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Newsgroup it.fan.musica.guccini Newsgroup it.fan.musica.de-andre Mailing List « Fabrizio » Mailing List « Bielle » - http://www.bielle.org “Parole di pace” http://paroledipace.altervista.org “Words of Peace – Paroles de Paix – Friedensworte Palabras de Paz – Palavras de Paz – Fridord Békeszavak – Cuvinte de Pace – Słowa Mira Мировые слова – Думи на мир – Λόγια ειρήνης Bake hitzak – Komzoù Peoc’h - Fríðorð – Paroloj de Paĉo” Canzoni contro la guerra Antiwar Songs Chansons contre la guerre Antikriegslieder Canciones contra la guerra Canções contra a guerra Cântece împotrivă războiului Avτιπoλεμικά τραγούδια Anti-oorlog lieden Sonioù a-enep d’ar brezel Militkontraŭaj kantadoj Volume 5 2003

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Newsgroup it.fan.musica.gucciniNewsgroup it.fan.musica.de-andre

Mailing List « Fabrizio »Mailing List « Bielle » - http://www.bielle.org

“Parole di pace”http://paroledipace.altervista.org

“Words of Peace – Paroles de Paix – FriedenswortePalabras de Paz – Palavras de Paz – FridordBékeszavak – Cuvinte de Pace – Słowa Mira

Мировые слова – Думи на мир – Λόγια ειρήνηςBake hitzak – Komzoù Peoc’h - Fríðorð – Paroloj de Paĉo”

Canzoni contro la guerraAntiwar Songs

Chansons contre la guerreAntikriegslieder

Canciones contra la guerraCanções contra a guerra

Cântece împotrivă războiuluiAvτιπoλεμικά τραγούδια

Anti-oorlog liedenSonioù a-enep d’ar brezel

Militkontraŭaj kantadojVolume 5

2003

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Canzoni contro la guerraAntiwar Songs

Chansons contre la guerreAntikriegslieder

Canciones contra la guerraCanções contra a guerra

Cântece împotrivă războiuluiAvτιπoλεμικά τραγούδια

Anti-oorlog liedenSonioù a-enep d’ar brezel

Militkontraŭaj kantadoj

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452. ANDREAFabrizio de André

Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornareAndrea s'è perso s'è perso e non sarà tornare

Andrea aveva un amore Riccioli neriAndrea aveva un dolore Riccioli neri.

C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla bandieraC'era scritto e la firma era d'oro era firma di re

Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.

Occhi di bosco contadino del regno profilo franceseOcchi di bosco soldato del regno profilo francese

E Andrea l'ha perso ha perso l'amore la perla più raraE Andrea ha in bocca un dolore la perla più scura.

Andrea raccoglieva violette ai bordi del pozzoAndrea gettava Riccioli neri nel cerchio del pozzoIl secchio gli disse - Signore il pozzo è profondo

più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto.

Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.

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453. TOM TRAUBERT’S BLUESTom Waits

Ricordiamo questa allucinata canzone anche nell’interpretazione di Maggie Holland.

Wasted and wounded, it ain't what the moon didI got what I paid for now

see ya tomorrow hey Frank can i borrowa couple of bucks from you, to go

Waltzing Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go waltzing Mathilda with me

I'm an innocent victim of a blinded alleyand I'm tired of all these soldiers here

no one speaks English and everything is brokenand my Stacys are soaking wet

to go waltzing Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go waltzing Mathilda with me

now the dogs are barkingand the taxi cabs parkinga lot they can do for meI begged you to stab meyou tore my shirt open

and I'm down on my knees tonightOld Bushmills I staggeredyou buried the dagger in

your siluette window light to goWaltzing Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go waltzing

Mathilda with me

now I've lost my St. Christophernow that I've kissed her and theone armed bandit know, and the

maverick Chinaman, and the cold blooded signsand the girls down by the strip tease shows go

waltzing Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go waltzing Mathilda with me

No, I don't want your sympathythe fugitives say that the streets aren't for dreaming nowmanslaughter dragnets and the ghost that sell memories

they want a piece of the action anyhow gowaltzing Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go waltzing

Mathilda with me

and you can ask any sailorand the keys from the jailor

and the old men in wheelchairs knowthat Mathilda's the defendant, she killed about a hundred

and she follows whatever you may gowaltzing Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go waltzing

Mathilda with me

and it's a battered old suitcaseto a hotel someplace

and a wound that will never healno prima donna the perfume is on

an old shirt that’s stained

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with blood and whiskeyand goodnight to the streets sweepers

the night watchman flame keepersand goodnight Mathilda too.

*

IL BLUES DI TOM TRAUBERTVersione italiana di Riccardo Venturi

Sconvolto e ferito, e non è certo un caso,di certo ho avuto quel che ho pagatoa domani, ciao Frank, che mi presti

un par di dollari per andarea ballare Waltzing Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni

a ballare Waltzing Mathilda insieme a me?

Sono vittima innocente di un vicolo ciecoe ne ho abbastanza di tutti ‘sti soldati qui

nessuno parla inglese e tutto quanto è distruttoe i miei scarponi sono bagnati fradici

per ballare Waltzing Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vienia ballare Waltzing Mathilda insieme a me?

e ora i cani abbaianoe i tassi’ che parcheggiano

posson fare tante cose per meti ho pregato di pugnalarmi

mi hai fatto uno strappo alla camiciae stasera sono giù come una bestia

barcollavo in preda all’Old Bushmills [*]e tu hai seppellito il pugnale

il tuo profilo alla finestra illuminata per andarea ballare Waltzing Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni

a ballare Waltzing Mathilda insieme a me?

Ora ho perso il mio San Cristoforoora che l’ho baciata e che

il bandito monco sa,e che il dissidente cinese, i segnali a sangue freddo

e quelle spogliarelliste laggiù vannoa ballare Waltzing Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni

a ballare Waltzing Mathilda insieme a me?

No, non voglio la tua simpatiai fuggitivi dicono che le strade non son fatte per i sogni ora

stragi retate di polizia e il fantasma che vende ricorditutti vogliono un pezzo d’azione e comunque vanno

a ballare Waltzing Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vienia ballare Waltzing Mathilda insieme a me?

e puoi chiedere a qualunque marinaioe anche le chiavi al carcerieree i vecchi in carrozzina sanno

che Mathilda è l’imputata, ne ha ammazzati un centinaioe ti vien dietro ovunque vada

a ballare Waltzing Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vienia ballare Waltzing Mathilda insieme a me?

è come una vecchia valigia ammaccata

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da qualche parte in un albergoe una ferita che non guarirà mainessuna primadonna, il profumo

è su una vecchia camicia macchiatadi sangue e whiskey

e buonanotte agli spazzinial metronotte ai guardafiammae buonanotte pure a Mathilda.

[*] marca di whisky (irlandese)

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454. SPIRITS PASTGil Scott Heron

It's getting to be the time of the yearWhen people once spoke of love and good cheerWith peace on the earth and good will to all men

And we all believed that there'd come a dayWhen peace would be more than on its way

'Cause peace has been on its way since I don't know when

And the folks who decide what will beHaven't confided in me

And I don't think that everybody can wait till then

It makes me sad that my kids won't seeChristmas the way it used to be

I was so excited though we didn't have a dimeBut that seems like such a long time ago

And i am still a child i knowBut it seems like we've lost much more than the time

And the folks who decide what will beHaven't confided in me

And i don't think that everybody can wait till then.

*

SPIRITI DEL PASSATOVersione italiana di Riccardo Venturi

Sta arrivando la stagione dell’annoin cui, una volta, la gente parlava d’amore e d’allegria

con la pace sulla terra e e buona volontà per tuttie tutti credevamo che sarebbe venuto un giornoin cui la pace sarebbe stata più che in cammino

perché la pace è in cammino da non so quanto tempo

Ma quelli che decidono cosa accadrànon hanno avuto fiducia in me

e non penso che ognuno possa aspettare fino a allora

Sono triste perché i miei figli non vedrannoNatale com’era una volta

ero cosi’ eccitato malgrado non avessimo un quattrinoma questo sembra oramai tanto lontano

e io sono ancora un bambino, lo so,ma mi sembra che abbiamo perso molto più che il tempo

E quelli che decidono cosa accadrànon hanno avuto fiducia in me

e non penso che ognuno possa aspettare fino a allora.

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455. IL SILURAMENTO DELLO “SGARALLINO”“Mago Chiò”

(1943)

Il 12 settembre 1943, quattro giorni prima del rovinoso bombardamento che distrusse la città di Portoferraio, all’Isola d’Elba, assieme a tutte le sue installazioni industriali, un siluro tirato da una fregata inglese distrusse “per errore” (cosi’ affermò il capitano dell’unità militare) il postale “Andrea Sgarallino”, che assicurava ancora il servizio passeggeri tra Piombino e il capoluogo elbano. Si era soli quattro giorni dopo l’armistizio dell’otto settembre, e gli elbani, che crepavano letteralmente di fame, erano andati in massa in continente per cercare di trovare qualcosa da mangiare. Si tratta, insomma, di quello che oggi si definisce uno “spiacevole effetto collaterale”. Dei quasi mille passeggeri ammassati sul piroscafo, ne morirono 830; praticamente ogni famiglia elbana (compresa la mia) ebbe almeno un morto, quel giorno, sulla maledetta nave.“Mago Chiò” era un popolare cantastorie e rimatore portoferraiese che fino alla sua morte continuò a comporre canzoni (senza strumenti, perché non conosceva la musica), strofe e stornelli popolari. In realtà era una figura talmente nota nell’Elba di quell’epoca, che ogni nuova canzone gli veniva automaticamente attribuita. Non è quindi certo che la seguente canzone sia stata da lui effettivamente scritta. Ringrazio mio cugino Renzo Dini di San Piero che me la ha fatta avere, conservata ancora in un vecchio quaderno di mia zia Sebastiana (" Bastiana la Titta”, morta nel 1995). A San Piero, tra l’altro, il caffé sulla Piazza della Chiesa (la stessa dove ogni anno, a fine agosto, si tiene una “Serata De André”) si chiama ancora proprio “Mago Chiò”.

Il dodici settembrepartiva da Piombinoben carico di gente

l’ “Andrea Sgarallino”

Il dodici settembreben carico di gentepartiva da Piombino

ched’è sul continente

Erano tutt’a bordo, erano ben stipatiErano quasi mille, non sono più tornati

Nel mezzo del canaleche c’era il sole in cieloqualcun vede qualcosamovendo l’acqua a pelo

Nel mezzo del canalepassate le tonnare

qualcun vede qualcosa,non si poté sbagliare.

Erano tutt’a bordo, erano ben stipatiErano quasi mille, non sono più tornati

Si sentono le gridasi sentono le urla

si chiama il capitanoe non è certo burla

Si sentono le gridanessuno è più al sicuro:“Buttarsi tutt’a mare,

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Che sta a arrivà un siluro!”

Erano tutt’a bordo, erano ben stipatiErano quasi mille, non sono più tornati

Ma non féciono in tempo,nessun s’era buttato;che ci fu l’esplosionedell’ordigno scoppiato

Ma non féciono in tempo,nessun s’era salvato;per ottocentotrentail tempo s’è fermato

Erano tutt’a bordo, erano ben stipatiErano quasi mille, non sono più tornati

Aspetta aspetta al molola gente ‘un vé arrivare

la nave di ritornoe inizia a lagrimare

Aspetta aspetta al molola gente ode vociare

che l’Andrea Sgarallinoor giace in fondo al mare

Erano tutt’a bordo, erano ben stipatiErano quasi mille, non sono più tornati

“Sia maladetto ‘l giornoche son venuto in terra,

Sia maladetto l’omoche vòrse (*) questa guerra”

“Sia maladetto l’omo,sia maladetto Iddio,

ché a bordo c’era mammae pur l’amore mio”.

Erano a bordo, e non avran domaniErano quasi mille, ed eran tutti elbani.

(*) volle

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456. L’ECCIDIO DI ANCONAAnonimo(1914)

Il fatale sette giugno proprio il dì dello Statuto, degli onesti avean voluto

seriamente protestar

contro i capi e le feroci compagnie di disciplina;

ma il prefetto alla mattina Malatesta fé arrestà.

Il comizio fu inibito ed allora a Villa Rossa

quella gente alquanto scossa dal rifiuto, si adunò,

Tutti quanti gli oratori, già d'accordo nel parlare

stabiliron di iniziare una seria agitazion.

Nell'uscire i comizianti dal local tranquilli e buoni,

fur purtroppo testimoni di una scena di terror.

Spinti, oppressi e circondati, assaliti qual canaglia,

dello stato la sbirraglia contro il popolo sparò.

Fu per l'orrida tragedia, che nel mondo non v'è uguali,

tre compagni 'a noi più cari morti caddero nel suol.

Maledetta la sbirraglia che ci ha immersi nel dolore!

Lì per li, colpita al cuore, tutta Italia protestò.

Ma non basta la protesta, non è nulla il nostro pianto, per coloro che soffron tanto, che hanno perso i lor figliol.

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457. NAPOLEONEStornelli popolari toscani

(1814)

Guarda, o Napoleone, quel che fai:la meglio gioventù tutta la vòi che le ragazze te le friggerai.

Napoleone, fa' le cose giuste, falla la coscrizion delle ragazze,

pigli le belle e lascia star le brutte.

Napoleone, te ne pentiraii,la meglio gioventù tutta la vòi, della vecchiaia che te ne farai?

Quando Napoleone mosse battaglia fece tremar d'ogn'albero la foglia,

cannonate tirava di mìtraglia.

Napoleon, non ti stimar guerriero, a Mosca lo trovasti l'osso duro, all'isola dell'Elba prigioniero.

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459. REGAZZINE VI PREGO ASCOLTARECanzone popolare romana

(1918)

Regazzine vi prego ascoltarela mia storia con giusta ragion,io la voglio davver raccontare,che mi trovo ne li gran dolor.

Da quel dì dalla morte crudelefianco mio l'amor mi rapì,

a pensar ch'ero tanto fedele,trovo pace né notte e né di'.

Mi voleva per Pasqua sposarmima il destino non volle così:

non avendo compiuto i vent 'anniche sul Piave innocente morì.

Mi ricordo dei cari suoi baciche mi dava stringendo al mio sen;

mi diceva: sei bella, mi piaci,sulla terra sei nata per me.

Regazzine che fate all'amore,capirete quant'è il mio soffrir:

non c'è al mondo più grande doloredi vedere l'amante a morir.

Son rimasta nel mondo smarrita,senza aver la mia gioia al sen;prego Dio che mi tolga la vita

per andare a viver con sé.

Così disse con voce tremante,per tre volte così replicò;

chiuse gli occhi dolenti all'istantepoi in cielo con lui se ne andò.

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459. SON MARITATA GIOVANEAnonimo(1896)

Son maritata giovane, son maritata giovane, son maritata giovane,

l'età di quindici anni, l'età di quindici anni, l'età di quindici anni.

Mio marito è morto,è morto militar.

E son rimasta vedovacon due figli al cuor.

Uno lo tengo in braccioe l'altro per la man.Uno si chiama Pietroe l'altro Franceschin.

Tutte le ore che passanomi sento di morir,

E de'o andare in 'Merica,'Merica a lavorar.

'Merica, 'Merica, 'Merìca,'Merica a lavorar.

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460. LA BADOGLIEIDENuto Revelli

[ Musica di L. Bianco ](1945)

O Badoglio, o Pietro Badoglioingrassato dal Fascio Littorio,

col tuo degno compare Vittorioci hai già rotto abbastanza i coglion.

T’ l’as mai dit parei,t’ l’as mail dit parei,

t’ l’as mai dit, t’ l’as mai fait,t’ l’as mai dit parei,t’ l’as mai dilu: sì sìt’ l’as falu: no no

tutto questo salvarti non può.

Ti ricordi quand’eri fascistae facevi il saluto romano

ed al Duce stringevi la mano?sei davvero un gran porcaccion.

Ti ricordi l’impresa d’Etiopiae il ducato di Addis Abeba?

meritavi di prendere l’amebaed invece facevi i milion.

Ti ricordi la guerra di Franciache l’Italia copriva d’infamia?

ma tu intanto prendevi la mancia e col Duce facevi ispezion.

Ti ricordi la guerra di Greciae i soldati mandati al macello,e tu allora per farti più bellorassegnavi le tue dimission?

A Grazzano giocavi alle boccementre in Russia crepavan gli alpini,

ma che importa ci sono i quattrinie si aspetta la grande occasion.

L’occasione infine è arrivata,è arrivata alla fine di luglio

ed allor, per domare il subbuglio,ti mettevi a fare il dittator.

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Gli squadristi li hai richiamati,gli antifascisti li hai messi in galera,

la camicia non era più nerama il fascismo restava il padron.

Era tuo quell’Adami Rossiche a Torino sparava ai borghesi;

se durava ancora due mesitutti quanti facevi ammazzar.

Mentre tu sull’amor di Petaccit’affannavi a dar fiato alle trombe,

sull’Italia calavan le bombee Vittorio calava i calzon.

I calzoni li hai calatianche tu nello stesso momento,

ti credevi di fare un portentoed invece facevi pietà.

Ti ricordi la fuga ingloriosacon il re, verso terre sicure?

Siete proprio due sporche figuremeritate la fucilazion.

Noi crepiamo sui monti d’Italiamentre voi ve ne state tranquilli,ma non crederci tanto imbecilli

di lasciarci di nuovo fregar.

No, per quante moine facciatestate certi, più non vi vogliamo,dillo pure a quel gran ciarlatanoche sul trono vorrebbe restar.

Se Benito ci ha rotto le taschetu, Badoglio, ci hai rotto i coglioni;pei fascisti e pei vecchi cialtroni

in Italia più posto non c’è.

T’ l’as mai dit parei,t’ l’as mail dit parei,

t’ l’as mai dit, t’ l’as mai fait,t’ l’as mai dit parei,t’ l’as mai dilu: sì sìt’ l’as falu: no no

tutto questo salvarti non può.

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461. NON TI RICORDI IL 31 DICEMBRECanto partigiano piemontese

(1943)

Non ti ricordi il 31 dicembre, quella colonna di camion per Boves

che trasportavano migliaia di tedeschi, contro sol cento di noi partigian.

Che trasportavano migliaia di tedeschi, contro sol cento di noi partigian.

E da San Giacomo e poi la RiboiraCastellare, Madonna dei Boschila s'infuriava la grande battaglia

contro i tedeschi, fascisti traditor.La s'infuriava la grande battaglia contro i tedeschi, fascisti traditor.

Dopo tre giorni di lotta accanitatra vasti incendi e vittime borghesinon son riusciti con la loro barbaria

noi partigiani poterci scacciar.Non son riusciti con la loro barbaria

noi partigiani poterci scacciar.

Povere mamme che han perso i lor figli povere spose che han perso i mariti

povera Boves ch'è tutta distrutta sotto quei colpi del vile invasor.Povera Boves ch'è tutta distrutta sotto quei colpi del vile invasor.

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462. SE IL CIELO BIANCO FOSSE DI CARTAIvan della Mea

(1965)

Se il cielo fosse bianco di cartae tutti i mari neri d’inchiostro

non saprei dire a voi, miei cari,quanta tristezza ho in fondo al cuore,

qual e il pianto, qual è il doloreintorno a me.

Si sveglia l’alba nel livoredì noi sparsi per la foresta,a tagliar legna seminudi,

coi piedi torti e sanguinanti;ci hanno preso scarpe e mantelli,

dormiamo in terra.

Quasi ogni notte, come un rito,ci danno la sveglia a bastonate;

Franz ride e lanci una carotae noi, come larve affamare,

ci si contende unghie e dentil’ultima foglia.

Due ragazzi sono fuggiti:ci hanno raccolti in un quadrato,

uno su cinque han fucilato,ma anche se io non ero un quintonon ha domani questo campo...

ed io non vivo..,Questo è l’addio

a tutti voi, genitori cari,fratelli e amici,

vi saluto e piango.

Chaìm.

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463. PARA TODOS TODO(No morirá la flor de la palabra)

por el subcomandante Marcos

No morirá la flor de la palabra. Podrá morir el rostro oculto de quien lanombra hoy, pero la palabra que vino desde el fondo de la historia y de la

tierra ya no podrá ser arrancada por la soberbia del poder.Nosotros nacimos de la noche. En ella vivimos. Moriremos en ella. Pero la

luz será mañana para los demás, para todos aquellos que hoy lloran lanoche.

Para quienes se niega el día. Para quienes es regalo la muerte. Paraquienes está prohibida la vida.

Para todos la luz. Para todos todo.Para nosotros la alegre rebeldía. Para nosotros nada.

Nuestra lucha es por la vida y el mal gobierno oferta muerte como futuro.Nuestra lucha es por la justicia y el mal gobierno se llena de criminales

y asesinos.Nuestra lucha es por la historia y el mal gobierno propone olvido.

Nuestra lucha es por la paz y el mal gobierno anuncia muerte y destrucción.Para todos la luz. Para todos todo.

Para nosotros la alegre rebeldía. Para nosotros nada.Aquí estamos. Somos la dignidad rebelde. El corazón olvidado de la patria.

*

PER TUTTI, TUTTOVersione italiana di Riccardo Venturi

Non morirà il fiore della parola. Potrà morire il viso nascosto di chi oggi la dice, ma la parola che è venuta dal profondo della storia e della terra non potrà essere strappata via

dal potere e dalla sua superbia. Della notte noi siamo nati. In essa viviamo, in essa moriremo. Ma domani, per gli altri, vi sarà la luce, per tutti coloro che, oggi, piangono la

notte.Per coloro cui viene negato il giorno. Per coloro cui la morte è un regalo. Per coloro cui

la vita è proibita.Per tutti la luce. Per tutti tutto.

Per noi l’allegra ribellione. Per noi, niente.La nostra lotta è per la vita, ed il malgoverno offre morte come futuro.

La nostra lotta è per la giustizia, e il malgoverno si riempie di criminali ed assassini.La nostra lotta è per la storia, e il malgoverno propone dimenticanza.

La nostra lotta è per la pace, e il malgoverno annuncia morte e distruzione.Per tutti la luce. Per tutti, tutto.

Per noi l’allegra ribellione. Per noi, niente.Qui stiamo. Siamo la dignità ribelle. Il cuore dimenticato della patria.

*

FOR ALL THE PEOPLE, EVERYTHINGVersione inglese di Riccardo Venturi

The flower of the word will not die. Maybe, the hidden face of all those, who say it now, will die, but the word coming from the depths of history and of the earth cannot be uprooted by the arrogance of power. From the night we came. In the night we live, in the night we shall die. But, tomorrow, the ligh will shine for the others, for all those who are

crying in the night, today.

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For all those who are denied the daylight. For all those who see death as a welcome gift. For all those who are forbidden to live.

For all the people, the light. For all the people, everything.For us, the gay rebellion. For us, nothing.

Our struggle is for life, and a bad government gives us death for the future.Our struggle is for justice, and a bad government is filled with criminals and assassins.

Our struggle is for memory, and a bad government offers oblivion.Our struggle is for peace, and a bad government announces death and destruction.

For all the people, the light. For all the people, everything.For us, the gay rebellion. For us, nothing.

Here we are. We bear the dignity of rebellion. We are the the forgotten heart of our fatherland.

*

TOUT POUR TOUT LE MONDEVersione francese di Riccardo Venturi

La fleur de la parole ne mourra pas. Ce qui peut mourir, c’est seulement la face cachée de ceux qui la disent aujourd’hui, mais la parole venue du profond de l’histoire et

de la terre ne pourra pas être arrachée par le pouvoir et par son arrogance. Nous sommes nés de la nuit. Dans la nuit nous vivons, dans la nuit nous mourrons. Mais,

demain, la lumière brillera pour tous ceux qui, aujourd’hui, pleurent la nuit.Pour tous ceux à qui le jour est nié. Pour tous ceux qui voient la mort comme un beau

cadeau. Pour tous ceux à qui la vie est interdite.La lumière pour tout le monde. Tout pour tout le monde.

