sommario - istituto italiano castelli · 2015. 11. 16. · sede legale castel sant’angelo, roma....

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SOMMARIO 3 Siamo bravi Arrivederci, amici 4 CX Consiglio Scientifico dell’Istituto CXV Consiglio Direttivo dell’Istituto Convegno per il 40° anno della Fondazione dell’Istituto Italiano dei Castelli “Le parole del Castello - Nomenclatura Castellana” Verbale della Commissione Giudicatrice del VII Premio di Lurea sull’Architettura Fortificata 10 A Futura Memoria 12 ABRUZZO Visite guidate, Convegno 14 CAMPANIA Mostra, Presentazione CD-Rom, Sito Web 14 EMILIA ROMAGNA Visite guidate, Consegna della Targa di Segnalazione alla Rocca Isolani di Minerbio 16 FRIULI-VENEZIA GIULIA Feste, Visite Guidate, Mostre 16 LOMBARDIA Palazzolo “il luogo e le sue difese”, visite guidate, mostre Mostre, visite guidate, minicrociera sull’Adda, rievocazioni storiche, convegno Le mura di Rivarolo Mantovano, “la città, l’ambiente, la storia”, mostra e convegno Visite guidate al castello di Cusago Visite guidate a Mede Lomellina e Tortorolo Visite guidate alla torre di Castionetto di Chiuro 22 MARCHE Visite guidate al Bastione del Sangallo e alla Rocca Malatestiana 23 MOLISE Visita guidata al Castello d’Evoli di Castropignano Mostra di pittura al Castello di Termoli 24 PIEMONTE-VALLE D’AOSTA Conferenze, Visite guidate a musei e monumenti 25 PUGLIA Suoni e rime a Castel del Monte Consegna della Targa di Riconoscimento 27 SICILIA A Cefalù consegna della Targa di Riconoscimento all’Osterio Magno 28 TOSCANA Una giornata nel castello 30 TRENTINO Visite guidate al Castello di Drena 31 UMBRIA Visite guidate, Consegna della Targa di Segnalazione alla Torre di Loreto Castello di Montignano EDITORIALE ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO SEGNALAZIONI ATTIVITÀ DELLE SEZIONI CRONACHE CASTELLANE Fondatore Vittorio Faglia Direttore Flavio Conti Redattore Mariarosa Fonio Collaboratori Francesca Albani Mila Antonietti Anna Caroli Damiano Jacobone Sonia Merendino Luisella Rosti Progetto grafico Mariarosa Fonio Impaginazione Luisella Rosti Redazione: via S. Galdino 6, 20154 Milano, tel./fax 02.33.61.15.97, e-mail [email protected]. Stampa: La Futura, via Missori 19/a, 20035 Lissone (MI), tel./fax 039.21.43.115. Il presente notiziario, stampato in 3000 copie, è una circola- re interna di informazione per i soci dell’Istituto Italiano dei Castelli. Autorizzazione del tribunale di Monza n. 147 del 23.4.1968. I testi possono essere riprodotti previa autorizzazione e citando la fonte. Istituto Italiano dei Castelli ONLUS. Fondato da Piero Gazzola nel 1964. Associato all’Internationales Burgen Institut, ora Europa Nostra / Internationales Burgen Institut, organizzazione internazionale sotto gli auspici dell’UNESCO e del Consiglio D’Europa. Sede legale Castel Sant’Angelo, Roma. Sede operativa Via G.A.Borgese 14, 20154 Milano, tel./fax 02.34.72.37, e-mail: [email protected] http://www.castit.it . In copertina A sinistra dall’alto: Trento, Castello del Buonconsiglio; Trani (BA), Castello svevo; Gaeta (LT), Castello angioino-aragonese. A destra dall’alto: Poppi (AR), Castello dei Conti Guidi; Briona (NO), Castello di Proh; Bosco della Fontana di Marmirolo (MN), Palazzina del Bosco. Al centro: Napoli, Castel Nuovo. Nella contro copertina A sinistra dall’alto: Roma, Castel Sant’Angelo; Bolzano, Castel Roncolo; Fenis (AO), Castello. A destra dall’alto: Castell’Arquato (PC), Rocca; Assisi (PG), Rocca Maggiore; Bari, Castello svevo.

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Page 1: SOMMARIO - Istituto Italiano Castelli · 2015. 11. 16. · Sede legale Castel Sant’Angelo, Roma. Sede operativa Via G.A.Borgese 14, 20154 Milano, tel./fax 02.34.72.37, e-mail: segreteria.castit@tin.it

SOMMARIO

3 Siamo braviArrivederci, amici

4 CX Consiglio Scientifico dell’IstitutoCXV Consiglio Direttivo dell’IstitutoConvegno per il 40° anno della Fondazionedell’Istituto Italiano dei Castelli “Le paroledel Castello - Nomenclatura Castellana”Verbale della Commissione Giudicatricedel VII Premio di Lurea sull’Architettura Fortificata

10 A Futura Memoria

12 ABRUZZOVisite guidate, Convegno

14 CAMPANIAMostra, Presentazione CD-Rom, Sito Web

14 EMILIA ROMAGNAVisite guidate, Consegna della Targa diSegnalazione alla Rocca Isolani di Minerbio

16 FRIULI-VENEZIA GIULIAFeste, Visite Guidate, Mostre

16 LOMBARDIAPalazzolo “il luogo e le sue difese”, visite guidate,mostreMostre, visite guidate, minicrociera sull’Adda,rievocazioni storiche, convegnoLe mura di Rivarolo Mantovano, “la città,l’ambiente, la storia”, mostra e convegnoVisite guidate al castello di CusagoVisite guidate a Mede Lomellina e TortoroloVisite guidate alla torre di Castionetto di Chiuro

22 MARCHEVisite guidate al Bastione del Sangallo e allaRocca Malatestiana

23 MOLISEVisita guidata al Castello d’Evoli di CastropignanoMostra di pittura al Castello di Termoli

24 PIEMONTE-VALLE D’AOSTAConferenze, Visite guidate a musei e monumenti

25 PUGLIASuoni e rime a Castel del MonteConsegna della Targa di Riconoscimento

27 SICILIAA Cefalù consegna della Targa di Riconoscimentoall’Osterio Magno

28 TOSCANAUna giornata nel castello

30 TRENTINOVisite guidate al Castello di Drena

31 UMBRIAVisite guidate, Consegna della Targadi Segnalazione alla Torre di LoretoCastello di Montignano

EDITORIALE

ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO

SEGNALAZIONI

ATTIVITÀ DELLE SEZIONICRONACHE CASTELLANEFondatore Vittorio FagliaDirettore Flavio ContiRedattore Mariarosa FonioCollaboratori Francesca Albani

Mila AntoniettiAnna Caroli

Damiano JacoboneSonia Merendino

Luisella RostiProgetto grafico Mariarosa FonioImpaginazione Luisella Rosti

Redazione: via S. Galdino 6, 20154 Milano, tel./fax02.33.61.15.97, e-mail [email protected]: La Futura, via Missori 19/a, 20035 Lissone (MI),tel./fax 039.21.43.115.Il presente notiziario, stampato in 3000 copie, è una circola-re interna di informazione per i soci dell’Istituto Italiano deiCastelli.Autorizzazione del tribunale di Monza n. 147 del 23.4.1968.I testi possono essere riprodotti previa autorizzazione ecitando la fonte.

Istituto Italiano dei Castelli ONLUS.Fondato da Piero Gazzola nel 1964.Associato all’Internationales Burgen Institut, ora EuropaNostra / Internationales Burgen Institut, organizzazioneinternazionale sotto gli auspici dell’UNESCO e del ConsiglioD’Europa.Sede legale Castel Sant’Angelo, Roma.Sede operativa Via G.A.Borgese 14, 20154 Milano,

tel./fax 02.34.72.37, e-mail: [email protected]://www.castit.it.

In copertinaA sinistra dall’alto: Trento, Castello del Buonconsiglio; Trani(BA), Castello svevo; Gaeta (LT), Castello angioino-aragonese.A destra dall’alto: Poppi (AR), Castello dei Conti Guidi;Briona (NO), Castello di Proh; Bosco della Fontana diMarmirolo (MN), Palazzina del Bosco.Al centro: Napoli, Castel Nuovo.Nella contro copertinaA sinistra dall’alto: Roma, Castel Sant’Angelo; Bolzano,Castel Roncolo; Fenis (AO), Castello.A destra dall’alto: Castell’Arquato (PC), Rocca; Assisi (PG),Rocca Maggiore; Bari, Castello svevo.

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Siamo bravi! Per una volta, lasciatecelo dire: è infatti l’esclamazione che viene spontanea scor-rendo questo numero di Cronache, pressoché tutto dedicato alle Giornate Castellane di fine set-tembre, subito dopo ‘doppiate’ dallo splendido, fattivo convegno di Firenze, inappuntabilmenteorganizzato dalla Sezione Toscana e dedicato alle “parole del castello”.Come presidente nazionale, sono profondamente consapevole dei problemi, delle debolezze, deilimiti della nostra azione: il Consiglio Direttivo di Firenze è stata l’occasione per sottolinearli,proponendo una serie di interventi che possano in parte risolverli e superarli. Ma sono altret-tanto profondamente - e vorrei dire orgogliosamente - cosciente dell’immensa dose di entusia-smo, capacità, concretezza, intelligenza che l’Istituto racchiude e che, in occasioni come queste,sa far emergere. Mettendo in ordine ciò che ogni Sezione ha fatto in occasione delle Giornatecastellane emerge un panorama incredibile, ed esaltante, di azioni, spesso di alto livello. Pocheassociazioni, in Italia, ritengo di poterlo dire con coscienza, sanno fare di più; e nessuna, sicu-ramente, sa fare così tanto con così pochi.Certo, si può sempre fare di meglio. Una così intensa attività ha fruttato relativamente pochinuovi soci: sicuramente, un numero non proporzionato agli sforzi profusi. Questo ‘sbilancio’ èuno dei punti deboli del nostro Istituto, a cui è necessario, anzi vitale, porre rimedio. AlcuneSezioni sembrano aver fatto meno di altre (ma bisognerebbe tener conto delle situazioni locali,della diversa incidenza delle varie attività, dell’attività complessiva nel corso dell’anno). Mal’insieme è gratificante, e va a onore di tutti coloro che hanno lavorato: le pagine che seguonone sono una puntuale testimonianza. E ora, al lavoro per l’anno prossimo.

Arrivederci, amici. Un duplice lutto ha colpito in questi mesi l’Istituto. In estate è mancato ilpresidente onorario della Sezione Trentino, Gian Maria Tabarelli de Fatis. Per chi scrive, è statoun amico fraterno per quarant’anni, un ‘fratello maggiore’ con cui condividere gioie, entusia-smi, dispiaceri e una parte di vita, che ha legato profondamente anche le nostre famiglie. Perl’Istituto è stato una colonna, un punto di riferimento scientifico ma anche (vien da dire soprat-tutto) morale, custode di una dirittura di coscienza puntigliosa e vincolante, cui riferire ogniatto. Segretario e poi presidente per lunghi anni della Sezione Lombardia, dove visse la sua vitaprofessionale, poi presidente e quindi presidente onorario della Sezione Trentino, quando con iltrascorrere degli anni decise di ritornare nella sua terra d’origine, cui era rimasto appassiona-tamente legato, membro del Consiglio Scientifico, autore di numerosi e importanti studi sull’ar-chitettura fortificata, è stato tra noi una presenza ironicamente cordiale, fortemente ‘impegna-to’, e impregnato di solidi valori, dietro un’aria sorridentemente demistificatrice. Ne ricordere-mo a lungo il largo sorriso sopra l’immancabile cravatta a farfalla ch’era la sua sigla.Nell’autunno ci ha lasciati Sergio Serra, coordinatore della Delegazione di Cagliari, past pre-sident della Sezione Sardegna, consigliere nazionale: un uomo che per l’Istituto ha fatto molto,e sempre con trascinante entusiasmo. Le sue puntualissime e-mail, che a getto continuo il nostrocomputer riceveva quasi ogni mattina, costituivano il filo di un contatto continuo, creativo, pro-positivo, sia che parlasse delle sue amate ricerche di araldica, sia che proponesse l’idea di undistintivo per i Soci dell’Istituto, sia che ci aggiornasse sull’andamento dell’Atlante Castellanoper le sue province. Siamo certi che la Delegazione di Cagliari saprà continuarne l’opera. A noi,la sua presenza costante mancherà. Molto.

Flavio Conti

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EDITORIALE

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CX CONSIGLIO SCIENTIFICO DELL’ISTITUTOFirenze, 23 ottobre 2004

Presenti: Calderazzi, Chiarizia, Conti, Corazzi,Cuppini, De Tommasi, Foramitti, Labaa,Marchesi, Martegani, Manenti Valli, Palloni,Perbellini, Taddei, Tamborini, Villari

Assenti giustificati: Mauro, Nicoletti, Santoro, Viganò,Viglino Davico, Roggero, Montaldo, Maglio,Jacobone

Assenti: Carafa, Guida, Magnano, Mariano, Palazzo,Valente

Il CX consiglio scientifico dell’Istituto, svoltosi aFirenze, ha avuto luogo in concomitanza con il convegnosulla nomenclatura castellana dal titolo: Le parole delCastello, organizzato a cura del presidente del ConsiglioScientifico Domenico Taddei presso l’Hotel Londra diFirenze.Il convegno è iniziato alle ore 9.00 con i saluti del presiden-te della sezione Toscana prof. Enrico Pietrangeli Couture,della prof. arch. Mariella Zoppi, Assessore alla cultura dellaRegione Toscana. del prof. arch. Flavio Conti, PresidenteNazionale dell’Istituto, e del prof. arch. Domenico Taddei,presidente del Consiglio Scientifico dell’Istituto.Tutti i convenuti hanno ricevuto una copia della pubbli-cazione edita in occasione del convegno, dal titolo: Leparole del castello. Nomenclatura castellana, curata dalprof. arch. Domenico Taddei.Le relazioni presentate sono state di estremo interesse edhanno affrontato i seguenti temi: Flavio Conti, Glossariodei termini e approccio conoscitivo promosso in 40 annidall’Istituto Italiano dei Castelli, Roberto Corazzi: Cintamuraria - fossato; Giusi Villari, Torre; Dino Palloni, Mastio- torre mastio; Gianni Perbellini, Opere esterne; MassimoDringoli, Ponte levatoio - ingresso; Luigi Maglio, Feritoie- aperture da tiro e da traguardo; Domenico Taddei,Apparati a sporgere; Maurizio Mauro, Armi da Fuoco;Piero Marchesi, Cannoniera; Antonella Calderazzi,Caditoia; Andrea Bulleri, Le macchine da guerra in perio-do medievale: il trabucco. Il prof. Roncai ha poi presentatoun contributo sulla terminologia dei militari.Al termine del convegno il presidente Taddei ha aperto ilavori del CX Consiglio Scientifico presentando il dott.Maurizio Naldini, inviato speciale de “La Nazione”,

come moderatore del dibattito.Naldini si congratula per il fatto chegli atti sono stati pubblicati in conco-mitanza con lo svolgimento del con-vegno e afferma l’importanza deltema e l’opportunità di trattarlo inquesto momento, quando il nostrolinguaggio sta entrando in profondacrisi: mai come oggi è necessarioapprofondire le proprie radici e lapropria identità, delle quali la linguacostituisce uno dei fondamenti.Tamborini, data la mancanza diViganò, esprime alcune riflessioni,dal punto di vista metodologico, sullastoria della terminologia: nel conve-gno si è parlato di terminologia italia-na, senza considerare le altre lingue.Forse bisognerebbe approfondire iltema in una prospettiva storica, dovegli stessi termini possono assumerediversi significati nel tempo. Nei testimedievali possiamo per esempio tro-vare termini di cui non conosciamo il

significato essendo precedenti la pubblicazione dei tratta-ti. Ci sono poi le terminologie attribuite dagli storiciattuali a tipologie antiche ed il problema delle terminolo-gie locali. Perbellini ricorda che gli atti sono disponibili grazieall’organizzazione del Consiglio Scientifico ed alladisponibilità dei relatori. Ribadisce la necessità di unglossario internazionale da realizzare in collaborazionecon i colleghi europei, un’iniziativa che sarebbe impor-tante far partire dall’Istituto perché la terminologiacastello-logica nasce prevalentemente in Italia e da quiviene esportata.Cuppinida diversi anni si confronta con il problema dellalingua a Malta e riferisce di come sia spesso difficilecomprendere i termini citati nei documenti originali.Afferma che sarebbe di estremo interesse, più che la tra-duzione in diverse lingue, approfondire il processo diconoscenza dei termini basandosi sui documenti analiz-zati in rapporto ai manufatti.Manenti Vallipropone come tema di studio nel futuro “Lemisure del castello”, un approfondimento sulle unità dimisura antiche nelle diverse realtà locali.Foramitti, d’accordo con le proposte di Tamborini eCuppini, propone di approfondire lo studio terminologicoripartendo dai documenti antichi in collaborazione conesperti di filologia e di integrare lo studio con rilievidiretti degli elementi architettonici.Palloni informa che in Emilia Romagna l’Università harealizzato una approfondita analisi dei testi medievali suicastelli con la verifica diretta sui manufatti, cosa che hafatto constatare come anche nell’antichità ci fossero enor-mi incertezze anche in antichità nell’uso della lingua.Non crede quindi nella possibilità di utilizzare con sensoappropriato i termini storici.Contiafferma l’importanza di arrivare ad una definizioneche ci permetta di spiegare l’architettura, cosa essenzialeper la tutela. La perdita di gran parte delle fortificazionederiva anche dal fatto che non si sa più cos’erano le cose.La questione appare di grande importanza nel nostropaese, dove si è stata voluto rimuovere ogni tradizionemilitare dopo la seconda guerra mondiale.Ci serve una classificazione precisa, che può essere data

ATTIVITÀ DELL’ISTITUTOVe

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solo tramite gli esempi. È necessaria una terminologiastorica, ma anche giuridica e che prenda in considera-zione gli armamenti perchè senza la conoscenza diquesti non possiamo comprendere il senso di molte forti-ficazioni.Al termine del consiglio è stata ricordata la figura delprof. arch. Angelo Calvani, già presidente del ConsiglioScientifico dell’Istituto, sul quale la sezione EmiliaRomagna ha pubblicato il libro a cura di Caterina eLorenzo Calvani Ricordo del prof. arch. AngeloCalvani. Bibliografia ragionata, che è stato distribuitoai presenti.La riunione si conclude alle 18.00. Dopo i lavori, duran-te la cena di gala avvenuta nel chiostro e sala refettoriodella Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri, haavuto luogo la premiazione dei vincitori del VII premiosulle tesi di laurea di argomento castellano.

Il segretarioVittorio Foramitti

CXV CONSIGLIO DIRETTIVO DELL’ISTITUTOFirenze, 24 ottobre 2004 presso Auditorium Hotel Londra

Presenti: Bellucci, Calderazzi, Caramanti, Chiappini,Chiarizia, Conti, Del Carretto, De Tommasi,Fasanella, Federici, Fenici, Hardouin diGallese, Labaa, Maio, Manenti Valli,Marchesi, Martegani, Perbellini, Perrella,Pieragnoli, Pignatelli, Pontalti, Rosati,Sabatini, Sammartini, Sotgiu, Taddei,Ventimiglia, Villari

Deleghe: Colmuto a Villari, Bragadin a Manenti Valli,Genco a Hardouin di Gallese, Del Galdo aPignatelli

Uditori: Agostini, Caputi, Gentilini, Lampugnani,Marchesi, Merendino, Orazzo

Pieragnoli ringrazia tutti gli intervenuti e augura alConsiglio buon lavoro.Conti, constatata la presenza del numero legale, dichiaraaperta la riunione e passa all’esame degli argomentiall’ordine del giorno.Ringrazia anzitutto di cuore la sezione Toscana per lasplendida ospitalità riservata ai festeggiamenti per il qua-rantennale dalla fondazione dell’Istituto e per la perfettaorganizzazione dell’evento. A tale proposito propone diconferire alla sezione la medaglia d’argento dell’Istitutoin segno di riconoscenza. I presenti approvano all’unani-mità.1. Approvazione del verbale della riunione precedenteRelativamente al seguente comma riportato sul verbaledella riunione del consiglio direttivo del 30.5.2004:“Labaa, propone l’istituzione di un comitato economicoche formuli proposte in materia, con riferimento agliimportanti progetti in corso sull’Atlante castellano e sulcensimento nazionale. Dopo una votazione con risultatoin pareggio, la proposta viene accantonata perché un talecomitato non è previsto dal Regolamento che invece neaffida l’incarico alla Giunta”, Labaa lamenta che il ver-bale non rispecchia la discussione tenutasi nel preceden-te consiglio. Ricorda che alla discussione era seguita unavotazione che, a suo dire, nel verbale non compare.Chiede dunque sia maggiore precisione nella compilazio-ne dei verbali sia che in essi vengano riportate le even-tuali votazioni, in forma nominale e per dichiarazione divoto. Conti ricorda che essendo Cronache Castellane visiona-bile da chiunque, anche estraneo all’Istituto, i verbali,come esplicitamente richiesto dal Consiglio, sono redattiin forma succinta. D’ora in poi si impegna comunque aspedire a casa dei consiglieri il verbale integrale, desuntoin fotocopia dal libro bollato.2. Comunicazioni del PresidenteConti informa il consiglio di due dolorose perdite: quelladell’arch. Gian Maria Tabarelli de Fatis e del dott. SergioSerra. Conti ricorda con affetto e stima le figure di questidue presidenti di sezione che per anni si sono dedicati condevozione ed entusiasmo alle attività dell’Istituto.Conti informa anche che nei prossimi giorni a Romaverrà costituta un’associazione dal nome “Ville d’Italia”e che ha delegato il dott. Sammartini a seguire la vicen-da. Sammartinisottolinea come il ruolo principale dell’i-stituto nell’ambito di questa nuova associazione sia quel-lo, in linea con i princìpi base dell’Istituto stesso, di“tutore” del patrimonio architettonico italiano e del suoadeguato utilizzo.Conti ringrazia Sammartini a nome di tutto il Consiglio.3. Ristrutturazione operativa dell’IstitutoConti, pur lodando l’attività dell’Istituto e la dedizione dimolte delle persone che lo compongono, nota come cisiano anche alcune carenze che vanno corrette, per ade-guare la struttura dell’Istituto stesso alle necessità attuali.Per questo motivo, propone una serie di provvedimentiche a suo parere dovrebbero essere presi in considerazio-ne e darebbero nuovo slancio all’Istituto. Esse possono essere così sintetizzate:- Azzerare le attuali commissioni, ormai totalmente obso-lete e non operative;- Maggior contatto tra centro e sezioni e tra sezione esezione; rivitalizzazione delle singole sezioni. Per ottene-re questo risultato ritiene opportuno rivalutare il ruolo deivice presidenti, in particolare chiedendo che essi, facen-do le veci del presidente, seguano costantemente da vici-no rispettivamente le sezioni del nord, del centro e delsud, stimolandone l’operato.- Impegnare ogni sezione a portare a termine nell’arco di

