scrittura sordita - · udenti, i bambini sordi sono circondati dalla scrittura ed esposti alle...
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Scrittura e SORDITA’
– un’esperienza nel mondo del silenzio -
Barbara Taglioni
Grafologa- Educatrice e Rieducatrice del gesto grafico
Via Natoli 20 – Messina
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Introduzione
La mancanza dell’udito è stato definito “il problema invisibile” perché le persone sorde in
apparenza sembrano essere come le altre, “normali”, e si è portati a pensare quindi che il
problema non sia poi, tutto sommato, così grave, sicuramente meno difficoltoso che
essere, per esempio, ciechi. Eppure coloro che conoscono bene tutti i problemi causati
dalla sordità possono affermare che essere sordi è certamente l’impedimento maggiore.
Basta soffermarsi a riflettere su questa condizione per capire che una persona sorda non
potrà mai sapere cosa significhi ascoltare la musica o un telegiornale, non potrà seguire
uno spettacolo, un film, la televisione, ma soprattutto non potrà essere indipendente dagli
altri. La sordità inoltre inibisce anche la parola nonostante l’apparato fonatorio sia in
genere perfettamente funzionante. Possiamo immaginare quindi come sia più complicato
per coloro che non hanno il dono dell’udito arrivare ad acquisire la padronanza del gesto
grafico, della corrispondenza del fonema-grafema ed ampliare la conoscenza di vocaboli
sempre nuovi, con le sfumature dei vari significati per giungere ad una comunicazione
scritta ricca di espressione.
La scrittura manuale non è, come si è portati a pensare, un apprendimento automatico e
scontato, ma è un’azione complessa per chiunque, che coinvolge e stimola il
funzionamento di tutte le aree cerebrali. Per imparare a scrivere è necessario che alcuni
fondamentali pre-requisiti, come ad esempio la percezione corporea, l’orientamento
spaziale e temporale, la coordinazione motoria e oculo-manuale, la lateralità, la capacità di
attenzione e memoria siano giunti a completa maturazione.
L’obiettivo di questa relazione è cercare di individuare aspetti grafologici comuni nelle
scritture di casi di sordità profonda, per capire se esiste una linea comune tra le grafie dei
non udenti.
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Tipi di sordità
Ogni anno nascono in Italia circa 2000 bambini affetti da sordità e dagli ultimi sondaggi
sembra che nel nostro paese siano ad oggi circa 92.000. Non sono una categoria
omogenea.
Esistono bambini nati sordi o diventati tali entro i tre anni, bambini diventati sordi dopo i tre
anni. Sordi fogli di sordi e sordi figli di genitori udenti. Sordi che conoscono la LIS (lingua
italiana dei segni) e chi non la conosce. Sordi rieducati al linguaggio con un metodo
esclusivamente orale. Sordi rieducati con metodo bimodale (allenamento acustico, lettura
labiale, linguaggio dell’italiano segnato) e sordi esposti ad un’educazione bilingue
(contemporanea esposizione del bambino alla lingua vocale e alla lingua dei segni).
Esistono inoltre diversi tipi di sordità catalogati in grandi gruppi:
IPOACUSIA TRASMISSIVA- Il danno è localizzato nell’orecchio esterno o in quello
medio, ossia in quella parte dell’orecchio deputata alla trasmissione meccanica del suono.
Le cause possono essere di vario tipo come malformazioni congenite, otiti croniche o
trascurate. Perforazione timpanica ecc
IPOACUSIA NEUROSENSORIALE- Il danno è localizzato nell’orecchio interno che
diventa incapace di trasformare le vibrazioni sonore in impulsi nervosi. Le cause possono
essere di tipo farmacologico, dovute a virus di varia natura, alla Sindrome di Ménière, a
neoplasie benigne del nervo acustico, ecc.
IPOACUSIA CONGENITA- la sordità in questi casi può essere di tipo ereditario o
acquisita
IPOACUSIA MISTA- Come si può evincere dal termine misto sono la somma di più tipi.
IPOACUSIA CENTRALE – Si verifica quando i suoni inviati dall’orecchio al cervello non
vengono correttamente interpretati.
