se la corda si spezza - cai

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ISSN 1590-7716 Numero 2 - Febbraio 2009 - Mensile - Sped. in abbon. postale - 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Milano - La Rivista del Club Alpino Italiano - Lo Scarpone NOTIZIARIO MENSILE FEBBRAIO 2009 LA RIVISTA DEL CLUB ALPINO ITALIANO Effetti della rottura di una corda dinamica da arrampicata del diametro di 10 mm dopo un test nel nuovissimo Laboratorio materiali e tecniche del CAI (elaborazione grafica di Stefano Boselli). SE LA CORDA SI SPEZZA L’instancabile lavoro dei tecnici della Commissione materiali e tecniche per garantire sicurezza a chi arrampica VALANGHE Io, sopravvissuto ESCURSIONISMO La 12 a Settimana nazionale SE LA CORDA SI SPEZZA

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NOTIZIARIO MENSILE FEBBRAIO 2009 LA RIVISTA DEL CLUB ALPINO ITALIANO

Effetti dellarottura di unacorda dinamicada arrampicatadel diametro di 10 mm dopoun test nelnuovissimoLaboratoriomateriali etecniche del CAI(elaborazionegrafica di StefanoBoselli).

SE LA CORDASI SPEZZAL’instancabile lavoro dei tecnici dellaCommissione materiali e tecniche per garantire sicurezza a chi arrampica

VALANGHEIo, sopravvissuto

ESCURSIONISMOLa 12a Settimana nazionale

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1° PREMIO

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4 Materiali e tecnicheIl nuovo laboratorio del CAII test con il Doderodi Carlo Zanantoni

Identikit di una cordadi Giuliano Bressan

8 UniCaiAttività e prospettive a cura del Comitato tecnico culturale

10 Sicuri con la neveRischi e responsabilitàLe streghe in biancoAddestrarsi con l’ArvaVittime dell’impazienzadi Enrico Camanni

Visto da sopradi Guido Fossati

Visto da sottodi Roberto “Rolly” Cotti

Chi rischia, perché rischiadi Elio Guastalli

16 PersonaggiLe ossessioni del “dio biondo”

17 Andare per montiInterroghiamo i lichenidi Nino Falcomatà

20 ArgomentiLa XXX Ottobre e gli over 18di Claudio Mitri

I giovani del CAI e l’UIAAdi Paolo Covelli

Noi Grembanidi Matteo Bevilacqua

26 RifugiPro e contro il nuovo Gonella

27 ConvenzioniTra gli splendori di Canossa

28 ConvegniI club alpini e l’Europa

40 EscursionismoLa Settimana nazionaledi Luigi Cavallaro

LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009 - 3

Rubriche18 FILO DIRETTO 23 NEWS DALLEAZIENDE 24 VETRINA 28 QUI CAI 34 VITA DELLE SEZIONI 36 CAI REGIONI 38 PICCOLI ANNUNCI 39 LA POSTA DELLOSCARPONE 40 TRENOTREKKING

Sommario

Dieci pagine dedicate alla culturadella sicurezza, un temaparticolarmente caro a noi del Club

Alpino Italiano. Si presenta così questofascicolo dello Scarpone. Due specialidossier sono stati infatti concepiti inconcomitanza con l’inaugurazione delnuovissimo Laboratorio materiali etecniche di Padova e con l’incombere, inuna stagione particolarmente prodiga dineve, del pericolo valanghe. Tra gli amiciche hanno offerto il loro preziosocontributo vanno citati gli esperti dellaCommissione materiali e tecniche tra iquali, in primis, il presidente GiulianoBressan e Carlo Zanantoni, ingegnere etecnico di fama mondiale. Sul fronte della“morte bianca”, oltre a Elio Guastalli checoordina il progetto “Sicuri in montagna”,il dossier si giova della collaborazione delServizio Valanghe Italiano, dello scrittore estorico Enrico Camanni e di due istruttoridi sci alpinismo del CAI, Guido Fossati eRoberto “Rolly” Cotti, che con unavalanga sono stati costretti a faredrammaticamente i conti. Purtroppo altricontributi importanti su diversi argomentinon hanno potuto trovare spazio. La redazione è costretta a rinviarli aiprossimi numeri, scusandosi fin d’ora congli autori di tali articoli e con i lettori.

Questo numero

Fondato nel 1931 - Numero 2 - Febbraio 2009

Direttore responsabile: Pier Giorgio Oliveti

Direttore editoriale: Vinicio Vatteroni

Coordinamento redazionale: Roberto Serafin

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CAI Sede Sociale 10131 Torino, Monte dei Cappuccini.

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Lo Scarpone è stato fondato nel 1931 da Gaspare Pasini

La redazione accetta articoli, possibilmente succinti, compatibilmente con lo

spazio, riservandosi ogni decisione sul momento e la forma della pubblicazione.

Il materiale da pubblicare deve essere in redazione, possibilmente per posta

elettronica o con supporti informatici, almeno quattro settimane prima della data

di uscita (che corrisponde al primo giorno di ogni mese).

Club Alpino Italiano fondato nel 1863

Presidente generale: Annibale Salsa

Vicepresidenti generali: Valeriano Bistoletti, Umberto Martini, Goffredo Sottile

Componenti del Comitato direttivo centrale: Lucio Calderone, Francesco Carrer, Vincenzo Torti

Consiglieri centrali:Alberto Alliaud, Flaminio Benetti, Ettore Borsetti, Sergio Chiappin, Antonio

Colleoni, Onofrio Di Gennaro, Umberto Giannini, Ugo Griva, Luigi Grossi, Aldo

Larice, Claudio Malanchini, Gian Paolo Margonari, Lorenzo Maritan, Vittorio

Pacati, Elio Protto, Francesco Riccaboni, Francesco Romussi, Luigi Trentini,

Sergio Viatori.

Revisori nazionali dei conti: Luigi Brusadin, Oreste Malatesta (in rappresentanza del Ministero del Tesoro),

Mirella Zanetti, Roberto Ferrero (supplente)

Probiviri nazionali:Carlo Ancona, Silvio Beorchia, Tullio Buzzelli, Tino Palestra, Vincenzo Scarnati

Past president:Gabriele Bianchi, Leonardo Bramanti, Roberto De Martin

Direttore: Paola Peila

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Materiali e tecniche Il nuovo laboratorio del Club alpino

La cultura della sicurezza, da sempre col-tivata dal Club Alpino Italiano, fa ungrande passo avanti. A VillafrancaPadovana è da poche settimane in fun-

zione il nuovissimo Laboratorio materiali etecniche per le ricerche sui materiali da alpi-nismo, dotato di strumenti sofisticatissimi,unici al mondo. “Qui a parlare sono i fatti”,spiega il presidente generale Annibale Salsa,“si tratta di un polo di eccellenza per tutta lasicurezza legata all’ambiente alpinistico. Unfiore all’occhiello per il CAI, il cui merito vatutto a un volontariato professionale che siavvale di competenze tecniche e specificheelevate”. Padova è all’avanguardia in questocampo: risale agli anni ‘70 la realizzazione delprimo laboratorio per i test con il Dodero,macchina ideata da un professore franceseche consente di ricreare le condizioni dellacaduta di un alpinista. Complessi ed esclusi-vi meccanismi con sensori, dinamometri,raggi laser, sofisticati software svolgono quiun ruolo determinante nel rendere corde, fet-tucce, moschettoni, chiodi da roccia, e altrimateriali conformi alla direttiva europea ealle norme fissate dall’Unione internazionaledelle associazioni alpinistiche (UIAA).

L’ambiente è ampio e luminoso. Sulladestra, entrando, s’innalza il traliccio metalli-co del Dodero (nome del professore france-se che nel ‘50 lo ha progettato): all’internoscorre una massa metallica del peso di ottan-ta chili che, fatta precipitare, mette alla provala resistenza della corda denotandone i latideboli. Al centro del capannone una struttu-ra verde circolare racchiude una morsa cheimprigiona i chiodi da roccia e consente diverificarne la tenuta. Sulla sinistra una mac-china a trazione lenta serve a studiare la rot-

tura della corda sotto punti di vistadiversi rispetto al Dodero: dalquale in ogni modo si ottengono,mediante laser, dati relativi allavelocità, all’accelerazione, alla rot-tura che avviene con uno schioccosecco, impressionante. Accantoall’ingresso, in uno spazio sovra-stante gli uffici, è predispostaun’aula didattica da cui la vista spa-zia sul laboratorio. Queste e altreattrezzature, in parte rinnovate,sono state trasferite a Villafrancadal Laboratorio della Facoltà dicostruzioni e trasporti dell’Univer-sità di Padova che prima le ospita-va, e vanno ad aggiungersi allaTorre metallica installata al Centrosportivo Brentella (Padova) in cuisi effettuano simulazioni di caduta“dal vivo”, dove gli allievi dellescuole del CAI possono verificaregli effetti di un eventuale volo:evento oggi non infrequente (e nonimprobabile) nell’arrampicata infalesia o in palestra.

Suscita una certa inquietudine, mentre suiled luminosi scorrono i dati dei test, assiste-re sotto il controllo dei tecnici del CAI allarottura di una corda, che potrebbe corri-spondere nella realtà alla fine di una vita. Ilbotto improvviso lacera il silenzio del capan-none. Pura finzione, eppure può succederequando la cosiddetta “catena di sicurezza” sispezza. Per limitare questo rischio la moder-na tecnologia propone attrezzature affidabili,omologate. Ma si può fare di più: cercando dicapire come i materiali, pur di ottima qualità,possono essere sottoposti a usura, a stress,oppure a un uso non ottimale. “Da quando inpalestra di roccia si usava lanciare un coper-tone nel vuoto per imparare a conoscere latenuta di corde e nodi”, osserva MaurizioDalla Libera, presidente della Commissionescuole di alpinismo, sci alpinismo e arrampi-cata, “la strada per arrivare a questi test dilaboratorio è stata lunga e ha portato cono-scenze grazie alle quali sono stati cambiatianche radicalmente modi di agire e tecnichedi assicurazione”.

In queste pagine, con la cortese collabora-zione di Giuliano Bressan, cerchiamo diguardare dentro la corda dopo che si è rotta,scrutandone l’anima alla ricerca dei suoipunti deboli. Con l’augurio e la speranza chea noi non debba mai capitare. ■

Incontri a VillafrancaGiuliano Bressan presenta il nuovo laboratorio:qui a lato è con Carlo Zanantoni e ClaudioMelchiorri (da sinistra), sopra con il presidentegenerale e due tecnici delle Fiamme Gialle.

Sicurezza, un passo avantiLe attrezzature, in parte rinnovate, sonostate trasferite a Villafranca dal Laboratoriodella Facoltà di costruzioni e trasportidell’Università di Padova che prima leospitava. Vanno ad aggiungersi alla torremetallica installata al Centro sportivoBrentella in cui si effettuanosimulazioni di caduta “dal vivo”

4 - LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009

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Inaugurato sabato 6 dicembre, il Laboratorio materiali e tecniche sitrova nella zona industriale di Villafranca Padovana. Alla cerimoniainaugurale sono intervenute le alte cariche del CAI insieme conrappresentanti delle Scuole di alpinismo, sci alpinismo e arrampi-

cata, del Soccorso alpino e speleologico, del Collegio delle guide alpi-ne e del Soccorso alpino delle Fiamme gialle (SAGF). Al presidentegenerale è stato affidato il compito di dare ufficialmente il via alle spe-rimentazioni nella gigantesca torre metallica del Dodero riservata alleprove di caduta. Compito curiosamente assolto, per essere in caratte-re con la tecnologia, con una tagliacorde elettrico al posto delle con-suete forbici. “La realizzazione di questo centro”, ha osservato l’acca-demico Giuliano Bressan, dal 1999 infaticabile presidente dellaCommissione materiali e tecniche, “corona un’intensa attività mirataalla sicurezza che risale alla metà degli anni Sessanta e che oggi si con-centra soprattutto sullo studio del degrado delle corde dovuto a usurao ad altre anomalie: problema fondamentale per la sicurezza”.

Quali le prospettive? Benché la montagnariservi sempre incognite a chi la affronta, i pro-gressi compiuti in tema di sicurezza grazie aitecnici del Club alpino sono notevolissimi eancora non si sono esauriti, come documentail recente manuale del CAI sui “Materiali peralpinismo e le relative norme” curato dallostesso Bressan con Vittorio Bedogni, ClaudioMelchiorri e Carlo Zanantoni. Per rendere l’i-dea dei progressi compiuti basta ricordare cheai tempi del primo uomo sulla luna, fine anniSessanta, l’imbracatura era ancora un oggetto

misterioso le cui norme sono state approvate soltanto nel 1980 insie-me con quelle sui caschi.

Ma, appunto, la strada da percorrere è ancora lunga, come osservaZanantoni, ingegnere di Varese e pioniere di questi studi, impegnatocon Bedogni nel problema dei problemi: il comportamento di unacorda che malauguratamente durante una caduta finisca su uno spi-golo di roccia tranciandosi. Un evento che fa ripiombare indietro neltempo di un secolo e mezzo, quando la rottura della corda che tratte-neva il giovane Hadow gettò nella tragedia la conquista del Cervinoappena compiuta da Edward Whimper.

“Un altro problema sempre attuale”, spiega il tecnico SandroBavaresco, “è che l’alpinista cerca corde sottili a scapito della sicu-rezza. Anche se è vero che oggi le moderne corde da arrampicatasuperano ampiamente i requisiti posti dalle norme restando quasisempre indenni anche dopo una decina di cadute”.

A seguire con grande interesse le dimostrazioni “sul campo” diMelchiorri, ingegnere e istruttore, erano in molti il giorno dell’inaugu-razione. Dalla leggendaria Scuola alpina delle Fiamme gialle diPredazzo provenivano il tenente colonnello Bruno Moretti e gli istrut-tori Marco Brunet, Marco Segat e Vellis Baù. Il Collegio delle guide

alpine era rappresentato da NicolaTondini, il Club alpino accademico ita-liano da Arturo Castagna. Il presidentedel CAI Veneto Emilio Bertan ha sotto-lineato l’importanza dell’iniziativa afronte delle normative della legge 81,che toccano da vicino anche le attivitàdi volontariato. Sergio Viatori, coordi-natore del Comitato centrale d’indiriz-

zo e controllo, ha elogiato i realizzatori ipotizzando un ampliamentodell’attività. Maurizio Dalla Libera, presidente della Commissionenazionale scuole, ha ribadito come la cultura dalla sicurezza sia oggimoneta corrente. Fra gli intervenuti Angelo Panza, direttore dellaScuola centrale di sci alpinismo, Massimo Doglioni, presidente dellaCommissione scuole VFG Renato Veronesi e Elio Guastalli, animato-re del progetto “Sicuri in montagna” Gian Carlo Nardi coordinatoredell’unità formativa di base UniCai. L’Organizzazione centrale era rap-presentata, oltre che dal presidente generale e dal coordinatore delComitato d’indirizzo e controllo, dal vicepresidente generaleValeriano Bistoletti, da Lucio Calderone e Francesco Carrer, entrambimembri del Comitato direttivo, dai consiglieri Sergio Chiappin e AldoLarice. Tra i veterani, giustamente ossequiati, lo scrittore ArmandoScandellari, colonna portante delle Alpi Venete, e Bepi Grazian, meda-glia d’oro e figura storica dell’alpinismo a Padova dove il Club alpinoha felicemente raggiunto nel 2008 il traguardo dei cent’anni. ■

Per le corde severi collaudiLa gigantesca torre metallica del Dodero,l’apparecchio con cui vengono simulate le cadute inparete. Nella foto piccola a fianco la massa che,precìpitando, sollecita le corde fino alla rottura.

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Un centro di eccellenza senza uguali al mondo

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Il Dodero è una macchina studiata per qualificare lecorde per alpinismo. Queste sono dette “dinamiche”perché hanno un notevole allungamento sotto carico.Con un uso scorretto, però corrente, del termine si dice

che si tratta di corde che hanno una notevole elasticità.Pensando a una massa collegata a un elastico ci si rendeconto che una corda di questo tipo è particolarmente adat-ta per arrestare la caduta di un arrampicatore senza che siraggiungano - anche se l’altra sua estremità è bloccata -eccessive forze nella corda e quindi anche nel corpoumano.

In una caduta in montagna la corda non è in generalebloccata, anzi viene lasciata scorrere in modo più o menocontrollato, in modo da assorbire per attrito una parte del-l’energia di caduta; però non si può escludere che lo scor-rimento della corda venga in qualche modo impedito, peresempio per incastro in una fessura. In ogni caso i carichiche si verificano in quella che si suole chiamare la “catenadi sicurezza”, cioè non solo nel corpo di chi cade ma anchein tutti i punti di collegamento (tramite moschettoni ) frala corda e la parete, sono influenzati dalle caratteristichedella corda.

Ecco dunque la prima funzione del Dodero: determinarela forza massima che la corda, con una estremità rigida-mente collegata alla struttura, genera quando arresta unamassa che cade (una massa di acciaio di 80 kg, che cadelungo due guide con attrito trascurabile). Il lettore si chie-derà: ma come facciamo a sapere quali forze si generereb-bero nell’uso reale, quando si arresta un alpinista che cade?Non è difficile rendersi conto che, fissato il rapporto fra lalunghezza della caduta libera e la lunghezza della corda (ilcosiddetto fattore di caduta), tale sforzo non dipende dal-l’altezza di caduta; quindi le forze che si misurano alDodero sono le stesse che si verificherebbero in una cadu-ta di qualsiasi altezza (la differenza fra le tensioni generateda una massa d’acciaio e da un corpo umano dello stessopeso decresce al crescere dell’altezza di caduta).

Ecco il ragionamento che giustificò la costruzione dellostrumento di cui stiamo parlando. Il professor Dodero, cheinsegnava a Grenoble (dunque accento sulla ultima o),fece costruire l’apparecchio nei primi anni ’50 del secoloscorso; poco dopo esso ispirò le prime norme della UnioneInternazionale Associazioni Alpinistiche (UIAA).

Queste norme non si limitano a richiedere che la ten-sione nella corda non generi, al momento dell’arrestodella caduta, una forza superiore a un valore assegnato(1200 kg-forza); si volle che tale forza fosse ben lontana dal porta-re la corda a rottura. A tale scopo, dopo aver precisato che lacorda, fissata alla struttura del Dodero, doveva passare dopo 30 cmper un orifizio a bordo arrotondato che simula un moschettone, sirichiese che la corda sostenesse un certo numero di cadute (confattore di caduta pari a 2, il massimo possibile) prima di rompersi.

Il numero minimo di cadute prima della rottura, necessario perottenere il “Label” UIAA, fu all’inizio 2, poi 3, ora è 5, poiché lecorde sono di molto migliorate (i criteri di sicurezza si adattanoalla tecnologia disponibile). Oggi ci sono corde che superanoanche le 15 cadute; la forza di arresto è di solito inferiore a 1000kg-forza.

I LIMITI DELLA “PROVA CLASSICA”Questa prova è stata soggetta, fin dai primi tempi, a numerose criti-che; le principali sono:• La corda si rompe sull’orifizio. Invece nei casi reali la corda non si

rompe sul moschettone, ma su spigoli di roccia o per sfregamentosu protuberanze rocciose.

• Una sequenza di cadute su moschettone non costituisce una simu-lazione credibile di quello che accadrebbe in caso di rottura nelcorso di una singola caduta - non su moschettone - tale da portarela corda a rottura.La seconda obiezione viene rafforzata dalla considerazione che le

successive cadute al Dodero non hanno tutte la stessa importanza,

6 - LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009

Materiali e tecniche

Questo “pictogram” UIAA riassume gli aspetti essenziali della prova classica per le cordedinamiche (semplice - mezza - gemellari). La misura della lunghezza del campione si ottiene,nei Dodero più vecchi, portando a 2,5 m il campione caricato con la massa di 80 kg. Lalunghezza del campione scarico è così grosso modo pari a 2,3 m. (da “I materiali peralpinismo e le relative norme”, Collana “I Manuali del Club Alpino Italiano” n° 15 - 2007).

Che cos’è, come opera il Dodero

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cioè “una caduta” non costituisce “una unità di misura” di una qual-siasi proprietà della corda. Passare da 5 a 6 cadute è ben più signifi-cativo che passare da 15 a 16. Una corda da 15 cadute ne perde già,diciamo, due o tre dopo una giornata di uso intenso, mentre poi nelcorso della sua vita può essere usata per un anno di attività intensa(l’uso, non il tempo, influisce sulla resistenza di una corda) prima chepassi, diciamo, da 6 a 5 cadute.

Come mai, in tanti anni, non si è escogitata una prova più significa-tiva, sulla base di un parametro che avesse senso fisico? La rispostasta nell’inadeguatezza degli strumenti di misura. Oggi ci si può porreil problema di concepire una prova scientificamente più valida, per-ché si può ottenere una descrizione accurata dei fatti che accadonodurate una caduta che porti a rottura della corda. Per esempio, non èun problema registrare la forza generata dalla corda con la frequenzadel millesimo di secondo; inoltre in anni recenti sono diventati dis-ponibili strumenti laser che possono misurare con la precisione di 1-2 mm la posizione di un corpo che si muove alle velocità tipiche delDodero (fino a quasi 10 m/s) e schede per computer che consentonodi registrare questi dati ogni millesimo disecondo o, se servisse, anche più frequente-mente. Vedremo fra poco come questi dativengono usati nella proposta che il CentroStudi Materiali e Tecniche (CSMT) del CAI stasviluppando.

LA PROVA DI ROTTURA SU SPIGOLOIL NUOVO DODERO

In tempi recenti la UIAA aveva ritenutoopportuno introdurre una prova (addizionalerispetto a quella classica sopra descritta) in cuil’orifizio a bordo arrotondato era sostituito dauno spigolo orizzontale. Si richiedeva la resi-stenza a una caduta su questo spigolo, con fat-tore 2 e lunghezza di corda di 2,3 m. Se laprova era superata, la corda veniva dichiarata“resistente su spigolo”. Questa prova, del tipopassa/non passa, è troppo grossolana, nonconsente di giudicare in maniera soddisfacen-te la differenza fra due corde e non fornisce lamisura di una grandezza fisica. Per questomotivo il CAI sta studiando, e ha proposto alivello UIAA, la possibilità di misurare l’ener-gia assorbita dalla corda fino a rottura, percaduta su uno spigolo orizzontale. La caduta diuna massa di 100 kg su questo spigolo porta arottura, alla prima caduta, della corda. Ilnuovo Dodero del CSMT è equipaggiato di unlaser che misura la posizione della massa, e diapparecchiature di registrazione sia di questaposizione che della forza, ogni millesimo disecondo. Da questi dati si calcola con suffi-ciente approssimazione l’energia assorbitadalla corda fino al momento in cui si rompe.

Si dovrà decidere, in ambito UIAA, se fornireper ogni corda questo valore oppure scegliereil valore minimo di energia al di sopra dellaquale la corda potrà essere definita “resistentesu spigolo”. Si tenga presente che invece cheparlare di energia si può dare il valore dellamassa che, per dato fattore di caduta e per lospigolo usato, la corda è capace di arrestaresenza rompersi.

I vantaggi di questo tipo di prova, rispetto

alla prova classica, sono molteplici: a) è più simile al fenomeno che ci preoccupa, la rottura su spigolo,

quindi potrà, per esempio, fornire ai produttori utili indicazioni peril miglioramento delle corde;

b) consente la misura di una quantità che ha un significato fisico, eche per questo motivo potrà, per esempio, essere utilizzata per stu-diare la degradazione della corda con l’uso;

c) consente grande risparmio di tempo, poiché richiede una solacaduta anziché tante e distanziate nel tempo (intervalli di 5’).La nostra proposta è stata accolta favorevolmente in ambito UIAA

e sarà probabilmente approvata dopo un periodo di prove pratiche incollaborazione con i costruttori, che inizierà in gennaio 2009.

Nel frattempo la prova sopra citata per la qualifica di “corda resi-stente su spigolo”è stata sospesa.

Credo di potere affermare che il successo del nostro lavoro con-sentirà un notevole progresso nello studio e nello sviluppo dellecorde da montagna.

Carlo Zanantoni

LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009 - 7

Una corda dinamica è costruita intrecciando diverse decine di migliaia difilamenti (60.000÷70.000 in una corda da 11 millimetri) di fibra poliammidica(Nylon 6 dalla polimerizzazione del caprolattame o Nylon 6/6 dall’acido adipico

e esametilendiammina).I mono-filamenti sono estremamente sottili(diametro 30 micron circa), paragonabili allametà di un capello.

Le corde dinamiche sono strutturalmentecostituite da due parti: una parte centralechiamata anima e un involucro tubolareesterno chiamato calza (o camicia, mantello).Indicativamente si può affermare che laresistenza meccanica è fornita per un 70%dall’anima e per il restante 30% dalla calza,quando la corda non è sottoposta a flessione;nel caso in cui la corda è sottoposta aflessione, come avviene, ad esempio, quandoè ripiegata su un moschettone, il contributodella calza diventa modesto.

L’anima è costituita da un insieme di “trefoli”,il cui numero varia da produttore a produttore:alcuni usano un numero ridotto, 3, di grossitrefoli, altri ne impiegano di più sottili e variabiliin numero da 8 a 15 a seconda del diametrodella corda.

I trefoli sono a loro volta generalmente formatida una terna di “stoppini”; questi ultimi sonoformati da sei fasci più sottili a loro voltacomposti dai “mono-filamenti”, generalmente bianchi. I trefoli possono essererealizzati con due diverse modalità: intrecciati, come era uso fare circa 20 anni orsono,oppure ritorti.

La calza è invece un tessuto a costruzione tubolare ottenuto per intreccio del tipo a“trama-ordito” di un insieme di fili (chiamati stoppini o “fusi”, composti da circa 5/600filamenti) colorati, blandamente ritorti e avvolti in modo da ricavarne una struttura piùallungabile. Generalmente l’intreccio è a circa 90° (in qualche caso a 120°) ed èdisposto con un angolo di avvolgimento di 45° rispetto all’asse della corda. La calzaha, oltre che una funzione di contenimento, anche un compito di protezione.

A parità di diametro della corda, un numero elevato di “fusi” (che risultano quindisingolarmente di diametro inferiore) conferisce alla corda maggiore allungamentoesaltandone le caratteristiche dinamiche, anche se diminuiscono un po’ lecaratteristiche di resistenza all’abrasione.

Giuliano Bressan

L’anima, i trefoli, la calza

Così dopo il testParticolare, dopo la rottura, di una cordaTendon Smart (by Lanex) - diametro 10 mm -che garantisce come minimo sei cadute, conforza arresto alla prima caduta di 8 kN. Lacorda era nuova e la prova è stata effettuataalla macchina a trazione: un’attrezzatura ingrado di misurare le deformazioni e le forzegenerate nella caduta. Una telecameraconsente di seguire ogni fase dei test.

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Se potessimo rappresentare UniCai conuna metafora, dovremmo pensare auna grande montagna che presenta unproblema alpinistico ancora insoluto;

un versante fantastico, bellissimo, con un iti-nerario che racchiude in sé tutto ciò che sipossa ambire: logica, roccia e ghiaccio, disli-vello, ambiente; tanti si sono avvicinati, madopo diversi tentativi, qualcuno incerto, qual-cuno un pò più convinto, il percorso è anco-ra lì ad aspettare i primi salitori.

Un gruppo di amici più determinato deci-de di affrontare la parete per scrivere l’en-nesima pagina dell’avventura alpinismo; cisi lascia prendere dall’entusiasmo, sicomincia ad esplorare la parete alla ricercadei punti deboli, si scruta, si analizza, sivaluta il materiale necessario; si cominciaa portarsi all’attacco per affrontare leprime lunghezze; si tenta una prima voltama dopo giorni di arrampicata si deve tor-nare indietro; ci sono momenti di sconfor-to, momenti in cui si vorrebbe rinunciare atutto, dimenticare che esiste quella parete;ci sono altri amici che incitano a riprovaree si ritorna, si ricomincia, perché quellaparete è in noi, fino a quando un giorno leultime difficoltà sono alle nostre spalle, lacima è sotto i nostri piedi e un mondonuovo si apre ai nostri occhi.

UniCai è quella grande conquista; gli amici,gli otto presidenti di OTCO, coordinati dal

comitato tecnico-culturale composto da cin-que persone; le difficoltà: avere una visioned’insieme dei problemi e delle soluzioni, tro-vare una identità comune di titolato CAI purconservando la propria diversità, migliorarsinella propria specialità in trasversalità congli altri, saper dialogare e confrontarsi, saper-si mettere in discussione, saper uscire dallapropria nicchia, dalla propria corporazioneper ampliare la propria esperienza, sapermaturare con l’aiuto altrui.

Le grandi salite sono caratterizzate dallatoponomastica dei luoghi che individuanopunti caratteristici o che evocano ricordiparticolari; pensate alla Nord dell’Eiger:“Traversata Hinterstoisser”, “Bivacco dellamorte”, “Traversata degli Dei”, “Ragnobianco”; i punti caratteristici di UniCai sichiamano “Base culturale comune”,“Figura del sezionale”, “Libretto unico”,“Divisa comune”, “Ambiti operativi”,“Competenze”, “Percorsi formativi”.

