoneo all’alimenta-zione invernale delle api: dallacomparsa di disturbi intestinalialla nosemiasi il passo è breve.A ciascuno, quindi, la libertà discegliere il sistema più confa-cente. Che dire del restringi-mento? Se vi ricordate n’aveva-mo valutato i vantaggi al mo-mento dell’uscita delle colonie
A dire il vero il problema della conservazione dei favi da nidosi pone più nei mesi caldi che non in quelli freddi. Vediamo qualisono le soluzioni più comunemente adottate.
Anidride solforosa: sotto forma di bomboletta spray o di di-schetti di zolfo da bruciare. Si tratta di un gas pesante, ossia chetende a scendere e non a salire: questo significa che è meglio ero-gare il prodotto dall’alto. Occorre prestare molta attenzione nell’u-tilizzo: è altamente irritante per le mucose ed alquanto corrosivodei materiali metallici (ad esempio le armature dei favi). Poichécolpisce gli adulti ma non le uova, il trattamento va ripetuto alme-no due volte a distanza di 10 giorni circa.
Bacillus thuringensis: preparato biologico, non lascia residui néintacca il materiale. Le spore di questo bacillo, se ingerite, risulta-no letali per le tarme. Il prodotto è costoso e richiede la nebulizza-zione favo per favo.
Freddo: il trattamento termico dei favi può essere svolto sostan-zialmente in due modi. Il primo prevede la disponibilità di unastanza coibentata (cella frigo con gruppo refrigerante in funzione)all’interno della quale sono conservati i favi (la temperatura èmantenuta a 10/13° C). In assenza di tale attrezzatura può esserevalidamente impiegato un freezer casalingo (sul tipo di quelli usa-ti nei bar per la conservazione dei gelati confezionati). Una voltariempito il freezer con i telai da trattare, è sufficiente lasciarli refri-gerare per una notte (8-10 ore) e successivamente trasferirli delica-tamente all’interno di contenitori chiudibili ermeticamente (sac-chetti di nylon o meglio vasche di plastica rettangolari e scatole di
cartone). Se la sigil-latura è ben eseguita(non riesco ad im-maginare il fare api-coltura in assenza discotch) non sononecessari ulterioritrattamenti poichétemperature vicine azero° C danneggianosia gli adulti sia leuova delle tarme.
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La conservazione dei faviLa conservazione dei favi
20
Lavori in apiario
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dall’inverno. Entro la fine delmese di ottobre la riduzione delnumero di favi all’interno deglialveari, riduzione proporzionataalla popolosità di ciascuna colo-nia, deve essere portata a com-pletamento.Una bella famiglia“piena di api” può essere tran-quillamente invernata su sei te-lai, di cui almeno tre colmi dimiele e polline. Una buona nor-ma dettata dal buon senso pre-vede anche di spostare la colo-nia sul lato dell’alveare maggior-mente esposto al sole e di solle-vare le arnie se la distanza dalsuolo non è di almeno 20/30centimetri. A nessuno pensopiacerebbe dover trascorrerel’inverno in una stanza umidaed esposta a nord. Mi vien lamuffa solo a pensarci!! Così co-me sono da evitare accurata-mente tutte quelle soluzioni diinfagottamento degli alveari conteli plastici, polistirolo e via di-cendo. Il danno provocato dallacondensa che si viene a formareall’interno del nido supera digran lunga l’eventuale vantaggiodato dalla diminuzione dell’e-scursione termica.Ultimi accorgimenti prima deitrattamenti: porticine in posizio-ne invernale e cassettini. Le por-ticine aiutano a ridurre i rischi dicondivisione dell’alveare conospiti indesiderati (topini) incerca di un comodo nido, sicu-ramente non riparano dagli spif-feri di aria fredda e comunquenon ce ne sarebbe bisogno. Icassettini tornano utili per ilcontrollo delle cadute di varroaal momento del trattamento in-vernale di pulizia. Se in seguitosi lasceranno avremo le api checonsumeranno meno miele, sesi leveranno, aumenteranno iconsumi, ma la capacità di sver-nare non sarà inficiata. A questopunto, sistemati gli apiari, ci sipuò concentrare su laboratorio
