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SICIT 1960-2010 Idee, ricerca e sviluppo di una grande azienda chimica

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SICIT1960-2010

Idee, ricerca e sviluppodi una grande azienda chimica

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4SICIT HISTORY

5capitolo I

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“Sembrava uno staloto, di quelli che da noi, in campagna, si usavano per il ricovero dei maiali”, così appariva la SICIT il primo luglio del 1961 agli occhi di un giovane dottore in farmacia che giungeva nella prima perife-ria di Chiampo, dopo un viaggio di 5 ore su strade quasi ancora tutte di ghiaia, dal vicino Polesine. Il dottor Guardini, che l’aveva fondata solo un anno prima, il 21 gennaio 1960, sarebbe stato molto probabilmente d’ac-cordo - nella sostanza, forse, più che nella forma - con la definizione del suo giovane neoassunto, il dottor Roberto Davì. Da uomo di buone letture e di ottima famiglia, il dottor Guardini avrebbe forse preferito usare un’al-tra espressione, magari solo un po’ meno colorita, ma altrettanto efficace, come quella, per esempio, con cui Ernesto Rossi, geniale economista degli anni Cinquanta, descriveva l’industria italiana del Secondo dopoguerra: “una baracca di pionieri”, dove l’imprenditore era “l’eroe che fa sua l’idea geniale dell’inventore nella speranza di trasformarla in tanti biglietti di banca, prima che esista un mercato di consumatori disposto a comprare i nuovi prodotti…”. In questa frase c’è, in estrema sintesi, la storia dell’im-prenditoria italiana, ma soprattutto ci sono gli inizi della storia che stiamo per raccontare.

Da principio, infatti, c’era “un inventore”, il dottor Daniele Danieli, in-

Una strana coppia1960

Nella pagina precedente, veduta aerea dell’attuale stabilimento di Arzignano. Sopra, lo stabilimento di Chiampo fotografato nei primi anni ‘70 dal prof. Antonio Boscardin della Scuola Secondaria di Primo Grado di Arzignano Plesso “G.Zanella”. In primo piano sulla sinistra, l’edificio degli anni ‘60, in cui s’iniziarono le attività.

On the previous page, an aeral view of the current establishment in Arzignano. Above, the Chiampo establishment photographed in the early ‘70s by Prof. Antonio Boscardin from the Middle School “G. Zanella” of Arzignano. Featured on the left, the building of the 60’s, where activities were begun.

En la página anterior, vista aérea de la actual planta de Arzignano. Arriba, una foto de la planta de Chiampo a principios de los años setenta tomada por el profesor Antonio Boscardin de la Escuela Secundaria de Primer Grado de Arzignano Plesso “G. Zanella”. En primer plano a la derecha, el edificio de los años sesenta, en el cual se iniciaron las actividades.

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6SICIT HISTORY

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7capitolo I

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gegnere arzignanese con la sua bella idea che, come spesso accade per le idee, alla prima prova sul campo si sarebbe dimostrata sbagliata, poi c’era un giovane colto, di famiglia aristocratica con importanti relazioni euro-pee, che aveva una gran voglia di mettere su fabbrica, Giuliano Guardini; e infine c’erano quelle quattro mura messe in piedi con bi-mattoni di calce (che sono quelli più economici) in un terreno in cui le tracce della recente spianatura con gli spurghi della locale industria del marmo erano ancora ben visibili. Del resto non c’era altro, né un impianto che potesse definirsi tale, ma solo una piccola unità pilota; né una rete di fornitori; né un pro-dotto e nemmeno, ovviamente, un mercato. Non c’era nulla di tutto ciò perché l’idea dell’ingegner Danieli era una di quelle idee rivoluzionarie che non hanno bisogno né di mercati né di fornitori. Un’idea fantastica, un’idea bomba, capace di cambiare il tradizionale modo di fare impresa. Ecco, cosa c’era: tutto e nulla. Si trattava di fare una fabbrica che dai rifiuti della concia del pellame fosse in grado di estrarre il cromo per rivenderlo, poi, alle concerie stesse. La materia prima non sarebbe stata acquistata, ma raccolta dietro pagamento per il suo smaltimento. Non ci sarebbe stata necessità d’inventarsi un mercato, perché le concerie sarebbero state loro stesse ad acquistare il cromo estratto dai loro rifiuti. Una genialata. Soldi per portar via la rasatura; soldi dalla vendita del cromo.

Ma facciamo un passo indietro: se l’intuizione giusta ce l’ha l’ingegner Danieli, il denaro ce l’ha Guardini, il quale, però, non ha le idee meno chia-re del suo futuro socio su quello che sarebbe dovuta diventare nel tempo la sua azienda. Lo si capisce dal nome che egli scelse: S.i.c.it, l’acronimo di Società Industrie Chimiche Italiane. E’ un nome importante, decisamente importante, forse troppo per quella “baracca di pionieri” o quello “staloto da ma-sci” che impressionò il giovane Davì quando la vide per la prima volta. Ma Guardini era sicuro che la SICIT un giorno sarebbe diventata grande e avrebbe meritato appieno il proprio nome. Certo, non ci volle un anno per realizzare il progetto, né i problemi che si dovettero risolvere furono pochi e di poco conto, ma in ogni fase della storia di SICIT, dai suoi primi difficilissimi anni alle varie crisi successive fino a quella catastrofe che fu il morbo della mucca pazza, il pensiero dei suoi fondatori e il loro ideale di creare un’eccellenza industriale non sono mai venuti meno.

