soluzione pratica per l-iperrattività

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10. Progetto di intervento: Questa parte della relazione va dedicata all’elaborazione di un piccolo progetto di intervento che si potrebbe attuare con gli utenti conosciuti. Il progetto si sviluppa rispondendo alle seguenti domande: 1- Titolo; 2- A chi si potrebbe rivolgere il progetto? Spiegare quali utenti si vuole prendere in considerazione e descriverli. (Gli utenti scelti possono essere i casi significativi seguiti durante il tirocinio o altri utenti oppure tutto il gruppo di utenti presenti nella Struttura); 33 3- Spiegare perchè si sono scelti questi utenti; 4- Spiegare quali obiettivi si vogliono raggiungere con questo progetto (esm. cosa si vuol migliorare nel comportamento degli utenti o nella situazione); 5- Ipotizzare un tempo massimo in cui si potrebbe attuare il progetto (esm. quanto tempo ci vuole per raggiungere gli obiettivi prefissati); 6- Descrivere le attività che si vorrebbero svolgere, gli spazi ad esse destinati, il materiale e/o le tecniche che si potrebbero utilizzare; 7- Saranno coinvolte altre figure professionali? Se sì, come verranno coinvolte? 8- Eventuali strumenti che si utilizzeranno per valutare l’esito del progetto. All’interno della classe si possono indirizzare anche i coetanei ad utilizzare alcune strategie di tutoring o di apprendimento cooperativo (DuPaul & Power, 2000). Un compagno può rivestire il ruolo di tutor, oppure può mediare (per gli adolescenti) con altri ragazzi o con degli adulti. Nella scelta del tutoring, due ragazzi lavorano insieme, uno fa da supporto all’altro. Questo risulta utile perché il lavoro è uno a uno, c’è sempre un feedback e la possibilità di rivedere le parti non capite. Ad esempio i ragazzi possono dividersi in coppie e fare a turno da tutor su compiti definiti, mentre

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Page 1: soluzione pratica per l-iperrattività

10. Progetto di intervento: Questa parte della relazione va dedicata all’elaborazione di un piccolo progettodi intervento che si potrebbe attuare con gli utenti conosciuti. Il progetto si sviluppa rispondendo alleseguenti domande:1- Titolo;2- A chi si potrebbe rivolgere il progetto? Spiegare quali utenti si vuole prendere in considerazione edescriverli. (Gli utenti scelti possono essere i casi significativi seguiti durante il tirocinio o altri utentioppure tutto il gruppo di utenti presenti nella Struttura);

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3- Spiegare perchè si sono scelti questi utenti;4- Spiegare quali obiettivi si vogliono raggiungere con questo progetto (esm. cosa si vuol migliorare nel comportamentodegli utenti o nella situazione);5- Ipotizzare un tempo massimo in cui si potrebbe attuare il progetto (esm. quanto tempo ci vuole per raggiungeregli obiettivi prefissati);6- Descrivere le attività che si vorrebbero svolgere, gli spazi ad esse destinati, il materiale e/o le tecniche chesi potrebbero utilizzare;7- Saranno coinvolte altre figure professionali? Se sì, come verranno coinvolte?

8- Eventuali strumenti che si utilizzeranno per valutare l’esito del progetto.

All’interno della classe si possono indirizzare anche i coetanei ad utilizzare alcune strategiedi tutoring o di apprendimento cooperativo (DuPaul & Power, 2000). Un compagno può rivestire ilruolo di tutor, oppure può mediare (per gli adolescenti) con altri ragazzi o con degli adulti. Nellascelta del tutoring, due ragazzi lavorano insieme, uno fa da supporto all’altro. Questo risulta utileperché il lavoro è uno a uno, c’è sempre un feedback e la possibilità di rivedere le parti non capite.Ad esempio i ragazzi possono dividersi in coppie e fare a turno da tutor su compiti definiti, mentregli insegnanti controllano e danno punti e premi. Ciò aiuta anche i ragazzi senza problemi. Nellascelta invece della strategia autodiretta lo scopo è quello di raggiungere maggior autocontrolloattraverso l’auto-istruzione, auto-monitoraggio e l’auto-rinforzo.5a

 

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A chi è rivolto

Chi è il bambino con difficoltà di attenzione e autoregolazione

Le differenze fra sindrome da deficit attentivo e problemi della condotta

Il ragazzo SDA e il ragazzo con problemi emotivi

Il ragazzo SDA e i problemi di apprendimento

Inquadriamo il problema in aspetti primari e secondari

Fattori ambientali e educativi

Il trattamento

Piani di preparazione per l'intervento

Il ruolo della famiglia nel trattamento

Aspetti cognitivi e comportamentali

I rapporti con la scuola

Bibliografia

   

Questo lavoro è stato pensato per tutti quei bambini e ragazzi che «appaiono per quello che non sono». La descrizione «Andrea raramente completa un compito assegnato, tende a perdere tempo o a parlare e si distrae facilmente, si scontra con i compagni, non rispetta le regole e reagisce alla minima contrarietà con collera e ostinazione», per esempio, induce facilmente a formulare un giudizio di scolaro demotivato o con poca attenzione verso la scuola.Un bambino di questo tipo può essere descritto anche con alcune delle seguenti caratterizzazioni: «Presenta buone capacità di apprendimento, ma è disturbato dall'iperattività e dall'irrequietezza che gli impediscono di sviluppare le sue potenzialità; quando si trova di fronte a un compito in cui deve scegliere fra un certo numero di risposte, tende a reagire in modo impulsivo, a scegliere velocemente e senza riflettere», è «agitato, eccitabile e impulsivo, sempre in movimento e mai fermo»; spesso viene mandato fuori

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dall'aula «fino a quando si calma»; se rimproverato smette, per riprendere poco dopo con altri comportamenti disturbanti; «se viene messo da solo, continua a muovere le gambe e a giocherellare».Questi atteggiamenti sono riconducibili alla sindrome da deficit di attenzione con iperattività. In casi del genere non basta la «buona volontà»: anche se il bambino vuole essere un bravo scolaro, il suo comportamento impulsivo e la sua incapacità di mantenere l'attenzione interferiscono pesantemente con la sua vita scolastica. Senza un trattamento adeguato, il bambino rischia l'insuccesso nel suo lavoro scolastico e i suoi amici possono essere infastiditi dalla sua mancanza di collaborazione nei giochi o nelle altre attività sociali. Ai ragazzi con sindrome da deficit di attenzione e iperattività e a tutti coloro che devono aiutarli a crescere e ad apprendere è rivolto il nostro programma. Questo contributo è frutto di un lavoro coordinato dal prof. Cesare Cornoldi con la collaborazione delle dottoresse Marina Gardinale, Annalisa Masi e Laura Pettenò attraverso una rielaborazione dei programmi di autocontrollo sviluppati in nord America da autori quali Douglas, Meichenbaum, Kendall, Braswell e Bloomquist.Studiando procedimenti, tecniche e strategie, abbiamo cercato di ottenere un «programma di lavoro» che produca nell'alunno una riduzione degli aspetti impulsivi e poco riflessivi attraverso i modelli di autoregolazione nei vari ambiti delle esperienze. Un ringraziamento per la collaborazione ad Anna Maria Napolitano per i suoi preziosi disegni.

A chi è rivoltoIl programma di lavoro è stato messo a punto in modo da poter essere applicato, con gli opportuni adattamenti, a una gamma ampia di età, a partire dalla terza elementare fino alla terza media. La gestione degli incontri è stata pensata soprattutto per psicologi o psicopedagogisti, ma è possibile che venga effettuata anche da qualche insegnante attento e informato se mancano le figure specialistiche nominate sopra.

Chi è il bambino con difficoltà di attenzione e autoregolazioneCome già molti autori hanno scritto, un disturbo grave di attenzione (Sindrome da Deficit di Attenzione/SDA) con Iperattività è presente con una media di un alunno per classe e può rappresentare il 3-5% della popolazione scolastica. Pur essendo una sindrome identificata piuttosto precisamente nel DSM-IV/Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, fourth edition (American Psychiatric Association, 1994), a un'analisi un po' approfondita, soprattutto nella casistica clinica, ci si rende immediatamente conto di quante variabili implicate in questa manifestazione comportamentale possano dare adito a dubbi e perplessità, non solo rispetto alla gravità delle manifestazioni imputabili al problema di attenzione, ma

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soprattutto nella discriminazione fra questo e i problemi comportamentali che talvolta possono addirittura essere identificati con veri e propri problemi della condotta (secondo il DSM-IV).Per quanto riguarda l'iperattività, questa non è sempre presente e, anche rispetto alla stessa «attenzione», se vengono confrontate le prestazioni di ragazzi con livelli di attenzione adeguati, si è potuto notare come ci siano differenze in alcuni settori dell'attenzione ma non in tutti. I ragazzi con SDA hanno una capacità attentiva che permette loro di prestare attenzione a più stimoli contemporaneamente, ma trovano difficoltà a seguire le richieste di un compito senza distrarsi per il periodo necessario all'esecuzione dello stesso, anche se, in questo ambito, il contributo della motivazione è notevole. Non è difficile vedere un bambino con problemi di attenzione riuscire a protrarre lo span attentivo per un compito motivante. Tuttavia, i compiti giudicati motivanti sono spesso quelli che meno impegnano cognitivamente e strategicamente.La tabella 1 offre un quadro sintetico di come questo tipo di disturbo sia stato rianalizzato dal DSM-IV (il manuale che ha la maggiore influenza in campo internazionale) e dall'ICD-10/Decima revisione della classificazione internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali (l'analogo manuale predisposto dall'OMS/Organizzazione Mondiale della Sanità, 1992). Quest'ultimo condivide la maggior parte dei criteri diagnostici del DSM-IV con una categorizzazione più definita. Nel DSM-IV vengono richiesti 6 item per il problema di attenzione o 6 item per l'iperattività/impulsività. Nell'ICD-10 la valutazione diagnostica viene fatta con almeno 6 item di disattenzione, almeno 3 item di iperattività e almeno 1 item di impulsività. Nell'ICD-10 la suddivisione del disturbo non viene fatta sulla base del tipo predominante, come si può vedere nella tabella 1 del DSM-IV, bensì specificando la condizione attraverso cui può essere soddisfatto anche il criterio di Disturbo dell'Attività e dell'Attenzione, sotto la rubrica Sindromi Ipercinetiche.

TABELLA 1Criteri diagnostici del DSM-IV per il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività

A.1. Sei (o più) dei seguenti sintomi di disattenzione sono perdurati per almeno 6 mesi con una intensità che provoca disadattamento e che contrasta con il livello di sviluppo:Disattenzionea) Spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici, sul lavoro o in altre attività;b) spesso ha difficoltà a mantenere l'attenzione sui compiti o sulle attività di gioco;c) spesso non sembra ascoltare quando gli si

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parla direttamente;d) spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici, le incombenze o i doveri sul posto di lavoro (non a causa di comportamento oppositivo o di incapacità di capire le istruzioni);e) spesso ha difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività;f) spesso evita, prova avversione o è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto (come compiti a scuola o a casa);g) spesso perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività (per es., giocattoli, compiti di scuola, matite, libri o strumenti);h) spesso è facilmente distratto da stimoli estranei;i) spesso è sbadato nelle attività quotidiane.

2. Sei (o più) dei seguenti sintomi di iperattività-impulsività sono perdurati per almeno 6 mesi con una intensità che causa disadattamento e contrasta con il livello di sviluppo:Iperattivitàa) Spesso muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia;b) spesso lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto;c) spesso scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo in situazioni in cui ciò è fuori luogo (negli adolescenti o negli adulti, ciò può limitarsi a sentimenti soggettivi di irrequietezza);d) spesso ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquillo;e) è spesso «sotto pressione» o agisce come se fosse «motorizzato»;f) spesso parla troppo;Impulsivitàg) spesso «spara» le risposte prima che le domande siano state completate;h) spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno;i) spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti (per es., si intromette nelle conversazioni o nei giochi).

B.Alcuni dei sintomi di iperattività-impulsività o di disattenzione che causano compromissione erano presenti prima dei 7 anni di età.C.Alcuni problemi a seguito dei sintomi sono presenti in due o più contesti (per es., a scuola [o al lavoro] e a casa).D.Deve esservi una evidente compromissione clinicamente significativa del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.E.I sintomi non si manifestano esclusivamente durante il decorso di un Disturbo Generalizzato dello Sviluppo, di Schizofrenia o di un altro Disturbo Psicotico, e non risultano meglio attribuibili ad un altro disturbo mentale (per es., Disturbo dell'Umore, Disturbo d'Ansia, Disturbo Dissociativo o Disturbo di Personalità).

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Si noti che, come per altri disordini dell'infanzia, c'è stato ampio dibattito negli anni circa la descrizione più appropriata che legittimi questa sindrome sul piano scientifico, e i confini e le etichette che definiscono la sindrome sono cambiati ripetutamente negli anni.Possiamo comunque concludere che nel ragazzo con SDA molto spesso sono presenti queste caratteristiche:- Difficoltà di attenzione sostenuta che si riscontra in situazioni sia scolastiche che sociali. Inoltre si presentano frequentemente problemi nel prestare attenzione ai dettagli dei compiti da eseguire che producono i conseguenti banali «errori di distrazione». Spesso il risultato del lavoro dei ragazzi con SDA è incompleto, disordinato e poco curato; per loro è molto difficile lavorare su uno stesso compito per un periodo prolungato ed è anche per questo motivo che essi non riescono a raggiungere gli obiettivi prefissati dalla didattica scolastica. Sia in classe che nel gioco essi cambiano frequentemente attività in quanto perdono brevemente l'interesse in ogni iniziativa che venga proposta o che loro stessi iniziano.- Iperattività, caratterizzata da una continua agitazione, difficoltà e rimanere fermo e seduto al proprio posto ed eccessiva attività verbale e motoria. Le manifestazioni dell'iperattività si modificano con l'età: prima dei sei anni l'iperattività è molto evidente e questi bambini corrono avanti e indietro per la casa arrampicandosi anche sui mobili. Dai sei anni in poi diminuisce la frequenza e l'intensità di questi comportamenti, sebbene per     loro sia sempre difficoltoso restare seduti a tavola per tutta la durata del pasto o guardare tranquillamente la televisione. Nell'età adolescenziale e adulta le manifestazioni dell'iperattività diminuiscono progressivamente di intensità, ma non scompaiono del tutto e persiste un senso di irrequietezza, un'incapacità a stare fermo o impegnarsi in una stessa attività per un periodo prolungato.- Impulsività che rappresenta una caratteristica individuale abbastanza stabile nel tempo e si manifesta nella tendenza ad agire prima di aver riflettuto adeguatamente, nello «sparare» le risposte prima che sia stata completata la domanda, nel non riuscire ad aspettare il proprio turno nel gioco o in altre attività di gruppo. Sono quindi frequenti le intromissioni o i commenti indesiderati tra i compagni e con gli insegnanti, con conseguenze negative a livello sociale, scolastico o occupazionale. Oltre che con una persistente impazienza, l'impulsività si manifesta anche nell'intraprendere azioni pericolose prima di aver considerato le possibili conseguenze negative che possono generarsi.

Le differenze fra sindrome da deficit attentivo e problemi della condottaNel lavoro clinico spesso ci si scontra con la difficoltà di discriminare fra i problemi della condotta e i problemi

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comportamentali/relazionali derivanti dalle conseguenze dell'impulsività e da una scarsa capacità di autoregolazione non solo cognitiva ma anche emotiva.In effetti numerose ricerche, tra cui quella di Biederman et al. (1987), affermano che tra il 30% e il 35% dei ragazzi con SDA presentano consistenti problemi di aggressività (disturbo oppositivo provocatorio o disturbo della condotta).La discriminazione quindi fra problema della condotta come problema primario, e problema comportamentale secondario rispetto a quello dell'attenzione e dell'impulsività, avviene analizzando da un lato la preminenza di taluni problemi, dall'altro il contesto relazionale e ancor più quello sociale, quasi attraverso un processo per esclusione. Nei ragazzi con problemi di condotta si è riscontrata una maggior presenza di problematiche familiari, sono più presenti variabili psicopatologiche nella famiglia mentre le variabili cognitive incidono in misura inferiore.Nel ragazzo SDA dobbiamo fare attenzione, sia nella fase diagnostica che nel trattamento, a quanti e a quali problemi comportamentali sono imputabili a fattori cognitivi come ad esempio l'incapacità di usare il pensiero sequenziale, e a fattori relazionali/interpersonali che hanno a che vedere con il modo in cui il ragazzo viene trattato, quali messaggi educativi gli vengono inviati, in quali circuiti relazionali viziati si viene a trovare.Bisogna tenere presente che i ragazzi con SDA e con problemi di aggressività (che sono circa l'1%-1,5% dell'intera popolazione scolastica) sono i casi più difficili in quanto presentano più difficoltà cognitive dei soggetti con SDA pura e sono più aggressivi di quelli con disturbo oppositivo provocatorio o disturbo della condotta puri.

Il ragazzo SDA e il ragazzo con problemi emotiviAnche sotto il profilo dell'emotività non sempre è possibile tracciare una linea di confine chiara che differenzi il disturbo SDA da altre manifestazioni. Il ragazzo SDA ha generalmente un atteggiamento meno preoccupato, rispetto al ragazzo con problemi emotivi, per eventi che lo hanno coinvolto negativamente nel passato e che potrebbero minacciarlo nel futuro. Anche su questo piano la «velocità/superficialità» dell'analisi delle situazioni lo rende ansioso più nella constatazione di un evento già verificatosi, magari con esito negativo, che nella previsione e anticipazione di quanto potrebbe accadere. Al contrario, il ragazzo ansioso è sempre concentrato sull'aspettativa di un evento che immagina pericoloso per la sua integrità fisica o psicologica. In questo caso la difficoltà di concentrazione o l'agitazione motoria è più una conseguenza del disagio provocato dall'ansia.Non è insolito riscontrare che i ragazzi con SDA presentano anche problemi di autostima, che sono dovuti soprattutto alla constatazione dei frequenti insuccessi occorsi durante le loro

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esperienze curricolari e interpersonali. In taluni casi, se non adeguatamente supportati, questi ragazzi possono sviluppare uno stile di learned helplessness, il quale spesso rappresenta l'anticamera di un disturbo dell'umore.

Il ragazzo SDA e i problemi di apprendimentoAltra nota dolente per il ragazzo con deficit attentivo è costituita dagli scarsi risultati scolastici. Non sono rare le difficoltà di apprendimento in ragazzi con sufficienti o addirittura buone dotazioni intellettive di base. Non è difficile ricostruire quali siano i motivi che portano un ragazzo SDA ad avere problemi di apprendimento. Gli eventi cognitivi hanno bisogno di controllo quando è necessario prendere una decisione: c'è bisogno di riflessività, di dialogo interno. Quando tutto questo non avviene con una certa sinergia, il risultato non è ottimale e le conseguenze sul piano scolastico non si fanno attendere. Il problema di apprendimento nel ragazzo SDA si colloca in un sistema a interazione circolare fra processi cognitivi regolati dall'attenzione in modo scadente e strategie cognitive deboli che comunque non vengono poi adottate in modo funzionale. Ancora più complessa si rivela la costruzione di piani di esecuzione adeguati.Anche nel ragazzo che ha soprattutto problemi di apprendimento possiamo frequentemente constatare che alcune difficoltà di autoregolazione e di «attenzione sostenuta» interferiscono con i processi cognitivi per lo svolgimento di un compito. L'assenza di autoregolazione (legata non solo all'impulsività, ma anche alla passività) può diventare un problema così rilevante da suggerire anche in questo caso l'uso di programmi di autoregolazione. Nel ragazzo SDA l'esito negativo dell'apprendimento ha come fattore scatenante le difficoltà attentive che, a loro volta, hanno contribuito a ostacolare l'implementarsi di strategie cognitive utili e una regolazione efficace dei processi cognitivi. Quindi il ragazzo SDA in situazioni ottimali non manifesta cadute specifiche nei processi cognitivi attivati in un compito; semmai la difficoltà si estrinseca nella loro regolazione e nella scarsa possibilità di costruzione di strategie efficaci e flessibili adeguate al compito.Sebbene nel contesto italiano non siano stati ancora presentati dati specifici, gli insegnanti spesso riferiscono che i ragazzi con SDA evidenziano difficoltà nella comprensione del testo, nella soluzione dei problemi matematici e nello studio orale. Tutto questo potrebbe essere ascrivibile alle difficoltà strategiche e di organizzazione cognitiva descritte sopra, abilità indispensabili per realizzare detti compiti. Un'altra ipotesi che stiamo indagando con oppurtune ricerche è il deficit di inibizione dell'informazione irrilevante: la memoria di lavoro dei soggetti con SDA sarebbe ostacolata, nei processi di elaborazione, da numerosi input ancora

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attivi e che, normalmente, dovrebbero essere inibiti per riuscire a comprendere e a memorizzare in modo efficace.