Pour nous, la joyeuse rébellion. Pour nous, rien.Notre combat est pour la vie, et un gouvernement méchant nous offre la mort pour

l’avenir.Notre combat est pour la justice, et un gouvernement méchant se remplit de criminels

et d’assassins.Notre combat est pour l’histoire, et un gouvernement méchant nous propose l’oubli.Notre combat est pour la paix, et un gouvernement méchant annonce la mort et la

ruine.La lumière pour tout le monde. Tout pour tout le monde.

Pour nous, la gaie rébellion. Pour nous, rien.Nous sommes là. Nous sommes la dignité de la rébellion. Le cœur oublié de la patrie.

*

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ALLES FÜR ALLEVersione tedesca di Riccardo Venturi

Die Blume des Wortes wird nicht sterben. Non morirà il fiore della parola. Potrà morire il viso nascosto di chi oggi la dice, ma la

parola che è venuta dal profondo della storia e della terra non potrà essere strappata via dal potere e dalla sua superbia. Della notte noi siamo nati. In essa viviamo, in essa

moriremo. Ma domani, per gli altri, vi sarà la luce, per tutti coloro che, oggi, piangono la notte.

Per coloro cui viene negato il giorno. Per coloro cui la morte è un regalo. Per coloro cui la vita è proibita.

Per tutti la luce. Per tutti tutto.Per noi l’allegra ribellione. Per noi, niente.

La nostra lotta è per la vita, ed il malgoverno offre morte come futuro.La nostra lotta è per la giustizia, e il malgoverno si riempie di criminali ed assassini.

La nostra lotta è per la storia, e il malgoverno propone dimenticanza.La nostra lotta è per la pace, e il malgoverno annuncia morte e distruzione.

Per tutti la luce. Per tutti, tutto.Per noi l’allegra ribellione. Per noi, niente.

Qui stiamo. Siamo la dignità ribelle. Il cuore dimenticato della patria.

*

ALLES VOOR ALLEMAALVersione olandese di Eliza Wouters-Dijksmuide

De bloem van het woord zal niet sterven. Wat kan sterven is het verborgen gezicht van wie vandaag het zegt, maar het woord, dat uit het diepst van de geschiedenis en van

de aarde is gekomen, kan niet meer ontworteld worden door de verwaandheid van de macht. Uit de nacht komen we. In de nacht leven we, in de nacht zullen we sterven.

Maar morgen, voor de anderen zal er licht zijn, voor allen die vandaag in de nacht huilen.

Voor allen die van de daglicht worden beroofd. Voor allen, die de dood voor een geschenk houden. Voor allen, aan die het leven is verboden.

Licht voor allemaal. Alles voor allemaal.Voor ons, een vrolijke opstand. Voor ons, niets.

Ons gevecht is voor het leven, en een boze regering geeft dood als toekomst.Ons gevecht is voor het recht, en een boze regering vult zich met misdadigers en

moordenaars.Ons gevecht is voor het herinneren, en een boze regering biedt ons het vergeten aan.Ons gevecht is voor de vrede, en een boze regering kondigt dood en verwoesting aan.

Licht voor allemaal. Alles voor allemaal.Voor ons, een vrolijke opstand. Voor ons, niets.

Hier zijn we. Wij zijn de menselijke waardigheid, die staat op. Het vergeten hart van het vaderland.

*

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KEMENT TRA EVIT AN HOLLVersione bretone di Gwenaëlle Rempart

Ne varvo ket bleuñv ar gomz. Gallout a ray mervel bizaj kuzh ar re hiziv o lavar anezhi, met ne c’hall ket ken ur galloud rok diframmañ ar gomz deut eus donder an istor hag an

douar. Ganet e oamp bet eus an noz. Enni e bezomp, enni e varvimp. Met warc’hoazh e vo

gouloù evit ar re all, evit ar re holl a ouel hiziv en noz. Evit ar re a ziouer gouloù an heol. Evit ar re a dremen ar marv evel ur prof. Evit ar re a

zo difennet ouzh bevañ.Ar gouloù evit an holl. Kement tra evit an holl.Evidomp, ar reveulzi laouen. Evidomp, netra.

Hon emgann a zo evit ar vuhez, hag ur gouarnamant drouk a ginnig deomp marv e-giz dazont.

Hon emgann a zo evit ar reizh, hag ur gouarnamant drouk a garg gant torfedouroù ha muntrerien.

Hon emgann a zo evit an istor, hag ur gouarnamant drouk a ginnig ankounac’h.Hon emgann a zo evit ar peoc’h, hag ur gouarnamant drouk a gemenn marv ha

dismantr.Ar gouloù evit an holl. Kement tra evit an holl.Evidomp, ar reveulzi laouen. Evidomp, netra.

Amañ omp. An dellezekelezh dispac’hel omp. Kalon disoñjet ar vammvro.

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464. SINÀN CAPUDÀN PASCIA’Fabrizio de André

Da Creuza de mä, ovviamente…

Teste fascië 'nscià galéaë sciabbre se zeugan a lûn-aa mæ a l'è restà duv'a a l'éape nu remenalu ä furtûn-a

intu mezu du mägh'è 'n pesciu tundu

che quandu u vedde ë brûtteu va 'nsciù funduintu mezu du mä

gh'è 'n pesciu pallache quandu u vedde ë belle

u vegne a galla (2)E au postu d'i anni ch'ean dedexenueve

se sun piggiaë ë gambe e a mæ brasse neuved'allua a cansún l'à cantà u tambûue u lou s'è gangiou in travaggiu dûu

vuga t'è da vugâ prexunée spuncia spuncia u remu fin au pë

vuga t'è da vugâ turtaiéu (3)e tia tia u remmu fin a u cheu

e questa a l'è a ma stöiae t'ä veuggiu cuntâ

'n po' primma ch'à vegiàiàa me peste 'ntu murtä

e questa a l'è a memöiaa memöia du Cigä

ma 'nsci libbri de stöiaSinán Capudán Pasciá

E suttu u timun du gran cäruc'u muru 'nte 'n broddu de fàru

'na neutte ch'u freidu u te mordeu te giàscia u te spûa e u te remorde

e u Bey assettòu u pensa ä Meccae u vedde ë Urì 'nsce 'na secca

ghe giu u timùn a lebecciusarvàndughe a vitta e u sciabeccu

amü me bell'amüa sfurtûn-a a l'è 'n grifun

ch'u gia 'ngiu ä testa du belinunamü me bell'amü

a sfurtûn-a a l'è 'n belinch'ù xeua 'ngiu au cû ciû vixín

e questa a l'è a ma stöiae t'ä veuggiu cuntâ

'n po' primma ch'à a vegiàiàa me peste 'ntu murtä

e questa a l'è a memöiaa memöia du Cigä

ma 'nsci libbri de stöiaSinán Capudán Pasciá.

E digghe a chi me ciamma rénegôuche a tûtte ë ricchesse a l'argentu e l'öu

Sinán gh'a lasciòu de luxî au sügiastemmandu Mumä au postu du Segnü

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intu mezu du mägh'è 'n pesciu tundu

che quandu u vedde ë brûtteu va 'nsciù funduintu mezu du mä

gh'è 'n pesciu pallache quandu u vedde ë belle

u vegne a galla

1) Nella seconda metà del XV secolo in uno scontro alle isole Gerbe tra le flotte della repubblica di Genova e quella turca

insieme ad altri prigionieri venne catturato dai Mori un marinaio di nome Cicalache divenne in seguito Gran Visir e Serraschiere del Sultano assumendo il

nome di Sinán Capudán Pasciá.2) Ritornello popolare di alcune località rivierasche tirreniche.

3) Turtaieu: letteralmente "imbuto". Termine indicante un individuo che mangia smodatamente.

*

SINÀN CAPUDÀN PASCIA’Versione italiana ripresa dall’album

Teste fasciate sulla galeale sciabole si giocano la luna

la mia è rimasta dov'eraper non stuzzicare la fortuna

in mezzo al mare c'è un pesce tondoche quando vede le brutte va sul fondo

in mezzo al mare c'è un pesce pallache quando vede le belle viene a galla

E al posto degli anni che erano diciannovesi sono presi le gambe e le mie braccia

da allora la canzone l'ha cantata il tamburoe il lavoro è diventato faticavoga devi vogare prigioniero

e spingi spingi il remo fino al piedevoga devi vogare imbuto

e tira tira il remo fino al cuoree questa è la mia storiae te la voglio raccontare

un po' prima che la vecchiaiami pesti nel mortaio

e questa è la memoriala memoria del Cicalama sui libri di storia

Sinán Capudán Pasciáe sotto il timone del gran carro

con la faccia in un brodo di farrouna notte che il freddo ti mordeti mastica ti sputa e ti rimorde

e il Bey seduto pensa alla Meccae vede le Uri su una seccagli giro il timone a libeccio

salvandogli la vita e lo sciabeccoamore mio bell'amore

la sfortuna è un avvoltoioche gira intorno alla testa dell'imbecille

amore mio bell'amore

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la sfortuna è un cazzoche vola intorno al sedere più vicino

e questa è la mia storiae te la voglio raccontare

un po' prima che la vecchiaiami pesti nel mortaio

e questa è la memoriala memoria di Cicalama sui libri di storia

Sinán Capudán PasciáE digli a chi mi chiama rinnegato

che a tutte le ricchezze all'argento e all'oroSinán ha concesso di luccicare al sole

bestemmiando Maometto al posto del Signorein mezzo al mare c'e' un pesce tondo

che quando vede le brutte va sul fondoin mezzo al mare c'è un pesce palla

che quando vede le belle viene a galla.

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465. THEY DANCE ALONESting

Una celebre canzone dedicata ai desaparecidos cileni e argentini, soprattutto, alle loro coraggiose donne –madri, mogli, compagne, figlie- che non hanno mai cessato di reclamare notizie sulla loro sorte, anche a costo della loro vita e della loro libertà (si pensi solo alle madres de plaza de Mayo argentine). La canzone è sul ritmo di una cueca, una danza popolare cilena.

Why are these women here dancing on their own? Why is there this sadness in their eyes?

Why are the soldiers here Their faces fixed like stone?

I can't see what it is that they despise They're dancing with the missing

They're dancing with the dead They dance with the invisible ones

Their anguish is unsaid They're dancing with their fathers They're dancing with their sons

They're dancing with their husbands They dance alone, they dance alone

It's the only form of protest they're allowed I've seen their silent faces they scream so loud

If they were to speak these words they'd go missing too Another woman on the torture table what else can they do

They're dancing with the missing They're dancing with the dead

They dance with the invisible ones Their anguish is unsaid

They're dancing with their fathers They're dancing with their sons

They're dancing with their husbands They dance alone, they dance alone

One day we'll dance on their graves One day we'll sing our freedom One day we'll laugh in our joy

And we'll dance One day we'll dance on their graves

One day we'll sing our freedom One day we'll laugh in our joy

And we'll dance

Ellas danzan con los desaparecidos Ellas danzan con los muertos

Ellas danzan con amores invisibles Ellas danzan con silenciosa angustia

Danzan con sus padres Danzan con sus hijos

Danzan con sus esposos Ellas danzan solas

Danzan solas

Hey Mr. Pinochet You've sown a bitter crop

It's foreign money that supports you One day the money's going to stop

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No wages for your torturers No budget for your guns

Can you think of your own mother Dancin' with her invisible son

They're dancing with the missing They're dancing with the dead

They dance with the invisible ones Their anguish is unsaid

They're dancing with their fathers They're dancing with their sons

They're dancing with their husbands They dance alone, they dance alone.

*

BALLANO DA SOLEVersione italiana di Riccardo Venturi

Perché queste donne stanno ballando da sole?Perché hanno questa tristezza negli occhi?

Chi sono questi soldaticon la faccia immobile come pietra?

Non posso vedere quel che disprezzano,stanno ballando con gli scomparsi

stanno ballando coi mortiballano con gli invisibili

e il loro tormento è indicibileStanno ballando coi loro padristanno ballando coi loro figli

stanno ballando coi loro maritie ballano da sole, ballano da sole

E’ la sola forma di protesta loro permessaho visto i loro volti silenziosi gridare a voce altissima

se potessero dire queste parole, scomparirebbero anch’esseun’altra donna sul banco di tortura, cos’altro possono fare?

Stanno ballando con gli scomparsistanno ballando coi mortiballano con gli invisibili

e il loro tormento è indicibileStanno ballando coi loro padristanno ballando coi loro figli

stanno ballando coi loro maritie ballano da sole, ballano da sole

Un giorno balleremo sulle loro tombeun giorno canteremo la nostra libertà

un giorno rideremo di gioiae balleremo

un giorno balleremo sulle loro tombeun giorno canteremo la nostra libertà

un giorno rideremo di gioiae balleremo

Ellas danzan con los desaparecidos Ellas danzan con los muertos

Ellas danzan con amores invisibles Ellas danzan con silenciosa angustia

Danzan con sus padres Danzan con sus hijos

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Danzan con sus esposos Ellas danzan solas

Danzan solas

Olà señor Pinochethai seminato un seme amaro

è il denaro straniero che sostienema un giorno i soldi finiranno

niente più paghe per i tuoi aguzzininiente più somme stanziate per le tue armi

e pensa a tua madreche balla col suo figlio invisibile

Stanno ballando con gli scomparsistanno ballando coi mortiballano con gli invisibili

e il loro tormento è indicibileStanno ballando coi loro padristanno ballando coi loro figli

stanno ballando coi loro maritie ballano da sole, ballano da sole.

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466. SHED A LITTLE LIGHTJames Taylor

Let us turn our thoughts todayTo Martin Luther King

And recognize that there are ties between usAll men and womenLiving on the Earth

Ties of hope and loveSister and brotherhood

That we are bound togetherIn our desire to see the world become

A place in which our childrenCan grow free and strongWe are bound together

By the task that stands before usAnd the road that lies ahead

We are bound and we are bound

There is a feeling like the clenching of a fistThere is a hunger in the center of the chest

There is a passage through the darkness and the mistAnd though the body sleeps the heart will never rest

(Chorus)Shed a little light, oh Lord

So that we can seeJust a little light, oh Lord

Wanna stand it on upStand it on up, oh LordWanna walk it on down

Shed a little light, oh Lord

Can't get no light from the dollar billDon't give me no light from a TV screen

When I open my eyesI wanna drink my fill

From the well on the hill

(Do you know what I mean?)- Chorus -

There is a feeling like the clenching of a fistThere is a hunger in the center of the chest

There is a passage through the darkness and the mistAnd though the body sleeps the heart will never rest

Oh, Let us turn our thoughts todayTo Martin Luther King

And recognize that there are ties between usAll men and womenLiving on the Earth

Ties of hope and loveSister and brotherhood

*

SPANDI UN PO’ DI LUCEVersione italiana di Riccardo Venturi

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Rivolgiamo i nostri pensieri oggia Martin Luther King

e riconosciamo che ci sono dei legami tra di noifra tutti gli uomini e le donne

che vivono sulla TerraLegami di speranza e d’amore

di fratellanza e sorellanza,che siamo legati assieme

nel desiderio che il mondo divengaun luogo dove i nostri figli

possano crescere liberi e forti.Siamo legati assieme

dal compito che abbiamo davantie dalla strada che abbiamo dinanzi a noi;

siamo legati, si’, siamo legati.

C’è una sensazione come serrare un pugnoc’è una fame in mezzo al petto

c’è un passaggio tra le tenebre e la nebbiae anche se il corpo dorme, il cuore non riposa mai

(Coro)Spandi un po’ di luce, Signore,

per farci vedereOh, solo un po’ di luce, Signore,voglio stare in piedi e alzarmi,

oh, stare in piedi e alzarmi, Signorevoglio camminare su e giù

spandi un po’ di luce, Signore

I dollari non mi danno alcuna luce,non mi dare luce da un televisore

quando apro gli occhivoglio bere a sazietàdal pozzo sulla collina

(Sapete quel che voglio dire?)

(Coro)

C’è una sensazione come serrare un pugnoc’è una fame in mezzo al petto

c’è un passaggio tra le tenebre e la nebbiae anche se il corpo dorme, il cuore non riposa mai

Rivolgiamo i nostri pensieri oggia Martin Luther King

e riconosciamo che ci sono dei legami tra di noifra tutti gli uomini e le donne

che vivono sulla TerraLegami di speranza e d’amore

di fratellanza e sorellanza.

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467. SUL CONFINECristiano de André

Passerà questo tempo indecisoPasserai anche tu

Motori già piu' velociPasseranno i tuoi occhi blu

Passeranno le stelle, le notti più scure, le paurePasseremo anche noi

Passerà questo tempo infeliceQuesto battere il piede per terra, la terra col piede

Passeranno canzoni sfiniteChe hanno già camminato nel vento

Non si reggono in piediConsumate dal tempo

Passeranno le piogge d'invernoDietro ai vetri appannati

E un passare di stelle cadentiE desideri infiniti

Passeremo anche noi, passeremo anche noiSi alla fine anche noi, passeremo anche noi

Passerà questa strana fortuna, questa mediocritàLe invenzioni per pochi denari, questa normalità

Passerà l'occasione portata dal ventoE in un momento passerai anche tu

Passeranno i ricordi del cuoreE le strette di mano

Chi si lega ai ricordi si saNon può andare lontano

La squallida stanza di un uomoChe vive da solo

Passeranno poi tutte le coseNel bene e nel maleNel bene e nel male

Passeranno poi tutte le coseNel bene e nel male

Passerà questo tempo indecisoPasserai anche tu

Passerà un leggero sorrisoChe mi sembrerai tu

Passeranno le emozioni, giornateE infinite stagioni, passeremo anche noi

Passeremo anche noi

Passereranno canzoni ascoltatePer un lungo momentoChe ci vivono accantoA dispetto del tempo

Passeranno le pioggie d'invernoDietro ai vetri appannati

E un passare di stelle cadentiE desideri infiniti

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Passeranno i ricordi del cuoreE le strette di mano

Chi si lega ai ricordi si saNon può andare lontano

Gli amori cosi' all'improvvisoE di buona fortuna

Passeranno poi tutte le coseNel bene e nel maleNel bene e nel male

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468. AIDARino Gaetano

Maledetto incidente stradale che ce lo ha portato via. Grazie, Rino.

Lei sfogliava i suoi ricordi le sue istantanee i suoi tabu'le sue madonne i suoi rosari e mille mari e alalà

i suoi vestiti di lino e seta le calze a rete Marlene e Charlote dopo giugno il gran conflitto e poi l'Egitto e un'altra età

marce e svastiche e federali sotto i fanali l'oscuritàe poi il ritorno in un paese diviso più nero nel viso più rosso d'amore

Aida come sei bellaAida le sue battaglie i compromessi la povertà

i salari bassi la fame bussa il terrore russo Cristo e StalinAida la costituente la democrazia e chi ce l'ha

e poi trent'anni di safari tra antilopi e giaguari sciacalli e lapinAida come sei bella

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469. DIE GEDANKEN SIND FREITrad.

La conosco cantata in inglese da Pete Seeger, è una vecchia canzone libertaria dell'area alpina di lingua tedesca (Baviera, Austria, Svizzera tedesca, Südtirol - l'avrà fischiettata anche Andreas Hofer contro Napoleone, boh?), avrà trecent'anni, poi s'è diffusa in tutto il mondo di lingua tedesca come emblema dell'anticonformismo e di libertà; i tiranni che la intendevano, non per caso, la bandivano, magari qualcuno è morto per lei, per quello che lei rappresenta. Per Pete Seeger rappresentò la voce di quei molti giusti che si opposero e si oppongono al Vietnam come a tutte le guerre... [Alex Agus dal ng it.fan.musica.de-andre]

In realtà il testo risale a circa il 1780 e fu per la prima volta diffuso su dei fogli volanti.

Die Gedanken sind frei, wer kann sie erraten.sie fliehen vorbei wie nächtliche Schatten.

Kein Mensch kann sie wissen, kein Jäger sie schießen,es bleibet dabei: die Gedanken sind frei!

Ich denke was ich will, und was mich beglücket,doch alles in der Still, und wie es sich schicket.

Mein Wunsch und begehren kann niemand verwehren,es bleibet dabei: die Gedanken sind frei!

Und sperrt man mich ein im finsteren Kerker,daß alles sind rein vergebliche Werke.

Denn meine Gedanken zerreissen die Schrankenund Mauern entzwei; Die Gedanken sind frei!

Drum will ich auf immer den Sorgen entsagen,und will mich nimmer mit Grillen mehr plagen.

Man kann ja im Herzen stets lachen und scherzen unddenken dabei: die Gedanken sind frei!

Ich liebe den Wein, mein Mädchen vor allem,sie tut mir allein am besten gefallen.

Ich bin nicht alleine bei meinem Glas Weine:mein Mädchen dabei, die Gedanken sind frei!

*

MY THOUGHTS ARE FREE Pete Seeger

Versione inglese di Arthur Kevess

Die gedanken sind freiMy thoughts freely flower

Die gedanken sind freiMy thoughts give me powerNo scholar can map themNo hunter can trap them

No man can denyDie gedanken sind frei

I think as I pleaseAnd this gives me pleasure

My conscience decreesThis right I must treasureMy thoughts will not cater

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To duke or dictatorNo man can deny

Die gedanken sind frei

Tyrants can take meAnd throw me in prison

My thoughts will burst forthLike blossoms in season

Foundations may crumbleAnd structures may tumble

But free men shall cryDie gedanken sind frei

*

I PENSIERI SONO LIBERIVersione italiana (dalla versione inglese) di Alex Agus

I pensieri sono liberi,i miei pensieri sbocciano liberi,

I pensieri sono liberi,i miei pensieri mi danno forza,

nessun sapiente può tracciarne la linea,nessun cacciatore li può catturare,

nessuno lo può negare,i pensieri sono liberi!

Penso quel che mi va di pensare,e questo mi piace,

è la mia coscienza che decretaquesto diritto di cui debbo far tesoro,

i miei pensieri non servirannoduci o dittatori,

nessuno lo può negare,i pensieri sono liberi!

I tiranni possono catturarmie gettarmi in galera,

i miei pensieri sboccerannocome fiori in estate,

le fondamenta possono sbriciolarsi,e le costruzioni crollare,

ma gli uomini liberi continueranno a gridare:i pensieri sono liberi!

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470. WHAT’S GOING ONMarvin Gaye

[Marvin Gaye – Al Cleveland – Renaldo Benson]

Mother, motherThere's too many of you crying

Brother, brother, brotherThere's far too many of you dyingYou know we've got to find a way

To bring some lovin' here today - Ya

Father, fatherWe don't need to escalate

You see, war is not the answerFor only love can conquer hate

You know we've got to find a wayTo bring some lovin' here today

Picket lines and picket signsDon't punish me with brutality

Talk to me, so you can seeOh, what's going on

What's going onYa, what's going onAh, what's going on

In the mean timeRight on, baby

Right onRight on

Father, father, everybody thinks we're wrongOh, but who are they to judge usSimply because our hair is long

Oh, you know we've got to find a wayTo bring some understanding here today

Oh

Picket lines and picket signsDon't punish me with brutality

Talk to meSo you can seeWhat's going on

Ya, what's going onTell me what's going on

I'll tell you what's going on - UhRight on babyRight on baby

CHE COSA ACCADEVersione italiana di Riccardo Venturi

Madre, madreci son troppi di voi che piangono

fratello, fratello, fratelloci son troppi, troppi di voi che muoionosapete che dobbiamo trovare un modo

per portare un po’ d’amore qui, si’

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Padre, padrenon abbiamo bisogno di escalationvedi, la guerra non è una risposta

perché solo l’amore può vincere l’odiosai che dobbiamo trovare un modoper portare un po’ d’amore qui, si’

Picchettaggi e cartelli non reprimetemi con brutalità

parlatemi, invece, cosi’ vedreteoh, che cosa accade

che cosa accade,si’, che cosa accadeah, che cosa accade

Nel frattempoforza, avanti, ragazzo

forzaavanti

Padre, padre, tutti pensano che abbiamo tortooh, ma chi sono per giudicarci

solo perché abbiamo i capelli lunghioh, lo sai che dobbiamo trovare un modo

per portare un po’ di comprensione qui, oggioh

Picchettaggi e cartelli non reprimetemi con brutalità

parlatemi, invece, cosi’ vedreteoh, che cosa accade

che cosa accade,si’, che cosa accadeah, che cosa accade

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471. BILLY DON’T BE A HEROPaper Lace

The marching band came down along main streetthe soldiers blue step in behind

I looked across and there I saw Billywaiting to go and goin’ the line

and with her head upon his shoulderhis young and lovely fiancée

from where I stood I saw she was cryingand through a tear I heard her say:

"Billy don't be a hero,don't be a fool with your life

Billy don't be a hero,come back and make me your wife"

and as Billy started to goshe said "keep your pretty head low

Billy don't be a hero come back to me"

The soldiers blue were traped on a hill sidethe battle raging all around

The seargent cried "we've got to hang on boyswe've got to hold this piece of land

I need a volunteer to ride upand bring us back some extra men"

And Billy’s hand was up in a momentForgetting all the words she said.