Un’ulteriore classificazione delle ipoacusie riguarda il grado e il livello che va da LIEVE a
PROFONDA. In questa relazione prenderemo in considerazione solo i casi di SORDITA’
PROFONDA.
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il bambino sordo
Secondo la definizione OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il bambino sordo “è
quello la cui acuità uditiva non è sufficiente a permettergli di imparare la sua lingua, di
partecipare alle normali attività della sua età, di seguire con profitto l’insegnamento
scolastico in generale”
Utilizzando alcune considerazioni di esperti proviamo a capire meglio quale siano le
difficoltà che caratterizzano questa condizione.
Julian de Ajiuriaguerra, psichiatra francese esperto del gesto grafico dei bambini, ha
precisato che “il bambino affetto da sordità non è come il cieco il quale è visto anche se
non vede; il sordo, lui, non solo non sente ma non è sentito”. La povertà di linguaggio -
che spesso caratterizza chi non sente è in se stessa un handicap specifico poiché
restringe l’ampiezza e la varietà delle esperienze di un bambino e la sua capacità di
entrare in transazioni significative con gli altri.
Chi si trova a provare l’impotenza di non essere sentito è costretto, suo malgrado, a
provare un vuoto che destabilizza la comunicazione quando addirittura non la distrugge. Il
linguaggio parlato e scritto è infatti il principale veicolo dei nostri affetti e delle nostre
conoscenze.
Lev Vygotsky, psicologo russo morto prematuramente, ha molto efficacemente messo in
evidenza che la “sordità rappresenta non solo un’interruzione dell’attività del bambino in
rapporto al mondo fisico, ma soprattutto la disgregazione, la destituzione dei sistemi che
determinano tutte le funzioni del suo comportamento sociale”.
Bisogna anche dire che da troppo tempo la risposta riabilitativa è rivolta alla sordità
piuttosto che al bambino sordo, dimenticando l’unicità dell’individuo con le proprie
peculiarità. Una diatriba infinita riguarda la scelta tra metodo orale e gestuale a scapito del
processo evolutivo. Entrambi gli schieramenti sono da anni arroccati in posizioni
estremamente rigide e si sono resi responsabili di molti pregiudizi che si sono creati sui
bambini sordi.
In entrambi i casi non si prende sufficientemente in considerazione uno degli aspetti
prioritari e cioè l’evoluzione della personalità del singolo. Spesso nella letteratura al
riguardo si fa riferimento all’immaturità del sordo o alla sua rigidità di pensiero come
conseguenza della difficoltà linguistica, ma una qualunque educazione linguistica non può
risolvere tutti i problemi che il sordo è costretto ad affrontare. La deprivazione uditiva pone
l’individuo in una condizione di isolamento che è altamente rischiosa per l’evoluzione
psichica. Le difficoltà comunicative, infatti, pongono il bambino non udente in una
condizione di elevata dipendenza.
I momenti critici che caratterizzano la separazione dalla figura materna sono seriamente
minacciati dalla deprivazione uditiva e il distacco può diventare, per il bambino sordo un
evento traumatico da cui difendersi. Pensiamo per esempio alla difficoltà che
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generalmente i bambini incontrano nella fase di addormentamento per la preoccupazione
del buio. Il buio si identifica per il bambino non udente con una totale interruzione dei
rapporti con il mondo. L’impossibilità di chiamare e di essere ascoltato, caricano il buio di
un senso di angoscia difficilmente sperimentabile da una persona normo-udente. La
presenza della madre diventa una necessità e la sua funzione di intermediario con il
mondo deve necessariamente estrinsecarsi per un periodo più lungo di quello che
generalmente viene considerato adeguato per un bambino che sente.
Ma la dipendenza, sia pure da una madre “sufficientemente buona” dice Donald Winnicot,
grande pediatra e psicoanalista inglese, non garantisce al bambino sordo l’esperienza di
sentirsi compreso nelle proprie richieste. I suoi segnali possono non essere compresi con
la tempestività necessaria o possono addirittura essere male interpretati e ciò favorisce
l’innestarsi di comportamenti impulsivi e la preoccupazione di essere minacciati. La
sensazione di non essere compreso può inoltre spingere più facilmente ad una richiesta di
soddisfacimento immediato. Data l’assenza di linguaggio, nulla ci garantisce che “dopo”
accadrà qualcosa di piacevole o nulla ci avverte che arriverà qualcosa di sgradevole.
