sociologia dei mediamc quail parte prima1

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SOCIOLOGIA DEI MEDIA TEORIE SEMPRE VALIDE INTRODUZIONE Mc. Quail si era domandato in passato se davanti alla trionfante marcia nei nuovi media (tv via cavo, home video etc), la comunicazione di massa nelle sue forme storiche (tv, radio, giornali), non fosse al tramonto. La risposta era stata: la comunicazione di massa è troppo legata alla democrazia di massa, all’economia mondiale e alla domanda globale di informazione di massa per inaridirsi e sparire . Mc Quail afferma che l’espressione “comunicazione di massa” non è demodé, ma la realtà alla quale si riferisce è complessa e pervasiva. Per Mc Quail, i nuovi media, pongono nuove sfide alla riflessione teorica e alla ricerca perché hanno introdotto innovazioni quali l’interattività.. Il rischio è quello di inquadrare i nuovi sviluppi entro schemi concettuali vecchi. Ad esempio uno di questi sviluppi da studiare a fondo è quello relativo alla progressiva demassificazione/frammentazione dei pubblici dei vecchi media iniziata dalla diffusione dei nuovi media. Mc Quail lancia l’appello di investire nella ricerca empirica nei territori della nuova frontiera della comunicazione Per Mc Quail la com di massa è ancora viva e vegeta e l’arrivo dei nuovi media significa solo che nell’ambito della teoria c’è ancora molto da fare. PARTE PRIMA TEORIE 1° Cap – Introduzione: primi approcci allo studio dei media 1 L’IMPORTANZA DEI MASS MEDIA Il termine mass media si riferisce ai mezzi di comunicazione che operano su larga scala e che raggiungono virtualmente tutti i membri di una società. I confini di questo termine sono incerti e si situano in una zona di frontiera tra i media tradizionali e i nuovi media che sono più individuali, diversificati e interattivi (si pensi ad Internet). L’arrivo dei nuovi media non comporta il declino dei mass media, quanto piuttosto, questi ultimi vengono integrati e potenziati. L’importanza della comunicazione di massa, deriva dalla sua universalità, la sua popolarità e il suo carattere pubblico. Queste caratteristiche hanno alcune conseguenza per l’organizzazione politica e la vita culturale delle società contemporanee. Rispetto alla politica i mm sono un elemento essenziale poiché forniscono un’arena per il dibattito e danno visibilità ai candidati e sono un mezzo per esercitare il potere. Rispetto alla cultura i mm sono una fonte di definizioni e immagini della realtà sociale ed espressione di un’identità comune e sono il principale mezzo di intrattenimento condiviso dalla maggior parte delle persone. 2 RAPPORTI MEDIA- La natura del rapporto media-società, dipende dalle 1

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Page 1: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

SOCIOLOGIA DEI MEDIA

TEORIE SEMPRE VALIDE – INTRODUZIONE

Mc. Quail si era domandato in passato se davanti alla trionfante marcia nei nuovi media (tv via cavo, home video etc), la comunicazione di massa nelle sue forme storiche (tv, radio, giornali), non fosse al tramonto. La risposta era stata: la comunicazione di massa è troppo legata alla democrazia di massa, all’economia mondiale e alla domanda globale di informazione di massa per inaridirsi e sparire. Mc Quail afferma che l’espressione “comunicazione di massa” non è demodé, ma la realtà alla quale si riferisce è complessa e pervasiva. Per Mc Quail, i nuovi media, pongono nuove sfide alla riflessione teorica e alla ricerca perché hanno introdotto innovazioni quali l’interattività.. Il rischio è quello di inquadrare i nuovi sviluppi entro schemi concettuali vecchi. Ad esempio uno di questi sviluppi da studiare a fondo è quello relativo alla progressiva demassificazione/frammentazione dei pubblici dei vecchi media iniziata dalla diffusione dei nuovi media. Mc Quail lancia l’appello di investire nella ricerca empirica nei territori della nuova frontiera della comunicazionePer Mc Quail la com di massa è ancora viva e vegeta e l’arrivo dei nuovi media significa solo che nell’ambito della teoria c’è ancora molto da fare.

PARTE PRIMA

TEORIE1° Cap – Introduzione: primi approcci allo studio dei media

1 L’IMPORTANZA DEI MASS MEDIA

Il termine mass media si riferisce ai mezzi di comunicazione che operano su larga scala e che raggiungono virtualmente tutti i membri di una società. I confini di questo termine sono incerti e si situano in una zona di frontiera tra i media tradizionali e i nuovi media che sono più individuali, diversificati e interattivi (si pensi ad Internet). L’arrivo dei nuovi media non comporta il declino dei mass media, quanto piuttosto, questi ultimi vengono integrati e potenziati. L’importanza della comunicazione di massa, deriva dalla sua universalità, la sua popolarità e il suo carattere pubblico. Queste caratteristiche hanno alcune conseguenza per l’organizzazione politica e la vita culturale delle società contemporanee. Rispetto alla politica i mm sono un elemento essenziale poiché forniscono un’arena per il dibattito e

danno visibilità ai candidati e sono un mezzo per esercitare il potere. Rispetto alla cultura i mm sono una fonte di definizioni e immagini della realtà sociale ed espressione di

un’identità comune e sono il principale mezzo di intrattenimento condiviso dalla maggior parte delle persone.

2RAPPORTI MEDIA-

SOCIETÀ

La natura del rapporto media-società, dipende dalle circostanze spazio-temporali. I media dipendono dalla società e soprattutto dal potere politico ed economico, cmq c’è anche un’influenza reciproca. Il contesto sociale che fa da sfondo alle teorie qui trattate è quello delle moderne nazioni sviluppate.

3 DIFFERENZE DI APPROCCIO

Vi sono 2 principali differenze di prospettiva in rapporto a mass media e società:1. APPROCCI MEDIA CENTRICI: Riconoscono un’autonomia e un’influenza molto forti alla comunicazione e

si concentrano sulla sfera di attività propria dei media.Questa teoria vede il motore principale del cambiamento sociale nei mezzi di comunicazione di massa, che a loro volta sono spinti dagli sviluppi della tecnologia e della comunicazione.

2. APPROCCI SOCIO-CENTRICI: Per questo approccio, i media sono un riflesso delle forze politiche ed economiche al punto che ogni teoria in questo campo non può che essere un’applicazione particolare di una più generale teoria della società. Prospettiva critica.

1. MONDO DELLA CULTURA E DELLE IDEE: Umanistico, qualitativo.2. FORZE E FATTORI MATERIALI: Scientifico, quantitativo

Ne scaturiscono 4 differenti prospettive sui media e società:

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Page 2: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

* MEDIA CULTURALISTA: Implica concentrare l’attenzione sul contenuto e sulla ricezione dei messaggi dei media, influenzati dal contesto personale immediato.

* MEDIA MATERIALISTA: Porta a privilegiare gli aspetti politico-economici e tecnologici dei media in questione.

* SOCIO CULTURALISTA: Sottolinea l’influenza dei fattori sociali sulla produzione e ricezione dei media e le funzioni di questi ultimi nella vita sociale

* SOCIO MATERIALISTA: Considera i media un riflesso delle condizioni economiche e materiali della società anziché la causa prima.

4 DIFFERENTI TIPI DI TEORIA

Intendendo per teoria ogni insieme di idee utile a capire un fenomeno, orientare l’azione o prevedere una conseguenza, si possono distinguere 4 tipi di teoria relativi alla comunicazione di massa:

* TEORIA SOCIO-SCIENTIFICA: abbraccia vari argomenti tra cui le questioni sociali più generali, gli aspetti minuti dello scambio individuale di informazione etc….

* TEORIA NORMATIVA: si interessa di come i media devono operare per raggiungere o salvaguardare determinati valori sociali. Le teorie normative di una società sui propri media, sono in genere reperibili in leggi etc.

* TEORIA OPERAZIONALE: riguarda le idee pratiche elaborate e applicate dai professionisti dei media nell’esercizio del loro lavoro. Talvolta nell’etica giornalistica, questa teoria si sovrappone a quella normativa.

* TEORIA QUOTIDIANA O DEL SENSO COMUNE: nell’uso dei media, cioè il sapere che ricaviamo dalla nostra esperienza dei media e che ci aiuta a capire come un mezzo di comunicazione potrebbe inserirsi nella nostra vita quotidiana. Come leggiamo il suo contenuto e come andrebbe letto, quali differenze ci sono tra i diversi media.

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SCIENZA DELLA COMUNICAZIONE E

STUDIO DELLA COMUNICAZIONE DI

MASSA

Lo studio delle comunicazioni di massa è un’area delle scienze sociali. La scienza della comunicazione è stata definita da BERGER E CHAFFE come il tentativo di capire la produzione, il consumo e gli effetti dei sistemi di simboli e segnali sulla base di teorie verificabili contenenti legittime generalizzazioni che spieghino i fenomeni legati alla produzione, al consumo e agli effetti. Questa definizione è, però, orientata verso il solo modello di studio quantitativo del comportamento comunicativo e delle sue cause. Non è adatta a spiegare i sistemi simbolici …I recenti sviluppi tecnologici, hanno reso più confusa la linea di demarcazione tra comunicazione pubblica e privata e comunicazione di massa e interpersonale rendendo più difficile rintracciare in un’unica definizione del campo di indagine la diversità di prospettive e di problematicità.

