roberto talamo · created date: 10/1/2018 7:19:52 pm

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Quali considerazioni fa Leopardi a proposito della musica? Quale atteggiamento mostra quest'arte? Rispondi con precìsi riferimenti al testo. , Quale stato d'animo risulta prevalente nelle osseruazioni dell'autore? confronti di Esamina con attenzione il contenuto degli appunti cercando di individuare i temi caratteristici del pensiero leopardiano ed eventuali novità tematiche e stilistiche. Lessico Quali termini o espressioni possono essere ricondottì a un registro colloquiale? Lingua Analizza la seconda parte del brano (rr.24-49) dal punto dì vìsta della forma: in quali periodì si nota l'ellissi del verbo principale? Quali frasi risultano poco comprensibìli a causa dell'assenza di riferrmenti precisi? ' scrivere Nel brano Ie suggestioni letterarie e le esperienze personaìì si mescolano a formare un vasto reper- torio poetico. ln una breve composizione di max l0 righe (500 caratteri) spiega come influiscono sull'opera leo- pardiana gli elementi autobiografìci e le conoscenze di tipo letterario. SCRITTURA CREATIVA Dopo aver annotato immagini e sensazioni nel corso di una settimana, utilizza tale materiale per la realizza- zione di un testo narrativo o poetico a tua scelta. Procedi in questo modo: guardati intorno e registra immagini, sensazioni e stati d'animo: un'alba, il cielo con le nuvole e le loro forme bizzarre, un tramonto, un giardino, la notte stellata, Ia città che brulica di persone, la metropolìtana, i cartelloni pubblicitari, cosa provi, se sei triste o felice, annoìato o quant'altro; rileggi ì tuoi appunti e seleziona un'immagine o una situazione da cuì partìre, che sia poetìca ed evochi altri significati, che stimoli ricordi o, in quanto vaga e inde{inita, lasci libero spazio all'immaginazione. A partire da questa procedi con la stesura del testo. m t:T Videolezione Ti-rtta l'opera leopardiana si fonda su un sistema di idee continuamente rneditate e sviluppate, il cui processo di formazione, prima dell'approdo ai testi compiuti, si può seguire attraverso le migliaia di pagine dello Zi_b_qklpnp (,"p. 16). La ricostruzione alme- no sommaria di questo sistema nella sua evoluzione nel tempo è quindi una premessa indispensabile alla lettura della poesia e della prosa leopardiane. [infelicità dell'uomo Al centro della riflessione di Leopardi si pone subito un motivo pessimistico, l'in- felicità dell'uomo. Egli arriva a individuare la causa prima di questa infelicità in Lateoriadelpiacere alcune pagine fondamentali dello Zibaldone del luglio 1820. Restando fedele a un indirizzo di pensiero settecentesco e sensistico, identifica la felicità con il piace- re, sensibile e materiale. Ma l'uomo non desidera un piacere, bensì il piacere: aspira cioè a un piacere che sia infi,nito, per estensione e per durata. Pertanto, sicco- me nessuno dei piaceri particolari goduti dall'uomo può soddisfare questa esigenza, nasce in lui un senso di insoddisfazione perpetua, un vuoto incolmabile dell'anima. Da questa tensione inappagata verso un piacere infinito che sempre gli sfugge, nasce per Leopardi I'infelicità dell'uomo, il senso della nullità di tutte Ie cose. E Leopardi si preoccupa di sottolineare che ciò va inteso non in senso religioso e metafisico, come tensione verso un'infinità divina al di delle cose contingenti, ma in senso puramente materiale. E n pensiero La natura benigna I5 ll pensiero H

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Page 1: ROBERTO TALAMO · Created Date: 10/1/2018 7:19:52 PM

Quali considerazioni fa Leopardi a proposito della musica? Quale atteggiamento mostraquest'arte? Rispondi con precìsi riferimenti al testo.

, Quale stato d'animo risulta prevalente nelle osseruazioni dell'autore?

confronti di

Esamina con attenzione il contenuto degli appunti cercando di individuare i temi caratteristici del pensiero

leopardiano ed eventuali novità tematiche e stilistiche.Lessico Quali termini o espressioni possono essere ricondottì a un registro colloquiale?Lingua Analizza la seconda parte del brano (rr.24-49) dal punto dì vìsta della forma: in quali periodì si nota

l'ellissi del verbo principale? Quali frasi risultano poco comprensibìli a causa dell'assenza di riferrmenti precisi?