Gli anni che precedettero la fondazione di SICIT furono quelli del “mi-racolo economico”, in cui si diffuse in tutta la popolazione italiana la per-cezione di un forte cambiamento sociale. La voglia di fare impresa era coinvolgente e le opportunità non mancavano. Il 1° gennaio del 1958 en-

“It looked like a sty, like the sort we used to keep pigs in, in the countryside”. This is how a young pharmaceutical graduate described his first impres-sions upon arriving at SICIT on the outskirts of Chi-ampo after a 5 hour journey on gravel roads from the nearby Polesine in July 1961. Dottor Guardini, who had founded the company on the 21st of Janu-ary 1961, - a mere year earlier - would most likely have agreed - more in substance perhaps than in form - with the definition of his new young worker, dottor Roberto Davi. A well-read man from a very good family, dottor Guardini may have preferred to use a different term, a little less colourful perhaps, but just as effective; the phrase used by Ernesto Rossi for example, (a leading nineteen-fifties economist) to describe the Italian industrial sector in the aftermath of the Second World War: “a hovel of pioneers”. According to this concept, the entrepreneur was

“Parecía una porqueriza, de esas que en mi tierra, en el campo, se usaban para guardar cerdos”. Ésta fue la primera impresión que transmitió SICIT, el 1 de julio de 1961, a un joven licenciado en Farmacia que llega-ba a la periferia de Chiampo, tras un viaje de 5 horas por carreteras, aún sin asfaltar en su mayoría, proce-dente de la vecina región de Polesine. Probablemen-te, el doctor Guardini, que la había fundado sólo un año antes, el 21 de enero de 1960, se habría mostrado ampliamente de acuerdo, tal vez más en la sustancia que en la forma, con la definición del nuevo y joven recién contratado, el licenciado Roberto Davì. Como aficionado a la lectura y procedente de una inmejora-ble familia, quizás el doctor Guardini habría preferido otra expresión, digamos que algo menos colorida, pero igualmente eficaz, como la que utilizaba Ernesto Ros-si, genial economista de la década de 1950, para des-cribir la industria italiana de posguerra: “una panda

L’impianto per la lavorazione del carniccio, fine anni ’70.

The plant for processing of fleshings, late ‘70s.

Las instalaciones donde se trabajaba la carnaza a finales

de los años setenta.

Il carniccio raccolto dalle concerie, anni Settanta.

The fleshings collected from tanneries, in the‘70s.

La carnaza recogida por las curtidurías, años setenta.An odd couple

1960Una extraña pareja

1960

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8SICIT HISTORY

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9capitolo I

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In alto, Romano Guardini (Verona, 17 febbraio 1885 – Monaco di Baviera, 1 ottobre 1968) teologo e filosofo cattolico, il cui

pensiero trova un’efficace sintesi nell’espressione che egli stesso formulò: “L’uomo dice ‘Dio’ e intende se stesso”.

Above, Romano Guardini (Verona, 17-02-1885 – Munich, 01-10-1968), a catholic theologist and philosopher, whose thinking is

perfectly resumed in this sentence of his: “Man says “God” and means himself”.

Arriba, Romano Guardini (Verona, 17 de febrero de 1885 – Múnich, 1 de octubre de 1968) teólogo y filósofo católico, cuyas

ideas se sintetizan con claridad en la expresión que formuló el mismo: “el hombre dice ‘Dios’ y quiere decir él mismo”.

trarono in vigore le norme CEE che riducevano i dazi tra i sei paesi mem-bri della Comunità. Questo comportò che tra il 1959 e il 1962 le esporta-zioni dei prodotti italiani crebbero mediamente del 30%. Tutta l’industria italiana ne beneficiò enormemente. Nel giro di soli 3 anni il volume delle esportazioni arrivò quasi a duplicarsi. L’Italia della media industria cre-sceva a ritmi importanti, tanto che gli operai italiani guadagnavano di più degli operai tedeschi. Molti che erano emigrati nei primi anni del secolo o nell’immediato dopoguerra, ritornarono in Italia.

Giuliano Guardini aveva allora 35 anni. Era nato in una famiglia ricca, la madre era una nobile, discendente della facoltosa famiglia dei conti Gera, noti per essersi fatti costruire dall’architetto Giuseppe Jappelli, celebre per aver firmato il Caffè Pedrocchi di Padova, la monumentale villa-tempio in stile neoclassico a Conegliano. Il padre, Aleardo Guardini, invece, era un imprenditore, figlio a sua volta di un imprenditore, Romano Tullo Guardi-ni, grossista di pollame a Verona che era stato il primo, in Italia, a surgelare la verdura. Nel 1886 la famiglia Guardini, composta da quattro figli, si tra-sferì a Magonza, in Germania. Fratello del padre di Giuliano era Romano Guardini, tra i maggiori teologi e filosofi cattolici del XX secolo. Ordinato sacerdote a Magonza nel 1919, fu docente nelle Università di Berlino, di Tubinga, di Monaco di Baviera. La sua opera vanta un’ottantina di titoli e spazia dai saggi di filosofia a quelli di teologia, da quelli di spiritualità ai testi liturgici, attraverso i quali fu tra i principali ispiratori del Concilio Vaticano II, fino a scritti d’interpretazione biblica e di letteratura: studiò il Paradiso di Dante e tradusse in tedesco alcuni canti. Il padre di Giuliano, invece, continuò l’attività imprenditoriale del padre e, dopo essersi unito in matrimonio con la contessa Gera, tornò in Italia, prendendo casa a Isola Vicentina nella grande villa seicentesca che per tutta la vita sarà la residenza principale di Giuliano Guardini. Qui, di tanto in tanto, veniva Romano Guardini a far visita al fratello, soggiornandovi anche per alcune settimane, trovando la villa con il suo parco un buon posto per pensare e per scrivere. L’ambiente in cui Giuliano crebbe, fu quindi un ambiente raffinato e cosmopolita. Non è da dubitare che in casa Guardini, special-mente con la presenza dello zio filosofo, non si discutesse a lungo sulle sorti dell’Italia dell’epoca, sulla sua necessità, dopo i disastri economici e politici del Secondo conflitto mondiale, di maturare quel prestigio internazionale che non aveva mai avuto. Giuliano Guardini sentiva il padre, imprenditore nel settore dell’allevamento e del commercio degli ortaggi, dialogare con il fratello sulla crescita industriale che l’Italia stava avendo a danno dell’agri-

de pioneros”, donde el empresario era “el héroe que hacía suya la magnífica idea del inventor, con la espe-ranza de transformarla en numerosos billetes, antes de que existiera un mercado de consumidores dispuestos a comprar los nuevos productos…”. Esta frase resume al máximo la historia de la empresa italiana, pero so-bre todo contiene los inicios de la historia que vamos a narrar.

