santa parrello dsu – università degli studi di napoli ... · carabiniere … “ ma quando mai...
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per allievi e insegnanti
gruppi multivisione
quale psicologia nella scuola?
(Balint, 1957; Pergola, 2010)
“Non si cambia perché si è capito, ma si
capisce perché si è cambiati” (Balint, 1957)
per sostenerle e utilizzarle (cercando di trasformarle da
INTRALCIO in RISORSA)
per es. si pensi all’angoscia di morte
di molti dei nostri ragazzi
per pensare le emozioni insieme
Nello scorso autunno il quartiere è teatro di un duplice omicidio riportato da
tutti i media. Le vittime sono due giovanissimi, probabilmente già coinvolti in
piccoli affari criminali. Quando ci sono omicidi in questa zona, noi sappiamo che
inevitabilmente essi coinvolgono in qualche modo i nostri ragazzi. Così Andrea, il
nostro esperto di giornalismo, qualche giorno dopo, si interroga sul da farsi:
proporre alla classe di discutere dei fatti accaduti o attendere? In aula i ragazzi
gli chiedono subito di leggere insieme il quotidiano che ha con sé. Durante la
lettura c’è grande attenzione e tensione, qualcuno piange, qualcuno dice che li
conosceva bene. D’un tratto entra l’insegnante di italiano, vede il quotidiano e i
titoli, le espressioni dei visi e inizia a urlare, prima contro Andrea, “a scuola non
si parla di queste cose!”, poi contro i ragazzi, “tanto questa è la fine che farete se
non rigate dritto!” (Parrello, 2013b).
per sostenere l’esserci del docente
La presenza perseverante dell’educatore offre agli adolescenti la possibilità di avere di fronte un adulto che li vede, è disponibile e non si sottrae al confronto e alla condivisione anche dell’“assurdo che è nel mondo”.
La scelta di lavorare prevalentemente con educatori ed esperti “giovani adulti” sembra funzionare particolarmente, forse perché fornisce agli adolescenti modelli generazionali intermedi.
Maestri di Strada 2012-13
Penso che con loro, più che in ogni altra classe, abbia legato molto, e abbia imparato più cose io da loro di quante loro ne abbiano imparate da me… Spesso dedicavo il tempo ad ascoltarli, a rispondere e a domandare, a ridere… Mi sentivo in dovere di conoscere quel mondo al quale appartenevano, quei valori che rispettavano, quel modo di affrontare la sofferenza con ironia o con una battuta amara, tutte quelle parolacce e quei modi di dire, quella violenza verbale e fisica sempre pronta a esplodere. Insomma quelle storie volevo sentirle, volevo capirle, mi ci specchiavo con loro, cercavo di ridurre la distanza, che poi è la distanza non solo tra adulti e adolescenti, ma anche tra ricchi e poveri, laddove per ricchezza non s'intende il conto in banca, ma qualcosa di più profondo che ha a che vedere con la condizione sociale….Pensavo che se non avessi conosciuto a fondo quel sapere di cui erano portatori non avrei mai potuto relazionarmi con loro alla pari, con sincerità e spontaneità, per poi tentare di mettere in moto lo scambio dell'apprendimento. Dovevo andare prima io verso di loro, poi, piano piano, forse sarebbero venuti anche loro verso di me.. ANDREA, esperto aboratorio di giornalismo E-vai
per provare insieme a riaprire il futuro
Agli adulti spetta anche il compito di dare credibilità al futuro
come possibilità
Invece la società postmoderna è passata dal futuro-promessa
al futuro-minaccia (Benasayag e Schmidt, 2003), idea rafforzata
dopo l’11 settembre e le crisi economiche mondiali.