' scrivere Nel brano Ie suggestioni letterarie e le esperienze personaìì si mescolano a formare un vasto reper-

torio poetico. ln una breve composizione di max l0 righe (500 caratteri) spiega come influiscono sull'opera leo-pardiana gli elementi autobiografìci e le conoscenze di tipo letterario.

SCRITTURA CREATIVA

Dopo aver annotato immagini e sensazioni nel corso di una settimana, utilizza tale materiale per la realizza-

zione di un testo narrativo o poetico a tua scelta. Procedi in questo modo:guardati intorno e registra immagini, sensazioni e stati d'animo: un'alba, il cielo con le nuvole e le loro forme

bizzarre, un tramonto, un giardino, la notte stellata, Ia città che brulica di persone, la metropolìtana, i cartellonipubblicitari, cosa provi, se sei triste o felice, annoìato o quant'altro;

rileggi ì tuoi appunti e seleziona un'immagine o una situazione da cuì partìre, che sia poetìca ed evochi altri

significati, che stimoli ricordi o, in quanto vaga e inde{inita, lasci libero spazio all'immaginazione. A partire da

questa procedi con la stesura del testo.

mt:T

Videolezione

Ti-rtta l'opera leopardiana si fonda su un sistema di idee continuamente rneditatee sviluppate, il cui processo di formazione, prima dell'approdo ai testi compiuti, si puòseguire attraverso le migliaia di pagine dello Zi_b_qklpnp (,"p. 16). La ricostruzione alme-no sommaria di questo sistema nella sua evoluzione nel tempo è quindi una premessaindispensabile alla lettura della poesia e della prosa leopardiane.

[infelicità dell'uomo Al centro della riflessione di Leopardi si pone subito un motivo pessimistico, l'in-felicità dell'uomo. Egli arriva a individuare la causa prima di questa infelicità in

Lateoriadelpiacere alcune pagine fondamentali dello Zibaldone del luglio 1820. Restando fedele a unindirizzo di pensiero settecentesco e sensistico, identifica la felicità con il piace-re, sensibile e materiale. Ma l'uomo non desidera un piacere, bensì il piacere:aspira cioè a un piacere che sia infi,nito, per estensione e per durata. Pertanto, sicco-me nessuno dei piaceri particolari goduti dall'uomo può soddisfare questa esigenza,nasce in lui un senso di insoddisfazione perpetua, un vuoto incolmabile dell'anima.Da questa tensione inappagata verso un piacere infinito che sempre gli sfugge, nasceper Leopardi I'infelicità dell'uomo, il senso della nullità di tutte Ie cose. E Leopardisi preoccupa di sottolineare che ciò va inteso non in senso religioso e metafisico,come tensione verso un'infinità divina al di 1à delle cose contingenti, ma in sensopuramente materiale.

E n pensiero

La natura benigna

I5

ll pensiero

H

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I

Giacomo Leopardi

La natura,madre benigna

Le illusioni

I-?uomo è dunque, per Leopardi, necessariamente infelice, per la sua stessa costituzione.Ma la natura, che in questa prima fase è concepita da Leopardi come madre benigna eprowidenzialmente attenta al bene delle sue creature, ha voluto sin dalle origini offrire unrimefio all'uorno: l'imrnaginazione e le illusioni, grazie alle quali ha velato agli oc-chi della misera creatura le sue effettive condizioni. Per questo gli uomini primitivi e gliantichi Creci e Romani, che erano più vicini alla natura (come lo sono i fanciulli), e quindicapaci di illudersi e di immaginare, erano felici, perché ignoravano la loro reale infelicità.Il progresso della civiltà, opera della ragione, ha allontanato l'uomo da quella condizioneprivilegiata, ha messo crudamente sotto i suoi occhi il <<vero>> e lo ha reso infelice.