En efecto, al principio hubo “un inventor”, el doctor Daniele Danieli, ingeniero de la ciudad de Arzignano, que tuvo una hermosa idea, si bien ésta, como ocurre a menudo con las ideas, se reveló equivocada a la prime-ra prueba práctica. Había también un joven culto, de familia aristocrática con importantes relaciones euro-peas, que tenía muchas ganas de fundar una empresa: se llamaba Giuliano Guardini. Por último había cua-tro paredes, construidas con ladrillos de cal (los más económicos) en un terreno donde aún eran claramen-te visibles las huellas del reciente apisonamiento de la tierra con restos de la industria local de mármol. No había nada más: ni una estructura que pudiese defi-nirse como tal, sino sólo una pequeña unidad piloto, ni una red de proveedores, ni un producto y tampoco, como es obvio, un mercado. No existía nada de eso, porque la idea del ingeniero Danieli era una de esas ideas revolucionarias que no precisan de mercados ni de proveedores. Una idea bomba, capaz de transfor-mar el modo tradicional de hacer negocios. Eso es lo que había: todo y nada. Se trataba de construir una planta que pudiese extraer el cromo de los residuos del curtido de cuero para revenderlo a las propias curti-durías. No se adquiriría la materia prima, sino que se recogería y se cobraría por retirarla. No habría necesi-dad de inventarse un mercado, porque serían las pro-pias curtidurías las que adquirirían el cromo extraído de sus desechos. Una genialidad. Dinero por llevarse las virutas y dinero por comprar el cromo.

Pero vayamos un paso atrás: si la intuición acertada era la del ingeniero Danieli, el dinero era de Guardi-ni, quien de cualquier manera, tenía las ideas igual de claras que su socio sobre lo que debería convertirse en su empresa con el tiempo. Podemos comprobarlo por el nombre que eligió: S.i.c.it, acrónimo de Sociedad de Industrias Químicas Italianas. Es un nombre im-portante, decididamente importante, tal vez demasia-do para aquella “panda de pioneros” o para aquella “porqueriza” que impresionó al joven Davì cuando la

Lo stemma della Famiglia Gera. Arma: “inquadrato d’argento e di nero, il secondo e il terzo caricati

di un giglio d’argento”.

The coat-of-arms of the Gera Family. Arm: “framed in silver and

black, the second and the third loaded with a silver lily”.

El escudo de armas de la familia Gera. Arma: “con fondo de plata

y negro, el segundo y el tercer cuadrantes, con un lirio de plata”.

“a hero who backed up the inventor’s genius ideas, in the hope of transforming them into banknotes, before a consumer market of people willing to buy new products even existed....” This phrase succinctly sums up the history of Italian entrepreneurship, but more importantly it defines the beginning of the sto-ry we are about to recount.

There was, as it happens, “an inventor” from the outset: dottor Daniele Danieli; an entrepreneur from Arzignano who had a brilliant idea which, as so of-ten happens with good ideas, was proved unwork-able when it was first tried on the market. And there was a cultured young man from an aristocratic fam-ily with important European contacts, and a huge desire to found a factory: Giuliano Guardini. And finally there were those four walls constructed us-ing lime bi-blocks (the cheapest kind) on land which still bore clear traces of the recent levelling and the purges of the local marble industry. And other than all this there was nothing; no plant that could hon-estly be described as such, just a small pilot unit, no network of providers; no product and not even, ob-viously, a market. None of this was in place because the idea that Danieli, the engineer, had was one of those revolutionary ideas that does not need a mar-ket or providers. A radical idea: capable of trans-forming the traditional way of doing business. And so this is all there was: everything and nothing. His idea revolved around creating a factory which would make use of the waste of the hide-tannery industry, to extract chrome to be resold to tanners themselves. There would be no need to purchase raw materials, rather the company would be paid to collect it and dispose of it. There would be no need to create a market, because it would be the tanners themselves who would purchase the chrome extracted from the waste produced by them. Genius. They would earn money removing the shavings; and again through sale of the chrome.

But let’s take a step backwards: Danieli may have had the inspiration, and Guardini the money, but Guardini’s ideas were no less clear than those of his future partner as regards where he foresaw the company going in the future. This is evident from the name which he chose: S.i.c.it, an acronym for Società Industrie Chimiche Italiane (Italian Chemi-cal Industrial Company). It is an important name,

In basso, il dottor Giuliano Guardini (Milano, 27 gennaio 1925) nel suo ufficio di Chiampo,

primi anni ’80.

Below, Dr. Giuliano Guardini (Milan, 27-01-1925) in his office in Chiampo, early 80’s.

Abajo, el doctor Giuliano Guardini (Milán, 27 de enero de 1925) en su oficina de Chiampo,

a principios de los años ochenta.

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10SICIT HISTORY

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11capitolo I

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Paola Tonin, oggi segretaria di direzione, in braccio alla mamma

all’interno dello stabilimento SICIT nel 1966 in occasione di una visita allo zio Antonio Marcigaglia che faceva il portinaio e viveva con la famiglia

all’interno della fabbrica.

Paola Tonin, the current executive secretary, in the arms of her mother

inside the establishment of SICIT in 1966. That was during a visit to

her uncle Antonio Marcigaglia who worked as a doorkeeper and lived

with his family inside the factory.

Paola Tonin, actualmente secretaria de dirección, cogida del brazo de su

madre dentro de la planta de SICIT en 1966 durante una visita a su tío Antonio Marcigaglia que trabajaba como portero y vivía con su familia

dentro de la fábrica.

Operai al lavoro in una conceria degli anni Sessanta e Settanta.

Men at work in a tannery of the ‘60s and ‘70s.

Obreros trabajando en una curtiduría de los años sesenta.

coltura tradizionale che perdeva, con la fuga dei contadini dalla terra per entrare nelle fabbriche, costantemente manodopera. Ma è possibile che in casa Guardini si parlasse anche di altri due fenomeni che caratterizzarono quegli anni. La forte industrializzazione che l’America stava avviando in campo agricolo, quale unica condizione per trarre guadagno dalla coltiva-zione della terra, fenomeno che in seguito, in Italia quanto in Europa, vedrà SICIT protagonista; e la cognizione che il sistema industriale italiano era ancora di stampo ottocentesco, basato, cioè, sull’industria meccanica. Ne era un esempio la stessa Arzignano, che con le industrie Pellizzari, una tra le più grandi aziende d’Italia nella produzione di motori e di grandi pompe, era un importante centro dell’industria meccanica italiana. In un ambiente come quello di casa Guardini è possibile che si fosse capita la necessità di far cresce-re, parallelamente a quel tipo d’industria, un’industria più moderna, svilup-pata sulle opportunità che la chimica offriva, come nei paesi più progrediti si stava verificando. Va ricordato che lo stesso Romano Guardini, dopo gli studi liceali e prima di entrare in seminario, frequentò per due semestri la facoltà di chimica a Tubinga e per altri tre quella di economia a Monaco e a Berlino. La chimica e l’economia, quindi, facevano parte della formazione dell’illustre zio che, possiamo azzardare, se non ha direttamente suggerito l’idea da cui nacque la SICIT, certamente diede al trentacinquenne Giuliano la sua influente approvazione. E poi c’era anche un altro zio, Mario Guar-

very important, perhaps too much so for that “hovel of pioneers” or that “pig sty” which so shocked the young Davi when he saw it for the first time. But Guardini was convinced that SICIT would one day become great and would go on to fully deserve its name. The dream was certainly not realised imme-diately, nor were the problems faced few or trivial; but in every phase of SICIT’s history, from those first difficult years through the various crises which fol-lowed, right up to the catastrophe that was mad cow disease; the values of its founders and their ideal of creating a model of industrial excellence were never compromised.