Inquadriamo il problema in aspetti primari e secondariProcediamo ora a una fase di individuazione più precisa del problema del ragazzo SDA che viene da molti autori considerato un disturbo almeno in parte transazionale (Henker e Whalen, 1989), risultato dell'interazione del ragazzo con i vari aspetti del suo ambiente sociale e dell'apprendimento. La relazione biunivoca che si viene a stabilire tra questi fattori fa sì che le implicazioni emotive/affettive e motivazionali non possano non influire (Prior e Sanson, 1986) sullo sviluppo dell'autostima e delle relazioni sociali con adulti e coetanei. Douglas (1983) considera che i processi di base per produrre una buona autoregolazione sono:- investimento, organizzazione, mantenimento dell'attenzione e dello sforzo- inibizione della risposta impulsiva- modulazione dei livelli di attivazione in funzione della richiesta ambientale

Douglas afferma inoltre che l'attenzione selettiva rappresenta un indice poco utile per discriminare i ragazzi SDA dagli altri mentre è molto più indicativa l'attenzione sostenuta, cioè il processo che coinvolge l'attenzione in termini di durata nel tempo e il grado di autodirezione e organizzazione dell'attenzione stessa. Questo aspetto sembra essere direttamente correlato alla soluzione di problemi e alla costruzione di strategie per risolverli.Il fallimento dei processi inibitori può essere coinvolto in quanto non aiuta il sostenimento del processo attentivo nel senso di autodirigerlo. Questi fattori sono importanti dal punto di vista evolutivo poiché possono frenare un'adeguata crescita e integrazione dei processi di elaborazione delle informazioni e di costruzione di efficaci strategie di risoluzione dei problemi. L'autoregolazione di questi processi nel ragazzo SDA risulta compromessa e non può non avere riflessi sulle credenze attributive e motivazionali dello stesso in quanto l'uso di strategie è a sua volta influenzato da processi attributivi di costruzione dell'autostima e di rappresentazione del Sé (Borkowski, 1988). In aggiunta a quanto detto, in questi ragazzi il naturale processo di mediazione verbale dei processi cognitivi e comportamentali che porta all'autoregolazione (Luria, 1961; Vygotski, 1960) non riesce a svilupparsi adeguatamente. Levine (1987) ha anche ipotizzato un deficit dei sistemi neurocomportamentali del controllo e in tale direzione si è mosso anche chi ha ipotizzato cause genetiche, biologiche e disfunzioni neurochimiche che hanno peraltro trovato riscontro nei risultati clinici dei bambini trattati farmacologicamente.I problemi

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secondari (ma non di secondaria importanza per l'adattamento e la crescita del ragazzo) sono:- le difficoltà di comportamento- le difficoltà di relazione con i coetanei- la scarsa capacità di regolazione emotiva (rabbia, frustrazione, ecc.)

Nelle difficoltà di comportamento si intravedono i riflessi dei fattori primari e delle reazioni circolari che si vengono a creare tra il ragazzo e i soggetti con cui egli interagisce (genitori, educatori, insegnanti). Frequentemente, e spesso inconsapevolmente, gli adulti, con rimproveri e prescrizioni ripetute, stabiliscono interazioni negative ripetute che possono imbrigliare il ragazzo in comportamenti disfunzionali. Le difficoltà di relazione con i coetanei spesso si manifestano con atteggiamenti bulleschi, difficoltà ad aspettare il proprio turno, difficoltà nel fare giochi dove, oltre all'abilità, sia richiesta la riflessione. L'impulsività motoria e/o emotiva ha frequentemente come esito quello di fare «terra bruciata» attorno al ragazzo che spesso non risulta fra i compagni «scelti» dalla classe o dal gruppo di gioco.

Fattori ambientali e educativiNumerosi studi e l'osservazione clinica confermano l'ipotesi di un disturbo in parte transazionale dove, pur essendoci implicazioni di tipo biologico funzionale, l'ambiente dove tutto ciò si sviluppa e i sistemi relazionali con cui il ragazzo ha avuto a che fare durante il suo sviluppo determinano differenze spesso sostanziali.Un ambiente disorganizzato non solo sul piano educativo ma anche su quello fisico non facilita lo strutturarsi di un ordine mentale così necessario a questi ragazzi. Viceversa, un ambiente fisicamente ed educativamente molto rigido (stare fermi, stare composti, continui rimproveri per lo scarso autocontrollo, eccessiva richiesta di ordine, ecc.) espongono il ragazzo a continui fallimenti e frustrazioni con le conseguenze implicite. Uno stile educativo basato sulla continua richiesta di spiegazioni riguardo a un comportamento inadeguato non trova esito in un ragazzo così naturalmente poco elaborativo. Il lasciare troppo spazio fin dai primi anni di vita all'autogestione, senza un valido supporto di guida da parte dei genitori che non riescono a prendere decisioni e, al bisogno, non danno ordini precisi e concisi di comportamento, lasciano il ragazzo da solo con le sue difficoltà e con scarse possibilità di interiorizzare comportamenti adeguati.

Il trattamentoI trattamenti si dividono principalmente in due filoni:1. farmacologico2. psicologico

Il trattamento farmacologico più efficace si è dimostrato quello con stimolanti, soprattutto Meltifenidato (Ritalin), non in commercio in Italia, o

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con le anfetamine (Benzedrina e Dexedrina). In generale i farmaci favoriscono l'aumento della vigilanza e dei processi attentivi e si dimostrano efficaci soprattutto nei casi più gravi. Il trattamento farmacologico ha comunque necessità di essere protratto nel tempo, non modifica quelle che sono le interazioni negative preesistenti con l'ambiente e soprattutto comporta spesso pesanti effetti collaterali di carattere fisico. L'intervento esclusivamente farmacologico ha poi la peculiarità di sottolineare ed evidenziare una sorta di stigmatizzazione del disturbo come «malattia», deresponsabilizzando chi interagisce con il ragazzo. Favorisce quindi tutta una serie di attribuzioni esterne da parte di genitori e educatori.Vi sono invece varie forme di intervento psicologico che vanno dalla psicoterapia classica, a impostazione psicodinamica, alla modificazione del comportamento, alle tecniche di problem-solving interpersonale, al lavoro sulla famiglia, ai programmi intensivi estivi (per una rassegna si veda Richters et al., 1995).La psicoterapia tradizionale, soprattutto se di tipo introspettivo o rivolta esclusivamente al ragazzo, non ha dato finora risultati chiari e definitivi. Hanno dato risultati interessanti i metodi che hanno come obiettivo il miglioramento delle relazioni con gli altri tenendo in considerazione il sistema interattivo e il contesto di azione del ragazzo. Un recente e promettente approccio si avvale inoltre di un intervento che mira allo sviluppo dell'autoregolazione (Kendall e Braswell, 1980), aiutando il ragazzo a costruire strategie di approccio per risolvere problemi cognitivi e interpersonali basandosi sui programmi di autoistruzione originati dal lavoro di Meichebaum (1977). A tale ultimo approccio si ispira il trattamento da noi proposto, che include l'aspetto relazionale e l'aspetto cognitivo-comportamentale, senza trascurare tutti gli aspetti attributivo-motivazionali, da un lato, e quelli metacognitivi dall'altro. Data la problematicità di molti casi e le difficoltà che si possono incontrare nell'ottenere anche modesti miglioramenti, conveniamo con l'idea oggi prevalente (si veda per esempio Richters et al., 1995) secondo cui si devono mobilitare tutte le risorse disponibili al fine di aiutare il soggetto SDA.Il nostro programma costituisce la prima proposta strutturata in lingua italiana per la promozione delle abilità di autoregolazione. Sperimentazioni italiane che hanno mostrato l'efficacia di programmi di autoregolazione sono state effettuate per tesi di laurea e di perfezionamento da Annalisa Masi (con tre bambini della terza elementare) e da Silvia Gasperin (con un ragazzo di prima media). Il presente programma è stato sperimentato con buon successo dai dott. Vio, Offredi e Marzocchi (1997) nell'A.U.L.S.S. di S. Donà di Piave e nelle scuole elementari della provincia di Ferrara.Esistono comunque molti problemi per la valutazione degli esiti di un lavoro su soggetti con problemi di autoregolazione (si veda

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Whalen e Henker, 1991). La prima valutazione deve riguardare i comportamenti problema a scuola anche se essa incontra il limite di essere affidata alla stima soggettiva dell'insegnante: si suggerisce di usare la Scala per l'individuazione di comportamenti di disattenzione e iperattività/SDAI (ed eventualmente la scala ridotta Conners Teacher Rating Scale/CTRS) prima e dopo il trattamento. Per il riferimento della scala completa CTRS si rimanda al volume di Kirby e Grimley (1989) nell'edizione italiana, Disturbi dell'attenzione e iperattività. In secondo luogo si possono usare riferimenti legati alla prestazione scolastica del soggetto (misure ottenute in collaborazione con gli insegnanti). In terzo luogo si possono avere informazioni relative all'ambiente familiare o all'autopercezione con le scale che abbiamo predisposto a tale scopo. A queste valutazioni possono essere associate procedure di testing cognitivo (qui noi proponiamo tre prove) ove gli effetti non sempre sono ugualmente evidenti (si veda Fehlings et al., 1991) per il fatto che le prestazioni del soggetto in ambiente «protetto» possono essere in generale più buone, anche inizialmente, e quindi meno informative.

Piani di preparazione per l'interventoAnche se il trattamento da noi proposto può apparire rigido nelle proposte e nella sequenza degli obiettivi da perseguire, auspichiamo invece un approccio flessibile e individualizzato alle problematiche presentate dal ragazzo e/o dalla famiglia.Come si può facilmente intuire, il primo obiettivo per l'operatore è la costruzione di un piano diagnostico dove già parecchie informazioni sono rilevabili dalle prove proposte al ragazzo, ma dove sarà importante arrivare a una discriminazione tra le varie manifestazioni (impulsività, problema di attenzione, iperattività, difficoltà relazionali, problemi della condotta) e magari riuscire a gerarchizzare una manifestazione rispetto alle altre. Esistono altri fattori associati al problema SDA rilevabili dall'intervista con i genitori, gli insegnanti o dall'osservazione diretta, che aiutano a focalizzare lo sforzo dell'operatore nella direzione più efficace.Nella fase dell'intervento, prescindendo dagli obiettivi di ogni passo o seduta, l'operatore deve essere consapevole di dover tracciare un protocollo individuale per il ragazzo in cui, pur trattando tutte le abilità da acquisire, attenzione particolare (maggiori richiami, frequenti ristrutturazioni, riferimenti concreti, ecc.) va data alle abilità di cui si riscontra particolare carenza nel ragazzo stesso. Dalla tabella 2 che segue possiamo individuare alcune abilità fondamentali per il training del ragazzo SDA (alcuni materiali riportati in queste sezioni sono parzialmente ripresi da Braswell e Bloomquist, 1991).

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Il ruolo della famiglia nel trattamentoÈ stato più volte fatto cenno all'importanza della famiglia per quanto concerne il contesto educativo e relazionale nel quale vive il ragazzo SDA. Non dobbiamo sempre pensare alla famiglia del ragazzo SDA come a una famiglia con problemi psicopatologici e con disordini gravi. La realtà non conferma costantemente questo. Noi pensiamo che si assista spesso all'adozione di strategie educative non adeguate per quel tipo particolare di ragazzo o, per dir meglio, le strategie educative, adottate anche se non funzionano, vengono utilizzate con rigidità e insistenza. Ciò denota uno stile educativo poco vario.

TABELLA 2Abilità incluse nel traininig

1. Training di autoistruzione e di problem-solvinga) strategie di autocontrollob) componenti delle abilità- riconoscimento dei problemi- generazione di soluzioni- pensiero consequenziale- anticipazione degli ostacoli- esecuzione di specifici comportamentic) prendere decisioni nel problem-solving2. Training di problem-solving interpersonale3. Gestione di rabbia e frustrazione4. Gestione dello scarso impegno5. Training di abilità sociali6. Metacognizione7. Attribuzione di impegno personale

La famiglia comunque non va mai colpevolizzata o trattata come quella che ha sbagliato tutto o quasi; non si deve veicolare ai genitori il dubbio che loro, come genitori, siano sbagliati, che non abbiano saputo fare, ecc. Gli operatori sanno qualcosa in più ma non possono avere la presunzione di avere le ricette giuste o peggio di «saper fare meglio» dei genitori. Se lo sanno fare non lo devono esplicitare. È importante promuovere la collaborazione dei genitori per meglio attivare quello che spesso per la famiglia si prospetta come un grande cambiamento. Dalla tabella 3 che segue si possono intravedere dei profili di osservazione utili all'individuazione delle strategie educative e delle debolezze relazionali della

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famiglia.

TABELLA 3Fattori cognitivi e comportamentali associati alle disfunzioni relazionali della famiglia del ragazzo SDA

Aspetti cognitivi1. Attribuzioni disfunzionali- verso il ragazzo- autobiasimo2. Credenze non realistiche- fisse e globali verso il ragazzo- fisse e globali verso se stessi3. Aspettative non realistiche4. Locus of control esternoAspetti comportamentali1. Rinforzo per comportamenti inappropriati2. Scarso rinforzo positivo per comportamenti appropriati3. Disciplina inefficace4. Scarso monitoraggio del ragazzo da parte dei genitori5. Rabbia impulsiva

Spunti per discutere del problema con i genitoriDurante il primo incontro l'operatore dovrà prestare più attenzione a come i genitori vivono e si rappresentano il problema del figlio piuttosto che esordire con una serie di affermazioni e informazioni relative alla problematica del ragazzo. Avere la collaborazione dei genitori, attraverso un attento e misurato coinvolgimento, si dimostrerà di estremo vantaggio quando sarà necessario che il ragazzo trovi un adeguato supporto e incoraggiamento nell'applicazione pratica delle regole di autocontrollo nella vita quotidiana. Il genitore il quale pensa che il figlio sia così soltanto perché non vuole fare diversamente, che lo sgrida e lo riprende in continuazione senza adottare nessun atteggiamento positivo, può lavorare in buona fede al suo progetto, ma di sicuro remerà in senso contrario alla nostra direzione.1. Bisognerà lentamente rivedere le attribuzioni dei genitori relative alle cause del problema del figlio.2. Formarli nella gestione del figlio per aiutarlo a governare e risolvere le sue difficoltà.3. Aiutarli a ottenere collaborazione da parte del figlio. È fondamentale siano coinvolti perché la loro collaborazione è importante per riverberare le acquisizioni del figlio durante le sedute e perché egli generalizzi, anche ad altri ambiti, il nuovo schema strategico per affrontare generiche situazioni di problem-solving.

Attribuzione dei genitoriSpesso i genitori attribuiscono genericamente ai problemi del figlio quelle caratteristiche comportamentali che sfuggono al loro controllo.- Possono vedere il figlio come portatore di un problema su

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cui loro, come genitori, non hanno alcun potere sul piano educativo: «Lui è fatto così»; «Assomiglia a...».- Talvolta, al contrario, non riescono a intravedere nel figlio caratteristiche specifiche del problema e si addossano la colpa dell'insuccesso educativo come unica causa.- Spesso il genitore non ha aspettative nel senso che non crede che il bambino potrebbe comportarsi adeguatamente e in modo diverso.- Talvolta i genitori vivono con un senso di impotenza la loro incapacità di controllo sul suo comportamento.- Spesso sottolineano accanitamente una serie di comportamenti, sempre i soliti, e ignorano altri aspetti positivi del comportamento del ragazzo che possono diventare invece un punto di forza per creare un rapporto più sereno, non caratterizzato da continui rimproveri che facilitano l'instaurarsi di circoli viziosi.

L'intervento per la gestione del figlioSu questo piano l'intervento, nel rispetto dell'approccio personale dell'operatore, dovrà promuovere cambiamenti affinché i genitori arrivino a pensare:1. Anche noi genitori siamo una parte del problema di nostro figlio in quanto siamo in relazione con lui e con le risposte che lui dà all'ambiente.2. È naturale fare degli errori, non si avranno cambiamenti immediati, ci saranno ricadute ma bisognerà ritentare e non scoraggiarsi.3. Adesso che abbiamo capito qual è il problema, è utile insegnargli al più presto alcune modalità e/o regole di comportamento. In questo modo possiamo evitare che adotti comportamenti scorretti che a loro volta costituirebbero ulteriori fonti di frustrazione. Dopo potrebbe essere troppo tardi.4. I problemi del ragazzo potrebbero non sparire ma il fatto di lavorare per una loro attenuazione o per una più facile gestione delle sue difficoltà costituisce un intervento significativo e valido per un miglior adattamento futuro all'ambiente del ragazzo stesso.5. Anche io come genitore sono coinvolto nell'intervento, non solo l'operatore, quindi anch'io devo attuare alcuni cambiamenti per evitare che alcuni miei modi di fare possano innescare nel ragazzo vecchie modalità di risposta.

Consigli per aiutare i genitori ad aiutare il figlioIl modo che, a nostro avviso, permette di rendere subito attivo l'aiuto dei genitori senza richiedere loro troppo sforzo, è quello di iniziare a capire che tipo di rappresentazione essi abbiano del problema relativo alla difficoltà di autoregolazione. Solo se si conosce questa rappresentazione sarà poi possibile trovare le strategie adeguate, note all'operatore, per apportare alcuni cambiamenti alla rappresentazione stessa e al comportamento del genitore rispetto al figlio.È sconsigliato un intervento di tipo prescrittivo e troppo diretto se il genitore si trova su posizioni troppo diverse da quelle dell'operatore. Senza un

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linguaggio «comune» con la famiglia si rischia di «bruciare» interventi o prescrizioni che verrebbero eseguite male, con scarsa convinzione e che naturalmente non porterebbero ad alcun risultato.L'operatore deve anche fare attenzione a non «convincere» che l'intervento eliminerà per certo tutti i problemi: questo potrebbe creare aspettative troppo alte con un effetto boomerang alle prime difficoltà. Sarà utile dare il messaggio che l'intervento è un potente aiuto se attuato con la collaborazione di tutti e che il contributo di tutti permetterà di aumentarne i benefici, aiuterà a sostenere la fatica e potrà essere utilizzato e in seguito generalizzato per ogni situazione problematica della vita quotidiana del ragazzo.