ffi ll pessimismo storicoLa prima fase del pensiero leopardiano è tutta costruita sull'antitesi tra natura e

ragione, tra antichi e moderni. Gli antichi, nutriti di generose illusioni, erano capa-ci di azioni eroiche e magnanime; erano anche più forti fisicamente, e questo favoriva laIoro forza morale; la loro vita era più attiva e intensa, e ciò contribuiva a far dimenticareil nulla e il vuoto dell'esistenza. Perciò essi erano più grandi di noi sia nella vita civile,ricca di esempi eroici e di grandi virtù, sia nella vita culturale. Il progresso della ci-viltà e della ragione, spegnendo le illusioni, ha spento ogni slancio magnanimo, ha resoi moderni incapaci di azioni eroiche, ha generato viltà, meschinità, calcolo gretto edegoistico, com;zione dei costumi. La colpa dell'infelicità presente è dunque attribuitaall'uomo stesso, che si è allontanato dalla via tracciata dalla natura benigna.Leopardi dà un giudizio durissimo sulla civiltà dei suoi anni (che, non si deve dimenti-care, è gravata dalla cappa oppressiva della Restaurazione), la vede dominata dall'iner-zia e dal tedio; ciò vale soprattutto per l'Italia, miserevolmente decaduta dalla grandez-za del passato. Scaturisce di qui la tematica civile e patriottica che caratterizzale primecanzoni leopardiane. E ne deriva anche un atteggiarnento titarrico: il poeta, comeunico depositario della virtù antica, si erge solitario a sfidare il fato maligno che hacondannato l'Italia a tanta abiezione, e sferza violentemente la sua ncodarda etate».

Questa fase del pensiero leopardiano è stata designata con la formula pessirnismostorico: nel senso che Ia condizione negativa del presente viene vista come effetto diun processo storico, di una decadenza e di un allontanarnento progressivo da unacondizione originaria di felicità e pienezza vitale. Ma non bisogna mai dimenticareche si trattava pur sempre di una felicità relativa, e che Leopardi è già sin d'ora benconsapevole del fatto che la vera condizione dell'uomo è infelice, e che la felicità an-tica era solo frutto di illusione, di un generoso e provvidenziale inganno: quindi laformula'opessimismo storico" ha un valore solo orientativo, in quanto quel pessimismosi colloca pur sempre, in realtà, in un quadro che si può dire cosmico.

Sitratta diuna sorta didiario intellettuale in cuiil poeta, fra l'estate del 1817 e ildicembre del ,l832,

come

scrive Ciosue Carducci che ne curò la prima edizione ('l898-,l900), annota «un numero grandissimo di pen-

sieri, appunti, ricordi, osservazioni, note, conversazioni e discussioni, per così dire, del giovine illustre con se

stesso, su l'animo suo, la sua vita, le circostanze; a proposito delle sue letture e cognizioni; di filosofia, di lette-

ratura, di polrtica; su l'uomo, su le nazioni, su l'universor.

La parola ziboldone, di etimologia incerta, significa "mescolanza confusa di cose diverse', o anche "vivanda

preparata con molti ingredienti'i ed è usata da Leopardi in riferimento alla varietà degli argomenti, trattati

senza un criterio organizzativo, annotati giorno per giorno man mano che si affacciavano alla sua mente, in

seguito alle sue meditazioni o alle sue letture.

Natura e ragione,antichi e moderni

La critica alla societàcontemporanea

ll titanismo

Una felicità relativa

Microsaggio

t6

I

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Lo Zibaldone

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fone.Fla elre un

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Frnollicità.t.zrone

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ismotto dir una.icarel benà an-rdi ladsmo

ll fato

La natura maligna

Il materialismo

finfelicita causatada mali esterni

linfelicita comecondizione assoluta

€ La natura malvagiaQuesta concezione di una natura benigna e prowidenziale entra però in crisi. Leo-

pardi si rende conto che, più che al bene dei singoli individui, la natura mira alla con-servazione della specie, e per questo fine può anche sacrificare il bene del singolo e

