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  • 7/31/2019 Sabino Fortunato Fall Merc a Toe Revision e

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    Sabino Fortunato

    Fallimento del mercato e revisione contabile

    SOMMARIO: 1. Revisione contabile e relazioni di mercato. 2. Approccio volontaristico e approccio istituzionalenella teoria dellinformazione. Lesigenza della mandatory disclosure. 3. Il ruolo della revisione contabile fra

    modelli volontaristici e modelli istituzionali. 4. Dalla privatizzazione del controllo contabile nel Tuf del 1998 e

    nella riforma societaria del 2003-2004 alla sua ripubblicizzazione con la legge sul risparmio 28 dicembre 2005, n.

    262. 5. Gli scenari futuri e il nodo del mercato eccessivamente concentrato della revisione contabile.

    1. E noto che la funzione di revisione contabile e la relativa professione

    nascono e si affermano in un ambiente economico-istituzionale di Common Law,

    diverso da quello dei Paesi di tradizione romanistica a diritto scritto e ad economia

    controllata.

    In particolare lattivit del revisore contabile si collega sin dallinizio alfunzionamento dei mercati finanziari in ambienti caratterizzati da risparmio e

    ricchezza diffusa, non eccessivamente concentrata, e nei quali le esigenze finanziarie

    del sistema produttivo delle imprese tendono ad essere soddisfatte non sul piano della

    negoziazione individuale tra singolo investitore (sia esso detentore di capitale di

    rischio o di capitale di credito) e singolo imprenditore (sia esso persona fisica o

    soprattutto compagine sociale), ma sul piano dell appello al pubblico risparmio.

    Nellappello al pubblico risparmio, strutturato soprattutto nei mercati borsistici o

    secondo la definizione comunitaria nei mercati regolamentati (ma non esclusivo di

    questi contesti), alle tradizionali categorie negoziali incentrate sullo scambioindividuale si sovrappongono operazioni di massa standardizzate, che rendono lo

    scambio individuale qualitativamente diverso e lo immergono in una relazione

    predefinita e pressoch oggettivata, ove residua ben poco spazio (se non alcuno)

    allacquisizione di informazioni personalizzate congrue ai bisogni del singolo

    investitore.

    Il soggetto giuridico in questa relazione di mercato quasi privato della sua

    caratteristica di soggetto padrone della propria volont che si confronta con altro

    soggetto giuridico di pari dignit e che contribuisce a determinare il contenuto

    negoziale ed economico dello scambio. Non si tratta solo di prendere coscienza diuna relazione non riequilibrata, invocando le categorie del contraente debole o del

    consumatore vessato, categorie che comunque sembrano muoversi pur sempre

    nellottica tradizionale dellincontro di volont autonome e indipendenti. Si tratta

    piuttosto di prendere atto di una non relazione o se si vuole di un contatto fra

    prestatore finanziario ed emittente il prodotto finanziario, intermediato da numerosi

    soggetti di mercato che operano a molteplici livelli.

    In questa prospettiva matura e si sviluppa il ruolo del revisore contabile,

    surrogato insieme ad altri operatori della verifica individuale del flusso di

    informazioni essenziali alla stipulazione dei singoli contratti che animano il mercatofinanziario.

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    Al pari dei numerosi intermediari che popolano il mercato finanziario, il

    revisore contabile nasce gi da un fallimento del mercato concorrenziale puro, e

    cio di un astratto modello teorico di mercato che presuppone automatica e assoluta

    trasparenza delle informazioni incorporate nei prodotti scambiati ma che nella realt

    degli operatori, fatti di carne e ossa, si scontra con le asimmetrie provocate dallediverse funzioni svolte dai singoli agenti, dalla loro diversa capacit e professionalit,

    dal diverso peso economico che ognuno in grado di mettere in campo.

    2. Lobbligata presenza del revisore contabile come strumento di verifica della

    veridicit, completezza e correttezza delle informazioni fornite dagli emittenti

    prodotti finanziari al mercato dei risparmiatori-investitori ha giustificazioni analoghe

    alla mandatory disclosure, che allapproccio volontaristico nella produzione dei

    flussi informativi per il mercato preferisce lapproccio istituzionale.

    Bench tendano periodicamente a ripresentarsi sotto forme diverse, da tempo

    risultano confutate in maniera convincente le teorie volontaristiche che sostengono la

    non necessit di un intervento legislativo in materia di contenuti, quantit e qualit

    delle informazioni dovute al mercato.

