scultura contemporanea, omaggio a domenico ghidoni - catalogo della mostra

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SCULTURA CONTEMPORANEA omaggio a DOMENICO GHIDONI

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Il catalogo della mostra Scultura Contemporanea, omaggio a Domenico Ghidoni, a cura del Comune di Ospitaletto e di www.stilearte.it

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  • scultura contemporaneaomaggio a

    domenico ghidoni

  • 2Mostra: Scultura contemporanea Omaggio a Domenico Ghidoni

    Ente organizzatore: Comune di Ospitaletto (Bs)

    Sede espositiva: Ospitaletto, Centro Polifunzionale via Martiri della Libert 40/A Data mostra: 13 dicembre 2015 - 24 gennaio 2016

    Orari mostra: sabato 14.30 - 18.00 domenica 10.00 - 12.30 / 15.30 - 18.00 chiuso 26-27 dicembre 2015 Entrata gratuita

    Composizione della giuria: Alfonso Panzetta (presidente) Adriana Conconi Fedrigolli Roberto Martorelli Nicola Rocchi Giuseppe Virelli

    Curatrice del Premio: Adriana Conconi Fedrigolli

    Progetto, organizzazionecoordinamento generalecatalogo, graficaufficio stampacuratela della mostra: Bernardelli Curuz editore - Stile Arte

    Allestimento: Alessandro Scalvenzi - LAura cornici

    Scultura contemporaneaOmaggio a Domenico Ghidoni

    Comune di Ospitaletto (Bs)

    Ospitaletto, Centro Polifunzionalevia Martiri della Libert, 40/A

    13 dicembre 2015 - 24 gennaio 2016

    sabato 14.30 - 18.00 domenica 10.00 - 12.30 / 15.30 - 18.00chiuso 26-27 dicembre 2015Entrata gratuita

    Alfonso Panzetta (presidente)Adriana Conconi Fedrigolli Roberto MartorelliNicola RocchiGiuseppe Virelli

    Adriana Conconi Fedrigolli

    Progetto, organizzazionecoordinamento generalecatalogo, graficaufficio stampaBernardelli Curuz editore - Stile Arte

    Alessandro Scalvenzi - LAura cornici

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  • 3P R E M I OB I E N N A L EI N T E R N A Z I O N A L E

    D IS C U L T U R A

    Comune di Ospitaletto

    SCULTURA CONTEMPORANEAomaggio a

    DOMENICO GhIDONI

    DOMENICO GhIDONI

    con un saggio critico di Adriana Conconi Fedrigollie

    fotografie di Emanuele Bernardelli Curuz

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  • 5Ospitaletto, dopo un intenso lavoro, grazie a una forte convergenza della popolazione e delle forze politiche, pone, con questa mostra e con questa prima edizione biennale del Premio internazionale di scultura, la propria candidatura tra i principali centri italiani dedicati alla scultura contemporanea, nel raccordo con larte ottocentesca, qui, da noi, perfettamente rappresentata da Domenico Ghidoni (1857-1920).

    Ghidoni venne alla luce a Ospitaletto da una famiglia di contadini. Studi a Brera, realizz importantissimi monumenti milanesi, ma fu bloccato dal clima di censura di quegli anni per aver presentato un bozzetto relativo al tema della prostituzione, attraverso il quale agiva sulle coscienze degli uomini. Di chi era la colpa di quel degrado? Delle donne che si mercificavano o degli uomini che le trasformavano in oggetto di acquisto? La scultura dest, concettualmente, scandalo e Ghidoni trov sempre pi chiusi gli spazi milanesi. Egli aveva dato allopera una connotazione sociale: laveva intitolata Le nostre schiave.

    Lartista oper poi molto a Brescia. Tra i monumenti popolarmente pi noti, ricordiamo quello a Tito Speri, nellomonima piazzetta cittadina, e quello a Moretto, davanti alla sede della Pinacoteca Tosio Martinengo. Di grande impatto anche il monumento agli Emigranti. Lidea quella, pertanto, di realizzare il nucleo di un Museo dedicato a Ghidoni e alla didattica della scultura. Frattanto si proceduto allorganizzazione di un premio internazionale di scultura contemporanea, per inserire Ospitaletto in un circuito ampio, legato alle nuove forme di espressione. Ghidoni lascia infatti un messaggio di rottura degli schemi, non tanto sotto il profilo stilistico quanto concettuale.

    Il nostro concittadino interpretava efficacemente il proprio tempo. Come noi chiediamo agli artisti di oggi, di interpretare il loro e il nostro. Il risultato, splendido, sotto gli occhi di tutti, in questo catalogo e in questa mostra.

    Arch. Giovanni Battista SarnicoSindaco di Ospitaletto

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  • 7La mostra

    Gli artisti sono presentati, nelle prossime pagine, in ordine alfabetico

  • 8SILVIO AMATO

    Giunge alla scultura, sviluppando in chiave creativa la sua professione di restauratore. Attraverso larte del restauro avverte, nelle tecniche e negli sviluppi stilistici, lanima del passato. Sviluppa scultura moderna che guarda comunque a tempi remoti, in particolar modo attraverso il recupero di materiali carichi di storia, come il legno di castagno antico recuperato tra i materiali di scarto delle ristrutturazioni di vecchi casolari. In alcune opere, fa anche uso di metalli combinati al legno, non ultima, la ceramica. Al centro dellosservazione ci sono le tradizioni, il paesaggio, il mare della costa dAmalfi, ma anche le colline Toscane. A partire dal 2012 espone in numerose mostre personali o collettive, tra la Campania e la Toscana. E direttore artistico per la sezione mostre di incostieraamalfitana.it, fondatore di CostieraArte e del Laboratorio Artistico Costa dAmalfi che ricorda la scuola dei grandi pittori Costaioli. Nel 2014 viene nominato ambasciatore del Movimento Artistico Nautistmo. E Direttore artistico del Premio CostieraArte.

    Silvio Amato, Evoluzione, 2015ceramica e metallo, 60 x 20 x 50 cm

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    ALESSANDRO FABIO BASILE

    Nato a Bari nel 1971, ha frequentato il Liceo Artistico, poi lAccademia di Belle Arti, quindi un corso triennale di restauro. Ha al suo attivo numerose personali di grafica, pittura e scultura. Ha restaurato importanti opere, come la cupola del teatro Margherita di Bari. Nel laboratorio, situato nellantico centro storico di Turi (Bari), realizza sculture in vari materiali, tra i quali il bronzo, ma pure affreschi e decorazioni. E autore di opere scultoree per privati e di numerose opere pubbliche, tra le quali una stele policroma in pietra dedicata alla figura del Bersagliere, realizzata nel 2011, e un monumento per le Vittime della strada, inaugurato nel 2014.

    Alessandro Fabio Basile, Labbraccio del figlio, 2015bronzo patinato, 40 x 35 cm

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    FLAVIA BERARDI

    Nata e cresciuta a Roma, fin dai primi anni di vita dimostra capacit e sensibilit artistiche. Dopo studi classici si diploma nel 2015 in Decorazione presso lAccademia di Belle Arti, dove apprende molte tecniche artistiche che spaziano da quelle pittoriche a quelle plastiche, rinnovando la tradizione attraverso un linguaggio contemporaneo. Colore e luce sono le parole chiave del suo lavoro, che cerca di esprimere il conflitto tra razionalit e sensibilit.

    Flavia Berardi, Luce, 2015tecnica mista, gesso e lampada, 70 x 45 x 25 cm

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    MIChELA BIANChI

    Si avvicina allarte nel 1981 e, nello stesso anno, partecipa ad un corso di pittura su porcellana. Frequenta numerosi seminari con artisti famosi provenienti da varie parti del mondo. Nel 1991 si avvicina alla tecnica antichissima della fusione del vetro (glass-fusing) ed accosta al vetro la creta cruda, cotta, smaltata, raku, creando oggetti unici. Nel l996 inizia ad esprimere una sua tecnica personale dipingendo su porcellana con lustri, rilievi e foglia oro 23 k. Dal 1998 alcune sue opere sono esposte alla Collezione Permanente di Arti del Fuoco, presso Villa Vertua di Nova Milanese. Suoi lavori sono pubblicati su riviste specializzate di tutto il mondo. Le trasparenze, la luce, la stessa aria sono elementi dominanti dei suoi lavori dalle forme leggere e sorprendenti.