Sempre per restare nella metafora alpini-stica, “UniCai” non è stata ancora salita:qualche tiro impegnativo è stato superato,alle vere difficoltà ci si è avvicinati, si èfatto qualche tentativo, ma si è ritornati suipropri passi; ci sono stati momenti di scon-forto in cui sembrava che il progetto fossedestinato al fallimento; due atti di indirizzodel Comitato centrale di indirizzo e con-trollo hanno confermato che bisogna pro-

seguire fino al raggiungimento dell’obietti-vo in quanto ritenuto strategico per il futu-ro del CAI; un intervento del presidentegenerale nella riunione di UniCai di dicem-bre ha dato slancio agli esecutori di questoambizioso progetto.

Si poteva pensare a un percorso più facileper UniCai? Forse sì, ma non sarebbe statoquello che si voleva ed è noto che gli alpini-sti non sono gente senza ambizioni e quan-do si mettono in testa un obiettivo hannouna cocciutaggine che non si trova in altrisettori. Si poteva pensare a UniCai come auna sommatoria algebrica di tutte le attivitàdegli OTCO; tutto sommato sarebbe statoun percorso relativamente semplice, manon avrebbe rappresentato niente di nuovo:nulla più che una ripetizione di un itinerariogià aperto da altri; UniCai sarebbe stato unorgano burocratico che non avrebbe fattoaltro che appesantire il lavoro e l’attivitàdegli OTCO: e di tutto hanno bisogno gliOTCO fuorché di questo.

Si poteva anche pensare a un progettoche fosse il risultato di un mediazione deiruoli che i vari OTCO svolgono; una via unpo’ più impegnativa, ma che non era anco-ra l’obiettivo di UniCai; mediare ha il sapo-re del rapporto contrattuale dove ognunorappresenta una parte contrapposta e ilrisultato della mediazione è un punto diincontro fra esigenze diverse lasciandoaperta la conflittualità su fronti non media-ti; ciascuno sarebbe stato portatore diun’esperienza, ma non si sarebbe arricchi-to dell’esperienza altrui.

UniCai vuole essere la sintesi di un con-

Una via difficile ma non impossibile È in fase di progettazione un primo corso della base culturalecomune che si realizzerà entro l’anno. E’ rivolto agli aspirantisezionali indipendentemente dalla futura specializzazione

Quali i valori per una base culturale comune? In questo riquadrone viene proposta una sintesi rielaborando liberamente alcunipunti tratti da un documento di Pier Giorgio Oliveti. Nell’altra

pagina un momento del recente incontro dei rappresentantidell’Unità formativa di base con il presidente generale per mettere a fuoco le nuove strategie da adottare.

Consapevolezza dell’azione

Sapere condiviso tra le generazioni

Conoscenza della montagna intesacome avventura dello spirito

Solidarietà tra le persone e convivialitàsociale

Difesa dell’ambiente, del paesaggio edelle identità locali

Valore della formazione permanente edella cultura della sicurezza

Valore della ricerca personale

Frenesia dell’azione

Tecnicismo da manuale

Sport agonistico e atletismo

Egoismo e autismo tecnologico

Consumismo, globalizzazione culturale,banalizzazione dei modelli di sviluppo

Cultura del fare senza conoscenza, culturadel no-limits

Ricerca del piacere fine a se stesso

Valori per una base comune... in contrapposizione a

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UniCai Attività e prospettive

➔ ➔

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fronto dialettico in cui ogni attore è porta-tore di un interesse, ma anche di qualità; èportatore di un’esperienza settoriale, ma èanche pronto a recepire il meglio degli altrisettori; è uno specialista che però è attentoai principi fondatori del sodalizio. Insomma,UniCai è una via difficile, molto difficile, manon impossibile; oltrepassare i limiti dellatecnica, per saperla integrare con un pro-getto che si richiama ai valori e ai principiche il CAI ha nel suo patrimonio culturale eche danno alla nostra attività un valoreaggiunto. Potrà sembrare una contro ten-denza rispetto alla evoluzione della societàodierna, ma spesso è da una contro culturache si realizza un sogno meraviglioso, si cre-sce, si matura, si è punto di riferimento.

Quali i risultati finora conseguiti da UniCaidopo l’incontro dei titolati di Bergamo?

IL LIBRETTO DI QUALIFICA UNICO È forse l’obiettivo più facile, ma anche l’in-

dispensabile punto di partenza: ogni titolatoa qualunque specialità esso appartenga e aqualunque livello sia inquadrato, avrà unlibretto di qualifica unico; non più diversofra accompagnatore o istruttore e operato-re, non un libretto dedicato ai soli nazionalie un semplice tesserino di riconoscimentoper gli altri, ma un libretto che accomunatutti i titolati CAI di 1° e 2° livello e dovesaranno evidenziati l’OTCO di appartenen-za, i titoli conseguiti, i percorsi formativi, gliaggiornamenti e le attività didattica e prati-ca svolte; non diversi colori e diverse tipo-logie, ma un unico modello; è un primopasso verso quella identità comune che è fragli obiettivi primari di UniCai.

L’AREA WEB www.unicai.cai.it è uno strumento di

informazione e di lavoro, collocato all’inter-no del Portale del CAI, al servizio degli ottoOTCO con figure titolate, realizzato graziealla collaborazione con la CNSASA che hareso disponibili gli strumenti impiegati nelsuo portale, opportunamente convertiti.• presenta l’organigramma UniCai con l’e-

lenco degli elementi che lo compongono;• spiega il significato degli acronimi che

celano le attività rappresentate dagliOTCO che compongono UniCai.

• raccoglie e rende disponibile tutta ladocumentazione ufficiale emessa dalmomento della costituzione di UniCai:verbali, quaderni, atti di indirizzo, regola-menti, ecc.

• attraverso una foto gallery rinnovabile,mostra le pratiche svolte dalle varie tipo-logie di titolati durante la loro attività;

• informa sulle iniziative didattiche, utilitrasversalmente, realizzate per la forma-

zione o il perfezionamento dei titolati;• darà vita al primo percorso formativo

UniCai per la certificazione dei Sezionali;• mette a disposizione file multimediali per

presentare il “progetto UniCai”, la “baseculturale comune”, il “progetto immagineUniCai”, ecc.;

• darà spazio a quegli OTCO che non neces-sitano di particolare gestione anagrafica,per svolgere la propria attività di comuni-cazione con le loro realtà periferiche.

Quindi uno strumento utile, in sviluppo,che saprà adattarsi alle esigenze della cre-scita di questo ambizioso progetto.

LA FIGURA DEL SEZIONALEL’articolo 34 del Regolamento generale

degli OTCO e degli OTPO indica per laprima volta nella storia del CAI la figuradei sezionali; in passato erano definitiaiuto-istruttori, aiuto-accompagnatorieccetera, e su queste figure, che si stentavaad ufficializzare o si faceva finta che nonesistessero, si appoggia la maggior partedell’attività di insegnamento e di accompa-gnamento del Club Alpino Italiano; il rego-lamento approvato dal Consiglio centraleha quale asse portante il miglioramentocontinuo e costante della qualità del servi-zio offerto da istruttori, accompagnatori eoperatori, e pertanto non ci si potevadimenticare di questa figura fondamentale;definirne il profilo e il contenuto è stato unrisultato conseguito da UniCai che ha fis-sato i requisiti minimi e l’iter formativorichiesti per ricoprire questa funzione informa assolutamente trasversale, deman-dando ai singoli OTCO l’individuazione deicontenuti di specialità; non più promozionisul “campo di battaglia” ma riconoscimen-to attraverso un percorso metodico e qua-lificante curato dagli OTPO, che potrannodelegarne l’attuazione alle scuole da lorodipendenti, ove esistenti.

Al completamento del percorso e surichiesta formale degli OTPO, i presidentidi sezione potranno ufficializzare la nomi-na dei nuovi sezionali, il cui nominativosarà inserito negli appositi albi da costitui-re a livello regionale.

Al momento è in corso una verifica deglielenchi degli attuali “aiuto” nei vari settori atutto il 2008 da parte degli OTPO, che li sot-toporranno ai rispettivi OTCO per definirele condizioni e le modalità di inserimentonei nuovi albi regionali.

UNA BASE CULTURALE COMUNELa figura del sezionale non poteva essere

disgiunta dalla definizione della base cultu-rale che rappresenta la parte comune a tuttii titolati del loro percorso formativo, a cia-scuna area essi appartengano, per poterperseguire l’obiettivo di una comune identi-tà. Viene spontaneo chiedersi perché sisenta il bisogno di una base culturale equale necessità sia intrinseca in questo per-corso.

I singoli OTCO nella loro storia hannosempre perseguito, e giustamente, l’obietti-vo del miglioramento della tecnica, giun-gendo in certi settori a livelli inimmaginabi-li per un sodalizio basato esclusivamentesul volontariato; ma è proprio nella struttu-ra del volontariato che sta il limite della esa-sperazione tecnica.

Il mondo del professionismo, la sola tecni-ca, la può (non la sa) gestire al meglio, senon altro per la ricerca di un profitto eco-nomico, che eticamente non ha ragione diessere per il volontario, che opera per spiri-to di servizio. La sola tecnica porta a morti-ficare o a rendere anomala l’azione delvolontario, che invece deve avere dei riferi-menti in valori etici che si esprimono attra-verso valori culturali, e che devono essereun patrimonio comune di tutti i titolati delCAI.

È in fase di progettazione un primo corsodella base culturale comune che si realizze-rà nel 2009, rivolto agli aspiranti sezionaliindipendentemente dalla futura specializza-zione; e l’idea sarebbe di farne anche unsecondo entro l’anno. Ritorneremo sui con-tenuti e sui metodi della base culturalecomune, così come dell’iter formativo delsezionale, in un prossimo articolo.

Ora non resta che…rimboccarsi le mani-che!

Il CTC di UniCai

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La “catena di montaggio” che alimenta ilSoccorso alpino ha registrato con leprime, ingenti nevicate di questa stagio-ne invernale un preoccupante numero

di sepolti sotto le valanghe. Come si ricorde-rà, non passava giorno in occasione delponte di Ognissanti senza che i tiggì ricor-dassero il pericolo slavine, raccomandandodi evitare i fuoripista. E invece ogni giorno imedia erano costretti a riferire di nuove dis-grazie legate a un uso sconsiderato di sci esnowboard. Incoscienza programmata,secondo un’originale definizione di LucaGoldoni, penna illustre del Corriere? Bastaleggere i bilanci (riportati in queste pagine)del progetto “Sicuri in montagna” in diecianni di assiduo volontariato per spiegarecerti comportamenti: dovuti in molti casi auna sindrome da superman, all’autoconvinci-mento che “queste tragedie possono accade-re agli altri ma non a me”. O a incompetenza.O a pura e semplice incoscienza.

Quanti sciatori colpisce ogni anno la mortebianca sulle Alpi? Centocinquanta, secondoalcune fonti. Poca cosa rispetto alle 195 milapersone che ogni anno nell’Unione europeamuoiono per problemi legati all’alcol. Nienterispetto all’ecatombe stradale del sabato serain Italia. Questo non toglie che il problemasia socialmente serio. Anche perché gli scri-teriati che se la sono andata a cercare sot-traggono un posto letto e una fetta di assi-stenza sanitaria a un cittadino rimasto infor-tunato non per colpa sua.

E’ comunque da escludere che il rischiovalanghe possa essere azzerato per chi amala meravigliosa disciplina dello sci alpinismo.Lo dimostra il caso di Roberto “Rolly” Cotti,istruttore milanese sfuggito alla morte bian-ca in una situazione apparentemente esenteda rischi. Il suo racconto esclusivo in questospeciale dossier, insieme con quello del com-pagno che lo ha strappato alla micidialemorsa della valanga, contiene non pochimotivi di riflessione.

Sulle motivazioni che inducono a esporsi alpericolo oltre ogni ragionevole limite siesprime invece Enrico Camanni, storicodella montagna e scrittore illustre, in un arti-colo apparso sul quotidiano La Stampa il 9dicembre, l’indomani delle tragiche vicendedi Ognissanti. Articolo che pubblichiamo pergentile concessione dell’autore. Viviamo, èvero, nella società dell’eccesso e il rischio,

come spiegano i sociolo-gi, è il fattore dominantedella società, tra crisifinanziarie, terrorismo ecatastrofi ecologiche: maproprio dal pericolonasce il bisogno di unnuovo concetto di respon-sabilità che il CAI va met-tendo a fuoco attraversole sue scuole, il suo aprir-si ai giovani, le iniziativedel Servizio ValangheItaliano e il progetto“Sicuri in montagna”. Ed èuna rassegna delle forzeche il CAI mette in camposul fronte sempre caldodella prevenzione quellache emerge dal resocontosulla Giornata biancaorganizzata quale prelu-dio della stagione invernale dallaCommissione culturale della Sezione diBergamo con i contributi della Bibliotecanazionale del CAI, del Museo nazionale della

montagna e della redazione dello Scarpone:nelle cui pagine, come ben sanno gli affezio-nati lettori, la cultura della sicurezza è untema ricorrente. (R.S.)

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Sicuri con la neve Il CAI per una cultura della prevenzione

Le streghe in biancocolpiscono ancora

Grande è l’impegno del Club Alpino Italiano contro la“morte bianca”. Ma occorre che ognuno, soprattuttose esperto, riveda il suo concetto di responsabilità

Valanghe, rischi e responsabilità

In concomitanza con la prima nevicatadella stagione, che era lecito augurarsicome poi si è avverato bianchissima, laSezione di Bergamo ha organizzato il 4

ottobre al Palamonti la prima Giornata bian-ca, dedicata alle valanghe tra realtà e imma-ginario. Pubblico da grandi occasioni perquesta non stop realizzata con i contributidella Biblioteca nazionale del CAI, del Museonazionale della montagna “Duca degliAbruzzi”, della Commissione cultura del CAIdi Bergamo e della redazione dello Scarponesecondo i canoni dell’infotainement.

Intrecciando cioè generi diversi: nella parteinformativa esperienze a confronto di medici,tecnici del distacco programmato, rappre-sentanti delle scuole del CAI, del Serviziovalanghe italiano, dell’Associazione interre-gionale neve e valanghe; nella parte dedicata

all’intrattenimento un recital realizzato dallaBiblioteca nazionale con alcuni interessantiintermezzi musicali. Tema obbligato la valan-ga, ladra di vite (nel Medioevo si riteneva chefossero le streghe “in bianco” a cavalcarel’onda bianca).

A quali condizioni è possibile salvarsi dallavalanga? Su questo argomento si è espresso ildottor Hermann Brugger dell’Università diInnsbruck, specialista di medicina di emer-genza, autore di innumerevoli ricerche sullasopravvivenza: tra le più recenti l’eccezionaleintervento (nel 2005) su un sepolto da valan-ga con profonda ipotermia e prolungato arre-sto cardiaco (di 150’), trattato o per megliodire resuscitato con moderne tecniche diriscaldamento extracorporeo come vieneriferito nel rapporto pubblicato suScienceDirect (www.science.com). Sul tema

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della sicurezza delle piste di sci è poi interve-nuto Ernesto Bassetti, tra i maggiori espertidel distacco artificiale delle valanghe, che nel2004 ha costituito il gruppo Montagne etNeige Developement per acquisire la societàfrancese TAS, oggi considerata leader nellasicurezza in montagna. Hanno completatoquesto primo giro d’orizzonte EnricoCatellacci del Servizio valanghe italiano, ElioGuastalli (CNSAS, Sicuri in montagna) eAlfredo Praolini dell’Associazione interregio-nale neve e valanghe (AINEVA).

Ma a che prezzo è possibile sopravviverealla morte bianca? A raccontarlo è stato ilmilanese Roberto “Rolly” Cotti, istruttoremilanese di alpinismo che, come il grande ein parte omonimo “Rolly” Marchi che si ècortesemente prestato a fare da testimonialdella Giornata bianca, si professa innamora-to della buona neve. Amore nel suo caso tut-t’altro che ricambiato. Rimasto sotto unavalanga in primavera durante un’escursionein Valle d’Aosta, “Rolly” Cotti assapora la vitaritrovata con qualche problema. Dopo tantopenare in carrozzina, per mesi e mesi affac-ciato a una finestra sul cortile come JamesStewart in un celebre film di Hitchcock, oggici racconta in queste pagine della “sua” stre-ga bianca.

Un brivido dev’essere corso nella schienadei tanti appassionati convenuti al Palamontimentre l’attrice Silvia Elena Montagnini“recitava” le disavventure di Rolly. Poi, con-clusa la parte informativa della giornata, èstata la stessa Montagnini, accompagnatadall’arpista Marta Pidello, a leggere branid’autore sul tema. Nel recital, curato daGianluigi Montresor, Alessandra Ravelli e

Consolata Tizzani, i temi spaziavano dallo“strano caso delle sopravvissute diBergemoletto” che ha alimentato per anni laletteratura scientifica sull’argomento, al dis-incantato “Bip, bip, bip” della guida alpinaAlberto Paleari, al palpitante racconto di“Paco, il bergamasco che salvò i padroni”. Eil bello è che Renzo e Luciana, i padroni diPaco, erano in platea compunti ad ascoltarecon ovvia commozione le gesta del loro pelo-sissimo e ormai defunto samaritano.

Miracoli della Giornata bianca che ha sug-gerito alla Biblioteca nazionale anche l’inizia-tiva di mettere in distribuzione “Valanghe dicarta”, una bibliografia tematica compostada un cospicuo numero di manuali e opereletterarie appartenenti alle sue prestigiosecollezioni; e al Museo nazionale della monta-gna l’opportunità di organizzare un’ineditamostra dedicata ai manifesti cinematograficisul tema specifico e di presentare la proie-zione di un’antologia di circa 10 minuti rea-lizzata da Gilberto Merlante con le sequenze“bianche” dei più celebri film conservatinella cineteca dello stesso museo.

Perché, come è logico, sono diversi i modidi rappresentare le valanghe nel mondo delcinema. Significativi sono film come “Lamontagna dell’amore” di A. Fanck (1926) o“Montagne in fiamme” di L. Trenker (1931),dove la valanga rende la montagna severa,

imprevedibile, accompagnando le scalate deiprotagonisti. Mentre contribuisce a seminareadrenalina nei film d’azione, gialli o thriller:come “Vertical Limit” di M. Campbell (2000)o “Cliffhanger” di R. Harlin (1993). Infineviene usata come giustiziera nel film“Avalanche” (1978) dove un’enorme valangainveste un villaggio turistico reo di esserestato costruito senza alcun rispetto per l’am-biente. Tremate, tremate le streghe in biancosono tornate… ■

LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009 - 11

Per fare pratica nell’utilizzo dell’Arva, della sonda da valanga e del sistemaRecco per la ricerca dei sepolti, il Servizio Valanghe Italiano mette adisposizione nel cuore delle Dolomiti il Centro addestramento Arva SVI. L’area

recintata (100x100 mq), nel comprensorio sciistico di Falcade (BL) a circa 2.300 m,rappresenta un’ipotetica zona di accumulo di valanga. E’ situati tra la pista degliInnamorati e quella che scende al Lago Cavia dal Col Margherita e può essereraggiunti con la funivia Col Margherita che parte dal Passo San Pellegrino, scendendopoi lungo la pista, oppure salendo con le pelli di foca o le racchette da Passo Valles incirca un'ora. Il sistema è gestito da una centrale di comando dove gli utenti possono attivare uno opiù trasmettitori sepolti a diverse profondità e inclinazioni, simulando situazionirealistiche di ricerca con diversi livelli di difficoltà. Quale attrezzatura è richiesta? Per la ricerca con l'Arva occorre apparecchio e sondada valanga (la pala non serve); per la ricerca con il Recco ricevitore e sonda davalanga; per il solo sondaggio sonda da valanga. Dal mese di febbraio è disponibile un sistema di allenamento al sondaggio, in praticaun metodo per percepire le diverse sensazioni che si provano quando, sondando nellaneve, si incontrano oggetti diversi: corpo umano, terra, sassi, zaini, ecc. Il Serviziovalanghe italiano si augura che il Centro, ben oltre un’attraente curiosità per ifrequentatori delle piste locali, possa diventare un utile strumento didattico per lescuole del Club Alpino Italiano. Particolare importante. In ogni momento, senza alcuna formalità e senza corsi,chiunque può utilizzare l'impianto in modalità automatica. Per gestire la ricerca inmodalità manuale è invece necessario essere accompagnati da un istruttore abilitato echiedere le chiavi del supporto a Guido Cagnati (tel 329.62.17.544), gestore del baralla stazione a monte della Funivia Col Margherita. Le istruzioni per la gestione delsistema sono disponibili a fianco della centralina. Informazioni possono essererichieste direttamente sul posto oppure a Sandro Sterpini: [email protected],o a Luciano Filippi: [email protected]

Il Centro SVI nelle Dolomiti

Addestrarsi con l’Arva per sopravvivere

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12 - LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009

Sicuri con la neve

Se ci fosse una relazione tra bellezza e salvezza levalanghe non esisterebbero, o almeno non farebberomale. La tragedia di Ognissanti in alta Val Pellice è

purtroppo emblematica: tempo perfetto, neve fredda eleggera, quasi zucchero, cielo cobalto senza nuvole. Sotto levalanghe si muore così: nel paesaggio dei nostri sogni.Naturalmente l’esperienza conta, ma non è sufficiente. Alcunitra i grandi esperti della neve sono morti soffocati dallavalanga: Toni Gobbi, Franco Malnati. Guide alpine, istruttori dialpinismo, gente nata con gli sci ai piedi. Le valanghe, con ifulmini, sono il pericolo meno preventivabile in montagna.Non si staccano perché fa brutto tempo, perché è troppopresto o troppo tardi, perché non ti senti bene, perché… Levalanghe invernali si staccano e basta, anche in un paesaggioda cartolina, quando la traccia di uno sciatore o di unescursionista “taglia il pendio”, come si dice in gergo,rompendo l’equilibrio degli strati nevosi accumulati dalleperturbazioni, lavorati dal vento e dal sole, ingannevolmentesaldati dal gelo. È legge della fisica, è matematica, così comeè matematico, lo dicono le statistiche, che se si viene sepoltisi può sopravvivere per qualche minuto, cinque-dieci almassimo, ma poi le probabilità calano, precipitano, unaparabola in picchiata.Giustamente il Soccorso alpino e le scuole di sci alpinismoribadiscono la necessità dell’Arva (l’apparecchio elettronico diricerca sotto la neve), battono sul chiodo della rapidità e dellaricerca incrociata (primo soccorso con sonde e pale, allertaimmediata dell’elicottero, intervento dei cani), fanno provare eriprovare le operazioni di sondaggio e scavo, perché se nonce la fai quando è solo un’esercitazione come puoi trovarel’amico che sta sotto?, ma alla fine esistono solo due soluzionisicure dopo le grandi nevicate: sciare in pista o stare a casa.Quest’anno le precipitazioni sono state eccezionalmenteprecoci e abbondanti, intervallate da giorni di vento chehanno complicato la situazione, formando pericolosi lastronipronti a creparsi alla prima sollecitazione. Le giornate sonocorte e il sole non è in grado di “lavorare” la neve come inprimavera, quando la trasformazione del manto avviene

rapidamente e la tenutadegli strati è assicurata dalunghi mesi diassestamentoprogressivo. A inizioinverno i cristalli di nevesono incoerenti e instabili,e hanno bisogno di tempoper prendere corpo.Bisogna dargliene iltempo.Se ci fosse qualcherelazione tra velocità esicurezza, oggi simorirebbe di meno sottole valanghe. Tutti vannopiù veloci con gli sci cortie gli scarponi leggeri. Macon le valanghe conta lapazienza, che è figliadella lentezza, valored’altri tempi.

Enrico Camanni

Vittime dell’impazienza?

Visto da sopra“È successo davvero, non è la solita esercitazione”, questo il mio

primo pensiero quando il flusso di neve si ferma e mi rendo conto chenon mi può più raggiungere. Ho visto due dei nostri catturati dall’on-da di piena della valanga, cento metri più avanti. Lo scenario non rien-tra nei canoni ai quali siamo preparati. Non è un distacco provocato,un lastrone con un fronte più o meno ampio. Piuttosto una maxi-valanga spontanea, di quelle che si vedono nei filmati e non si com-mentano nemmeno, perché se ti prende una cosa del genere…

Ci troviamo a cento metri di dislivello dal rifugio Bezzi inValgrisenche, nell’ultimo tratto della valle che conduce al rifugio,dove è più stretta. È mezzogiorno, siamo lì con il corso regionale lom-bardo di scialpinismo e il corso di snowboard alpinismo di cui sono ildirettore. Il tempo è bello, non troppo caldo. Sono tre giorni che si èsistemato, dopo le nevicate della settimana precedente. Il bollettinosegnala un rischio 3 marcato, in diminuzione. La valanga si staccaalmeno 400 metri (di dislivello) alla nostra destra, dalle pendici dellaBecca di Suessa esposte a est. Sembra un modesto scaricamento,distante. Alcuni di noi lo fotografano perfino, ma la neve non si ferma,saltando da una balza rocciosa all’altra acquista massa e impeto.Quando la valanga entra nella valle è come un fiume in piena; risalesul versante opposto, dove passa la traccia di salita. Neve pressata, ablocchi, pesante come cemento.

In mezzo alla valletta, nel posto sbagliato al momento sbagliato, sitrovano Roberto e Alessandro. Alcuni di noi sono più avanti e più inalto, altri dietro nel piano dove la valanga si arresta.

Non abbiamo parlato, non abbiamo nominato un direttore dellaricerca, assegnato incarichi. È scattata una reazione automatica, piùche un autosoccorso da manuale. Del resto sarebbe stata una perditadi tempo ed eravamo troppo pochi e sparpagliati per agire diversa-mente. Siamo semplicemente corsi lì, chi dall’alto, chi dal basso, chicon gli sci, chi senza. Quando sono arrivato io Roberto era stato giàlocalizzato. A trovarlo è stato Alessandro che sfiorato dalla valanga haavuto la prontezza e la bravura di dedicarsi subito alla ricerca delcompagno. Uno scarpone affiorante dalla neve ha significato molto.Per Roberto che da sotto ha sentito che l’avevano raggiunto e ancheper noi che lo cercavamo con il cuore in gola.

Alternandoci nello scavo in quattro minuti abbiamo raggiunto la suatesta. Non è stato immediato capire in che posizione si trovasse ecome fare per arrivare alla bocca. Quando gli abbiamo liberato la fac-cia e l’ho sentito dire “Mi state sui coglioni!” non ho pensato che aves-se un brutto carattere, ma che era vivo e noi gli stavamo schiaccian-do delle parti delicate.

Poi ce la siamo presa con più calma. Abbiamo liberato il resto delcorpo e le gambe. Una evidentemente spezzata all’altezza della tibia,l’altra dolorante. L’abbiamo mosso pochissimo, isolato dalla neve ecoperto. Roberto rispondeva alle nostre domande, ci rassicurava sullesue condizioni. Nel frattempo abbiamo fatto una verifica su tutta l’a-rea della valanga per eventuali altri dispersi, magari appartenenti adaltri gruppi. Altri 15 minuti ed è arrivato un bellissimo elicottero. C’eraun cavo sospeso vicino a noi e temevo complicasse le operazioni.Senza fare un piega, il pilota è atterrato sulla valanga a dieci metri dalferito. Caricato sulla barella il nostro amico ha preso il volo verso l’o-spedale di Aosta, dove giovani e sapienti infermiere si sono prese curadi lui. Su quest’ultimo particolare non ci giurerei, essendo Robertosotto morfina.

Questa la cronaca di quella mattina del 25 aprile 2008. Quale lezione o insegnamento si può ricavare?

Il giorno della valanga

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Dirò qualcosa di già sentito: in montagna si rischia sempre qualco-sa. Questo rischio a volte non lo vediamo o forse richiede uno sguar-do più acuto del solito. Ma esiste. A volte gli diamo un nome diverso:destino, caso, fatalità. Si tratta comunque di qualcosa che non pote-vamo o sapevamo riconoscere.

Non avrei mai immaginato che potesse colpirci una valanga di quel-le dimensioni in quel punto. Stavamo salendo divisi in gruppi, ogniistruttore con due o tre allievi, in un clima rilassato senza particolaripatemi. Lungo la traccia c’era qualche piccola valanga a pera, di quel-le provocate dal caldo. Eravamo distanziati, ma più per ragioni didat-tiche che di sicurezza. La traccia che sale al rifugio era già segnata e

percorsa da decine di persone.Sarebbe consolante pensare che sia stato un evento “for-

tuito” ed eccezionale. Ma non ci credo completamente. Unaguida ci ha detto che l’anno scorso lì è morto un suo colle-ga. Nelle ore successive su quella tranquilla traccia di salitasi sono scaricate altre valanghe da entrambi i versanti,anche se meno mastodontiche.

Significa che quella valle, in certe condizioni, anche dopotre giorni di bel tempo può essere una trappola. Siccome ilrifugio Bezzi è una meta molto frequentata e accoglie oltrecento persone e molte scuole nei weekend primaverilibuoni, vorrei che questa informazione circolasse.