She said:"Billy don't be a hero,

don't be a fool with your lifeBilly don't be a hero,

come back and make me your wife"and as Billy started to go

she said "keep your pretty head lowBilly don't be a hero come back to me"

I heard his fiancée got a letterthat told how Billy died that day

the letter said that he was a heroshe should be proud he died that way

I heard she threw the letter away.

"Billy don't be a hero,don't be a fool with your life

Billy don't be a hero,come back and make me your wife"

and as Billy started to goshe said "keep your pretty head low

Billy don't be a hero come back to me"

*

BILLY NON ESSERE UN EROEVersione italiana di Riccardo Venturi

La banda percorreva a passo di marcia la strada principalei soldati in blu venivano dietro

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ho guardato in mezzo a loro e ho visto Billy

che aspettava di andare al frontee, con la testa sulle spalle

la sua giovane e graziosa fidanzata;da dove stavo, ho visto che piangeva

e fra una lacrima, ho sentito che diceva:

"Billy, non essere un eroe,non fare lo stupido con la tua vita

Billy non essere un eroe,ritorna, e sposami”.

E quando Billy si mise in camminolei disse “tieni bassa la tua bella testa,

Billy, non essere un eroe e ritorna da me”

I soldati in blu furono messi in trappola su una collinae la battaglia infuriava tutto attorno

il sergente urlò: “dobbiamo resistere, ragazzi,dobbiamo tenere questo pezzo di terra.

Ho bisogno di un volontario che si metta a cavalloper portarci qualche uomo in più”.

E dopo un momento Billy alzò la manodimenticando tutto ciò che lei aveva detto.

Aveva detto:"Billy, non essere un eroe,

non fare lo stupido con la tua vitaBilly non essere un eroe,

ritorna, e sposami”.E quando Billy si mise in cammino

lei disse “tieni bassa la tua bella testa,Billy, non essere un eroe e ritorna da me”

Ho sentito che la sua fidanzata ha ricevuto una letterache diceva come Billy era morto quel giorno

la lettera diceva che era un eroee che lei doveva essere fiera che fosse morto in quel modo.

Ho sentito dire che lei gettò via la lettera.

"Billy, non essere un eroe,non fare lo stupido con la tua vita

Billy non essere un eroe,ritorna, e sposami”.

E quando Billy si mise in camminolei disse “tieni bassa la tua bella testa,

Billy, non essere un eroe e ritorna da me”

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472. CAN’T FIND OSAMA, BOMB IRAQ( )

Altogether now,

One... Two... One Two Three Four...

If you cannot find Osama, Bomb Iraq.If the markets are a drama, Bomb Iraq.

If the terrorists are frisky,Pakistan is looking shifty,

North Korea is far too risky, Bomb Iraq.

If we have no allies with us, Bomb Iraq.If we're thinkin' someone's dissed us, Bomb Iraq.

So to hell with the inspections,Let's look tough for the elections,

Close your mind and take directions, Bomb Iraq.

It's "pre-emptive non-aggression", Bomb Iraq.Let's prevent this mass destruction, Bomb Iraq.

They've got weapons we can't see,And that's good enough for me

'Cos it's all the proof I need, Bomb Iraq.

If you never were elected, Bomb Iraq.If your mood is quite dejected, Bomb Iraq.

If you think Saddam's gone mad,With the weapons that he had,

(And he tried to kill your dad), Bomb Iraq.

If your corporate fraud is growin', Bomb Iraq.If your ties to it are showin', Bomb Iraq.

If your politics are sleazy,And hiding that ain't easy,

And your manhood's getting queasy, Bomb Iraq.

Fall in line and follow orders, Bomb Iraq.For our might knows not our borders, Bomb Iraq.

Disagree? We'll call it treason,Let's make war not love this season,

Even if we have no reason, Bomb Iraq.

Hey! The Christian God's on our side, Bomb Iraq.Bless the weapons, take the ride and Bomb Iraq.

Let the innocents be killed,And lots of heathen blood be spilled,

To get our fuel tanks cheaply filled, let's BOMB IRAQ!

OSAMA NON SI TROVA, BOMBARDIAMO L’IRAQVersione italiana di Riccardo Venturi

Tutti insieme ora,

Uno…due…un due tre quattro…

Se Osama non si trova, bombardiamo l’Iraq.Se i mercati sono un dramma, bombardiamo l’Iraq.

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Se i terroristi sono ovunque,Se il Pakistan sembra ambiguo,

Se la Corea del Nord è troppo rischiosa, bombardiamo l’Iraq.

Se non abbiamo nessun alleato, bombardiamo l’Iraq.Se qualcuno non ci soddisfa, bombardiaùp l’Iraq.

E affanculo le ispezioni,pensiamo piuttosto alle elezioni,

chiudere la mente e prendere istruzioni: bombardiamo l’Iraq.

E’ una “non-aggressione preventiva”, bombardiamo l’Iraq.Impediamo questa distruzione di massa, bombardiamo l’Iraq.

Hanno armi che non possiamo vedere,e questo è abbastanza per me

perché sono tutte le prove che mi servono: bombardiamo l’Iraq.

Se non sei mai stato eletto, bombarda l’Iraq.Se sei un poco giù di corda, bombarda l’Iraq.

Se pensi che Saddam è impazzitocon tutte le armi che aveva

(e ha tentato di ammazzarti il babbo), bombarda l’Iraq.

Se la tua bancarotta cresce, bombarda l’Iraq.Se vengono a galla i tuoi legami, bombarda l’Iraq.

Se i tuoi politici sono dei buoni a nullae nascondono che non sarà facile,

se la tua virilità sta facendo cilecca, bombarda l’Iraq.

State in riga e rispettate gli ordini, bombardate l’Iraq.Perché la nostra potenza non conosce limiti, bombardate l’Iraq.

Non siete d’accordo? Lo chiameremo tradimento,e stavolta facciamo la guerra e non l’amore

anche se non abbiamo ragione, bombardiamo l’Iraq.

Uau! Il Dio cristiano è dalla nostra parte, bombardiamo l’Iraq.Benedite le armi, fate un salto laggiù e bombardate l’Iraq.

Che degli innocenti siano uccisie sgorghi un sacco di sangue pagano

perché i nostri serbatoi sian riempiti a poco prezzo: BOMBARDIAMO L’IRAQ!

473. BAMBINOBanco del Mutuo Soccorso

(musica: V. Nocenzi / testo: F. Di Giacomo)

Guarda, guarda bambinocome sono, sono alti gli aeroplani.

Guarda, guarda lontanoquante stelle cadono giù,

grappoli di rose, nel silenzio veloce.Senti, senti bambino

questa storia che non sa di pane,che ti arriva nel cuore,

così lieve non fa rumore,sparano lontano, è una pioggia di stelle.

Come si fa, ma come fanno gli angelia volare in un cielo rosso.

Stringimi forte ora, che non mi sento di scapparequesta è una notte vera.

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Tu, dimmelo ancora,tu dimmelo ancora,tu stringimi ancora,tu, ancora, ancora.

Come si fa, ma come fanno gli angelia volare in un cielo rosso.

Stringimi forte ora, che non mi sento di scapparequesta è una notte vera.

Tu, dimmelo ancora,tu, dimmelo ancora,tu, stringimi ancora,tu, ancora, ancora.

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474. RESIST WARChris Brown – Kate Fenner

La canzone si puo' scaricare da http://www.resistwar.com/ dove gli autori invitano a farlo e a diffonderla.

I will resist warI will not be seduced by hate

I'll live in servicethe only enemy is my own heart

should I decide too lateto challenge the very name

for what is warbut rich spending poor inside a game

It's not just the bulletsit's more than cannons in a field

it's the brutal fabricsewn by every crooked deal

and the loose threads of justicepulled for this contest we are in

for what is lifeif it takes them to die for us to win

Are you listening?there is a prophet in our midst

it is the corpsea dead hand curled into a fist

will you ignorethe timeless story of the name

of what war isand how it all turns out the same

oh truth--what's to be done?they've made a liar of everyone

And every tyrantis built a dollar at a time

so here's your Hitler--standing on nickles and on dimes

oh the crimesbeing done everyday

and nothing's changingit's all perpetuating hate

One more lieone more battleone more gravewar without end

and if the willing and the braveand the deaths of millions

has promised no reliefthen I take my life

and place it on the side of peace.

*

RESISTERE ALLA GUERRA

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Versione italiana di Riccardo Venturi

Resisterò alla guerra,non sarò sedotto dall’odio.

Vivrò mobilitatol’unico nemico è il mio cuore.

Se decidessi troppo tardidi mettere in discussione il suo stesso nome,

per che cosa è la guerra,se non un ricco che spende poveri in un gioco?

Non sono solo i proiettili,è più che dei cannoni su un campo di battaglia

è la stoffa brutalecucita con ogni losco affare

sono i fili allentati della giustiziache sostengono questa lotta in cui siamo dentro,

e per cosa mai sarà la vitase li porta a morire perché noi vinciamo?

State ascoltando?C’è un profeta in mezzo a noi,

è il cadavere,una mano morta avvolta in un pugno.

E ignoreretela storia senza tempo del nome

di ciò che è guerra,e di come si rivela sempre la stessa cosa?

Oh, la verità…che cosa si deve fare?Hanno reso ciascuno di noi un bugiardo

E ogni tiranno

è costruito un dollaro alla volta;eccovi il vostro Hitlerfondato sui quattrini

oh, i criminiche vengono commessi ogni giorno

e niente cambia,tutto sta perpetuando l’odio

Ancora una menzogna,ancora una battagliaancora una tombaguerra senza fine

e se i volonterosi e i coraggiosie la morte di milioni

non hanno promesso rinforziallora prenderò la mia vita

e la metterò dalla parte della pace.

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475. BLA, BLA, BLABanco del Mutuo Soccorso

[ Musica e testo : V. Nocenzi ]

Bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla. Bla, bla, bla, bla, bla, bla,bla, bla, bla.

Buongiorno Duca-Sire bonne soire ma guardi buongiorno, sono appena le tresi ma dopo mezzo dì... Bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla.

Duca stia attento per carità ho detto che e' giorno e giorno sarà...Mi spiace perché insisto buonasera sire bla, bla, bla. Buonasera, bla, bla,

bla.Ah, si ! Una pattuglia, dieci plotoni. Cinquanta pattuglie e sei

battaglioni.Vedremo chi la spunterà...

Felloni a morte è il nostro motto e non ci fermeremo, si sentirannopoi di averci offeso ma è troppo tardi e non si torna indietro...

No, no... vincerò, superbia.......con quei cannoni non ci fanno un baffo,lanciamo un missile in tre secondi, fellone in aria salterà...

Bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla. Bla, bla, bla, bla, bla, bla,bla, bla, bla.

Dieci pattuglie, cento plotoni. Mille pattuglie e sei battaglioni.Vedremo chi la spunterà...

Felloni a morte è il nostro grido e non ci fermeremo si sentirannopoi d'averci offeso ma è troppo tardi e non si torna indietro. No, no...

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476. BUONA NOTTE, SOGNI D’OROBanco del Mutuo Soccorso

[musica: V. Nocenzi, G. Nocenzi / testo: F. Di Giacomo, V. Nocenzi]

Ma cos'è che non va staserama perché quella faccia scura e seria.

Tu magari non hai capitoqualcosa che ti è sfuggito.

C'è sempre chi ne parla malema da noi è tutto regolare.Tutto bene qui in occidente

stai sicura che non succede niente.Una bomba vorrai scherzare

che ti ammazza e nemmeno fa rumore.Stai tranquilla non aver paura

questa è una notte sicura.Buona notte e sogni d'orodormi che va bene così.

Buona notte e sogni d'orodormi, forse è meglio così.

Dammi retta non ci pensareil giornale s'inventa tante storie.

Una bomba vorrai scherzareche ti ammazza e nemmeno fa rumore.

Non guardarmi con gli occhi assentisiamo sani, noi siamo intelligenti.

Stai tranquilla non aver pauraquesta è una notte sicura.Buona notte e sogni d'orodormi che va bene così.

Buona notte e sogni d'orodormi, forse è meglio così...

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477. BUONE NOTIZIEBanco del Mutuo Soccorso

[musica: V. Nocenzi, G. Nocenzi / testo: F. Di Giacomo, V. Nocenzi]

Buone notizie, è calma la cittàil tempo è buono, la guerra non si fa

c'è chi ha capito, chi ancora non lo sachi vuol sapere che cosa succederà.

Il re ha lasciato stanotte la cittàquelli informati hanno detto che non tornerà

c'è chi ci crede, chi dubita si sama per la strada qualcuno ride già.

Buone notizie, la festa ci saràanche se è vero che a qualcuno non piacerà

c'è chi discute, chi non dice la veritàma di sicuro, un accordo si troverà

e tutti quelli che hanno detto sempre nooggi sono in pochi e si vergognano anche un po'.

Buone notizie che grande novitàsolo per oggi, la guerra non si fa,buone notizie è cosa certa ormai,

c'è sul giornale che sai non sbaglia mai,qualcuno piange, per cosa per cosa non si sa,

buone notizie domani... se verrà.

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478. LA BOMBAI Nomadi

Nel cielo suona una trombao forse invece è una bombao forse è solo un temporale

che mi sorprende per le scalema cosa dico non ci sento

ora sta cambiando il vento.

Ascolto l'eco dei tuonie inseguo ancora i miei sogni

sogni rosa di un bambinoche guarda il mondo da vicino

e che non crede a chi diràche astenersi è santità.

Ecco che il vento è cambiatoe un altro tempo ha portato

il tempo della primaveradi un giorno in cui non è mai sera

ma questo giorno non mi dàche un cielo grigio di realtà

E intanto gocciola il tempoe sembra privo di senso

ma giù dal cielo una bomba cadràsulla terra evaporerà

il riso dei bimbi, il verde dei pratii sogni d'amore mai giocati.

Ancora il vento è cambiatoe un gran silenzio ha lasciato

con giochi vuoti di parolesciolte come nebbia al solein fondo a tutto resta già

un fatto che è violenza in verità.

Lo so non basta cantareperò io questo so fare

sentirsi un po' più innocenterispetto al silenzio di tanta genteportar sorriso quando si muore

quando sulla testa scoppierà un sole.

479. TAXIBanco del Mutuo Soccorso

[musica: V. Nocenzi, G. Nocenzi / testo: F. Di Giacomo, V. Nocenzi]

Notte poco adulta sopra un taxi compiacentetaxista riservato, anzi indifferente

"Signore, dica pure, dove vuole andare?"Dico - scegli tu, vai pure dove ti pare.

E' tutto assai normale

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anche i lampioni hanno un respiro regolare.

Notte senza cuore, misteriosa come tantela radio certe volte non è convincentespeciale notiziario ha invitato gli utenti

"dormite più tranquilli col coltello tra i denti"è tutto assai normale

anche le stelle stanno ancora a guardare.

Anche se il Presidente con voce naturaleha detto che domani c'è la guerra mondiale

anche se il Presidente tra un applauso e un evvivaha detto che stavolta sarà definitiva.

Anche se il Presidente con voce naturaleha detto che domani c'è la guerra mondiale

anche se il Presidente tra un applauso e un evvivaha detto che stavolta sarà definitiva.

Notte primo amore, tu che muori domattinail taxi girotonda in crisi di benzina

ho un libro di Bukowsky sull'eiaculazioneseguire le avvertenze con estrema attenzione

salute al Presidente e anche alla nazione.E' tutto assai normale

sta a vedere forse avrò capito male.

Anche se il Presidente con voce naturaleha detto che domani c'è la guerra mondiale

anche se il Presidente tra un applauso e un evvivaha detto che stavolta sarà definitiva.

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480. NOI PARTE DUEMax Pezzali

So benissimo che la maggior parte delle persone di questo NG vomiterà al sol sentir nominare Max Pezzali.Purtroppo quest'autore, complici anche i singolacci pseudodance che fa uscire ogni anno, è poco considerato e molto molto vittima di luoghi comuni che lo identificano come cantante sfigato per ragazzini brufolosi. Vi devo dire che invece se si comprano i suoi dischi e si eliminano i singoli qualcosa di buono (veramente buono) c'è!La canzone del subject è stata scritta a quattro mani da Max Pezzali e J.Ax (degli articolo 31); non parla direttamente della guerra (ecco il perchè del punto interrogativo nel subject) ma è piuttosto un inno di rabbia contro tutto quello che c'è di sbagliato, e contro i sogni con cui molti miei coetanei sono stati drogati. Sebbene non si parli di guerra penso possa essere comunque inserita in questo contesto. La parte finale in cui si invita a "scegliere se fare parte dell'ingranaggio o del piano di sabotaggio" è poi un chiaro invito a farsi sentire, un po' come stanno facendo milioni di pacifisti in tutto il mondo.

Rinnegati e illegittimifigli di anni vuoti e inutiliquegli ottanta che dicono

causa di mali conosciuti e nonmai toccati dall'epoca

dei grandi temi di politicasospettati di fingerci

o troppo vecchi o troppo giovani.

Addestrati a credereche bastava cresceredentro al meccanismo

per aver tutto a portata di manoo diploma o laurea

carta canta e canteràma poi sul piu' bello

scusate tanto avevamo sbagliato.

(Noi) mentre il mondo va(Noi) in velocità

(Noi) raggiungendoci(Noi) stritolandoci.

Ci dicevano trovatiun posto fisso e poi sistemati

e da li' chi ti sposteràpoi e' arrivata la mobilità

e noi ultimi reducidi scuole vecchie ed immutabilifionde in mano a combattere

nemici con le bombe atomiche.

Con quell'ansia dentro chenon ti fa capire sesei tu inadeguato

o tutto il mondo che hai intorno e' sbagliatosenso di precarietà

le responsabilitàche hanno un peso sempre

un po' troppo grande per uno già grande.

(Noi) ma non siamo qui

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(Noi) per arrenderci(Noi) mimetizzati(Noi) poi colpiscili.

[Erano tempi di ansia noi si girava in bandazero valori ma tele a colori tanta

doppi lavori ai genitori e a noi cartoni mangapromozioni e standa c'erano firme su occhiali

stivali e cambiali in banca.Anni 80 basta panta zampa, pace, amore e yoga

una generazione alla moda prova i soldi come nuova drogalavoro sicuro futuro pianificato

qualcuno capiva quanto quel gioco fosse sbagliatoe se non giocavi eri un outsider magari sognavi l'hip hope gli States, Michael J.Fox sullo skate era il tuo easy rider

senza una meta precisa o parvenza di eticascuola obsoleta di decisa appartenenza politicaprepara alla carriera da schiavi puliti e ordinati

sfruttati e gabbati non tutti siamo stati zitti e bravi.(Noi) nel mondo digitale severo dove sei uno o sei zero

saremo gli ultimi a ricordare la tele in bianco e nero.E ora che e' finito il rodaggio ci vuole coraggio:

scegliere se fare parte dell'ingranaggio o del piano di sabotaggioil sistema presenta errori di fondo: chiudiamo il conto

o saremo solo una virgola tra il vecchio e il nuovo mondo.]

(Noi) mentre il mondo va [e' un'altra guerra per]

(Noi) in velocità [trema la terra per](Noi) raggiungendoci [ansia che sale per]

(Noi) stritolandoci [può fare male ma]

(Noi) ma non siamo qui [solo di passaggio](Noi) per arrenderci [all'ingranaggio](Noi) mimetizzati

[giocala di intelligenza](Noi) poi colpiscili

[e fai la differenza.]

[Ah... il trentunesimo articolo] mentre il mondo va

[ottoottotre "S.F."] in velocità

[sotto il fuoco anche se non lo sai] raggiungendoci

[e' per la nostra generazione] stritolandoci

[ancora in piedi] mentre il mondo va

[e sono fuori di qui] in velocità

[J.Ax] raggiungendoci, stritolandoci.

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481. LE GRAND CHAMBARDEMENTGuy Béart

Guy Béart (il cui vero cognome è Béhar) è nato al Cairo il 16 luglio 1930. Assieme a Brel e Brassens forma il cosiddetto trio dei « grandi B » della canzone d’autore francese, anche se Béart non è mai stato conosciuto all’estero quanto gli altri due. Ma, sicuramente, Guy Béart meriterebbe di essere meglio conosciuto anche fuori dalla Francia, anche per i suoi caratteri di assoluta originalità e per la varietà di « stili » (cosa in cui si avvicina ad un altro grande maestro della canzone francese, Serge Gainsbourg) presenti nelle sue canzoni. Figlio di un ingegnere e destinato lui stesso a studi di ingegneria, Guy Béart arriva in francia nel 1947. La morte del padre, nel 1952, lascia tutta la famiglia in ristrettezze economiche, ed il giovane Béart (il cui talento musicale ha già cominciato ad esprimersi) è costretto a sbarcare il lunario in un ufficio. Ma a partire dal 1954 si aprono per lui i cabaret della Rive Gauche ed il mitico teatro Bobino, quello in cui Brassens si è esibito fino alla morte. Juliette Gréco comincia ad ordinargli delle canzoni (tra le quali la spassosa Chandernagor, in cui i nomi dei vecchi « Comptoirs d’Inde » francesi dissimulano le parti del corpo femminile, e Qu’on est bien). Nel 1957 la carriera artistica di Béart prende lo slancio definitivo, quando il produttore Jacquest Canetti gli fa registrare il primo album a cui collabora Boris Vian. Il disco è un successo e gli vale, nel ’58, il Grand Prix de l’Académie du Disque Français. L’anno dopo, Bruno Coquatrix lo fa consacrare all’ Olympia, ed il primo recital resta famoso per le sue folli risate sul palcoscenico e per i suoi « buchi di memoria » durante l’interpretazione delle canzoni ; ma il pubblico, assai caloroso, glieli « copre » cantando a memoria le canzoni assieme a lui.

Analogamente alle canzoni di Georges Brassens, quelle di Béart hanno usualmente una melodia semplice all’ascolto, ma di scrittura complessa. Negli anni ’60, dopo gli inizi folgoranti, la carriera di Béart sembra marcare il passo e le case discografiche cominciano a disinteressarsi di lui, a tal punto che gli diviene difficile registrare dei dischi. E’ per questo che, nel 1963, fonda con l’aiuto di Jacques Canetti la sua propria casa, l’ APAM (Auto Production des Artistes du Micro). Nel frattempo, Béart inizia anche una carriera televisiva, e crea una trasmissione che diverrà assai popolare per tutti gli anni ’60, Bienvenue. Dal 1963 al 1970 sono ospiti della trasmissione i più grandi artisti internazionali, da Duke Ellington a Yves Montand ; va detto che Béart « si serve » della trasmissione anche per far conoscere le proprie canzoni. Nel 1965, la sua compagna Généviève Galéa dà alla luce una figlia : si tratta della nota (e bellissima) attrice Emmanuelle Béart, che fa il suo esordio, ventiduenne, nei due film di Claude Berri ispirati a Jean de Florette e Manon des Sources di Marcel Pagnol.

Come detto, Guy Béart ha « esplorato » un po ‘ tutti gli stili nelle sue canzoni (più di trecento in tutto). Dalle canzoni popolari francesi (Vive la rose, 1971) alla tradizione classica (Les chansons gaies des belles années, 1982), dal futurismo fantascientifico (Futur-fiction fantastique, 1977) all’attualità più cruda (Les nouvelles chansons, 1978). Nelle sue canzoni davvero tutto trova posto : politica, filosofia, amore, religione, scienza, architettura e via dicendo. Nel 1976 la sua poesia seduce una coppia di grandi attori francesi, Madeleine Renaud e Jean-Louis Barrault ; insieme decidono di incidere un album nel quale i due attori leggono una silloge di 31 testi.