5.1LIVELLI DI

COMUNICAZIONE

Occorre individuare i differenti livelli di organizzazione sociale dove avviene la comunicazione. La comunicazione di massa può essere vista come uno dei tanti processi comunicativi a misura di società, al vertice di una distribuzione piramidale degli altri processi.

Macro sociale es. comunicazione di massaIstituzionale

Tra gruppi o associazioniAll’interno del gruppo

Interpersonale (es coppia)Intrapersonale (es elaborazione dell’informazione.

La comunicazione di massa è uno dei pochi processi macro-socaili.5.2 DIFFERENTI RETI

Perché una rete di comunicazione possa definirsi tale, devono esserci un mezzo di offerta e di scambio e un flusso di messaggi a cui tutti o quasi partecipino attivamente. Esistono tecnologie alternative che alimentano vaste reti di comunicazione (es. trasporti, telefoni), ma queste di solito non hanno la valenza sociale dei mm. Vi sono vari livelli, a livello inferiore:o Società a livello regionale,o Azienda

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o Istituzioni: governo, scuola, giustizia, religioneSotto questo livello:

o Ambiente: es. quartiereo Interesse: es musicao Bisogno: es cura dei bambini

A livello familiare e interpersonale: l’attenzione è rivolta alle forme di conversazione e comunicazione.Ogni livello presenta uno schema di domande simili per la teoria e la ricerca:Chi comunica a chi? Fonti e riceventiPerché? Funzioni e scopiIn che modo? Canali, linguaggi, codiciSu che cosa? Contenuto e tipi di informazioneCon quali effetti? Intenzionali o inintenzionali6 TRADIZIONI DI ANALISI, STRUTTURALE , COMPORTAMENTALE E CULTURALE

Anche se le questioni dei diversi livelli si somigliano, i concetti in gioco sono molto diversi, soprattutto tra comunicazione interpersonale e quella di massa. Esistono 3 principali approcci alternativi:

STRUTTURALE: deriva dalla sociologia, ma riceve apporti dalla storia, diritto ed economia. Il suo punto di partenza è socio-centrico e l’attenzione è rivolta soprattutto ai sistemi e alle organizzazioni mediali e ai loro rapporti con la società. In relazione all’uso e all’effetto dei media, l’approccio privilegia l’analisi dei dati aggregati desunti da indagini sul campo o da statistiche.

COMPORTAMENTALE: è radicato principalmente nella psicologia sociale, ma è anche presente nella sociologia. L’oggetto di interesse in genere è il comportamento umano per ciò che concerne la scelta, il consumo e la risposta ai messaggi della comunicazione (uso dei mm). Si adotta in genere l’osservazione partecipante.

CULTURALE: ha le sue radici nell’antropologia e gli studi umanistici. Tende ad essere media-centrico, sensibile alle differenze tra i media e i contesti comunicativi. I suoi metodi prediligono l’analisi qualitativa.

7DEFINIZIONE DELLA COMUNICAZIONE DI

MASSA

Il termine comunicazione di massa risale alla fine degli anni ’30. Non esiste una definizione accettata da tutti, ma il si può affermare che il termine massa denota un’entità enorme, mentre il termine comunicazione rimanda allo scambio di significati.Il processo della comunicazione di massa, non è sinonimo di mass media (che sono le tecnologie organizzate che rendono possibile la comunicazione di massa). La comunicazione di massa è sempre stata più un’idea che una realtà. Quello che Weber definiva un ideal tipo cioè un concetto che accentua gli elementi chiave di una realtà empirica.

8 L’ISTITUZIONE DEI MASS MEDIA

Il fenomeno della comunicazione di massa, rimane all’interno dell’istituzione mass media definibile come l’insieme delle attività e delle organizzazioni mediali, aventi regole formali o informali di funzionamento, all’interno di quadri giuridici e politici imposti dalla società. I mezzi di comunicazione si sono sviluppati gradualmente intorno alle attività di pubblicazione e larga diffusione delle informazioni e della cultura, inoltre si sovrappongono con altre istituzioni. I media sono segmentati secondo il tipo di tecnologia (stampa, film, tv), e secondo sotto-tipi (stampa nazionale/internazionale). In ogni caso, esistono molti tratti tipici :

L’istituzione media è collocata nella sera pubblica.I media godono di un ampio grado di libertà come soggetti economici, politici e culturali.Formalmente l’istituzione media è priva di potereLa partecipazione all’istituzione media è volontaria e senza vincoli sociali.

L’istituzione mass media: L’attività principale è la produzione e la distribuzione di contenuti simbolici. I media operano all’interno della sfera pubblica e sono regolati di conseguenza La partecipazione come emittente o ricevente è volontaria I media hanno una organizzazione professionale e burocratica.

2° Cap – La nascita dei mezzi di comunicazione di massa.1 DALLE ORIGINI AI Il termine mass media si riferisce ai mezzi organizzati per comunicare a

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Page 4: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

MASS MEDIA

numerosi riceventi entro un breve spazio di tempo. E’ cmq difficile trovare un’unica definizione. Nella storia dei mm si incontrano 3 elementi principali:

1. Insieme di scopi, bisogni o usi: informazione, intrattenimento etc.2. Insieme di tecnologie:3. Forme di organizzazione sociale: che assicurino le condizioni per

la diffusione delle tecnologie all’interno del contesto sociale più ampio.

Il modo in cui le tecnologie della comunicazione vengono usate dipende in larga parte dalle circostanze spazio-temporali.

1.1 MEZZI A STAMPA

* IL LIBRO:* IL PRIMO GIORNALE: sono trascorsi quasi 200 anni

dall’invenzione della stampa prima che si potesse distinguere un prototipo di giornale dai volantini….Il suo diretto precursore sembra essere stato la lettera.

* LA STAMPA D’OPPOSIZIONE: fin dall’inizio, il giornale, ha avversato il potere costituito.

* L’AVVENTO DI UN PUBBLICO DI LETTORI:* LA STAMPA POLITICA: una tipica forma di giornale era il foglio

politico di partito. * LA STAMPA DI PRESTIGIO: Il giornale borghese della fine dell’800

è stato uno dei punti culminanti della stampa. E’ legato al trionfo del liberalismo.

* COMMERCIALIZZAZIONE DELLA STAMPA QUOTIDIANA: è legato al commercio e alla diffusione della pubblicità.

1.2 IL CINEMA

Il cinema nasce alla fine dell’800, ma la sua offerta non era nuova per contenuto o funzione. Come mezzo di comunicazione di massa, il cinema risposte all’invenzione del tempo libero e ala domanda per un modo economico di passere il tempo libero (rispetto al teatro che era più costoso). I 3 principali filoni furono:

1) L’uso propagandistico.2) L’emergere di scuole di arte cinematografica3) L’avvento del cinema sociale documentaristico.

I principali snodi della storia del cinema furono:* La nascita della Tv* L’americanizzazione dell’industria cinematografica* Minor bisogno di rispettabilità: il cinema ha potuto soddisfare

domanda di violenza e di contenuti pornografici. Il cinema è comunque, più che mai un creatore di cultura.

1.3 RADIO E TELEVISIONE

Entrambi hanno attinto ai media precedenti (telefono, telegrafo, fotografia, cinematografia). Un aspetto importante della televisione è stato il fatto di trasmettere in diretta. La tv è in grado di produrre una certa intimità tra telespettatore e programma tv.

1.4 MUSICA REGISTRATA

La registrazione e la riproduzione della musica, iniziate intorno al 1880, si diffusero assai rapidamente grazie al grande successo di canzone e melodie popolari. Il primo mutamento è avvenuto con il matrimonio tra musica radiodiffusa e il disco. Il passaggio della radio da mezzo di comunicazione di massa familiare a individuale è stato un altro mutamento fondamentale.

1.5 NUOVI MEDIA Il termine nuovi media venne usato negli anni ’60 in riferimento ad un insieme di tecnologie della comunicazione diversificate e in continua espansione. Tuttavia, le basi dell’attuale rivoluzione delle comunicazioni si basano su 2 innovazioni principali: la comunicazione va satellite e il computer.

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La comunicazione di massa tradizionale era per lo più unidirezionale, mentre le nuove tecnologie sono soprattutto interattive. Occorre distinguere tra:

* TRASMISSIONE: sistemi via cavo e via satellite.* EMERGERE DI UN NUOVO MEZZO DI COMUNICAZIONE (INTERNET):

2DIFFERENZE TRA I

MEDIA

Ormai è sempre più difficile trovarne. La globalizzazione e la continua tendenza verso l’integrazione di corporazioni mediali nazionali e globali ha portato alla convivenza di media differenti creando nuovi presupposti per la convergenza.

2.1 LIBERTÀ/CONTROLLO

I rapporti tra media e società hanno in genere una dimensione politica e un aspetto normativo o socio culturale. Centrale alla dimensione politica è la questione libertà/controllo. Tipi dei controlli sui media: Dei contenuti, per ragioni politiche Dei contenuti, per ragioni culturali e /o morali. Delle infrastrutture, per ragioni tecniche. Delle infrastrutture, per ragioni economiche.

2.2

PROBLEMI DI USO E RICEZIONE

Vi sono 3 dimensioni rilevanti della percezione e fruizione dei media:1) Se in casa o fuori: tv domestica, 2) Se come esperienza individuale o comune: tv collettivo, giornale

ha un consumo individuale, 3) Se pubblica o privata: la radio oggi più che altro privata.

Si affaccia anche l’interattività.