    Queste teorie si fondano sui naturali incentivi di cui i manager o la societ

    o il privato contraente fruirebbero per essere spinti volontariamente a fornire ai soci

    o al mercato o allaltro contraente le informazioni utili e necessarie. Secondo

    lagency theory, il conflitto fra soci e managers, gli uni interessati alla

    massimizzazione reddituale e capitale del loro investimento, gli altri interessati a

    mantenere la loro posizione stabile nellorganizzazione dellimpresa, e che si esprime

    nellesigenza dei primi di monitorare lattivit dei secondi sopportando costi alriguardo, tende ad essere composto attraverso la rendicontazione periodica e

    volontaria dei managers che sarebbero a ci incentivati dalla possibilit di

    incrementare i propri compensi grazie al risparmio di spesa che i soci diversamente

    sopporterebbero per assicurarsi un adeguato monitoraggio degli stessi.

    Si aggiunge ancora da parte dei sostenitori della teoria segnaletica nel

    mercato concorrenziale (signalling theory e competitive capital markets) che gli

    imprenditori sono in concorrenza sul mercato dei capitali e che per ridurre il costo di

    approvvigionamento dei capitali sono indotti a ridurre naturalmente il gap

    informativo nei confronti dei risparmiatori. E infatti maggiori sono le incertezze deirisparmiatori sulle performances dellimpresa maggiore sar il costo dei capitali

    che essi sono disposti a fornire.

    Un ulteriore incentivo offerto dalla teoria reputazionale (reputational

    theory), secondo cui le imprese hanno interesse a sopravvivere sul mercato nel lungo

    periodo e per mantenere la propria credibilit sono spinte a fornire al mercato le

    informazioni necessarie, anche se neutre o negative.

    Sino allestremo di chi ritiene che la migliore allocazione delle risorse nella

    produzione delle informazioni per il mercato non pu che discendere dalla

    negoziazione individuale (private contracting opportunities theory): il mercatofinanziario prima ancora che un mercato dei prodotti finanziari un mercato delle

    informazioni ed ogni agente in grado di contrattare con la controparte le

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    informazioni di cui desidera disporre o comunque di utilizzare intermediari

    specializzati che siano in grado di soddisfare le loro individuali esigenze informative.

    La versione pi aggiornata di queste teorie volontaristiche si muove nella

    prospettiva della concorrenza fra ordinamenti, ipotizzando che debba lasciarsi

    allautonomia dellemittente la scelta del modello informativo da seguire purlegalmente definito , teoria che com noto sta allorigine dellopzione dei modelli

    alternativi digovernance nella recente riforma del nostro diritto societario.

    I punti critici di queste teorie sono rappresentati com stato posto in luce

    soprattutto dai cultori dellanalisi economica del diritto dalla natura di bene

    pubblico dellinformazione societaria e dalle esternalit negative per lemittente.

    Sotto questultimo profilo (noto come third party effects theory) stato

    osservato che lemittente avr sempre la tendenza ad evitare una assoluta trasparenza

    per mantenere comunque nei confronti dei propri concorrenti un qualche vantaggio

    competitivo, tanto pi che stato dimostrato che i costi e i benefici conseguenti alla

    raccolta e diffusione delle informazioni per lemittente non coincidono con i costi e i

    benefici collettivi, con leffetto che ci favorisce la tendenza a diffondere al mercato

    informazioni inferiori sul piano qualitativo e quantitativo di quanto necessario a

    perseguire la massimizzazione del benessere collettivo.

    Vi si aggiunge la natura di bene pubblico dellinformazione societaria, un

    bene caratterizzato dalle qualit della indivisibilit e della non esclusivit del

    godimento. Linformazione societaria, come il faro posto su unisola o sulla costa,

    una volta prodotta fruibile liberamente da chiunque, anche da chi non sopporti un

    costo per goderne (fenomeno deifree riders); n sarebbe economico elevare barriere

    per impedire laccesso ai free riders, perch i costi supererebbero di gran lunga ipossibili benefici. Ne consegue la tendenza a sottoprodurre il bene in un libero

    mercato, per la scarsa remunerativit dellofferta di un tale servizio, altro classico

    esempio di fallimento del mercato, come autoregolatore del livello ottimale di

    produzione di beni e servizi.

    Considerata la posizione monopolistica dellemittente nella produzione di

    informazioni che lo riguardano e gli scarsi incentivi o addirittura i disincentivi ad una

    volontaria ottimale autoproduzione, lasimmetria informativa che ne consegue non

    pu essere superata che attraverso la mandatory disclosure, anche se poi si

    potranno adottare meccanismi regolamentari che rendano il modello informativosufficientemente flessibile, perch possa adeguarsi alla realt sincronica e diacronica

    delle singole imprese.