    Michela Bianchi, Freedom, 2009vetrofusione con vetri opalescentie base in creta raku, 30 x 30 x 28 cm

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    DANIELE BOI

    Giovane scultore bresciano (1989), inizia la propria attivit espressiva e di ricerca parallelamente agli studi, prima al Liceo artistico Maffeo Olivieri a Brescia, poi allAccademia di Belle arti Santa Giulia, sempre nella citt capoluogo, dove nel 2012 consegue la laurea di primo livello in scultura e, nella stessa accademia, nel 2014, la laurea di secondo livello in Scultura pubblica monumentale. La scelta di temi eloquenti ben si allinea a una predisposizione per una ricerca monumentale, che interloquisce con il territorio circostante. E stato invitato a numerosi eventi espositivi in spazi pubblici di grande rilievo architettonico, tra i quali il Monastero di San Pietro in Lamosa, il Museo Lechi di Montichiari, il Castello di Brescia. Sue opere pubbliche sono state collocate in luoghi di rilievo, allinterno dei quali segnaliamo il centro Le tre torri di Brescia, ArteValle di Mompiano, il Castello Oldofredi di Iseo.

    Daniele Boi, Metamorfosi, 2013marmo rosa perlino e granito rosa beta, 50 x 90 x 27 cm

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    RICCARDO BONFADINI

    Riccardo Bonfadini nasce a Cremona nel 1971. Figlio darte, impara a dipingere avendo come maestro il padre Pino. Partendo da una tradizione figurativa, giunge ad unarte decisamente pi contemporanea e di ricerca. Negli ultimi anni ha realizzato lavori attraverso lutilizzo di materia plastica, denominati Industrial Fossil. Le sue opere prendono forma grazie ad una ironica visione della quotidianit; il recupero/riciclaggio degli oggetti diventa funzionale al concetto: giochi di parole ed immagini raccontano con leggerezza la nostra contemporaneit. Attraverso lutilizzo di minuscoli personaggi riscostruisce scene di vita quotidiana, scardinando luoghi comuni della nostra epoca. Tra le varie mostre personali: nel 2007 espone al Circolo della Stampa di Milano in una mostra intitolata Mondo Sf(p)ogliato. Nel 2008 espone al Parlamento Europeo di Strasburgo con la mostra Arte da Leggere. Nel 2007 vince il Premio delle Arti e della Cultura a Milano; nel 2010 partecipa ad Art Basel Miami Beach (U.S.A.) Nel 2012 tra i vincitori del Premio Ora; nel 2013 vincitore del secondo premio scultura al Concorso Nocivelli.

    Riccardo Bonfadini, Lezione di Lettere, 2014macchina per scrivere anni 70 e personaggi in miniatura su base legno, cm 45 x 45 x 25 cm

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    DENIS BROCChINI

    Artista veneto (1974), sceglie la professione della scultura, dopo un percorso formativo segnato da tre tappe. Nel 1991 il diploma di maestro darte alla scuola Selvatico di Padova; nel 1995 il diploma al Liceo artistico Arturo Martini di Vicenza e nel 1996, anno in cui inizia a frequentare lAccademia di Belle arti di Venezia dove si iscrive al corso di pittura - intraprende lattivit lavorativa nel laboratorio di scultura Bruno Peotta, di Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza. Lartista procede parallelamente in una ricerca pittorica e nellambito della scultura, con la quale quotidianamente in contatto e della quale conosce approfonditamente numerose tecniche e materiali. Sotto il profilo espositivo, al di l di mostre italiane, da segnalare la sua partecipazione, con lopera in marmo, De-costruzione, allItalian in DC Festival, tenutosi Washington, nel 2012.

    Denis Brocchini, Alter ego, 2015marmo di Carrara, ferro, filo di nylon, 37 x 23 x 23 cm

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    GIANNI BUZZI

    Dalla conoscenza del settore di falegnameria alla ricerca promossa dalla volont di coniugare la tradizione artigianale, appresa dal padre, con la possibilit di moltiplicare le soluzioni creative ed espressive, utilizzando i nuovi mezzi tecnologici. Stesso percorso, soluzioni diverse. La prima dettata dalla conoscenza della materia e delle attrezzature; il risultato che le decorazioni e la geometria danno un risultato simile a quello dellintarsio, con la differenza che le decorazioni sono bifacciali e portanti, quindi innovative. La seconda concettuale, nasce dalla preparazione di composizioni, basate sul parallelepipedo, che si offre a tagli non regolari e diversi, con possibili deformazioni interessanti sotto il profilo formale.

    Gianni Buzzi, Pinocchio calciatore, 2010dinamica composta lignea, 21 x 32 x 80 cm

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    CASA A MARE

    E il contenitore di un immaginario parallelo, come una seconda vita che replica tutti gli oggetti, le abitudini, le ossessioni della prima con un meccanismo di riconversione capace di costruire una nuova scala di valori. Casa a Mare si struttura come un processo in fieri, un laboratorio dinamico che prevede azioni di carattere performativo e installativo; parte integrante delloperazione la raccolta di appunti visivi disponibile sulla pagina facebook omonima. Casa a Mare un progetto di Luca Coclite e Giuseppe De Mattia a cura di Claudio Musso. Luca Coclite - Gagliano del Capo (Le), 1981 - artista e videomaker da sempre legato allimmagine, alla sua costruzione, fisica e immateriale, attraverso la lettura del paesaggio socio-antropologico. Nel 2011 fonda Ramdom association e da diversi anni collabora a numerosi progetti artistici tra cui Progetto Gap e Lastation. Giuseppe De Mattia (Bari, 1980) artista visivo. Da diversi anni collabora con lArchivio Nazionale del film di Famiglia Home Movies di Bologna. Collabora con diversi artisti, filmaker, architetti e musicisti. E rappresentato da Nowhere Gallery di Milano, Block art space di Istanbul e Materia di Roma. Ha pubblicato con Danilo Montanari Editore e Skinnerboox.

    Casa a Mare, Paracane, 2015tecnica mista, mattoncini in terracotta, stucco, pigmento nero purovetro, legno di rovere, plexiglass, 23 x 26,3 x 15 cm

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    pIETRO DANGELO

    Pietro DAngelo, scultore palermitano, nasce nel 1974. Fin da piccolo mostra interesse verso larte scultorea. A 12 anni infatti, inizia a frequentare lo studio di un artista conterraneo, dal quale apprende le tecniche del bronzo, della terracotta e delle resine. Consegue il diploma di maturit artistica nel 1992 al Liceo Artistico Statale II di Palermo. Nel 1999 si trasferisce a Bologna e si iscrive allAccademia di Belle Arti nella sezione scultura, diplomandosi nel 2005. Due anni dopo, ottiene labilitazione allinsegnamento per le discipline plastiche e, dal 2008, esercita per qualche anno la professione di docente di discipline plastiche in istituti superiori di Palermo. La sua carriera espositiva inizia nel 2002 con fiere, mostre collettive, di ambito nazionale - a Bologna, Forl, Milano, Torino, Napoli, Palermo, Roma, Montevarchi - ed internazionali - a Innsbruck, Miami, Tel Aviv e Londra -. Ha al suo attivo anche mostre personali: nel 2004 Operazione Contemporanea a Latina e a Velletri, nel 2006 Pelle DAngelo a Palermo che viene anche allestita due anni dopo alla Civica Galleria G. Sciortino di Monreale. Nel 2011 due personali al Museo della Grafica a Naro e alla Ermanno Tedeschi Gallery di Milano. Nel 2013, una personale nella medesima galleria, alla sede torinese e alla sede romana. La sua produzione si configura come un filone di sperimentazione, verso nuove tecniche e materiali. Nel 2015 uno dei suoi lavori, Pole Dance, entrato nel libro Guinness World Record come la scultura di graffette pi alta del mondo.

    Pietro DAngelo, Fanciullo con gatto, 2015assemblaggio, rete e graffette in acciaio inox120 cm x 50 cm

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    ANTONIO DELLI CARRI

    Antonio delli Carri nasce a Foggia il 15 maggio del 1989. Si diploma nel 2008 al liceo Classico V. Lanza e, dopo aver frequentato per due anni la Facolt di Beni Culturali a Foggia, si iscrive nella stessa citt allAccademia di Belle Arti, acquisendo nel 2015 il diploma Accademico di Premio Livello in Scultura. Nonostante la giovane et, ha gi partecipato a varie collettive e concorsi artistici nazionali ed internazionali. Segue da alcuni anni scultori conterranei, con i quali ha costantemente la possibilit di esercitarsi e confrontarsi. Durante il percorso formativo non trascura l indagine della modellazione, delle tecniche di stampo e riproduzione e delle nuove tecnologie utilizzate nella statuaria. Essendo ancora al principio della sua ricerca artistica, ha scelto le resine e lalluminio come medium per la realizzazione delle sue prime opere scultoree di carattere contemporaneo.

