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Introduzione: storia della comparsa dei DCA Nuove direttive del DSM-V marzo 2015 sulla diagnosi e la classificazione dei DCA Approccio multidisciplinare integrato ad orientamento Psicoanalitico Breve Trattamento dei DCA Intervento a cura della Dott.ssa Sonia Sorgente Psicologa, Psicodiagnosta, Criminologa e specializzanda in Psicoterapia Psicoanalitica Breve Psiche&Nutrizione Dott.sse Marchese - Sorgente

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•Introduzione: storia della comparsa dei DCA •Nuove direttive del DSM-V marzo 2015 sulla diagnosi e la classificazione dei

DCA •Approccio multidisciplinare integrato ad orientamento Psicoanalitico Breve

•Trattamento dei DCA

Intervento a cura della Dott.ssa Sonia Sorgente Psicologa, Psicodiagnosta, Criminologa e specializzanda in Psicoterapia Psicoanalitica Breve

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DSM-V: “I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione oppure da comportamenti inerenti l’alimentazione che hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo e che compromettono significativamente la salute fisica o il funzionamento psicologico e di conseguenza quello sociale”.

I DCA sono molto più diffusi di quanto si pensi; infatti è la MALATTIA PSICHICA più diffusa tra le giovani donne e giovanissime. Si tratta al giorno d'oggi di problemi ancora parzialmente sommersi, dei quali i pazienti non parlano volentieri o non parlano affatto. La prevalenza è più elevata nei Paesi Industrializzati rispetto ai Paesi in via di sviluppo. Nel mondo occidentale, circa l’1% delle ragazze fra i 12 e i 18 anni soffre di anoressia nervosa, mentre in Italia, su 1000 giovani donne fra i 12 e i 25 anni, 3 soffrono di anoressia, 12 di bulimia e 70 di disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificato.

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Il rapporto tra i disturbi alimentari e il contesto storico-culturale tra un continuum molto esplicativo a cominciare dal Medioevo: in quel periodo c’era proprio una epidemia di quella che venne definita “santa anoressia”. Nel Medioevo le rinunce al cibo, il controllo, le torture al proprio corpo avevano lo scopo, non tanto di rigetto o repulsione del fisico, quanto di modalità privilegiata di accesso al divino.

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La DISTORSIONE IMMAGINE CORPOREA è “un’enfasi eccessiva sulla forma e sul peso del corpo nella valutazione di sé”. E’ presente una maggiore instabilità emotiva e relazionale e una maggiore difficoltà nel controllo degli impulsi e nella tolleranza della solitudine, della noia e del vuoto. L’instabilità e la FRAGILE AUTOSTIMA è un’oscillazione emotiva tra fasi di sicurezza e di impegno, di affermazione di sé e dei propri progetti, e fasi di adeguamento compiacente e conformista alle regole familiari e sociali. Le condotte alimentari frequentemente oscillano fra restrizioni e abbuffate, e il CONTROLLO DELLA VOLONTA’ sulle naturali richieste del corpo, presente nelle anoressiche, facilmente cede il passo all’IMPULSIVITA’ delle bulimiche.

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Il vissuto di inadeguatezza alimenta, infatti, nelle une e nelle altre un forte bisogno di approvazioni e conferme che le rendono dipendenti dal giudizio degli altri e dalla necessità di essere considerate belle e brave. La radice comune di questi disturbi è il sentimento di MANCA DI VALORE PERSONALE. Un esasperato bisogno di sentirsi autonome e sicure, come in realtà non si è, provoca un drastico allontanamento dagli altri e un radicale rifiuto di ogni nutrimento, reale e simbolico, concreto e affettivo

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• A . Restrizione dell’apporto energetico relativo al bisogno, che induce un significativo basso peso relativamente all’età, sesso, evoluzione dello sviluppo e salute fisica. Un significativo basso peso è definito come un peso minore del minimo normale o, per i bambini e gli adolescenti, minore del minimo atteso.

• B . Intensa paura di aumentare di peso o d’ingrassare, o comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, nonostante un peso significativamente basso.

• C. Anomalia nel modo in cui è percepito il peso e la forma del proprio corpo; inappropriata influenza del peso e della forma del corpo sulla propria autostima, o persistente perdita della capacità di valutare la gravità della attuale perdita di peso.