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un anno almeno una iniziativa specifica che esuli dallaconsueta attività di routine. A tale proposito cita l’esem-pio della sezione Lombardia che si è fatta carico di segui-re da vicino le vicende del castello di Cusago, prenden-dolo “sotto tutela” come caso emblematico di edificio dasalvare e valorizzare.- Istituzione di una serie di dipartimenti che si occupinofattivamente di:a) curare le pubbliche relazioni con gli enti pubblici;b) adoperarsi per un aumento effettivo del numero deisoci;c) recuperare fondi e sponsorizzazioni.d) organizzare almeno un viaggio nazionale all’anno efavorire la realizzazione di viaggi interregionali e interse-zionali, fatte da due o più sezioni congiuntamente.e) Istituzione di una sorta di “concorso” tra studi castel-lani, sulla falsariga del premio per tesi di laurea; l’operaprescelta potrà avere un contributo dell’Istituto per lapubblicazione. Ciò al fine di incentivare gli studi sull’ar-chitettura fortificata.Conti propone inoltre che vengano mantenuti i due con-sigli all’anno, solo che quello in primavera, da tenersipossibilmente a Roma, con carattere prettamente buro-cratico-amministrativo, uno d’autunno, itinerante, concarattere prettamente scientifico, magari in concomitanzacon l’organizzazione di un convegno, e arricchito even-tualmente da un viaggio.4. Eventuali e varieConti riferisce di come sia stato sollecitato da più partiper aumentare il numero dei consiglieri scientifici da 30a 35, in modo da poter inserire nuove e valenti figure digiovani in grado di dare nuovo impulso all’Istituto. Laproposta incontra largo favore. Tuttavia, poiché si trattadi variare una norma regolamentare, il consiglio decide,con votazione, di mettere l’argomento all’ordine del gior-no della prossima seduta per poter effettuare una votazio-ne corretta della proposta.Fasanellachiede che venga abolita la norma per cui ilpresidente di sezione abbia un limite di carica di noveanni. Segue una vivace discussione, con motivazionidiverse, sull’opportunità di una tale variazione. Poiché,anche in questo caso, si tratta di variare una norma rego-lamentare, si decide di mettere la proposta all’ordine delgiorno della prossima seduta e di esaminarla in quellasede.Perbellini informa di aver ricevuto richiesta dall’associa-zione spagnola Amigos de los castillos di potersi incon-trare con i rappresentanti dell’Istituto in occasione di unviaggio della loro associazione in Italia. La proposta èaccettata con piacere.Perbellini informa inoltre che Europa Nostra organizzaogni anno in una sede internazionale diversa un convegnoseguito da due giorni di visite. Chi fosse interessato a par-tecipare può farne direttamente richiesta ad EuropaNostra.Labaalamenta che quanto proposto dal presidente Conti,pur condivisibile e molto interessante non rappresenta unprogramma chiaro e preciso e che nella sostanza noncambia la situazione attuale dell’Istituto. Per tale motivochiede a tutti i presenti di impegnarsi su fronti ben preci-si, che vanno dal risanamento economico alla valorizza-zione delle risorse, dalla copertura del territorio con con-seguente ampliamento del numero dei soci alla tutela delpatrimonio castellano.Perrella chiede se l’Istituto può fornire una consulenzarelativa ai finanziamenti regionali e europei per la ristrut-turazioni di opere architettoniche. Questo perché la pro-prietaria del Castello di Macchiagodena (IS), le ha chie-sto proprio informazioni in merito a questo tipo di possi-

bilità. Caramantiinforma che si è attivato in merito allaquestione presso un commercialista, ma che la situazioneè molto complicata, perché le regioni stanziano finanzia-menti in base a leggi regionali, per cui le situazioni sonofortemente diversificate da regione a regione. I fondieuropei vengono poi generalmente concessi solo a part-nershins di grande respiro; ma sulla regolamentazionerelativa siamo in realtà alquanto impreparati non dispo-nendo di collaboratori esperti sull’argomento.Caramanti informa che, in esecuzione di quanto riporta-to nel precedente verbale circa l’effettuazione di unaindagine presso alcune note Fondazioni bancarie, si èsvolto un incontro a Milano con il Presidente, ilSegretario, il Tesoriere ed il dott. Statella per la presenta-zione e l’inoltro di una richiesta alla Fondazione Cariploed alla Banca Intesa. Le risposte sono state però negative.Contimostra il bozzetto per lo stemma-spilla dell’istitutoche riscuote notevole successo, anche per il basso costoche richiederebbe la sua produzione. Verrà promossa lasua diffusione tramite le sezioni. L’ideale sarebbe chetutti i Soci avesero il distintivo dell’Istituto, e fossero fieridi portarlo.5. Giornate Nazionali dei CastelliConti esprime la sua soddisfazione per il buon esito e ilsuccesso delle giornate dei Castelli. Quasi tutte le sezio-ni si sono impegnate a fondo e quelle che non lo hannofatto esprimono l’intenzione di adoperarsi per l’annoprossimo. L’interesse anche presso i mezzi d’informazio-ne è stato notevole, con articoli e interviste televisive. Nelcontempo lamenta il ritardo con cui la segreteria genera-le è stata informata dei programmi. La stampa e i massmedia in genere, infatti, lavorano con grande anticipo suitempi e se vogliamo apparire in modo efficace su tutti imezzi di comunicazione è necessario muoversi conampio anticipo.Ventimigliasostiene che per il sud la data dell’ultimo finesettimana del mese è troppo anticipata. Perrella sostieneche la data non va bene perché coincide con le giornatedel patrimonio europeo e in tal modo le nostre iniziativevengono in parte oscurate.Taddeisottolinea che invece èproprio necessario farle in contemporanea per acquisiremaggiore visibilità. Villari sostiene che la data non vabene se intendessimo coinvolgere le scuole, aspetto chedall’Istituto è sempre stato trascurato. 6. Programmazione dell’attività scientificaConti si auspica che l’Istituto, oltre a continuare nelleattività già avviate, riesca a programmare e a dar vitaalmeno a un progetto scientifico all’anno. Perbellinichiede che le sezioni che pensano di essere in grado difarlo, offrano la loro disponibilità ad ospitare il premio dilaurea annuale. In tal modo si avrebbe un elenco dellediverse disponibilità che faciliterebbe l’organizzazionedell’evento nel tempo.Conti chiede a Manenti Valli la disponibilità della sezio-ne Emilia Romagna ad organizzare il prossimo premio dilaurea, magari affiancato da un convegno, come da pro-posta emersa il giorno precedente durante il convegnosulla terminologia castellana. Manenti Valli esprime lasua disponibilità, ma chiarisce che prima di esprimersideve parlare con il presidente e il consiglio della sezione.7. Attività delle sezioniConti chiede che ad ogni consiglio le sezioni presentinouna relazione sulle loro attività.8. Convocazione prossimo Consiglio Direttivo,Scientifico e AssembleaRoma, sabato 12 marzo 2005 - Consiglio Scientificodell’Istituto.Roma, Domenica 13 marzo 2005 - Consiglio Direttivodell’Istituto.

ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO

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Roma, Domenica 13 marzo 2005 - Assemblea ordinariadell’Istituto per l’approvazione del bilancio al 31.12.2004e del preventivo 2005.La seduta è tolta alle h. 13.30.

Il segretario Il presidenteGiancarlo Caramanti Flavio Conti

CONVEGNO PER IL 40° ANNO DALLA FONDA-ZIONE DELL’ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI“LE PAROLE DEL CASTELLO - NOMENCLATURACASTELLANA”Firenze, 23-24 ottobre 2004

Firenze città bellissima, città amata e ammirata, cittàdella cultura, con i suoi palazzi rinascimentali, Firenzedelle architetture fortificate, Firenze delle mostre e degliavvenimenti importanti. Ed è proprio a Firenze che si èsvolto, nell’Auditorium dell’Hotel Londra, il 23 e 24Ottobre 2004, il Convegno per celebrare i 40 anni dallaFondazione dell’Istituto Italiano dei Castelli, intitolato“Le parole del castello - nomenclatura castellana”. Hovoluto fare questo elogio ad una delle più belle città delmondo, prima di raccontarvi le giornate del Convegno,perché molte volte i luoghi dove vengono organizzatiavvenimenti e mostre con il loro fascino e la loro acco-glienza, contribuiscono idealmente ed indirettamente allabuona riuscita di una iniziativa come lo è stata, penso,Firenze in questa occasione. Le giornate calde e assolatehanno dato la possibilità ai partecipanti al Convegno, dipoter passeggiare, nelle ore libere, per le vie e i vicoli fio-rentini del centro storico, assaporando l’aria quattro-cin-quecentesca che ancora oggi c’è in città. La scelta poi difare il Convegno nell’Auditorium dell’ Hotel Londra,

posto a due passi dalla Stazione, ha facilitato gli sposta-menti anche per le persone provenienti da altre città.Il 2004 è stato un anno di grande fervore per ilConsiglio Direttivo della Sezione Toscana ed in partico-lare per il Consiglio Scientifico Nazionale che ha orga-nizzato l’avvenimento cercando di rendere l’occasionedel 40°, non solo un evento che elogiasse al meglio glianni che l’Istituto Italiano dei Castelli ha dedicato e haspeso per la salvaguardia delle architetture fortificate,ma anche un particolare e interessante momento cultu-rale e scientifico. Molti sono stati entusiasti di far partedi questa iniziativa, dalle Sezioni dell’Istituto che hannocontribuito attivamente ai Relatori che hanno dato ungrande apporto al Convegno con i propri interventi. Quiriportiamo i titoli dei saggi che sono stati redatti eche fanno parte del libro degli Atti del Convegno a curadi D. Taddei “le parole del Castello”Edizioni PLAN,Firenze 2004:“Glossario dei termini relativi all’architettura fortificatae metodologia di approccio conoscitivo”Flavio Conti“Terminologia: il punto di vista storico” Marino Viganò“Apparati a sporgere” Domenico Taddei“Armi da fuoco” Maurizio Mauro“Cannoniera” Piero Marchesi“Cinta muraria e fossato”Roberto Corazzi“Feritoie e aperture da tiro e traguardo”Luigi Maglio“Mastio o torre maestra”Dino Palloni“Opere esterne”Giovanni Perbellini“Ponte levatoio” Massimo Dringoli“Torre” Giusi Villari“Caditoia” Antonella Calderazzi“Trabucco” Andrea BulleriCome è chiaro dagli argomenti trattati e anche dall’elo-quente e immediato titolo dato al Convegno, l’obbietti-vo è stato quello di cercare di spiegare e chiarire lasempre viva questione sulla terminologia su temacastellano, che viene a volte giustamente interpretatama che a volte è mal compresa. Come ha scrittol’Assessore alla Cultura della Regione ToscanaMariella Zoppi, che ha sostenuto l’iniziativa, “le paro-le del castello ….assumono significati autonomi e spe-cifici valutati con approfondita cognizione…”.Ed èquesto lo spirito con cui è stato affrontato l’argomento:dare una spiegazione scientifica ai termini usati sottoli-neando le differenze e le similitudini, l’origine, la sto-ria e l’uso, lo sviluppo e i cambiamenti negli anni. Eancora come ci ricorda Il Presidente dell’IstitutoItaliano dei Castelli Flavio Conti si è cercato di “farechiarezza su un argomento tanto vasto ed accattivantequanto ingiustamente trascurato”come quello del lin-guaggio relativo all’architettura fortificata. Inoltre ilConvegno non deve essere visto come un unicomomento per sollevare un dibattito a termine, ma “vor-rebbe essere l’inizio di una serie di ricerche e di incon-tri mirati a dare sempre un apporto maggiore allaconoscenza e all’interpretazione di queste straordina-rie architetture” come afferma il Presidente delConsiglio Scientifico Domenico Taddei, sottolineandoil forte desiderio di riuscire a rendere accessibile a tuttiqueste argomentazioni e non solo agli “addetti ai lavo-ri”. Ricordiamo il difficile lavoro di ricerca mirato aldefinitivo e completo censimento di tutte le architettu-re fortificate italiane che le Sezioni dell’Istituto stannoportando avanti con l’elaborazione dell’AtlanteCastellano d’Italia.Gli incontri si sono suddivisi in tre diversi momenti: laprima giornata è stata dedicata alle relazioni sugli argo-menti già sopra riportati concludendosi con una tavolarotonda moderata da Maurizio Naldini, Inviato Speciale

ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO

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del Quotidiano nazionale “La Nazione” dove un interes-sante dibattito con vari e molteplici interventi, ha coin-volto e entusiasmato i partecipanti. Non dobbiamodimenticare l’ottima colazione delle 13.00 offerta ai soci,dalla Sezione Toscana, che si è tenuta sempre nelle saledell’Hotel Londra.La sera del 23 Ottobre, è stato organizzato il Pranzo digala nel Chiostro e Sala refettorio della ScuolaMarescialli e Brigadieri dei Carabinieri su loro gentileconcessione, per festeggiare i quarant’anni dalla fonda-zione dell’Istituto, dove la Sezione Toscana ha volutoomaggiare i partecipanti con un regalo in ricordo del-l’avvenimento. Vorrei fermarmi un attimo a ricordarel’atmosfera sospesa e quasi irreale creatasi la seraall’imbrunire, durante l’aperitivo, sotto le volte delChiostro dell’ex Convento di Santa Maria Novella, a cuinon è sempre possibile accedere e per questo rinnovia-mo il nostro ringraziamento a coloro che hanno resopossibile ammirare un luogo così particolare nel cuoredi Firenze.In questa occasione, ci è gradito ricordarlo, è stata anchepresentata la pubblicazione promossa dalla SezioneEmilia-Romagna “Bibliografia ragionata in ricordo delProf. Arch. Angelo Calvani” già Presidente delConsiglio Scientifico dell’Istituto e Sovrintendente deiBB.AA. di Firenze e Pistoia, che ne raccoglie la produ-zione saggistica e il profilo professionale, a cura di C. eL. Calvani. Inoltre sempre durante la cena, sono statipremiati i vincitori del VII premio sulle tesi di laurea diargomento castellano bandito dall’Istituto Italiano deiCastelli che ha ottenuto anche quest’anno una grandepartecipazione. In riferimento a questo è stata organiz-zata una mostra dei dieci lavori vincitori, che sarà itine-rante nei prossimi mesi e che si è potuta vedere anchedurante il Convegno, nella saletta a fianco l’Auditoriumdell’Hotel Londra. Il terzo ed ultimo momento del Convegno è avvenutonella giornata del 24 Ottobre con il Consiglio Direttivodel 40° aperto a tutti i soci, concludendosi così i lavori.Nella settimana successiva al Convegno abbiamo ricevu-to ringraziamenti ed elogi da parte di molti e per questo anome di tutti ringraziamo ancora affettuosamente. E unringraziamento particolare lo vorrei fare personalmente, ese mi è permesso in questa sede, a tutto il ConsiglioDirettivo della Sezione Toscana per avermi nominatoaddetto stampa, ruolo di cui sono onorata e che spero diadempiere al meglio.

Giovanna Taddei

VERBALE DELLA COMMISSIONEGIUDICATRICE DEL VII PREMIO DI LAUREASULL’ARCHITETTURA FORTIFICATA

Il giorno 3 luglio 2004 si è riunita a Milano, presso i loca-li della segreteria generale dell’Istituto Italiano deiCastelli, la giuria del VII Premio di laurea sull’architettu-ra fortificata. Erano presenti: il presidente nazionaledell’Istituto, prof. arch. Flavio Conti, il presidente delconsiglio scientifico dell’Istituto, nonché presidente dellacommissione giudicatrice, prof. arch. Domenico Taddei,il prof. dott. Roberto Corazzi, membro del Consiglioscientifico dell’Istituto, l’arch. Gian Maria Labaa, mem-bro del Consiglio Scientifico dell’Istituto, il dottorMarino Viganò, membro del Consiglio Scientificodell’Istituto, la professoressa Aurora Scotti, professoreordinario della I Facoltà di Architettura del Politecnico di

Milano, membri della giuria. Constatata la validità dellaconvocazione e della riunione, i lavori vengono apertialle ore 9,30.Sono arrivate presso la segreteria dell’Istituto 30 tesi pro-venienti da 18 università (3 tesi da Firenze e Milano, 2rispettivamente da Catania, Ferrara, Napoli, Palermo,Pisa, Reggio Calabria, Roma, Torino, 1 ciascuna da Bari,Genova, L’Aquila, Padova, Parma, Pescara, Salerno,Venezia) nonché una tesi di dottorato proveniente dall’u-niversità di Potenza, per un totale di 36 partecipanti.Dopo approfondita analisi e discussione, la giuria haassegnato i seguenti premi:1° premio: Tesi Le torri del Cremonese, discussa presso la Facoltà diStoria e Conservazione dei Beni Culturali di Venezia,autrice Nicoletta Cremonesi, relatore prof. E. Vassallo,per la solidità d’impianto e l’approfondimento dellaricerca.2° premio Tesi La Fortezza Vecchia di Livorno: nuovo insediamen-to nel contesto del porto,discussa presso la Facoltà diIngegneria di Pisa, autore Leonardo Barinci, relatori prof.N. Gucci, prof. R. Bartelletti, prof. D. Taddei, prof. S.Aversa, prof. U. Campana, per la capacità di visionegenerale e l’originalità delle proposte.3° premioTesi Metodologia e tecnica per il progetto di restauro: ilcaso del Palatium Regium di Palazzo San Gervasio,discussa presso la Facoltà di Ingegneria di Bari, autoreAntonio Clinco, relatore G.B De Tommasi, per l’accura-tezza scientifica e la coerenza nello svolgimento deltema.4° premioTesi Il Bastione del Parlascio. Rilievo e progetto di recu-pero per spazi di studio dell’Università di Pisa, discussapresso la Facoltà di Ingegneria di Pisa, autore MarcoGiorgio Bevilacqua, relatore prof. P.C. Maffei, per laprecisione documentaria e l’attenzione agli aspettiambientali.

La giuria ha inoltre deliberato di assegnare un attestato disegnalazione, per l’interesse presentato, alle seguenti tesi:Andrea Bacci, Il castello di Prato, la verifica di un’ipo-tesi architettonica, relatore prof. M. Bini, Facoltà diArchitettura di Firenze.Carla Conti, Il castello dei conti Manfredi e la pieve disan Giovanni Battista di Borzano d’Albinea (RE), relato-re prof. G. Colmuto Zanella, Facoltà di Architettura diMilano.Rachele Fosco, Il castello di Popoli: conservazione eriuso, relatore prof. M. D’Anselmo, Facoltà diArchitettura di Chieti-Pescara.Marina Carmen Bina, I torrioni rotondi del castello diMilano. Analisi stratigrafica e proposte per la conserva-zione e il riuso, relatore prof. G. Pertot, Facoltà diArchitettura di Milano.Francesca Pescosolido, Studio storico e restauro delcastello di Spedaletto (Pienza), relatore prof. G.Carbonara, Facoltà di Architettura di Roma.Cristina Valfrè, Michela Zisa, Il contributo della catalo-gazione per la conoscenza. Torri di avvistamento nell’a-stigiano, il caso della Torre dei Segnali di Viarigi, relato-re prof. C. R. Romeo, Facoltà di Architettura di Torino.Avendo concluso i lavori, la giuria toglie la riunione alleore 16,30.

Il presidenteIl presidente nazionale del Consiglio ScientificoFlavio Conti Domenico Taddei

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A FUTURA MEMORIA

Mentre l’Istitutofesteggia i suoiquarant’anni dallafondazione, ritengoutile - anzi dovero-so - ricordare letestimonianze e lepersone che, cond i s i n t e r e s s a t oattaccamento, det-tero vita al CentroStudi sui Castelli diMontagnana, di cuiil nostro Istituto èfiliazione.Questo benemeritoEnte ha festeggiatorecentemente conun Convegno i cin-quant’anni di vita,essendo stato crea-to nel mese di apri-le del 1954. Nonmi è stato possibi-le, purtroppo, par-tecipare a quella

Manifestazione, dove avrei forse potuto incontrare isuperstiti di quell’epoca storica ormai lontana.Innanzi tutto il mio pensiero riverente va all’ing.Stanislao Carazzolo e a suo padre Alvise (forse un ramodei Caracciolo napoletani trapiantati nel Veneto modifi-cando il cognome, di cui si interessò il conte AmbroginoCaracciolo su la Rivista Araldica). Era lui l’animatoreinstancabile del Centro che aveva raccolto notizie per lacompilazione delle schede dell’Indice bibliografico cheammontavano a quell’epoca a quasi 2.500 ed a cui colla-borai anch’io fattivamente con la sigla fda, oggi le sche-de sono circa 20.000.L’ing. Carazzolo, di cui conservo tutta l’interessantecorrispondenza tra noi intercorsa, morì 20 anni fa, nel1984, alla veneranda età di 96 anni. Il Centro Studi suiCastelli, da lui fondato, continua tuttora la sua funzio-ne in considerazione dei positivi risultati ottenuti nellosvolgimento dei suoi scopi istituzionali, altamente edesclusivamente culturali, di approfondimento scientifi-co, raccogliendo notizie e pubblicazioni. È aperto alpubblico nei giorni di martedì e venerdì dalle ore 15,30alle 17,30 nella sede presso il comune di Montagnana(Padova) ed è dotato di una iconoteca e di una emero-teca. Questo Centro vuole infatti sempre ricordare ericordarsi di essere un antesignano negli studi castello-logici italiani. In una sua lettera, datata 13 giugno1958, il Carazzolo mi comunicava che era stato aImola e a Forlì ai Convegni-Mostra sulle Rocchedi Romagna, e da lì aveva lanciato un appello a tuttigli studiosi amici dei castelli, invitandoli ariunirsi. Portava come esempio la “DeutscheBurgenvereinigung”in Germania con sede sul Reno,fondata nel 1899; “Les amis des Châteaux-Forts etDemeures Historiques”in Francia con sede a Parigi;l’ “Association Royal des Demeures Historiques”inAustria; l’“Association Suisse pour la conservationdes Châteaux et ruines”in Svizzera e la “Asociacionde Amigos de los Castillos”di Madrid per la Spagna.L’appello terminava così: “Le persone che credesseromettersi all’opera per promuovere una UnioneItaliana Amici dei Castelli vogliano gentilmente notifi-

carsi per avviare gli opportuni contatti in ordine allaPresidenza ed alla Sede del Comitato”.Nel 1959 appresi che all’Assemblea Generale dell’I.B.I.,tenutasi il 25 aprile di quell’anno a Sigmaringen eranointervenuti, oltre al Presidente Onorario S.A. il Principeregnante del Liechtenstein, per l’Italia il prof. PietroGazzola e il N.H. Nicolò Luxardo De Franchi. Nel nuovoConsiglio, presieduto dallo svizzero dr. J. F. vonTscharner, restava il prof. Gazzola oltre a varie persona-lità olandesi, francesi e austriache. Fu deciso anche inquella riunione di pubblicare un Annuario in sostituzionedel Bulletin I.B.I.Il Centro di Montagnana pubblicava un Notiziario e suln. 4 del luglio 1959 veniva comunicato che l’UnioneItaliana Amici dei Castelli era in formazione in Romagnae in Piemonte con a capo il dr. Fausto Mancini direttoredella biblioteca Civica di Imola e al conte Vittorio PrunasTola in Torino. A Bergamo se ne interessava l’arch. ing.Luigi Angelini, a Brescia il dr. conte Fausto Lechi, aMilano l’arch. Carlo Perogalli, a Pavia l’ing. prof. GinoChierici, a Padova il dr. conte Novello Parafava, aVenezia il Barone Gianni Rubin de Cervin Albrizzi che fupoi presidente della Sezione Veneto, a Napoli la duches-sa Melina Pignatelli della Leonessa e a Cosenza la prin-cipessa Maria Pignatelli di Cerchiara entrambe fondatricie primi Presidenti delle Sezioni Campania e Calabriadell’Istituto.Gli approcci con la R.A.I. furono avviati dal dr. PietroBorraro di Caserta e si cercava un’originale impostazio-ne degna del grande valore culturale e della bellezza del-l’argomento “castelli”.Mi scriveva Carazzolo in data 18 gennaio 1960:“L’unione Italiana Amici dei Castelli vuole sorgere comefiliazione dell’I.B.I. Internazionale perché le problemati-che del «castello italiano» sono di interesse internazio-nale”.La lettera così continua: “Ma l’I.B.I., il cui ufficio perl’Italia è qui ospitato, e che conta finora 10 membri asso-ciati e 11 corrispondenti italiani, può aggiungere unavitalità animatrice. In questa attesa, si va battendo ilpasso, per fare una buona partenza”.Partecipai successivamente al Convegno di Studi suicastelli che si tenne a Vittorio Veneto il 14 e 15 settembre1960 con tema “La conservazione dei Castelli” con suc-cessiva visita ai castelli di Conegliano e di San Salvatoredei conti di Collalto a Susegana e in quella occasioneebbe luogo la chiusura della Mostra dei Castelli Veneti.Infine l’amico Carazzolo mi diceva il 16 gennaio 1962:“Siamo solo degli studiosi, vecchi ed appassionati, e nondegli operatori commerciali”.A mezzo secolo di distanza, approfitto di queste ricorren-ze per ricordare, con simpatia ed affetto, tutti gli amicicollaboratori scomparsi e i sopravvissuti di quella schie-ra di sentimentali, tra cui il prof. Carlo Perogalli, il N.H.Nicolò Luxardo De Franchi, l’arch. Vittorio Faglia, lacontessa Ileana Chiappini di Sorio con i quali sono rima-sto in contatto e tutti gli altri.Questo breve excursus mi sembrava dovuto per nondimenticare oggi tutti gli artefici e i precursori che inizia-rono, con amore, a tessere la rete dell’organizzazionedegli studi castellologici in Italia, settore di enormeimportanza sul piano storico, culturale e artistico.Auguri vivissimi, quindi, all’Istituto Italiano dei Castelliche ha così validi antenati.E per finire cito quanto scrisse S.A.R. il principe Herri diDanimarca: “Pas de vie sans racines. Pas d’identité sanshistoire. Pas de future sans passé”.

