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B O L L E T T I N O D I I N F O R M A Z I O N E S U F I S C A L I T À E S P E S A I N A G R I C O L T U R A
NUMERO 2 - MAGGIO 2013
Introduzione
F. ADINOLFI | Università di Bologna
Q uesto appuntamento del Bollettino quadrimestrale “Agrifisco” approfondisce
uno dei temi che maggiormente sta animando il dibattito nel sistema agroali-
mentare: la nuova disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione
di prodotti agricoli e agroalimentari. Un’innovazione il cui obiettivo è quello di contribuire
al riequilibrio dei pesi negoziali lungo la filiera e di fissare un quadro più certo per gli
operatori dell’intero sistema agro–industriale nazionale, ma che non ha mancato di gene-
rare difficoltà applicative e interpretative che hanno stimolato numerosi supplementi di
riflessione e discussione.
In questa cornice gli interventi ospitati forniscono chiarimenti utili e consentono di di-
sporre di punti di vista differenti, espressi dai protagonisti delle diverse fasi del sistema
produttivo, arricchiti dalla preziosa lente d’ingrandimento dei casi studio presentati, oltre
che dei punti di vista settoriali.
I diversi contributi, per la loro capacità di abbracciare temi e specificità diverse, tracciano
un filo logico, non privo di inevitabili contraddizioni connaturate alla funzione di rappre-
sentanza di alcuni degli interlocutori, la quale non solo fornisce un punto di vista su appli-
cazioni e criticità della disciplina esaminata, ma che ha il pregio di stimolare la discussione
su una visione anche di più lungo periodo relativa ai meccanismi di gestione dei rapporti
contrattuali lungo le filiere. Questione che sarà determinante per le future prospettive del
nostro sistema agroalimentare e che già oggi rappresenta una delle chiavi di lettura più
innovative sulle quali tende a dirigersi anche il dibattito europeo.
L’introduzione al tema è stata affidata a Stefano Vaccari (Mipaaf), il quale ha fornito una
lettura esaustiva e agile delle nuove disposizioni in materia di cessione di prodotti agricoli
e agroalimentari e tracciato il solco nel quale si sono innestati gli altri contributi. L’artico-
lo successivo, contenuto nella rubrica “In tempo reale”, è quello di Raffaella Pergamo e
Antonio Giampaolo (Inea), che hanno presentato l’impianto e le prime risultanze di uno
specifico progetto avviato dall’Istituto sul tema. L’argomento sarà ulteriormente arricchito
dall’approfondimento curato da Salvatore Capezzuto (avvocato amministrativista) sulla for-
ma scritta dei contratti. Si continua con la posizione di Anicav e Federalimentare, raccolta e
sistematizzata da Gabriele Cassani e Simona Nizza (Inea); a seguire, il punto di vista degli
operatori agricoli con le testimonianze dirette fornite da Pierluigi Crescimanno (impren-
ditore del comparto olivicolo) e Nicola Cecere (afferente al comparto zootecnia da latte),
nonché il contributo di due importanti organizzazioni professionali: CIA e Confagricoltura.
Nella rubrica “In breve”, infine, Stefano Ciliberti e Angelo Frascarelli (Università di Perugia)
condividono alcune considerazioni sull’argomento rifacendosi a casi studio appositamente
analizzati. n
SommarioIl temaLa difficoltà di disciplinare le relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari........ 2S. VACCARI
In tempo realeIl progetto INEA..................... 4 A. GIAMPAOLO, R. PERGAMO
La forma scritta nei contratti di cessione dei prodotti agricoli ex art. 62 L. 27/2012............ 7 S. CAPEZZUTO
le IstItuzIonILe posizioni di Federalimentare e Anicav...... 9 G. CASSANI, S. NIZZA
Il punto dI vIstaIl parere di un imprenditore agricolo/1.......................... 11 P. CRESCIMANNO
Il parere di un imprenditore agricolo/2.......................... 12 N. CECERE
Il punto dI vIsta delle oopp agrIcoleCIA e Confagricoltura: alcune considerazioni sull’art. 62..... 13M. BAGNOLI, N. CAPUTO, F. MAIO, I. MARIOTTI
In breveL’obbligo dei contratti di cessione dei prodotti agricoli e alimentari: un’analisi degli effetti.......... 15S. CILIBERTI, A. FRASCARELLI
glossarIoG. CASSANI, S. NIZZA................. 18
2 | IL TEMA
La difficoltà di disciplinare le relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari
STEFANO VAccARI | Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali
KeYWords obbligatorietà contrattuale, trasparenza, differenze interpretative, portata innovativa
non di secondo piano all’articolo 62, ’facendo venir meno, tra
l’altro, la nullità assoluta della cessione in assenza dei requisiti
previsti dal comma 1 dell’art. 62 (ossia la durata, le quantità e
le caratteristiche del prodotto venduto, il prezzo, le modalità di
consegna e di pagamento), nonché escludendo dal campo di
applicazione della norma i conferimenti di prodotti agricoli e
alimentari conclusi fra imprenditori agricoli di cui all’articolo 1
del decreto legislativo 18 maggio 2011, n. 228, e fra soggetti
ad essi equiparati.
Il quadro giuridico confuso, in realtà, fotografava le differenze
profonde di vedute tra il mondo agricolo, fortemente schierato
a difesa della norma speciale prevista dall’articolo 62, e parte
del mondo industriale e del commercio, schierato a favore del
recepimento “elastico” della direttiva n. 2011/7.
L’asprezza del confronto nel mondo produttivo si riverberava
nelle istituzioni, portando alla paradossale situazione per cui il
Ministero dello sviluppo economico, il 27 marzo 2013, comuni-
cava su internet che “sia in applicazione del generale criterio
della successione delle leggi nel tempo, sia in applicazione del
criterio di prevalenza del diritto europeo su norme nazionali
incompatibili, si può ragionevolmente ritenere che la discipli-
na in materia di ritardi di pagamento nelle transazioni com-
merciali in materia di cessione dei prodotti agricoli e alimenta-
ri di cui all’art. 62 in questione, sia stata tacitamente abrogata
da quella successiva più generale, di derivazione europea, in-
trodotta dal decreto legislativo n. 192/2012, fermo restando
che, in caso contrario, la medesima disciplina di cui all’articolo
62 dovrebbe, in ogni caso, essere disapplicata per contrasto
con il sopravvenuto diritto europeo”. Immediatamente dopo,
il 2 aprile 2013, il Ministero delle politiche agricole alimenta-
ri e forestali smentiva categoricamente l’interpretazione data
dal MiSE sulla successione delle norme, chiarendo che: “deve,
in conclusione, essere ribadita, sulla scorta delle inequivoche
considerazioni che precedono, la piena efficacia e vitalità della
normativa speciale in tema di cessione dei prodotti agricoli ed
agroalimentari, di cui al ripetuto art. 62”.
con l’art. 62 del D.L. n. 1/2012 c.d. Cresci Italia il Legi-
slatore ha perseguito l’obiettivo di garantire maggiore
trasparenza nei rapporti tra i diversi operatori della
filiera agroalimentare, attraverso l’eliminazione di posizioni di
ingiustificato squilibrio contrattuale tra le parti, fissando, tra l’al-
tro, tempi certi (30 o 60 giorni) per il pagamento delle merci.
Cardini della norma, oltre ai predetti termini di pagamento,
sono: l’obbligo della forma scritta, a pena di nullità, per le
cessioni di prodotti agricoli e alimentari, nonché il divieto di
imporre direttamente o indirettamente condizioni di acquisto,
di vendita o altre condizioni contrattuali ingiustificatamente
gravose.
Con un decreto congiunto del Ministero delle politiche agricole
alimentari e forestali e del Ministero dello sviluppo economi-
co, nell’ottobre del 2012, si è data attuazione operativa alla
norma.
L’attuazione della norma è stata molto complessa, dal mo-
mento che essa ha costituito una vera e propria rivoluzione nei
rapporti interni della filiera. La previsione generalizzata della
forma scritta per le cessioni e la conseguente, forte, valorizza-
zione del momento contrattuale tra le parti, hanno infatti de-
terminato un piccolo “shock culturale” tra gli operatori agricoli,
storicamente poco avvezzi alla redazione di forme contrattuali
scritte e codificate.
A ciò si aggiunga che la previsione dei tempi certi di pagamen-
to anticipava il recepimento nazionale della direttiva 16 feb-
braio 2011, n. 2011/7/UE, determinando la curiosa situazione
per la quale la delega al Governo per il predetto recepimen-
to veniva di fatto attivata per il solo settore agroalimenta-
re. Solamente nel novembre 2012, con il decreto legislativo
n. 192/12, si recepiva in via generale la predetta direttiva,
introducendo differenze nei termini di pagamento e nella
derogabilità degli interessi di mora per ritardato pagamento
rispetto alle previsioni dell’art. 62. La confusione aumentava
tenuto conto che il Parlamento, nel dicembre 2012, in sede di
conversione del decreto legge n. 179/12, apportava modifiche
IL TEMA | 3
bollettino di informazione su fiscalità e spesa in agricoltura
significare che non vengono ad evidenza solamente i compor-
tamenti “sleali”, ma anche le “buone prassi”.
L’importanza dell’articolo 62 nella parte in cui indica modelli
condivisi di comportamenti commerciali è veramente grande:
se la filiera agroalimentare saprà cogliere l’occasione per fis-
sare regole contrattuali chiare e utili per tutti gli attori, l’arti-
colo 62 avrà raggiunto il suo principale obiettivo, quello del
rafforzamento dell’economia contrattuale, perseguito nel set-
tore agricolo da decenni con scarso successo. Se ciò avverrà, gli
usi strumentali delle interpretazioni giuridiche potranno dirsi
“sterilizzati” a tutto vantaggio dello sviluppo del sistema agro-
alimentare italiano. n
Il contrasto ha pochi precedenti istituzionali e pone oggetti-
vamente gli operatori in difficoltà: basti pensare al rilevante
problema del calcolo degli interessi di mora, che secondo
l’art. 62 decorrono automaticamente ed obbligatoriamente in
caso di ritardato pagamento (con riflessi civilistici e fiscali) e
che invece secondo il decreto legislativo n. 192/2012 possono
essere oggetto di deroga tra le parti.