Aspetti cognitivi e comportamentaliSulla base di tale premessa risulterà più efficace un trattamento che includa costanti contatti con la famiglia. Nel training viene sviluppata una parte generica rivolta al rapporto con i genitori: non si è voluto in questa prima fase di presentazione del trattamento definire in modo sistematico tutti i passaggi necessari per un efficace lavoro con i genitori, che abbisogna sicuramente di più incontri o molti più contatti di quanti ne vengono menzionati nell'attuale programma. L'operatore dovrebbe sicuramente avere chiari i punti fondamentali che possono essere riassunti nella tabella 4.Dobbiamo comunque ricordare come l'apprendimento e il cambiamento non siano per il ragazzo, per i genitori e anche per gli insegnanti processi facili, diretti, di semplice attivazione. Le famiglie e i ragazzi collaborativi non sono molti. Non sempre le persone sono disposte ad aderire tranquillamente a quelle che sono le proposte che a noi operatori sembrano talvolta addirittura scontate. L'operatore esperto è sempre all'erta rispetto alle consegne eseguite parzialmente, ai commenti, alle resistenze. Quando tutto questo si presenta deve essere viva la consapevolezza che un linguaggio esclusivamente descrittivo e prescrittivo non sarà sufficiente a promuovere dei cambiamenti e soprattutto a farli durare nel tempo. L'operatore esperto deve utilizzare linguaggi e manovre che gli sono congeniali ma che devono adattarsi all'obiettivo principale: promuovere cambiamenti effettivi, efficaci, duraturi. Se questo non avviene significa che non è stato raggiunto l'obiettivo dell'intervento e dire che la famiglia o il ragazzo non ha aderito alle proposte non sarà una scusa sufficiente.

I rapporti con la scuolaL'ambiente più problematico per il ragazzo è sicuramente la scuola. È in questo contesto che spesso si riflettono i limiti, le difficoltà e talvolta le diversità del ragazzo.

TABELLA 4Abilità da promuovere durante le sedute con i genitori

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1. Modificare i pensieri e gli atteggiamenti dei genitori- educazione- ristrutturazioni cognitive e rifocalizzazioni2. Gestione cognitiva e comportamentale del ragazzo- osservazione di se stessi e del ragazzo- favorire e rinforzare l'applicazione delle nuove abilità del ragazzo a casa3. Gestione del comportamento del ragazzo- migliorare le relazioni attraverso momenti particolari di gioco e attività piacevoli svolte assieme- rinforzare i comportamenti positivi- dare comandi precisi e sintetici- imparare a gestire i divieti- strutturare l'ambiente- contratti comportamentali- monitoraggio

(Tratto da Braswell e Bloomquist, 1991)

Gli insegnanti e i compagni possono rappresentare un ulteriore problema se le strategie di intervento educativo, didattico e relazionale non sono adeguate. Spesso l'insegnante identifica il problema e si accorge che il ragazzo è distratto, in difficoltà. Ciò non è sufficiente a reperire soluzioni adeguate, dal momento che spesso il ragazzo viene considerato poco attento perché demotivato, mancante di buona volontà, ecc. Le strategie educative finiscono quindi per essere troppo spesso continui richiami, castighi, rimproveri, umiliazioni. Talvolta, se l'insegnante intuisce felicemente che si tratta di un problema non imputabile interamente alla volontà dell'alunno, abbozza qualche strategia ma non sempre riesce a intervenire in modo sistematico data la complessità del problema. Negli insegnanti, come nei genitori, si assiste alla formulazione di attribuzioni che possono diventare dei veri e propri ostacoli.Gli obiettivi dell'operatore rispetto alla scuola possono quindi essere riassunti come nella tabella 5.

TABELLA 5Obiettivi da tenere presenti nella consultazione scolastica

1. Modificare pensieri ed emozioni; promuovere ristrutturazioni in ambito educativo2. Spiegazione delle abilità del ragazzo3. Pianificare metodi per promuovere generalizzazione delle abilità acquisite in ambiente scolastico4. Sostegno delle strategie acquisite- metodi per sollecitare l'uso delle strategie- 

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metodi per valutare le strategie usate- metodi per riutilizzare strategie già usate5. Pianificare specifici interventi comportamentali

Il lettore a questo punto sarà sorpreso che l'intervento risulti tanto complesso. Non possiamo che concordare con lui ed è per questo che pensiamo che il programma che segue sia solo una parte del lavoro che deve essere svolto. Deve anche essere chiaro che non tutte le situazioni da affrontare presenteranno lo stesso grado di complessità e gravità. Ci auguriamo comunque che l'operatore abbia molteplici possibilità di seguire ragazzi SDA in modo da personalizzare il suo intervento e meglio comprendere le sfumature del nostro lavoro che di primo acchito, ci rendiamo conto, potrebbe sembrare un po' troppo sistematizzato.

Contatto con la scuolaNel contattare gli operatori scolastici bisognerà prestare attenzione all'atteggiamento e alle strategie più adeguate da utilizzare per evitare, da parte degli insegnanti, rappresentazioni non corrette del problema del ragazzo SDA/SDAI: talvolta essi tendono a minimizzare e giustificare le manifestazioni sottovalutandole (ciò avviene in realtà piuttosto di rado), mentre il più delle volte tendono esageratamente a fare attribuzioni di difetti di personalità, di carattere, di estrazione sociale, di interpretazioni causali frutto di sole ipotesi non verificate né approfondite.Come ben sappiamo, ognuno di noi, di fronte a un fatto apparentemente non spiegabile per le proprie conoscenze ed esperienze, non si limita a osservare ma tenta comunque di darne una spiegazione in base alle proprie mappe concettuali della realtà.È facile ad esempio trovare il genitore o l'insegnante che si rappresenta la realtà del bambino iperattivo e/o con deficit attentivo come frutto di esclusiva immaturità e del voler restare bambino; lo vede talvolta con tratti delinquenziali, oppure maldestro per mancanza di educazione, incapace di assumersi delle responsabilità, psicologicamente disturbato e con alle spalle enormi conflitti di cui il comportamento è l'espressione, ecc. È anche molto probabile che alcuni di questi fattori, in piccola parte, siano presenti sia nei bambini con problemi di attenzione sia in altri. Il dato interessante è che, poiché ancora poche persone hanno una conoscenza del problema nei contorni attualmente conosciuti, l'aspetto cognitivo e di autoregolazione o di scarsa autostima, ecc. non viene tenuto in considerazione perché non è rappresentato nella mappa cognitiva dell'insegnante o del genitore.L'operatore, in questo caso, deve fare attenzione e non calcare eccessivamente la mano nel tentativo di presentare il bambino nello stesso modo in cui lo conosce lui.Chi conosce la funzione

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comunicativa sa che quello che noi comunichiamo viene comunque filtrato dalla mappa cognitiva dell'altro che ci ascolta. Ad esempio il parlare di «sindrome» può generare nell'altro il concetto di malattia, quindi di qualcosa di immodificabile, una patologia ghettizzante, addirittura di handicap. Sinceramente, fra l'idea che un bambino sia «malato irreversibile» e quella che sia un piccolo «delinquente», sarebbe preferibile la seconda perché comunque offre più chances al bambino il quale può essere «pensato» come un soggetto per cui vale la pena combattere per migliorarne il comportamento. Di fronte al concetto di «malattia», soprattutto se coinvolge la componente psichica, c'è ancora molto pregiudizio; lo si vede come un fatto immutabile, spesso qualcosa di geneticamente determinato verso cui non è consigliabile nutrire aspettative positive. Chi lo percepisce in questo modo non si aspetta granché.È preferibile quindi affrontare il problema su di un piano diverso, fornendo le informazioni scientificamente corrette relative alle caratteristiche del ragazzo. All'insegnante o al genitore bisogna chiarire il problema con una descrizione dettagliata del comportamento del ragazzo. Differenziare impulsività da iperattività, spiegare come si può innescare la spirale della perdita di controllo. Nell'approfondire l'aspetto relazionale occorre far capire all'insegnante che il suo comportamento, senza intenzione, può agire di rinforzo al comportamento inadeguato del ragazzo.Prima di dare indicazioni sul da farsi è opportuno raccogliere una mappa puntuale e particolareggiata di cosa succede in classe quando il bambino si comporta in un certo modo, cosa fa lui e cosa fanno gli altri, in quali momenti si manifesta, se ci sono momenti della giornata in cui alcuni comportamenti sono più frequenti. Cosa ha tentato finora l'insegnante. Cosa fa l'insegnante (lo richiama, quante volte lo richiama, gli dice sempre cosa deve fare e come dovrebbe comportarsi, lo rimprovera, lo umilia di fronte agli altri, lo ignora quando il comportamento non è adeguato, preferisce prenderlo con dolcezza, lo punisce, ecc.).Ovviamente il comportamento dell'insegnante, quale che sia, influenza quello del ragazzo in una direzione o nell'altra. Spesso è proprio da qui che partono alcuni atteggiamenti negativi che non sono generati dal problema attentivo ma si inquadrano in situazioni in cui gli aspetti motivazionale, relazionale, attributivo ed emotivo sono molto rilevanti. È necessario spiegare all'insegnante come spesso il fatto di essere ripreso costituisca un vantaggio per il ragazzo che così richiama l'attenzione in modo negativo perché è anche convinto di non poterla attirare con un comportamento o un rendimento adeguato.È facile rendersi conto come la classe possa tramutarsi in una platea attenta e implacabile dove giorno dopo giorno viene recitata la medesima scena, dove tutti, con il tempo, imparano la loro parte e ogni attore si specializza nel proprio ruolo ma con la difficoltà

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di cambiarlo perché imbrigliato dal comportamento degli altri.Queste sono le situazioni da evitare. Lo sforzo con i docenti va nella direzione non tanto di prescrivere fredde regole comportamentali ma di convincerli a utilizzare comportamenti alternativi e flessibili. La proposta di utilizzare comportamenti diversi e meno prevedibili va utilizzata anche per avere informazioni aggiuntive e alternative sul comportamento del ragazzo posto in contesti relazionali diversi. Tale proposta offre spesso l'opportunità allo stesso insegnante di osservare dei comportamenti del ragazzo che non conosceva. L'obiettivo è quello di far pensare l'insegnante in termini di relazione e non solo di osservazione del comportamento; far parte del rapporto, viversi come fattore influente, modificante. Dobbiamo aiutare l'insegnante a vedere la situazione secondo angolature e prospettive che mutano e integrano la visione del problema. Possiamo ipotizzare, quindi, più di un incontro con la scuola qualora si apra un varco di collaborazione tra operatore e insegnanti.

Il contatto con la scuola affronterà quindi i seguenti argomenti:1. Raccolta di informazioni sul comportamento del ragazzo a scuola.2. Compilazione della scheda di osservazione.3. Illustrazione e spiegazione dei comportamenti del ragazzo (difficoltà attentive, impulsività, presenza più o meno rilevante di iperattività, facilità nella perdita del controllo).4. Presenza di sintomi secondari (scarso rendimento scolastico, aggressività fisica o verbale, scarsa autostima, difficoltà di relazione con i coetanei).5. Impostazione della collaborazione con l'insegnante. Evidenziare gli accorgimenti che favoriscono il ragazzo con deficit attentivo in situazioni in cui deve riflettere. Sarà necessario evidenziare che imparare ad autocontrollarsi è un apprendimento come tutti gli altri.

All'insegnante si dovranno sottolineare gli aspetti positivi del comportamento e del rendimento, presentare il lavoro da svolgere in modo ben organizzato e pianificato; si dovrà puntare sulla qualità, tener conto che si è bravi non solo quando una cosa è esatta ma anche quando si è riflettuto e si è pianificato come fare. L'insegnante potrà ricevere i tipici consigli che si danno in questi casi, per esempio: localizzare il banco lontano delle vie principali di passaggio e dalla finestra, mettere vicino al ragazzo compagni caratterizzati da un comportamento più calmo e riflessivo. In alcune situazioni dare schemini con parole chiave relativi al piano e agli obiettivi da perseguire; accertare infine che il ragazzo tenga sotto controllo alcuni aspetti principali (il diario, il testo delle consegne, l'uso dei materiali).

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Si definisce iperattivo quel bambino, prevalentemente maschio, di intelligenza normale, che ha scarsa propensione a stare fermo e a prestare attenzione.

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Giustamente gli specialisti attendono il momento in cui il tuo piccolo possa svolgere quel complesso di prove di attenzione, memoria, riflessione, pianificazione dell’azione…che permettono con sicurezza di fare una diagnosi. In ogni caso esistono tecniche comportamentali che aiutano controllare l’impulsività, aumentano progressivamente la capacità di attenzione e il rispetto delle prime regole di convivenza.

Le cause dell’iperattività possono essere diverse, anche legate al funzionamento del sistema nervoso centrale. Alcuni errori educativi possono peggiorare la sintomatologia, così come modelli adulti con scarso controllo emotivo. Aiutano, invece, un clima educativo sereno e coerente, rispettoso verso adulti e bambini.

La scuola e la famiglia devono essere guidate nella loro azione educativa da uno specialista che consigli le metodologie più idonee e sostenga gli adulti che si occupano del bambino. Mantenere un buon rapporto di collaborazione fra scuola e famigli, costanza e perseveranza aiuteranno il bambino ad essere più sereno. E’ necessario costruire insieme obiettivi a breve termine, da sviluppare a scuola e a casa, definire poche e semplici regole, magari illustrate, utilizzare il rinforzo dei comportamenti positivi piuttosto che il castigo dopo, favorire attività di tipo motorio, alternare attività e giochi diversi, definire routine quotidiane che aiutino il bambino ad orientarsi nel tempo e nei comportamenti, evitate di stancare il piccolo e tenete sempre presente le sue reali possibilità. L’altro aspetto che va costantemente rinforzato è quello dell’autostima perché questi bambini si sentono costantemente inadeguati a rispondere alle richieste degli adulti.

Se l’integrazione scolastica, e la relazione con i compagni, risultasse difficile è possibile richiedere un insegnante di sostegno all’azione della scuola, che seguirebbe con più attenzione il gruppo di bambini in cui è inserito il vostro piccolo

a cura di: Dott. Leo Venturelli (pediatra)Si definisce iperattivo quel bambino, prevalentemente maschio, di intelligenza normale, che ha scarsa propensione a stare fermo, è sempre agitato, non riesce a stare seduto. Spesso ha difficoltà a stare attento, presenta cioè un deficit di attenzione: sta fermo ad ascoltare per meno di 10 minuti, poi si deve alzare o muovere o trovare qualcosa d'altro da fare. In genere un bambino riesce a stare attento per un periodo di 3-5 minuti per ogni anno di età: in pratica a tre anni un bambino che frequenta l'asilo dovrebbe stare fermo e ascoltare per un tempo di 10-15 minuti di seguito. Altri segni caratteristici sono: la mancanza di ascolto quando parla un altro, il mancato rispetto dei turni a parlare, il non finire i compiti.Sappiate però che fino a 3-4 anni tali segni possono essere in parte presenti anche in un bambino normale: è invece l'insieme dei disturbisegnalati presente in bambini anche oltre i quattro anni che definisce il bambino come iperattivo. La disattenzione che lo contraddistingue è segnalata

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soprattutto dalla scuola, oltre che dalla famiglia: in circa il 50% dei casi il bambino iperattivo presenta a livello scolastico difficoltà nell'apprendimento, causato quasi sempre da difficile comprensione di ordini complessi.Non si deve invece confondere il bambino sempre agitato da quello che provoca danni, che fa i capricci, che non si ferma a riflettere: in questi casi il problema è legato alle regole e alla disciplina.

Quali sono le cause dell'iperattività e deficit di attenzione?

Non si sa ancora bene la causa di questa sindrome: alcuni studiosi pensano che il deficit di attenzione sia dovuto ad un ritardo nello sviluppo del cervello, lo si è però dimostrato solo in un 3-5% dei casi. Altri ritengono che ci siano fattori ereditari, altri ancora ipotizzano comunque un danno minimo alle strutture cerebrali, verificatosi nel corso di un parto difficoltoso o per asfissia neonatale.

Il decorso della sindrome da deficit d'attenzione è molto eterogeneo: si può avere la completa guarigione, soprattutto quando genitori e insegnanti collaborano

sinergicamente in un'unica direzione, agendo sull'autostima del ragazzo; può essere necessario aiutare il bambino a livello scolastico con insegnanti di appoggio se il

disturbo determina difficoltà di integrazione scolastica: in questi casi sono le insegnanti che, d'accordo coi genitori, chiedono la consulenza dei servizi di neuropsichiatria o delle equipe psico-sociali del territorio;

può persistere l'irrequietezza e la smania di agire anche da adulti: nella nostra società c'è tolleranza verso simili persone, per certi versi addirittura il comportamento di un'energia senza fine viene apprezzato. Tuttavia nei casi di sindrome da deficit dell'attenzione più gravi, anche in età adulta è necessario che la persona venga seguita da centri qualificati con competenze psichiatriche e psicologiche

Che Come si può trattare l'ADHD?

Per l’ADHD, la maggior parte degli esperti consiglia un trattamento multimodale, costituito da un mix di interventi medici, educativi, comportamentali e psicologici. Essi possono includere l’impiego di modificazioni e adattamenti educativi, modificazioni del comportamento, parent training, counseling e farmaci.

  Gli psicostimolanti (come il metilfenidato, le destroanfetamine e la pemolina) sono i farmaci maggiormente usati per il trattamento sintomatologico dell’ADHD. Circa il 70-80% dei bambini con ADHD risponde bene al trattamento con gli psicostimolanti. Altri farmaci usati sono gli antidepressivi e gli anti-ipertensivi. Questi farmaci migliorano l’attenzione e diminuiscono l’impulsività, l’iperattività e l’aggressività.

  La gestione del comportamento è un intervento di fondamentale importanza con i bambini affetti da ADHD. La tecnica principale è quella del rinforzo positivo, in cui il bambino riceve un premio, ogni volta che mette in atto il comportamento desiderato.

  Il successo scolastico può richiede una serie di interventi. La maggior parte dei bambini con ADHD può apprendere regolarmente in classe con la sola aggiunta di qualche piccolo accorgimento come il supporto di insegnanti di sostegno, e/o programmi “differenziati” di sostegno fuori dall’aula scolastica. I bambini più gravi possono richiedere classi speciali.

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  Gli adulti affetti da ADHD possono trarre beneficio imparando a strutturare e a organizzare il loro ambiente circostante. I farmaci efficaci coi bambini con ADHD sembrano essere utili anche agli adulti affetti da ADHD. Il counseling è spesso un intervento di grande importanza. La psicoterapia breve può aiutare il paziente a individuare eventuali connessioni tra il suo disturbo e le prestazioni comportamentali al di sotto della norma e le difficoltà interpersonali. Una psicoterapia a lungo termine, d’altra parte, può aiutare a controllare ogni sbalzo d’umore, a stabilizzare le relazioni e alleviare i sensi di colpa e di sconforto.

 

cosa fare quando si ha un bambino che sembra iperattivo?

Le note seguenti servono per quei genitori che incominciano a vedere, nel comportamento dei loro figli, degli atteggiamenti che fanno pensare al disturbo di iperattività, specie se i problemi continuano nel tempo.

Concedete degli spazi di sfogo a vostro figlio se ha energie in eccessoAttività all'aria aperta, come la corsa, le passeggiate sono buoni sfoghi per il bambino che non riesce a stare fermo. In caso di brutto tempo o durante i mesi invernali, se vi è possibile attrezzate una camera (può essere la stessa cameretta del bambino) dove possa giocare, senza il vostro controllo diretto, senza paura di rompere o rovinare alcunché. Non riempitelo di giocattoli, perché si distrarrebbe ancor prima; fornitegli giochi sicuri e possibilmente infrangibili, uno per volta. Nella scelta dei giochi, orientatevi su quelli che favoriscono un'attività più strutturata (costruzioni, Lego); evitate i giochi che lo farebbero scatenare, come il pallone, l'acqua, la pittura, a meno che non abbiate ambienti particolarmente adatti.Poiché si sa che l'eccitazione aumenta la sua iperattività, cercate di limitare i suoi giochi di movimento, come correre su e giù per le scale o lungo il corridoio o di lotta coi coetanei o i fratelli.

Tenete in ordine la casaIl bambino iperattivo si scatena meno se tutt'intorno c'è ordine e ci sono regole. Siate costanti in alcune situazioni: l'ora di andare a letto la sera, quella del risveglio, l'ora dei pasti, del sonnellino pomeridiano. Più l'ambiente è tranquillo e silenzioso, e meglio è per il bambino: evitate pertanto TV o radio accese, ad alto volume.

