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1 DRAFT. XXVIII Convegno SISP (Perugia, 11 - 13 settembre 2014) Panel “Altri flussi: attori, controculture e temi nella pluralizzazione dello spazio pubblico” Scambio di voto La comunicazione politica della società civile organizzata per le Politiche 2013 Di Marco Binotto e Marco Bruno (Sapienza Università di Roma) Sommario 1. La ricerca................................................................................................. 2 1.1 Le ipotesi.......................................................................................... 3 1.2 Politica italiana e società civile. Note minime per uno scenario ...... 3 1.3 L’importanza della voce ................................................................... 5 2. Riconoscere la voce: l’agenda ................................................................ 5 2.1 Chi parla........................................................................................... 5 2.2 Chi ascolta ....................................................................................... 8 3. “La parola ai candidati”. Gli obiettivi dell’appello a chi si candida ......... 12 4. La voce: mezzi e stili del comunicare .................................................... 14 5. Conclusioni ............................................................................................ 16 Riferimenti bibliografici ................................................................................. 17 Parole chiave advocacy, campaign, comunicazione politica, elezioni, news media, non profit, società civile, voice

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1 DRAFT.

XXVIII Convegno SISP (Perugia, 11 - 13 settembre 2014) Panel “Altri flussi: attori, controculture e temi nella pluralizzazione dello spazio pubblico”

Scambio di voto La comunicazione politica della società civile organizzata per le Politiche 2013

Di Marco Binotto e Marco Bruno (Sapienza Università di Roma)

Sommario 1. La ricerca ................................................................................................. 2

1.1 Le ipotesi .......................................................................................... 3 1.2 Politica italiana e società civile. Note minime per uno scenario ...... 3 1.3 L’importanza della voce ................................................................... 5

2. Riconoscere la voce: l’agenda ................................................................ 5 2.1 Chi parla ........................................................................................... 5 2.2 Chi ascolta ....................................................................................... 8

3.   “La parola ai candidati”. Gli obiettivi dell’appello a chi si candida ......... 12  4.   La voce: mezzi e stili del comunicare .................................................... 14  5.   Conclusioni ............................................................................................ 16  Riferimenti bibliografici ................................................................................. 17  

Parole chiave advocacy, campaign, comunicazione politica, elezioni, news media, non profit, società civile, voice

M. Binotto M. Bruno Scambio di voto. La comunicazione politica della società civile organizzata per le Politiche 2013

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1. La ricerca

Uno dei tratti essenziali per determinare la salute delle democrazie contem-poranee appare la capacità di riconoscimento e di ascolto della voce proveniente dai gruppi di interesse, dalle reti e dai movimenti, dalle associazioni e dalle al-tre forme associate che possono costruire «altri flussi» della comunicazione poli-tica (Couldry, 2010; Marini, 2011b). Un’occasione per valutare la volontà di tali realtà di operare su questo campo e, contemporaneamente, stimarne l’efficacia è costituita dal “terreno di gara” fornito dal momento di campagna elettorale.

Questo paper riassume i risultati di una ricerca focalizzata su quarantuno campagne e iniziative pubbliche condotte durante le Elezioni Politiche del 20131, un momento particolarmente significativo perché costringe queste realtà ad affermare contenuti e adottare modalità di azione in positivo, superando la vocazione a caratterizzarsi come forma reattiva di «contro-politica» (Rosanvallon, 2008).

Le iniziative sono state selezionate a partire da un esplicito richiamo al mo-mento elettorale e da una loro almeno minima significatività in termini di visibi-lità pubblica e della propria attenzione alla dimensione comunicativa (in parti-colare quella online, ad esempio l’uso di social network, ma non solo)2; sono sta-te quindi inserite in un database costantemente aggiornato attraverso un moni-toraggio che è proseguito anche a elezioni avvenute3. In una prima fase, l’analisi ha puntato a evidenziare una “fenomenologia” organizzata principalmente in-torno all’ambito di interesse (anche in riferimento alla maggiore o minore speci-ficità delle issue richiamate), alla tipologia dell’iniziativa (per degli esempi si veda poco oltre), alle caratteristiche dei soggetti o delle reti di soggetti propo-nenti, ai contenuti e i temi proposti ai candidati e alle coalizioni4, alle azioni proposte a chi voleva sostenere l’iniziativa (call to action), i materiali e le pratiche comunicative (video, manifesti, banner, etc.), e in particolare alle caratteristiche della presenza sul web e sui social media, l’identità visiva, le iniziative sul terri-torio, la documentazione (dati, approfondimenti, link, etc.), i feedback e l’efficacia. In una seconda fase, l’analisi ha approfondito questa dimensione più propriamente comunicativa, anche affiancando un’analisi della visibilità di tali campagne nei media mainstream.

Come detto, sono state considerate 41 iniziative. Si tratta di iniziative che si rivolgono a liste, candidati o candidate, per segnalare temi o richiedere risposte o impegni pubblici: campagne di advocacy come quelle promosse da Greenpeace Italia (“Io non vi voto. Sfida alla politica fossile”), Action Aid (“Italia sveglia! Promemoria per la prossima legislatura”) o l’associazione Libera (“Riparte il fu-turo. Senza corruzione”); raccolte di proposte come “Le primarie della cultura” promosse dal Fondo Ambiente Italiano, da “Dibattito Scienza” o dagli Stati Ge-nerali dell’Innovazione; oppure un manifesto o un’agenda di proposte da con-dividere o sottoscrivere (è il caso dell’iniziativa del Forum delle Famiglie o delle ONG italiane, del Forum del Terzo settore o di quello “Per un’economia sociale. Idee e persone per un’Italia sostenibile”). Ovvero spesso si tratta di attività di comunicazione che mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica su problemi o temi come per le campagne realizzate da Se non ora quando? o dalla LILA (“Vo-teresti per me se fossi sieropositivo?”). Proposte comunicative e politiche che contemporaneamente affermano issue mentre sono parte del processo di lobby-ing o di “transito” di molte personalità dall’ambito della società civile organiz-

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zata direttamente all’ambito politico-parlamentare, portatrici esplicite delle istanze e dei temi dei soggetti (organizzazioni, associazioni, reti, etc.) di prove-nienza.

1.1 Le ipotesi

La ricerca cerca di indagare tre dimensioni del fenomeno in analisi corri-spondenti alle seguenti ipotesi:

a. Le iniziative sono riuscite a trovare ascolto dall’opinione pubblica? In al-tri termini sono riuscite ad inserirsi nell’agenda politico-mediale?

b. Le iniziative, e le realtà della società civile che le hanno proposte, voleva-no davvero raggiungere l’agenda dei media? In altri termini l’obiettivo dell’iniziativa era quello di suscitare una reazione pubblica oppure erano coerenti con la più generale strategia di lobbying già messa in opera dall’organizzazione?

c. Le iniziative erano ben comunicate? In altri termini, gli strumenti e la di-namica comunicativa messa in campo dalle organizzazioni della società civile erano adeguate a raggiungere gli obiettivi?

