sistemi di reti e distretti industriali
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Sistemi di reti e distretti industriali. Luigi Federico Signorini Banca d’Italia. Università di Trento Facoltà di economia Trento, 22 marzo 2002. Outline. L’anomalia italiana: struttura industriale “arretrata”, alto tasso di crescita Le reti distrettuali: una soluzione del paradosso? - PowerPoint PPT PresentationTRANSCRIPT
Sistemi di reti e distretti industriali
Luigi Federico SignoriniBanca d’Italia
Università di TrentoFacoltà di economia
Trento, 22 marzo 2002
Outline• L’anomalia italiana: struttura industriale
“arretrata”, alto tasso di crescita• Le reti distrettuali: una soluzione del
paradosso?• I risultati della ricerca della B.I. • Reti distrettuali e ‘new economy’– nuovi problemi e nuove domande– qualche evidenza preoccupante– ipotesi di ricerca
L’anomalia italiana• Settori tradizionali, a basso contenuto
tecnologico• Imprese piccolissime• Specializzazione settoriale e
dimensionale aumenta nel tempo • Struttura più simile a molte economie in
via di sviluppo che a quelle dell’OCSE
Il problema tradizionale
• Le economie avanzate competono grazie al livello della tecnologia
• Le economie in via di sviluppo competono grazie al livello dei salari
› Che spazio c’è per l’Italia, con una struttura dei salari da paese avanzato e una struttura industriale da paese in via di sviluppo?
Il paradosso
• Finora le preoccupazioni si sono rivelate infondate
• Nel lungo periodo, tasso di crescita soddisfacente (ma più lento negli anni novanta)
• Le economie di scala appaiono meno importanti che in passato, ma...
• …è sorprendente come l’Italia continui ad aumentare la specializzazione nelle PMI
Le spiegazioni
• I vantaggi della flessibilità: specializzazione flessibile (Sabel, Zeitlin, Piore…)
• I vantaggi dell’identità locale: distretti industriali (Becattini, Brusco, ...– e Marshall)
La “rete” distrettuale
• Rete interna:– Aspetti economici: Divisione del lavoro
(‘specializzazione per fasi’, subfornitura)– Aspetti extra-economici: ‘Milieu’ (ambiente)
• Rete esterna (connessioni commerciali a monte e a valle)
Divisione del lavoro
• Vantaggi:–specializzazione–saturazione– flessibilità
• Struttura non gerarchica• Rete di subfornitura principalmente
interna • Mercati internazionali
Milieu– Atteggiamenti• identità locale • fiducia interpersonale e condivisione dei valori• mescolanza di competizione e cooperazione• alta considerazione sociale per il profitto e il rischio
– Conoscenze• tradizione artigianale• canali efficienti per la diffusione delle informazioni
– Infrastrutture• terreni e fabbricati• trasporti e altre reti• servizi alla produzione, la ‘banca locale’
La natura delle esternalità dei distretti
• Comuni con teoria della crescita endogena: – spillover tecnologici–mercati spessi– [infrastrutture]
• Specifiche della teoria distrettuale:– fiducia, social capital– > bassi costi di transazione
Esternalità relative ai costi di transazione
• Processo produttivo scomponibile (Tani)
• Social capital– “Civismo” (Putnam)– L’etica cattolica e marxista e lo spirito
dell’ipercapitalismo (?) (Trigilia)• Lo ‘sciame intelligente’ (Bonabeau-
Theraulaz)
Differenze (in-)intelligibili?• Scarsi contatti tra teoria dei distretti e:– crescita endogena– nuova geografia economica
• Perché?– “Opposti preconcetti” su • comportamento ottimizzante • matematica / econometria
– L’orgoglio della diversità?
Differenze (in-)intelligibili?