    Antonio delli Carri, Mappina al grano ed al melograno, 2015scultura-agglomerato, resine epossidiche e poliesteri 100 x 100 x 20 cm

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    MARCO FATTORI

    La sua formazione unisce lo studio di regia cinematografica - Accademia Nazionale delle Arti Cinematografiche di Bologna - allarchitettura. E la fusione di questi due filoni tecnico-espressivi, allapparenza cos lontani, che lartista sviluppa, attraverso tecniche miste, la propria arte informale, sempre ancorata a un forte assunto concettuale.

    Marco Fattori, Suprematismo di Sistemi, 2012tecnica mista, compensato, legno76,5 x 54 x 10,5 cm

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    FRANCESCO FIRpO

    Francesco Firpo vive a Genova. Ha uno studio darte nel centro storico della citt. Oltre alla scultura si interessa, da sempre, di teatro per bambini. Ha scritto commedie, diretto compagnie, organizzato tourne e stagioni di teatro per ragazzi

    Francesco Firpo, I sogni della colonna, 2015tavole di abete, sagomate e unite con viti, 140 x 50 x 50 cm

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    GABRIELE GARBOLINO R

    Torino 1974. Dopo essersi diplomato in scultura allAccademia di Belle Arti di Torino nel 1996, partecipa ad una serie di mostre collettive tra cui Vanitas al Museo Sandro Parmeggiani di Renazzo e alla Fondazione Palazzo Bricherasio di Torino. Nel 2008 una sua opera entra a far parte della Collezione di scultura della Fondazione Gianadda, di Martigny, Svizzera, espone ad ArteFiera a Bologna e al Pavillon des arts e du disign, Jardin des Tuileries a Parigi. Realizza i ritratti bronzei dei successori di Don Bosco per la chiesa di Maria Ausiliatrice a Torino, i gruppi scultorei dedicati alla Madonna della Salette per il Santuario di Vi e il Cristo Risorto ligneo per labbadia di Oulx. E autore di opera pubbliche tra le quali: Eclissi di sole per il Parco di scultura di Ostellato, il monumento ai Caduti sul lavoro per il Comune di Collegno, Uno di noi per il Comune di Pianezza, Stele delladolescenza per il Parco di scultura di Vi, Atleta per il centro sportivo di Marene, Lavoro edile per la Cassa Edile di Savona e il monumento alle missioni umanitarie di Diano Marina. Tra le mostre personali ricordiamo Ipotesi per un ritratto contemporaneo nella galleria Nobile di Bologna e Gabriele Garbolino R al Museo dArte Moderna Fabbriche Chiaromontana di Agrigento. Del 2013 la sua personale Ritratto multiforme e la partecipazione alla collettiva Alluminio tra Futurismo e contemporaneit, presso il Cassero per la scultura italiana dellOttocento e del Novecento, a Montevarchi. Nel 2015 presente alla mostra Holy Mister y (il sacro e il mistero nellarte contemporanea) nella Chiesa del Sacro Volto di Torino, in occasione dellostensione della Sindone e vince il concorso indetto dalla CEI, assieme allo Studio di Architettura Kuadra di Cuneo, per la realizzazione della nuova Chiesa di Cinisi.

    Gabriele Garbolino R, Filo dacqua, 2011terracotta ceramificata, 40 x 20 x 20 cm

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    ATTILIO GERBINO

    Nasce a Caltanissetta, nel 1970. Vive e opera a Riesi (Cl) e a Caltagirone (Ct). Studi artistici e laurea in Architettura nel 1997. Fino al 2004 insegna Arte a Torino e lavora a progetti artistici, integrando le tecniche tradizionali al digitale. Rientrato in Sicilia, dal 2007 per otto anni ha curato le mostre (grafica, testi, allestimenti e comunicazione) per la Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone (Ct). Insegna Arte agli adolescenti e colleziona opere darte e fotografia.

    Attilio Gerbino, City, 2005polistirolo e nastro, 123 x 64,5 x 6 cm

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    ANNA GhILARDI

    Nasce a Crema (Cr) nel 1985. Nel 2003 si diploma presso il liceo artistico della cittadina natale. Successivamente si iscrive allAccademia di Belle Arti di Carrara, dove frequenta il corso di scultura. Nel 2011 si diploma in scultura in marmo. Partecipa a diversi simposi artistici in Toscana, Lazio, Lombardia, Ungheria. Espone in numerose mostre, tra le quali quelle allestite al palazzo della Regione Lombardia a Milano, allIsola del Garda, al Museo del Botticino a Rezzato, allo studio artistico Ponte di ferro, a Carrara. Inoltre partecipa a Solo donne, a Torano di Carrara, a TAAM, Museo dellalabastro a Volterra e al Museo di S. Giulia a Brescia. presente a pi edizioni della Biennale di Soncino, a Marco, Soncino (Cr) e alla XII Biennale di grafica e arti, Citt di Castelleone. Vive e lavora a Soncino.

    Anna Ghilardi, Erosion, 2015scultura in marmo di Carrara, 55 x 33 x 17 cm

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    CORRADO GUDERZO

    Corrado Guderzo nato a Genova dove attualmente vive e lavora. Si formato artisticamente e professionalmente a Genova e a Carrara, dove ha concluso i suoi cicli di studio. E scultore e docente di discipline plastiche. Dal 1993 svolge il ruolo di responsabile dellIstruzione Degli Adulti (I.D.A.) presso il Liceo Artistico Klee/Barabino, contribuendo con il suo collegio a definire un modello di didattica sperimentale, ancora oggi unico ed inimitato in Italia. Ha partecipato ad esposizioni darte personali e collettive. Parte della sua produzione artistica in collezioni private nazionali ed internazionali. Nel 2003/2004 ha realizzato lopera pubblica Le Radici della vita le memorie osservate dallarte collocata nell Ecomuseo di Crosara di Marostica (Vicenza). Nel 2002 ha pubblicato per la casa editrice Bassano il libro Orme ritrovate Identit tra arte e territorio. Nel 2004 ha collaborato alla pubblicazione ed al progetto grafico del libro Ecomuseo della paglia nella tradizione contadina, di cui una parte dedicata alla descrizione dellopera pubblica sopra menzionata. Ha avuto collaborazioni in ambito museale in Italia e in Finlandia.

    Corrado Guderzo, Primordi di esistenza, 2012resina e metallo, 100 x 75 x 14 cm

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    ARIAN KALARI

    Arian Kalari nato a Tirana dove frequenta il liceo artistico. Partecipa a diverse mostre di scultura a livello nazionale e decide di andare oltre. Vince il concorso dammissione presso lAccademia delle Belle Arti di Tirana e nel 1988 si laurea in scultura monumentale. Subito dopo, insieme con altri artisti, si schiera contro il sistema dittatoriale che opprime lAlbania. Costretto a lasciare la patria, chiede lasilo politico presso allambasciata italiana. Raggiunge lItalia nel luglio del 1990. Arrivato in Toscana, terra del Rinascimento, si stabilisce a Firenze, dove si mette a studiare da vicino i grandi artisti. Vive tra Volterra e Tirana. Alcune sue opere si trovano alla Galleria Nazionale di Tirana e tante altre, acquistate dai privati o enti, sono in diverse citt dItalia, dEuropa e degli Stati Uniti.

    Arian Kalari, Ritratto di bambina, 2014pietra scolpita, altezza 40 cm

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    MIChELE LIpARESI

    Nasce a Bologna nel 1986. Si diploma al Liceo Arcangeli del capoluogo emiliano nel 2008. Laurea di triennio in Arti Visive Scultura nel 2012, Accademia di Belle Arti di Bologna. Primo premio al Right Brain in a White Box di Artitude, Milano-Fuori Salone 17-22 Aprile 2012. Collettiva a Casa Masaccio, San Giovanni in Valdarno (AR), Come s, curata da Arabella Natalini e Elena Magini, 22/2-24/3 2014. Laurea in Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi-indirizzo Scultura, Accademia di Belle Arti di Firenze, 9 marzo 2015. Menzione speciale alla Fondazione Giuseppe Lazzareschi, Porcari (LU), collettiva 23/5-13/6 2015. Terzo classificato alla settima edizione del premio Nocivelli, Brescia 2015.