CATASTROFISMO e CULTURA DELL’EMERGENZA
Pervasività e persuasività dei messaggi dei media
(rappresentanti del mondo adulto)
Algini e Lugones, 2005; Jeammet, 2008; Morace, 2013;
Pietropolli Charmet, 2010; Parrello, 2013
Un giorno andammo in gita in Irpinia con i ragazzi di seconda
del Petriccione [ist. Superiore], prima a visitare le pale eoliche,
poi a mangiare in un agriturismo. Mentre eravamo in autobus i
ragazzi videro un posto di blocco dei carabinieri... scherzando
gli dissi che secondo me, tra di loro pure qualcuno si sarebbe
trovato con una divisa a fare il poliziotto o il carabiniere… “Ma
quando mai, qua finiamo tutti carcerati e uno di noi muore in una
rapina”.
ANDREA, esperto laboratorio di giornalismo E-vai
Maestri di Strada 2012-13
I docenti: resistenze e cambiamenti
Non tutti gli insegnanti hanno accolto con entusiasmo il mio modo di lavorare, non è stato apprezzato il tempo che concedevo ai ragazzi per pensare. Stefania, esperto laboratorio di matematica enigmatica
In presenza della prof. erano delle “belle statuine”, avevano anche paura di muoversi, non si esprimevano perché ogni loro parola era sottoposta a giudizio. Spesso senza motivi particolari la prof ripeteva “non sapete fare niente” e quando durante i giochi incitavo i ragazzi a parlare, ad ogni risposta errata la prof. diceva “ ma che dici?!! Stai zitto!”. Stefania, esperto laboratorio di matematica enigmatica
Nonostante la prof. fosse molto preoccupata per il programma da ultimare in vista dell’esame si è mostrata sempre partecipe ed interessata ai giochi e alle risposte dei ragazzi, valutando a fine anno la loro collaborazione e partecipazione. Stefania, esperto laboratorio di matematica enigmatica
I sorrisi, ho capito quanto valgono con questi ragazzi, se donati e se ricevuti. I cambiamenti non sono stati visibili solo con i ragazzi ma anche con i professori ... M. M., docente di matematica di questa classe, è passata dal trascurarsi e dal trascurare i ragazzi ad una fase nuova. Mi dice verso la fine dell'anno: “Francesca, tu sei sempre cosí solare con i ragazzi .... Ho capito che é importante. Ora mi trucco, mi sistemo con cura e cerco di sorridergli sempre. Ho fatto un progetto per i ragazzi che incontreró e per quelli che cresceranno. Ho preso spunto dalle vostre attivitá, dal vostro modo di fare lezione... Ora appunto tutto e mi organizzo. Farò cartelloni, useró piú giochi”. Francesca, educatrice medie
Ancora oggi mi fermo a riflettere sul fatto che se nessuno fosse
entrato in quella classe o – peggio ancora - se mi fossi arresa
di fronte all’ostinazione di qualche insegnante, io e tutti noi ci
saremmo persi tutto questo. SOFIA, educatrice medie E-vai
Maestri di Strada 2012-13
SCRIVONO GLI ALLIEVI E-vai
Il Progetto E-vai mi è stato utile ad apprendere materie nuove, a dire quello che pensavo, ad esprimermi, sapendo che sarei stata ascoltata.
Oggi è l’ultimo giorno del progetto E-vai. A me mi piaceva tanto perché ho imparato tante cose per esempio ho imparato tante cose dei miei amici che io non sapevo…Poi ho imparato a stare con gli amici che non sopportavo. Poi ho imparato per la volontà di Sofia [educatrice] per darci coraggio e nel farci rendere conto di quanto è importante studiare e di come può essere divertente. Sara mia prima volta le scienze. Spero che l’anno nuovo questa cosa ci sarà ancora ed imparare tante cose nuove.
Porterò con me un nuovo tipo di studiare e comprendere in gruppo; porterò i momenti quando ci univamo in cerchio per scambiare i nostri pareri e non lascerò niente qui; porterò la forza..