generare sofferenza. Ne deduce che il male non è un semplice accidente, ma rientranel piano stesso della natura. Si rende conto inoltre del fatto che è la natura che hamesso nell'uomo quel desiderio di felicità infinita, senza dargli imezzi per soddisfarlo.In una fase intermedia, Leopardi cerca di uscire da queste contraddizioni attribuendola responsabilita del male alfato; propone quindi :una cottcezione dualistica, naturabenigna contro fato maligno. Ma ben presto arriva alla soluzione delle contraddi-zioni rovesciando la sua concezione della natura. Questo punto d'approdo, nella suaopera, emerge all'improvviso, chiarissimo, nel Dialogo della Natura e di un Islandese,del maggio lB24 (=rzs, p.149); ma questo sbocco è in realtà preceduto da un lungotravaglio, testimoniato dallo Z ibaldone.Leopardi concepisce la natura non più come madre amorosa e provvidente, ma comemeccanismo eieco, indifferente alla sorte delle sue creature; meccanismo an-che crudele, in cui la sofferenza degli esseri e la loro distruzione è legge essenziale,perché gli individui devono perire per consentire la conservazione del mondo (ad esem-pio gli animali che devono sàrvire da cibo ad altri animali). È ,..,u concezione non piùJinalistica (la natura che opera consapevolmente per un fine, il bene delle sue creature)ma ,rleccdnicistica e mnterialistica (tttta Ia realtà non è che materia, regolata daleggi meccaniche). La colpa delf infelicità non è più dell'uomo stesso, ma solo dellanatura. I-7uomo non è che vittima innocente della sua crudeltà.Se filosoficamente Leopardi rappresenta la natura come meccanismo inconsapevole,somma di leggi oggettive non regolate da una mente provvidenziale, miticamente e poe-ticamente ama però rappresentarla come una sorta di divinità malvagia, che opera deli-beratamente per far soffrire e distruggere Ie sue creature (le due rappresentazioni sonoben visibili proprio nel Dialogo della llatura e di un Island,ese). Viene così superato ildualismo che si creava tra la natura e il fato: alla natura vengono attribuite le carat-teristiche ehe prirna erano del fato, la malvagità crudele e persecutoria.Coerentemente con l'approdo materialistico, muta anche il senso delf infelicità umana:prima, in termini sensistici, era concepita come assenza di piacere (vedi la "teoria delpiacere" del luglio lB20), in una dimensione psicologica ed esistenziale; ora l'infelici-tà, materialisticamente, è domta soprattutto ai mali esterni, a cui nessuno puòsfuggire: malattie, elementi atmosferici, cataclismi, vecchiaia, morte.

É ll pessimismo cosmicoSe causa dell'infelicità è la natura stessa, nel suo cieco meccanismo immutabile, tutti

gli uomini, in ogni tempo, in ogni luogo, sotto ogni forma di governo, in ogni tipo di so-cietà, sono necessariamente infelici; anche gli antichi, pur essendo capaci di illudersi,erano vittime di quei terribili mali. Al pessimismo storico della prima fase subentra cosìun pessirnisrno eosrnico: nel senso che l'infelicità non è più legata ad una condizionestorica e relativa dell'uomo, ma ad una condizione assoluta, diviene un dato eterno eimmutabile di natura. È Ia concezione che informerà tutta l'opera di Leopardi succes-siva al 1824 (anche se, fino alla fine, il poeta resterà convinto che gli antichi fosserocomunque relativamente meno infelici dei modemi, perché la vita attiva permetteya lorodi dimenticare i mali: quindi una periodizzazione storica rimane pur sempre ancheall'intemo del pessimismo cosmico; la distinzione tra le due fasi non può essere netta-mente schematizzata).Ne deriva, in un primo momento, l'abbandono della poesia civile e del titanismo: se I'in-felicità è un dato di natura, vane sono la protesta e la lotta e non resta che la contempla-zione lucida e disperata della verità. Subentra infatti in Leopardi un atteggiarnento

come

li pen-

:on se

li lette-

ivanda

trattati

lnte, in

II

ll distacco imperturbabile

l7

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Giacomo Leopardi

contemplativo, ironico, distaccato e rassegnato. Suo ideale non è più l'eroe antico,teso a generose imprese, mall saggio antico, soprattutto quello stoico, la cui caratteristicaèl'qtarassia, il distacco imperturbabile dalla vita (in questo periodo. infatti, J,eoparditraduce un fondamentale testo dello stoicismo antico, iI Manuale di Epitteto). E l'atteg-giamento che caratterizzale Operette morali (* Ie Operette morali e l'"arido ue7s,,p. LAI).

ll ritornoat titanismo Ma la rassegnazione dinanzi a ciò che è dato non è propria dell'indole di Leopardi: inmomenti successivi tornerà l'atteggiamento di protesta, di sfida al fato e alla natura, dilotta titanica. Sinché aI termine della vita, nella Ginestra @Ttt, p. I21), sulla base dellaconcezione pessimistica della natura Leopardi arriverà a costruire tutta una concezionedella vita sociale e del progr€sso. .7