Rosalbino Fasanella d’Amore

ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO

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IL CENTRO DI STUDI SUI CASTELLI

CINQUANT’ANNI DI ATTIVITÀ1954 - 2004

CONTRIBUTI E MEMORIE

Quaderno n. 15MONTAGNA 2004

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La tenuta “La Campana” è posta al centrodelle Crete Senesi, un superbo paesaggiocaratterizzato da un susseguirsi di collineargillose che si estendono a sud di Siena eimpreziosito di piccoli boschi che sialternano a coltivi e calanchi, disegnandouno scenario di singolare bellezza.È caratterizzata da una serie di fabbricatidi grande interesse storico artistico, tra cuispicca per bellezza architettonica la villapadronale. Comprende anche una cappellaseicentesca dove ogni domenica si svolgonole funzioni religiose. Gli appartamenti pergli ospiti sono ricavati nei fabbricati checompongono e completano questo deliziosoborgo di gusto medioevale.

Tenuta “LA CAMPANA” - 53041 Asciano(SI) - tel. 0577.718103 - fax 0577.719497

TenutaLA CAMPANA

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VISITE GUIDATE, CONVEGNO

Anche quest’anno l’Istituto ha organizzato le propriemanifestazioni, in concomitanza con le “Giornate delPatrimonio”, promosse dal Ministero dei Beni Culturali,ed ha, esteso l’iniziativa incentrata sul tema castellano, atutte le Sezioni regionali.Il nostro Presidente, nella veste di coordinatore delleSezioni dell’Italia centrale, si è correlato con le relativesedi dopo aver preso contatto ed essersi confrontato conil Presidente nazionale, Prof. Flavio Conti, sulla scelta diRocca Calascio quale immagine da apporre sul manifestodi questa sesta edizione.Entrambi hanno concordato che il forte di Roccacalasciofosse una delle architetture più emblematiche di tutto ilpatrimonio fortificato italiano. La Sezione Abruzzo haprovveduto, quindi, all’invio della foto che fa parte delcospicuo archivio della Carsa Editrice di Pescara chegentilmente è stata messa a disposizione. Gli eventi culturali che la Sezione Abruzzo ha inteso rea-lizzare nell’ambito delle due Giornate Nazionali deiCastelli si sono incentrati sulla visita guidata a RoccaCalascio- per il giorno 25 - e sul convegno di studi sulpatrimonio fortificato di Capestrano, per il giorno 26.Le due giornate sono state precedute anche da una intensaattività di diffusione della notizia dei due eventi al di làdella risonanza che avrebbe prodotto la diffusione delmanifesto nei diversi centri abruzzesi. Anche la stampa e letv locali hanno provveduto a comunicare notizie puntuali.Numerose sono state, infatti, le adesioni sia dei soci dellaSezione che di persone semplicemente interessate.Per la visita guidata è stata scelta la stimolante e sugge-stiva località di Roccacalascio, anche per restare in sinto-nia con l’immagine del manifesto nazionale.Il giorno 25, i partecipanti all’incontro, si sono riuniti nellapiazza di Calascio e quindi hanno raggiunto la rocca.Nonostante l’inclemenza del tempo, che rendeva più diffi-cile il percorso, le presenze sono state numerose e reiterateper l’intera mattinata. I partecipanti sono stati ricevutiall’interno della torre dal Sindaco di Calascio e ristorati conuna colazione a base di prodotti tipici. Il Sindaco ha poi illu-strato i lavori di recupero che sono in corso sia nel borgofortificato annesso alla rocca, sia nel borgo sottostante.Il giorno successivo, presso il castello Piccolomini, alleore 16 e 30, si è svolto il convegno dal titolo “Il patrimonio fortificato di Capestrano”(valori cultura-li e ipotesi di sviluppo).L’organizzazione è stata curata dall’AmministrazioneComunale di Capestrano e dalla Pro Loco, mentre l’a-spetto scientifico è stato curato dalla Sezione Abruzzo.Tra i numerosi partecipanti spiccavano molti Amministra-tori del comprensorio, interessati non solo al tema delrecupero delle preesistenze fortificate, ma anche alle varie

problematiche del territorio ad esso connesse. La modera-trice, attenta e puntuale, è stata la Prof. Celli Equizi.Il primo intervento, dal titolo: “Cenni di storia civile ereligiosa”, è stato quello di Padre Giacinto Marinangeli.Lo storico si è soffermato diffusamente sulle connessioniche intercorrono tra la presenza di S. Giovanni e della suaprorompente e poliedrica figura e la complessa storiadella città che ha visto il susseguirsi di importanti perso-naggi e casate.Successivamente la parola è stata data al noto paletnolo-go Prof. Fulvio Giustizia che da anni è impegnato nellostudio e negli scavi archeologici del territorio locale. Ilprof. Giustizia nel proiettare alcune suggestive immaginidi alcuni scavi, ha tratteggiato le potenzialità archeologi-che, spesso rilevanti, dell’intera area comunale e di quel-le contermini ed ha sottolineato l’importanza di tale patri-monio quale componente primaria a sostegno di un turi-smo colto e qualificato.Successivamente il moderatore ha dato la parola al prof.Giulio Tamburini e subito dopo all’Arch. Mario Cocco.Il tema del Prof. Tamburini è stato: “Quale futuro per ilterritorio” , mentre quello dell’Arch. Cocco è stato: “Prospettive di sviluppo locale”.Entrambi sono impegnati da qualche tempo in un impor-tante progetto di recupero economico della Valle delTirino nel quale è stato coinvolto anche il nostro Istitutoper quanto concerne il patrimonio fortificato.Gli oratori hanno introdotto i concetti salienti del loroprimo approccio alle varie problematiche creando, negliastanti, suggestioni e rinnovate speranze di un futuromigliore per l’intera area.Ha concluso l’incontro il nostro Presidente con il suointervento che viene riportato qui di seguito.

“Desidero innanzitutto ringraziare il Comune diCapestrano e la Pro Loco per aver voluto organizzare,assieme alla Sezione Abruzzo dell’Istituto Italiano deiCastelli, questa manifestazione che rientra nel noverodelle iniziative intraprese dalla Sezione Abruzzo nell’am-bito delle Giornate Nazionali dei Castelli. Ringrazioanche tutti voi che avete voluto partecipare ai lavori,nonché tutti i colleghi che hanno raccolto con entusiasmol’invito dell’Istituto. Mi è anche gradito porgere il salutoe l’augurio del Presidente nazionale Prof. Flavio Contiche si è molto prodigato per il buon esito delle manife-stazioni inerenti le giornate dei castelli. A corredo delmanifesto di questo sesto appuntamento il Presidente havoluto scegliere l’immagine di Roccacalascio poichéquesta rocca, nell’immaginario collettivo, rappresentauno dei monumenti più significativi dell’intero patrimo-nio castellano nazionale.Con il tema prescelto desidero entrare invece nello spe-cifico settore della difesa, di cui il luogo è particolar-mente ricco, anche se i miei interessi sono stati rivoltiprevalentemente all’intero territorio regionale da cui èscaturito un capillare censimento delle opere fortificate,risultato successivamente fondamentale per la realizza-zione di un grande lavoro interdisciplinare, mi riferiscoalle pubblicazioni di due corpus sull’architettura difensi-va abruzzese: “Abruzzo dei Castelli” e “Atlante deiCastelli” dell’Abruzzo. Tuttavia la valle Tritana, cosìricca di stratificazioni storiche e di stimoli culturali nonpuò essere sottratta al nostro interesse.Se prescindiamo dal periodo italico e romano, su cui nonsi è ancora indagato a dovere, l’area che costituisce lavalle Tritana possiede notevoli preesistenze fortificateche vanno dall’Alto medioevo al XVI secolo. Si passa,infatti, dalle torri di avvistamento alto medievali alcastello palazziato di Bussi.

ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

ABRUZZO

Castello di Rocca Calascio (AQ).

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Gli studi del Tuber, del Wicham, del Del Treppo ,delClementi e del D’Antono, nonché di Ezio Mattiocco,hanno approfondito le varie tematiche anche se comeaccennato non si è ancora giunti ad un panorama cono-scitivo univoco ed esaustivo per l’intera area Tritana.L’attuale territorio comunale di Capestrano è ricco dipreesistenze difensive. Il centro urbano si è enucleato,con l’incastellamento normanno attorno al puntone altomedievale del castello Piccolomini, attraverso la realiz-zazione di un ampio tessuto urbano e di cospicue mura didifesa. Il grande pomerio ci dà la chiave di lettura secon-do cui Capestrano possedendo la cerchia muraria e nonle “case mura” è annoverabile tra i centri più importan-ti dell’intera regione. Ancora oggi le mura sono discreta-mente protagoniste dell’intero nucleo abitato e appaionocome un secondo perimetro difensivo del castello rina-scimentale. Non sarà facile pertanto fare chiarezza datal’aggressione che le mura hanno subito nel tempo inquanto inglobate in vario modo sia dall’interno che dal-l’esterno.Attorno alla torre quadrata alto medievale ed al sitocontermine fu realizzato il castello Piccolomini di note-vole ampiezza. Ritengo che, per il notevole valore strate-gico del sito in cui sorge il monumento, non sia statademolita alcuna parte del tessuto urbano per l’edifica-zione dello stesso, a differenza di quanto accadde per ilforte dell’Aquila. Allo stesso tempo si può affermare cheil nuovo edificio sorga su preesistenze più antiche. Unaindagine sulle membrature odierne del castello e qualchescavo archeologico potrebbero dare notevoli spunti pernuovi studi e approfondimenti.Siamo soliti chiamare castello quello di Capestrano,penso, viceversa, che possa essere ritenuto una rocca,dato il suo ruolo difensivo ed ossidionale. Ciò può esse-re dedotto da tre fattori quali la presenza di una ampiapiazza d’armi, di un cospicuo rivellino e del potente fron-te difensivo sulla piazza, totalmente chiuso verso la stes-sa. Fino agli anni dieci infatti il fronte sulla piazza eracompletamente privo di aperture come si evince dallafoto pubblicata sui volumi accennati. Solo negli anniventi, sotto il regime, il grande prospetto subirà una sortadi ingentilimento stilistico e una rivoluzione interna ditipo funzionale che pregiudicheranno notevolmente l’a-spetto originario del manufatto.Il castello non è quello tipicamente rinascimentale nelsenso compositivo e di architettura colta, d’avanguar-dia e dalle soluzioni geometriche e ossidionali canoni-che; è viceversa un grande coacervo di forme libere edifferenziate. È proprio in questa libertà stilistica ecompositiva che la rocca si propone come architetturalibera nello spazio forse condizionata nella sua genesievolutiva da qualche preesistenza come accennavo pre-cedentemente.Sono rarissimi i castelli della nostra regione di manopubblica che hanno mantenuto il loro ruolo originario efantastico. Lo stesso forte spagnolo dell’Aquila, nono-stante sia stato valorizzato attraverso una infinità diinterventi costosissimi, ha perso il suo ruolo di macchinada guerra anche se rappresenta una delle architettureossidionali più evolute ed importanti di tutto il panoramacastellano internazionale. Lo stesso dicasi per Celano,Avezzano, Balsorano, Vasto e tanti altri.Spessissimo si è caduti nell’equivoco della destinazioned’uso impropria spinti dalla esigenza di rendere gli spaziinterni fruibili ad un riutilizzo funzionale come musei,uffici, attività commerciali e quant’altro. Mai nessuno siè prefissato invece il compito di ripristinare l’edificionella sua funzione originaria, cioè quella ossidionale eresidenziale, neanche le stesse Soprintendenze. Non vor-

rei tuttavia portare il ragionamento alle estreme conse-guenze, come stanno facendo i francesi i quali si sonoimpegnati nella costruzione filologica, a fini didattici eculturali, di un vero e proprio castello eseguito con letecniche e modi dell’epoca. È il caso di Guedelon.Vi chiederete se esiste in Abruzzo un castello che abbiamantenuto il suo ruolo originario; in effetti ne esiste solouno ed appartiene ad un illuminato signore, mi riferiscoall’Avv. Aldo Arena che da circa 40 anni ha dato tutto sestesso per il recupero filologico del castello Maccafanidi Pereto. L’utilizzo è quello originario: ossidionale eresidenziale. Invito quanti vogliano conoscere questa sin-golare realtà a visitare il grande manufatto dell’Avv.Arena al quale, sotto la mia proposta, verrà assegnata latarga di benemerenza dell’Istituto Italiano dei Castelliper il restauro ineccepibile. Queste argomentazioni noncerto esaustive vogliono introdurre una mia idea cioè ilrecupero della rocca di Capestrano alle sue funzioni ori-ginarie. Si tratterebbe di un ripristino filologico e peda-gogico che può costituire motivo di notevole attrazioneed incremento turistico data la carenza assoluta di talespecificità nell’intero ambito regionale.Sono certo che tale proposta sarà difficile da accettareperché nel castello si trova la sede della Municipalità cheè il luogo e il punto di riferimento più significativo peruna città. Il caso di Capestrano potrebbe non essere ilsolo, altrettanto si potrebbe ipotizzare per la rocca orsi-niana di Scurcola Marsicana attualmente in restauro,dove la destinazione d’uso diverrà certamente un diffici-le problema da risolvere.Ho inteso lanciare questo sasso nello stagno nella spe-ranza di provocare quanti fin ora non sono stati capaci dipensare al castello se non quale sede istituzionale e buro-cratica anche se qualche lodevole sforzo è già stato con-dotto attraverso la organizzazione delle giornate medie-vali.Capestrano possiede anche un altro sito fortificato digrande valenza: mi riferisco a Forca di Penne.Il valico, secondo solo alla naturale fenditura della cate-na appenninica di Popoli è stato luogo di controllo atti-vo dell’importante diverticolo tratturale soggetto a stra-tegico passaggio. La torre, nonché i suoi annessi pur-troppo perduti nel tempo, costituisce un punto magicosotto il profilo ambientale e difensivo, direi irripetibileper tutta l’area abruzzese. Una valorizzazione funziona-le e un recupero puntuale della torre e del paesaggio cir-costante costituirebbero con certezza un momento digrande attrazione turistica.Per ovvie ragioni non posso dilungarmi ulteriormente maquesti argomenti uniti alle importanti proposte del Prof.Tamburini e dell’Arch. Cocco se supportati da precisevolontà politiche e con l’aiuto di tutti potrebbero salva-re per sempre un territorio che stenta a riacquisire unruolo perduto dal dopoguerra”.

Luigi Chiarizia

ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Castello di Capestrano (AQ).

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MOSTRA, PRESENTAZIONE CD-ROM, SITO WEB

La partecipazione dellaSezione all’edizione delleGiornate Nazionali deiCastelli di quest’anno haavuto come momento cen-trale la giornata di sabato25 settembre. In occasioneanche del quarantennaledell’Istituto, coincidentecon il quarantennale dellaSezione Campania, si ètenuta infatti un’unicagrande manifestazionenella splendida cornice diCastel dell’Ovo a Napoli.A presiedere e presentarel’evento il Presidente dellaSezione, arch. FabioPignatelli, il vicepresidentearch. Luigi Maglio e il con-

sigliere prof. arch. Marina Fumo.Nell’ampia sala messa a disposizione dal Comune è stataallestita la mostra sulle architetture fortificate dellaCampaniacon dodici tavole analitiche sulle fortificazioninapoletane di Castel dell’Ovo, Castelnuovo, Castel-capuano, S. Elmo, il Forte di Viglena, la MurazioneAragonese, e su alcune delle fortificazioni dellaCampania: i castelli di Calvi Risorta e S. Felice aCancello (Ce), il Palazzo Marzano di Sessa Aurunca(Ce), il castello dei Principi di S. Severino a Teggiano(Sa), ed i castelli di Avella e di Monteverde (Av). Lo stu-dio dei manufatti è stato affrontato con lo specifico inten-to di evidenziare, attraverso testi, grafici di rilievo edimmagini, gli aspetti militari delle fortificazioni e l’evo-luzione dei sistemi difensivi adottati. Buona parte dellavoro svolto è stato ulteriormente sviluppato per consen-tire la realizzazione di un cd rom - catalogo della mostra

“Viaggio attraverso le fortificazioni di Napoli dalle ori-gini al XVIII secolo”.Durante la manifestazione è stato presentato il sito webdella Sezione Campania, www.castcampania.it.L’home page del sito è stata strutturata in maniera tale daoffrire al visitatore una panoramica completa degli argo-menti trattati e un rapido accesso ai link di interesse. Inprimo piano sono presenti la tavola Strozzi con ilBenvenuto del Presidente della Sezione e una cartina sche-matica interattiva della Campania. Su di essa sono rappre-sentati, attraverso la simbologia scientifica dell’Istituto,alcuni dei manufatti più importanti presenti sul territorioregionale. Interagendo su ciascun simbolo è possibile apri-re la scheda corredata da immagini e testi. Sempre dallahome page è possibile accedere rapidamente alle varie sot-tosezioni del sito: finalità dell’Istituto, la SezioneCampania, lo Statuto e l’organico del Consiglio. Il visita-tore può informarsi inoltre sulle attività recentemente svol-te dalla Sezione, le attività scientifiche e le iniziative incorso di programmazione, come conferenze, corsi, visite emanifestazioni, nonché le pubblicazioni dell’Istituto equelle presenti nella biblioteca della Sezione Campania.Un’altra area del sito è interamente dedicata alle fortifica-zioni della Campania, dall’epoca antica fino al torreggia-mento vicereale, note sull’architettura minore fortificata edapprofondimenti sulle fortificazioni napoletane. Una sele-zione di immagini sui particolari difensivi presenti nei varimanufatti ed un glossario dei termini castellani completa-no la parte dedicata alle fortificazioni.Altra sezione del sito è quella offerta alle segnalazionidove ciascun visitatore può indicare particolari episodi divalorizzazione e di pericolo riguardanti castelli, torri edaltre costruzioni fortificate presenti sul territorio regiona-le. Un’ulteriore sezione fornisce infine tutte le informa-zioni per associarsi all’Istituto.Nel corso della manifestazione è stata inoltre distribuita unapubblicazione sulle attività della Sezione Campania, gentil-mente offerta ai soci dal Presidente della Sezione. Unasintetica memoria di tutto quanto svolto dalla SezioneCampania dal 1964 ad oggi, ovvero sin da quando laDuchessa Melina Pignatelli della Leonessa costituiva unComitato Promotore dell’Istituto proprio a Napoli.L’evento è stato accolto da tutti i partecipanti con grandeentusiasmo ed ha suscitato l’interesse anche dei numero-si visitatori del Castello che hanno approfittato per visita-re la mostra sulle architetture fortificate e conoscerel’Istituto e le sue iniziative.

Luigi Cosenza

VISITE GUIDATE, CONSEGNA DELLA TARGA DISEGNALAZIONE ALLA ROCCA ISOLANI DIMINERBIO

La sesta edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli, chesi è svolta in tutta Italia sabato 25 e domenica 26 settembre2004, è stata celebrata dalle Sezioni delle Marche edell’Emilia Romagna con un’ iniziativa congiunta.La scel-ta del luogo è caduta su Fano, in provincia di Pesaro eUrbino . Due i luoghi aperti alle visite: la RoccaMalatestianae il Bastione del Sangallo. La Rocca si trovaall’angolo NE della cinta murata di Fano, e aveva al suovertice angolare il Mastio,distrutto nella II GuerraMondiale. A un osservatore superficiale oggi essa appare

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

EMILIA ROMAGNA

CAMPANIA

Copertina del cd-rom.