    3. Il revisore contabile stato visto anchesso ora come il necessario portato di

    un libero gioco concorrenziale delle forze di mercato ora come un essenziale

    supporto dellintero sistema di mandatory disclosure.

    Secondo i sostenitori della teoria dellagenzia i revisori contabili esprimono

    lesigenza di minimizzare i costi di monitoraggio dei soci verso i propri

    amministratori, poich il controllo individuale sarebbe ben pi costoso; e tuttavia cinon mi sembra che spieghi a sufficienza lobbligo di pubblicit dellinformazione

    societaria n il compito quasi notarile di attestazione (si pensi alla vecchia

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    terminologia della certificazione) di veridicit della informazione contabile

    attribuita al revisore.

    Alla teoria reputazionale si ritenuto di dover assegnare la garanzia di

    indipendenza e professionalit del revisore nellassolvimento dei propri compiti di

    controllo contabile: il revisore non pu mettere a repentaglio la propria reputazione dicontrollore tecnicamente capace e indipendente, acquisita sul campo con notevoli

    investimenti, per favorire luno o laltro dei propri clienti-managers, da cui ricava una

    piccola percentuale della sua remunerazione globale, e proprio perch la sua

    sopravvivenza sul mercato dipende dalla stima che gli viene riconosciuta da tutti gli

    attuali e anche potenziali clienti.

    Lanalisi delle cause che hanno provocato i recenti scandali finanziari in Italia,

    in Europa e negli Stati Uniti ha evidenziato specie con riguardo al caso Enron che

    la crisi dei mercati finanziari che ne conseguita stata dovuta al fallimento del

    sistema di controllo esterno e in particolare del sistema di auditing (gatekeepers

    failure) piuttosto che alla crisi di funzionamento dellorgano amministrativo (board

    failure). Ha osservato John Coffee che il caso Enron unico sotto il profilo della

    struttura di governance e non se ne possono trarre al riguardo indicazioni di

    carattere sistematico; ma sotto altro profilo esso dimostra invece che sul piano

    sistematico devono potersi trarre conseguenze e prospettive di riforma del sistema

    complessivo dei gatekeepers su cui il mercato fa affidamento. In particolare il

    capitale reputazionale acquisito da tali soggetti professionali non sempre un asset

    da essi necessariamente custodito e protetto.

    Sono state cercate due spiegazioni principali alla dbacle mostrata dal sistema

    di auditing americano, che si tradotto in particolare nella crescente acquiescenzadei revisori verso le politiche contabili aggressive degli anni Novanta, favorite dai

    managers con una crescita esponenziale per numero e quantit delle decisioni di

    distribuzione di utili (perlopi sovrastimati) collegate a forme remunerative degli

    amministratori basate sullequity (stock options) piuttosto che su compensi in

    contanti. Da un lato v chi sottolinea il generale abbassamento del livello di

    deterrenza delle misure legali volte a far valere la responsabilit degli auditors, che si

    sviluppato dagli inizi degli anni Novanta sia a livello giurisprudenziale sia a livello

    regolamentare (decisioni giurisprudenziali che hanno reso pi difficoltoso il

    perseguimento delle frodi finanziarie; norme processuali che hanno limitatolesperibilit di class actions; disciplina che ha sostituito il principio di

    responsabilit solidale dellauditor con un sistema di responsabilit proporzionale)

    (general deterrente story). Dallaltro lato v chi assume che la causa fondamentale

    sia da ricercarsi nella bolla speculativa cresciuta nella seconda met degli anni

    Novanta, bolla che nel generale clima di euforia ha reso irrilevante il ruolo dei

    gatekeepers e dei revisori in particolare (irrational marketo market bubble story).

    Altre spiegazioni sottolineano lelevato grado di concentrazione del mercato

    del servizio di revisione (con la scomparsa dellArthur Andersen le Big Five si

    sono ridotte a Big Four) che ovviamente favorisce comportamenti collusivi fra gliofferenti oltre che fra questi e i clienti; la cattura da parte del grande cliente che pu

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    assicurare non solo la remunerazione per i servizi di auditing ma anche per i

    molteplici e variegati e spesso ben pi proficui servizi consulenziali.

    4. La speranza che il ritrarsi della bolla speculativa possa ristabilire la perduta

    fiducia nei revisori non appare sufficiente garanzia di una autoregolamentazioneidonea ad evitare i rischi connessi ai fenomeni pregiudizievoli per la professionalit e

    indipendenza dei revisori che si sono manifestati nei recenti scandali finanziari.