Non è questa la sede per un approfondimento giuridico delle
ragioni che portano a privilegiare l’interpretazione giuridica
data dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali:
tuttavia, è utile sottolineare come l’attuazione dell’articolo 62
stia già rivelando importanti cambiamenti nelle modalità di
contrattazione lungo la filiera ed abbia attirato l’attenzione
dell’Antitrust sulla necessità di rafforzare la vigilanza in ordine
alle pratiche commerciali sleali nel settore agroalimentare.
La disquisizione relativa ai termini di pagamento ha infatti
distolto l’attenzione sulle grandi novità introdotte dall’artico-
lo 62, per le quali non ci sono discussioni relativamente all’ap-
plicabilità, in ordine alla forma scritta ed alle pratiche concor-
renziali sleali. La definizione di contratti tipo, che molto rapi-
damente sono stati adottati in gran parte dei comparti agricoli
e dalla grande distribuzione organizzata (GDO), ha portato in
non pochi casi ad un miglioramento dei meccanismi di com-
mercializzazione in termini di chiarezza delle prestazioni e dei
corrispettivi, degli obblighi e delle clausole di risoluzione o di
penalizzazione, imponendo, di fatto, standard di qualità ad in-
tere filiere.
Sotto il profilo economico è ancora prematuro valutare l’effetto
della nuova, obbligatoria contrattualizzazione scritta nel set-
tore agroalimentare: non pochi analisti hanno evidenziato il
rischio che i costi sia dei ridotti tempi di pagamento sia delle
specifiche contrattuali introdotte, potrebbero essere “scaricati”
in gran parte sul contraente più debole, configurando alcune
forme contrattuali imposte ai fornitori quasi dei “contratti per
adesione”. Tuttavia non va dimenticato la portata “culturale”
di alcune indicazioni introdotte dall’art. 62, a cominciare da
un approccio veramente innovativo verso le pratiche con-
correnziali sleali. È noto che il decreto ministeriale attuativo
dell’art. 62 ha fatto proprie le pratiche condivise in sede euro-
pea dall’High level forum for a Better Functioning Food Supply
Chain: ebbene, l’allegato A del decreto si intitola: “Rapporti
verticali nella filiera alimentare: principi di buone prassi”, a Archivio Fata (Mipaaf)
4 | IN TEMPO REALE
Il progetto INEA
ANTONIO GIAMPAOLO | Inea
RAFFAELLA PERGAMO | Inea
KeYWords tempi di pagamento, gestione aziendale, forma contrattuale di vendita, rating etico
quanto previsto dal D.Lgs.192/2012. In particolare, un effetto
immediato dell’applicazione della normativa citata dovreb-
be comportare un riequilibrio della gestione finanziaria delle
aziende, contingentando i tempi di pagamento delle fatture,
e l’applicazione di condizioni simili per prestazioni equivalenti.
Sulla base delle esperienze di studio realizzate dall’INEA sul
settore agricolo si ritiene, inoltre, che il recepimento dell’obbli-
go della forma scritta nei rapporti commerciali possa incontra-
re diverse difficoltà in alcuni contesti produttivi e/o territoriali
in quanto vissuto come ulteriore adempimento amministra-
tivo. Per questo motivo, la prima parte della ricerca è stata
dedicata ad indagare presso le aziende agricole le modalità
con le quali queste attuano gli scambi commerciali.
L’aver posto, infine, l’accento sulla necessità di transazioni
commerciali sicure e tracciate comporta anche una verifica
del funzionamento della filiera e del ruolo degli attori in essa,
nonché della loro capacità di rispondere alle disposizioni senza
rigidità e inefficienze.
Non da ultimo, si è ritenuto importante anche far emergere
il valore sociale derivante dall’applicazione delle regole tran-
sattive in termini di aumento occupazionale, il legame con il
territorio e la diffusione della cultura d’impresa.
In definitiva, l’obiettivo generale dell’indagine INEA è stato
quello di valutare l’impatto dell’applicazione delle norme de-
scritte sulle filiere prescelte in termini di tipologia di contratti,
andamento delle transazioni commerciali e capacità finanzia-
ria, senza trascurare il contenuto etico e le ricadute sociali po-
tenzialmente derivanti dalla normativa introdotta.
L’analisi finora condotta è stata realizzata con un inquadramen-
to statistico dei principali comparti produttivi che si presume
possano avere effetti immediatamente visibili con l’applica-
zione di quanto previsto dall’art. 62; sono stati utilizzati i dati
dell’ultimo Censimento per i comparti florovivaistico, vitivinico-
lo, zootecnia da latte bovini, olivicolo e corilicolo verificando la
numerosità aziendale, la SAU, la forma di conduzione e il titolo
di possesso, e considerando, in aggiunta, anche il valore della
produzione ai prezzi di base degli stessi (Annuario INEA 2011).
Per gli stessi comparti è stato estratto un campione di azien-
de RICA, sulle quali indagare le modalità di attuazione degli
ètrascorso poco più di un anno dalla promulgazione
della legge n° 27 del 24 marzo 2012 che introduce
con l’art. 62 la disciplina delle relazioni commerciali
in materia di cessioni di prodotti agricoli e agroalimentari, pre-
vedendo l’obbligatorietà della forma scritta e l’inserimento di
elementi quali il prezzo, la durata, le quantità e le caratteristi-
che del prodotto venduto.
Questa norma si muove nella stessa direzione della direttiva
comunitaria 2011/7/UE finalizzata a garantire tempi certi e
brevi nei pagamenti fra imprese e fra pubblica amministrazio-
ne e imprese. Il recepimento è avvenuto con il D.Lgs. 9 novem-
bre 2012 n. 192. Le disposizioni previste dalla norma di origine
comunitaria sono meno rigorose rispetto a quelle introdotte
dall’art. 62, poiché non prevedono sanzioni e, invece, consen-
tono la deroga sui tempi di pagamento e sulla decorrenza de-
gli interessi moratori.
Dalla data di entrata in vigore delle disposizioni previste
dall’art. 62 – 24 ottobre 2012 – alla data odierna, sono stati
sollevati problemi interpretativi, criticità sulla sua applicazio-
ne e paventate incongruenze di disciplina che hanno gettato
nello sconforto chi, poi, è tenuto ad osservare la norma e le
sue prescrizioni.
Appare evidente che l’obiettivo principale che ha mosso il le-
gislatore ad intervenire in una situazione legata alla sfera im-
prenditoriale privata è quella di riequilibrare i rapporti di forza
nelle relazioni commerciali tra produttori, catena di distribu-
zione e agroindustria, spesso poco favorevoli per le imprese
agroalimentari. L’obbligo della forma scritta per i contratti di
cessione dei prodotti dovrebbe comportare sicuramente una
maggiore trasparenza nelle relazioni commerciali e nei tem-
pi di pagamento, ma potrebbe anche salvaguardare l’agricol-
tore da vendite a costi poco convenienti, considerato che le
condizioni di vendita dovrebbero diventare note prima dello
scambio.
L’INEA, quindi, dai primi mesi del 2013 ha costituito un gruppo
di lavoro, composto da ricercatori e tecnologi dell’Istituto, per
osservare come lo squilibrio strutturale esistente nelle rela-
zioni di filiera potesse essere mitigato e, nella migliore delle
ipotesi, risolto con l’applicazione dell’art. 62 combinato con
IN TEMPO REALE | 5
bollettino di informazione su fiscalità e spesa in agricoltura
si è preferito indagare il corilicolo (noccioleti) per la sua impor-
tanza a livello regionale, mentre i comparti umbro e veneto
sono misti, divisi tra viticoltura di qualità e olivicoltura.
La rilevazione2 ha approfondito, in particolare, i tempi medi di
pagamento degli ultimi tre anni, i principali problemi incontra-
ti nella gestione dell’impresa agricola e la forma di contratto
prescelta, elementi utili per avere un primo riscontro sull’im-
patto dell’art. 62 a livello di singola azienda agricola.
Le aziende sono state individuate per localizzazione geogra-
fica e per appartenenza a territori laddove c’era significatività
per l’indicatore di specializzazione3 considerato. Le aziende,
inoltre, sono state selezionate inserendo anche quelle che per
tipo di cessione (la vendita diretta ad esempio) non rientrano
nella sfera di applicazione dell’art. 62, ma sono state ritenute
valide ai fini dell’indagine, poiché per esse si riscontrano delle
pratiche che l’art. 62 dovrebbe introdurre per tutti gli attori
dell’intera filiera agroalimentare.
Il campione RICA considerato per le prime tre regioni indagate
ha riportato i seguenti risultati:
1. Tempi medi di pagamento degli ultimi tre anni:
a. per il comparto corilicolo: il 60% delle aziende riporta
tempi di pagamento superiori ai 90 giorni e di queste un
terzo va oltre i 270 giorni;
b. per il comparto vitivinicolo: il 67% delle aziende riporta
tempi di pagamento superiori ai 90 giorni e di queste un
38% ha tempi compresi tra i 270 e più giorni;
c. per il comparto olivicolo: solo il 10% delle aziende ripor-
ta tempi di pagamento superiori ai 90 giorni.