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come una fortificazione cinquecentesca, ma un esame piùattento rivela subito la sua origine precedente. La cosiddet-ta Rocchetta, la parte più antica, sorge su resti romani emedioevali. La base scarpata risale all’edificazione iniziatanel 1438 per volontà di Sigismondo Malatesta su progettodegli architetti Matteo e Giovanni Nuti e Cristoforo Foschi,e conclusa nel 1452 . Il mastio, all’occorrenza, servivaanche come faro del porto, che era situato proprio sotto diesso. Gli adattamenti e le modifiche succedutisi nel tempohanno reso la rocca molto simile ad un forte bastionato, mala presenza di angoli morti per il tiro a difesa delle murapermette facilmente di smascherare l’impianto quattrocen-tesco. Solo la torre a destra dell’ingresso ha subito trasfor-mazioni tali da renderla un autentico bastione. Un doppioponte levatoio con un rivellino a protezione della sua estre-mità esterna permetteva di superare il fossato; oggi al suoposto si trova un doppio ponte in muratura, e non rimanequasi nulla del rivellino.Recentemente sottoposto ad unlungo restauro conservativo diretto dal professor GiampieroCuppini, cui si deve anche il contemporaneo restauro dellaRocca, il Bastione del Sangallo è un maestoso forte angola-re finito di costruire nel 1552 da Luca da Sangallo (su unprogetto del 1532 di Antonio da Sangallo), per proteggerela città e la costa dai temutissimi sbarchi dei pirati barbare-schi. La grande tiara con chiavi di San Pietro che si trovaalla sommità dell’angolo del Bastione sovrasta lo stemmadel papa Giulio III, mentre l’iscrizione ricorda il giubileodel 1550. Le modifiche che a pochi anni dal completamen-to dell’opera furono apportate per chiudere alcuni puntiritenuti deboli, sopprimendo le batterie basse, sono state eli-minate dal restauro con grandi lavori di sterro, senza demo-lire le parti in mattoni. È quanto basta per vedere perfetta-mente conservati dettagli preziosi dell’originale progetto diAntonio da Sangallo il Giovane, che la terra ora rimossa haprotetto per secoli dalle intemperie. Una galleria d’accessoa feritoie e bombardiere è stata aperta, di un’altra si vedonole feritoie ma è ancora da scavare. Colpisce in particolare ilgusto della rifinitura raffinata in un’opera destinata a servi-re in un brutale confronto armato.La Sezione Marche, guidata dall’ing. Pietro Fenici, ha cura-to tutta l’organizzazione delle due giornate, in collaborazio-ne con l’Amministrazione Comunale di Fano. Il GruppoGiovani della Sezione Emilia Romagna, coordinato dal-l’ing. Dino Palloni, ha assicurato le guide al pubblico. Lespiegazioni dei giovani soci che accompagnavano i gruppidi visitatori, come è già avvenuto negli anni passati, sonostate elaborate in modo che servissero più per comprenderel’essenza universale dell’architettura fortificata attraversol’osservazione dal vivo di molti dettagli costruttivi, piutto-sto che per raccontare la particolare storia dei luoghi in cuici si trovi a fornire le spiegazioni stesse. Alle circa 500 per-sone che sono entrate nei due monumenti, aperti alle visitenel pomeriggio di sabato 25 e nella intera giornata di dome-nica 26, sono stati distribuiti estratti da Castella Marchiaecon gli studi sulla Rocca e sul Bastione.A completamento delle Giornate Nazionali dei Castelli il19 settembre 2004 è stata consegnata la Targa diRiconoscimento dell’Istituto alla Rocca Isolani diMinerbio.

La Rocca si trova nel centro di Minerbio e la sua edifica-zione avvenne nel 1300 e fu costruita dalla famigliaIsolani per proteggere i raccolti, dopo gli ingenti acquistidi terreno nel Comune di Minerbio. La Rocca sorgevanell’angolo N.E. del castrum di Minerbio a ridosso delvallum e circondata dall’ansa del fiume Savena.In questo periodo si presume che avesse la forma di un cubosenza finestre all’esterno ed aveva una sola porta sul latoEst protetta da un grosso portone e da una grata in ferro.

Nella seconda metà del 1300 fu devastata da un incendioe la famiglia Isolani fu costretta ad andare in esilio.Agli inizi del 1400 la Rocca venne ampliata e vennedestinata a residenza feudale dei Visconti; furono intro-dotte le due torri poste agli angoli N.O. e N.E. e furonoincrementate le feritoie ed i merli e furono aumentate leopere difensive.Successivamente la Rocca di Minerbio passò sotto la giu-risdizione papale e nel 1438 fu assalita e devastata dalletruppe di Nicolò Piccinino.Ricostruita agli inizi del 1500 divenne nuovamente laresidenza comitale della famiglia Isolani, ritornata inauge con Papa Giulio II. Nel 1527 subì un assedio per laterza volta dai lanzichenecchi agli ordini di Fransperg edi Borbone mentre erano sulla strada per Roma.Durante l’immediata ricostruzione fu costruito un palaz-zo su disegno di Jacopo Barozzi detto il Vignola ed unagrande torre colombaia sempre su disegno del Vignola;tutto questo fu eretto perché doveva essere ospitato l’im-peratore Carlo V durante la sua incoronazione a Bologna,come riportato anche dal Bombello.Dal 1500 ad oggi la Rocca è stata residenza di campagnadella famiglia Isolani.Una recente Tesi di Laurea discussa nel 1998 presso laFacoltà di Ferrara presenta lo studio delle pietre e dei matto-ni e la relativa ricerca ha dimostrato la presenza di tutte lestrutture erette nelle varie epoche e durante le varie ricostru-zioni. Furono mantenuti, in parte, gli edifici di epoche diver-se, apportandovi modifiche per adattarli alle nuove esigenze.Il restauro fu iniziato negli anni sessanta, con il recuperodei porticati, delle monofore e delle finestre che eranostati tamponati in varie epoche.Nel 70/80 fu eliminata l’agricoltura che a suo tempo eradiventata l’attività fondamentale della zona e vennerorestaurati i giardini e la viabilità.Tra il 1990 ed il 2000 furono completamente rifatte lecoperture, i canali di gronda ed i pluviali, le fogne e lecanalette di scolo; inoltre furono restaurati i cortili ed imarciapiedi.Recentemente sono state rese abitabili le sale del pianoterra e restaurati gli affreschi tardo quattrocenteschi postisotto il porticato della corte.Per il prossimo futuro è in uno stadio avanzato il proget-to per il restauro degli affreschi dell’appartamento delpiano terra che rappresentano le armi delle famiglieimparentatesi nei secoli con la famiglia Isolani, incorni-ciate da foglie di quercia e di ulivo.

Domenico Emiliani Zauli Naldi

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Rocca di Minerbio risalente al 1300 (BO).

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FESTE, VISITE GUIDATE, MOSTRE

Sabato 25 e domenica 26 settembre la Sezione FriuliVenezia Giulia dell’Istituto Italiano dei Castelli, in colla-borazione con l’Associazione culturale ricreativa“Fulcherio Ungrispach” di Cormòns e l’Associazione“Pro Palma” ha organizzato in Friuli Venezia Giulia lasesta edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli connumerose iniziative: la manifestazione ha avuto luogo indiverse località grazie anche alla notevole collaborazionedi altre associazioni e dei soci e simpatizzantidell’Istituto.A Cormons, sabato pomeriggio, ha avuto inizio sulmonte Quarin la “Festa al castello dei patriarchi”: il sitoè stato imbandierato, sono stati collocati dei gazebo conmateriale informativo e per il ristoro ed i volontari del-l’associazione e del gruppo Storico in costume “CastrumCormonis” hanno accolto i visitatori sul colle con visiteguidate. All’inizio della manifestazione c’è stata unabreve cerimonia di apertura durante la quale hanno parla-to il Sindaco di Cormons, il presidente dell’Associazione“Fulcherio Ungrispach” di Cormons ed il presidentedella sezione Friuli Venezia Giulia dell’Istituto.L’iniziativa è proseguita anche il giorno successivo.Domenica 26 hanno avuto luogo diverse manifestazioni:a Manzano si è svolta la visita guidata alla mostra“Reperti archeologici del Castello di Manzano”pressola Biblioteca civica in piazza della Repubblica e la suc-cessiva passeggiata lungo il sentiero storico-naturalisticonel corso della quale Flavio Beltrame e Sandro Colussa,responsabili dei recenti scavi archeologici eseguiti nelsito castellano, hanno illustrato le caratteristiche dei rude-ri del castello e della casa-forte della Sdricca.Contemporaneamente, a Palmanova, è stata organizzatala visita alla città ed alle fortificazioni. I numerosi conve-nuti si sono ritrovati in piazza grande dove il presidentedella Pro Palma Rinaldo Versace ha raccontato la storiadella fortezza. Da lì ha avuto luogo la visita alla città edal Museo Storico Militare di porta Cividale, dove i parte-cipanti hanno potuto assistere alla proiezione di un videodidattico e, successivamente, sono stati accompagnatialla visita delle fortificazioni esterne della città fino allalunetta napoleonica.

Nel pomeriggio della domenica ha avuto luogo la visitaalla fortezza di Osoppo, dove l’arch. PierluigiGrandinetti, progettista dei lavori eseguiti sulla fortezza,ha illustrato la storia del complesso fortificato, i lavorieseguiti ed ha accompagnato i presenti lungo i diversipercorsi storici sul colle.Nel complesso, tutte le iniziative sono state di estremointeresse e hanno avuto una buona partecipazione di pub-blico. Per l’organizzazione della manifestazione la sezio-ne ha avuto il patrocinio delle amministrazioni comunalidi Cormons, Manzano e Osoppo ed il contributo dellaRegione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, della Provinciadi Udine e della Banca di Cividale.

Vittorio Foramitti

Delegazione di Bergamo e Brescia

PALAZZOLO - IL LUOGO E LE SUE DIFESEVISITE GUIDATE, MOSTRE

Se lo scopo delle Giornate nazionali dei Castelli è quellodi avvicinare sempre più il pubblico alla conoscenza dellefortificazioni e della loro storia quello che si è verificatoa Palazzolo sull’Oglioè stato un risultato estremamentepositivo per la partecipazione all’iniziativa nell’arco diuna giornata di oltre 800 persone e per l’entusiasmo concui le visite guidate che abbiamo proposto, in collabora-zione con il Comune, sono state accolte.La scelta delle due delegazioni di Brescia e di Bergamodell’Istituto di unire le proprie forze nell’organizzazionedi un complesso itinerario dedicato alla scoperta dellefortificazioni di Palazzolo sull’Oglio si è rivelata vincen-te (da non dimenticare anche il patrocinio accordato dalledue province unite nell’iniziativa). Questa città, situata inun’importante posizione strategica e come tale dotata diun imponente e complesso impianto difensivo diviso finoal XII secolo in due parti, una bresciana e l’altra berga-masca, ha in sé le potenzialità per essere meta di un turi-smo culturale attento alla storia degli insediamenti ecurioso di scoprire le interazioni fra un territorio e gliinsediamenti urbanistici che lo caratterizzano.Particolarmente utile è stato il depliant illustrativo dell’itine-rario redatto a cura dell’arch. Chiara Brescianiche ha con-sentito di seguire sulla pianta allegata il percorso proposto edi conservare memoria delle principali informazioni sugliedifici visitati visti nel loro rapporto con le strutture fortifi-cate. La scommessa non era da poco, l’iniziativa è stataorganizzata nell’arco di poche settimane ed ha potuto essererealizzata grazie al supporto del Comune e all’esistenza inloco di associazioni di volontari in grado di gestire le visitedella Rocca (l’Ekoclub guidato da Bruno Lancini), dellaTorre del Popolo e della Torre di S. Giovanni, e all’ospitalitàdi associazioni locali come la Fondazione CicognaRampana o il Centro artistico e culturale di Palazzolo cheha offerto la sede della Rocca per la mostra allestita per l’oc-casione sulle fortificazioni della Media Valle dell’Oglio.Le visite prevedevano un itinerario lungo e complessocon percorsi di oltre due ore condotti dagli arch. C.Brescianini, A. Brodini, G. Villari, dal prof. R. Caproni edalla dott. E. Zani. Sono stati analizzati i resti dellaporta di Bergamo, le monumentali torri di S. Giovannie del Popolo, entrambe eccezionalmente aperte alpubblico e “conquistate” dai solerti visitatori, così come i

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

FRIULI-VENEZIA GIULIA

LOMBARDIA

Il rudere del Castello di Cormons.

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camminamenti interni e l’intero complesso della RochaMagna. Il percorso comprendeva anche la visita dellasplendida Pieve, del teatro Socialee del palazzo Duranti(da sottolineare l’ospitalità dell’arch. G. Marzoli proprie-taria dell’edificio). Nell’attraversare il ponte antico e leaffollate vie del centro è stata illustrata la complessa e par-ticolare storia urbanistica di Palazzolo, caratterizzata dallainiziale contrapposizione di due borghi nemici lungo lesponde dell’Oglio e dalla loro riunificazione in un unicoagglomerato urbano, in cui anche il sistema difensivodovette essere totalmente reimpostato. La visita dei luoghipiù significativi del centro abitato è stata inoltre occasio-ne per una riflessione sui temi della salvaguardia e valo-rizzazione del nostro patrimonio culturale, obiettivo fon-damentale dell’attività del nostro istituto.

Giusi Villari

Delegazione di Cremona

MOSTRE, VISITE GUIDATE, MINICROCERA SUL-L’ADDA, RIEVOCAZIONI STORICHE, CONVEGNO

Le Giornate Nazionali dei Castelli sono ormai divenute,in provincia di Cremona, un appuntamento fisso fra i piùapprezzati dal pubblico, in grado di attirare ogni annomigliaia di visitatori. La consolidata collaborazione fra ladelegazione cremonese dell’Istituto Italiano dei Castelli,gli enti locali e le organizzazioni culturali del territorio haconsentito di attivare una molteplice varietà di proposteed eventi che hanno interessato quasi un terzo del territo-rio provinciale, ma soprattutto di tessere una rete di siner-gie che potranno anche in futuro contribuire a tenere vivoe ad incrementare l’interesse per un patrimonio architet-tonico e territoriale particolarmente ricco ed originale,rendendolo fisicamente e culturalmente accessibile.La costante promozione di iniziative di conoscenza, stu-dio e fruizione sollecitata dall’Istituto Italiano dei Castellicon il fondamentale sostegno della Provincia diCremona, dell’Associazione delle Tre città Murate(Crema, Pizzighettone e Soncino), dei Comuni diCastelverde e Pandino, delle Associazioni di volontaria-to, delle Pro Loco e dell’Azienda di Promozione Turisticadel Cremonese, oltre ad aver contribuito ad attivarenumerosi eventi e ad attrarre visitatori preparati e sensi-

bili al tema delle architetture fortificate, sembra averavuto anche il merito di accrescere la consapevolezzadegli amministratori e dei residenti sull’importanza e l’o-riginalità del vasto e diffuso patrimonio in varie formeconservato in provincia.Proprio pensando al crescente interesse non solo degliaddetti ai lavori, ma anche del pubblico locale, è natal’innovativa proposta dell’edizione 2004 delle GiornateNazionali dei Castelli, protratte dal 25 settembre al 3ottobre, e destinate a lasciare traccia anche nei periodisuccessivi. Affiancati alle tradizionali iniziative di dura-ta temporale limitata, quali mostre, eventi e visite gui-date, sono stati infatti presentati una serie di itinerarinaturalistici che collegano fra loro le architetture milita-ri più importanti, come le mura bastionate di Crema ePizzighettone e quelle di Soncino, arricchiti da due per-corsi tematici ricchi di fascino: “Per torri e giardini”nei dintorni di Crema e “Il volto castellato dell’archi-tettura rurale cremonese”a Castelverde. Entrambe leproposte, prendendo le mosse dalle omonime mostrecartografiche e fotografiche allestite nei rispettivicomuni e avvalendosi di una diffusa rete di percorsiciclabili, propongono escursioni volte alla scopertadelle tracce fisiche delle difese poste a presidio di terri-tori fittamente castellati fin dal Tardo Medioevo. L’ampio e variegato ventaglio di iniziative che ha costel-lato il territorio cremonese ha visto il 25 e il 26 settembrel’apertura straordinaria delle mura di Gera e diPizzighettone, l’uno sulla sponda destra e l’altro sullasponda sinistra dell’Adda, con visite guidate condotte daiVolontari Mura e l’ausilio di un trenino su ruote per per-correre l’intero periplo dell’estesa cinta bastionata. Unlungo percorso nel verde che ha attratto oltre seicentopersone, con la possibilità di assistere alle esibizioni ditiro con l’arco della Compagnia Arcieri del LagoGerundo, visitare il rivellino, le casematte, la polverieraed i musei locali. A completare l’offerta turistica, unaapprezzatissima mini-crociera sul fiume attraverso l’arti-colato complesso fortificato, a cura del consorzio“Navigare l’Adda”: un’ora di navigazione a bordo di unpontone fino a Formigara, per godere di un punto divista inusuale sul borgo e sulla campagna, quindici chilo-metri fra suggestive zone verdi, lontani campanili e riperigogliose di vegetazione fluviale e di fauna selvatica. Presi d’assedio dai turisti anche il borgo di Soncino e lasua rocca. Più di mille persone hanno visitato il castello ele segrete, la cinta muraria, il chiostro di San Giacomocon le decorazioni pittoriche e le vetrate di Ambroginoda Tormoli, la Pieve, lo straordinario complesso di Santa

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Archivio Comunale di Palazzolo sull’Oglio,Planimetria del Castello e Fossa di proprietà delComune di Palazzolo, 1830.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Maria delle Grazie dove si è tenuto un apprezzato con-certo, ed il Museo della Stampa con laboratori gratuitidi stampa e scrittura. In concomitanza con la recenteelevazione all’onore degli altari della santa PaolaElisabetta Cerioli, anche un percorso riservato ai luoghidella sua vita soncinate e a quelli della beata StefanaQuinzani.Apertura straordinaria di quattro sale affrescate, oltre allenove normalmente visitabili, nel Castello Visconteo diPandino con rievocazione storica in costume medioeva-le curata dalla locale Confraternita del Dragonecon lapartecipazione degli Arcieri di Trento ed altre compagniedi rievocazione storica lombarde. L’area verde a nord ead ovest del castello ha visto la ricostruzione di unaccampamento militare medioevale, con manovre milita-ri, giostre di cavalieri e momenti di vita quotidiana, men-tre il cortile interno ha ospitato un torneo di giochi diruolo.Lungo percorso cicloturistico, a cura della Pro Lococon la collaborazione dell’Istituto Italiano dei Castelli,nei dintorni di Crema alla scoperta di “Torri e giardi-ni” , iniziativa supportata da una mostra fotograficaallestita presso il Centro Culturale Sant’Agostino dal25 settembre al 3 ottobre. Un affascinante itinerario ditrenta chilometri immerso nel verde, guidati daEdoardo Edallo, Walter Venchiarutti, Giovanni Giora,Giuseppe Polloni, Luigi Ferrigno e Elena Moretti pervisitare alcune delle numerose testimonianze turrite checostellano il territorio cremasco, spesso evolute in son-tuose ville che ne hanno mantenuto o ricostruito ilsignificato evocativo. Tappe significative alla TorreMartinenga dei Vimercati (1586) a Bolzone diRipalta Arpina , posta a cavaliere della roggia Comunae custode di un affresco cinquecentesco con scene divita campestre, alla cascina San Donato diMoscazzano, con oratorio e casa-torre del XV secolo,e all’imponente scenografia della villa VimercatiGriffoni Albergoni a Moscazzano, incastonata fra duetorri evocative dei fasti guerrieri del passato e uno sto-rico giardino. Ultima tappa a Montodine per l’austeropalazzo Benvenuti affacciato sul Serio con l’elegantetorre del 1666.Iniziativa analoga a Castelverde, dove la mostra foto-grafica e cartografica “Il volto castellato dell’architet-tura rurale cremonese”, curata da M. Brignani e L.Roncai con fotografie di V. Dotti, E. Quiresi e G.Solari, allestita dal Comune in collaborazione con ladelegazione cremonese dell’Istituto Italiano deiCastelli e destinata a divenire permanente presso illocale centro culturale, introduce al tema della persi-stenza delle tracce di un sistema territoriale di difesacostituito da una fitta rete di strutture difensive poste apresidio della trama d’acque che innerva tutto il territo-rio a nord della città di Cremona. Se gli insediamentidifensivi si sono via via trasformati in insediamentirurali e residenziali evolvendo nella forma e nell’uso,hanno tuttavia mantenuto fondamentalmente inalteratala struttura del territorio e ne perpetuano una forma dipresidio. Un lungo itinerario turistico si snoda lungo itracciati delle piste ciclabili che attraversano una cam-pagna ricchissima e connettono antichi insediamentiinclusi oggi nel territorio comunale: il castello diBreda de’ Bugni, le cascine Cavallara, Licengo,Mancapane, Castelletto del Lupo, CastellettoAnghinori , Dosso Baroardo, Borgonovo Capello,Ossalengoe gli antichi borghi di Castelnuovo delZappa, San Martino in Beliseto e Marzalengo.

L. Roncai - M. Brignani

Delegazione di Mantova

LE MURA DI RIVAROLO MANTOVANO. LA CITTÀ,L’AMBIENTE, LA STORIA. MOSTRA E CONVEGNO

Gli elaborati grafici redatti, sotto la supervisione dei proff.Paolo Carpeggiani, Alberta Cazzani, Antonella Saisi,Luciano Roncai, dagli studenti del Laboratorio di recupe-ro e conservazionedel corso di Diploma in Edilizia delPolitecnico di Milano-Polo di Mantova sono stati esposti,nella Sala Polivalente di Rivarolo Mantovano, in unamostra aperta al pubblico dal 2 al 7 ottobre 2004.L’inaugurazione dell’esposizione è stata introdotta da unconvegno al quale hanno presenziato i rappresentantidegli enti organizzatori e patrocinatori: il prof. CesareStevan, Prorettore del Politecnico di Milano-Polo diMantova, il prof. Paolo Carpeggiani, Presidente del Corsodi Laurea in Edilizia, il prof. Flavio Conti, PresidenteNazionale dell’Istituto Italiano dei Castelli, la prof.ssaGraziella Colmuto Zanella, Presidente della sezione lom-barda dell’Istituto Italiano dei Castelli, Stelio Federici,Presidente del Rotary Club di Casalmaggiore, DavideCerasale, Sindaco di Rivarolo M., Francesco Bresciani,Presidente della locale Pro Loco. La giornata di studi,dedicata al piccolo e prezioso borgo padano, si è svoltanell’ambito delle Giornate Nazionali dei Castelli. Le tavo-le di rilievo geometrico, materico e di degrado del borgo edelle sua mura hanno fatto da suggestiva cornice alle rela-zioni di ospiti, docenti e collaboratori del corso. Il prof.Ludovico Bettoni ha introdotto i lavori chiarendo alcuniaspetti poco noti dei rapporti fra Vespasiano e gli Asburgo,focalizzando l’attenzione sulle modalità di concessione difeudi e titoli e sulle conseguenze a livello amministrativolocale. Prendendo lo spunto da ciò, l’arch. Carlo Toglianiha tracciato una rapida carrellata sui processi costruttivi,evolutivi e manutentivi che hanno visto protagonista ilborgo agricolo dal medioevo all’età contemporanea, con-centrandosi sul processo ricostruttivo avviato daVespasiano Gonzaga allo scadere del XVI secolo. I mate-riali edilizi sono stati oggetto della relazione del dott.Noris Franco Zuccoli che ha illustrato le antichissimeradici storiche alla base dell’impiego di intonaci e laterizi.La prof.ssa Antonella Saisi ha invece illustrato le modalitàdi lettura della materia edilizia e delle strutture del costrui-to storico diffuso, evidenziando, ai fini di una corretta

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I poderosi torrioni affiancati a uno degli ingressi diRivarolo Mantovano (MN).