The years which preceded the foundation of SIC-IT were those of the “economic miracle”, in which there was a perception amongst the Italian people of a profound social change. The desire to become en-trepreneurs was compelling and there was no short-age of opportunities. On the 1st of January 1958 EEC regulations came in to force which reduced du-ties amongst the six member countries of the Com-munity. This led to an average increase in the expor-tation of Italian products between 1959 and 1962 of 30%. The entire Italian industrial world benefited enormously. In the space of just 3 years the volume of exports almost doubled. Medium-sized Italian in-

vio por primera vez. Pero Guardini estaba seguro de que SICIT sería algún día grande y merecedora de su nombre. Efectivamente, no poco el tiempo que se necesitó para poner en práctica el proyecto, ni fueron pocos o insignificantes los problemas que hubo que resolver, pero en todas las fases de la trayectoria de SI-CIT, desde sus primeros dificilísimos años a las diver-sas y sucesivas crisis y a la catástrofe que constituyó la enfermedad de las vacas locas, el pensamiento de sus fundadores y su ideal de crear un estándar de excelen-cia industrial permanecieron inalterados.

Los años que precedieron la fundación de SICIT fueron los del “milagro económico”, en los que se ex-tendió por toda la población italiana la sensación de un fuerte cambio social. El deseo de hacer negocios lo impregnaba todo y las oportunidades no faltaban. El 1 de enero de 1958 entraron en vigor las normas de la CEE, que reducían los aranceles entre los seis países miembros de la Comunidad. Esto supuso que, entre 1959 y 1962, las exportaciones de productos italianos crecieron de media un 30%. Toda la industria italia-na se benefició enormemente. En el plazo de sólo tres años, el volumen de las exportaciones llegó casi a cua-druplicarse. La Italia de la mediana industria crecía a un ritmo considerable, tanto que los obreros italianos ganaban más que los alemanes. Muchos de los que ha-

I primi operai. Si riconoscono da sinistra Adriano Verza, Giuseppe

Ladu, Mariano Tonin, Renzo Marchetto, Marcellino Cariolato,

Giorgio Albiero e Antonio Marcigaglia.

The first workers. From left to right can be seen Adriano Verza, Giuseppe Ladu, Mariano Tonin,

Renzo Marchetto, Marcellino Cariolato, Giorgio Albiero e Antonio

Marcigaglia.

Los primeros obreros. Empezando por la izquierda se ve a Adriano Verza, Giuseppe Ladu, Mariano

Tonin, Renzo Marchetto, Marcellino Cariolato, Giorgio Albiero e Antonio

Marcigaglia.

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12SICIT HISTORY

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13capitolo I

it

dini, che sicuramente appoggiò l’impresa del nipote, dato che egli compare come socio di SICIT nell’atto notarile di fondazione.

Anche se in modo diverso, meno filosofico e più pratico, il desiderio di mettere su fabbrica girava da tempo anche nella testa dell’ingegnere Da-nieli, che era un po’ più vecchio di Guardini. Era nato nel 1907 e all’epoca della fondazione della SICIT aveva 53 anni. Era uno dei pochissimi nella Valle del Chiampo e nella città di Arzignano ad essere laureato in ingegne-ria. Prima e durante la guerra aveva lavorato presso la fonderia Caproni di Milano, fino a quando, dopo la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943 e lo sbando dell’esercito italiano a seguito dell’armistizio dell’8 settembre di quell’anno, che mise migliaia di soldati italiani in balia della vendetta na-zista, fu denunciato come uno dei sabotatori dei componenti metallici che la Caproni costruiva per i motori degli aerei tedeschi e, quindi, deportato in Germania. Dopo due anni di prigionia, al termine del conflitto, poté rientrare in Italia. Alla fine del 1945 fu assunto presso la Snia Viscosa dove vi rimase per alcuni anni.

Nel frattempo ad Arzignano era entrata in crisi l’industria della seta e alcuni industriali avevano convertito le loro filande in capannoni per il

dustries grew at a significant rate, so much so that Italian labourers were earning more than their Ger-man counterparts. Many who had emigrated at the beginning of the century or in the immediate post-war years returned to Italy.

Giuliano Guardini was 35 years old at the time. He was born into a rich family, his mother was of noble stock, a descendent of the Gera’s a wealthy family of counts, renowned for having had Giuseppe Jappelli - famous for having been responsible for Padova’s Caffe’ Pedrocchi- design their monumental neo-clas-sical style villa-temple in Conegliano. His father, Al-eardo Guardini was an entrepreneur, son of another entrepreneur, Romano Tullo Guardini, a poultry wholesaler from Verona who was the first person in Italy to freeze vegetables. In 1886 the Guardini fam-ily, with their four sons, moved to Magonza, in Ger-many. Giuliano’s paternal uncle was Romano Guar-dini, amongst the greatest Catholic philosophers and theologians of the XX century. Ordained as a priest in Magonza in 1919, he had taught at the universi-ties of Berlin, Tubinga, and Munich in Bavaria. He boasts approximately eighty titles amongst his work with essays which range between philosophy and the-ology, spirituality and liturgy, work which has earned him the role of one of the main inspirations of Vati-can Council II, and even biblical interpretations and literature: he studied Dante’s Paradiso and trans-lated a number of cantos into German. Giuliano’s father continued his own father’s entrepreneurial activity, and after marrying the Countess Gera, re-turned to Italy, buying a house in the Isola Vicen-tina region: the great sixteenth century villa which would be Giuliano Guardini’s principal residence for his entire life. Romano Guardini would call to this house, every so often, to visit his brother, stay-ing for a number of weeks at a time. He considered the villa, with its parks, to be a good place to think and write. Giuliano grew up then, in a refined and cosmopolitan environment. There is no doubt but that in the Guardini household - particularly when the philosopher uncle was present - long discussions were had on the future of Italy at the time, and on the necessity, in the wake of the economic and politi-cal disasters which followed the Second World War, for the country to acquire the international prestige which she had never had. Giuliano Guardini would

bían emigrado durante los primeros años del siglo o en la primera posguerra volvieron a Italia.