Per ognuna di queste dimensioni abbiamo indagato alcune variabili relative

all’analisi dello spettro di temi e issue proposti, all’articolazione e le caratteristi-che dei contenuti, all’efficacia delle relazioni pubbliche realizzate vagliando quanto le organizzazioni non profit e i movimenti sociali riescano a reclamare attenzione o chiedere impegni a chi si candida. Da una parte, quindi, la capacità di costruire adeguate strategie e iniziative di comunicazione, dall’altra quella di emergere nell’immaginario o nella sfera pubblica mediatizzata, di affermare is-sue nel dibattito politico, di porre le basi per un’azione duratura e stabile di lob-bying (Caltabiano, 2007; Mazzoni, 2010). La determinazione nel trasformare una richiesta di voto in un momento di dialogo politico, un nuovo rapporto tra clas-se dirigente e gruppi di pressione, tra scelta elettorale e il possibile protagoni-smo e partecipazione della cittadinanza.

1.2 Politica italiana e società civile. Note minime per uno scenario

Le Politiche 2013 sono state contrassegnate da un richiamo significativo sul-la dimensione della società civile e del “civismo”; basti pensare alle numerose forze politiche che, presentandosi agli elettori, inserivano queste parole chiave nei loro programmi o addirittura nella loro denominazione5. Il rapporto dialet-tico tra sistema dei partiti e cosiddetta società civile, non può però essere di-sgiunto dal contesto politico in cui è avvenuta quella competizione elettorale. Alcune, almeno tre, questioni più generali che caratterizzano lo scenario politi-co-istituzionale italiano – e ne attraversano il dibattito – sono sicuramente utili per decodificare questo interesse per la dimensione del civismo; non è possibile approfondirle in questa sede, ma al massimo elencarle a mo’ di promemoria: a) la lunga e indeterminata transizione post prima repubblica e la possibile emer-sione di una cosiddetta terza repubblica6; b) la personalizzazione e popolarizza-zione della politica, anche in riferimento al tema della sua visibilità mediatica e della “riconoscibilità” dei singoli personaggi7; c) la crisi di rappresentanza dei partiti e di credibilità del personale politico, quindi il leitmotiv “anticasta” e i ri-chiami della cosiddetta antipolitica. Più in generale, in tempi di “crisi” della po-litica e della rappresentanza, il richiamo alla sfera della partecipazione e della

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cittadinanza attiva sembra essersi fatto più forte, assumendo tuttavia, spesso, più valenza di espediente retorico che di autentico cambiamento.

La società civile ha quindi dominato larga parte della campagna elettorale 2013. O meglio, ha dominato l’uso simbolico della gente normale, delle forze sane della cittadinanza attiva, da contrapporre alle malversazioni della Casta e alla politica di professione8. Nel contempo molte liste si popolavano di personalità «provenienti della società civile» e «delle professioni» come garanzia di rinno-vamento, competenza, pulizia. In sostanza, la partecipazione diventava la virtù propria di una politica disinteressata, mossa dalla passione e dall’impegno. Una presenza della società civile auspicata e realizzata nelle formule retoriche adot-tate dalle diverse parti, dalla stessa forza simbolica della rappresentanza. Una situazione riassunta in modo plastico dall’allora capogruppo alla Camera dei Deputati del Movimento 5 Stelle durante il celebre incontro con Pierluigi Bersa-ni trasmesso in streaming:

Noi non incontriamo le parti sociali perché noi siamo quelle parti sociali. Quei citta-dini, quei lavoratori, quei cassintegrati, quegli studenti fuori sede, quei disoccupati che vivono tutti i giorni la realtà di questo paese. […] Sono una portavoce, come tutti noi siamo portavoce, e quindi esprimiamo un disagio che il Movimento 5 Stel-le è riuscito a canalizzare invece in forma positiva riportando i cittadini ad innamo-rarsi di un progetto politico e riportandoli all’interno delle istituzioni.

A nostro avviso questi due fenomeni, la “discesa in campo” della società ci-vile all’interno di liste elettorali e partiti e la “presa di parola” durante il periodo elettorale della società civile organizzata, possono trovare sostanza comune, trovare molte connessioni. Una traccia per ricostruire questo legame può partire dall’ambiguità del termine inglese per la categoria di “domanda sociale” (de-mand) utilizzato da Ernesto Laclau per analizzare i movimenti populisti. Pos-siamo, infatti, assumere che queste iniziative nascano entrambe da una “do-manda sociale”: questa può riferirsi ad una richiesta oppure ad un reclamo (Laclau, 2005). La richiesta è quella situazione o problema posto da un compor-tamento o da un’espressione cui si può dare risposta. Se invece la situazione ri-marrà invariata nel tempo, si avranno allora un accumulo di domande inascol-tate e una crescente incapacità del sistema istituzionale ad assorbirle. E proba-bilmente, qualora non intervengano fattori esterni, assisteremo al crescere del divario tra il sistema istituzionale e il popolo (Laclau, 2005). Ed è proprio a cau-sa di una domanda sociale insoddisfatta – per lo studioso argentino – le richie-ste diventano reclami che, separando “il popolo” dal potere, possono dare av-vio alla «configurazione populista» (Laclau, 2005). Se le richieste possono tra-sformarsi in agenda, in lobbying, i reclami possono costruire movimenti politici, populismo.

La catena di reclami può dividere in due la società, oppure può articolare que-ste domande e formularle come precise richieste. È questo il motivo per cui ci pare importante analizzare questo tipo di iniziative, descriverne le caratteristi-che e indagarne l’efficacia. Proprio perché pensiamo che l’incapacità di rendere effettive queste domande sociali, l’incapacità per anni di ascoltarle e darle voce, abbia portato all’attuale scenario in cui larga parte della società civile, «della gente», decide di superare le asperità della mediazione delle parti sociali por-tandoci verso quella che Nadia Urbinati chiama la «democrazia rappresentativa in diretta» (Urbinati 2013), la messa in crisi della capacità dei partiti e della stes-sa democrazia rappresentativa di farsi voce del consenso popolare.

