s e m p e r v i r g o
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Spunti teologici sulla verginità perpetua della madre di GesùTRANSCRIPT
Nell’arte sacra
Orientamenti
teologici attuali
La liturgia della Chiesa celebra Maria come la « sempre Vergine ».
Nella tradizione ortodossa l’icona fa parte integrante della celebrazione. Si tratta di un’arte liturgica che non può essere isolata dal suo contesto ecclesiale: la Scrittura e il suo ampio commentario innografico, ricco di dottrina e di spiritualità.
Con i padri sinodali, la
Chiesa tutta esprime
apprezzamento stima e
ammirazione per gli artisti
innamorati della bellezza
che si sono lasciati ispirare
dai testi sacri; essi hanno
contribuito alla
decorazione delle nostre
chiese, alla celebrazione
della nostra fede,
all’arricchimento della
nostra liturgia e allo stesso
tempo, molti di loro hanno
aiutato a rendere in
qualche modo
percepibile nel tempo e
nello spazio le realtà
invisibili ed eterne
«Ella [Maria], senza nulla detrarre alla centralità di Cristo e del suo Spirito, è presente in ogni domenica della Chiesa.È lo stesso mistero di Cristo che lo esige: come potrebbe infatti,lei che è la Mater Domini e la Mater Ecclesiae, non essere presentea titolo speciale, nel giorno che è insieme dies Domini e dies Ecclesiae?
Con Maria essi imparano a
stare ai piedi della croce,
per offrire al Padre il
sacrificio di Cristo ed unire
ad esso l’offerta della
propria vita.
Con Maria vivono la gioia
della risurrezione,
facendo proprie le parole
del Magnificat che cantano
l’inesauribile dono della
divina misericordia
nell’inesorabile fluire
del tempo: “Di generazione
in generazione la sua
misericordia
si stende su quelli che lo
temono” (Lc 1, 50).
Alla Vergine Maria guardano i fedeli che ascoltano la Parolaproclamata nell’assemblea domenicale, imparando da lei acustodirla e meditarla nel proprio cuore (cf. Lc 2, 19). *…+. Di domenica in domenica, il popolo pellegrinante si pone sulle orme di Maria, e la sua intercessione materna rende particolarmente intensa ed efficace la preghiera che la Chiesa eleva alla Santissima Trinità».
Papa Gregorio Magno
indicava
l’arte come forma di
comunicazione dei
contenuti della fede che
sia dotti che “ignoranti”
erano in grado di
comprendere e
apprezzare
L’arte, dunque, appartiene
all’universo del linguaggio
inteso come
opportunità di
simbolizzazione,
espressione, comunicazione.
Il messaggio di questa
comunicazione continua,
lungo i secoli, ad essere
potenzialmente leggibile,
comprensibile,
interpretabile da ogni
destinatario epocale,
continua ad essere una
potente forma espressivo-
comunicativa anche dei
contenuti della religione
cattolica.
L’arte é costituita da significanti che veicolano significati o idee che possono esserecompresi da tutti coloro che condividono conl’artista lo stesso codice linguistico. Dunque,anche l’arte, come ogni altra forma di espressione e di comunicazione implica l’intervento educativo volto all’apprendimento.
Si tratta - nello
specifico dell’arte
cristiana - di una
particolare forma di
comunicazione che
potremmo far rientrare
nell’alveo della “cultura
popolare”, nel senso di
“cultura che è
popolare”, cioè gradita
e compresa pressoché
da tutti.
La cultura popolare non
va identificata con la
cultura di massa.
Quest’ultima fa
riferimento al come la
cultura viene trasmessa,
ossia attraverso i mass
media; la cultura
popolare,
invece, pone l’accento
su chi è il fruitore della
cultura, di chi la
recepisce e se ne
appropria.