Giuliano Guardini tenía entonces 35 años. Había nacido en el seno de una familia rica: su madre era noble, descendiente de la acaudalada familia de los condes Gera, conocidos por haber ordenado construir al arquitecto Giuseppe Jappelli, célebre por la autoría del café Pedrocchi de Padua, una monumental man-sión en estilo neoclásico en Conegliano. Por su parte, su padre, Aleardo Guardini, era empresario, hijo a su vez de otro empresario, Romano Tullo Guardini, ma-yorista de aves de corral en Verona, que fue el primera persona que congeló la verdura en Italia. En 1886, la familia Guardini, con cuatro hijos, se trasladó a Ma-gonza, en Alemania. Romano Guardini, uno de los mayores teólogos y filósofos católicos del siglo XX, era hermano de Giuliano. Se había ordenado sacerdote en Magonza en 1919, y posteriormente fue docente en las universidades de Berlín, de Tubinga y de Múnich. Su obra consta de cerca de ochenta títulos, y abarca desde ensayos de filosofía a otros de teología, desde obras de espiritualidad a textos litúrgicos (a través de los cuales se convirtió en uno de los principales inspiradores del Concilio Vaticano II) o a escritos de interpretación bí-blica y literatura. Estudió el Paraíso de Dante y tradujo al alemán algunos cantos. Sin embargo, su hermano, el padre de Giuliano, continuó con la actividad em-presarial familiar y, tras haber contraído matrimonio con la condesa Gera, volvió a Italia y se asentó en Isola Vicentina, en la gran villa del siglo XVII, que duran-te toda su vida sería la residencia principal de Giulia-no Guardini. A ella se dirigía de cuando en cuando Romano Guardini para visitar a su hermano, visitas que podían durar varias semanas, ya que la villa, con su parque, le parecía un buen lugar para reflexionar y escribir. Por tanto, Giuliano creció en un ambiente refinado y cosmopolita. Sin duda, en casa de los Guar-dini, sobre todo cuando estaba presente el tío filósofo, se debatía largamente sobre el futuro de la Italia de la época, sobre su necesidad, tras los desastres econó-micos y políticos de la Segunda Guerra Mundial, de fomentar ese prestigio internacional que nunca había tenido. Giuliano Guardini oía a su padre, empresario del sector de la cría de animales y de la huerta, conver-sar con su hermano sobre el crecimiento industrial que estaba experimentando Italia en detrimento de la agri-cultura tradicional, que perdía constantemente mano

La copertina de “La Domenica del Corriere” del 6 aprile del 1902. Achille Beltrame, il celebre illustratore nativo di Arzignano, ritrae

Thomas Edison nel suo laboratorio chimico.

The cover of “La Domenica del Corriere” of April 6th, 1902. Achille Beltrame, the famous illustrator native to Arzignano, portrays Thomas

Edison in his chemical laboratory.

La portada del periódico “La Domenica del Corriere” del 6 abril de 1902. Achille Beltrame, el célebre ilustrador procedente de Arzignano,

retrata a Thomas Edison en su laboratorio químico.

L’ingegnere Daniele Danieli (Arzignano, 18 luglio 1907 – 1 luglio 1974) laureato a Padova in Ingegneria è stato l’ideatore di SICIT.

Accanto il diploma di “Benemerenza” conferitogli dal Comitato di Liberazione Nazionale per aver partecipato dal 1943 al 1945 al

Movimento Italiano di Liberazione.

Eng. Daniele Danieli (Arzignano, 18-07-1907 – 01-07-1974), graduated in Engineering in Padua, was the creator of SICIT.

Next to him, a diploma of “Merit” awarded to him by the National Liberation Committee for his partecipation from 1943 to 1945 in

the Italian Liberation Movement.

El ingeniero Daniele Danieli (Arzignano, 18 de julio de 1907 – 1 de julio de 1974) licenciado en Padua en Ingeniería fue el creador de

SICIT. Al lado, el diploma al “mérito” otorgado por el Comité de Liberación Nacional por haber participado desde 1943 hasta 1945

en el Movimiento Italiano de Liberación.

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14SICIT HISTORY

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15capitolo I

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trattamento della pelle. Si dice che l’industria della pelle sia la più antica industria del mondo, essendo stati di pelle i primi calzari e i primi indu-menti dell’uomo. Si sono trovate tracce di antichissime lavorazioni un po’ dappertutto. La più antica risale a seimila anni fa ed è emersa in Turchia. Investire sulla pelle parve una cosa sicura: finché ci sarebbe stato l’uomo, ci sarebbe stata anche la pelle, come finora era stato.

Il fratello di Danieli fu tra i primi, assieme a Brusarosco, Beschin e ad alcuni altri ad avviarsi nell’attività della concia, ma nell’arco di pochi anni altre piccole concerie crebbero e si affermarono. Danieli intuì che un in-gegnere poteva essere utile al settore conciario e pertanto aprì uno studio in Arzignano. Fin dall’epoca della prigionia in Germania, egli aveva in-tuito un possibile business da realizzare ai margini dell’industria conciaria. Mentre era costretto ai lavori forzati nel campo di prigionia tedesco, egli aveva notato che gli operai occupati nelle fabbriche della concia avevano un aspetto fisico migliore rispetto agli operai che lavoravano in tutti gli altri settori industriali. Cercando di capire la ragione di questa differenza, Danieli venne a sapere che questi operai riuscivano a sottrarre dagli scarti della lavorazione delle pelli la parte sotto-cutanea, contenente grasso e pro-teine animali, il cosiddetto “carniccio”, che cuocevano e mangiavano, inte-