• Due sottotipi:

• - Con Restrizioni durante gli ultimi tre mesi

• - Con Abbuffate/Condotte di Eliminazione durante gli ultimi tre mesi.

• Lieve: BMI ≥ 17

• Moderata: BMI 16- 16,99

• Severa: BMI 15-15,99

• Estrema: BMI < 15

Anoressia nervosa

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Bulimia

• A - Ricorrenti di abbuffate. Un’abbuffata è caratterizzata da entrambi i seguenti. • 1) Mangiare,in un periodo di tempo circoscritto (per esempio nell’arco di due ore), una quantità di

cibo che è indiscutibilmente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo in circostanze simili.

• 2) Senso di mancanza di controllo sull’atto di mangiare durante l’episodio (per esempio sentire di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare cosa o quanto si sta mangiando).

• B - Ricorrenti comportamenti di compenso volti a prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso-uso improprio di lassativi, diuretici o altri farmaci; digiuno o esercizio fisico eccessivo.

• C - Le abbuffate compulsive e utilizzo improprio di mezzi di compenso avvengono in media almeno una volte a settimana per tre mesi.

• D - La valutazione di sé è inappropriatamente influenzata dalla forma e dal peso del corpo. • E - Il disturbo non si riscontra soltanto nel corso di episodi di anoressia nervosa. • ATTUALE SEVERITA’ • Episodi compensatori inappropriati a settimana: • Lieve: 1-3 • Moderata: 4-7 • Severa: 8-13 • Estrema: 14 o più

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Big eating disorder

• A - Episodi ricorrenti di abbuffate. Un’abbuffata è definita dai due caratteri seguenti: • 1) Mangiare,in un periodo di tempo circoscritto (per esempio nell’arco di due ore), una quantità di cibo che è

indiscutibilmente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo in circostanze simili.

• 2) Senso di mancanza di controllo sull’atto di mangiare durante l’episodio (per esempio sentire di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare cosa o quanto si sta mangiando).

• B - Gli episodi di abbuffate compulsive sono associati ad almeno tre dei seguenti caratteri: • 1) Mangiare molto più rapidamente del normale; • 2) Mangiare fino ad avere una sensazione dolorosa di troppo pieno; • 3) Mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame; • 4) Mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo per le quantità di cibo ingerite; • 5) Provare disgusto di sé, depressione o intensa colpa dopo aver mangiato troppo • C - Le abbuffate compulsive suscitano sofferenza e disagio. • D - Le abbuffate compulsive avvengono, in media, almeno una volta la settimana per almeno sei mesi. • E –Non vengono usati comportamenti compensatori inappropriati e il disturbo non si riscontra soltanto nel corso

di anoressia o di bulimia nervosa. • ATTUALE SEVERITA’ • Abbuffate a settimana: • Lieve: 1-3 • Moderata: 4-7 • Severa: 8-13 • Estrema: 14 o più

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Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo

A. Una anomalia dell’alimentazione e della nutrizione (ad es. assenza di interesse per l’alimentazione o per il cibo; evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo) che si manifesta attraverso una persistente incapacità di assumere un adeguato apporto nutrizionale e/o energetico associata con una o più delle seguenti:

1) Significativa perdita di peso o nei bambini incapacità a raggiungere il peso relativo alla crescita. 2) Significativa carenza nutrizionale 3) Dipendenza dalla nutrizione enterale o da supplementi nutrizionali orali. 4) Marcata interferenza col funzionamento psicosociale.

B. Il disturbo non è connesso con la mancanza di cibo o associato a pratiche culturali. C. Il disturbo non si manifesta esclusivamente nel corso di anoressia o bulimia nervosa

e non vi è evidenza di anomalia nel modo in cui è percepito il peso e la forma del proprio corpo.

D. L’anomalia non è meglio attribuibile a una condizione medica o ad un altro disturbo mentale. Se il disturbo alimentare si manifesta nel corso di un altro disturbo, la sua importanza supera quella del disturbo di base e richiede attenzione clinica.

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Vigoressia

• Autopercezione di gracilità, eminentemente maschile.

• Comportamento alimentare alterato.

• Abuso di integratori, anabolizzanti e diete iperproteiche.

• Esercizio fisico compulsivo.

• Nel DSM-V viene fatta rientrare nel capitolo:

• “Disturbo Evitante/Restrittivo dell’assunzione di cibo.”