3

LE CONSEGUENZE DEI CAMBIAMENTI NEI

MEDIA E L’INTERESSE PUBBLICO

Le società moderne dipendono sempre più dai sistemi di comunicazione. Individualismo, relativismo e precarietà sono condizioni che accrescono la dipendenza e la vulnerabilità della maggior parte degli individui e quindi anche il loro bisogno di informazione. Cmq i mass media hanno ancora una centralità che non sembra dover decadere.

3° Cap – Concetti e modelli

1PRIME RIFLESSIONI SU

MEDIA E SOCIETÀ

Fin dall’inizio vi sono state 3 correnti di pensiero:1) POTERE DEI NUOVI MEZZI DI COMUNICAZIONE

2) INTEGRAZIONE O DISGREGAZIONE SOCIALE

3) QUESTIONE DELL’ACCULTURAMENTO

1.1 IL POTERE DEI MEDIA

La credenza del potere dei mm si basava sull’osservazione della loro enorme influenza e suggestione. Si pensi al periodo nazista, ma anche ai più recenti avvenimenti della Guerra nel Golfo. In genere, le condizioni perché si affermasse il potere dei mm erano individuato in: un’industria dei media nazionale capace di raggiungere la maggioranza della popolazione; un certo grado di controllo monopolistico o autoritario al vertice o al centro, un pubblico affezionato ai media e sensibile al loro fascino.

1.2COMUNICAZIONE E

INTEGRAZIONE SOCIALE

Il rapporto tra mm e integrazione sociale era concettualizzabile in termini negativi (in USA a seguito dell’immigrazione dall’Europa), più solitudine, più criminalità. Ma non era impossibile immaginare anche un contributo positivo della comunicazione moderna alla coesione e alla comunanza. I mm potevano favorire un nuovo tipo di coesione in grado di unire i singoli, in una comune esperienza nazionale, cittadina e locale.

1.3COMUNICAZIONE DI

MASSA COME EDUCAZIONE DI MASSA

I riformatori politici e sociali vedevano nei media una possibilità in più da sfruttare e anche i media, dal canto loro, sentivano di contribuire al progresso divulgando informazioni e idee e smascherando corruzione politica e assicurando un divertimento non nocivo.

1.4I MEDIA COME

PROBLEMA O CAPRO ESPIATORIO

L’atteggiamento più frequente è stato negativo: tendenza a legare immagini di sesso, violenza e crimine offerte dai media con l’aumento del disordine sociale.

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2 IL CONCETTO DI MASSA

Il termine massa Inizialmente aveva una connotazione negativa e si riferiva alla folla giudicata rozza e ignorante. Ma poteva avere una connotazione anche positiva, nella tradizione socialista, come solidarietà e forza collettiva.

Moltitudine Indifferenziata Connotazione tendenzialmente negativa Mancanza di ordine o di organizazione Riflesso della società di massa

3IL PROCESSO DELLA COMUNICAZIONE DI

MASSA

Cinema, radio e tv sono stati etichettati di massa perché destinati a molti. Inoltre, il processo di comunicazione attraverso i mm porta a dei rapporti massificati tra emittenti e riceventi. Si tratta di un rapporto unidirezionale e impersonale e quasi tutta la comunicazione di massa nasce in organizzazione industriali centralizzate, lontani dai loro potenziali fruitori. Gli emittenti sono quasi sempre comunicatori di professione. Il messaggio normalmente è standardizzato. Il pubblico di massa è spesso visto come massa passiva. C’è asimmetria che può essere parzialmente colmata solo con il pluralismo dei media e con la facilità di accesso. Distribuzione e ricezione su ampia scala Flusso unidirezionale Relazione asimmetrica Impersonale e anonimo Contenuti standardizzati

4 IL PUBBLICO DI MASSA

Herbert Blumer 1939, fu il primo a definire la massa un nuovo tipo di formazione sociale della società moderna, contrapponendola ad altri aggregati quali il gruppo, la folla e il pubblico.La massa era più grande di ogni altro pubblico, gruppo o folla. Era disaggregata, i suoi membri non si conoscevanoIl pubblico di massa è: Molto numeroso Disperso Non interattivo e anonimo Eterogeneo Non organizzato

5CULTURA DI MASSA E

CULTURA POOALRE

Di connotazione negativa, perché associata a gusti della maggioranza, quindi rozzi e semplici. Nell’ideologia socialista aveva una connotazione positiva e in tal caso, si parlava di cultura del popolo.

5.1CONTRASTANTI

DEFINIZIONI

La cultura di massa, è stata paragonata al folklore. I mezzi di comunicazione di massa sfruttavano certi filoni culturali popolari, adattandone altri alle condizioni della vita cittadina per colmare il vuoto culturale creato dall’industrializzazione, ma gli intellettuali vi vedevano comunque una grossa perdita culturale. Non tradizionale Non elitaria Prodotta in massa Popolare Commerciale Omogenea

5.2DINAMICA DELLE

FORME CULTURALI

Bauman ha contestato che la cultura di massa sia un prodotto dei mm. A suo parere quello che si definisce cultura di massa, non è altro che una cultura universale o standardizzata. Per Bauman semmai, sono stati i mass media uno strumento per plasmare qualcosa che era destinato in ogni caso ad accadere a causa della crescente omogeneità culturale.

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Page 7: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

6UN PARADIGMA DOMINANTE

PER LA TEORIA E LA RICERCA

Le idee su media e società hanno contribuito a plasmare un modello di ricerca definito: paradigma dominante. A questo si è poi contrapposto un paradigma alternativo.

6.1LA VISIONE DI UNA

SOCIETÀ BUONA

Il paradigma dominante coniugava una visione dell’onnipotenza dei mm in una società massificata con le tipiche tecniche della ricerca sociale, specialmente le inchieste sociali, gli esperimenti socio-psicologici e l’analisi statistica. La visione della società che sta alla base del paradigma è sostanzialmente normativa. Essa presume un certo tipo di società giusta, democratica liberale e pluralista, ma non considera le contraddizioni interne in una simile visione della società. Questo modello ha ispirato la ricerca sulle funzioni di socializzazione, informazione e formazione delle opinioni svolte dai media. La communicazition research all’inizio, è stata influenzata dall’idea che il modello di società liberale, era minacciato da una forma totalitaria (comunismo), dove i mass media tendevano a soffocare la democrazia. La coscienza di questa minaccia ha contribuito a rafforzare i paradigmi.

6.2

ORIGINI SCIENTIFICHE: TEORIA

DELL’INFORMAZIONE E FUNZIONALISMO

Il modello di società buona rifletteva l’ideale americano degli anni ’50. Nell’ambito funzionalista Lasswell 1948, fu il primo ad enunciare le funzioni della comunicazione nella società. L’analisi funzionalista dà per scontato che la comunicazione favorisce l’integrazione, e la normalità della società, pur riconoscendo che la comunicazione di massa può avere effetti negativi. L’altro assunto che il paradigma dominante faceva proprio proveniva dalla teoria dell’informazione elaborata da Shannon e Weaver. A loro si deve un modello per analizzare il flusso di informazioni che concepiva la comunicazione come u processo seriale a partire da una fonte che sceglie un messaggio, che poi è trasmesso sotto forma di segnale su un canale di comunicazione a un ricevente. Queste tecniche furono molto apprezzate, perché ritenute in grado di chiarire gli interrogativi sugli effetti dei media.

6.3 VERSO LO STUDIO DEGLI EFFETTI DEI MEDIA

Secondo Rogers questo modello nei decenni dopo il 1949, ha portato gli scienziati della comunicazione a scegliere un approccio alla comunicazione umana lineare e orientato agli effetti. Questa visione della comunicazione era simile al modello S-R.L’approccio causa-effetto continua ad essere l’approccio preso più in considerazione dalla communication research. La comunicazione di massa è spesso considerata da quelli che trasmettono innanzitutto un meccanismo efficace per portare un messaggio al grande pubblico sotto forma di pubblicità, propaganda politica o informazione. Ci è voluto del tempo per capire che la comunicazione appare diversa agli occhi dei riceventi. La ricerca sui mezzi di comunicazione di massa, ha puntato soprattutto a misurare gli effetti intenzionali o involontari (crimine e violenza) dei mass media o a interpretare gli effetti. Il modello unidirezionale sembra meccanicistico e deterministico, in sintonia con l’idea di società di massa dove una ristretta elite saprebbe usare lo strumento influente dei media a scopi di persuasione. Per catturare questa idea si è usata l’immagine dell’ago ipodermico o proiettile magico . Da 50 anni a oggi è chiaro che i media non provocano effetti così diretti sul pubblico. Il modello della trasmissione è stato messo in discussione proprio per questo motivo. Il paradigma dominante della communication research: Idea liberale-pluralista di società, Prospettiva funzionalista Effetti: modello di trasmissione lineare Media potenti modificati dalle relazioni di gruppo Ricerca quantitativa

7UN PARADIGMA ALTERNATIVO

Il paradigma alternativo (o critico) contesta una serie di idee e pratiche diverse ma interrelate. La sua critica si è diretta dalla più o meno occulta ideologia liberal-pluralista della società; alle metodologie troppo quantitative; al modello meccanicistico.

7

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7.1UNA VISIONE

DIFFERENTE DELLA SOCIETÀ E DEI MEDIA

Il paradigma alternativo poggia su una visione differente della società che non accetta l’assetto liberal-capitalista vigente come giusto e inevitabile o come il più giusto. La principale ispirazione ideologica del paradigma alternativo è radicata nel marxismo. Si pensi alla Scuola di Francoforte (emigrati negli USA negli anni ’30), molto critici nei confronti della cultura di massa. Le loro teorie fornirono una base intellettuale alla visione dei mass media come strumenti di manipolazione e di oppressione. C. Wright Mills negli anni ’50, espose una chiara posizione avversa ai mass media visti da lui come strumento nelle mani delle elites per favorire un totale conformismo verso lo stato e l’ordine economico.