Pur soggetto a frequenti « cali » nei favori del pubblico, dovuti senz’altro alla sua estrema complessità ed imprevedibilità, Guy Béart è tuttora attivissimo.

La terre perd la bouleEt fait sauter ses foules

Voici finalementLe grand le grandVoici finalement

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Le grand chambardement

Un grain de sable exploseUn grain c'est peu de chosesMais deux mais dix mais cent

Ça c'est intéressant

Voyez messieurs mesdamesDans l'univers en flammesEntre les hommes-troncsLa danse des neutrons

C'est l'atome en goguetteLe ping-pong des planètes

La lune fait joujouEt met la terre en joue

C'est la grande escaladeLes monts en marmelade

Sous le rayonnementDu grand du grand

Sous le rayonnementDu grand chambardement

Place pour le quadrilleDes fusées des torpillesCe soir c'est le grand balLa "der des der" globale

Oyez les belles phrasesLa Chine table rase

Se crêpant le chignonA coups de champignons

Sur les montagnes russesPassées au bleu de PrusseLes bons gars du Far-WestOnt bien tombé la veste

Regardez qui décideCe joyeux génocideQui dirige vraiment

Le grand chambardement

Ciel ! Ce sont les machinesLes machines divines

Qui nous crient en avantEn langue de savant

Que les calculatricesSur le feu d'artificeAlignent leurs zéros

Comme des généraux

Elles ont fait merveilleBravo pour ces abeilles !

Qu'on décore à cette heureLe grand ordinateur !

Nous finirons la guerre

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Avec des lance-pierresSi nous vivons demain

Nous en viendrons aux mains

Si nous vivons demainNous en viendrons aux mains

*

IL GRANDE PARAPIGLIAVersione italiana di Riccardo Venturi

La terra perde la testae fa saltare in aria le folle

ed ecco finalmenteil grande il grande il grande

ed ecco finalmenteil grande parapiglia

Un grano di sabbia esplodeun granello è poca cosa

ma due ma dieci ma centodiventa interessante

Vedete signore e signorinell’universo in fiamme

in mezzo ai mutilatila danza dei neutroni

E’ l’atomo impazzitoil ping-pong dei pianeti

la luna fa cucu’e punta diretta alla terra

E’ la grande scalata,i monti di marmellatasotto l’imperversare

del grande grande grandesotto l’imperversaredel grande parapiglia

Avanti per la quadrigliadei missili e dei siluri

stasera c’è il gran ballo,il gran finale globale

Udite le belle frasi,la Cina tabula rasa

che fa, che fa a cazzottia colpi di funghi atomici

Sulle montagne russeripassate al blu di prussia

i ragazzi del Far Westsi son già levati la giacca

Guardate chi decidequesto allegro genocidio,

chi dirige veramenteil grande parapiglia

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Oh, cielo! Sono le macchine,le macchine divine

che ci urlano in facciacon linguaggio da sapienti

Ché i calcolatorisotto i fuochi d’artificio

allineano gli zericome dei generali

Han fatto meraviglie,che brave queste api!E che si decori adesso

Il gran Computer!

Finiremo la guerracon solo delle fionde,se sopravviveremoriverremo alle mani

Se sopravviveremoriverremo alle mani.

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482. THOUSANDS OF FEET BELOW YOUAlice Walker

Thousands of feetBelow you

There is a smallBoy

Running fromYour bombs.

If he wereTo show up

At yourmother's

HouseOn a greenSea island

Off the coastOf Georgia

He'd be invited inFor dinner.

Now, driven,You have shattered

His bones.

He lies steamingIn the desert

In fifty or sixtyOr maybe one hundred

Oily,slimyBits.

If you survive& returnTo yourislandHome& your

mother'sGracious

TableWhere the cup

Ofloving kindness

OverflowsThebrim(&

From whichNo one

In memoryWasever

Turned)

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Gather yourself.

Set a placeFor him.

*

QUALCHE MIGLIAIO DI METRI SOTTO DI VOIVersione italiana di Riccardo Venturi

Qualche migliaiodi metri sotto di voi

c’è unragazzino

che sta scappandodalle vostre bombe.

Se per casoarrivasse

a casadi vostramadre

su una verdeisola

al largodella Georgia

sarebbe invitatoa pranzo.

Ora, spazzato via,avete disintegrato

le sue ossa.

Giace in vaporenel deserto

in cinquanta, sessantao forse cento

pezzisporchi di petrolio.

Se sopravviveretee ritorneretealla vostra

isolaa casa

e la bella tavoladi vostramadre

dove il calicedell’amabilità

e della gentilezzatraboccadall’orlo

(edalla qualenessuno,

che ci si ricordi,è maistato

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mandato via)

Stringetevi.

Fategliun po’ di posto.

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483. WALLFLOWERPeter Gabriel

6 x 6 - from wall to wallShutters on the windows, no light at all

Damp on the floor, you got damp in the bedThey're trying to get you crazy - get you out of your head

And they feed you scraps and they feed you liesTo lower your defences - no compromiseNothing you can do, the day can be long

Your mind is working overtime, your body's not too strongHold on, hold on, hold on, hold on, hold on, hold on

They put you in a box so you can't get heardLet your spirit stay unbroken, may you not be deterred

Hold onYou have gambled with your own life

And you face the night aloneWhile the builders of the cages

Sleep with bullets, bars and stoneThey do not see your road to freedom

That you build with flesh and bone

They take you out and the light burns your eyesTo the talking room - it's no surprise

Loaded questions from clean white coatsTheir eyes are all as hidden as their Hippocratic OathThey tell you - how to behave, behave as their guest

You want to resist them, you do your bestThey take you to your limits, they take you beyond

For all that they are doing there's no way to respondHold on, hold on

They put you in a box so you can't get heardLet your spirit stay unbroken, may you not be deterred

Hold onYou have gambled with your own life

And you face the night aloneWhile the builders of the cages

Sleep with bullets, bars and stoneThey do not see your road to freedom

That you build with flesh and bone

Though you may disappear, you're not forgotten hereAnd I will say to you, I will do what I can do

You may disappear, you're not forgotten hereAnd I will say to you, I will do what I can do

And I will do what I can doAnd I will do what I can do

*

TAPPEZZERIAVersione italiana di Riccardo Venturi

1 m x 1m da parete a parete

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scuri alle finestre, niente lucepavimento umido, letto umido

tentano di farti impazzire, di farti andare fuori di testa

E ti danno in pasto porcherie e bugieper abbassare le tue difese – nessun compromesso,

niente che tu possa fare, e il giorno può essere lungola tua mente fa gli straordinari, il tuo corpo non è troppo robusto

resisti, resisti, resisti, resistiti mettono in una specie di scatola in modo che non ti sentanoma fai che la tua mente non si spezzi e che non ti dissuadano

Resistihai giocato d’azzardo con la tua vita

e affronti la notte da solomentre i costruttori di gabbie

dormono con pallottole, spranghe e pietrenon vedono il tuo cammino verso la libertà

che costruisci col sangue e con le ossa

Ti portano fuori e la luce ti brucia gli occhialla stanza dell’interrogatorio – non c’è da stupirsi

domande su domande da parte di camici bianchi pulitii loro occhi nascosti come il loro giuramento di Ippocrateti dicono come comportarti, comportarti da loro ospite

tu vuoi resistergli, fai del tuo meglioti portano al limite, ti portano oltre il limite

perché a quello che fanno non c’è modo di rispondereresisti, resisti

ti mettono in una specie di scatola in modo che non ti sentanoma fa che la tua mente non si spezzi e che non ti dissuadano

Resistihai giocato d’azzardo con la tua vita

e affronti la notte da solomentre i costruttori di gabbie

dormono con pallottole, spranghe e pietrenon vedono il tuo cammino verso la libertà

che costruisci col sangue e con le ossa

Anche se puoi scomparire, qui non sei dimenticatoe io ti dico che farò quello che posso

Potrai scomparire, ma qui non sarai dimenticatoe io ti dico che farò quello che posso

che farò quello che possoche farò quello che posso.

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484. SCOLPISCI GUERRAMarco Parente

Armi di tutto il mondoFermatevi a pensare

Se la bellezza è un coltelloScolpisce la violenza

Che hai in manoSe la pace ha una pistola

L’obiettivo cambia bersaglioQuante più cose salveròQuanto più senso avrò

Quando mi vinceròArmi di tutto il mondoFermatevi a pensare

Se la bellezza è un coltelloScolpisce un nuovo bersaglio

Quante più cose salveròQuanto più senso avrò

Quando mi vinceròQuanto più senso avrò

Quando mi vinceròQuando mi vinceròQuando mi vinceròQuando mi vinceròQuando mi vinceròQuando mi vincerò

Quanto più senso avrò

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485. PLANEDENNGilles Servat

[ Yann-Ber Piriou – Gilles Servat ](1975)

Pa rankas dilezel ar gerHa mont d'ar brezel da bellvro

Ar c'hleier-galv a vralle taerNe zuas ket he gwaz en dro

Pa'c'h eo aet kuit da seitek vloazE oa koant' vel ur rozenn wenn

Lizher avat n'he deus bet biskoazhHe merc'h zo kollet da viken

Ha pa laoskas he mab barkoùDa vont da vervel' vel an tadAn drez a greskas ene brajoù

Gant ar balan hag al linad

Bugale all zo aet da BarisBevan aman ne oa ket aesBugale all zo aet da Baris

Skeud an Ankou zo war ar maez

He zi bet gwechall leun a vuhezA zo digor d'an avel foll

A piv a gredo tamall neuzeM'he deus gwinardant war an daol?

Kredit ac'hanon kompagnunez

Evit dastun o fezhioù aourUn toullad mat eus an aotronez

A oar ober teil gant ar paour

Arc' hoazh e vo kaset d'an ospisHec'h-unan gant he c'halon yen

He bugale zo aet da BarisPe da lec'h all n'ouzon ket ken

*

[ Versione francese fornita da Paolo Sollier, senza titolo ]

Quand il dut quitter la maisonEt partir à la guerre en pays lointain

L'appel du clocher sonnait violemmentSon homme ne revint jamais

Quand elle est partie à 17 ans

Elle était jolie comme une rose blancheAucune lettre elle ne reçut jamaisSa fille est perdue pour toujours

Quand son fils laissa ses prés

Pour aller mourir comme le pèreLa ronce poussa dans les champs

Avec le genêt et l'ortie

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Les autres enfants sont allés à ParisVivre ici n'était pas facile

Les autres enfants sont allés à ParisL'ombre de la mort est sur la campagne

Sa maison autrefois pleine de vie

Est ouverte au vent fouEt qui trouvera quelque chose à dirSi elle a de l'eau-de- vie sur la table

Croyez-moi compagnons

pour amasser leur pièces d'orUn bon tas de messieurs

Sait faire du fumier avec le pauvre

Demain elle sera mise à l'hospiceSeule avec son coeur froid

Ses enfants sont allés à ParisOu ailleurs je ne sais plus

*

DESTINOVersione italiana [dalla traduzione francese] di Paolo Sollier

Quando dovette lasciare la casa

E partire per la guerra in un paese lontanoIl richiamo del campanile suonava violento

Il suo uomo non tornò mai

Quand'è partita,a 17 anniEra graziosa come una rosa biancaNon ricevette mai alcuna lettera,Sua figlia è perduta per sempre

Quando suo figlio lasciò i suoi pratiPer andare a morire come il padre

I rovi crebbero nei campiInsieme alla ginestra e all'ortica

Gli altri ragazzi sono andati a Parigi

Vivere qui non era facileGli altri ragazzi sono andati a Parigi

L'ombra della morte domina la campagna

La sua casa un tempo piena di vitaE' aperta al vento impazzito

E chi troverà da direSe ha dell'acquavite sul tavolo?

Credetemi,compagni

Per accumulare monete d'oroUn mucchio di signori

Del povero sa fare concime

Domani sarà messa all'ospizioSola col suo cuore desolato

I suoi ragazzi sono andati a ParigiO altrove, non lo so più.

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486. CAMBIA IL VENTOGang

[Massimo Bubola – Sandro Severini](1993)

Come pioggia che laverà queste stradeCome lampo che brillerà sopra il mare

Tieni il tuo spirito più in alto

Che i nostri occhi vedano beneQuesti anni scuri di cobalto

Questi anni lunghi come catene

Non lo senti che cambia il ventoDai deserti sulle città

Questo fuoco che abbiamo dentroFino al cielo si innalzerà

Come neve che scenderà sulla guerraCome grano che coprirà questa terra

Tieni il tuo cuore ancora sveglio

Che intorna al campo vanno le jeneLe vecchie torri di comando

Stanno crollando sullo scacchiere

Non lo senti che cambia il ventoDai deserti sulle città

Questo fuoco che abbiamo dentroFino al cielo si innalzerà

Tieni il tuo spirito più in alto

Che i nostri occhi vedano beneQuesti anni scuri di cobalto

Questi anni lunghi come catene

Non lo senti che cambia il ventoDai deserti sulle città

Questo fuoco che abbiamo dentroFino al cielo si innalzerà.

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487. SE NON CI AMMAZZA I CRUCCHII Gufi

Dicono le note del disco che questo testo fu raccolto da Dario Fo da un amico partigiano nell'autunno del '43,in un'osteria di Porto Val Travaglia, presso Varese.[Paolo Sollier dalla mailing list “Bielle]

Se non ci ammazza i crucchi,Se non ci ammazza i bricchi,

I bricchi ed i crepacciE il vento di Marenca,

Se non ci ammazza i crucchi,Se non ci ammazza i bricchi,

Quando saremo vecchiNe avrem da raccontarQuando saremo vecchiNe avrem da raccontar

La mia mamma la mi dicevaNon andare sulle montagne

Mangerai sol polenta e castagneTi verrà l'acidità

Mangerai sol polenta e castagneTi verrà l'acidità

La mia morosa la mi dicevaNon andare con i ribelli

Non avrai più i miei lunghi capelliSul cuscino a riposar

Non avrai più i miei lunghi capellìsul cuscino a riposar

Se non ci ammazza i crucchi,Se non ci ammazza i bricchi,

I bricchi ed i crepacciE il vento di Marenca

Se non ci ammazza i crucchi,Se non ci ammazza i bricchi,

Quando saremo vecchiNe avrem da raccontarQuando saremo vecchiNe avrem da raccontar

Questa notte mi sono insognato

Ch'ero sceso giù ibn città,C'era mia mamma vestita di rosso

Che ballava col mio papàC'era mia mamma vestita di rosso

Che ballava col mio papàC'era i tedeschi buttati in ginocchio

Che chiamavano pietàC'era i tedeschi buttati in ginocchio

Che chiamavano pietàC'era i fascisti vestiti da preteChe scappavan di qua e di làC'era i fascisti vestiti da prete Che scappavan di qua e di là

Se non ci ammazza i crucchi,

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Se non ci ammazza i bricchi,I bricchi ed i crepacciE il vento di Marenca

Se non ci ammazza i crucchi,Se non ci ammazza i bricchi,

Quando saremo vecchiNe avrem da raccontarQuando saremo vecchiNe avrem da raccontar.

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488. LA VERA STORIA DI JAN DI LEIDAMax Manfredi

Prologo

Germania del 1500 : i segni della fine sembrano viciniLa riforma protestante di Lutero va diffondendosi ;

ma un gruppo di fanatici più radicali,detti Anabattisti (Ribattezzatori)

si impadroniscono con la forza della città di Münster,e fondano il " Regno dei Giusti ",

la " Gerusalemme Celeste ".Dopo la morte in battaglia dell'amico Jan Matthys,

il sarto e saltimbanco Jan di Leidadecide di travestirsi coi panni del Messia.

Adorato dalla gente per il suo talento di guitto,esercita potere assoluto su Münster,

praticando la poligamia e dettando esecuzionicapitali anche fra i suoi.

Ma è un regno che dura pochi anni,quasi il tempo di un assedio; un regno affamato,

stremato, un regno di cadaveri, topi,donne in delirio.

Il vescovo e i nobili protestantiRiconquistano Münster, massacrandone gli abitanti.

L'Agnello cresce all'ombra del Macellaio,ed anche il Macellaio ha il suo Angelo.

LA VERA STORIA DI JAN DI LEIDA

Aspettavano il Regno dei Giusti,E ce n'era da aspettare.

Jan di Leida aveva amici robusti:"Su ragazzi diamoci da fare".

Erano tempi contundenti, nascevano bambini a due testeE c'era il diavolo in tutti i conventi, c'erano croci sulle finestre.

Sulla porta della bottega, Jan vide l'Angelo del Macellaio:Lo riconobbe subito per via dello sguardo buio.Gli parlava nel dialetto delle bestie da macello

E gli disse:"Fatti lupo, Jan, o quelli, quelli ti fanno agnello".La morale di questa storia, la morale è un cavallo baioChe galoppa dove vuole e porta l'Angelo del Macellaio.

Con la fede come spada, con la bibbia come scudoPer il suo Regno dei Giusti, Jan di Leida girava nudo.

Per costruire il regno, Jan ci mise tanto poco:L'Anticristo aveva mille facce

(E ognuna conosceva il fuoco).Mise il buio sulle spalle, buio come un mantello;

Vide fuoco all'orizzonte (era il sangue dell'Agnello! )

Sposò diciotto donne e una fu regina.Gli apostoli correvano a bandire la dottrina:

"Sulla forca i ricchi e i preti,E' il momento della gloria,

Beni e donne son di tutti e sipario sulla storia! "

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La morale di questa favolaÈ un vangelo, sì ma "buon peso":

Tutto sarà tolto al povero, anche quello che lui s'è ripreso.Con la fede come spada, con la birra come scudo,Tra profeti, topi e guitti, Jan di Leida regnava nudo.

Nell'assedio della fame, rivide l'Angelo del Macellaio;Ma non si riconobbero: avevano lo sguardo buio.

Nella peste dell'aprile era un tremito di gole:"Il tuo amico l'han beccato, il tuo regno è neve al sole! "

E cinsero d'assedio la sua bella Gerusalemme:Sputarono sul trono e calpestarono le gemme.

Tutti i giorni alla tortura, con la folla che applaudivaE le donne che seguivano un vangelo alla deriva.

E poi l'hanno messo in alto,In una gabbia d'acciaio,

E restava per vegliarlo solo l'Angelo del Macellaio.Tutti gli angeli di pietra non fiatarono per niente:

Forse avevano dei business con la polvere d'Oriente.

Con la fede come spada, con la bibbia come scudo,per la sua Gerusalemme, Jan di Leida gira nudo..nudo.

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489. TRIVIALE POURSUITERenaud

Question d'histoire d'abord :Où est la Palestine ?

Sous quelle botte étoilée ?Derrière quels barbelés ?

Sous quel champ de ruines ?

Question d'histoire encore :Combien de victimes,

Combien de milliers d'enfantsDans les décombres des camps

Deviendront combattants ?

J'en sais rien, j' donne ma langue au chagrinSi tu sais, toi, souffle-moi

Question d' géographie :Où est la Kanaky ?

Combien de flics, de soldatsPour tenir NouméaPour flinguer Eloi ?

Combien de petits blancsDe colons arrogants

Se partagent la terre ?Et combien de misèrePour le peuple kanak ?

Combien de coups de matraque ?

J'en sais rien, j' donne ma langue au chagrinSi tu sais, toi, souffle-moi

Question de sport :Qui détiendra le record

Et restera vivantLibre et innocent

Derrière les barreaux ?Vingt ans pour OteloAutant pour Mandela

Et combien de hors-la-loiChez ces p'tits juges en bois

Dont on fait les salauds

J'en sais rien, j' donne ma langue au chagrinSi tu sais, toi, souffle-moi

Question science et nature :Où balancer ces ordures ?

Allez, à la Vologne !Ces chiens qui assassinentCes rats qui emprisonnent !

Question d' littérature :Qui a écrit que les hommesNaissaient libres, égaux ?

Libres mais dans le troupeau

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Egaux devant les bourreaux ?

J'en sais rien, j' donne ma langue au chagrinSi tu sais, toi, souffle-moi

Souffre-moiSouffre-moi

*

TRIVIAL PURSUIT [*]Versione italiana di Manuela Scelsi e Riccardo Venturi

Prima una domanda di storia:Dov'è la Palestina?

Sotto quale volta celesteDietro quale filo spinato?

Sotto quale campo di rovine?

Ancora una domanda di storia:Quante vittime,

Quante migliaia di bambiniNelle macerie dei campi

Diventeranno combattenti?

Non ne so niente, mi spiace veramenteSe tu lo sai, suggeriscimelo.

Domanda di geografia:Dov'è la Nuova Caledonia? [**]

Quanti poliziotti, soldatiPer tenere Nouméa [***],

Per sparare a Eloi?

Quanti piccoli bianchie coloni arroganti

Si dividono la terra?E quanta miseria

Per il popolo kanako?Quanti colpi di manganello?

Non ne so niente, mi spiace veramenteSe tu lo sai, suggeriscimelo.

Domanda di sport:

Chi deterrà il recordE resterà vivo

Libero e innocenteDietro le sbarre?

Vent'anni per Otelo [*****]Altrettanti per Mandela

E quanti fuorileggeDa questi giudici cosi’ severi

Che ci considerano dei mascalzoni  

Non ne so niente, mi spiace veramenteSe tu lo sai, suggeriscimelo.

Domanda di scienze naturali:Dove gettare ‘sta spazzatura?

Dai, alla Vologne! [******]

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Questi cani che assassinanoQuesti ratti che imprigionano!

Domanda di letteratura:Chi ha scritto che gli uomini

nascono liberi e uguali?Liberi, ma nel gregge,Uguali davanti ai boia?

Non ne so niente, mi spiace veramenteSe tu lo sai, suggeriscimelo.

E porta pazienza,porta pazienza.

NOTE

[*] Gioco di parole intraducibile tra il nome del “Trivial Pursuit” (il noto gioco di società a base di domande e risposte di cultura generale) e “triviale poursuite” = ‘banale

inchiesta’, ‘serie di domande cretine’. Si aggiunga a questo che, normalmente, in francese il nome del gioco di società (che è in inglese e significa alla lettera ‘ricerca nei campi dello scibile’ – trivial ha qui ancora il senso “classico” del termine) si pronuncia

esattamente come “triviale poursuite”)

[**] La Nuova Caledonia, in Oceania, è un “TOM” (Territoire d’Outremer) facente parte della Francia ma che gode di una relativa autonomia. “Kanaky” (terra dei Kanaki) è il

nome locale dell’isola. La Nuova Caledonia è da molti anni agitata da moti indipendentisti, che godono del favore della molta della popolazione. A tale riguardo va detto che la

Francia ha sempre militarizzato l’isola e vi mantiene un notevole contingente.

[***] Il capoluogo della Nuova Caledonia

[****] Leader del Partito Indipendentista Kanako assassinato in circostanze misteriose alcuni anni fa.

[*****] Otelo Saraiva de Carvalho, leader di estrema sinistra della “Rivoluzione dei Garofani” portoghese poi rimasto implicato in un affare non chiaro che lo portò, circa alla metà degli anni ’80, ad una lunga condanna detentiva da molti ritenuta un buon sistema per “toglierselo di mezzo”. Ha comunque scontato solo pochi anni di carcere, tornando in

libertà.

[******] La più grande discarica della banlieue parigina, presso Rungis.

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490. OHIOCrosby, Still, Nash & Young

[1970]

Tin soldiers and Nixon coming,We're finally on our own.

This summer I hear the drumming,Four dead in Ohio.

Gotta get down to itSoldiers are gunning us down

Should have been done long ago.What if you knew her

And found her dead on the groundHow can you run when you know?

Gotta get down to itSoldiers are gunning us down

Should have been done long ago.What if you knew her

And found her dead on the groundHow can you run when you know?

Tin soldiers and Nixon coming,We're finally on our own.

This summer I hear the drumming,Four dead in Ohio.