e magazzino. Forse solo ora sitrova un po’ di tempo per dareuna ordinata al laboratorio e atutto il materiale utilizzato du-rante l’anno. La melata è già tut-ta nei fusti? Beh, complimenti.Probabilmente io a quest’epocadovrò ancora cominciare, ma sitratta di un’altra storia. I melarivuoti, puliti o no, devono essere
quindi impilati nel locale di con-servazione avendo l’accortezzadi isolare quei telai che hannoaccolto covata. Meglio ancorasarebbe fondere questi favi siaper problemi di odore e saporeanomali che vengono trasmessial miele immagazzinato nellecellette, sia per non rischiare latarma della cera. Ogni apicolto-
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Lavori in apiario
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22
Primi freddi... tempo di lavori in magazzino
re ben sa quanto valgano i me-lari costruiti: forse non si è maimonetizzato il loro valore, ma siè consci di possedere un tesoro.Quindi è nel proprio interesseavere solo favi da melario cheabbiano contenuto nella loro vi-ta unicamente miele. Dato chela cera che priva di esuvie di co-vata non è appetita dalla tarmae poiché le basse temperatureinibiscono il suo sviluppo, per
la conservazione dei melari saràsufficiente un locale che duran-te l’inverno si mantenga freddo.Lavoro noioso ma molto utile èpoi quello di pulire il materialeproveniente dagli apiari: alveari,cassettini portasciami, escludire-gina, apiscampo ecc. Le arnieche hanno contenuto coloniecon peste, anche solo sospetta,dovranno essere pulite dappri-ma con il raschietto, per elimi-
nare tutte le incrostazioni di ce-ra e propoli (evitando ovvia-mente di diffondere dovunqueil materiale raschiato), poi lava-te accuratamente in una solu-zione di soda caustica al 10% ocon candeggina, lasciate asciu-gare ed infine passate alla fiam-ma azzurra. Nei cassettini porta-sciami, così come nelle griglieescludiregina sarà invece utileeliminare i ponticelli di cera edi propoli formati durante l’an-no. Gli apiscampo dovranno es-sere smontati per la pulizia in-terna delle fughe.Terminati an-che questi lavori, che fare? In-somma, occupiamoci anche unpo’ del miele, quello da vende-re. O vegliamo farci il bagnodentro tutte le mattine come Pa-peron de Paperoni? Buone ven-dite a tutti.
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Lavori in apiario
-
PROGRAMMA CE 1221/97 “MIElE”
Durante la riunione del gruppo perma-
nente, bisognava presentare la posizione
degli apicoltori europei nei confronti del
programma miele e del bilancio e mi-
glioramenti proposti dalla Commissione.
Quest’ultima constata un’evoluzione po-
sitiva nell’utilizzo dei fondi disponibili.
Si passa da 7.85M nel 1998 a 10M nel
1999 per arrivare a 12M nel 2000
(l’80% delle spese previste sono state
realizzate). La ripartizioni delle spese
per singole voci si presenta come segue:
42% per la lotta contro la varroasi; 20%
per l’assistenza tecnica; il 17.5% per gli
aiuti al nomadismo; i 12% per le analisi
dei mieli; l’8,5% per il miglioramento
qualitativo del miele. Se gli apicoltori si
rallegrano per l’esistenza di questo pro-
gramma, allo stesso tempo ritengono che
tale strumento dovrebbe poter essere mi-
gliorato, fra l’altro per ciò che riguarda
le statistiche realizzate (richiesta di mes-
sa a punto di nuovi strumenti in questo
senso). In più c’è un paradosso: la Com-
missione ammette che il settore viva una
situazione particolarmente difficile, ma
nello stesso tempo non propone soluzio-
ni né prende in considerazione le propo-
ste degli apicoltori europei, a meno che
non si tratti di una semplificazione del
sistema di applicazione. Nonostante la
maggioranza dei paesi non incontrino
difficoltà particolari nella realizzazione
di questo programma, gli apicoltori rile-
vano alcuni problemi legati ad una inter-
pretazione troppo restrittiva dei testi o
alla mancanza di mezzi di cofinanzia-
mento o ancora ad una mancanza di con-
certazione con gli apicoltori. Gli apicol-
tori chiedono che venga realizzato quan-
to stabilito dalla guida di applicazione
degli stati membri. La Commissione fa
notare che se avesse delle informazioni
precise sulle richieste dell’insieme degli
apicoltori e non dei vari Stati, potrebbe
fare delle osservazioni al comitato di ge-