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conservazione delle testimonianze architettoniche del pas-sato, la necessità di una puntuale cultura diagnostica e diuna piena consapevolezza dei processi di stratificazione. Aribadire la necessaria sinergia fra indagini sul campo e stu-dio delle fonti archivistiche la comunicazione del prof.Luciano Roncai dalla quale è emerso come, in realtà terri-toriali considerate oggi periferiche e ai più del tutto scono-sciute, si nascondano pregevoli tesori d’arte, frutto dell’at-tività di artefici dimenticati dalla storiografia. I legami cul-turali con Cremona sono dunque emersi nell’opera degliarchitetti Luigi Bianzani e Carlo Visioli rispettivamenteautori delle parrocchiali di Rivarolo e Spineda. La neces-sità di una consapevole conoscenza storica dei fatti e deimanufatti nell’approccio all’edilizia storica e al paesaggio(anch’esso frutto della secolare stratificazione dell’operadell’uomo) è stata ribadita dalla prof.ssa Alberta Cazzaniche ha individuato nell’ignoranza e nell’ancor più colpe-vole indifferenza le principali cause della perdita dell’i-dentità dei luoghi e quindi, in ultima istanza, dell’identitàculturale del paese.

Carlo Togliani

Delegazione di Milano

VISITE GUIDATE AL CASTELLO DI CUSAGO

Domenica 26 settembre la delegazione di Milano, indi-sposto l’arch. Antonello Vincenti, già relatore al Museodel Duomo il 17 marzo u.s. sullo stesso tema, con la pre-senza del coordinatore prof. Umberto Timossi, dellasegretaria dott. M. Cristina Ricci, autrice di Fortificazionidel Basso milanesecontenente una scheda su Cusago edell’arch. Maria Mascione, ha illustrato il castello diCusago in una serie di tre visite (ore 11,14 e 15) e di unasupplementare alle 16, con l’ausilio della recente biblio-grafia sull’argomento e con i puntuali e vividi disegni diAntonello Vincenti sul monumento e sul suo ambiente. Le lezioni si articolavano intorno all’aspetto esterno (cen-tri di interesse massimo la loggia, ma anche la fasciadipinta e la torre arcaica, ma utilizzata in senso nuovoquale filtro fra la città e il luogo del potere, come sugge-risce C. Perogalli) e poi al carattere del portico con gli

elementi classici che, attraverso le forme della torre rin-novata, rimandano alla dimora milanese degli Stampa diSoncino.L’interesse dei visitatori era poi calamitato dalla sala del cin-quecentesco camino residuo (l’altro, purtroppo essendonegli anni recenti scomparso) e dal grandioso ambiente del-l’ala meridionale, senza che, nella didattica rassegna, sfug-gisse il carattere di base della località, che, grazie all’origi-naria boscosità favorevole all’esercizio della caccia, orientòsempre la politica dei Signori di Milano nei confronti diquesto edificio, non certo necessario ad alcun tipo di difesa,ma rispondente a varie funzioni: da quella di luogo di ripo-so dalle fatiche cittadine a quella di sede di rappresentanzaai massimi livelli, quando non di supporto per le incomben-ze più umili (ospitalità di indigenti e appestati nel fabbrica-to sussidiario della cascina Palazzetta, almeno per le epochedi decadenza del castello stesso); fondamentale poi la rispo-sta dei Signori alle sollecitazioni di questo ambiente attra-verso l’arricchimento progressivo del sistema di comunica-zione e trasporto per via d’acqua con la ben nota rete colle-gante Cusago a Milano altre a Pavia e ad Abbiategrasso.La popolazione di Cusago, ma pure i lettori dei giornalidi aree lontane della Lombardia, avvertiti della possibilitàdi questa visita, hanno accolto cordialmente l’invito,anche per la preoccupazione diffusa sulla sorte del monu-mento, ormai abbandonato da anni, ma sempre presentealla coscienza collettiva come parte inalienabile del con-testo locale e del patrimonio artistico regionale e hannogradito, con sollievo, le notizie sulla sollecitudine dimo-strata per il monumento dalle Sovrintendenze e dai nuoviproprietari, che fanno sperare per il castello un ritorno intempi ragionevoli all’antico splendore.

Umberto Timossi

Delegazione di Pavia

VISITE GUIDATE A MEDE LOMELLINA ETORTOROLO

La delegazione di Pavia ha organizzato per la “Giornatadei Castelli” - domenica 26 settembre 2004 - due visiteguidate ai Castelli di Mede Lomellina e di Tor torolo.Il Castello Sangiuliani di Mede venne edificato dai contidi Mede in virtù dei privilegi e diritti giurisdizionali con-cessi dall’Imperatore Federico I fin dal 1164.Recentemente restaurato dal Comune è stato destinato aprestigiosa sede museale.Il Castello di Tortorolo, anche se sorto nel territorio comu-nale di Mede, apparteneva ad un feudo autonomo. La costru-zione, databile nel XIV sec., si presenta isolata nella pianu-ra della Lomellina con una suggestiva valenza ambientale.Le visite hanno destato l’interesse di pubblico e buonarisonanza per l’architettura castellana.

Pier Franco Dallera

Delegazione di Sondrio

VISITE GUIDATE ALLA TORRE DI CASTIONETTODI CHIURO

Quest’anno la scelta dove tenere la giornata Nazionaledei Castelli è caduta sulla torre di Castionetto di Chiuroin Valtellina, innanzi tutto perché questa è una delle torripiù imponenti del territorio della provincia di Sondrio,ma ancora poco conosciuta, e poi perché è appena stata

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Cusago (MI), Castello Visconteo, l’angolo nordorien-tale con la loggetta (ora murata) di Ludovico il Moro.

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Colombo MobiliCOLLEZIONE

VILLA OLMO

La ditta Colombo, fondata lo scorso secolo da due mobilieri, Filippo e Carlo, ècresciuta e si è estesa, divenendo una delle principali aziende del mobile in Europa enegli U.S.A. Armonizzandosi con il mercato ed i gusti in continua mutazione, il design

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restaurata dopo secoli di abbandono. Tra l’altro la torre,anticamente accompagnata da un piccolo castello, hadato il nome al paese.Due sono state le visite guidate svoltesi nella giornata disabato 25 settembre, con inizio alle 10,30 e alle 14,30.L’appuntamento era ai piedi della torre, a cinque chilo-metri dall’uscita della statale dello Stelvio, appena amonte di Ca Maffina. Per agevolare i visitatori, il percor-so è stato per l’occasione adeguatamente segnalato.La torre, a pianta quadrata, fu voluta dalla potente fami-glia guelfa dei Quadrio a cavallo tra il XII e il XIII seco-lo, anche se la sua notevole larghezza di 11 metri di lato,coincidenti con 15 cubiti romani, ha fatto ipotizzare origi-ni molto più lontane. Pur non escludendo che più antica-mente possa essere qui esistita un’altra fortificazione, lecaratteristiche costruttive del manufatto attuale rimandanoai primi secoli del basso Medioevo. A differenza di altrefortificazioni coeve, la torre di Castionetto presenta unaparticolare cura costruttiva con l’impiego di grossi massiben lavorati, a bugnato rustico soprattutto negli angoli.Molto raffinato appare il trattamento delle pietre dell’in-gresso arcuato al primo piano, a cui si doveva accederecon scala retrattile, come in quasi tutte le torri della zona,mentre la porta al piano di campagna è stata ricavata dauna sbrecciatura successiva. Dal primo al secondo pianosi accede tramite una scala in pietra ricavata nello spesso-re del muro, che misura due metri e mezzo per lato.La torre si trova sul versante destro della Valtellina, enella parete rivolta a sud, cioè verso il fondovalle, si apre,sopra l’ingresso, un’ampia finestra archivoltata. Altreaperture sono verso nord per il controllo dello sboccodella val Fontana e verso ovest, mentre non se ne scorgo-no sulla parete a est, a meno che fossero poste più in alto,nella parte di muro ora caduta.Il recente restauro ha consolidato la muratura, integrando- ma rendendole riconoscibili - le pietre sottratte negliultimi secoli e rifacendo i solai, in modo da avere spazi

utili per mostre e per manifestazioni culturali.I numerosi presenti sono stati guidati nella visita dal prof.Guido Scaramellini, vicepresidente della sezioneLombardia e delegato per la provincia di Sondriodell’Istituto Italiano dei Castelli, con la collaborazionedel prof. Pietro Folini, ricercatore locale e studioso dellatorre. Al termine è stato spiegato il significato dell’inizia-tiva, che da quattro anni si ripete in Valtellina eValchiavenna con buon successo, e sono stati illustrati gliscopi dell’Istituto con distribuzione di materiale illustra-tivo. È seguito un gradito rinfresco offerto dalla dittaNera di Chiuro con assaggio dei migliori vini prodotti invalle.

Guido Scaramellini

VISITE GUIDATE AL BASTIONE DELSANGALLO E ALLA ROCCA MALATESTIANA

Per le Giornate Nazionali dei Castelli 2004 abbiamo con-centrato le nostre manifestazioni a Fano.Sabato 25 settembre alle ore 16 abbiamo presentato ilnuovo volume n° 6/7 della nostra rivista annuale“Castella Marchiae” nel salone della FondazioneCarifano, nel Palazzo Malatestiano, in una riunione adinviti con personalità marchigiane della cultura, impren-ditori, professionisti , autorità ed amministratori comuna-li della giunta appena insediata e della precedente.Gli autori, alla presenza di circa 90 intervenuti, hannoillustrato i loro studi su monumenti fanesi (cinque, sudieci lavori contenuti nella rivista) ed al termine si è svol-to un interessante dibattito, in particolare sul completa-mento dei restauri e sul riuso della Rocca Malatestiana.Un rinfresco ha completato la giornata.Sabato 25 settembre e domenica 26 settembre abbiamofatto aprire al pubblico il Bastione del Sangallo e laRocca Malatestiana per visite in gruppi guidate da giova-ni soci dell’Istituto (della Sezione Emilia - Romagna),che con molta passione e competenza hanno messo inevidenza le evoluzioni architettoniche delle strutture.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Il fronte orientale della torre di Castionetto di Chiuro (SO).

MARCHE

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Ai visitatori abbiamo distribuito degli estratti da“Castella Marchiae” sui monumenti visitati.Tenuto conto delle condizioni atmosferiche non partico-larmente favorevoli, il numero di oltre 400 visitatorimolto interessati ha chiaramente indicato che la nostrainiziativa è stata ben apprezzata.Queste manifestazioni sono state pubblicizzate da mani-festi e locandine in Fano, da articoli sul “Resto delCarlino” , sul “Corriere Adriatico” e sul “Messaggero”nella cronaca provinciale, da interviste e vari flash a“Radio Fano 101” , ed infine da un servizio alla TV suRAI 3, in prossimità del TG regionale.

Pietro Fenici

VISITA GUIDATA AL CASTELLO D’EVOLI DICASTROPIGNANO

I tanti soci convenuti e i numerosi visitatori hanno potu-to ammirare, grazie alla disponibilità del sindaco diCastropignano, uno dei luoghi fortificati più antichi einteressanti della provincia di Campobasso.L’imponente mole del castello d’Evoli, ridotto oggi allostato di rudere, si staglia su una punta rocciosa posta subi-to al di fuori del centro abitato, a quota 612 sul livello delmare, ed è ben visibile dalla fondovalle del Biferno cheunisce la città matesina di Bojano, a Termoli, sulla costaadriatica. Edificato su resti di fortezza sannitica, ha origi-ne da una torre di avvistamento longobarda potenziata daiNormanni nell’XI secolo.L’impianto più antico del maniero, a pianta quadrata, conmura a scarpa e un’arciera originale, era molto menoampio rispetto alla struttura attuale; esso si distingue net-tamente dalle parti aggiunte nel XVII secolo e documen-tate da una lapide con lo stemma ancora leggibile degliEvoli, su cui compare la scritta: “Dominicus de EbuloCastripignani dux et XIII maiorum serie Dominus annoMDCLXXXIII”, ossia “Domenico d’Evoli Duca diCastropignano e tredicesimo signore degli antenati-anno1683”.Lo stemma degli Evoli presenta una fortezza con tretorri fra le lettere C e P, iniziali delle due parole che for-mavano il nome più antico del paese: CastrumPignarium, termine che si trova nei cedolari angioini,ma che taluni storici locali fanno risalire all’epocaromana.A sud-est, all’angolo opposto rispetto alla porta d’ingres-so, si innalzano due torri quadrate che fanno pensare adun sistema difensivo molto più articolato e sicuramenteantecedente alla scritta documentata dalla lapide presen-te sul portale. Probabilmente questa prima fase di ristrut-turazione risale a Giovanni d’Evoli che, nel XIV secolo,pose mano ai lavori di ampliamento e potenziamento delmanufatto.A sud, dalla parte del paese, il castello era protetto da unlarghissimo fossato, successivamente riempito e spianatoa formare il piazzale antistante. La fortezza assolveva al compito di sorvegliare il tratturoLucera-Castel di Sangro lungo il quale si svolgeva latransumanza, attività vitale per l’economia locale fin daitempi remoti dell’antico Sannio.Recentemente la Soprintendenza Architettonica delMolise ha condotto lavori di consolidamento di questi

ruderi per evitare ulteriori crolli. Dall’opera di pulizia e discavo sono emersi elementi architettonici riguardanti ilpiano terra con il cortile interno, gli ambienti riservatiagli armigeri, le cucine, la cisterna, le scuderie. Unascala in pietra, ormai del tutto divelta, ma documentatafotograficamente ancora agli inizi del Novecento, attra-verso un bel portone con stipiti in pietra locale, conduce-va al piano nobile del quale oggi rimane solo parte delmuro volto a sud e l’imponente cortina a scarpa prospi-ciente la valle del Biferno. All’interno di queste cortine si “leggono” ancora le inser-zioni delle pareti divisorie delle stanze, illuminate daampie finestre da cui si poteva ammirare lo splendidoscenario della valle sottostante, segno di un adattamentodel fortilizio a residenza signorile.Altre finestre, dalle dimensioni ridotte, presenti nellaparte più alta del muro, indicano l’esistenza di un pianosottotetto probabilmente utilizzato dalla servitù.Il castello era ancora abitato agli inizi del Novecento, maun inesorabile degrado lo portò ad essere abbandonatodagli ultimi proprietari. Durante la seconda guerra mondiale, molte case del paesefurono rase al suolo dalle mine tedesche ed altre crollaro-no sotto il bombardamento degli Alleati. Gli abitanti diCastropignano, alla fine della guerra, utilizzarono ilmanufatto, ormai da tempo trascurato e disabitato, come“cava di pietre” per la ricostruzione delle loro abitazionied oggi, girando per le strette vie del borgo di chiarostampo medievale, è facile imbattersi in portali imponen-ti, stipiti in pietra lavorata, stemmi nobiliari sottratti alcastello degli Evoli.La visita ha soddisfatto i tanti convenuti che per orehanno affollato gli ambienti del castello rimasto chiusoper decenni perché pericolante, una bella soddisfazioneper la sezione Molise che ha dato all’evento una granderisonanza.Oggi è possibile visitare questo interessante esempio diarchitettura fortificata previa prenotazione presso gli uffi-ci del Comune di Castropignano che ne è diventato ilproprietario.

Onorina Perrella Cavaliere

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

L’imponente mole del Castello d’Evoli diCastropignano (CB).

MOLISE

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Delegazione basso Molise

MOSTRA DI PITTURA AL CASTELLO DI TERMOLI

Anche il castello di Termoli è stato aperto quest’anno inoccasione delle Giornate Nazionali dei Castelli con lastupenda mostra di pittura intitolata: “Segni incisivi e tripudio di colori - Il Molise diMorandi” , allestita a cura della sezione Molisedell’Istituto Italiano dei Castelli, che quest’anno ha volu-to porre particolare attenzione al baluardo costiero, oltreche ai castelli dell’area interna, già coinvolti nelle mani-festazioni degli anni scorsi.Come delegata per il basso Molise, mi sono attivata per-ché vi fosse un motivo culturale accattivante a spingere imolisani a varcare le soglie del torrione, un motivo cheoltrepassasse quello della semplice visita guidata. La pre-senza dell’artista e la possibilità di fruire della produzio-ne morandiana, troppo a lungo riservata ai pochi amiciche frequentano lo studio del pittore, è stato il moventeche ci voleva: la mostra è stata visitata per due settimane,coinvolgendo scolaresche della cittadina e pubblico moli-sano al dibattito artistico e alla insolita visione delle seve-re gallerie castellane illuminate dai colori squillanti deidipinti. Il castello di Termoli ha una forte presenza sull’architet-tura del paesaggio cittadino e della media costa adriatica.Con la sua forma troncopiramidale, caratterizzata daquattro torrette cilindriche agli angoli, rappresenta l’anti-co avamposto difensivo della Capitanata. La sua storia èsegnata da Federico II di Svevia che vi è intervenuto nel-l’ambito della ricostituzione della catena difensiva delsuo regno.Giovanni Morandi è un pittore produttivo da molti anni,prima nella sua terra d’origine, Crema in Lombardia, epoi, da oltre una trentina d’anni, in Molise, affascinatodalla verde collina prospiciente il mare su cui ha e la suadimora e lo studio. Vi ha innestato le sue nutrite radicilombarde, traendo dalla nostra terra nuovi stimoli creati-vi e ridonandole intensi apporti artistici. Le sue operesono difficilmente riconducibili ad un filone artistico per-ché personali, profonde e sofferte. È una pittura checoglie i connotati storici del luogo e, nello stesso tempo,li trasfigura con l’immaginazione: la gente con la sua reli-giosità e i suoi miti, l’architettura del paesaggio, il segnodelle antiche civiltà.La mostra di pittura ha costituito “il trait d’union” traarte, storia ed architettura, sollecitando presenze intellet-

tualmente curiose adaggirarsi tra i dipinti e,perché no, ad intrufolar-si oltre le gallerie perosservare il vano del-l’antica cisterna collo-cato nei sotterranei delcastello, a sbirciare isegni graffiti fatti daicarcerati durante il‘700, quando il castellofungeva da prigione, anotare il corpo architet-tonico sporgente che untempo ospitava il pontelevatoio, ad indugiarenelle torrette angolari ead osservare il taglio dimare definito dalle feri-toie. Peccato che non sipoteva salire nel torrione

superiore perché occupato dall’aeronautica militare.Il sodalizio arte-castello ha rilanciato l’attenzione al rin-novato ruolo degli antichi manufatti castellani che, per-duta l’antica funzione, possono ancora rivivere, purchè lanuova funzione sia adatta.L’iniziativa, ideata dall’Istituto, è stata condotta in colla-borazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune diTermoli e con il Centro Ricerca per la Valorizzazione delTerritorio, producendo una pubblicazione che riporta leriproduzioni commentate di buona parte delle opereesposte.Quando forze culturali operano in sincronia il risultatonon può che essere felice.

Antonietta Caruso

CONFERENZE, VISITE GUIDATE A MUSEI EMONUMENTI

Il 27 febbraio abbiamo avuto motivo di trovarci allaPinacoteca Giovanni e Marella Agnelli per una visita airari e intriganti disegni di Gustav Klimt della CollezioneSabarsky, che ci sono stati commentati dal Prof. Massara.Dal 16 marzo al 16 aprile, in collaborazione conl’Associazione Guarino Guarini, è stato organizzato unciclo di quattro conferenze per la presentazione di altret-tanti libri sulla architettura piemontese dal tardo medioe-vo fino all’arte sacra tra Ottocento e Novecento.Giovedì 22 aprile abbiamo dedicato un lungo e pienopomeriggio ad una visita a Casale, già gloriosa capitaledel Marchesato dei Monferrato, in occasione del recen-tissimo restauro del Duomo, che ne ha riportato alla lucel’eccezionale nartece. Era anche un’occasione da non

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

L’imponente mole troncopiramidale del Castello diTermoli (CB).

PIEMONTE - VALLE D’AOSTA

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perdere per ammirare, temporaneamente ricomposto, ilpolittico di Sant’Andrea di Martino Spanzotti, epigonodel Rinascimento casalese.Ancora in aprile, il 29, il nostro ottimo Gian GiorgioMassara ci è stato guida alla ricchissima mostra dedicataa Chagall presso la Galleria d’Arte Moderna di Torino;mostra ben giustamente nella nostra città, ricollegandosiidealmente a quella che ebbimo a Palazzo Madama nelprimo dopo-guerra, organizzata personalmente dallo stes-so Chagall.Il 13 e 14 maggio furono, per la trentina di soci che viparteciparono, due giorni intensi spesi tra Genova eFirenze. L’obiettivo erano tre mostre su temi assai diver-si, ma legate da un analogo modo di proporsi al visitato-re, cercando di trasmettere lo spirito di un ambiente, diun’epoca, di un oggetto.La prima era al Museo Diocesano di Genova sulMandylion per ripercorrere, attraverso l’eccezionalesmontaggio delle custodie che la proteggono, il viaggioda Edessa a San Bartolomeo degli Armeni in Genova diquella venerata immagine-reliquia.La seconda mostra, a Palazzo Ducale, manifestava giàattraverso la sua intitolazione: “L’età di Rubens: Dimore,committenti e collezionisti genovesi”quale fosse l’obiet-tivo (pienamente raggiunto) degli organizzatori.Il giorno appresso, anche a Palazzo Strozzi con“Botticelli e Filippino - l’inquietudine e la grazia nellapittura fiorentina del quattrocento”, di nuovo si ricreavaun ambiente, con le ricchezze dei suoi bancheri, i cena-coli artistici e la ventata di rigore savonarolesco, che sulfinire del secolo pervase a Firenze anche la pittura.Mercoledì 26 maggio abbiamo in fine avuto l’Assembleaannuale con votazioni per il rinnovo del Consiglio. Èseguita una interessante relazione sul forte delleChaberton degli arch. A. Betia e M. Veneziano, vincitoriex equo del Premio “Tesi di laurea” del nostro Istituto peril 2003.

Lidia Nuvoli di G.

SUONI E RIME A CASTEL DEL MONTECONSEGNA DELLA TARGA DI RICONOSCIMENTO

“…Va canzonetta mia / e vanne in Puglia piana / la magnaCapitana, / la dov’è lo mio cor nott’ e dia”: sono i celebriversi che re Enzo, figlio prediletto dell’imperatoreFederico II di Svevia e prigioniero a Bologna sino allamorte, dedicava alla nostra regione, terra amata sino all’in-verosimile e ricca di testimonianze castrensi, e non solo;un amore inculcatogli dal padre sin dalla giovane età.La prima metà del Duecento può essere considerata abuon diritto il vero secolo d’orodi una terra, il Regno diSicilia, collocata al centro del Mediterraneo e fulcro deirapporti tra cultura occidentale ed orientale, veroomphalòsdel mondo (civilizzato): la centralità del regnorispetto al mondo intero è confermata anche dalle paroledi papa Innocenzo III che lo definisce “inter caeteraregna mundi umbilicus”.L’empatia nata fra queste terre e l’Imperatore svevo -spesso chiamato “ovunque nel mare tempestoso dell’im-pero” costretto a veleggiare lontano dalle corti e dai portidi Sicilia quale “pellegrino fuori della nostra casa” - si èconcretizzata in un assetto giuridico, culturale ed archi-tettonico che ha condizionato in maniera decisiva i seco-li seguenti. La grande cultura di Federico, l’interessequasi eretico per la ricerca della verità, la capacità intel-lettuale speculativa e la spregiudicata abilità nell’ammi-nistrare un vasto impero hanno gettato le basi per la for-mazione di quella koinèche ha resistito anche alla dam-natio memoriaeinvano operata dalla casa d’Angiò dopola sconfitta degli ultimi rappresentanti della Casa Sveva:la prima età angioina si salda all’età sveva con caratteri diesplicita continuità per poi consolidarsi in maniera piùlineare.La koinè, questa comune rete di rapporti ed interessi,favorita dall’apertura mentale dell’imperatore - FedericoII si circondò di illustri matematici come LeonardoFibonacci, di astronomi come Michele Scoto, ma anche di musici, medici, legislatori, filosofi - ebbe come imme-diata concretizzazione la fondazione dell’Università diNapoli nel 1224, fonte di sapere laico in un mondo di ini-ziati in cui la cultura era esclusivo appannaggio delleabbazie che dominavano l’intero sapere dell’epoca e lasua trasmissione: vengono gettate, così, le basi della for-mazione di quella cultura laica e borghese che condizio-nerà il secolo seguente ed i successivi. È questo, d’al-tronde, anche il significato ultimo del romanzo diUmberto Eco “Il nome della rosa” che vede, catartica-mente, nell’incendio della biblioteca la fine di una cultu-ra riservata a pochi eletti.La corte imperiale federiciana, colta ed in grado di pro-durre e diffondere cultura senza discriminazioni di razzae di fede accogliendo tutti i principali uomini di culturache in quel momento erano portatori degli studi e delleindagini più avanzate, anche dall’Oriente, si configuracome laboratorio intellettuale per la nascita di quella cul-tura classicista che avrà la sua massima diffusione duesecoli dopo: l’esperienza tecnica dell’imperatore ed i suoiinteressi di colto collezionista ed antiquario ne fanno unafigura ante litteramdi principe rinascimentale.I cantieri federiciani - naturale incubatrice della culturaartistica ed architettonica del Duecento - hanno rappre-sentato il trait-d’union fra le componenti arabe e quelledell’area franco-renana, con adesioni al gotico dell’Ile-de-France anche attraverso la mediazione razionalista deicistercensi: il più accreditato scultore dell’epoca è quel

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

La cattedrale di Sant’Evasio a Casale Monferrato(AL).