7.2 ALTRE VOCI CRITICHE

Malgrado l’influenza di Mills e Marcuse, fu negli anni ’60 che il paradigma alternativo si rafforzò. L’approccio alternativo riuniva 2 elementi distinti: l’uno critico e l’antro interpretativo o qualitativo. Il paradigma alternativo: Visione critica della società e rifiuto della neutralità dei valori Rifiuto del modello trasmissivo della comunicazione Visione non deterministica della tecnologia e del contenuto dei media Metodologia qualitativa Preferenza per le teorie culturali o economicho-politiche Preoccupazione per le disuguaglianze

8QUATTRO MODELLI DI

COMUNICAZIONE

1. Modello della trasmissione2. Modello rituale o espressivo3. Modello della pubblicità4. Modello della ricezione

8.1 MODELLO DELLA TRASMMISSIONE

A Westley e MacLean 1957 si deve la scoperta che la comunicazione di massa non esiste senza l’interpolazione del ruolo di un agente della comunicazione (giornalista, ) tra la società e il pubblico. La sequenza, non è semplicemente emittente, messaggio, canale, ricevente, ma, eventi e voci nella società, canale/comunicatore, messaggio, ricevente. In questo modello è importante l’insistenza sul ruolo selettivo degli agenti di comunicazione, il fatto che la selezione viene fatta sulla base di ciò che si pensa interessi il pubblico, il fatto che la comunicazione non è finalizzata. Secondo questa visione, la comunicazione di massa è un processo autoregolato mosso dagli interessi e dai bisogni del pubblico. Un processo simile, non può essere lineare perché definito dal feedback del pubblico.In quest’ottica i mm sono visti come organizzazioni aperte e neutrali all’interno di una società secolarizzata. La debolezza di questo modello risiede nel fatto di ridurre la comunicazione a un problema di trasmissione.

8.2IL MODELLO

RITUALE O EPSRESSIVO

Carey propone come alternativa la comunicazione come rituale. In quest’ottica, la comunicazione è legata alla condivisione, partecipazione associazione e comunanza e mira al mantenimento della società nel tempo. Mette l’accento non solo sulla trasmissione ma anche sul gradimento.

8.3

COMUNICAZIONE COME

PRESENTAZIONE E ATTENZIONE: IL

MODELLO DELLA PUBBLICITÀ

I media si prefiggono un obiettivo economico diretto, trarre profitto. Fondamentale è la conquista dell’attenzione del pubblico. Questo modello si differenzia dagli altri 2 per: IL tempo a disposizione del pubblico non è infinito competitività; La comunicazione in questo senso, è solo quella presente

attualità/transitorietà. La conquista dell’attenzione è un fine in sé nel breve periodo neutro e

privo di senso obiettività/distacco.8.4 CODIFICA E

DECODIFICA DEL DISCORSO MEDIALE: IL MODELLO DELLA

RICEZIONE

Questo modello ha origine nella TEORIA CRITICA. E’ legato all’analisi della ricezione di Jensen e Rosengren 1990 che contesta le metodologie dominanti della ricerca empirica sul pubblico e sul contenuto perché trascurano il potere del pubblico di caricare messaggi di significato. Tra gli antesignani Stuart Hall 1980, il quale sottolineava le trasformazioni che ogni messaggio mediale

8

Page 9: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

subisce nel percorso dalla fonte alla sua ricezione e interpretazione.

8.5 MODELLI A CONFRONTOQuesti singoli modelli presi singolarmente sono insufficienti a spiegare la comunicazione di massa.

9MEDIA E SOCEITÀ:

NUOVE PROSPETTIVE TEORICHE

Ci troviamo oggi di fronte a nuove tecnologie della comunicazione che non sono né di massa né unidirezionali, e si registra un certo superamento della massificazione e della centralizzazione della società.

4° Cap – Teoria dei media e teorie della società

1MEDIA, SOCIETÀ E

CULTURA

Rapporto media-società. Società e cultura sono inseparabili.

1.1

UNA TIPOLOGIA DEI RAPPORTI SOCIETÀ-

CULTURA

ROSENGREN ha proposto una tipologia che incrocia 2 tesi oposte: LA STRUTTURA SOCIALE INFLUENZA LA CULTURA e il suo

contrario LA CULTURA INFLUENZA LA STRUTTURA SOCIALE.Ne derivano 4 ipotesi:

LA CULTURA INFLUENZA LA

STRUTTURA SOCIALE

LA STRUTTURA SOCIALE INFLUENZA LA CULTURA Sì No

Interdipendenza(Influenza reciproca)

Idealismo(forte influenza dei media) – media come cultura, I media

influenzano pesantemente le idee e i valori

No

Materialismo(i media sono dipendenti, sono un aspetto della società) Chi

possiede i media può regolarli come crede.

Autonomia(nessun legame causa-effetto)

2

LA COMUNICAZIONE DI MASSA COME

PROCESSO MACRO-SOCIALE

Un presupposto centrale è che l’istituzione media si identifica con la produzione e la distribuzione del sapere. Noi dipendiamo dai media per granparte del nostro ambiente simbolico.

2.1IL CONCETTO DI

MEDIAZIONE

La mediazione implica una qualche forma di rapporto. I rapporti mediati dai mm sono più impersonali e distanti, ma la presenza dei mm è inevitabilmente pervasiva.In aggiunta all’interazione faccia a faccia THOMPSON distingue altri 2 tp di interazione:

1) INTERAZIONE MEDIATA

2) QUASI INTERAZIONE MEDIATA: si riferisce alle relazioni stabilite dai mezzi di com di massa. Il flusso di comunicazione è unidirezionale

Secondo THOMPSON i media danno luogo a un nuovo tipo di sfera pubblica de-spazializzata e non dialogica, potenzialmente globale.

2.2METAFORE DELLA

MEDIAZIONE

I media sono stati percepiti come: una finestra, uno specchio, un filtro, un segnale stradale, una tribuna, uno schermo o barriera. Queste definizioni, non fanno riferimento all’interattività…

3GRANDI QUESTIONI

TEORICHE: POTERE E DISEGUAGLIANZA

MODELLO DELL’EGEMONIA

I media sono posseduti o controllati da un numero ristretto di interessi forti. Il pubblico è visto come dipendente e passivo e gli effetti dei media sono visti come forti. (conservatori e critici della società di massa).

MODELLO DEL PLURALISMO

Gruppi e interessi politici sociali antagonisti, la produzione è creativa, il pubblico è attivo e reattivo, gli effetti sono numerosi. Tale modello si ispira agli ideali del liberalismo e dell’economia di mercato.

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Page 10: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

4 GRANDI QUESTIONI TEORICHE: INTEGRAZIONE E IDENTITÀ SOCIALE

4.1UNA DUPLICE

PROSPETTIVA SUI MEDIA

1) Da una parte i mm sono stati messi in relazione al disordine sociale e al presunto incremento della criminalità.2) Dall’altro il rapporto tra mm e integrazione sociale è stato visto in maniera positiva: media in grado di unire gli individui isolati.

4.2L’AMBIVALENZA CIRCA

L’INTEGRAZIONE SOCIALE

La formulazione della teoria dipende dall’atteggiamento positivo o negativo verso i differenti esisti di 2 tendenze alternative centrifughe (conflitto tra i confccetti di cambiamento, libertà, diversità) e centripete (concetto di controllo, unità e cosesione). Si può pensare a 2 versioni della teoria

Effetto centtrifugo

Visione ottimistica

Effettocentripeto

1 – LIBERTÀ PLURALISMO2 - INTEGRAZIONE SOLIDARIETÀ

3 – ANOMIA PERDITA DI IDENTITÀ 4 – EGEMONIA UNIFORMITÀ

Visione pessimistica VERSIONE POSTITVA DELLE TENDENZE CENTRIPETE: teoria funzionalista, vede nei mezzi di

comunicazione un fattore unificante e idi integrazione. Gli effetti sono libertà e mobilità. VERSIONE NEGATIVA DELLE TENDENZE CENTRIPETE: teoria critica: descrive questo effetto in termini di

omologazione e manipolazione. Gli effetti sono isolamento e alienazione.

4.3TIPI E LIVELLI DI

EFFETTI DI INTEGRAZIONE

Occorre distinguere tra:* INTEGRAZIONE FUNZIONALE: ossia assenza di conflitto,

cooperazione.* INTEGRAZIONE NORMATIVA: comunanza di valori e norme.

Gli esponenti della scuol di Chicago sottolinearono l’aspetto positivo che i mass media avevano nell’assimilaregli immigrati alla nazione.

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COMUNICAZIONE DI MASSA E

CAMBIAMENTO SOCIALE

I media sono la causa o l’effetto dei cambiamenti sociali? Non esiste una risposta semplice. Le varie teorie propongono interpretazioni opposte di questo rapporto.