    Michele Liparesi, Alce, F-lux, 2015rete metallica, 100 x 80 x 200 cm

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    ChRISTIAN LORETTI

    Nato nel 1977 a Foggia, Christian Loretti si laureato allAccademia di Belle Arti di Foggia, con specializzazione in scultura. Docente di Discipline plastiche scultoree nei Licei Artistici, anche stato professore di Scultura, Anatomia artistica, Formatura, Tecnologia e Tipologia dei materiali allAccademia di Belle Arti Lorenzo da Viterbo (Vt). Giovanissimo, si affaccia sulla scena artistica nazionale con progetti destinati a spazi pubblici in varie citt. La sua arte influenzata dagli scultori italiani del secondo Novecento, e i materiali che predilige sono il bronzo e lalluminio, pur non disdegnando altre leghe e composti sintetici. Per le sue sculture trae ispirazione soprattutto dalla natura, con opere che possono integrarsi perfettamente negli spazi aperti, e che siano di possibile lettura per tutti, una ricerca plastica e iconica che ricodifica la scultura di materia attraverso opere mosaicate, interpretazioni animali e nuovi linguaggi cesellati sul metallo. Ha partecipato a numerosi concorsi nazionali per la realizzazione di monumenti in spazi pubblici, conseguendo piazzamenti donore e, soprattutto, vittorie prestigiose: nel 2004 il primo premio al concorso Lo stupore di Cuneo, con lopera Sapone, ora esposta in un parco della citt, e nel 2008 vince il concorso pubblico bandito dal comune di Santo Stefano Ticino (Mi) per la realizzazione di un complesso di sculture dedicate al toro simbolo della citt da sistemare in piazza Moro. La sua esperienza nella progettazione urbana e nel decoro di importanti giardini pubblici gli hanno permesso di lavorare con diverse amministrazioni pubbliche e partecipare a vari progetti di riqualificazione ed interventi su opere monumentali. Ha inoltre partecipato a mostre personali e collettive di importanza sempre crescente, come le collettivae Porticato Gaetano a Gaeta (1999), Il giardino di Roberto alla Fondazione Peano di Cuneo (2012), Alimentum alla Fondazione Banca del Monte (Foggia, 2012), Culture a confronto, organizzata dalla Fondazione De Nittis nel Castello di Barletta (2012) e Alluminio tra futurismo e contemporaneit: un percorso nella scultura italiana sul filo della materia (2013, museo Cassero per la scultura di Montevarchi), comprendente una sezione storica (con opere di Thayaht, Ram, Regina, Di Bosso, Munari Trubbiani, Somaini, Zavagno e altri), e una sezione dedicata ai migliori artisti contemporanei. Lopera presentata (Spigadorsale) stata scelta per la grafica dellevento. Quindi la Collettiva VoLumi, Centro per larte contemporanea Open space Catanzaro, (2014). Nel 2013 gli stata commissionata una scultura-trofeo per il torneo internazionale di calcio under 18 Generali CEE cup, svoltosi a Praga ed stato selezionato per una mostra personale, dal titolo IconAzione, alle Officine Culturali di Bitonto (Ba) nellambito del progetto 10 x 10: dieci artisti per dieci mesi.

    Christian Loretti, Patelle, 2014fusione a cera persa, alluminio spazzolato, 90 x 90 x 15 cm

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    MATTEO MANFRINI

    Scultore e musicista, nasce a Mezzalombardo (1983) e vive a Cisterna, in quella che lui definisce la Terra di mezzo, un tratto del Trentino, collocato tra la mitteleuropa e larea padana, che sviluppa, ab antiquo, una propria specifica cultura. Lartista, attento al contesto delle proprie antiche radici, che risalgono ai Roncadores Teutonicum, insediatisi dal XII secolo presso Maso Manfrin, impegnati nei disboscamenti e nelle attivit silvicole, inizia il proprio percorso formativo a Selva Gardena, in provincia di Bolzano. Frequenta i laboratori provinciali della Scuola Professionale per Aspiranti Scultori, dove, da secoli, si apprende la pratica della scultura in legno. E qui che, individuando lo specifico espressivo delle Terra di Mezzo, nella quale arrivano, da Nord, suggestioni gotiche e, da Sud, linguaggi artistici rinascimentali, egli coglie, rafforza e reinterpreta la specificit espressiva di un territorio - che pure un modo di essere e di sentire - nel nuovo segmento di tempo, quello della contemporaneit. Dopo sette anni trascorsi a Bologna, torna a lavorare nel Trentino, per recuperare quella dimensione del silenzio e dellisolamento, che gli permettono di aderire al proprio mondo creativo. Sue opere sono presenti in alcune collezioni private tra Italia, Germania, Brasile e Stati Uniti. Una sua scultura stata insignita del secondo premio al concorso nazionale Coni: arte e sport.

    Matteo Manfrini, Wakwak #3, 2015fusione in bronzo, 28 x 15 x 15 cm

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    FATIMA MESSANA

    Fatima Messana unartista italiana di origine russa, nasce a Severodvinsk (Arkhangelsk Oblast-Russia) nel 1986. Si forma come scultrice allAccademia di Belle Arti di Firenze. Nel 2013 la vincitrice del X Premio Nazionale delle Arti - sezione Scultura. Espone a livello nazionale e internazionale, attualmente vive e lavora a Firenze.

    Fatima Messana, Velata Pietas, 2015tecnica mista, 100 x 140 x 100 cm

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    SILVIA NADDEO

    Silvia Naddeo nata a Roma nel 1984. Nel 2008 si laurea presso lAccademia di Belle Arti di Ravenna completando la sua formazione con il Biennio Specialistico di Mosaico nel 2010. Nel 2009 partecipa al progetto Summer School on Mosaics Studies and Restauration a Damasco (Siria), organizzato dallAmbasciata italiana di Damasco, dala Cooperazione Italiana allo Sviluppo e dal Ministero Italiano degli Affari Esteri. Nel 2012 viene invitata a Mosca per la Residenza dartista promossa dalla Ismail Akhmetov Foundation. Durante il soggiorno realizza lopera Transition, che entra a far parte della collezione permanente della stessa fondazione. vincitrice di diversi premi tra i quali il Premio Starting Point! Nel 2011, il Premio R.A.M. nel 2011 e il Premio Nazionale delle Arti nel 2010. Le sue opere sono state esposte in Italia e allestero, in spazi espositivi prestigiosi, tra i quali la Galleria dArte Statale Na Kashirke e la Musivum Gallery di Mosca, il Museo dArte della citt di Ravenna, la Chapelle Saint-man di Chartres (Francia), il Museo Civico Il Cassero per la scultura italiana dellOttocento e del Novecento e il Festival Internazionale di Mosaico Contemporaneo. Lartista fonde la propria esperienza artistica sul tema del cibo, indagandone gli aspetti socio-culturali a cui legato e che lo contraddistinguono: un connubio musivo-gastronomico, che sfocia in unesperienza di condivisione e nutrimento sensoriale.

    Silvia Naddeo, Storia di una zucchina, 2013tecnica mista, smalti, stampa ad inchiostro su cartaelementi in legno e acciaio, 7 x 27 x 15 cm

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    GABRIELE pACE

    Gabriele Pace nasce a Grosseto nel 1979. Dopo aver conseguito il diploma quadriennale, indirizzo Architettura, al Liceo Artistico P. Aldi di Grosseto, si iscrive alla Scuola di Scultura dellAccademia di Belle Arti di Roma, nel 1998. Non soddisfatto, dopo appena un anno, decide di interrompere gli studi e riprenderli nel 2003, questa volta a Firenze, e nellA.A. 2007/2008 consegue il diploma quadriennale con tesi in Scultura, dal titolo Iperrealismo e Ironia. Il periodo di pausa artistica lo trascorre per lo pi lavorando presso una grande azienda produttrice di caschi per moto ed auto. E qui che conosce materiali come la resina poliestere, quella epossidica, le gomme siliconiche e gli stucchi, materiali che saranno indispensabili per la realizzazione delle sue future opere. Le possibilit offerte da quelle nuove conoscenze, fanno riaffiorare in lui la voglia o, per meglio dire, la necessit di tornare a creare e sperimentare. Gabriele approda alliperrealismo, realizzando per lo pi sculture/installazioni dal sapore ironico e talvolta quasi cinico, ideate con lo scopo di coinvolgere (e sconvolgere) lo spettatore, facendolo cos entrare inconsapevolmente a far parte del progetto. Il materico irrompe non solo nellimmaginazione del visitatore, ma fa parte della sua realt, occupandone gli spazi e interagendo in una dimensione che non pi solo visiva ma viva. Per la realizzazione dei suoi lavori si affida ai materiali pi disparati come il poliuretano, il pvc, il gesso, la cera ed altri miscugli non classificabili, generati e testati in corso dopera, anche se una componente immancabile la vetroresina, utilizzata anche solo come strato finale, rivestimento interno o in piccoli particolari. Attualmente vive e lavora a Firenze.