Quel pericolo noi non l’avevamo previsto e non penso chesarò in grado di fare analisi e previsioni così lungimiranti infuturo. E se fossi in grado di farle, resterei quasi sempre acasa, preoccupato da un rischio latente che vedrei ovunque.

Mi dispiace molto per Roberto, che è ancora alle presecon una riabilitazione complessa dopo la frattura allagamba. La valanga l’ha preso, l’ha stritolato un po’ e poi ce

l’ha restituito malconcio ma vivo. È stata benevola con lui. Avrà capi-to che è una persona con una grande forza e tranquillità d’animo, chea casa l’aspettavano due bambini?

È stato prima molto sfortunato, poi molto fortunato. In questo ci rap-presenta in pieno. Una valanga di quelle dimensioni poteva fare strikecon un gruppo numeroso come il nostro.

Mi tornano in mente i versi di una poesia di Montale. “È scorsa un’a-la rude, t’ha sfiorato le mani, ma invano: la tua carta non è questa”.

Guido Fossati

Direttore Corso regionale ISA Lombardia

Chi disse “preferisco aver fortuna chetalento” percepì l’essenza della vita(Woody Allen in “Match Point”). Quantevolte un minuscolo evento casuale puòcambiare il corso della nostra vita? Comenel film citato la pallina da tennis che pren-de il nastro può ricadere indifferentemente

al di qua o al di là della rete, determinando l’esito della partita, cosìun minuto, un centimetro, una parola, a volte sono la differenza trariuscire o fallire, vincere o perdere, vivere o morire.

Certo, il blocco di neve che si stacca proprio quel giorno, proprio inquel momento, proprio in quel punto, non lo posso considerare unevento fortunato. Sarebbe bastato un altro minuto, forse mezzo, esarei stato oltre. Se solo non mi fossi attardato a sistemami la lin-guetta dello scarpone, o avessi adottato un’andatura un po’ menoturistica. E d’altro canto se sono qui a scrivere, anche se un po’acciaccato, è solo per un insieme di circostanze talmente fortunateda far pendere il bilancio della giornata decisamente a mio favore.

Innanzitutto il mio compagno più vicino, pochi metri avanti a me,

per fortuna (sua e mia) viene coinvolto solo marginalmente e ha, evi-dentemente, l’autosoccorso nel sangue. L’istante in cui mi sento toc-care la gamba destra è per me il segno che la pallina da tennis è fini-ta dall’altra parte. Prima non avrei scommesso un euro sulla miasopravvivenza.

Sono l’unico travolto di un gruppo numeroso, esperto e attrezzatoche può dedicare, e dedica, tutte le sue energie al mio disseppeli-mento. Fossimo finiti sotto in tanti, o fossimo stati in pochi, chi puòdire come sarebbe andata.

Poche settimane prima avevo sottoscritto una polizza sulla vita insi-stendo perchè fosse rimossa una clausola relativa al caso di morteper congelamento. Metti che finisco sotto una valanga, avevo scher-zato con l’assicuratore. Chissà che faccia avrebbe fatto!

Bando alle ciance. L’evento valanga, pur con tutta la sua drammati-cità, non è descrivibile a parole senza rischiare di cadere nel banale.Vorrei solo mettere nero su bianco le risposte ad alcune domandeche, per essermi state rivolte da più persone, ritengo di possibile inte-resse comune.

Ho provato a scappare? Certo, appena ho visto il distacco, che

Visto da sotto

Ora può sorridere Roberto “Rolly” Cotti primadell’incidente e durante ladegenza su una carrozzina inun curioso fotomontaggio da luistesso realizzato ispirandosi alfilm “La finestra sul cortile” diAlfred Hitchcock con JamesStewart e Grace Kelly.“Nonostante tutto”, spiega, “miconsidero un uomo fortunato”.

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pure all’inizio sembrava cosa da poco, ho cominciato a risalire ilversante opposto con tutta la lena possibile. Ma è questione di secon-di, non è che di strada se ne può fare tanta. Magari in fase di discesaci si può mettere a uovo e tentare una libera alla Hermann Mayer. Main salita, con le pelli ai piedi, il raggio d’azione è veramente risibile.

Ho provato a nuotare, come suggeriscono di fare? No, non ci hoprovato. O meglio, non sono neanche riuscito a pensare di ipotizzaredi provarci. L’onda d’urto che precede la massa valanghiva non hanulla a che vedere con il vento, neanche con la bora a centodieci chepure ho provato a Trieste, anni fa, e che mi faceva barcollare, è vero,ma non mi sollevava mica da terra! Dopo lo schiaffo dello sposta-mento d’aria, con relativo atterraggio scomposto, è difficile fare qua-lunque cosa.

E poi la valanga, la mia valanga almeno (di altre non ho esperienza),non ha niente a che vedere con l’acqua. E’ come trovarsi all’internodi una gigantesca betoniera: lo stile libero riesce malissimo. La massati avvolge, t’impasta, ti disarticola. Già mantenere una congruenzamorfologica è un’impresa impossibile, coordinare dei movimenti èpura teoria. Forse varrebbe la pena di togliersi gli sci e rannicchiarsiper cercare di salvare gli arti, ma non è detto che così non si finiscapiù sotto. Comunque, pensare di riuscire a dominare in qualche modola situazione è per lo meno illusorio.

Crearmi uno spazio, una nicchia, una bolla d’aria per poter respira-re? Sì, ci ho provato. Ma no, non ci sono riuscito. Per un attimo hocreduto di avercela fatta. Quando mi sono fermato. Poi è arrivato ilresto della neve con il suo dolce peso da ippopotamo. Non solo si èripresa tutti gli spazi disponibili: si è anche piazzata sul mio sternorendendomi la respirazione complicata a prescindere dall’aria dispo-nibile.

Se si ha cognizione del sopra e del sotto? No, per niente. Non avreimai detto di essere praticamente a testa in giù. Dicono di usare la sali-va per orizzontarsi, ma questo ha senso solo se hai a disposizione

dello spazio per fare qualcosa. Quando sei imbalsamato in un pilonedi cemento non è che ti serva molto sapere dove sta il sopra.

C’è luce? Sì, giurerei di sì. Non che ci sia molto da vedere, ma la miaimpressione è quella che i cristalli di neve davanti ai miei occhi fos-sero visibili.

Si sentono i suoni? Sì, e anche benissimo. Anche un metro e mezzosotto sentivo tutto quello che si diceva fuori. Non viceversa, nel sensoche fuori non sentivano niente di quello che urlavo io. Strano effettomonodirezionale della propagazione del suono.

Fa freddo? Probabilmente sì, ma almeno nei primi minuti è l’ultimodei problemi. Poi sì, un freddo becco, ma per fortuna ero giá fuori.

Mi è passata davanti tutta la vita? No, francamente no.L’impressione è quella di non avere pensato quasi niente. Per un po’,forse un minuto, ho creduto di essere spacciato, ma non c’è statomolto oltre questa lungimirante osservazione. L’immagine confusa dimia moglie che spiega ai bambini il perchè e il per come il papà nontornerà più, con l’assurdo sollievo di non essere io a doverlo fare. Uninizio di rassegnazione forse. Poi il tocco magico sullo scarpone e lacertezza immediata che ce l’avrei fatta. Da lì tutti gli sforzi si sonoconcentrati sullo stare calmo, sul respirare piano, sul consumare ilmeno possibile, sullo stare vivo. Per la proiezione completa della miavita non c’è stato proprio tempo.

E, infine, tornerò in montagna dopo questa esperienza? È la rispo-sta più difficile. Mentre scrivo sono talmente lontano dalle condizio-ni fisiche minime anche solo per salire sul monte San Primo che nonprovo nessuna pulsione, nè di ritorno nè di ritiro. Cosa mi verràvoglia di fare, quando potrò farlo, non riesco a immaginarlo. Mi si fanotare che si è trattato di un evento non provocato, del tutto casua-le, una vera sfiga come si suol dire, e che non posso rimproverarmi

nessuna negligenza, nessun azzardo. Cosa vera in gran parte. Certo, se avessi scelto di uscire dal traccione e di passare più

sulla sinistra... beh, avrei vinto il premio Nobel della premonizio-ne, ed è solo uno scrupolo di coscienza che, di fronte al danno,mi porta a interrogarmi sulle scelte improbabili che avrebberopotuto evitarlo. Tuttavia, forse proprio questa valutazione di ine-luttabilità mi disturba. Fosse successo mentre, come tantevolte, mi assumevo un rischio più o meno calcolato, potrei sem-pre pensare che, con una condotta più prudente, sarei in grado

di aumentare a mio piacere il livello di sicurezza. Se fai una caz-zata, dice il saggio, puoi sempre riprometterti di non cascarci più.Invece mi trovo, come unica consolazione, quella di pensare che unasfiga del genere non può capitarmi due volte: cosa però del tuttofalsa, come il calcolo delle probabilità insegna.

La paura è un buon motivo per non tornarci. Poi ci sono i motivi pertornarci. Il divertimento. Fino a oggi ho sempre vissuto la montagnacon serietà ma anche con spensieratezza. Un grande, immane, incom-mensurabile divertimento. Riuscirei a divertirmi come prima sapen-do che a casa c’è una famiglia che conta i minuti alla fatidica telefo-nata, ok, tutto bene, siamo alla macchina? Fino a oggi la mia attività

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Fra i maggiori esperti di medicina di emergenzain montagna, il dottor Hermann Bruggerdell’Università di Innsbruck, presidente dellaCommissione medica CISA IKAR, è autore diinnumerevoli ricerche scientifiche sultrattamento medico dell’incidente da valanga.Tra le sue più recenti esperienzel’eccezionale intervento (nel 2005)su un sepolto con profondaipotermia e prolungato arrestocardiaco (durata 150’), trattato omeglio resuscitato grazie amoderne tecniche diriscaldamento extracorporeo, inbase al rapporto pubblicato suScienteDirect(www.science.com). Brugger èautore del documentario “Time islife” (Il tempo è vita) sulle modalità dell’intervento in valanga,reperibile in dvd anche nella versione italiana. “Per unapersona sommersa”, ha spiegato al Palamonti in occasionedella prima Giornata bianca organizzata dal CAI, “solo lapresenza di una piccola cavità può prolungare lasopravvivenza che altrimenti dura mediamente quattrominuti. Il rischio mortale è sicuramente il soffocamento: pochisono i decessi per ipotermia o per trauma meccanico, la cuimortalità risulta appena del 5%”.

Il medico

Quattro minuti per sopravvivere

Nell’ambito dell’opera di prevenzione svolta attraverso imedia il 26, 28 e 31 dicembre, giorni cruciali per il turismoinvernale, il CAI è stato ospite del notiziario di Isoradio RAI,canale di pubblica utilità. In particolare si è parlato divalanghe con i rappresentanti del Servizio valanghe italiano.Va segnalato che la frequenza principale di Isoradio è 103,3Mhz in modulazione di frequenza (FM). E' possibile ascoltareil canale di pubblica utilità anche via internet all'indirizzohttp://www.radio.rai.it/isoradio/index.cfm#.

Media

Gli esperti del CAI su Isoradio

Sicuri con la neve➔

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montanara è stata, per la mia famiglia, un mero problema di assenza.Ora potrebbe diventare un grosso motivo di stress. Insomma, dob-biamo guarire in quattro da questa faccenda.

In conclusione, l’epilogo. Come recitano i sacri testi, la probabilitàdi sopravvivere sotto una valanga è più del novanta per cento neiprimi cinque minuti. Mai tempo fu calcolato con più giudizio. Quandovedo un guanto che spazzola gli ultimi strati di neve davanti alla miafaccia, sono passati esattamenti cinque minuti, e la mia impressioneè che non avrei retto il sesto. Forse solo una sensazione, nessunopotrà mai dirlo.

L’immensa goduria di respirare è solo parzialmente mitigata da undito che mi viene prontamente infilato in bocca alla ricerca di corpiestranei, come da procedura. Pare che la mia prima richiesta sia stataquella di levarsi dai testicoli, non in senso figurato ma strettamentefisico. D’altro canto non dev’essere facile capire come sono posizio-nato, mezzo Heather Parisi e mezzo “Misery non deve morire”. A par-tire dalle angolazioni improbabili degli arti inferiori i miei testicolipotrebbero trovarsi dovunque, dunque è ragionevole che qualcuno,nell’ansia totalmente condivisibile di salvarmi la pellaccia, ci si siapiazzato sopra. Vedo facce di compagni che credevo molto più indie-tro. Avranno preso uno skilift, viceversa non mi spiego come possa-no essere già qui.

Il resto è un valzer di scavi archeologici, teli termici, elicotteristiacrobatici, medici sans frontière, barelle, ambulanze, freddo, felicità,dolore fisico come non mai. Mi concentro sulla linda stanza d’ospe-dale dove, prima o poi, dovrei approdare per un meritato riposo sottocospicua dose di antidolorifici. Un miraggio per il quale ci voglionocirca quattro ore, in gran parte spese per tirarmi su la temperatura datrentuno ai trentasei e mezzo regolamentari. Quando alla fine mi spa-rano nel calcagno il ferro per la trazione mi avvisano che mi farà unpo’ male, ma a me sembra poco più di una puntura di insetto. Ormaiho la soglia del dolore tra Rambo e l’“uomo chiamato cavallo”.

Finalmente, verso le quattro, il sogno si avvera: sono in una lindastanza di ospedale con una pera di allucinogeni da 500cc appesa allagruccia della flebo e non sento alcun dolore. È il 25 aprile, giornodella Liberazione. Da quest’anno, per me, non solo dai nazisti.

Roberto “Rolly” Cotti

IA CAI-SEM

La storia del progetto “Sicuri in monta-gna” ebbe inizio dieci anni fa,quando l’allora neo costituita

Commissione lombarda mate-riali e tecniche si rivolse alSoccorso alpino e speleolo-gico lombardo conside-randolo il riferimentopiù autorevole, in gradodi fornire indicazionisulle cause degli inci-denti legati alle anoma-lie nell’uso di materiali etecniche. Fu da lì che ini-ziò un dialogo, certo nonprivo d’incertezze, conDaniele Chiappa, allorapresidente del Soccorsoalpino lombardo. Danieleperò sapeva dove volevaarrivare.

Vivo e indelebile resta il ricordo della sua profonda umanità indiriz-zata al soccorso in montagna. La sua caparbietà, che si manifestava avolte senza risparmiare parole forti, fu per tutti noi determinante.“Dobbiamo fare prevenzione”, diceva accorato, “non è più possibileche il Soccorso alpino faccia solo interventi. Molti incidenti si posso-no prevenire”.

Ecco dunque l’idea: la prevenzione degli incidenti attraverso inter-venti concreti. Per Daniele è stata una sorta di ossessione. Il nome delprogetto venne da se: “Sicuri in montagna” e per alcuni anni l’ambito

fu quello regionale. A Daniele successe al vertice del Soccorsoalpino lombardo Danilo Barbisotti che, al pari di Daniele, nonmollò mai la presa. Con il Soccorso alpino si misero al lavorole commissioni tecniche e le scuole lombarde del CAI, impor-tanti associazioni quali il gruppo Gamma, l’ANA di Lecco,l’OSA Valmadrera, autorevoli guide alpine e altri ancora. Unprimo banco di prova fu la prevenzione degli incidenti in ferra-ta e i dati raccolti misero in luce diffuse carenze: circa il 25 %degli intervistati avevano difficoltà nella progressione o nonsapevano usare il materiale d’autoassicurazione. Da quellaprima esperienza si capì che la cosa poteva funzionare e la deci-sione fu unanime: si va avanti.

A fine inverno 2001 venne proposto il primo modulo dedicatoalla prevenzione degli incidenti da valanga, non solo per lo scialpini-smo ma per tutti coloro che frequentano la montagna innevata. Poi siarrivò alla seconda edizione di “Sicuri in ferrata” e si passò al modu-lo dedicato alla prevenzione degli incidenti da escursionismo: oltrealle giornate sul campo si stamparono pieghevoli e opuscoli, si orga-nizzarono convegni sollecitando la collaborazione di giornalisti e ope-ratori della comunicazione. Ricordo in particolare la campagna sullaprevenzione degli incidenti da raccolta dei funghi, che ha avuto, conla stampa di uno speciale opuscolo, un successo inaspettato (d’altraparte ogni anno i cercatori di funghi che perdono la vita per sci-

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Alla conoscenza del manto nevoso ealle modalità per prevenire incidentiè dedicato l’interessante opuscolo di52 pagine formato 21x21 cm “Levalanghe” distribuito dall’Agenziainterregionale neve e valanghe(AINEVA) con grafici, illustrazioni,vignette e con i testi di AlfredoPraolini, Gianluca Tognoni, ElenaTurroni e Mauro Valt. AINEVA (www.aineva.it - e-mail:[email protected]) pubblica anche la documentatissimarivista “Neve e valanghe” diretta da Giovanni Peretti con ilcoordinamento redazionale di Alfredo Praolini. Lepubblicazioni vengono distribuite a una miriade di utenti tra iquali sindaci di comuni montani, comunità montane,pubbliche amministrazioni, Apt, stazioni sciistiche, scuole disci, scuole di scialpinismo del CAI, delegazioni del Soccorsoalpino del CAI. Il numero telefonico per l’ascolto dei bollettininivometeorologici degli uffici valanghe AINEVA è0461.230030.

Superficialità e impreparazione

Chi rischia, perchè rischia

Lezioni di sicurezza Elio Guastalli, coordinatore da dieci anni delprogetto “Sicuri in montagna”, con alcune allievedurante una dimostazione di autosoccorso.

Pubblicazioni

I consigli dell’AINEVA

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Profeta fuori patria neglianni Sessanta come l’ami-co e connazionale GaryHemming, l’americano

John Harlin (1935-1966) fu unprotagonista dell’alpinismo nelleAlpi in quegli anni di eroi e diangeli maledetti realizzando, nel 1962, laprima ascensione americana alla Norddell’Eiger. Formidabile arrampicatore inlibera, quella parete lo ossessionò per tuttala vita, e non fu il solo come ci racconta inquesti giorni il sopravvissuto Claudio Cortinell’interessante libro di Giorgio Spreafico“Prigioniero dell’Eiger”.

Precipitò miseramente il “dio biondo”Harlin dopo avere compiuto un tentativocon gli italiani Roberto Sorgato e IgnazioPiussi. Stava cercando, in quel maleficoinverno del ’66, di realizzare una direttissi-ma e quella via nonostante tutto gli vennecomunque dedicata.

Nel ’66 suo figlio John jr aveva appenanove anni, e si era impegnato a non farealpinismo. Mentiva naturalmente. E infattiè proprio John jr che, diventato giornalista,oggi ci racconta in un libro fresco di stam-pa tradotto da Mirella Tenderini(“L’ossessione dell’Eiger”, CDA&Vivalda,collana dei Licheni, 322 pagine, 25 euro)come a sua volta abbia affrontato quellaparete per vincere gli incubi che lo perse-guitavano. Talis pater… Quarantaquattroanni dopo la sciagura devono comunquefargli un certo effetto gli strapiombi dove,improvvisamente, la corda lungo la qualesuo padre risaliva con i jumar si ruppe el’infelice venne “scaraventato verso ilbasso, con il Terzo Nevaio che gli venivaincontro a una velocità vertiginosa”.

Harlin jr conosce bene l’arte d’intrecciareemozioni di oggi e (macabre) immagini di

ieri. Tra i primi ad avvistare con il cannoc-chiale le spoglie del padre fu il grande sca-latore inglese Chris Bonington. Che nellamassa informe sulla neve scorse uno zainoblu, capì subito che si trattava di quello diHarlin, e non riuscì a trattenere le lacrime.

Harlin jr traccia un ritratto diun padre molto, troppoattratto dall’avventura estre-ma e assai meno dalla fami-glia, che per sua sfortunanon si è mai reso conto diuna realtà: “veder crescere ifigli e partecipare alla lorovita è un’avventura più gran-de che morire”.

Così, più che per il reso-conto della scalata, che èstata opportunamente filma-ta, il giovane Harlin si copredi gloria per una testimo-

nianza fondamentale su untema di solito ignoratodalla letteratura alpinistica,come giustamente osservanella prefazione laTenderini: la responsabilitànei confronti dei famigliaridi chi pratica un’attivitàrischiosa. Il tema, si ricor-derà, era divampato allafine del secolo scorsoquando una giovane donna,

l’inglese Alison Hargrave, precipitò dal K2lasciando un figlioletto ancora in fasce.

Non a caso in questa doppia ossessione(dei due Harlin, padre e figlio) fa capolinoil personaggio di Hemming, vagabondocarismatico al quale la stessa Tenderinidedicò nel 1992, sempre nella collana deiLicheni, un’appassionante biografia (“GaryHemming. Una storia degli anni Sessanta”).Vagabondo e bohemien, appunto. E ostina-tamente refrattario a metter su famigliacome i comuni mortali. “Era un tipo”, spie-ga John Harlin jr, “che bagnava il naso apapà nello sfuggire alle ‘terre basse’ rap-presentate dalla famiglia”.

Ma probabilmente, e su questo il giovaneHarlin sembra concordare, non si potevachiedere di più a questi personaggi fragili eincostanti, “eroi per un giorno e sconfittiper una vita” come opportunamente li defi-nisce Enrico Camanni nella prefazione dellibro su Hemming.

Red

Personaggi John Harlin visto dal figlioSicuri con la neve

volata sono più numerosi di coloro chemuoiono sotto una valanga).

Da alcuni anni “Sicuri in montagna” è adot-tato dal Consiglio nazionale del Soccorsoalpino speleologico aprendosi verso prospet-tive di carattere nazionale, e vorrei ancoraricordare le ultime edizioni di “Sicuri con laneve”, condivise con la Società alpinisticaFALC di Milano che diede avvio all’organiz-zazione di “campi neve dimostrativi e didat-tici” di grande efficacia, il più recente deiquali organizzato il 18 gennaio in Valsassinasulle nevi dei Piani di Bobbio. Ma ricordoanche altre iniziative, accompagnate dalladiffusione di opuscoli, quali “Sicuri in fale-sia” e “Sicuri nell’escursionismo senior”.

Ma quali sono i dati relativi alla frequenta-zione della montagna invernale?

Nel 2003 è stato analizzato un campione di982 persone, da cui risulta che per quantoconcerne la consapevolezza del pericolo e lemodalità per ridurlo entro limiti accettabili siè ancora ben lontani da un livello di sicurez-za ragionevole. Lo conferma l’approcciopiuttosto superficiale nella preparazione del-l’uscita, che solo circa la metà dei praticantipianifica opportunamente, mentre il bolletti-no meteo è largamente più ascoltato di quel-lo delle valanghe. Anche gli aspetti legatiall’autosoccorso sembrano poco noti: intutte le categorie il livello di diffusionedell’Arva è ancora basso, inoltre il limitatopossesso della pala, e ancora meno dellasonda, denota un’elevata criticità sulla capa-cità di effettuare un autosoccorso. Altri ele-menti sottolineano la poca attenzione allasicurezza o la superficialità nei confronti delproblema: dei possessori dell’Arva solo il25,5% ha correttamente eseguito il controllodell’apparecchio e, peggio, solo il 25,7% hal’apparecchio in trasmissione all’inizio dellagita. Per quanto concerne l’equipaggiamen-to, esso è risultato buono nel 46,4 % dei casi,adeguato nel 46,2% e insufficiente nel 7,4%.

Va ancora fatto osservare che il 66,8% degliintervistati è costituito da soci CAI il cuicomportamento appare più appropriato neiconfronti del problema valanghe.

L’analisi dei risultati conferma dunque unasituazione piuttosto preoccupante circa lasensibilità verso il pericolo da valanga, dalmomento che sembra noto a pochi (menodel 50%) come una buona preparazione dellagita (studio dell’itinerario e analisi dei bollet-tini niveo-meteorologici) possa ridurre del60% il rischio di travolgimento. E confermaanche che una capacità di autosoccorso effi-cace e tempestivo è prerogativa di una bassapercentuale di praticanti (meno del 15%).

Elio Guastalli

Coordinatore progetto

“Sicuri in montagna” del CNSAS

John Harlin jr e,nella foto inbianco e nero, ilpadre al qualeha dedicato illibro“L’ossessionedell’Eiger”uscito nellacollana deiLicheni(CDA&Vivalda).

Le ossessioni del “dio biondo”

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LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009 - 17

Ogni domenica migliaia di soci percor-rono moltissimi sentieri e raggiungo-no luoghi molto diversi tra loro neiquali, avendo qualche conoscenza e

un minimo di attrezzatura, possono verifica-re la qualità dell’aria. Per dare una risposta aquesta esigenza molto sentita e fornire unquadro aggiornato delle condizioni igienichedell’aria che si respira in quei territori, alleistituzioni che si interessano di inquinamen-to dell’aria si suggerisce la metodica che uti-lizza i licheni come indicatori.

Questi vegetali, assorbendo e accumulan-do anche le più piccole quantità di sostanzenocive, sono uno strumento particolarmenteutile per la misurazione dell'inquinamentoatmosferico. Essendo organismi viventirisultanti dalla simbiosi di un fungo e un’al-ga, la loro osservazione si configura comeun biomonitoraggio che, a differenza delnormale monitoraggio, non necessita dicostose centraline di rilevamento, ormaimolto diffuse nei centri storici dove nonfanno certamente bella mostra di sé.

Il biomonitoraggio si basa sulle variazioniche l’inquinamento produce sugli organismi,il cui metabolismo dipende strettamente dal-l’atmosfera. Molti talli lichenici infatti assor-bono e accumulano diverse sostanze inqui-nanti: radionuclidi, zolfo, fluoro, idrocarburiclorurati, metalli, nonché particelle, polverie fumi in sospensione nell’aria, la cui pre-senza è dovuta principalmente agli scarichiurbani o alla combustione di petrolio e dicarbone. I licheni possono così essere utiliz-zati anche nelle indagini sulla presenza dideterminati contaminanti persistenti.

La rarefazione, e spesso la scomparsa, diqueste forme vegetali dalle aree urbane eindustriali è dovuta all’azione della S02 allaquale i licheni sono molto sensibili, tantoche si parla di deserto lichenico per indicaretale situazione. La risposta di questi vegetaliè esclusivamente di tipo quantitativo ma nonci fornisce, in prima analisi, informazionisulla natura dei contaminanti presenti.

Non è facile, a prima vista, distinguere ilicheni, ma ormai sono molte le pubblicazio-ni che possono essere consultate. In primaanalisi questi vegetali sono classificati inlicheni crostosi (il tallo ha l’aspetto di crosti-

cine), licheni foliosi (costituiti da sottili lami-ne simili a piccolissime foglie molto lobate),licheni fruticosi (formano cespuglietti,oppure pendono dai rami, dalle rocce o daaltri substrati, dando origine a formazionilanuginose o filamentose) e infine lichenisquamosi (formati da piccole squame).

Tale verifica della qualità dell’aria puòessere svolta anche da quelle sezioni chesvolgono attività con le scuole, magari dota-te di laboratori nei quali si può osservaremeglio il materiale ed elaborare i dati rac-

colti. E allora… buona escursione e buonaosservazione a tutti, con l’augurio di trovaremolti licheni e quindi tanta aria pura.

Nino Falcomatà

Presidente del CAI Calabria

Andare per monti Un’originale metodica

L’osservazione di questivegetali si configura come unbiomonitoraggio che nonnecessita di costose centralinedi rilevamento

Si terrà anche quest'annonell'ambito della 57a edizione delTrentoFilmfestival

(www.trentofestival.it) la 4a edizione di“Raccontare l'avventura”, promossadal filmfestival e da ZeLIG scuola didocumentario con la collaborazione diFormat, Centro audiovisivi dellaProvincia autonoma di Trento.L'iniziativa è rivolta a filmaker chevogliono perfezionare le proprieconoscenze sulla scrittura e sullemodalità per presentare un progetto difilm documentario. Ogni corsistapartecipa sviluppando un proprioprogetto con la guida di due notiprofessionisti del settore: EdoardoFracchia (autore, produttore e regista

con una lunga esperienza maturatasoprattutto nel tutoring dello sviluppo eproduzione) e Stefano Tealdi (uno deipiù importanti produttori italiani didocumentari con rilevanti produzioni eincarichi a livello internazionale). Il lavoro è strutturato in diverse tappeche partono dalla scuola ZeLIG diBolzano per finire a Trento, durante legiornate del FilmFestival: in questafase finale verranno passati inrassegna e discussi i progetti piùsignificativi. Termine ultimo per lapresentazione dei progetti e delledomande di ammissione il 6 febbraio.Per informazioni telefonare al numero0471.977930, ovvero [email protected], www.zeligfilm.it

TrentoFilmfestival

Come raccontare l’avventura

Minacciati La verifica dellostatod’inquinamento diun lichene, la cuiscomparsa nellearee industriali èdovuta all’azionenella SO2 alla qualequesti vegetali sidimostranoparticolarmentesensibili.

