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Inserto ampliato in italiano 2  Attualità Casa per tutti, Mostra alla Triennale di Milano 6  L’opinione Sergio Pone 7  Prodotti Samsung, Franke, Faber, Zucchetti, Poltrona Frau,   Cappellini, Kartell, Kos 8  Traduzioni in italiano di testi e legende Discussione Documentazione Tecnologia “Mi sento in dovere di stare dalla parte degli oppressi”. E’ l’affermazione dell’artista cine- se Ai Weiwei durante l’intervista rilasciata alla redazione di Detail. Da quando è stata  assegnata la sede dei Giochi Olimpici a Beijing (Pechino), nel paese nulla è cambiato.  La brutale repressione perpetrata ad opera del Governo cinese in Tibet, nel marzo di  quest’anno, palesa il lato oscuro del regime comunista di Beijing mentre la classe diri- gente vorrebbe esibire un paese moderno, dispensatore di pace e aperto al mondo.  Isolare la Cina non servirebbe a nulla, dal momento che l’interscambio può offrire un  contributo al cambiamento; tuttavia, la questione non può nemmeno essere ridotta in  termini semplicistici.   Christian Schittich Rivista di Architettura 7/8 · Grandi strutture portanti Potete trovare un’anteprima con immagine di tutti progetti cliccando su: http://www.detail.de/Archiv/De/HoleHeft/207/ErgebnisHeft

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Inserto ampliato in italiano

  2  Attualità  Casa per tutti, Mostra alla Triennale di Milano

  6  L’opinione   Sergio Pone

  7  Prodotti    Samsung, Franke, Faber, Zucchetti, Poltrona Frau,  

Cappellini, Kartell, Kos

  8  Traduzioni in italiano di testi e legende  Discussione  Documentazione  Tecnologia

“Mi sento in dovere di stare dalla parte degli oppressi”. E’ l’affermazione dell’artista cine-se Ai Weiwei durante l’intervista rilasciata alla redazione di Detail. Da quando è stata  assegnata la sede dei Giochi Olimpici a Beijing (Pechino), nel paese nulla è cambiato. La brutale repressione perpetrata ad opera del Governo cinese in Tibet, nel marzo di quest’anno, palesa il lato oscuro del regime comunista di Beijing mentre la classe diri-gente vorrebbe esibire un paese moderno, dispensatore di pace e aperto al mondo.  Isolare la Cina non servirebbe a nulla, dal momento che l’interscambio può offrire un  contributo al cambiamento; tuttavia, la questione non può nemmeno essere ridotta in  termini semplicistici.   Christian Schittich

Rivista di Architettura7/8 · Grandi strutture

portanti

Potete trovare un’anteprima con immagine di tutti progetti cliccando su:

http://www.detail.de/Archiv/De/HoleHeft/207/ErgebnisHeft

2 Attualità Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 7/8 ∂

La Triennale di Milano, nella sua sezione di Architettura, propone per il 2008 un Forum internazionale sull’abitare difficile, coordinato da Aldo Bonomi e Fulvio Irace ed articolato in due mostre: Casa per tutti e La vita nuda.Nel maggio del 1933 la V Triennale aprì al pubblico il suo nuovo Palazzo con una mo-stra dedicata al tema dell’abitazione in cui, sulla scia del Weissenhof di Stoccarda, l’ar-chitettura veniva mostrata in scala reale, sot-to forma di ambienti completamente arredati e di vere e proprie abitazioni costruite nel giardino del Parco retrostante. Fu un’edizio-ne memorabile che ancor oggi costituisce una tappa del Moderno in Italia.Questa tradizione fu ripresa dalle successi-

Casa per tutti

Monica Rossi

Attualità

ve edizioni, fino all’VIII, la prima dopo la se-conda guerra mondiale, che si tradusse nel-la costruzione del quartiere-modello QT8, sotto la regia di Piero Bottoni.La mostra Casa per tutti, riallacciandosi a queste edizioni precedenti, vuole rilanciare il tema dell’abitazione a basso costo, invitan-do gli architetti a tornare ad occuparsi di una problematica che è stata centrale nel periodo tra le due guerre e che è ritornata cruciale nella attuale crisi della metropoli postmoderna. Nel corso degli ultimi decenni, a giudicare dalla Biennali, dalle riviste e dai media, l’ar-chitettura d’autore si è concentrata soprat-tutto sulla realizzazione di strutture legate al

tema dell’intrattenimento, come musei, sale da concerto e mediateche. Architetture stra-ordinarie che hanno consentito ai loro pro-gettisti di affermarsi nel sistema delle Archi-star come stilisti di linguaggi esotici e sorprendenti, ma tutto sommato complici di una riorganizzazione sociale che ha ritenuto prioritario, rispetto ai bisogni elementari, l’af-fermazione di esigenze tipiche delle società opulente della post-industrializzazione.Per quanto riguarda l’housing invece, gli ap-porti non sono stati significativi, né è stata posta adeguata attenzione alla trasformazio-ne delle esigenze abitative a seguito della frammentazione della società e dell’irruzione di soggetti estranei alla cultura locale, per

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23 maggio – 14 settembre 2008 Triennale di Milanowww.triennale.it

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esempio sull’onda dei flussi migratori. Ad una società ordinata per classi si è sostituita una società ordinata per gruppi: un fenome-no che è stato ben compreso dall’industria della moda che, al contrario dell’architettura, ha saputo interpretare questa nuova e sfac-cettata realtà forse per la sua particolare sensibilità ai cambiamenti veloci. Da queste riflessioni è nata l’idea di affiancare alla mo-stra per “esempi” storici una sezione dedi-cata alla contemporaneità, in grado di pre-sentare e illustrare le più diverse soluzioni dell’abitare temporaneo: dalle case d’emer-genza a quelle autoprodotte, fino ai prototipi in scala reale di unità abitative minime.La mostra si articola in cinque sezioni. Case Rapide, curata da Teresa Feraboli, presenta una serie di esempi di abitazioni provvisorie per l’emergenza, dimostrando come fin dall’inizio del Novecento, progetti-sti, politici, tecnici ed amministratori si siano impegnati nello studio di abitazioni prefab-bricate, pensate sia per l’emergenza che per la vita quotidiana, secondo due princi-pali vie di attuazione: l’una volta a restituire monoliticità alla costruzione finale; l’altra fondata sulla possibilità di costruire e smon-tare rapidamente l’alloggio trasferendolo su sedimi diversi.La sezione Kit Houses di Jeffrey Schnapp ri-percorre la storia dell’abitazione prefabbri-cata in America, dai kit-houses della Sears Roebuck dell’inizio del ‘900 ai lavori degli anni 40 e 50 di architetti come Richard Neu-tra e di costruttori come Joseph L. Eichler, non tralasciando gli approcci industriali all’edilizia abitativa come le mobile-homes, le ruolottes (Airstream), le case della WPA e dell’esercito per i periodi bellici e posbellici, e la costruzione su vasta scala di sobborghi ideali come Levittown. Ampio spazio è dedi-cando all’opera di R. Buckminster Fuller che, in quanto autore di una vasta gamma di proposte che si ricollegano ad ogni momen-to del percorso novecentesco dell’edilizia abitativa americana, funge da filo conduttore della visione panoramica proposta.In Utopie e nuovi materiali, curata da Federi-co Ferrari, vengono presentati una serie di progetti italiani di abitazioni minime: dal Li-

ving Pod concepito dal gruppo Archigram nel 1966 si arriva fino alle attuali sperimenta-zioni di Renzo Piano, passando attraverso una serie di esperienze interessanti come quelle di Marco Zanuso, Alberto Rosselli, Roberto Menghi e Joe Colombo.La sezione Micro/Macro, curata da Matteo Agnoletto e Silvia Berselli, propone una riflessione su due risposte al tema dell’abita-re, apparentemente opposte ma in realtà complementari: l’unità d’abitazione alla piccola scala dell’alloggio individuale e quella alla grande scala dell’intervento me-tropolitano.I casi studio si suddividono dunque in due sezioni sulla base della scala dimensionale

1, 2 Immagini della mostra Casa per tutti 23-mag-gio-14 settembre. Cura scientifica: Fulvio Irace e Carlos Sambricio. Curatori delle sezioni temati-che: Matteo Agnoletto, Silvia Berselli, Teresa Feraboli, Federico Ferrari, Gabriele Neri, Jeffrey Schnapp. Progetto di allestimento Cliostraat.

3, 4 Protipo della Clothes House: una casa come uni-tà archetipica minimalista, costruita con balle di vestiti riciclati, progetto MVRDV.

5 Prototipo della Deep Purple: “una lanterna aran-cione che galleggia nell’oceano”, tre piani luminosi sostenuti da un “albero” centrale e arredati con mobili gonfiabili, per una casa/rifugio con struttu-ra in ferro e tamponamenti in pannelli in fibra di vetro, progetto Massimiliano e Doriana Fuksas.

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4 Attualità Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 7/8 ∂

dell’architettura: dalla cellula minima della Maison Domino di Le Corbusier, fino al gran-de contenitore dell’Unitè d’Habitation di Mar-siglia.Emergencies, curata da Gabriele Neri, pre-senta infine una serie di progetti contempo-ranei per l’abitazione di emergenza, metten-do in evidenza la risposta dei progettisti a bisogni essenziali quali la protezione dagli agenti atmosferici, la sicurezza degli abitanti e l’economicità dell’intervento. I progetti esposti in questa sezione mostrano come le risposte a tali esigenze siano estremamente eterogenee e pongano l’accento su temati-che differenti come la forma, la tecnologica, i materiali, le tecnica costruttive o l’attenzio-

ne verso le culture locali. L’intento del curatore è quello di aprire numerosi interro-gativi sul ruolo della tecnologia e sull’inter-pretazione di basic need, concetto alquanto soggettivo, da cui traspaiono i condiziona-menti socio-culturali dei singoli progettisti.L’intento della mostra non è solo quello di presentare una serie di progetti più o meno recenti, ma di dare una risposta progettuale e propositiva al problema dell’abitazione, a tale scopo nel giardino dietro al Palazzo del-la Triennale sono stati realizzati alcuni proto-tipi in scala reale di unità abitative minime progettate da architetti individuati dagli au-tori della mostra come capofila di tendenze o propositori di linee di sperimentazioni

all’avanguardia quali: MVRDV, Alejandro Aravena, Kengo Kuma, Massimiliano e Do-riuana Fuksas, Cino Zucchi ecc.Oltre ai prototipi di unità abitative progettate da architetti affermati è stato realizzato il prototipo in scala reale del progetto vincitore del concorso “Casa per tutti - Concorso in-ternazionale per la progettazione di un mo-dulo abitativo d’emergenza”. Il concorso, ri-volto ad architetti under 40, mira a promuovere la ricerca sulla casa per l’emer-genza con lo scopo di raccogliere e mettere a confronto progetti per un diverso modello costruttivo, sociale ed economico dell’abita-zione e degli insediamenti. Ai progetti in concorso è stato richiesto di identificare i

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connotati tipologici, morfologici e tecnologici di un modulo flessibile in grado di adattarsi facilmente alle diverse necessità dell’abitare e altrettanto in grado di relazionarsi con i pa-esaggi naturali e costruiti. Conforme ai criteri della sostenibilità, il modulo doveva essere ad alto rendimento energetico, ecologico, integrabile nelle reti, particolarmente curato per contribuire all’efficienza ambientale complessiva (in termini di uso del suolo, im-patto ambientale, utilizzo di fonti energetiche rinnovabili) e di costo contenuto grazie all’uso di processi di costruzione seriali che potevano essere mutuati anche da tecniche di intervento e di prodotto di settori diversi da quello delle costruzioni residenziali. Il

concorso è stato vinto dal progetto proposto da Piero Barbanti e Luca Tontini: un’abita-zione, realizzata a partire da un modulo ba-se in legno lamellare montato a secco, che assicura razionalità ed economicità costrutti-va e allo stesso tempo flessibilità d’uso.