stione. In merito alla domanda di allar-
gamento o, almeno, di utilizzazione del
programma a tutte le azioni utili per il
settore, la risposta di Alvarez, funziona-
rio incaricato del dossier Miele, è chiara:
“E’ eccessivo dire che si può fare tutto
con il 1221/97, ci sono un regolamento e
delle azioni prioritarie”. Inoltre egli se-
gnala che la promozione in quanto tale
non è prevista poiché per essa esiste un
programma specifico. A tale proposito,
ci consiglia di fare pressione sui nostri
ministeri perché il miele faccia parte
della lista dei prodotti che possono esse-
re aiutati. Bisogna ricordare che questa
lista oggi comprende solo prodotti per i
quali le produzioni europee sono in ec-
cedenza. Questa lista deve essere aggior-
nata a giugno. Nel programma, si può
fare rientrare ad esempio una formazio-
ne sulla vendita dei prodotti. I rappre-
sentanti del commercio e dell’industria
saranno interessati per un sostegno pro-
mozionale. Ecco che cosa ha detto il Si-
gnor Anzer: “Il miele è più che un pro-
dotto. Con la difesa dell’ape, si tutela
anche la qualità dell’ambiente. Bisogna
avviare i giovani ad interessarsi di api-
coltura. Bisogna segnalare che un rie-
quilibrio, basato sul numero di al-
veari, sarà realizzato per la ri-
partizione delle risorse finan-
ziarie. Bisogna segnalare un
aumento importante degli
alveari in Danimarca
(+70.000) ed in Svezia
(+ 35.000). Questi
incrementi sono
legati ad un mi-
glioramento del-
le attrezzature.
Si constata inve-
ce una perdita di
alveari in Germania:
-138.000.
DIREttIVA MIElE
Le proposte espresse da Paul Lannoye
convergono verso le richieste degli api-
coltori europei (soprattutto della Germa-
nia). Il punto più importante concerne il
declassamento del miele filtrato (micro-
filtrato) da miele da consumo a miele
destinato all’industria. Questo punto è
oggetto di numerose discussioni in seno
al Gruppo miele. Il timore degli apicol-
tori è di vedere una volta ancora il dos-
sier aggiornato, per non dire rinegoziato
nella sua totalità, il che sarebbe catastro-
fico poiché i miglioramenti ottenuti fino
ad oggi sono considerevoli (identifica-
zione dell’origine). Dopo aver valutato
pro e contro, siamo giunti ad un accordo
che definisce l’obiettivo del gruppo. De-
ve essere fatto tutto il possibile perché
questa legge sia applicata il più presto
possibile. Ciò dovrebbe consentire di ri-
sanare il mercato del miele. Questa è la
posizione che è stata difesa dal nuovo
presidente del Gruppo Miele, Manuel Iz-
quierdo, eletto alla presidenza. Bisogna
tuttavia segnalare che i rappresentati del
commercio richiedono ugualmente un ri-
tiro del miele filtrato. La Commissione
23
Da Bruxelles
Gli apicoltori d’europa al lavoro
Il 29 ed il 30 maggio, numerosi responsabili apistici europei si sono riuniti a Bruxelles in occasione del Gruppo di lavoro “Miele” del Copa-Cogeca.
Ecco alcune delle questioni affrontate
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VENDO:• FAMIGLIE D’API• NUCLEI D’APICERTIFICATI E CONTROLLATIDAL CONSORZIO CONTROLLOP R O DO T T I B I O L O G I C I
-
24
Da Bruxelles
non sembra disposta a modificare a bre-
ve termine nulla sul testo attuale.
(..........)
RESIDUI NEl MIElE E
bOtUlISMO
Nel quadro di una revisione relativa ai
residui nei prodotti alimentari, fra i quali
il miele, un membro della Commissione
ci ha parlato delle misure che definisco-
no i criteri di controllo sanitario così co-
me le condizioni sanitarie che regola-
mentano gli scambi e le importazioni
nella Comunità (annesso 2 della diretti-
va 92/118/CEE). Occorre sapere che esi-
ste per ora un piano di controllo sanita-
rio del miele (direttiva 96/23/CEE) che
verifica, tanto a livello dei diversi paesi
quanto a livello dei 29 paesi autorizzati a
esportare miele in Europa, la presenza di
residui nel miele. La lista di questi paesi
è stata aggiornata recentemente (notifica
C(2001)348 del 12/02/01 modificante la
decisione 94/278/CE).
Ecco i tipi di presidi veterinari e conta-
minanti ricercati nei mieli:
1- Sostanze antibatteriche, compresi
sulfamidici e chinolinici.
2- Altri presidi veterinari: carbammati e
piretroidi.