L’aria è pura? Interroghiamo i licheni

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Mettere in rete, dalle Vallioccitane del Piemonteall’Occitania grande fran-

cese e alla Val d’Aran inCatalunya, camminate dedicateall’iscrizione della lingua d’òcnella lista del PatrimonioImmateriale dell’Umanitàdell’Unesco. Con questo scopol’associazione Chambra d’òc(www.chambradoc.it) ha ideatouna rete sentieristica “ad òc”denominata “Chaminem peròc”. Come si svolge l’iniziativa?Dal 1 aprile al 23 ottobre le asso-ciazioni, i comuni, le associazio-ni di comuni, gli uffici del turi-smo, i parchi, gli ecomusei, idipartimenti, le regioni e tutticoloro che lo desiderano posso-no proporre un’iniziativa dicamminata su una o più giorna-te contenente il giorno, il luogo

e l’ora di partenza con una brevedescrizione del percorso non-chè i riferimenti dell’associazio-ne o dell’ente responsabile del-l’iniziativa. La Chambra d’òc siimpegna a coordinare l’iniziati-va pubblicando il calendariocompleto delle proposte di cam-minate pervenutegli entro il 15marzo. Le entità che aderisconos’impegnano ad apporre il mar-chio di rete “Chaminem per òc”nella pubblicizzazione della loroiniziativa e a far conoscere alpiù largo pubblico e ai massmedia gli scopi che vengonoproposti.

Solitario■ Una fiaccolata ha salutato allafine del 2008 all’Aprica (SO) ilritorno a casa del navigatoreAlex Bellini reduce dalla traver-sata dell’oceano Pacifico inbarca a remi e in solitaria. A ren-dergli omaggio il sindaco CarlaCioccarelli, il direttivo dellaComunità montana al completo,atleti degli sci club della provin-

cia di Sondrio e di Brescia, rap-presentanti del Club alpino.

Poesie■ Il Gruppo italiano scrittori dimontagna (GISM) istituisce ilconcorso “Montagne in poesia”risevato a “opere inedite d’ispi-razione e canto della monta-gna”. Sono ammesse al massinotre poesie per concorrente, chevanno mandate in cinque copiedattiloscritte o fotocopiateentro il 31/3 al seguente indiriz-zo: GISM Concorso poesia dimontagna, via Togliatti 21,20090 Rodano (MI).

Largo ai giovani

■ La diciassettesima edizionedella Coppa delle Dolomiti, ilcircuito per lo sci alpinismo piùamato e seguito dopo quello diCoppa del Mondo, parte il 21febbraio con un volto rinnovato.A cominciare dalla maggiorattenzione dedicata ai giovaniatleti tra i 14 e i 18 anni ai quailè dedicato un mini-circuito diquattro gare alle quali potrannopartecipare anche i “cadetti”(nati tra il 1992 e il 1994) e gli“junior” (nati tra il 1989 e il1991). Nella foto i fratelliWinfrid e Sigmund Thaler eMartina Valmassoi, vincitori deititoli italiani giovani 2008. Info:www.coppadelledolomiti.it

Sotto zero■ Per tutto l’inverno è aperto aLivigno (SO) “Art in Ice Village2008”, lo storico concorso disculture di neve. A vincere il

Gran Premio CentenarioCredito Valtellinese è stato “TheWord is A Disc” di RolfSprecher. Il premio del pubblicoè andato invece a “Forza motri-ce” di Federico Gallia.

Bianca visitatrice■ Le nevicate cadute in dicem-bre sono state considerate diportata storica in Piemonte, conil manto nevoso fresco che haraggiunto oltre 3 m di spessorein varie località sui 2000 m. Inmolti impianti di risalita si èlavorato senza sosta per cercaredi liberare la troppa neve, cheha addirittura sommerso inalcuni casi le zone di partenza.

Pericolo!■ La Atomic Austria GmbH e isuoi rivenditori stanno effet-tuando un’azione preventiva dirichiamo delle talloniere degliattacchi da sci dei modelli 310,311, 412 di ATOMIC Race,Xentrix, Device, Centro e ADX, imodelli RD10 e 412 di DYNA-MIC prodotti negli anni dal 1998al 2002. Chi fosse in possessodei citati modelli può far sosti-tuire le talloniere gratuitamentepresso un punto vendita specia-lizzato. Ulteriori informazioni alsito www.atomicsnow.com, alnumero gratuito +800 645 23900 o inviando un’ e-mail all’indi-rizzo [email protected]

Portali■ Alpinia.net ha raggiunto nel2008 tre significativi traguardi:quello dei 1.000 libri di monta-gna recensiti (dalla metà del2003), quello dei 250 editori chevi collaborano e quello dei 100test materiali effettuati (dallametà del 2006). La newsletterdel frequentatissimo portaledella montagna ha superato i12.500 iscritti.

Ciaspole■ Passeggiare nella natura,gustare cibo genuino, riscaldar-si in un’accogliente baita davan-ti a un buon piatto di polenta. Il“Gusto della Montagna”, spiegaPaolo Campagnoli, ideatore del-l’iniziativa, “offre tutto questo,

Filo diretto Echi e notizie dal mondo della montagna

18 - LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009

Colloquiando con le cubature a spigoli vivi della possentefortezza sabauda di Exilles in Val di Susa, le sculture delpadovano Sergio Floriani hanno recentemente esercitato

un forte richiamo tra i visitatori. A cominciare dal grande cubo“Cercando un equilibrio” spaccato in due, collocato nell’ascesa

al forte. Di particolaresuggestione anche ledue sentinelle in acciaioche accolgono i visitatorisul bastione affacciato alcortile. Quadri e sculturedi Floriani sono stateesposte anche nelle saleadibite alle mostre tem-poranee all’interno delforte. Curata da MarcoRosci, la mostra è statacoordinata da AldoAudisio e Cristina NattaSoleri, mentre l’allesti-mento è stato curato daMarco Ribetti, LionelDorgére e GilbertoMerlante.

Val di Susa

A Exilles le sentinelle di Floriani

Chaminem per Oc

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con una rassegna di escursionienogastronomiche sulla nevedel Piemonte, tra Valsesia e Vald’Ossola”. Tra gli eventi in car-tellone, il 7 febbraio all’AlpeDevero “Ciaspolarmangiando”,escursione notturna con le rac-chette e cena. Info: tel335.8004988 - 346.3185282 -www.valsesiaincoming.it

Extraterrestri?

■ Un ufo, o meglio un confettod’argento sospeso nella neveimmacolata grazie a un campoelettromagnetico: si presenteràprobabilmente così l’AlpineCapsule, rifugio hi-tech proget-tato dal designer RossLovegrove per il Club Moritzino. Dovrebbe essere collocato nel2010 sul Piz La Ila nelle Dolomitidell’Alta Badia (Alto Adige).

In famiglia■ Un quarto di secolo di attivi-tà in montagna e per la monta-gna: l’importante traguardo èstato raggiunto a Pinzolo

(Trento) dalla famiglia Caolache nel territorio delleGiudicare ha profonde radici.Oggi genitori e figli sono tuttialbergatori e si dividono tra il“family hotel” Centro Pineta eil relais Maso Doss guidati dal-l’intramontabile Ugo, a lungo“senatore” della Marcialonga etra i protagonisti della rinascitadello sci di fondo escursioni-smo. Ai Caola i più amichevoliauguri di buon lavoro.

Primati■ L’alpinista valtellineseBenigno Balatti vanta un parti-colare primato di cui riferisce ilportale montagnatv: sul MonteDisgrazia (3678 m) ha aperto labellezza di 19 vie alpinistiche,l’ultima delle quali sulla selvag-gia parete nordest, esperienzacompiuta con la moglieGiovanna Cavalli. L’itinerario sale su un pendioghiacciato a sinistradell’Hypergoulotte, la incrocia eprosegue su roccia fino allacima orientale (3.648 m) affron-tando pendenze fino a 75°.

Pistaaaaaaa■ A metà strada tra Bormio eLivigno in Alta Valtellina è statainaugurata una stazione sciisti-ca dedicata ai bambini. Si chia-ma Cima Piazzi HappyMountain, dal nome della mon-tagna più alta del gruppo. Una

telecabina a otto posti conduceai 1995 m di Pian della Motta.Qui, a quanto annuncia uncomunicato, i piccoli sciatoritrovano un rifugio attrezzato perloro, con menù mirati e spaziper la ricreazione.

Telemark■ Una pianticella da mettere adimora verrà offerta ai parteci-panti alla quindicesima Skieda,festival del telemark, in pro-gramma a Livigno (SO) dal 28/3al 5/4. Numerose le iniziative.Info: tel 0342.052230.

Bianco e nero■ Alle tradizioni e al lavoro inmontagna sono dedicate le belleimmagini in bianco e nero diEmilio Moreschi esposte alCentro Congressi di Bergamo.

“Attraverso questo lavoro”, spie-ga il fotografo bergamasco, “hosolo cercato di rendere evidentela consapevolezza del lavoro etrasmettere la dignità dei com-portamenti umani: due qualitàche appartengono alla naturapiù intima dei valligiani”. ■ Una serie di “ascensioni foto-grafiche” in Adamello-Presa-nella sulle tracce dei primi sali-tori e dei primi fotografi sonostate presentate da AdrianoTomba alla galleria Foto Forumdi Bolzano con il patrocinio delTrentoFilm-festival (www.fotoi-foirum.it). L’illustre fotografo di Valdagnoha testimoniato l’evoluzionedell’ambiente naturale alpinosvolgendo un prezioso lavoro diricerca che in un esaurienteopuscolo viene presentato dallostorico trentino FlorianoMenapace. ■

LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009 - 19

Sotto la sorveglianza dellecompetenti sovrintendenze ela guida dell’architetto Stefano

Tirinzoni si avvia alla conclusione ilrestauro di SS Trinità di Teregua inValfurva (SO). L’insieme degli interventi operati per voleredell’Associazione Teregua ha avuto per oggetto il completorisanamento/consolidamento delle strutture edilizie e il restaurodegli apparati decorativi. Durante la prossima primavera sonoin programma anche l’attivazione dell’impianto elettrico e diilluminazione, la ricostruzione dell’altare, il recupero e la posasull’altare dell’ancona lignea in corso di restauro presso ilMuseo valtellinese di storia e arte di Sondrio.

Alta Valtellina

Torna a splendere SS Trinità di Teregua

La crisi economica c’è, ma Giorgio Boccasul Venerdì di Repubblica (2/1/09)sostiene di non accorgersene a giudicare

dalle code di Suv sulle strade della Valled’Aosta che conducono alle località sciistiche.“I prezzi sono calati? Ma no, raddoppiati oquasi”, annota il giornalista aggiungendo unfatto che è sotto gli occhi di tutti: gli attrezzidello sci sono carissimi. “Un paio di scarpette da fondo costa sui 200euro…ai miei tempi erano scarpe di cuoionormali, con gli orli della punta allargati perpremerci la leva degli attacchi. Adesso sono inplastica, a forma di sommergibili atomici”.Diversa è l’immagine della montagna invernaleche offre, sempre su Repubblica, Paolo Rumiz.In un’inchiesta pubblicata il 2 gennaio, il

giornalista triestino fa il punto sulla “montagnache chiude”, tra seggiovie fantasma e alberghiabbandonati. Centottanta sarebbero gli impiantifalliti al nord con l’abbandono di 4 mila tralicci. La rapacità della speculazione legata allosfruttamento, oggi sempre più problematico(per le note vicende climatiche), della risorsadello sci ha devastato la montagna anchenell’Appennino, come il giorno seguente vieneregistrato dal quotidiano diretto da Ezio Mauro.Un esempio? A un centinaio di chilometri daRoma, a quanto riferisce il lettore AndreaFranco ([email protected]) esistono due verecittà fantasma, Marsia e Camporotondo, sortenegli anni 70 intorno ad alcune piste scavatesfondando la faggeta. E l’assalto ambientale alla montagna continua.

Media

Il grande assedio secondo Bocca e Rumiz

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20 - LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009

Premessa 1. L’attuale Progetto educa-tivo dell’Alpinismo giovanile del CAIprende in carico bambini/e di ottoanni e prevede la conclusione del

rapporto educativo con ragazzi/e diciaset-tenni. Gli accompagnatori di AG sono for-mati e aggiornati per svolgere con profittoil loro compito in questa fascia d’età e l’e-sperienza ha dimostrato che per i più pic-coli, spesso sostenuti anche dai genitori, ilmetodo funziona, mentre qualche defezio-ne comincia sui 15 anni (scuole superiori)e nulla o quasi viene offerto in manieraorganica dai 18 in poi.

Premessa 2. A 18 anni i giovani acquisi-scono i diritti della maggiore età: possonogodere di una maggiore autonomia macominciano anche a dover affrontare dellescelte e delle responsabilità. Le diverseesperienze, i successi e gli errori vissuti insolitudine o in gruppi informali o organiz-zati, l’ambiente di lavoro o scolastico, levicissitudini sentimentali, li porterannoalla maturazione necessaria per vivere pie-namente la loro età adulta.

È qui inutile rievocare atteggiamenti, pas-sioni, scontri e imprese proprie dell’etàgiovanile, come non è necessario esseredegli specialisti per vedere quanta atten-zione viene dedicata ai giovani dalla pub-

blicità per orientarli verso mode onerose,sprechi, falsi miti e ideologie spesso per-verse. La società se li macina a proprio usoe consumo. Anche la montagna viene pre-sentata come bene di consumo, come terri-torio di conquista speculativa, e i valoriantichi restano vuote parole per non direvecchie leggende. Come nelle favole.

Noi amanti della montagna abbiamo deci-so di aderire a un sodalizio che dalla cono-scenza, frequentazione e tutela del territo-rio montano ha elaborato una proposta distile di vita e, spesso, un esercizio di valoriquali il coraggio, la solidarietà, l’impegno,il rispetto, la responsabilità, la libertà. Ilvincolo di appartenenza che ci lega a que-sti valori si è evoluto nel tempo in formeorganizzate che sono proponibili qualemodello di riferimento di una convivenzacapace di impegnarsi gratuitamente, concompetenza e democraticamente, per ilreciproco vantaggio degli aderenti e di tuttigli amanti della montagna.

Questo patrimonio, ereditato dai padri earricchito dalle esperienze più recenti,impegna il sodalizio a far conoscere e dif-fondere atteggiamenti positivi e propositivinelle attività che maturano le persone e inparticolare i giovani (vedi regolamento CAIart. 1- Finalità istituzionali). A questi ultimi

vanno dedicate le nostre risorse miglioriperché imparino ad affrontare con corag-gio, impegno e determinazione percorsidifficili e asperità, non solo fisiche maanche comportamentali, quali i rapportiumani, la conoscenza di sè, dei propri limi-ti e delle proprie capacità.

Non lasciamoli soli. Dopo che i genitori lihanno portati in sezione e sostenuti, seabbiamo suscitato in loro la passione per imonti e il senso dell’amicizia, se siamopronti a capire i loro atteggiamenti, i loroentusiasmi e le loro frustrazioni, dobbiamoanche inventare un percorso attraverso ilquale imparino a lavorare assieme, conresponsabilità personali, con obiettiviambiziosi ma possibili, fino a raggiungereuna totale autonomia, una capacità di valu-tazione di rischi ed esperienze e una cre-scita interiore equilibrata.

Ma quali sono le nostre risorse associati-ve? Abbiamo dei modelli di riferimento eun patrimonio di valori. Abbiamo unaconoscenza e una competenza collaudatanell’andar per monti. Abbiamo sedi attrez-zate e una struttura organizzativa e logisti-ca in grado di formare e aggiornare perso-ne disponibili a condividere questa avven-tura. Servono un metodo e dei leader testi-moniali che sappiano far emergere quanto

Argomenti La XXX Ottobre e gli over 18

La proposta formativa per giovani adulti nasce a Triestedall’esperienza maturata con gli studenti del Collegio del MondoUnito di Duino. Ma per progredire in questa direzione bisognadefinire un percorso e attrezzarsi adeguatamente

Ultradiciottenni, quali percorsiCome è stato anticipato il mese scorsonello speciale dossier dedicatoall’impegno del CAI per i giovani, laSezione XXX Ottobre di Trieste hamesso a fuoco fin dal 2007 unaproposta formativa per gliultradiciottenni dando vita a ungruppo battezzato “I Grembani”,formato da ragazzi tra 18 e 25 anni. Ne riferiscono in queste pagine surichiesta della redazione ClaudioMitri, past presidente della storicasezione triestina, e Matteo Bevilacquaa nome dei “Grembani” (foto qui afianco). Sull’argomento sono daprevedere e sono auspicabili nuovicontributi da parte di chi, anche fra ilettori, ha a cuore il mondo giovanile.Va segnalata infine, sempre in questepagine, un’importante messa a puntodi Paolo Covelli sulla presenza deigiovani soci e degli accompagnatoridel CAI nelle attività organizzate sottol’egida dell’Unione internazionale delleassociazioni alpinistiche (UIAA).

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di meglio c’è in questi giovani, che sappia-no dar loro fiducia e sicurezza per supera-re crisi e ostacoli e che far loro valutare edassimilare le esperienze in modo da contri-buire ad accrescerne la maturità.

La propostaLa proposta formativa per giovani adulti

(juniores?) nasce da questi presupposti edall’esperienza da più anni maturata in atti-vità con gli studenti del Collegio del MondoUnito di Duino (Trieste). Per progredire inquesta direzione bisogna definire un per-corso e attrezzarsi adeguatamente. E darecontinuità all’impegno.

Il percorso fisico sarà l’alpinismo in ognisua manifestazione (Statuto art. 1) con atti-vità di gruppo progressivamente più impe-gnative, programmate e vissute con sem-pre maggiore autonomia.

Il percorso formativo potrà svilupparsinel comune lavoro organizzativo, conassunzione di responsabilità personali econ l’approfondimento di cognizioni nonsolo tecniche, ma anche ambientali esociali del territorio alpino. L’attenzione airapporti interpersonali e l’impegno a for-mulare e realizzare obiettivi di gruppopotrà essere scuola di solidarietà e di con-fronto di opinioni meditate.

Lo scopoAiutare il giovane a esprimere tutte le sue

potenzialità per raggiungere una propriaautonomia, un equilibrio interiore in armo-nia con l’ambiente naturale e sociale, attra-verso esperienze avventurose comunitarie,assunzione di responsabilità personali edisponibilità al confronto e alla collabora-zione.

Il metodoSi impara giocando, si impara facendo, si

impara anche esplorando e cercando den-tro e fuori di sé, analizzando e valutandoesperienze comuni o individuali, mettendoa confronto aspettative con risultati, sognie realtà, risorse e obiettivi. Rassicuratidalla fiducia nel gruppo, dalle amicizieinstaurate e dalle conoscenze acquisite igiovani devono poter lasciar emergere iloro entusiasmi, le loro passioni, i loro sen-timenti più profondi e imparare a gestirli.

Ci si dovrà basare perciò su un metodofatto di valori credibili e vissuti quali l’ami-cizia, la lealtà, il coraggio, il rispetto dellepersone e dell’ambiente, la solidarietà, laresponsabilità. Non sarà da trascurare inquesta attività fatta di trekking estivi einvernali, minispedizioni, traversate inquota, discese in grotta ed esperienze alpi-nistiche, anche la realtà sociale e ambien-tale della montagna con uscite tematiche,

indagini conoscitive dirette sul territorio ela valutazione delle prospettive di svilup-po, abbandono o distruzione delle cosidette terre alte.

Frequenti confronti fra “cittadini” e“montanari” anche a livello internazionaledovrebbero aprire la mente ad un’idea difuturo ecologicamente più equilibrato taleda riappacificare il rapporto Uomo-Ambiente, Uomo-Società, Uomo-Sé stesso.

Il “leader”Il “leader” (per il momento definiamolo

così), sia esso istruttore, accompagnatore,educatore, animatore, referente, affianca-tore, facilitatore, tutor (ma avrà pure unnome) può esser diversamente interpreta-to e avere ruoli differenti in funzione delgruppo che si ritrova e dell’attività chesvolge. Con la sua esperienza il leader avràfunzioni di stimolo perché i giovani sappia-no raggiungere la piena autonomia nellapreparazione e realizzazione di avventuresempre più impegnative dalle quali assimi-lare la maturazione delle proprie capacità

psico fisiche e relazionali. La sua principa-le attenzione sarà orientata a favorire lecondizioni atte a realizzare lo spirito digruppo, il dialogo e la valutazione delleesperienze. L’ambiente privilegiato perchéciò si verifichi è per noi la montagna. Unleader sarà perciò una persona che alleprovate capacità alpinistiche dovrà accom-pagnare facilità di relazione e di confrontocon un mondo, quello giovanile, pieno dientusiasmi e di contraddizioni, esposto ebombardato di continuo da falsi idoli e dasperanze deluse ma sempre pronto adimpegnarsi “per qualcosa che vale”

Il gruppoIl gruppo non è statico ma in continua

evoluzione. È luogo di accoglienza per i piùgiovani e base di partenza per i “veterani”.Mentre il limite di età inferiore è ben defi-nito sia per naturale conclusione dell’atti-vità nell’ambito dell’Alpinismo giovanilesia perché la proposta è rivolta a maggio-renni, non così rigido sarà il limite dell’etàdi conclusione dell’esperienza.

LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009 - 21

Con stupore ho potuto constatarequante inesattezze sono statescritte sullo Scarpone di gennaio

(pag. 4) nelle poche righe dal titolo “Invetta con l'UIAA”. Mi spiego meglio. Ognianno le associazioni aderenti all'UIAApropongono delle iniziative rivolte sia agliunder sia agli over 18. L'Alpinismogiovanile del CAI ha aderito e organizzatonumerose di queste manifestazioniottenendo dalla Youth Commission UIAA,per quelle over 18, l'abbassamento dellimite di età a 16 anni, come si è verificatoper la spedizione giovanile Internazionaleall'Elbrus del 2006 (e non del 2008).L'Alpinismo giovanile del CAI non ha maipartecipato a un campo di scialpinismo inSlovenia in quanto tale attività non èprevista, considerata la giovane età deinostri ragazzi, bensì a un campo estivonel Parco nazionale del Triglav.Occorre poi precisare che è stato l'AG delCAI con la collaborazione della HellenicMountaineering Federation a organizzarela salita alla vetta del Monte Olimpo, il 24agosto, per accendere simbolicamenteuna fiaccola, simbolo di pace efratellanza, nel momento in cui a Pechinoveniva spenta la Fiaccola dei giochiolimpici. Alla salita hanno aderito lefederazioni di Cina, Corea, Spagna,Grecia e Italia. Su questa idea del CAI ein particolare dell'ANAG Nicola Cavazzuti(non è un'idea dell'UIAA) nello stessogiorno centinaia di ragazzi delle sezionidel CAI raggiungevano moltissime vette

italiane portando le bandiere dei paesi delCIO e accendendo altrettante fiaccolenello spirito di Ekecheiria, grazie allaquale nell'antica Grecia venivanosospese, durante i giochi, tutte le guerre.A essi si sono associati ragazzi del SudAfrica, Ucraina, Macedonia e Slovenia. Il CAI ha inoltre organizzato nel 2008 untrekking internazionale lungo la ViaAlpina con partenza dal centro BrunoCrepaz e arrivo ad Auronzo e unConvegno internazionale a Mestre daltitolo “Alpinismo giovanile in Europa;scuola di vita laboratorio di condivisione”a cui hanno preso parte i rappresentantidi 11 nazioni.

Paolo Covelli

La redazione ringrazia vivamente PaoloCovelli, che a lungo ha rappresentato ilClub Alpino Italiano nella Youth Commis-sion dell’UIAA, per l’importante messa apunto. Come era espressamente indicatonel testo citato, le informazioni riportatesono state desunte dal sito dell’Unioneinternazionale delle associazionialpinistiche (www.theuiaa.org). Degli errori di trascrizione occorrenaturalmente scusarsi con l’Alpinismogiovanile e con i lettori. Non senzaaggiungere che sul convegno di Mestreha riferito ampiamente Lo Scarpone diottobre (pagine 16 e 17), mentredell’iniziativa di pace Ekecheiria è statafornita un’esauriente anticipazione allapagina 29 del notiziario di giugno.

Precisazioni

I giovani del CAI e l’UIAA

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22 - LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009

Scontato il fatto che ognuno sapràfare le sue scelte preferenziali quando ecome desidera dentro e fuori della sezione,si ritiene che a 23-25 anni queste sceltesiano ormai maturate e altri obiettivi e altriimpegni più personali trovino collocazionenella vita di ciascuno.

Si comprende perciò che l’autonomia e ilsenso di responsabilità sono obiettivi per-sonali che i più giovani maturano impe-gnandosi nel gruppo con sempre maggiorcompetenza fino a diventare trainanti del-l’attività, facendosi affiancare da personepiù esperte solo quando necessario per lasicurezza e la complessità dei programmi.

Servizio Spesso chi agisce nel volontariato sociale

o nell’impegno civile definisce la propriascelta “spirito di servizio”. Nei fatti, senzasminuire il valore di tale impegno, il con-tatto con realtà differenti dalla propria cul-tura, dalle proprie convinzioni, dalle pro-prie abitudini o anche dalla propria età, ciobbliga a guardare le cose con occhiodiverso e mettere in gioco risorse ed espe-dienti, anche faticosi, per comprendere eaffrontare dinamiche pressoché scono-sciute o conflitti apparentemente insanabi-li. Questo esercizio di ricerca delle ragionidel disagio o anche solo di incoerenzearricchisce la nostra personalità e la nostrascala di valori e ci rende persone capaci diresponsabilità e di solidarietà.

Proporre ai giovani adulti di collaborarecon i titolati del CAI per far conoscere lamontagna a bambini, scolari, disabili, pre-stare volontariato nel soccorso alpino espeleologico, nella manutenzione sentierio in occasioni organizzative di un certorilievo, non avrà come scopo primario,anche se importante, il “lavoro” svolto mala maturazione che da queste esperienze nepotrà derivare.

La sezioneLa prima indicazione per avviare un’atti-

vità juniores è di avere già operativo ungruppo di alpinismo giovanile. In subordi-ne poter avviare una collaborazione conuna o più scuole superiori della propriazona con un progetto di “invito alla monta-gna” nel quale coinvolgere anche qualcheinsegnante.

L’ideale sarebbe poter agire su entrambi ifronti. Constatate le condizioni di partenza,verificare quali risorse possono esseremesse in campo e in relazione a ciò defini-re i percorsi possibili per realizzare loscopo per il quale si intende impegnarsi.

Un gruppo di giovani, se riesce a coagu-larsi, deve poter contare su un proprioambiente fisico e relazionale adatto. Le

sedi sociali sono il naturale centro di ritro-vo dove convergono idee, progetti e scam-bio di esperienze. Consapevoli dell’impor-tanza di questa presenza, gli organi diretti-vi e lo staff tecnico di tutta la sezione siimpegnano ad essere disponibili e prepara-ti a sostenere le iniziative autonome delgruppo. Se il “clima” sezionale saprà crea-re le condizioni idonee, la possibilità di dia-logo con le generazioni più anziane potràaprire la strada a quell’innesto di vitalitàspesso invocato, ma altrettanto spesso sof-focato con atteggiamenti, anche inconsci,di insofferenza e/o superiorità o di prepo-tente giovanilismo.

Prospettive futureSe ne potrà parlare in un convegno dedi-

cato ai giovani, da programmare a breve,dove tutte le esperienze in atto, le disponi-bilità sezionali, le aspettative dei giovani(affrontate in sessione separata autogestitadai 18-25enni) e i programmi di formazionedi istruttori e accompagnatori potrannoessere rivisitati in funzione di un progettoomogeneo del CAI. Parallelamente occorreintensificare gli scambi e i confronti con lealtre realtà associative giovanili e dei clubdell’arco alpino ed europeo.

Claudio Mitri

Sezione XXX Ottobre (TS)

Mosso da alcune riflessionisuscitate dalla lettura delresoconto del 98° Congresso

nazionale del CAI sullo Scarpone, mipermetto di porre alcuni interrogativi. Tra ivari temi si è parlato del ruolo pedagogicodell’associazione di fronte al disagiogiovanile che caratterizza la societàodierna, carente di stimoli, valori e ideali.Si prospetta di concentrarsi sulla fasciaritenuta più a rischio, quella tra i 16 e i 20anni, scongiurando il consuetoabbandono di massa. In particolare sipunta a ringiovanire la canuta o brizzolataschiera degli accompagnatoridell’Alpinismo giovanile con nuove leve.La domanda sorge spontanea: siamosicuri che questa proposta corrispondaalle aspettative dei ragazzi? O perlomenole soddisfi pienamente? Che cosavogliono veramente i ragazzi oggi? Significativa a mio parere è stata lanascita nell’aprile 2008 del gruppoautodefinitosi “i Grembani” in seno allaXXX Ottobre. Il nome vuole esserespiritoso: in dialetto triestino il terminesignifica “grosso sasso” e si usa ancheper definire una persona ritenuta grezza eignorante. Si tratta di un gruppo digiovani, quasi tutti maggiorenni, checoltivano vari interessi (camminata,arrampicata, corsa, grotta) maaccomunati da una stessa grandepassione per la montagna.Certo, il “la” è dovuto partire dalpresidente della sezione, dal suopredecessore e da alcuni istruttori, perscuotere la naturale apatia caratterizzantela gioventù di oggi, che dopo un primoattonito silenzio ha saputo esprimere bendefiniti progetti e obbiettivi. Forse è statauna risposta anarchica rifuggente da corsiufficiali, inquadramenti o cariche… Ma iGrembani volevano cominciare a fare viein montagna: chi sul Monte Rosa, chi sulBianco, chi in sella alla bici.Ecco, solo e semplicemente questo.

