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Serra, sportivo di razza Il serra è probabilmente il predatore che suscita i sentimenti più contrastanti nella categoria dei pescatori sportivi: molto spesso appellato con frasi come “quel bastar- do del pesce serra

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Page 1: Serra

Serra, sportivo di razza “Il serra è probabilmente il predatore che suscita i sentimenti più contrastanti nella

categoria dei pescatori sportivi: molto spesso appellato con frasi come “quel bastar-

do del pesce serra”

Page 2: Serra

stefano pisuSerra, sportivo di razza

orse per via del la furbizia e la “cattiveria” che mette sempre in campo, soprattutto quando si tratta di at-taccare, combattere o di liberarsi dall’artificiale, è uno dei principali protagonisti dello spinning nostrano.

In Sardegna è presente da più di vent’anni, quando ca-pitava casualmente nei carnieri dei surf casters che fre-quentavano spiagge settentrionali o della costa verde ed era ritenuto sporadico, ricordo ancora la didascalia di una foto che diceva “talvolta può capitare l’incontro col raro pesce serra”. Ma evidentemente questo “simil-carangide” dai denti taglienti, giunto chissà come dagli oceani (ci sono diverse teorie) è un vincente e sa adat-tarsi con prepotenza, infatti 10-15 anni fa ha iniziato a fare comparsa un po’ dappertutto.Era ancora poco noto e spesso confuso con la ricciola (la somiglianza c’è, anche se abbastanza vaga) ma in questi ultimi anni, volenti o nolenti, abbiamo dovuto as-sistere a un grande incremento demografico al punto che adesso tutti lo conoscono, e quando nelle spiagge vengono pescate mormore tagliate di netto i surf casters sanno benissimo con chi prendersela. Questa terrificante invasione ha seguito di poco quella del barracuda ed è stata accompagnata dalla massiccia presenza ottobrina

delle lampughe, al punto che si è temuto che tutti questi nuovi predoni avrebbero soppiantato le specie autocto-ne, che non si sarebbero più viste mormore, orate, spigole e ricciole e tante altre tristi prospettive.Adesso è ancora presto per parlare, ma sembra che il no-stro povero Mediterraneo, una volta trovati i giusti equili-bri, non sia poi così arido e riesca a sostentare tutte le sue creature.

Se c’è un predatore che è diminuito sensibilmente è sicu-ramente la ricciola, ma è difficile dire se ciò è imputabile alle specie concorrenti o all’uso indiscriminato delle reti a circuizione, che dopo avere decimato i tonni sono passati ad altri pelagici. Comunque sia, dal punto di vista forse un po’ egoistico dello spinner è una vera e propria pacchia, il 2000 può essere considerato l’inizio di una nuova era per il lanciatore di esche artificiali!