    Dagli Stati Uniti alla Francia, dalla Germania allUnione Europea (si veda per

    questultima la direttiva sulla revisione legale dei conti adottata definitivamente con

    procedura di codecisione fra Parlamento e Consiglio l11 ottobre 2005, bench non

    ancora pubblicata in G.U.C.E.) gli ordinamenti giuridici si sono mossi sulla via di una

    pi rigorosa regolamentazione dei requisiti di indipendenza e professionalit del

    revisore, mostrando di non nutrire eccessiva fiducia nei meccanismi autoregolatori

    del mercato.

    In Italia la sensibilit del nostro legislatore sul tema apparsa, ad un certo

    punto, sempre pi appannata. Come da pi parti si osservato, la riforma del Tuf per

    le societ quotate nel 1998 ha segnato sotto alcuni profili una attenuazione del

    sistema dei controlli contabili, non tanto sul piano delle funzioni (che anzi appaiono

    ben pi specificate e definite) quanto sul piano del modello strutturale che ha

    aumentato il livello di privatizzazione della figura del revisore. N miglior risultato

    ha sortito sempre sul piano strutturale la riforma societaria del 2003-2004, bench

    il mercato della revisione contabile dalla stessa toccato ha dimensioni molto pi

    ridotte in termini di coinvolgimento del pubblico risparmio, continuandosi per quel

    che riguarda le societ che fanno ricorso al capitale di rischio ad applicare in via diprincipio la normativa del Tuf.

    Questa non acuita sensibilit si espressa nella mancata adozione, a sette anni

    di distanza, del decreto ministeriale che avrebbe dovuto definire le cause di

    incompatibilit delle societ di revisione ai sensi dellart. 160, comma 1, Tuf vecchia

    versione (e vedi i rilievi di Montalenti e di Presti), tema in parte ora superato con la

    nuova formulazione della citata norma ad opera della legge di tutela del risparmio che

    sposta un tale compito dal Ministro di Giustizia alla Consob; e si manifestata anche

    e soprattutto nello stanco procedere dello stesso disegno di legge sulla tutela del

    risparmio che solo di recente quasi a fine legislatura e a distanza dannidallinsorgere dei noti scandali finanziari si finalmente tradotto nella legge 28

    dicembre 2005, n. 262 dedicando un corposo art. 18 alla materia della revisione

    contabile nelle societ quotate e (tramite i noti richiami presenti nellart. 116, comma

    2, Tuf) nelle societ con azioni diffuse tra il pubblico in misura rilevante. Il

    legislatore cos intervenuto sugli articoli dal 159 al 165-bis del Testo unico del

    1998.

    A. Alcuni autori ritengono che uno dei vizi che da sempre pregiudica

    lindipendenza degli organi di controllo costituito dal meccanismo di nomina erevoca dei relativi componenti.

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    Il rilievo ha toccato in particolare il tradizionale organo interno di controllo del

    sistema latino (il collegio sindacale); e quando negli anni Settanta del secolo scorso

    venne introdotto il revisore contabile per le societ quotate, il compromesso allora

    raggiunto per un verso mantenne in piedi anche per la societ di revisione il principio

    della nomina e della revoca assembleare, ma per altro verso assegn un significativoruolo di controllo anche sostitutivo alla Consob, quale pubblica autorit di

    vigilanza sul mercato mobiliare, tanto che sin da allora vera chi ravvisava nelle

    societ di revisione un vero e proprio occhio della Consob (espressione utilizzata

    da Chiomenti e da Colombo e di recente ripresa da Rordorf).

    Il Tuf del 1998, mantenendo la competenza assembleare e introducendo il

    preventivo parere dellorgano interno di controllo, aveva abolito qualsiasi ingerenza

    della Consob nel processo di nomina e revoca del revisore contabile, addirittura

    rendendo la posizione di questo controllore esterno pi precaria di quella del

    controllore interno (la cui revoca diventa efficace solo se la giusta causa accertata e

    approvata anche dal Tribunale: art. 2409-quaterc.c.).

    La recente legge sul risparmio ripristina il ruolo di vigilanza, anche sostitutiva,

    della Consob nel procedimento di nomina e revoca del revisore, ci che contribuisce

    per un verso a rafforzarne lindipendenza e per altro verso a monitorarne lidoneit

    tecnico-organizzativa in relazione allo specifico conferimento dincarico, e non gi

    solo in astratto al momento della iscrizione nellAlbo speciale. In sede di nomina alla