• Peccato, c’è molto in comune • Un problema di paradigmi scientifici • Parlare la stessa lingua: i test
econometrici come esercizio di traduzione
• Sì, le differenze sono ‘intelligibili’ (Sabel)
La ricerca Banca d’Italia(1996-2000):
obiettivi• Condurre test quantitativi della teoria
dei distretti • Studiare i rapporti con il sistema
finanziarioe anche:
• Fare ‘parlare’ la teoria dei distretti con l’economia mainstream
La ricerca Banca d’Italia: principali domande
• Identificazione dei distretti • Performance:– Produttività– Esportazioni
• Mercati: – Beni intermedi– Lavoro– Capitale
La ricerca Banca d’Italia: alcuni risultati
• Pro e contro della identificazione dicotomica dei distretti
• Significativi differenziali di efficienza • Idem per la performance sui mercati esteri• Diversa ‘topologia’ per distretti giovani e maturi• Differenze significative ma modeste nel mercato del
lavoro• Risultati deboli e/o contraddittori circa il credito
Efficienza• Signorini 1994: nel settore laniero le imprese
distrettuali hanno TFP più elevata• Risultato ora generalizzato al complesso
dell’industria manifatturiera (FPRS) • Utilizzo di una frontiera di produzione parametrica
• L’effetto distretto è significativo in tutti i settori dell’industria leggera
Mercato dei prodotti intermedi • Contratti di subfornitura: il cuore del
modello distrettuale• “Specializzazione per fasi”
• La “topologia” delle strutture di subfornitura (Omiccioli)
Non vi sono indizi di dis-integrazione verticale
Distretti maturi (Centro-Nord): una rete complessa (orizzontale; con pluralità di legami)
Distretti giovani (Sud): struttura gerarchica
La ricerca Banca d’Italia: reference
LO SVILUPPO LOCALE. Una ricerca della Banca d’Italia sui
distretti industriali. a cura di L. Federico Signorini
Roma, Donzelli, 2000
Nuovi problemi e nuove domande
ICT e anomalia italiana:• la struttura per settore e dimensione
(ancora!)• il capitale umano• limiti alla concorrenza / all’entrata / alla
crescita
La struttura per settore• “A monte”: scarsa presenza nelle ICT– alta crescita della domanda– alti incrementi di produttività– complementarità/interazioni tecnologiche
• “A valle”: i settori di specializzazione– crescita modesta della domanda– incrementi di produttività da ICT limitati
Un ‘déja vu’?“I settori produttivi in cui l’Italia pare godere nelle esportazioni di maggiori ‘vantaggi comparati’ sono in genere proprio quelli a basso contenuto tecnologico. Essi sono settori per cui la competitività è basata essenzialmente sui prezzi... Man mano che si passa a settori in cui l’indice dei ‘vantaggi comparati’ per l’Italia scende al di sotto della media, si incontrano prodotti a più elevata tecnologia... Analoghi confronti di carattere dinamico dimostrano che le esportazioni italiane stanno perdendo competitività proprio nei settori maturi... L’industria italiana, se vorrà mantenere le sue posizioni sui mercati internazionali, dovrà mutare gli attuali modelli di specializzazione, puntando su prodotti caratterizzati da maggiore contenuto tecnologico, cioè su quelli che non sono ancora producibili da parte dei paesi meno sviluppati”. (Momigliano, 1975).
La struttura per dimensione• Problemi per PMI/distretti:– velocità di adozione delle ICT– capacità di riconversione radicale– codifica delle conoscenze
ma:• Potenziali vantaggi:– riduzione della scala minima efficiente– riduzione dei sunk costs commerciali
Evidenze preoccupanti?Esempi da recenti ricerche BI
• Scarsa adozione di ICT in Italia (Bugamelli/Pagano)
• Rapporto fra adozione di ICT e dimensione (INVIND: Trento/Warglien)
• ‘Excess returns’ non sfruttati (Bugamelli/Pagano)
• Relazione fra dimensione d’impresa e crescita aggregata (Pagano/Schivardi)
Evidenze preoccupanti?• Scarsa adozione di ICT in Italia:
IT USInvestimenti ICT 2.2 3.0Stock di capitale ICT 4.9 8.5(% su PIL) fonte: Bugamelli-Pagano
• Un ritardo di circa 8 anni (stock)• Ma: dati 1997… flussi...
Evidenze preoccupanti?• Relazione fra adozione di ICT e dimensione
PC per 100 addetti Coll. Internet %Medio-piccole (50-99) 31.4 96.2Grandi (1000+) 49.5 100.0Distrettuali 33.7 96.6TOTALE39.2 96.7
fonte: INVIND, Trento-Warglien
(dati 2000)
Evidenze preoccupanti?• ‘Excess returns’ non sfruttati – stima del rendimento dell’investimento ICT
(fonte: Bugamelli-Pagano; dati 1997)– rendimento marginale molto superiore al
costo– presumibile esistenza di barriere• vincoli alla riorganizzazione aziendale• scarsa scolarità
Evidenze preoccupanti?• Relazione fra dimensione d’impresa e
crescita – in un confronto fra paesi europei, la crescita
della produttività del lavoro è positivamente legata alla dimensione d’impresa (fonte: Pagano-Schivardi; dati anni 90)
– la relazione è più forte nei settori ICT
Problemi specifici dei distretti• Codifica delle conoscenze – ICT più adatta a reti gerarchiche?– scarso livello di istruzione formale nei
distretti (Cannari-Signorini)• Complementarità ICT/riorganizzazione– irrilevante per imprese distrettuali?–modifica dei vantaggi relativi?
Problemi specifici dei distretti
• Subfornitura / outsourcing– Decentramento produttivo all’esterno
dell’area spesso osservato –Ma non vi sono segnali di disgregazione
– La ‘topologia distrettuale’ come utile
strumento per disporre di un’evidenza più sistematica
Problemi specifici dei distretti
• Tecnologia e comunità locale– Auto e treni per spostamenti pendolari:
la dimensione territoriale di una collettività • da 955 (1981) a 784 (1991) a …?
– Reti di comunicazione: scomparsa delle culture locali?
– Internet: distanze fisiche irrilevanti?
Problemi specifici dei distretti• Distretti virtuali?– Contratti di subfornitura via Internet e
“B2B”– Collettività virtuali: Sistemi di valori?...
Linguaggi idiosincratici?... “Conoscenza tacita”?... Fiducia?...
• Fine dell’ancoraggio al territorio?> Una questione di ‘ampiezza di banda’...
Sistemi di reti e distretti industriali
Luigi Federico SignoriniBanca d’Italia
…grazie per l’attenzione.