Maestri di Strada 2012-13
dai questionari di valutazione degli allievi:
Il Progetto E-vai secondo te ha come obiettivo …
è servito ad agliutarci nelle materie e farci ascoltare l'uno con
l'altro e capire le proprio opignoni
Sono secondo me, aiutarci nello studio così riusciamo a
migliorare a scuola, conoscere meglio i nostri pareri, sapere
qualcosa di noi e risolvere i nostri problemi
di imparare a lavorare insieme come un gruppo, dimostrare agli
studenti che ci sono altri modi di imparare senza i libri
Il progetto E-Vai secondo me vuole spiegarci cose che non
ricordavamo e cose nuove
Per ci dare una mano a capire quello che avevamo fatto negli
altri anni e ci eravamo dimenticati, ci ha fatto ricordare
Maestri di Strada 2012-13
dalle relazioni finali dei Maestri di Strada
(educatori ed esperti)
Il gruppo classe
Si é arrivati a stare bene seduti in gruppo, in cerchio, per guardarsi… Per interrogarsi su di sé, sui compagni ma anche sui docenti, di cui spesso i ragazzi non capivano le modalitá di relazione, le urla, le offese. L'ultimo circle time in questa classe? INDIMENTICABILE! Entriamo e loro sono giá pronti lí in cerchio, in silenzio: “ci siamo giá sistemati… Per non perdere tempo”. FRANCESCA, educatrice medie E-vai
In particolare ricordo una discussione che nacque mentre ognuno stava lavorando
al giornale..Non ricordo bene in che modo si arrivò a parlare della morte…
Antonio diceva che se qualcuno gli avesse fatto un torto alla famiglia lui sarebbe
stato disposto ad ammazzare. Marco no. Diceva che non sarebbe mai stato capace
di tenersi un morto sulla coscienza. Disse proprio così, inconsapevole di parlare,
in quel preciso istante, d'imperativo categorico, di etica, di ciò che per un
individuo è giusto o sbagliato. Da lì il discorso si spostò sulla giustizia e sulla
morale, appunto. Parlammo anche di camorra, evitando di cadere in quel
moralismo troppo spesso ascoltato nelle scuole. Ognuno aveva la sua idea da
esprimere liberamente… Anche la professoressa era presente e ascoltava in
silenzio, senza interromperli… All'improvviso, mentre discutevamo, mi
sembrarono tutti più cresciuti, più maturi. ANDREA – esperto laboratorio di
giornalismo
Maestri di Strada 2012-13
Rifiuto di apprendere
Giulia… aveva eretto un muro tra lei e tutto ciò che la circondava, me inclusa ovviamente. Dormiva sui banchi, rifiutava qualsivoglia attività didattica, non riusciva nemmeno ad effettuare semplici addizioni e sottrazioni…quando era in uno stato di veglia era di un fastidio terribile per l’intera classe. SOFIA, Educatrice medie
Carla, che parlava in dialetto, urlava, era aggressiva pur scherzando. .. quando Carla scrisse la sua autobiografia lo fece con precisione e impegno, in un italiano scorrevole, praticamente senza errori.... In quell'ambiente Carla non avrebbe potuto esternare le sue capacità così facilmente… sapeva di avere talento, ma non voleva nutrirlo, forse non poteva accettare un simile dono. Il suo destino sembrava circoscritto tra le case fatiscenti del rione Conocal. Andrea – esperto laboratorio di giornalismo
Le famiglie
Hanno potuto condividere con noi le paure legate alla crescita dei figli … Abbiamo potuto restituire l'immagine di ragazzi in possesso di competenze e capacità, ridefinendo nella categoria della “normalità” alcuni atteggiamenti considerati “alieni”. Abbiamo ascoltato vari racconti di genitori che vorrebbero educare i figli in un certo modo, ma proprio non ci riescono, e quindi chiedono aiuto. Nelle nostre risposte non ci sono state certezze, ma semplicemente una restituzione dell'umanità della relazione… si riesce a costruire qualcosa di buono solamente se non ci si sente isolati e si condividono vissuti e pensieri, dando un senso. Stefano e Fortuna, educatori nella scuola superiore
Maestri di Strada 2012-13
DICONO I DIRIGENTI
Nell'ultimo collegio dei docenti di pochi giorni fa, in nostra assenza, il
Dirigente ha elogiato il nostro operato come spesso è avvenuto durante
l'anno. Ha messo in risalto che il numero dei dispersi si è ridotto
sensibilmente e soprattutto ha visto ragazzi che lavorano, che
partecipano proficuamente a delle attività. ….Potevamo essere “una
rogna” ed invece ci considerano un importante valore aggiunto!