6 TEORIA DELLA SOCIETÀ DI MASSA

La teoria sottolinea l’interdipendenza delle istituzioni che esercitano potere e, quindi l’integrazione dei mezzi di comunicazione nelle fonti del potere e dell’autorità. Il paradigma dominante riflette la visione della società di massa. Questa teoria postula che i media saranno controllati da monopoli e che saranno uno strumento efficace per organizzare le masse sotto forma di spettatori, consumatori, elettori etc. Secondo C. WRIGHT MILLS il teorico più autorevole della società di massa, i mm producono una forma di controllo antidemocratico dall’alto.I nuovi media, incoraggiano una nuova visione della società, in contrasto con la tesi della società di massa.Teoria della società di massa:

SOCIETÀ SU AMPIA SCALA

PUBLICO ATOMIZZZATO

MEDIA CENTRALIZZATI

TRASMISSIONE UNIDIREZIONALE

DIPENDENZA DAI MEDIA

PER L’IDENTITÀ

USO DEI MEDIA PER SCOPI DI MANIPOLAZIONE E

CONTROLLO

7MARXISMO E MASS

MEDIA

E’ possibile analizzare i media sulla scorta delle idee di Marx. L’industria dei media corrisponde a un modello capitalistico, con fattori di produzione e rapporti di produzione. I media sfrutterebbero i lavoratori. I mezzi di comunicazione di massa divulgherebbero le idee della classe dominante, negando l’accesso a idee alternative che potrebbero favorire il cambiamento o una maggiore coscienza dei propri interessi da parte della classe lavoratrice. Queste tesi confluiscono in quella denominata economia politica critica.

7.1 LA POSIZIONE CLASSICA

La teoria marxista postula un legame diretto tra la proprietà economica e la diffusione di messaggi che affermano la legittimità e il valore di una società classista. Questa posizione trova conforto ai giorni nostri nella tendenza a concentrare la proprietà dei mm nelle mani di

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Page 11: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

imprenditori capitalisti.

7.2VARIANTI NEO-

MARXISTE

Le idee rivedute della teoria marxista, evidenziano gli effetti ideologici dei media nel riprodurre i rapporti di sfruttamento e nel legittimare la classe dominante. MARCUSE 1964, afferma che i mm unitamente agli fattori dei sistemi di produzione di massa, sono impegnati a vendere o imporre un intero sistema sociale che è contemporaneamente repressivo e desiderabile. Per Marcuse, i media soddisfano falsi bisogni.Teoria marxista dei media

I MEDIA SONO IN MANO ALLA BORGHESIA

I MEDIA OEPRANO NELL’INTERESSE

DELLA BORGHESIA

I MEDIA INCORAGGIANO LA FALSA COSCIENZA

DELLA CLASSE OPERAIA

L’ACCESSOAI MEDIA È NEGATO ALL’OPPOSIZIONE POLITICA

8 TEORIA FUNZIONALISTA

Il funzionalismo interpreta le pratiche e le istituzioni sociali in base ai bisogni delle società e degli individui (Merton 1957). Apportati ai media, i bisogni sarebbero quelli di continuità, ordine, integrazione, motivazione, guida, socializzazione e adattamento. La società è viswta come un insieme dinamico dove i mm sono funzionali alla continuità e all’ordine esistente. La vita sociale organizzata, richiede il mantenimento di un quadro coerente e completo al funzionamento della società e dell’ambiente sociale. Reagendo ai bisogni degli individui, i mm avvantaggiano tutta la società. La teoria struttural-funzionalista si inquadra nelle concezioni pluraliste ed è tendenzialmente conservatrice nella misura in cui considera i media non fonte di cambiamenti ma strumento per mantenere la società così com’è. La teoria funzionalista della dipendenza (DE FLEUR E BALL ROKEACH) 1989, considera la dipendenza del pubblico dai media una variabile misurabile empiricamente. Secondo questa teoria, quanto più il pubblico dipende dai media per l’informazione, quanto maggiore è il potere che i media hanno.

8.1LE FUNZIONI

SOCIALI DEI MEDIA

Secondo LASSWELL 1948, le principali funzioni della comunicazione nella società erano il controllo dell’ambiente, la correlazione delle parti della società nel reagire all’ambiente e la trasmissione del patrimonio culturale. WRIGHT 1960 aggiunge anche l’intrattenimento. InformazioneCorrelazione: socializzare, costruire il consenso.Continuità: Intrattenimento:Mobilitazione: battersi per obiettivi comuni.

8.2LA FUNZIONE

INTEGRATIVA DEI MEDIA

La teoria funzionalista dei media serve sa spiegare unicamente i fenomeni relativi all’integrazione sociale. FERGUSON 1983 propone un esempio di funzione di integrazione selettiva quando traccia un’analogia tra il concetto di DURCKEIM di culto religioso e il rapporto tra riviste femminili e lettrici, basato su un culto della femminilità di cui le redattrici sono le officianti e le lettrici le fedeli. L’analisi funzionalista sostiene in linea con la teoria critica che news e informazione sono sempre normative. DAYAN E KATZ 1992 sostengono che cerimonie pubbliche e di stato riprese dai media, servono a cementare società altrimenti atomizzate. Per il funzionalismo i media non sono responsabili dell’aumento del crimine. Teoria funzionalista dei media: I media sono funzionali alla società per:

L’INTEGRAZIONE E LA

COOPERAZIONE

L’ORDINE, IL CONTROLLO

E LA STABILITÀ

L’ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI

LA MOBILITAZIONE

LA GESTIONE DI TENSIONI

LA CONTINUITÀ DELLA CULTURA E DEI VALORI

9TEORIA CRITICA

ECONOMICO-POLITICA

Questa teoria orienta la ricerca verso l’analisi empirica della struttura della proprietà e di controllo dei media e verso il modo di operare dei media. L’istituzione media deve essere considerata parte integrante del sistema economico e con stretti legami con quello politico. L’importanza della teoria economico-politica è stata esaltata anche in seguito al tramonto dell’analisi marxista classica. E’ cresciuta un’economia dell’informazione globale. Teoria critica economico-politica:

IMPORTANZA TENDENZA DELLE SVILUPPO MERCIFICAZIONE DIMINUZIO MARGINALIZZAZIONE

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Page 12: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

DELLA LOGICA E DEL CONTROLLO DELL’ECONOMIA

STRUTTURE MEDIALI VERSO

LA CONCENTRAZION

E

DELL’INTEGRAZIONE GLOBALE DEI MEDIA

DEI CONTENUTI E DEI PUBBLICI

NE DELLA DIVERSITÀ

DELLE VOCI ALTERNATIVE – SUBORDINAZIONE

DELL’INTERESSE PUBBLICO AGLI INTERESSI PRIVATI

10DETERMINISMO TECNOLOGICO

Esiste una tradizione tuttora attiva di ricerca, dei legami tra la tecnologia della comunicazione dominante in un’epoca e i tratti essenziali della società. Etichettare questa corrente come deterministica è comunque riduttivo.

10.1LA SCUOLA DI

TORONTO

Il primo importante teorico di questa tradizione è H.M. INNIS il fondatore della Scuola di Toronto negli anni dopo la 2° guerra mondiale. Egli interpretava il passaggio dalla pietra al papiro come uno spostamento di potere dai re ai sacerdoti. Sono presenti nella sua opera 2 principi ispiratori:

Come nella sfera economica, i mm tendono ad essere concentrati nelle mani di pochi.

Le dimensioni più importanti di un impero sono spazio e tempo e alcuni mezzi di comunicazione sono più adatti a uno che all’altro.

10.2TECNOLOGIA E

IDEOLOGIA

Il sociologo GOULDNER 1976 interpreta i cambiamenti decisivi della politica moderna alla luce delle tecniche di comunicazione.. Lega l’avvento dell’ideologia alla stampa e al giornale. Determinismo tecnologico:

LE TECNOLOGIE DELLA COMUNICAZIONE SONO FONDAMENTALI PER LA

SOCIETÀ

OGNI TENOCLOGIA HA FORME CONTENUTI E USI

PECULIARI

L’INVENZIONE E L’APPLICAZIONE DELLE TECNOLOGIE DELLA COMUNICAZIONE INFLUENZANO IL CAMBIAMENTO SOCIALE.

LE RIVOLUZIONI DELLA COMUNICAZIONE PORTANO A RIVOLUZIONI NELLA SOCIETÀ

11LA SOCIETÀ

DELL’INFORMAZIO

NE

ROGERS 1986 individua 3 aspetti delle nuove tecnologie: interattività, natura individualizzata e demassificata, natura asincrona dei nuovi sistemi di comunicazione.

PREDOMINANZA DEL LAVORO

LEGATO ALL’INFORMAZIONE

NOTEVOLI VOLUMI DI

FLUSSO DELL’INFORMAZ

IONE

INTERATTIVITÀ DELLE RELAZIONI

INTEGRAZIONE E

CONVERGENZA DELLE ATTIVITÀ

CRESCITA E INTERCONNESSIONE DELLE

RETGI – GLOBALIZZZI

ONE

CULTURA POSTMODERNA

5° Cap – Comunicazione di massa e cultura

1L’APPROCCIO

CULTURALISTA

Fin dagli inizi della ricerca sulla comunicazione di massa, si è andata sviluppando una prospettiva culturalista, che ha a che fare con l’idea di testo, e, con la costruzione e assunzione di significato di quest’ultimo. Questo approccio vede la cultura come processo dinamico e quindi è in contrasto con i precedenti assunti. L’approccio culturalista comprende tutti gli aspetti della produzione, le forme e la ricezione dei testi e i discorsi intorno ad essi.

2COMUNICAZIONE E

CULTURA

James Carey definisce la comunicazione il processo simbolico grazie a cui la realtà prodotta, mantenuta, aggiustata e trasformata.