    Consob demandata la verifica della insussistenza di cause di incompatibilit o

    anche la verifica della idoneit tecnica ad esercitare lincarico in relazione alla (sua)

    organizzazione ovvero al numero degli incarichi gi assunti dal revisore, con un

    meccanismo di silenzio-assenso che si perfeziona ove non intervenga entro il terminedi venti giorni il divieto di esecuzione della delibera. Parimenti in sede di revoca

    sempre alla Consob, e con analogo meccanismo, demandato il controllo sulla

    esistenza della giusta causa, con la precisazione come suggerito da Presti sulla scia

    della direttiva comunitaria che non costituisce giusta causa di revoca la divergenza

    di opinioni rispetto a valutazioni contabili o a procedure di revisione (art. 159, co. 2

    e co. 5). Ed stata altres ripristinata la revoca dufficio da parte della Consob

    qualora in pendenza di rapporto rilevi una causa di incompatibilit ovvero

    qualora siano state accertate gravi irregolarit nello svolgimento dellattivit di

    revisione, anche in relazione ai principi e criteri di revisione stabiliti ai sensidellarticolo 162, comma 2, lettera a. Il potere di revoca dufficio integrato dal

    potere sostitutivo di nomina del nuovo revisore ad opera della Consob, ove

    lassemblea della societ non provveda nei trenta giorni dal ricevimento della

    comunicazione del provvedimento di revoca.

    Il ruolo della Consob rispetto al sistema di revisione contabile esce rafforzato

    anche per quel che concerne il continuo monitoraggio sullattivit del revisore.

    Innanzitutto il novellato art. 162 dispone che la Consob non si limita pi a

    raccomandare i Principi di revisione, ma esercita al riguardo un vero e proprio potere

    di vigilanza regolamentare, in quanto stabilisce, sentito il parere del Consiglionazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, i principi e i criteri da

    adottare per la revisione contabile, anche in relazione alla tipologia delle strutture

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    societarie, amministrative e contabili delle societ sottoposte a revisione, e cos

    potendo rendere pi stringente il piano di lavoro del revisore e il livello di

    approfondimento delle verifiche con riguardo alla materiality degli errori da

    rilevare. In secondo luogo la stessa norma sancisce una verifica periodica e

    comunque almeno triennale dei requisiti di indipendenza e di idoneit tecnica siadella societ sia dei responsabili della revisione. Infine lart. 159, comma 7, affida

    alla Consob il compito di stabilire in via regolamentare, non le tariffe in senso stretto

    n il compenso in concreto (la cui determinazione affidata alla libera negoziazione

    delle parti e alla decisione assembleare), ma pur sempre i criteri generali per la

    determinazione del corrispettivo per lincarico di revisione contabile, cos limitando

    la discrezionalit delle parti che potrebbe riflettersi sulla indipendenza del revisore.

    Viene altres precisato che la corresponsione del compenso non pu essere

    subordinata ad alcuna condizione relativa allesito della revisione n la misura pu

    dipendere in alcun modo dalla prestazione di servizi aggiuntivi da parte della societ

    di revisione. E ancora, che anche la retribuzione dei dipendenti del revisore, che

    partecipano alle attivit di revisione, deve prescindere completamente dallesito delle

    revisioni compiute, dal numero degli incarichi ricevuti dal revisore o dallentit dei

    compensi per essi percepiti (art. 160, comma 1-septies).

    Tutto ci contribuisce ad attrarre il ruolo del revisore, nonostante la nomina

    assembleare da parte della societ revisionata, nella sfera dellesercizio di funzioni

    semipubblicistiche, di tutela dellinteresse generale al corretto funzionamento del

    mercato finanziario.

    B. Un secondo aspetto di rilievo sempre al fine di salvaguardarelindipendenza del revisore costituito dalla disciplina delle incompatibilit e, per

    questa via, soprattutto dei servizi non-audit che possono affiancare lattivit

    principale di revisione contabile. Il rischio che si vuole in tal modo evitare la cattura

    del controllore da parte del controllato, affinch egli non si trovi invischiato in una

    rete di rapporti conflittuali con il suo principale ruolo di revisore, in uno stato di

    eccessiva intimit con il proprio cliente o al contrario di facile ricattabilitda parte

    dello stesso.