6–8 Prototipo di Umbrella House: un’abitazione costi-tuita da ombrelli come unità base, fissati da cer-niere comunemente utilizzate per le mute da sub e sostenuti da una capriata composta di bac-chette da ombrello, progetto di Kengo Kuma.

9 Prototipo di Elemental. Una società mista pubbli-co-privata garantisce la costruzione di una metà della casa in pannelli di cemento prefabbricato, al resto provvedono gli abitanti stessi, nella convinzione che per garantire a tutti identiche

opportunità sociali la collocazione in ambito ur-

bano sia molto più importante delle dimensioni, progetto di Alejandro Aravena.

10 Vista tridimensionale di Villaggi Veloci: padiglio-ni ispirati ad elementi archetipici, come la ten-da e la capanna di tronchi, per rispondere ai bisogni di un abitante in condizioni “limite” e per creare un “ambiente collettivo” attraverso l’appropriazione degli spazi di transizione, pro-getto di Cino Zucchi.

11, 14 Prototopo di U-Dome un’unità minima derivata dalle strutture di Buckminster Fuller rivisitate da World Shelters. Le prime versioni di questa cu-pola sono state utilizzate in Guatemala e in Li-bano per operazioni umanitarie. La leggerezza del materiale plastico di cui è composta la ren-de facilmente trasportabile e velocemente co-struibile.

12, 13 Prototipo del progetto vincitore del concorso Casa per tutti. Progettisti: Piero Barbanti e Luca Tontini.

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6 L’opinione Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 7/8 ∂

Nel corso del XX secolo alcune grandi figure di ingegneri hanno sperimentato nuove tec-nologie nel campo della costruzione di gran-di sale; in particolare sono nate le strutture reticolari, i gusci sottili in calcestruzzo arma-to, le strutture a reti di cavi e quelle pneuma-tiche e, infine hanno visto la luce il legno la-mellare e il calcestruzzo armato precompresso. Personaggi come Eugène Freyssinet, Pierlu-igi Nervi, Eduardo Torroja, Fred Severud, Franz Dischinger, hanno illuminato il panora-ma costruttivo del Novecento con le loro bril-lanti intuizioni e con le loro audaci sperimen-tazioni.Ma già verso la fine del secolo scorso si no-ta un affievolirsi di questa spinta, che era stata animata dal continuo tentativo di supe-rarsi per costruire sale sempre più grandi e capienti, e si rileva un sostanziale cambio di prospettiva nella concezione dei grandi con-tenitori collettivi. Nei paesi dell’occidente capitalista il “quan-to” ha ceduto la propria importanza al “co-me”, mentre le “prove di forza” sono ormai appannaggio dei paesi asiatici emergenti (Cina Popolare, Taiwan, Corea del Sud, etc.). A questo cambio di prospettiva segue una modificazione del ruolo dell’ingegnere con-temporaneo, perfettamente rappresentato da alcune importanti società di progettazio-ne (Arup, Happold, etc.), che attiva fattive collaborazioni con grandi studi di architettu-ra e si trova ad affrontare nuove sfide, stori-camente appannaggio dell’architetto. Il nuovo quadro di riferimento contribuisce in maniera determinante a spostare l’obietti-vo della ricerca formale verso il settore delle grandi strutture; l’interesse per la forma resistente più efficace per ottenere le migliori performances strutturali si focalizza oggi su forme di figuratività più libere, che spesso mimano quelle della natura; come se il raggiungimento di risultati strutturali di livello ampiamente soddisfacente fosse ormai un dato e si rendesse necessario sperimentare la duttilità formale delle nuove tecniche. E l’Italia sembra ancora una volta un terreno privilegiato per la sperimen-

ciale articolata su due piani e servita da due piacevoli percorsi anulari. La copertura, costituita da una serie di su-perfici a doppia curvatura, disegna la forma a “vulcano” attraverso la realizzazione di una serie di gusci in calcestruzzo armato, per la realizzazione dei quali Renzo Piano si è av-valso della collaborazione degli strutturisti milanesi della Favero & Milan. Al guscio in calcestruzzo è ancorato un “tecno-suolo” che, adeguatamente irrigato, consente la piantumazione di arbusti su tutta la superfi-cie; questo espediente attribuisce alla co-struzione un’identità ibrida in cui il carattere artificiale del manufatto è mitigato dalla “na-turalizzazione” di gran parte delle “pendici”.

tazione di questo nuovo paradigma. Si è appena spenta l’eco per la costruzione del nuovo quartiere fieristico di Milano di Massimiliano Fuksas che sperimenta, grazie alla straordinaria esperienza dello studio di ingegneria tedesco Schlaich, Bergermann und Partner, una gridshell in acciaio e vetro a forma di nuvola – che il Building Workshop di Renzo Piano licenzia il progetto del Vulca-no Buono da realizzarsi a pochi chilometri da Napoli. Si tratta di un grande edificio polifunzionale di forma tronco conica, organizzato intorno a una piazza/cratere di 160 metri di diametro. L’edificio contiene un cinema multisala, un ipermercato e una grande galleria commer-

L’opinione di Sergio Pone

Le grandi coperture: dal tecno-morfismo alla mimesi naturalistica

Sergio Pone (Napoli – 1958), Architetto e Dottore di Ricerca presso il Politecnico di Milano, è docente di Tecnologia presso l’Università di Napoli “Federico II”. Da anni conduce ricerche sull’innovazione tecnologi-ca nell’architettura di grande luce e sulle sue ricadute nell’architettura diffusa.

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Prodotti

Kos S.p.A.Viale de la Comina [email protected]

Geo 180, Kos

In occasione del Salone del Mobile 2008 Kos presenta GEO BOX la nuova versio-ne della vasca in acrilico Geo Soft incassata in box in essenza pensata da Ludovica e Roberto Palomba, per un wellness assoluto: “Mente e corpo, in un’atmosfera quasi mistica, evocativa di primitive e ancestrali fonti, trovano final-mente un loro equilibrio profondo”.

Zucchetti Rubinetteria S.p.A.Via Molini di Resiga, [email protected]

Kitchen Therapy, Zucchetti

Luogo tradizionalmente visto come il cuore della casa, oggi, la cucina diventa sempre più confortevole living space, dotato di forti connotati tecnologici. E’ in questo luogo che Zucchetti applica sa-pientemente tutto il suo know-how: dai miscelatori più semplici a quelli più fles-sibili e ricercati, a più fori o con getti di-versificati, per consentire di ricreare una cucina professionale a casa.

Faber S.p.A.Viale XIII Luglio [email protected]

Kartell S.p.A.Via delle Industrie, [email protected]

Outdoor Collection, Kartell

In occasione del Salone del Mobile 2008, Kartell ha presentato ai Giardini de La Triennale la collezione di prodotti adattabili a giardini, terrazze, déhor di locali pubblici e caffetterie, in una corni-ce ideale: sette “totem”, delle sculture giganti in bosso, alte fino a 4 metri, raffi-guranti una selezione dei più emblemati-ci prodotti “Kartell Outdoor”: multifunzio-nalità, eclettismo, polivalenza, adattabilità, resistenza.

Cristall, Franke

Tecnologia di altissimo livello , funziona-lità ed estetica firmata Carlo Colombo. I piani cottura della linea Cristall sono in vetro bianco o nero, 7 o 9 funzioni co-mandi touch: sono disponibili con base 60, 70, 90 o 120 con fuochi in linea. Ve-tro temperato e griglie in ghisa, silhouet-te essenziale e quasi eterea, linee deli-cate incorniciate dal top e un paracalore frontale che consente di proteggere le manopole dal surriscaldamento.

Franke S.p.A.Via Pignolini, 2Peschiera del [email protected]

Cap Design S.p.A.via Milano, 28Mariano Comense [email protected]

ORG Limited Edition, Cappellini

Cappellini rinnova l’appuntamento con il collezionismo: ORG, una delle icone più irriverenti della collezione, acquisisce opere firmate Fabio Novembre, prodotte in edizione limitata in 99 pezzi numerati. La struttura è costituita da gambe movi-bili in corda polipropilenica e da gambe rigide con anima in acciaio e rivestimen-to in corda nei colori bianco, rosso o ne-ro. Piano in vetro trasparente, particolari di aggancio fra piano e gambe in accia-io inox satinato.

Poltrona Frau S.p.A.S.S. 77Km 74,[email protected]

Tricot, Poltrona Frau

Dominique Perrault e Gaëlle Lauriot-Prévost immaginano un inedito concetto di seduta per un nuovo paesaggio do-mestico. Tricot è una poltrona a geome-tria variabile, che si adatta all’istintiva ri-cerca del relax. La maglia è realizzata in strisce di cuoio Saddle T sagomate ad onda e assemblate con occhielli in otto-ne anticato. Racchiusi all’interno, tre cu-scini di differenti dimensioni assolvono dinamicamente alle funzioni di seduta, schienale, bracciolo.

Samsung Electronics Italia S.p.A. Via C.Donat Cattin, 5 Cernusco sul [email protected]

Vision, Samsung

Vision, prodotto dal design esclusivo, si avvale del nuovo dispositivo MPI (Micro Plasma Ion) di purificazione che libera nell’aria atomi di idrogeno attivo e ioni di ossigeno affiancato ad un sistema di fil-trazione con ioni d’argento. Vision si av-vale dell’evoluta funzione Good Sleep Mode II, attivabile sia in modalità raffred-damento che riscaldamento e vanta la classe A di efficienza energetica e, gra-zie all’utilizzo del gas ecologico R410A.

Hybrid, Faber

La cappa-climatizzatore realizzata in collaborazione con King & Miranda, combina sofisticata tecnologia con uno straordinario design. Il risultato è una cappa aspirante, supersilenziosa e dagli standard elevatissimi con un potentissi-mo condizionatore capace di rinfresca-re, riscaldare e ripulire l’aria di un am-biente fino a 40 mq. Nel 2009 sarà disponibile la “versione eco-friendly” con rivoluzionario sistema di recupero delle fonti di calore.