La difficoltà di accettare l’attesa, come differimento del proprio soddisfacimento, o
preparazione ad un evento sgradevole, rende quindi più complessa l’introiezione di regole
ed il “luogo del controllo” continua a rimanere esterno.
Spitz, psicoanalista austriaco naturalizzato statunitense, attribuisce alla padronanza del
NO, sia gesto che parola, un ruolo fondamentale nell’organizzazione della psiche poiché
consente l’instaurarsi di una comunicazione a distanza.
Il bambino sordo ha bisogno di un periodo molto più lungo per impossessarsi del pensiero
cosciente sotteso al NO e questo alimenta l’impulsività a cui abbiamo fatto riferimento
prima e la preoccupazione di essere schiacciato dall’esterno. Le ricerche svolte in ambito
psicologico su soggetti sordi evidenziano con una certa frequenza, la presenza di disturbi
psichici che si estrinsecano in comportamenti particolarmente aggressivi con una
tendenza alla maniacalità o in atteggiamenti di eccessiva chiusura. Nel passato tali
comportamenti sono stati diagnosticati come segni di ritardo mentale ed autismo e tali
etichette hanno creato pregiudizi non indifferenti sulla educabilità del sordo.
Il bambino che non sente corre quindi seri rischi da un punto di vista psicopatologico e tali
rischi devono essere considerati prioritari a qualsiasi educazione tenendo ben presente
che l’obiettivo primario deve essere quello di mantenere in vita in qualsiasi modo la
comunicazione.
Anziché accanirsi sulla superiorità di un metodo, come sta accadendo in questi ultimi anni
per il metodo gestuale, sarebbe forse più opportuno interrogarsi sul perché l’approccio al
bambino sordo finisce sempre per essere rigido e unilaterale, pur pretendendo di
combattere proprio questi aspetti. Si potrebbe allora porre una maggiore attenzione
all’ascolto psicologico e si potrebbe evidenziare la nostra “sordità” nell’ascolto delle sue
esigenze più profonde.
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Come imparano a scrivere i sordi ?
Uno degli interrogativi più frequenti che si sono posti gli studiosi è proprio in che modo i
bambini sordi possano stabilire una relazione fra suoni e lettere. Al pari dei loro coetanei
udenti, i bambini sordi sono circondati dalla scrittura ed esposti alle pratiche di scrittura
degli adulti anche se sono meno coinvolti in attività precoci e importanti ai fini
dell’alfabetizzazione quali, per esempio, il racconto di storie e la lettura di libri illustrati.
Indagini condotte con bambini sordi nell’ambito di un quadro teorico di riferimento uguale o
simile a quello condotto con bambini udenti , hanno mostrato che i bambini sordi, sebbene
in ritardo, attraversano le stesse fasi del processo di costruzione della lingua scritta dei
bambini udenti. In sostanza non si rilevano differenze soprattutto in quelle fasi in cui i
bambini udenti e quelli sordi condividono lo stesso approccio visivo alla scrittura. Delle
difficoltà possono essere riscontrate nelle fasi successive, in cui il rapporto fra lingua
scritta e lingua orale si fa più stretto.
Il bambino sordo, quando non siano accertati altri deficit associati, è un bambino con delle
potenzialità cognitive, comunicative, linguistiche e di apprendimento uguali a quelle di
bambini udenti. Per quanto riguarda le prime fasi di alfabetizzazione, è stato dimostrato
che seguono sostanzialmente anche lo stesso processo evidenziato nei bambini udenti
facendo affidamento su strategie di tipo visivo. Nella fase di scrittura alfabetica invece i
bambini sordi sembrano avere maggiore difficoltà seguito poi da un periodo di
consolidamento delle conoscenze alfabetico-ortografiche, in cui sia la costruzione di
rappresentazioni fonologiche, sia l’uso di strategie visivo-ortografiche stabilizzano una
conoscenza della scrittura ortografica delle parole.
La scrittura purtroppo costituisce un tema abbastanza trascurato dalla letteratura sulla
sordità, i pochissimi testi esistenti confermano lo scarso interesse dedicato a tale
argomento che a nostro giudizio è in realtà da approfondire per migliorare la necessaria e
imprescindibile interazione con la personalità dell’individuo sordo.