STEFANO e FORTUNA, educatori nelle scuole superiori
Maestri di Strada 2012-13
•Il laboratorio di giornalismo
In genere, a quelli che appaiono più restii alle attività di scrittura, inizialmente propongo di lavorare con i collage, oppure di disegnare, colorare. Sono quelli che con la scrittura hanno gravi lacune... Sono “i grafici” del giornale: se non sono semianalfabeti ci siamo vicino, parlano quasi esclusivamente in dialetto e sanno di non sapere. In genere, sono molto creativi, estrosi, pieni d'immaginazione... E spesso non sanno di essere tutte queste cose. Andrea - Laboratorio di giornalismo
Andai a consegnarglielo [il giornalino finito] a ognuno, una mattina di fine anno, in classe. Forse capirono ciò di cui erano stati capaci in quel preciso istante. Andrea - Laboratorio di giornalismo (medie e superiori)
Maestri di Strada 2012-13
•Il laboratorio di matematica
Ho sempre proposto “problemi”, ossia situazioni nuove per le quali gli studenti non potevano utilizzare schemi di comportamento appresi in precedenza ma dovevano ricercare una strategia nuova, tutto ciò per favorire la costruzione degli apprendimenti piuttosto che la loro assimilazione , permettere ai ragazzi di affrontare situazioni inedite e di riconoscere la matematica nel mondo reale. Stefania - Laboratorio di giochi matematici
Angela, etichettata come la “ragazza che quando vuole è brava” dopo aver risolto un problema disse riferendosi alla sua squadra “noi siamo il gruppo dell’intelligenza che usiamo solo quando facciamo il progetto”. Stefania, laboratorio di matematica enigmatica
Maestri di Strada 2012-13
•Il teatro
Pako dice di non esserne capace: «Non lo so fare», è la sua risposta standard.
In questi momenti lo sguardo di Pako si trasforma: diventa malinconico, serio, e
va in contrasto con il suo modo giullaresco di vivere… Eppure Pako, così tanto
smarrito nel “fuori”, arriva sempre puntuale. E da giullare diventa guerriero in
lotta con se stesso. GIUSEPPE, tirocinante e aiuto regista
Il cambiamento non sta nelle grandi imprese, ma nelle
variazioni microscopiche. Solo così è possibile capire il
senso di tutto il lavoro fatto e godersi (nel caos) la
sorpresa di vedere che quelle conquiste emergono
improvvisamente…. Così ti accorgi che Patrizia,
nonostante urla e parolacce, ha imparato la sua parte, e
sembra assorta, in sintonia, viva nell’istante in cui prova a
essere Puck. GIUSEPPE, tirocinante e aiuto regista
Maestri di Strada 2012-13
Il momento dello spettacolo è arrivato…
Posiziono i primi tre protagonisti che andranno
in scena… Non sembrano stare nella pelle, tutti
tranne Emanuele. Il suo sguardo è perso nel
vuoto, il corpo irrigidito. Mi guarda negli occhi e
mi dice: «Ho paura». Ha abbassato la sua
maschera e, a petto nudo, mi ha mostrato ciò che
sente. Ci siamo abbracciati, io gli ho detto quello
che avrei detto a me, ossia che la paura a volte è
bella da vivere, e che quel momento non
l’avrebbe dimenticato. Gli tengo una mano sulla
spalla e cerco di dargli carica. Poi il momento
arriva, e lo vedo andare. Da dietro l’angolo
incrocio le dita e sento le sue battute che si fanno
via via più sicure e fluide. Ripenso alla domanda
che mi feci qualche settimana prima: ne vale la
pena? Sì, è la risposta, immediata come un
fulmine. Tutto quello che avevo fatto in un anno
aveva trovato senso in quell’istante.
GIUSEPPE, tirocinante e aiuto regista
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