have heard his father, an entrepreneur in the breed-ing sector and vegetable trade, discussing the indus-trial growth which Italy was undergoing at the ex-pense of the traditional agriculture with his brother. Traditional agriculture at the time, with the flight of the peasants from the land to enter the factories, was constantly losing members of its workforce. But it is possible that other phenomena, which also de-fined those years, were discussed in the Guardini household too. The strong industrialisation which was occurring in the agricultural field in America, the only way to earn money from cultivation of the land and a phenomenon in which in Italy and in Eu-rope, SICIT would later become a protagonist; and the awareness that the Italian industrial system was stuck in the eighteenth century: overly dependent on the mechanical industry. Arzignano itself, which with the Pellizzari industries - one of the biggest Italian companies in the field of motors and large pumps - was an important centre of the Italian mechani-cal industry, was a prime example. It is probable that in an environment such as the Guardini household, the necessity to develop a more modern industry alongside this sort of industry - based on the new opportunities offered by the chemistry world - as was emerging in the more developed countries, would have been understood. We should not forget that Romano Guardini, upon completing his secondary school studies and before entering the seminary, at-tended the faculty of chemistry in Tubinga for two semesters, as well as the faculty of economy in Mu-nich and Berlin for a further three. Chemistry and economics, then, contributed to the formation of the illustrious uncle who - we would hazard a guess - if not directly responsible for suggesting the idea from which SICIT was born, certainly gave the thirty five year old Giuliano his influential approval. Another uncle too, Mario Guardini, surely gave his nephew’s enterprise his support, as his name appeared as an associate of SICIT in the founding notarial deed.

The desire to establish a factory had also been go-ing around in Danieli of the engineer - who was a little older than Guardini - for some time, albeit in a less philosophical, more practical way. He was born in 1916 and by the SICIT was established he was 45 years old. He was one of the very few from Valle del Chiampo and Arzignano to graduate with a degree

de obra con la fuga de campesinos que abandonaban su tierra para acceder a las fábricas. Pero es posible que en casa de los Guardini se hablase también de otros dos fenómenos característicos de aquellos años. La fuerte industrialización que Estados Unidos estaba aplicando al sector agrícola, como única condición para obtener ganancias del cultivo de la tierra, fenómeno que poste-riormente protagonizará SICIT tanto en Italia como en Europa, y el reconocimiento de que el sistema in-dustrial italiano era aún decimonónico, es decir, ba-sado en la industria mecánica. De ello era ejemplo la propia Arzignano, que con la empresa Pellizzari, una de las mayores en Italia en la producción de motores y grandes bombas, constituía un importante centro de referencia para la industria mecánica italiana. En un ambiente como el de los Guardini, es posible que se comprendiera la necesidad de hacer crecer, en para-lelo a ese tipo de industria, otro tipo de industria más moderna, desarrollada aprovechando las oportunida-des que ofrecía la química, como estaba ocurriendo en los países más avanzados. No debemos pasar por alto que el propio Romano Guardini, tras el bachillerato y antes de entrar en el seminario, asistió durante dos semestres a la facultad de Química en Tubinga, y du-rante otros tres a las de Economía de Múnich y Berlín. Por tanto, la industria y la economía formaban parte de la formación del ilustre tío que, tal vez, si no sugi-rió directamente la idea de la que nació SICIT, desde luego la bendijo e influyó así en Guiliano, por entonces de 35 años de edad. Había también otro tío, Mario Guardini, que con toda seguridad apoyó la empresa de su sobrino, dado que figuró como socio de SICIT en el acto notarial de su constitución.

Si bien de una forma diferente, menos filosófica y más práctica, hacía ya tiempo que el deseo emprende-dor ocupaba el pensamiento del ingeniero Danieli, un poco mayor que Guardini. Había nacido en 1916 y, en el momento de la fundación de SICIT, tenía 45 años. Era una de los poquísimos licenciados en ingeniería de Valle del Chiampo y de la ciudad de Arzignano. An-tes y durante la guerra había trabajado en el taller de fundición Caproni de Milán, hasta que, tras la caída de Mussolini el 25 de julio de 1943 y la descomposición del ejército italiano tras el armisticio del 8 de septiem-bre de ese mismo año, por el que miles de soldados italianos quedaron a merced de la venganza nazi, fue denunciado por el sabotaje de componentes metálicos

La lavorazione delle pelli in una conceria degli anni Sessanta e Settanta.

The processing of leather fleshing in a tannery of the ‘60s and ‘70s.

El procesamiento de la carnaza de pieles en una curtiduría de los años sesenta.

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in engineering. Before and during the war he had worked at the Caproni foundry in Milan, up until the point - after the fall of Mussolini on the 25th of July 1943 and the disbanding of the Italian army fol-lowing the armistice on the 8th of September of that year, which put thousands of Italian soldiers at the mercy of the Nazi vendetta, - that he was reported to have been involved in sabotaging the metallic com-ponents which Caproni constructed for the motors of the German planes, and was thus deported to Germany. At the end of the conflict, after two years in prison, he was allowed to return to Italy. At the end of 1945 he was hired by Snia Viscosa, a compa-ny with whom he remained for a number of years.

In the meantime the silk mill in Arzignano had gone into crisis and a number of industries had converted their silk-working plants into sheds for the treatment of hides. It is said that the hide industry is the oldest in the world, hides having been the first garments and footwear worn by man. Traces of ancient hide-working have been found all over the world. The old-est dates back to six thousand years ago and emerged in Turkey. Investing in leather seemed to be a sure thing: as long as there was man, there would be leather, as there had been up to that point.

Danieli’s brother was amongst the first - together with Brusarosco, Beschin and a number of others - to break into the tannery industry, but within the

que Caproni fabricaba para los aviones alemanes y, a continuación, deportado a Alemania. Tras dos años de prisión, al finalizar el conflicto bélico, pudo entrar de nuevo en Italia. A finales de 1945 fue contratado por Snia Viscosa, donde permane-ció durante algunos años.

Mientras tanto, había llegado a Arzignano la crisis de la industria de la seda, y algunos industriales ha-bían convertido sus hilandería en naves para el trata-miento de la piel. Se dice que la industria de la piel es la más antigua del mundo, ya que con piel se fabrica-ban los primitivos calzados e instrumentos humanos. Por todas partes se han encontrado restos de anti-quísimas confecciones. La más antigua se remonta a hace seis mil años y se descubrió en Turquía. Invertir en piel parecía una cosa segura: mientras existiese el hombre, existiría también la piel, como había ocurri-do hasta ese momento.

El hermano de Danieli se encontró entre los prime-ros, junto con Brusarosco, Beschin y algunos más, en emprender el negocio del curtido, pero tras pocos años, crecieron y se consolidaron otras pequeñas curtidurías. Danieli intuyó que un ingeniero podía ser útil en el sector del curtido y, por tanto, abrió un estudio en Ar-zignano. Desde la época de su cautiverio en Alemania, había vislumbrado un posible negocio en los márgenes de la industria del curtido. Mientras realizaba trabajos forzosos en el campo de concentración alemán, había

Nel 2009 alcuni dipendenti di SICIT hanno incontrato il dottor Guardini

nella villa di famiglia.