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Pagina 732Editoriale

“Mi sento in dovere di stare dalla parte degli oppressi”. E’ l’affermazione dell’artista cine-se Ai Weiwei durante l’intervista rilasciata al-la redazione di Detail. Artista rinomato in Ci-na e protagonista della scena occidentale, Ai Weiwei può permettersi, più di tanti altri nel suo paese, di esternare la propria opi-nione riguardo la situazione politica in Cina. Durante l’intervista, la risposta di Ai Weiwei alla domanda sulla libertà politica e i diritti umani ci ha scossi. Da quando è stata asse-gnata la sede dei Giochi Olimpici a Beijing (Pechino), nel paese nulla è cambiato. La brutale repressione perpetrata ad opera del Governo cinese in Tibet, nel marzo di quest’anno, palesa il lato oscuro del regime comunista di Beijing, che tuttavia è stato col-to di sopresa dall’idea di un eventuale boi-cottaggio delle Olimpiadi. La classe dirigen-te avrebbe voluto sfruttare le competizioni sportive per mostrare il volto migliore di un paese moderno, dispensatore di pace e aperto al mondo, mentre l’architettura avreb-be fornito un contributo d’immagine. Con uno sforzo incredibile per il paese sono stati realizzati vari edifici di prestigio, tra i quali spicca lo Stadio nazionale di Herzog & de Meuron. Quale dovrebbe essere, dunque, l’atteggia-mento di una rivista di architettura di fronte alle prestigiose realizzazioni portate a com-pimento dalla dittatura cinese? Con l’obbiet-tivo di non prendere posizione nei confronti della dimensione più strettamente politica, abbiamo intervistato Ai Weiwei e Henrick Bork, corrispondente della Süddeutsche Zeitung in Cina, per dare un assaggio della situazione durante la costruzione dello sta-dio. Isolare la Cina non servirebbe a nulla, dal momento che l’interscambio può offrire un contributo al cambiamento; tuttavia, la questione non può nemmeno essere ridotta in termini semplicistici, come è avvenuto sul podio dell’Haus der Kunst a Monaco di Ba-viera lo scorso autunno, quando Herzog ha respinto il tema della responsabilità morale dell’architetto definendolo “sterile”, o quan-do Rem Koolhaas ha dichiarato che la torre per la CCTV da lui recentemente realizzata non è stata costruita per il regime ma per la gente. Christian Schittich

Discussione

Pagina 734One World, One Dream?Nuove architetture per una nuova CinaFrank Kaltenbach

Da oltre 2000 anni, la Grande Muraglia rap-presenta la più vasta e conosciuta opera

mai costruita in Cina. Nei giorni festivi, fino a 60.000 turisti cinesi e stranieri giungono a Badalin, dove su un traliccio installato nel bel mezzo della vista panoramica si erge a caratteri cubitali (15 metri di altezza) il motto ufficiale dei Giochi Olimpici 2008: “One World, One Dream”. Inevitabile è il parallelo con la scritta “Hollywood” che sorge a Be-verly Hills. Ma contrariamente alla fabbrica dei sogni californiana, qui le lettere non sono di cartapesta e compensato, ma di acciaio, calcestruzzo e vetro. La Cina punta molto in alto. Dopo aver perso l’occasione della candidatura del 2000, tutta la nazione voleva convincere il mondo intero di essere riuscito a stabilire un rapporto pa-ritario con l’Occidente, sia dal punto di vista culturale e tecnologico, che sotto l’aspetto dei diritti umani. Le immagini scattate il 4 giugno 1989 in piazza Tienanmen dovevano essere cancellate dai ritratti degli atleti esul-tanti.

Green Games?

I giochi sono stati presentati con lo slogan “Green Games”, a sottolineare la realizzazio-ne di edifici sostenibili e tecnologicamente avanzati. Secondo fonti ufficiali, il Program-ma di tutela ambientale ha gestito un pac-chetto di interventi da 11 miliardi di Euro. Nell’area a nord di Beijing è iniziato un pro-gramma di rimboschimento, la rete metropo-litana è stata ampliata e ristrutturata, e le at-tività industriali sono state trasferite nelle aree periferiche della metropoli per lasciar posto nel cuore della capitale ad una selva di edifici a torre per uffici. I rari quartieri di Hutong, le tradizionali case a corte per lo più distribuite su un piano e sopravvissute alla demolizione, sono stati dotati per la pri-ma volta di una rete di impianti e canalizza-zioni. La qualità dell’aria è pessima. In 15 anni il paese è cambiato radicalmente: se nel 1990 era raro vedere i mezzi pesanti sul-le strade, 5 anni più tardi si formavano già code di autocarri sull’autostrada che dall’ae-roporto conduce al centro di Beijing. Un se-gno tangibile dello sviluppo è la realizzazio-

ne delle circonvallazioni, autostrade urbane ad incremento di velocità che si estendono dalla Città Proibita verso l’esterno. Nel 1992 è stato portato a compimento il terzo anello, seguito nel 2003 dal quinto. Attualmente, il settimo sta definendo il confine urbano di Beijing. Analizzando i particolari costruttivi, si perce-pisce l’effetto diretto dello sfrenato boom edilizio e del rapido sviluppo architettonico. Spesso i materiali appaltati non sono dispo-nibili sul mercato; inoltre, la limitata disponi-bilità di operatori di settore qualificati, non-ché la contrazione dei tempi di realizzazione conduce inevitabilmente alla rielaborazione grossolana dei particolari costruttivi e ad una realizzazione di pessima qualità. L’in-quinamento svolge un’azione aggressiva sulle facciate: le superfici intonacate si an-neriscono rapidamente e tingono di grigio la città che di notte si presenta sfavillante di lu-ci colorate. A partire da giugno 2008 si ac-cenderà il Greenpix Zero Energy Media Wall realizzato dall’architetto newyorkese Simone Giostra, “primo luogo d’arte digitale di Pe-chino” con una parete media di 2200 mq ali-mentata tramite celle fotovoltaiche.

Un manifesto per un’intera nazione?

Le architetture delle Olimpiadi rappresenta-no la Corporate Architecture di un intero pa-ese ma solo raramente ne diventano simbo-lo, incunabolo senza tempo dell’architettura, come nel caso singolare del progetto di Werner March: l’architetto è stato progettista dell’edificio neoclassico del Forum Sportivo Tedesco e della realizzazione dello Stadio Olimpico di Berlino del 1936 asservito al Partito Nazionalsocialista. Nel 1964, l’ele-gante composizione di strutture fluttuanti a vela dell’impianto natatorio e dello stadio, re-alizzata in calcestruzzo su progetto di Kenzo Tange, ha dimostrato in maniera eclatante che il Giappone dopo la II guerra mondiale si è inserito nel novero delle nazioni indu-strializzate. Nel 1972, infine, con la realizza-zione dell’Olympiapark di Monaco di Baviera il team di progettazione composto da Gün-

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ther Behnisch, Frei Otto e Günther Gzimeck ha offerto un volto aperto e democratico del-la Germania; la struttura si è poi distinta in tutto il mondo anche durante l’ultimo Cam-pionato Mondiale di calcio: il dolce anda-mento collinare del parco olimpico che sci-vola nel catino dello stadio conserva, ad oggi, un carattere molto distintivo. Per molti dei partecipanti stranieri al concorso indetto per lo stadio di Beijing, l’obbiettivo era, da un lato rappresentato dalla creazione di un simbolo che celebrasse l’idea della Olimpia-di e rappresentasse adeguatamente il paese ospitante, dall’altro, dal tentativo di evitare che divenisse uno strumento propa-gandistico piegato ad interessi di sapore nazionalistico.

Una tradizione per la grande scala

L’incarico si è dimostrato ben più comples-so di quanto fosse possibile immaginare, implicando anche una contestualizzazione urbanistica. L’impresa coinvolge solo la rea-lizzazione delle architetture di Beijing, non la cittadella dell’ippica di Hong Kong, l’impian-to velistico nella città costiera di Tsing Tao (Quingdao) o gli stadi per le eliminatorie di calcio di Shanghai, Shenyang, Tianjing e Quinhuandao. Chi affronta un progetto di carattere emblematico a Beijing, è pur sem-pre chiamato a confrontarsi con una delle maggiori estensioni urbane mai realizzate. La Città Proibita, 800 palazzi costruiti lungo un asse centrale, è stata costruita in 14 anni a partire dal 1406. Al termine del periodo imperiale, il primo programma edilizio stata-le è stato approntato solo negli anni ’50 quando Mao ha commissionato la realizza-zione di 10 edifici monumentali in stile staliniano di superficie utile superiore a 100.000 mq, da portare a compimento entro un anno. Il più noto di questi è la Grande Casa del Popolo che sorge in piazza Tie-nanmen, con un’aula congressi che ospita 10.000 deputati.

Il colosso che piace poco

Il primo progetto ad incarico diretto è stato affidato nel 1999 al francese Paul Andreu per la realizzazione del National Center for Performing Arts inaugurato nel 2008; il plesso raggruppa una sala concerti, due teatri per 6500 spettatori, realizzati come tre corpi di fabbrica isolati radunati a formare una megarchitettura sotto una gigantesca cupola in vetro e titanio circondata da un lago e accessibile tramite un tunnel dal lato nord e sud. Sin dall’inizio, il progetto, il pri-mo ad essere realizzato da uno straniero, è piaciuto poco: la posizione a fianco del Palazzo del Popolo, all’incrocio della direttri-ce nord-sud del Palazzo del Governo con la direttrice est-ovest di Piazza Tienanmen ri-sulta inadeguata, mentre la cupola lucida interrompe inaspettatamente lo sguardo sulla Città Proibita. Per i megaprogetti pro-

grammati in un momento successivo come la torre CCTV (2001), il nuovo terminal aero-portuale T3 (2003) e gli edifici olimpionici (2003) sono stati indetti concorsi internazio-nali.

L’re-invenzione del grattacielo

Con la corsa verso le Olimpiadi, la CCTV (la compagnia radiotelevisiva statale China Central Television) manifesta, puntuale, l’esi-genza di dimostrare all’opinione pubblica mondiale che anche i media cinesi possono toccare i livelli più alti del progresso tecnolo-gico, cercando di sbarazzarsi dell’onta della censura governativa: e lo fa con un edificio spettacolare. Rem Koolhaas e Ole Schee-ren, controcorrente rispetto all’attuale ten-denza a costruire edifici alti che superino il record in altezza, hanno optato per una ca-ratterizzazione asiatica. Nonostante la pecu-liarità formale, l’edificio ha trovato adeguato riscontro anche in occidente. Forse, la CCTV ha veramente deciso di installare nel nuovo edificio soltanto le stazioni commerciali, la-sciando a distanza quelle emittenti dove i contenuti sono al vaglio della censura politi-ca. La cosa potrebbe favorire l’immagine del nuovo edificio: una casa libera per i mezzi di comunicazione di massa.

Una porta sul mondo

Attualmente solo il nuovo Terminal aeropor-tuale 3 di Norman Foster si pone in competi-zione con la torre CCTV, superandola per di-mensioni. La qualità architettonica del terminal, che di notte s’illumina dei colori na-zionali rosso e giallo non è nel design spet-tacolare né nella raffinatezza dei particolari costruttivi, ma nell’affascinante relazione tra le dimensioni e la calma serenità della for-ma. Norman Foster ha risolto la tematica di quel labirinto di profumi, sigarette e whiskey tipico di ogni aeroporto che Rem Koolhaas chiama “Junkspace”, con il mezzo più sem-

plice a sua disposizione, vale a dire con lo spazio: arrivando al Terminal 3, il passegge-ro è accolto dall’architettura/gesto della hall che presagisce l’idea che gli aeroporti di-venteranno la cattedrale del XXI secolo.

Costruire lungo l’asse

Per l’architettura delle Olimpiadi, è stato de-stinato un lotto di terreno a nord di Beijing, l’Olympic Green, compreso fra il quarto e il quinto anello di circonvallazione, esattamen-te sull’asse della Città Proibita. Il progetto vincitore realizzato dallo studio americano Sasaki Associates mantiene libera la direttri-ce che lo congiunge al luogo dove è collo-cato il Trono dell’Imperatore e il Mausoleo di Mao, considerandola come un boulevard. L’Olympic Green richiama immediatamente alla memoria il Central Park di New York: il costruito circostante si estende come un muro di grattacieli.Lo stadio “Bird’s Nest” e la scatola dell’Aqua-tics Center “Watercube” si pongono in quell’antagonistico rapporto Yin e Yang tipi-co della tradizione, occupando una posizio-ne centrale nel villaggio olimpico. Tradizio-nalmente, il cerchio simboleggia il cielo e il quadrato la terra; ma nel contesto la struttu-ra in acciaio dello stadio alta 70 metri domi-na sull’impianto natatorio di 31 metri.