    Gabriele Pace, Stuck, 2010tecnica mista, 95 x 65 x 120 cm

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    RINO pAGNI

    Nasce a Pisa nel 1969, dove attualmente vive con la sua famiglia e lavora come architetto libero professionista. Fin da ragazzo nutre una forte passione per larte e coltiva le proprie conoscenze in materia, studiando sia testi di arte classica che contemporanea, prediligendo lo studio dei movimenti delle avanguardie storiche e in particolar modo degli artisti italiani. Lavora sperimentando elementi di ogni genere, molti dei quali fortemente legati al proprio lavoro: legno, marmo, materie plastiche, materiali da costruzione come gesso e catrame ma anche materia di natura organica. Interpreta larte come un bisogno espressivo, una strada da percorrere senza svolte obbligate e senza direzioni vincolate. La sua azione parte da una attenta e sensibile osservazione della realt, che viene metabolizzata, reinterpretata e caricata di significati personali, nuovi rispetto a quelli strettamente oggettivi, in una costante dialettica fra ragione e inconscio, verit e immaginazione, memorie della vita vissuta e aspettative su quella presente. Produce opere eterogenee, cariche di valori, ricercando forme nuove e originali mezzi espressivi, spaziando dalla pittura alla scultura e spesso agendo in modo trasversale, concependo la composizione artistica come un insieme di masse astratte in un armonico equilibrio. Pagni lavora a casa, in un piccolo vano adibito a laboratorio, ma preferisce lesperienza allaria aperta, in luoghi di mare, col quale ha da sempre un intimo legame.

    Rino Pagni, Sirena, 2013poliuretano espanso, nylon, tela di juta, vetroresina, gesso pittura ad olio su legno, 200 x 100 x 15 cm

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    FABRIZIO pEDRALI

    Nasce a Brescia nel 1961. Inizia la propria formazione come autodidatta. Dopo essersi diplomato, frequenta un corso per la lavorazione del vetro. Negli anni seguenti inizia la sua attivit con un forno per la fusione di vetrate artistiche e complementi darredamento. Ma la sua voglia di creare e scoprire larte in tutte le sue forme, lo spinge a frequentare la scuola Aldo Kupfer a Palazzolo sullOglio (Bs) perfezionando il disegno con Marta Vezzoli, la pittura con Primo Formenti, la scultura e il mosaico con Gigi Ghidotti. Negli anni successivi frequenta anche gli studi degli scultori Remo Bombardieri e Giuseppe Guerinoni. Tutto questo lo induce a non fermarsi solo alla creta e al gesso, ma a sperimentare resine e composti, marmi e pietre con inserti in bronzo, ferro e legno. Alla fine anni 90 passa dal figurativo allinformale geometrico, prediligendo la forma tonda e riuscendo a creare nelle sue sculture un gioco di movimenti, che consentano allo spettatore di interagire con lopera stessa. Ha partecipato a diverse mostre collettive e personali a Brescia, Bergamo, Cremona, Genova, Milano, Torino, Massa, Ferrara, Imperia, Lecce, Piacenza, Montecarlo, Treviso, Palermo, Valenza, Viterbo, Venezia, Bologna. Dal 2009 partecipa a diversi concorsi, biennali, fiere darte contemporanea in tutta Italia e allestero e viene premiato a Genova, Milano, Torino, Lecce, Piacenza, Brescia e Montecarlo. Viene inserito nellEnciclopedia dArte Italiana, nel Catalogo dArte Terza Dimensione pubblicato da Giorgio Mondatori e curato da Paolo Levi; nella rivista Bo Artisti sui quali investire, in Arte e Collezionismo 2011, in Galleria Italia 2013, in Contemporary Art Today 2013 e in altre pubblicazioni.

    Fabrizio Pedrali, Spazio, 2006scultura in pietra di Sarnico, 60 x 12 cm

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    FLAVIO pELLEGRINI

    Flavio Pellegrini nato a Brescia nel 1960. Autodidatta. Lavora a Flero (BS). Utilizza il legno come materia dominante per le sue opere. La matematica armonica alla base delle sue ricerche. Ricerca e sperimenta dal 1999 nuove tecniche scultoree. Nel 2014 la sua prima mostra personale: Forme dordine.

    Flavio Pellegrini, mONDOvISIONE, 2015 legno, 60 x 60 x 60 cm

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    ELISA pEZZOTTI

    Lartista (1990) segue un percorso formativo classico, per il settore, frequentando il liceo artistico il Decio Celeri, a Lovere, in provincia di Bergamo-, conseguendo poi la Laurea di primo livello in Scultura, allAccademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia e quella di secondo livello in Scultura Pubblica Monumentale, sotto la guida dei docenti Pietro Ricci e Agostino Ghilardi. Espone, sin dal periodo di formazione, in mostre collettive e personali, in prestigiosi centri pubblici bresciani, lavorando in particolar modo sulla percezione interna del corpo e forme biologiche flessuose interconnesse, che uniscono la psiche al soma. E stata finalista a premi di valenza nazionale.

    Elisa Pezzotti, Impulso 3, 2014scultura in marmo di Carrara, 105 x 50 x 28 cm

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    MORGAN ZANGROSSI

    Morgan Zangrossi nato a Rovigo, nel 1974, vive e lavora a Gavello (RO). E un artista materico che usa oggetti informatici e multimediali ormai in disuso per rappresentare la sua poetica; pezzi di computer rotti o obsoleti vengono nobilitati da Zangrossi, che inserendoli nelle sue composizioni e ricoprendoli di ruggine, li eleva al pari dei classici oggetti da lavoro, li permea della sacralit che solo linvecchiamento d. La vita di questo artista polesano stravolta, in et adolescenziale dalla disabilit e dal dolore, che gli negano la possibilit di vivere come i suoi coetanei, ma che affinano la sua sensibilit verso le cose belle e larte. Lui cresce creando, sperimentando, studiando i grandi artisti dellarte moderna e contemporanea da cui prende ispirazione per le sue creazioni. Dal 2012 inizia a esporre sia in Italia che allestero, in personali e collettive di prestigio, nel 2015 finalista nel Premio La Quadrata.

    Morgan Zangrossi, Senza titolo, 2015assemblaggio componenti hardware su supporto ligneo e plexiglass ruggine e doratura, 50 x 50 x 6 cm

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    Artisti di Ospitalettoomaggio a Domenico Ghidoni

    Comune di Ospitaletto

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    MIChELE AGOSTINI

    Pittore e scultore, nato a Brescia nel 1977 e abita a Ospitaletto, un centro che dimostra una particolare vitalit nellambito della produzione darte e della creativit. Laureato in pittura allAccademia di Belle arti Santa Giulia di Brescia, lavora superando gli ambiti tradizionali, giungendo spesso a una fusione dei generi. Il suo lavoro basato su forme organiche e naturali, evocate, quando possibile, anche con lutilizzo di materiale di riciclo. Ama disegnare dal vero ed autore di fumetti.

    Michele Agostini, Brachius, 2013tecnica mista, legno, resina, polistirologesso, foglia doro, 70 x 70 x 18 cm

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    ENRICO CORADI

    Nasce a Ospitaletto (1955), paese che ha dato i natali, un secolo prima, allo scultore Domenico Ghidoni. Il nonno, Santo, commerciante di bestiame e proprietario di terreni agricoli, il capostipite di una numerosa famiglia, operosa tanto nelle attivit di lavoro quanto nellespressione artistica. Il padre di Enrico, Bernardino, trova spazio e tempo per coltivare la passione per la scultura sacra, lavorando con materie prime povere come la malta e la polvere di marmo. A quindici anni, Enrico lascia la scuola e inizia la sua esperienza lavorativa nel mondo manifatturiero: salotti e mobili rappresenteranno per lui un tramite per il quale aggancer artisti con i quali collaborer alla realizzazione di manufatti particolari e decorazioni che lo porteranno a sperimentare varie tecniche.