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Ortoressia

• Ossessione per il cibo “sano”. • Focalizzazione non sulla quantità ma sulla

“qualità”. • Evitamento ossessivo di cibi non controllati. • Evitamento delle situazioni sociali • che espongono al non controllo del cibo. • Convinzione fideistica delle proprie scelte. • Nel DSM-V viene fatta rientrare nel capitolo: • “ Disturbo Evitante/Restrittivo dell’assunzione di

cibo.”

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ALTRI DISTURBI SPECIFICI DELLA NUTRIZIONE O DELL’ALIMENTAZIONE

• 1) Anoressia Nervosa Atipica • Sono soddisfatti tutti i criteri eccetto che, malgrado un’importante perdita di peso,

questo si mantiene dentro o sopra il range normale. • 2) Bulimia Nervosa (a bassa frequenza e/o a durata limitata) Tutti i criteri

soddisfatti meno che per frequenza e durata più bassa). • 3) Binge-eating (a bassa frequenza e/o a durata limitata) Tutti i criteri soddisfatti

meno che per frequenza e durata più bassa). • 4) Disturbo purgativo Comportamento purgativo ricorrente per modificare peso e forma del corpo (ad es:

vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci) in assenza di Binge-Eating.

• 5) Night Eating Syndrome • Ricorrenti episodi di alimentazione notturna che si manifestano dopo il risveglio o

con un eccessivo consumo di cibo dopo il pasto serale. Vi è consapevolezza e ricordo di aver mangiato. L’alimentazione notturna non è giustificata da influenze esterne quali cambiamenti del ciclo individuale del sonno/veglia o da norme sociali specifiche. Causa disagio e disturbo. Il disturbo non è meglio espresso da Binge-Eating o altri disturbi mentali, incluso l’uso di sostanze, e non è attribuibile a disturbi medici o a effetto di farmaci.

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PICA

• A. Persistente ingestione di sostanze non alimentari per un periodo di almeno 1 mese.

• B. L’ingestione di sostanze non alimentari è inappropriata rispetto al livello di sviluppo.

• C. Il comportamento di ingestione non fa parte di una pratica culturalmente sancita.

• D. Se il comportamento di ingestione si manifesta esclusivamente durante il decorso di un altro disturbo mentale (per es., Ritardo Mentale, Disturbo dello Spetto Autistico, Schizofrenia), o condizione medica (gravidanza compresa) è sufficientemente grave da giustificare di per sé attenzione clinica.

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Disturbo della ruminazione

• A. Ripetuto rigurgito di cibo per un periodo di almeno 1 mese. Il cibo può essere rimasticato, ringoiato o eliminato. ( NB. E’ stato eliminato: dopo un periodo di funzionamento normale.)

• B. Il comportamento non è dovuto ad una condizione gastrointestinale associata o ad un’altra condizione medica generale (per es., reflusso gastro-esofageo, stenosi del piloro).

• C. Il comportamento non si manifesta esclusivamente durante il decorso di Anoressia Nervosa o di Bulimia Nervosa, Binge-eating o disturbo Evitante- restrittivo.

• D. Se i sintomi si manifestano esclusivamente durante il decorso di Ritardo Mentale o di un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo, sono sufficentiemente gravi da giustificare di per sé attenzione clinica.

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L’approccio psicoanalitico nella cura dei disturbi del comportamento alimentare

L’approccio multidisciplinare integrato a orientamento psicoanalitico ha tra i suoi obiettivi un lavoro sulla personalità del paziente e sul dolore che il sintomo esprime.

Ogni movimento verso l’autonomia della persona passa attraverso l’incontro con il reale, con le pulsioni, con le frustrazioni, con l’impotenza, la mancanza e il limite.

Questi cambiamenti sono possibili solo attraverso una relazione con l’altro che non sia centrata sul disturbo fisico, ma che sappia mantenere saldo il rapporto tra mente e corpo.

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TRATTAMENTO

colloqui preliminari

un lavoro di terapia individuale o di gruppo

monitoraggio dei parametri medico-nutrizionali un supporto per le

famiglie

l’eventuale ricorso ad una consulenza psichiatrica

un percorso presso le istituzioni residenziali e semiresidenziali

un ricovero ospedaliero o ambulatoriale

terapie espressive

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Psicoterapia Psicoanalitica Breve

I trattamenti a breve termine implicano invariabilmente, un grado di focalizzazione maggiore e un livello più alto di attività del terapeuta, poiché egli interviene costantemente per mantenere il focus in un dato arco di tempo, su un area circoscritta di difficoltà.