Così durante l’estatehanno cominciato auscire in ambiente,affiancati sì da istruttorid’alpinismo eaccompagnatorid’escursionismo, ma gestendosiautonomamente nella scelta degliitinerari, collezionando una ventina tragite, arrampicate e ferrate, e unasettimana conclusiva nella Casa alpina diValbruna. I giovani d’oggi, per loro natura,sono forse riluttanti a rivestire cariche ocompiti ben definiti, ma sicuramente sonodotati di un grande entusiasmo, che nonaspetta altro per esplodere in uncaleidoscopio di avventure. Mordono ilfreno, aspettando che qualcuno piùesperto li inizi all’alpinismo, cercanocoetanei che li affianchino nei loro sogni.Sorge qui un problema: come possiamorispondere a questa pressante esigenza?Come possiamo evitare che questigiovani così entusiasti, disorientati siabbandonino al richiamo di stimoli benpiù forti e facili da soddisfare?A mio avviso non è rivestendoli dellaresponsabilità di portare bambini inmontagna che si risponderà alleaspettative di questi ragazzi, malavorando in concerto con le varie realtàsezionali (speleo, rocciatori e così via) alfine di fornire le abilità necessarie perrenderli autosufficienti, capaci diintraprendere il loro percorso.In quest’epoca, caratterizzata da unacarenza di compagnie a cui fareriferimento, bisogna che i giovani sianoaffiancati nell’intento di formare ungruppo indipendente. Spronati dallavicendevole amicizia si incamminerannolungo i sentieri dell’alpe, chi verso gli8000, chi verso i -900, chi verso unadiscesa con gli sci, chi a seguire i bambinialla scoperta della grande magicaavventura chiamata “montagna”.

Matteo Bevilacqua e i Grembani

Noi grembani, una comune passioneArgomenti➔

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VIBRAM® X-ALP, LA RIVOLUZIONE LEGGERA

NELLO SCIALPINISMO

Lo scarpone da sci alpinismo LOWA X-Alp,powered by VIBRAM® X-Alp, ha uno scafocon tre zone a diversa struttura: la zona

extra morbida dei soffietti, la zona a massimarigidità degli attacchi e dell’appoggio posterioree, infine, la zona di avvolgimento dello scafo, coni due materiali sovrapposti.Questa particolare configurazione consentenello stesso tempo un perfetto bloccaggio deltallone, un aumento della performance indiscesa e una miglior flessione in avanti durantela salita con pelli. Il sistema di chiusura doublecatch, con fascia in velcro integrata, utilizza unadoppia rastrelliera che permette di spostare ilcoperchio della leva in avanti e agevolarel’articolazione del piede. L’impiego di una nuovaleva in lega di magnesio assicura il massimorapporto resistenza/leggerezza, mentrel’accattivante design presenta profili asimmetriciper facilitare lo scorrimento della neve.La fodera è in polietilene leggero ad altaresistenza e flessibilità.La nuova costruzione dello snodo permette allaparte superiore di svincolarsi completamente daquella inferiore, lasciando la gamba all’internolibera nei movimenti e rispondendoperfettamente all’esigenza di una massimaflessibilità in avanti, tanto in fase di salita conpelli quanto durante la discesa. Il tradizionalesistema di chiusura a lacci viene sostituito dauna fascetta ad elastico con gancettoall’estremità, per una maggiore leggerezza esemplicità.La leva in alluminio leggero e resistente delnuovo sistema brevettato Ski-walk, ideale per ilfreeride, consente di sbloccare il gambetto econtemporaneamente far abbassare lo spoiler,lasciando la gamba libera da impedimenti nellaparte alta. Lo scarpone LOWA X-Alp completa la sua ricca

dotazione con una punta e un tacco in materialePebax e una suola VIBRAM® X-Alp, realizzata inesclusiva per Lowa con mescola VIBRAM®Mont. Lo spessore minimo del battistrada e lamassima spaziatura dei chiodi concorrono ad unnotevole incremento della leggerezza, mentreuna costante evacuazione della neve èassicurata dagli ampi canali autopulenti. Con lasuola VIBRAM® X-Alp le impegnative salite delloscialpinismo risulteranno meno dure daaffrontare, grazie all’ampio potere di frenata delmarcato design del tacco e all’eccellente gripfornito dalla superficie ultrapiatta presente nellaparte frontale della punta. Attraverso un comodosistema di viti è sempre possibile sostituire iltacco in caso di usura, senza dover ricorrereogni volta ad un nuovo scarpone.Per informazioni: www.lowa.it - tel. 0423/860532

CATENE MONTEBIANCO®SICUREZZA E FACILITÀ D’USO

La CATENA MONTEBIANCO ®, progettata einteramente costruita in Italia (il centrotecnico di produzione è ubicata nella zona

di Lecco) con materiali 100% Made in Italy,rappresenta una vera e propria innovazione nelmercato delle catene da neve. La particolare tecnologia a “razza” adottata,infatti, impedisce di commettere errori diinstallazione e favorisce il corretto montaggiodella catena in pochi secondi, permettendone ilfacile utilizzo anche a persone meno avvezze allavoro manuale.Sul sito www.montebianco-catene.com èpossibile seguire le fasi del montaggio da partedelle persone più disparate e rendersi conto diquanto sia intuitivo e semplice. In pochi istantitutti sono riusciti nell’operazione di montaggiocatene, applicandole senza paure o incertezze.La facilità d’uso è evidente: si appoggia la“razza” sul pneumatico e... non resta chechiudere.Le CATENE MONTEBIANCO sonocertificate CE e hanno superato tutti i test sustrada previsti dalle severissime normativeitaliane (CUNA NC 178/01). Maggioriinformazioni sul sito Internet www.montebianco-catene.com .

EMOZIONI IN NEVE FRESCA

Tra le racchette da neve della linea Tacul, laversione Light è il prodotto dipunta dell’intera proposta

SALEWA, con l’innovativo ebrevettato sistema diregolazione Rapid SizeAdjustment (RSA). L’apertura frontaleconsente una camminataconfortevole come non siera mai visto prima,facilitata anche dallaleggerezza e robustezzadella “ciaspola”. SALEWA propone leproprie racchette daneve in un setcompleto di custodiae “Snow Trek”, ibastoni telescopiciche facilitano lacamminata. Completano l’offerta laversione lady, quella peri più piccoli e i modelliCrampon e 10 Pin.Sono sempre di più gli amanti degli sportinvernali che desiderano allontanarsi dalle pisteaffollate e assaporare un ritorno al passato, allariscoperta di un contatto autentico con la natura,e forse per questa ragione rispolverare vecchie(si fa per dire) attrezzature per camminare sullaneve: le “ciaspole”. Il modello Tacul è il prodottodi punta della collezione 2008/09. Questaracchetta da neve è particolarmenteperformante grazie ad una costruzione conapertura frontale, disegnata per prevenire ilnoioso accumulo della neve sotto gli attacchi. L’adattamento dello scarpone all’attacco èestremamente facile e veloce in virtù del sistemaRSA (Rapid Size Adjustment): è sufficienteposizionare la parte anteriore del piede nelpuntale dell’attacco e stringere la talloniera finoalla perfetta calzata. E per spingere la parte del tacco di nuovoindietro, basta semplicemente sganciare ilmeccanismo di chiusura. Per aumentare la presa sulla neve sono statiposizionati i tacchetti metallici che consentonouna presa affidabile anche su terreni ghiacciati e,per facilitare la marcia in salita, la racchetta daneve è dotata di un alzatacco. Il modello Tacul ècostruito con materiali termoplastici leggeri eresistenti fino a –30°C ed è proposto in diversevarianti per meglio adattarsi alle esigenze di chile usa: donna, light, crampon, 10pin e junior.Informazioni per il pubblico: www.salewa.it

News dalle aziende A cura di Susanna Gazzola (Servizio pubblicità)

LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009 - 23

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Raffaele “Biri” Carlesso,gloria dell’alpinismoitaliano a cura di Roberto Barato e RobertoBianchini. Sezione di Pordenone del CAI e Comune di Pordenone,127 pagine.Nel centenario della nascita di“Biri” Carlesso, indimenticabilere del sesto grado e socio ono-rario del CAI spentosi nel 2000,la Sezione di Pordenone di cuiil grande scalatore ha fattoparte fin dal 1925, anno di fon-dazione, gli dedica questo volu-me che colma una notevolelacuna. Carlesso non ha infattilasciato alcuna relazione dellesue ascensioni. Su di lui sonostate raccolte fondamentalitestimonianze componendo unmosaico assai gradevole con lefirme di Severino Casara,Aurelio Garobbio, VittorioVarale, Piero Rossi, ReinholdMessner, Giovanni Zorzi,Roberto Mantovani, PiergiorgioTonello, Silvana Rovis, RobertoBarato, Spiro Dalla PortaXydias, Mauro Corona, SilviaMetzeltin, Umberto Sanson,Tullio Trevisan, Alberto

Rampini e Roberto Bianchini.Da ogni racconto emerge quelmodo intimo e discreto che,come osserva Luciano Santin,lo caratterizzava: fatto di abne-gazione, rispetto del lavoro edella famiglia, generosità neitanti interventi di soccorso.

100 anni rifugio “Ponte di Ghiaccio”100 anni rifugio Ponte di Ghiacciodi Anton Weissteiner e Monika Letner.Sezione di Bressanone, 104 pagine.Storia, racconti e proposte d’iti-nerari intorno all’antico rifugio(tel 0472.802678 – www.edel-rauthuette.it) si accompagnanoin questo splendido volumeedito dal CAI di Bressanone acent’anni di storia alpinaall’ombra dei 3000 delle AlpiAurine. La pubblicazione èstata distribuita in concomitan-za con il centenario del rifugio,con un saluto del presidentedella giunta provinciale LuisDurnwalder, del sindaco diMuhlvald / Selva dei MoliniJosef Unterhofer e del presi-dente del CAI di BressanonePietro De Zolt.

La buona neve Semestrale di sci e contorni direttoda Rolly Marchi. 76 pagine,distribuzione gratuita.L’amore per lo sci e la buonaneve hanno ispirato ancora unavolta queste pagine del grandeRolly Marchi coadiuvato daBeba Schranz, a suo tempocampionessa di sci. Di piacevo-le lettura, illustrato da bellissi-me immagini, il periodico è unomaggio alla montagna e aisuoi innumerevoli amici, acominciare dai compiantiBruno Detassis e Mario RigoniStern ai quali Rolly dedica uncommosso ricordo (RollyConsult, tel 02.867568 – e-mail:[email protected]).

Dalle terre del Nord di Massimo Maggiori.CDA & Vivalda, collana Le tracce,144 pagine, 13 euro.E’ il terzo titolo cheCda&Vivalda Editori dedica agliestremi del mondo, nell’Annopolare internazionale. Il libronasce da una serie di viaggicompiuti dall’autore in annidiversi intorno al Circolo pola-re artico, nel vasto territorioche va dall’Islanda all’Alaskaattraverso la Groenlandia e ilCanada artico di Nunavut “percercare le radici sacre delcosmo attraverso il contattocon una natura primitiva”.

Tiscali, il mistero dellagigantesca cavità carsica edel suo villaggio nuragico di Elio Aste. Edizioni Della Torre ([email protected]), 80 pagine, 10 euro.In Sardegna il sito di Tiscali eraquasi sconosciuto alla maggio-ranza dei turisti fino a pochidecenni fa. Il libro ne raccontala storia. Allorché le legioniromane cercarono d’assogget-tare l’interno dell’isola, moltiabitanti scelsero di stabilirsi inquesta località isolata ove ven-nero costruite capanne in pie-tra. Ancora oggi ci sono traccee resti di costruzioni che meri-tano la visita.

Studenti in cordata di Lorenzo Revojera.CDA & Vivalda, collana I Licheni,368 pagine, 29 euro.Nel 1905 nasceva nell’area com-presa fra Milano, Monza ePavia, in seno al CAI, il primonucleo di studenti universitariappassionati di montagna. Si chiamò Sucai (Stazione uni-versitaria del Club AlpinoItaliano) perchè i giovani alpini-sti vi “stazionavano”. Il libro diRevojera, presentato in antepri-ma sullo Scarpone di novem-bre, è il 93° volume della colla-na dei Licheni (CDA&Vivalda).Dalle pagine emergono figureillustri come il premio NobelGiulio Natta, il sacerdote poetaClemente Rebora, lo scienziatoEdoardo Amaldi, lo scrittorePaolo Monelli, l’aviatore filan-tropo Leonardo Bonzi, lo scrit-tore Curzio Malaparte.

“Biri”, un re del sesto gradoVetrina Leggere, sfogliare, guardare: le novità del mese

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Il meglio del giovane OlmiSette brevi e inediti “piccolifilm” di Ermanno Olmirealizzati negli anniCinquanta sono raccolti neldvd “Gli anni Edison”distribuito da Feltrinelliinsieme con un libro dellacollana “Real cinema” acura di Benedetta Tobagi,comprendente una serie disaggi e testimonianze sulcinema dell’insignemaestro. Il dvd comprende“Dialogo tra un venditore dialmanacchi e unpasseggiero”, “La pattugliadi Passo San Giacomo”,“La diga del ghiacciaio”,“Manon finestra 2”,“Michelino 1° B”, “Il pensionato” e “Tre fili fino a Milano”. Nel libro “I volti e le mani”vengono proposti scritti di Ermanno Olmi, TullioKezich, MorandoMorandini, Adriano Aprà ealtri; un’intervista a Olmi diSergio Toffetti, il racconto“Far la serva a Milano” diGiovanni Testori el’introduzione “ErmannoOlmi: la Nouvelle Vague al lavoro” di Sergio Toffetti.

Home video

Gli esperti del CAI in un trittico prestigioso Come è stato puntualmente riferito in dicembre in questarubrica, con “Alpinismo su roccia” di Bressan e Melchiorri laCommissione pubblicazioni del CAI ha completato il tritticodei manuali dedicati alla frequentazione alpinistica delle terrealte dopo l’uscita di “Sci alpinismo” (2004) e “Alpinismo sughiaccio e misto” (2005). Nella foto il presidente della commissione Dante Collipresenta con giustificato compiacimento il nuovissimo volume.

Manuali di alpinismo

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Sentieri ritrovati a cura di Dario Gasparo e GiuseppeBorziello. Atti del convegno delComitato scientifico svoltosi il 20 giu-gno 2006 a Tolmezzo. 95 pagine.Il ritorno dei grandi animalisulle Api orientali è stato alcentro del simposio di cui ven-gono raccolti gli atti. La presen-tazione è di Ugo Scortegagna,infaticabile presidente delComitato scientifico venetofriulano giuliano. Le relazioni sono di UmbertoSarcinelli, Filippo Zibordi,Stefano Filacorda, FulvioGenero, Massimo Zanetti,Davide Berton, Antonio Borgo,Nicola Bressi, Sara Ballabio eMichele Zanetti.

Rifugio “Cima Libera/Mulleruhtte”di Vito Brigadoi, Sezione di Bolzano,86 pagine.A cent’anni dalla costruzione ilrifugio “Cima Libera” (3145 m)è oggi una confortevole struttu-ra. Fra tutti i rifugi del SudTirolo / Alto Adige è superato,per poche decine di metri, solodal vicino rifugio sul Bicchiere. È ubicato al limite superioredel più esteso ghiacciaiodell’Alto Adige (Malavalle) ed èuno dei cinque delle Alpi orien-tali raggiungibili a piedi supe-rando ghiacciai crepacciati,pertanto alla portata solo dialpinisti debitamente equipag-giati. Il libro ne ripercorre lastoria con il corredo di unaricca iconografia.

La via del granito di Walter Belotti e Dino MarinoTognali. Museo della Guerra bianca in Adamello, 224 pagine, 28 euro.Con la collaborazione delMuseo Etnografico Camuno “L Zuf” di Vione (BS), il volume

illustra, con il corredodi una documentazio-ne fotografica partico-larmente accurata,una serie di escursio-ni con uno sguardoalla storia tormentatadi queste montagnesulle cui vette si èconsumata la Guerrabianca. ■

Bonatti ora anche in cofanettoNel catalogo delle belleedizioni Guérin di Chamonix(tel 0450537474, email:[email protected])dall’inconfondibile copertinarossa, un posto di riguardo ègiustamente riservato alleopere di Walter Bonatti. Delgrande alpinista viene non soloriproposto, ovviamente in lingua francese, “K2la verità” (300 pagine, 26 euro) con gli ultimiaggiornamenti sull’annosa vicenda, ma, in uncofanetto in vendita a 99 euro, il classico“Montagne di una vita” con 300 foto,accompagnato dal dvd “Finis Terrae” (72minuti) di Fulvio Mariani. La riedizione diopere di alpinisti assurti in Francia allo stato diicona è uno dei punti di forza delle edizionifondate da Michel Guerin e, dopo la suascomparsa, gestite dalla moglie Marie-Christine: accanto a Bonatti compaiono Terray,Rebuffat, Lachenal, Berhault, Allais e altriimmortali dell’alpinismo. Ma anche al di qua delle Alpi Bonatti è inottima posizione negli scaffali delle grandilibrerie e nelle hit parade dei libri di montagnapiù venduti. Durante le festività ottimeaccoglienze ha registrato “I miei ricordi.Scalate al limite del possibile” (BaldiniCastoldi Dalai, 404 pagine, 18 euro) che haricevuto elogi dalla stampa più qualificata. “Lo scalatore, 78 anni, racconta le sue

impresesenza piùl'amarezza del caso K2”, hascritto Pietro Crivellaro nelle pagine del Sole24 Ore. “Per la prima volta dopo vari decenni ilproverbiale Bonatti Furioso che conoscevamodiventa un Bonatti Liberato, con unanimesollievo di quanti ne hanno ammirato leimprese… Bonatti è finalmente soddisfattoperché il caso K2 si è definitivamente risoltocon un lieto fine, e quella pagina gloriosa alungo offuscata può tornare a splendere. Lafelice conclusione consiste nellapubblicazione da parte del Club AlpinoItaliano della dettagliata rettifica alla versioneufficiale dei primi salitori Compagnoni eLacedelli con il volume ‘K2 una storia finita’edito da Priuli & Verlucca…E tutto ciò graziealla volontà dell'attuale presidente del CAIAnnibale Salsa che ha saputo vincere paure eostinate resistenze interne al club, e delprofessor Luigi Zanzi di Varese a cui si deve lascrupolosa revisione storiografica”. (R.S.)

Segnalibro

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Nelle pagine dello Scarpone un’intervista al progettista del rifu-gio Gonella ha indicato le linee guida che sottendono il nuovorifugio al Monte Bianco, ormai in procinto di essere inaugura-to. L’immagine pubblicata sulla copertina di novembre, con la

simulazione fotografica, ha tuttavia suscitato qualche rifiuto: comequello della socia vicentina Cecilia Carreri che manifesta “grandesconcerto per l'orribile costruzione del rifugio Gonella al MonteBianco, un vero mostro anti ecologico, un danno ambientale gravis-simo alla montagna”. Sul nuovo progetto si è espresso negativamen-te con una lettera alla redazione anche Carmelo Di Pietro, socio acca-demico di Torino, al quale ha replicato la Commissione rifugioGonella delle sezioni proprietarie, Torino e UGET Torino, rivendi-cando la complessità e la funzionalità di un progetto che si sviluppaoltre i 3000 m e precisando che il “glorioso Gonella”, il vecchio rifu-gio risalente alla fine dell’800, non è stato affatto demolito bensìrestaurato, mentre la demolizione ha riguardato il rifugio “giallo” risa-lente al 1961.

Daniela Formica, già presidente della Sezione di Torino (che oltre afarsi carico, insieme con la Sezione UGET, dei lavori del rinnovatoGonella ha annunciato alla fine del 2008 il progetto del nuovo, moder-nissimo rifugio Torino sempre al Monte Bianco, vedi LS 1/09), osser-va che “il disegno pubblicato sulla copertina dello Scarpone nonrende l'idea poiché l'effetto dal vero è tutt'altra cosa”, auspicando chesi possano “avviare approfondimenti sul comune senso dell'esteticain alta quota per capire se i rifugi a forma di ‘baita’ siano o menoestranei a queste altitudini”.

Deve essere stato infatti questo discostarsi da un’idea condivisa dirifugio, associata con molta naturalezza all’immagine di una capanna,ovvero di una solida baita in pietra con un rassicurante tetto a duefalde e alcune piccole finestrelle ben incorniciate sulla facciata,

magari corredate di vasi di geranio, ad aver fatto scambiare il Gonellacosì come raffigurato sul nostro notiziario per un ecomostro. Comeha spiegato il progettista Antonio Ingegneri ai lettori dello Scarpone,l’immagine del nuovo rifugio è conseguenza anche di scelte tecnolo-giche e formali. Come per esempio l’utilizzo di telai e pareti in legnoche garantiscono migliore prestazionalità dal punto di vista termico.

Esplicitamente infatti il progettista riconduce questa opera a unatradizione di capanne alpine in legno rivestite con cappotto in lamie-ra: qui però la forma è stata reinventata in relazione anche all’am-biente circostante, cercando di armonizzarla alla geometria dei pianidi cresta in cui è inserita. Il Gonella è una struttura per certi versi“introversa”, che si rende visibile solo quando ci si trova a ridosso: masotto tutti gli aspetti rigorosa, costruita all’insegna di un’economiacostruttiva dettata dalla severità del contesto e costretta a confron-tarsi con complessi problemi geologici di fondazione.

Per aiutare a redimere in senso positivo questa nuova piccola dia-triba fra tradizione e modernità è forse opportuno riscoprire unabella immagine che uno dei grandi architetti italiani del secolo scor-so, Giovanni Michelucci, disegnò e fece riprodurre nel 1987 dai gio-vani della cooperativa Capo di Buona Speranza di Settignano aFirenze, dal titolo “L’Arca incagliata nella roccia”. C’è forse un riferi-mento biblico in questa rappresentazione, e come non pensare anchea Fitzcarraldo, il capolavoro di Herzog? “Chi sogna può muovere lemontagne”, profetizza nel film Klaus Kinski alias Fitzcarraldo.

Vogliamo quindi immaginare questo nuovo Gonella, presidio strate-gico per chi vuole affrontare la durissima via italiana al Bianco, comeun’arca incagliata, come la rappresentazione della indomita vocazio-ne di Sisifo a trascinare la sua pietra?

Non dimentichiamo però, per concludere, che il Gonella è uno dei38 rifugi posizionati nella Regione Piemonte, Valle d’Aosta e Veneto,mirati all’adozione delle fonti rinnovabili. E che è ai primissimi postinella graduatoria mondiale delle costruzioni in alta quota più parsi-moniose in tema di energia. Considerata l’emergenza ambientale nonè dunque una buona arca ove rifugiarsi? (L.S.) ■

Il comune senso dell’esteticaRifugi Pro e contro il rinnovato Gonella al Monte Bianco

C’era una volta e c’è ancoraSono socio del CAI di Vicenza da quasi 70 anni (classe 1921)e ricevo quindi Rivista e Notiziario. Sulla copertina delNotiziario di novembre mi ha colpito enormemente la foto delnuovo rifugio Gonella “sulla soglia del Paradiso”. Essendosalito sul Monte Bianco nel 1942 (con grande difficoltà,essendoci allora un cordone di sicurezza che impediva ilpassaggio per via della stupida guerra in corso contro laFrancia) ho pernottato al Gonella che allora era una semplice

“baracca”. La curiosità mi haspinto a cercare fra le antichefoto e ho fatto il confronto: ladifferenza è stupefacente eritengo che sarete stupefattianche voi se non avete visto ilGonnella di allora. Spero che la foto allegata -tratta da un originale informato 6x6 - sia abbastanzavisibile, non essendo ioesperto nell'uso del computer. Colgo l'occasione percomplimentarmi con voi per leinteressanti riviste.

Pio Chemello

La gloriosa “baracca”

L’arca incagliata nella rocciaUn’immagine significativa: l’arca incagliata nella roccia dell’architetto GiovanniMichelucci in una rappresentazione della cooperativa Capo di Buona Speranza diSettignano a Firenze. Nel box il rifugio Gonella come appariva nel 1942.

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La valorizzazione turistico-culturale eambientale della rete dei sentieri cheattraversano il territorio comunale èl’obiettivo della convenzione stipulata

(LS 1/09, rubrica CAI Regioni) tra il Grupporegionale CAI dell’Emilia Romagna e ilComune di Canossa (Reggio Emilia).

“A distanza di 130 anni il Club AlpinoItaliano ritorna da protagonista”, precisa uncomunicato, “nello storico territorio diCanossa ove nel lontano 1877 proprio periniziativa del CAI furono avviate le ricerchee gli scavi archeologici che portarono allariscoperta della storica Rupe Matildica delcastello di Canossa e all’istituzione del loca-le museo nazionale”.

In base alla convenzione il Club AlpinoItaliano non soltanto si fa carico di curare lamanutenzione dei percorsi escursionistici,ma attiva tutte le azioni e le strategie perchéquesti sentieri costituiscano la base di riferi-mento per la promozione di un turismo dicultura e di conoscenza naturalistica nel ter-ritorio canossano, una delle realtà più ricchedi stimoli naturalistici, geologici e storici, enon solo a livello regionale.

Oltre a essere noto a livello internazionaleper la presenza della storica Rupe, nellaquale avvenne nell’anno 1077 l’incontro tra

Papa Gregorio VII, Matilde di Canossa e l’im-peratore Enrico IV, il territorio di Canossa èinfatti caratterizzato da un’eccezionale con-centrazione in spazi assai ristretti di elemen-ti di grandissimo interesse interdisciplinare:la splendida Rocca medievale di Rossena, laRiserva naturale vulcanica di Campotrera,gli spettacolari anfiteatri calanchivi del RioVico, importanti geositi, una delle maggioriconcentrazioni italiane di borghi e case atorre tardo medievali, uno splendido paesag-gio sintesi sublime tra natura e cultura. Uninsieme straordinario per promuovere unturismo culturale che trova proprio nellarete di percorsi escursionistici la base idealeper un approccio completo ed efficace aquesto splendido angolo del territorio italia-no.

In questa innovativa convenzione, che tra-sforma il Club Alpino Italiano in un attoreprimario di una politica di promozione turi-stica di un territorio di eccellenza, il grupporegionale si avvarrà della collaborazione delComitato scientifico regionale.

L’Amministrazione comunale di Canossa,nell’ambito della convenzione, mette a dis-

posizione del CAI uno storico edificiomedievale in località Vedriano, attrezzatoper incontri, riunioni e soggiorni, in grado dirappresentare il fulcro di tutta l’operazione,oltre che luogo ottimale per attività di variotipo. Nell’ambito della stessa convenzione,inoltre, vengono gratuitamente messe a dis-posizione del CAI qualificate guide naturali-stiche e storico-culturali in grado di accom-pagnare con grande efficacia soci e gruppidelle sezioni italiane interessate a sfruttarequesta opportunità.

Si segnala infine la disponibilità di uncastello medievale situato proprio al centrodel territorio canossano, in grado di ospitaresingole persone o gruppi di 60 persone,quale prestigiosa e suggestiva base di appog-gio. La zona è facilmente raggiungibileanche per ferrovia, in quanto dista pochedecine di chilometri da Parma e da ReggioEmilia ed è collegata con ferrovia locale allarete ferroviaria nazionale.

Per informazioni rivolgersi alla dottoressaLucci del Comune di Canossa (0522248413)o al Gruppo regionale CAI dell’EmiliaRomagna. ■

LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009 - 27

Convenzioni Nuove opportunità in provincia di Reggio Emilia

Tra gli splendori di CanossaUno storico edificio è adisposizione del CAI perincontri, riunioni e soggiorni. Il Gruppo regionale si avvarràdella collaborazione delComitato scientifico

Uno stupendo territorio dove il CAI è protagonistaI rappresentanti del Club Alpino Italiano e dell’Amministrazione comunale di Canossa che hanno promosso e sottoscritto la Convenzione: Patrizio Prampolini, assessore all’Ambiente delComune di Canossa, Lorena Virgilli, il sindaco di Canossa Enzo Musi, il presidente del Comitatoscientifico regionale del CAI Giuliano Cervi, il presidente del Gruppo regionale CAI Emilia-Romagna Paolo Borciani, il presidente della Sezione CAI di Reggio Emilia Gianni Riccò.

Nasce la consulta dei sentieriOra a Biella c’è la Consulta deisentieri. Presieduta dalla Provincia, nefanno parte l'ATL di Biella, le sezioni diBiella, Mosso Santa Maria, Trivero eValsessera del CAI, la Consociazioneamici dei sentieri del Biellese, ilSoccorso alpino e la scuola dialpinismo “Tike Saab”. Gli obiettividella Consulta, che sarà un organotecnico, spaziano dal coordinamentodelle iniziative di programmazionedella manutenzione e dello sviluppodei sentieri al monitoraggio della reteprovinciale per l'escursionismo.