PUGLIA

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Nicola Pisano de Apulia capostipite della più famosascuola che vede nelle realizzazioni tosco-umbre opere dallinguaggio incredibilmente innovativo con riferimentidiretti alla statuaria di età romana.La Puglia, regione naturalmente protesa verso l’Orientecon ottocento chilometri di coste, ricca di campi fertili,boschi e di testimonianze del passato, scelta come patriad’elezione da Federico II, è ancora oggi punteggiata dicastelli incastonati in una vera e propria rete che si confi-gura come sistema fortificato e di comunicazione lungo itracciati viari romani e medioevali: il livello di qualifica-zione paesaggistico e territoriale dato dalle fortificazioniè tangibile, nonostante le pesanti trasformazioni subite.Egli fece della Capitanata il cuore del Regno e decretòFoggia “civis imperialis” realizzando il celebre palazzodel quale oggi resta solo il tracciato con un portale ogi-vale: le linee di difesa parallele, dal mare verso l’entro-terra, erano individuate dai numerosissimi castelli e dalle“domus solaciorum” dedicate esclusivamente alla cacciacon il falcone, attività venatoria di origine araba, codifi-cata nel celebre trattato “De arte venandi cum avibus”.Due delle componenti più sintomatiche della culturaaraba, la falconeria - ancora oggi praticata in Spagna - el’acqua, presente nella duplice chiave simbolica e morfo-logica in tutta l’architettura musulmana, erano al centrodi alcune fra le più suggestive residenze imperiali: ladomusdi San Lorenzo, nei pressi di Foggia, era dotata diun vastissimo parco adibito a giardino zoologico e di unvivaio di uccelli acquatici nella vicina palude; nei pressidel castello di caccia di Salpi, la romana Salapiasituatain prossimità delle saline, venivano allevati e addestrati ifalconi.Ma il cuore di tutto il sistema resta indubbiamente l’edi-ficio più famoso ed enigmatico tra quelli realizzati dal-l’imperatore “apud Ecclesiae de Sancta Maria deMonte”, Castel del Monte, il più celebre e visitato deimanieri svevi caratterizzato dall’ossessionante ricorreredel numero otto con tutti i suoi significati ermetici ed eso-terici. La caratteristica posizione isolata su un’alturatroncoconica ne fa il cuore anche simbolico dell’impero,simile ad una corona, caratterizzato da estrema compat-tezza e rigore di forma. Divenne ben presto anche un rife-rimento geografico tanto da essere citato in un manuale dinavigazione risalente al 1250, il “Compasso de naviga-re” , nel quale si descrive “una montagna longa enfra

terra et alta, e la dicta montagna se clama lo Monte deSancta Maria, et à en quello monte uno castello”.Castel del Monte è stato al centro delle GiornateNazionali dei Castelli il 25 e 26 settembre con una seriedi iniziative: l’evento di sabato 25 è stato organizzatodalla sezione Puglia dell’Istituto Italiano Castelli, in col-laborazione con la Soprintendenza per i beni architettoni-ci ed il paesaggio, ed ha visto il conferimento della Targadi riconoscimento dell’Istituto da parte del consiglierenazionale Antonella Calderazzi alla direttrice di Casteldel Monte Michela Tocci. La motivazione non ha intesosottolineare i valori storico-architettonici ed artistici delmanufatto - ampiamente scontati nel caso specifico anchedalla segnalazione già avvenuta da parte dell’UNESCO -ma le metodiche esecutive del restauro con l’ottimalemanutenzione e gestione del Bene, il cui uso da parte delpubblico, visitatori e studiosi, si presenta quotidianamen-te con caratteri di assoluta qualificazione. La manifestazione ha avuto un seguito con la secondaparte della serata che si è incentrata su un altro degliaspetti della cultura sveva, quello dell’attività letteraria,in particolare la poesia, così come ha ricordato nella pre-sentazione il presidente della sezione Puglia dell’Istituto,Gian Battista De Tommasi, presentando - con il sottofon-do sonoro di acqua e uccelli rapaci - gli attori AntonellaMaddalena e Totò Onnis che hanno declamato le lirichedella Scuola Siciliana. È noto che la Scuola, attiva presso la corte palermitana diFederico II, rappresenta la prima espressione poetica ita-liana attuata da una omogenea cerchia di intellettuali erimatori in grado di fondere influssi arabi, elementi indi-geni e tradizioni franco-normanne con i motivi della poe-sia lirico-provenzale. L’Italia meridionale, con questofelice esordio, entra a pieno titolo, seppure per brevetempo, nell’ecumene della lirica cortese, accanto aCatalogna, Francia del Nord, Germania renano-danubia-na, Portogallo, Galizia e, ovviamente, Provenza. Lo stes-so Dante riconoscerà la priorità storica nel poetare in lin-gua volgare e nella formazione del nostro linguaggio poe-tico.Le rime con poche eccezioni - come ad esempio quellainvero sorprendente dello stesso Federico II, in cui si trat-teggiano gli aspetti distintivi dell’uomo nobile - sonotutte incentrate sull’Amore: lo stesso imperatore dedica lalirica “Oi lasso non pensai” ad Anais, cugina dell’infeli-ce sposa Jolanda di Brienne, della quale si era follemente

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

La facciata d’ingresso di Castel del Monte.

Pianta di Castel del Monte: riproduzione di un anticodisegno del Bernich risalente al 1900 circa(Sovrintendenza BB. AA. AA. AA. SS. della Puglia).

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invaghito al punto da definirla poeticamente “Fiore diSiria”. È un amore diverso, profondamente diverso daquello che ispira le liriche, di poco precedenti, di S.Francesco, il “Laudes Domini de creaturis” composto nel1224 e rivolto esclusivamente a Dio. Si tratta di un amoreterreno, rivolto all’Amata che ha una sua precisa fisicità:sorriso, begli occhi, nobile portamento, è una Donna contutti i suoi caratteri spirituali e, ancor più, fisici; unAmore tanto forte da far male, capace di far soffrire pergelosia - come nella lirica “Donna, di voi mi lamento” diGiacomino Pugliese -, splendida schermaglia tra dueAmanti che si conclude con la prevedibile capitolazionedell’Uomo; un Amore alle volte spezzato dalla Morte,vista nell’ineluttabile drammaticità del definitivo distac-co, ancorché illuminato dal finale abbandono alla volontàdi Dio, presso il quale “la Tua vertute sia, bella, con ticoe la Sua Pace”.O il “Meravigliosamente un amor mi ristringe e mi tienead ogn’ora” di Jacopo da Lentini per il quale il vagheg-giamento dell’immagine della donna amata è mirabil-mente cantato nei versi finali di un suo celebre sonetto:“Chi vide mai così begli occhi in viso né si amorosi farili sembianti, né bocca con cotanto dolce riso? Quand’eoli parlo, moroli davanti:e paremi ch’i vada in Paradiso,e tegnomi sovrano d’ogn’amanti.”

Gaetano Cataldo

A CEFALÙ CONSEGNA DELLA TARGA DIRICONOSCIMENTO ALL’OSTERIO MAGNO

Durante le Giornate Nazionali dei Castelli è stata conse-gnata la Targa di Riconoscimento all’Osterio Magno diCefalù.Indicato da un erudito locale del XVII secolo, ilPassafiume, come domus regial’edificio dell’OsterioMagno o Domus Magna è sicuramente appartenuto allapotente famiglia feudale dei Ventimiglia dal secolo XIIIsino al 1602, quando Giovanni Ventimiglia lo vende albanchiere Simone de Fiore.Con tale atto i Vemtimiglia rinunciano definitivamenteall’antica ambizione di divenire i signori di Cefalù, cittàdemaniale, confinante con la loro contea, sulla quale perlungo tempo essi avevano esercitato un forte controllopolitico e militare.Essi avevano costruito e detenevano nodi importanti dellemura cittadine, quali la torre presso la Porta dell’Arena,mantenevano inoltre munita, in gran parte a propriespese, la rocca che dominava la cittadina e, soprattutto,avevano all’interno dell’abitato una rete di interessi erelazioni economiche e amministrative che per secoli tro-varono sede nella loro residenza urbana, in pieno centro.Sebbene si tratti di un edificio urbano a carattere preva-lentemente residenziale, l’Osterio dei Ventimiglia aCefalù assume pertanto molti dei connotati di fortezza.Come mostrano chiaramente alcune immagini del secoloXVI, dominava sulla più bassa edilizia circostante, occu-pava un intero isolato, in posizione urbana centrale e stra-tegica, e si isolava fisicamente dall’abitato circostantecon una cortina muraria continua, interrotta a livello dellastrada solo da strette feritoie e da alcuni ingressi indi-spensabili per le funzioni commerciali, abitative e di rap-presentanza, cui l’edifico doveva assolvere.

Solo al piano superiore, ad un’altezza di tutta sicurezza,si aprivano eleganti bifore e trifore che corrispondevanoalle sale della residenza baronale.In esso è individuabile una sorta di mastio o torre, postonell’angolo nord orientale e affacciantesi sulla centraleStrada del Corso.Più che ad effettive funzioni militari dobbiamo pensarel’edifico come destinato soprattutto ad evocare la poten-za militare della famiglia e dei suoi numerosi castellisparsi nel territorio attorno Cefalù.Le sue mura dovevano essere difese soprattutto dalrispetto che incutevano, dando all’edificio tutti i connota-ti di castello nella città, come dimostrano le merlature untempo esistenti del corpo turrito, un tempo ancora piùalto, posto ad angolo fra il Corso Ruggero e la viaAmendola.Nel Corso Ruggero, proprio di fronte all’Osterio Magnoera un altra residenza dei Ventimiglia chiamata “OsterioPiccolo” anch’esso dotato di coronamenti merlati e delquale oggi rimane una torre utilizzata come campaniledella chiesa dell’Annunziata.L’edifico, vincolato già nel 1911 sulla base della legge ditutela del 1909, fu espropriato ai privati, nel 1979, pas-sando al Comune di Cefalù.Dopo alcuni studi preliminari, fra i quali quello del 1979degli architetti Culotta, Giuffrè e Leone, nel 1986 venivaapprovato il progetto redatto dall’architetto SilvanaBraida, che ha poi diretto i lavori.L’intervento di restauro ha interessato solo una partedell’isolato, che un tempo era interamente occupa-to dall’Osterio dei Ventimiglia, nella zona peraltro incui più consistenti e leggibili erano i resti edilizi medie-vali.L’intervento di restauro limitato alla parte acquisita dalComune si è dovuto confrontare con l’esigenza di conci-liare l’intervento pubblico, teso a restituire un minimo diunità figurativa all’edifico con la presenza di abitazioniprivate in un centro urbano in cui le attività legate al turi-smo sono intensissime e lucrose.Per tale motivo l’intervento, pur dimensionalmente limi-tato, acquista un peso culturale di grande rilevanza inrelazione al contesto urbano. Gran parte dell’edificiomedievale resta purtroppo ancora oggi occultato dal per-manere di residenze private che successivi interventipotrebbero restituire alla fruizione pubblica, ma nell’in-tervento già attuato sono state realizzate strutture oriz-zontali amovibili che in un futuro, soprattutto quando

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

SICILIA

Osterio Magno di Cefalù, particolare del prospetto suvia Amendola (PA).

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sarà acquisita tutta l’ala duecentesca su via Amendola,laddove un tempo nella corte interna era lo scalone agiorno di accesso alla residenza, consentiranno in futurodi ripristinare gli originari percorsi di collegamento.L’architetto Braida ha usufruito nel suo lavoro di diversicontributi disciplinari fra i quali una menzione particola-re va a quello di Amedeo Tullio per l’archeologia,L’esecuzione dei lavori è stata accompagnata e precedutasin dalle prime fasi da un’attenta indagine conoscitiva siasul manufatto medievale, sia sui resti archeologici. Sonocosì stati messi in luce e resi fruibili alla vista dei visitato-ri i resti al suolo della città ellenistica, estremamenteimportanti per la conoscenza storica dell’abitato di Cefalù.Particolarmente rispettoso della struttura del manufattomedievale è stato l’intervento di consolidamento e di ade-guamento che, limitandosi agli interventi essenziali, hasempre avuto una particolare attenzione alla reversibilitàdegli interventi stessi e, dove possibile, all’utilizzo dimateriali e tecniche della tradizione locale.L’edifico, posto sull’asse viario più importante che attra-versa l’intero centro storico, sempre vitale per le svariateattività in gran parte legate al turismo, ospita oggi mostretemporanee, consentendo nel contempo il godimento del-l’edificio anche negli ambienti interni.Dalle relazioni sui lavori e da quanto si può vedere, seb-bene realizzato in un momento in cui in Italia si stavanoancora definendo i principi “la carta del restauro del1987”, l’intervento sull’Osterio Magno applica già tuttigli assunti principali in essa formulati, mantenendo anco-ra oggi tutto il suo valore.

Eugenio Magnano di San LioRosalbino Fasanella D’Amore di Ruffano

MEDIEVALIA CELEBRA LA GIORNATA DEICASTELLI

Riscoprire i castelli e rilanciare le loro potenzialità turi-stiche. È stato questo il tema di “Il castello di Brolo, e ilriuso dei monumenti fortificati in Sicilia”del convegnoche l’associazione artistico-culturale “medievalia”, pre-sieduta da Nino Germanà, in collaborazione con laProvincia Regionale di Messina, la Sovrintendenza aiBeni Culturali e l’Istituto Italiano dei Castelli, ha orga-nizzato lo scorso 28 settembre nel Salone degli Specchidi Palazzo dei Leoni. In occasione delle “GiornateNazionali dei Castelli” Medievalia ha, infatti, deciso, diinserire nel programma dell’omonima Rassegna regio-nale una giornata dedicata esclusivamente al restauroe alla rivalutazione dei monumenti fortificati inSicilia. “La nostra terra - ha spiegato Germanà - vantaun patrimonio di monumenti fortificati di inestimabi-le valore, che purtroppo anno dopo anno, si va per-dendo per incuria e imperizia, o per le troppe pastoieburocratiche. Il castello - continua - è simbolo di unpassato che non deve essere dimenticato. Iniziative disinergia tra le associazioni e gli enti locali possonoessere il grimaldello per favorire il recupero e la riva-lutazione dei beni architettonici, come del resto staavvenendo a Brolo dove il Castello dei Principi diLancia è stato adibito a “Museo delle Fortificazionicostiere della Sicilia”.

(C.R.)

Da Centonove, settimanale Regionale di politica,cultura ed economia - Anno XII n. 37

UNA GIORNATA NEL CASTELLO

La Regione Toscana, Assessorato alla Cultura con il con-tributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, incollaborazione con le sezioni toscane dell’AssociazioneDimore Storiche Italiane e dell’Istituto Italiano deiCastelli ha organizzato, per le Giornate Nazionali deiCastelli, visite guidate a numerosi castelli, scegliendo trai tanti i più significativi della Regione.Castello di Romena- Pratovecchio (Arezzo)A un paio di chilometri da Pratovecchio, su un colle chedomina il corso dell’Arno, si innalzano le rovine del castel-lo di Romena. Le prime notizie sulla rocca risalgono al1008, ma sul posto sono stati trovati reperti di epoca etru-sca. Di proprietà dei conti Guidi, nel 1212 il castello passòad Aghinolfo. Nel 1281 il castello fu al centro di un episo-dio particolare della storia medievale: la falsificazione deiFiorini d’oro della Repubblica fiorentina da parte di Adamoda Brescia. Semidistrutto da un terremoto nel 1579, ilcastello fu salvato dai restauri operati dal conte OttavianoGoretti de’ Flamini. Attualmente restano in piedi tre torri eil poderoso cassero, oltre a parte delle tre cortine murarie.Fortezza Nuova- Livorno La Fortezza nuova, voluta da Ferdinando I, è circondatadal Fosso Reale; aggiunta alla Fortezza Vecchia nel 1590,fu progettata da Giovanni de’ Medici, Vincenzo Bonannie Bernardo Buontalenti. In parte demolita per far postoallo sviluppo urbano, la Fortezza accoglie un parco pub-blico. Tre le due fortezze si trova il quartiere della“Nuova Venezia”, voluto dai Medici (1629), che mantie-ne l’impianto originario con una rete di canali e ponti.Qui sorge la Chiesa di Santa Caterina, che conserva unaincoronazione della Vergine del Vasari.Fortezza Vecchia- LivornoLa città-fortezza di Livorno nacque da un villaggio dipescatori all’ombra del Mastio della contessa Matilde,edificato dai marchesi di Toscana prima del Mille. Prestopassò nelle mani dei Pisani che trasformarono il villaggio

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

TOSCANA

Castello dei Conti Guidi di Romena: veduta del ponteelevatoio.

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in porto fortificato, costruendo varie torri di avvistamen-to e la “Quadratura dei Pisani” (1377-1392); questo forti-lizio fu inglobato dalle mura laterizie della FortezzaVecchia, progettata da Antonio da Sangallo il Vecchio(1521-1534). La fortezza è ancora in buono stato, tranneper la parte interna distrutta durante l’ultima guerra.Cinta fortificata, sotterranei del baluardo di S. Regolo- LuccaCostruite tra la prima metà del Cinquecento e la metà delSeicento, le mura di Lucca si sono mantenute integre finoad oggi. Composte da dodici cortine a terrapieno che con-giungono tra loro undici baluardi, si sviluppano per più diquattro chilometri. Nei primi decenni dell’Ottocento lemura furono “riconvertite”, diventando, grazie anche aglialberi secolari, la meta prediletta per il passeggio cittadi-no. Il Baluardo di S. Regolo sorge nell’area che nelMedioevo era in parte destinata a cimitero per gli appe-stati, i condannati a morte e gli eretici. Qui era posto unbaluardo che si innalzava dalle mura e permetteva di con-trollare la zona circostante. Il baluardo era intitolatoappunto a S. Regolo, protettore della città, le cui reliquiesono conservate nella chiesa di S. Martino.Rocca di Nozzano Castello(Lucca)Il castello, celebre per aver ospitato i guelfi fuoriuscitidopo la battaglia di Montaperti (1260), conserva la cintamuraria di forma ellittica, munita di torre sul versantepisano e con una sola porta d’accesso sul lato che guardaa Lucca. Eretto nel XIII secolo, il Castello di Nozzanopresenta al centro una struttura semi-triangolare con muramerlate e due torri, di cui una in funzione di mastio. Lafortificazione fu eretta a difesa del territorio lucchesecontro i tentativi espansionistici di Pisa. Infatti, sulla rivaopposta del Serchio, i Pisani a questa fortezza opposerola Rocca di Ripafratta. Distrutto più volte dalle truppepisane, Nozzano fu sempre ricostruito.Castello Malaspina- MassaEventi speciali: mostra fotografica. Domenica 19 settem-bre: Compagnia teatrale Catalyst in “Quix” (16.30),ingresso gratuito.Attestato in un documento del 1164 come proprietà di

Obizzo Malaspina, il castello fu conteso tra Firenze, Pisa,Lucca e i Visconti di Milano. Nel 1441 divenne signoredi Massa Antonio Alberico Malaspina, la cui casata si unìcirca un secolo dopo a quella dei Cybo per vie matrimo-niali. Nel castello si distinguono il mastio trecentesco, ilpalazzo fatto costruire dai marchesi e la cinta muraria concannoniere e bastioni. I baluardi furono costruiti nelSeicento. Sull’ultimo dei tre cortili interni si affaccia ilpalazzo cinquecentesco, con le sue loggette e decorazio-ni in marmo.Rocca di Ripafratta - San Giuliano Terme (Pisa)Eventi speciali: 25 e 26, fiera di prodotti tipici locali

(15.00 -18.30). In età medievale il Castello di Ripafrattafu teatro dei frequenti scontri tra Pisa e Lucca, finché nondivenne possesso dei Fiorentini. Il fortilizio presentavaun cassero a forma di poligono irregolare, munito di tretorri di cui una centrale e le altre adiacenti alla cortinamuraria. Tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecentole mura furono raddoppiate e fu aperta una nuova portanelle primitive mura. Altre tre torri di avvistamento com-pletavano il sistema posto a difesa del borgo. Ancora visi-bile la torre campanaria trecentesca della chiesa.Rocca del Brunelleschi e Palazzo Pretorio - Vicopisano(Pisa)La Rocca di Vicopisano esisteva forse già intornoall’anno Mille, ma il nucleo più antico oggi conservatorisale al XIV secolo. Il complesso, ristrutturato dalBrunelleschi, presenta un mastio di 15 metri per lato,fornito di una torre quadrata a ovest; una muraglia con-nette il mastio alla Torre dei Selvatici, pertinente allacinta del borgo, intervallata da torri quadrate e semicir-colari e conservata lungo il lato nord. Di notevole inte-resse è il Palazzo Pretorio o Palazzo dei Vicari, il cuinucleo più antico risale al XII-XIII secolo. L’edificio, inpietra verrucana, conserva sulla facciata interna unadecina di stemmi.Fortezza Santa Barbara - Bastione Thyrion- Pistoia La costruzione della Fortezza di Santa Barbara fu intra-presa dall’architetto Giovan Battista Bellucci nel 1539per volontà del duca Cosimo I de’ Medici. La strutturasorse sui resti della fortezza di San Barnaba, eretta nel

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Planimetria della fortezza di Pistoia costruita tra il1541 e il 1549.

L’imponente mastio duecentesco che si eleva sullaFortezza Vecchia di Livorno.