2. Principali problemi incontrati nella gestione dell’impresa
agricola:
a. per il comparto corilicolo: un 30% segnala problemi re-
lativi all’accesso al credito, un ulteriore 30% rileva pro-
blemi di commercializzazione, un 20% segnala problemi
di accesso ai finanziamenti pubblici, un 10% soffre di
mancanza di assistenza tecnica e un ulteriore 10% ha
difficoltà ad acquisire i fattori produttivi;
b. per il comparto vitivinicolo: il 50% delle aziende ha dif-
ficoltà ad acquisire i fattori produttivi, il 33% segnala
problemi di commercializzazione, il 17% lamenta scarse
conoscenze professionali e il 10% difficoltà di accesso al
credito;
c. per il comparto olivicolo: la ripartizione è di un 25% sud-
divisa tra difficoltà di accesso al credito, difficoltà di com-
mercializzazione, di acquisizione dei fattori produttivi e
di mancanza di assistenza tecnica adeguata.
scambi commerciali focalizzando l’attenzione sulla forma e sui
tempi con cui avvengono e a cui è stato somministrato un
questionario quali-quantitativo che ha integrato i dati contabi-
li presenti nella RICA. Oltre ai comparti produttivi, le aziende
sono state scelte sulla base di altre caratteristiche ritenute ri-
levanti per le finalità dello studio, quali ad esempio, la dimen-
sione economica, la localizzazione territoriale e la forma di
conduzione.
Le informazioni raccolte tramite il questionario sono state poi
collegate ai risultati contabili dell’indagine RICA per derivar-
ne eventuali relazioni tra caratteristiche aziendali (strutturali,
economiche e finanziarie) e modalità commerciali. Attraverso
il questionario sono stati anche rilevati i fattori che ostaco-
lano o possono favorire la diffusione di rapporti commerciali
formali.
Per lo stesso campione di aziende sarà effettuata, in un mo-
mento successivo, un’analisi dello stato patrimoniale e del
conto economico in termini di produzione del valore aggiunto
sociale secondo il modello Cosis (Manelli - Quad.monografico
n. 25), utile all’elaborazione di un “rating etico” che possa ve-
rificare l’efficacia dell’applicazione dell’art. 62 nell’aumentare
l’etica nelle transazioni della filiera agricola.
La seconda parte dello studio riguarderà i rapporti commer-
ciali lungo la filiera agroalimentare con particolare riferimento
ai comparti produttivi prima citati. Verrà quindi realizzata una
serie di interviste a testimoni qualificati nel settore della com-
mercializzazione di prodotti agricoli lungo la filiera. In questo
modo sarà possibile raccogliere ulteriori informazioni sui sog-
getti che costituiscono la controparte commerciale delle azien-
de agricole ed evidenziare le prassi e le consuetudini adottate
per gli scambi ed i fattori che ostacolano o possono favorire la
diffusione di rapporti commerciali formali.
Lo studio consentirà inoltre di valutare quale ruolo potrà avere
la normativa sulle transazioni di filiera per ostacolare le pra-
tiche commerciali sleali, monitorate dall’UE e dai rappresen-
tanti della filiera agroalimentare nell’ambito del Forum di Alto
livello, e se sarà in grado di favorire l’aumento delle forme di
integrazione tra i vari attori della filiera ed una maggiore con-
centrazione e organizzazione dell’offerta.
prImI rIsultatI dell’IndagIne qualItatIva rIca
Alla fine del mese di maggio 2013, è stato possibile verificare
il dato derivante dal campione RICA per l’anno 2011 relativo a
tre regioni1 (il 50% delle regioni intervistate): Campania, Um-
bria e Veneto. Il campione campano è monocomparto perché
1 I referenti RICA coinvolti per le regioni citate sono Giuseppe Panella, Luca Turchetti e Barbara Bimbati.
2 I dati sono stati forniti dalla Referente delle rilevazioni RICA per l’art. 62, Elisa Ascione.
3 L’indicatore è stato calcolato secondo la metodologia ISTAT considerando il rapporto (SAU di comparto/SAU regionale)/(SAU di comparto nazio-
nale/SAU nazionale).
6 | IN TEMPO REALE
3. Forma di contratto prescelta dall’azienda:
a. per il comparto corilicolo: il 30% utilizza forma scritta
(contratti di compravendita e/o fornitura e su pianta);
b. per il comparto vitivinicolo: il 42% utilizza forma scritta
(contratti di compravendita e/o fornitura);
c. per il comparto olivicolo: il 40% utilizza forma scritta
(contratti di compravendita).
Al campione in esame sono state somministrate, inoltre, do-
mande per rilevare in generale l’attenzione dell’azienda ad
aspetti di tipo etico/gestionale come la tutela e la formazione
dei lavoratori, questo al fine poi di poter ricavare, consideran-
do anche dati contabili, un rating dell’azienda agricola e la mi-
surazione della componente etica nelle transazioni di filiera.
A questo proposito, il campione intervistato, per il corilicolo,
dichiara di praticare corsi di formazione (il 20%) e di attivare
sistemi di sicurezza (il 30%); per il vitivinicolo, il 75% dichiara
di attivare sistemi di sicurezza e corsi di formazione; per l’olivi-
colo, il 60% dichiara di attivare sistemi di sicurezza e il 20% di
praticare corsi di formazione.
È stata poi verificata la conoscenza da parte del campione
dell’esistenza della norma riportata nell’art. 62 della legge
27/2012 e del suo contenuto. A questa domanda, il campione
ha riportato le seguenti risposte: per il corilicolo, il 40% cono-
sce la norma e il contenuto e di questi, di cui il 90% è stato
edotto dai servizi di consulenza; per il vitivinicolo, il 90% è in-
formato dell’art. 62 e la quasi totalità ha riportato informazioni
dai servizi di consulenza; per l’olivicolo, il 60% ha conoscenza
della norma e la quasi totalità è stata informata dai servizi di
consulenza. n
Archivio Fata (Mipaaf)
IN TEMPO REALE | 7
bollettino di informazione su fiscalità e spesa in agricoltura
La forma scritta nei contratti di cessione dei prodotti agricoli ex art. 62 L. 27/2012
SALVATORE cAPEZZUTO | Avvocato amministrativista
KeYWords obbligatorietà della forma scritta, inquadramento normativo
consegna e di pagamento. Parimenti, con il provvedimento
sopra citato è stato espunto l’ultimo inciso della norma, secon-
do il quale la nullità del contratto poteva anche essere rilevata
d’ufficio dal giudice.
Rimane fermo il richiamo espresso alla “obbligatorietà” di
adozione della forma scritta, ma non è chiaro il significato di
tale obbligo, né è precisata la sanzione per la mancata adozio-
ne della forma legale.
Nell’ambito dei principi generali che regolano la forma del
contratto, la norma generale in tal senso può essere reputata
quella di cui all’art. 1350 cod. civ., in base alla quale il forma-
lismo dello scritto è previsto ad substantiam a pena di nullità
per i contratti il cui effetto è quello di costituire, modificare o
estinguere diritti reali relativamente a beni immobili.
Il D.M. n. 199/2012, peraltro, ha inteso semplificare molto la
disciplina attraverso un allargamento delle ipotesi di forma
scritta. Infatti, per “forma scritta”, all’art. 3 si intende qualsi-
asi forma di comunicazione scritta, anche trasmessa in forma
elettronica o a mezzo telefax, anche priva di sottoscrizione,
avente la funzione di manifestare la volontà delle parti di co-
stituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico pa-
trimoniale avente ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli
o alimentari.
Non è detto che il requisito formale debba esprimersi per mez-
zo di un supporto documentale unitariamente sottoscritto da
tutte le parti: a tal fine, può ritenersi sufficiente anche la sot-
toscrizione riportata in un documento separato quando questo
possa essere considerato inscindibilmente connesso a quello
dal quale risulta la sottoscrizione di una delle parti.
La regola della forma scritta è comunque rispettata quand’an-
che le manifestazioni di volontà dei contraenti non siano con-
testuali e siano contenute in atti separati e sottoscritti da una
sola delle parti (es. richiesta di fornitura e accettazione), pur-
ché risulti inequivocabilmente la concorde volontà contrattua-
le delle parti.
Al comma 2 si prevede poi che gli elementi essenziali del
contratto di cui all’art. 62 della L. n. 27/2012 possono essere
illustrati anche negli accordi quadro, nei contratti quadro o nei
L’art. 62 del D.L. 24 gennaio 2012 n. 1, convertito in
L. 24 marzo 2012 n. 27, ha introdotto la obbligato-
rietà della forma scritta per i contratti che abbiano
ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli e alimentari, ad
eccezione di quelli conclusi con il consumatore finale.
Successivamente, con il D.M. 19 ottobre 2012 n. 199 sono
state altresì escluse dal campo di applicazione del decreto le
vendite istantanee, cioè quelle effettuate con contestuale con-
segna e pagamento del prezzo pattuito, le cessioni effettuate
dai soci imprenditori di cooperative agricole alle stesse coope-
rative, le cessioni effettuate dai soci delle organizzazioni dei
produttori alle organizzazioni stesse e le cessioni effettuate tra
imprenditori ittici.
La novità della forma scritta interessa tutti gli operatori della
filiera agroalimentare: gli agricoltori, i commercianti al minuto
e all’ingrosso, la grande distribuzione, le industrie di trasforma-
zione e quindi ogni operatore economico che acquista da un
produttore o da un operatore intermedio i prodotti agricoli e
alimentari, ad esclusione della vendita al consumatore finale.
La finalità della disposizione è sicuramente quella di dar vita
ad un regime maggiormente controllabile ed apparentemente
di maggior tutela per il produttore nei confronti del distribu-
tore, con speciale riferimento agli intermediari e alla grande
distribuzione.
D’altra parte la forma scritta, se da un lato introduce vantaggi
di certezza della transazione e maggiore facilità di prova del-
le condizioni contrattuali in caso di controversia, pone anche
possibili complicazioni alle attività commerciali in termini di
maggiori adempimenti amministrativi a carico di imprese di
ridotte o ridottissime dimensioni.