*

OHIOVersione italiana di Riccardo Venturi

Soldatini di piombo e Nixon che arrivano,finalmente siamo per conto nostro.

Quest’estate sento i tamburi che battono,quattro morti in Ohio.

Dobbiamo occuparcene,i soldati ci stanno abbattendo a fucilate,

bisognava farlo già da tempo.Che diresti se tu la conoscessie la trovassi morta per terra,

come reagisci quando lo saprai?

Dobbiamo occuparcene,i soldati ci stanno abbattendo a fucilate,

bisognava farlo già da tempo.Che diresti se tu la conoscessie la trovassi morta per terra,

come reagisci quando lo saprai?

Soldatini di piombo e Nixon che arrivano,finalmente siamo per conto nostro.

Quest’estate sento i tamburi che battono,quattro morti in Ohio.

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491. DRAFT DODGER RAGPhil Ochs

I'm just a typical American boy from a typical American townI believe in God and Senator Dodd and keeping old Castro downAnd when it came my time to serve I knew better dead than redBut when I got to my old draft board, buddy, this is what I said:

Sarge, I'm only eighteen, I got a ruptured spleenAnd I always carry a purse

I got eyes like a bat, my feet are flat, and my asthma'sgetting worse

O think of my career, my sweetheart dear, and my poor oldinvalid aunt

Besides, I ain't no fool, I'm a goin' to school, and I'mworking in a defense plant

I've got a dislocated disc and a racked up backI'm allergic to flowers and bugs

And when the bombshell hits, I get epileptic fitsAnd I'm addicted to a thousand drugs

I got the weakness woes, and I can't touch my toesI can hardly reach my knees

And if the enemy came close to meI'd probably start to sneeze

(chorus)

I hate Chou En Lai, and I hope he dies,but one thing you gotta see

That someone's gotta go over thereand that someone isn't me

So I wish you well, Sarge, give 'em HellYeah, Kill me a thousand or so

And if you ever get a war without blood and goreWell I'll be the first to go.

*

RAG DEL RENITENTE ALLA LEVAVersione italiana di Riccardo Venturi

Sono solo un tipico ragazzo americano di una tipica città americanacredo in Dio nel senatore Dodd e nel tenere buono il vecchio Castro

e quando è venuta l’ora di andar sotto le armi sapevo bene meglio morti che rossima quando sono andato al mio vecchio ufficio di leva, amico, questo è quel che ho detto:

Sergente, ho solo diciott’anni, ho una rottura alla milzae porto sempre una borsa

ho gli occhi come un pipistrello, ho i piedi piatti e l’asmami sta peggiorando

pensi alla mia carriera, alla mia fidanzata e alla mia poveravecchia zia

inoltre non sono uno scemo, vado a scuola e lavoroin una fabbrica impegnata nella difesa

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Ho un disco fuori posto e la scoliosisono allergico ai fiori e agli insetti

e quando scoppia la bomba mi vengon le crisi epilettichee sono dedito all’uso di un migliaio di stupefacenti

soffro di debolezza congenita e non ce la fo a piegarmi fino all’allucea malapena arrivo alle ginocchia

e se il nemico si avvicinaprobabilmente mi metterei a starnutire

(coro)

Odio Ciu En Lai e spero che muoiama bisogna che Lei capisca

che qualcuno vada pur laggiùe quel qualcuno non sono io

E allora tanti saluti, sergente, li mandi all’infernooh yeah, me ne ammazzi un migliaio buonoe se per caso ha una guerretta incruenta,

beh, allora sarò il primo a andarci.

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492. SKY PILOTThe Animals

He blesses the boys, as they stand in lineThe smell of gun grease and their bayonets they shine

He's there to help them all that he canTo make them feel wanted he's a good holy man

Sky PilotSky Pilot

How high can you fly?You'll never, never, never, reach the sky

He smiles at the young soldiers, tells them it's all rightHe knows of their fear in the forthcoming fight

Soon there'll be blood and many will dieMothers and fathers back home they will cry

Sky PilotSky Pilot

How high can you fly?You'll never, never, never, reach the sky

He mumbles a prayer and it ends with a smileThe order is given, they move down the line

But he'll stay behind, and he'll meditateBut it won't stop the bleeding, or ease the hate

As the young men move out into the battle zoneHe feels good, with God you're never alone

He feels so tired as he lays on his bedHopes the men will find courage in the words that he said

Sky PilotSky Pilot

How high can you fly?You'll never, never, never, reach the sky

*

PILOTA NEL CIELOVersione italiana di Riccardo Venturi

Benedice i ragazzi mentre stanno al frontel’odore del grasso, le baionette splendenti

è là per aiutarli e far tutto quel che puòper farli sentire voluti, è un vecchio e sant’uomo

Pilota nel cielopilota nel cielo

quanto alto puoi volare?Non arriverai mai, mai, mai al cielo

Sorride ai soldatini, gli dice che tutto va beneconosce le loro paure nella battaglia a venirepresto scorrerà il sangue e molti morirannomadri e padri rimasti a casa piangeranno

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Pilota nel cielopilota nel cielo

quanto alto puoi volare?Non arriverai mai, mai, mai al cielo

Mormora una preghiera e finisce con un sorrisol’ordine è dato, si muovono verso il frontema lui rimarrà nelle retrovie a meditare

e non fermerà il massacro né placherà l’odio

Mentre i ragazzi si spingono alla zona di combattimentolui si sente bene, con Dio non sei mai solo

si sente tanto stanco mentre se ne sta a lettospera che gli uomini saranno incoraggiati dalle sue parole

Pilota nel cielopilota nel cielo

quanto alto puoi volare?Non arriverai mai, mai, mai al cielo

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493. STILL IN SAIGONDan Daley

Interpretazione della Charlie Daniels Band(1981)

Got on a plane in 'Frisco and got off in Vietnam

I walked into a different world, the past forever gone

I could've gone to Canada or I could have stayed in school

But I was brought up differently – I couldn't break the rules

Thirteen months and fifteen days – the last ones were the worst

One minute I kneel down and pray and the next I stand and cure

No place to run to where I did not feel that war

When I got home I stayed alone and checked behind each door

'Cause I'm...

Still in Saigon,Still in Saigon

I am still in Saigon In my mind

The ground at home was covered in snow and I was covered with sweat

My younger brother calls me a killer and my daddy calls me a vet

Everybody says I'm someone else, that I'm sick and there's no cure

Damned if I know who I am – there was only one place I was sure

When I was...

Still in Saigon,Still in Saigon

I am still in Saigon In my mind

Every summer when it rains,I smell the jungle, I hear the flames I can't tell no one -- I feel ashamed

Afraid someday I'll go insane

It has been ten long years ago and time has gone on by

But now and then I catch myself, eyes searching through the sky

All the sounds from long ago will be forever in my head

Mingled with the wounded cries and the silence of the dead.

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'Cause I'm...

Still in Saigon,Still in Saigon

I am still in Saigon In my mind.

*

ANCORA A SAIGONVersione italiana di Riccardo Venturi

Ho preso un aereo a San Franciscoe mi sono ritrovato in Vietnam

sono piombato in un mondo diverso,il passato è finito per sempre

Potevo andare in Canadao restare a scuola

ma sono stato tirato su in un altro modonon potevo infrangere le regole

Tredici mesi e quindici giorni –gli ultimi furono i peggiori

il minuto prima m’inginocchio e prego,quello dopo sono in piedi e guarisco

E non poter scappare in nessun postodove non provavo quella guerra

quando tornai a casa me ne stavo da soloe controllavo dietro ogni porta

perché…

Sono ancora a Saigon,ancora a Saigon,

Sono ancora a Saigon nella mia mente

Il terreno di casa era coperto di nevee io ero tutto coperto di sudore

mio fratello minore mi chiama assassinoe mio padre mi chiama reduce

Tutti dicono che sono un altro,che sono malato e che non c’è nessuna cura

ma cazzo se lo so chi sonoc’era solo un posto dov’ero al sicuro

quando…

Quando ero ancora a Saigon,ancora a Saigon,

sono ancora a Saigon nella mia mente

Ogni estate, quando piovesento l’odore della giungla e le fiammenon posso dirlo a nessuno, mi vergogno

ho paura che un giorno impazzirò

E’ stato dieci lunghi anni fae il tempo è passato via

ma di tanto in tanto mi nascondocon gli occhi che scrutano il cielo

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Tutti i suoni di tanto tempo face li avrò per sempre in testamischiati alle grida dei feriti

e al silenzio dei mortiperché…

Sono ancora a Saigon,ancora a Saigon

Sono ancora a Saigon nella mia mente.

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494. GOODNIGHT SAIGONBilly Joel

We met as soul matesOn Parris Island

We left as inmatesFrom an asylum

And we were sharpAs sharp as knives

And we were so gung hoTo lay down our livesWe came in spastic

Like tameless horsesWe left in plastic

As numbered corpsesAnd we learned fast

To travel lightOur arms were heavy

But our bellies were tightWe had no home frontWe had no soft soapThey sent us Playboy

They gave us Bob HopeWe dug in deep

And shot on sightAnd prayed to Jesus Christ

With all our mightWe had no cameras

To shoot the landscapeWe passed the hash pipe

And played our Doors tapesAnd it was darkSo dark at night

And we held on to each otherLike brother to brother

We promised our mothers we'd writeAnd we would all go down togetherWe said we'd all go down together

Remember CharlieRemember Baker

They left their childhoodOn every acre

And who was wrong?And who was right?

It didn't matter in the thick of the fightWe held the day

In the palmOf our hand

They ruled the nightAnd the night

Seemed to last as long as six weeksOn Parris Island

We held the coastlineThey held the highlands

And they were sharpAs sharp as knives

They heard the hum of our motorsThey counted the rotors

And waited for us to arrive

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And we would all go down togetherWe said we'd all go down togetherYes we would all go down together.

*

BUONANOTTE SAIGONVersione italiana di Riccardo Venturi

Come anime gemelleci siamo incontrati

a Parris Islandci lasciammo da internati

in un manicomioed eravamo acuti,acuti come coltelli

eravamo cosi’ entusiastidi sacrificare le nostre vitesiamo arrivati irrefrenabilicome cavalli indomabili

siamo ripartiti avvolti di plastica,delle salme numerate.

E abbiamo imparato alla sveltaa portarci poca roba dietro

le armi erano pesantima avevamo la pancia vuota

nessun fronte internoniente sapone sofficeci mandavano Playboy

ci davano Bob Hopescavavamo profondoe sparavamo a vista

pregavamo Gesù Cristocon tutte le nostre forzenon avevamo macchine

per fotografare il paesaggioci passavamo il cilum

mettevamo su i nastri dei Doorsed era buio

cosi’ buio la notteci stringevamo l’uno all’altro

come dei fratellipromettevamo alle mamme di scrivere

e volevamo tutti crepare insiemedicevamo tutti che saremmo crepati insieme

ricordi Charliericordi Baker

hanno lasciato la loro infanziasu ogni metro di terra

e chi aveva torto?e chi aveva ragione?

Non importava quanto la mischia era fittadi giorno li tenevamo

tutti in manoma di notte comandavano loro

e la notteci sembrava lunga più d’un mese

A Parris Islandtenevamo la fascia costiera

loro tenevano le alture

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ed erano acutiacuti come coltelli

sentivano il rumore dei nostri motoricontavano le pale degli elicotteried aspettavano che arrivassimoe volevamo tutti crepare insieme

dicevamo tutti che saremmo crepati insiemesi’ volevamo tutti crepare insieme.

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495. GUERRA MUNDIALJoaquín Sabina

[testo di Manolo Tena]

Malas noticias en la radioYa viene dicen los diarios,con sólo apretar un botón

el kiosco va a hacer explosión.Cuidado ya está aquí la Tercera Guerra Mundial.

Muy pronto va a estallar la Tercera Guerra Mundial.Los azules culpan a los negros,

los verdes a los amarillos.Los rojos gritan: “¡ me defiendo!”Los verdes dicen: “yo no he sido”.

Y mientras tanto tú, cambiando de champú.Cuando va a estallar la Tercera Guerra Mundial.Cuidado ya está aquí la Tercera Guerra Mundial.

Muy pronto va a estallar la Tercera Guerra Mundial.Los políticos estrechan sus manos,

los generales brindan con champán,y tú llorando porque tu amor te ha dejado,

o haciendo régimen para adelgazar.¿Que ganas con ahorrar?

Si vamos a volarPor los aires en la Tercera Guerra Mundial.

Muy pronto va a estallar la Tercera Guerra Mundial.Cuidado ya está aquí la Tercera Guerra Mundial.

Muy pronto va a estallar la Tercera Guerra Mundial.

*

GUERRA MONDIALEVersione italiana di Riccardo Venturi

Brutte notizie alla radio,sta arrivando, dicono i giornali.

Pigiando solo un bottoneTutta la baracca salta per l’aria.

Attenti, sta arrivando la Terza Guerra Mondiale.Presto scoppierà la Terza Guerra Mondiale.

Gli azzurri danno la colpa ai neri,i verdi la danno ai gialli.

I rossi urlano: “Mi difendo!”I verdi dicono: “Io non sono stato”.

E nel frattempo tu stai a cambià’ lo sciampo.Quando scoppierà la Terza Guerra Mondiale.

Attenti, sta arrivando la Terza Guerra Mondiale.Presto scoppierà la Terza Guerra Mondiale.

I politici si fan strette di mano,i generali brindano con lo champagne,

e tu che fai? Piangi perché il tuo amore t’ha lasciatooppure fai una dieta per diventare più carina.

Che te ne fai di risparmiare,se, tanto, salteremo

tutti in aria nella Terza Guerra Mondiale?Presto scoppierà la Terza Guerra Mondiale.

Attenti, sta arrivando la Terza Guerra Mondiale.Presto scoppierà la Terza Guerra Mondiale.

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496. ASÍ EN LA GUERRA COMO EN LOS CELOSJoan Manuel Serrat

Joan Manuel Serrat è considerato il più grande cantautore spagnolo e catalano. Inizia la sua carriera quasi quarant’anni fa, nel 1965, in pieno franchismo, aderendo (con tanto di tessera ufficiale n° 13) al collettivo di cantanti in lingua catalana Els Setze Jutges (“I sedici giudici”), che diverrà ispiratore e “spina dorsale” di un più vasto movimento di rinnovamento della canzone catalana, già attivo dai primi anni ’60, noto come Nova cançó catalana (“Nuova canzone catalana”). Movimento di rinnovamento e protesta nella “pace terrificante” della Spagna di allora; già l’uso di una lingua diversa dal castigliano era simbolo di non accettazione e di ribellione!Nonostante tutto ciò, la “NCC” ottiene un successo clamoroso; nel 1966, Serrat piazza una sua canzone, Cançó de matinada (“Canzone di mattina”) nella hit parade nazionale, primo caso in assoluto per una canzone in lingua catalana.Ben presto, Serrat diventa –assieme a Lluís Llach e ad altri- un simbolo di opposizione autentica al franchismo; e un simbolo niente affatto “teorico”, date le noie spesso di carattere poliziesco e intimidatorio che deve subire. Nel frattempo comincia ad essere conosciuto anche all’estero; sue canzoni sono tradotte un po’ ovunque e cantate, ad esempio, da David Broza in Israele, da Carlos do Carmo in Portogallo (nel ’74, dopo la Revolução dos cravos, Serrat vola in testa alle classifiche lusitane), da Mina in Italia e da Jaime Marques in Brasile. Con la fine del franchismo, Serrat non cessa di scrivere e cantare le sue canzoni piene di bellezza, di libertà e di meraviglia del vivere; ne è prova l’ “aggiornamento” regolare di una sua vecchia canzone, Fa vint anys qu’havia vint anys (“Fan vent’anni che avevo vent’anni”), o le lacrime nello stadio di Santiago del Cile poco dopo la fine del regime fascista di Pinochet (1989), lo stesso stadio dove era stato ucciso Víctor Jara, mentre canta Volver a los diecisiete di Violeta Parra. Il suo ultimo lavoro sono giustappunto delle “rielaborazioni” di canzoni latinoamericane mediante il suo “alter ego” Tarrés, in un album intitolato Cansiones (2000).

Así en la guerra como en los celosSangre, sudor y lágrimas quedan

Al paso de los heraldos negrosQue nublan la verdad y la envenenan.

Rumbos perdidos a flor de tango.Cuentas pendientas, rencores viejos.Con vento, polvo; con lluvia, fango.Así en la guerra como en los celos.

Un azote en el alma que te empuja a correr.Un eclipse total de la razón.

Una venda en los ojos que no te deja ver.Una mortaja negra en el corazón.

Así en la guerra como en los celos.

De los infiernos, fuego y ceniza.A las tinieblas, ceniza y fuego.Caricies vueltas papel de lija.

Así en la guerra como en los celos.

Exilio del que jamás se vuelve.Cizaña que deja el vergel yermo.A hierro mata y a hierro muere.

Así en la guerra como en los celos.

Un azote en el alma que te empuja a correr.Un eclipse total de la razón.

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Una venda en los ojos que no te deja ver.Una mortaja negra en el corazón.

Así en la guerra como en los celos.

*

COSI’ IN GUERRA COME NELLE GELOSIEVersione italiana di Riccardo Venturi

Cosi’ in guerra come nelle gelosie,sangue, sudore e lacrime restano

al passo degli araldi neriche offuscano la verità e l’avvelenano.

Strade smarrite a ritmo di tango.Conti in sospeso, vecchi rancori.

Col vento, polvere; con la pioggia, fango.Cosi’ in guerra come nelle gelosie.

Una frusta nell’anima che ti spinge a correre.Un’eclisse totale della ragione.

Una benda sugli occhi che non ti fa vedere.Un nero sudario nel cuore.

Cosi’ in guerra come nelle gelosie.

Dagli inferni, fuoco e cenere.Nelle tenebre, cenere e fuoco.Carezze volte in carta vetrata.

Cosi’ in guerra come nelle gelosie.

Esilio di chi non torna mai.Loglio che manda l’orto alla malora.Di spada ferisce e di spada perisce.Cosi’ in guerra come nelle gelosie.

Una frusta nell’anima che ti spinge a correre.Un’eclisse totale della ragione.

Una benda sugli occhi che non ti fa vedere.Un nero sudario nel cuore.

Cosi’ in guerra come nelle gelosie.497. TO AKOPNTEON

Μάνος Λόιζος / Manos Loïzos

Στην γειτονιά μου την παλιά είχα έναν φίλοπου ήξερε και έπαιζε ακορντεόν

όταν τραγούδαγε φτυστός ήταν ο ήλιοςφωτιές στα χέρια του άναβε το ακορντεόν

Μα ένα βράδυ σκοτεινό σαν όλα τα άλλακράταγε τσίλιες παίζοντας ακορντεόν

γερμανικά καμιόνια στάθηκαν στην μάντρακαι μια ριπή σταμάτησε το ακορντεόν

Τ’ αρχινισμένο σύνθημα πάντα μου μένειοπότε ακούω από τότε ακορντεόν

και έχει σαν στάμπα την ζωή μου σημαδέψειδεν θα περά δεν θα περάσει ο φασισμός

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*

LA FISARMONICAVersione italiana di Giuseppina di Lillo

Nel mio vecchio quartiere avevo un amicoche sapeva e suonava la fisarmonica

quando cantava era come il solegli metteva il fuoco alle mani la fisarmonica.

Ma una sera scura come le altrefaceva il palo suonando la fisarmonica

camion tedeschi si fermarono davanti alla mandraed una raffica fermò la fisarmonica

E come uno slogan mi rimaneogni volta che sento una fisarmonica

e come un timbro ha segnato la mia vita«non passerà, non passerà il fascismo».

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498. O ΔPOMOΣΜάνος Λόιζος / Manos Loïzos

Ο δρόμος είχε την δική του ιστορίακάποιος την έγραψε στον τοίχο με μπογιά

ήταν μια λέξη μοναχά ελευθερίακι’ έπειτα είπαν πως την έγραψαν παιδιά

ύστερα κύλησε ο καιρός και η ιστορίαπέρασε εύκολα απ’ την μνήμη στην καρδιά

ο τοίχος έγραφε μοναδική ευκαιρίαεντός πωλούνται πάσης φύσεως υλικά

τις Κυριακές από νωρίς στα καφενείαέπειτα γήπεδο στην χύμα τα καβγάο δρόμος είχε την δική του ιστορία

είπανε όμως πως την έγραψαν παιδιά

*

LA STRADAVersione italiana di Giuseppina di Lillo

La strada aveva una storia tutta suaqualcuno la scrisse sul muro con la vernice

era una parola sola «libertà»e dopo dissero che l’avevano scritta dei bambini

poi il tempo passò e la storiapassò facilmente dalla memoria al cuore

il muro riportava le parole «occasione unicaall’interno si vendono merci di ogni genere»

e le domeniche passate al barpoi allo stadio baruffe a volontà

la strada aveva una storia tutta suae dissero che l’avevano scritta dei bambini.

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499. ΣTON ΠOΛEMO O TZOΛαυρέντης Mαχαιρίτσας / Lavrendis Maheritsas

Στον πόλεμο ο Τζο περνάει καλάτον έχουν όπα όπα

τον νέγρο, τον λοχία, τον παλικαρά

και που’ χει μαύρη πέτσακανένας δε νογά

κατώτεροι και ανώτεροιτον λένε παλικαρά

και που’ χει μαύρη μάνακανένας δε νογά

κατώτεροι και ανώτεροιτον λένε παλικαρά

τον μαύρο, τον λοχία, τον Τζο, τον φουκαρά

Στον πόλεμο ο Τζο περνάει καλάώσπου κακιά μια σφαίρα

και το δεξί πιο πέρατο χέρι του πετά

και που’ χει μαύρη μάνακανένας δε νογά

κατώτεροι και ανώτεροιτον λένε παλικαρά

και που’ χει μαύρη πέτσακανένας δε νογά

κατώτεροι και ανώτεροιτον λένε παλικαρά

του δίνουν και βραβείο στον Τζο τον φουκαρά

Μονόχειρας ο Τζο ζητάει δουλειάμα τι δουλειά να κάνειπου το δεξί έχει χάσει

πέρα στον Βιετνάμ

και που’ χει μαύρη μάναθυμήθηκαν ξανά

κατώτεροι και ανώτεροιτον λένε αληταρά

και που’ χει μαύρη πέτσαθυμήθηκαν ξανά

κατώτεροι και ανώτεροιτον λένε αληταρά

τις πόρτες δεν ανοίγουν στον Τζο το φουκαρά

*

ALLA GUERRA, JOEVersione italiana di Giuseppina di Lillo

Alla guerra Joe se la passa bene

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se lo tengono caro caroil negro, il sergente, il prode

e che abbia la pelle neraa nessuno interessa

superiori e subalternilo chiamano prode

e che abbia la madre neraa nessuno interessa

superiori e subalternilo chiamano prode

il negro, il sergente, Joe, il poveretto.

Alla guerra, Joe se la passa benefinché una pallottola della malasorte

non gli butta dall’altra parteil suo braccio destro

e che abbia la madre neraa nessuno interessa

superiori e subalternilo chiamano prode

e che abbia la pelle neraa nessuno interessa

superiori e subalternilo chiamano prode

e gli danno pure un premo a Joe il poveretto

Ormai monco, Joe cerca lavoroma che lavoro può fare

ora che ha perso il suo braccio destrolaggiù in Vietnam

e che ha la madre neratutti ora se ne ricordano

superiori e subalternilo chiamano mascalzone

e che ha la pelle nellatutti ora se ne ricordano

superiori e subalternilo chiamano mascalzone

le porte non si aprono per Joe il poveretto.