Cercate di non farlo stancare eccessivamenteQuando un bambino è stanco, esausto, non si sa controllare e l'iperattività è ancor più evidente: fatelo dormire quando è stanco. Se non ne vuole sapere, cercate di favorirgli il sonno con qualche coccola in più.

Evitate di portarlo a incontri o cerimonieUn bambino iperattivo mal sopporta di stare fermo, figuratevi in chiesa o al ristorante o durante una cerimonia: se possibile, evitate di portarcelo, a meno che si tratti di occasioni importanti. Lo stesso può dirsi se andate per negozi o ai supermercati, dove fare acquisti, con un bambino sempre in giro a toccar tutto, diventerebbe impossibile.

Siate costanti e fermi nelle regoleQuesti bambini sono ovviamente difficili da gestire: hanno bisogno di una disciplina il più possibile pianificata, rispetto ad un bambino medio. Cercate di correggere i suoi comportamenti aggressivi (spingere, mordere, picchiare), ma lasciatelo sfogare nelle attività di movimento. Imponete poche regole, ma fatele rispettare; non pretendete che vi obbedisca in tutto. Evitate di parlargli sempre con: "non fare questo, smettila, ecc."

Applicate castighi non di tipo fisicoIl bambino iperattivo è spesso aggressivo: evitate di punirlo con i suoi stessi sistemi, si rafforzerebbe nell'idea di essere nel giusto quando si comporta con violenza. Meglio utilizzare punizioni mandandolo in castigo in camera sua o in un angolo senza parlare. Poiché il livello di attenzione del bambino è scarso, se dovete punirlo, fatelo subito dopo che ha combinato una marachella, in modo che capisca il senso della vostra punizione. Non

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gridate quando lo volete correggere, perché vi imiterà ed egli stesso si metterà a parlare gridando: meglio tenere un tono di voce fermo e calmo.

Incentivate, prolungandoli, i periodi di attenzionePremiate il bambino se mantiene più a lungo l'attenzione: è il sistema migliore per modificare il suo comportamento e per prepararlo alla scuola. A casa, sotto la vostra responsabilità, aiutatelo a mantenersi attento ai compiti o a prestare attenzione a un particolare argomento. Non aspettatevi che sia la scuola a cambiare i suoi comportamenti, all'età delle elementari. Dai 5-6 anni il bambino dovrebbe riuscire a stare attento per circa 25 minuti di seguito per poter affrontare i ritmi imposti dalla scuola.Provate con la lettura di libri: incominciate con quelli illustrati, poi passate a leggere delle storie. Ancora, incoraggiatelo a disegnare e colorare. Potete insegnare al bambino a passare del tempo con giochi a difficoltà crescente: si incomincia con le costruzioni per arrivare ai puzzle, al domino e alle carte (queste stimolano particolarmente la memoria e la concentrazione). Con questi sistemi, anche se lentamente, aiuterete vostro figlio a prepararsi ai compiti scolastici.

Proteggetelo dai giudizi delle persone che gli stanno intornoSe vostro figlio viene giudicato da qualcuno un cattivo elemento, evitate che questo giudizio circoli tra i vicini o gli amici. Difendetelo parlando di lui come di un bravo ragazzo, ma con troppa energia addosso: questo gli servirà per la stima e la fiducia che dovrà avere di sé stesso. Se la scuola non è premiante, aiutatelo ad avere successo in un campo diverso, come uno sport.

Fatevi aiutare da qualcuno nell'accudirloLo stress che crea un bambino sempre in movimento mette a dura prova i nervi di qualsiasi genitore. Prendetevi dunque delle pause, facendovi aiutare dal marito, quando torna a casa dal lavoro, in modo che capisca anche lui i problemi che il bambino presenta; in più, almeno un giorno alla settimana, chiedete aiuto ad una baby-sitter o ai nonni per passare un pomeriggio libere o per poter uscire a cena col marito. È poi consigliabile iscrivere a tre anni il bambino alla scuola per favorire la socializzazione e il confronto e per permettervi una maggiore libertà.

Collaborate alle iniziative per un miglior inserimento scolasticoLa frequenza alla scuola materna serve indubbiamente a inserire il bambino nel mondo sociale, fatto di rapporti umani e di regole valide per tutti. In alcuni casi il passaggio alle elementari risulta troppo impegnativo per certi bambini iperattivi, sempre in agitazione: può allora diventare utile l'attesa di un anno all'asilo affinché il piccolo possa maturare maggiormente e abituarsi a rimanere attento più a lungo. Se iscrivete il bambino in una scuola nuova, parlate del suo problema agli insegnanti, o, ancor prima, al direttore didattico, per poter pianificare per tempo le iniziative più utili.

Chiamate il vostro pediatra per farvi consigliare un consulente psicologo o neuropsichiatra se:

il bambino mostra aggressività e distruttività anche senza essere provocato; ha ripetuti incidenti; ha continue note disciplinari a scuola o viene sospeso; non riesce a fare amicizie; non vedete alcuna possibilità di miglioramento; vi ostinate a esercitare punizioni su di lui e non sapete più come trattenervi dal picchiarlo per

il suo comportamento

TEST DELL'IPERATTIVITÀ

Il seguente test, sviluppato da Nienteansia.it prendendo spunto dai criteri diagnostici elencati nel DSM IV a proposito del disturbo da deficit di attenzione/iperattività, ha la funzione di aiutare i

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genitori a riconoscere una tendenza all'iperattività e all'incapacità di attenzione prolungata nel proprio figlio. Esso non possiede una funzione diagnostica e non deve essere usato con questo scopo. Il nostro test, inoltre, non sostituisce un consulto professionale.

1 - Il bambino non riesce a prestare attenzione ai particolari e si mostra distratto e sbadato:

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

2 - Il bambino commette errori di disattenzione nei compiti e nei giochi:

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

3 - Il bambino sembra non ascoltare quando gli si parla direttamente: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

4 - Il bambino non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti e i propri doveri: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

5 - Il bambino mostra difficoltà ad organizzare i compiti e le altre attività: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

6 - Il bambino è riluttante o prova avversione verso quei compiti e quelle attività che richiedono uno sforzo mentale protratto (compiti a scuola o a casa): 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

7 - Il bambino smarrisce gli oggetti necessari per i compiti o le attività (giocattoli, quaderni, matite, libri): 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

8 - Il bambino è distratto da stimoli estranei: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

9 - Il bambino è sbadato nelle attività quotidiane: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

10 - Il bambino muove con irrequietezza mani e piedi o si dimena sulla sedia: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

11 - Il bambino lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

12 - Il bambino scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo e in situazioni che richiederebbero un comportamento composto: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

Avvertenze - leggi prima di iniziare

Page 26: soluzione pratica per l-iperrattività

13 - Il bambino ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti tranquilli: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

14 - Il bambino è teso e agisce in modo nervoso: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

15 - Il bambino parla troppo: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

16 - Il bambino risponde prima che le domande siano state completate: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

17 - Il bambino ha difficoltà ad attendere il proprio turno in una conversazione o in un gioco: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

18 - Il bambino interrompe gli altri e si mostra invadente nei loro confronti: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

19 - Il bambino non rispetta gli oggetti e gli spazi altrui: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

20 - Il bambino presenta i comportamenti sopra elencati in più di un contesto: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

  Vedi risultato Reset

Page 27: soluzione pratica per l-iperrattività

 - Il bambino non riesce a prestare attenzione ai particolari e si mostra distratto e sbadato:

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

2 - Il bambino commette errori di disattenzione nei compiti e nei giochi:

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

3 - Il bambino sembra non ascoltare quando gli si parla direttamente: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

4 - Il bambino non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti e i propri doveri: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

5 - Il bambino mostra difficoltà ad organizzare i compiti e le altre attività: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

6 - Il bambino è riluttante o prova avversione verso quei compiti e quelle attività che richiedono uno sforzo mentale protratto (compiti a scuola o a casa): 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

7 - Il bambino smarrisce gli oggetti necessari per i compiti o le attività (giocattoli, quaderni, matite, libri): 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

8 - Il bambino è distratto da stimoli estranei: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

Page 28: soluzione pratica per l-iperrattività

9 - Il bambino è sbadato nelle attività quotidiane: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

10 - Il bambino muove con irrequietezza mani e piedi o si dimena sulla sedia: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

11 - Il bambino lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

12 - Il bambino scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo e in situazioni che richiederebbero un comportamento composto: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

13 - Il bambino ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti tranquilli: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

14 - Il bambino è teso e agisce in modo nervoso: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

15 - Il bambino parla troppo: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

16 - Il bambino risponde prima che le domande siano state completate: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

Page 29: soluzione pratica per l-iperrattività

17 - Il bambino ha difficoltà ad attendere il proprio turno in una conversazione o in un gioco: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

18 - Il bambino interrompe gli altri e si mostra invadente nei loro confronti: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

19 - Il bambino non rispetta gli oggetti e gli spazi altrui: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

20 - Il bambino presenta i comportamenti sopra elencati in più di un contesto: 

Mai      ||  Qualche volta      ||  Spesso      ||  Sempre 

Page 30: soluzione pratica per l-iperrattività

Il tuo bambino è un avventuriero ◄ ►

Una piccola peste, temeraria e curiosa... il tuo bambino è sempre in movimento! Ed è sempre contento di fare

nuove esperienze, provare cose nuove. Per lui tutto è una sfida con se stesso! Ma attenzione a tenerlo sotto

controllo... è importante che impari a canalizzare le sue energie e che conosca e rispetti dei limiti.

Un'attività artistica: le arti del circo

Gli piacerà tantissimo! L'acrobazia, la giocoleria, i numeri di equilibrismo e l'arte dei clown... ma senza rischi! Ci

saranno degli insegnanti pronti a seguirlo, insegnandogli anche la capacità di concentrarsi e la precisione dei

gesti. Si tratta di una disciplina al tempo stesso "fisica" e "artistica", che può essere svolta già a partire dai 3

anni, il momento in cui il bambino acquista maggiore equilibrio nei suoi movimenti.

Uno sport individuale: l'equitazione

Questo sport di squadra (il cavaliere e il suo cavallo!) stimola le capacità di creare un legame con un animale, il

suo compagno di avventure sportive. In più, il tuo bambino dovrà imparare a gestire la propria energia, forza e

sangue freddo per progredire in simbiosi con il suo nuovo amico. L'inziazione all'equitazione può essere

incominciata già dai 4 anni.

Uno sport collettivo : il basket

Un'attività completa che permette di giocare in squadra (perfetto per la comunicazione), che esige rapidità e

efficacia (ottima per sviluppare il controllo dei suoi gesti) e senso dell'osservazione (perfetta per le pesti che

Page 31: soluzione pratica per l-iperrattività

hanno difficoltà di concentrazione). In più, gli avventurieri un po' solitari, potranno isolarsi un po' nella loro corsa

verso il canestro! A partire dal 4 anni, c'è il baby-basket!

Bambini iperattivi...come aiutarli?

L’iperattività è un disturbo dell’età evolutiva che colpisce circa il 4% dei bambini, risulta di non facile trattamento, e al contempo è molto diffuso e in aumento.

Questo disturbo è poco visibile alla nascita del bambino ma si fa più evidente con l’età. L’iperattività è spesso sospettata

quando il comportamento del bambino diventa socialmente perturbatore, soprattutto all'inizio della scolarizzazione. Il

bambino è molto disattento e impulsivo, e sembra che il nocciolo di questa sindrome sia la disattenzione e la mancanza di

concentrazione. Non sempre si aggiunge una iperattività fisica disordinata - sembra un uragano - con una energia che

sembra inesauribile ma non ordinata. Il bambino non è capriccioso nel senso vero della parola, ma semplicemente non

controlla il suo comportamento e subisce la sua impazienza e la sua disorganizzazione. Purtroppo questo disturbo è

duraturo. E’ questa caratteristica che distingue il bambino iperattivo dal bambino focoso; infatti il bambino turbolento

conosce dei periodi calmi e risponde alla disciplina imposta dalla famiglia e dalla scuola. Il bambino iperattivo non manca di

buona volontà, ma la continua disattenzione gli crea delle difficoltà di apprendimento, benché queste NON DIPENDANO DA

UNA DEFICIEGli insegnanti devono essere consapevoli che il loro diverso atteggiamento con il bambino

disattento/iperattivo ha un forte impatto sulla modificazione del suo comportamento. Non si deve, infatti, dimenticare che la

gravità e la

persistenza dei sintomi del disturbo risentono notevolmente delle variabili ambientali, di come il bambino si sente accettato e

aiutato di fronte alle difficoltà. Uno dei predittori di un miglior esito del disturbo in età adolescenziale sta proprio nel positivo

rapporto che gli insegnanti sono riusciti ad instaurare con l’alunno durante gli anni della scuola dell’obbligo.

Ecco, allora, che le “regole” della classe devono essere poche, semplici e comprensibili. L’insegnante, in primo luogo, deve

porsi come autorevole e competente punto di riferimento ed affiancarsi al bambino (senza perdere la

pazienza), dandogli brevi e semplici consegne, precisando sia verbalmente che per iscritto i passaggi più importanti per

aiutarlo ad eseguire appropriatamente un compito.

L’esperienza indica che è necessario fare pause frequenti durante lo svolgimento della lezione, rendendo il lavoro

stimolante, in primo luogo coinvolgendo i bambini il più possibile in “percorsi” in cui tutti si sentano partecipi, e solo

secondariamente, e gradualmente, facendo rispettare i tempi di realizzazione del compito dato.

 E’ assolutamente controproducente sottolineare, sarcasticamente, le difficoltà del soggetto iperattivo, per non

dar luogo ad “etichettamenti” anche da parte dei compagni, cosa che aggraverebbe la condizione di esplosività del bambino

disturbato.

Page 32: soluzione pratica per l-iperrattività

Considerando poi che questi bambini perdono spesso le loro cose, sarà utile definire i tempi e i modi per raggiungere un

routinario riordino dei propri materiali. A tal fine è importante l’uso di rinforzi positivi, da variare con

intelligenza e sensibilità perché non perdano di efficacia: uno di questi potrebbe essere favorire nel bambino iperattivo le

attività nelle quali riesce meglio, evitando come detto possibili competizioni frustranti con i compagni.

Infine, quando necessario, gli insegnanti, oltre che collaborare con i genitori, dovrebbero confrontarsi con gli esperti per

integrare e armonizzare gli interventi attuati sul bambino.

In famiglia è necessario che i genitori evitino di colpevolizzare il figlio (o se stessi) per i comportamenti che non vanno bene

e valutino, invece, quali sono le occasioni e i momenti in cui è opportuno gratificare il bambino.

Sono inoltre da evitare comportamenti aggressivi o ironici verso il bambino, anche se si sente spesso invocare “un sano

scapaccione” alla ricerca di un po’ di quiete per questi genitori sicuramente messi alla prova.

Le richieste rivolte al bambino devono essere esplicitate in modo chiaro, preciso e coerente. Se l’adulto riuscirà a

controllarsi, allenandosi a gestire i conflitti in modo positivo, potrà costituire quella facilitazione di cui il figlio ha bisogno,

ossia con l’esempio fornirà al bambino delle strategie adeguate per la risoluzione dei vari problemi.

D’altronde, com’è noto, educare richiede molto tempo: imparare a comunicare correttamente non è facile e prevede molto

impegno. Infatti, spesso, gli stessi genitori di bambini “difficili” trovano necessario seguire un intervento

psico-educativo o terapeutico personale, per imparare a conoscere le difficoltà del figlio, per rapportarsi ad esse in chiave

evolutiva e per valorizzare i comportamenti positivi del figlio.

 

Per agire efficacemente sul bambino ipercinetico è necessario:

- capire e diagnosticare tempestivamente il disturbo e la sua tipologia;

- creare una circolarità di informazioni/interventi tra scuola, famiglia ed esperti;

- programmare obiettivi educativi comuni, coerenti sia a scuola che a casa, in modo da facilitare l’autoregolazione del

soggetto;

- formulare piani di intervento procedendo a piccoli passi, per arrivare alla soluzione gradualmente, prendendo e dando

coscienza (e non cercando di attuare strategie di condizionamento);

- proporre più strategie possibili e variarle nel tempo per non renderle inefficaci (dalla conoscenza alla creatività);

- gli adulti coinvolti devono mettersi in discussione per valutare le proprie strategie di intervento, onde modificare eventuali

atteggiamenti che non sono d’aiuto al bambino;

- curare il rapporto del bambino coi coetanei, creando situazioni di gioco per educare all’autocontrollo (senza competizioni);

- fornire esempi positivi, costruttivi, corretti e coerenti;

- usare poche “regole”: semplici, congruenti, chiare;

- fornire soprattutto rinforzi positivi (le punizioni stressano e producono effetti controproducenti);

- intervenire direttamente solo su comportamenti inadeguati gravi;

- prevenire i comportamenti inadeguati ed agire tempestivamente;

- riflettere sui cambiamenti ottenuti, anche se sembrano piccoli, e non scoraggiarsi.

A scuola quando vengono spiegate le lezioni o vengono date delle istruzioni per eseguire dei compiti è importante che

l’insegnante si accerti del livello di attenzione del bambino: spesso i bambini iperattivi sono fisicamente e

mentalmente occupati a fare qualcos’altro. In generale il contatto oculare è la tecnica più efficace per controllare l’attenzione

del bambino.

Le consegne devono contenere delle istruzioni semplici e brevi. E’ fondamentale assicurarsi che il ragazzo abbia compreso

le istruzioni di un compito; per essere sicuri di ciò si possono far ripetere le consegne con le parole del

bambino.

Una volta dato un testo di un problema di aritmetica o un testo che contenga delle istruzioni è opportuno aiutare il

bambino disattento/iperattivo ad individuare (sottolineandole con diversi colori) le parti importanti del testo.

E’ opportuno controllare le fonti di distrazione all’interno della classe: non è indicato far sedere il ragazzo

vicino alla finestra, al cestino, ad altri compagni rumorosi o ad oggetti molto interessanti. Non è, ugualmente, produttivo

collocare l’allievo in una zona completamente priva di stimolazioni, in quanto egli diventa più iperattivo

perché va alla ricerca di situazioni nuove e interessanti.

Disporre i banchi in modo che l’insegnante possa passare frequentemente in mezzo ad essi, per controllare che i più

distratti abbiano capito il compito, stiano seguendo la lezione e stiano eseguendo il lavoro assegnato.

Page 33: soluzione pratica per l-iperrattività

Alcuni suggerimenti per la gestione delle lezioni… 

 Accorciare i tempi di lavoro. Fare brevi e frequenti pause soprattutto durante i compiti ripetitivi e noiosi.

 Rendere le lezioni stimolanti e ricche di novità: i bambini iperattivi con disturbi dell’attenzione hanno prestazioni peggiori

quando i compiti sono noiosi e ripetitivi (usare figure, schemi, variare spesso il tono della voce, ecc).

 Interagire frequentemente, verbalmente e fisicamente, con gli allievi.

. Fare in modo che essi debbano rispondere spesso durante la lezione.

 Utilizzare il nome degli allievi distratti per richiamarne l’attenzione.

 Costruire situazioni di gioco per favorire la comprensione delle spiegazioni.

 Utilizzare il gioco dei ruoli per spiegare concetti storici e sociali in cui siano coinvolti vari personaggi.

Abituare il bambino impulsivo a controllare il proprio lavoro svolto.

Anche l’ordine può aiutare… 

E’ importante stabilire delle attività programmate e routinarie, in modo che il bambino impari a prevedere quali

comportamenti deve produrre in determinati momenti della giornata.

 Definire con chiarezza i tempi necessari per svolgere le attività giornaliere, rispettando i tempi del bambino (questo lo

facilita anche ad orientarsi meglio nel tempo). Aiutare l’allievo iperattivo a gestire meglio il proprio materiale,

insegnandogli l’organizzazione e lasciandogli cinque minuti al giorno per ordine le sue cose.