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1.3 L’importanza della voce

È Nick Couldry ad aver espresso con maggiore chiarezza e sistematicità il rapporto tra tecnologie di comunicazione, modelli di governance neoliberale e la possibilità di voice. Quella voce, quella narrazione, che permette di riconnettere «le piccole e disperse emergenze» (Couldry, 2010) con i più ampi problemi pub-blici, concede alle persone la «possibilità di agire come cittadini» (Couldry, 2006). Rifacendosi alla lezione di Couldry l’analisi qui proposta mira ad indaga-re alcuni «processi di valorizzazione della voce»:

Perché la voce implica qualcosa di più che il semplice parlare o incoraggiare a par-lare. Prestare attenzione alla voce significa focalizzarsi sui prerequisiti che ne con-sentono l’efficacia, ovvero sulle condizioni alle quali le pratiche di voce delle per-sone sono sostenute e i risultati di tali pratiche sono avvalorati (Couldry, 2010).

Ma le condizioni di efficacia della «presa di parola» (de Certeau 1994) non si esauriscono nella sua presenza, o assenza, quanto piuttosto nella sua qualità espressiva, in quella di affermare dei controframe, di presentare fatti e realtà al-trimenti ignorati. L’irruzione di una differenza spesso assicurata dalla semplice scelta di lamentare un’assenza, di affermarne il bisogno. Un ribaltamento di prospettiva evidenziato da larga parte delle iniziative studiate, visivamente e retoricamente rivelate dai massaggi con cui sono presentate e spiegate. Così Ro-berto Burdese, Presidente di Slow Food, citato nel comunicato di lancio dell’iniziativa dell’associazione:

Perché temi di vitale importanza come salvaguardia del territorio, difesa della lega-lità, Pac, Ogm, biodiversità non rimangano fuori dall'agenda politica. “Siamo noi elettori che dobbiamo farci ascoltare dai candidati, non viceversa” (enfasi nostra)

Alla prova quindi c’è la volontà di farsi ascoltare, di esprimere un non-detto, di verificare l’esistenza di spazi, forze sociali, discorsi lasciati liberi dalla “salita in politica” della società civile e, naturalmente, la determinazione e l’abilità del-le sue forze organizzate di farlo, di farsi «potere istituente» (Magatti, 2005).

2. Riconoscere la voce: l’agenda

2.1 Chi parla

Larga parte delle iniziative prese in esame vedono come protagoniste orga-nizzazioni del Terzo settore. Già questo elemento appare significativo: da molti anni sono molte e ricorrenti le analisi critiche dell’atteggiamento del Terzo set-tore nei confronti della comunicazione. Tutte concordano nel rintracciare una certa diffidenza e un mancato investimento verso questa dimensione (Binotto, 2010; Frisanco, Trasatti, & Volterrani, 2000; Martelli, 2006; Peruzzi, 2012; Springhetti, 2008; Volterrani, 2011). Un gap che, se si sta colmando per alcuni obiettivi (la comunicazione esterna in genere o la raccolta fondi, per esempio), appare ancora ampio se si guarda alla capacità di intervenire nel dibattito pub-blico soprattutto attraverso lo strumento della campagna che richiede organiz-zazione e una progettazione più ampia o consapevole (Cavazza, 2006). Questa ricerca può, in questi termini, costituire un’ulteriore verifica empirica di quanto queste organizzazioni intravedano in tale ambito un terreno strategico di attivi-tà e se abbiano a disposizione il know-how necessario per realizzare le iniziative più adatte.

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Da un punto di vista numerico possiamo osservare come prevalgano le asso-ciazioni che operano solo a livello nazionale e non quelle internazionali tradi-zionalmente “più attrezzate” all’uso dei media e degli strumenti di comunica-zione: sono 13 le organizzazioni nazionali contro 4 sezioni italiane di ONG transnazionali (Amnesty international, Greenpeace, ActionAid e Unicef). Come vedremo però il bilancio apparirà più equilibrato, se non rovesciato, quando dal computo numerico delle iniziative passeremo alla disamina della loro “qualità” politico-comunicativa. Possiamo però aggiungere a queste anche 6 associazioni di secondo o terzo livello – come il Forum nazionale del Terzo Settore o la Fede-razione italiana delle associazioni diritti animali e ambiente – mentre sono 2 le coalizioni costituite ad hoc per sostenere l’iniziativa: “Il candidato che manca” delle ONG italiane9 e l’“Eco-telegramma” delle principali associazioni ambien-taliste.

Grafico 1 – Tipologia di promotore dell’iniziativa

A questo panorama delle organizzazioni promotrici si aggiungono numero-

se iniziative promosse da reti o movimenti da tempo presenti e strutturati come il Forum italiano dei movimenti per l’acqua o Salviamo il Paesaggio e da 10 movimenti o coalizioni single-issue, cioè focalizzate su singoli temi o obiettivi specifici che inseriscono la proposta “elettorale” proprio nell’ambito di questi intenti. Il quadro è completato da iniziative promosse da gruppi composti da singole personalità (2) o realtà non riferibili direttamente al Terzo settore ma che appaiono per molti versi vicini a questo mondo (3): è il caso della casa editrice Terre Libere, della rivista on line Roars o della Banca Popolare Etica.

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Altra  stru-ura  o  singole  personalità  

Coalizione  o  org.  di  II  livello  

Movimento  sociale    o  campagna  single  issue  

ONG  Non  profit  

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Molte delle iniziative analizzate esprimono l’ambiguità della richiesta di ascolto, di risposta e del farsi voce dell’opinione pubblica, di proporre soluzioni a chi si candida e del dare voce alla cittadinanza, alla società civile. Ad ognuna, in qualche modo, corrisponde un diverso frame nell’approccio al rapporto con la politica, o meglio tra la propria base associativa oppure il movimento di cui si fa parte e il campo politico: ognuna definisce una propria versione della cornice dell’interlocuzione, proprio nei termini di una partecipazione alla costruzione del frame del discorso pubblico (o almeno di un tentativo di incidere)10.

Il primo aspetto è raffigurato dalla rivendica-zione dalla campagna di Amnesty International che dice ai candidati leader «Ricordati che devi ri-spondere», oppure dell’Associazione Ilaria Alpi che “lancia” le proprie richieste sulla politica este-ra riassunte da una domanda retorica: «Da che parte state?». Una proposta di interlocuzione promossa a volte attraverso l’ironia di un contatto insperato, dell’espressione di un’assenza di incon-tro, della mancanza di un tema o di un impegno. Allora le ONG cercano il «candidato che manca» sui temi della cooperazione internazionale oppure il Forum italiano dei movimenti per l'acqua che, attraverso un’iconografia da film western, è co-stretto a lanciare l’ingiunzione di ricerca, un «Wanted», ai candidati per il rispetto degli esiti dei referendum di giugno 2011. In alternativa lo slogan riassume l’impegno richiesto al candidato

o candidata: “Io mi sbilancio!” dovrebbero assicurare i e le future parlamentari che aderissero alla campagna di Sbilanciamoci, mentre è un’azione quella richiesta al-la piattaforma promossa dal Forum delle Associazioni Familiari in cui il soggetto agente della prima persona è la persona che, candidandosi, «corre» per la tutela della famiglia. La maggior parte delle altre iniziative si limi-tano ad annunciare il cambiamento desiderato, l’obiettivo da rivendicare: dalla «#sceltadicampo» au-spicata da Slow Food al «limite all’azzardo» ambito dalla campagna Mettiamoci in gioco, dalla Appello alla “qualità nell'assistenza” alla speranza di far «Ripartire dalla cultura».