Biella

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Reggio Calabria Il CAI si rinnovaLa Sezione “Aspromonte” ha rinnovato le cariche. Alfonso PiconeChiodo, giunto alla naturale scadenza del suo secondo mandato, halasciato la guida del CAI reggino con un bilancio più che positivo:durante la sua gestione è quasi raddoppiato il numero dei soci ediversi sono stati i progetti conclusi in collaborazione con le istitu-zioni locali. Gli succede alla guida della storica sezione AlessandroTravia, avvocato, già da molti anni socio, proboviro e collaboratoresoprattutto per le questioni legali. Per il nuovo consiglio le urnehanno confermato i precedenti consiglieri Giuseppe Romeo,Francesco Polimeni e Diego Festa, cui vanno adesso ad aggiungersiRoberto Laganà, Giuseppe Moricca, Salvatore Musca, Irene Pignata eRosalba Tripodo.

Bovisio Masciago (MI) Nasce “AstroCai”Per iniziativa di un gruppo di soci accomunati dalla passione per l'a-stronomia, è nato nella Sezione di Bovisio Masciago (MI) il gruppo“AstroCai”. Lo scopo è quello di avvicinare alla conoscenza dellemeraviglie del cielo stellato. I soci fondatori (Cristian Borghi, SymonBorghi, Ivan Farina, Giuseppe Mercandalli e Roberto Salada) deside-rano, nel limite delle proprie conoscenze e disponibilità, mettersi adisposizione di coloro che hanno interesse per le stelle, i telescopi etutto quanto riguarda l’astronomia amatoriale. Il gruppo si prefigge diorganizzare incontri pubblici periodici con conferenze su temi ine-renti l’astronomia, nonché serate di osservazione degli astri, in luoghiidonei, e aperte alla cittadinanza. L’appartenenza è subordinata all’i-scrizione al Club Alpino Italiano.

Trieste XXX Ottobre in festaNel novantesimo anniversario della fondazione, la Sezione XXXOttobre di Trieste traccia nelle pagine di “Alpinismo triestino” unbilancio decisamente positivo. Al servizio della comunità e dei giova-ni, i gruppi offrono una grande quantità (e qualità) di attività; la Casaalpina è ora anche centro didattico transfrontaliero; la sede quasi ulti-mata anche nella parte superiore ospita nuovi spazi in cui trova col-locazione la redazione del bellissimo bollettino. Forza quindi, fidu-ciosi verso il centenario!

Biella Aquile, argento e carboneI biellesi praticano ancora il vecchio adagio in voga nell'Ottocentopiemontese: “Men parlando e più facendo”. È un modus operandidémodé che nella terra di Quintino Sella resiste caparbiamente. Cosìrimane spesso circoscritta alla loro area l'intensa attività di recuperodella cultura materiale che interessa questo segmento delle Alpi peril quale si sta completando uno degli ultimi tasselli della Guida Monti.Ecomusei, sentieri tematici, pubblicazioni, convegni e esposizioni sisusseguono da anni. Tra le ultime pubblicazioni, merita una segnala-zione la preziosa ricerca intitolata “Aquile, argento e carbone” cherecupera antiche memorie legate a questo trittico con rigore scienti-fico, sapientemente coniugato con la finalità divulgativa. È il com-pendio degli studi condotti dal “DocBi”, nell'arco di quindici anni,relativo al “Progetto Alta Valsessera”, un'area selvaggia che ha con-servato il sapore della transumanza. Avifauna, lupi, siti minerari, car-bonaie rivivono grazie anche al corredo di una capillare iconografiad'epoca. Altri progetti concreti, legati allo studio e alla conoscenza

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Un alpinismo e dunque un approccio alle Alpi effettiva-mente europeo è il tema del convegno che la SezioneXXX Ottobre di Trieste, sempre pronta a cogliere il

manifestarsi di nuovi impulsi, organizza sabato 14 febbraio.“Le associazioni alpinistiche e l'Unione europea” è il titolodel simposio che vedrà la presenza, tra i relatori, del presi-dente generale del CAI Annibale Salsa (“I club alpini si con-frontano: dallo spazio alpino allo spazio europeo”).L'abbattimento dei confini, una ritrovata volontà collaborativa,lo svuotamento della funzione bellica dei salienti orografici,consente oggi di ripensare all'antica funzione di cernieradelle Alpi e di aprire un dibattito. “È maturato il momento”,spiegano gli organizzatori del convegno, “per verificare lapossibilità di costruire un alpinismo europeisticamente inte-grato, in grado di strutturarsi in relazione alle nuove aperturee capace di intraprendere, nell'ambiente che amiamo, unpercorso evolutivo per accompagnare alla montagna le gio-vani generazioni”. Oltre al presidente generale, daranno il loro contributoArmando Scandellari, vicedirettore di Le Alpi Venete (“1876 -1922: l'europeismo sommerso dei club alpini”); Spiro DallaPorta-Xydias, accademico e socio onorario del CAI, presi-dente del GISM (“Necessità di un'etica comune per i clubalpini europei”); Marco Onida, segretario generale dellaConvenzione delle Alpi (“La Convenzione delle Alpi comemodello di cooperazione regionale nell'ambito dell'integra-zione europea”); Paolo Rumiz giornalista e viaggiatore (“I clubalpini europei e il disastro ambientale della montagna”); l’o-norevole Erminio Angelo Quartiani, presidente del Gruppoamici della montagna del Parlamento italiano (“Coesioneeuropea: verso un nuovo patto tra città e montagna”).Moderatore del convegno sarà il giornalista Luciano Santin. Per informazioni rivolgersi alla segreteria del convegno: CAI -Associazione XXX Ottobre - via C. Battisti, 22 - 34125 Trieste- tel. 040 635500 - fax 040 363982 (da lunedì al venerdì ore17.30 - 19.30). E-mail: [email protected]

Convegno a Trieste

Dallo spazio alpino allo spazio europeo

QUICAIAttività, idee, proposte

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dei valori ambientali e culturali delle valli biellesi sono realizzati sem-pre dal “DocBi”, il Centro Studi Biellesi (con sedi a Mosso, Biella ePonzone Biellese), che vede l’impegno di Giovanni Vachino, FrancoGrosso e altri appassionati ricercatori. Insomma, un'autentica fucina,in perenne attività fra storia e natura, senza mai indulgere al passati-smo e alla nostalgia. Un rigore che è sostanziato anche dalle paginedella “Rivista Biellese”, trimestrale che ha superato il dodicesimoanno di pubblicazione. (T.V.)

Milano Avventura nel BorneoIl mondo favoloso eavventuroso narratonei romanzi di Salgarisu Sandokan appartie-ne ormai al passato mail fascino dei luoghi, labellezza dei paesaggidel Borneo, non sonocambiati. Sul Borneo esulle sue montagne chea quanto pare nonhanno nulla da invidia-re alle Alpi riferirà venerdì 6 febbraio alla Società EscursionistiMilanesi (via Volta 22) Franco Brevini docente di Letteratura italianacontemporanea presso l’Università IULM di Milano e l’Università diBergamo, ma anche noto e apprezzato scrittore e grande appassio-nato di alpinismo e di viaggi. Una breve introduzione realizzata a curadella Commissione scientifica culturale SEM fornirà un punto di vistascientifico della zona.

Padova “Scopri il CAI”“Scopri con il CAI il Veneto terra di montagna”: questo il titolo dellibro distribuito agli alunni delle medie di Padova. Già presentato nel2002, Anno delle montagne, il quaderno didattico, in occasione deicento anni del CAI cittadino, è stato ripubblicato in 10 mila copie peressere portato nelle scuole. “Il Club Alpino Italiano”, spiega ArmandoRagana presidente della sezione che conta più di 3100 soci e che nel2008 ha celebrato con diverse iniziative il centenario, “è un’alternati-va entusiasmante, sana, per i ragazzi. Cerchiamo di far capire che lamontagna ha i suoi pericoli ma educhiamo i frequentatori ad affron-tarla in modo sano e corretto”.

Tortona (AL) Nuova sede Il CAI a Tortona dispone ora di una nuova sede moderna e funziona-le. Ne dà l’annuncio con giustificata soddisfazione il presidenteGiacomo Seghesio ([email protected]) che è anche addetto allasentieristica sui pittoreschi colli tortonesi, annunciando un’intensaattività sociale particolarmente rivolta ai giovani.

Mirano (VE) Un corso per accompagnatoriLa Sezione di Mirano (VE) in collaborazione con la Commissionemedica VFG organizza sabato 7 marzo un incontro di aggiornamentorivolto agli accompagnatori titolati e non che operano nelle realtàsezionali del CAI. L’incontro, che avrà per tema gli aspetti medici nel-l’attività di accompagnamento in ambiente montano, si terrà pressol’ex scuola Petrarca, di fronte all’ufficio postale. Si parlerà della fisio-logia e degli aspetti benefici dell’attività fisica in montagna, dell’ali-mentazione, degli incontri sgraditi con le zecche e vari insetti,

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Per i soci della Sezione di Milano delClub Alpino Italiano il 7 dicembre2008 potrà essere ricordato, con unapunta d’orgoglio, come una giornata

speciale per il riconoscimento che è statopubblicamente attribuito al nostroSodalizio. Con una cerimonia solenne il sin-daco Letizia Moratti e il presidente delConsiglio comunale Manfredi Calmierihanno consegnato infatti nelle nostre manil’attestato di Civica benemerenza.

Mentre lo speaker dava lettura della moti-vazione di fronte alla platea del Teatro dalVerme colma all’inverosimile non possiamonegare che il compiacimento si è trasforma-to in commozione. Né poteva essere altri-menti al sentire che la nostra associazioneveniva riconosciuta quale importante istitu-zione cittadina, punto di riferimento per glialpinisti e, più in generale, per tutti gliappassionati della montagna.

Un’associazione moderna, giuridicamenteconforme alle esigenze del presente, propo-sitiva e aperta alla massima collaborazionecon le diverse realtà del territorio, sia sullenostre montagne sia in città.

Il CAI Milano è diventato uno spazio in cuiscuole, commissioni, gruppi e sottosezionihanno potuto continuare a crescere. Da

oltre 130 anni, nel succedersi delle genera-zioni, donne e uomini, giovani e anzianihanno avuto la possibilità di esprimere nellevarie forme dell’approccio alla montagnaciò che per noi è alla base dell’alpinismo:azione e conoscenza, esperienza personalee condivisione di valori, ricerca del limite ecultura, frequentazione del territorio mon-

tano e salvaguardia della sua fragilità, for-mazione tecnica e educazione morale.

Questa civica benemerenza è allo stessotempo un traguardo e un punto di partenzaperché cultura montana e cultura cittadinapossano continuare a interagire positiva-mente nella ricerca e nel rispetto di valoricondivisi.

Carlo Lucioni e Marco Tieghi

La motivazione“Il Club Alpino Italiano”, si legge nella

motivazione dell’attestato di Civica bene-merenza consegnato alla Sezione diMilano, “è la più antica e importante asso-ciazione di alpinisti. Indipendente, laica esenza scopo di lucro, è punto di riferimen-to fondamentale per tutti gli appassionatidi montagna e per quanti vogliano appro-fondirne la conoscenza.

“La Sezione di Milano, fondata nel 1873,vanta una storia gloriosa, avendo annovera-to tra i propri soci nomi di prestigio, comeAchille Ratti, futuro Papa Pio XI. Conta8000 iscritti e organizza numerosi corsi,spedizioni, gite e ricerche. Ha insegnato amoltissimi milanesi l’amore e il rispetto perla natura, divenendo una vera e propria ‘isti-tuzione’ della nostra città”.

Milano, il Club alpino “istituzione della città”

La consegna dell’attestato al Teatro Dal Verme. Da sinistra il presidente della Sezione di MilanoCarlo Lucioni, il presidente del Consiglio comunaleManfredi Calmieri e il sindaco Letizia Moratti.

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delle patologie legate alla montagna, del primo soccorso. Ai ipartecipanti sarà distribuito il fazzoletto triangolo da zaino e altromateriale didattico. Info: www.caimirano.it

Pinerolo (TO) Rinasce Casa CanadaProcede ai piedi della celebre RoccaSbarüa in comune di Frossasco(Torino) l’opera di sistemazione delrifugio Giuseppe Melano - CasaCanada che sarà inaugurata in pri-mavera. L’operazione Casa Canada,di cui ha ampiamente riferito l’annoscorso in febbraio Lo Scarponededicando all’importante evento lacopertina, vede coinvolti oltre il CAIdi Pinerolo, la Comunità pedemon-tana, la Regione Piemonte, laProvincia di Torino, il Comune diFrossasco e di Torino e altri sogget-ti. Il rifugio è uno chalet in legno di400 metri quadri disposti su duepiani (nella foto un aspetto dell’in-terno), per una capienza di 50 coper-

ti e 24 posti letto più alloggio del gestore e ambienti per vari utilizzi. Facilmente raggiungibile a piedi o in mountain bike, si trova a ridos-so di una delle palestre di roccia più conosciute in Italia. Casa Canadasi troverà al centro di molte iniziative sia del CAI, sia di vari enti pub-

blici coinvolti, compresa l’Ambasciata del Canada, Paese che hadonato la struttura al Comune di Torino in occasione delle Olimpiadidel 2006. Informazioni sul sito www.caipinerolo.it, contatti all’indiriz-zo e-mail [email protected]

Torino Sulle tracce del ducaNell’autunno del 1918 Luigi Amedeo di Savoia si recò in Somalia e simise al lavoro con una commissione di tecnici per individuare illuogo più adatto alla realizzazione di un progetto di società agricola.Venne scelta la piana di Giohàr (oggi Jowhar), sul medio corso delloUebi Scebeli, a 120 chilometri da Mogadiscio. Nel 1928 fu organizzata la spedizione. Il duca partì dall'Etiopia e dopo105 giorni, 67 tappe e circa 1400 chilometri giunse alla colonia italia-na in Somalia. Fu dedicata grande attenzione alla raccolta di imma-gini, fino all’8 febbraio esposte al Museo nazionale della montagna.Le foto furono scattate da Fabrizio Palazzolo e Giovanni Bracadell'Istituto Geografico Militare, e da Edmondo Angeli, secondo caporadiotelegrafista della Marina, che fu anche l’operatore del film uffi-ciale della spedizione. Info: www.museomontagna.org

Faenza Sentiero dedicato a RavaLa Sezione di Faenza ha ricordato il grande impegno per il CAI diLuigi Rava, past presidente spentosi il 14 novembre 2007, intitolandoa suo nome uno dei tanti sentieri di cui il sodalizio cura la manuten-zione, il sentiero n.511 che da Borgo Rivola raggiunge Brisighellalungo la Vena del Gesso.

Ivrea Un gestore per il rifugio JervisLa Sezione di Ivrea promuove un bando di concorso relativo allagestione del rifugio “Guglielmo Jervis” (categoria C – 24 posti letto)ubicato al Pian del Nel (Ceresole Reale TO), nel Parco nazionale delGran Paradiso. Gli interessati possono visionare il bando sul sitointernet: WWW.caiivrea.it. Per informazioni contattare [email protected]

Lecco La storia on line“Modisca” (montagne di scatti), un portale internet interamente dedi-cato alla storia dell’alpinismo al quale Daniele Chiappa, alpinista esoccorritore scomparso in settem-bre, aveva dedicato le sue ultimeforze, è stato presentato aValmadrera (LC). L’obiettivo,come ha spiegato Alberto Benini,è la salvaguardia della memoriaalpinistica lecchese e in partico-lare dell'attività alpinistica svoltasulle montagne della provincia,oltre alle imprese degli alpinistidi casa in giro per il mondo, dicui Chiappa, con la storica salitaal Cerro Torre nel 1974, fu unodei protagonisti. Attualmente il patrimonioacquisito è di circa 10.000 foto,30 filmati storici, 12.000 scansioni da riviste e libri storici, 20 intervi-ste filmate a personaggi dell’alpinismo lombardo e 500 pagine di cro-naca alpinistica. Sotto le insegne del progetto sostenuto dallaComunità montana del Lario orientale (www.camlariorientale.it) edalla Biblioteca civica di Belluno è stata intanto organizzata aBelluno una mostra fotografica dedicata a Mary e Vittorio Varaledalle Dolomiti alla Grigna, e il relativo catalogo con rare immaginidella scalatrice milanese (qui sopra la copertina).

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Qual è il rapporto tra l’uomo e l’ambiente? Se n’èparlato a Breno (BS) al convegno sul tema “TerraMadre e…” organizzato l’8 novembre dalla

commissione CAI TAM di Valle Camonica. Ora sul simposio èin distribuzione un dvd: è possibile richiederlo alla Sezione diCedegolo (via Nazionale 103, 25051 Cedegolo, BS, tel e fax0364.630139) che ha collaborato alla realizzazionedell’evento. Assai qualificati gli interventi: dal professorAnnibale Salsa, presidente generale del CAI, all’alpinistafilantropo Fausto De Stefani, dallo studioso Valerio Corradiall’operatore corporeo e praticante Zen Silvio Mottarella, dallaresponsabile Settore Parchi della provincia di Brescia ElenaTironi all’architetto Pietro Giorgio Zendrini. Hanno coordinatoi lavori Sandro Gianni della Commissione TAM e CaterinaFacchini presidente del CAI Cedegolo.Nel puzzle di opinioni emerge una generale insostenibilitàdell’attuale rapporto di consumo dell’ambiente da partedell’uomo insieme con un auspicio: solo in un corretto giocodi interscambio, in un riequilibrio con la terra madre che loospita l’uomo può recuperare la propria dimensione. Comeosserva De Stefani, la natura è un’utile terapia al nostro maledi vivere: natura da toccare, contemplare. L’invito è di fare unpasso indietro e rivedere il proprio stile di vita con la“costruzione condivisa di un percorso partecipato disostenibilità, un modo integrato di compiere un pellegrinaggiocollettivo”. La metafora del pellegrino implica un altro punto:la confusione che spesso l’uomo fa tra il cammino e la meta. Ilpellegrino, a differenza del turista, non viaggiasemplicemente per vedere, ma per vivere il viaggio con i suoiincontri e lasciarsi trasformare da questo scambio.

Sabrina Giobini

Documenti

Terra Madre in dvd

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Assergi (TE) Sicurezza per le ferrateCon i rappresentanti regionali del Club Alpino Italiano e dei Collegiregionali delle guide alpine e accompagnatori di media montagna, ladirezione del Parco Gran Sasso e Monti della Laga annuncia di avereistituito un tavolo di lavoro per il restauro e la messa in sicurezzadelle vie ferrate della zona.

Treviso Al traguardo del secoloFondata nel 1909, la Sezione di Treviso del Club Alpino Italiano com-pie cento anni. È stata una delle prime del Veneto ed è sicuramentetra le associazioni più longeve della città. Generazioni di trevigianihanno iniziato a conoscere e a frequentare la montagna veneta (unterzo del territorio regionale), e in particolare le Dolomiti, attraversol’iscrizione al CAI. Nella sede di Piazza dei Signori la consultazionedell’archivio, e in particolare gli elenchi degli iscritti e la corrispon-denza, consente di ritrovare i nomi di molte persone che hanno datoprestigio alla città; tra questi, oltre ai presidenti storici Giulio Vianelloe Roberto Galanti, da ricordare almeno Bepi Mazzotti, EnricoReginato, Guido Botter e Cino Boccazzi. E oggi? Il presidente RenzoSecco fornisce un quadro decisamente positivo: nato con sei iscritti,il CAI ne registra attualmente 1.600, possiede quattro rifugi(Pradidali, Treviso, Biella e Antelio) e il sito web (www.caitreviso.it )è visitato mensilmente da circa 3.000 persone. Tra le iniziative in vistadel centenario da segnalare il progetto (curato da Aldo Solimbergo,membro del direttivo e responsabile della biblioteca) che affronta iltema della montagna sotto il profilo multidisciplinare attraverso unaserie di articoli pubblicati sul quotidiano Il Gazzettino, con taglio eco-nomico, sociologico, archeologico, istituzionale, artistico, storico,

musicale, filosofico, psicologico, paesaggistico, urbanistico, alpinisti-co, escursionistico. Gli articoli verranno raccolti in un libro.

Torino Picco in vetta al CAAIClaudio Picco (foto) succede a MassimoGiuliberti alla guida del Gruppo occidentaledel Club Alpino Accademico Italiano. Vicepresidenti sono stati eletti a Torino AndreaGiorda e Marcello Sanguineti, proboviroCostantino Piazzo, revisore Ezio Mosca. Lasegreteria è stata affidata a Pierluigi Perona.

Cimolais (PN) Stop allecentraline Le Sezioni di Claut e Cimolais (PN) del Club Alpino Italiano annun-ciano di opporsi a due nuove proposte presentate da un’azienda diTrieste per la costruzione di due centrali idroelettriche con tre operedi presa in Alta Valcellina, in quanto “contrarie all’interesse generaledi tutela paesaggistica e ambientale delle aree interessate e in con-trasto con le nome che assicurano tale tutela”. L’azione è stata intra-presa di comune accordo con Mountain Wilderness, il circolo PrealpiCarniche di Legambiente, la Federazione provinciale pesca sportivae attività subacquee.

Milano Si celebra… Santa RamazzaUn’originale celebrazione ha avuto per teatro l’accogliente sede dellaSocietà Escursionisti Milanesi situata in un antico casello daziario aiBastioni di Porta Volta. Oggetto di tante attenzioni è stata SantaRamazza con l’invito a tutti i soci a rimboccarsi le maniche e lavora-re in sede con pulizie, riordini, piccole manutenzioni. “La sede la usia-mo tutti”, era scritto nella newsletter diramata via internet, “e non ègiusto che solo alcuni si diano da fare a pulirla e tenerla in ordine.Portate scope, stracci, guanti, detergenti e l'olio (di gomito) benedet-to. E poi? E poi tutti insieme in pizzeria!”.

Genova Invito alla sosta Gli AAG Emilia Graffigna e Mauro De Cesare (Mauro è anche IA) delCAI ULE di Genova Sestri Ponente hanno cementato, davanti allaCappellina della Baiarda (703 m), un tavolo con panche dono dellasignora Wanda Gawronska, nipote del beato Pier Giorgio Frass-

ldirettore della stampa sociale Pier Giorgio Oliveti è statoinvitato in dicembre a partecipare alla trasmissionetelevisiva Uno mattina di Raiuno in cui è stato affrontato il

problema della sicurezza nella montagna invernale. Aldibattito condotto da Michele Cocuzza ed Eleonora Danielehanno partecipato Reinhold Messner e Agostino Da Polenza,presidente di Ev-K2Cnr. Oliveti ha portato la voce del CAI percontrastare su un media importante come Raiuno lasottocultura sensazionalista che descrive troppe volte consuperficialità ed errori tecnici le tragedie in montagna. “Sitratta di sfatare il concetto di ‘montagna assassina’”, ha dettoOliveti. “Il CAI sostiene da sempre la cultura della sicurezzafatta di lunga e accurata preparazione, conoscenza delterritorio, attrezzatura mentale e tecnica adatta alle diversedifficoltà. La montagna, al di là dei pericoli oggettivi esoggettivi, è e rimane il terreno di gioco per le emozioni piùelevate e, se frequentata con consapevolezza e adeguatapreparazione, sa restituire esperienze ineguagliabili”.

Media

Il nostro direttore a Uno Mattina

Nel 1987 la Provincia autonoma di Trento realizzava ilSentiero della Pace allo scopo di collegare con ununico itinerario escursionistico i principali capisaldi del

fronte delle prima guerra mondiale. Negli anni successivianche la Regione Lombardia promuoveva lo studio e il censi-mento delle opere della Grande guerra nel territorio regionale.Di qui l’idea di prolungare il tratto trentino, che terminava alpasso del Tonale, fino al Passo del Gavia e al Passo delloStelvio in Alta Valcamonica e in Alta Valtellina. Il progettodivenne realtà nell’estate del 1998 quando - promosso dalgruppo di lavoro ANA-CAI e in occasione delle celebrazionidella fine della prima guerra mondiale - venne inaugurato iltratto lombardo da Livigno al Passo del Gavia. Il tracciato originale è stato descritto nella guida “Escursionifra fortificazioni e trincee in Alta Valtellina” (Nemo Canetta eGiancarlo Corbellini, CDA) e cartografato in una carta topo-grafica dall’Editoriale Giorgio Mondadori e sulla cartaKompass del Parco dello Stelvio. L’itinerario di base è fattibile da normali escursionisti, ma pre-vede anche varianti in quota adatte a camminatori più espertiche portano ai “nidi d’aquila” posti sulle cime e sulle alte cre-ste. Per ogni montagna e per ogni valico emergono storie nonsolo di guerra ma anche di uomini, non solo di sangue maanche di solidarietà fra valligiani che il destino ha costretto acombattere in fronti contrapposti. È possibile richiedere il DVD“Sentieri di guerra sentieri di pace” e la guida “Sui sentieridella Grande guerra in Lombardia” ai quali è dedicata ancheuna apposita conferenza. Per informazioni: www.granditrek-king.com; [email protected]

Escursionismo

Il sentiero della pace

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ati, per soddisfare le esigenze delle famiglie con bambini picco-li. Gratuitamente l’artigiano Piero Medicina ha costruito il manufatto,Giovanni Isola e Lorenzo Furfaro dell’AG del CAI Bolzaneto hannorealizzato rispettivamente le staffe di ferro per isolare il tavolo eancorarlo al terreno e il trasporto, da Sant’Olcese alla caserma deiVigili del fuoco di Genova, di tavolo, staffe e sacchi di cemento, men-tre il Nucleo elicotteri dei VVF ha portato il tutto alla Cappellina.Infine ci sono state le ripetute salite di Emilia e Mauro per trasporta-re sul Costolone Baiardetta acqua, sabbia e attrezzatura e per fare loscavo delle fondamenta.

Trento Sui sentieri con la JoeletteUn particolare veicolo,la Joelette, è statomesso a disposizionedelle sezioni SAT per iltrasporto sui sentieri dipersone diversamenteabili. Dotata di unaruota bene ammortizza-ta e di freni, questa por-tantina può esseremanovrata da due ope-

ratori. Un positivo collaudo, a quanto riferisce il Bollettino della SAT([email protected]), è stato compiuto dai soci di Arco che hannocondotto l’amico Alessandro Lutterotti sul monte Stivo senza parti-colari difficoltà.

San Vito al T. (PN) 25 anni alla CaseraSono passati 25 anni dall'inaugurazione del Bivacco “CaseraPramaggiore” che, recuperato dal suo totale abbandono per volontàdi alcuni volenterosi soci di San Vito al Tagliamento (PN), ha dato inquesti anni sicuro approdo e rifugio agli escursionisti. Le due sezioniche attualmente lo gestiscono, di San Vito e di Claut, hanno organiz-zato per l’occasione una serie di festeggiamenti.

Forte dei Marmi (LU) 30 anni al ForatoNel parco di Villa Berteli a Forte dei Marmi è stato festeggiato il 30°anniversario dell’inaugurazione della ferrata dedicata a RenatoSalvatori al monte Forato. Dopo il saluto del presidente della sezioneMaurizio Pienotti è stato proiettato un filmato girato durante lacostruzione del manufatto. Durante la serata, allietata da canti delcoro “Versilia”, un riconoscimento è stato consegnato ai soci chehanno raggiunto i 25 anni di appartenenza al sodalizio (www.caifor-tedeimarmi.it) fondato nel 1938.

Gallarate (VA) Corsi per tuttiLa scuola di alpinismo e scialpinismo Colibrì del CAI Gallarate (tel0324.619126) organizza corsi di arrampicata su cascate di ghiaccio,scialpinismo, alpinismo. In febbraio, marzo e aprile preparazioneatletica in palestra. Info: www.caigallarate.it

Arco (TN) “Protagonista per una sera”Offrire una vetrina alla moltitudine di “protagonisti” che desideranomostrare le loro salite, escursioni, viaggi e raccontare le loro espe-rienze: questo lo scopo del concorso “Protagonista per una sera”organizzato per il sesto anno dalla Sezione CAI - SAT di Arco. Sonostati ammessi 35 “protagonisti” provenienti dal nord Italia. Al con-corso era abbinata la raccolta di fondi per la costruzione di una scuo-la professionale in Tibet sostenuta da Fausto De Stefani. Alla presenza del primo salitore del K2 Lino Lacedelli e di De Stefanisono stati premiati Oliviero Bellinzani, Marco Furlani, MatteoCalcamuggi, Ermanno Tosolini, Simone Zambotti e DiegoGiovannini. Infine, per celebrare il 150° anno dalla nascita del grandepittore Giovanni Segantini, nativo di Arco, è stato consegnato un pre-mio speciale a Walter Mazo per “Il grande saggio”. Per informazioniwww.satarco.it

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La Fondazione G. Angelini Centro studi sulla montagna diBelluno (tel 0437.948446 e-mail: [email protected] - www. angelini-fondazione.it) come è

ormai consuetudine, con la collaborazione dell’ARPAV Centrovalanghe di Arabba e del CNSAS 2^ Delegazione bellunese,ha organizzato un corso di approfondimento “Neve e valan-ghe” rivolto a istruttori e accompagnatori che hanno laresponsabilità di gruppi nelle uscite organizzate. Le lezioniiniziate il 14 gennaio si concluderanno sabato 7 febbraiopresso il campo ARVA dell’ARPAV al passo San Pellegrino.

