saggio

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Page 1: Saggio

GIAMPIERO TROVALUSCI

SOCRATEnel Critone di Platone

E Q U I P è C OCARMINE MARIO MULIERE EDITORE

All’insegna del melograno

SAGGI

Page 2: Saggio

INDICEIntroduzione...............................................................

CAPITOLO PRIMOIdentità di Critone.......................................................

CAPITOLO SECONDOLa figura di Socrate nel Critone.....................................

CAPITOLO TERZOStruttura del Critone....................................................

CAPITOLO QUARTOIl Critone: discorso delle leggi......................................

CAPITOLO QUINTOIl Critone come documento del pensiero filosofico e poli-tico del Platone...........................................................

CAPITOLO SESTOInterpretazione giuridica del Critone.............................

CAPITOLO SETTIMOCritone e Leggi: affinità...............................................

Conclusioni................................................................

Bibliografia................................................................

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Socrate nel Critone di Platone

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Introduzione

Oggetto di questo studio è il Critone, dialogo che Platonecompose presumibilmente nella sua giovinezza.Nella sua brevità e semplicità di costruzione, il Critonenasconde problemi e difficoltà riguardanti, in particolarmodo, la sua datazione e collocazione nel complesso delleopere del filosofo greco.Secondo l’ordinamento redatto dal grammatico Trasillo vis-suto sotto Augusto e Tiberio (I sec. d.C.), il Critone apparter-rebbe alla Tetralogia I insieme all’Eutifrone, l’Apologia e ilFedone.Non è possibile farsi un’idea precisa dei criteri che hannosuggerito un simile ordinamento in tetralogie: in qualchecaso è basato certamente su indicazioni dello stesso Platone.Sicuramente importante è l’affinità del contenuto e delle cir-costanze in cui si situa il dialogo (come ad esempio, per iquattro appartenenti alla Tetralogia I i quali riportano levicende dell’incriminazione, permanenza in carcere e mortedi Socrate). Tuttavia in molti casi l’ordinamento ci appareimmotivato ed arbitrario.La questione dell’autenticità dei dialoghi ha portato ad ungrande lavoro di ricerca e di sistemazione come quella rela-tiva alla cronologia delle opere e della filosofia platonica.Generalmente i dialoghi di Platone vengono distinti in tregruppi: dialoghi giovanili, dialoghi della maturità e dialoghidella vecchiaia o dialettici.Ed è in questo primo gruppo che è stato situato il Critone.Ma non tutti gli studiosi della storia della filosofia anticasono d’accordo con questa tesi; molti di essi infatti lo hanno

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Socrate nel Critone di Platone

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via via spostato avanti nel tempo e lo hanno collocato, alcu-ni fra le ultime opere della giovinezza, altri fra le opere dellamaturità e chi addirittura sostiene appartenga all’ultimoPlatone.Dunque il Critone è opera del primo o dell’ultimo Platone?Non è facile poter rispondere abbracciando la tesi tradizio-nale secondo la quale il Critone è uno scritto giovanile dopoche studiosi come Gomperz e Turolla hanno rilevato tratti epeculiarità che sarebbero anomali se si tenesse ferma que-sta tesi. D’altra parte è certo che le caratteristiche d’insiemedel Critone non sono precisamente quelle degli ultimi scritti.

Ora dal momento in cui si colloca, il dialogo assume undiverso significato: se lo poniamo tra i primi scritti il suo con-tenuto andrà inteso come espressione di una problematicafilosofica piú propriamente socratica, se, al contrario, ilCritone fosse una delle opere mature o della vecchiaiaandrebbe interpretato secondo la dimensione di pensierodella matura e tarda speculazione platonica.Numerosi gli elementi che ci hanno portato a dubitare sullaappartenenza del Critone ai dialoghi giovanili del filosofo.Il Reale1 ci fa notare come i primi dialoghi insistano tutti sul-l’aspetto del non sapere socratico: l’Apologia fa di questoaspetto un tratto del tutto peculiare di Socrate; il Critone, alcontrario non conosce il piú lontano dubbio. Circa i suoicapisaldi e i suoi principi filosofici il Socrate del Critonedimostra una sicurezza indiscussa.Altro elemento importantissimo che non compare nelleopere giovanili di Platone è il concetto di servo delle leggi;concetto che invece appare nel Critone e con grande fre-quenza negli ultimi scritti platonici, in particolare nelle Leggi.