Per tale motivo, evidentemente, il legislatore ha temperato il
rigore della prima stesura dell’art. 62 eliminando, con il suc-
cessivo art. 36-bis, comma 1, lett. a) e b) del D.L. 18 ottobre
2012 n. 179, convertito, con modificazioni, dalla L. 17 dicem-
bre 2012 n. 221, la previsione di nullità del contratto in caso di
mancata indicazione degli elementi essenziali di tale tipologia
contrattuale, individuati nella durata, nelle quantità e caratte-
ristiche del prodotto venduto, nel prezzo e nelle modalità di
8 | IN TEMPO REALE
contratti di base (vale a dire gli accordi stipulati a livello di cen-
trali di acquisto aventi ad oggetto la disciplina dei conseguenti
contratti di cessione dei prodotti agricoli e alimentari, tra cui
le condizioni di compravendita, le caratteristiche dei prodotti,
il listino prezzi, le prestazioni di servizi e le loro eventuali ri-
determinazioni), a patto che riportino in allegato il nominativo
degli associati che ne fanno parte e che hanno conferito il
mandato, nonché negli accordi interprofessionali sottoscrit-
ti dagli organismi maggiormente rappresentativi nel settore
della produzione, della trasformazione, del commercio e della
distribuzione di prodotti agricoli e agroalimentari, presenti o
rappresentati all’interno del Consiglio Nazionale dell’Economia
e del Lavoro, ai sensi dell’articolo 12, comma 1-bis, del decreto
legislativo 30 aprile 1998, n. 173.
La medesima norma, inoltre, disciplina che i suindicati accor-
di possano essere anche soltanto richiamati nei documenti di
seguito elencati:
a. contratti di cessione dei prodotti;
b. documenti di trasporto o di consegna, ovvero la fattura;
c. ordini di acquisto con i quali l’acquirente commissiona la
consegna dei prodotti.
Il successivo comma 3 ha inoltre previsto che, anche in man-
canza dei suddetti contratti e accordi quadro, i documenti di
trasporto o di consegna, nonché le fatture (c.d. “parlanti”),
integrati con gli elementi essenziali del contratto, assolvano
gli obblighi di legge. In questo caso, documenti di trasporto
o fatture devono riportare la seguente dicitura: “Assolve gli
obblighi di cui all’articolo 62, comma 1, del decreto legge 24
gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge
24 marzo 2012, n. 27”.
In tali casi occorre comunque identificare gli elementi della
forma scritta previsti dalla normativa ministeriale, non poten-
do ritenersi sufficiente un’accettazione desumibile da condotte
concludenti degli stessi soggetti partecipi all’atto, i quali non
potrebbero, per tale via, derogare alla normativa cogente con-
cernente l’elemento formale.
Infine, il comma 5 dispone che la superfluità della sottoscri-
zione può affermarsi solo in presenza di situazioni qualificabili
equipollenti all’apposizione della firma, idonee a dimostrare in
modo inequivocabile la riferibilità del documento scritto ad un
determinato soggetto.
La semplificazione delle forme attuata dal decreto ministeria-
le, infine, è completata dalla previsione che riconosce la legit-
timità degli scambi di comunicazioni e contrattazioni effettuati
nell’ambito della Borsa Merci Telematica Italiana, riconosciuta
ai sensi del D.M. n. 174/06 e s.m.i., o nell’ambito di altre Borse
merci riconosciute dalla legge, i quali assolvono gli obblighi
di cui all’articolo 62, comma 1, del decreto legge 24 gennaio
2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo
2012, n. 27, quando sono eseguiti su basi contrattuali gene-
rate dalla regolamentazione in esse vigenti e contengono gli
elementi essenziali del contratto per la cessione di prodotti
agricoli ed alimentari. n
LE ISTITUZIONI | 9
bollettino di informazione su fiscalità e spesa in agricoltura
Le posizioni di Federalimentare e Anicav
GABRIELE cASSANI | Inea
SIMONA NIZZA | Inea
KeYWords termini di pagamento, potere contrattuale, pomodoro da industria, coesione
una normativa di carattere speciale, ove anche antecedente ri-
spetto ad un corpus normativo di portata generale, deve esse-
re ritenuta prevalente in tutti i casi in cui non vi sia un’esplicita
previsione abrogativa, che travolga la precedente prescrizione.
Inoltre, per effetto della direttiva di cui il decreto legislativo
costituisce attuazione, è esplicitamente previsto che ciascuno
Stato membro possa “mantenere in vigore o adottare disposi-
zioni più favorevoli al creditore di quelle necessarie per confor-
marsi alla presente direttiva” (art. 12, comma 3).
GDA: L’ANICAV, che è una delle 17 Associazioni di categoria
rappresentative dei diversi comparti produttivi del settore
agroalimentare all’interno di Federalimentare, non può che
assumere la posizione della federazione, frutto di una sintesi
tra anime diverse e, per certi versi, divergenti; tuttavia, pur
condividendone l’impianto generale, rimane comunque la for-
te esigenza di semplificazione nell’applicazione della legge.
Tali “divergenze”, tuttavia, grazie anche a questa confusione
interpretativa, stanno generando incertezza tra le nostre im-
prese, amplificando la conflittualità tra parte agricola e parte
industriale, con il rischio di complicare la già difficile fase di
contrattazione del pomodoro attualmente in corso.
L’ANICAV è costituita, per la quasi totalità, da aziende di prima
trasformazione del pomodoro da industria, e quindi rappre-
sentativa di un settore ad alta stagionalità: le aziende acqui-
stano e trasformano prodotto fresco in un arco di tempo molto
breve, dovendo vendere le loro produzioni a più di un anno
da quando trasformate. Ciò comporta un sostanziale disalline-
amento: pagamento della materia prima (ritirata nei 45/60
gg di lavorazione) a 30 giorni e incassi a 60 giorni (in un arco
temporale che nella migliore condizioni è di 12/14 mesi).
A questo si aggiunga la particolare vocazione all’export delle
nostre aziende che, in tal caso, “subiscono” il pagamento della
materia prima a 30 giorni, rispetto ad una pratica commerciale
che vedeva una maggiore dilazione dei pagamenti, senza po-
ter applicare la norma sulla parte delle vendite.
È anche vero che, di contro, le nostre aziende più strutturate
che lavorano principalmente con la GDO hanno salutato con
interesse l’applicazione dell’art. 62, che vede non solo condi-
zioni di miglior favore negli incassi, ma soprattutto certezza
Vista la rilevanza e le possibili ripercussioni dell’art. 62
della Legge 27/2012 tra le principali categorie di
settore, la rubrica “Le istituzioni”, che ha finora
pubblicato alcuni nomi importanti del panorama istituzionale
italiano e comunitario, ospiterà in via del tutto eccezionale un
ulteriore approfondimento a riguardo. In tal senso, la redazio-
ne di Agrifisco ha preparato una serie di domande da rivolgere
a Daniele Rossi (DR) di Federalimentare e Giovanni De Angelis
(GDA) di Anicav.
L’art. 62 del D.L. 24-1-2012 n. 1, deputato a regolamentare
la tempistica dei pagamenti per i prodotti agricoli e agroa-
limentari, è stato recentemente oggetto di interpretazioni
differenti da parte dei dicasteri interessati, nello specifico il
Ministero dello Sviluppo economico e quello delle Politiche
agricole.
A parere dell’Ufficio legislativo del primo, e nel rispetto del-
la gerarchia delle fonti, la direttiva comunitaria 2011/7/UE
del 16 febbraio 2011 relativa ai ritardi di pagamento nel-
le transazioni commerciali e recepita con D.Lgs. 9-11-2012
n. 192 prevarrebbe su quella nazionale sopra citata, abro-
gandone l’art. 62 in essa contenuta. Secondo il MIPAAF,
invece, l’art. 62 è una “normativa speciale”, e come tale
sfugge all’abrogazione di una legge successiva di carattere
generale.
1) In questa situazione così complessa, che posizioni assu-
me l’organizzazione da Lei rappresentata?
DR: Federalimentare non ha mai dubitato della piena vigenza
dell’articolo 62 e, pertanto, ha sempre consigliato alle aziende
un atteggiamento di pieno rispetto e adeguamento alla nor-
mativa anche nella fase di disorientamento venutasi a creare
contestualmente alla pubblicazione delle due note ministe-
riali. Infatti, la questione del rapporto tra la previsione di cui
all’art. 62 del decreto legge liberalizzazioni n. 1/2012 e quello
della normativa contenuta nel decreto legislativo n. 192/2012
che, recependo la direttiva n. 2011/7/UE, modifica la discipli-
na dei termini di pagamento prevista nel decreto legislativo n.
231/2002, deve essere affrontata e risolta alla luce dei prin-
cipi generali del nostro ordinamento giuridico. In forza di essi,
10 | LE ISTITUZIONI
degli stessi e “condizioni di pagamento” fuori dagli elementi
di valutazione commerciale.
Naturalmente, la necessità di un dialogo all’interno della filiera
e la capacità stessa di fare filiera, devono saper superare par-
ticolarismi e convenienze di settore. L’art. 62 può, in tal senso,
considerarsi come un primo tentativo di ovviare alla mancanza
di liquidità nelle aziende agricole, sebbene all’interno del set-
tore sia ancora presente un fenomeno, più o meno riconosciu-
to, di ricorso “strano” all’intermediazione.
L’art. 62 può essere considerato come un tentativo di ovviare
alla mancanza di liquidità nelle aziende agricole, sebbene
all’interno delle filiere ci sia ancora un problema più o meno
riconosciuto relativo allo sbilanciamento dei poteri nelle fasi
di contrattazione.
2) Secondo lei, esiste il rischio che il problema della liquidità
venga solo spostato da una fase della filiera a un’altra
(es. dalla produzione alla distribuzione)?