,,\

ll La poetica del «vago e indefinito"t i [infinito netl'immaginazione

Piacerg immaginazionginfinito

ll «v6gs s indefinito,

La teoria della visione

La teoria del suono

La «teoria del piacere», elaborata nel luglio 1820, è un crocevia fondamentale nelsistema di pensiero leopardiano: da una parte costituisce il nucleo gerrninale dellasua filosolìa

-pessirnistica, dall'altro è il punto d'awio della sua poetica, della po

concezione della poesia che informa Ia sua produzione. Lo sviluppo delle sue meditazio-ni si può seguire nei fitti appunti dello Zibaldone immediatamente successivi alle paginesul piacere. Se nella realtà il piacere infinito è irraggiungibile, l'uomo può figurarsipiaceri infiniti mediante I'immaginazione ("II piacere infinito che non si può trovarenella realtà, si trova così nella immaginazione, dalla quale derivano la speranza, le illu-sioni,, pT4a, p.2O).La realtà immaginata costituisce la compensazione, l'alternativa auna realtà vissuta che non è che infelicità e noia. Ciò che stimola l'immaginazione acostruire questa realtà parallela, in cui I'uomo trova l'illusorio appagamento al suobisogno di infinito, è tutto ciò che è "vago e indefinito", Iontano, ignoto. Nelle paginedello Zibaldone Leopardi passa minuziosamente in rassegna, in chiave sensistica, tuttigli aspetti della realtà sensibile che, per il loro carattere indefinito, possiedono questaforza suggestiva. Si viene a costruire una vera e propria teoria della uisione $'r*t, p.24):è piacevole, per le idee vaghe e indefinite che suscita, la vista impedita da un ostacolo,una siepe, un albero, una torre, una finestra, «perché allora in luogo della vista, lavoral'imrnaginazione e il fantastico sottentra al reale" (rrca, p. 20); lo stesso effetto han-no un filare d'alberi che si perde all'oizzonle, un declivio di cui non si riesce a vedere Iafine, una fuga di stauze, il gioco della luce lunare tra gli alberi, sull'acqua, sui tetti dellecase. Contemporaneamente, viene a costruirsi anche una teoia del stutno ('T4i, p.26).Leopardi elenca tutta una serie di suoni suggestivi perché vaghi: un canto che vada apoco a poco allontanandosi, un canto che giunga all'estemo dal chiuso di una stanza, ilmuggito degli armenti che echeggi per le valli, lo stormire del vento tra Ie fronde.

@ ll bello poeticoA questo punto della meditazione leopardiana si verifica la svolta fondamentale, e la

teoria filosofica dell'indeftnito si aggancia alla teoria poetica. Giunto al termine diquesta rassegna di suoni, Leopardi osserva: oE tutte queste immagini in poesia ec. sonosempre bellissime, e tanto più quanto più negligentemente son messe)>; e otto giorni piùtardi, il24 ottobre IB2l, riprende: "Quello che ho detto altrove degli effetti della luce,del suono, e d'altre tali sensazioni circa I'idea dell'infinito, si deve intendere non solodi tali sensazioni nel naturale, ma nelle loro imitazioni ancora, fatte dalla pittura, dallamusica, dalla poesia ec. I1 bello delle quali arti, in grandissima parte [...] consiste nellascelta di tali o somiglianti sensazioni indefinite da imitare".

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Giacomo Leopardi

ll «ago e indelinito»nella poesialeopardiana

colpa della ragione, e per questo sono disincantati e infelici, la poesia d'immaginazioneè ormai preclusa; ad essi non resta che una poesia sentimentale, nutrita di idee, filoso-fica, che nasce dalla consapevolezza del <<vero» e dall'infelicità.Leopardi stesso, nella sua produzione in versi, segue puntualmente Ia poetica del «vagoe indefinito": quegli esempi di visioni e suoni suggestivi che egli propone nello Zibal-done torneranno puntualmente nelle sue liriche, come avremo modo di constatare (sin-ché, dopo il 1830, subentrerà una nuova poetica). Quindi, pur conscio di appartenere aquella età modema a cui è preclusa Ia poesia d'immaginazione, e pur accettando l'ine-luttabile predominio di una poesia fondata sul pensiero e sulla consapevolezza dell'in-felicità, che si esprime attraverso il patetico, Leopardi non si rassegna a escludereil carattere imrnaginoso dai suoi versi: così come (almeno fino al'30) non si rasse-gnerà a rinunciare alle illusioni, ma, pur consapevole della loro vanità, continuerà avagheggiarle attraverso la memoria e a nutrire di esse Ia sua poesia.