Dall’altro estremo abbiamo

l’affermazione simbolica dell’espressione della voice coniugata attraverso il doppio registro del punto esclamativo: dell’affermazione perentoria di chi rap-presenta la società civile oppure in quella di chi si fa strumento di questa prise de pa-role. Tre sono in questo caso le forme ver-bali, e quindi i destinatari simbolici del payoff scelto. Da una parte la richiesta espressa in prima persona, dall’elettore at-traverso l’associazione, la forza organizzata: «Io voto con il cuore» assicura la

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Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente guidata da Michela Brambilla mentre «Io non vi voto» minaccia la campagna di Greenpeace. Dalla prima persona dell’«Io non ci sto» affermato dalle ONG alla prima e seconda persona plurale di «Non vi voteremo senza il vostro impegno per Rosarno».

Diversa destinazione per le iniziative che si rivolgono direttamente

all’elettorato. Un’invocazione performativa evidente nell’appello di Unicef Ita-lia. In questo caso l’invito è a modificare i criteri nell’espressione del voto e, na-turalmente, rendere pubblica questa scelta così da influenzare le forze politiche. Dello stesso tono l’invocazione di ActionAid: «Cam-biamo insieme l’Italia. Fai sentire la tua voce»; men-tre è più diretta l’azione richiesta alle audience nel caso delle molte iniziative che intendono raccogliere desideri e proposte direttamente dalla cittadinanza. Emblematica in questo senso la scelta del Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI) di lanciare le «Primarie del-la cultura» con lo slogan: «Se non puoi scegliere il candidato, scegli le sue idee»11.

2.2 Chi ascolta

Abbiamo già notato come uno dei terreni cruciali per soggetti che hanno come mission quella di incidere nel dibattito pubblico e, almeno in potenza, di definire forme e modi del cambiamento sociale sia quello del raggiungimento o meno dell’ascolto. Si tratta, quindi, di valutare la produzione di voice come il po-tere di inserirsi nella «produzione del discorso pubblico» (Marini, 2011a)12. La nozio-ne di voce definisce proprio qualcosa che «emana dai margini del discorso» (Mitra & Watts, 2002): se il “centro” non sembra aver bisogno di prender parola, appare anzi come il luogo del «controllo dei discorsi» (Foucault, 1972).

Abbiamo affrontato in altra sede (Binotto, 2014) la capacità delle iniziative in esame, e quindi in qualche modo della società civile organizzata in Italia, di in-serirsi nell’arena elettorale modificandone il discorso, di attivare un processo di agenda-building intorno a priorità e soggettività poco o per nulla affrontate dal dibattito sulle politiche pubbliche (Marini, 2006, 2011a). In quella sede abbiamo

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identificato una principale dimensione per verificare questa possibilità di “prendere la parola” nello spazio pubblico: la capacità di produrre contenuti veico-labili dal media system. Per farlo abbiamo utilizzato due indicatori: i) si è cercato di verificare la risonanza presso i news media, particolare i maggiori quotidiani nazionali, delle iniziative realizzate e ii) la presenza della società civile nei prin-cipali telegiornali.

Abbiamo condotto una ricerca sugli archivi digitali dei due più diffusi quo-tidiani nazionali – il Corriere della Sera e La Repubblica – verificando la pubblica-zione di articoli dedicati all’iniziativa o all’organizzazione promotrice nel pe-riodo dedicato al confronto elettorale ovvero tra il 22 dicembre 2012 e il 25 feb-braio 2013 (con esclusione di quelli che rimandavano alla semplice presentazio-ne di appuntamenti o eventi locali e in genere agli articoli pubblicati nelle se-zioni di cronaca locale).

Il risultato è prevedibile. Nella sua brutale semplicità il Grafico 2 mostra con tutta evidenza quanto le iniziative e le campagne non siano riuscite ad ottenere spazio nell’informazione nazionale. Solo cinque riescono ad essere segnalate da un articolo. Le «Primarie della cultura» del FAI ricevono il maggior numero di articoli (5) seppur, nei fatti, da uno solo dei due quotidiani (4 dal Corsera). Nel periodo esaminato le iniziative di Libera e del Gruppo Abele («Riparte il Futu-ro»)13, della Lila e delle associazioni ambientaliste raccolgono due o tre articoli, mentre lo spazio maggiore è raggiunto dalla campagna realizzata dalle case edi-trici (“E-leggiamo, un voto per promuovere la lettura”) ma relegato alle pagine culturali dei due quotidiani.

Grafico 2 – Articoli dedicati alle iniziative

Allo spazio residuale ottenuto da queste iniziative corrisponde, nello stesso

periodo, un visibilità analoga delle sigle che le promuovevano. Le organizza-zioni riescono ad avere una copertura mediale più ampia e difforme rispetto ai risultati delle iniziative elettorali, ma in questo caso per numero e posizione gli articoli dedicati ad eventi o proposte non supera gli otto articoli per testata (Grafico 3). Un risultato che conferma anche il maggiore potere di intervento

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Io  voto  con  il  cuore  

RicordaF  che  devi  rispondere  

Eco-­‐telegramma  

Riparte  il  futuro  

E-­‐leggiamo,  un  voto  per  promuovere  la  le-ura  

Le  primarie  della  cultura  

La  Repubblica  

Corriere  della  Sera  

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delle associazioni più strutturate e in grado di intrattenere un rapporto più du-raturo con i news media (Amnesty international, Greenpeace, Libera, Slow Food).

Grafico 3 – Articoli dedicati alle organizzazioni

Se il pallido risultato delle iniziative elettorali non appare un’eccezione ri-

spetto alla visibilità ottenuta dalle organizzazioni promotrici nello stesso perio-do di tempo, entrambi appaiono coerenti con il sostanziale oscuramento delle voci della società civile sui mezzi di comunicazione di massa. Elaborando le ri-levazioni sul «Pluralismo sociale in televisione»14 realizzate per conto dell’Autorità garante della comunicazione possiamo osservare quanto l’assenza di voice durante la campagna elettorale non sia un’eccezione rispetto al coverage usuali dei notiziari televisivi verso movimenti e organizzazioni della società ci-vile. I dati relativi ai «tempi di parola»15 concessi dai principali telegiornali na-zionali16 alle «associazioni di soggetti di rilievo per il pluralismo sociale»17 ap-paiono eloquenti. In media il tempo complessivo «d’antenna» è di 26 minuti e 36 secondi: meno di un minuto al giorno per tutte le sei testate rilevate. Un dato an-cora più evidente se confrontiamo lo spazio dell’associazionismo civico con il totale del «tempo di parola» dedicato a tutti gli altri protagonisti 18.