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    En

    rico Corad

    i, Lattesa, 2012tecn

    ica mista, legn

    o, tessuto, colle

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    110 x 65 x 65 cm

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    rico Corad

    i, La donna ragno, 2014

    tecnica m

    ista, legno, ferro, cem

    ento, colle

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    foglia oro effetto bron

    zo 60 x 102 x 70 cm

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    MAURIZIO MARTINELLI

    Scultore e pittore, nato a Brescia nel 1956. Dopo un approccio allarte da autodidatta, che lo vede, sin da giovanissimo, alle prese con numerose ricerche e sperimentazioni, sente la necessit di consolidare le sue conoscenze tecniche e formali frequentando, dal 1983 al 1986, corsi di pittura alla scuola darte dellAssociazione artisti bresciani, dove allievo del maestro Enrico Schinetti. Dal 1997 al 2002 frequenta corsi di modellato al Liceo Artistico Vincenzo Foppa di Brescia, sotto la guida del Maestro Tullio Cattaneo. Si dedica alla pittura e alla scultura. Il suo linguaggio eclettico, tanto che spazia dalla figurazione iperrealista allastrazione. Vive e ha lo studio a Paderno Franciacorta, in provincia di Brescia.

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    Mau

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    elli, Elem

    enti assemblati, 2010

    scultu

    ra di acciaio cor-ten

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    altato200 x 100 x 35 cm

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    rizio Martin

    elli, Ritratto dello scultore D

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    Ghidoni, 2015, scu

    ltura d

    i creta colorata ad olio

    47 x 47 x 18 cm

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    Mau

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    elli, Ritratto di m

    io padre Giuseppe, 2008

    scultu

    ra in creta, colorata ad

    olio, 40 x 25 x 18 cm

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    MAURIZIO ROGGERO

    Lartista (Brescia, 1961) laureato in architettura al Politecnico di Milano e lavora al Comune di Ospitaletto (Bs). Coltiva la propria creativit dal 2000, con opere di scultura, nelle quali appare evidente un interesse nei confronti del punti di equilibro tra forze e materiali, e con quadri-mosaico, informali, composti con materiale di recupero, pietre, frammenti di mattonelle, lacerti di opere edilizie, quegli ossi di seppia montaliani che egli raccoglie sulla battigia per riportarli a un ordine di espressione e di senso, attraverso lavori bidimensionali, caratterizzati da rigore compositivo. Ha esposto in mostre personali e collettive ed ha conseguito riconoscimenti a premi nazionali darte.

    Maurizio Roggero, Il Piccolo Principe, 2000scultura e assemblaggio a incastroferro e legno, 26 x 87 x 10 cm

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  • D O M E N I C O

    1857 - 1920

    G h I D O N I

  • Domenico Ghidoni nasce il 17 novembre 1857 a Ospitaletto (Bs) da Felice e Maria Bambina Inselvini, in una modesta famiglia di agricoltori. Passa la prima giovinezza a lavorare nei campi, ma gi vivo in lui lamore per larte, spesso infatti intaglia oggetti di legno. Nel 1877 accettato come apprendista nellatelier

    di Corso Magenta a Brescia dello scultore Pietro Faitini che annovera tra i suoi discepoli anche Luigi Contratti e Angelo Zanelli. Contemporaneamente alla sera frequenta la Scuola di Disegno annessa alla Pinacoteca Tosio, in seguito denominata Scuola Moretto. Lincontro con larchitetto Antonio Tagliaferri, membro del Consiglio direttivo, sar determinante perch veglier su di lui per tutto il corso della sua carriera artistica. Ed proprio grazie alle sollecitazioni di Tagliaferri che Ghidoni, nel 1879, si trasferisce a Milano per frequentare la Regia Accademia di Brera, completando gli studi nel 1884, dove presto riceve menzioni onorifiche nei concorsi scolastici. Molto probabilmente in questi medesimi anni frequenta, allAccademia Albertina di Torino, i corsi di Odoardo Tabacchi. Nel 1884 si offre per la realizzazione del Monumento a Tito Speri, posto nellomonima piazza a Brescia, che conclude nel 1888, chiedendo un compenso pari alla copertura delle spese; nel medesimo anno porta in mostra allEsposizione Generale Italiana di Torino Il venditore dacqua, opera orientaleggiante, ma gi di impronta verista, attualmente ai Musei Civici di Brescia. Iniziano ad arrivare anche le prime commissioni dalla citt meneghina: nel 1885 gli allogano il Monumento Garbagnati, posto nel Cimitero Monumentale, composizione molto vicina ai lessemi stilistici di Giuseppe Grandi. Nel 1887 conclude per la Parrocchia di San Giacomo ad Ospitaletto la lunetta a bassorilievo raffigurante Cristo tra i fanciulli, per laltare del Rosario, a seguito dellincendio del 1886 che bruci laltare ligneo preesistente. Nel 1891 porta in

    mostra allEsposizione di Belle Arti Triennale di Brera gli Emigranti; con questo gruppo a soli trentaquattro anni raggiunge la fama nazionale, infatti oltre al prestigioso Premio Tantardini gli viene conferito il titolo di Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro. I meritatissimi riconoscimenti e attestazioni di stima per unopera di realismo sociale eccezionale per compostezza, dignit e forte carica emotiva si interrompono bruscamente con la presentazione de Le nostre schiave allEsposizioni Riunite di Milano del 1894. Lopera non viene ammessa dalla commissione perch ritenuta non opportuna e sconveniente. Il gruppo raffigura tre giovani donne discinte sedute su un divano in attesa di nuovi clienti. Le nostre schiave che rappresenta con Emigrati la summa artistica di Ghidoni non mai stata

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    BIOGRAFIA

    Casa natale di Domenico Ghidoni

    trasferita dal gesso in bronzo o in marmo, di essa rimane una fotografia depoca e frammenti di alcune parti, ed proprio con questopera eccelsa che si chiudono per lo scultore le porte della committenza milanese e nazionale, infatti allontanato dalla Veneranda Fabbrica del Duomo e le sue opere sono escluse da varie Esposizioni, tra cui quella di Venezia. Lartista si riprender a fatica dalla polemica che successivamente ne scaturisce e mai risponder a nessuna critica, la sua risposta quella di esporre il gesso de Le nostre schiave in una Galleria che sarebbe stata sul passaggio obbligato per i Sovrani in visita allEsposizione. Anche in questo momento di grande difficolt a supportarlo sempre larchitetto Antonio Tagliaferri attraverso il quale ottiene nuove commissioni a Brescia, come lo splendido

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    Monumento Da Ponte (1897), posto al Vantiniano di Brescia, il Monumento ad Alessandro Bonvicino detto il Moretto (1898), voluto dallAteneo di Brescia in virt del Legato Gigola e collocato nellomonima piazza. Riceve anche molti altri incarichi, da parte dellantica nobilt e dellemergente borghesia imprenditoriale, di opere di

    soggetto di genere, tanto caro al gusto del periodo in cui lartista riesce a dare prova di sapersi misurare e affrontare con grande maestria i mutamenti stilistici che interessano i decenni di passaggio al XX secolo, riuscendo a reinventarsi sempre a livelli notevoli. Ghidoni scolpisce anche diversi monumenti funerari, tra cui impossibile non menzionare il Monumento a Maddalena Monge Grn del 1910, collocato al Cimitero Monumentale di Milano in cui lo scultore

    conferisce levit allalgido marmo nella resa della spinta ascensionale verso lalto della giovane ritratta. A seguito di una lunga malattia lascia Milano per trasferirsi a Brescia dove muore assistito dalla nipote Bina il 2 settembre 1920. E sepolto nel cimitero di Ospitaletto. Successivamente su decisione dellAmministrazione Comunale di Brescia in ricordo dello scultore eseguita la fusione in bronzo degli Emigranti. Linaugurazione avviene il 1 novembre 1922. Attualmente lopera collocata al Museo del Risorgimento a Brescia.