L’insegnante deve proporsi come modello per mantenere in ordine il proprio materiale e mostrare alcune strategie per fare

fronte alle situazioni di disorganizzazione. Utilizzare il diario per una efficace comunicazione giornaliera con la famiglia (non

per scrivere note negative sul comportamento del bambino, mortificandolo).

 

E per gestire il comportamento cosa si può fare…

Innanzitutto è opportuno definire e mantenere regole chiare e semplici all’interno della classe (è importante ottenere un

consenso unanime su tali regole).

 Rivedere e correggere le regole della classe, quando se ne ravvede la necessità.

Spesso è necessario spiegare chiaramente agli alunni disattenti/iperattivi quali sono i comportamenti adeguati e quali quelli

inappropriati.

 E’ molto importante far capire agli allievi impulsivi quali sono le conseguenze dei loro comportamenti positivi e quali quelle

derivanti da azioni negative.

 E’ più utile rinforzare i comportamenti positivi (stabiliti in precedenza), piuttosto che punire quelli negativi.

 Sottolineare i comportamenti adeguati del bambino attraverso ampie ed evidenti gratificazioni. Avere la possibilità,

creativamente, di cambiare i rinforzi quando tendono a perdere d’efficacia.

Si raccomanda di non punire il bambino togliendo l’intervallo, perché il bambino iperattivo necessita di scaricare la tensione

e di socializzare con i compagni.

 Le punizioni severe, note scritte o sospensioni, non modificano il comportamento del bambino, se non in peggio.. E’

importante stabilire giornalmente o settimanalmente semplici obiettivi da raggiungere.

E’ utile informare spesso il bambino su come sta lavorando e come si sta comportando (feedback), soprattutto rispetto agli

obiettivi da raggiungere.

 

 due da non dimenticare… 

Occorre utilizzare i punti forti ed eludere il più possibile i lati deboli delbambino: ad esempio, se dimostra difficoltà fine-

motorie, ma ha buone abilitàlinguistiche, può essere utile favorire l’espressione orale, quando è possibile sostituirla a quella

scritta.

 Bisogna enfatizzare i lati positivi del comportamento quali la creatività, l’affettuosità, l’estroversione.NZA INTELLETTUALE.

E’ frequente che questo disturbo cerebrale di attenzione sia associato ad altre perturbazioni come, ad esempio, dell’umore. I bambini iperattivi sono spesso colpiti da

Page 34: soluzione pratica per l-iperrattività

depressione e da ansia, senza che si possa affermare oggi che esista un legame da causa ad effetto.

Di seguito riporto alcuni principi di psicologia dell’educazione per aiutare il bambino iperattivo

1) Il bambino va accettato e compreso per quello che è. Non inviargli affermazioni di tipo globale e negativo, non percepirlo come totalmente sbagliato e non interpretare ogni suo comportamento problematico come un affronto personale. Ciò, oltre ad essere improduttivo sul piano pedagogico, comporta un notevole stress anche per l’adulto;

2) educare il bambino in positivo. E’ importante che gli educatori evidenzino anche le più piccole cose positive che egli compie, i minimi progressi. Ognuna di queste azioni deve diventare occasione per gratificarlo, per dimostrargli che siamo contenti del suo impegno;

3) i comportamenti problematici non pericolosi dovrebbero essere ignorati. Non si devono sottolineare continuamente i comportamenti di impulsività e di irrequietezza (a meno che non siano pericolosi per sé o per gli altri): al contrario, spesso i comportamenti inadeguati perdurano proprio perché vi si presta troppa attenzione;

4) stabilire dei principi di comportamento (“regole”) e attenervisi (scuola-famiglia). Davanti ai bambini non possono esserci segni di disaccordo o di discussione, perché tale incoerenza diventerebbe “terreno di coltura” per le irrequietezze dei bambini;

5) il modo di parlare al bambino deve essere calmo. Nel dirgli che cosa fare occorre essere precisi ed usare termini ed espressioni in positivo. Divieti e negazioni rischiano di produrre nel bambino innanzitutto uno stato emotivo di ostilità o di sfida ed, inoltre, non forniscono alcuna informazione su che cosa il bambino dovrebbe fare o su come dovrebbe comportarsi:

6) non sgridare il bambino davanti agli altri, come anche non raccontare le sue “prodezze” ad altre persone in sua presenza. Se proprio va rimproverato, meglio prendere il bambino isolatamente e spiegargli le cose con calma e con tono deciso;

7) a scuola, come a casa, può essere di grande aiuto avere un ambiente di lavoro tranquillo e con una routine prevedibile e rassicurante;

8) offrire un modello di comportamento pacato e riflessivo. Il bambino deve avere la possibilità di capire come affrontare determinate situazioni e come risolverle. In tal senso è molto utile verbalizzare tutti quei ragionamenti che noi facciamo internamente

Page 35: soluzione pratica per l-iperrattività

per offrire proprio un modello comportamentale. L’adulto, parlando ad alta voce, fornisce un esempio di riflessività ed una strategia razionale di problem-solving;

9) favorire una giusta quantità di attività fisica: adatti sono i giochi di squadra (che insegnano a mettere a freno l’impulsività per favorire la collaborazione per un risultato collettivo) e gli sport che educano all’autocontrollo.

Anche l’organizzazione della classe può aiutare…

itori e insegnanti sono sempre più interessati a comprendere e gestire le manifestazioni aggressive e violente del comportamento dei bambini. Il bambino, infatti, può mostrare già in età prescolare atteggiamenti aggressivi e violenti, che spesso vengono sottovalutati confidando che scompariranno “con il crescere”. Purtroppo la realtà insegna che, in mancanza di adeguati supporti educativi, a cresceresaranno solo i problemi e le capacità offensive del bambino. Il comportamento aggressivo, ed in particolare violento, a qualunque età si manifesti, merita sempre di essere preso in seria considerazione.

Per comportamento violento nei bambini si intende una vasta gamma di condotte: esplosioni d’ira, aggressione fisica, risse, minacce e tentativi di far male agli altri, crudeltà verso gli animali, inclinazione ad appiccare incendi, distruzione intenzionale delle cose (proprie e altrui), atti di vandalismo. La ricerca in questo campo ha dimostrato che alla base dell’aumentato rischio di comportamenti violenti nei bambini vi è tutta una serie complessa di interazione di fattori che comprendono: storia personale di comportamenti aggressivi o violenti; esperienze pregresse come vittima di abusi fisici e/o sessuali; esposizione reiterata alla violenza domestica e sociale; gravi esperienze di frustrazione; genitore con problemi giudiziari (carcerazione); genitori alcoolisti o tossicodipendenti; famiglie composte da un solo genitore; fattori genetici (ereditarietà familiare); basso quoziente intellettivo (nel caso di condotte aggressive continuate); scarsa capacità di espressione verbale e di autocontrollo, legata ad un disturbo dell’attenzione e ad impulsività; schemi di attaccamento di tipo insicuro; esposizione alla violenza trasmessa dai media (TV, film, videogiochi, ecc.); combinazione di condizioni familiari svantaggiate (povertà, grave deprivazione, conflitti coniugali, mancanza di ungenitore, disoccupazione, assenza della famiglia allargata); lesioni o epilessia del lobo temporale. Per quanto riguarda i segnali d’allarme, occorre porre attenzione ai seguenti atteggiamenti nei bambini, perché sono spessoprecursori di comportamenti apertamente violenti: rabbia intensa; perdita frequente del controllo con esplosioni d’ira; facile irritabilità; grande impulsività; sensibilità alla frustrazione. Di conseguenza, genitori e insegnanti dovrebbero fare attenzione a non sminuire la valenza e la problematicità di tali comportamenti nei bambini, cercando di interpretarli in correlazione al contesto familiare e ambientale che circonda il bambino e delleesperienze che egli sta vivendo.

Page 36: soluzione pratica per l-iperrattività

In presenza di un bambino aggressivogenitori, insegnanti e specialisti dovrebbero collaborare con grande sensibilità al fine di aiutare il bambino a: imparare a conoscere, e a controllare, la propria aggressività; esprimere rabbia e frustrazione in modi più appropriati, provando a verbalizzarne le cause; comprendere la responsabilità delle proprie azioni ed accettarne le conseguenze, conoscendole; migliorare l’immagine di sé ed il senso di autostima.Inoltre, è necessario intervenire per affrontare e risolvere eventuali conflitti familiari, problemi scolastici, difficoltà sociali. Molti studi hannodimostrato che molti dei comportamenti violenti possono, infatti, essere ridotti o persino inibiti se i fattori di rischio sopra elencati, a loro volta, vengono ridotti o eliminati. In primo luogo, tuttavia, l’esperienza dei clinici ed altri esperti indica che è necessario modificare quelli che possono essere “esempi” di condotte violente in famiglia, ossia procedere alla riduzione dell’esposizione del bambino alla violenza tra le mura domestiche. Secondariamente, il bambino va meno esposto a informazioni che rendono conto della violenza sociale e, ultimo ma non meno importante, va assolutamente considerato il ruolo dei media, TV e videogames in testa: ore e ore di passiva esposizione a programmi e/o giochi violenti conducono facilmente nei bambini (e non solo) alla violenza attivamente agita.

L’iperattività:

è un disturbo dell’età evolutiva che colpisce circa il 4% dei bambini, risulta di non facile trattamento, e al contempo è molto diffuso e in aumento. L’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è una patologia a grossa componente genetica, quindi spesso ereditaria, caratterizzata da un disordine dei neurotrasmettitori cerebrali deputati al controllo dell’attenzione. In alcuni casi, quindi, può accompagnarsi ad una iperattività secondaria, dovuta al disordine mentale che affligge il bambino e gli impedisce di filtrare gli stimoli sensoriali che lo bombardano quotidianamente. I bambini iperattivi presentano difficoltà di attenzione, sono disorganizzati, disordinati, hanno difficoltà di concentrazione, al punto tale che ogni stimolo li distrae. Spesso non riescono a completare un compito e passano da un’attività ad un’altra senza portarne a termine alcuna.Questi soggetti non sopportano di attendere il proprio turno ed interrompono continuamente, sono impulsivi, invadenti, sbadati, tendono a perdere spesso le proprie cose. Dal punto di vista motorio non riescono a star fermi e seduti, sembrano come “motorizzati” (ipercinetici), con disturbiparalleli di ansia e dell’umore. Il DSM-IV (manuale diagnostico statistico dei disturbi della sfera mentale) nel descrivere il bambino iperattivo sottolinea che i sintomi devono comparire prima dei sette anni e interessare più aree. Esistono infatti diversi quadri clinici, più o meno complessi, dove spesso predomina il sesso maschile. E’ importante poter riconoscere e intervenire appropriatamente su tale disturbo per scongiurare future condotte antisociali e varie problematiche psicologiche: va detto , infatti, che, a dispetto delle difficoltà che l’adulto incontra a trattare queste “piccole pesti”, i bambini che mostrano tali difficoltà di comportamento vanno seguiti con amore,dedizione, attenzione, generosità e pazienza, nonché con grande competenza e, quando necessario, con l’ausilio di esperti . Iniziando dalla scuola materna, è importante riconoscere il bambino ipercinetico che, oltre ad essere costantemente in movimento,

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appare più immaturo rispetto ai coetanei, non rispetta le regole, è insofferente, spesso ha atteggiamenti provocatori e, quando gli si parla, sembra non ascoltare.

Alla scuola elementare il comportamento tende a peggiorare per effetto dell’aumento di regole e di richieste cui il bambino è sottoposto. Aumenta altresì il rischio che questi bambini vengano “etichettati” perché disturbano, fino alla richiesta di un insegnante di sostegno. Questo atteggiamento extra-familiare influisce negativamente sulla stima che il bambino ha di sé, peggiorando la situazione: il bambino, infatti, sentendosi più insicuro, non potrà che aumentare la sua iperattività, con comportamenti di sfida e di totale disinteresse verso le punizioni. Dal punto di vista delle capacità cognitive, il bambino iperattivo ha un’intelligenza nella norma o superiore: gli apprendimenti e le relazioni sociali, infatti, sono scarsi perché è il comportamento a comprometterli, non le potenzialità. Tra i fattori di rischio vi sono:

- familiarità per la sindrome da deficit di attenzione con iperattività;

- storia familiare di alcoolismo;

-presenza di una madre con problematiche depressive;

- sovraffollamento familiare;

- conflitti tra genitori e conseguente incapacità a stabilire regole di comportamento.

 

 Il quadro dell’iperattività si può descrivere considerando le sue caratteristiche fondamentali:

a) inattenzione, distraibilità, difficoltà di concentrazione.  

In linea di massima si può affermare che i soggetti ipercinetici hanno scarse capacità di attenzione. Ma forse sarebbe più opportuno dire che essi hanno modalità attentive peculiari: hanno difficoltà a fissare la propria attenzione su qualcosa, ad esempio un compito, per tempi lunghi, perché tendono a distrarsi con grande facilità, a stancarsi presto davanti ad attività ritenute noiose e monotone, ma al tempo stesso possono essere  straordinariamente attenti e capaci di fronte a compiti che richiedono tempi brevi, reazioni veloci, verso i quali sviluppano una forte motivazione, perché provano una forte eccitazione.Spesso i genitori di bambini iperattivi con deficit attentivo raccontano le “prodezze” dei propri figli con i famosi giochi di simulazione al computer, dove è richiesta un’attenzione elevata ma rapidamente mobile.

b) iperattività ed ipereccitabilità  

I bambini ipercinetici sembrano “consumare” gli stimoli a velocità multipla, fanno tutto di corsa, ogni esperienza è vissuta velocemente, fanno tante cose simultaneamente, sempre pronti come sono a cogliere un input come attivatore del loro essere in toto: mente e corpo. L’idea viene subito messa in pratica, non c’è mediazione e capacità di inibizione. Le loro emozioni sono molto vivide, spesso esagerate, con reazioni

Page 38: soluzione pratica per l-iperrattività

immediate e inopportune, sia quelle negative o distruttive, sia quelle positive: tutto è amplificato e direttamente agito.

c)  impulsività  

Per un bambino iperattivo sembra impossibile pensare prima di agire. Come si è detto, ogni impulso viene tradotto in una serie di comportamenti non sempre felici, anzi spesso fonte di costernazione per chi se ne deve far carico. Non è che questi bambini non apprendano le “buone maniere”, in teoria le conoscono, ma in pratica sono un brulicare incessante di idee, impulsi, sensazioni, intuizioni. E senza la mediazione di un “controllore” (Io cosciente che determina i comportamenti rispetto agli obiettivi) il cervello del bambino iperattivo traduce subito le idee in movimenti, scatti, tamburellamenti, scuotimenti, manipolazioni, esplorazioni, contorsioni, smorfie, salti, fughe inmezzo alla strada, ecc.

d) intolleranza alla frustrazione, necessità di gratificazione immediata  

Il bambino iperattivo incontra enormi difficoltà a perseguire un unico obiettivo per tempi lunghi, rimandando l’eventuale gratificazione al conseguimento dello stesso. E’ più facile che riesca a completare piccoleporzioni dello stesso compito senza rimandare il premio, concreto o figurato che sia, alla fine del progetto, perché egli preferisce incassare subito il premio. Questo fattore, apparentemente secondario, riveste invece una grande importanza sul tipo di comportamento che l’iperattivo tende a ripetere.Infatti, vessato da richieste troppo lontane dalla sua indole, perseguitato da richiami e note, prediche, minacce e suppliche, ultimatum, ecc., il bambino ipercinetico imparerà presto a trovare strategie per sfuggire a tutto questo,piuttosto che a trovare modi per raggiungere serenamente e costruttivamente un obiettivo.

Ecco allora che scuola e famiglia dovrebbero stringere una salda alleanza, costruendo un proficuo rapporto atto ad evitare le numerose frustrazioni cui il bambino andrà inevitabilmente incontro se si inizierà a tempestarlo dirimproveri e punizioni, o avendo su di lui aspettative inadeguate, sottoponendolo a vere e proprie “sfide” in cui, fatalmente, risulterà perdente (con ulteriori frustrazioni che rinforzano il circolo vizioso).

Gli insegnanti devono essere consapevoli che il loro diverso atteggiamento con il bambino disattento/iperattivo ha un forte impatto sulla modificazione del suo comportamento. Non si deve, infatti, dimenticare che la gravità e lapersistenza dei sintomi del disturbo risentono notevolmente delle variabili ambientali, di come il bambino si sente accettato e aiutato di fronte alle difficoltà. Uno dei predittori di un miglior esito del disturbo in età adolescenziale sta proprio nel positivo rapporto che gli insegnanti sono riusciti ad instaurare con l’alunno durante gli anni della scuola dell’obbligo.

Ecco, allora, che le “regole” della classe devono essere poche, semplici e comprensibili. L’insegnante, in primo luogo, deve porsi come autorevole e competente punto di

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riferimento ed affiancarsi al bambino (senza perdere lapazienza), dandogli brevi e semplici consegne, precisando sia verbalmente che per iscritto i passaggi più importanti per aiutarlo ad eseguire appropriatamente un compito.

L’esperienza indica che è necessario fare pause frequenti durante lo svolgimento della lezione, rendendo il lavoro stimolante, in primo luogo coinvolgendo i bambini il più possibile in “percorsi” in cui tutti si sentano partecipi, e solo secondariamente, e gradualmente, facendo rispettare i tempi di realizzazione del compito dato.

 E’ assolutamente controproducente sottolineare, sarcasticamente, le difficoltà del soggetto iperattivo, per nondar luogo ad “etichettamenti” anche da parte dei compagni, cosa che aggraverebbe la condizione di esplosività del bambino disturbato.

Considerando poi che questi bambini perdono spesso le loro cose, sarà utile definire i tempi e i modi per raggiungere un routinario riordino dei propri materiali. A tal fine è importante l’uso di rinforzi positivi, da variare conintelligenza e sensibilità perché non perdano di efficacia: uno di questi potrebbe essere favorire nel bambino iperattivo le attività nelle quali riesce meglio, evitando come detto possibili competizioni frustranti con i compagni.

Infine, quando necessario, gli insegnanti, oltre che collaborare con i genitori, dovrebbero confrontarsi con gli esperti per integrare e armonizzare gli interventi attuati sul bambino.

In famiglia è necessario che i genitori evitino di colpevolizzare il figlio (o se stessi) per i comportamenti che non vanno bene e valutino, invece, quali sono le occasioni e i momenti in cui è opportuno gratificare il bambino.

Sono inoltre da evitare comportamenti aggressivi o ironici verso il bambino, anche se si sente spesso invocare “un sano scapaccione” alla ricerca di un po’ di quiete per questi genitori sicuramente messi alla prova.

Le richieste rivolte al bambino devono essere esplicitate in modo chiaro, preciso e coerente. Se l’adulto riuscirà a controllarsi, allenandosi a gestire i conflitti in modo positivo, potrà costituire quella facilitazione di cui il figlio ha bisogno, ossia con l’esempio fornirà al bambino delle strategie adeguate per la risoluzione dei vari problemi.

D’altronde, com’è noto, educare richiede molto tempo: imparare a comunicare correttamente non è facile e prevede molto impegno. Infatti, spesso, gli stessi genitori di bambini “difficili” trovano necessario seguire un interventopsico-educativo o terapeutico personale, per imparare a conoscere le difficoltà del figlio, per rapportarsi ad esse in chiave evolutiva e per valorizzare i comportamenti positivi del figlio.