    La novella sul risparmio sposta ancora una volta (dal Ministero del Tesoro) in

    capo alla Consob la competenza regolamentare in materia di individuazione dellecause di incompatibilit e le assegna in questo ambito il compito: a) di definire i

    criteri per stabilire lappartenenza di unentit alla rete di una societ di revisione; b)

    di determinare le caratteristiche degli incarichi e dei rapporti che possono

    compromettere lindipendenza della societ di revisione; c) di stabilire le forme di

    pubblicit dei compensi percepiti dalle entit della rete per servizi di revisione e per

    servizi non audit; d) di dettare altres al revisore prescrizioni e raccomandazioni per

    evitare pressioni da parte dei propri azionisti o delle entit della rete o di esponenti di

    questa tali da compromettere lindipendenza e lobiettivit delle persone che

    effettuano lattivit di revisione contabile (art. 160, co. 1-bis).Al di l del potere regolamentare attribuito alla Consob, la legge si spinge a

    individuare comunque otto tipologie di servizi non-auditsenzaltro vietati, sulla scia

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    dellanaloga disciplina del Sarbanes-Oxley Act, con un divieto che ha un versante

    passivo e un versante attivo molto ampio, s da evitare per quanto possibile eventuali

    elusioni (art. 160, comma 1-ter). Sul versante passivo sono situate la societ soggetta

    a revisione ma anche ogni societ del relativo gruppo (controllanti, controllate o

    sottoposte a comune controllo o anche solo collegate); sul versante attivo si collocanonon solo la societ di revisione e le entit della rete, ma anche soci, esponenti e

    dipendenti della societ di revisione e delle societ del relativo gruppo

    (nellaccezione allargata gi prima precisata). Le attivit vietate (che spaziano dalla

    tenuta dei libri contabili e altri servizi connessi relativi alle registrazioni contabili o

    alle relazioni di bilancio sino alla progettazione e realizzazione di sistemi

    informativi contabili, dai servizi di valutazione e stima ed emissione di pareri pro

    veritate ai servizi attuariali, dalla gestione esterna dei servizi di controllo interno alla

    consulenza e servizi in materia di organizzazione aziendale per la selezione

    formazione e gestione del personale, dalla intermediazione di titoli, consulenza per

    linvestimento o servizi bancari dinvestimento alla prestazione di difesa giudiziale)

    sono peraltro ulteriormente dilatabili con il regolamento Consob, purch si tratti di

    servizi e attivit anche consulenziali non collegati alla revisione ma individuati

    in ottemperanza ai principi dellVIII direttiva comunitaria in tema di indipendenza

    del revisore.

    Tenuto conto della circostanza che la societ di revisione iscritta nellalbo

    speciale ha un oggetto sociale esclusivo, limitato alla revisione e alla organizzazione

    contabile di aziende, ne deriva che il divieto soprattutto indirizzato alle entit della

    rete nonch ai soci, esponenti e dipendenti del gruppo cui appartiene la societ di

    revisione.Nessuno si nasconde la difficolt di individuare un concetto di rete di

    appartenenza del revisore, che nella proposta di riforma mutuata dalla definizione

    dettata in sede di direttiva comunitaria ed costituita dalla struttura pi ampia cui

    appartiene la societ stessa e che si avvale della medesima denominazione o

    attraverso la quale vengono condivise risorse professionali (art. 160, co. 1-bis): alla

    rete sono comunque e sempre riconducibili le societ di gruppo (nel senso allargato

    gi precisato), ma essa sembra far leva, oltre che sui legami partecipativi e/o

    economici, anche su collegamenti segnaletici, quali la comune denominazione o la

    condivisione di risorse professionali. E parimenti problematica risulta ladeterminazione delle ulteriori attivit vietate o anche di quelle legalmente nominate,

    non essendo chiaro se anche per esse debba valere comunque il criterio finalistico che

    le rende incompatibili, e cio la rilevanza pregiudizievole per lindipendenza del

    revisore.

    C. Meritevoli di approvazione (perlomeno nella sostanza pi che nella

    formulazione) appaiono le norme relative alla durata dellincarico della societ di

    revisione e del responsabile della revisione nonch al cd.periodo di raffreddamento,

    norme che mirano ad evitare il fenomeno della eccessiva familiarit con il propriocliente e a favorire il riesame da parte di un nuovo revisore o di nuovi responsabili;

    norme tuttavia che devono essere concepite in funzione di un accettabile punto di

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    equilibrio con lesigenza di impostazione di un lavoro di medio termine e nel

    contempo di indipendenza del revisore a fronte del ricatto di scadenze troppo

    ravvicinate.

    Quanto alla durata dellincarico, al rigido criterio dellincarico triennale

    rinnovabile di triennio in triennio sino ad una massimo di nove anni viene sostituito ilcriterio della durata secca di sei esercizi, rinnovabile una sola volta (evidentemente

    per analogo periodo) e riaffidabile non prima che siano decorsi tre anni dalla

    cessazione del precedente incarico (art. 159, co. 4). La formulazione accolta nel

    disegno di legge approvato al Senato lasciava ancor pi perplessi di quella attuale.