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XIV secolo dai Fiorentini. Nel 1571 Cosimo I affidò ilavori di ampliamento a Bernardo Buontalenti che lainglobò in un baluardo connettendola alla terza cerchiadelle mura cittadine. La struttura, munita di bastioni, hala forma di un quadrilatero e conservò funzioni militarifino al 1774, quando il granduca Pietro Leopoldo neordinò il disarmo. Il bastione Thyrion prende il nomedalla villa costruita qui nella seconda metàdell’Ottocento. Disegnata secondo il gusto del revivalmedievale, la villa Thyrion fu gravemente danneggiatadurante la seconda guerra mondiale. Il bastione accoglieoggi un edificio scolastico progettato da GiovanniMichelucci.Fortezza Medicea di Poggio Imperiale - Poggibonsi(Siena)Eventi speciali: nel corso delle due giornate si articole-ranno spettacoli, attività didattiche e una mostra.Tra il 1488 e il 1511, su commissione di Lorenzo ilMagnifico, Giuliano da Sangallo progettò la Fortezzamedicea di Poggio Imperiale. L’opera rimase incompiutasia per la morte di Lorenzo, sia per il conflitto tra Siena eFirenze, e non avendo subito manipolazioni successive èdi più facile lettura. Si tratta di una cerchia muraria e diuna fortezza costruita per lo più in mattoni, di forma ret-tangolare e con un bastione in ogni angolo. Il mastio è unedificio a quattro piani, oggi adibito a sede di mostre. Ilcassero costituisce il nuovo polo museale polivalente delParco archeologico e tecnologico di Poggibonsi.

Giovanna Taddei

VISITE GUIDATE AL CASTELLO DI DRENA

La manifestazione delle Giornate Nazionali dei Castellianche questo anno ha avuto un favorevole accoglimentosia da parte dei soci del nostro Istituto che da parte delpubblico in generale.In considerazione delle particolari difficoltà di scelta chesi offrono alla nostra Sezione, vista la preponderante pre-senza di castelli tuttora abitati a fronte di molti ruderiinagibili disseminati sul territorio, come nelle passateedizioni si è ritenuto opportuno concentrare gli sforzi delnostro Direttivo sulla possibilità di rendere visitabile unastruttura poco conosciuta o comunque difficilmenteaccessibile al grande pubblico.Alternando la proposta di visita a manieri di proprietàpubblica con dimore private, la scelta per l’anno in corsoè caduta sul piccolo castello di Drena.Si tratta di un maniero acquisito dalla amministrazionecomunale di Drena, piccolo borgo alpino posto al limita-re della bassa valle del fiume Sarca nel Trentino sud-occidentale, antico possesso rientrante del Feudo deiConti di Arco, una delle più note e ricche famiglie nobilidel Principato Tridentino. Su parte delle valli Giudicariee sul Lomaso.La rocca di Drena, singolare presidio fortificato postoalla congiunzione tra le valli del Sarca e di Cavedine,ebbe particolare rilievo dal punto di vista del presidio delterritorio soprattutto nel periodo medioevale ed altomedioevale.Particolarmente imponente l’altissimo mastio situato alcentro di un’unica cinta murata che integra la straordina-ria posizione orografica della rupe sulla quale il manieroè stato edificato.

Nota fin dai primi anni del XII secolo la famiglia deiSignori di Arco crebbe in potenza ed influenza per tutto ilXIII-XV e XVI secolo tanto da estendere i confini deipropri interessi su tutto “l’Alto Garda” .Legata a vario titolo, nelle contese tra la SerenissimaRepubblica di Venezia, il Principato Tridentino ed ilDucato di Milano la famiglia dei Conti d’Arco utilizzò icastelli di sua proprietà alternando le funzioni belliche,con il presidio territoriale e residenziale.Ricordiamo, oltre a Drena, gli allodi ed i feudi della cittàe della Rocca di Arco, il castello di Penede, vera senti-nella sul lago di Garda, il castello Castellino, castelSpine, castel Restor.Con il trasferimento delle diverse famiglie comitali neipiù confortevoli palazzi cittadini di Arco, i castelli, con-servati a cura di capitani o vassalli dei conti, furono par-zialmente abbandonati, in taluni casi come per il castel-lo di Drena, trasformati in privilegiato rifugio di caccia.Con l’invasione delle truppe francesi del Duca diVendôme durante la guerra di Successione Spagnola(1703-1714) tutta l’area del Sommolagoe della valle delSarca subì devastazione ed incendi.Anche Drena, distrutto nell’agosto del 1703, fu abbando-nato per quasi tre secoli.Recuperati e restaurati a cura della Provincia Autonomadi Trento, nella metà degli anni ottanta i ruderi sono statioggetto di studi e ricerche approfondite con sorprendentirisultati scientifici, e con il ritrovamento dell’antichissi-mo impianto della chiesa di S.Martino.L’accesso al pubblico , gratuito per i due giorni dellamanifestazione, con visita guidata organizzata dallanostra Sezione , è stato un utile banco di prova per accer-tare la positiva risposta culturale dell’iniziativa.La stampa locale ha accolto con grande rilievo econvincente condivisione la proposta come risultadagli interventi a stampa su l’Adige e sul Corriere delTrentino.

Flavio Pontalti

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

TRENTINO

Il Castello di Drena, con l’agile mastio, a sorveglian-za della parte bassa della Val del Sarca.

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VISITE GUIDATE, CONSEGNA DELLA TARGA DISEGNALAZIONE ALLA TORRE DI LORETO

L’Umbria è anche un paese di Castelli, di Torri, di Roccheche costituiscono una semplificativa testimonianza cultu-rale. Angiola Bellucci, presidente della sezione Umbria,insieme al Consiglio della sezione stessa, ha invitato inumerosi soci a partecipare alla visita della Torre diLoreto e del Castello di Montignano.Loreto era un castello del plebato di San Terenziano, con30 “fochi” e fu fondato nel 1290 da Messer Nobili diFrontignano. Deve il suo nome ai boschi di alloro, laurus,che lo circondavano. Una tradizione vuole che una nonidentificata Lorenza ebbe la visione di S. Terenziano,primo vescovo di Todi, dodici anni dopo la morte delSanto, e così iniziò una sua particolare venerazione inquesta località.Il Castello, per la posizione era un avamposto di guardiaprotetto da due sentinelle di giorno, quattro di notte; e icavalli, sembra fossero 49, dovevano essere sempre pron-ti per eventuali aggressioni al castello.Le origini di Loreto, del suo castello e della piccola chie-sa romanica, dovrebbero essere quasi contemporanee, lachiesa fu collegiata nel 1100 con un priore e tre canonici.Il castello fu edificato dai nobili di Frontignano (stemmaGiano bifrontale) ghibellini, poi fu proprietà di Mattiolodi Bamunzio e dei figli di Uguccione di Barnuzio.Negli anni 1290, 91, 92 Loreto vantava 34 fuochi, quindidai cento ai centocinquanta abitanti intorno al castello,che è raffigurato in due affreschi, uno nel palazzo vesco-vile di Todi e l’altro nel palazzo di Capitano del popolo.In ambedue gli affreschi le dimensioni del castello giusti-ficano la quantità di fanti adibita alla sua difesa: 150fanti, 49 cavalli da guerra e sentinelle giorno e notte alpasso di Castelvecchio. Sembra che per molto tempo ilcastello di Loreto fosse di proprietà della famiglia diErrighis Brandolini, famiglia di notai di stampo feudale eun suo discendente, Giovanni Battista, sposò nella secon-da metà del 1700 la contessa Palma di Urbino, però lafamiglia si estinse nel 1803.

Un letto barocco veneziano nel quale si dice abbia dor-mito Napoleone Bonaparte, quando invase Venezia nel1797, si trova ora nella stanza che era delle guardie.Si può vedere una collezione di macine etrusche, romanee medievali, oltre a molte pagliacce ed una notevole rac-colta di armi e corazze da fortezza che ricordano l’usodifensivo del castello.Quanto è rimasto del castello è un esempio di costruzio-ne atta alla difesa, con scale che si restringono e murasulla destra salendo, per impedire il miglior uso dellearmi agli assalitori e botola nel punto cruciale. Nel 1917in una stanza dell’interno ora comunicante con un salot-to, durante un restauro, fu rinvenuta una stanza collegatacon una botola e ritrovati i resti di oltre 70 persone.La Chiesa romanica con il campanile a vela, dedicata aSan Lorenzo, era conosciuta fin dal 1171 come collegia-ta. L’antica torre, sapientemente restaurata, è proprietà diFrancesca e Nino Segucini, che ha dato notizie storiche.Il castello di Montignano, a ridosso della via Flaminia e delVicus ad Martis, ricorda un insediamento romano per il suffis-so prediale “anus” comune ad altri toponimi dei dintorni.Ottone I di Sassonia nel 962 assegnò al Conte Arnolfo in feudouna parte dell’Umbria e la contea denominata Arnolfa. Allamorte di Arnolfo il vasto territorio fu suddiviso tra i figli. Ilramo principale era detto dei Rapizzoni, l’altro degli Albertini.Montignano rientrò nella competenza dei Rapizzoni.Il castello, nel 1577 subì gravi danni per mano dell’eser-cito francese. Restaurato all’inizio del ’600, subì ingentidanni a causa del terremoto del 1620.Nel XVIII secolo i Matalucci ristrutturarono il castelloche divenne una dimora signorile, con un elegante log-giato, una cappella privata e un giardino.Passò poi alla famiglia Francisci di Todi, ai Tacchi e nel1908 alla famiglia Alcini di Massa che eseguì un attentorestauro anche degli affreschi di liberty che decoravanoalcune sale. I discendenti dei Tacchi continuano l’operadi manutenzione salvando così un bene di indiscussovalore storico e architettonico.

Igea Frezza Federici

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

UMBRIA

La Torre di Loreto fondata nel 1290 (PG).

Il medioevale Castello di Montignano (PG).

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SEGNALAZIONI

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Pubblicazione Contributo richiesto ai Soci

Castellum - rivista scientifican. 1 - 24 cad. Euro 12,00n. 25/26 doppio » 16,00n. 27/28 doppio » 16,00n. 29/30 doppio » 16,00n. 31/32/33/34 quadruplo » 32,00n. 35 - 44 cad. » 18,00

Cronache Castellane - notiziarion. 1 - 154 cad. » 6,20

Castella - collana di pubblicazioni monografiche1. S. LANGÈ, Il castello di Trezzo d’Adda, Roma 1965 » 6,002. V. FAGLIA - C. VERGA, Il castello di Bianzano, Roma 1965 » 12,003. G. AGNELLO, Il castello di Adrano, Roma 1965 » 6,004. A. CASSI RAMELLI, Sebastiano Le Prestre marchese di Vauban maresciallo di Francia, Roma 1966 » 12,005. C. VERGA, Crema città murata, Roma 1966 » 13,006. F. PONZUOLI - C. PEROGALLI, Il castello degli Aldobrandeschi a Piancastagnaio, Roma 1967 » 6,207. O. TOGNETTI, Il castello di Montorio presso Verona, Roma 1967 » 6,208. U. FRAGOLA, Natura giuridica del diritto di proprietà dei castelli, Roma 1968 » 6,209. V. FAGLIA, Contributo alla conoscenza delle torri costiere in Terra di Bari, Roma 1970 » 12,00

10. V. FAGLIA, La difesa anticorsara in Italia dal XVI secolo - Le torri costiere gli edifici ruralifortificati, Roma 1974 » 12,00

11. L. BERTACCI - S. VENTURI - V. FAGLIA, La torre di Montorio nella montagna bolognese, Roma 1975 » 12,0012. V. FAGLIA, Tipologia delle torri costiere nel Regno di Napoli. Le torri costiere della Provincia

di Basilicata. Schede delle torri - Torre Filocaio a Maratea ricognizione 1970 restauro 1972, Roma 1975 » 16,0013. V. FAGLIA, Visita alle torri costiere nelle province d’Abruzzo 1598-1976, Roma 1977 » 12,0014. F. BRUNO - V. FAGLIA - G. LOSSO - A. MANUELE, Censimento delle torri costiere nella Provincia

di Terra d’Otranto. Indagine per il ricupero nel territorio -V. FAGLIA, Il restauro di Torre Sabeaa Gallipoli, Roma 1978 » 16,00

15. R. CISTERNINO, Torri costiere e torrieri del Regno di Napoli (1521-1806)- V. FAGLIA, Visitaalle torri costiere di Capitanata (1594-1976), Roma 1977 » 13,00

16. V. FAGLIA, Secolare vertenza amministrativa per una torre costiera e un porticciuolo in Terra di Bari, Roma 1977 » 6,2017. P. MARCHESI, Il forte di Sant’Andrea a Venezia, Roma 1978 » 13,0018. AA.VV., Architettura fortificata. Atti del I Congresso Internazionale Piacenza-Bologna 18-21 marzo

1976, Roma 1978 » 52,0019. AA.VV., Studi castellani in onore di Piero Gazzola - Volume primo, Roma 1979 » 21,0020. AA.VV., Studi castellani in onore di Piero Gazzola - Volume secondo, Roma 1979 » 26,0021. L. SANTORO, Vairano Patenora borgo fortificato della Campania: un’ipotesi di restauro, s.l. 1979 » 6,2022. P. MARCHESI, Centro storico di Sesto al Reghena - Abbazia fortificata di S. Maria in Sylvis -

Pianificazione e restauro, Roma 1980 » 21,0023. P. MARCHESI, La fortezza veneziana di Palma la Nuova. Catalogo(I ed.), Roma 1980 » 21,0024. A. TAVOLARO, Astronomia e simbolismo nel castello di Bianzano, Roma 1980 » 4,0025. M. MIRABELLA ROBERTI - A. VINCENTI - G.M. TABARELLI, Milano città fortificata, Roma 1983 » 18,0026. F. RONCALLI DI MONTORIO - U. NICOLINI - F.I. NUCCIARELLI, Mura e torri di Perugia, Roma 1989 » 25,0027. L. SANTORO, Le mura di Napoli, Roma 1984 » 25,0028/29. V. FAGLIA, Tipologia delle torri costiere di avvistamento e segnalazione in Calabria Citra in

Calabria Ultra dal XII secolo - vol. I: Ricognizioni - Vol. II: Schedatura, Roma 1984 » 27,0030. AA.VV., Architettura fortificata di mano militare. Atti 26° Tavola Rotonda Bologna (Palazzo Grassi)

- Circolo Ufficiali - Riolo di Vergato (Casa Costonzo) 28-29 giugno 1980, 1986 » 27,0031. AA.VV., Atti del III Congresso di Architettura fortificata - Milano 8-9-10 maggio 1981, Roma 1985 » 18,0032. V. FAGLIA, 24 restauri di torri costiere. Pianificazione interregionale per il recupero delle torri

costiere del Regno di Napoli - L. MAZZON, Catalogo automatico degli oneri di restauro per il riuso, Roma 1986 » 22,0033. V. FAGLIA - L. MAZZON, Costruzione dell’archivio automatico - Valutazione automatica degli

oneri di restauro e riuso, Roma 1986 » 14,0034. P. MARCHESI, La fortezza veneziana di Palma la Nuova. Catalogo (II ed.), Roma 1986 » 23,0035. P. MARCHESI, Die Venezianische Festung - Palma la Nuova, Roma 198636. F. BARRERA - A. MAGNAGHI, Il forte di Exilles aspetti storici e tipologici per un progetto di

recupero della Regione Piemonte, Torino 1987 » 19,0037. R. FASANELLA D’AMORE, Vent’anni di attività 1967-1987, Roma 1988, Quaderno di Studio n. 1

della Sezione Calabria » 10,0038. J. ORTALLI - C. DE ANGELIS - P. FOSCHI, La rocca imperiale di Bologna. Archeologia romana

del sito - Assetto urbano - Documenti medievali, Bologna 1989 » 22,0039. R. FASANELLA D’AMORE (a cura di), Repertorio bibliografico sulle opere fortificate della

Calabria - Legislazione nazionale e regionale per i beni culturali, Roma 1988, Quaderno diStudio n. 2 della Sezione Calabria » 10,00

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PUBBLICAZIONI DELL’ISTITUTO

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40. R. FASANELLA D’AMORE (a cura di), Le opere fortificate vincolate di proprietà privata in Calabria,Roma 1992, Quaderno di Studio n. 3 della Sezione Calabria » 10,00

41. F. CONTI - L. MAZZON, Itinerari castellani nell’Italia settentrionale, Roma 1993, 1° Quaderno dellaSezione Lombardia » 12,00

42. F. CONTI, Simbologia castellana, 1° Quaderno del Consiglio Scientifico » 15,0043. F. CONTI, Glossario di architettura fortificata ed elenco Soci della Sezione Lombardia, Roma 1993,

2° Quaderno della Sezione Lombardia » 16,0044. M. VIGANÒ (a cura di), Architetti e ingegneri militari italiani all’estero dal XV al XVIII secolo, Roma-Livorno 1994 » 35,0045. AA.VV., Atti del IV Congresso Internazionale Castelli e vita di castello - Testimonianze storiche e

progetti ambientali - Napoli-Salerno, 24-27 ottobre 1985- Roma 1994 » 18,0046. F. CONTI (a cura di), Studi castellani lombardi 1993, Roma 1994, 3° Quaderno della Sezione Lombardia » 14,0047. F. CONTI (a cura di), Studi castellani lombardi 1994, Roma 1995, 4° Quaderno della Sezione Lombardia » 14,0048. A. CASSI RAMELLI, Dalle caverne ai rifugi blindati. Trenta secoli di architettura militare (II ed.), Bari 1996 » 36,1549. F. CONTI (a cura di), Studi castellani lombardi 1995, Milano 1996, 5° Quaderno della Sezione Lombardia » 14,0050. F. CONTI (a cura di), Studi castellani lombardi 1996, Milano 1997, 6° Quaderno della Sezione Lombardia » 14,0051. AA.VV., Corrado di Lucinardo un seguace degli Hohenstaufen ribelle in Pettorano, L’Aquila 1997 » 14,0052. M. MAURO, Castelli, rocche torri e cinte fortificate delle Marche, vol. III, tomo 1, Ravenna 1997 » 60,0053. AA.VV., Luca Beltrami e il restauro dei castelli, Milano 1997, 7° Quaderno della Sezione Lombardia » 14,0054. P. MARCHESI, Castelli e opere fortificate del Veneto, Treviso 1997 » 40,0055. GRUPPO GIOVANI (a cura di), Studi castellani in Piemonte e Valle d’Aosta 1996. Istituto Italiano

dei Castelli sezione Piemonte e Valle d’Aosta. Tesi di laurea discusse negli atenei torinesi concernentistrutture fortificate, Torino 1996 » 16,00

56. M. VIGANÒ (a cura di), Architetti e ingegneri militari italiani all’estero dal XV al XVIII secolo.Volume secondo: dall’Atlantico al Baltico, Roma-Livorno 1999 » 44,00

57. R. CARAFA - A. CALDERAZZI (vol. I) - ILARIO PRINCIPE (vol. II) (a cura di),La Calabria fortificata, 2 voll., Vibo Valentia 1999 » 110,00

58. SEZIONE MARCHE (a cura di), «Castella Marchiae», anno I, n. 1, Urbino 1997 » 13,0059. M. MAURO, Castelli, rocche, torri e cinte fortificate delle Marche, vol. II (seconda edizione ampliata) » 70,0060. AA.VV., Fortificazioni altomedievali in terra e legno - Ricerche territorio e conservazione,

Convegno Nazionale 21-22 settembre 1996, Pieve di Cento, Ferrara 1998 » 16,0061. F. CONTI (a cura di), Studi castellani lombardi 1997, Milano 1998, 8° Quaderno della Sezione Lombardia » 14,0062. F. CONTI, Simbologia castellana (simboli e librerie), Milano 1996 (su dischetto formattato Dos-Windows) » 12,5063. F. CONTI, Glossario di architettura fortificata, (seconda edizione ampliata) Milano 1998

(su dischetto formattato Dos-Windows) » 14,0064. M. MAURO, Castelli, rocche, torri e cinte fortificate delle Marche, vol. IV, tomo I » 75,0065. M.MAURO, Castelli, rocche, torri e cinte fortificate delle Marche, vol. I (III edizione aggiornata) Macerata 1999 » 70,0066. F. CONTI (a cura di), Studi castellani lombardi 1998, Milano 1999, 9° Quaderno della Sezione Lombardia » 20,0067. M. MAURO, La rocca di Ravenna (Rocca Brancaleone), Ravenna 1999 » 55,0068. SEZIONE MARCHE (a cura di), “Castella Marchiae”, anno II, n. 2, Urbino 1998 » 18,0069. R. CARAFA - R. FASANELLA, Disegni a soggetto calabrese esistenti presso l’Istituto Storico di Cultura

dell’Arma del Genio in Roma(ISCAG), Cosenza 1999 » 16,0070. F. CONTI (a cura di), Studi castellani lombardi 1999, Milano 2000, 10° Quaderno della Sezione Lombardia » 16,0071. M. MAURO, Mura Porte e Torri di Ravenna, Ravenna 2000 » 62,0072. M. MAURO, Castelli, rocche, torri e cinte fortificate delle Marche (I Castelli dello Stato di Fermo),

vol. IV, tomo II, Ravenna 2002 » 100,0073. F. CONTI (a cura di), 119 Itinerari Castellani, visite di studio della Sezione Lombardia dal 1978 al 2000,

Milano 2001, 11° Quaderno della Sezione Lombardia » 25,0074. F. RUSSO, Le torri anticorsare vicereali della Costa Campana, Napoli 2001 » 26,0075. F. CONTI (a cura di), Studi castellani lombardi 2000-2001, Milano 2002, 12° Quaderno della Sezione Lombardia » 16,0076. AA.VV., Fortificazioni altomedievali in terra e legno - Ricerche territorio e convenzione, II Convegno

Nazionale 16 ottobre 1999, Castello di Spezzano (MO), Bologna 2002 » 20,0077. M. VIGLINO DAVICO - C. BONARDI TOMESANI, Città munite, fortezze, castelli nel tardo Seicento.

La raccolta di disegni “militari”. di Michele Angelo Morello, Sesto S. Giovanni (MI) 2001 » 26,0078. F. MANENTI VALLI (a cura di), Atti del convegno nazionale di studi castellologici. Architettura

fortificata: un problema interpretativo e operativo. Il sistema castellano Matildico. Reggio Emilia 2002 » 26,0079. SEZIONE MARCHE (a cura di), “Castella Marchiae”, n. 3, Anno 1999, Urbino 2001 » 18,00 80. M. NALDINI - D. TADDEI, Torri castelli rocche fortezze - Guida a mille anni di architettura fortificata

in Toscana, Firenze 2003 » 12,0081. F. CONTI (a cura di), Studi castellani lombardi, Il tema della cittadella, Milano 2003,

13° Quaderno della Sezione Lombardia » 16,0082. Targhe di riconoscimento 1971-2002, Elenco, storia e maturazioni delle architetture segnalate, Milano 2003 » 15,0083. SEZIONE MARCHE (a cura di), “Castella Marchiae”, n. 4-5, Anno 2000-2001, Urbino » 18,00 84. V. FAGLIA - M. BASEVI MESCOLA, Il Castello di Bianzano nella Val Cavallina - Bergamo. Nuove

ipotesi su nascita e vita del Castello, elaborate dalla lettura del monumento, dell’ambiente e di pochidocumenti. Istituto Italiano dei Castelli Roma 2004 » 25,00

Il tutto più spese postali

PUBBLICAZIONI DELL’ISTITUTO

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MONICA CAMPAGNARO, La costruzione delle fortez-ze di Legnago e Porto nel Cinquecento, FondazioneMatilde Avrese, Editrice Anabasi. Vago di Lavagno 2002(formato 17 x 24 cm, pagg. 268, ill. 10 bn, appendicedocumentaria).