La Psicoterapia Psicoanalitica Breve è un modello di trattamento relazionale, caratterizzata da:

1. Una valutazione diagnostica interpersonale che si rivolga alle caratteristiche di personalità e alle circostanze ambientali più rilevanti al potenziale cambiamento terapeutico.

2. Formulazione di uno specifico focus del problema che guiderà gli interventi del trattamento.

3. Una guida teorica del processo e del cambiamento terapeutico dalla quale deriva un insieme coerente di strategie tecniche e tattiche.

4. Stabilire e mantenere un’alleanza terapeutica.

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Il trattamento terapeutico dei disturbi del comportamento alimentare dovrebbe prendere in considerazione la persona nella sua interezza, considerando la manifestazione evidente del disturbo come un sintomo che non può essere risolto senza un lavoro sulla causa che lo ha reso manifesto.

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• Il Controllo del Peso Corporeo: accenni di fisiologia • Sweet Eating Disorder: il “circolo della serotonina”

Dott.ssa Federica Marchese – Biologo specializzato in

Scienze della Nutrizione Umana

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Meccanismi di controllo Fame-Sazietà

Meccanismi di controllo a Breve termine:

•Ipoglicemia / recettori epatici e cerebrali •Segnali cefalici = vista, gusto, olfatto ecc

•Segnali gastrici = dilatazione delle pareti dello stomaco – recettori stiramento – nervo vago

•Recettori intestinali (attivati dalla presenza di lipidi, glucosio o aminoacidi) – rilascio di colecistochinina (CCK) in circolo

proporzionalmente alla quantità di cibo duodenale •La CCK determina = contrazione della cistifellea, restrizione del piloro, attivazione di strutture ipotalamiche circumventriculari •Segnali epatici = più tardivi ma molto potenti, azionati dalla

presenza di nutrienti assorbiti

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Meccanismi di controllo Fame-Sazietà

Meccanismi di controllo a Lungo termine:

•Lipoprivazione (squilibrio in senso negativo del tessuto adiposo) / recettori epatici

•Secrezione di leptina dal tessuto adiposo in quantità proporzionale ai trigliceridi giunti dopo il pasto

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la Leptina leptina dal greco”leptos” iniettata nel topo provoca diminuzione del peso corporeo e della massa grassa Attiva un recettore della famiglia delle citochine, simile al recettore per l’interferone, GH, ed eritropoietina attraverso la fosforilazione di fattori di trascrizione regola l’espressione del gene.

Polipeptide di 167 aminoacidi della famiglia delle citochine. Prodotto dal tessuto adiposo in particolare quello sottocutaneo addominale. I livelli ematici circolanti sono circa proporzionali alla quantità di grasso corporeo: bassi nei malnutriti (digiuno e perdita di peso), alti negli obesi (eccesso di alimenti e sovrappeso).

Prende parte attiva ai meccanismi omeostatici che consentono agli animali di mantenere il proprio peso corporeo pressoché costante per tutta la vita con variazioni massime del 5%. Circolando nel sangue, serve come segnale metabolico di “energia sufficiente” e non di “eccesso”. E’ sottoposta ad una regolazione che deriva dalla stato nutrizionale e che in parte dipende dall’insulina: • diminuisce in corrispondenza di bassi livelli di insulina come a digiuno • aumenta in risposta alla stimolazione insulinica per ingestione alimentare.

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Insulina Insulina: un altro segnale

di feedback negativo • Rilasciata dal pancreas • Come per la leptina i

livelli circolanti sono correlati alla quantità di grasso corporeo

• Recettori cerebrali • È anabolica ed è un

fattore di crescita, stimola glicogenosintesi, lipogenesi e sintesi proteica

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Il Centro Ipotalamico

1840's: Dr Mohr Riportò il caso di obesità patologica. All’autopsia il suo paziente aveva un tumore che ha invaso la ghiandola pituitaria e l'ipotalamo

Mito dei Centri Ipotalamici di Fame e Sazietà Ventromediale (VMH) – centro della Sazietà Laterale (LH) – centro della Fame

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Neuroni di prim’ordine • Recettori di prim’ordine presenti

nel nucleo arcuato rispondono ai sengnali di leptina e di insulina e, stimolati, rilasciano neurotrasmettitori ORESSIOLGENI o ANORESSIOGENI

• Neurotrasmettitori Oressiogeni: stimolano la Fame e sono il Neuropeptide Y (NPY) e l’Agounti Related Proteine (AgRP)

• Neurotrasmettitori e Anoressiogeni: inibiscono l’assunzione di cibo, tra questi la Propiomelanocortina (POMC e il suo derivato α MSH) e il peptide Cocaine and Amphetamine Regulated Transcript (CART)

• L’aumento della Leptina inibisce NPY/AgRP e attiva POMC/CART con risultato finale di Sazietà e, quindi, riduzione dell’assunzione di cibo.