In 2009 a few SICIT employees met Dr. Guardini in his family villa.

En 2009 algunos empleados de SICIT fueron a visitar al doctor

Guardini en la villa de su familia.

Il francobollo che la Deutsche Post ha emesso in onore di Romano Guardini. Accanto, Giuliano

Guardini nel giardino della sua villa, 2009.

The stamp the Deutsche Post issued in honour of Romano Guardini. In the next photo, Giuliano

Guardini in the garden of his villa, 2009.

El sello que la institución Deutsche Post (Correos alemán) emitió en honor a Romano Guardini. Al lado,

Giuliano Guardini en el jardín de su villa, 2009.

grando così la misera dieta del campo. Nel suo studio di Arzignano, però, Danieli era più nella parte del chimico che in quella del geniale ideatore di nuove possibilità di guadagno, e pensava al cromo. Pensava, cioè, a come si potesse recuperare il cromo dalla rasatura della concia per rivenderlo alle stesse concerie che ne facevano gran uso. Quindi prima d’incontrare Guardini e quando, non sappiamo come, i due si strinsero la mano nel nome della SICIT, Danieli non aveva la più pallida idea di come si potesse estrarre dal carniccio un primo, anche grezzo, idrolizzato proteico che sa-rebbe stato, poi, il principale prodotto della futura azienda.

La SICIT nasceva, insomma, sotto la guida di due personalità opposte. Da un lato il giovane rampollo di un’illustre famiglia con importanti entra-ture in Germania, nell’est Europa e nel mondo dell’alta finanza italiana - a un certo punto la madre, la contessa Antonia Gera, riceverà un prestito per entrare nell’azionariato di SICIT da Mediobanca di Enrico Cuccia - dall’altro un maturo ingegnere della buona borghesia veneta, laureato a Padova, che aveva conosciuto la guerra e la prigionia. Due uomini dal vis-suto diverso: Guardini, che non aveva mai lavorato, e Danieli, che era stato fin da giovanissimo ingegnere alle dipendenze di alcune grandi industrie

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space of a small number of years other small tanner-ies grew and established themselves. Danieli under-stood that an engineer could be useful to the tannery sector and so he opened up an office in Arzignano. Since the time of his imprisonment in Germany, he had formulated the idea of developing a business opportunity centred on the margins of the tannery industry. Restricted to forced labour in the Ger-man prison camps, he had noticed that the workers who were employed in the tannery workshops were physically stronger compared to the labourers who worked in other industries in the camp. In seeking to understand this difference, Danieli discovered that these labourers were managing to extract part of the waste of the hide - the subcutaneous part which con-tained fat and animal protein; the so-called “flesh-ings” - which they would cook and eat, thus sup-plementing their miserable camp diet. In his office in Arzignano, however, Danieli was more focussed on chemistry than radical entrepreneurial means of earning money; and so he thought of chrome. He considered, that is, the possibility of recovering chrome from tannery shavings to then sell back to the tanneries that had a great need for it. And so, be-fore meeting Guardini, and even up to the point that they shook hands on the idea of SICIT (we do not know how this came about), Danieli did not have the faintest idea how one might go about extracting the slightest, most elemental protein hydrolyzate - which would later become the principal product of the fu-ture company- from the “fleshings”.

SICIT was established, then, under the direction of two opposite personalities. On the one hand we have the young descendent of an illustrious family with important contacts in Germany, Eastern Eu-rope and the world of Italian high finance - at one point his mother, countess Antonia Gera, would take out a loan from Enrico Cuccia in Mediobanca to enter into the shareholdings of SICIT; on the other a mature engineer from the Venetian bourgeoisie background, with a degree from Padua, who had experienced war and prison. The two men with dif-ferent life experiences - Guardini, who had never worked and Danieli, who from a young age had been an engineer with some of the largest Italian in-dustries - displayed those differences which are often apparent in the sons of medio-bourgeoisie families

reparado en que los obreros que trabajaban en las cur-tidurías tenían mejor aspecto que los que trabajaban en todos los demás sectores industriales. Tratando de comprender la razón de esta diferencia, Danieli des-cubrió que esos obreros conseguían hacerse con los re-siduos de la elaboración de pieles, la parte subcutánea conocida como “carnaza” que contiene grasas y pro-teínas animales, que cocían y comían, completando así la mísera dieta del campo. No obstante, en su estudio de Arzignano, Danieli se dedicaba más a las labores químicas que a las brillantes ideas sobre nuevas posibi-lidades de obtener ganancias, y pensaba en el cromo. Es decir, pensaba en cómo se podía recuperar el cromo de las virutas de la piel para revenderlo a las mismas curtidurías, que lo utilizaban en abundancia. Por tan-to, antes de conocer a Guardini y cuando, no se sabe cómo, los dos se dieron la mano en nombre de SICIT, Danieli no tenía ni idea de cómo se podía extraer de la carnaza un primer y tosco hidrolizado proteico que, más adelante, se convertiría en el principal producto de la futura empresa.

SICIT nacía así, bajo la dirección de dos persona-lidades opuestas. Por un lado el joven vástago de una ilustre familia, con importantes ingresos en Alemania, en el este de Europa y en el mundo de las finanzas italianas (en cierto momento Mediobanca, de Enrico Cuccia, concederá un préstamo a su madre, la conde-sa Antonia Gera, para comprar acciones de SICIT). Por otro lado, un maduro ingeniero de la mejor bur-guesía del Véneto, licenciado en Padua, que había conocido la guerra y el cautiverio. Dos hombres con experiencias de vida diferentes: Guardini, que no ha-bía trabajado nunca, y Danieli, que desde muy joven había trabajado como ingeniero para algunas de las grandes empresas italianas. Ambos se ajustaban al es-tereotipo a menudo existente sobre los hijos de familias de la mediana burguesía y los de familias ricas: que los primeros tienden a ser talentos precoces, mientras que los segundos conocen el éxito a edades más maduras.