DR: Il rispetto dell’articolo 62 produce una migliore distribuzio-
ne della liquidità e questo va a vantaggio di tutta la filiera: oc-
corre, tuttavia, come accade per l’articolo 62 rispetto al decreto
legislativo n. 192/2012, che le tempistiche di pagamento di
talune produzioni continuino a essere disciplinate in via spe-
ciale da norme comunitarie, dove le regole sono in vigore già
da molti anni, basti pensare alle discipline delle O.C.M.
GDA: Non credo, sostanzialmente, che il problema di liquidi-
tà venga spostato sulla distribuzione che avrà, comunque, la
possibilità e la capacità, attraverso un’adeguata pianificazione,
di programmare la giusta rotazione dei propri prodotti. Con la
regolamentazione dell’art. 62 vi è più certezza dei tempi di
pagamenti senza ricorrere ai termini di pagamento come leva
contrattuale.
3) A suo giudizio, tale misura è sufficiente a riequilibrare il
potere contrattuale all’interno della filiera o c’è bisogno
di ulteriori azioni?
DR: I principi stabiliti dall’articolo 62 nel tentativo di ristabilire
un corretto equilibrio all’interno della filiera agroalimentare
pongono attualmente l’ordinamento italiano in una posizione
di avanguardia rispetto agli altri Paesi europei: l’articolo 62,
infatti, prescrive taluni principi di buone prassi e vieta talune
pratiche commerciali sleali che a livello comunitario sono sta-
te recepite in documenti il cui rispetto è attualmente basato
solo sull’adesione volontaria. Un ruolo fondamentale in questa
fase deve giocarlo l’Autorità Garante della Concorrenza e del
Mercato, cui è affidato il rispetto delle prescrizioni dell’artico-
lo 62: se l’Antitrust si dedicherà a tale attività, l’intera filiera
subirà una forte sensibilizzazione al rispetto di detti principi
con evidenti ripercussioni positive per l’intera filiera, fino al
consumatore finale.
GDA: Solo l’articolo 62 non basta. C’è bisogno di maggiore co-
esione che può raggiungersi solo attraverso il perseguimento
di una cultura aggregativa forte e decisa, che faccia leva sulla
capacità di fare filiera. Bisogna partire da quanto ci unisce,
abbandonando il continuo voler rincorrere ciò che ci divide.
È anacronistico, ancorché inutile, immaginare che all’interno
di una filiera come la nostra ci sia una contrapposizione, una
differenza tra chi produce e chi trasforma. I due settori sono
naturalmente legati. Ora i tempi sono maturi, anche per l’area
Centro-Sud che sta organizzando il Distretto del Pomodoro di
qualità che, come Anicav, continuiamo a sostenere con deter-
minazione.
4) che benefici apporta l’articolo 62 per il consumatore fi-
nale?
DR: Il pieno rispetto dei principi, taluni espressi, altri sottinte-
si, di cui all’articolo 62, permetterà alle aziende di mantenere
bassi i prezzi dei prodotti alimentari e alta la qualità: una mag-
giore redistribuzione della liquidità, inoltre, consentirà alle
aziende di continuare nelle attività di innovazione dei prodotti
e di riformulazione degli stessi, ambedue a totale vantaggio
del consumatore finale. È chiaro, tuttavia, che accanto a tutto
questo è necessario sensibilizzare la distribuzione organizzata
a mantenere alta la possibilità di scelta dei prodotti da parte
dei consumatori finali: a tal fine, occorre che si proceda in qual-
che modo a una razionalizzazione nell’offerta al pubblico dei
prodotti a marchio privato, le cosiddette private label.
GDA: Aver focalizzato tutta l’attenzione dell’art. 62 sui termi-
ni di pagamento ha di fatto trascurato il dibattito sull’impatto
della norma sul fronte delle pratiche sleali. E da questa re-
golamentazione, sono più che certo che il consumatore potrà
trarne reali e concreti benefici. Se si riferisce invece ai benefici
esclusivamente economici, allora bisognerà attendere qualche
mese ancora per capire il reale impatto. n
IL PUNTO DI VISTA | 11
BOLLETTINO DI INFORMAZIONE SU FIScALITà E SPESA IN AGRIcOLTURA
Il parere di un imprenditore agricolo/1
PIERLUIGI cREScIMANNO | Imprenditore olivicolo
KeYWords equilibrio di filiera, gradualità, flessibilità
legge dei pagamenti con la dovuta serenità, mentre era neces-
sario prevedere gradualità e flessibilità nell’applicazione della
norma, in relazione alla specificità settoriale. Ulteriore novità è
l’applicazione della Direttiva UE n. 7 del 2011, prioritaria rispet-
to all’art. 62, che introduce termini più stringenti di pagamento
(30 giorni), ma anche, novità assoluta, in caso di patto tra le
parti, termini di pagamenti superiori a 60 giorni. Ciò detto, si
attendono le norme che i competenti Ministeri daranno per ag-
giornare l’art. 62 e la Direttiva UE 7/2011, con l’auspicio che,
con il buon senso, la gradualità ed il rispetto delle parti si potrà
garantire la vitalità ed il funzionamento delle più importanti
filiere agricole, con più garanzie dell’agricoltore e finalmente
con una moderna ed efficace contrattualizzazione di filiera. n
L’introduzione dell’art. 62 con il D.L. 24 gennaio
2012, n. 1, ha certamente portato una ventata di
novità nei rapporti all’interno della filiera agricola,
fissando perentori termini di pagamento, obbligo contrattua-
le, corresponsione di interessi in caso di ritardato pagamen-
to e soprattutto introducendo il nobile intento di equilibrare i
rapporti di forza tra agricoltura “anello debole” ed industria/
grande distribuzione. È evidente la coerenza di tali norme per
i prodotti dell’ortofrutta ed in genere deperibili, con termini di
pagamento entro i 30 giorni, quasi un perpetuarsi della tra-
dizione del pagamento a fine mese degli ortaggi e del latte
elasticamente portato a 60 giorni. Rimangono invece dubbi
per la gestione della contrattualistica e preoccupazione per il
meccanismo sanzionatorio come sempre esagerato.
Per i prodotti non deperibili e trasformati, “il contratto” sem-
bra una panacea e dà nuove garanzie all’agricoltore, mentre
il termine di pagamento “a 60 gg” diventa un elemento di
rigidità che mal si concilia con la stagionalità produttiva, i tempi
di trasformazione e commercializzazione delle imprese ed il
meccanismo di approvvigionamento della ristorazione legato
ad esempio alla scorta del vino e dell’olio dell’anno. L’applica-
zione di questa norma ha generato, in questo momento di crisi
economica e di stretta creditizia, un blocco ed un frazionamen-
to degli ordini ed in certi casi vistosi cali dei prezzi. Gli inter-
mediari commerciali ed i ristoratori, ad esempio, cercando di
rispettare i termini di pagamento, hanno ridotto drasticamente
gli ordini in una logica “just in time”, creando nell’agricoltore
e nelle imprese un blocco delle consegne, nonché un aggravio
in termini di logistica e di gestione amministrativa dell’ordine.
Nei sistemi di filiera e nella trasformazione è mancata, inoltre,
la finanza per consentire alle aziende di rispettare i termini di
12 | IN BREVE
Il parere di un imprenditore agricolo/2
NIcOLA cEcERE | Imprenditore zootecnico
KeYWords concorrenza, flessibilità, termini di pagamento
In teoria, l’Art.62 riequilibra i rapporti di forza all’interno
della filiera agroalimentare almeno per quanto riguarda
i termini di pagamento, che spesso in passato sono stati
troppo lunghi e hanno messo in forte crisi di liquidità il setto-
re della produzione primaria. Per certo, nell’attuale periodo di
stretta finanziaria, tali problemi sono ancora concreti e risolti
solo parzialmente, sebbene ci si auguri che nel medio-lungo
periodo la nuova normativa possa apportare maggiori benefici
per tutte le fasi della filiera.
D’altro canto, l’art.62 si propone di risolvere anche un aspetto
importante relativo allo sbilanciamento dei rapporti di forza,
sebbene sarebbe opportuno che tale sforzo fosse accompa-
gnato (e non già determinato) da altre iniziative: i provvedi-
menti legislativi, infatti, sono certamente utili, ma ogni cam-
biamento è possibile se c’è una presa di coscienza da parte
di tutti gli attori della filiera. Il potere contrattuale all’interno
della filiera dovrebbe essere riequilibrato attraverso azioni di
carattere normativo che intervengano, da un lato, su alcuni
aspetti del sistema distributivo italiano e, dall’altro, incentivan-
do la concentrazione dell’offerta da parte dei produttori agrico-
li. Sul primo aspetto, è fondamentale immaginare meccanismi
che impediscano la vendita sottocosto dei prodotti agricoli; dal
lato dell’offerta, invece, è sempre più urgente mettere in moto
processi che spingano i produttori ad aggregarsi almeno nella
fase di vendita dei prodotti.
Infine, il tentativo di introdurre nel settore una nuova “etica
commerciale” dovrebbe essere in grado di premiare le azien-
de virtuose e beneficiare anche i consumatori in termini di
sana concorrenza sulla “qualità”, piuttosto che su altri aspetti
non direttamente legati alla produzione. n
BOLLETTINO DI INFORMAZIONE SU FIScALITà E SPESA IN AGRIcOLTURA
cIA e confagricoltura: alcune considerazioni sull’art. 62
MASSIMO BAGNOLI, IRENE MARIOTTI | cIA
NIcOLA cAPUTO, FILOMENA MAIO | confagricoltura
KeYWords Mipaaf, Mise, AGcM, termini di pagamento, potere contrattuale
nanti, con l’intento quindi di non stravolgere abitudini e con-
suetudini di settori che avevano un proprio equilibrio, si rende
opportuna una riflessione in merito al conseguente supera-
mento delle condizioni poste dall’articolo 62, riferita essenzial-
mente al contratto, quale espressione compiuta nei rapporti
commerciali che proprio l’articolo 62 ha voluto porre al centro
della revisione della disciplina speciale sulle relazioni commer-
ciali relative alle cessioni di prodotti agricoli e alimentari.