La perpetua verginità di Maria nelle icone antiche è espressa dalle tre stelle che mai mancano sulla fronte e sulle spalle di lei
Paolo e Marco non indicano la paternità biologica di Giuseppe e mettono in rilievo unicamente la provenienza di Gesù da Maria (Gal 4,4,; Mc 6,3)
Io provo per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi ad un unico sposo, per presentarvi come vergine casta a Cristo (2 Cor 11,2)
Come il matrimonio era divenuto nell’AT mezzo di rivelazione e profezia dell’amore di Dio (Os 2,21-22), così la verginità è per Paolo il simbolo della situazione della Chiesa di fronte a Cristo
Il Vaticano II sulla scia dei padri afferma che la chiesa è vergine, che custodisce integra e pura la fede data allo sposo (LG 64)
L’ebreo Trifone discutendo con S. Giustino accusa i cristiani di essersi riferiti ai miti pagani nel sostenere l’origine virginale di Gesù.Essi hanno sempre negato che Is7,14 si riferisse a questa realtà. Nel II secolo hanno poi diffuso un’opinione secondo cui Maria sarebbe stata scacciata da Giuseppe, perché avrebbe concepito il figlio con un militare di nome Pantera (sembra storpiare parthenos).Naturalmente Celso accettò le opinioni ebraiche e Porfirio (III sec.) trovò indegno da parte di Dio di entrare nel grembo d’una vergine per nascere, per essere messo in fasce e venire sporcato.
Herman Gunkel (1903) sosteneva l’influsso del mito greco sull’unione carnale degli dèi con donne umane.Martin Dibelius (1932) si poggia su Plutarco († 120) che riportava una dottrina egiziana: “non è impossibile che lo spirito di un dio si avvicini ad una donna per generare in lei dei germi di fecondità; ma un uomo non potrebbe avere nessuna unione corporale, nessuno scambio con una dea”.
Ricordiamo che i miti
pensavano ad un
accoppiamento, mentre il
racconto evangelico indica
un atto creativo dello Spirito
Santo.
Inoltre l’essere degli eroi era
una mescolanza tra divinità e
umanità; mentre l’essere di
Gesù è completamente Dio
e completamente uomo: nella
persona (o nell’ipostasi) del
Figlio di Dio sono unite la
natura umana e la natura
divina (unione ipostatica).
Costantinopoli, nel 553, ha
confessato riguardo a Cristo:
vi è « una sola ipostasi [o
Persona]..., cioè il Signore
(nostro) Gesù Cristo, uno
della Trinità »
Hans Urs von
Campenhausen (1962)
evangelico ha scritto una
monografia intera sulla
nascita verginale. Dio nell’AT
toglieva la sterilità alle donne
perciò i cristiani hanno
inventato la nascita verginale
per superare gli esempi
veterotestamentari (teoria del
superamento)
Ethelbert Stauffer (1957)
protestante i cristiani hanno
inventato la nascita verginale
di Gesù per proteggerlo
dall’accusa ebraica di essere
figlio illeggittimo.
Se Maria avesse
avuto altri figli dopo
Gesù, il Signore
morente avrebbe
affidato la madre
non al discepolo, ma
a qualcuno dei suoi
fratelli.
L’argomento, che è
assai marginale al
testo evangelico,
compare negli scritti
dei padri del quarto
secolo, impegnati
nel dimostrare che
la madre di Gesù fu
sempre vergine
Uomini assai perversi presumono
di trovare una giustificazione del
loro errore nel fatto che la
tradizione afferma che nostro
Signore ebbe parecchi fratelli. Ora
se questi fossero stati figli di Maria,
e Giuseppe non li avesse piuttosto
avuti da un matrimonio
precedente, al momento della
passione Maria non sarebbe mai
passata al ruolo di madre
dell’apostolo Giovanni, quando il
Signore disse ad entrambi Donna
ecco tuo figlio, e a Giovanni: Ecco
tua madre (Gv 19,26-27), se non
perché per recare sollievo alla sua
solitudine, egli trasmetteva al
discepolo il suo amore di figlio.