En cualquier caso, Guardini y Danieli tenían tam-bién personalidades opuestas: el uno altivo, poco lo-cuaz, de maneras lentas y educadas; el otro de una vivacidad irrefrenable, dinámico, de comportamiento espontáneo y franco. Si Guardini se parecía incluso físicamente a su tío Romano, sobre todo al del retra-to del sello a él dedicado, de frente amplia, cabellos rubios, ojos claros de mirada severa y aspecto sajón,

Un tino in legno usato per l’idrolisi del carniccio e della rasatura in

funzione negli anni ‘70.

A wooden vat used for the hydrolysis of fleshings and

shaving, running in the ‘70s.

Una tina de madera que se usaba para la hidrólisis de la carnaza y la

viruta en los años setenta.

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as compared to those from rich families: the former tend to demonstrate precocious talent, while the lat-ter come upon success at a later age.

But Guardini and Danieli were also opposites from a character point of view: the former proud, reserved, measured and polite in his ways; the lat-ter overwhelmingly lively, dynamic, no-nonsense and frank in his manner. Guardini bore a resemblance to his uncle Romano even in physical terms - particu-larly in the portrait on the postage stamp dedicated to him, with his broad forehead, blonde hair, fair eyes and severe look in his eyes typical of Saxon men, while Danieli was nicknamed the “beard” a name which, curiously, was also given to another protago-nist of SICIT’s future story, Massimo Neresini, an engineer who not only shared Danieli’s nickname, but also his engineering background - having worked at Snia Viscosa, one of the major national engineer-ing firms - and who would go on to be responsible for continuing the work begun by the engineer from Arzignano.

While Guardini would arrive in a Ferrari - first grey, then red - and constantly remind his employees that it was important to him that they lead a dig-nified life, that they come to work clean and fash-ionably dressed, and waste entire days examining the invoices one by one, verifying each one with his calculator, receiving post and, only afterwards dis-tributing it to the recipients; Danieli did things his own way: he was not a man who did 8-hour-days in the office, he might stay 16 hours, but he might also not be seen for days at a time; he might compliment his collaborators and pat them on the back but he was also prone to getting angry and raising his voice. Where chemistry was concerned, however, Danieli understood it and when - for one reason or another - a certain idea of his was unworkable, he could rec-ognise this. “He who does not change his mind when faced with the facts” said Churchill, “is not worth a whole lot”. The pairs’ collaboration can’t have been easy, but each brought to the table what was lacking in the other. And SICIT could not have done with-out either of them.

Danieli era apodado el “Barba”, apelativo que, curio-samente, se atribuyó también a otro protagonista de la futura historia de SICIT, el ingeniero Massimo Neresi-ni, que comparte con Danieli, además del sobrenom-bre, la formación como ingeniero, consolidada en Snia Viscosa, una de las mayores empresas de ingeniería del país, y que será justamente quien finalice la obra inicia-da por el ingeniero de Arzignano.

Si Guardini llegaba en un Ferrari (el primero gris, y luego uno rosa) y repetía constantemente a sus subor-dinados que para él era importante que tuvieran una vida digna, que llegaran al trabajo limpios y bien vesti-dos, aunque después perdiera jornadas enteras exami-nando las facturas una a una, comprobando cálculos, organizando el correo y, sólo a continuación distribu-yéndolo entre los correspondientes destinatarios, Da-nieli vivía como un bólido: no era hombre de 8 horas al día en la empresa; podía quedarse 16 horas, pero también podía desaparecer durante días; podía salu-dar y dar palmadas en el hombro a sus colaboradores, pero también enfadarse y elevar la voz sin medida. Sin embargo, sabía de química. Danieli era un entendido y, cuando alguna idea suya no funcionaba por una ra-zón o por otra, sabía reconocerlo. “Quien no cambia de idea ante los hechos”, decía Churchill, “demuestra no valer mucho”. La convivencia entre estos dos hom-bres no debe de haber sido sencilla, pero cada uno de ellos tenía lo que le faltaba al otro. Y SICIT no podía prescindir de ninguno.

italiane, ribadiscono quella differenza che spesso si è verificata tra i figli delle famiglie medio borghesi e quelli delle famiglie ricche, ovvero che gli uni tendono a essere talenti precoci, mentre gli altri conoscono il successo a età più matura.

Ma Guardini e Danieli erano opposti anche dal punto di vista caratte-riale: l’uno, altero, poco loquace, dai modi lenti ed educati; l’altro di una vivacità irrefrenabile, dinamico, dai modi spicci e franchi. Se Guardini assomigliava anche somaticamente allo zio Romano, soprattutto a quello ritratto nel francobollo a lui dedicato, con la fronte ampia, i capelli biondi, gli occhi chiari dallo sguardo severo da uomo sassone, Danieli era sopran-nominato il “barba”, appellativo che, curiosamente, sarà anche di un altro protagonista della storia futura di SICIT, l’ingegnere Massimo Neresini, il quale condivide con Danieli, oltre al soprannome, anche la formazione ingegneristica, maturata presso la Snia Viscosa, una delle maggiori società d’ingegneria nazionali, e che sarà proprio il finalizzatore dell’opera iniziata dall’ingegner arzignanese.

La palazzina degli uffici dello stabilimento di Chiampo, primi anni ‘80.

The premises of the offices in Chiampo, early ‘80s.

El edificio de las oficinas de la planta de Chiampo, principio de los años ochenta.

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Se Guardini arrivava in Ferrari - la prima era grigia, poi ne ebbe una ros-sa - e ripeteva sempre ai suoi dipendenti che per lui era importante che loro avessero una vita dignitosa, che venissero al lavoro puliti e vestiti a modo, anche se poi perdeva giornate intere a spulciare le fatture una ad una, a controllare le strisciate della calcolatrice, a ricevere la posta e, solo dopo, a distribuirla a ciascun destinatario, Danieli viveva da fuoriserie: non era un uomo da 8 ore in azienda, poteva starcene 16, ma poteva non farsi vedere anche per giorni; poteva fare complimenti e battere la mano sulle spalle ai propri collaboratori ma anche arrabbiarsi e alzare la voce oltre misura. Di chimica, però, Danieli ci capiva e quando una certa sua idea per una ragio-ne o per l’altra non funzionava, sapeva riconoscerlo. “Chi non cambia idea di fronte ai fatti”, diceva Churchill, “non vale un gran che”. La convivenza dei due non deve essere stata semplice, ma l’uno aveva quello che mancava all’altro. E la SICIT non poteva fare a meno di nessuno dei due.

La planimetria degli uffici di Chiampo costruiti nel 1964.

The planimetry of the offices in Chiampo, built in 1964.

El plano de las oficinas de Chiampo construidas en 1964.