Il nido d’uccello e il cubo di spugna

Inserito in un contesto di particolare ampiez-za, caratterizzato dal tracciato dell’autostra-da urbana adiacente, lo stadio stupisce per l’immagine né sovradimensionata, né monu-mentale che offre di se stesso. Approssi-mandosi, il visitatore percepisce il corpo del volume come un intreccio strutturale che pa-re inghiottirlo. L’intensità progettuale emerge nella qualità spaziale delle gallerie anulari. Ampie scalinate portano lo spettatore sulle balconate attraverso una struttura d’acciaio aperta che consente di catturare l’intorno

10 Traduzioni in italiano Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 7/8 ∂

come un caleidoscopio. Il comparto può co-munque essere chiuso in caso di tempeste di sabbia o gelidi venti invernali. Il concetto di “linea di visibilità” applicato per l’Arena di Monaco di Baviera da Jaques Herzog de-scritta come “macchina della percezione” domina lo spazio interno (vd.Detail 9/2006). Il luogo più affascinante dello stadio rimane, però, nascosto al pubblico: la copertura oscilla come una lastra di ghiaccio sull’asse est-ovest offrendo diversi punti prospettici sulla metropoli. Mentre lo stadio è una struttura complessa intorno ad uno spazio chiuso chiaramente definito, l’impianto nata-torio, complessa successione di spazi di di-versa caratterizzazione, non rivela contenuti attraverso la pelle dell’edificio composta di grappoli di bolle. Anche al sopraggiungere della notte, quando l’effetto di profondità re-galato dal Bird’s Nest viene enfatizzato dalla luce artificiale, il Watercube rimane una lan-terna blu che nulla fa trasparire all’esterno. Quando si accede da uno dei quattro in-gressi, si viene sopraffatti e ci si immerge in uno spazio interno limitato da una facciata a doppia pelle che cela quello che accade esternamente mentre la struttura bianca da-vanti alla pellicola ugualmente bianca avvol-ge lo spazio come la nebbia. Unico colore e punto fermo dello spazio è la superficie blu della vasca. Dalle gradonate degli spettatori separate dai livelli riservati agli sportivi, si vede l’impianto natatorio competitivo, la va-sca riscaldata e una vasca di svago con sci-voli d’acqua.

Olympic Green

Diversi altri sono gli edifici del villaggio olim-pico che si distribuiscono nell’area a nord del Water Cube ma sono troppo differenti o troppo convenzionali per integrarsi in armo-nia nel contesto: il “Digital Beijing”, il data-center progettato da Zhu Pei, è l’edificio più ambizioso con le sue facciate in lastre mas-sive a tagli che richiamano il codice a barre: verso strada, la facciata si lacera tagliando nella superficie in pietra naturale aperture a fessura. Quale estensione diretta del Water Cube, lo stadio olimpico “National Indoor Stadium” progettato dallo studio di architet-tura di Norimberga Glöckner Architekten, al-lude con la copertura fluttuante alla legge-rezza e al ritmo degli atleti, mentre la vetrata circoscrive la hall principale e quella laterale lasciando i due spazi visibili dall’esterno. A nord dello stadio Indoor, segue il centro congressi “National Convention Center” con impianti temporanei per la scherma, lo sta-dio temporaneo di hockey, il campo di tiro con l’arco ed infine nell’estremità più setten-trionale del Villaggio olimpico i campi da tennis. A sud del Bird’s Nest, oltre l’autostra-da, si colloca l’Olympic Sports Center Stadium costruito in occasione dei Giochi svoltosi in Asia nel 1990, ristrutturato e am-modernato per le competizioni olimpiche di Pentathlon.

Un simbolo, ma di che cosa?

Nella maggior parte dei paesi del mondo dove si sono svolti i Giochi Olimpici, gli stadi hanno conservato il nome di Stadio Olimpi-co. In Cina, lo Stadio Olimpico viene chia-mato “Stadio Nazionale”. Jacques Herzog ha previsto che dopo le Olimpiadi le balco-nate dello stadio diventino un luogo pubbli-co dove la gente – come si suole fare nei parchi a Beijing – si incontri per ballare, per mangiare e per salire in alto come sulla Tour Eiffel. Non rimane che sperare che anche fra un centinaio di anni lo stadio abbia ancora un effetto catalizzante. E forse allora lo si po-trà chiamare “Stadio olimpico”.

A La Grande Muraglia, BadalingB Planimetria generale Beijing, scala 1:500 000

1 National Aquatics Centre »Water Cube«2 National Stadium »Bird‘s Nest«3 Terminal Aeroportuale 3 4 Greenpix Zero Energy Media Wall5 National Centre for the Performing Arts6 Piazza Tian’anmen7 La Città Proibita8 CCTV

C Greenpix Zero Energy Media Wall,D Central Business District, III anello di circonvallazione e cantiere della CCTVE Impianto natatorio e Stadio NazionaleF Planimetria generale Olympic Green scala 1:50 000

1 China Sports Museum 2 Olympic Sports Centre Stadium 3 Parco delle culture ed etnico, cinesi 4 National Stadium »Bird’s Nest« 5 National Aquatics Centre »Water Cube« 6 Info point »Digital Beijing« 7 National Indoor Stadium 8 National Convention Centre 9 Viale delle Olimpiadi10 Chinese Science and Technology Museum11 Villaggio Olimpico12 Olympic Hockey Stadium13 Arco14 Olympic Tennis Centre15 Beijing Olympic Park

G Water Cube H–K National Centre for the performing artsI Ingresso, livello 1, scala 1:3000

1 Ingresso principale 2 Accesso con copertura in vetro e canale d’acqua 3 Teatro 2416 posti 4 Sala concerti 2017 posti 5 Teatro 2≈ 1040 posti

L »Digital Beijing«

Pagina 740“Mi sento in dovere di stare dalla parte degli oppressi e dei semplici”

Intervista con Ai Weiwei

Nato a Beijing nel 1957, è uno dei più impor-tanti artisti contemporanei cinesi. Le sculture, gli oggetti e le installazioni evidenziano una re-

lazione a volte giocosa, a volte sottile ma al contempo geniale con le tematiche contem-poranee, con le icone della cultura e con le tradizioni culturali. Nel 1993 Ai Weiwei rientra in Cina dopo una permanenza negli Stati Uniti dove aveva svolto l’attività di architetto, curatore e consulente d’arte. Nel 1999 fonda il Fake Design Studio e il blog http://blog.sina.com.cn/aiweiwei. Diventa famoso presso un il vasto pubblico in occasione della sua esposizione alla Docu-menta 2007 di Kassel.

Detail: Siamo appena stati allo Stadio Nazio-nale. Quando vi si è recato l’ultima volta?Ai Weiwei: In questo momento non ho motivi per andarci.

Detail: Ha partecipato alla nascita del progetto?Ai Weiwei: Certo, ma sono deluso dal fatto che lo stadio e il suo concetto sono stati dis-sacrati a scopo propagandistico.

Detail: Qual’è stato esattamente il suo contri-buto progettuale?Ai Weiwei: Sono stato coinvolto nella ricerca concettuale, successivamente nella ricerca del colore ed infine nella progettazione for-male delle aree all’aperto.

Detail: Potrebbe brevemente raccontarci della collaborazione con Herzog & de Meuron?Ai Weiwei: E’ stata un’esperienza unica tra europei e cinesi; sono stato coinvolto sin dal primo momento: all’inizio abbiamo avuto un intenso workshop di studio, abbiamo iniziato dal Nulla. Lo stile di Herzog & de Meuron mi ha colpito profondamente per la visione di particolare apertura che hanno i due archi-tetti svizzeri. All’inizio ci siamo confrontati soprattutto dal punto di vista estetico e filo-sofico, meno sul piano architettonico. Oltre l’analisi delle relazioni con la cultura e la so-cietà cinesi si è approdati al postulato che tutto era libero. La sensazione trasmessa è stata “tutto è possibile”. Anche in una fase successiva, la comunicazione con Herzog & de Meuron è continuata sugli aspetti più im-portanti.

Detail: Come è nata l’idea del nido? Ai Weiwei: E’ nata durante un dialogo comu-ne: all’inizio abbiamo pensato ad una struttu-ra caotica. L’ultima cosa che desideravamo era avere pilastri e travi ben ordinati come solitamente avviene nella costruzione di sta-di. La questione era come si potesse realiz-zare un corpo gigantesco alto 67 metri e lun-go 300. Abbiamo iniziato a costruire piccoli modelli di studio con carta e forbici per spe-rimentare varie soluzioni. Detail: E come siete arrivati ad escogitare la soluzione realizzata? Ai Weiwei: Sono soddisfatto della realizza-zione che è emerso essere più efficace di quanto ci si aspettasse dai render. Il motivo sta sicuramente nelle dimensioni architetto-

∂ 2008 ¥ 7/8 Inserto ampliato in italiano Traduzioni in italiano 11

niche e nel contrasto di luci ed ombre della struttura tridimensionale.

Detail: Qual è stata la reazione della gente?Ai Weiwei: Le persone sono fiere dello sta-dio. Si tratta di un edificio profondamente concettuale, oserei dire l’opera plastica di maggior impatto costruita nel più recente periodo in Cina.

Detail: E le persone comuni non vedono come problematico il fatto che il progetto è stato fat-to da uno straniero?Ai Weiwei: Non sanno chi ha progettato lo stadio. Nessuno parla di questo. La maggior parte pensano si tratti di un architetto cinese.

Detail: Un’opinione personale sulla situazione politica che attualmente il paese sta vivendo. Secondo Lei, dall’assegnazione della sede dei Giochi Olimpici a Beijing, è cambiato qualcosa in Cina?Ai Weiwei: Non ci sono stati sviluppi positivi. La Cina è controllata da 17 milioni di membri del cosiddetto Partito Comunista, interessati solo al proprio tornaconto personale. L’equi-librio di forze attuali garantisce ai funzionari la salvaguardia dei propri interessi. Ed è per questo motivo che la situazione non può cambiare.

Detail: Non ha paura di rappresaglie? Ai Weiwei: I miei amici e la mia famiglia mi mettono costantemente in guardia. Sotto un certo punto di vista mi sento però obbligato ad esprimere quello che in questo paese nessuno osa dire. Sui giornali e alla televi-sione si sentono solo menzogne.

Detail: E’ vero che non vuole più lavorare a lungo come architetto ma desidera fare l’arti-sta? Ai Weiwei: Sono approdato all’architettura attraverso un percorso da autodidatta. Negli ultimi sette anni ho lavorato a più di 50 pro-getti confrontandomi con i più diversi pre-supposti e le più diverse circostanze.

Detail: Che cosa pensa delle nuove generazio-ni di architetti cinesi?Ai Weiwei: Non c’è alcun dibattito filosofico, né alcuna consapevolezza estetica né so-ciale. Tutto quello che si impara durante gli anni di formazione in Cina consiste nell’ap-prendere come copiare le icone dell’archi-tettura occidentale. L’architettura così con-cepita non ha anima.

Detail: Cosa pensa della presa di coscienza ambientale in architettura? Le Olimpiadi sono sotto l’egida dei “Giochi Verdi”. Sta trovando sviluppi l’aspetto ecologico in Cina?Ai Weiwei: Non propriamente. In una società come quella cinese orientata al guadagno, dove l’unica ideologia e l’unica religione sta nel diventare ricchi velocemente, raramente si è predisposti a fare qualcosa per il benes-sere comune.