Il nostro Salvatore… ci dice anche che
Maria perseverò sino alla fine nella
verginità. Infatti quando salì sulla croce
egli affidò la madre a Giovanni, poiché le
disse: Ecco tuo figlio, e poi al discepolo:
Ecco tua madre e da quel momento il
discepolo l’accolse in casa sua. Dicendoci
questo egli ci insegna che Maria non ebbe
altri figli all’infuori del Salvatore. Se infatti
essa avesse avuto un altro figlio, il
Salvatore non lo avrebbe trascurato
affidandola ad un estraneo; né essa
sarebbe diventata la madre di estranei.
Essa non avrebbe abbandonato i suoi figli
per scegliere degli estranei ed andare ad
abitare con loro, poiché sapeva bene che
non è lecito abbandonare il marito e i figli.
Ma poiché essa era vergine e nello stesso
tempo sua madre, la affidò al discepolo
come madre, pur non essendo madre di
lui, a motivo della inviolata purezza della
mente e della sua immacolata verginità.
Colei che aveva contratto
il matrimonio con una
finzione a motivo del
mistero, quando si furono
compiuti i misteri, non
aveva più bisogno di
vivere in matrimonio.
Se Maria avesse iniziato
a convivere col proprio
marito, non lo avrebbe
mai abbandonato, né
questi che era un uomo
giusto, avrebbe permesso
che essa lo lasciasse
Non risulta forse con assoluta
certezza che essi [Maria e Giuseppe]
mai coabitarono? Nessuno osi dire il
contrario ! Non avrebbe infatti Cristo
affidato lei a Giovanni, al santo
vergine, dicendogli Ecco tua madre
ne avrebbe detto a lei Ecco tuo figlio.
L’avrebbe infatti data ai suoi parenti o
ai figli di Giuseppe, se ne avesse
avuti da lei, come Giacomo ad
esempio, Giosè, Giuda, Simone avuti
da un’altra donna. E invece mai
Giuseppe ebbe rapporti matrimoniali
con la Vergine, dal momento che essa
fu la Vergine illibata.
Se qualcuno secondo i santi
Padri non professa in senso
proprio e secondo verità la santa
sempre vergine e immacolata
Maria quale genetrice di Dio,
giacchè ella propriamente e
veramente alla fine dei tempi
concepì senza seme dallo
Spirito Santo e senza corruzione
(incorruptibiliter) generò il Verbo
stesso, che prima di tutti i tempi
fu generato da Dio il Padre, e
che anche dopo il parto rimase
la sua verginità, sia condannato.
n. 36 - Crediamo che di queste tre
persone solo la persona del Figlio ha
assunto per la liberazione del genere
umano un vero uomo senza peccato
dalla santa e immacolata Vergine
Maria, dalla quale fu generato in un
nuovo ordine e in una nuova nascita;
in un ordine nuovo, giacchè l’invisibile
nella sua divinità si mostra visibile
nella carne; fu generato poi in una
nuova nascita, giacchè l’intatta
verginità non conosceva contatto
alcuno con un uomo e (gli) mise a
disposizione la materia della carne
fecondata mediante lo Spirito Santo.
n. 37 - Questo parto della Vergine non
può essere compreso dalla ragione, né
essere esemplificato in qualcosa;
poiché se potesse venir compreso
dalla ragione, non sarebbe
meraviglioso, se potesse venir
esemplificato in qualcosa non sarebbe
singolare.
Tuttavia non si deve credere per il motivo
che Maria concepì adombrata dallo stesso
Spirito Santo, che appunto lo Spirito Santo
sia il Padre del Figlio, affinchè non appaia
che asseriamo due padri del Figlio, ciò
che è persino un delitto che venga detto.