Sebbene i precetti civilistici non prevedano l’obbligatorietà del
contratto in forma scritta se non in determinate situazioni o di
fronte a specifiche condizioni, è pur vero che la maggiore dif-
fusione della forma scritta, laddove ciò non comporti un’inso-
stenibile e gravosa burocratizzazione, sia un obiettivo da per-
seguire poiché permette di razionalizzare tali scambi offrendo
una maggiore certezza a tutela dei contraenti più deboli.
La seconda modifica apportata, pur lasciando inalterato l’ob-
bligo della forma scritta, ha abolito la nullità del contratto, a
differenza di quanto previsto dal testo originario, qualora in
esso non siano riportati durata, quantità e caratteristiche del
prodotto venduto, prezzo, modalità di consegna e di pagamen-
to. Inoltre è stata cancellata la rilevabilità d’ufficio della nullità.
L’articolo 62 ante modifiche prevedeva infatti l’obbligo, a pena
di nullità del contratto, di indicare in forma scritta altri ele-
menti che non sono espressamente richiesti dall’art. 1325, ma
che tuttavia sono ad essi riconducibili con l’obiettivo di definire
con maggiore chiarezza e trasparenza quello che è l’oggetto
del contratto.
Occorre tuttavia rilevare che la previsione di nullità del con-
tratto non è l’unica conseguenza disposta dall’articolo 62; il
comma 5 dell’articolo 62 stabilisce infatti una sanzione am-
ministrativa pecuniaria (da euro 516 a 20.000) erogabile ai
contraenti che contravvengono agli obblighi di cui al comma
1, tra i quali, oltre al non rispetto della forma scritta, vi è la
mancata previsione scritta degli elementi richiesti (durata,
quantità, caratteristiche dei prodotti venduti, prezzo , modalità
di consegna e pagamento).
In altre parole con le modifiche apportate dalla legge
n. 221/2012, qualora non venga rispettato l’obbligo di espli-
artIcolo 62: una norma da salvaguardare tra modIfI-
che normatIve e parerI mInIsterIalI contrastantI
Il 24 ottobre 2012 è entrata in vigore la nuova regolamenta-
zione relativa alla cessione dei prodotti agricoli e agroalimen-
tari dettata dall’articolo 62 del D.L. n. 1/2012, come convertito
dalla Legge n. 27/2012.
Gli elementi fondamentali introdotti da questa legge riguarda-
no la definizione del contratto di vendita obbligatoriamente in
forma scritta, i termini di pagamento, l’applicazione di sanzioni
e, non ultimo per importanza, il divieto di pratiche commercia-
li sleali. Con apposito decreto interministeriale attuativo, D.M.
n. 199/2012, sono stati definiti gli aspetti applicativi della
norma, mentre in data 9 marzo 2013 è stato pubblicato in
Gazzetta Ufficiale il regolamento sulle procedure istruttorie in
materia di disciplina delle relazioni commerciali concernenti la
cessione di prodotti agricoli e alimentari deliberato dall’Autori-
tà Garante della Concorrenza e del Mercato.
le prIme modIfIche
Come è normale che accada per ogni nuova legge, anche l’ar-
ticolo 62 ha portato inevitabilmente con sé criticità, problemi
interpretativi e rigidità alle quali è necessario rispondere con
flessibilità ed efficienza.
La legge n. 221 del 2012 di conversione del D.L. n. 179/2012,
cosiddetto “Decreto Sviluppo bis”, ha introdotto rilevanti mo-
difiche alla struttura dell’articolo 62; la prima delle quali in-
dividua un’ulteriore tipologia che non costituisce cessione ai
sensi dell’articolo 62 ovvero “i contratti conclusi fra imprendi-
tori agricoli”.
In tal modo vengono ad essere estranee a tale normativa le
cessioni di beni a titolo oneroso che intervengono tra impren-
ditori agricoli, ovvero tra coloro che, ai sensi dell’art. 2135 del
cod. civ., esercitano attività di coltivazione del fondo, selvicol-
tura, allevamento di animali e attività connesse.
Pur riconoscendo la bontà della suddetta modifica, che mira a
superare la rigidità delle scadenze dei pagamenti (30/60 gior-
ni non derogabili) nell’ambito dei rapporti inter pares, in cui
tendenzialmente non si ravvisano posizioni contrattuali domi-
IL PUNTO DI VISTA DELLE OOPP AGRIcOLE | 13
tiche Agricole Alimentari e Forestali1 dal momento che l’altro
ministero competente in materia, il Ministero dello Sviluppo
Economico, si è permesso di rilasciare in autonomia ed arbi-
trariamente un parere tecnico2 nel quale asserisce che la nor-
mativa di cui all’articolo 62 sia stata tacitamente abrogata da
“quella più successiva più generale, di derivazione europea,
introdotta dal decreto legislativo n. 192/2012, fermo restando
che, in caso contrario, la medesima disciplina di cui all’articolo
62, dovrebbe in ogni caso essere disapplicata per contrasto
con il sopravvenuto diritto europeo.”
Il regolamento dell’agcm
In merito al testo del regolamento approvato dall’Autorità Ga-
rante della Concorrenza e del Mercato sulle procedure istrut-
torie in materia di controlli e sanzioni si sottolinea una pale-
se incongruenza rispetto alla ratio del legislatore. Dal tenore
letterale dell’articolo 2 del suddetto regolamento, in merito
all’ambito di applicazione, sembra infatti che i procedimenti
dell’AGCM siano circoscritti alle relazioni economiche tra ope-
ratori della filiera connotate da un significativo squilibrio nelle
rispettive posizioni di forza commerciale. Si ricorda invece che
l’articolo 1 del D.M. attuativo dispone che l’ambito applicativo
del decreto stesso sia riferibile ai contratti di cui all’articolo 62
comma 1 ed alle relazioni commerciali in materia di cessio-
ni di prodotti agricoli e alimentari, con particolare riferimento
alle relazioni economiche tra operatori della filiera connotate
da un significativo squilibrio nelle rispettive posizioni di forza
commerciale.
conclusIonI
L’articolo 62 rappresenta una norma importante ed innova-
tiva che risponde alle sollecitazioni avanzate da tempo dal
mondo agricolo, volta a riequilibrare i rapporti commerciali
e contrattuali all’interno delle filiere agroalimentari. È quindi
fondamentale ed auspicabile un rapido pronunciamento dei
nuovi ministri dello Sviluppo Economico e delle Politiche Agri-
cole e Forestali per confermarne la validità, così come si rende
necessaria la ripresa del confronto con il mondo agricolo al
fine di arrivare ad apportare alla vigente normativa le giuste
“limature” che permettano all’articolo 62 di superare le attuali
criticità. n
citare in forma scritta tutti gli elementi richiesti dal comma
1 dell’art. 62, è stata eliminata la sola previsione di nullità
del contratto e non la sanzionabilità amministrativa/pecunia-
ria derivante da tale omissione: quindi in caso di contratto di
cessione di prodotti agricoli/alimentari redatto in forma scritta
nel quale però le parti omettano di indicare, ad esempio, le
modalità di pagamento, tale contratto non potrà essere dichia-
rato nullo, ma i contraenti resteranno passibili di sanzione.
Appare evidente come l’attuale formulazione del comma 1
dell’articolo 62, oltre ad essere fonte di errori applicativi cui
conseguono pesanti sanzioni, renda meno incisivo un provve-
dimento fondamentale per regolamentare la cessione e dei
prodotti agricoli e alimentari nelle filiere.
le dIfferentI InterpretazIonI mInIsterIalI
Nell’analizzare l’impianto normativo delineato dall’articolo 62
e dalle relative modifiche, è necessario considerare quanto
disposto dal decreto legislativo 9 novembre 2012 n. 192 di
recepimento della Direttiva n. 2011/7/Ue relativa alla lotta
contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali:
i contratti conclusi tra imprenditori agricoli, infatti, uscendo
dall’ambito di applicazione dell’articolo 62, quale norma spe-
ciale, vengono ad essere ricompresi nella disciplina generale
del D.Lgs. 192/12, peraltro più stringente rispetto ai termini
di pagamento.
Il vantaggio offerto da tale disciplina, in vigore dal 1° gennaio
2013, è dato dalla possibilità di derogare ai termini perentori
di pagamento e dalla possibilità di concordare un differente
tasso di interesse, seppur in presenza di motivi oggettivi.
Ne consegue che nei contratti conclusi tra imprenditori agrico-
li, qualora le parti concordino nel derogare l’ordinario termine
di pagamento di 30 giorni, potranno essere pattuiti espressa-
mente termini superiori a 60 giorni solo quando questi non
risultino gravemente iniqui per il creditore ed a condizione che
la clausola relativa al termine sia provata per iscritto.
A fronte di questo significativo vantaggio si perde tuttavia l’ob-
bligo di forma scritta (almeno che non si stabiliscano termini
di pagamento superiori a 60 giorni) e la sanzionabilità del de-
bitore inadempiente.
Le suddette considerazioni sono tuttavia ad oggi avvalorate
solo dal parere dell’ufficio legislativo del Ministero delle Poli-
1 Rilasciato in data 2 aprile 2013.
2 Rilasciato in data 26 marzo 2013 in risposta ad un quesito giuridico inoltrato da Confindustria.
14 | IL PUNTO DI VISTA DELLE OOPP AGRIcOLE
IN BREVE | 15
bollettino di informazione su fiscalità e spesa in agricoltura
L’obbligo dei contratti di cessione dei prodotti agricoli e alimentari: un’analisi degli effetti
STEFANO cILIBERTI | Università di Perugia
ANGELO FRAScARELLI | Università di Perugia
KeYWords relazioni di filiera, potere di mercato, trasparenza del mercato
La presenza di un contratto avrebbe favorito le imprese più
piccole nei confronti delle grandi imprese della distribuzione
e della trasformazione, poco inclini a concedere contratti alla
componente agricola.