    Esso fissava il principio di una durata modulabile fra un minimo e un massimo:

    lincarico non avrebbe dovuto avere durata inferiore a tre n superiore a sei esercizi e

    non avrebbe potuto essere rinnovato se non fossero decorsi almeno tre anni dalla data

    di cessazione del precedente. Va detto tuttavia che la disposizione, certamente

    migliorata rispetto ad altra precedente formulazione sulla scorta di osservazioni

    condivisibili di Presti, lasciava dubbi interpretativi sulla sua concreta applicabilit:

    scaduto il triennio o il quadriennio, erano possibili rinnovi sino a coprire i sei

    esercizi? O scattava la regola della durata minima anche in caso di rinnovo o

    comunque, scaduto lincarico pur inferiore ai sei esercizi, alcun rinnovo era

    consentito se non dopo il periodo triennale di raffreddamento? La formulazione

    definitiva mi sembra che elimini questi dubbi interpretativi, pur allungando in termini

    secchi la durata dellincarico. E tuttavia non appare del tutto esente da critiche,

    poich la disposizione sembra aperta a due possibili interpretazioni: da un canto una

    durata di sei esercizi non immediatamente rinnovabile, cui dovrebbe seguire per il

    rinnovo un periodo di raffreddamento di almeno tre anni (Lu. De Angelis); daltrocanto una durata di sei esercizi immediatamente rinnovabile per pari periodo cui

    successivamente deve far seguito un periodo di raffreddamento di almeno tre anni

    (sulla possibilit di una duplice lettura vedi anche Circolare Assogestioni n. 24/06/C

    del 20 febbraio 2006). Verso questultima interpretazione fa propendere lespressione

    rinnovabile una sola volta, che non avrebbe alcun senso se fosse riferita al

    rinnovo dopo il periodo di raffreddamento, quasi a dire che un dato revisore pu

    avere solo due incarichi presso la stessa societ per tutta la vita della stessa (il che mi

    sembra oltretutto impraticabile in presenza di un mercato della revisione altamente

    concentrato) (favorevole a tale interpretazione Assonime, Circolare n. 12 del 12aprile 2006; analogamente Consob nella Comunicazione del 23 marzo 2006

    DEM/6025868-6025869-6025871). In senso opposto depone ovviamente leccessiva

    durata che in caso di rinnovo il medesimo incarico pu sortire continuativamente

    presso la stessa societ (dodici anni).

    Analoga (anche se pi rigida) rotazione prevista per il soggetto responsabile

    della revisione, che non pu svolgere tale funzione per pi di sei esercizi sia rispetto

    alla medesima societ che alle societ di gruppo della stessa anche per conto di altra

    societ di revisione ove non siano decorsi almeno tre anni dalla cessazione del

    precedente incarico (artt. 159, co. 4 e 160, co. 1-quater).E sempre per evitare la cattura del revisore da parte dei soggetti revisionati si

    rafforza il periodo di raffreddamento per il passaggio dalla squadra dei revisori a

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    quella dei revisionati e viceversa (cos icasticamente Presti) (cfr. art. 160, da co. 1-quinquies a co. 1-octies).

    D. Un ulteriore aspetto viene utilmente regolato dalla legge sulla tutela del

    risparmio: il controllo contabile delle societ di gruppo, nel cui ambito sia presentesia come capogruppo sia come controllata anche soggetta a controllo comune una

    societ con azioni quotate. Il principio che vi si afferma quello secondo cui il

    revisore della societ capogruppo (sia essa quotata sia essa controllante una societ

    quotata: artt. 165, co. 1-bis e 165-bis, co. 2) interamente responsabile per la

    revisione del bilancio consolidato del gruppo. Ma a tal fine al revisore di gruppo

    vengono attribuiti idonei poteri, poich diversamente ci si potrebbe trovare di fronte

    ad una sorta di responsabilit oggettiva: e infatti il revisore della capogruppo

    abilitato a ricevere i documenti di revisione dalle societ incaricate della revisione

    contabile delle altre societ del gruppo; pu chiedere tanto agli altri revisori quanto

    agli amministratori delle societ del gruppo ulteriori notizie e documenti utili alla

    revisione; pu soprattutto procedere direttamente ad accertamenti ispezioni e controlli

    presso le stesse societ; e deve, infine, informare la Consob e gli organi di controllo

    della societ capogruppo e della societ interessata dei fatti censurabili che ravvisi

    nellespletamento dellincarico (art. 165, co. 1-bis). Resta, in verit, scoperto il nodo

    dei possibili interventi nei confronti di societ estere, bench molti passi in avanti

    sembrerebbero essersi compiuti con riguardo alle societ estere off-shore, individuate

    con decreto ministeriale, controllate o controllanti o collegate con societ italiane