La mia esperienza
La vita di ognuno di noi è densa di opportunità, l’importante è rimanere vigili, aperti, pronti
a riconoscerle e a permettere al “nuovo” di arricchirci.
Sono entrata in contatto con il mondo dei sordi in una mattinata siciliana stranamente
uggiosa, poco prima del Natale 2011, quando, in un piccolo stand nella pubblica piazza
della città, un gruppo di non udenti cercava di far conoscere l’ENS (Ente Nazionale Sordi)
e le sue iniziative, sia a livello locale che nazionale. Mi hanno circondato sorridenti e
accoglienti, e attraverso la presenza di un interprete ho potuto scambiare qualche frase
con loro. Quando hanno scoperto che sono una grafologa si sono illuminati e con grande
entusiasmo e curiosità mi hanno invitato a tenere un seminario nell’ aula magna presso la
loro sede. L’incontro è puntualmente avvenuto dopo circa tre mesi (il video è visibile sul
sito ENSMESSINA o su http://video.com/user6621398/videos/page:12/sort:date) Le
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ore trascorse davanti ad una platea di sordi sono state una delle esperienze della vita che
mi rimarranno per sempre nel cuore. La cosa che mi ha colpito è stato il grande silenzio
che avvolgeva la sala della conferenza e il parlare (con l’aiuto di un interprete) ad una
platea muta. Nel mondo degli udenti siamo sommersi dal rumore, lo spazio del silenzio è
sempre occupato, ci è difficile immaginare di comunicare senza produrre dei suoni, mentre
in quel caso ero circondata dal solo fruscio di un linguaggio “acrobatico e bellissimo” dove
ero io a sentirmi esclusa. Ho compreso cosa intendono dire i non udenti quando affermano
che: il problema più grande per i sordi sono gli udenti. Sono rimasta colpita
immediatamente dall’idea di approfondire la condizione della sordità rispetto al gesto
grafico ed è iniziato così un periodo di frequentazione reciproca in cui ho potuto
raccogliere personalmente diversi campioni sia di grafie che di disegni. La mia idea era
quella di verificare se, quali e quanti elementi comuni si potessero ritrovare nella
documentazione raccolta.
Premessa metodologica
È importante fare qualche precisazione in merito al metodo applicato in questa analisi che
non vuole avere alcun carattere scientifico poiché non ho potuto analizzare un campione
elevato e uniforme di persone. Non ho tenuto conto per esempio se il soggetto fosse figlio
di genitori sordi o no e anche la fascia di età non è omogenea. I test sono stati
somministrati singolarmente a ogni soggetto e non in gruppo. Per il test dell’albero ho
scelto di utilizzare quello della Storà (omettendo il quarto albero) che è meno noto di
quello di Koch, e può essere utilizzato anche da un grafologo come termine di
arricchimento e di confronto rispetto alla scrittura. Il metodo che ho utilizzato per l’analisi è
quello della scuola francese, sia per le grafie che per i disegni. Questi ultimi sono stati
esaminati solo dal punto di vista grafologico (spazio, tratto, pressione, ecc). La
caratteristica comune a tutti i soggetti è il tipo di ipoacusia, si tratta infatti di persone affette
dalla nascita da sordità profonda. Preciso inoltre che ho raccolto il consenso all’utilizzo del
materiale, che i soggetti sono tutti maggiorenni e che comunque per una questione di
privacy ho scelto nomi di fantasia.
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Casi reali - scritture e disegni
Riporto qui di seguito alcuni dei casi che ho raccolto che mi sono sembrati più significativi
rimandando al capitolo successivo le relative considerazioni..