Pagina 768Boothouse a Pouilly-en-Auxois

Il Centre d’Interprétation è parte di un pro-getto culturale che ha come tema la storia del canale di Borgogna, via d’acqua nel cuore della Francia. I due fabbricai principa-li del museo (vd.Detail 7/8 2007) e la coper-tura a botte per un barcone storico sono sta-ti progettati da Shigeru Ban. La copertura lunga 30 metri e larga 11 è composta di una struttura in tubolari di cartone, da anni mate-riale di ricerca presente nelle sperimentazio-ni dell’architetto giapponese. Per la prima volta nel progetto vengono uti-lizzati snodi in alluminio colato a connessio-ne dei tubolari fissati tramite spine di mas-sello di legno assicurate da viti. Sebbene le prestazioni della struttura in car-tone siano state migliorate tramite il sistema di fissaggio, è stato necessario inserire com-ponenti edili in metallo. Alle due estremità del padiglione sono sta-te integrate strutture reticolari per l’irrigidi-mento trasversale, in alcuni punti i tubolari di cartone sono stati sostituiti da tubolari in al-luminio dovendo assolvere la funzione di controventatura della struttura a botte crean-do arcate diagonali che si incrociano. Anche nei punti di connessione in prossimità del terreno gli elementi in cartone sono stati so-stituiti dall’alluminio per ovviare al problema dell’umidità. Il manto di copertura in lastre trapezoidali di policarbonato lascia a vista la struttura.

PiantaSezione longitudinale e trasversalescala 1:400

1 Cupola in reticolo di tubi in cartone2 Struttura reticolare3 Snodo in pressofusione di alluminio4 Tubolare in cartone Ø 120 mm spessore parete 22 mm5 Spina in faggio Ø 75 mm

Pagina 771Stadio Nazionale a Beijing

Lo Stadio Nazionale si colloca su un leggero rilievo del terreno al centro del complesso olimpico a nord della capitale, in un’area de-stinata a tale funzione nel Masterplan. Per lo studio Herzog & de Meuron era im-

portante sviluppare un’architettura che fun-zionasse anche dopo i giochi del 2008. L’obbiettivo era creare uno spazio urbano di nuova concezione che attirasse la vita pub-blica. Da lontano, lo stadio sembra un vascello di cui già emerge la struttura a maglie reticolari dell’ossatura portante. Riveste il corpo di fabbrica, lo penetra in un certo qual modo. Quelle che in lontananza si percepiscono come nitide direttrici, avvicinandosi si deli-neano in singoli ma poderosi componenti edili che realizzano una concentrazione solo in apparenza caotica di pilastri, travi e scale. In uno spazio piranesiano i pedoni si recano al ristorante, al bar, in hotel, nei negozi, o passeggiano lungo i percorsi orizzontali, diagonali e verticali. Il reticolo avviluppa lo spazio interno dello stadio, è al contempo struttura, ornamento e anello di congiunzio-ne tra città e arena. Un luogo autonomo ed urbano con la prerogativa di essere molto di più di un’arena per un singolo ed unico evento. La geometria del basamento e dello stadio si fonde in un unico elemento come un albe-ro con le sue radici. Intorno allo stadio, un’estensione reticolare di passaggi pedo-nali lastricati di ardesia riassorbe il flusso pedonale. E negli interspazi del reticolo: giardini, superfici lapidee, bambuseti, pae-saggi di colline e aperture che conducono nel livello più profondo dello stadio. L’accli-vità del terreno genera un basamento natu-rale. L’ingresso è lievemente elevato e garantisce uno scorcio a 180° sull’intero villaggio olim-pico. Inusuale l’effetto spaziale indotto dallo stadio, anche se di fatto di estrema sempli-cità e di arcaica immediatezza: pelle ed os-sa coincidono. Gli elementi si reggono sin-golarmente e reciprocamente in una costruzione reticolare che assume in se stessa funzione di facciata, scala, invaso di uno stadio e copertura. La stabilità della copertura alle intemperie ha richiesto che nelle intercapedini del reti-colo strutturale si inserisca una membrana trasparente alla luce. Tutte le attività quali ri-storanti e negozi costituiscono attività indi-pendenti potendo così operare senza una facciata unica e continua. Questa soluzione favorisce un’ottimale ventilazione naturale dello stadio che costituisce un aspetto im-portante per un approccio sostenibile. Lo stadio è stato concepito come un grande

Documentazioni

12 Traduzioni in italiano Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 7/8 ∂

vascello di grande impatto sia da lontano che da vicino. Per conferire un aspetto omo-geneo ed uniforme, le tribune sono interrotte in rari punti e la copertura acustica occulta la struttura al fine di focalizzare la completa e totale attenzione sugli spettatori e sull’evento in campo. La massa stessa di spettatori diventa parte dell’architettura ca-ratterizzandone la forma.

Planimetria generalescala 1:10000

Livello 0

SezioniPiantescala 1:2500

Livello 0 1 Ingresso VIP 2 Negozi, ristoranti 3 Hotel, Lobby 4 Riscaldamento atleti 5 Garage interrato 6 Controllo Dopping 7 Assistenza medica 8 Impianti 9 Centro stampa10 Atleti/stampa

Livello 1Casse, ingressiLivello 2Passeggiata pubblicaLivello 3 GastronomiaLivello 4 Logge, boxLivello 5–7Passeggiata pubblica

Sezione del risalto di bordo, internoscala 1:50

1 Traverso superiore della struttura di copertura profilo in acciaio | 1000 mm/1000 mm/20 mm 2 Canale di scol in lamiera di acciaio 3 Protezione intemperi in pellicola di ETFE 250 µ 4 Strato inferiore di pellicola ETFE fune in acciaio Ø 10 mm 5 Asta diagonale struttura potante di copertura profilo in acciaio | 600 mm/600 mm/20 mm 6 Telaio di sospensione per membrana in PTFE tubolare in acciaio Ø 180 mm 7 Telaio per membrana in PTFE tubolare in acciaio Ø 160 mm 8 Proiettori stadio 9 Protezione intemperie e visiva verticale: tessuto in fibra di vetro rivestito in PTFE resistente a pioggia battente10 Traverso inferiore | 800 mm/800 mm/20 mm11 Membrana di protezione visiva ed acustica tessuto rivestito in PTFE a poro aperto12 Tenditore membrana in PTFE binario di serraggio in alluminio tramite barra di controvento fissaggio a viti (M10) ad elemento di connessione su tubolare in acciaio Ø 89 mm

Sezione scala 1:10

Assonometriafuori scala A Struttura primaria con trave a portaleB Struttura primaria e secondaria

1 Protezione anticaduta fune in acciaio Ø 10 mm2 Trave reticolare in acciaio | 1200 mm/1200 mm3 Pluviale in lamiera di acciaio4 Listello di bloccaggio profilo estruso in alluminio 60 mm5 Pellicola in ETFE stampata con motivo puntinato 250 µ6 Nastri in ETFE di larghezza 160 mm7 Tensore inferiore fune spiralata in acciaio inox Ø 10 mm8 Ancoraggio fune tenditrice saldata al canale9 Traverso profilo in acciaio | 150 mm/150 mm con bloccaggio fune

Struttura portante

La struttura agisce come un reticolo senza gerarchia di parti. Un sistema simmetrico di rotazione con elementi strutturali portanti pri-mari che seguono una disposizione geome-trica regolare. 24 componenti a portale sono disposti tangenzialmente rispetto alla trave ad anello alta 12 metri che circoscrive l’aso-la della copertura. La reticolare primaria è ri-partita in maniera irregolare tramite elementi portanti secondari a distribuzione non rego-lare. Tutti gli elementi portanti con dimensioni esterne di 1,20 ≈ 1,20 metri si collocano sul medesimo piano, mentre le differenze di ca-rico vengono assorbite sfruttando una diver-sificazione nello spessore delle lamiere. Nel-la struttura primaria sono state integrate travi, all’interno delle quali si collocano le scale. Nella disposizione regolare si inseri-scono elementi strutturali secondari la cui posizione oltre ad essere determinata da aspetti formali rispetta alcuni aspetti tecnici quali ad esempio la larghezza necessaria delle vie di fuga o l’altezza sopra capo. Ogni elemento portante ha una propria funzionali-tà, nessuno è puramente decorativo. La geometria dell’insieme che inizialmente sembra caotica, in realtà non lo è per nulla. L’intera struttura in acciaio di facciata e co-pertura è saldata in un unico insieme. Non ci sono giunti di assestamento tra le articolazioni della struttura e le variazioni termiche comportano una dilatazione dell’in-tera struttura. La struttura poggia su fondamenta a pali ed è completamente indipendente dall’invaso in calcestruzzo delle tribune anche per garan-tire reazione antisismica. L’invaso dello sta-

dio è diviso in sei settori. Soffitti, pareti e tra-vi dentate sono state prefabbricate in calcestruzzo armato.

A Verso di montaggio della copertura in ETFE, sull’asse dei 24 elementi strutturali a portale Il montaggio di ogni settore è durato 53 settimaneB Linea di altezza della superficie di coperturaC Vista dall’alto del piano di funiD Vista dall’alto degli elementi secondari portantiE, F Vista dall’alto delle campiture curve G, H Vista dall’alto sulle campiture piane inclinate Struttura di acciaio | 1200 mm/1200 mm/20 mm (verde), canale di scolo (giallo), pellicola in ETFE 250 µ (grigio), mensole per funi tenditrici (rosso), elementi portanti secondari per bloccaggio funi (blu)

Copertura con pellicola in ETFE

Il numero 8 per molti cinesi è un numero for-tunato ed è per questo motivo che la ceri-monia di apertura delle Olimpiadi estive si svolgerà l’8.8.2008 alle ore 8 di sera presso lo Stadio Nazionale di Beijing. Terminati i Giochi, lo stadio non verrà usato solo per manifestazioni sportive ma anche per mani-festazioni culturali di grande portata nel qual caso il numero di posti verrà ridotto da 91.000 a 80.000. Lo stadio progettato da Herzog & de Meuron è stato soprannominato “nido d’uccello” per la struttura irregolare anche se la copertura è un toro o superficie a ciambella descrivibi-le con variabili matematiche. La struttura portante primaria in acciaio si pone in contrasto con la copertura leggera e traspa-rente in pellicola supportata da funi tiranti che chiude 880 asole negli intrecci del “nido d’uccello”. La pellicola è una superficie trasparente di circa 38.000 mq che solo in alcuni settori funzionali è stata stampata con un retino a punti per il controllo solare. La membrana in-terna composta di un tessuto tecnico a 12 metri dalla pellicola in ETFE cela la copertu-ra dello stadio migliorando l’acustica. Per ognuno delle 880 campiture è stata rea-lizzata una geometria di sistema tridimensio-nale; non è stato possibile utilizzare la sim-metria come concetto per ridurre il numero di tagli di pellicola. Ogni ritaglio è circoscritto sul perimetro da un profilo di alluminio fissato ad un ampio canale di raccolta dell’acqua piovana. Le membrane inclinate drenano l’acqua nei ca-nali che confluiscono in un sistema di rac-colta delle acque piovane. Irrigidimento tramite funiI valori di portata della membrana in ETFE come lo spessore che può essere prodotto per estrusione sono limitati.La luce massima realizzabile consentita per resistere all’effetto nella norma di vento e ne-

∂ 2008 ¥ 7/8 Inserto ampliato in italiano Traduzioni in italiano 13

ve è di circa 1,5 metri. Membrane in ETFE di dimensione maggiore sono realizzabili solo se supportate da funi o da altri componenti edili. Nel progetto dello stadio nazionale, i ritagli di membrana di superficie massima 300 mq sono stati supportati in totale da 4690 funi di acciaio inox (per una lunghezza totale di 30 km). La distanza delle funi va da 0,8 a 1,4 metri, il diametro della fune è di 10 mm.Per limitare le deformazioni della membrana, le funi sono supportate da elementi portanti singoli in profili cavi rettangolari. La massima luce della fune calcolata tra i supporti è di 4 metri. Nell’area piana di co-pertura dello stadio sono stati disposti ritagli di membrana piana, sulla curvatura delle “spalle” del nido, la membrana segue l’an-damento curvilineo.