Per analizzare gli effetti che l’articolo 62 ha determinato ri-
spetto al potere di mercato esercitato dalle imprese degli stadi
più concentrati della filiera agroalimentare nei confronti delle
imprese fornitrici e i possibili miglioramenti della condizione
finanziaria delle imprese più deboli, grazie all’efficacia delle
sue disposizioni coercitive in materia di trasparenza e rispetto
dei termini massimi di pagamento, sono stati analizzati alcuni
casi studio (tab. 1). I risultati hanno consentito di estrapolare
gli effetti dell’articolo 62 per la GDO, le imprese di trasforma-
zione alimentare e le imprese agricole.
le conseguenze per la gdo
L’impatto maggiore è stato per la Grande Distribuzione Orga-
nizzata (GDO): secondo la stima di alcuni operatori, la ridu-
zione dei tempi di pagamento ha significato un esborso di 3
miliardi di euro della GDO a favore dei fornitori. Le conseguen-
ze sono state rilevanti, tali da sconvolgere i piani finanziari di
alcune catene della distribuzione.
Le reazioni della GDO sono state fortissime: in una prima fase,
la rappresentanza della distribuzione ha cercato di modificare/
rinviare l’applicazione della normativa. Poi, vista la posizione
rigida del Governo, la GDO si è generalmente adeguata nel
rispetto degli obblighi della nuova normativa, ma non senza
contro-reazioni nei confronti dei fornitori, che generalmente
sono state di due tipi:
1. richiesta di migliori condizioni economiche di fornitura;
2. congelamento del debito verso i fornitori al 24 ottobre
2012.
In merito al primo punto, generalmente, alcune imprese della
GDO hanno chiesto ai fornitori una compensazione economica
per gli obblighi dell’articolo 62 con maggiori sconti sui prezzi
L’articolo 62 del D.L. n. 1/2012, convertito con mo-
dificazioni dalla legge 24 marzo 2012, n. 7, ha in-
trodotto in Italia, a partire dal 24 ottobre 2012, la
disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione di
prodotti agricoli ed alimentari. L’inserimento dell’articolo 62
nel D.L. n. 1/2012 è stato fortemente voluto dal Governo Mon-
ti e dal Ministro Catania per far fronte ad un problema noto a
tutti gli operatori del sistema agroalimentare: la diminuzione
di potere contrattuale delle imprese agricole all’interno delle
filiere e la diffusione di pratiche commerciali sleali.
Le difficoltà economiche del settore primario italiano, causa-
te da una evidente frammentazione e da una conseguente
scarsa organizzazione dell’offerta, hanno infatti generato negli
ultimi anni una sorta di “trappola contrattuale”. Sovente gli
agricoltori hanno accettato condizioni contrattuali vessatorie
che hanno determinato un’ulteriore contrazione dei redditi ac-
crescendo oltremodo la dipendenza dagli acquirenti e aumen-
tando l’esposizione bancaria delle imprese.
L’articolo 62 ha messo in fermento il sistema agroalimentare
italiano, soprattutto per due obblighi importanti:
– i contratti scritti;
– i termini di pagamento per tutte le cessioni di prodotti agri-
coli e agroalimentari.
Dall’entrata in vigore della nuova normativa (24 ottobre 2012),
la maggior parte della filiera agroalimentare si è adeguata a
questa nuova norma, seppure con tante domande ed incertez-
ze. Ma le conseguenze dell’applicazione dell’articolo 62 sono
state diversificate, molte a vantaggio della parte industriale,
alcune a favore della componente agricola, altre anche a svan-
taggio.
L’articolo 62 è stato presentato dai policy-makers italiani e
dalle rappresentanze del mondo agricolo come una grande
opportunità per migliorare le condizioni contrattuali di vendita
degli agricoltorie riequilibrare le forze negoziali lungo le filiere
agroalimentari.
16 | IN BREVE
dei prodotti agricoli o altre forme di compensazione (parteci-
pazione a promozioni, ecc.).
In merito al secondo punto, altri operatori della GDO hanno
“congelato” il debito verso i fornitori al 24 ottobre 2012, con
l’impegno a saldarlo nel corso dei prossimi 24 mesi. Quindi si
è creato un problema nella riscossione dei crediti antecedenti
al 24 ottobre 2012.
In generale, la GDO ha subito un contraccolpo per l’accorcia-
mento dei tempi di pagamento, ma non è rimasta inerme e,
in qualche modo, ha adottato alcune contromisure, facendo
valere il proprio maggiore potere contrattuale.
Le critiche prevalenti della distribuzione non sono state tanto
sulla norma – ritenuta sostanzialmente giusta – quanto sulla
tempistica, valutata troppo celere (tale da non permettere un
adeguamento graduale) e poco opportuna nell’attuale situa-
zione di crisi economica.
le conseguenze per l’IndustrIa alImentare
Nella quasi totalità dei casi esaminati, l’industria agroalimen-
tare ha registrato vantaggi considerevoli dall’articolo 62, ben
maggiori rispetto a quelli conseguiti dalla componente agri-
cola.
I tempi di riscossione nei confronti della GDO sono general-
mente migliorati con conseguenze oltremodo positive per la
liquidità e per la gestione finanziaria delle imprese di trasfor-
mazione, risultate le principali beneficiarie dell’ingente esbor-
so effettuato dalla GDO per rispettare i termini di pagamento
imposti dalla normativa. Al contempo, tuttavia, anche l’indu-
stria ha dovuto subire le rivalse della GDO, già descritte in pre-
cedenza, sperimentando un peggioramento delle condizioni
economiche di fornitura (attraverso richieste di sconti) e, in
alcuni casi, subendo la dilazione dei crediti antecedenti al 24
ottobre 2012.
Le imprese della trasformazione al contempo hanno dovuto
adeguarsi ai perentori termini di pagamento nei rapporti con
gli stadi a monte della filiera, in primo luogo l’agricoltura, prin-
cipale fornitore di prodotti da destinare alla trasformazione. Gli
effetti derivanti da questo obbligo, tuttavia, sono stati larga-
mente compensati dal succitato miglioramento della liquidità
nei confronti dei clienti.
Infine, sono state rilevate frequenti recriminazioni riguardanti
alcuni effetti negativi generati dall’applicazione degli obblighi
di legge, in particolare i maggiori oneri amministrativi per la
gestione dei contratti, delle fatture e della PEC e le ripercus-
sioni derivanti dall’accresciuta vulnerabilità di alcune catene
distributive a rischio di fallimento.
le conseguenze per glI agrIcoltorI
L’obbligo del rispetto dei tempi di pagamento aveva suscitato
molte aspettative tra gli agricoltori. Quali effetti si sono regi-
strati in questi primi quattro mesi di applicazione?
Alcuni agricoltori hanno migliorato i loro tempi di riscossio-
ne, in particolare nelle forniture di ortofrutta fresca, vino e
prodotti lattiero-caseari. Tuttavia, questo miglioramento non
è stato generalizzato, in quanto molti acquirenti rispettavano
già i termini di pagamento di 30-60 giorni prima dell’entrata
in vigore dell’articolo 62.
Sicuramente il miglioramento dei tempi di riscossione c’è stato
sia nei confronti della GDO sia nei confronti del canale Ho.Re.
Ca. (Hotel, Ristoranti, Ristorazione, Catering) che, causa la crisi
economica, avevano allungato enormemente i tempi di pa-
gamento.
tabella 1 - evidenze empiriche dei rapporti commerciali fra agricoltura, industria alimentare e distribuzione
Soggetto studiato consorzio di cooperative di trasformazione
Impresa di trasformazione Impresa agricola di condizionamento
dell’ortofrutta fresca
Quesito 1 - L’art. 62 ha aumentato la trasparenza nelle relazioni commerciali all’interno
delle filiere agroalimentari?
Sì, in particolare introducendo maggiore certezza sui tempi di
pagamento delle forniture
Sì, rendendo certi i tempi di pagamento delle forniture
Sì, nei confronti di alcuni degli acquirenti che in precedenza
tendevano a dilazionare oltremodo i tempi di pagamento
Quesito 2 - L’art. 62 ha prodotto miglioramenti nella gestione
finanziaria delle imprese fornitrici di prodotti agricoli/alimentari?
Sì, per effetto della riduzione dei termini di pagamento
Sì, vi è stato un miglioramento del cash flow molto apprezzato
dagli istituti di credito
Sì, si è assistito ad un moderato aumento della liquidità nel breve
periodo
Quesito 3 - Il potere di mercato ha continuato a manifestarsi nelle relazioni fra imprese
agroalimentari dopo l’entrata in vigore della norma?
Sì, la GDO ha reagito all’art. 62 congelando i debiti di fornitura ante 24/10/12 e richiedendo migliori condizioni economiche
nei contratti
Sì, allo stesso modo di prima Sì, la GDO ha richiesto l’applicazione di sconti sulle
forniture, nonché la dilazione dell’emissione delle fatture
IN BREVE | 17
bollettino di informazione su fiscalità e spesa in agricoltura
In questo caso, tuttavia, si sono verificati anche alcuni effetti
indiretti, come la riduzione del volume medio degli ordinativi.
È il caso, per esempio, della vendita di vino ai ristoranti che,
prima dell’articolo 62, tendevano a fare scorte, mentre attual-
mente hanno ridotto gli ordinativi ai volumi indispensabili.
La certezza dei tempi di riscossione è comunque un vantaggio
per gli agricoltori, anche per migliorare la loro pianificazione
finanziaria.