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500. PIASTRELLEAntonio Teresano

(Redshadow)

La “CCG” n° 500 ha il titolo in rosso invece che nel blu consueto, e un autore cui ben si attaglia. Antonio Teresano, più noto come Red o Redshadow, vecchio frequentatore e filibustiere di questi lidi. Riportiamo, dal ng. it.fan.musica.guccini, la sua presentazione alla canzone:

“Ho qualche canzone in testa per quest'iniziativa...ma non ho la forza morale né fisica per leggermi un elenco di 500 brani onde evitare ripetizioni... quindi mando un pezzo mio (per favore...tenete a freno l'entusiasmo!) che con la guerra c'entra fino a un certo punto... cioe' c'entra ma come pretesto ma allo stesso tempo piu' di quanto sembri.Insomma, visto che e' un po' che, parafrasando Celentano (che vette inaspettate raggiunge la mia dialettica!) leggo poco e scrivo ancora meno, volevo giustificare gli sforzi epici che ho fatto per pagare il fisso ad un telefono che non uso mai e deludere chi mi vuole male dimostrando che,seppur con la pressione ai minimi storici, sono ancora vivo, anche se vista l'aria che tira fra sceriffi del mondo stelle&strisce e poliziotti di casa nostra travestiti da naziskins che scoltellano qua e la', non so quanto questo sia un vantaggio.....Un saluto a chi se lo merita e....del sogno americano ne puoi fare a meno!”

Soldato cosa fai?Io non ti ho fatto nulla

io non ho aperto bocca, cosa fai?

Ma come dove vai?Io sono nato qua, all'ombra della luna

la stessa che tu guardie che io cerco di afferrare

No, non ho dormitoio non dormo mai la notte

primule di anime mi illudonopoi se ne vanno via

Poliziotto, cosa fai?No, non li ho rubatiquei soldi sono miei

dollari a quintali, sogni esagonalicosa fai?

Mi colpisci ancora e ridiuna caserma a mododi quelle molto belle

chissa' quante piastrellela mia bile coprira'

La fidanzata a Riminidomani rivedrai

io prego tutti i giornia volte anche allo specchio

ma Dio non si vede mai

Madre cosa fai?Perche' urli su quel letto?

e' vero sta nascendotuo figlio dall'oblio

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Che raccoglie ventosemina tempesta

dice che vuol partire invece resta

Soldato cosa fai?Uccidi da lassu'

dove fumano gli angelicavalcano le rondini

tu butti mille bombe da lassu'

Tuo nonno ti teneva sui ginocchiti raccontava storieaneddoti, memorie

perche' piangi, perche' vivi, dove vai?

Siamo carnefici e aggressorio vittime indolori

dei mutui non pagati, dei dollari a motore

E c'e' sempre una canzoneche ci ricorda amore

o chiacchiere fra amici ad un bancone

Mi dici dove vai? O almeno come stai?Almeno per un po' non saro' solo coi miei guai

tra bombe e temporalie sorrisi sui giornali

un sole nero che non tramonta maiun cielo sporco che non sorride mai.

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501. ELS TRENS DE KOSOVOLluís Llach

(1999)

Assieme a Joan Manuel Serrat, Lluís Llach (si pronuncia gliuis gliàc) è il più noto rappresentante della Nova cançó catalana; ma, a differenza di Serrat, compone le sue canzoni esclusivamente in catalano. Il suo percorso inizia nel 1967 come membro de Els setze jutges; e già dai primi anni scrive autentici inni di lotta e resistenza antifascista che divengono ben presto notissimi in tutta la Spagna sebbene composti, come detto, esclusivamente in lingua catalana. E’ il caso di Cal que neixin flors a cada instant (“Bisogna che nascano fiori in ogni momento”), La gallineta (“La gallinella”) o L’estaca, forse la sua canzone più nota, tradotta in molte lingue e vero strumento di rivendicazione e lotta popolare. D’altro lato, Lluís Llach è forse il cantautore iberico con la più vasta e solida formazione musicale e che più ha sviluppato il proprio percorso artistico e politico. La sua versatilità di compositore è straordinaria, passando fra la tradizione catalana e le sonorità mediterranee (in questo molto simile al De André di Creuza de mä), tra cantate di sapore classico e ritmi decisamente pop e rock.

Tornen els trens, plens de la pobra gent, pobra,ulls que miren enlloc perquè venen d’enlloc i enlloc veuen el seu destí.

Tornen els trens d’un món que tots pensàvem llunyperò ens desperta el traquetreig de rodes i de llops,

la negror d’un temps que és tan a propla tristesa per no haver sabut dir prou…

Ploren els trens, van buits de la pobra gent, pobra,que no tenen un nom, ni una casa ni un foc on cremar tant de desesper.

Quan el dolor no té carnet, no té un nom,esdevé el dolor de tots i tots en som partícips,

tots fem fila cap el vell exili,si l’exili no el portem al cor.

Xisclen els trens,quin és l’odi que els empeny,

quina la ràbia que emmetzina tant d’amorSom nosaltres a l’andana tot veient com passen?

O hem pujat fa temps dalt de la màquina,mentre anem contant els llargs vagons…

Corren els trens, la llum de la pobra gent, pobra,fa senyal d’un camí basardós i tenaç d’una Europa en plena nit.

Tornen els trens d’un temps que tots pensàvem llunyi ens desperta el traquetreig de rodes i de llops,

la negror d’un temps que és tan a prop,la vergonya per no haver dit: prou.

*

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I TRENI DEL KOSOVOVersione italiana di Riccardo Venturi

Tornano i treni, pieni di povera gente, povera,occhi che guardano altrove perché vengono da altrove e altrove vedono il proprio

destino.Tornano i treni da un mondo che tutti pensavamo lontano

ma ci risveglia lo sferragliare delle ruote sui binari,l’oscurità d’un tempo che è cosi’ vicino,

la tristezza per non aver saputo dire basta…

Piangono i treni, vanno stipati di povera gente, povera,che non ha un nome, né una casa o un focolare dove bruciare tanta disperazione.

Quando il dolore non ha documenti, non ha un nome,diventa il dolore di tutti e tutti ne siamo partecipi,

tutti ci incamminiamo verso il vecchio esilio,ammesso che l’esilio non lo portiamo in cuore.

Fischiano i treni,qual è l’odio che li spinge,

quale la rabbia che distrugge tanto amore,e forse stiamo alla finestra a guardarli passare?Oh, è da tempo che spingiamo quella macchina

mentre andiamo contando i lunghi vagoni…

Corrono i treni, la luce della povera gente, povera,è segno d’un cammino accidentato e tenace di un’Europa in piena notte.

Tornano i treni da un tempo che tutti pensavamo lontanoi ci risveglia lo sferragliare delle ruote sui binari,

l’oscurità d’un tempo che è cosi’ vicino,la vergogna per non aver detto basta.

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502. MARLENENoir Désir

Oh Marleneles cœurs saignent

et s'accrochent en hautde tes basoh Marlene

dans tes veinescoule l'amourdes soldats

et quand ils meurent ou s'endormentc'est la chaleur de ta voixqui les apaise, et les traine

jusqu'en dehors des combatsoh Marlene, c'est la haine

qui nous a amenés làmais Marlene, dans tes veines

coulait l'amour des soldatseux quand ils meurent

ou s'endormentc'est dans le creux de tes bras

qu'ils s'abandonnentet qu'ils brûlentcomme un clopeentre tes doigts.

Hier und immer,Da kennt man sie,

Kreuz unter KreuzenMarlene immer liebt.

(Ici et toujoursOn la connait là

Croix parmi les croixMarlene aime toujours.)

*

MARLENEVersione italiana di Riccardo Venturi

Oh Marlenei cuori sanguinano

e s’attaccano sopraalle tue calzeoh Marlene

nelle tue venescorre l’amore

dei soldatie quando muoiono o s’addormentano

è il calore della tua voceche li calma, e li porta via

fuori dalle battaglieoh Marlene, è l’odioche ci ha portati là

ma, Marlene, nelle tue venescorreva l’amore dei soldati

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loro, quando muoionoo s’addormentanoè nel tuo abbraccioche si abbandonano

e brucianocome una sigaretta

tra le tue dita.

Hier und immer,Da kennt man sie,

Kreuz unter KreuzenMarlene immer liebt.

(Qui, per sempre,la si riconosce

croce tra le crociMarlene sempre ama).

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503. UTOPIAAlanis Morrissette

Più che una canzone contro la guerra questa è una canzone a favore della pace, ma spero che vorrete accettarla ugualmente :-)[Maurizio dal ng it.fan.musica.guccini]

we'd gather around all in a room fasten our belts engage in dialoguewe'd all slow down rest without guilt not lie without fear disagree sans

judgementwe would stay and respond and expand and include and allow and forgive andenjoy and evolve and discern and inquire and accept and admit and divulge

and open and reach out and speak up

This is utopia this is my utopiaThis is my ideal my end in sight

Utopia this is my utopiaThis is my nirvana, my ultimate.

we'd open our arms we'd all jump in we'd all coast down into safety netswe would share and listen and support and welcome be propelled by passion

not invest in outcomes we would breathe and be charmed and amused bydifference be gentle and make room for every emotion

we'd provide forums we'd all speak out we'd all be heard we'd all feel seenwe'd rise post-obstacle more defined more grateful we would heal be humbled

and be unstoppable we'd hold close and let go and know when to do which we'drelease and disarm and stand up and feel safe

this is utopia this is my utopiathis is my ideal my end in sight

utopia this is my utopiathis is my nirvana

my ultimate

*

UTOPIAVersione italiana di Maurizio

Potremmo riunirci tutti in una stanza, allacciare le cinture, iniziare undialogo.

Potremmo calmarci tutti, riposarci senza colpa, essere sinceri senza paura,essere in disaccordo senza essere giudicati.

Potremmo essere presenti e rispondere ed aprirci e comprendere, permettere eperdonare e ed essere felici e crescere e capire e domandare ed approvare

ed accettare e divulgare ed aprirci e raggiungere e parlare liberamente.

Questa è utopia, questa è la mia utopiaQuesto è il mio ideale, il mio obiettivo in vista.

Utopia, questa è la mia utopiaQuesto è il mio Nirvana, il mio fondamento.

Potremmo aprire le braccia, spiccare tutti il salto, cadere tutti sulle retidi sicurezza.

Potremmo partecipare ed ascoltare e incoraggiare ed accogliere,essere spinti dalla passione, non investire nei risultati.

Potremmo respirare e ed essere affascinati e divertiti dalla differenza,essere gentili e fare spazio ad ogni emozione.

Potremmo organizzare dibattiti, parlare tutti apertamente, essere tutti

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ascoltati, sentirci tutti capiti.Potremmo fissare obiettivi più precisi, più gratificanti, guarire, essere

umili ed inarrestabili.Potremmo tenere stretto e lasciare andare e sapere quando fare una cosa o

l'altra.Potremmo liberare e disarmare e opporci e sentirci sicuri.

Questa è utopia, questa è la mia utopiaQuesto è il mio ideale, il mio obiettivo in vista.

Utopia, questa è la mia utopiaQuesto è il mio Nirvana, il mio fondamento.

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504. THE CALL(War, war, war!)

Country Joe McDonald

Far and near, high and clear,Hark to the call of War.

Over the gorse and the golden dells,Ringing and swinging the clamorous bells,

Praying and saying of wild farewells:War! War! War!

High and low, all must go:Hark to the shout of War!

Leave to the women the harvest yield;Gird ye, men, for the sinister field;

A sabre instead of a scythe to wield;War! Red war!

Rich and poor, lord and boor,Hark to the blast of War!

Tinker and tailor and millionaire,Actor in triumph and priest in prayer,Comrades now in the hell out there,

Sweep to the fire of War!

Prince and page, sot and sage,Hark to the roar of War!

Poet, professor and circus clown,Chimney-sweep and fop of the town,

Into the pot and be melted down:Into the pot of War!

Women all, hear the callThe pitiless call of War!

Look your last on your dearest ones,Brothers and husbands, fathers, sons:Swift they go to the ravenous guns,

The gluttonous guns of War.

Everywhere thrill the airThe maniac bells of War.

There will be little of sleeping to-night;There will be wailing and weeping to-night;

Death's red sickle is reaping to-night:War! War! War!War! War! War!

War! War! War! War!War! War! War! War!War! War! War! War!

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IL RICHIAMO(Guerra, guerra, guerra!)

Versione italiana di Riccardo Venturi

Vicino e lontano, alto e forteascoltate il richiamo della Guerra.

Sulle ginestre, sulle rapide splendenti,le campane rumorose che suonano a distesa

pregando e promettendo tremendi addii:Guerra! Guerra! Guerra!

Alti e bassi, tutti devono andare:ascoltate il grido della Guerra!Lasciate alle donne il raccolto;

cingetevi, uomini, per il sinistro campo;una spada da usare invece della falce;

Guerra! Sanguinosa guerra!

Ricchi e poveri, signori e villani,ascoltate lo scoppio della Guerra!

Sarto, calderaio e milionario,attore in trionfo o prete in preghiera,compagni che ora siete chissà dove,disperdetevi al fuoco della Guerra!

Principe e paggio, stupidi e sapienti,ascoltate il ruggito della Guerra!

Poeta, professore e clown del circo,spazzacamino e damerino di città,

giù nel paiolo e siate ben mescolati:nel paiolo della Guerra!

O donne tutte, ascoltate il richiamo,lo spietato richiamo della Guerra!

Date l’ultimo sguardo ai vostri cari,fratelli, mariti, padri e figli:

veloci corrono alle armi fameliche,le armi ingorde della Guerra.

E, dovunque, l’aria trasalealle campane impazzite della Guerra.Non si dormirà molto questa notte;

ci saran lamenti e pianti questa notte.la rossa falce della morte sta mietendo stanotte:

Guerra! Guerra! Guerra!Guerra! Guerra! Guerra!

Guerra! Guerra! Guerra! Guerra!Guerra! Guerra! Guerra! Guerra!Guerra! Guerra! Guerra! Guerra!

505. THE BUTCHER’S TALE(Western Front 1914)

The Zombies

A butcher yes that was my tradeBut the king's shilling is now my feeA butcher I may as well have stayed

For the slaughter that I see...

And the preacher in his pulpit

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Sermons: "Go and fight, do what is right"But he don't have to hear these guns

And I'll bet he sleeps at night...

And I...And I can't stop shaking

My hands won't stop shakingMy arms won't stop shakingMy mind won't stop shaking

I want to go homePlease let me go home

Go home...

And I have seen a friend of mineHang on the wireLike some rag toy

Then in the heat the flies come downAnd cover up the boy

And the flies come down in the battlefieldsIf the preacher he could see those flies

Wouldn't preach for the sound of guns...

And I...And I can't stop shaking

My hands won't stop shakingMy arms won't stop shakingMy mind won't stop shaking

I want to go homePlease let me go home

Go home...

*

IL RACCONTO DEL MACELLAIO(Fronte occidentale 1914)

Versione italiana di Riccardo Venturi

Macellaio, si’, macellaio era il mio mestierema ora son pagato col soldo del re;

e avrei potuto restarmene a fare il macellaiovisto il macello che vedo…

E il cappellano militare, dal pulpito,predica: “Andate a combattere, fate ciò che è giusto”

ma lui non deve sentire questi cannonie scommetto che la notte dorme…

E io…Io non ce la fo a smetter di tremare

le mie mani non voglion smettere di tremarele mie braccia non voglion smettere di tremare

la mia mente non vuole smettere di tremarevoglio andare a casa

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per favore fatemi andare a casaa casa…

Ho visto un mio compagnoinfilzato e appeso al filo spinato

come un giocattolo di straccie poi, col caldo, scendono le mosche

e ricoprono il ragazzoe le mosche scendono sui campi di battaglia

Se il cappellano militare vedesse quelle moschenon farebbe più sermoni per il rumore dei cannoni…

E io…Io non ce la fo a smetter di tremare

le mie mani non voglion smettere di tremarele mie braccia non voglion smettere di tremare

la mia mente non vuole smettere di tremarevoglio andare a casa

per favore fatemi andare a casaa casa…

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506. THE SUN IS BURNINGChristy Moore

Christy Moore è un gigante della musica irlandese, grande artefice del primo folk revival degli anni anni 70. Iniziò con il gruppo dei Planxty di cui fu coofondatore. Vanta una produzione sterminata tutta di ottimo livello e pur spaziando e contaminandosi con vari generi musicali resta sempre fedele alla musica della sua isola verde. Insomma musica popolare che si trasforma ridiventa viva .

The sun is burning in the skyStrands of clouds go slowly drifting by

In the park the dreamy bees are droning in the flowers among the treesAnd the sun burns in the sky.

Now the sun is in the west,Little babes lie down to take their rest,

And the couples in the park are holding hands and waiting for the darkAnd the sun is in the west.

Now the sun is sinking low,Children playing know it's time to go.

High above a spot appears, a little blossom blooms and then draws nearAnd the sun is sinking low.

Now the sun has come to earthShrouded in a mushroom cloud of death.

Death comes in a blinding flash of hellish heat and leaves a smear of ashAnd the sun has come to earth.

Now the sun has disappearedAll that's left is darkness, pain and fear.

Twisted sightless wrecks of men go crawling on their knees and cry in painAnd the sun has disappeared.

*

IL SOLE STA BRUCIANDOVersione italiana di Riccardo Venturi

Il sole sta bruciando nel cielofili di nubi vanno lentamente alla deriva

nel parco ronzano le api sognanti nei fiori, tra gli alberie il sole brucia nel cielo.

Ora il sole è all’occidente,dei bambini si sdraiano per riposarsi,

e le coppiette nel parco si tengono per mano aspettando il buio,e il sole è all’occidente.

Ora il sole sta calando,i bambini che giocano sanno che è ora d’andar via.

Appare un punto, lassù in alto, un piccolo boccio spunta e si avvicina,ed il sole sta calando.

Ora il sole è venuto sulla terra,ammantato in una nuvola di morte a forma di fungo.

La morte viene in un lampo accecante di calore infernale e lascia una macchia di ceneree il sole è venuto sulla terra.

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Ora il sole è scomparsoe tutto quel che ha lasciato è buio, dolore e paura.

Relitti umani contorti e ciechi si trascinano sulle ginocchia e gridano di doloree il sole è scomparso.

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507. WHY?Tracy Chapman

Why do the babies starveWhen there's enough food to feed the world

Why when there're so many of usAre the people still alone

Why are the missiles called peace keepersWhen they're aimed to kill

Why is a woman still not safeWhen she's in her home

Love is hateWar is peace

No is yesAnd we're all free

But somebody's gonna have to answerThe time is coming soon

Amidst all these questions and contradictionsThere's some who seek the truth

But somebody's gonna have to answerThe time is coming soon

When the blind remove their blindersAnd the speechless speak the truth

*

PERCHE’?Versione italiana di Manuela Scelsi

Perché i bambini muoiono di fameQuando c'è abbastanza cibo per sfamare il mondo

Perché se siamo così tantiCi sono ancora persone sole

Perché i missili sono "guardiani della pace"Quando sono pronti ad ucciderePerché una donna non è sicura

Nemmeno nella sua casa

Amore è odioGuerra è pace

No è sìE noi siamo tutti liberi

Ma qualcuno dovrà rispondereL'ora arriverà presto

Tra tutte queste domande e contraddizioniC'è qualcuno che cerca la verità

Ma qualcuno dovrà rispondereL'ora verrà presto

Quando i ciechi si toglieranno i paraocchiE i muti diranno la verità.

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508. STOP WARIsola Posse All Star

"Posse?""Eh?"

"È allarme rosso! Siamo in guerra...""Ci siamo sempre stati in guerra noi..."

"Ci sono anche gli italiani... su gli italiani!?""No sei fuori è una storia pesa... ci sono i blindati in piazza, hanno

attaccato coi missili...""Eh?"

"Panico totale! Non passa!!!"

Deda MC

Niente pace, niente giustiziane ho sentite anche troppe di cazzate, vomita-sentenze

di una bocca che scrive parole di fuoco su un gioco...con un buono e un cattivo, un Occidente indignato

nulla ha dichiarato e accanto un positivismo violento.

Attento! Non confondo Saddam con Che Guevara:a Panama è la Casa Bianca che spara.

Nessuno ti ha per questo mai informato...Nessuno! che si sia mai preoccupato... Nessuno!

Ma la posta in gioco questa volta è più alta:"La questione del petrolio va risolta."

E allora lo studio si apre ed armato di retoriche di guerra:"Il dolore va premiato!"... una campagna se vuoi un pò troppo efficace

finchè non c'è giustizia, no! nessuna pace!

Gopher D

Dico, menti marce regolano il giocoipotesi e parole contano poconon è poi così assurdo capire

che chi paga è anche chi non ci credee salta in aria come fosse niente

sotto le rovine nelle strade deserte...Non hai il diritto di sentirti sicuro

con le mani tra le gambe dì l'addio al suo culoaspettando solo che giunga l'ora

all'angolo della strada, all'angolo della stradaall'angolo della strada, all'angolo della strada

Stop war! Qual è il tuo conflitto?Stop al panico o sei giù sconfitto!

"Visto? Era una questione di soldi!Ehi, Dee Mò... fai tu lo speaker dacci i dati!"

Speaker Dee Mò

Chi vive da schiavo, chi incassa è soltanto uno schemase vuoi un posto amplificato

ma dai un'idea del sistema applicato nel mondo:

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la divisione è mega!Azioni in catene, azioni aguzzine...

sistemi economici, politiche assassinetra nord e sud, sud e nord del pianeta

non sono comunista, nemmeno un profeta,ma uno speaker! Dee Mò

Speaker d'informazione indipendenteSaddam faceva la spesa in Occidente

strategicamente un buon cliente:chi nasconde i fatti mente!

Saddam è uno dei tanti e poi è stato stipendiatoquestione di feeling, di feeling con la Nato,

che conta soldi, soldi su maceriecome la parte e business, cose serie.

E fucilate sui ragazzi in Palestina,berretti verdi in America Latina:

perché su queste vergogne, ehi, tutto tace?Deda è giustizia questa? No, nessuna pace!

Perché non è l'Islam che muove Saddame conta più una banca della Casa Bianca!!!

È solo il business che comanda!È una piazza d'armi e d'affari

i giochi son loschi, Treble? E non son chiari!!!Metà del mondo vive per scommessee paga con la vita

il panico di questa guerra è quotato a Wall Street...Mone, mone, mone, mone? None, none, none, none!

Treble

None none! Non voglio vivere questa guerra:non è un gioco, questo Risiko tragico...

None none! Non voglio vivere questa guerra!Intanto il generale bombarda bam! bam!sta lanciando Scud su Israele bam! bam!

B-52 su Baghdad bam! bam!L'Islam minaccia l'Occidente... SANGUE...

il terrorismo dilagherà!!!Notizie tagliate e ricucite come un capo comandasparate nelle orecchie da una brutta b-b-banda

lu Maciaro insegna [...]

che qui la strage regnae un radio-titolo importante che venda

tanto di morte il panico di sicuro si guadagnadal tempo dell'altra guerra: "Questa è l'ultima!"

e allora va dell'era il giornale bombarda!!!

Vai Treble il tuo discorso è stato chiaro... anche questa è andata a segno!

Stop war! Qual è il tuo conflitto?Stop al panico o sei già sconfitto!

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509. INFANT DE BEIRUTLluís Llach

Una canzone davvero “sorella” di Sidùn di Fabrizio de André. Coincidenza o…?

No sé bé si era tristesao el dolor antic d’uns ulls d’infant.

Però, per un moment, del món va ser el retrataquella imatge d’un infant de Beirut.

El fràgil braç, tendra tragèdia,brandant fusell; mort i bandera.

El cos menut i bru perdent-se en la ciutat,un nínxol anònim per l’infant de Beirut.

Al cel hi té el Deus del napalm,i el tro infernal d’ocells de plata,

en l’horitzó, només, l’exili sempre amarg,bressol i tomba per un infant de Beirut.

Morir a Beirut, morir a Mauthausen,el mateix foc en temps distants,

mirall glaçat d’un món on ja ningú no responals ulls immòbils d’un infant de Beirut.

*

BAMBINO DI BEIRUTVersione italiana di Riccardo Venturi

Non so bene se era tristezzao il dolore antico d’occhi di bambino.

Però, per un momento, del mondo fu il ritrattoquell’immagine d’un bambino di Beirut.

Il braccio fragile, tenera tragedia,che brandiva un fucile; morte e bandiera.

Il corpo minuto e magro che si perdeva nella città,un lenzuolo anonimo per il bambino di Beirut.

In cielo ci sono il Dio del napalme il ronzio infernale d’uccelli d’argento,all’orizzonte solo l’esilio sempre amato,culla e tomba per un bambino di Beirut.