Copertura pretensionata con metodi meccani-ci e pneumatici in membrana di ETFE

Se nel progetto dell’Allianz Arena, Herzog & de Meuron hanno dimostrato che combinan-do acciaio e membrana ETFE si possono ot-tenere risultati straordinari (Detail 9/2005, pg. 950–980) impiegando cuscini pneumati-ci pretensionati, nello Stadio Nazionale di Beijing si preferisce la membrana in ETFE monostrato. La scelta ha comportato un mi-nor impiego di membrana. Karsten Moritz

Pagina 780Stadio Letzigrund a Zurigo

Oggi, per attrarre i tifosi, gli stadi devono offrire sempre di più. In occasione dei Campionati mondiali ed Europei la UEFA ha selezionato quasi esclusivamente luoghi con stadi di recente costruzione. Per il Campionato Europeo 2008, Zurigo progetta la nuova costruzione dell’Hardturmstadion realizzato esclusivamente con finanziamenti privati. Le proteste dei cittadini impediscono che lo stadio venga portato a termine entro i termini stabiliti. Contemporaneamente la città opta per iniziare la costruzione di un nuovo fab-bricato, lo stadio Letzigrund, scelta più ra-zionale di una ristrutturazione. Nell’edificio realizzato con finanziamenti del Comune non vengono previste destinazioni

d’uso collaterali a quella principale. Il con-cetto di stadio come estensione dello spazio urbano avrebbe dovuto essere predisposto per l’Euro 2008 per lo svolgimento di 40–50 partite della Super Leage, i meeting interna-zionali di atletica leggera e per 4 grandi congressi all’anno. Nel frattempo, lo stadio esistente rimane in funzione mentre il nuovo viene eretto sul me-desimo luogo. L’inizio delle opere avviene mentre lo stadio esistente è ancora in funzio-ne dato che i nuovi spazi accessori sono stati disposti al di fuori del volume esistente in corrispondenza delle tribune orientali. Il campo da gioco sprofonda di qualche me-tro nel terreno come negli antichi anfiteatri ed è circondato da tribune. L’edificio è rela-tivamente basso e rispetta la scala del co-struito del quartiere. Per enfatizzare il con-cetto di apertura, non ci sono facciate chiuse. Gli otto accessi sono mantenuti aperti ad ec-cezione che durante lo svolgimento delle manifestazioni, in modo che i cittadini pos-sano usare liberamente “il loro stadio”.

Piantescala 1:2000Sezionescala 1:500

1 Palestra 2 Corsa 3 Salto in lungo 4 Deposito 5 Impianti 6 Garage sotterraneo 7 Fondamenta pilastri 8 Fittness 9 Ufficio10 Spogliatoio11 Foyer12 Rampa di accesso13 Personale14 Cucina15 Management16 Ristorante17 Palco18 Lounge

Sezione verticalescala 1:50

1 Cavidotto elettrico 2 Montante perimetrale curvato HEA 700 mm 3 Pilone d’illuminazione tubolare in acciaio | 630 mm/830 mm 4 Trave portante in profilo di acciaio I 1,1–3,4 m 5 Inverdimento estensivo Sedum terriccio per giardino da copertura 80 mm materassino d’accumulo in EPS 40 mm materassino di protezione all’erosione 8 mm membrana drenante e di protezione impermeabilizzazione di copertura in guaina a base di poliolefine polistirolo estruso 40 mm lamiera a profilo

grecato zincata 111 mm 6 Tubolare in acciaio ¡ 160/100 mm 7 Trave 120/160 mm con trave 60/100 mm 8 Rivestimento in tavole di robinia 50/50 mm membrana lana minerale acustica 40 mm fra le tavole trasversali 60/80 mm 9 Sorveglianza video10 Altoparlanti dietro a tessuto in PTFE11 Ghiaia guaina impermeabilizzante pannello di particelle con legante cementizio 36 mm trave in legno massello 120/240 mm12 Sportello di revisione in plastica13 Troppopieno di emergenza14 Altoparlante contenitore in pannello stratificato a tre fogli 19 mm15 Pilastro in c.a. (in compressione) con rivestimento in lamiera d’acciaio preossidata 15–20 mm16 Pilastro in c.a. (in trazione) con rivestimento in lamiera d’acciaio preossidata 15–20 mm17 Profilo con asta ad occhiello18 Profilo in acciaio ad I 600 mm19 Pannelli segnaletici in compensato di legno rivestito in resina fenolica20 Pannello di particelle con legante cementizio 8 mm profilo a sezione omega guaina d’impermeabilizzazione a base di poliolefine 27 mm21 Antenna

La struttura: geometria, travi e pilastri

L’elegante geometria è in realtà un sistema di estrema complessità: la sezione costrutti-va rettangolare partendo dall’intradosso del-le tribune orientali diventa estensione di una struttura a raggiera nei livelli per il pubblico terminando nella copertura anulare. Le tribu-ne seguono l’andamento ellittico della pista dei 400 metri arretrando in corrispondenza delle due curve accanto alla pista dei 100 metri. La copertura segue l’inclinazione delle tribune e poggia su 31 capriate a bracci in aggetto con coppie di pilastri. Sia i pilastri che anche i piloni con l’illuminazione al ter-mine del braccio in aggetto possiedono una distanza regolare. Contemporaneamente, le coppie di pilastri seguono l’andamento delle tribune e i piloni il perimetro di copertura. Di conseguenza, dato che la base e la testa del pilastro non potevano essere chiuse allo stesso livello si è optato per disporre i pila-stri inclinati.

Di norma, le travi a sbalzo sono portate tra-mite pilastri pressoinflessi o pilastri tensiona-ti; in questo caso specifico, la soluzione non è stata adottata per il fatto che si desiderava lasciare senza pilastri il settore dedicato al pubblico. Per questo i 27 pilastri accoppiati sono disposti in corrispondenza della grado-nata più alta. Il pilastro prossoinflesso sul lato interno por-

14 Traduzioni in italiano Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 7/8 ∂

ta un carico di 1900 t mentre quello esterno è sollecitato da una tensione di 1400 t. L’elevata sollecitazione ha indotto a sceglie-re una struttura composita costituita da ac-ciaio spesso 15-20 mm preossidato che ri-veste un nucleo di calcestruzzo. Sul pilastro giace la trave principale, un pro-filo in acciaio saldato lungo 43 metri di cui 32 a sbalzo. In corrispondenza del carico di punta è alta 3,20 metri mentre ai bordi si as-sottiglia sino a diventare 1,1. I pilastri hanno un’estensione composta di un profilo di acciaio lungo 4 metri composto di cinque elementi atti al tensionamento nel-la sottostante parete in calcestruzzo. La calotta cilindrica e le aste utilizzate come connessione di testa dei pilastri alleggeri-scono anche l’operazione di montaggio: una gru solleva capriate di 52 t che sono assem-blate in laboratorio al di sopra del pilastro mentre i bulloni di connessione vengono in-seriti. Il posizionamento del pilastro di 18 t di peso ha reso necessarie alcune verifiche in quanto era consentita una tolleranza di mas-simo 20 mm. Il reticolato di legno è fissato alle travi in modo tale che possa deformarsi indipendentemente dal resto della struttura. La separazione risulta essere importante in quanto la struttura di copertura si muove di diversi centimetri a causa delle variazioni di temperatura e in presenza di venti intensi. Le deformazioni della copertura dovute al peso proprio, agli impianti fotovoltaici, alla neve e al vento sono state calcolare in fase di progetto e successivamente verificate in fase costruttiva.

Pagina 786Crematorio a Kakamigahara

Al calcestruzzo armato solitamente non as-sociamo meccanicamente un concetto di leggerezza. Tuttavia, la copertura del cre-matorio “Meiso no mori” o “bosco della me-ditazione” sembra volteggiare nell’aria. L’edificio si trova nel parco del cimitero di Kakamigahara, una città di 150.000 abitanti. Il volume è posato tra una collina a bosco verso sud e uno stagno artificiale a nord. La demolizione dell’edificio preesistente offre a Toyo Ito l’opportunità di realizzare uno spa-zio per il commiato priva di contenuti religio-si. L’architetto ambisce a realizzare un luogo del silenzio che con forme organiche si rela-ziona con la natura circostante. Le forme

concave e convesse spesse 20 cm che co-stituiscono la copertura, sovrastano dodici pilastri conici. Al di sotto, i volumi funzionali sono cubi geometrici introversi ed isolati ri-vestiti di marmo.La copertura è il risultato di una lunga collaborazione con il progettista strutturale Mutsuro Sasaki. Il progetto che si fonda inizialmente su un’intuizione, si basa su un’esperienza pragmatica che ha generato un volume definito da coordinate spaziali esaminate durante il processo con metodi digitali. Sulla base dei dati digitali, gli elementi a guscio e le sagome dei pilastri sono stati prodotti con metodi di prefabbri-cazione.

Piantescala 1:750

Sezionescala 1:500

1 Ingresso principale 2 Hall d’ingresso 3 Camera ardente 4 Amministrazione 5 Preparazione 6 Crematorio 7 Impianti 8 Sala controllo 9 Sala attesa

Particolare costruttivoscala 1:20

1 Pittura impermeabilizzante a base poliuretanica 3 mm strato di separazione, malta 10 mm solaio in c.a. 200 mm malta coibente 20 mm rivestimento 3 mm2 Drenaggio integrato: tubo in acciaio Ø 216 mm3 Lamiera in acciaio inox 5 mm4 Vetrata in vetro di sicurezza 19 mm5 Marmo 20 mm letto di malta 10 mm isolante termico 20 mm isolante termico 100 mm c.a. 200 mm strato di separazione 80 mm6 Canale acqua di condensa acciaio inox7 Barra in acciaio ¡ 165/12 mm8 Barra in acciaio ¡ 165/9 mm

Pagina 791Terminal aeroportuale a Beijing

Il nuovo Terminal 3 dell’Aeroporto di Beijing con una lunghezza di quasi 3 km è conside-rato uno degli edifici più vasti al mondo che

a partire dal 2020 vedrà transitare 50 milioni di viaggiatori all’anno. Agli estremi degli edi-fici, l’impianto lineare si sviluppa in uno spa-zio di grande ampiezza: verso sud, il Termi-nal T3 per i voli nazionali; verso nord, il Terminal T3 per le destinazioni internaziona-li. L’andamento ad arco è sottolineato dalla superficie a doppia curvatura. Il Terminal conta una superficie totale è di 350.000 mq con illuminazione naturale forni-ta dai lucernari integrati nella copertura. La struttura del tetto è composta da una costru-zione reticolare in acciaio portata da pilastri alti sino a 30 metri la cui esilità conferisce al-lo spazio interno dinamica leggerezza. La spazialità aperta consente dalle hall ampie relazioni visive. Le cromie assegnate alla pilastrata sfumano in 16 gradazioni dal rosso al giallo oro. La copertura in acciaio è portata da una struttura a solaio in calcestruzzo con travi e pilastri a sezione tonda disposti lungo assi ad un ritmo di 12 metri. La struttura di coper-tura è stabilizzata solo tramite grandi pilastri in acciaio il cui bloccaggio è consentito tra-mite connessione con i pilastri di calcestruz-zo armato e le travi. La composizione stati-camente consente di contenere nei limiti del possibile le deformazioni del tetto, pur rinun-ciando ai giunti di movimento. La soluzione da adottare è emersa sin dai primi studi ef-fettuati sulla struttura. Per ottimizzare il peso degli elementi in acciaio, i profili sono stati calcolati individualmente per ogni asta. A causa del numero consistente di elementi, tra cui contiamo oltre 18.000 snodi di con-nessione e quasi 70.000 profili di acciaio, si è pensato di sviluppare un sistema modula-re basato sulla prefabbricazione e sulla rapi-dità del sistema di montaggio.La simmetria del fabbricato non si rispec-chia nella reticolare che segue tuttavia il me-desimo orientamento ma la presenza dei lu-cernari a disposizione libera impedisce lucernari che si ripetono specchiati lungo l’asse. Lo snodo del livello inferiore corri-sponde ad un sistema brevettato in Cina dalla Mero, adeguato alle normative cinesi. Agli elementi sferici di acciaio sono fissate fino ad 8 aste. Lo snodo superiore era stato progettato come “bowl node” ovvero come semisfera con parte superiore cilindrica con-nessa al profilo cavo di sezione quadra o rettangolare per un fissaggio diretto della la-miera grecata della superficie di copertura. Il committente ha scelto di modificare il par-ticolare sostituendo il “bowl node” con uno snodo sferico, scelta che ha comportato un secondo strato di travi. Holger Falter, Arup