2.1VERSO UNA DEFINIZIONE

DI CULTURA

L’attributo fondamentale della cultura è la comunicazione perché altrimenti le culture non potrebbero svilupparsi, sopravvivere estendersi e affermarsi. La cultura va cercata in 3 ambienti: la gente, le cose e la prassi umana. Ogni aspetto della fruizione e produzione dei media ha una dimensione culturale.

2.2 TEMI DI RICERCA

Storicamente, la prima questione culturale afforntata dalla teoria dei media è stata quella del carattere della nuova cultura di massa resa possibile dalla comunicazione di massa. Trattata in relazione ai contenuti (testi) culturali, si è poi allargata alla pratica dell’uso dei mm, implicando una visione della gente come massa.

Un 2° tema chiave riguarda le possibili conseguenze delle nuove tecnologie. Un 3° tema riguarda gli aspetti economico-politici della produzione

organizzata della cultura. Un risvolto importante è la mercificazione della cultura. Un’altra conseguenza di ciò è l’internazionalizzazione. La tipica

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Page 13: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

cultura mediale è spesso globalizzata, anche se appare in varianti locali o nazionali. Ciò ha spinto la teoria e la ricerca a investivare sulle conseguenze per l’identità culturale e per l’autonomia e peculiarità delgi stili di vita e dei sistemi di valore esistenti. Tra i temi di ricerca per la teoria culturale:

CULTURA DI MASSA E CULTURA POPOLARE – EFFETTI DELEL TENCOLOGIE DELLA COMUNCIAZIONE – MERCIFICAZIONE DELLA CULTURA – GLOBALIZZAZIONE – IDENTITÀ CULTURALE – GENERI E SUBCULTURE.

3 GLI INIZI: SCUOLA DI FRANCOFORTE E TEORIA CRITICA

Il termine teoria critica indica una lunga tradizione di ricerca, la cui origine risale all’opera di un gruppo di studiosi della Scuola di ricerca applicata di Francoforte, emigrati dopo il 1933. Tra gli esponenti più imporanti: MAX HORKHEIMER, THEODOR ADORNO, HERBERT MARCUSE, WALTER BENJAMIN. La scuola era stata creata per analizzare il perché del fallimento della rivoluzione sociale preconizzata da Marx. L’universale cultura di massa mercificata era vista come lo strumento grazie al quale il capitale aveva ottenuto questo successo. L’intero processo di produzione massificata di merci, servizi e idee aveva reso accettabile il sistema capitalismo. La merce è lo strumento principale di questo processo perché era chiaro che si al’arte sia la cultura potevano essere immesse nel mercato per lucro. MARCUSE 1964, parlò di società unidimensionale, fondata sul commercio, sulla pubblicità e sul finto egualitarismo. I media e l’industria culturale erano al centro delle critiche di questo orientamento. ADORNO E HORMÙKHEIMER 1940 attaccarono aspramente la cultura di massa per il suo conformismo, la monotonia e la creazione di falsi bisogni. Secondo SHILS la critica della SdF era soprattutto antiamericana e rispecchiava il primo impatto dei mm moderni su un gruppo di intellettuali europei sradicati. Fu elaborato il concetto di mercificazione culturale. Questa teoria nacque nei Grundisse di Marx, dove osservava che gli oggetti oltre al loro valore intrinseco, hanno valore di scambio.

4 EGEMONIAI mm non definiscono di per sé la realtà, ma contribuiscono a dare spazio alle definizioni dei detentori del potere nella società.

5 SVILUPPI DELLA TEORIA CRITICA DELLA CULTURA: SCUOLA DI BIRMINGHAM

STUART HALL è stato il fondatore della Scuola di Birmingham. Si deve a questa scuola lo spostamento dell’attenzione dalla questione dell’ideologia contenuta nei testi mediali a quella di come questa ideologia viene letta dal pubblico. STUART HALL 1973-1980, proponeva un modello di codifica-decodifica del discorso mediale, che rappresenta il testo mediale come situato tra i suoi produttori e il pubblico che decodifica questo significato in base alle sue condizioni sociali e differenti schemi interpretativi. HALL sosteneva che vi sono 3 codici fondamentali:

1. Significati dominanti associati al potere2. Significato negoziato3. Significato oppositivo, di chi sa leggere tra le righe.

Questo modello della decodifica riconosce che l’ideologia emessa non equivale a quella ricevuta. Questa teoria ha ispirato MORLEY 1980 con l’ipotesi della decodifica differenziale. In generale, è stata riabilitata la capacità interpretativa del pubblico.

6LA RIABILITAZIONE

DELLA CULTURA POOPALRE

Il termine cultural popolare sembra preferibile al termine cultura di massa e non ha un significato peggiorativo, ma èp intesa nel senso di cultura che è popolare, ossia gradita ai più.

6.1IL POTERE SEMIOTICO

DEL POPOLO

JOHN FISKE 1987-1989, è stato uno dei più grandi difensori della cultura popolare. Per lui lo stesso prodotto culturale può essere letto in modi differenti. Egli definisce un testo mediale come il risultato della sua lettura e fruizione da parte del pubblico, e la pluralità di significati di un testo la sua polisemia. Il termine intertestualità si riferisce in parte all’interconnettività di significati dei media , ma anche tra media e differenti esperienze culturali. Es. la cantante Madonna piace sia alle ragazzine che ai lettori di playboy. FISKE afferma che in una società classista, la maggioranza della gente ha un certo grado di potere semiotico nell’economica culturale, cioè il potere di plasmare i significati in base ai propri desideri.

6.2 QUESTIONI IRRISOLTE Malgrado tutto, ancora oggi molte accuse formulate dai critici della

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Page 14: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

Scuola di Francoforte, rimangono attuali.

7 COMMERCIALIZZAZIONE

In alcuni casi si tratta di una versione annacquata della critica marxista. Questo termine, applicato ai media, riflette la natura concorrenziale dei grandi mercati.

8CULTURA E TECNOLOGIA DELLA COMUNCIAZIONE

E’ ormai chiaro che le cause di specifici mutamenti dell’assetto sociale, non possono essere imputate alle nuove tecniche di comunicazione.

8.1LA VISIONE DI MC

LUHAN DEL MUTAMENTO CULTURALE

MCLUHAN 1964, asseriva che tutti i media sono prolungamenti dell’uomo e quindi dei propri sensi. Attirava l’attenzione sulle conseguenze del passaggio da una comunicazione puramente orale ad un’altra basata sulla scrittura. Inoltre poneva l’accento su come sperimentiamo il mondo. Affermava che sperimentare il mondo leggendo testi scritti isola, la tv è invece coinvolgente.

9 LOGICA DEI MDEIA

ALTHEIDE E SNOW 1979 hanno elaborato il concetto di logica dei media per indicare l’influenza dei media sugli avvenimenti stessi del mondo realt, oltre che sulla loro rappresentazione. Ultimamente questi autori l’hanno definita come un modo di vedere e interpretare gli avvenimenti. Gli elementi di questa forma di comunicazione includono i vari media e i formati usati da questi ultimi. L’idea di inscenare un evento mediale, appartiene alla teoria della logica dei media e si riferisce alle modalità di copertura delle notizie, dove noti formati e routine plasmano in modo prevedibile certi avvenimenti. Si possono individuare 5 tipi di distorsione mediale:

DISTORSIONE DELL’ESPERIENZA SENSORIALE: DISTORSIONE DELLA FORMA DI RAPPRESENTAZIONE: con messaggi fortemente codificati come nella

stampa o non codificati come nelle foto. DISTORSIONE DEL CONTENUTO DEL MESSAGGIO

DISTORSIONE DEL CONTESTO D’USO

DISTORSIONE DEL RAPPROTO: che contrappone i media a senso unico con quelli interattivi. Un esempio di distorsione è tra il film tv e il film al cinema che a seconda di un mezzo può influenzare contenuto e modi di percezione e ricezione. 10 COLTIVAZIONE E MEDIAZIONE DELL’IDENTITÀ

Un tema ricorrente è quello relativo al fatto che la nostra esperienza è mediata dalle parole e dalle immagine del mezzo di comunizione dominante del nostro tempo. GIDDENS 1991, ha parlato di alta modernità. GERBNER 1967 aveva parlato di come i mm provocano una trasformazione della società. Egli si riferisce alla pubblicazione intendendo la trasformazione dei sistemi di conoscenza da privati a pubblici che crea nuove basi di pensiero collettivo. MCLUHAN 1964, affermava che le identità si formano in base ai messaggi sistematici e largamente condividi dei mm. Secondo questi autori la tv è responsabile di un processo di coltivazione e acculturamento, in forza del quale le persone sono esposte sistematicamente a una visione selettiva della società su quasi ogni aspetto della vita, che tende a plasmare di conseguenza le loro credenze e i loro valori. WRIGHT MILLS ha rincarato la dose, affermando ce gli individui dipendono quasi completamente dai media per il loro senso di identità.

10.1I CONFINI MOBILI DELLO

SPAZIO SOCIALE

MEYROWITZ 1985 (sulla scia di McLuhan e di Goffman), ha affermato che la pervasività dei medi elettronici ha trasformato radicalmente l’esperienza sociale abolendo la compartimentalizzazione tra sfere sociali tipica del passato. Prima la compartimentazione avveniva per età sesso e status sociale. La tv adesso mette sulla scena pubblica tutti gli aspetti dell’esperienza sociale. Si formano così delle nuove identità di gruppo e il risultato è una cultura senza un senso preciso dei confini sociali e fisici. Anche se questa teoria non è verificata, getta luce sul significato di esperienza mediata.