1- PLATONE, Il Critone, a cura di G. Reale, ed. La Scuola, Brescia 1990

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Nel Critone si legge infatti la seguente affermazione messain bocca alle stesse Leggi: «E poiché fosti generato, allevatoed educato, potresti tu senz’altro sostenere di non esserenostra creatura e nostro servo?»2

Lo studioso Turolla3 mette in evidenza come questo modo diintrodurre un’argomentazione è sconosciuto del tutto, esenza eccezione a qualsiasi opera giovanile; mettendo quin-di il Critone con le opere prime, il dialogo verrebbe a costi-tuire una singolarità vera e propria.Anche Gomperz4 ci lascia un’altra originale interpretazionedel Critone collocandolo, quanto alla composizione, inun’epoca in cui alcuni libri della Repubblica erano già staticomposti e, forse anche pubblicati.Viene infatti presentata nella Repubblica una concezionedella città idealmente rivoluzionaria, e che rivoluzionariapoteva sembrare anche dal punto di vista piú propriamentepolitico.In altri termini: leggendo questo libro sulla città ideale, gliAteniesi avrebbero potuto ritenere che Platone e i suoiseguaci concepissero piani sovversivi e rivoluzionari, e cheintendessero mettere in atto i medesimi.E con il Critone, sostiene il Gomperz,5 Platone viene a direquesto ai suoi concittadini: «Avete inteso parlare di novitàsovversive nel campo sociale e politico da me escogitate eofferte al giudizio dell’opinione pubblica; non traete da ciòla conseguenza che ci proponiamo, io ed i miei discepoli, ilrovesciamento, mediante la violenza, delle patrie istituzioni.Noi pregiamo altamente l’obbedienza alle leggi, non meno

2- PLATONE, Il Critone, 50 E, a cura di G. Reale, Rusconi, Milano 19913- E. TUROLLA, Platone, I dialoghi, III, Milano 19534- TH. GOMPERZ, Griechische Denker, trad. ital. Firenze, La Nuova Italia,19675- TH. Gomperz, op. citata

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che non la pregiasse il nostro Maestro, quale volle presen-tarsi al giudizio quando gli era ben facile non farlo, e vollesubire la condanna a morte che gli infliggeste, mentre nes-sun ostacolo si sarebbe frapposto se egli avesse voluto sot-trarsi ad essa, riscattando con la fuga la libertà e la vita».Diversamente dunque le interpretazioni che gli studiosi cihanno lasciato sul Critone e alcuni di essi si sono dedicatiall’elemento giuridico presente nel dialogo.Importanti gli studi del Paoli,6 Harder,7 Calogero.8Questi hanno tentato di ricostruire il contenuto polemico delCritone e il momento storico in cui dovrebbe collocarsi,appunto attraverso i concetti giuridici che Platone discute.

Scopo di questo lavoro è quello di esaminare il dialogo delCritone vedendone oltre ai contenuti, la struttura, lo stile, illinguaggio ma soprattutto vedere il Critone come documen-to del pensiero filosofico e politico di Platone, il fine chePlatone si è riproposto nello scriverlo ed approfondire iltema delle leggi, emergente e dominante in questo dialogo.

6- U.E. PAOLI, Platone, Critone, Firenze, 19347- R. HARDER, Platon’Kriton, Weidmannsche, Berlin 19348- G. CALOGERO, Platone, Critone, Firenze, 1961

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Capitolo primoIdentità di Critone

I personaggi di questo dialogo, se si prescinde dalla perso-nificazione delle leggi (che sono personaggi simbolici), sonosolo due: Critone e Socrate.Prima di presentare il contenuto ed il messaggio di tale dia-logo, cercheremo di scoprire, attraverso le varie testimonian-ze, l’identità di Critone.Prima fra tutte quella dello stesso Platone.Cosí ci dice nell’Apologia: «in primo luogo c’è Critone, quidavanti che è della stessa mia età e del mio demo».9Nel Fedone è scritto che il giorno fatale a Socrate, nel car-cere c’è Cristobulo e suo padre, Critone appunto.Il Fedone si presenta ricco di particolari sul personaggio diCritone.In primo luogo ci dice: «Prima, però vediamo che cos’è quel-lo che il nostro Critone sembra voler dire già da un pó ditempo: e che altro o Socrate -disse Critone- se non ciò cheda un pó di tempo mi sta ripetendo questo uomo che ti devedare il veleno: cioè che bisogna che io ti raccomandi didiscutere pochissimo.»10

Poi in un dialogo con Socrate: «Critone disse: Ebbene,Socrate, hai disposizioni da dare a costoro e a me per i tuoifigli o per altre tue cose, che ti sarebbe particolarmente gra-dito che noi facessimo? «Quello che dico sempre, oCritone», -rispose- «nulla di nuovo cioè che, se vi prendere-te cura di voi medesimi, farete cosa grata a me e ai miei e