 

Per agire efficacemente sul bambino ipercinetico è necessario:

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- capire e diagnosticare tempestivamente il disturbo e la sua tipologia;

- creare una circolarità di informazioni/interventi tra scuola, famiglia ed esperti;

- programmare obiettivi educativi comuni, coerenti sia a scuola che a casa, in modo da facilitare l’autoregolazione del soggetto;

- formulare piani di intervento procedendo a piccoli passi, per arrivare alla soluzione gradualmente, prendendo e dando coscienza (e non cercando di attuare strategie di condizionamento);

- proporre più strategie possibili e variarle nel tempo per non renderle inefficaci (dalla conoscenza alla creatività);

- gli adulti coinvolti devono mettersi in discussione per valutare le proprie strategie di intervento, onde modificare eventuali atteggiamenti che non sono d’aiuto al bambino;

- curare il rapporto del bambino coi coetanei, creando situazioni di gioco per educare all’autocontrollo (senza competizioni);

- fornire esempi positivi, costruttivi, corretti e coerenti;

- usare poche “regole”: semplici, congruenti, chiare;

- fornire soprattutto rinforzi positivi (le punizioni stressano e producono effetti controproducenti);

- intervenire direttamente solo su comportamenti inadeguati gravi;

- prevenire i comportamenti inadeguati ed agire tempestivamente;

- riflettere sui cambiamenti ottenuti, anche se sembrano piccoli, e non scoraggiarsi.

A scuola quando vengono spiegate le lezioni o vengono date delle istruzioni per eseguire dei compiti è importante che l’insegnante si accerti del livello di attenzione del bambino: spesso i bambini iperattivi sono fisicamente ementalmente occupati a fare qualcos’altro. In generale il contatto oculare è la tecnica più efficace per controllare l’attenzione del bambino.

Le consegne devono contenere delle istruzioni semplici e brevi. E’ fondamentale assicurarsi che il ragazzo abbia compreso le istruzioni di un compito; per essere sicuri di ciò si possono far ripetere le consegne con le parole delbambino.

Una volta dato un testo di un problema di aritmetica o un testo che contenga delle istruzioni è opportuno aiutare ilbambino disattento/iperattivo ad individuare (sottolineandole con diversi colori) le parti importanti del testo.

E’ opportuno controllare le fonti di distrazione all’interno della classe: non è indicato far sedere il ragazzo

Page 41: soluzione pratica per l-iperrattività

vicino alla finestra, al cestino, ad altri compagni rumorosi o ad oggetti molto interessanti. Non è, ugualmente, produttivo collocare l’allievo in una zona completamente priva di stimolazioni, in quanto egli diventa più iperattivoperché va alla ricerca di situazioni nuove e interessanti.

Disporre i banchi in modo che l’insegnante possa passare frequentemente in mezzo ad essi, per controllare che i più distratti abbiano capito il compito, stiano seguendo la lezione e stiano eseguendo il lavoro assegnato.

Alcuni suggerimenti per la gestione delle lezioni… 

 Accorciare i tempi di lavoro. Fare brevi e frequenti pause soprattutto durante i compiti ripetitivi e noiosi.

 Rendere le lezioni stimolanti e ricche di novità: i bambini iperattivi con disturbi dell’attenzione hanno prestazioni peggiori quando i compiti sono noiosi e ripetitivi (usare figure, schemi, variare spesso il tono della voce, ecc).

 Interagire frequentemente, verbalmente e fisicamente, con gli allievi. . Fare in modo che essi debbano rispondere spesso durante la lezione.  Utilizzare il nome degli allievi distratti per richiamarne l’attenzione.  Costruire situazioni di gioco per favorire la comprensione delle spiegazioni.  Utilizzare il gioco dei ruoli per spiegare concetti storici e sociali in cui siano coinvolti vari

personaggi. Abituare il bambino impulsivo a controllare il proprio lavoro svolto.

Anche l’ordine può aiutare… 

E’ importante stabilire delle attività programmate e routinarie, in modo che il bambino impari a prevedere quali comportamenti deve produrre in determinati momenti della giornata.

 Definire con chiarezza i tempi necessari per svolgere le attività giornaliere, rispettando i tempi del bambino (questo lo facilita anche ad orientarsi meglio nel tempo). Aiutare l’allievo iperattivo a gestire meglio il proprio materiale,insegnandogli l’organizzazione e lasciandogli cinque minuti al giorno per ordine le sue cose.

L’insegnante deve proporsi come modello per mantenere in ordine il proprio materiale e mostrare alcune strategie per fare fronte alle situazioni di disorganizzazione. Utilizzare il diario per una efficace comunicazione giornaliera con la famiglia (non per scrivere note negative sul comportamento del bambino, mortificandolo).

 

E per gestire il comportamento cosa si può fare…

Innanzitutto è opportuno definire e mantenere regole chiare e semplici all’interno della classe (è importante ottenere un consenso unanime su tali regole).

 Rivedere e correggere le regole della classe, quando se ne ravvede la necessità.

Page 42: soluzione pratica per l-iperrattività

Spesso è necessario spiegare chiaramente agli alunni disattenti/iperattivi quali sono i comportamenti adeguati e quali quelli inappropriati.

 E’ molto importante far capire agli allievi impulsivi quali sono le conseguenze dei loro comportamenti positivi e quali quelle derivanti da azioni negative.

 E’ più utile rinforzare i comportamenti positivi (stabiliti in precedenza), piuttosto che punire quelli negativi.

 Sottolineare i comportamenti adeguati del bambino attraverso ampie ed evidenti gratificazioni. Avere la possibilità, creativamente, di cambiare i rinforzi quando tendono a perdere d’efficacia.

Si raccomanda di non punire il bambino togliendo l’intervallo, perché il bambino iperattivo necessita di scaricare la tensione e di socializzare con i compagni.

 Le punizioni severe, note scritte o sospensioni, non modificano il comportamento del bambino, se non in peggio.. E’ importante stabilire giornalmente o settimanalmente semplici obiettivi da raggiungere.

E’ utile informare spesso il bambino su come sta lavorando e come si sta comportando (feedback), soprattutto rispetto agli obiettivi da raggiungere.

 

 due da non dimenticare… 

Occorre utilizzare i punti forti ed eludere il più possibile i lati deboli delbambino: ad esempio, se dimostra difficoltà fine-motorie, ma ha buone abilitàlinguistiche, può essere utile favorire l’espressione orale, quando è possibile sostituirla a quella scritta.

 Bisogna enfatizzare i lati positivi del comportamento quali la creatività, l’affettuosità, l’estroversione.

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Page 43: soluzione pratica per l-iperrattività

ntroduzione 

Quando si può parlare di iperattività nei bambini? Spesso ci capita di osservare bambini estremamente vivaci, che faticano a mantenere a lungo l’attenzione su uno stesso stimolo o sentono il bisogno di muoversi continuamente.

Spesso si tratta solamente di bambini vivaci che attraversano particolari fasi del loro sviluppo, altre volte, però sono bambini che hanno delle reali difficoltà a rimanere fermi o a mantenersi lungamente concentrati.

La linea di demarcazione tra i due casi è sottile.

Vediamo insieme come poter distinguere le due situazioni.

 

Atteggiamenti di dinamismo e vivacità sono comuni in età infantile e sono indice di uno sviluppo sano, rientrando nella normale esuberanza infantile; tuttavia alle volte diventano talmente considerevoli da prendere il sopravvento, interferendo con il funzionamento individuale, sociale e scolastico del bambino;

in questi casi ci troviamo dinnanzi ad un notevole disagio sia per il bambino che per la sua famiglia, ed è ragionevole prendere in considerazione l’idea di chiedere aiuto psicologico.

  

  

  

  

  

  

  

  

  

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Il Bambino Iperattivo 

Secondo il DSM VI è possibile rintracciare delle caratteristiche specifiche che contraddistinguono i bambini che soffrono di "disturbo da deficit dell’attenzione / iperattività".

 Gli elementi distintivi coinvolti nel disagio sono la disattenzione, l’iperattività e l’impulsività. Per ogni singolo caso l’uno o

l’altro aspetto può prendere il sopravvento.

 

- Per quanto riguarda la disattenzione o defict d'attenzione, si tratta di bambini che non riescono a prestarne molta ai particolari, hanno difficoltà a mantenerla sui compiti o sulle attività di gioco, non sembrano ascoltare quando gli si parla, non seguono le istruzioni e non portano a termine i compiti; hanno difficoltà ad organizzarsi, spesso perdono gli strumenti necessari per le attività che devono svolgere e sono facilmente distratti e sbadati.

 

- Sul versante dell'iperatttività si osservano difficoltà nel giocare in modo tranquillo, sono bambini che parlano troppo e sembrano sempre sotto pressione, si alzano spesso, scorrazzano e saltano dovunque.

 

- Riguardo all'impulsività infine, frequentemente “sparano” la risposta prima che l'interlocutore abbia finito di porre la domanda, non attendono il proprio turno, interrompono gli altri e possono essere invadenti nei loro confronti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Page 45: soluzione pratica per l-iperrattività

 

 

Il Bambino Iperattivo: I Sintomi - Cosa succede a casa

“Un terremoto!…” esclamano spesso i genitori di questi bambini “Basta niente per distrarlo!”.

Si tratta di bambini che vengono descritti come irrequieti e poco interessati alle attività. Fanno molta fatica a concentrarsi e tendono ad agire senza pensare. Spesso perdono o rompono i loro giocattoli, hanno bisogno di continua attenzione da parte dei genitori, si trovano implicati in frequenti liti con i fratelli, dimenticano facilmente le regole e molte volte si sentono frustrati. Sono notevolmente disorganizzati, anche nell’alimentazione e nel sonno. Nonostante Tutto si oppongono con vigore ai cambiamenti delle routine, che acquisiscono per loro una notevole importanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Page 46: soluzione pratica per l-iperrattività

Il Bambino Iperattivo:I Sintomi - Cosa succede a Scuola

 

Cosa dicono le insegnantiSono alunni difficili da gestire che faticano a prestare attenzione ai particolari e che fanno molti errori di disattenzione; alle volte sembra che la loro mente sia altrove e che non siano in grado di ascoltare quello che si dice. Raramente riescono a portare a termine un compito, tanto più se lungo ed impegnativo, poiché lo avvertono come spiacevole e faticoso.

Quando oltre alla disattenzione è presente l’iperattività i bambini sembrano spesso sottopressione o “motorizzati”, difficilmente riescono a passare molto tempo seduti e sentono un forte e continuo bisogno di muoversi. Spesso perdono o rompono il materiale scolastico, i loro quaderni sono disordinati e sgualciti. In classe sono sempre fuori posto.

 

Il rapporto con i coetaneiSpesso sono i buffoni di corte della classe. Frequentemente vengono visti come compagni litigiosi. Il gruppo-classe può rispondere con atteggiamenti differenti che vanno dalla paura al venirne trascinati. A volte il soggetto è deriso altre evitato e, nonostante il suo comportamento clownesco, può provare disappunto e tristezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Page 47: soluzione pratica per l-iperrattività

Il Bambino Iperattivo: Cosa Sente- Il nostro mondo ai loro occhiSe provassimo ad immaginare il mondo visto attraverso gli occhi di questi

bambini,  dovremmo rappresentarci una realtà fatta di milioni di stimoli ugualmente interessanti che ci bombarderebbero tutti nello stesso momento. Ad esempio la nostra attenzione sarebbe attratta dal nostro programma preferito in TV, da una trascinante canzone alla radio, da un amico che parla, da un figlio che chiama...

 

Sicuramente proveremmo ansia per non riuscire a focalizzare la nostra attenzione su ogni singolo stimolo..

 

 

 

 

 

 

 

 

La Frequenza dell'IperattivitàCirca 4 bambini su 100 presentano tali difficoltà. Alcuni di essi sono particolarmente a rischio nello sviluppare problemi di comportamento e disadattamento sociale durante l’adolescenza.

Questa condizione è inoltre più diffusa tra i maschi che tra le femmine (in un rapporto di tre a uno nella popolazione generale).

 

Page 48: soluzione pratica per l-iperrattività

L’Iperattività nel Tempo

PrimaNonostante il più delle volte diventi visibile in età scolare, in alcuni casi è possibile rintracciare il disturbo anche prima: i bambini iperattivi che muovono i primi passi sono sempre in movimento, saltellano avanti ed indietro, si arrampicano sui mobili, corrono per la casa ed hanno difficoltà a concentrarsi durante attività di gruppo sedentarie.

DopoQuando al contrario il disturbo si protrae nell’adolescenza e nell’età adulta i pazienti avvertono sensazioni di irrequietezza e difficoltà a dedicarsi ad attività tranquille e sedentarie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Iperattività: Cosa Fare - affrontare e risolvere il disagio

Un principio importante da tener presente è innanzi tutto che questi bambini non hanno nessuna colpa, il loro

comportamento non rispecchia alcun tipo di oppositività; né tanto meno hanno colpa i loro genitori che invece vengono

spesso additati come incapaci di svolgere bene il proprio ruolo di educatori. In realtà la causa dell’iperattività non è da

cercare nel modo in cui i genitori hanno educato il figlio. Nella maggior parte dei casi, il loro modo di agire è solo la

conseguenza della carenza di attenzione e/o dell’impulsvità.

 

Page 49: soluzione pratica per l-iperrattività

 Una strategia efficace è sicuramente quella di elaborare delle risposte univoche che possano aiutare il bambino a sentirsi contenuto. Tali risposte assumono un valore maggiore se riproposte in tutti gli ambiti di vita del bambino, a casa e a scuola.

In questo senso è utile che genitori ed insegnanti si avvalgano di una consulenza psicologica sistematica   per concordare le strategie ed i metodi educativi, tenendo comunque presente che per poter conseguire risultati concreti sono indispensabili costanza e sistematicità.

 

A maggior ragione è bene che ci si rivolga a dei professionisti nel caso in cui chi si prende cura del bambino trovi delle difficoltà che non riesce a superare da solo in tempo breve. In questi casi può essere indicata una terapia familiare, che ha l’obbiettivo di valersi dei genitori e di tutta la famiglia come risorse capaci di promuovere il cambiamento.

Nonostante l’ambiente non abbia un ruolo decisivo nella genesi del disturbo, come per altri disturbi della condotta a base emotivo-educazionale, esperienze emotive adeguate e positive potranno evitare disturbi comportamentali secondari, come comportamenti oppositivi e provocatori, disturbi specifici dell’apprendimento, ansia e depressione, spesso causati da insuccessi e frustrazioni nel campo relazionale, sociale e scolastico.

Sebbene varino a seconda del caso specifico, gli obiettivi della terapia della famiglia   per la cura dell'iperattività seguono alcuni principi generali. Tra questi:

 

- Prevenire i sintomi secondari, che deriverebbero da una cattiva integrazione tra le caratteristiche proprie del disturbo e l’ambiente scolastico, sociale e familiare del bambino. In altre parole l’ambiente potrebbe rispondere in modo da rinforzare o minimizzare comportamenti disadattivi. La costanza, l’impegno e il tempo unitamente all’intervento terapeutico permettono di spezzare il circolo vizioso di insuccesso e frustrazione e di aumentare considerevolmente abilità personali e autostima. I bambini devono essere incoraggiati a sviluppare il loro potenziale, e messi in grado di aumentare la loro efficacia.

- Migliorare le condizioni di vita familiare, poiché a causa di tutti i fattori correlati al disturbo anche la vita familiare può risultare sofferente. In terapia si cerca di ricostruire la serenità familiare e di individuare comportamenti e strategie utili al bambino per favorire un buon sviluppo.

- Incrementare le abilità relazionali. Questi bambini faticano a trovare il giusto modo di relazionarsi nel gruppo di pari. Di fatto le difficoltà nel padroneggiare le regole fanno sentire frequentemente i bambini iperattivi frustrati, portandoli a mettere il broncio ed essere capricciosi. Appaiono poco flessibili ed adattabili. La conseguenza è che ricevono meno gratificazioni e apprezzamenti dai compagni e maggiori rifiuti.

Page 50: soluzione pratica per l-iperrattività

- Potenziare l’autostima: i continui rifiuti e i fallimenti possono portare questi soggetti a perdere la fiducia in sé stessi. In terapia si lavora affinché i cattivi risultati a livello sociale, scolastico, familiare o sportivo non portino a sentimenti di inadeguatezza tanto importanti da diventare parte di sé e pregiudicare una buona autostima. L'intervento previene conseguenze negative come la depressione o l’ansia reattive.

 

La maggior parte di questi bambini, se aiutata tempestivamente, riesce ad avere una vita scolastica e sociale adeguata.

 

Dott.ssa Isabella Biondi

telefono 348.7860508

[email protected]

 

 

Luca è iperattivo: come aiutarlo?Cara Maria Antonietta,

mio figlio Luca è alla scuola dell’infanzia ed io sono molto spaventata (…). Già dai primi mesi di vita il ritmo

del sonno era molto irregolare, Luca era un bambino irritabile e irrequieto...

Crescendo è stato sempre peggio; spacca giochi e oggetti, graffia e spintona gli altri bambini, si fa male in continuazione e

non ha il minimo senso del pericolo. Al rifiuto di accontentare i suoi desideri sono capricci inimmaginabili. È un bambino

impegnativo, tanto che anche i nonni non riescono più a reggere il bisogno di una sorveglianza continua. Io e mio marito ci

siamo rivolti al pediatra che ci ha orientati al centro di neuropsichiatria infantile. Il nostro bambino, anche se non hanno dato

una diagnosi definitiva, soffre di iperattività. A parte la fatica quotidiana per noi genitori, ci chiediamo ora se la scuola sarà in

grado di proteggerlo, da se stesso soprattutto, e se le insegnanti riusciranno a “reggere” un bambino così difficile, che non

mantiene l’attenzione su un gioco più di pochi minuti, che corre in continuazione, che ha reazioni spropositate, che non sta

mai fermo… Per bambini come il nostro la scuola può fare qualcosa?

(Lettera firmata)

 

Carissima,

Luca è un bimbo speciale ma richiede un’energia inesauribile intanto hai tutta la nostra comprensione e vicinanza perché

sappiamo che. Scuola e famiglia insieme possono moltissimo per i bambini iperattivi o con difficoltà di attenzione.

Giustamente gli specialisti attendono il momento in cui il tuo piccolo possa svolgere quel complesso di prove di attenzione,

memoria, riflessione, pianificazione dell’azione…che permettono con sicurezza di fare una diagnosi. In ogni caso esistono

tecniche comportamentali che aiutano controllare l’impulsività, aumentano progressivamente la capacità di attenzione e il

rispetto delle prime regole di convivenza.

Le cause dell’iperattività possono essere diverse, anche legate al funzionamento del sistema nervoso centrale. Alcuni errori

educativi possono peggiorare la sintomatologia, così come modelli adulti con scarso controllo emotivo. Aiutano, invece, un

clima educativo sereno e coerente, rispettoso verso adulti e bambini.

Page 51: soluzione pratica per l-iperrattività

La scuola e la famiglia devono essere guidate nella loro azione educativa da uno specialista che consigli le metodologie più

idonee e sostenga gli adulti che si occupano del bambino. Mantenere un buon rapporto di collaborazione fra scuola e

famigli, costanza e perseveranza aiuteranno il bambino ad essere più sereno. E’ necessario costruire insieme obiettivi a

breve termine, da sviluppare a scuola e a casa, definire poche e semplici regole, magari illustrate, utilizzare il rinforzo dei

comportamenti positivi piuttosto che il castigo dopo, favorire attività di tipo motorio, alternare attività e giochi diversi, definire

routine quotidiane che aiutino il bambino ad orientarsi nel tempo e nei comportamenti, evitate di stancare il piccolo e tenete

sempre presente le sue reali possibilità. L’altro aspetto che va costantemente rinforzato è quello dell’autostima perché

questi bambini si sentono costantemente inadeguati a rispondere alle richieste degli adulti.

Se l’integrazione scolastica, e la relazione con i compagni, risultasse difficile è possibile richiedere un insegnante di

sostegno all’azione della scuola, che seguirebbe con più attenzione il gruppo di bambini in cui è inserito il vostro piccolo.  