del piaceredalloZboldone

Le riflessioni sul pìacere e l'indefinito prendono l'awio nel

luglio del 1820, continuando poi negli anni successivi.

il desiderio infinito di felicita degli uominiil nullala noial'immaginazione e le illusionila felicità dei fanciulli e degli antichi

1165-1727r 11 sentimento della nullità di tutte le cose, la insufficienza di tutti i piaceri a ri-empirci l'animo, e la tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo, forseproviene da una cagione semplicissima, e più materiale che spirituale. L'anima umana (e

così tutti gli esseri viventi) desidera sempre essenzialmente, e mira unicamente, benchésotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità, che considerandola bene, è futt'uno colpiacere. Questo desiderio e questa tendenza non ha limiti, perch'è ingenita o congenitacoll'esistenza, e perciò non può aver fine in questo o quel piacere che non può essere in-finito, ma solamente termina colla vita. E non ha limiti: 1. né per durata;2. né per esten-

sione. Quindi non ci può essere nessun piacere che uguagli: 1. né la sua durata, perchénesslrn piacere è etemo; 2.néla sua estensione, perché nessun piacere è immenso, ma lanatura delle cose porta che tutto esista limitatamente, e tutto abbia confini, e sia circoscrit-to. I1 detto desiderio del piacere non ha limiti per durata, perché, come ho detto, non fini-sce se non coll'esistenza, e quindi l'uomo non esisterebbe se non provasse questo deside-rio. Non ha limiti per estensione perch'è sostanziale in noi, non come desiderio di uno opiù piaceri, ma come desidefio delpiacere. Ora una tal natura porta con se materialmentel'infinità, perché ogni piacere è circoscritto, ma non il piacere, la cui estensione è indeter-minata, e l'anima amando sostanzialmente il piacere, abbraccia futta l'estensione imma-

fl f"i.fr *:":'itrlH:T,:,:ràffi i#jx#|.;}#{f ;,$,i"i].i#j;,r*desideri un cavallo, ti pare di desiderarlo cc

1o desideri come piacere astratto e illimitato. Quando g*g a possedere il cavallo, troviun piacere necessariamente circoscritto e senti un vuoto nell'anima, perché quel deside-rio che tu avevi effetLivamente non resta pago. Se anche fosse possibile che restasse pagoper estensione, non potrebbe per durata, perché la natura delle cose porta ancora che

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1. Le cifre tra parentesi quadre indicano le pagine del manoscritto leopardiano.

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5.aercoivogo.6. massime: soprotfutto (latinismo).7. il reale ... l'immaginario: concetti ana-

loghi si leggono nell'lnfinito (si noti la «sie-pe», i, T5, p. 38).8. casa passatoia: casa costruita a cavallo di

un passaggio, di una strada, sotto cui quindiè possibile passare, con veicoli o a piedi.

della natura al piacere, effetto delle illusioni voluto dalla natura. 2. Perché l'anima preferiscain poesia e da per tutto, il bello aereot, le idee infinite. Stante la considerazione qui sopradetta, l'anima deve naturalmente preferire agli altri quel piacere ch'eIIa non può abbracciare.Di questo bello aereo, di queste idee abbondavano gli antichi, abbondano i loro poeti, massi-me6 il più antico cioè Omero, abbondano i fanciulli, veramente Omerici in questo, [...] gl'igno-ranti ec. in somma la natura. La cognizione e il sapere ne fa strage, e a noi riesce difficilissimoil provame. La malinconia, il sentimentale modemo ec., perciò appunto sono così dolci, per-ché immergono l'anima in un abisso di pensieri indeterminati, de' quali non sa vedere ilfondo né i contorni. [...] Del rimanente, alle volte l'anima desidererà ed effettivamente desi-dera una veduta ristretta e confinata in certi modi, come nelle situazioni romantiche. La ca-gione è la stessa, cioè i1desiderio dell'infinito, perché allora in luogo della vista,lavora f im-maginazione e il fantastico sottentra al reale. L'anima s'immagina quello che non vede, chequell'albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario,e si figura cose che non potrebbe, se Ia sua vista si estendesse da per tutto, perché il realeescluderebbe l'immaginario'. Quindi i1 piacere ch'io provava sempre da fanciullo, e ancheora nel vedere il cielo ec. atLraverso una finestra/ una porta, una casa passatoia8, come chia-mano. Al contrario la vastità e moltiplicità delle sensazioni diletta moltissimo l'anima. Nededucono ch'ella è nata per il grande ec. Non è questa la ragione. Ma proviene da ciò, che lamoltiplicità delle sensazioni conJonde l'anima, gl'impedisce di vedere i confini di ciaschedu-na, toglie l'esaurimento subitaneo del piacere, la fa errare d'un piacere in un altro, senza po-teme approfondare nessuno, e quindi si rassomiglia in certo modo a un piacere infinito.