9- PLATONE, Apologia di Socrate, 33 E, a cura di G. Reale, ed. Rusconi,Milano 199110- PLATONE, Il Fedone, 63 D, a cura di G. Reale, ed. Rusconi, Milano1991

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anche a voi medesimi...». E, ridendo tranquillamente e guar-dando verso di noi, disse: «Io, o amici, non riesco a convin-cere Critone che il vero Socrate sono io, questo che quidiscute e dispone ad una ad una con ordine le cose chedico; invece crede che io sia quello che, di qui a poco, eglivedrà morto, e perciò mi domanda come mi dovete seppel-lire [...].Fatevi garanti voi presso Critone, e fatevi garanti dellagaranzia contraria a quella che egli fece per me ai giudici:egli garantí che io sarei rimasto qui dopo che sarò morto,ma che me ne andrò via, affinché Critone sopporti la penapiú facilmente, e vedendo il mio corpo bruciato e sepoltonon si corrucci per me, come se io soffrissi pene terribili [...].Ma tu devi farti coraggio e devi dire che seppellisci il corpodi Socrate».11

Ancora alcune testimonianze nel Fedone.In una prima Critone viene esortato a far portare il velenoche ucciderà Socrate: «Questi uscí e, dopo esser rimastofuori un pó, tornò portando con sé l’uomo che aveva il com-pito di dare il veleno, che portava pesto dentro ad unatazza».12

In un’altra testimonianza troviamo un Critone piangente chesi allontana per non vedere la morte di Socrate e in un’ulti-ma parte: «... vedendolo, Critone, gli chiuse la bocca e gliocchi. Questa -ci dice Fedone- la fine del nostro amico, unuomo, lo possiamo ben dire, che, fra quanti allora conosce-vamo, fu il migliore e anche il piú sapiente e piú giusto».13

Oltre che in Platone, testimonianze sul personaggio Critonele ritroviamo in Diogene Laerzio, Senofonte e Cicerone.

11- PL., Il Fedone, 115 B12- PL., Il Fedone, 117 A13- PL., Il Fedone, 118 A

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Diogene ci riferisce che Critone era un agiato ateniese, natonello stesso quartiere di Socrate, e di Socrate coetaneo,amico e discepolo devotissimo, del quale «si prese gran curada non tralasciare mai cosa veruna di cui quello bisognas-se. Anche i suoi figlioli furono scolari di Socrate: Cristobulo,Ennogene, Efigene, Ctesippo».14

Nonostante gli venga attribuita da Diogene un’attività lette-raria, Critone non ebbe doti filosofiche se non assai mode-ste; fu piú legato al buon senso ed ebbe capacità di ammi-nistrare con saggezza il suo patrimonio, curando anche gliaffari di Socrate.Si potrebbe dire che fu uno dei seguaci che piú amò Socrateuomo e che fu sempre pronto a far di tutto per aiutarlo, mache non ebbe quelle particolari e spiccate doti speculativenecessarie per capire il messaggio di Socrate nella sua por-tata, nelle sue implicanze e conseguenze.Nei Memoriali di Senofonte, mentre, in un luogo, Critone ècitato come amico e compagno di Socrate,15 altrove trovia-mo: «E un giorno udí Critone lagnarsi che difficile cosa è lavita in Atene per uno che voglia occuparsi delle cose sue. Cisono taluni -diceva- che mi intentavano colpe non perchécredo che sia per me meno spiacevole spender denari cheaver delle brighe».16

Ci sono passi di Cicerone che ci parlano del ricco Critone,compagno di Socrate. Uno lo troviamo nelle Tusculanae:«avendo parlato infatti dell’immortalità dell’anima, ed affret-tandosi il tempo di morire, interrogato da Critone in qualemodo non volesse essere seppellito, disse: o amici, ho con-segnato inutilmente molti sforzi poiché non son riuscito a per-suadere Critone che io mi allontanerò di qui né qualcosa di

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14- DIOGENE LAERZIO, Vita dei filosofi, II, 1215- SENOFONTE, Memorabili, 12, 4816- Ibidem, II 9, I

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me resterà ».17

L’altro passo nel De divinatione: «Platone riferisce di Socrateche, mentre è in carcere, dice al suo amico Critone chedopo tre giorni deve morire, e che ha visto in sogno unaragazza di bellissimo aspetto, che chiamandolo per nomerecitava un verso omerico: terzia te Phitiae tempestas Iactalocabit ».18