3 - Altre sostanze e contaminanti del-
l’ambiente:
a) Composti organoclorati, compreso
PCB
b) Composti organofosforati
c) Elementi chimici
(..........)
Durante la riunione del gruppo di lavoro
Miele, è stato sollevato il problema dei
residui di antibiotici. Si evidenzia che
la loro origine può essere rappresen-
tata o dall’ambiente o dai tratta-
menti effettuati dagli apicoltori
(difficilmente accettabili). Il pro-
blema è quindi molto complesso e
la sua codificazione può avere un
impatto importante per gli apicol-
tori. Gli apicoltori hanno quindi
chiesto alla Commissione che il
GT Miele partecipi ai lavori del
comitato consultativo sui residui.
In più, Lucio Cavazioni fa notare che gli
apicoltori non vengono mai avvisati in
merito alle modifiche apportate dal co-
mitato consultivo sui residui. Il rappre-
sentante della Commissione segnala che
la consuetudine è di far circolare una
proposta di decisione. Questo funziona
già per il miele per quanto riguarda i
presidi usati dagli apicoltori. Tuschel so-
stiene la richiesta del Copa ed i suoi pia-
ni che non ci sono dei metodi di analisi
precisi ed uguali per la determinazione
dei residui di antibiotici nel miele. An-
nuncia la tenuta di un simposio in Ger-
mania nel prossimo settembre su questo
argomento. Questo punto sarà anche al-
l’ordine del giorno durante il Congresso
di Apimondia di Durban.
Il presidente Kari Valonen introduce il
problema del botulismo facendo eco del-
la situazione in Finlandia dove sono stati
segnalati casi di botulismo infantile le-
gati al miele. Si sono trovate spore in
numero elevato (da 5.000 a 80.000 spo-
re) nel 14% dei mieli di importazione ed
in lieve quantità (da 18 a 40 spore)
nell’8% dei mieli locali. L’opzione presa
dal suo governo è stata di etichettare i
mieli per informare le giovani madri dei
rischi in cui incorrono i bambini al di
sotto dei 12 mesi. Bisognerebbe portare
avanti un procedimento a livello euro-
peo. La Commissione è stata informata
su questo problema e sta studiando at-
tualmente questo dossier.
(..........)
NUOVO PRESIDENtE E
VICE PRESIDENtE
Nonostante la richiesta insistente di mol-
ti rappresentati degli apicoltori, Lucio
Cavazzoni e Ged Marschal hanno lascia-
to i loro posti di Presidente e Vice Presi-
dente del Gruppo Miele del Copa-Coge-
ca. Sono stati ringraziati per l’enorme la-
voro che hanno compiuto. Essi hanno
condotto a buon fine la messa in pratica
del programma 1221/97 di sostegno al-
l’apicoltura e partecipato alle negozia-
zioni relative alla futura legislazione sul
miele.
Manuel Izquierdo, rappresentante del
COAG in Spagna è stato eletto come
nuovo Presidente del gruppo di lavoro.
Possiede 350 colonie in Andalusia ed è
fortemente coinvolto nel suo sindacato
agricolo. Beneficia anche del supporto e
dell’intesa di un sindacato agricolo. La
Spagna, inoltre, possiede una apicoltura
molto professionale ed è il primo pro-
duttore europeo di miele.
Il nuovo vice-presidente, non è altri che
Etienne Bruneau, che ha il vantaggio di
conoscere l’apicoltura di numerosi paesi
europei. Avrà, fra l’altro, per missione di
provvedere agli interessi degli apicoltori
amatoriali. Si augura un buon lavoro a
questa nuova équipe che dovrà assicura-
re la continuità di un programma miele e
prendere le misure necessarie per difen-
dere al meglio l’ape e gli interessi degli
apicoltori europei.
Etienne bruneau
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Spett.le Redazione diLapis, sono un apicol-tore che conduce unasessantina di alvearie che per scelta nonho mai utilizzato so-stanze antibiotiche per la pre-venzione della peste. Fino aquesto momento, mi trovo benfelice di aver operato in questomodo perché l’incidenza dellamalattia è molto bassa, uno,due a volte tre casi l’anno, cheuna volta individuati eliminoprontamente, provvedendo poiin inverno a disinfettare il ma-teriale recuperabile.Ho utilizzato diversi sistemi,tra cui i raggi gamma che peròpur essendo probabilmente l’u-nico trattamento che mi dauna garanzia del 100% risultaper me troppo costoso in termi-ni di viaggio, ossia poco mate-riale e molti chilometri da fare.Non voglio in ogni modo di-
lungarmi troppo e vado subitoal punto. Ho saputo da unamico apicoltore d’oltralpe,che anche la candeggina puòessere utilizzata per disinfetta-re il materiale venuto a contat-to con colonie infette.Potete farmi sapere qualcosain merito? Vi ringrazio antici-patamente e vi faccio i compli-menti per la rivista che leggosempre molto volentieri.