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AcFonaid  

Ci-adinanzaQva  

Forum  italiano  dei  movimenF  per  l'acqua  

Federazione  italiana  associazioni  diriQ  animali  e  ambiente  

Unicef  

Arci  

Libera  

Lipu  

Legambiente  

Se  non  ora  quando?  

Slow  Food  

Greenpeace  

Amnesty  internaFonal  

Fondo  Ambiente  Italiano  

Corriere  della  Sera  

La  Repubblica  

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Grafico 4 – Principali categorie del “tempo di antenna” del maggio 2012 (h., min. e sec.)

Grafico 5 – Principali categorie degli interventi “in voce” del maggio 2012 (valori percentuali)

Sono valori caratterizzati da una grande variabilità nel tempo: il picco mas-

simo viene raggiunto nel mese di luglio 2012 (1h09’39’’) e dei risultati minimi – minori ai tre minuti mensili – rilevati nei mesi di gennaio, febbraio e aprile 2013 (rispettivamente 2’05’’, 02’28’’ e 03’03’’). In questi tre mesi il tempo offerto per le dichiarazioni (il «tempo di parola») è pari a un minuto complessivo per tutti i tg, Rai e Mediaset (1’05’’ a gennaio, 25’’ a febbraio). Confrontando invece lo spazio dell’associazionismo civico con il totale del «tempo di parola» dedicato a tutti gli altri protagonisti mandati in onda in voce, si ottiene poco più dell’un per cento di quello dedicato ad altri attori sociali (1.49%). Se si conferma il ruolo marginale svolto dalle organizzazioni della società civile nella rappresentazione della realtà offerta dai notiziari televisivi, si nota come questo spazio abbia subi-

0.00.00   1.12.00   2.24.00   3.36.00  

Associazioni  di  soggeQ  di  rilievo  per  il  pluralismo  sociale  

SoggeQ  e  organi  cosFtuzionali  

ParFF,  movimenF  poliFci,  esponenF  di  parFto  italiani  

Forze  armate  e  sicurezza  pubblica  

0.12.22  

2.47.36  

2.56.09  

0.27.44  

0.09.12  

0.57.07  

1.37.09  

0.33.53  

Mediaset  

Rai  

0   5   10   15   20   25   30   35   40   45   50  

Associazioni  di  soggeQ  di  rilievo  per  il  pluralismo  sociale  

SoggeQ  e  organi  cosFtuzionali  

ParFF,  movimenF  poliFci,  esponenF  di  parFto  italiani  

Forze  armate  e  sicurezza  pubblica  

Rai  

Mediaset  

M. Binotto M. Bruno Scambio di voto. La comunicazione politica della società civile organizzata per le Politiche 2013

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to un ulteriore ridimensionamento nel periodo della campagna elettorale e nella incerta fase che ne è seguita. Un’altra dimostrazione sull’incapacità dell’insieme delle iniziative qui analizzate di inserirsi nel discorso pubblico, nell’ottenere spazio per presentare le proprie proposte ai candidati, nel farsi ascoltare.

3. “La parola ai candidati”. Gli obiettivi dell’appello a chi si candida

La petizione pubblica, la «lettera pubblica», il manifesto, sono risorse consolidate e «piuttosto standardizza-te» tra movimenti e società civile (McCarthy & Zald, 1977; Mosca & Santucci, 2009; Parry, Pete, & Kendall, 2010). Gli appelli (17 iniziative) ag-giungono però un elemento a questo dispositivo d’azione collettiva, sono caratterizzati dall’esplicita richiesta di una risposta da parte dei candidati: è la forma più limpida di rapporto in-staurato con il candidato. Risposte che vengono poi rese pubbliche per-ché disponibili sul sito dell’iniziativa. La soluzione più semplice appare quella di pubblicare un elenco delle risposte di tutti i numerosissimi candidati e can-didate alla consultazione elettorale: è la scelta della coalizione Salviamo il Pae-saggio che riassume con un foglio di calcolo le diverse risposte. Invece Green-peace, per rafforzare l’immagine di un impegno pubblico, realizza un vero e proprio questionario che i e le leader sono invitati a compilare e sottoscrivere, pubblicandone poi la prova fotostatica o scansionata sul sito web e sintetizzan-do in una pagina le risposte fornite (Figura 1).

Figura 1 – «Io (non) vi voto» Questionario e pagina riassuntiva delle risposte

All’estremo opposto abbiamo iniziative

che semplicemente pubblicano, senza troppa evidenza, la lista dei candidati che hanno ri-sposto alla chiamata: esemplare, anche per l’artigianalità del sito allora utilizzato, il caso del Forum delle associazioni Familiari (Figura

2).

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Figura 2 – «Io corro per la famiglia». Pagina riassuntiva delle adesioni alla campagna.

Alla pagina che elenca le adesioni alla piattaforma

sono associati però, in questo caso, gli incontri pubblici con le diverse forze politiche e, dato originale, le imma-gini degli incontri con i diversi e le diverse candidate. La “pettorina” appositamente realizzata, e spesso indossata dal concorrente, fornisce una photo opportunity utile a rendere pubblico l’impegno e l’iniziativa.

Il momento d’incontro con le forze politiche è spesso l’evento in cui si concretizza l’efficacia dell’iniziativa, una produttività in cui si evidenzia la vocazione più spiccatamente legata alle relazioni dirette e al lobbying di numerose di queste operazioni elettorali. L’aspetto più legato all’espressività comunicativa si evidenzia in questo caso nella presenza di immagini o registrazioni audiovideo dell’evento. Se la Rete, il coordinamento di associazioni che si occupano delle persone colpi-te da trauma cranico e gravi cerebrolesioni acquisite19, o l’appello delle ONG ita-

liane («il candidato che manca»)20 non pubblicano nessun resoconto puntuale dell’avvenimento, il forum delle associa-zioni familiari associa spesso ai diversi comunicati stampa un resoconto dell’evento e una fotografia che lo illustra. Le associazioni ambientaliste, dal canto lo-ro, pubblicano il «diario elettorale», un re-soconto scritto dei singoli incontri con le forze politiche che descrive le risposte alle richieste contenute nell’«eco-telegramma» ma privo di qualsiasi altro supporto21.