La posizione geografica di Legnago ne ha determinato ilruolo di vertice difensivo della piana racchiusa tral’Adige e le Prealpi (il veronese, visentin e il polesenesecondo M. Sanudo) sin dal momento in cui quest’area hapreteso di assumere il predominio del nord Italia, maanche quando è diventata l’ultima provincia, o forse l’u-nica italiana, del grande impero centrale europeo.Legnago e Porto, sull’altra sponda dell’Adige, infattientrarono a far parte del sistema difensivo di Veronaancora nell’epoca comunale, vennero rafforzate in epocascaligera ed ancora nel Quattrocento dopo essere passatesotto il dominio della Serenissima.Le sue due rocche contrapposte furono così coinvoltenelle guerre dell’equilibrio, subendo poi, in quella porta-ta dai collegati della lega di Cambrai, cospicue distruzio-ni ad opera degli stessi veneziani quando, costretti adabbandonare la posizione, dovettero impedire agli impe-riali di godere del supporto di tali fortificazioni.Nel 1516, ancora sul finire della guerra, si ebbero leprime proposte per la ricostruzione delle due fortezze, maè soltanto nel 1525 che Andrea Gritti fece approvare unprimo organico progetto al Senato. Pietro Pesaro,Provveditore Generale per la Terraferma, ed il CapitanoGenerale Francesco Maria della Rovere poterono così darinizio ai lavori nel 1525, mentre sembra che solo nel 1530iniziasse l’impegno ufficiale di Michele Sanmicheli neilavori di Legnago e di Porto, che condusse fino al 1533quando cominciò ad occuparsi delle opere a protezionedella città di Verona.Questo assai sommariamente, trascurando per economiadella recensione i dubbi e le ipotesi che riguardarono lacomplessa attività e le reciproche interferenze di coloroche della fortezza furono gli artefici, di cui invece il volu-me riferisce puntualmente.Ma non è questo il merito principale del lavoro dellaCampagnaro che, invece, avendo avuto modo di rintrac-ciare presso l’Archivio di Stato veneziano il libro conta-bile di Alvise Contarini, Provveditore e Capitano diLegnago dall’8 maggio al 18 luglio del 1546, ha potuto

entrare, in una fase ancora centrale, nel vivo del cantieredella fortificazione.Dalle oltre mille bollette di pagamento ne esce un quadrorealistico della costruzione di queste importanti operecome fatta di scavi, di calce e mattoni, di legname e diprestazioni varie: da quelle della manovalanza ai traspor-ti, fino a quelle del perticadorecui era affidato il compi-to di verificare dai lavori alle prestazioni dei singoli ope-ratori.Nel nostro caso si tratta di una delle poche volte che perun’opera, avente le dimensioni di un sito urbano comeLegnago e Porto, vengono analizzate non solo le opere,ma anche la gestione sul piano operativo e finanziariodell’intero cantiere e, cosa ancora più rilevante, le suerelazioni con la vita e lo sviluppo di una città nella suafase ricostruttiva, dopo la pressoché totale distruzioneavvenuta non più di cinquant’anni prima.Il volume della Castagnaro, articolato in tre parti, prendein esame:- nella prima: la situazione politico-militare dalla sconfit-ta di Agnadello fino alla definizione, sotto il dogato diAndrea Gritti, dello scacchiere fortificato a difesa del-l’entroterra veneto;- nella seconda: la funzione militare di Legnago come siè andata evolvendo fino alla metà del Cinquecento;- nella terza ed ultima: il contributo di mezzi, opere edingegno ricavato dall’analisi del libro contabile delContarini, con il complemento dei provvedimenti coevidel governo centrale e di quello locale nello Stato Veneto(Senato, Consiglio dei Dieci, Rettori, Provveditori alleFortezze, libri delle entrate ed uscite della comunità diPorto e Legnago).Se le prime due parti, avendo il compito di fornire al let-tore un quadro generale e dettagliato, pur con qualcheingenuità sulla presenza del Sanmicheli o nella definizio-ne tipologica delle architetture militari della fortezza,hanno la consistenza di una buona compilazione, la terza(capitoli V e VI) rappresenta invece la vera novità scien-tifica del lavoro capace di fornire, anche a noi tecnici,dati ed informazioni preziosi per la comprensione delcantiere e più in generale della complesse soluzioni lega-te alla costruzione di una rilevante fortezzaCinquecentesca.

Gianni Perbellini

I Cronache Castellane 155-156

RECENSIONI

Lavori alle mura di Legnago presso il bastione Bragadin(AS.Ve).

Pianta della fortezza di Legnago (da: R. FACCHIN, TreCapitoli di Storia Legnaghese, Legnago 1984).

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GRAZIELLA COLMUTO ZANELLA-LUCIANO RONCAI(a cura di), La difesa della Lombardia Spagnola, Atti delConvegno (Milano 2-3 aprile 1998), Cremona, Roncaeditore, 2004, pp. 317, ill. b/n.

Il testo raccoglie gli Atti delConvegno tenutosi alPolitecnico di Milano nel1998 e promosso congiun-tamente dal Dipartimento diConservazione e Storiadell’Architettura delPolitecnico di Milano edall’Istituto Italiano deiC a s t e l l i - S e z i o n eLombardia. Le relazioni presentate, poiraccolte, quasi in toto, neltesto, sono in parte dovute astudiosi da tempo impegna-ti nell’approfondimento diqueste tematiche, tra cuivanno almeno ricordati imembri del comitato scien-tifico: Paolo Carpeggiani,Graziella Colmuto Zanella,Flavio Conti, LucianoRoncai, Marino Viganò e

Antonello Vincenti, e in parte a giovani studiosi. Questi contributi rappresentano i vari tasselli di unmosaico che illustra il tema della difesa da due diversipunti di vista, quello interno al ducato, cioè le iniziativepromosse da duchi e governatori spagnoli entro i confinidel Milanesado,e quello esterno, cioè le iniziative pro-mosse dagli stati confinanti a protezione dei loro confinicon il milanese.In questo modo i saggi costruiscono un quadro organicoche giunge a chiarire in primo luogo il ruolo strategico esovranazionale del Ducato di Milano entro il regno asbur-gico: il Milanesado, come sottolinea Mario Rizzo(Strategia geopolitica ed economica nella storia dellaLombardia Spagnola) era considerato “la entrada paratoda la Italia” ed era, dunque, essenziale per il controllo eil mantenimento del Mezzogiorno; inoltre costituiva ilponte tra la penisola iberica e la Germania e da lì parti-vano le truppe dirette al nord, verso le Fiandre, essendodiventato il “ricettacolo di tutti i soldati che servono aSua Maestà Cattolica sia in Italia che in Fiandra o nellamedesima Spagna”.In secondo luogo il quadro tracciato sottolinea, in un’ot-tica allargata, le dinamiche geopolitiche in atto tra ilMilanesadoe gli stati confinanti. Si evidenzia come,almeno sino alla metà del Seicento, l’attenzione e gliinvestimenti spagnoli siano stati rivolti in prevalenza allaconservazione di Milano, centro politico e strategico,piazza d’arme e piazzaforte della monarchia spagnola,mentre scarsi furono gli investimenti volti a pontenziare iluoghi fortificati periferici, siti ai confini con gli altristati, privilegiandosi, anche nel territorio, il “sistema deiluoghi centrali”, dato che le regioni di confine erano con-siderate come una sorta di “strato di sacrificio”, per ilquale si accettava l’idea di una temporanea occupazioneda parte nemica. Così Milano, a partire dal 1549, venne dotata di unanuova cerchia muraria che, come ricorda Maria LuisaGatti Perer (Per l’avanzamento degli studi sulla difesadella Lombardia Spagnola. Il contributo della RaccoltaFerrari), “costituisce il più importante tra i progetti attua-ti in quegli anni in Europa”, mentre il castello Visconteo-

Sforzesco, il “Coraçon del estado”, fu trasformato tra1551 e 1656 (Marino Viganò, Il Castello sforzesco cittàdella spagnola nel cuore di Milano (1535-1707)) in unamoderna cittadella bastionata e in “una delle più munitemachinae da guerra della monarchia castigliana nei pos-sedimenti italiani”, fornita, inoltre, secondo la ricostru-zione di Piersergio Allevi (“…a fonder et gettar palle diferro et far petti e corsaletti…”), di una fornace e di unafonderia d’artiglieria, nonché di un maglio particolar-mente attivo durante la costruzione delle mura cittadine,dato che serviva a realizzare tutto quanto necessario alleartiglierie da disporsi lungo le nuove mura e nel castello.Non si mancò, tuttavia, di riparare, consolidare e rinno-vare le strutture difensive di alcuni “luoghi centrali” alivello territoriale. Verso la frontiera con la Serenissima,si citano Cremona, Lodi e Pizzighettone a cui seguì, nel1601-12, la costruzione del Forte di Fuentes (MichelaFior, Il forte di Fuentes: nuovi apporti documentari),posto all’imbocco della Valtellina a protezione del cam-mino per le Fiandre, più in uso dopo il passaggio deiSavoia nell’orbita francese; sempre a oriente, Sabbioneta,occupata nei primi decenni del Seicento dagli Spagnoli etrasformata in piazzaforte ben munita di artiglieria pesan-te, postazione, questa, di importanza vitale per il control-lo dei confini con gli stati di Venezia e di Mantova e coni feudi imperiali affacciati sul corso del Po (LucianoRoncai, Sabbioneta dopo Vespasiano Gonzaga). Verso iconfini con il ducato dei Savoia si citano: Alessandria,Valenza e Tortona, particolarmente importante (AntonellaPerin, Nuovi documenti sulla costruzione del forte spa-gnolo di Tortona) perché posta ai confini con ilMonferrato e il Genovesato e a presidio del transito deisoccorsi da e verso Genova; più a nord Novara, Mortarae Vigevano (Anna Marotta, Il disegno delle fortificazionimilanesi nell’Alessandrino; Vilma Fasoli, Fortezze estrategie territoriali nelle guerre del Monferrato (1618-1648)). Dopo il 1638 si aggiunse Vercelli, che con la pacedi Cateau-Cambrésis era passata dalla Spagna ai Savoia.La città era dotata, sin dal 1546, di una cerchia di murabastionata, in seguito rafforzata con una cittadella daiSavoia; gli spagnoli aggiunsero un fortilizio esterno perimpedirne l’accerchiamento e collegarla al resto del terri-torio spagnolo. Una soluzione analoga fu proposta ancheper potenziare le difese di Pavia e Como, ma poi i fortili-zi non vennero realizzati (Damiano Iacobone, A difesadelle piazzeforti spagnole: i fortini in “terra, teppa etfascine”).Riguardo, invece, agli stati confinanti, in particolare laSerenissima e il ducato Sabaudo (Graziella ColmutoZanella-Francesco Rampinelli, La frontiera bergamascae “l’isola” di Crema nei rapporti tra Venezia e Milano(secoli XVI-XVII);Micaela Viglino Davico, Difese “con-tro” la Lombardia spagnola: le fortificazioni dei Savoia),si evidenzia un atteggiamento ben diverso, teso ad un’ot-tica di salvaguardia dei confini e di mantenimento del-l’integrità territoriale, a cui consegue una notevole atti-vità fortificatoria lungo i confini, volta a “cingere lo statodi fortezze” e a creare “una rete gerarchica di piccoli,medi e grandi centri di resistenza in reciproco soccorso”.Il quadro d’insieme fu, però, soggetto a continui ritocchilocali che il mutare degli assetti geopolitici, conseguentea guerre e trattati di pace di livello sovranazionale, a con-tese locali fra stati limitrofi, a mire espansionistiche e alvariare delle alleanze, rendevano necessari. Col modifi-carsi dei confini di stato, delle strategie militari degli statidi appartenenza e dei giochi di forza di livello europeo,nuove città e borghi vennero fortificati così come venne-ro smantellate le fortificazioni già esistenti in altre loca-lità. Un caso esemplare è quello di Borgo San Donnino,

IICronache Castellane 155-156

RECENSIONI

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oggi Fidenza (Bruno Adorni, Interferenze spagnole nellefortificazioni di Piacenza e di Borgo San Donnino sotto iprimi Farnese). Fortificato intorno alla metà delCinquecento, nel periodo in cui Piacenza con il suo terri-torio era stata conquistata dagli spagnoli, Borgo SanDonnino, ceduto nuovamente ai Farnese, venne dotato dinuove opere fortificatorie, forse progettate da Paciotto,che, però, i Farnese furono costretti ad abbattere nel 1603in seguito alle forti pressioni politiche esercitate daglispagnoli.Nei diversi saggi, a queste tematiche s’intreccia e siaffianca un’analisi che indaga il problema delle fortifica-zioni nelle loro molteplici e diverse implicazioni pratichee teoriche, quali: armamenti, localizzazione, teoria eprassi progettuale, formazione degli ingegneri militari.In molti contesti si sottolinea l’attenzione che venivariservata alla scelta del sito ove erigere nuove fortifica-zioni, in quanto luoghi o città già naturalmente predispo-sti alla difesa non solo sarebbero risultati più facilmentedifendibili, ma avrebbero anche consentito di ridurre alminimo gli interventi da eseguire e dunque le spese.Elementi difensivi naturali di primaria importanza, eranoconsiderate le acque: fiumi (il Po, l’Oglio, il Ticino, ecc.),che spesso segnavano i confini territoriali, laghi e paludi.Gli ingegneri militari bresciani dell’epoca chiamavano,ad esempio, l’Oglio, al confine tra Milanesado e territo-rio della Serenissima, “Bastione del stato” (Giusi Villari,Il progetto dei cremonesi “di tuor l’acqua fuori del fiumeolio” ), dato che non era guadabile e vi erano pochi ponti,tutti controllati dagli stessi bresciani. Martin Sanudodiceva la città di Mantova, cinta dai laghi e da terrenipaludosi, “fortissima per l’acqua e paludo d’intorno”, e lapresenza dei laghi permise ai Gonzaga di rafforzare erammodernare solamente alcuni punti deboli del sistemadifensivo: il lato sud delle mura e gli imbocchi dei pontidi accesso alla città, come il ponte dei Mulini a protezio-ne del quale si costruì la cittadella di Porto (PaoloCarpeggiani, I Gonzaga e le difese di Mantova, dallaCittadella di Porto ai progetti del Facciotto).Numerosi, poi, i rimandi al dibattito in corso riguardoalle tipologie e alle tecniche costruttive da adottarsinella realizzazione di fortificazioni urbane, cittadelle eforti. Tutti i nuovi apparati difensivi risalenti al periododel dominio Spagnolo di cui si parla furono del tipo cosìdetto “alla moderna”, con forme poligonali più o menoregolari per adattarsi alle necessità dei luoghi e muribassi e larghi muniti di scarpa, controscarpa, spalti ebastioni a cuneo con spalle rettilinee, a orecchione o amusone. Le due tipologie di riferimento, riconoscibilianche nella trattatistica specializzata (AlessandraCoppa, Trattatisti e trattati “milanesi” di architetturamilitare (XVI-XVII secolo)), sono quella “all’italiana”, e,specialmente nella seconda metà del Seicento, quella“alla fiamminga”, dove alle più regolari fortezze distampo italiano si aggiungono, tra l’altro, mezzelune,tenaglie, cortine sagomate e opere staccate sviluppate inprofondità, come si vede, ad esempio, nei progetti perValenza della seconda metà del Seicento. Dal punto divista tecnologico, invece, si verificò il passaggio daopere difensive in muratura a opere difensive in terrabattuta e “teppa”, considerate più sicure e meno costose;questa tecnica già in uso nel Cinquecento, si pensi allefortificazioni di Peschiera del Garda della metàCinquecento, si diffuse poi sempre più con l’avanzaredel Seicento. Di quest’ultimo tipo sono, ad esempio, irammodernamenti alle mura di Tortona, progettati daBeretta e realizzati a partire dal 1643, oppure il fortino apianta quadrata con baluardi angolari costruito pressoVercelli a partire dal 1639.

A quest’ultimo tema si correla quello del definirsi nelcorso del periodo considerato della figura dell’ingegneremilitare specializzato, come si evince dagli studi diFrancesco Repishti(“Io servo in visitare, descrivere etestimare tutte quelle cose che al detto esercito convengo-no”. Architetti e ingegneri della Regia Camera dellaStato di Milano tra Carlo V e Filippo II (1535-1598)), diGiuliana Mazzi (Gerarchie di specializzazioni e compe-tenze di cantiere nella Repubblica Veneta delCinquecento), di Alessandra Coppa e di Maria LuisaGatti Perer che richiama l’attenzione anche su alcuneaccademie milanesi in cui si insegnavano, fra l’altro, le“arti militari”, come quella di Bernardo Richino.All’epoca di Francesco II Sforza nel milanese mancava-no ingegneri “abbastanza pratici” di cose militari, così ilDuca, per fare eseguire i progetti per il riassetto delledifese dello stato, dovette rivolgersi a ingegneri stranieritra i quali Silvio Leydi (“Il Duca di Milano sta conVitruvio in mano”. Michele Sanmicheli (e altri ingegne-ri) da Francesco II Sforza) ricorda Michele Sanmicheli,Lorenzo Leonbruno e Jacobo Seghizi. I primi ingegnerisalariati della Camera compaiono pochi anni dopo lericognizioni fatte eseguire da Francesco II Sforza; questiingegneri della Regia e Ducale Camera erano solitamen-te addetti a “visitare, descrivere ed estimare tutte quellecose che al detto esercito convengono”, erano cioè deitecnici, ma ad essi si affiancavano degli ingegneri conpreparazione culturale più ampia, che potevano rivestireanche le cariche di Ingeneri Cesarei o dell’Esercito e chesolitamente avevano esperienza diretta della guerra eassumevano incarichi progettuali anche su scala interna-zionale: tra questi si possono annoverare, ad esempio,Gian Maria Olgiati e Francesco Paciotto.Inoltre i vari autori, a partire da fonti bibliograficheaggiornate e basandosi su numerose e variate testimo-nianze sia documentarie sia iconografiche, in molti casiinedite, ricostruiscono la storia e le fasi di costruzione deidiversi sistemi fortificati, fanno luce sulla gestione e sul-l’organizzazione dei cantieri, e spesso individuano lefigure dei progettisti e dei soprastanti alle opere. Unico rammarico l’assenza di alcune delle relazioni pre-sentate al convegno (Aurora Scotti, Progetti per le forti-ficazioni di Novara e del suo territorio tra Cinquecento eSeicento; Flavio Conti, Le fortificazioni di Arona e diCannero nel quadro della difesa antisvizzera dello statodi Milano; Nicolò De Mari, Territorio e architettura nelladifesa della Repubblica Genovesee Giuliana Ricci, “Peril Porto di Mare da farsi nel Finale”;Nicola Soldini,Siena (vista da Milano)) che avrebbero reso ancor piùcompleto ed esaustivo il quadro generale ricostruito el’assenza di un indice dei nomi e dei luoghi che avrebbereso più facilmente consultabile il volume.

Laura Giacomini

III

RECENSIONI

Santhià, immagine tratta dal Theatrum Sabaudie.

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IV

VITTORIO FAGLIA - MARIACRISTINA BASEVIMESCOLA, Il Castello di Bianzano nella Val Cavallina- Bergamo. Nuove ipotesi su nascita e vita del castello,elaborate dalla lettura del monumento, dell’ambiente edi pochi documenti, Istituto Italiano dei Castelli, Roma2004, pp. 136, ill. b/n.

Mai come in questo caso il rapporto tra un autore, un edi-ficio e un libro é stato più stretto, tale da creare una forteconcatenazione e pensarli un tutt’uno. Vittorio Faglia, uno dei “padri fondatori” dell’Istituto,all’interno del quale ha ricoperto i ruoli più importanti,agli inizi degli anni ’60 si innamora di un edificio fortifi-cato nella Val Cavallina, in provincia di Bergamo: loacquista, lo studia, lo restaura (1963) e pubblica unaprima monografia sull’edificio nel 1965 (con CorradoVerga, Castella n.2, Roma 1965).A quasi quarant’anni di distanza l’amore per quest’edifi-cio è rimasto ancora vivo, arricchito da ricerche, rilievi,analisi delle murature, restauri degli affreschi e da tantarispettosa “vita quotidiana”. Il volume è, quindi, unasumma del rapporto Castello di Bianzano - VittorioFaglia, il quale parla ancora oggi con passione ed entu-siasmo di quest’edificio, aiutato nello specifico daMariacristina Basevi Mescola che ha collaborato in modo“intelligente e costante” alla stesura del testo. E proprio per questo rapporto quasi quarantennale tra l’e-dificio e l’autore, il volume è stato scelto come rappre-sentativo dei 40 anni di fondazione dell’Istituto Italianodei Castelli.Entrando nel vivo dell’analisi del volume, vi è un quadroiniziale sullo “stato degli studi” relativi all’edificio: studidi matrice diversa che hanno determinato “quattro chiavidi lettura del castello”, non necessariamente disgiunte:una genesi del complesso di Bianzano (castello, torre edue cinte murarie) come castello-ricetto, una destinazio-ne nobiliare testimoniata dagli affreschi di età viscontea,una matrice astronomica nella sua progettazione e, infine,il legame dell’edificio agli ordini cavallereschi.Partendo, quindi, da un regesto cronologico - purtroppopenalizzato dalla scarsità dei documenti (non certo deri-vata dalla superficialità della ricerca) - i vari capitoli della

prima parte ripercorrono le varie fasi in senso propria-mente diacronico: dalla collocazione ambientale, la ValCavallina e le sue vie di transito medievali, alle prime fasidell’edificio (costruito nel 1233), al passaggio aiTemplari e successivamente alla famiglia ghibellina deiSuardo, sino alle ultime vicende e alla proprietà Fagliadal 1960.Una seconda parte del volume, assai più consistente,riguarda l’analisi dell’edificio attraverso le strutture e glielementi costitutivi con relative definizioni cronologiche.Avendo curato e seguito lo stesso Faglia il restauro delcastello, viene proposta una ricca documentazione grafi-ca composta da analisi planimetriche e archeometrichedei vari livelli e delle varie unità murarie stratificatesi neltempo, sino alla determinazione di quattro macro-fasistoriche: 1233/1455 - 1455/1618 - 1618/1960 e post1960. Conclusione di questa seconda parte è la Letturadelle strutture delle mura, dei quattro corpi del castello,della torre di Bianzano dal basso verso l’alto e in sensoantiorario, a cominciare dallo spigolo ovest. Vengono,cioè, ripercorsi tutti gli ambienti, illustrati nella lorodestinazione d’uso attuale di casa Faglia, che in questomodo dimostra la sua accoglienza in un luogo così pre-zioso, restaurato con il massimo rispetto e in linea con laCarta di Venezia del 1964.Per concludere riprendo le parole del presidentedell’Istituto, Flavio Conti, nella sentita introduzione:“grazie, Vittorio. Di tutto”.

Damiano Iacobone

RECENSIONI

Facciata del castello con portale di ingresso, bifora etorre.

Veduta dall’alto del castello e della cinta di mura.

Volta di ingresso affrescata con puttini e vasi.