Morire a Beirut, morire a Mauthausen,lo stesso fuoco in tempi distanti,

specchio gelato d’un mondo dove nessuno rispondeagli occhi immobili d’un bambino di Beirut.

510. FILLS D’HIROSHIMALluís Llach

Digueu els noms, fills d’Hiroshima,els noms complets i a poc a poc.

Feu-vos presents a tot arreu,i ompliu l’espai de l’univers.

Envaïu l’aire que respirem,

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el sexe, els ulls, el nostre alè.Burxeu la nàusea, al nostre instint,

i trasbalseu la nostra quietut.

Reagan, mal actor. Andròpov, policia.Mals actors, mal teatre, mal públic, teló.

Feu-vos valents, fills d’Hiroshima,des del temor del vostre infern,per una humana convivènciapel somni ingenu de la pau.

Per una pau sense terror,ja no és posible l’ambigüitat

contra els voltors, vells i carronyers,obrim trinxeres, queda poc temps.

Reagan, policia. Andròpov, mal actor.Mals actors, mal teatre, mal públic, teló.

Digueu els noms, fills d’Hiroshima,ompliu l’espai que respirem.

Feu-nos valents, fills d’Hiroshima,per una pau sense terror.

*

FIGLI DI HIROSHIMAVersione italiana di Riccardo Venturi

Dite i vostri nomi, figli di Hiroshima,i nomi completi, e a poco a poco.

Presentatevi a tutti quantie riempite lo spazio dell’universo.

Invadete l’aria che respiriamo,il sesso, gli occhi, il nostro respiro.

Fate crescere la nausea nel nostro istintoe rovesciate la nostra quiete.

Reagan, un guitto. Andropov, un poliziotto.Guitti, teatraccio, pubblico schifoso, sipario.

Fatevi coraggio, figli di Hiroshima,dalla paura del vostro inferno,per una umana convivenza,

per il sogno ingenuo della pace.

Per una pace senza terrorenon è più possibile l’ambiguità.

Contro gli avvoltoi, vecchie iene,apriamo trincee, resta poco tempo.

Reagan, un poliziotto. Andropov, un guitto.Guitti, teatraccio, pubblico schifoso, sipario.

Dite i vostri nomi, figli d’Hiroshima,riempite lo spazio che respiriamo.

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Fateci coraggio, figli di Hiroshima,per una pace senza terrore.

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511. LES CHAROGNARDSRenaud(1975)

Questa non è una “canzone contro la guerra”; o forse non lo è direttamente. Ma è una delle più cupe e terribili canzoni di Renaud incazzato sul serio, del Renaud che non faceva sconti ed era ancora ben lontano dall’ “istituzionalizzazione” cui è stato sottoposto. Una canzone che ci parla di tanta di quella “brava gente” (verrebbe da dire, con Claudio Lolli, di quella “vecchia piccola borghesia che gode quando un ladro muore”) che magari, adesso, è tutta dietro a’ prodi guerrieri impegnati in qualche “liberazione”. Una canzone che è anche una risposta a tante stupide frasi fatte che tutti noi sentiamo ogni giorno.

Il y a beaucoup de monde sur la rue Pierre Charron Il est deux heures du mat', le braquage a foiré,

J'ai une balle dans le ventre une autre dans le poumon, J'ai vécu à Sarcelles, j'crève aux Champs-Élysées.

Je vois la France entière du fond de mes ténèbres, les charognards sont l'à, la mort ne vient pas seul. J'ai la connerie humaine, comme oraison funèbre,

le regard des curieux comme unique linceul.

C'est bien fait pour ta gueule, tu n'est qu'un p'tit salaud, on port'ra pas le deuil, c'est bien fait pour ta peau.

Le boulanger du coin a quitté ses fourneaux pour s'en venir cracher sur mon corps déjà froid.

Il dit:"J'suis pas raciste,mais quand même les bicots, chaque fois qui a un sale coup,ben y faut qu'il en soient".

"Moi monsieur j'vous signale, que j'ai fais l'Indochine". Dit un ancien para à quelques arrivistes.

"Ces mec c'est d'la racaille, c'est pire que des viêt-minh. Faut les descendre d'abord et discuter ensuite".

C'est bien fait pour ta gueule, tu n'est qu'un p'tit salaud, on port'ra pas le deuil, c'est bien fait pour ta peau.

Les zonards qui sont là vont s'faire lyncher sûr’ment, s'ils continuent à dire que les flics assassinent, qu'on est un être humain même si on est truand

et que ma mise à mort n'a rien de légitime.

"Et s'il prenait ta mère, comme otage, ou ton frère?" Dit un père, béret Basque, à un jeune blouson d'cuir.

"Et si c'était ton fils qui était couché par terre Le nez dans sa misère? "Répond l'jeune pour finir.

C'est bien fait pour ta gueule, tu n'est qu'un p'tit salaud, on port'ra pas le deuil, c'est bien fait pour ta peau.

Mais monsieur blanc cassis continue son délire. Convaincu que déjà, mon âme est chez le diable, que ma mort fut trop douce, que je méritais pire.

J'espère bien qu'en enfer, je r'trouvai ces minables.

Je n'suis pas un héros, j'ai eu c'que j'méritais. Je ne suis pas à plaindre, j'ai presque de la chance.

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Quand je pense à mon pote qui lui n'est que blessé, il va finir ses jours à l'ombre d'une potence.

Elle n'a pas dix-sept ans cette fille qui pleure, en pensant qu'à ses pieds,il y a un homme mort. Qu'il soit flic ou truand, elle s'en fout d'sa pudeur.

Comme ces quelques larmes me réchauffent le corps.

C'est bien fait pour ta gueule, tu n'est qu'un p'tit salaud, on port'ra pas le deuil, c'est bien fait pour ta peau.

Il y a beaucoup de monde sur la rue Pierre Charron. Il est deux heures du mat`, mon sang coule au ruisseau.

C'est le sang d'un voyou qui rêvait de millions, j'ai des millions d'étoiles au fond de mon caveau. J'ai des millions d'étoiles au fond de mon caveau.

*GLI AVVOLTOI

Versione italiana di Riccardo Venturi

C’è un sacco di gente nella rue Pierre Charron,le due del mattino, la rapina è andata a puttane

ho una pallottola in pancia e un’altra in un polmone.Ho vissuto a Sarcelles [*], crepo sugli Champs-Élysées.

Vedo tutta la Francia dal fondo delle mie tenebre,gli avvoltoi sono là, la morte non viene da sola.

Ho la stronzaggine umana come orazione funebre,lo sguardo dei curiosi come mio solo sudario.

Ben ti sta, brutto stronzo, non sei che un delinquentello,non si porterà il lutto, han fatto bene a farti la pelle.

Il fornaio dell’angolo a lasciato i suoi forniper venire a sputare sul mio corpo già freddo.

Dice: “Non sono razzista, ma comunque ‘sti marocchiniogni volta che ne fanno una, è bene ci restino secchi”.

“Io, signore, le dico che ho fatto la guerra d’Indocina”,dice un vecchio parà a qualche arrivista.

“Questo qui è una canaglia, è peggio dei viet-minh.Meglio stenderli prima, e poi discutere”.

Ben ti sta, brutto stronzo, non sei che un delinquentello,non si porterà il lutto, han fatto bene a farti la pelle.

Quegli straccioni di periferia che son là si faranno di certo linciarese continuano a dire che gli sbirri sono degli assassini,che uno è un essere umano anche se è un malvivente

e che la sua condanna a morte non è per niente legittima.

“E se prendesse tua madre in ostaggio, o tuo fratello?”,dice un vecchio col basco a un ragazzo in giaccone in pelle.

“E se fosse tuo figlio, quello li’ steso per terra,col naso dentro la sua sventura?”, risponde il ragazzo per finirla li’.

Ben ti sta, brutto stronzo, non sei che un delinquentello,non si porterà il lutto, han fatto bene a farti la pelle.

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Ma quel brav’uomo [**] continua il suo delirio.Convinto che la mia anima sia già all’inferno,

che son morto troppo bene, che meritavo di peggio.Spero tanto che all’inferno ritroverò questi idioti.

Non sono un eroe, ho avuto quel che meritavo.Non sono da compatire, ho avuto quasi fortuna.

Quando penso al mio compagno che, lui, è solo ferito,e che finirà i suoi giorni all’ombra della forca. [***]

Non deve avere neanche diciassett’anni, ‘sta ragazzina che piangepensando che, ai suoi piedi, c’è un uomo morto.

Che sia uno sbirro o un delinquente, se ne sbatte del pudore.E quelle poche lacrime mi scaldano tanto addosso.

Ben ti sta, brutto stronzo, non sei che un delinquentello,non si porterà il lutto, han fatto bene a farti la pelle.

C’è un sacco di gente nella rue Pierre Charron.Le due del mattino, il sangue mi cola nel rigagnolo.E’ il sangue di una canaglia che sognava i milioni,

ho milioni di stelle in fondo alla mia tomba,ho milioni di stelle in fondo alla mia tomba.

NOTE

[*] Città dormitorio della banlieue parigina.[**] Arrendendomi per una traduzione che renda minimamente l’idea, dico solo che

“monsieur blanc cassis” è un’espressione che vuole indicare un tipico vecchietto francese “benpensante” che la domenica, al caffé, va a bersi un “blanc cassis” (un tipico aperitivo,

detto anche “kir”, a base di vino bianco e succo di ribes). Potremmo dire il classico “signor Rossi” che fa il regalino ai nipotini, dice che non c’è più religione, guarda

“Domenica In” e vota Fronte Nazionale perché ci vuole ordine e disciplina. [***] All’epoca in cui è stata scritta la canzone in Francia era ancora in vigore la pena di

morte.

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512. LA BALLATA DELL’ARDIZZONEIvan della Mea

(1962)

M'han dit che incö la pulisiaa l'ha cupà un giuvin ne la via;

sarà stà, m'han dit, vers i sett ura cumisi dei lauradur.

Giovanni Ardizzone l'era el so nom,de mesté südent üniversitari,comunista, amis dei proletari:

a l'han cupà visin al noster Domm.

E i giurnai de tüta la téradiseven: Castro, Kennedy e Krusciòv;

a lü 'l vusava: " Si alla pace e no alla guerra!"e cun la pace in buca a l'è mort.

In via Grossi i pulé cui manganell,vegnü da Padova, specialisà in dimustrasiun,

han tacà cunt i gipp un carusele cunt i röd han schiscià l'Ardissun.

A la gent ch'è andà inséma la vista,per la mort del giuvin stüdent

e pien de rabia: "Pulé fascista –vusaven - mascalsun e delinquent".

E i giurnai de l'ultima edisiuna disen tücc: " Un giovane studente,

e incö una gran dimustrasiun,è morto per fatale incidente,è morto per fatale incidente,è morto per fatale incidente".

*

[Versione italiana]

M'hanno detto che oggi la polizia ha ammazzato un giovane per la via;

sarà stato, m'han detto, verso le sette, a un comizio di lavoratori.

Giovanni Ardizzone, era il suo nome, di mestiere studente universitario,

comunista, amico dei proletari,L'hanno ammazzato vicino al nostro Duomo.

E i giornali di tutta la terra dicevano: Castro, Kennedy e Kruscev;

e lui gridava: Si alla pace e no alla guerra; e con la pace in bocca è morto.

In via Grossi i poliziotti coi manganelli, venuti da Padova specializzati in dimostrazioni,

hanno attaccato, con le jeep, un carosello e con le ruote han sciacciato l'Ardizzone.

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La gente ha cominciato a non vederci più dalla rabbia per la morte del giovane studente

e, rabbiosa: Polizia Fascista – gridava Mascalzoni, delinquenti!

I giornali dell'ultima edizione dicono tutti: " Un giovane studente, oggi,

durante una grande manifestazione, è morto per un fatale incidente".

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513. IL FIGLIO DEL POLIZIOTTOPaolo Pietrangeli

(1965)

"Vedi sono più importante:ho tre maglie e tu una sola;vedi sono più importante:ho il papà con la pistola;e combatte contro tutti

assassini, farabutti;e la sera torna a casacon la sua divisa blù,

e si siede sul mio lettomi racconta quel che ha fattofino a che non m'addormento

e son contento":

"Quando il nostro commissariocon la fascia tricolor

lui mi ha detto di spararenon se ne poteva più.Eran mille scalmanati,

noi duecento baschi blù:son bastati due o tre morti

non si son sentiti più.Tira un colpo o due per aria

poi ti vedo quel barnon:gli ho sparato in mezzo agli occhi

e non se ne parli più":

"Vedi sono il bambinopiù importante della scuola:

ho il papà con la divisaho il papà con la pistola:

e m'ha detto che ha sparatocontro certi esseri strani

che gridavan per le piazzeche gridavan come cani;

e m'ha detto ch'eran bruttie cattivi e sporchi e storti

e che non se ne stan buonifino a che non sono morti".

"Quando il nostro commissariocon la fascia tricolor

lui mi ha detto di spararenon se ne poteva più.Eran mille scalmanati

noi duecento baschi blù:son bastati due o tre morti

non si son sentiti più".

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514. KIMIAD AR SOUDARD YAOUANKTradizionale bretone

L’addio del giovane che parte per andare a fare il militare; e nella Francia di allora, il servizio durava sette anni, quasi sempre con qualche guerra nel mezzo. Era la sorte di tanti bretoni, nel XIX secolo, che non parlavano una parola di francese e si ritrovavano nelle guarnigioni dell’est, con la prospettiva, in molti casi, di non tornare più.Con questa mia seconda traduzione dal bretone, colgo l’occasione, dopo le diverse traduzioni in che ha fatto per le “CCG”, per presentare a tutti Gwenaëlle Rempart. E’ una giovanissima poetessa e studiosa nativa dell’isola di Ouessant con cui sono entrato in contatto durante i miei strampalati studi di bretone; ma tra isolani pazzi ci si capisce fregandose della latitudine. E cosi’ io ho cominciato a tradurre in italiano le canzoni della sua terra, e lei in bretone Guccini e De André!

Ma c'halon a zo frailhet, dre nerzh ma enkrezioù Ma daoulagad entanet n'o deus mui a zaeloù

Deut eo, siwazh ! an devezh ma rankan dilezel Lec'h kaer ma bugaleaj, ma bro gaer Breiz-Izel !

Keno dit, ma zi balan, kuzhet barzh an draoñienn, Tachenn c'hlaz war behini, bugel, e c'hoarien ;

Gwez ivin ker bodennek, e disheol a bere E-pad tommder an hañvoù e kousken da greisteiz

Keno ! keno mamm ha tad, bremañ n'esperit mui E chomfe ho mab karet da harpañ ho kozhni

Evit gounit deoc'h bara, 'vel m'hoc'h eus graet dezhañ Al lezenn zo didruez, ho kuitaat a renkan.

Nag a wech, ma mamm dener, e renkfet-hu leñvañ Pa zeui ma c'hi ankeniet en-dro deoc'h da ruzañ

Pa welfot, war an oaled, ma skabellig c'houllo Hag ar c'hevnid o steuiñ war ma fenn-bazh derv

Keno ! bered ar barrez, douaroù binniget, Pere a guzh ma c'herent gant ar Zalver galvet ;

Da ouel an Anaon klemmus, n'in mui war ho pezioù Da skuilhañ dour binniget mesket gant ma daeloù

Keno ! ma muiañ-karet, ma dousig koant Mari Ur blanedenn digar a zeu d'hon glac'hariñ Eürusted ha levenez skedus zo tremenet

'Vel en oabl ar goumoulenn gant an avel kaset

Na welin mui da lagad ker lemm ha ker laouen O virviñ gant plijadur, e ti pa erruen,

Da zornig gwenn ken mibin o treiñ ar c'harr e dro Da vouezh flour mui na glevin o kanañ va gwerzoù

Pa oamp er c'hatekismoù, hon-daou c'hoazh bugale, Hor c'halonoù diskiant, e kuzh en em gleve

Dirak Gwerc'hez ar c'hroaz-hent, nag a wech he touejomp Na erruje birviken disparti etrezomp

Yaouank ha dibreder, siwazh ! ne ouiemp ket Nag ha bet c'hwerventez ar vuhez zo hadet Evidomp ne oa, neuze, Lezennoù na Roue,

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N'anve'emp med ul lezenn, hini ar garantez

Keno ! ma nez-amezeg, Yannig, ma gwir vignon Kamarad ma c'hoarioù, ma breur dre ar galon Piv a gemero bremañ lod e-barzh ma foanioù ? Piv a gomzo ganin-me deus ar gêr hag ar vro ?

Hepdon te yelo bremañ d'ar parrezioù tostañ Da bigosaat al leurioù 'barzh el lajoù-dornañ

Hepdon te yel da c'hounid maout ar c'hourennadeg Da chasañ war rubannoù e-barzh er varradeg

Keno ! ma c'hazeg velen, skañv evel un heizez Mistr evel ul logodenn, jentil vel un oanez

N'ez santin ken, dindanon, gant an hast o tripal Ma daouarn mui ne stagint ar seizenn war da dal

Keno ! ma c'hi keazh, Mindu, ma leal kamarad, N'efomp ken, dre ar c'hlizhenn, da glask roudoù ar c'had

Ne glevin ken, er menez, da chilpadenn skiltrus, War ma dorn mui ne santin da deod garantezus

A-benn un nebeud amzer, kalz a vignoned yen Barzh er soudard divroet, hep mar, ne soñjfont ket

Mes da galon-te, Mindu, n'eo ket ankouezus Pell e ri c'hoazh va c'hañvoù, gant da yezhoù klemmus

Keno 'ta plijadurioù, leurioù-nevez, prejoù, Nezadegoù, nozvezhoù, foarioù ha pardonioù,

Ebatoù ker birvidik, binioù zar dha sklentin, Na drido mui va c'halon gant da sonioù lirzhin

Keno kement a garan, keno da virviken ! Pell ouzh a Vreizh me varvo, mantret gant an anken

Vel ur blantenn gizidik, evit ar vro krouet A renk gweñviñ ha mervel, kerkent m'eo divroet .

*

L’ADDIO DEL GIOVANE SOLDATOVersione italiana di Riccardo Venturi

Ho il cuore spezzato dalla durezza delle mie pene,i miei occhi entusiasti non hanno più da dir niente

è arrivato, ohimé, il giorno in cui devo abbandonareil bel luogo della mia infanzia, la mia bella Bretagna!

Addio, casa tra le ginestre, nascosta nella valle,verde campo dove giocavo da bambino;

cari alberi di tasso alla cui ombradurante la calura estiva dormivo a mezzogiorno

Addio! Addio, mamma e babbo, adesso non sperate piùche il vostro figlio amato resti ad aiutarvi nella vecchiaia

per guadagnarvi il pane, come voi avete fatto;la legge è spietata, vi devo lasciare.

Quante volte, mia tenera mamma, dovrai piangere

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quando il mio cane in pena si trascinerà dietro a voie quando vedrai, sul focolare, il mio sgabello vuotoe le ragnatele allinearsi sul mio bastone di quercia

Addio, cimitero della parrocchia, terra benedettadove riposano i miei parenti chiamati dal Salvatore;

piangano le anime dei morti, non andrò più sulle vostre tombea versare acqua benedetta mescolata alle mie lacrime

Addio, o colei che più amo, mia dolce e gentile Mari’,un destino crudele è venuto ad affliggercila gioia e la radiosa allegria sono passate

come la nube nel cielo è portata via dal vento

Non vedrò più i tuoi cari occhi vivaci e pieni d’allegriabrillare di piacere quando arrivavo a casa,

la tua manina bianca condurre lesta il carro,né più la tua dolce voce sentirò cantare le mie canzoni

Quando eravamo al catechismo, ancora da ragazzi,con il cuore incosciente ci incontravamo di nascosto

al tabernacolo del crocevia, e quante volte abbiam giuratodi non separarci mai tra di noi

Giovani e spensierati, ahimé, non sapevamoquanta amarezza la vita ha seminato;

per noi non c’erano allora né leggi né re,non c’era che una sola legge, quella dell’amore

Addio, o mio vicino, Yannig, mio vero amico,compagno dei miei giochi, mio fratello di cuore;

a chi farò parte adesso delle mie pene,e chi mi parlerà di casa e del paese?

Senza di me andrai adesso alle parrocchie [*] più vicinea sgobbare tra le zolle in mezzo agli attrezzi

senza di me andrai a cercar di vincere alle gare di lottae a caccia sulle colline in mezzo alle staccionate

Addio, miei biondi cavalli, leggeri come una cerbiatta,eleganti come un topolino [**], gentili come un agnellino

non vi sentirò più, sotto di me, galoppare in fretta,le mie mani più non stringeranno le redini sulla vostra fronte

Addio, mio cane fedele, Mindu [***], mio leale compagnonon andremo più, nella bruma, a cercare le tracce della lepre

non sentirò più, sui monti, il tuo guaito stridentenon sentirò più sulle mani la tua lingua affettuosa

In capo a poco tempo molti amici dovrannopartire in mezzo ai soldati e, senza dubbio, non ci penseranno

ma il tuo cuore, Mindu, non si dimenticherà;da lontano renderai ancora sopportabili le mie pene con la tua lingua

Addio o miei piaceri, campi appena arati, prati,corse pazze, serate di festa, fiere e sagre paesane,

gioie care e splendenti, cornamuse dal suono chiaro,il mio cuore più non gioirà alle vostre allegre canzoni

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Addio a tutto ciò che amo, addio, addio per sempre!Lontano dalla Bretagna morirò in preda all’angoscia;

come una pianta fragile, per la madrepatria,devo appassire e morire non appena sarò partito.

[*] S’intenda “paesi, villaggi”. Nella Bretagna tradizionale le comunità rurali venivano (e vengono tuttora) denominate parrez “parrocchia”.

[**] sic.[***] Cioè “Musonero”.

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515. E PARREZ LANGONNEDAlan Stivell

(trad.)

Una delle più note canzoni tradizionali bretoni, interpretata da Alan Stivell nell’album “quasi” omonimo, E Langonned. E’ incentrata sulla lunghezza e sulla durezza del servizio militare, al termine del quale –oltretutto- ci potevano essere delle…brutte sorprese (sempre che si fosse sopravvissuti).

Kenavo ma zad, ma mamm Kenavo mignoned

Kenavo deoc'h tud yaouank Eus parrez Langonned

Ne oa ket roet din ar choaz Dav oa din partiel

Kaset oan war ar mor bras Kuitaet ma Breizh-Izel

Me oa-me gwall glac'haret 'Vont d'ober ma servij

Lesket 'moa e Langonned Fleurenn ma yaouankiz

Lesket 'moa e ti he mamm Ma mestrezig karet

Kaset oan d'an Oriant Ha du-se oan gwisket

Berv e oa ma daoulagad An ael oa uhel

Barzh an neñv e oa stered Daole din sklerijenn

Ma vijen bet e skolioù 'M bije skrivet ul lizher

'Vit kontañ ma holl boanioù Ha ma brasañ mizer

Fin oa bet ar beajoù Erru oan me amzer

Digoue'et oan en-dro er vro Echu oa ma c'hoñje

An eostig save d'al lein Ha gane melodi

Kavet din ma Breizh-Izel Erru oan 'barzh ma zi

Kentañ hin' am boa kavet Oa 'vatezhig vihan

Ha ganti 'm boa goulennet E-menn 'mañ 'r plac'h yaouank

'Mañ-hi du-se 'barzh ar sal vras E-touez ar yaouankiz

Sonerien ouzh he gortoz 'Vit monet d'an iliz

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En ur glevet kement-all Me oa chomet souezhet

'C'haloupat da benn kêr all Du-se em boa gwelet

Klevet 'peus, kamaraded Setu aze 'n avis

Ma fell deoc'h bezañ touellet Kit d'ober ho servij

Ha bezet gourc'hemennet C'hwi holl merc'hed yaouank

'Mañ doganet ar baotred 'Vont da servij Bro-Frañs.

*

NELLA PARROCCHIA DI LANGONNETVersione italiana di Riccardo Venturi

Arrivederci, babbo e mamma,arrivederci, amici

e arrivederci a voi, ragazzidella parrocchia di Langonnet.

Non mi è stata data scelta,sono dovuto partire.