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Neuroni di secondo ordine

• Su cui agiscono i neurotrasmettitori visti prima

• Nell’ipotalamo laterale e nell’area perifornicale i neuroni di secondo ordine contengono Oressina e Melanin Concentrating Hormone (MCH). Una volta rilasciati modificano il comportamento alimentare agendo direttamente sulla sostanza grigia

• Nel nucleo paraventricolare i neuroni di secondo ordine contengono Ossitocina, che è un ormone rilasciante la Corticotropina (CRH) e la Tireotropina (TRH)

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Ghrelina: lo stomaco come organo endocrino

• GhRELINA: effetto oressigeno

• aumento NPY

• In parte mediato dall’aumento AgRP che inibisce la melanocortina

• aumento adiposità (controllo a lungo termine)

• Negli obesi non si riduce dopo i pasti

• Correlazione negativa con peso corporeo e massa grassa

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Sistema Limbico e Cervello Emozionale

La regione cerebrale deputata alla generazione delle emozioni è rappresentata dal sistema Limbico, costituito da: • Corteccia prefrontale mediale • Giro del cingolo • Giro paraippocampale • Ippocampo • Corpi mammillari dell’ipotalamo • Nuclei del setto • Nuclei talamici superiori • Amigdala

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La Dopamina e il sistema di rinforzo

Comportamenti innati come il mangiare, il bere e l’attività sessuale possono essere guidati da fattori edonistici, ovvero la sensazione di piacere che ne deriva rinforza il comportamento al punto che esso può essere messo in atto in assenza di necessità, la ricompensa è il piacere, un’emozione che opera come segnale di rinforzo. Per esempio certi cibi (come i dolci) o bevande (come il vino) possono essere assunti in eccesso rispetto alle necessità omeostatiche in virtù del loro sapore e delle conseguenze psichiche che possono generare.

La stimolazione dopaminergica del nucleo accumbens si ha naturalmente con il sesso, il cibo e con l’assunzione dei liquidi che determinano un maggiore rilascio di dopamina, ma su questo meccanismo agiscono anche le droghe, come la cocaina che attivano il rinforzo e mettono le basi per la dipendenza dalla sensazione di piacere che ne deriva.

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Il sistema dopaminergico e le droghe

Il sistema dopaminergico esercita un’azione di rinforzo di comportamenti sia normali che deviati, quali le tossicodipendenze.

L’azione delle diverse droghe si esercita a carico di differenti sistemi neuronali:

la nicotina agisce sul sistema colinergico L’eroina su quello degli oppiacei (oressiogeno) La cocaina su quello dopaminergico prevenedo il re-

uptake La stimolazione eccessiva di questo sistema può portare

ad un sistema di compensazione che consiste nella sottoregolazione del rilascio di dopamina determinando assuefazione

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Nei pazienti obesi l’ indice di massa corporea (BMI) è correlato negativamente con le misure dei recettori D2

• Il deficit di dopamina nei pazienti obesi può perpetuare la

patologica assunzione di cibo come mezzo per compensare la ridotta attivazione di questi circuiti

• E 'possibile che gli individui obesi abbiano un minor numero

di recettori della dopamina, per compenso cerebrale ai livelli cronicamente elevati di dopamina, che sono attivati dall’ eccesso di Alimentazione

Non è possibile quindi concludere se i cambiamenti cerebrali siano causa o conseguenza dell’ obesità Brain dopamine and obesity. Wang GJ, et al Lancet, 2001 Jun

9;357(9271):1883 Psiche&Nutrizione Dott.sse Marchese - Sorgente

Gli Endocannabinoidi l'anandamide(AEA), 2-arachidonoilglicerolo (2-AG), 2-arachidonil-gliceril-

etere (noladin, 2-AGE) Gli endocannabinoidi sono piccole molecole segnale che utilizzano gli stessi

recettori di membrana (CB1 e CB2) a cui si lega anche il principale costituente psicotropo della cannabis, il THC (Δ9-tetraidrocannabinolo).