11 GLOBALIZZAZIONE DELLA CULTURA

11.1 TREND STRUTTURALI VERSO LA

TRANSNAZIONALIZZAZIO

NE

Il movimento verso una cultura mediale lobata ha origini diverse. Quel che è nuovo è il maggiore potenziale comunicativo transculturale delle immagini e della musica. L’influenza nordamericana è molto forte e il rischio è una possibile minaccia alla cultura originaria delle nazioni

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Page 15: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

riceventi.

12MM E CULTURA POSTMODERNA

Il concetto di condizione postmoderna sembra fatto a posta per la società dell’informazione. Sotto il profilo politico implica che la cultura illuminista cha ormai concluso il suo ciclo storico. Morley ha affermato che secondo lui il principale teorico della modernizzazione è stato MAX WEBER, quando si riferiva alla razionalizzazione. Come filosofia socio-culturale, il postmodernismo mette in discussione l’idea tradizionale di una cultura fissa e gerarchica, privilegiando forme di cultura effimere e superficiali che mobilitano i sensi più che la ragione. Molti tratti della cultura dei media rispecchiano valori postmoderni. JEAN BAUDRILLARD 1980 ci aiuta a comprendere l’essenza della cultura postmoderna grazie al concetto di simulacro, secondo il quale la differenza tra un’immagine e la realtà ha perso importanza. Resta comunque il fatto che il concetto di postmoderno ha poca sostanza.

6° Cap – Una nuova teoria per i nuovi media?1 I NUOVI MEDIA E L’ISTITUZIONE DEI MM

Un mezzo incarna anche un insieme di relazioni sociali che interagiscono con le caratteristiche della nuova tecnologia. L’aspetto più importante delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione ICT è la digitalizzazione: il processo in base al quale tutti i testi possono essere tradotti in un codice binario e sottoposti allo stesso processo di produzione, distribuzione e memorizzazione. Tra le possibili conseguenze per le istituzioni mediali, la più notevole è la convergenza tra le diverse forme mediali riguardo alla loro organizzazione, distribuzione, ricezione e regolamentazione. Da una parte i nuovi media possono essere visti nell’ottica della compresenza, dall’altra si può pensare che la digitalizzazione la convergenza portino a conseguenze più rivoluzionarie. Internet: Oltre a produrre e distribuire messaggi, elabora, scambia e memorizza. I nuovi media hanno a che fare con la pubblicazione sia privata che pubblica Il funzionamento dei nuovi media non è organizzato in maniera professionale e burocratica.Cmq i nuovi media somigliano per la loro ampia diffusione ai media tradizionali. Internet ingloba cinema, tv e stampa, ma i nuovi media invece di sostituirsi ai media tradizionali, tendono a convivere con essi. Le maggiori differenze tra vecchi e nuovi media riguardano:

* L’AUTORE: i nuovi media hanno aumentato l’opportunità di diventare autore. * L’EDITORE: i nuovi media aprono la strada a forme alternative di pubblicazione costituendo

un’opportunità e una sfida per l’editoria tradizionale.* PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE: i nuovi media hanno reso inutili parte delle strutture di produzione e

distribuzione. * IL PUBBLICO: si tende a passare di più all’interazione. Oggi cmq le persone devono compiere più

scelte.

2LA NASCITA DI UNA

SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE

L’idea di una società dell’informazione è la cornice teorica più interessante per comprendere e individuare le diverse forze di mutamento della società. Il termine società dell’informazione, sembra sia nato in Giappone. MELODY la definisce come una società che dipende da complesse reti elettroniche di informazione e comunicazione. Alcuni autori preferiscono il termine network society.Il determinismo tecnologico della comunicazione considera i contenuti veicolati, gli effetti prodotti e le relazioni che vengono a stabilirsi, derivanti dalle forme tecnologiche dominanti in quel momento. Nel concetto di società dell’informazione, manca la dimensione politica.

3 TEORIA DEI NUOVI MEDIA: QUESTIONI

PRINCIPALI

I termini della teoria della comunicazione di massa sono ormai obsoleti per i nuovi media.

* Per quanto riguarda il potere è molto più difficile localizzare i nuovi media in relazione la possesso e all’esercizio del potere.

* Per quel che riguarda l’integrazione e l’identità sociale, occorre capire se i nuovi media producano frammentazione o coesione

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Page 16: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

della società.* Rimane centrale la questione dei media come agenti del

cambiamento sociale.

4ELEMENTI PER UNA

TEORIA DEI NUOVI MEDIA

La varietà dei nuovi media e la loro natura in continuo mutamento, costituiscono un ostacolo all’elaborazione di una nuova teoria. Si possono distinguere 4 categorie di nuovi media:

1. MEZZI BASATI SULLA OCMUNICAZIONE INTERPERSONALE: telefono, e-mail

2. MEZZI BASATI SUI GIOCHI INTERATTIVI: 3. MEZZI BASATI SULLA RICERCA DI INFORMAZIONE: Intenet.4. MEZZI BASATI SULLA PARTECIPAZIONE COOLETTIVA: video

conferenze. Tra le maggiori differenze tra media vecchi e media nuovi: interattività, presenza sociale (senso di contatto sociale), autonomia, ludicità, privacy

5 NUOVI MODELLI DEL TRAFFICO INFORMATIVOA

BORDEWIJK E KAAM hanno elaborato uno schema utile a chiarire i cambiamenti in corso e descrivono 4 modelli fondamentali di comunicazione: ALLOCUZIONE: l’informazione è distribuita simultaneamente dal centro a molti riceventi periferici. Questo

modello si applica alle conferenze, a un concerto etc, dove i messaggi sono ricevuti contemporaneamente da grandi moltitudini. E’ una tipica comunicazione a senso unico.

CONVERSAZIONE: i soggetti interagiscono direttamente. Lo scambio è paritario. CONSULTAZIONE: si riferisce alla possibilità di un individuo di cercare informazioni. Es giornale. REGISTRAZIONE: è il caso in cui un centro richiede e riceve informazioni da un utente periferico. UNA TIPOLOGIA INTEGRATA: 2 variabili - controllo dell’informazione e controllo del tempo e scelta del

contenuto.

6FORMAZIONE DI

COMUNITÀ MEDIATE DAL COMPUTER

I primi studi sulle comunicazioni di massa furono caratterizzati dalla critica rivolta ai media è stata spesso quella di spersonalizzare e alienare. Negli anni ’60 e ’70 la tv via cavo venne salutata con entusiasmo e come uno strumento positivo per la creazione di comunità. Con l’arrivo della CmC Comunicazione mediata dal computer, si è cominciato a parlare di comunità virtuale.

7PARTECIPAZIONE

POLITICA, NUOVI MEDIA E DEMOCRAZIA

I primi mezzi di comunicazione di massa sono stati visti positivamente in riferimento alla democrazia. Non sono cmq mancati i commenti sugli effetti negativi dovuti ad una comunicazione di tipo verticale. I nuovi media sono stati da più parti visti come un’alternativa positiva.

8 NUOVE TENOCLOGIE GLOBALI DELLA COMUNICAZIONE

Le forme di interazione collettiva possibili grazie al www nascono dall’obsolescienza di forme di collettività più antiche e più radicate.

9 TECNOLOGIE DI LIBERTÀ?SOLA POOL 1983 celebrava i mezzi di comunicazione elettronici per la possibilità da essi offerta di sfuggire alla censura. C’è cmq una grande necessità di sorveglianza e controllo sui contenuti di Internet.

10NON PIÙ POVERI DI

INFORMAZIONE?

Siamo di fronte ad una videotopia dove l’accesso universale alla cultura e all’informazione è assicurato a tutti. Ma sono solo i ricchi di informazione a potersi permettere le nuove tecnologie. Forse Internet rimarrà gratuita finché ciò potrà assecondare gli interessi commerciali che vi stanno dietro.

11 CONCLUSIONENon è ancora necessario ridisegnare i principali impianti teorici dello studio sui mm.

7° Cap – Teorie normative dei media e società1 IL CONCETTO DI

INTERESSE PUBBLICO DEI MEDIA

Il concetto di interesse pubblico applicato ai mm implica che nella società contemporanea i media svolgono determinati compiti importanti, se non fondamentali, nell’interesse generale. Le principali richieste di interesse pubblico rivolte ai media sono: PLURALITÀ DEI MEDIA – LIBERTÀ DI DIFFUSIONE – DIVERSITÀ DELL’INFORMAZIONE DISPONIBILE AL PUBBLICO – COPERTURA TOTALE – QUALITÀ DELL’INFORMAZIONE E OCNTENUTI CULTURALI – APPOGGIO ADEGUATO AI SSITEMI POLITICI DEMOCRATICI –

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Page 17: Sociologia Dei Mediamc Quail Parte Prima1

RISPETTO PER IL SISTEMA GIUDIZIARIO – RIPESSTO PER I DIRITTI UMANI

2 QUESTIONI DI TEORIA SOCIALE DEI MEDIA

2.1 STRUTTURA E PROPRIETÀSi tratta del grado di libertà di cui godono i media e l’accesso dei cittadini ad essi.

2.2ORDINE PUBBLICO E

SICUREZZA DELLO STATO

…limiti legittimi alla libertà dei media?

2.3ASPETTATIVE RELATIVE ALLA SFERA PUBBLICA

Si riferiscono alle aspettative positive in relazione al contributo essenziale dei mezzi di comunicazione di massa all’attività delle istituzioni politiche e di altre istituzioni sociali.