    Adriana Conconi Fedrigolli

    Domenico Ghidoni, Emigranti, 1891, (fusione del 1921), 127 x 180 x 93 cm Brescia, Museo del Risorgimento

    Domenico Ghidoni, Le nostre schiave, da una stampa fotografica di Achille Ferrario, 1894, Milano, Civico Archivio Fotografico

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    occasione di questa prima edizione del Premio Internazionale di Scultura Domenico Ghidoni, promosso dal Comune di Ospitaletto (Bs), e i successivi progetti riguardo alla possibilit di intitolare e dedicare allo scultore un Museo nel suo paese natio, offrono lopportunit sia di

    prendere consapevolezza di parte del panorama scultoreo contemporaneo, evento da sottolineare nella sua eccezionalit, anche di riportare lattenzione su Domenico Ghidoni, artista a cui sono stati gi dedicati contributi monografici degni di nota, sia in passato che in tempi pi recenti, ma che lattuale fervore critico, si auspica porti allavvio di nuovi studi e contributi. Una disamina della scultura ottocentesca e di tutti i suoi eccelsi protagonisti, che non stata ancora compiuta in maniera esaustiva, anche se notevoli traguardi sono stati raggiunti, costringe inevitabilmente a non avere sempre gli elementi di confronto necessari per poter comprendere appieno e nellimmediatezza la poetica di ogni singolo artista. Nel caso specifico di Domenico Ghidoni, scultore precoce e di elevato talento, questo risulta maggiormente praticabile, perch una sua opera, gli Emigranti, portata in mostra, nella versione in gesso, alla Prima Esposizione Triennale dellAccademia di Belle Arti di Brera del 1891 si staglia unica e possente nel panorama artistico tardo ottocentesco quale uno dei massimi esempi del cosiddetto Realismo sociale. Appare necessario fare qualche passo indietro per meglio comprendere gli assunti ideologici presenti in questo gruppo, che appare lo specchio del mutamento delle basi economiche, sociali e storiche che si innescano inevitabilmente sui soggetti e sulle modalit rappresentative dellarte stessa. Se il realismo di matrice sociale, avviatosi quale conseguenza delle gravi situazioni in cui versava la classe pi indigente, a seguito dellunificazione italiana, inizi a manifestarsi in modo evidente intorno agli anni Ottanta del secolo XIX, infatti del 1882 la fondazione a Milano del Partito Operaio, in Francia tali fermenti e tali tematiche erano gi presenti negli anni Cinquanta con le opere pittoriche di denuncia di Gustave Courbet, soprattutto, di Franois Millet e in modo pi edulcorato da temi agresti da Jules Breton. Il panorama artistico italiano nei medesimi anni appare diverso per le diverse situazioni politiche che caratterizzano le due nazioni, anche se lentamente ad opere ancora impregnate di classicismo accademico, di tema storico, di soggetto grazioso, che celano sottesi significati patriottici, iniziano ad essere presentate sculture in cui si ravvedono i primi spunti di quello che diverr il Realismo sociale. Un esempio pu essere individuato nelle opere del partenopeo Achille DOrsi, che se da un lato nel gruppo I Parassiti del 1877, ancora presente la tematica di storia romana pur nel forte realismo delle figure,

    Il Realismo sociale di Domenico Ghidoni

    di Adriana Conconi Fedrigolli

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    dallaltro in Proximus tuus del 1880 il messaggio appare pi forte e tangibile anche se in parte negato da DOrsi stesso, probabilmente per timore di censure. La scultura assume il significato di denuncia assurgendo a simbolo nellimmaginario collettivo, perch la realt descritta in modo cos evidente non pu non portare a immediate riflessioni sulla situazione dei braccianti: il protagonista con una dignit che nulla chiede o pretende appare seduto, stremato dal lavoro agricolo che non gli permette neppure la sussistenza, come sottolineano le costole a vista, che confermano una denutrizione protratta nel tempo. Ma ancora una volta il grande Vincenzo Vela, che sapientemente nel corso della sua carriera artistica aveva sempre preso una salda posizione ideologica, che nel 1882 realizza quella che e sar lopera manifesto del Realismo sociale, Le vittime del lavoro. Un possente bassorilievo in gesso che il ticinese decide di eseguire senza averne commissione, ma unicamente quale memento delle centosettantasette vittime che persero la vita per realizzare il traforo ferroviario del San Gottardo. Una denuncia senza precedenti in cui la scultura ha la primogenitura su tutte le altre discipline. Unicamente cinque figure occupano la scena che non necessita di ambientazione. Un uomo ha subito un incedente mortale mentre stava lavorando e appare sdraiato su una barella, trasportato da due suoi compagni, un terzo si appoggia alla barella stessa, forse si tratta del responsabile del cantiere, perch veste abiti diversi, e lultimo con un martello sulla spalla, il cui significato molto evidente, regge una lanterna fumante ad olio per illuminare il buio dellultimo tragitto. Incedono in modo cadenzato su precisi accordi di una processione funebre, i visi segnati nella estrema compostezza, cos come i corpi muscolosi dalla fatica e nello stesso tempo ossimoricamente cadenti per leccessivo lavoro che ha invecchiato precocemente le membra. Unopera icastica, sacrale che impone il silenzio. Cos scrive Vela stesso: () Mi sono sentito in dovere di ricordare alle persone di cuore questi umili martiri che sono loro fratelli e lavorano per tutti fuorch per se stessi. Feci questopera senza averne commissione n lidea da nessuno. Lho esposta a Zurigo nella speranza che qualcuno trovi il modo di erigerla allingresso del San Gottardo. Cos ho fatto non per amore di lucro, ma per il desiderio di vedere eternata nel bronzo questa immagine che dovrebbe rattristare e fare arrossire di vergogna tutti coloro che hanno le viscere, limmagine dellumanit che soffre senza ribellarsi contro liniquit . A distanza di alcuni anni, rimanendo in ambito lombardo, Enrico Butti presenta nel 1888 allEsposizione delle Regia Accademia di Brera il Minatore, statua che si avvicina formalmente al Proximus tuus di DOrsi, vincendo lanno a seguire il Grand Prix de Paris, successivamente come gi anticipato Domenico Ghidoni porta in mostra alla Prima Esposizione Triennale dellAccademia di Belle Arti di Brera del 1891, il gruppo in gesso degli Emigranti, insieme a due opere di minor dimensione: Finalmente dorme, tributo allAmor Materno medardiano e la Friulana in cui appare fortissimo il medesimo imprinting conferito agli Emigranti. Nella stessa Esposizione molte furono le sculture che ebbero come soggetto lemigrazione, tematica particolarmente viva in quegli anni, dato il gran numero di italiani che ne furono coinvolti, ma

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    fra tutte secondo la critica dellepoca lopera del Nostro appare la sintesi e la summa di tale soggetto. Su una panchina senza tempo e senza spazio siedono una madre e una figlia. Stanno aspettando e lattesa viene vissuta dalle due protagoniste in modo diverso: la giovane stremata dalla stanchezza, anche se non pi bimba cerca il calore materno mettendosi sulle sue ginocchia, avvicinandosi a quel grembo che lha generata, e si addormenta allungando le esili gambe e appoggiando la testa reclinata sul braccio steso della madre che con una mano le sorregge il capo e con laltra sembra rassicurarla. Un contatto vissuto nella sua fisicit, forte e carico damore e protezione. In altro modo vive lattesa la madre, una donna invecchiata precocemente, dal viso serio, composto pensieroso in cui pi che tangibile il continuo fluttuare di immagini nella sua mente. Nella figura vi un grande contegno e ripeto ancora una volta il termine dignit, una dignit silenziosa perch alla rassegnazione ha scelto il coraggio, il coraggio di indossare gli abiti pi decorosi, quelli della festa, probabilmente, le sue scarpe da contadina, le uniche che possiede, e raccogliere tutta la sua vita in un sacco, posto a destra sotto la panchina, e in una piccola valigia, con sopra un ombrello che tiene al fianco. Una casa e una quotidianit conosciute abbandonate per garantire alla giovane figlia un futuro diverso, che spera possa essere migliore. Non sappiamo se ad attenderla al suo arrivo dopo un lungo viaggio per mare ci sia il marito e altri figli che lhanno preceduta, o se ci siano dei parenti, comunque sia questa donna sta partendo, andando incontro allignoto. E Ghidoni riesce con il suo modellato morbido e vibrante da plastificatore immediato a far vivere la materia che diventa sensibile, docile e duttile nella resa delle emozioni che appaiono tangibili e palpabili nel bronzo che perde la sua algidit a favore proprio del calore dei sentimenti. Un gruppo di unassoluta perfezione formale in cui nella costruzione volumetrica nulla lasciato al caso, anzi vi sono precisi rimandi strutturali come per esempio il piede avanzato della madre e la testa inclinata della fanciulla che permettono una resa impeccabile anche da un punto di purezza e sintesi esecutiva dinsieme. Lartista a poco pi di trentanni raggiunse la fama, ottenne importanti premi, riconoscimenti e commissioni, ma tutto ci dur molto poco. E la causa fu la sua successiva opera, nota nella sua interezza unicamente in una fotografia dellepoca, Le nostre schiave. Il gruppo fu presentato per essere portato in mostra alle Esposizioni Riunite di Milano del 1894, ma la giura lo rifiut. Ghidoni coerentemente dopo la tematica degli Emigranti, scelse di mettere in luce una realt pi che mai viva e oggetto di recenti ordinamenti da parte del Governo post-unitario come la legge Crispi del 1888 e le successive modifiche legislative apportate da Urbano Rattazzi nel 1891, con le quali venivano dimezzate le tariffe per i frequentatori delle cosiddette case chiuse, e forse proprio da questo fatto nacque nellartista lidea del soggetto e il titolo stesso del gruppo. E verosimile pensare, considerando la successiva reazione di Ghidoni alle molte polemiche che sorsero - alle quali decise sempre di non rispondere, se non esponendo il suo superbo gesso in un negozio di Via Dante, strada che