M. Antonietta Simeoli Insegnante di scuola materna e consulente familiare

Scrivete a:

LA LETTERA DEI GENITORI - LA GIOSTRA·Via Aurelia, 481·00165 ROMA - [email protected] Versione stampabile

 

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PROPOSTE PER LA SCUOLA DELL'INFANZIA 

APPROFONDIMENTI TEORICI MONOTEMATICI 

Sono rivolti ad insegnanti ed operatori del settore per fornire indicazioni teoriche e

strategie operative di supporto all'attività didattica. In ogni incontro, oltre al tema

approfondito, sarà dedicato ampio spazio allo scambio vicendevole delle singole esperienze.

Infatti questo è un momento fondamentale non solo per l'arricchimento conoscitivo ma

anche per glispunti d'intervento pratico che ogni operatore può cogliere. 

Screening: 

Verrà effettuato uno screening logopedico per individuare precocemente disturbi del

linguaggio nei bambini di 5 anni che saranno autorizzati dai genitori. Ogni osservazione

verrà concordata per tempi e modalità in riferimento al bisogno del bambino, nel pieno

rispetto delle attività scolastiche. A fine screening verrà data una restituzione a genitori

e insegnanti. 

Progetti di potenziamento cognitivo: 

Page 52: soluzione pratica per l-iperrattività

Tramite le tecniche di potenziamento cognitivo si modifica la capacità di

apprendimento del bambino che diventa un attivo interprete della realtà. Attraverso le

sollecitazioni proposte egli impara ad organizzare la ricerca e selezione degli stimoli, che

successivamente andrà a collocare nella propria memoria di conoscenze così da ampliarla in

modo funzionale al prossimo utilizzo. Il bambino viene mediato nella riflessione sull'uso delle

strategie attuate per la risoluzione del compito, e portato ad esplicitare il pensiero sul

proprio funzionamento mentale. Questo comporta non solo una maggior

consapevolezza metacognitiva, ma anche un progresso nella capacità di risposta

migliore in relazione ai diversi contesti. I progetti di potenziamento cognitivo si rivolgono

aibambini dell'ultimo anno della scuola materna che presentano tratti di

iperattività o carenze nella capacità di gestione di un compito complesso. In

particolare: difficoltà di selezione/raccolta dati in input; perdita di informazioni/visione

episodica in elaborazione; informazioni mancanti o inadeguate in output. Tali progetti

verranno effettuati dalle insegnanti su indicazioni e supervisione della Psicopedagogista. 

APPROFONDIMENTO PER I GENITORI 

Si ritiene importante dedicare uno spazio specifico ai genitori nell'intento di

raggiungere un duplice obiettivo: sottolineare una collaborazione comune per la crescita dei loro figli,

collaborazione ancora più necessaria davanti a quadri di difficoltà affrontare aspetti teorici di problematiche oggi molto trattate, ma spesso

ancora ambigue e lacunose nell'immaginario collettivo, quali le difficoltà di apprendimento

Sono previsti due incontri monotematici per i genitori dei bambini dai 3 ai 5 anni come spazio di riflessione sullo sviluppo del linguaggio e sulle abilità primarie per affrontare il passaggio alla scuola elementare.

 scuola: il terreno preferito dal bambino disattento e iperattivo 

Si ringrazia il dr. Gian Marco Marzocchi, Psicologo esperto sull'ADHD, presidente dell'A.I.D.A.I.che ha fornito l'autorizzazione a pubblicare su queste pagine il documento sotto riportato e da loro prodotto

 

Il terreno preferito dal bambino disattento e iperattivo per "fare mostra" di tutte le sue difficoltà è sicuramente la scuola. Abbiamo intuito che Paolo oltre a essere una "croce" per la madre e' anche l'incubo delle maestre che non sanno più cosa

Page 53: soluzione pratica per l-iperrattività

inventare per contenere il comportamento imprevedibile e inadeguato di bambini come Paolo.

Quando si tratta di gestione del comportamento del bambino è importante che le insegnanti e lo psicopedagista abbiano la consapevolezza che esistono degli accorgimenti in grado di ridurre la gravità delle manifestazioni del DDAI.

Purtroppo, i suggerimenti dello psicopedagogista non sempre vengono accettati di buon grado dalle insegnanti in quanto vengono percepiti come giudizi di scarsa competenza educativa. A volte si verificano episodi di sabotaggio dei consigli dello psicologo: vengono applicati malamente allo scopo di dimostrare la loro inefficacia.

Dobbiamo prendere atto che il diverso atteggiamento degli insegnanti con il bambino disattento/iperattivo ha un forte impatto sulla modificazione del suo comportamento. Non dobbiamo dimenticare che la gravità e la persistenza dei sintomi del DDAI risentono notevolmente delle variabili ambientali: di come il bambino si sente accettato e aiutato di fronte alle difficoltà (Barkley, 1997). Uno dei predittori un migliore esito del disturbo in età adolescenziale sta proprio nel positivo rapporto che gli insegnanti sono riusciti ad instaurare con l'alunno durante gli anni della scuola dell'obbligo.

Per riuscire ad essere pragmatici senza essere semplicisti abbiano individuato una serie di accorgimenti rivolti in modo specifico agli insegnanti, in un'ottica di comprensione delle difficoltà dell'alunno.

Prima di iniziare a lavorare…

1. Quando vengono spiegate le lezioni o vengono date delle istruzioni per eseguire dei compiti e' importante che l'insegnante si accerti del livello di attenzione del bambino: spesso i bambini iperattivi sono fisicamente e mentalmente occupati a fare qualcos'altro (roteare penne, guardare o chiamare i compagni). In generale il contatto oculare e' la tecnica più efficace per controllare l'attenzione del bambino. 

2. Le consegne devono contenere delle istruzioni semplici e brevi. E' fondamentale assicurarsi che il ragazzo abbia compreso le istruzioni di un compito; per essere sicuri di ciò si possono fare le consegne ("cosa devi fare?").

3. Una volta dato un testo di un problema di aritmetica o un testo che contenga delle istruzioni é opportuno aiutare il ragazzo disattento/iperattivo ad individuare (sottolineandole con diversi colori) le parti importanti del testo.

Anche l'organizzazione della classe può aiutare…

A prescindere dal fatto che la migliore collocazione è a discrezione dell'insegnante…

1. è opportuno controllare le fonti di distrazione all'interno della classe: non è indicato far sedere il ragazzo vicino alla finestra, al cestino, ad altri compagni rumorosi o ad altri

Page 54: soluzione pratica per l-iperrattività

oggetti molto interessanti. Non è ugualmente produttivo collocare l'allievo in una zona completamente priva di stimolazioni in quanto egli diventa più iperattivo perchè va alla ricerca di situazioni nuove e interessanti.

2. Disporre i banchi in modo che l'insegnante possa passare frequentemente in mezzo ad essi, in modo da controllare che i più distratti abbiano capito il compito, stiano seguendo la lezione e stiano eseguendo il lavoro assegnato.

Alcuni suggerimenti per la gestione delle lezioni…

1. Accorciare i tempi di lavoro. Fare brevi e frequenti pause soprattutto durante i compiti ripetitivi e noiosi.

2. Rendere le lezioni stimolanti e ricche di novità: i bambini con DDAI hanno peggiori prestazioni quando i compiti sono noiosi e ripetitivi (ad esempio un brano di un libro viene compreso meglio se contiene delle figure. Anche il ritmo della voce dell'insegnante quando spiega può incidere sulla capacità attentiva degli studenti).

a. Interagire frequentemente, verbalmente e fisicamente, con gli studenti.b. Fare in modo che gli allievi debbano rispondere frequentemente durante la

lezione.c. Utilizzare il nome degli studenti distratti per la spiegazione.d. Costruire situazioni di gioco per favorire la comprensione delle spiegazioni.e. Utilizzare il gioco di ruoli per spiegare concetti storici, sociali in cui siano

coinvolti vari personaggi.f. Abituare il ragazzo impulsivo a controllare il proprio lavoro svolto.

Anche l'ordine può aiutare…

1. E' importante stabilire delle attività programmate e routinarie in modo che il ragazzo impari a prevedere quali comportamenti deve produrre in determinati momenti della giornata.

2. E' importante definire con chiarezza i tempi necessari per svolgere le attività giornaliere, rispettando i tempi dello studente (questo lo aiuta anche ad orientarsi meglio nel tempo).

3. Aiutare l'allievo iperattivo a gestire meglio il proprio materiale: l'insegnante dovrebbe dimostrare che dà importanza all'organizzazione lasciando 5' al giorno per ordinare il proprio materiale.

a. Proporsi come modello per mantenere in ordine il proprio materiale e mostrare alcune strategie per fare fronte alle situazioni di disorganizzazione.

b. Aiutare il ragazzo ad applicare (o inventare) delle strategie per tenere in ordine il proprio materiale.

c. Premiare il banco meglio organizzato del giorno.4. Utilizzare il diario per la comunicazione giornaliera con la famiglia (non per scrivere

note negative sul comportamento).

E per gestire il comportamento cosa si può fare...

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1. Innanzitutto è opportuno definire e mantenere chiare e semplici regole all'interno della classe (è importante ottenere un consenso unanime su queste regole).

2. Rivedere e correggere le regole della classe, quando se ne ravvede la necessità.3. Spesso, è necessario spiegare chiaramente agli alunni disattenti/iperattivi quali sono i

comportamenti adeguati e quali sono quelli inappropriati.4. E' molto importante fare capire agli allievi impulsivi quali sono le conseguenze dei loro

comportamenti positivi e quali sono quelle che derivano da quelli negativi.5. E' più utile rinforzare e premiare i comportamenti positivi (stabiliti precedentemente),

piuttosto che punire quelli negativi.6. Fare esercizi di perdono e sottolineare i comportamenti adeguati del ragazzo

attraverso ampie ed evidenti gratificazioni.7. Avere la possibilità di cambiare i rinforzi quando questi perdono di efficacia.8. Si raccomanda di non punire il ragazzo togliendo l'intervallo, perchè il ragazzo

iperattivo necessita di scaricare la tensione e di socializzare con i compagni.9. Le punizioni severe, note scritte o sospensioni, non modificano il comportamento del

bambino.10. E' importante stabilire giornalmente o settimanalmente semplici obiettivi da

raggiungere.11. E' utile informare frequentemente il ragazzo su come sta lavorando e come si sta

comportando soprattutto rispetto agli obiettivi da raggiungere.

Non dimentichiamo che è opportuno...

1. Non creare situazioni di competizione durante lo svolgimento dei compiti con altri compagni.

2. Non focalizzarsi sul tempo di esecuzione dei compiti, ma sulla qualità del lavoro svolto (anche se questo può risultare inferiore a quello dei compagni).

Utilizzare i punti forti ed eludere il più possibile i lati deboli del ragazzo, ad esempio se dimostra difficoltà fine-motorie, ma ha buone abilità linguistiche può essere utile favorire l'espressione orale, quando è possibile sostituirla a quella scritta. Bisogna enfatizzare i lati positivi del comportamento (la creatività, l'affettuosità, l'estroversione).

 

inistero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

Progetto di ricerca, intervento ludico-pedagogico e formazione sul dell'infanzia, , con . Rete scuole: scuola elementare "Oscar Romero" (capofila), scuola elementare "Chico Mendes", scuola elementare "Guglielmo Marconi", scuola media "Dario Pagano".

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Il progetto “Il cerchio magico”, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, mette  in rete quattro scuole elementari e medie dell’area romana Alessandrino-Torre Angela e rappresenta uno strumento didattico-pedagogico finalizzato alla prevenzione dei disturbi dell’apprendimento legati ad iperattività e deficit di attenzione del bambino. Non si tratta di un intervento psicoterapeutico in quanto non si fa riferimento ad alcuna diagnosi clinica: i bambini che beneficieranno dell’intervento saranno segnalati attraverso la compilazione di una scala di valutazione da parte di insegnanti e genitori che evidenzierà quei casi nei quali la gestionescolastica del bambino comporta particolari difficoltà per il corpo docente, limitatamente all’impulsività, alla capacità di concentrazione ed alla condotta nel gruppo classe.Il bambino iperattivo è spesso motivo di preoccupazione per insegnanti e genitori a causa della sua “incontenibilità emotiva”: di fatto il piccolo esprime le sue emozioni e le sue paure tramite il movimento e l’agitazione, talvolta attraverso comportamenti provocatori tesi a richiamare l’attenzione, ma anche il controllo, degli adulti di riferimento. Il problema principale di questo bambino è la difficoltà che sente nel controllare i propri impulsi, cosa che lo fa sentire spesso inadeguato e fuori luogo; inoltre, dovendosi impegnare, senza riuscirvi, nel ridurre la propria emotività, facilmente si distrae in classe, elemento questo che può causargli un ritardo rispetto alla classe nell’apprendimento, non dovuto certo a fattori cognitivi, in quanto il bambino iperattivo è un bambino talvolta anche molto intelligente. Per questi motivi le attività del progetto sono incentrate su laboratori ludico-pedagogici, 2 per scuola, ciascuno per massimo 10/12 partecipanti, nei quali il bambino svilupperà gradualmente la capacità di gestire i suoi impulsi emotivi, ritardando e dilazionando le sue risposte comportamentali, generalmente immediate ad ogni stimolo, e miglioreranno le sue strategie di adattamento all’ambiente scolastico e familiare.Nei laboratori, guidati da operatori esperti in psicologia e scienze dell’educazione, specializzati in questo tipo di problematiche, il bambino potrà esprimere liberamente anche i propri sentimenti di inadeguatezza, i propri conflitti, confrontandoli con quelli di altri coetanei.

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Al centro di ogni incontro, ne sono previsti dieci per la durata di un’ora e mezza, vi saranno attività creative (disegno, creta, esercitazioni musicali) ed espressive (simulazioni di situazioni quotidiane, letture di brani, teatro) ma, soprattutto, sarà stimolata la discussione attraverso la metodologia del circle time.Il progetto prevede anche un corso di formazione per insegnanti e tre incontri con i genitori dei bambini che partecipano ai laboratori. In questi appuntamenti i genitori potranno essere informati sull’andamento del progetto ed avere suggerimenti sugli atteggiamenti educativi più adeguati da avere nei confronti dei propri figli, quando appunto essi assistono a manifestazioni emotive del bambino, apparentemente incontrollabili.

Obiettivo generale

Dotare la rete di scuole elementari e medie di un modello d’intervento sul disagio comportamentale dell’infanzia, finalizzato all’integrazione ed alla riduzione di ogni possibile condizione di svantaggio nell’apprendimento scolastico dei bambini disattenti ed iperattivi, attraverso la programmazione di attività ludico-pedagogiche, la realizzazione di percorsi teorico-pratici di aggiornamento per insegnanti e l’organizzazione di cicli di parent-training per genitori.

Obiettivi specifici

- Monitorare l’incidenza del “disturbo da deficit di attenzione e ipearattività” (ADHD) nelle 4 scuole coinvolte dal progetto, attraverso l’analisi quali-quantitativa di questionari a risposta multipla rivolti ai bambini delle classi II, III, IV, V elementare, I e II media, scale di valutazione dei comportamenti problematici in classe (TRS- Teacher Rating  Scale) compilate dagli insegnanti e focus group tematici per insegnanti e dirigenti scolastici.

      In questa fase di screening, in ciascuna scuola si lavorerà su 8  classi: nelle scuole elementari 2 per

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ciascun livello (II,III, IV, V), mentre nelle scuole medie si coinvolgeranno 4 classi prime e 4 classi seconde.

- Rilevare attraverso l’analisi incrociata dei risultati prodotti daglistrumenti di screening, questionari, scale di valutazione, focus group, i bambini con problematiche di attenzione ed iperattività, che possono trarre beneficio dall’inserimento in laboratori di attività ludico-pedagogiche finalizzati al recupero di eventuali condizioni di svantaggio scolastico, nella prospettiva di una “diversificazione didattica e metodologica in relazione allo sviluppo della personalità dell'allievo” (Legge 53/2003 Art. 2 comma f).

- Attivare N. 2 laboratori ludico-pedagogici per ciascuna scuola, i “Cerchi magici”, condotti da 2 operatori oltre a uno psicologo tutor, opportunamente formati e specializzati su tale tipo di disagio. Ognuno di questi laboratori comprenderà 6/10 bambini e si riunirà in orario scolastico o extrascolastico ( a seconda delle esigenze organizzative di ciascuna scuola) inincontri settimanali della durata di 1 ora e mezza per un totale di 10 settimane. Nelle scuole elementari i “Cerchi magici” saranno riservati uno ai bambini di II e III classi, l’altro ai bambini delle classi IV e V; nelle scuole medie entrambi i laboratori comprenderanno alunni di I e II. 

- Organizzare percorsi formativi di aggiornamento per i docenti di ciascuna scuola, indipendentemente dalla partecipazione delle loro classi alla ricerca-azione, articolati in 5 incontri di 2 ore ciascuno, composti da una prima parte di 45 minuti teorico-tematica ed una seconda parte strategico-esperenziale incentrata sulla discussione e la supervisione di singoli casi proposti dagli insegnanti, per l’elaborazione di strategie operative d’intervento.

- Pianificare programmi di parent training per genitori,strutturati in 3 incontri di 1 ora e mezza per

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ciascuna scuola, finalizzati a fornire alle famiglie: un metodo per analizzare le situazioni che favoriscono nel bambino lo sviluppo di impulsività, iperattività e scarsa capacità di concentrazione; alcune tecniche educative per la gestione del comportamento del bambino; un’occasione di confronto con altri genitori che condividono la stessa problematica per una condivisione di esperienze e modalità d’intervento

Il programma del corso sarà presentato ai dirigenti ed agli insegnanti interessati nel corso di un focus group preliminare, nel quale potranno essere raccolte, in ogni istituto, proposte e/o   richieste di personalizzazione degli argomenti, in base anche ad un’analisi di contesto. 

urare " l' iperattività "

Il metodo Buteyko, un valido aiuto per curare l'iperattività con semplici esercizi respiratori. Giocare per guarire.

Spesso durante la cura dell’asma e delle allergie dei bambini troviamo che insieme a queste due brutte patologie i piccoli se

la debbano vedere anche con problemi di iperattività.

La cosa mi fu fatta notare una prima volta da un pediatra con il quale collaboro nell’insegnamento del metodo Buteyko ai

bambini, il quale rilevava come nei bambini affetti da problemi respiratori fosse comune anche questa problematica.

Buteyko nei suoi studi su i bambini non ha mai parlato di questa sindrome ma c’è anche da rilevare che ai suoi tempi la

sindrome da iperattività non era ne conosciuta ne studiata. (o forse dovemmo dire meglio Inventata)

Certamente bambini “iperattivi” ci saranno stati sicuramente anche ai suoi tempi ma giustamente si è sempre ritenuto, come

riteniamo noi, che essere “iperattivi” fosse una normale conseguenza dell’essere bambini.

Al giorno d’oggi le case farmaceutiche hanno gettato i loro artigli su queste facili prede montando un interesse a nostro

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parere esagerato su questi bambini che non hanno alcun problema se non quello, a parer nostro, di iperventilare generando

una risposta del loro organismo sia psicologica che fisica che può essere in qualche modo “fastidiosa” per qualcuno ma che

non è assolutamente patologica e che crediamo non debba assolutamente essere combattuta ne con azioni coercitive e

soprattutto nemmeno con farmaci .

L’industria del farmaco però spalleggiata dalle casse di risonanza da loro prezzolate, giornali, radio, tv stanno cercando

anche da noi di convincere insegnanti e genitori sulla necessità di “sedare” queste creature…. di gestire

farmacologicamente i loro destini , la loro crescita, il loro essere bambini.

Prima di dare un inquadramento psicofisico al problema ed alla sua risoluzione ci tengo a dire che qualunque sia la causa

che crea l’iperattività sia essa come riteniamo noi l’iperventilazione (e darò dopo la spegazione e la soluzione della cosa) o

una qualsiasi altra causa vorrei dire che è meglio avere un bambino iperattivo sano senza medicinali che un bambino

“calmo perchè sedato” !