2.4 VALORI CULTURALI Ci si aspetta che i media promuovano i valori condivisi dalla società.2.5 DIRITTI DEGLI INDIVIDUI Le questioni più frequenti riguardano il diritto alla privacy.3 I PRIMI PASSI VERSO LA TEORIA: LA STAMPA COME QUARTO POTERE

Il termine teoria della stampa viene usato in riferimento alle questioni giornalistiche intese nel senso più ampio. I primi mezzi di comunicazione erano mezzi a stampa e le libertà più significative sono quelle ottenute e richieste da e per i mezzi a stampa. Nel contesto storico di riferimento (XX° sec), la sola teoria pienamente rispettata è stata quella della libertà di stampa. La teoria della stampa originale era centrata sul ruolo del giornalismo nel processo politico così come proposto da Tocqueville, Stuart Mill e altri. Il termine Quarto potere (coniato da Edmund Burke) nell’Inghilterra del XVIII sec. si riferisce al potere politico della stampa al pari con gli altri 3 poteri della società politica dell’epoca: Lord, Chiesa e _comuni. Il potere della stampa derivava dalla sua capacità di informare e di conferire o negare pubblicità, mentre la sua libertà principale consisteva nel riportare e commentare le deliberazioni, le assemblee e gli atti del Governo. La libertà di stampa era strettamente legata all’idea di libertà dell’individuo e alla filosofia liberale e utilitaristica. MILTON elaborò l’idea di un meccanismo di autocorrezione, grazie al quale la verità liberamente espressa trionferà sull’errore. Un’altra espressione nota è quella di libero mercato delle idee usata nel 1918 da un giudice americano.

4LA COMMISSIONE AMERICANA SULLA LIBERTÀ DI STAMPA 1947 E LA TEORIA DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE

In risposta alle critiche alla stampa quotidiana americana, nel 1947 venne istituita una Commissione di inchiesta privata, su iniziativa dell’editore Henry Luce, presieduta da Robert Hutchins, rettore dell’Università di Chicago. Questa Commissione fu importante per varie ragioni: costituiva la prima di molte inchieste per indagare sull’incapacità dei media di venire incontro alle esigenze della società, fu il primo momento in cui venne contemplata l’esigenza di un intervento del Governo nel sanare i mali della stampa., la Commissione funzionò da modello per altri paesi. Le conclusioni del rapporto diedero vita a varie teorie della responsabilità della stampa. Il Rapporto finale della Commissione criticava la stampa per la sua debolezza e per il limitato accesso che assicurava a coloro che non facevano parte della cerchia dei privilegiati o di minoranze potenti. Venne elaborato il concetto di responsabilità sociale e precisò i principali criteri per una stampa responsabile: fornire un resoconto completo, rappresentare la complessità della realtà sociale,, evitare il sensazionalismo. Tale teoria trovò maggiore applicazione nell’Europa che usciva dalla guerra. Teoria della responsabilità sociale: I MEDIA HANNO DEI DOVERI NEI CONFRONTI DELLA SOCIETÀ – I MEDIA DEVONO ESSERE CREDIBILI E OBIETTIVI – DEVONO ESSERE LIBERI E AUTO-REGOLAMENTATI – DEVONO SEGUIRE UN CODICE DEONTOLOGICO – IN ALCUNE CIRCOSTANZE I GOVERNI POTREBBERO DOVER INTERVENIRE IN DIFESA DELL’INTERESSE PUBBLICO.

5 ETICA DEI MEDIA E PROFESSIONALITÀ

La professionalità nel giornalismo ha vissuto varie tappe: dall’organizzazione in associazioni e ordini e dalla stesura di codici (che rappresentano una teoria normativa). Vi sono molti codici deontologici, la maggior parte dei codici si sofferma sull’offerta di un’informazione attendibile, altri difendono l’indipendenza dei giornalisti. LAITILA 1995 in uno studio comparato di codici di diversi paesi, mostra come questi differiscano l’un l’altro sotto il profilo della responsabilità (nei confronti del pubblico, delle fonti, dello Stato etc). I temi comuni a questi codici sono la veridicità dell’informazione, la chiarezza, la difesa dei diritti del pubblico e la proibizione della discriminazione (razza, etnia), rispetto della privacy e la condanna della corruzione. Esiste un decalogo di deontologia giornalistica. I codici come teoria sono piuttosto inadeguati e incompleti. Per il cinema esiste il Codice di condotta per il cinema.

6 LE 4 TEORIE DELLA STAMPA E OLTRE

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Negli USA nel 1956 è stato pubblicato un libretto “le 4 teorie della stampa”riguardanti i rapporti tra stampa e società. Un’idea importante di questo libro è che la stampa assume sempre le forme delle strutture sociali e politiche entro cui opera. APPROCCIO AUTORITARIO: è privo di contenuto teorico e ha il suo principio ispiratore nelle parole di

SAMUEL JOHNSON scrittore inglese del XVIII°: ogni società ha il diritto di preservare la pace e l’ordine pubblico e ha il diritto di proibire la diffusione di opinioni pericolose. Tale diritto spetta alla Società.

TEORIA SOVIETICA: i media avevano come loro obiettivo la diffusione dell’ideale marxista e il raggiungimento di una società senza classi. C’è un forte richiamo ai diritti della società piuttosto che a quelli dell’individuo.

TEORIA LIBERTARIA: è descritta nei termini della classica battaglia per la libertà e la democrazia e anche come base del sistema mediale americano. La libertà è concepita come libertà dal governo e non anche dalla proprietà privata. Questa teoria si riferisce soprattutto alla stampa.

TEORIA DELLO SVILUPPO: occorrerebbe una teoria che riconoscesse che i paesi in via di sviluppo hanno spesso bisogno di risorse, denaro e infrastrutture per sostenere una adeguato sistema mediale.

Il tentativo di formulare teorie sulla stampa coerenti è fallimentare, perché non considera anche gli altri media

7L’ALTERNATIVA DEL SERVIZIO PUBBLICO RADIOTELEVISIVO

Negli USA il termine servizio pubblico radiotelevisivo si riferisce a pochi canali finanziati dai loro pubblici e con determinati obiettivi culturali. In molti paesi dell’Europa si riferisce invece a un sistema regolato dalla legge e finanziato dai fondi pubblici. Gli obiettivi comuni del servizio pubblico radiotelevisivo: COPERTURA GEOGRAFICA UNIVERSALE, DIVERSITÀ NELL’OFFERTA, QUOTE DI PROGRAMMAZIONE RISERVATE ALLE MINORANZE, ATTENZIONE ALLA CULTURA E ALL’IDENTITÀ NAZIONALI, MANTENERE UN’IMPARZIALITÀ DI FONDO, ATTENZIONE ALLA QUALITÀ.

8 MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA, SOCIETÀ CIVILE E SFERA PUBBLICA

La nozione di sfera pubblica si riferisce a uno spazio metaforico che costituisce un’arena più o meno autonoma e più o meno aperta per il dibattito pubblico. L’accesso a tale spazio è libero. Questo spazio si situa tra la base (sfera privata) e il vertice della società (vita pubblica). Nella ricostruzione Habermasiana la prima versione della sfera pubblica è rappresentata dai caffè del XVIII° sec. Uno dei compiti più importanti di questa sfera pubblica era quello di mantenere il controllo sul Governo, attraverso un’opinione pubblica informata e influente. La prima forma di spazio pubblico è definita come una sfera pubblica borghese. Successivamente la comunicazione di massa prese il posto della discussione tra élites. HABERMAS è piuttosto pessimista sulla sorte della democrazia nell’epoca moderna: secondo lui, i media tendono a manipolare il loro pubblico piuttosto che aiutarlo nella formazione di un’opinione razionale. Nonostante numerose critiche , centrate soprattutto sulla visione di una vita politica elitaria, l’idea di una sfera pubblica si è dimostrata valida nel contesto del capitalismo maturo ed è vista come zona neutrale con ampio accesso all’informazione da parte del pubblico. SCHULZ propone il modello di una sfera pubblica costruita dai media. Il movimento giornalismo civico o pubblico (USA), afferma che il giornalismo ha lo scopo di migliorare la vita civica incoraggiando la partecipazione e il dibattito e passando da un giornalismo di informazione a un giornalismo di conversazione. MCQUAIL ha proposto di aggiungere la teoria della partecipazione democratica per dar conto delle numerose idee a favore di mezzi di comunicazione alternativi che possono dar voce ai cittadini.

9NUOVA TEORIA

NORMATIVA PER I MEDIA CHE CAMBIANO

Si ritiene che i media debbano darsi 4 obiettivi: Costante sorveglianza sugli eventi, critica della società e delle istituzioni, messa a disposizione dei mezzi per la partecipazione, contribuire alla costruzione di una coscienza socialmente condivisa. NORDENSTRENG 1997, ha elaborato una classificazione che comprende 5 paradigmi normativi:

1. PARADIGMA LIBERALE PLURALISTA: si basa sulla teoria libertaria. 2. PARADIGMA DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE: la libertà di stampa

si accompagna a degli obblighi verso la società.3. PARADIGMA CRITICO: i media sono un potenziale per

l’emancipazione, ma solo in forme che sfuggono al controllo istituzionale dominante.

4. PARADIGMA AMMINISTRATIVO: esalta un giornalismo obiettivo.5. PARADIGMA DELLA NEGOZIAZIONE CULTURALE: incoraggia il

senso della comunità.18

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Ultima modifica 15/03/07

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