“dal punto di vista forse un po’ egoisti-

co dello spinner è una vera e propria

pacchia, il 2000 può essere considerato

l’inizio di una nuova era per il lanciato-

re di esche artificiali! “

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Il bluefish, diffuso in tutto il mondo con l’eccezione di gran parte dell’oceano Pacifico e delle latitudini fredde, riesce ad adattarsi bene a molti tipi di habitat. Possiamo trovarlo in porticcioli turistici come nei grandi porti industriali, in fon-dali alti e bassi, in spiaggia e in scogliera, nelle foci, nelle lagune etc. Possiamo quindi catturarlo in concomitanza di tutte le altre specie insidiabili, ma ciò non significa che sia presente ovunque, infatti è praticamente sconosciuto in vari chilometri di costa e comunissimo in altri, come se i singoli branchi avessero marcato un vasto territorio con dei confini e un epicentro precisi. Se escludiamo gli am-bienti antropizzati sembra preferire i capi e i promon-tori più esposti con grandi spiagge nelle vicinanze. I modi per catturarlo sono vari come gli habitat in cui si stabilisce, pertanto si può definire una specie “uni-versale” dello spinning, in-sidiabile ovunque e in qua-lunque modo, di giorno come di notte, anche se non è sempre facile come si potrebbe immaginare! Vediamo di fare una pa-noramica sull’argomento.Parlare solo di hot spots na-turali sarebbe un’ingiustizia nei confronti di chi non ha la possibilità di goderne, quindi iniziamo dall’am-biente in cui è più probabi-le riscontrarne la presenza: il porto! Anzi, il porto e am-bienti come grandi foci, bacini industriali e altri siti in cui l’inquinamento (aimè) attira una quantità sproposita-ta di muggini, che sono l’attrazione principale.Il pesce serra si può distinguere abbastanza facilmente dall’altra frequentatrice abituale di questi “ristoranti”, la leccia: infatti questa caccia terminando i suoi raid con l’inseguimento di un solo cefalo che cerca di inglobare vistosamente nei suoi “cerchi d’acqua”, mentre l’azione dei serra è più collettiva e caotica. Di solito le cacciate sono continue e colpiscono ovunque in mezzo ai tappeti di pesce foraggio, e gli inseguimenti su un gruppo o un intero branco possono essere piuttosto lunghi e spettaco-lari. La sensazione è che i predatori in gruppo insegua-no la massa e cerchino di mordere e ferire dove capita per poi concludere l’opera sui mutilati, infatti, spaziando su altre tecniche, sono più propensi a farsi catturare da un trancio di muggine piuttosto che dal vivo, al contrario della leccia.

La pesca all’interno di un porto presenta più diffi-coltà di quanto si potrebbe immaginare. Questo perché l’acqua è sempre calma o al massimo in-crespata, e anche perché è il cibo a disposizione è talmente tanto che per convincerli ad addentare le esche artificiali bisogna essere dei buoni “venditori” e saper premere i pulsanti giusti per scatenare l’input de-cisivo. I primi angoli dove a chiunque verrebbe sponta-neo provare sono quelli dove c’è più attività predatoria, dove l’acqua torbida ribollisce continuamente e le vitti-me della carneficina vivono un film horror quotidiano du-

rante la stagione calda, ognuno sperando che venga morsicato il fratello affianco per salvarsi le pinne. Provare con i minnows in questi contesti si è quasi sempre rivelato inutile… il serra ci vede benissimo e non è affatto inge-nuo (meglio provarci di notte). In questi frangenti bisogna avere tanta pazienza per cogliere l’at-timo di frenesia e lanciare con precisione e tempismo quando le bocche dai denti aguzzi stan-no cercando di colpire.È molto difficile prevedere, in questi spazi d’acqua, dove pos-sa esplodere di volta in volta la ferocia dei serra, che direzione possa prendere un inseguimen-to e quanto possa durare, per-tanto è sempre meglio attende-re l’attimo pronti a lanciare con l’archetto aperto e il dito sul filo.Gli artificiali più indicati sono i popper che fanno “pop”, e de-vono essere sparati nell’ultima

fila dei muggini terrorizzati, quelli che hanno i predatori alle calcagna.In quei pochi centimetri che separano la vita dalla morte, avere la coda o non averla più, un artificiale si colloca come un pesce “diverso” palesemente in difficoltà, e può capitare che il pesce serra nel suo impeto adrenalinico ci si butti senza pensarci troppo. Se siamo fortunati bastano due “pop” per avere lo strike, altrimenti sarà tutto da rifa-re, prepararsi al lancio, aspettare e così via.Tutt’altra cosa nei punti di passaggio dove si vede meno movimento, come l’ingresso del porto o l’uscita della gran-de foce: qui il pesce, più che ingannarlo dobbiamo pro-vocarlo! I momenti migliori sono alba, tramonto e talvolta le ore calde, e si pesca alla cieca lanciando lontano e a ventaglio per avere più possibilità. Qui non si tratta più di pesci in azione attiva di caccia, ma di bande di razziatori-che scorazzano, che entrano o che escono, che passano

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