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Figura 3 – «Eco-telegramma». Pagina web delle “risposte” all’iniziativa

Figura 4 – «Io corro per la famiglia». Fotografia della conferenza di presentazione dell’iniziativa

4. La voce: mezzi e stili del comunicare

Il concetto di voice fa riferimento alla facoltà di un singolo o di un gruppo so-ciale di esprimersi, di pronunciare, di produrre suoni. Se riferite alla produzione culturale e mediale queste abilità possono essere ricondotte alla possibilità di comunicare, di inserirsi nell’agenda mediale o politica, di realizzare empower-ment e agency, di produrre contenuti veicolabili dal sistema dei media. La Tabel-la 1 descrive gli strumenti di comunicazione utilizzati dalle diverse iniziative dove appare il prevalere del formato digitale e on line. Intanto osserviamo come sono pochissime quelle immaginate come vere e proprie campagne, cioè presen-

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tate in modo distinto dalle usuali attività di comunicazione dell’organizzazione e quindi a disporre di un quadro più completo e coordinato di materiali e di strumenti di diffusione: su 41 iniziative 11 prevedono un sito creato ad hoc; in 19 sono stati realizzati dei banner mentre in 12 dei video originali.

In quasi tutte le iniziative è prevista una qualche presenza sui social media22. Un terzo delle volte viene creato (13) o riutilizzato (3) un hashtag che faciliti la diffusione su Twitter23, uno dei tratti distintivi delle “campagne 2.0”. In 4 casi viene realizzata un’apposita presenza Facebook (una fan page o un profilo) o comunque in quasi tutte le iniziative viene utilizzata la pagina Facebook (in 28 iniziative) o l’account twitter (in 25) come strumento abituale di diffusione.

Tabella 1 – Media utilizzati dalle iniziative

Nome organizzazione Nome Iniziativa Tipologia

Internet Altri media Si-to web ha

shta

g

Face

book

Twitt

er

Altr

i SN

S

Vid

eo

bann

er

Info

graf

i-ca

Foto

Appello Arci Serve una svolta Agenda

Associazione Italiana Genito-ri Onlus (AGE)

Per un dibattito elettorale che parli di fa-miglia, di bambini, di papà e mamme, … Agenda

Associazione Obiettori Non-violenti Chiamata alla Pace Agenda

Associazioni ambientaliste Eco-telegramma Agenda Ente Nazionale Sordi Documento di richiesta Agenda

Errori di stampa Chi lo addetto che debba esse-re sfruttato?!

Agenda

Forum del Terzo Settore Coesione e sicurezza sociale, sviluppo, equità, legislazione per il Terzo Settore Agenda

Lipu La tutela della natura per un paese migliore

Agenda

Mettiamoci in gioco Un limite all’azzardo Agenda

Personalità Per un’economia sociale Agenda

Personalità24 Caro Ingroia, la verità è rivolu-zionaria

Agenda

Se non ora quando? Se crescono le donne cresce il paese

Agenda

WWWorkers 10 azioni - manifesto wwwor-kers

Agenda

Associazione forum del libro E-leggiamo, un voto per pro-muovere la lettura

Agenda, Petizione

Terrelibere.org Non vi voteremo senza il vostro impegno per Rosarno

Agenda, Petizione

Agora Digitale Patto #salviamo gli open data Appello

Associazioni Culturali e Am-bientaliste

Ripartire alla Cultura Appello

Coalizione Abbracciamo la Cultura

Più Cultura per lo Sviluppo Appello

Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente

Io voto con il cuore Appello

Forum delle Associazioni Familiari

Io corro per la famiglia Appello

Forum italiano dei movimenti per l'acqua

Wanted: il movimento per l'ac-qua cerca i candidati

Appello

Io voglio restare Candidato a progetto Appello

La rete (associazioni riunite per il trauma cranico e le gravierebrolesioni) Appello ai candidati: “qualità

nell'assistenza" Appello

ONG Italiane Il candidato che manca Appello

Roars Lettera aperta a Bersani Appello

Salviamo il paesaggio Appello

Sbilanciamoci! Io mi Sbilancio! Appello

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Lila Voteresti per me se fossi siero-positivo?

Appello, Campagna di utilità sociale

Actionaid Italia, sveglia! Appello, Petizione

Amnesty international Ricordati che devi rispondere Appello, Petizione

Associazione Ilaria Alpi Politica estera? Da che parte state?

Appello, Petizione

Banca Etica Cambiamo la finanza per cam-biare l'Italia

Appello, Petizione

Greenpeace Io non vi voto Appello, Petizione

Legambiente Italia, bellezza, futuro Appello, Petizione

Libera Riparte il futuro Appello, Petizione

Cittadinanzattiva Manifesto “10 punti per rico-minciare”

Appello, Raccolta

Unicef Vota per i bambini Appello, Raccolta di proposte

Stati generali dell'innovazio-ne

Una Carta di intenti per l'inno-vazione dell'Italia

Raccolta di proposte

Dibattito scienza Dibattito scienza Raccolta di proposte, Appello

Fondo ambiente italiano (FAI)

Le primarie della cultura Raccolta di proposte, Appello

Legenda

Non presente

Presente ma non espressamente creato per l’iniziativa

Presente ed espressamente creato per l’iniziativa

Possiamo leggere la capacità di voice, la qualità e quantità degli strumenti

messi in campo per comunicare l’iniziativa, come un indicatore non solo dell’attitudine ad investire sugli strumenti di relazione con l’esterno (Diani & Donati, 1996; Volterrani, 2006), ma soprattutto della disponibilità delle necessa-rie competenze e risorse organizzative e finanziarie per progettare o realizzare un’attività di campaigning (Rose, 2010) o lobbying (Frank R. Baumgartner, 2009; Guo & Saxton, 2010; Kramer, 1987; Reid, 2006).

5. Conclusioni

Da più di qualche anno oramai la conclusione della campagna elettorale la-scia l’impressione di una missione rimasta incompiuta, dell’occasione persa di verificare davvero le competenze e i programmi delle forze che si candidano al-la guida del paese. Le ricerche continuano a restituire un dibattito pubblico e una comunicazione politica incapace di superare abitudini e beghe dell’informazione politica quotidiana per esaminare i temi e le questioni che chi verrà eletto dovrà affrontare (ComPol 2013; Laurano 2013). Tematiche tra le quali raramente compaiono i problemi proposti dalle organizzazioni interessate dalle iniziative qui analizzate. Una situazione lamentata dalle stesse voci che hanno il compito di commentare gli argomenti politici sulle pagine dei maggiori quotidiani. Gian Antonio Stella in un editoriale in prima pagine del Corriere della Sera pubblicato il 2 febbraio 2013 si denuncia «una Campagna Elettorale che Ignora la Cultura»:

è tutto il patrimonio storico, monumentale, artistico a essere sommerso. Dalla ver-bosità di una campagna elettorale che parla d'altro. Nell'ultimo mese, dice l’archivio Ansa, Mario Monti si è guadagnato 2.195 titoli dei quali due abbinati alla

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cultura, Berlusconi 1.363 (cultura: zero), Bersani 852 (cultura: uno), Grillo 323 (cul-tura: zero), Ingroia 477 (cultura: zero), Giannino 74 (cultura: zero). Vale a dire che in totale i sei leader in corsa hanno avuto 5.284 titoli di cui solo 3 (tre!) che in qual-che modo facevano riferimento alla cosa per la quale l'Italia è conosciuta e amata nel mondo.