    quotate o con strumenti diffusi, e per le quali si assiste ad una vera e propria

    sostituzione degli organi della societ italiana e del suo revisore nel redigere e nelcontrollare il bilancio desercizio della societ estera off-shore e/o nel redigere

    relazioni e pareri sui rapporti fra loro intercorrenti. Mi rendo conto della difficolt

    che questa disciplina avr per gli operatori, ma probabilmente la sua reale portata

    potrebbe giocarsi sul piano della deterrenza, un invito ad evitare il possesso di societ

    off-shore. E invece caduto il tentativo di limitare la responsabilit per danni del

    revisore, quantomeno per i comportamenti non dolosi, ad un multiplo (dieci) del

    corrispettivo percepito per lincarico di revisione.

    E. Da ultimo non pu trascurarsi la circostanza che la legge sul risparmioripristina disposizioni penali pur rivisitate che erano state abrogate con il primo

    decreto legislativo di attuazione della riforma societaria, e in particolare riproponendo

    il reato di falsit nelle relazioni o nelle comunicazioni della societ di revisione

    (art. 174-bis) e introducendo il reato di corruzione dei revisori (art. 174-ter). Per

    questa via, pur non avendo modificato registro sul controverso tema del cd. falso in

    bilancio, il legislatore non senza qualche contraddizione rafforza la tutela penale

    del mercato dellinformazione finanziaria. La riforma rafforza anche il sistema

    sanzionatorio amministrativo, attribuendo il potere di irrogazione delle sanzioni

    pecuniarie direttamente alla Consob (e non pi al Ministero del Tesoro).

    5. Sino a questo punto la riforma di recente approvata.

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    Ma vi sono almeno altri tre aspetti, che non sono stati adeguatamente

    affrontati: leffettivo grado di professionalit delle societ di revisione, sotto il profilo

    dellidonea formazione del personale adibito allattivit di revisione contabile sul

    campo; il contenuto standardizzato dellopinione del revisore, tutto concentrato sulla

    verifica dellinformazione di bilancio; lelevata concentrazione del mercato deiservizi di revisione contabile.

    Il primo e il terzo punto sono momenti importanti a garanzia della qualit del

    servizio di revisione. Troppo spesso le squadre di revisori utilizzano giovani alle

    prime esperienze, appena laureati, senza adeguata preparazione professionale; e per

    quanto possano essere adeguatamente guidati, linesperienza e limpreparazione in

    sede di selezione dei dati da revisionare pu pregiudicare il buon esito della verifica

    in tutte le fasi successive. Occorre studiare forme di qualificazione per laccesso alle

    squadre di revisori anche ai livelli cd. pi bassi. Ma soprattutto non possibile

    sperare che la concorrenza sul mercato finanziario, che anche concorrenza degli

    emittenti nella produzione dei flussi informativi, possa correttamente operare e

    determinare prezzi significativi dei prodotti emessi, se il mercato dei servizi di

    revisione un mercato oligopolistico, con forti barriere allentrata. Ho limpressione

    che su tale mercato occorra intervenire con incentivi ma anche con applicazione delle

    regole antitrust in maniera pi decisa.

    Il secondo punto riguarda il ruolo eccessivamente notarile della funzione del

    revisore, che si manifesta in una relazione troppo standardizzata ed essenziale. Le

    opinioni con rilievi o con richiamo di attenzione su alcune informazioni costituiscono

    un indubbio progresso al riguardo. In alcune analisi di Oltre Oceano si segnala

    lesigenza di pubblicizzare una sorta di verifica cautelativa sullandamento deisistemi di controllo interno del soggetto revisionato, che peraltro oggetto di verifica

    preliminare del revisore quale base di affidabilit dellintero sistema informativo

    societario. Non si tratta, insomma, di segnalare al mercato esclusivamente la

    correttezza e veridicit dellinformazione attualmente prodotta ma di segnalare altres

    e con anticipo sulla produzione dei futuri flussi informativi i rischi insiti nellattuale

    livello di organizzazione dei controlli interni.

    I limiti di questa relazione non consentono di andare oltre la segnalazione di

    problematiche e laccenno di qualche via duscita.

    La disciplina della revisione contabile che emerge dalla riforma sulla tutela delrisparmio segna sul punto specifico una inversione di tendenza rispetto alla

    avviata privatizzazione della funzione, con un ritorno alle sue radici di supporto a

    sostegno del bene pubblico informazione societaria. E un buon principio, ma resta

    il nodo fondamentale del mercato eccessivamente concentrato della revisione che

    solo nuovi processi economici allo stato difficilmente immaginabili potranno

    cercare di rendere pi aperto e concorrenziale.

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