Tali dunque i contorni del personaggio coprotagonista conSocrate di un dialogo che è stato classificato tra quelli diricerca (e, precisamente, di ricerca sui rapporti tra la legge eil cittadino), assieme al Carmide (sulla temperanza), Cratilo(sulla natura del linguaggio), Eutidemo (contro la retoricaeristica), Eutifrone (sulla santità), Gorgia (sulla retorica), Ione(sulla poesia), Ippia Minore (sulla menzogna), IppiaMaggiore (sulla bellezza), Lachete (sulla fortezza), Liside (sul-l’amicizia), Protagora (sull’apprendibilità delle virtú), Stato(libro sulla giustizia).Platone sceglie come forma letteraria il dialogo, quella cioèdi uno scritto, che mantiene la concretezza storica di undibattito tra persone e che mette in luce il carattere di ricer-ca in comune proprio dell’attività logica.Il dialogo platonico è sempre una cosa viva che quasi con-serva il calore umano della discussione; un pensiero in con-tinua formazione e in perenne movimento; una cosa che sirivela a se stessa e viene prendendo forma e consapevolez-za proprio nel contrasto delle persone diverse.Platone resta cosí al metodo socratico del dialogo e dellaconcezione della filosofia come ricerca.E in questa fedeltà egli cerca di proseguire l’impegno edu-cativo e storico che già aveva guidato Socrate.

17- CICERONE, Tusculanae, I - 43, 10318- CICERONE, De Divinatione, 125, 32

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Per mettere in luce in questa esposizione le problematiche ela struttura del dialogo platonico Critone è bene partire daun breve ragguaglio del suo contenuto.Come abbiamo prima riferito, Critone è nel carcere dove dacirca un mese Socrate attende serenamente la fine, nell’an-no 399 a.C.Critone cerca con molti argomenti di dimostrare a Socrateche può e deve sottrarsi ad una condanna ingiusta.Il filosofo, dopo averlo ascoltato con indulgenza, pone -forse piú a sé stesso che all’amico- il problema essenziale:sottrarsi con la fuga al verdetto dei giudici, pronunciatosecondo le leggi della città, sarebbe agire con giustizia?Dopo gli argomenti personali ed umani, le stesse leggirispondono -le leggi dei vivi e le leggi dei morti nella famo-sa personificazione- dimostrando che veramente, ove fug-gisse, Socrate sarebbe il corruttore e il distruttore della città,secondo le cui leggi ha liberamente e volontariamente vissu-to, per tanti anni.E da Critone che nulla può obiettare, Socrate serenamentesi congeda: «E allora lascia andare, o Critone, e facciamo inquesto modo, perché in questo modo Dio ci indica la via».19

E cosí come si è iniziato, nell’atmosfera religiosa del sognopremonitore, che viene a Socrate nell’oscura cella, e togliea Critone la parola, anche, il dialogo termina; Iddio haannunciato a Socrate il tempo dell’arrivo alla Patria eterna,Iddio mostra, ora, anche la via da seguire.A rendere piú incisivo ed efficace il messaggio platonicocontribuisce l’antitesi dei due piani sui quali si muovono idue protagonisti: quello della ragione sul quale si muoveSocrate, e quello della pura opinione sul quale Critone con-durrà le sue argomentazioni.

19- PL., Il Critone, 54 E

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L’intento platonico non era quello di diminuire la figuramorale di Critone, ma quello di scegliere un personaggio ingrado di dialogare con Socrate.Non sembra, infatti, che ci siano elementi per premere lamano sulla mediocrità e cortezza di ingegno di Critone.Critone si appella, sí all’opinione del volgo, ma non fa partedel volgo; ed egli lo ripeterà a piú riprese, senza riserve.Quello che egli vorrebbe far intendere a Socrate è questo: síil logos ed i suoi principi, ma occorre ad un certo punto,saper fare i conti con le esigenze della vita pratica, e venirea patti con l’opinione dei piú.Insomma, Critone piú che non saper pensare e capire i prin-cipi socratici fino in fondo, non li sa vivere fino alle estremeconseguenze e perciò sembra voler dire che anche Socratepotrebbe fare almeno questa eccezione.Dunque, è proprio il personaggio che ci voleva: un uomoonesto, devotissimo amico, dotato di una certa intelligenzae cultura ma non eccezionale.Critone manca, esattamente, di ciò che il dialogo vuol met-tere in luce in Socrate: la coerenza rigorosa ai principi, senzacompromessi di nessun genere, coerenza portata fino alsacrificio della vita.I due protagonisti sono l’uno di fronte all’altro: Socrate, unuomo che ha creduto nei principi fino a pagare con la vita;Critone, un uomo che ha creduto negli stessi principi, mache, non ha saputo realizzarli nella vita fino alle estremeconseguenze.Cosí inteso, Critone diviene non una semplice controfigura,ma una creatura viva, nella quale molti si riconoscono, etanto piú drammatico risulterà il discorso dialettico con cuiSocrate lo porterà, oltre che a pensare, ad accettare le con-seguenze estreme dei principi professati.

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