Il simbolo della fede non fu composto secondo opinioni umane, ma consiste nella raccolta dei punti salienti, scelti da tutta la Scrittura, così da dare una dottrina completa della fede. E come il seme della senape racchiude in un granellino molti rami, così questo compendio della fede racchiude tutta la conoscenza della vera pietà contenuta nell'Antico e nel Nuovo Testamento
Orientamenti teologici attuali
Lo sguardo della fede può scoprire,
in connessione con l'insieme della
Rivelazione, le ragioni misteriose
per le quali Dio, nel suo progetto
salvifico, ha voluto che suo Figlio
nascesse da una Vergine.
Queste ragioni riguardano tanto la
persona e la missione redentrice di
Cristo, quanto l'accettazione di tale
missione da parte di Maria in
favore di tutti gli uomini.
La verginità di Maria manifesta l'iniziativa assoluta di Dio nell'incarnazione. Gesù come Padre non ha che Dio Cf Lc 2,48-49 .
Da questa ineffabile Trinità
discese però solo la
persona del Verbo, cioè il
Figlio…dai cieli, dai quali
non si era mai allontanato.
Si è incarnato dallo Spirito
Santo e divenne vero
uomo dalla sempre vergine
Maria, e rimane vero Dio.
La natura umana che egli ha
assunto non l'ha mai separato
dal Padre. [...] Per natura
Figlio del Padre secondo la
divinità, per natura Figlio della
Madre secondo l'umanità, ma
propriamente Figlio di Dio
nelle sue due nature .
Doveva
essere nato
in un modo
nuovo
l’autore
della nuova
nascita
Gesù è concepito per
opera dello Spirito
Santo nel seno della
Vergine Maria perché
egli è il nuovo
Adamo 171 che inaugura
la nuova creazione: « Il
primo uomo tratto dalla
terra è di terra, il
secondo uomo viene dal
cielo » (1 Cor 15,47).
L'umanità di Cristo, fin dal suo concepimento, è ricolma dello Spirito Santo perché Dio gli « dà lo Spirito senza misura » (Gv 3,34).
« Dalla pienezza » di lui, capo dell'umanità redenta, 172 « noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia » (Gv 1,16).
Gesù, il nuovo
Adamo, inaugura con
il suo concepimento
verginale la nuova
nascita dei figli di
adozione nello Spirito
Santo per la fede.
« Come è
possibile? » (Lc 1,34).
La partecipazione
alla vita divina non
proviene
« da sangue, né da
volere di carne, né
da volere di uomo,
ma da Dio » (Gv 1,13).
L'accoglienza di questa
vita è verginale perché
è interamente donata
all'uomo dallo Spirito.
Il senso sponsale della
vocazione umana in
rapporto a Dio si compie
perfettamente nella
maternità verginale di
Maria.
La verginità di Maria,
oltre l’elemento
costitutivo corporale,
implica la donazione
totale a Dio, Maria è
vergine perché la sua
verginità è il segno della
sua fede che non era
alterata da nessun
dubbio e del suo totale
abbandono alla volontà
di Dio
Secondo Laurentin sono legate tra loro le tre nascite del Verbo:nascita dal Padre da tutta l’eternità,dalla vergine Maria nel tempo, in ogni anima cristiana mediante la fede e il Battesimo
Esiste una convergenza in
profondità di tutte le
vocazioni ecclesiali:
l’amore di Dio sopra ogni
cosa e con tutto il cuore (Mt 22,37)
•Atteggiamento di disponibilità radicalmente
illimitata al Dio dell’alleanza
•Libertà dell’essere nelle sue relazioni
•Assenza completa di narcisimo
Maria come vergine e madre
non deve essere intesa
come una duplice,
impossibile proposta, come
un ideale inimitabile;
deve invece essere vista
come un importante
simbolo cristiano che
significa autonomia e
relazione, forza e tenerezza,
lotta e vittoria, potenza di
Dio e azione umana, non in
competizione ma in
collaborazione
O Signore tu hai voluto nascere da una vergine, ma da una vergine fidanzata, al fine di onorare con una stessa azione, la verginità e il matrimonio…
Charles Drelincourt (XVIII sec.)