,f\\sJ

1. <i pasce: ci sod d i sfa.2. appena comprcndiamo: comprendiamo

22

la rimembranzala fanciullezzail riflesso del passato nel presente

dalloZiboldone

1574-51,6) Da fanciulli, se una veduta, una campagna, una pittura, un suono ec. un rac-conto, una descrizione, una favola, un'immagine poetica, un sogno, ci piace e diletta,quel piacere e quel diletto è sempre vago e indefinito: l'idea che ci si desta è sempre in-determinata e senza limiti: ogni consolazione, ogni piacere, ogni aspettativa, ogni dise-gno, illusione ec. (quasi anche ogni concezione) di quell'età tien sempre all'infinito: e cipasce'e ci riempie l'anima indicibilmente, anche mediante i minimi oggetti.]Da grandi,o siano piaceri e oggetti maggiori, o quei medesimi che ci allettavano da fadiuili, comeuna bella prospettiva, campagna, pittura ec. proveremo un piacere, ma non sarà più si-mile in nessnn modo all'infinito, o certo non sarà così intensamente, sensibilmente, du-revolmente ed essenzialmente vago e indeterminato. Il piacere di quella sensazione sidetermina subito e si circoscrive: appena comprendiamo'qual fosse la strada che pren-deva l'immaginazione nostra da fanciulli, per arrivare con quegli stessi mezzi, e in quellestesse circostanze, o anche in proporziones, all'idea ed al piacere indefinito, e dimorarvi.

a mala pena. differenti.3. o anche in proporzione:o anche in modi

I

l'indefinito

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Giacomo Leopardi

3, torre: si veda ll possero sollfario: «D'in sullavetta della torreantica...» ( T14 p. 100).

.T.'II, Y' datto Zibotdone

. il richiamo all'lnfinito

" il contrasto tra il finito e l'indefinito

[1430-1431] Circa le sensazioni che piacciono pel solo indefinito puoi vedere il mio idil-lio sulYlnfinlfo, e richiamar l'idea di una campagna arditamente declive in guisa cher lavista in certa lontananza non arrivi alla valle; e quella di un filare d'alberi, la cui fine siperda di vista, o per la lunghezza del filare, o perch'esso pure sia posto in declivio ec.

5 ec. ec. Una fabbrica2 una torre! ec. veduta in modo che ella paia innalzarsi sola sopral'otizzonte, e questo non si veda, produce un contrasto efficacissimo e sublimissimo trail finito e l'indefinito ec. ec. ec. (1 Agosto 1821).

f . in guisa che: in modo che.2. fabbrica: cos truzione.

«ll vero è brutto»dalloZiboldone la bellezza del passato e del futuro

la bruttezza del presente

11521,-1,522) Il passato, a ricordarsene, è più bello del presente, come il futuro a immagi-narlo. Perché? Perché il solo presente ha la sua vera forma nella concezione umana; è lasola immagine del vero; e tutto il vero è brutto. (18 Agosto 1821).

I'ieoria della visioneil piacere della visione paziale delle coseil piacere di una vista infinita in estensioneil piacere di una moltitudine di suoni o immaginimescolatì

dallo Ziboldone

17744-17471Da quella parte della mia teoria del piacere dove si mostra come degli ogget-ti veduti per metà, o con certi impedimenti ec. ci destino idee indefinife, si spiega perchépiaccia la luce del sole o della luna, veduta in luogo dov'essi non si vedano e non si scoprala sorgente della luce; un luogo solamente in parte illuminato da essa luce; il riflesso didetta luce, e i vari effetti materiali che ne derivano; il penetrare di detta luce in luoghidov'ella divenga incerta e impedita, e nonbene si distingua, come attraverso un canneto,in una se1va, per li balconi socchiusi ec. ec.; la detta luce veduta in luogo, oggetto ec.