Sezione hall principale T3 Ascala 1:4000

Schema funzionale T3 B livello 1–3

Livello 3: arrivi internazionaliLivello 2: partenze nazionaliLivello 1: servizi tecnici

∂ 2008 ¥ 7/8 Inserto ampliato in italiano Traduzioni in italiano 15

Sezioni hall principalehall partenze scala 1: 4000

Pianta livello 3Scala 1:10000

1 Controllo passaporti, VISA 2 Lounge VIP 3 Hall partenze 4 Spazio attesa 5 Shuttle Terminal 3 A/B 6 Ritiro bagagli 7 Impianti tecnici 8 Stazione treni rapidi 9 Carico/scarico10 Partenze nazionali

Sezione trasversale hall di connessionescala 1:1500

Sezione copertura con lucernariscala 1:50

1 Pannello in alluminio coibentato 60 mm 2 Trave profilo in acciaio I 160 mm 3 Stratificato di sicurezza 58 mm 4 Profilo in acciaio | 250 mm 5 Vetrata isolante 6 Copertura: manto in lamiera di alluminio ad aggraffatura verticale 1,5 mm isolamento termico 200 mm barriera al vapore 150 mm lamiera grecata in acciaio perforato 150 mm 7 Canale in pannello di acciaio inox 250 mm 8 Snodo reticolare in acciaio 9 Tubolare in acciaio Ø 300 mm10 Lamelle in alluminio ¡ 150/25/1 mm bianche saldate su telaio in profili di acciaio | 160 mm

Vista prospettica struttura reticolare della coperturae controsoffitto sospesosezione facciata scala 1:100

1 Copertura: manto in lamiera di alluminio ad aggraffatura verticale 1,5 mm isolamento termico 200 mm barriera al vapore 150 mm lamiera grecata in acciaio perforato 150 mm 2 Profilo in acciaio | 250 mm 3 Elemento di connessione con la facciata, mobile 4 Pilastro in acciaio Ø 640–1130 mm con drenaggio di copertura integrato 5 Pilastro facciata inclinato tubolare in acciaio Ø 200 mm 6 Traverso in profilo di acciaio ¡ 140/200 mm 7 Vetrata isolante in stratificato 10+10 /intercapedine 16/vetro di sicurezza 15 mm rivestimento basso emissivo 8 Traverso facciata e lamelle fisse per il controllo solare in alluminio rivestito 9 Fissaggio pilastro al solaio10 Alluminio 3 mm pannello sandwich 100 mm11 Base pilastro con teste dei bulloni Annegate nel calcestruzzo12 Pista di atterraggio

Pagina 798Southern Cross Station a Melbourne

La Southern Cross Station a Melbourne è nata come stazione centrale urbana imitando le strutture realizzate in Europa. Assolve la funzione di piazza coperta offren-do un elemento di connessione al riparo dalle intemperie tra il centro urbano e i doc-klands. Il sistema di copertura steso su una superficie di 216 ≈ 180 metri possiede una geometria complessa che presenta piccole simmetrie alternate a ripetizioni. La realizza-zione tramite mezzi informatici ha consentito diverse sezioni senza incrementare i costi. La forma della copertura a dune è stata svi-luppata con l’ausilio di studi aerodinamici per ventilare lo spazio tramite convezione naturale. I pilastri in acciaio alti da 6 a 16 metri a forma di Y si collocano ogni due bi-nari. Su di essi giace la struttura primaria della reticolare ondulata a coprire una luce di 40 metri in direzione dei binari. Un nastro di 6 metri di larghezza in cuscini di ETFE trasparente provvede ad illuminare natural-mente i binari.

Planimetria generalescala 1:20.000

Pianta pianoSezioni scala 1:2000

1 Ingresso principale2 Ingresso3 Biglietteria4 Vendita al dettaglio5 Amministrazione6 Negozi/uffici7 Binario8 Ponte pedonale

Particolare pilastro a Ylucernario ETFEaperture di aerazione scala 1:50

1 Manto di copertura in alluminio ad aggraffatura verticale 2 Tubolare in acciaio Ø 120 mm 3 Drenaggio copertura 4 Lucernario in cuscini di ETFE 5 Reticolare in acciaio curvata Ø 355 mm 6 Pilastro tubolare in acciaio Ø 180–120 mm 7 Tirante 8 Reticolare tubolare in acciaio Ø 3600 mm, 1600 mm10 Tubolare in acciaio Ø 170 mm11 Pannelli di copertura in alluminio12 Protezione alla pioggia aperture di aerazione in alluminio perforata al 55 %

Pagina 802Palaghiaccio a San Pölten

Il nuovo palazzo del ghiaccio si colloca all’interno del centro regionale sportivo e complesso universitario di St Pölten nei din-torni di Vienna. Il dinamismo formale dell’ar-chitettura si armonizza bene con l’ambiente circostante. Dietro una pelle liscia e lucida in alluminio si trova una pista di ghiaccio da competizione standard per utilizzi comuni (scuole, pubblico), da hockey e da pattinag-gio artistico oltre che strutture per gli allena-menti. Gli spazi accessori si distribuiscono su livelli diversi ai lati est ed ovest della pista. Imme-diatamente dietro l’ingresso si trovano il foyer e gli spogliatoi per il pubblico, una zo-na riservata al ristoro, una rivendita e l’ufficio di controllo. Nei passaggi laterali si trovano gli spogliatoi per gli atleti, gli spazi per i ser-vizi tecnologici e al di sopra la gradinata per gli spettatori e la VIP lounge. Le norme di hockey su ghiaccio richiedono agli spazi un’altezza libera di 7 metri e una pista di ghiaccio di 30 ≈ 60 metri. La necessità poi, di avere dalla gradonata una visuale libera da pilastri su tutta la pista ha posto ai pro-gettisti della copertura una vere sfida. Le 12 travi in legno multistrato sono caratte-rizzate da un taglio ad asola longitudinale e poggiano su pilastri prefabbricati in ce-mento armato. Le pareti perimetrali e la co-pertura sono stati realizzati in elementi san-dwich di legno ad alta portata, mentre i volumi di servizio sono in cemento armato. L’esigenza che i locali di servizio resistesse-ro al freddo costante e all’umidità prodotta dal ghiaccio ha determinato la scelta di po-sare delle barriere antivapore internamente ed esternamente in alcuni dei componenti interni del palazzetto. Le finestre e le facciate in vetro sono state posizionate in punti dove la luce solare non riesce a penetrare direttamente pur favoren-do l’illuminazione naturale.

1 Banco giuria 2 Ingresso 3 Guardaroba 4 Doccia 5 Impianti tecnici 6 Banco giocatori 7 Spazio dedicato ad asciugarsi 8 Ufficio 9 Negozio10 Foyer11 Supervisore12 Personale

16 Traduzioni in italiano Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 7/8 ∂

13 Macchina del ghiaccio14 Generatore di freddo15 Tribune16 Vuoto17 Lounge VIP18 Riscaldamento/acqua calda19 Aria condizionata20 Tabellone segnapunti

Sezioni particolareggiate scala 1:20

1 Guaina impermeabilizzante in PVC tessuto in poliestere pannello di OSB impermeabile al vapore 18 mm trave in pino 80/260 mm isolamento termico in feltro 240 mm barriera al vapore in pellicola PE 0,2 mm correnti/feltro 30 mm pannello acustico lana di legno 25 mm 2 Pannello composito PE alluminio rivestito in PE 4 mm sistema in alluminio/ ventilazione 60 mm barriera al vento poliacrilica incollata pannello in OSB a giunti incollati 15 mm elemento in legno di pino 100/180 mm con lana minerale negli interspazi 180 mm barriera al vapore in pellicola di PE incollata rivestimento in tavole 22 mm pannello di particelle a legante cementizio 8 mm 3 Capriata in lamellare doppia 240/1100 mm 4 Gradone in elemento prefabbricato di c.a. 120 mm sistema composito isolante in polistirolo/cemento 100 mm barriera al vapore a tre strati in resina epossidica tinteggiatura con colori all’acqua grigio cemento 5 Piastrella di ceramica 8 mm posa a colla impermeabilizzazione in pellicola con tessuto 6 Massetto radiante 70 mm barriera al vapore in pellicola PE 0,2 mm isolante termico minerale letto in materiale di riporto 80 mm barriera al vapore in pellicola PE incollata materiale di riporto in scaglie 90 mm c.a. 350 mm 7 Caucciù 9 mm adesivo epossidico 8 Caucciù granulato 20 mm asfalto drenante 60 mm strato di riporto a materiale fine 50–60 mm protezione al gelo 9 Rivestimento in policarbonato 4 mm polietilene 15 mm lama in lamiera di acciaio zincato lastra di copertura in plastica rinforzata in fibra di vetro10 Ghiaccio 40 mm prato sintetico posato su sabbia 12 mm materassino assorbente in materiale sintetico

sabbia al quarzo con dispersione resinosa membrana strato di riporto fine 50 mm strato di riporto ghiaia/scaglie 150 mm isolamento termico 200 mm strato di riporto ghiaia/scaglie 400 mm membrana11 Piano ribaltabile estradosso con pannello di lamiera con tagli a fessura intradosso a vista con vernice intumescente12 Pilastro in c.a. 1000/500 mm13 Profilo T/IPE 300/2 mm14 C.a. 150–160 mm strato di separazione in pellicola PE

Assonometria struttura portantetrave portante con pilastro/asse 3 scala 1:400

Tecnologia

Pagina 810Palaghiaccio a San PöltenStruttura portante, elementi fisico-tecnici e impiantisticiBernd Leopold, Thomas Bertl, Bernd Egert, Wolfgang Engel

Una lezione dal disastro di Bad Reichenall

Durante le fasi progettuali del nuovo palaz-zetto di St Pölten in Austria era grande l’at-tenzione posta al disastro di Bad Reichenall. Nel 2006, infatti, nella cittadina famosa per le terme, è crollata la copertura del palazzet-to uccidendo 15 persone e ferendone altre 34. Stefan Winter, docente presso il Politec-nico, coinvolto nelle indagini del disastro, conferma che le strutture lamellari attuali non hanno nulla in comune con le strutture in legno usate a Bad Reichenall nei primi an-ni ‘70. Il crollo è stato dovuto ad una combi-nazione di fattori, tra i quali l’utilizzo di una struttura portante inadeguata non sottoposta a prove di carico, un montaggio non profes-sionale e la mancanza di manutenzione. Il palazzetto del ghiaccio di St Polten è costru-ito con travi in legno morbido ad alta effi-cienza secondo lo standard EN 386. Il pro-getto è in linea con la classe di utilità 3: il carico consentito è stato ridotto del 15% per avere un margine di sicurezza in caso di va-riazioni dell’umidità ambientale.