Fondazione Angelini

Neve e valanghe, conoscere per prevenire

Finalmente il grande giorno è arrivato. Venerdì 2 gennaionella soffice intimità della sua villetta su due piani alleporte di Lecco sovrastata dalle pendici del Magnodeno,

Riccardo Cassin ha compiuto cento anni. Nato nel 1909 aSavorgnano di San Vito al Tagliamento, nel Friuli, l’”uomoroccia” (come lo ha definito l’amico Fosco Maraini nella prefa-zione della bella antologia “Capocordata”), leggenda dell’al-pinismo mondiale, ha posato per la serena foto ricordo chepubblichiamo. Attorno a lui la variopinta tribù dei Cassin conalla testa il figlio Guido che tanto impegno profonde per ilgrande papà presiedendo un’attivissima fondazione che neperpetua il nome. Alle spalle di Cassin, socio onorario delClub Alpino Italiano, diventato famoso negli anni Trenta salen-do vie ritenute impossibili (e divenute celeberrime) sulleDolomiti e nelle Alpi centrali e occidentali, posa sorridente (è ilterzo da sinistra) l’amico di sempre Peppino Ciresa, presiden-te dell’Unione Commercianti Lecchesi che per anni ha guida-to la Sezione di Lecco del CAI. Mentre in casa Cassin si stap-pava qualche buona bottiglia di spumante, di fronte al muni-cipio di Lecco, in piazza Diaz, è stato inaugurato il monumen-to “Cento fili” che la Fondazione Cassin ha regalato aRiccardo e alla città. E la cittadinanza è stata invitata a brin-dare in onore di Riccardo con vin brulé e panettone.

Cassin, cent’anni

Vin brulé e panettone per l’uomo roccia

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Trieste Un secolo al buioFra le sue tante ricorrenze il CAI ne ha celebrata nel 2008 una moltoparticolare, il primo secolo di vita della più importante grotta turisti-ca del Club alpino: la Grotta Gigante di Trieste. Famosa per le dimen-sioni della sua caverna centrale (600 mc di volume) è ubicata sulCarso triestino, presso il villaggio di Brisciki che dagli anni ’20 delsecolo scorso ha assunto il nome di Borgo Grotta Gigante.La grotta venne acquistata e attrezzata per la visita del pubblico dalClub Turisti Triestini, che la inaugurò il 5 luglio 1908. Il flusso turisti-co era, sino alla prima guerra mondiale, di 2/3 mila visitatori l’anno.Poi la cavità venne acquistata dalla Società Alpina delle Giulie,Sezione di Trieste del Club Alpino Italiano, che da allora la gestisceattraverso la sua Commissione grotte. Notizie si possono trovare sulsito della Grotta Gigante (www.grottagigante.it) o su quello dellaSocietà Alpina delle Giulie – Sezione di Trieste del CAI (www.cai-sag.ts.it e www.boegan.it).

Belluno “Dolomiti bellunesi” in festaTrent'anni di attività per una rivista cosiddetta di nicchia, che si occu-pa dell'universo montano-dolomitico, non sono davvero pochi e val-gono la pena di essere celebrati con un'edizione speciale. Era il Natale del 1978 quando uscì il primo numero delle “DolomitiBellunesi”. Alla fine del 2008, oltre al numero semestrale normale, èuscito un volume di quasi 500 pagine contenente 43 contributi a firmadi 52 autori e intitolato “La grande cordata per i 30 delle DolomitiBellunesi”. Portavoce delle sezioni del CAI dell’Alto Piave, la rivista èaffidata alla direzione editoriale dell'accademico Italo ZandonellaCallegher e alla direzione responsabile del giornalista pubblicistaLoris Santomaso.

Riva del Garda (TN) In baita con FlorianiPresso il rifugio San Pietrosul Monte Calino, dopo seianni di lavoro e un severoimpegno finanziario daparte della Sezione SAT-CAI di Riva del Garda, inconcomitanza con il 40°anniversario della mortedel poeta, si sono conclusi ilavori di ristrutturazionedella baita di GiacomoFloriani (1889-1968), canto-re della montagna trentina. Volontario nella Grandeguerra, venne decorato con

la croce al merito. Negli anni Venti pubblicò le prime poesie in dia-letto, nel ‘49 ebbe in dono la baita di San Pietro dove si ritirò a vive-re, nel ‘53 venne nominato accademico degli Agitati in Rovereto, nel‘58 ebbe la nomina di accademico del Convivio letterario di Milano. La baita era per lui qualcosa in più del classico buen retiro, era unsogno di nuova vita tra “selve profumade” e “valade encantade” inun’aura di leggenda poetica: “Te prego Signor, fame ‘na grazia primache mòra. Règalame ‘na baita”. Oggi la sua baita, di proprietà dellaSezione di Riva del Garda, è divenuta un punto d’appoggio per gliescursionisti.

Feltre (BL) Cent’anni di geologia Il Convegno “100 anni di geologia feltrina” ha fatto il punto in giugnosulle conoscenze geologiche della zona con la presentazione di unaventina di contributi pubblicati sulla rivista “Rendiconti online” della

Società geologica italiana (scaricabili dal sito www.socgeol.it). Per l’occasione è stata realizzata anche una sintetica descrizione geo-logica del territorio feltrino sotto forma di guida, titolo “Escursionegeologica sulle Vette Feltrine”, ed è stata pubblicata la copia anasta-tica della monografia “Le Alpi Feltrine. Studio geologico” del 1907, diGiorgio Dal Piaz, edita dall’Istituto veneto di scienze lettere ed arti(acquistabile presso la Libreria Agorà di Feltre 043983487).

Milano Anche Eugenia è dei nostri Buone notizie. Il piccoloDavide di Lucerna SanGiovanni (TO), che a ottomesi è “già un lettoreappassionato dello Scar-pone” e la cui foto è statapubblicata in giugno inqueste pagine, non rap-presenta per fortuna uncaso isolato. Anche a Milano un orgo-glioso papà, socio del CAIcittadino, ci segnala chela sua deliziosa Eugenia,undici mesi, è stata prontamente iscritta al Sodalizio e l’estate scorsaha seguito i genitori su per i monti di Gressoney (Aosta) in attesa dipoter compiere le prime gite scialpinistiche. Ecco Eugenia intenta asfogliare simultaneamente La Rivista e Lo Scarpone.

Chamonix Medici CISA-IKAR a radunoDall'8 all'11 ottobre si è svolta a Chamonix la riunione autunnaledella Commissione medica della CISA-IKAR, presenti oltre cinquan-ta medici provenienti da tutto il mondo, Sono state discusse varierelazioni interessanti le quattro commissioni (medica, terrestre,valanghe e aerea) e diversi argomenti riguardanti le recenti proble-matiche del soccorso in montagna emerse durante la riunione gene-rale della CISA-IKAR cui é seguita l'assemblea dei delegati. È stata anche organizzata una dimostrazione presso la base dell’eli-soccorso della Gendarmeria di alta montagna di Chamonix. La pros-sima riunione sarà in Bulgaria. ■

Dopo due mandati (2003-2008) la presidenza delComitato glaciologico italiano (CGI) è passata dal pro-fessor Claudio Smiraglia, non più rieleggibile, al pro-

fessor Carlo Baroni. Il comitato fu fondato nel 1913 come tra-sformazione della Commissione del Club Alpino Italiano per loStudio dei ghiacciai creata nel 1895; ne fanno parte quasi tuttigli studiosi italiani di glaciologia e ha fra i suoi vari compitiquello di raccogliere e divulgare i dati dei monitoraggi annualisui ghiacciai italiani. Molto stretti, anche a livello di collabora-zione nella raccolta dei dati glaciologici, sono, come ha ricor-dato Smiraglia nella riunione di dicembre, i legami con il ClubAlpino Italiano, che è rappresentato nel direttivo del CGI dalprofessor Giorgio Vassena e dal professor Alberto Carton,rispettivamente presidente e vicepresidente del Comitatoscientifico centrale del CAI. Il neoeletto, professore ordinariodi geomorfologia presso l’Università di Pisa, studioso ben notoper le sue ricerche sull’Adamello e l’Antartide, è da oltre undecennio coordinatore delle campagne glaciologiche nel set-tore lombardo.

Comitato Glaciologico Italiano

Cambio al vertice: Baroni succede a Smiraglia

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MILANOVia Silvio Pellico, 6(M1 e M3 Duomo)Tel. 0236515700/0102.86463516Fax [email protected]:Lu, Ma, Gv: 14-19Me, Ve: 10-19Sa e festivi: chiusoApertura serale: Ma 21-22,30Biblioteca:Ma, Gv: 10-12,30 e 14-19;Apertura serale: Ma 21-22,30■ CAMPAGNA ASSOCIATIVA 2009.Presso la Segreteria e telefonica-mente, utilizzando la carta di credi-to, è possibile rinnovare l’adesione.Da quest’anno speciale agevolazio-ne sulla quota “ordinario” riservataa quanti rientrano nella fascia d’etàcompresa fra i 18 ed i 30 anni. Eccole quote:Ordinario 30 anni > 48,50 euro 18 > 30 anni 37 euroFamigliare 25,50 euroGiovane 18,50 euroVitalizio 13,70 euro.■ ASSEMBLEA ORDINARIA alleore 6 di lunedì 30 marzo 2009 eoccorrendo, in seconda convocazio-ne, martedì 31 marzo 2009 alle ore21. Ordine del giorno: 1) nomina delPresidente e del Segretariodell'Assemblea; 2) relazione delPresidente della Sezione sull’attivitàsociale 2008; 3) relazione deiRevisori dei Conti sulla gestione2008; 4) approvazione del BilancioConsuntivo 2008 e del BilancioPreventivo 2009; 5) determinazionedelle quote associative 2010; 6)determinazione della data * delleelezioni alle cariche sociali; 7) nomi-na del Comitato Elettorale; 8) nomi-na degli Scrutatori.* Il Consiglio direttivo proporrà perle elezioni il 20 e 21 aprile.■ OTTAGONO SPAZIOMONTAGNA.Riprendono le mostre di grafica, pit-tura e fotografia: dal 10/2 al 28/3“Montagne di sogni / Montagne disegni”, espone l’artista Luisa RotaSperti; dal 31/3 al 30/4 “ Luci nellaNotte”, espone il fotografo DavideNecchi. Le inaugurazioni si terrannoalle ore 20.30.■ ESCURSIONISMO. 8/2 rifugioMadonna della neve (Prealpi

Lombarde-Introbio); 22/2 Spitzhorli(Passo del Sempione); 1/3 Framura-Levanto (Levante ligure)■ SCI FONDO ESCURSIONISTICO.Corso di perfezionamento. Aperte leiscrizioni. Le date: 15/3 e 21-22/3 e29/3. In programma anche duelezioni su: a) pericoli in montagna;b) preparazione di una gita.Attrezzatura idonea: sci laminati,pelli di foca. Ginnastica presciistica:aperte le iscrizioni del secondoperiodo che terminerà il 30/4.Lezioni presso il Centro Saini il mar-tedì e il giovedì dalle 19 alle 20 edalle 20 alle 21. Gite: 1/2 Cogne; 7-14/2 Settimana bianca a Dobbiaco;8/2 Rona (Grigioni); 15/2 Arpy(Valle d’aosta); 22/2 Val Ferret (valled’Aosta); 28/2-1/3 Zernez / Davos(Grigioni); 7/3 Trenino del Bernina;15/3 Flassin (Valle d’Aosta).■ SCI DISCESA. 1/2 Andalo; 7-8/2Giro dei 4 passi; 15/02 Pila; 22/02Laax(CH);1/3 Cervinia; 7-8/3 Week-end ad Andalo; 15/3 Tonale.■ COMMISSIONE SCIENTIFICA.Montagnambiente / Corso per cono-scere e frequentare la montagna.Con un’impostazione rinnovata laCommissione Nangeroni dopo oltreun decennio riprende l’attività for-mativa. Dal 27/3 al 5/6, in cinqueincontri in sede e due uscite. ■ V SETTIMANA SCIENTIFICO –NATURALISTICA / Casa Alpina diValbruna / Carnia – Alpi Giulie. Dopoi gruppi dell’Ortles-Cevedale, delMonte Rosa, del Monte Bianco, opiù vicini e conosciuti da noi mila-nesi, dal 18 al 25/7 la Commissionescientifica Nangeroni ci offre l’occa-sione di conoscere un ambientenaturale affascinante dove s’incon-trano Italia, Austria e Slovenia e legrandi culture d’Europa. Sede delsoggiorno e base per l’escursionisarà la Casa alpina e Centro didatti-co “Julius Kugy” della Sezione CAIXXX Ottobre di Trieste. ■ ATTIVITÀ GIOVANILI. 15/2 Sassodel Ferro (Prealpi Varesine); 15/3Sentiero delle Vasche (TriangoloLariano).■ ANZIANI. 4/2 Rapallo-Montallegro - Chiavari o in alternati-va Montallegro-Chiavari; 11/2Castello della Pietra in Val Vobbia(Appennino ligure); 18/2 MonteCrocione, Oggiono-Olgiate Molgora(Brianza); 25/2 Funghi di terra diRezzago da Caslino d’Erba ad Asso;

4/3 Monte Pravello (e MonteGrumello); 11-14/3 Finalese e Manie(soggiorno a Loano). Ritrovo il mar-tedì 14,30 - 17.■ SCUOLA D’ALTA MONTAGNA“AGOSTINO PARRAVICINI”. Il 10/3presentazione del 27° Corso di alpi-nismo rivolto a coloro che voglionoapprendere le tecniche di arrampi-cata e manovre di sicurezza, su iti-nerari di roccia e di ghiaccio. Novegiornate di arrampicata; 7 lezioniteorico pratiche infrasettimanali.■ PARLANDO DI MONTAGNA. 3/2Eliana e Nemo Canetta: “Iakuzia,66°…ghiaccio, diamanti e…mam-mut”; 10/2 Renate Merklinghaus.Passi alti, deserto montuoso, oasiverdi: viaggio in Ladakh”; 17/2Eugenio Pesci: “Dove comincia ilBrenta: un viaggio per immagini frapareti e sentieri da Molveno alla Vald’Ambiez”; 24/2 GiancarloCorbellini: “Trekking del Kailas, dalmito alla realtà”.. Inizio alle ore 21.

EDELWEISSVia Perugino, 13/1520135 MilanoTel e fax: 02/55191581 Lu. 18-20 - Mer. 18-22,[email protected] telefonici:02/89072380■ SCI FONDO ESCURS. 25/1Pragelato; 31/1-1/2 Nevache; 1/2Cogne; 8/2 Campra; 13-15/2Asiago; 15/2 Splugen; 22/2 MontiLessino; 28/2-1/3 Passo Lavazè; 1/3Val di Fex; 8/3 St Barthelemy; 13-15/3 Tirolo Innsbruck; 15/3 ValFerret; 21-29/3 Ski Trek in Norvegia.■ SCIALPINISMO. 1/2 V. D’AostaGran Cima m. 3020; 15/2 P.Sempione Cresta Schilthorn m.2794; 1/3 V. d’Aosta Testa dei Fram. 2800; 15/3 Engadina Piz Uter.■ RACCHETTE DA NEVE. 25/1Svizzera Corticiasca/M. Bar; 7/2Lombardia Plassa/Cap. 2000; 15/2Emilia Piani del Lesima/M. Lesima;22/2 Val D’Aosta-Valle di Gressoney;28/2-1/3 Lombardia CampoFranscia-lago Palù; 15/3 PiemonteValli di Lanzo; 22/3 Svizzera Val diCampo Blenio; 29/3 LombardiaValle di San Giacomo; 5/4 ValD’Aosta Etirol-Fenetre d’Ersa.■ ESCURSIONISMO INVERNALE.1/2 Svizzera rif. Prabello; 8/3Loano/S. Pietro ai Monti; 29/3Capanne di Marcarolo.

■ TREKKING. 18-25/4 GreciaSantorini; 29/4-3/5 Lazio Ventotene,Gaeta, Circeo; 9-18/5 Andalusia;23/5-2/6 Aspromonte; 30/5-2/6Isola del Giglio-Giannutri.■ INCONTRI E PROIEZIONI. 6/2 Iparchi americani (Barbieri / Tomasi);20/2 Isole Azzorre (Acri /Giammarco).I partecipanti sono coperti da assi-curazione infortuni.

F.A.L.C. ONLUSVia Mac Mahon, 113 (entrata da Via Bramantino, 4)20155 MilanoTel. 339 [email protected]. 21,15 -23■ 8° CORSO DI SCI ALPINISMOAVANZATO SA2. 7 lezioni teoriche e10 esercitazioni. Per scialpinisti condiploma SA1. Presentazione il 19/3.■ ESCURSIONISMO “PATRIZIAPAGANI”. 15/3 Bogliasco-Camoglida Bogliasco, disl 670, km 11,tempo 5h, T/E (G.Motta). 29/3Campo dei Fiori (1227) dalla PrimaCappella, disl. 700 m (G.Silva).■ NUOVO CONSIGLIO. Le attivitàdel 2008 e la relazione finanziariasono state approvate dall’assem-blea. Il Consiglio è ora così compo-sto: presidente A. Ronzetti; revisoriNazzareno Zaghi, Gigliola Motta,Filippo Bellavite Pellegrini; consiglie-ri Alberto Angeloni, Renato Bana,Nicola Bentivoglio, Elena Bertorello,Mario Campi, Arianna Cocco,Luciano Del Tufo, Guido De Michele,Guido Macchi, Carlo Passet, StefanPrevost, Andrea Taddia.■ PALESTRA. Martedì e giovedìdalle 19 alle 23. Info: Sandro ([email protected]).

GAMVia C.G. Merlo, 320122 MilanoTel./fax 02.799178e-mail: [email protected] e Gio 21-23■ SCI DISCESA E FONDO. 1 e 8/23° e 4° uscite scuola di sci e disce-se sulle piste di La Thuile (D.Guarducci 02.6682466); 22/2 PolsaSan Valentino, altipiano diBrentonico (Rovereto) 18 impianti,40 km di piste (D. Guarducci02.6682466); 6-9/3 Tour in Dolomiti

QUI CAI Vita delle sezioni

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quattro giorni fra le cime più bellesenza mai abbandonare le piste etre giorni in rifugio. (Paolo Vinci333.2925784) .■ SCIALPINISMO. 8/2 con gliamici bergamaschi 3° uscita delcorso; 15/2 Colle del Piccolo Altare4° uscita del corso di scialpinismo,classica gita in Valsesia partenza daRima. Disl. 1216 m - BS (FrancoPerin 347 2628747)■ FINE SETTIMANA CARNEVALE26/2-1/3 nelle Dolomiti orientali,base al rif. Città di Fiume ai piedi delPelmo. Traversata delle valle delGiau, forcella del Pelmo e altremete. (Franco Perin 347 2628747)■ I BAMBINI SI DIVERTONO INMONTAGNA. 22/2 ciaspolata (TheaSquarcina 335. 5906537).

GESAVia Kant 820151 MilanoMartedì dalle 21Tel. 0238008844 / [email protected]://it.geocities.com/gesacai/■ ESCURSIONISMO. 8/2 MontePaglietta m 2476 Aosta (scialpini-smo-ciaspole); 22/2 Giro delle 5Cime Lago d'Iseo (E); 8/3 gita innotturna (ciaspole); 22/3 MonteFallinere, Valtournanche.■ INIZIATIVE. Per il XXV anniversa-rio corso di avvicinamento alla mon-tagna (aprile e maggio).

SEMSocietà Escursionisti MilanesiVia A. Volta 22, MilanoTel. 02-653842Fax. 1786040543C.P. 1166 - 20101 Milano [email protected]. 15-19 Gio. 21-23.Segr. e Biblioteca: gio 21-22,30.■ IN SEDE. Aperto il tesseramento.■ Il pannello di arrampicata è a dis-posizione dei soci SEM e aggregatiil martedì h. 18-20 e il giovedì h 18-22, secondo regolamento.■ GITE SOCIALI. 1/2 Ciaspolataall’Alpe Devero, E; 7/2 sci fondoescursionismo; 8/2 scialpinisticaalla Cima Vallocci (m 2510), BSA; 7-8/2 ciaspolata al chiaro di luna, E;21/2 sci fondo escursionismo; 22/2scialpinistica al Mont Colmet (3024m), BS; 1/3 M. Bregagno (m 2107)a piedi o con le ciaspole, E.

■ SCUOLA “SILVIO SAGLIO”. 25/2h. 21 presentazione e iscrizioni 56°Corso Roccia; 1/3 Uscita conosciti-va aspiranti; 4/3 Presentazionecorso alpinismo: moduli per la pre-scrizione sul sito web.■ GRUPPO GROTTE MILANO. 13/2ore 21 presentazione del 59° corsodi Introduzione alla speleologia.■ CORSO ESCURSIONISMO. 9/3ore 21 presentazione dell’11° corso“Nino Acquistapace”.■ NEWSLETTER. Perriceverla, scri-vere a [email protected]

BOVISIO MASCIAGOVia Venezia, 33 Tel. e Fax 0362.593163Merc. e ven. 21 - 23www.clubalpino.nete-mail: [email protected]■ CORO. 15/2 ore 16 presso ilSalone degli Affreschi della SocietàUmanitaria in via Daverio a Milanoin occasione delle cerimonia di con-ferimento delle Onorificenze“Cavaliere dei diritti umani”.■ SCUOLA VALLE DEL SEVESO(www.caivalledelseveso.org) 31°corso di scialpinismo avanzato(SA2), iscrizioni fino al 12/2 (seratadi presentazione del corso e deimateriali). Uscite dal 22/2.■ SCI FONDO. 28° Corso sci difondo escursionistico 15 e 22/2. ■ SCUOLA SCI. Chiusura dei corsicon gara di fine corso 15/2.■ CAMPIONATO SOCIALE DI SCIALPINO. 1/03 a Champoluc(Monterosa ski) ■ QUOTE ASSOCIATIVE: Soci ordi-nari 38 euro, familiari 19, giovani13, tassa prima iscrizione 5. Per undisguido le quote indicate sulloScarpone di gennaio erano sbaglia-te. Il direttivo si scusa con i soci.

CARATE BRIANZAVia Cusani, 220048 Carate Brianza (MI)tel/fax [email protected]://caicarateb.netsons.orgMart. e ven. 21-22,30■ ESCURSIONISMO. 15/2 Alagna(Valsesia): sciata/ciaspolata; 29/3Alassio/Laigueglia, strada romana.■ 48° CORSO DI ALPINISMO. 25/2presentazione e 1^ lezione teorica. ■ SCIALPINISMO 8/2 ValFormazza; 22/2 Alpe Devero.

CASSANO D’ADDA

SOTTOSEZIONE DI TREZZO SULL’ADDAvia padre Benigno Calvi 1c/o Villa Gina località Concesa20056 Trezzo sull’Addatel. 0290964544fax 1782283900martedì e giovedì [email protected] i dettagli su Internet■ SCI FONDO. (pullman) 1/2Rhemes Notre Dame; 8/2 Brusson;15/2 Cesuna; 21-22/2 Enego eGallio (Asiago); 28/2 Maloja-Zernez;7-14/2 sett. bianca in Carinzia. Infoe iscr. 346479516.■ ESUCURSIONISMO. 8/2 Canaledel Caminetto (Colombo 029091686); 16-24/5 trekking inSicilia, Alcantara e Ebrodi (M.Tersasa Gaspani 335 5216470 [email protected]).■ BOLLINO 2009. Ordinari 37 euro;famigliari 19; giovani 4, nuovi + 4.■ BAITA SOCIALE. A Gromo (Valseriana), 10’ cammino, 16 posti.■ SCI ALPINISMO. Dal 22/1 al19/3corso SA1; 4/4-17/5 corso SA2.

CINISELLO BALSAMOVia G. Marconi, 5020092 Cinisello Balsamo (MI)Tel. e fax 02 66594376Cell 338 3708523direzione@caicinisello-balsamo.itwww.caicinisello-balsamo.itMerc. e ven. 21 - 23■ CIASPOLATE 8/2 rif. Longoni(SO); 22/2 Passo Maniva (BS).■ ESCURSIONI 8/3 Alpe Giumello(LC); 22/3 Mont’Orfano – GravellonaToce (VB); 5/4 Monte Torcola (BG);19/4 Pizzoccolo (BS); 10/5 Biv. DelGrande - Camerini (SO); 24/5 MonteLegnone (LC); 7/6 rif. Carestia (VC);20-21/6 rif. Brunone (BG); 4-5/7 rif.Margaroli (VB).■ SCIALPINISTICHE 8/2 Colle Picc.Altare (VC); 22/2 Monte d. Galline

(BG); 1/3 Pizzo Uccello – S.Bernardino (CH).■ SCUOLA DI ALPINISMO “BRUNO& GUALTIERO” Marzo e aprile 32°Corso di arrampicata su roccia(AR1); maggio e giugno 11° Corsodi arrampicata su ghiaccio (AG1).Info: www.bruno-gualtiero.it

CORSICOVia 24 Maggio, 51 - CorsicoTel. 02 [email protected]. 21-23■ TESSERAMENTO 2009. Sociordinari 38 euro, familiari 21, giova-ni (nati dal 1992 in poi) 13. Tesseranuovi soci 4 euro.■ PULLMAN. 15/2 La Thuile(Aosta) sci fondo e discesa; 22/3Rapallo (Liguria) escursionismoD´Ilio 0245101500.■ AVVENTURE BIANCHE. 8/2 M.Palanzone (Triangolo Lariano) cia-spole mp D´Ilio 0245101500; 14-21/2 Seefeld (Tirolo) sci fondo,discesa, escursioni mp Burgazzi3398828946; 22/2 if. M. Barone(Valsesia) ciaspole mp Nerini0245101500; 28/2-1/3 Valle Maira(Piemonte) sci fondo e ciaspole mpCasè 0226148787; 13-16/3 Alpe diSiusi (Alto Adige) sci fondo e disce-sa mp Concardi 0248402472.■ TRENOESCURSIONISMO. 8/3Salò (Garda Bresciano) Matelloni0269015485; 29/3 M. Penello(Liguria) D´Ilio 0245101500.■ TREKKING PRIMAVERA. 24-27/4 Verdon (Provenza) Concardi0248402472; 10-17/5 Selvaggio Blu(Sardegna) Corti 0396817069.■ MONTAGNA IN SETTIMANA, legite del mercoledì: 11/2 ColleCheneil(AO)mp fondo esc./ciaspole;4/3 P. Martin (Liguria) trenoescur-sionismo Concardi 3393336000.■ CORSO NORDIC WALKING. 1-3/5 Val di Fiemme (Trentino) D´Ilio0245101500.■ CORSO ARRAMPICATA LIBERA.14/4-26/5 Iscrizioni INA Gian MarioPiazza 024405846 [email protected]■ BUONI SCONTO per impianti dirisalita in sede.■ PIANETA TERRA. 13/2 Egitto, leoasi del deserto occidentale(Ermanno Nerini); 27/2 El Caminode Santiago: il pellegrino raccoglito-re e dispensatore di bellezze

Programmi e indirizzi aggiornati

di tutte le sezioniconsultando

il portale www.cai.it

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(Sergio Perin); 13/3 Etna(Cesare Guida). Saloncino LaPianta, via Leopardi 7, h 21, ingres-so libero.■ ASSEMBLEA ORDINARIA. 11/3 h21 in sede. Rinnovo 1/3 Consigliodirettivo e Collegio revisori dei conti.In scadenza consiglieri Matelloni,Nerini, Pedrotti, revisore Mutti. Siattendono candidature.

MELEGNANOSezione “F. e G. Bianchi”Via De Amicis 2520077 MELEGNANO (MI)tel/fax 02 [email protected], Gv: 21-23, Do: 10.30-12■ SCI ALPINO 8/2, 22/2, 1/3Torgnon (AO) corso giovani e adulti;5-6-7-8/3 Campo Tures (BZ).■ ALPINISMO GIOVANILE 1/2 Colde Joux (AO). ■ ESCURSIONISMO 15/2 CinqueTerre (SP); 15/3 rif. Elisa (GrignaSettentrionale).■ CORO CAI il giovedì ore 21; 21/3rassegna a Clusone (BG).

VIMERCATEvia Terraggio Pace, 7Tel/Fax 039 6854119Mer. e Ven. 21 - 23

[email protected] ■ PALESTRA DI ARRAMPICATA Ilmartedì e giovedì dalle ore 19 alle21 presso Centro “Cristo Re” via ValCamonica, 25. Iscrizioni sul posto.■ GITE SCIISTICHE Discesa: 8/2Santa Caterina Valfurva; 22/2 LaPlose; 8/3 Madonna di Campiglio;22/3 Cervinia. Fondo: 8/2 SantaCaterina Valfurva; 22/2 Pontresina(CH); 8/3 Val Ferret.■ GITE SCIALPINISTICHE 8/2 Tourdes Tourmalins; 8/3 Corno Brunni■ APERTO il tesseramento alla FISIanno 2009■ SENIORES 11/2 da Alzate aGalliano di Cantù; 18/2 Cima diPiazzo; 25/2 Colle delle Paste; 4/3Zucco Capelli; 11/3 Celana■ CAPPELLI /SCALDACOLLO CAIdisponibili in sede.■ ATTREZZATURA COMPLETA scidi fondo, ciaspole, materiale perscialpinismo disponibile a noleggio.