Primo caso ALESSIA 25 anni – laureanda-sorda dalla nascita-genitori udenti
Saggio grafico test persona sotto la pioggia
Albero 1 Albero 2
Albero 3
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Secondo caso Mirco 35 anni diploma superiore – sordo dalla nascita – genitori udenti
Saggio grafico test persona sotto la pioggia
Albero 1 Albero 2 Albero 3
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Terzo caso Francesca 32 anni – diploma superiore – sorda dalla nascita- genitori sordi
Saggio grafico test persona sotto la pioggia
Albero 1 Albero 2 Albero 3
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Quarto caso Franco 29 anni – diploma superiore –sordo dalla nascita – genitori sordi
Saggio grafico test persona sotto la pioggia
Albero 1 Albero 2
Albero 3
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Quinto caso Patrizia 36 anni – diploma superiore – sorda dalla nascita – genitori udenti
Saggio grafico Test persona sotto la pioggia
Albero 1 Albero 2 Albero 3
Sesto caso Grazia 22 anni – laureanda – sorda dalla nascita –genitori sordi
saggio grafico
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Considerazioni e Conclusioni
Gli elementi comuni riscontrati nelle grafie e nei disegni esaminati che qui sintetizzo sono i
seguenti:
- L’occupazione spaziale rigidità ordine e privilegio della parte sinistra
- Il movimento immobile o controllato
-
- L’inclinazione prevalenza di verticale e rovesciata
-
- I tratti finali brevi
-
- La prevalenza dell’arco
- Le lettere affettive da rotonda a ovalizzata con ovali chiusi e arrotolati
- La lettera “d” presenza della “d” dissociata
La comunità dei sordi si considera orgogliosamente una minoranza etnica che racchiude
un patrimonio culturale e linguistico da difendere per vivere in modo meno traumatico e
invalidante possibile in mezzo al mondo dei normo udenti.
Ciò che è emerso dall’esame dei disegni e delle grafie è la costante posizione di difesa e
la presenza di una generale tensione dei soggetti, una rigidità e una diffidenza verso il
mondo circostante che fa registrare una scarsa progettualità e la permanenza di aspetti
adolescenziali anche in soggetti adulti. Altri aspetti rilevati e confermati da più segni sono
la necessità di ancorarsi a punti di riferimento conosciuti, di organizzare la propria
quotidianità entro confini ben precisi, la presenza di un forte autocontrollo che frena
l’espressione e condiziona l’esternazione dei sentimenti. Sono presenti pudore e una certa
inibizione nelle relazioni con il prossimo unite a una buona dose di permalosità.
Daniela Fabbretti nella prefazione del suo libro “Scrittura e sordità” scrive: poco o nulla si
sa su quanto scrivono le persone sorde, su cosa scrivono, su quale ruolo svolge la
scrittura nella loro vita quotidiana e nei loro scambi comunicativi”. Per costruire un
intervento pedagogico mirato alle reali esigenze delle persone sorde sarebbe opportuna
una maggiore attenzione da parte della ricerca alla produzione grafica della cultura sorda.
Come già anticipato in precedenza, quanto sin qui evidenziato non vuole avere la
presunzione di un valore scientifico, ma ha lo scopo di attirare l’attenzione sulla necessità
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di approfondire lo studio della produzione grafica dei sordi come mezzo di comunicazione
e di scoperta di personalità che usano le mani come abili prestigiatori che di-segnano
nell’aria gesti magici e acrobatici, che vedono lo stesso nostro mondo, quello che noi
abbiamo la fortuna anche di sentire
Bibliografia
- MANUALE TEORICO-PRATICO DI GRAFOLOGIA – agif –Biblioteca di Orfeo Roma
- LETTERA A UNA LOGOPEDISTA –Renato Pigliacampo – Edizioni Kappa
- SCRITTURA E SORDITA’ – Daniela Fabbretti ed Elena Tommasuolo – Carocci Editore
- SIMBOLOGIA DELLA SCRITTURA – Paolo Bruni – Xenia Edizioni
- LA SCRITTURA E IL CARATTERE – Ludwig Klages – Mursia
- L’INTERPRETAZIONE DELLA SCRITTURA – Robert Heiss
- PENSIERO E LINGUAGGIO – Lev Vygotsky - Giunti
- IL REATTIVO DELL’ALBERO – Karl Koch – Giunti
- E TU CHE ALBERO SEI? – Evi Crotti – Mondadori
- IL TEST DEL DISEGNO DELLA FIGURA UMANA – Vittorio L. Castellani
- LEGGERE E SCRIVERE IN UN CONTESTO BILINGUE – Silvia Ceria
- IL GIARDINO DI ADONE N 17 Farfalle di carta – la scrittura dei sordi – Ilaria Longobardi