Struttura portante

L’elemento fondamentale di design del pa-lazzetto è sicuramente la copertura curva tri-dimensionale. La geometria della copertura è stata semplificata il più possibile per via delle forme complesse delle sue parti iper-boliche. In questo modo, si è ottenuta una copertura dove solo i due assi degli estremi curvano in due direzioni diverse. Il supporto principale della struttura della

copertura è un assemblaggio di travi paral-lele, i punti di appoggio primario sono retro-cessi di circa 4-5 metri per permettere una distanza maggiore tra i pilastri con uno spa-zio libero massimo di 38 metri ed uno spazio assiale di 6.25 metri. Le travi sono collegate ai pilastri in cemento armato tramite cerniere mentre i pilastri sono fissati alla loro base. Le travi sono rigide a flessione e distanziate da una connessione tubolare in acciaio ed elementi di compressione. In prossimità dei supporti, riducendosi gradualmente la com-pressione, si riduce anche lo spazio tra le travi, di conseguenza la sezione verticale della struttura diventa rettangolare. La co-pertura in componenti prefabbricati funge da seconda struttura portante. L’ involucro della copertura è montato sopra una mem-brana resistente all’umidità e al vento mentre all’interno si è provveduto a montare pannelli preforati resistenti all’umidità.

Prefabbricazione

La forma delle travi varia in linea col proget-to che si ispira ad una cassa toracica. Per facilitare il trasporto degli elementi della co-pertura, le travi sono state tagliate vertical-mente e assemblate in loco. Per esigenze produttive è stato necessario utilizzare un elemento orizzontale. Affinché i giunti fosse-ro perfetti, tutte le parti sono state fresate tramite CNC, poi carteggiate e lucidate. La complessa variazione di inclinazione e di distanze ha richiesto un avanzato sistema di rappresentazione tridimensionale. L’elevato grado di prefabbricazione ha reso necessa-rio un laborioso studio nella fase iniziale di progettazione.

Umidità e resistenza all’urto

Durante il periodo di utilizzo del palazzetto (da agosto a maggio) il rapporto tra aria fredda e calda varia: in inverno la tempera-tura esterna è più bassa di quella interna, in estate l’aria interna è più fredda di quella esterna. È stato fondamentale evitare che l’umidità prodotta dal ghiaccio penetrasse nello strato isolante della copertura. Per questo è stata applicata con grande cu-ra una barriera al vapore acqueo di alta qualità su ambedue i lati dell’isolamento del-la copertura. Nell’area guardaroba, zona calda a contatto con una zona fredda, è stata aggiunta all’isolamento interno una ulteriore barriera al vapore.

La pista viene usata per il pattinaggio, patti-naggio artistico e hockey su ghiaccio. Per proteggere le parti soggette sono stati utilizzati pannelli di copertura in calcestruz-zo ad alta resistenza. Inoltre, le pareti tra gli spogliatoi e l’atrio sono soggette nella parte inferiore ad urti violenti di pattini e mazze da hockey.

∂ 2008 ¥ 7/8 Inserto ampliato in italiano Traduzioni in italiano 17

Si è evitato l’uso di pannelli di cartongesso e l’isolamento termico è stato applicato a pen-nello sulla superficie.

Il ghiaccio

Non è stato possibile sfruttare il calore in ec-cesso (assorbimento-refrigerazione) nella generazione di aria fredda necessaria per produrre il ghiaccio. Il freddo necessario è generato con un pro-cesso di refrigeramento a compressione a corrente elettrica che utilizza l’ammoniaca come liquido refrigerante (per garantire bas-si consumi energetici)Il sistema è dotato di condensatori per il re-cupero energetico in modo da utilizzare il 100% del calore delle macchine refrigeranti per preriscaldare l’acqua delle docce, per il rinnovo della superficie ghiacciata e per i si-stemi di ventilazione.

Ventilazione, deumidificazione, riscaldamento

Per evitare l’effetto nebbia provocato dall’al-ta percentuale di umidità, l’umidità e la tem-peratura dei flussi di aria devono essere ben equilibrati ma è inevitabile utilizzare sistemi di deumidificazione meccanica. In questo caso, gran parte dell’umidità viene assorbita dalla struttura in legno evi-tando il gocciolamento e di conseguenza la formazione di superficie non lisce sulla pista. Il calore necessario per il condizionamento e per l’alimentazione del sistema di ventilazio-ne proviene dal calore di recupero delle macchine di produzione del ghiaccio e dall’impianto locale di riscaldamento. L’arena è riscaldata da un sistema a bassa temperatura posto sotto la pavimentazione, oltre ad un’unità centrale di ventilazione e pannelli radianti in corrispondenza del soffit-to dell’area pubblica.

Fondazioni

La collocazione in una piana alluvionale ed il livello della falda relativamente alto hanno reso fondamentale la protezione della super-ficie ghiacciata dalle infiltrazioni dal basso. Le fondazioni che isolano dal ghiaccio e dall’umidità aiutano a proteggere da even-tuali innalzamenti del livello di falda. Utilizzando uno strato isolante molto spesso (200 mm) è stato possibile fare a meno di un sistema di riscaldamento a pavimento per evitare la formazione di ghiaccio nel terreno sottostante

Illuminazione

Per il committente, era fondamentale che l’il-luminazione non fosse abbagliante e che non ci fossero lucernari. Era comunque indicato lo sfruttamento della luce diurna, sia in occasione dei campionati che durante l’uso ordinario. I raggi di luce non dovevano colpire diretta-mente la superficie del ghiaccio o abbaglia-re gli utenti: condizioni da garantire durante l’intera giornata e in ogni stagione. Nelle fasi iniziali della progettazione sono state eseguite simulazioni a computer per determinare quali aree della facciata sareb-bero sempre rimaste fuori dalla portata dell’irraggiamento diretto oltre a calcolare le aree dove l’apertura delle vetrate non avreb-be provocato l’incidenza diretta dei raggi solari sulla superficie ghiacciata. Questi requisiti sono stati soddisfatti nella parte inferiore della facciata occidentale do-ve sono state installate finestre a fessura e nella parte nord dove sono state inserite am-pie superfici vetrate.

Piano editoriale anno 2008:∂ 2008 1/2 Costruire con il Cemento

∂ 2008 3 Detail Conzept: Asili

∂ 2008 4 Luce e interni

∂ 2008 5 Materiali plastici

∂ 2008 6 Costruire semplice

∂ 2008 7/8 Grandi strutture portanti

∂ 2008 9 Detail Conzept: abitare

∂ 2008 10 Facciate

∂ 2008 11 Costruire con il Legno

∂ 2008 12 Tema particolare

∂ - Inserto in italiano

Zeitschrift für Architektur Rivista di Architettura 48° Serie 2008 · 7/8 Grandi strutture

portanti

L’Impressum completo contenete i recapiti per la distribuzione, gli abbonamenti e le inserzioni pubblicitarie è contenuto nella rivista principale a pag. 897

Redazione Inserto in italiano: Frank Kaltenbach George Frazzica Rossella Letizia Mombelli Monica Rossi e-mail: [email protected] telefono: 0049/(0)89/381620-0

Traduzioni: Rossella Letizia Mombelli

Partner italiano e commerciale: Reed Businness Information V.le G. Richard 1/a 20143 Milano, Italia [email protected] [email protected]

Fonti delle illustrazioni:pag. 2: Frank Kaltenbach, Monacopag. 3 alto: Frank Kaltenbach, Monacopag. 3 basso: Archivio Studio Fuksas, Romapag. 4: Frank Kaltenbach, Monacopag. 5: Frank Kaltenbach, Monacopag. 5 alto centro: Archivio Triennale di Milanopag. 5 basso sinistra: Piero Barbanti e Luca Tontini, Riminipag. 6: Sofia Colabella, Napolipag. 8: Christian Schittich, Monacopag. 9: Ben McMillan/www,benmcmillan.co.ukpag. 11 alto: Didier Boy de la Tour, Parigipag. 11 basso: Iwan Baan, Amsterdampag. 13: Yves André, St. Aubinpag. 14 sinistra: Shinkenchiku-sha, Tokyopag. 14 destra: Nigel Young/Foster + Partnerspag. 15 sinistra: Shannon McGrath, Melbournepag. 15 destra: Hertha Hurnaus, Vienna

3 libri + CD ROM in un cofanetto:

• Luce – naturale e artificiale

Materia luce

La luce, più di qualsiasi altro materiale, determina gli effetti volumetrici dello spazio, crea l’atmosfera e mette in scena l’architettura. Negli spazi ben illuminati ci sentiamo bene e siamo produttivi; la luce migliora la salute. Inoltre, un’accurata progettazione illuminotecnica in grado di coordinare le fonti naturali diurne con quelle artificiali conduce invariabilmente a grandi risparmi energetici, soprattutto negli ambienti destinati ad ospitare uffici. Il nuovo volume della collana DETAIL Praxis approfondisce i fondamenti della progettazione illuminotecnica sia nel campo della luce diurna che artificiale avvalendosi del contributo dei migliori specialisti in questo campo. Accanto alle semplici regole di buona progettazione che coinvolgono il disegno planimetrico, l’orientamento dell’edificio e l’articolazione della facciata, il manuale offre un’ampia visione d’insieme dei più attuali sistemi d’illuminazione naturale e artificiale, valutandone l’efficacia nel contesto di alcuni progetti esemplari.

Ulrike Brandi Licht, 2005102 pagine con numerose illustrazioni e fotografie. Formato 21×29,7 cm

• Intonaci – stucchi e pitture

Le facciate intonacate e poi -pittura, tinta o rivestimento?

Gli intonaci, le tinteggiature e i rivestimenti determinano l’aspetto delle superfici, creano effetti spaziali, giocano con la luce. Il loro impiego è determinante per la caratterizzazione formale dell’edificio e per la qualità dello strato protettivo. Il nuovo volume di DETAIL Praxis “Intonaci, colori, rivestimenti” presenta convincenti soluzioni, sia tradizionali che innovative. Gli autori descrivono e definiscono i fondamenti della materia, indicano gli aspetti problematici e offrono utili suggerimenti per la pratica dell’edilizia. Utilizzando i particolari di due costruzioni esemplari, gli esperti documentano in scala 1:10 la realizzazione di tutti i giunti più importanti di un edificio.

Alexander Reichel, Anette Hochberg, Christine Köpke 2004.112 pagine con numerose illustrazioni e fotografie. Formato 21×29,7 cm

∂ P

raxi

s

• Trasparenze – vetri plastiche e metalli

Materiali trasparenti, traslucidi, perforatiLo stato dell’arte dei materiali da costru-zione diafani

Il materiale traslucido offre al progettista un’ampia libertà creativa, impensabile con il vetro, che consente un rapporto sensoriale con la luce e stimola l’avvin-cente alternanza di interni ed esterni. Attraverso l’impiego di nuovi vetri speciali, lastre di materiale sintetico, membrane e metalli perforati è possibile ottenere una nuova interpretazione delle atmosfere create dagli antichi finestroni colorati delle chiese, dalle sottili lastre di alabastro e dai riquadri di carta intelaiata dei tempi passati.

Frank Kaltenbach, 2003108 pagine con numerose illustrazioni e fotografie. Formato 21×29,7 cm

Institut für internationale Architektur-Dokumentation GmbH & Co. KG, Sonnenstr. 17, 80331 Monaco di Baviera, Germania, Tel. +49 89 38 16 20-0, Fax +49 89 39 86 70, E-Mail: [email protected]

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