Gianni F., Piemonte
La posta dei lettori
“ Pesteamericana”
mente usato comeagente disinfettanteed è una delle pochesostanze efficaci con-tro le spore della pe-ste americana. La so-stanza chimica inquestione si trova co-me ingrediente attivo
nella comune candeggina e so-litamente si trova presente inconcentrazioni che si aggiranoattorno al 3%.Ricerche condotte in passatohanno dimostrato che concen-trazioni dello 0,5 % di sodioipoclorito in acqua devitalizza-no le spore della peste ameri-cana in 20 minuti.La candeggina può quindi po-tenzialmente essere usata perdisinfettare tutto il materialeapistico in particolare si rivelautile e di facile applicazione pertutti gli attrezzi in plastica e fer-ro quali nutritori, escludiregina,arnie di polistirolo ecc.Si deve però tenere bene inconsiderazione che per fare in
PP osta EE lettronicaLe lettere indirizzate alla rubrica “la posta dei lettori” po-tranno essere inviate anche via e-mail all’indirizzo:
[email protected] lettera inviata diventerà di proprietà dell’editore Aspro-miele. I quesiti ritenuti d’interesse generale verranno pubbli-cati su Lapis. La redazione s’impegna in ogni caso a rispon-dere individualmente a tutte le lettere giunte per posta elettro-nica. La redazione di Lapis ringrazia fin d’ora tutti gli abbo-nati che con i loro quesiti contribuiranno a rendere la rubrica“la posta dei lettori” sempre più interessante.
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Caro lettore, vogliamo compli-mentarci innanzi tutto per letua scelta che a quanto sembrasi è rivelata vincente.Per quando riguarda l’ipoclori-to di sodio, questo è comune-
La Posta dei Lettori
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Avrei bisogno di un piccoloconsiglio, sono un apicoltorehobbista che ha iniziato que-st’anno a tenere le api. Dopoaver comprato due alveari, liho piazzati nel bel mezzo delgiardino di casa mia. Purtrop-po la scelta non è stata feliceperché ho sempre paura chequalche ape punga gli ami-chetti di mio figlio e quindi
vorrei spostare le arnie unaventina di metri più avanti do-ve sarebbero più tranquille. Leposso cambiare di posto senzacreare danni alle famiglie odevo aspettare quest’inverno?Cordiali saluti,Galli Mario posta elettronica
“ Quando spostaregli alveari”
modo che il trattamen-to sia efficace, il mate-
riale deve essere sta-to in precedenzaben pulito, perché
se le spore so-no protetteda cera opropoli non
c’è contatto tra ildisinfettante e laspora che quindi re-
sta vitale.
Risulta quindi chiaro che se siopta per questa sostanza le ar-nie e tutto il materiale di legnodeveono essere stato ben puliti,passati alla fiamma e se possi-bile lavati con un’idropulitrice.È bene ricordare inoltre che al-cuni materiali possono esseredanneggiati dal trattamento, adesempio certi tipi di plastiche,di metalli ed in particolar modosi rovinano le pelli. Pelli in api-coltura? Sì quella del manticedell’affumicatore e dei guanti!Quindi per evitare inutili sor-prese è sempre meglio fare unpiccolo test su una parte delmateriale che si vuole disinfet-tare mettendola a bagno per 20minuti. Un piccolo intoppo al-l’uso di questa sostanza chimi-ca deriva dal fatto che la can-deggina, una volta predispostala vasca d’immersione, nonpuò essere conservata per mol-to tempo perché tende a per-dere efficacia. Per aumentarnela durata, va conservata al buioe se ne deve evitare l’esposizio-ne diretta al sole.Un’ultima, ma importante, rac-comandazione... La candegginaè caustica per le mucose, lapelle e gli occhi, brucia i vestiti,e quindi si dovranno usare de-gli idonei indumenti per pro-teggersi; d’obbligo guanti chi-mici ed occhiali. Proteggiamobene, in particolare, gli occhi!!
Alimentare le api con metodo
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f.lli Comaro apicoltura f.lli Comaro d