SOTTOSEZIONEDI BURAGO MOLGORASede: Cascina Abate d'AddaApertura: Lu 21-23■ 8/2 Valzurio (ciaspole); 22/2Pietra Parcellara; 15/3 Carega delDiavolo.

SOTTOSEZIONEDI ARCORESede: Via IV Novembre, 9Apertura Ma e Ve 21-22,30Tel. 039 6012956www.cea-arcore.come-mail: [email protected]■ 8/2 Via Lattea; 20/2 Corvatsch innotturna (CH); 27/2- 1/3 Settimanaa Fiera di Primiero; 14-15/3 Bormio.

SOTTOSEZIONEDI SULBIATESede: Via Don Ciceri, 2Apertura: Ve 21-23■ 15/3 La Thuile.

CALCOvia S. Carlo 5 - (LC)tel. 039 [email protected]. e Ve. 21 - 23■ ATTIVITÀ 1/2 Monte Guglielmo(ciaspolata); 20/2 assemblea ordina-ria; 8/3 pulizia sentieri San Genesio;11/3 La strada verde del Lago diComo (Età d’oro); 5/3 Presentazionecorso AG.

MACUGNAGA Piazza Municipio28876 Macugnaga (VB)Tel. e fax 0324 65485■ CORSI Il Club dei 4000 e il CAI

organizzano due fine settimana disci alpinismo ai piedi del MonteRosa con le Guide di Macugnaga,nei giorni 21, 22 e 28, 29/3. Tecnicadi salita, di discesa fuoripista, nozio-ni di sicurezza e autosoccorso.Attrezzatura adeguata. Iscrizioneobbligatoria al CAI. Info e iscrizioni:Società Guide Alpine Macugnaga,393 8169380, www.guidealpinema-cugnaga.it; Schranz Sport 032465119; U.I.T. 0324 65119.

COLICOVia Campione, 723823 Colico (LC)tel.0341 940516mail: [email protected] 21-22,30tel. rif. Scoggione 0343 63034■ GITE 7/2 ciaspolata notturna aBorghetto; 22/2 Lej Nair eGrevasalvas (sci alpiniamo e ciaspo-le in Engadina); 8/3 cima diSchiazzera m 2800 (sci alpinismo eciaspole).■ ALPINISMO GIOVANILE 7/2 cia-spolata notturna a Borghetto;15/2visita alla minera dei Resinelli;8/3fra le nevi della val Roseg.■ ARGENTO VIVO Uscite il giovedì.

GALLARATEVia Cesare Battisti, 1

36 - LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009

QUI CAI Vita delle sezioni

Piemonte Scelte urbanistiche, interviene il GRSulle scelte urbanistiche effettuate ai piedi del Monte Rosa, inValsesia, per la realizzazione a Riva Valdobbia di un villaggioturistico-residenziale accanto a un’area industriale artigianale,dopo le prese di posizione del Comitato “Noi Walser” che invo-ca “una equilibrata pianificazione territoriale basata sullo svi-luppo sostenibile a tutela del paesaggio e a protezione dellanatura”, va registrato l’intervento del CAI Piemonte ([email protected], tel. 011.5119480). Una lettera è stata mandataal sindaco di Riva Valdobbia Alberto Giacomino dal presidentedel gruppo regionale Luigi Geninatti. “Nelle nostre vallate, la cui vocazione principale è certamenteoggi quella turistica”, scrive Geninatti, “ogni attività devesempre salvaguardare quello che è il bene prezioso eirripetibile, che potrà continuare a dare frutti anche in futuro, secorrettamente gestito e conservato: la bellezza della naturamontana. Confidiamo nella Sua sensibilità al riguardo, perquanto ancora può rientrare nei poteri dell’Amministrazione daLei presieduta. Con l’occasione ci permettiamo ancheevidenziarLe l’incongruenza dell’autodromo sul ghiaccio,attivato lo scorso inverno nel territorio del Suo Comune. Quiriteniamo non sussistano ragioni di posti di lavoro, bensì ildivertimento di pochi a prezzo dell’inquinamento atmosfericoed acustico dell’ambiente”.

Sicilia Il Sentiero Italia e il ParcoIl Parco dell’Etna, con la sua rete di sentieri natura, collaboreràconcretamente alla realizzazione del “Sentiero Italia”, nell’am-bito della Rete Ecologica Siciliana. Il Commissario straordinariodell’ente Ettore Foti ha assicurato l’adesione operativa al pro-getto ai responsabili regionali del Club Alpino Italiano nell’am-bito di un incontro che si è svolto in dicembre nella sede delParco, il Monastero di San Nicolò La Rena a Nicolosi. Il proget-to “Sentiero Italia”, ideato nel 1983 da un gruppo di giornalistiescursionisti e fatto proprio dal CAI nel 1990, si sviluppa lungol’intera dorsale appenninica, isole comprese, e sul versantemeridionale delle Alpi, per una lunghezza di circa 6000 chilo-metri suddivisi in circa 350 tappe e ha l’obiettivo di sviluppare efacilitare la fruizione escursionistica. In Sicilia fa parte della retedel “Sentiero Italia” la dorsale settentrionale sicula, di cui il ter-ritorio del Parco dell’Etna è parte fondamentale. All’incontrocon il commissario Foti, che va considerato il primo passaggiodi un percorso del quale fa parte anche il progetto di un catastoregionale dei sentieri, ha partecipato una delegazione dei CAIcon il presidente del Comitato direttivo regionale MarioVaccarella, il vicepresidente Giovanni Condorelli, il consigliereNuccio Faro, i rappresentanti delle sezioni di Catania (WalterGulisano), Belpasso (Luciano Bellia), Pedara (Nino Mazzaglia),Acireale (Antonio Cocuccio) e Giarre (Sebastiano Russo).

CAI Regioni

LO SCARPONE 002 R 12-01-2009 19:33 Pagina 36

Page 37: SE LA CORDA SI SPEZZA - CAI

21013 Gallarate (VA)Tel 0331 [email protected]. e Ven. 21-23■ ESCURSIONISMO 15/2 racchetteda neve dir. Moreno Carù, IvanoColombo; 22/2 Massa del Turlo m1960, Val Mastallone da Cervarolom 800, disl 1160, tempo A+R 6, Edir. Angelo Macchi, GiovanniBressan. Ogni domenica gruppi diamici effettuano escursioni: infor-marsi in sede.■ MOUNTAIN BIKE 15/2 IG CinqueTerre (collab. CAI Novi Ligure) SP dadef/2 MG - Intersezionale CAI Luino(VA).■ INCONTRI 18/2 ore 21: il G.P.S.(global positioning system), suoimpiego. Introduce agli usi dellostrumento Enrico Sala cartografo,ricercatore all'Università di Milano,dirigente CAI.■ RIFUGI Enrico Castiglioni, AlpeDevero, 1640 m, gestore MicheleGalmarini, 0324 619126; PietroCrosta, Alpe Solcio (Varzo) m 1750(chiuso in inverno) gestori Enrico eMarina, 340 8259 234 www.rifugio-crosta.it - [email protected] ■ NEWSLETTER Per essere aggior-nati sulle iniziative sociali, iscrivetevialla newsletter comunicando ilvostro indirizzo e mail a [email protected]

LANZO TORINESE

SOTTOSEZIONEVALLE DI VIÚ V. Roma, 32 - 10070 VIÚ (TO) Sabato 21 - 22.30 [email protected]■ GITE CON RACCHETTE 8/2 Puntadell'Aquila (V. Chisone), 22/2 LaghiSagnasse, 15/3 P. Marmottere.

MONCALIERI Piazza Marconi 110027 Moncalieri (Fraz. Testona)Tel e Fax 011 6812727 Cell. 338 [email protected] 18-19 e mer 21-23■ SCI DI FONDO 15/2 e 1/3 gite inautopulmann GT. Le località sarannocomunicate il mercoledì precedente.■ ESCURSIONISMO 21/2 ore 21 apasseggio senza pila: gita notturnasulla collina. Accompagnamento di

operatori naturalistici; 22/2Madonna della Guardia (GE). Disl.700 m, h. 2,30, E. Autopulmann GT.■ RACCHETTE DA NEVE 8/2 rifugioVal Troncea.■ MOUNTAIN BIKE 17/2 ore 21presso la Sede del M. deiCappuccini (TO) presentazione corsobase intersezionale (4 serate teori-che e 4 uscite).■ APPUNTAMENTI 9/2 ore 21 insede prima serata di un ciclo di treincontri sugli indicatori biologici.Serate successive il 16 e il 23/2.■ QUOTE SOCIALI Ordinario 37euro; famigliare 19 euro; giovane 13euro; nuova iscrizione + 4 euro.

PINO TORINESEVia Martini, 16Ven 21.15-23 tel. 339.7312452www.caipinotorinese.itemail: cai.pinotorinese-mail.it■ SCI FONDO E RACCHETTE DANEVE (pulmann). 1/2 Valle Stretta;8/2 Pragelato; 15/2 Ceresole Reale;1/3 Balme-Pian della Mussa.■ ALPINISMO GIOVANILE Uscitaprevista (auto) alla Madonna diCotolivier (Ulzio).■ TESSERAMENTO Ordinari 36,70euro; familiari 18,70, giovani 12,70.La quota include la copertura assi-curativa per i rischi di morte, invali-dità permanente e spese di curalimitatamente alle attività organizzatedalla sezione o da altri organismi delCAI). Rinnovare entro il 31/3.■ ASSEMBLEA il 20/3, ore 21, insede. Partecipare o dare delega.■ I VENERDI DEL CAI 13/ e 13/3proiezioni in sede.

SALUZZO Sezione “Monviso”P.zza Cavour, 12 - 12037 Saluzzo Tel e fax 0175/249370www.caisaluzzo.it [email protected]ì dalle 21■ TESSERAMENTO Sono aperte leiscrizioni al sodalizio presso i con-sueti punti di raccolta. Quote: ordi-nari 41, famigliari 21, giovani 14.■ ESCURSIONISMO 15/2 sulla neveal Colle di Roburent, in collaborazio-ne con la Sezione di Aosta; 28/1 e1/3 escursione in Valle d’Aosta percontraccambiare la visita degli amicivaldostani in terra piemontese.■ ALPINISMO GIOVANILE 15/2

escursione nel Vallone dell’Arma conracchette da neve, info Franco0175.248839 orario ufficio.■ GIRO DEL MONVISO 2009 Dal 1al 3 agosto si percorrerà il giro delRe di Pietra (Monviso), adatto a tuttigli escursionisti con un minimo diallenamento. Info: AAG FrancoGalliano 0175.248839 – 0175/46391o Flavio Bai 348.2822444.

DOLOVia C. Frasio30031 Dolo (VE) C.P. 87Mer. 21-23www.caidolo.it■ USCITE 1/2 Pove del Grappa:Sentiero degli scalpellini, E; 8/2 ValNoana, rif. Boz (Primiero) cispe; 8/3rif. Croda da Lago (Dolomiti

Ampezzane) cispe; 22/3 MonteTormeno (Piccole Dolomiti), EE.■ SERATE 13/2 Dolo, Villa Angeli.Incontro con Orietta Bonaldo chepresenta “L’Amante fedele”; 6/3Dolo, Villa Angeli. L’alpinismo attra-verso gli occhi degli animali.Conferenza di Roberto Valenti.

MIRANOSezione «Alberto Azzolini»Via Belvedere, 630035 Mirano - VE C.P. 56Cell. 348 4138588Fax 049 616031 [email protected] Merc. 21-22.30■ CORSI ALPINISMO (A1) eROCCIA (AR1) Termine iscri-

LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009 - 37

Entusiasmo e lucidità sono, secondo il grande GastonRebuffat, requisiti fondamentali di ogni alpinista che sirispetti. E il bergamasco Maurizio Agazzi di rispetto ne

merita in abbondanza, non solo per la preparazione alpinisti-ca, l’entusiasmo e la lucidità, ma soprattutto per la fantasiache è all’origine dei suo progetti, tutti saldamente ancorati allemontagne che più ha nel cuore: le Orobie, guarda caso. Ora siapprende che in cinque anni su queste creste severe ha tota-lizzato un milione di metri di dislivello. Come dire, 113 voltel’Everest. E sempre sulle tracce dei pionieri che hanno contri-buito a scrivere la storia dell’alpinismo orobico, i Medici, iBaroni, i Saglio, i Corti, i Credaro, i Curò. E con quel pizzico difantasia senza la quale l’alpinismo diventa sterile tecnicismo.Qualche esempio? Tre anni fa Maurizio volle raggiungere lavetta della Grignetta durante quattro giorni importanti: Natale,Pasqua, 25 aprile e primo maggio, salendo e scendendo perquattro vie diverse durante quattro momenti di luce diversi: digiorno, di notte, all’alba e al tramonto. E ancora, per festeg-giare i primi 130 anni del CAI di Bergamo ha scalato130 cimedelle Orobie in soli tre mesi partendo e tornando ogni giornoda Bergamo, percorrendo complessivamente 80.000 m di dis-livello in salita e in discesa. E così via fino al raggiungimentodel fatidico milione di metri di dislivello. Questo favoloso patri-monio di ricordi e di esperienze Agazzi lo ha raccontato nellepagine del notiziario “Orobie” della Sezione di Bergamo e neldocumentario “153 cime: highlights di un record” presentatoall’Orobie Film Festival. La foto che pubblichiamo gli è dovuta:ad accoglierlo in vetta al Dente di Coca durante una delle suesalite-primato, Agazzi ha trovato nientemeno il presidente delCAI bergamasco Paolo Valoti (a destra).

Primati

Orobie, quota un milione

LO SCARPONE 002 R 12-01-2009 19:34 Pagina 37

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38 - LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009

zioni il 4/3.■ PRESCIISTICA Scuola Mazzinimartedì e giovedì 18.30/19.30 e19.30/20.30.■ MURO DI ARRAMPICATA viaVillafranca martedì, mercoledì e gio-vedì 19.30-22.30.■ CIASPE 22/2 Cime d’Auta, Malgaal Lach. Pullman, F. Marcoleoni e M.Zanette.■ SERATE. 19/2 Villa dei Leoni:Michele Zanetti presenta “Acqua trapoesia e musica”; 27/2 VillaBelvedere: Davide Chiesa presenta“Tra Ortles e Cevedale”. Ore 20.45.■ CONVEGNO. Sabato 7/3 Giornatadi studio su aspetti medici per l’ac-compagnamento in montagna, c/oex Scuola Petrarca.

S. DONÀ DI PIAVEVia Guerrato, 3Tel./fax 0421.332288www.caisandona.itMa. e Ve. 19-20 - Gio. 21-22■ SCI ALPINO 3 /2 Ravascletto; 14 e15/2 San Martino di Castrozza.■ ALPINISMO GIOVANILE 8 e 15/2corsi.■ SCI FONDO ESCURSIONISMO 8/2Sappada; 14 e 15/2 Lesachtal(Austria).■ SCIALPINISMO 15/2 Dolomitid’Oltrepiave-Forcella dei Pecoli, BS,disl. 1100.■ ESCURSIONISMO 1 e 2/5 gita alLago D’Iseo: aperte iscrizioni.

CATANIA Piazza Scammacca 195131 CataniaLu, Mer, Ve 18-21Tel. 095.7153515Fax [email protected]■ TREKKING DELL’ETNA & ISOLEEOLIE. Programmi e relativi depliantdisponibili a richiesta.■ ESCURIONI 1/2 (A) Alta Via Sic.2° tappa, (B) Anello di Serradell'Acqua (Etna); 7/2 (A) Cugni diPedagaggi (Iblei); (B) Ciaspolataintersez.; 15/2 Alta Via Sic. 3° tappa;(B) Monte Cammarata (Sicani); 22/2(A) Schettino; (B) Ciaspolata suiNebrodi; dal 27 al 29/2 1° Radunosezionale sulla neve (Aspromonte).■ PROGRAMMI INTERSEZIONALIDal 22/7 al 15/8 viaggio avventura inIslanda, dal 13 al 20/6 trekking inCorsica. ■

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bancario non trasferibile intestato a GNP Sas di Nenzi Giorgio

& C. La pubblicazione sarà effettuata a incasso avvenuto. Per

informazioni tel. n.011.9961533.

- Guide alpine. Gli interessati ad apparire sotto questa voce

devono dichiarare, sotto la loro responsabilità, il Collegio di

appartenenza loro personale o della scuola o associazione.

QUI CAI Vita delle sezioni

LO SCARPONE 002 R 12-01-2009 19:34 Pagina 38

Page 39: SE LA CORDA SI SPEZZA - CAI

LO SCARPONE, FEBBRAIO 2009 - 39

Durante una serata a Bra(Cuneo) per festeggiare ilavori di messa a normadelle casermette di Pian

del Re e ricordare la posa suPunta Roma al Monviso, nel1961, della statua in bronzodella Madonnina che io stessoeffettuai, mi è stato chiesto seoggi ripeterei quell’esperienza.

Non rimpiango nulla dell’im-presa di Punta Roma e delle suemotivazioni. Sul periodico “Ilbraidese” nella primavera del’61 scrivevo: “Una croce o unastatua, in vetta, ti appare mentrearrampichi, come fiorita pergenerazione spontanea dallareligiosità della montagna… Sel’uomo ha la missione di darvoce alla natura e se arte è espri-mere in forme di bellezza i sen-timenti delle persone e dellecose, è impresa di poeti di santiseminare statue e croci suimonti”. Il che rimane veroanche oggi, tanto più che alloraci dicevamo che la Madonninanon era posata come scudo checi proteggesse miracolosamen-te, ma come incitamento a sca-lare la montagna della vita assu-mendoci con tenacia le nostreresponsabilità e superando incordata fatiche, rischio, crisi.

Ma non sarebbe onesto giudi-care con la mentalità di oggicuore e coscienza e scelte eazioni del passato. Gli eventigrandiosi di questo quasi mezzosecolo non possono non avermaturato altre sensibilità e quin-di altre proposte. Oggi risponde-rei che no, non ripeterei l’avven-tura esaltante della posa di unastatua della Madonna su unavetta. Ma farei, a me e ai giovaniin particolare, l’invito pressantedi cimentarsi in altre imprese,meno poetiche, più sofferte, piùconcrete: lavoro sociale e politi-co sul territorio; volontariatoverso il Sud del pianeta con pro-getti per l’emancipazione delladonna, per la liberazione deibambini dalla schiavitù del lavo-ro forzato, delle armi, del turi-smo sessuale, delle malattie; ini-

ziative per rapporti nuovi tra leculture e le religioni, per la pacee la riconciliazione. Imprese diimpegno quotidiano, feriale, perquesto capaci di elevare ilmondo.

A una cosa però non rinunce-rei: all’atmosfera e allo spirito diPian del Re. Al suo cielo, allesue nebbie, ai suoi silenzi, all’al-legria dei campeggi baraonda,alla contemplazione della pare-te del Viso, alla fatica inebriantedel salire, alla gioia ogni voltanuova dell’arrivare in cima.

Soprattutto non rinuncerei asognare. Sono passati più divent’anni dall’incontro interreli-gioso di preghiera per la pacevoluto da Giovanni Paolo II adAssisi. Ebbene, vorrei sognarelunghe cordate multicolori chesi arrampicano sui sentieri ditutte le montagne del mondo eche in vetta, in cerchio, senzabisogno di statue o di altri sim-boli, ciascuno con la sua fede,con il suo modo di esprimersi edi pregare, elevasse un inno dilode, di implorazione, di anelito,all’unico Dio della vita e dellapace, con la consapevolezza,per chi ha la gioia di essere cri-stiano, che Gesù – ieri oggi esempre – è il primo di ogni cor-data.

È stato detto che i sogni, sefatti insieme, diventano realtà. Èl’augurio che faccio a me e atutti voi.

don Pier Giorgio Ferrero

Torino

CIAPÌNCortesemente Mario Bonaci-

na, presidente della Sezione diLecco, segnala una svista nelricordo di Daniele Chiappa(Ciapin) pubblicato in ottobresullo Scarpone.

La salita del 1974 al CerroTorre fu una prima assoluta,non un’invernale come erronea-mente indicato. “Inoltre so percerto”, annota Bonacina, “cheDaniele, al quale ero legato daprofonda stima e amicizia, pur

appartenendo ai Gamma si sen-tiva comunque un ragno e quin-di sempre legato al gruppo”.

PRIMA PAGINAGentile redazione, sono socio

da molti anni ma mai mi sonoindignato come quando hopreso in mano il numero delloScarpone di gennaio. In bassouna piccolissima foto del gran-de Riccardo Cassin, a tutta pagi-na la foto dei ragazzi del CAIMilano in vetta a un 3183, alcunia torso nudo quasi fossero inspiaggia a Riccione. Ora senzavoler polemizzare ulteriormen-te, è vero, diamo spazio ai gio-vani ed è vero che all'interno

avete fatto un ottimo servizio,ma forse il grande Cassin checompie i 100 anni non meritavauna prima pagina tutta sua? Nonvogliatemene per questo miosfogo, sono e resterò sempre unsocio CAI.

Franco Chiapetto

Valperga Canavese (TO)

Perché indignarsi? E se invece

al caro Riccardo la copertina

con quei ragazzi rilassati e

felici al sole dei tremila andas-

se a genio? Ben sapendo quan-

to Cassin ha fatto in vita sua

per i giovani, la redazione

sarebbe disposta a mettere la

mano sul fuoco… (R.S.)

Un’impresa che non rifareiLa posta dello Scarpone La parola ai lettori

Unicuique suum, direbbe Papa Ratti scrupoloso com’eranello stendere le sue relazioni alpinistiche che restanosempre un modello di chiarezza e di piacevole lettura.

A ciascuno il suo, appunto. Infatti sul numero di novembre deLo Scarpone, leggo l’ampio servizio sul rifugio Gonella, cheaccoglierà con aggiornata funzionalità gli alpinisti il prossimoanno.

Non si consideri pignoleria la mia precisazione. A pagina 5il titoletto “Lungo la via del papa” introduce una breve notache spiega come quello del Gonnella “è l’itinerario aperto nel1890 dal pontefice Achille Ratti con le guide Joseph Gadin eAlexis Proment”. Monsignor Ratti in tale anno (non eraancora Prefetto dell’Ambrosiana) salì il Bianco (a lui s’eraaggregato il vicario di Pré San Didier Giovanni Bonin, pure luivigoroso alpinista) pernottando alla Capanna Sella, seguendola via dei Rochers, l’itinerario aperto nel 1872 daT.S.Kennedy con le guide Carrel e Fischer. Stante le incertecondizioni meteo la “cordata Ratti” pernottò alla capannaVallot (era la vigilia della sua inaugurazione). Poi il giornosuccessivo intraprese la discesa per Courmayeur tenendosisotto l’Aiguille Grise e immettendosi sul ghiacciaio del Dômee poi su quello del Miage.

La Capanna Gonella non esisteva ancora, sarebbe statainfatti costruita l’anno dopo. L’itinerario percorso sulla “via dicasa” era quindi noto, anche se non abitualmente praticato.L’annotazione la faccio soltanto per non creare distorsioniinformative.

Per il resto sono un fan del “Papa alpinista”, ammiratodavvero della sua passione e delle sue capacità. Basti direche iniziata la discesa alle 6, i “nostri” mettevano piedeall’albergo del Monte Bianco a Courmayeur alle 17.Personalmente, rientrando dal Gonella, al lago del Combalmi aspettava la macchina o la corriera! Davvero altri tempi!

Giovanni PadovaniSezione di Verona e Giovane Montagna

La via del Papa

LO SCARPONE 002 13-01-2009 17:27 Pagina 39

Page 40: SE LA CORDA SI SPEZZA - CAI

Per sentieri e binari verso la primaveraIl trenoescursionismo,promosso dallaCommissionecentrale perl’escursionismo incollaborazione conTrenitalia e realizzato sulterritorio con il concorso di numerosesezioni e sottosezioni CAI, offre infebbraio e marzo interessanti occasioniper i cultori di un turismo sostenibile, insintonia con la natura e di minimo onullo impatto. Per informazioniconsultare www.trenotrekking.it. Ecco leprossime escursioni.■ 1/2 LAZIO Linea Terni-Sulmona.Rocca di Corno-Rocca di Fondi-Introdoco. Escursione con racchette daneve. CAI Antrodoco. AE E. Boccacci338.8836700, L. Cipolloni 392.5491378■ 15/2 LIGURIA. Linea Torino-Genova+ Bus Voltri-M. Tardia di Ponente. CAINovi Ligure. AE A. Oliveri 0143.342321,G. Merlo 329.8565321.■ 1/3 Linee Salerno-Potenza eSicignano degli Alburni-Lagonegro.Salerno-Polla-Pertosa. 2^ Giornatanazionale delle ferrovie dimenticate. CAISalerno. A. Sica, 331.3599053.■ 8/3 LOMBARDIA. Linea Milano-Venezia + Bus. Salò-Giro dei TreSantuari. CAI Corsico. D. Matelloni02.69015485.■ 8/3 LIGURIA. Linea Torino-Genova+ Bus. S. Carlo di Cese-M. FontanaBuona. CAI Novi Ligure. AE A. Oliveri0143.342321, G. Merlo 329.8565321.■ 8/3 SICILIA. Rotaie perdute. LineaAlcantara-Randazzo. Randazzo -Castiglione di Sicilia. CAI Novara diSicilia. AE L. Chillè 340.3540886.■ 15/3 LIGURIA. Linee Bologna-Voghera-Genova, Genova-Casella(FGC). Crocetta d’Orero-M. Capanna-Sant. della Vittoria-Busalla. Alta Viadei Monti Liguri. CAI Parma. R.Delmonte 339.1617826.

Trenotrekking 2009

Carissimi AE, cari soci eescursionisti, fra le attivitàescursionistiche sicuramen-te quella della Settimananazionale è una delle piùseguite e attese. La SNE èsorta con il preciso intento divalorizzare e promuovere, inun giusto equilibrio, un

escursionismo intelligente e un turismosostenibile. È un’occasione anche perconoscere e riscoprire nuovi territori conl’opportunità di allacciare o consolidarevecchie e nuove amicizie fra i soci prove-nienti da tutta Italia e sempre più, ultima-mente, anche dall’estero. La 12a edizione sisvolgerà in Abruzzo da sabato 20 a sabato27 giugno nella zona del Parco nazionaledella Majella (Fara S. Martino); del Parconazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise(Pescasseroli); del Parco regionale Sirente-Velino (Ovindoli); del Parco nazionale delGran Sasso e Monti della Laga (CampoImperatore e Prati di Tivo).

Interessanti le proposte di escursioni,sicuramente in grado di soddisfare ognirichiesta. E ricche saranno poi anche lemanifestazioni collaterali per rendere

ancor più interessante e gradevole il sog-giorno. Con il presente programma infor-mativo, la Commissione centrale per l’e-scursionismo intende promuovere conlargo anticipo anche le altre manifestazionirealizzate con il supporto logisticodell’OTPO Abruzzo (Commissione regiona-le escursionismo) e delle sezioni del CAIche, ormai da tempo, e con grande impe-gno, sono impegnate nell’organizzazione.• 9° Congresso nazionale degli accom-

pagnatori di escursionismo. Sarà certa-mente un’occasione da non perdere sia perle numerose innovazioni nei nuovi regola-menti approvati dal CC, sia per incontrarevecchie e nuove amicizie, e infine per sco-prire la bella terra d’Abruzzo. Come con-suetudine la CCE convaliderà la partecipa-zione al congresso come aggiornamentoannuale sul libretto personale di ogni AE. • 11° Meeting nazionale dei sentieri.Questo appuntamento non è riservato aisoli addetti, ma è anche un’interessanteoccasione per fare il punto sulla rete escur-sionistica del CAI. Saranno invitate lecomunità montane insieme con gli enti ter-ritoriali delle zone interessate.

Si percorreranno le terre del Parco nazio-nale della Majella, del Parco nazionaled’Abruzzo, Lazio e Molise, del Parco regio-nale Sirente-Velino e del Parco nazionaledel Gran Sasso e Monti della Laga promuo-vendo, in questo stupendo territorio appen-ninico, ricche e appassionanti escursioniche non mancheranno di appagare anche ipiù esigenti. Nel numero di aprile delloScarpone verrà descritta in modo dettaglia-to l’intera settimana.

A tutti arrivederci e buone escursioni suimonti dell’Abruzzo.

Luigi Cavallaro

[email protected] della Commissione

centrale per l’escursionismo

In cammino con il CAIla 12a Settimana di escursionismo

Un’occasione da non perdere per isoci appassionati di escursionismo: siterrà dal 20 al 27 giugno la 12ªSettimana nazionale di escursionismoche avrà per corollario due importantiappuntamenti, il 9° Congressonazionale degli accompagnatori e l’11° Meeting nazionale dei sentieri. Ne anticipa il programma in questapagina il presidente dellaCommissione centrale perl’escursionismo rivolgendo a soci e appassionati escursionisti un caldoinvito a partecipare.

L’Abruzzo ci aspetta!

LO SCARPONE 002 R 12-01-2009 19:34 Pagina 40