Gli endocannabinoidi hanno natura lipidica e derivano da un acido grasso polinsaturo, l’acido arachidonico.

Vengono attivati per ripristinare la normale attività dell’asse ipotalamico-

ipofisario-surrenale e consentire l’adattamento allo stress, contrastando quelle conseguenze che contribuiscono, nell’uomo, a far precipitare i sintomi di malattie mentali affettive, quali la depressione, i disordini da stress postraumatico e i disturbi ossessivo-compulsivi.

I recettori CB1 e gli endocannabinoidi entrerebbero in azione anche in aree

quali l’ippocampo, l’amigdala e la corteccia prefrontale, potenziando il rilascio di GABA e innalzando il rilascio di serotonina.

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L’ iperattività degli Endocannabinoidi Sembra accompagnare disturbi metabolici e

alimentari e contribuire allo sviluppo di obesità addominale, dislipidemia e Iperglicemia

Una crescente quantità di dati evidenzia il ruolo

degli endocannabinoidi nell’ asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) e nel controllo della riproduzione e del comportamento sessuale

• Dopo stimoli stressanti, l’attivazione del ECS

promuove l’assunzione di cibo, rilassamento, riduzione del dolore, e rimozione dei ricordi spiacevoli

• La spinta a mangiare indotta dall’ ECS può

essere vista come la necessità di ricostituire le riserve energetiche per il recupero delle forze, una delle conseguenze fisiologiche dello stress

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Serotonina e Sazietà

la serotonina è particolarmente nota per la capacità di promuovere il buon umore e la tranquillità, diminuendo tra l'altro l'assunzione di cibo

Il suo derivato 5-idrossitriptofano, presente negli alimenti in quantità irrisorie è capace di attraversare la barriera ematoencefalica, e viene proposto come : •Anoressizzante, in particolar modo del bisogno smodato di cibi dolci •Antidepressivo •Contro l'insonnia (la serotonina può essere convertita in melatonina )

Triptofano Precursore della Niacina che partecipa a : metabolismo energetico metabolismo delle proteine produzione degli acidi grassi del colesterolo e degli ormoni steroidei Si trova nella carne, frattaglie, pollame, pesce, legumi, pane e cereali integrali Il quantitativo giornaliero consigliato è di 1 mg di niacina o 60mg di triptofano

alcune droghe che aumentano il rilascio di serotonina e/o l'attività dei suoi recettori, come l'ecstasy, inducono euforia, senso di aumentata socialità ed autostima. Oltre che sul comportamento sessuale, la serotonina ha effetti inibitori sulla sensibilità al dolore, sull'appetito e sulla temperatura corporea. Molti antidepressivi (come il prozac) agiscono bloccando il riassorbimento di serotonina.

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Triptofano g/100g. Di proteine Niacina Mg/100g.

Funghi 2,32 Crusca di frumento 29,6

Pappa reale 1,8 Fegato 14,5

Mandorle 1,79 Arachidi 14

Anacardi 1,6 Pollo 11,6

Uova 1,59 Tacchino 10,8

Spinaci 1,56 Tonno 10,4

Crema nocciole e cacao

1,54 Caffè 10

Farina d’avena 1,47 Salmone 8,8

Banane 1,17 Pesche disidratate 7,8

Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione http://nut.entecra.it/646/tabelle_di_composizione_degli_alimenti.html

Per l’aumento dei livelli di serotonina assumere cibi a bassa densità calorica, ricchi di triptofano, precursore della serotonina, ma poveri di altri amminoacidi come leucina e fenilalanina (papaya, banane e datteri). Un altro modo per aumentare i livelli di serotonina è praticare attività fisica (muscoli utilizzano aa a catena ramificata risparmiando maggiormente il triptofano) Psiche&Nutrizione Dott.sse Marchese -

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“Circolo vizioso della Serotonina” e lo sweet eating disorder

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• L’importanza dell’approccio multidisciplinare ed il

circolo vizioso delle diete • Caso clinico

Dott.ssa Federica Marchese – Biologo specializzato in

Scienze della Nutrizione Umana Psiche&Nutrizione Dott.sse Marchese -

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Il Peso Corporeo ossa e organi interni

muscoli riserve di carboidrati (glicogeno)

grasso acqua

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Inoltre sul peso corporeo incidono: Il sesso