Naturalmente, come abbiamo osservato nel paper, quest’assenza è simmetri-ca al risibile spazio offerto ad associazioni e coalizioni per introdurre questo, come altri, argomenti. L’indubbia qualità di alcune delle iniziative qui presenta-te, come il loro stesso numero, possono infatti dimostrare quanto sia chiusa l’arena pubblica alla “crescita e al declino” di nuovi problemi pubblici (Best, 1995, 2001; Hilgartner & Bosk, 1988). I dati sulle presenze nei Tg nazionali dell’Agcom così come il nostro monitoraggio dei principali quotidiani nazionali hanno, crediamo, ben illustrato questo limite nell’attenzione pubblica. Quel vuoto di interesse lamentato da un altro celebre editorialista, Stefano Rodotà, il 24 febbraio del 2013, questa volta dalle pagine de La Repubblica:

si è in questi giorni concretamente manifestata un'altra proposta programmatica, segno tangibile di una società vitale, capace di indicare con precisione e rigore i modi per affrontare questioni che altrimenti rischiano di rimanere sullo sfondo. Quel che va segnalato, tuttavia, non è soltanto l'esistenza di molte proposte, ma il modo in cui sono state elaborate. Migliaia di persone, centinaia di associazioni si sono impegnate nella preparazione di specifiche proposte di legge, intorno alle quali sono state poi sollecitate l'attenzione e la partecipazione dei cittadini. […] Quello spirito è ancora vitale. Ignorato dalle forze politiche ufficiali, produce nuovi frutti e si rivolge fiduciosamente al nuovo Parlamento, mettendo a sua disposizione disegni di legge definiti in ogni dettaglio, che possono essere immediatamente pre-sentati e che possono alimentare discussioni diverse da quelle monocordi e appros-simative che ci hanno afflitto negli ultimi anni.

Come abbiamo visto, cresce la volontà del Terzo settore di intervenire nella definizione delle policies (Frank R. Baumgartner & Jones, 2009; Cobb & Ross, 1997; Marini, 2011a), ma tale ambizione non può che uscire ridimensionata quando i risultati evidenziano quanto è difficile per queste organizzazioni con-quistare l’obiettivo minimo della visibilità (Binotto, 2010). Larga parte di queste iniziative non appaiono realizzate con il fine di raggiungere l’agenda dei media, un obiettivo spesso non alla portata dei mezzi messi in campo. Più che suscitare una vasta reazione pubblica o una vera e propria azione di grassroot lobbying, l’attività appare per la maggior parte finalizzata ad associarsi e a rafforzare l’azione di lobbying realizzata nel tempo dall’organizzazione. Le poche iniziati-ve attrezzate per questo scopo, pur se ben realizzate, non appaiono in grado di superare (e infatti per larga parte non vi riescono) l’opacità e le forti barriere all’ingresso di un sistema mediale ancora autoreferenziale e legato alla politica as usual (Morcellini, Zavoli, & Ruggiero, 2011; Sorrentino, 2008). In ogni caso si tratta di occasioni in cui la società civile può mobilizzarsi in positivo, intorno a «maggioranze positive» (Rosanvallon, 2008) e non per la semplice necessità di contrastare una scelta politica. Con poche eccezioni, la finalità delle iniziative è proattiva, più che il conflitto e la rivendicazione di interessi, aspirano alla riso-luzione collettiva di problemi, a un voto scambiato con valori e proposte.

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Note 1 La ricerca ha visto la collaborazione di Emiliana Pistillo (Pistillo, 2013/2014) che ringraziamo. Prime sintesi dei risultati della ricerca qui presentate sono state pubblicate in Binotto e Bruno (2013) e (Binotto, 2014). Un’ulteriore analisi di alcune di queste iniziative è stata presentata du-rante lo scorso convegno SISP da Francesco Regalzi (2013). 2 Ovviamente le iniziative così rilevate possono non esaurire l’intero spettro di campagne, pro-poste, appelli, etc. diffuse in periodo pre-elettorale, tuttavia si può ritenere che le 41 azioni ana-lizzate siano indubbiamente significative e in qualche misura “rappresentative” del fenomeno che l’indagine mirava ad analizzare, le dinamiche di voice che il mondo dell’associazionismo e più in generale la cosiddetta società civile hanno intessuto con la sfera più propriamente politica in occasione delle Politiche 2013. 3 Attualmente, oltre al proseguimento del monitoraggio sulla “lunga durata” delle iniziative (aggiornamenti, feedback, modifiche, etc.), è in corso la tracciatura dei “risultati” ottenuti dalle campagne e dai candidati – riconducibili in qualche modo alle iniziative e ai soggetti studiati – effettivamente eletti in termini di produzione legislativa. 4 Alcune di queste campagne si rivolgevano alla politica anche sovrapponendo l’attenzione alle elezioni politiche alle concomitanti amministrative che hanno interessato importanti regioni quali Lombardia e Lazio. 5 La nuova formazione Scelta civica per l’Italia, la coalizione Italia Bene comune guidata dal Pd, la lista Rivoluzione Civile di Ingroia fino a una serie di piccole liste e partiti che, in particolare nell’area del centrodestra, si sono presentate richiamandosi alla cosiddetta società civile. Ma ov-viamente non va omesso il pervasivo richiamo al protagonismo dei “cittadini comuni” su cui ha puntato molto, e con successo elettorale, il Movimento 5 Stelle (Genga & Marchianò, 2013). 6 Sul tema, cfr. S. COLARIZI e M. GERVASONI, La tela di Penelope. Storia della Seconda Repubblica, La-terza, Roma-Bari, 2012 e R. GRITTI, Frammenti di Seconda Repubblica, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2012. 7 Cfr. tra gli altri, G. MAZZOLENI e A. SFARDINI, Politica pop. Da “Porta a Porta” a “L’isola dei famo-si”, Il Mulino, Bologna, 2009.