L’articolo 62 ha avuto anche un effetto importante in relazione
ai tempi di pagamento degli acquisti degli agricoltori dei fat-
tori produttivi. È il caso dell’acquisto di semente, di mangimi,
di integratori, di foraggi. Ad esempio, molti agricoltori erano
abituati a pagare i mangimi a 90-120 giorni o anche più a lun-
go termine: in questo caso l’obbligo del rispetto dei tempi di
pagamento a 60 giorni ha peggiorato le condizioni finanziarie
dell’agricoltore.
Il caso più eclatante è quello della semente che molti agricol-
tori, in base ad una consuetudine con i fornitori, erano abituati
a pagare al raccolto dei cereali; ora questa opportunità è pre-
clusa per effetto dell’articolo 62.
Nella nuova normativa bisogna, infine, tener conto che ci sono
due casi esonerati dagli obblighi dell’articolo 62:
- le compravendite tra agricoltori;
- il conferimento a cooperative o organizzazioni dei produttori.
Il potere negozIale deglI agrIcoltorI
Una parte del mondo agricolo si era illusa che la nuova nor-
mativa potesse essere una sorte di “grimaldello” per strap-
pare condizioni più vantaggiose alla GDO e all’industria ali-
mentare. Non è così! Il potere contrattuale è sempre nelle
mani della componente più forte nel mercato, quindi la GDO
e l’industria.
Ciò era prevedibile, in quanto l’obiettivo dell’articolo 62 è
quello di evitare comportamenti opportunistici da parte delle
imprese acquirenti, non di modificarne il potere contrattuale.
Infatti, i maggiori vincoli imposti agli acquirenti (ad es. i tempi
di pagamento imposti alla GDO) si sono tradotti in un peggio-
ramento di altre condizioni contrattuali (es. prezzi più bassi o
maggiore partecipazione alle spese di promozione).
L’articolo 62 ha avuto ricadute positive in termini di trasparen-
za ed è risultato utile a garantire maggiore certezza nelle tran-
sazioni. Non spetta sicuramente a questa norma di intervenire
per favorire e promuovere l’integrazione negli stadi più deboli
delle filiere. Questo, invece, è il compito tradizionalmente affi-
dato alla politica agraria (nazionale e/o europea), che pertan-
to dovrà attivarsi per fornire strumenti e risorse maggiormente
efficaci finalizzati a riequilibrare le posizioni negoziali all’inter-
no del sistema agroalimentare e a consentire lo sfruttamento
dei vantaggi offerti dall’economia contrattuale. n
18 | GLOSSARIO
Glossario
GABRIELE cASSANI | Inea
SIMONA NIZZA | Inea
autorItà garante della concorrenza e del merca-
to (agcm) Nota anche come Antitrust o AGCM, è un’autori-
tà amministrativa indipendente italiana, istituita con la legge
n. 287/1990 (la legge a tutela della concorrenza e del mercato
italiana, approvata esattamente un secolo dopo lo Sherman An-
titrust Act americano), su impulso della normativa comunitaria.
borsa mercI telematIca ItalIana (bmtI) È il mercato te-
lematico regolamentato dei prodotti agricoli, agroenergetici,
agroalimentari, ittici e dei servizi logistici. Attraverso una piat-
taforma telematica di negoziazione, BMTI consente lo scambio
quotidiano e continuo di merci, di derrate agricole e di servizi
logistici da postazioni remote. Le contrattazioni telematiche
avvengono sotto il controllo della Deputazione Nazionale,
organismo di vigilanza e di indirizzo generale. BMTI gestisce
inoltre l’Area Prezzi, l’unico archivio nazionale delle Camere di
Commercio in materia di prezzi.
cessIone dI prodottI agrIcolI e alImentarI Il trasferimen-
to della proprietà di prodotti agricoli e/o alimentari, dietro il
pagamento di un prezzo, la cui consegna avviene nel territorio
della Repubblica italiana.
consIglIo nazIonale dell’economIa e del lavoro (cnel)
È un organo di rilievo costituzionale, previsto dall’articolo 99
della Costituzione ed è stato istituito con legge n. 33 del 5 gen-
naio 1957. Le materie di sua competenza sono la legislazione
economica e sociale. È un organo consultivo del Governo, delle
Camere e delle Regioni, e ha diritto all’iniziativa legislativa,
limitatamente alle materie di propria competenza.
contratto quadro, accordo quadro o contratto dI
base Accordi, conclusi anche a livello di centrali di acquisto,
aventi ad oggetto la disciplina dei conseguenti contratti di ces-
sione dei prodotti agricoli e alimentari, tra cui le condizioni
di compravendita, le caratteristiche dei prodotti, il listino dei
prezzi, le prestazioni di servizi e le loro eventuali ridetermi-
nazioni.
fIlIera (agro-alImentare, IndustrIale, tecnologIca) Si
intende, in senso lato, l’insieme articolato (anche detto ‘rete’ o
‘sistema’) che comprende le principali attività (ed i loro princi-
pali flussi materiali e informativi), le tecnologie, le risorse e le
organizzazioni che concorrono alla creazione, trasformazione,
distribuzione, commercializzazione e fornitura di un prodotto
finito; in senso più stretto, si intende l’insieme delle aziende
che concorrono alla catena di fornitura di un dato prodotto. Il
termine è stato coniato dall’agronomo francese Louis Malas-
sis. La prima e più ampia accezione comprende anche quella
serie di controlli sull’origine e successiva trasformazione di un
prodotto che ne garantiscono la validità tutelando la sicurezza
intermedia e finale.
grande dIstrIbuzIone organIzzata (gdo) Ci si riferisce al
moderno sistema di vendita al dettaglio effettuato attraverso
una rete di supermercati. La GDO rappresenta l’evoluzione del
supermercato singolo, che a sua volta costituiva lo sviluppo del
negozio tradizionale. Le catene di supermercati e ipermerca-
ti, che vengono normalmente raggruppate sotto la dizione di
Grandi Superfici, possono appartenere ad un gruppo proprieta-
rio, o far parte di associazioni consorziate in forma di Gruppi di
acquisto, nelle quali i singoli supermercati, pur presentandosi
sotto un marchio comune, mantengono la propria individualità
e la conduzione dell’esercizio.
Importo dovuto La somma principale che avrebbe dovuto
essere pagata entro il termine contrattuale o legale di paga-
mento, comprese le imposte, i dazi, le tasse o gli oneri ap-
plicabili indicati nella fattura o nella richiesta equivalente di
pagamento.
Impresa Ogni soggetto organizzato, diverso dalle pubbliche
amministrazioni, che agisce nell’ambito di un’attività economi-
ca o professionale indipendente, anche quando tale attività è
svolta da una sola persona.
InteressI dI mora Interessi legali di mora o interessi ad un
tasso concordato tra imprese.
InteressI legalI dI mora Interessi semplici di mora ad un
tasso che è pari al tasso di riferimento maggiorato di almeno
otto punti percentuali.
potere dI mercato Potere di influenzare il prezzo di un bene
scambiato tale che i consumatori prendano il prezzo come
dato.
GLOSSARIO | 19
BOLLETTINO DI INFORMAZIONE SU FIScALITà E SPESA IN AGRIcOLTURA
Riserva di proprietà: l’accordo contrattuale in base al quale il
venditore rimane proprietario delle merci fino al completo pa-
gamento del prezzo.
rItardo dI pagamento Pagamento non effettuato durante
il periodo di pagamento contrattuale o legale e in relazione al
quale le condizioni di cui all’articolo 3, paragrafo 1, o all’arti-
colo 4, paragrafo 1 della direttiva 2011/7/UE del 16 febbraio
2011 sono soddisfatte.
tasso dI rIferImento a) Per gli Stati membri la cui moneta
è l’euro: i) il tasso di interesse applicato dalla Banca centra-
le europea alle sue più recenti operazioni di rifinanziamento
principali; o ii) il tasso di interesse marginale risultante dalle
procedure di appalto a tasso variabile per le più recenti ope-
razioni di rifinanziamento principali della Banca centrale euro-
pea; b) per gli Stati membri la cui moneta non è l’euro, il tasso
equivalente fissato dalle rispettive banche centrali.
tItolo esecutIvo Ogni decisione, sentenza o ordine di paga-
mento, sia immediato che rateale, pronunciato da un’autorità
giurisdizionale o altra autorità competente, inclusi i provvedi-
menti provvisoriamente esecutivi, che consenta al creditore
di ottenere, mediante esecuzione forzata, il soddisfacimento
della propria pretesa nei confronti del debitore.
transazIonI commercIalI Transazioni tra imprese ovvero
tra imprese e pubbliche amministrazioni che comportano la
fornitura di merci o la prestazione di servizi dietro pagamento
di un corrispettivo.
bollettIno dI InformazIone su fIscalItà e spesa In agrIcoltura
NUMERO 2 - MAGGIO 2013
DIRETTORE RESPONSABILE
Salvatore Tudisca
cOMITATO ScIENTIFIcO
Lucia Briamonte, Raffaella Pergamo, Salvatore Tudisca, Stefano Vaccari
cOMITATO DI REDAZIONE
Lucia Briamonte, Antonio Cristofaro, Paola D’Avena, M. Assunta D’Oronzio,
Corrado Ievoli, Raffaella Pergamo, Alessandra Pesce, Gianmarco Tardella,
Filippo Sgroi
SEGRETERIA DI REDAZIONE
Gabriele Cassani, Barbara Marcantoni, Simona Nizza, Giulio Viggiani
ELABORAZIONI STATISTIchE
Marco Amato
PROGETTO GRAFIcO E IMPAGINAZIONE
Laura Fafone
cOORDINAMENTO EDITORIALE
Benedetto Venuto
SEGRETERIA
Lara Abbondanza, Roberta Capretti
cONTATTI