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    sarebbe stata dobbligo di percorrenza per i visitatori delle Esposizioni Riunite - che in lui non vi fosse un preciso e precostituito desiderio di suscitare clamore, ma semplicemente la volont ferrea di descrivere la realt negli aspetti pi toccanti, pi vivi e anche pi nascosti. Il trinomio mazziniano Dio, Patria e Famiglia che divenne lideale pre e post-unitario certo non prendeva in considerazione le Case chiuse, chiamate cos, oltre perch era richiesto che non fossero mai aperte le imposte esterne, anche perch indicavano qualcosa di separato e di escluso, di cui tutti sapevano lesistenza, ma che nello stesso tempo tutti facevano finta che non ci fossero. Un mondo altro di cui non si poteva e doveva parlare. E invece Ghidoni ne parla, d sentimenti e voce a una parte della classe sociale disadatta, che a differenza del braccianti, dei minatori o degli operai, non poteva esprimersi perch gi preconcettualmente considerata segnata. Il disagio sociale dei pi umili non poteva includere anche i tab morali che andavano contro il perbenismo della antica nobilt e dellemergente classe borghese, per tale motivo Le nostre schiave, in cui la denuncia sociale stava gi nel titolo stesso, venne esclusa dalle Esposizioni Riunite.E di conseguenza il suo autore. A noi rimane a distanza di pi di un secolo una stampa fotografica allalbumina dellepoca e due ampi frammenti dellopera, forse rotta dal tempo o come scrisse qualcuno dalla mano di Ghidoni stesso. Ma questo non importa perch il messaggio dello scultore e lafflato che ha introiettato nel bozzetto, che poi fu trasferito in gesso, riesce a raggiungerci ancora e ancora a farci riflettere. Tre donne, tre tipi umani, appaiono sedute su un divano, dalle ricche frange, in attesa dei clienti. I loro atteggiamenti, le loro espressioni, i loro abiti sono diversi. La prima sulla sinistra, guardando il gruppo, si presenta con le gambe scoperte e accavallate, in una posizione comoda, quasi sdraiata, con le braccia stese dietro la schiena per sorreggersi. Il suo sguardo serio, sembra rassegnata alla vita che sta conducendo e tenta probabilmente di non porsi tanti perch. La donna collocata allaltra estremit distesa trasversalmente, gli abiti discinti e lo sguardo riflessivo, ma quella che colpisce maggiormente la figura posta al centro, completamente diversa dalle altre due. Indossa un vestito lungo e accollato, da educanda, sta seduta in maniera composta, in posizione precaria, esprime il suo disagio nella posizione stessa delle spalle incurvate e soprattutto nellespressione del giovane viso, attonito e triste nello stesso tempo. Ghidoni cercava verosimilmente di far comprendere che il giudizio sarebbe dovuto essere sul singolo individuo e non a priori su una categoria e forse desiderava puntare i riflettori sulla prostituzione per far s che potesse essere oggetto di alcuni miglioramenti, che le modifiche legislative di Rattazzi sicuramente non avevano apportato. Ma cos non fu. Dopo la censura de Le nostre schiave, gli furono tolte molte commissioni anche dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano e non partecip alle Esposizioni nazionali e internazionali per circa un lustro. Ghidoni riusc comunque a non interrompere la sua produzione artistica, grazie lintervento dellarchitetto bresciano Antonio Tagliaferri che lo aveva sostenuto sin dai suoi primi esordi. Nello stesso anno, il 1894, gli fu allogato limportante Monumento

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    ad Alessandro Bonvicino detto il Moretto, inaugurato a Brescia davanti alla attuale Pinacoteca Tosio Martinengo nel 1898, ricevette commissioni di opere funerarie e realizz moltissimi busti ritratto, bassorilievi, soggetti graziosi in cui con la sua maestria tecnica e duttilit mentale seppero adeguarsi ai mutamenti stilistici che stavano traghettando larte scultorea italiana dalla fine del Ottocento al primo ventennio del Novecento. Opere in cui si rimane stupefatti di come lartista cambi linguaggio espressivo con estrema velocit, riuscendo a mantenere sempre il livello di eccellenza che gli appartiene. Una domanda viene spontanea a chi scrive: Che cosa avrebbe scolpito Domenico Ghidoni se non ci fosse stata la censura per Le nostre schiave?

    Cfr. G. NICODEMI, Domenico Ghidoni, 1923, Milano, Arti grafiche Pizzi & Pizio; E.ABENI L. SPIAZZI, Domenico Ghidoni, con fotografie di R. Bianchi, 1985, Brescia, Tipolitografia artigiana; G. POLONI, Scultura contemporanea lombarda: omaggio a Domenico Ghidoni - Catalogo della mostra, Ospitaletto, 17 ott. - 8 nov. 1992, Ospitaletto, Comune; G. GINEX, Domenico Ghidoni (1857-1920) Bizzarro scultore, pensiero generoso, anima e ribellione - Catalogo della mostra, Ospitaletto -Brescia, 3 mar - 16 apr. 2001, 2001, Brescia, Arti grafiche Apollonio Nel 1893 il figlio dello scultore, Spartaco, accettava che fosse eseguita una fusione in bronzo che attualmente si trova alla Galleria Nazionale di Arte moderna di Roma, la realizzazione del bassorilievo fu seguita personalmente dallo scultore Ernico Butti. Nel 1931 una nuova versione fu collocata ad Airolo, in ricordo delle vittime del traforo del San Gottardo. Si rimanda a AA.VV., Museo Vela Le collezioni, 2002, Lugano, Corner Banca, pp.106-107, 295-296 Cfr. R. MANZONI, Vincenzo Vela: Lhomme, le patriote, lartiste, 1906, Milano, U. Hoepli, p.281 A seguito della morte di Domenico Ghidoni, avvenuta il 2 settembre 1920, il 19 ottobre del medesimo anno il Consiglio Comunale di Brescia deliber la fusione in bronzo dellopera gli Emigranti. LAteneo si rese disponibile a partecipare alla spesa usufruendo del Legato G.B. Gigola. La fusione dellopera fu effettuata il 5 luglio 1921 dalla Fonderia Battaglia di Milano. Si dovette attendere pi di un anno per assistere allinaugurazione che si tenne il 1 dicembre 1922. Cfr. F.DE LEONARDIS G. GINEX, Emigranti Vicende di un capolavoro dellarte sociale dellOttocento, in G. GINEX, Domenico Ghidoni (1857-1920) Bizzarro scultore, pensiero generoso, anima e ribellione - Catalogo della mostra, Ospitaletto -Brescia, 3 mar -16 apr. 2001, 2001, Brescia, Arti grafiche Apollonio, pp.49-53Lopera sub vari spostamenti, attualmente si trova al Museo del Risorgimento di Brescia. E nota una seconda versione che si trova a Milano nella sede della Societ Umanitaria.

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    ntonio Tagliaferri, 1911 ca., b

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    iuseppe nella bottega di Nazareth, 1899

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    ostantino Quaranta, 1888, ca., b

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  • Comune di Ospitaletto

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