dov'ella non entri e non percota dirittamente, ma vi sia ribattuta e diffusa da qualche al-tro luogo od oggetto ec. dov'ella venga a battere; in un anditor veduto aI di dentro o al difuori, e in una loggia parimente ec. quei luoghi dove la luce si confonde ec. ec. colle om-bre, come sotto un portico, in una loggia elevata e pensile', fra le rupi e i burroni, in unavalle, sui colli veduti dalla parte dell'ombra, in modo che ne sieno indorate le cime; il ri-flesso che produce, per esempio, un vetro colorato su quegli oggetti su cui si riflettono i

1. andito: stretto e breve corridoio.2. loggia ... pensile: sritemota sopra una terrozza o un tetto.

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Page 8: ROBERTO TALAMO · Created Date: 10/1/2018 7:19:52 PM

La ryolta nellaconcezione dellanatura e il «vero»

Aspetti contrastantirispetto ai romantici

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Testo criticoP V Mengaldo

Lo stile

tualistica. Però è vicino al Romanticismo per una serie di grandi motivi che ricorrono nellesue opere, la tensione verso l'infinito, l'esaltazione della soggettività, il titanismo, l'enfasiposta sul sentimento, il conflitto ilhrsione-realtà, con Ia scelta del mondo dell'immagina-zione contrapposto a quello della realtà, l'amore per iI "vsgs e indefinito", il culto della fan-citifezza e del primitivo come momenti privilegiati dell'esperienzaumanq il senso tormen-tato del dolore cosmico (quello che i romantici tedeschi chiamano Welxchmcrz).

Va precisato comunque che il Leopardi in cui si possono riconoscere maggiori #finitàcon i romantici è quello della prima fase, in cui accoglie l'idea roussoviana di una na-tura benigna, uno dei fondamenti della visione romantica, e polemizza con Ia ragioneche spegne le belle illusioni, i sogni, la facoltà di immaginare. La svolta del 1824,rappresentata dal Dialogo della Natura e di un Islandese, in cui la concezione dellanatura buona è rovesciata in quella della natura maligna, segna un progressivo di-stacco dalle posizioni giovanili, un prevalere del <<vero>> sulle illusioni e sul «vago eindefinito", sino all'estrema stagione del "ciclo di Aspasia" e della Cinestra.Per tanti altri aspetti poi la poesia di Leopardi si distacca da quella dei romantici tede-schi, inglesi, francesi, come è stato notato da un acuto critico come Mengaldo, soprat-tutto per una serie di assenze: dell'esotismo orientaleggiante e del culto per il Medioevo,della tematica magico-fantastica e demoniaca, del macabro-mortuario, dell'interesseper il favoloso della poesia popolare, del fascino del mistero e dell'ineffabile, dellamitizzazione della notte e delle tenebre in contrapposizione alla luce e alla solarità,delf identificazione fra io e non-io, soggetto e mondo esterno.Antitetico poi è l'orientamento dello stile. La poesia romantica europea è caratterizzatada un uso ridondante del linguaggio metaforico e figurato, che riflette una concezionedella realtà come analogia fra tutte le cose, continua metamorfosi, indistinzione frasoggetto e oggetto. Al contrario il linguaggio poetico leopardiano è fedele allarÈtidezzaclassiea e risponde a una visione connessa con il sensisrno e il rnaterialisrno.

Leopardi e il contesto culturale

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Sensismo

La felicità si

identifica con ilpiacere sensibile e

materiale

La poesia producepiacere evocandoquelle sensazioni,visive e sonore.che lo stimolano

Materialismo

La realtà non ènient'altro chemateria, regolata da

leggi meccaniche e

oggettive

Rifiuto del pensierocattolico e di ogniforma dispiritualismo

cLASStCTSMO

culto dei classici,

depositari di unavisione spontaneadelle cose, nonancora contaminatadalla ragione

ROMANTICISMO EUROPEO

Elaborazione di una metricaslegata da schemi stroficifissi

Soggettivismo e predilezioneper la poesia lirica

Tematiche: tensione versol'infinito, conflittoimmaginazione,/realtà,titanismo, culto dellafanciullezza e del primitivo,senso del dolore cosmico

ILI-UMINISMO

larga-lstico"r spiri-

lIr

3I

tfisualizzare i concetti

tl'F'l