Vorrei dire anche alle mamme di non cadere mai nel tranello che “la pastiglietta” lo potrebbe fare stare meglio….. basti

pensare a quanti fatti incresciosi ci sono stati negli USA a causa dell’uso di questi farmaci, l’opulenta e progredita America

dove i farmaci per l’iperattività (Prozac e soprattutto Rittalin) vengono dati con facilità e dove si hanno centinaia di suicidi e

tentativi di suicidio di bambini ogni anno

Per fare questo vengono proposti opuscoli ove si prospettano scenari nefasti per i bambini iperattivi sulla loro crescita e

soprattutto sulla loro paventata difficoltà di inserimento nella società se non “corretti” farmacologicamente per tempo…….

Vengono redatti test dove un qualunque genitore “sano” si accorgerebbe che è quasi impossibile non rispondere si alle

domande proposte in quanto i comportamenti irrequieti fanno parte della normalità di essere bambini ed io stesso

rispondendo ad un test pensando a me piccolo mi sono scoperto iperattivo!!!

Io iperattivo !

Pazzesco!

Eppure questi  test ancora girano soprattutto nei distretti scolastici   tra quei presidi e quelle maestre/i o professori/esse che

detestano i troppo “agitati”……meglio i sedati !

Ma quei sedati potrebbero trasformarsi qualora non abbiano problemi nefasti di salute precoci,a causa dei farmaci, in

giovani suicidi e comunque in cittadini presto dediti a droghe ben diverse ed ancora più terribili (come se queste già non lo

fossero abbastanza).

Come è possibile pensare che un bambino a 8/12 anni voglia morire ?

Come può avere il coraggio e la determinazione nonchè la volontà di morire a quell’età?

A quell’età non si hanno problematiche psicologiche da suicidio è assurdo !

Ciò che è sicuro è che l’accumulo di sostanze psicotrattanti alterano il normale processo cognitivo riducendo la naturalità dei

comportamenti e scatenando risposte a volte incontrollabili !

(Tutti i bambini che hanno scatenato stragi a scuola negli USA facevano uso regolare di psicofarmaci)

Ricordiamoci che il Ritalin è comunque una anfetamina iscritta dal nostro sistema sanitario nazionale in classe 1 quella in

cui ci sono tutte le droghe pesanti tra le quali morfina ed eroina !

COME GUARIRNE . . . . . UNA PROPOSTA BUTEYKO.

Innanzi tutto la spiegazione della genesi della problematica dal punto di vista Buteyko.

Per fare questo dobbiamo partire dal respiro che in questi bambini è spesso fatto attraverso la bocca e come sappiamo dagli

studi scientifici di Buteyko respirare con la bocca vuol dire iperventilare.

Iperventilare nei bambini predisposti alle malattie del respiro (Asma Allergie Brochiti ricorrenti….) porta appunto ad

evidenziare patologie specifiche ma spesso insieme a queste troviamo anche iperattività, iperattività che è però presente

anche in bambini non predisposti alle malattie del respiro ma che comunque sicuramente iperventilano.

L’iperventilazione porta alla deficenza di CO2 che a sua volta scatena molte risposte dell’organismo avido di questo gas che

serve come importante moneta di scambio per poter ottenere dal sangue ossigeno così essenziale per le cellule, per il loro

metabolismo e quindi per la loro vita.

Una delle caratteristiche più importanti della carenza dovuta ad iperventilazione della CO2 è proprio l’eccitabilità delle cellule

neuronali e quindi senza adeguati livelli di CO2 le cellule del cervello diventano molto eccitate scatenando quella risposta

che erroneamente viene definita SINDROME ma che in realtà è solamente una semplice risposta dell’organismo bisognoso

di un semplice apporto corretto sia di CO2 e quindi anche di Ossigeno .

Questo apporto lo si può facilmente ottenere attraverso gli esercizi di ricondizionamento del respiro facendo recedere

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“naturalmente” tutti i sintomi in tempi velocissimi.

Quindi semplici esercizi che sono in grado di calmare le cellule del cervello e riescono a risolvere in modo semplice e veloce

situazioni che altrimenti vengono erroneamente catalogate come ADHD (sindrome da Iperattività).

La nostra esperienza ci ha convinto sia della bontà degli esercizi sia della praticità degli stessi che vengono affrontati dai

bambini con la modalità gioco, modalità che permette loro di fare esercizio in modo ludico e piacevole.

Noi abbiamo voluto dire la nostra su questo problema sulla scorta delle ” nostre esperienze vissute ” e ci teniamo

ancora ad esortare i genitori a non far fare comunque uso di psicofarmaci ai propri figli !

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SI PUO’ GUARIRE DALL’ASMA ! Ma dirlo in Italia è tabù !

.

6 L'attività innanzitutto può essere: manuale, ludica, sportiva ,sociale, culturale. Può inoltre coinvolgere e stimolare i cinque sensi, provocare delle sensazioni tattili, visive/uditive, olfattive e gustative 7 Possiamo differenziare dei ruoli diversi: Attivo, quando il soggetto  fa effettivamente qualcosa, disegna, gioca, corre,...Ma non dimentichiamo che anche nei casi dove il bambino è fisicamente passivo, non si muove, non corre, non ha una Il fatto di proporre dei giochi e delle attività che domandino l'intervento di più sensi permette al bambino di avere un ruolo attivo, cioè di partecipare. Passivo è invece l’atteggiamento del soggetto seduto in disparte nella sala. Anche questo ruolo ha la sua importanza: stare nello stesso luogo degli altri (sala, bar, furgone) permette alla persona di sentirsi parte di un gruppo, di un insieme. Il soggetto "respirerà" inoltre l'atmosfera che regna nel luogo, sentirà le risate, le frasi. Quindi partecipare ad un'attività non vuol dire semplicemente fare qualcosa seguendo le direttive del monitore, produrre un oggetto da portare a casa, ma essere da qualche parte, con delle altre persone, provare delle sensazioni, ricevere e rispondere a degli stimoli, passare da uno stato d'animo all'altro.

  8 Un pericolo che si riscontra spesso nel mondo dell'handicap è l’attivismo : per raggiungere l'integrazione si pensa spesso che bisogna fare molte cose, organizzare molte attività. L'animazione deve tener conto del ritmo del soggetto, dei suoi desideri, delle sue aspirazioni. Durante lo svolgimento dell'attività, che sia manuale o un gioco all'aperto, non bisogna dimenticare che siamo coinvolti emotivamente: importante è il piacere che il partecipante prova e le emozioni diverse che può risentire: paura, gioia, spavento, sorpresa, rabbia. Le può esprimere a suo modo, magari non in maniera subito comprensibile per i monitori. Se l'emozione è forte e può destabilizzare il

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bambino è importante che si senta protetto, accompagnato dal monitore. Anche la persona che propone l'attività deve trovare il piacere di farlo: se un'attività è fatta contro voglia, anche se organizzatissima, non avrà molto successo! Un'attività non la si fa solo per  l'ospite, ma soprattutto con lui. Un altro elemento importante è il luogo dove si svolge l'attività: le decorazioni, lo scenario la posizione dei mobili, del materiale. Il fatto di sentirsi bene in un posto è fondamentale per la riuscita dell'attività. La disposizione del luogo è legata al discorso della partecipazione, attiva o passiva:fare attenzione che  per esempio anche il bambino in carrozzella possa vedere l'attività, i suoi compagni, giocare. ( Il suo punto di visione è diverso dal nostro e spesso disponiamo il materiale troppo distante ). 

 

Dotati o malati? I bambini Indaco Una delle ipotesi più insolite riguardo al problema del bambino iperattivo e disattento è la teoria dei bambini indaco. Il nome Indaco deriverebbe dal colore dell'aura di questi individui che dagli anni 80 sembrano nascere in numero sempre crescente. Secondo questa concezione i bambini problematici che vengono etichettati come affetti dalla sindrome adhd in realtà potrebbe essere individui particolarmente dotati. ”La nostra cultura è basata sul concetto di evoluzione, che però si riferisce solo al passato: l'idea dell'arrivo sul pianeta di una nuova coscienza umana non è facilmente ammissibile” (Carrol 1999). I bambini Indaco sono bambini e bambine che sembrano dotati di un nuovo patrimonio genetico e di straordinari e rari attributi psicologici molto diversi da quelli riscontrati fino ad ora e potrebbero rappresentare il prossimo livello dell'evoluzione umana. Si manifestano con personalità anticonformiste rispetto ad ogni sistema, sono intuitivi, tecnologici, creativi, sensitivi, faticano ad accettare metodi educativi tradizionali e rifiutano a priori l'autorità dei genitori e degli insegnanti. Secondo questa teoria spesso a questi bambini vengono diagnosticati disturbi dell'attenzione, dell'apprendimento e iperattività, e vengono spesso trattati con psicofarmaci per frenare la loro energia ritenuta esagerata. Seguendo questo pensiero, gli psicofarmaci e in generale l'etichettamento diagnostico non sono altro che un

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fraintendimento o una scorciatoia per la gestione di un problema che invece potrebbe diventare una risorsa se fosse ben accolta. Le interviste a madri di bambini indaco hanno rivelato aspetti interessanti in relazione alla sindrome adhd. Laura, che sostiene di avere due figli entrambi indaco, ritiene che il ruolo degli educatori e del sistema scolastico abbia fallito nella gestione dei suoi figli, che riconosce essere problematici in quanto dotati, non in quanto malati o affetti da adhd. Più volte Laura ha affermato di aver assistito a tentativi da parte di insegnanti e medici di diagnosticare la sindrome da disattenzione e iperattività soprattutto verso il suo figlio maschio, più ingestibile della femmina tra i banchi di scuola. Dopo diversi anni scolastici con scarsi risultati nel profitto e nelle relazione con compagni di classe ed insegnanti finalmente si sono raggiunti risultati grazie ad una associazione extrascolastica che ha aiutato il giovane nella comprensione e gestione delle problematiche attentive e di condotta. Quindi anche se appartenenti a schieramenti opposti, sia le madri dei bambini indaco sia le madri di bambini adhd lamentano una scarsa efficienza del sistema scolastico nella gestione delle problematiche dei propri figli. Ma la differenza principale nei due approcci è che la madre di un giovane indaco sebbene consapevole delle difficoltà incontrate dai propri bambini, ritiene il proprio figlio dotato di un talento particolare e in quanto tale bisognoso di particolari attenzioni e cure da parte delle strutture in cui vive. Le madri di bambini indaco tendono infatti spesso a mettersi in discussione come educatrici e genitori poiché vedono nel proprio figlio l'espressione di qualcosa di nuovo e moralmente importante che deve essere accettato, accolto e messo a frutto in direzione di potenziali creativi utili per tutta l'umanità. Le madri dei bambini adhd, anch'esse consapevoli delle difficoltà dei propri figli, li concepiscono come malati, affetti da un disturbo che necessita cure, non certo dotati di talento ma di una sindrome che li affligge. Un medesimo comportamento, la stessa espressione caratteriale ed emotiva in un bambino può quindi sfociare in modalità gestionali radicalmente diverse, a seconda delle “filosofia” seguita.

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Il punto che credo sia fondamentale è che a prescindere da quale sia la realtà del problema nel bambino, ovvero che sia Indaco o affetto da adhd, gli occhi con cui viene osservato e gli atteggiamenti attraverso i quali verrà trattato avranno un impatto fondamentale sul decorso e sullo sviluppo della sua personalità. Le prescrizioni e i suggerimenti indicati dai manuali per la gestione dei bambini Indaco probabilmente offrono risposte valide ed efficaci anche per i bambini adhd, a prescindere dal fatto che esulino totalmente dal mondo medico. Inoltre entrambi gli approcci riconoscono nella scuola una mancanza di abilità nel preparare adeguatamente i bambini alla vita. Anche durante l'intervista con Paola Giovetti, giornalista ed esperta in parapsicologia, ho potuto assistere ad una ambivalenza di prospettive: il credere nella teoria dei bambini Indaco o meno non è il punto importante, è importante che i bambini con le problematiche descritte fino ad ora siano trattati per il loro potenziale positivo, cercando di migliorare i contesti in cui il bambino vive, agendo sul sistema scolastico e sulle strutture che dovrebbero accogliere i bambini nella loro complessità e problematicità. Paola Giovetti non esclude infatti una comprensione socio culturale del contesto in cui il bambino vive, fattori ambientali e culturali sfavorevoli che possano aver facilitato l'emergere di personalità complesse come quelle descritte dalla sindrome adhd. Al tempo stesso Paola afferma di essere aperta a teorie evoluzionistiche che si rivolgono ai bambini problematici come dotati, piuttosto che malati. L'altro aspetto che emerge dal confronto con colloqui tra madri di bimbi indaco e madri di bambini adhd è che in entrambi i casi è il genitori che valuta e attribuisce lo status di malato o indaco al proprio figlio. Torniamo quindi al problema della non autonomia decisionale del soggetto bambino: che sia indaco o affetto dalla sindrome sta alla madre valutare e prendere una direzione in un senso o nell'altro. In entrambi i casi ho assistito a forti rivendicazioni da parte di madri che con certezza affermavano l'esistenza della sindrome e quindi rivendicavano la diagnosi e il trattamento farmacologico, e dall'altra parte madri che con la stessa forza e convinzione rivendicavano per il loro bambino lo status di Indaco e in quanto tali bisognosi di particolari attenzioni e risorse.

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L'altro fenomeno comune a i due approcci è l'autodiagnosi in età adulta. Come abbiamo già visto gli adulti che rivendicano di essere stati bambini adhd non trattati durante l'infanzia stanno aumentando, al tempo stesso assistiamo al fenomeno di molti adulti che sostengono di essere stati bambini indaco incompresi. In entrambi i casi lo status di adulto permette agli individui problematici di scegliere la propria condizione di malati o dotati incompresi e agire di conseguenza. Possibilità evidentemente preclusa ai bambini. Disagio individuale come riflesso di un problema culturale La crisi della scuola scaturisce, secondo l'analisi di Longo (2005), da tre fattori principali, riconducibili

est CONNERSLe Scale di Conners permettono una valutazione comprensiva dei comportamenti problematici presenti in età evolutiva, in particolare valutano la presenza di: comportamenti oppositivi, difficoltà cognitive e disattenzione, iperattività, ansia, timidezza, perfezionismo, problemi sociali e problemi psicosomatici.Le CRS-R possono essere utilizzate da psicologi, assistenti sociali, medici, consulenti, psichiatri, neuropsichiatri infantili, infermieri, insegnanti, dirigenti scolastici ecc in scuole, in strutture ambulatoriali, in strutture ospedaliere, in centri di trattamento residenziale, in servizi di tutela dell'infanzia..Sono adatte per bambini e adolescenti dai 3 ai 17 anni . Esistono tre versioni che possono essere compilate dai genitori (CPRS-R), dagli insegnanti (CTRS-R) e un questionario self-report per adolescenti dai 12 ai 17 anni (YSR-R). La compilazione delle CRS-R richiede mediamentemeno di 20 minuti (salvo nei casi in cui siano presenti difficoltà di lettura, problemi psichiatrici lingua madre diversa dall'italiano).La forma di riposta è a scelta multipla su una scala di quattro valori : 0=mai raramente (niente affatto vero);1=ogni tanto (appena in parte vero); 2=spesso o frequentemente (abbastanza vero); 3=molto spesso o molto frequente (molto vero).Le sottoscale e gli indici che si ricavano dai questionari compilati daigenitori e dagli insegnanti sono i seguenti:

1. Oppositività: punteggi alti in questa sottoscala rilevano una propensione a violare le regole, ad

avere problemi con l’autorità e ad infastidirsi facilmente.

2. Disturbi cognitivi: punteggi alti in questa sottoscala possono essere associati ad un

apprendimento più lento, problemi organizzativi, difficoltà a portare a termine i compiti e problemi di

concentrazione.

3. Iperattività-Impulsività: punteggi alti in questa sottoscala sono associati a difficoltà a restare

seduto o a dedicarsi allo stesso compito a lungo, irrequietezza e impulsività

4. Ansia-Timidezza: punteggi alti in questa sottoscala si associano a preoccupazioni e paure maggiori

rispetto ai coetanei, ad una più elevata emotività e sensibilità alle critiche, ansia in situazioni poco

familiari, timidezza e riservatezza.

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5. Perfezionismo: punteggi alti in questa sottoscala si associano alla tendenza a prefissarsi obiettivi

molto alti, ad essere pignoli sul modo di fare le cose, ad avere un atteggiamento ossessivo nei

confronti del lavoro

6. Problemi sociali: punteggi alti in questa sottoscala sono legati all'idea di avere pochi amici, ad una

scarsa auto-stima e fiducia in se stessi, al sentirsi emotivamente distanti dai coetanei

7. Tratti psicosomatici (solo nella versione genitori): punteggi alti in questa sottoscala segnalano una

tendenza a riferire dolore e malessere più frequentemente dei coetanei

8. Indice ADHD: consente di individuare i bambini/gli adolescenti a"rischio" di ADHD

9. CGI – Irrequietezza-Impulsività: Questa sottoscala indica irrequietezza, impulsività e mancanza di

attenzione

10. Instabilità emotiva: un punteggio elevato a questa sottoscala indica un numero di

risposte/comportamenti emotivi (pianto, rabbia ecc.) superiore alla norma

11. CGI – Totale: il punteggio CGI rispecchia un comportamento problematico generale. Un punteggio

elevato tende ad indicare un problema di iperattività, ma spesso associato ad altre aree

problematiche

12. DSM-IV – Disattenzione: un punteggio elevato indica una corrispondenza superiore alla media con

i criteri diagnostici del DSM-IV per ADHD tipo Disattenzione

13. M - DSM-IV – Iperattività-Impulsività: un punteggio elevato indica una corrispondenza superiore

alla media con i criteri diagnostici del DSM-IV per ADHD tipo Iperattività-Impulsività

14. N - DSM-IV – Totale: un punteggio elevato indica una corrispondenza superiore alla media con i

criteri diagnostici del DSM-IV per ADHD tipo combinato con Disattenzione/Iperattività-Impulsività

Le sottoscale e gli indici che si ricavano dai questionari compilati dagliadolescenti sono i seguenti:

1. A - Problemi familiari – I ragazzi che ottengono un punteggio elevato si sentono trascurati dai

genitori e/o gli altri membri della famiglia, pensano che questi siano duri o eccessivamente critici nei

loro confronti; potrebbero anche sentirsi emotivamente distanti o distaccati dalla famiglia.

2. B - Problemi emotivi - I ragazzi che ottengono un punteggio elevato hanno scarsa autostima e

fiducia in se stessi, si sentono soli e isolati e generalmente hanno più preoccupazioni e pensieri

della maggior parte dei coetanei.

3. C - Problemi di condotta - I ragazzi che ottengono un punteggio elevato tendono a infrangere le

regole, hanno più problemi con le persone che rappresentano l’autorità ed è probabile che abbiano

preso parte ad attività antisociali in misura maggiore rispetto ai coetanei. Molti item della scala

fanno riferimento a seri disturbi di comportamento (ad es. distruzione di proprietà, assunzione di

stupefacenti)

4. D- Disturbi cognitivi - I ragazzi che ottengono un punteggio elevato tendono ad apprendere più

lentamente della maggior parte dei coetanei, hanno problemi nell’organizzare e a completare i

compiti, e hanno particolare difficoltà nel concentrarsi sulle attività che richiedono uno sforzo

mentale.

Page 67: soluzione pratica per l-iperrattività

5. E - Problemi di autocontrollo - I ragazzi che ottengono un punteggio elevato sono emotivamente

più instabili dei coetanei; le persone li infastidiscono e si irritano con facilità.

6. F - Iperattività - I ragazzi che ottengono un punteggio elevato hanno difficoltà a restare seduti o a

dedicarsi allo stesso compito a lungo; si sentono più irrequieti e agitati della maggior parte dei

coetanei.

7. G- Indice ADHD - Questo indice consente di individuare i bambini/gli adolescenti a rischio di ADHD.