L’età La composizione corporea (massa magra metabolicamente attiva)

La temperatura corporea Lo stato fisiopatologico

Gli ormoni L’attività fisica e la termogenesi indotta dalla qualità della dieta

•Il peso può variare anche di 2 kg in una stessa giornata

•In alcune fasi ormonali (soprattutto nella donna) ci può essere un aumento di peso fisiologico che non va considerato

•Per avere un incremento ponderale stabile e definitivo bisogna stravolgere le proprie abitudini alimentari per almeno 15 giorni

•L’aumento di peso dopo una cena o un pranzo “natalizio” non è rilevante

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9 persone su 10 non ritengono di essere in “peso-forma” e le donne sono quelle che vivono con più malessere questa percezione… anche se le statistiche (donne/uomini) degli

ultimi anni si stanno equilibrando…

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Indice di Massa Corporeo

BMI = peso (kg)/ h² (m)

Non considera l’età e dello stato di idratazione

È un indice oggettivo che non tiene conto della soggettività

Non considera la massa ossea e quella muscolare che

variano molto da una persona all’altra

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Si considera normopeso una persona con un BMI compreso tra 18 e 25 kg/m² ad esempio una persona di 1,60 m è normopeso se il suo

peso è compreso tra i 46 e i 64 kg

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• Peso fisiologico (omeostasi, equilibrio)

• organo (produce ormoni, regola la termogenesi)

• Disequilibrio ormonale tempo per ritrovare un nuovo equilibrio (carenza di alcuni ormoni e tentativi di mantenere la vecchia omeostasi, allerta)

TESSUTO ADIPOSO

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Riequilibrio

• Se il peso è in eccesso il corpo sarà ben lieto di spostarsi su un nuovo stato di equilibrio, più sano e adatto (maggiore attività e vitalità)

• Se si supera il fisiologico occorrono sacrifici molto più grandi per raggiungere e mantenere il peso “desiderato” (alimentazione non sana)

• Ne vale davvero la pena?!

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Conseguenze di un dimagrimento forzato ed inopportuno

• impoverimento minerale, • carenze nutrizionali borderline, • maggior fatica a concentrarsi, • stanchezza cronica, • disturbi intestinali, • perturbazione del ritmo sonno-veglia, • disturbi del ciclo mestruale, • Alterazioni degli ormoni sessuali (uno sbilanciamento di

estrogeni e progesterone causa irritabilità, ira, ansia, emicrania, desiderio compulsivo di cibo)

• Altre alterazioni ormonali e minerali (bellezza di capelli, pelle, unghie)

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Il “ritmo circadiano” delle diete

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I segnali d’allarme di un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione raramente si mostrano in maniera evidente e conclamata, più spesso sono confusi con i “capricci dell’età”. Vi riportiamo alcuni comportamenti non è raro riscontrare nelle fasi di esordio del disturbo … • Esclusione quasi totale dalla dieta dei cibi grassi, soprattutto i salumi e i formaggi, questi ultimi vengono anche preferiti alla carne e al pesce, ma solo se light. • Tagliare l’alimento nel piatto in pezzetti piccolissimi, in modo da prolungare i tempi del pasto e fingere che la quantità di cibo sia superiore a quella reale. • Offrirsi di fare le porzioni per tutti e riempire molto i piatti degli altri, soprattutto quelli delle sorelle o della mamma lasciando il proprio semivuoto. Allo stesso modo non è insolita la richiesta di cucinare o scegliere il menù del pasto. • Controllare minuziosamente la tabella nutrizionale dietro gli alimenti, impiegando molto tempo nell’acquisto dei prodotti al supermercato e selezionando solo quelli “idonei” • Aumentare la quota di attività fisica quotidiana salendo e scendendo più volte le scale di casa, facendo esercizi più o meno lontano dagli occhi dei familiari e muovendosi continuamente anche quando si è seduti sulla sedia. Ovviamente la presenza di questi atteggiamenti non indica che necessariamente comparirà il disturbo, ma è un segnale d’allarme che va considerato nell’insieme dei comportamenti della persona in questione. Psiche&Nutrizione

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Dott.ssa Federica Marchese – Biologo specializzato in Scienze della

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