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8 Una scelta retorica presente nella comunicazione politica del Movimento 5 Stelle, ma anche in Rivoluzione Civile, Scelta Civica o Fare - Per fermare il declino. 9 Tale organizzazione si è poi sciolta lasciando posto all’AOI (Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale) formatasi anche grazie a questa iniziativa. 10 In letteratura il concetto di framing assume un’accezione multidimensionale e multilivello, soprattutto in riferimento alle dimensioni comunicative e della decisione politica (e delle rela-zioni tra tali aspetti); ponendo anche non pochi problemi in termini di operazionalizzazione del concetto, vista una certa indeterminatezza teorica in cui si muovono molti degli studi che hanno utilizzato il framing come principale chiave di lettura. Non è questa la sede per riassumere le diverse concezioni né per indirizzarsi esclusivamente su una di esse; per una rassegna e per una nostra proposta, ci permettiamo di rimandare a Bruno 2014. Cfr. anche Barisione 2009. Sul frame ci limitiamo a segnalare solo alcuni contributi determinanti: Entman 1993; Gamson, Modigliani 1989; Gamson 1992; Reese, Gandy, Grant 2003. 11 Il sito della campagna precisa come l’operazione sia legata ai meccanismi della legge elettora-le: «Per questo, non potendo scegliere i candidati, i cittadini dovrebbero avere almeno l’opportunità di scegliere le idee che vorrebbero vedere sostenute dai prossimi governanti. Per la prima volta in Italia viene indetta una grande consultazione popolare con lo scopo di pro-muovere e valorizzare soluzioni concrete nell’ambito della cultura, del paesaggio, dell’ambiente». 12 Qui, naturalmente, il riferimento d’obbligo è alla riflessione di Michel Foucault sulle forme di controllo, selezione, organizzazione e distribuzione delle conoscenze, del sapere e dei saperi (Foucault 1972, 10). 13 Questa riceve una copertura di maggiore peso: viene citata da un editoriale in prima pagina di Gian Antonio Stella. 14 Il «monitoraggio delle trasmissioni radiotelevisive» è uno dei compiti attribuiti dalla legge all’Autorità (n. 249/31 luglio 1997). Tra le attività di «raccolta sistematica dei dati e informazioni sui programmi trasmessi dalle emittenti» vi è appunto la «verifica dello “spazio” che i soggetti rappresentativi delle diverse articolazioni della società hanno nella programmazione e il tempo che dedicano alla trattazione dei diversi temi oggetto di dibattito pubblico» (http://www.agcom.it/Default.aspx?message=contenuto&DCId=252). 15 Così definito nei documenti di presentazione dei risultati della rilevazione: «indica il tempo in cui il soggetto parla direttamente in voce. Per “soggetto” si intende in questo caso ogni singolo esponente. La somma dei tempi di parola dei singoli soggetti va a costituire il tempo di parola complessivo di ciascuna micro-categoria e, quindi, della macro-categoria di riferimento» (http://www.agcom.it/Default.aspx?message=contenuto&DCId=620). 16 La rilevazione, realizzata dal marzo 2012 dalla società GECA, è compiuta sia sull’intera pro-grammazione informativa che su tutti i Tg nazionali. Purtroppo i dati sono presentati, contra-riamente alle indicazioni nazionali e internazionali sugli open data, in forma chiusa (con formato pdf) e dalla ardua elaborazione, riaggregazione e disaggregazione. Gli unici dati presenti con una sufficiente aggregazione, seppur frazionati per mese, computa i telegiornali RAI (Tg1, Tg2, Tg3, Rai News) e Mediaset (Tg4, Tg5, Studio Aperto, TgCom24) nelle edizioni principali (due edizioni quotidiane di ogni tg, quella di day-time e di prime-time). 17 Si tratta della macro-categoria 11 comprendente: l’associazionismo ambientalista; per la soli-darietà sociale; per la difesa dei diritti; per la tutela dei consumatori; per la tutela degli immigra-ti, minoranza etniche e linguistiche, etc.; le Associazioni e movimenti cattolici; gli «Esponenti di movimenti, associazioni di base, centri sociali» e la residuale «Altro». 18 Utilizziamo, come esempio, il mese di maggio del 2012: durante quel periodo più di venticin-que ore (25h54’38’) sono state dedicate agli interventi in voce di tutti i soggetti comparsi sui tg nazionali, mentre nel loro insieme agli esponenti delle associazioni sono stati concessi 12’22’’ se-condi per intervenire sui Tg Rai, 9’12’’ su quelli Mediaset, per un totale di 21’34’’ pari all’1,01%. Solo per fornire termini di paragone, nello stesso mese il tempo di parola dei soggetti e organi costituzionali è stato di 3h44’43’’ (pari al 10.49% del totale) mentre quello di «partiti, movimenti politici, esponenti di partito» 4h33’18’’ (12.75%) e delle forze armate e di sicurezza pubblica po-co più di un’ora (1h01’37’’, 2.88%). Categoria, quest’ultima che comprende Esercito, Marina, Ae-ronautica, carabinieri, Guardia di Finanza, Prefetti, Polizia, Vigili del fuoco, Guardie forestali, Guardie carcerarie, etc., Protezione civile (anche C.R.I. e altre Associazioni di volontariato della Protezione civile), Vigilanza. 19 In questo caso l’appello ai candidati («Qualità nell’assistenza») viene direttamente preparato per essere sottoposto ad esponenti di Pd, Udc, Pdl, Sel, Lista Monti, M5S in un incontro pubbli-co tenutesi il 12 febbraio 2013 a Bologna. 20 Il resoconto dell’avvenimento non trova posto nel sito ufficiale dell’iniziativa ma in quello uf-ficiale del coordinamento delle organizzazioni (ongs.it).

M. Binotto M. Bruno Scambio di voto. La comunicazione politica della società civile organizzata per le Politiche 2013

21 XXVIII Convegno SISP (11 - 13 settembre 2014)

Draft. Copyright © 2014 (Marco Binotto - Marco Bruno). Pubblicato con licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0.

21 Immagine tratta dal sito di legambiente: http://www.legambiente.it/contenuti/articoli/diario-elettorale-i-partiti-alla-prova-dellambiente 22 Fanno eccezione quelle realtà che utilizzano i loro normali canali di diffusione, inclusi quelli “social” (le celle in arancio nella tabella). 23 Esiste ormai una vasta letteratura sulla crescente centralità nelle “campagne elettorali 2.0” del-la comunicazione sui Social Network Sites (Antenore, Morcellini, & Ruggiero, 2013; Bentivegna, 2012; Cioni & Marinelli, 2010). Occorre altresì notare come il web pare non abbia ancora sostitui-to la televisione come principale fonte di informazione politico-elettorale (Bentivegna & Ceccarini, 2013). 24 Esponenti o dirigenti di reti-invisibili.net, Associazione Federico Aldrovandi, Comitato Verità e Giustizia Per Genova, Comitato Piazza Carlo Giuliani - Onlus, Osservatorio sulla Repressione, Comitati Contro la Repressione.