Mi hanno mandato per l’oceanouna volta lasciata la mia Bretagna.

Avevo molta penaandando a fare il militare,

avevo lasciato a Langonnetil fiore della mia giovinezza

Avevo lasciato da sua madrela mia amata fidanzata,

mi hanno mandato a Loriente li’ mi hanno messo la divisa

I miei occhi ardevano,l’angelo stava lassù in alto,nel cielo c’erano delle stelle

che mi gettavano il loro chiarore

Se fossi andato a scuolaavrei scritto una lettera

per raccontare tutte le mie penee la mia più grande miseria

I viaggi hanno avuto fine,il mio tempo era terminato

e sono tornato al paesedopo finito il servizio

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L’usignolo si levavae cantava una melodia,

ritrovata la Bretagnaero arrivato a casa.

La prima che ho vistoera la servetta,

e le ho domandatodi avvertire la mia ragazza

“E’ la nella grande salacon tutta la gioventù,

dei suonatori la aspettanoper andare in chiesa.”

Quando ho sentito questosono rimasto stupefatto,

son corso all’altro capo del paesee là l’ho vista

Avete capito, compagnie vi do un avvertimento:se volete essere traditiandate a fare il militare

E vi faccio i complimentia tutte voi, ragazze

che fate cornuti i ragazziche vanno a servire la Francia.516. SOLDIER OF PLENTY

Jackson Browne

God is great, God is goodHe guards you neighborhood

Though it's generally understoodNot quite the way you would

You try to take the slackStay awake and watch his back

But something happens every now and thenAnd someone breaks into the promised land

Ah boy boyThis world is not your toy

This world is long on hungerThis world is short on joy

A-E-I-OYou speak as if you knowWhat's good for everyone

What's good in what you've done?What's good about a world in which

War rages at a fever pitchAnd people die for the little things

A little corn, a little beans

Ah boy boyThis world is not your toyThis world is, this world is

Long on hungerShort on joy

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How much longerYou gonna keep the world hungry boy?

You measure peace with gunsProgress in mega-tons

Who's left when the war is won?Soldier of misfortune--Soldier of an angry callSoldier on foreign soil

I'm not here to fight your warI know what you're fighting for

Ah boy boyThis world is not your toyThis world is, this world is

Long on hungerShort on joy

How much longerYou gonna keep the world hungry boy?

*

SOLDATO DELL’ABBONDANZAVersione italiana di Riccardo Venturi

Dio è grande, Dio è buonovigila su tutto il vicinato

anche se tutti quanti capisconoche non è nel modo che vorrebbero.

Tenti di stargli alle calcagna,stai all’erta e lo sorvegli

ma qualcosa accade di tanto in tantoe qualcuno irrompe nella terra promessa

oh ragazzo, ragazzoquesto mondo non è un balocco

questo mondo ha tanta famequesto mondo ha poca gioia

A-E-I-Oparli come se tu sapessiquel che è bene per tutti

e che c’è di buono in quel che hai fatto?Che c’è di buono in un mondo

dove la guerra infuria come una febbree dove si muore per le cose da nulla

un po’ di grano, un po’ di fagioli

Oh ragazzo, ragazzoquesto mondo non è un balocco

questo mondo ha, questo mondo hatanta famee poca gioia

e per quanto ancoraterrai il mondo affamato, ragazzo?

Misuri la pace in cannonie il progresso in megatoni,

chi rimarrà quando la guerrà sarà finita?Soldato di sventura,

soldato richiamato di rabbiasoldato su un suolo straniero

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non sono qui per fare la tua guerraio non so per cosa stai combattendo

Oh ragazzo, ragazzoquesto mondo non è un balocco

questo mondo ha, questo mondo hatanta famee poca gioia

e per quanto ancoraterrai il mondo affamato, ragazzo?

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517. RUMOURS OF WARBilly Bragg

There are soldiers marching on the common todayThey were there again this evening

They paced up and down like sea birds on the groundBefore the storm clouds gathering

I must buy whatever tinned food is left on the shelvesThey are testing the air raid sirens

They've filled up the blood banks and emptied the bedsAt the hospital and the asylum

I saw a man build a shelter in his garden todayAnd we stood there idly chatting

He said: "No, no I don't think war will come"Yet still he carried on digging

Everything in my life that I loveCould be swept away without warning

Yet the birds still sing and the church bells ringAnd the sun came up this morning

Life goes on as it did beforeAs the country drifts slowly to war.

*

RUMORI DI GUERRAVersione italiana di Riccardo Venturi

Dei soldati marciano sul suolo pubblico, oggied erano là anche stasera

andavano su e giù come uccelli marini a terraprima che si raccolgano le nubi di burrasca

Devo comprare tutto lo scatolame rimasto sugli scaffalistanno provando le sirene di allarme aereo

hanno rifornito le banche del sangue e liberato i lettiall’ospedale e al manicomio

Oggi ho visto uno che si costruiva un rifugio nel giardinoe siamo stati là un po’ a far due chiacchiere

ha detto, “No, non credo che ci sarà la guerra”eppure continuava a scavare

Tutto quel che amo nella mia vitapotrebbe essere spazzato via senza avvisaglia

ma gli uccelli cantano ancora e le campane suonanoe il sole è sorto, stamattina

La vita va avanti come primae il paese scivola lento nella guerra.

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518. OLIVER’S ARMYElvis Costello

Don't start me talkingI could talk all night

My mind goes sleepwalkingWhile I'm putting the world to right

Called careers informationHave you got yourself an occupation?

Oliver's army is here to stayOliver's army are on their way

And I would rather be anywhere elseBut here today

There was a checkpoint CharlieHe didn't crack a smile

But it's no laughing partyWhen you've been on the murder mile

Only takes one itchy triggerOne more widow, one less white nigger

(Chorus)

Hong Kong is up for grabsLondon is full of Arabs

We could be in PalestineOverrun by a Chinese line

With the boys from the Mersey and the Thames and the Tyne

But there's no dangerIt's a professional career

Though it could be arrangedWith just a word in Mr. Churchill's ear

If you're out of luck or out of workWe could send you to Johannesburg

(Chorus)

*

L’ESERCITO BRITANNICOVersione italiana di Riccardo Venturi

Don't start me talkingI could talk all night

My mind goes sleepwalkingWhile I'm putting the world to right

Called careers information

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Have you got yourself an occupation?

Oliver's army is here to stayOliver's army are on their way

And I would rather be anywhere elseBut here today

There was a checkpoint CharlieHe didn't crack a smile

But it's no laughing partyWhen you've been on the murder mile

Only takes one itchy triggerOne more widow, one less white nigger

(Chorus)

Hong Kong is up for grabsLondon is full of Arabs

We could be in PalestineOverrun by a Chinese line

With the boys from the Mersey and the Thames and the Tyne

But there's no dangerIt's a professional career

Though it could be arrangedWith just a word in Mr. Churchill's ear

If you're out of luck or out of workWe could send you to Johannesburg

(Chorus)

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519. ROCKETSCat Power

Where do the dreams of babies go'cause you know they're all so good

and they're also gone so fast

keep all your guns at homehelp keep your momma safe

cause you know she's pretty good too

Where is the night so warm and so strangethat no one is afraid of themselves

pick, pick up, dig, dig out those weedsout of your happy-go-lucky fields

of such polluted thinking

Where do the rockets find planetsWhere do the rockets find planetsWhere do the rockets find planets

Where are the dreams of the babies going'cause you know they're all going fast

take, take as much as you can'cause you know it's going so fast

you know it's so good.

where are the many mountains so bravethat they do not explode over everyonepick, pick up, dig, dig out those weeds

out of your happy-go-lucky fieldof such polluted thinking

Where do the rockets find planetsWhere do the rockets find planets

keep your guns at homekeep your guns at home

help keep your momma safeyou know she's all good

she's pretty good

Where are the dreams of babies going'cause you know they're all good

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520. NO BLOOD FOR OILJim Lesses

You burn the truth at midnight; The flames light up the sky.You stand around and warm your hands, and watch our freedoms die.

You start your wars for Mammon; For capital and greed;Start your wars for land and oil, and watch our children bleed...

CHORUSNo blood for oil! No oil for your 'freedom',

Your freedom is worthless; When you pay with our lives.No blood for oil! No oil for your 'freedom',

Your freedom is worthless; When you pay with our lives.

You shackle us with terror; You blind us all with fear.And all the while you tear away, at all that we hold dear.

Turn neighbour against neighbour; Breed hate beneath the sun.Smash our doors; start your wars, with a bible and a gun...

CHORUS

BRIDGEAnd all around the world, the calls for peace crash in like waves,

But you ignore our very cries, and send us to our graves....

CODA: I said, No blood for oil!

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521. LIKE SOLDIERS DOBilly Bragg

Blues eyes fighting the grey eyes fighting the tearsArmed to the teeth for a war of words

Reaching all the yearsI advanced across a poppy field

I saw the gleam as you raised your shieldAnd love screamed down

With the sun behind its back

Our Fathers were all soldiers,Shall we be soldiers too

Fighting and falling like soldiers do

Nothing is clear in this tactical unclear warI can't be bothered to find out

What we are fighting forNo one can win this war of the sensesI see no reason to drop my defences

So stand fast my emotions,Rally round my shaking heart

Our Fathers were all soldiers,Shall we be soldiers too

Fighting and falling like soldiers do

Blue eyes fighting the grey eyes fighting the tearsArmed to the teeth for a war of words

Reaching all the yearsI advanced across a poppy field

I saw the gleam as you raised your shieldAnd love screamed down

With the sun behind its backI knew once again I was under attack

So stand fast my emotions,Rally round my shaking heart

Our Fathers were all soldiers,Shall we be soldiers too

Fighting and falling like soldiersFighting and falling like soldiers

Fighting and falling like soldiers do.

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522. MONEY IS YOUR BLOODTorben Franck

You think you're so cleverthat's just your perception

you're murdering this worldwith weapons of mass deception

I cannot see your face for liesthey swarm around like hungry flies

you bomb, you murder, your endless toilfor nothing more than bloody oil

The time has come for sentencefor you there's no redemption

this war is so pretentiousbecause money is your blood

For several hundred yearsthe source of oppressionyou prey on human fears'til your dirty work is done

And when the next war passes byyou'll shoot the stars of the skybut now i hear the turning tide

it's time to stop 'cause you can't hide.

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523. KHORAKHANÉFabrizio de André

(1996)

Il cuore rallenta la testa cammina in quel pozzo di piscio e cemento a quel campo strappato dal vento

a forza di essere vento

porto il nome di tutti i battesimi ogni nome il sigillo di un lasciapassare

per un guado una terra una nuvola un canto un diamante nascosto nel pane

per un solo dolcissimo umore del sangue per la stessa ragione del viaggio viaggiare

Il cuore rallenta e la testa cammina in un buio di giostre in disuso

qualche rom si è fermato italiano come un rame a imbrunire su un muro

saper leggere il libro del mondo con parole cangianti e nessuna scrittura

nei sentieri costretti in un palmo di mano i segreti che fanno paura

finchè un uomo ti incontra e non si riconosce e ogni terra si accende e si arrende la pace

i figli cadevano dal calendario Jugoslavia Polonia Ungheria i soldati prendevano tutti

e tutti buttavano via

e poi Mirka a San Giorgio di maggio [*] tra le fiamme dei fiori a ridere a bere

e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi e dagli occhi cadere

ora alzatevi spose bambine che è venuto il tempo di andare

con le vene celesti dei polsi anche oggi si va a caritare

e se questo vuol dire rubare questo filo di pane tra miseria e sfortuna

allo specchio di questa kampina [**]ai miei occhi limpidi come un addio

lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca il punto di vista di Dio.

Cvava sero po tute i kerava

jek sano ot mori i taha jek jak kon kasta

vasu ti baro nebo avi ker

kon ovla so mutavia

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kon ovla .Ovla kon ascovi

me gava palan ladi me gava

palan bura ot croiuti. [***] *

NOTE

Khorakhané: tribù Rom serbo-montenegrina di religione musulmana. Il termine“Khorakhané” significa “Amanti del Corano” il lingua romanes.

[*] La principale festa Rom, il 6 maggio.[**] Tenda mobile

[***] In lingua romanes-khorakhané:

Poserò la testa sulla tua spallae farò

un sogno di maree domani un fuoco di legna

perché l'aria azzurradiventi casa

chi sarà a raccontarechi sarà

sarà chi rimaneio seguirò questo migrare

seguiròquesta corrente di ali.

*

C’HORAC’HANEVersione bretone di Gwenaëlle Rempart

Evit frankiz ar pobloù a-enep d’ar brezel hag ar feulsterPour la liberté des peuples, contre la guerre et la violence

Ar galon a c’horreka hag ar penn a gerzhe puñs-se staot ha simant

d’ar park-se diframmet gant an aveldre forzh bezañ avel

Me am eus an holl anvoù-badezha pep anv a zo siell ur paseporzh

evit un roudouz ur vro ur koabrenn ur c’hanevit un diamant kuzhet er bara

evit ur gwall imor ar gwad hepken,evit memes abeg ar veaj, beajiñ.

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Ar galon a c’horreka hag ar penn a gerzhe teñvalijenn manejoù dilezet

ur Rom bennak en deus chomet italianevel kouevr o tuiñ war ur voger,

gouzout lenn levr ar bedgant gerioù o cheñch ha hep skritur

war hentoù gwasket e boz an daouarnkevrinoù spontus, betek ma

en em gav unan ganit hag en em anav hag enaou pep bro ha pleg ar peoc’h

ar baotred a gouezhe eus ar deiziadurYugoslavia Polonia Hungariaar soudarded a gemere holl

ha holl a skoe kuit

ha da fest Sant Jorj e miz Mae e oa Mirka o c’hoarzin hag oc’h evan etre flamm ar bleuñv,hag o kargañ an daoulagad e oa daeroù divec’h,

hag eus an daoulagad e gouezhent

bremañ savit merch’ed nevezpoent eo bremañ da vont

gant gwazhied glas-oabl an daouarzornhiziv ivez ez eer da glask aluzen

ha mar talvez an dra-se laerezhun tamm bara etre mizer ha chañs,

da velezour ar kampina-mañda va daoulagad boull evel ur c’himiad

e c’hell lavaret hepken an hini a oar dastum en e c’henoùsavboent Doue.

Cvava sero po tute i kerava

jek sano ot mori i taha jek jak kon kasta

vasu ti baro nebo avi ker

kon ovla so mutavia kon ovla .

Ovla kon ascovi me gava palan ladi

me gava palan bura ot croiuti.

[ Ma fenn a bozin war za zivskoazhag a rin

hunvre morha warc’hoazh tan keuneud

evit ma teu an aer c’hlasda di

ha piv a gontopiv a vo

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an hini a chom a vome a heulio ar vigrazhon-mañ

me a heuliored eskell. ]

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524. ITACALucio Dalla (1971)

Dallo storico album "Storie di casa mia".

Capitano che hai negli occhi il tuo nobile destino

pensi mai al marinaio a cui manca pane e vino? Capitano che hai trovatoprincipesse in ogni porto

pensi mai al rematore che sua moglie crede morto.

Itaca Itaca Itacala mia casa ce l’ho solo là,

Itaca Itaca Itaca a casa io voglio tornare

dal mare dal mare dal mare…

Capitano le tue colpepago anch’io coi giorni miei

mentre il mio più gran peccato fa sorridere gli dei

e se muori, è un re che muorela tua casa avrà un erede

quando io non torno a casaentran dentro fame e sete.

Itaca Itaca Itacala mia casa ce l’ho solo là,

Itaca Itaca Itaca a casa io voglio tornare

dal mare dal mare dal mare…

Capitano che risolvi con l’astuzia ogni avventura

ti ricordi di un soldatoche ogni volta ha più paura? Ma anche la paura in fondo

mi dà sempre un gusto strano...Se ci fosse ancora mondo

sono pronto, dove andiamo?… [*]

Itaca Itaca Itacala mia casa ce l’ho solo là,

Itaca Itaca Itaca a casa io voglio tornare

dal mare dal mare dal mare…

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[*] Variante dal vivo degli ultimi due versi:

Ma se non mi porti a casacapitano, io ti sbrano

[*] Segnalata da Hooke (Andrea Lisi), che ringrazio

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525. PER DUE INNAMORATILucio Dalla

(1971)

Son due innamoratiche morte prese insieme

mano pietosa li mise accantosposo e sposa in biancosposo e sposa in bianco

e vittime innocentidell'odio e della guerra

faranno un letto matrimonialenel cuore della terra

Disse Diose donna prenderai

sarà tuanon la lasciare mai

mai

Crudele fu il divorziodell'anima dal corpo

nel solo amplesso eterno adessolieve sarà l'affanno

Uccelli senza estatecui sorte spegne il canto

nel nuovo grembo dimenticatedella violenza il pianto

Disse Diose donna prenderai

sarà tuaveglia sopra di lei, di lei

La notte di tempestache offende la campagna

lascerà il posto ad una festa,ad un'eterna fiamma,ad un'eterna fiamma,ad un'eterna fiamma.

Di questi innamoratiche morte vinti tiene

i casti corpi dimenticatipotranno sposarsi assieme.

Disse Dioda donna vita avrai

figlio mioe a donna ti unirai

ti unirai

Son due innamoratiche morte vinti tiene,

la fossa è un letto,dal loro seme

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frutti matureranno.

Nel giorno del Signore,nemico della guerra

ha messo un fiore il loro amoree non è un fiore di serra,

ha messo un fiore il loro amoreha messo un fiore il loro amore

è non è un fiore di serra,

ha messo un fiore il loro amore…

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526. YAWANKIZ MA BROGilles Servat

Le ciel a une vilaine couleurDe chiure de dictateur

Tâches d'huile et d'goudron quadrilléesSur l'parking du paradis

Les roues des vieux caddies rouillésGrincent sous l'poids du crédit

A l'horizon une clarté vagabondeComme l'espérance du monde

Le métronome de la FMBalance des requiems

Les mots s'écoulent de la radioComme un jus d'incompréhension

Quatre boums encore des coups de marteauPour démolir les émotions

A l'horizon une clarté irradieComme une belle mélodie

O Yawankiz ma broDiwan a zo ennoutO Yawankiz ma bro

A skubo ar c'haoc'h war an douarO Yawankiz ma bro

An da-zont en da imbroudO Yawankiz ma bro

A livo livrin dremm ar bed goular

On prends le mort pour le vivantOn n'embrasse que du ventLa voix qui sort du magnétoLa mise en scène de la télé

Et l'encre qui trame les photosSont plus pour la réalité

A l'horizon une clarté palpitanteComme une musique vibrante

A l'ombre des oiseaux blessésPassent des amours pressés

Sur les murs des culs et des seinsSoutiennent les mensonges des marchands

Et l'image des politiciensVendue avec les mêmes slogansA l'horizon une clarté d'déchirure

Comme une rivière d'eau pure

O Yawankiz ma broDiwan a zo ennoutO Yawankiz ma bro

A skubo ar c'haoc'h war an douarO Yawankiz ma bro

An da-zont en da imbroudO Yawankiz ma bro

A livo livrin dremm ar bed goular

Sur les ruines et sur les débris

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Des idéaux trahisSur les morceaux des barbelés

Sur le béton brisé des mursBlanc jaune rouge noir ou zébré

L'enfant s'invente le futurA l'horizon une clarté vagabondeComme l'espérance du monde

*

GIOVENTU’ DEL MIO PAESEVersione italiana di Riccardo Venturi

Il cielo ha un brutto coloreda cacata di dittatore

macchie d’olio e di catrame quadrettatesul parcheggio del paradiso

le rotelle di vecchi carrelli del supermercato arrugginiticigolano sotto il peso del credito

all’orizzonte un chiarore vagabondocome la speranza del mondo

Il metronomo della radio in MFsputa fuori dei requiem

le parole defluiscono dalla radiocome un succo d’incomprensione

ancora quattro tonfi, delle martellateper demolire le emozioni

all’orizzione s’irradia un chiarorecome una bella melodia

O gioventù del mio paese,il germe è in te

o gioventù del mio paeseche spazzerà via la merda sulla terra

o gioventù del mio paesedel futuro e del presenteo gioventù del mio paese

che colorerà la faccia del mondo squallido

Si scambia il morto per il vivo,non si bacia che il vento

la voce che sorte dallo stereola messa in scena della TV

e l’inchiostro che ordisce le fotonon sono più per la realtà

all’orizzonte un chiarore palpitantecome una musica vibrante

All’ombra degli uccelli feritipassano amori frettolosi

sui muri, culi e tettesostengono le bugie dei mercanti

e l’immagine dei politicivenduta con gli stessi slogan

all’orizzonte un chiarore lacerantecome un ruscello d’acqua pura

O gioventù del mio paese,il germe è in te

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o gioventù del mio paeseche spazzerà via la merda sulla terra

o gioventù del mio paesedel futuro e del presenteo gioventù del mio paese

che colorerà la faccia del mondo squallido

Sulle rovine e sulle maceriedegli ideali traditi

sui pezzi di filo spinatosul cemento screpolato dei muri

bianco giallo rosso nero o a strisceil bambino s’inventa il futuro

all’orizzonte un chiarore vagabondocome la speranza del mondo.

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527. BALL OF CONFUSION The Temptations

[ Barrett Strong/Norman Whitfield ]

Dall’album “Motown Hitsville, USA”, Volume 1, disco 4.

People moving out,People moving in.

why, because of the color of their skinrun, run, run but you sho' can't hide

An eye for an eye,tooth for a tooth,vote for me and I'll set you free

rap on, brother, rap on

The only person talking about love thy brother is the preacherand it seems

nobody's interested in learningbut the teacher

segregation, determination, demonstration, intergration,Aggravation, humiliation, obligation to our nation

Ball of confusion, oh yeahThat's what the world is today, hey

The sale of pills are at an all time highyoung folks walking round with their heads in the sky

the cities ablaze in the summertime, and ohthe beat goes on

evolution, revolution, gun control, sound of soulshooting rockets to the moon

kids growing up too soonpoliticians say more taxes, will solve everything

and the band played on

So, round and around and around we gowhere the world's headed, nobody knows

Oh, Great Googamooga, can't you hear me talking to youjust a ball of confusion, oh yeah

that's what the world is today, hey

Fear in the air, tension everywhereunemployment rising fast, the Beatles new record's a gasand the only safe place to live, is on an indian reservation

and the band played on

Eve of destruction, tax deductioncity inspectors, bill collectors

mod clothes in demand,population out of hand,suicide, too many bills

hippies moving to the hillspeople all over the world are shouting end the war

and the band played on

Oh, Great Googamooga, can't you hear me talking to you

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just a ball of confusion,that's what the world is today, hey

(Adlib and close)

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528. MARCH OF DEATHZack de la Rocha – DJ Shadow

Tra gli ultimi a cantare online contro la guerra, il duo formato da Zack de la Rocha (ex cantante dei Rage Against The Machine) e da DJ Shadow (uno dei maggiori esponenti del "trip-hop"), che da un paio di giorni hanno messo sul web un altro brano contro il conflitto in Iraq, dal titolo "March of death". (fonte: www.corriere.it) [k.d. dal NG it.fan.musica.guccini]

Introduzione degli autori:

<< Without just cause or reason, without legal or moral justification, andwithout a thread of proof that Iraq directly threatens the security of the

United States, the Bush administration has headed to war. As I am writingthis, bombs are raining upon the defenseless civilians of Baghdad in a

continuation of a policy that has already claimed the lives of over 1million innocent Iraqi people. People just like us who want democracy but

find themselves cornered by a dictator on one side, naked U.S. aggression onanother, and the oil beneath their country; for which it appears they are to

be massacred.Lies, sanctions, and cruise missiles have never created a free and justsociety. Only everyday people can do that. Which is why I'm joining the

millions world wide who have stood up to oppose the Bush administration'sattempt to expand the U.S. empire at the expense of human rights at home and

abroad. In this spirit I'm releasing this song for anyone who is willing tolisten. I hope it not only makes us think, but also inspires us to act and

raise our voices. >>(Zack de la Rocha)

<< Artists, be they painters, actors, writers or musicians, have aresponsibility to reflect and interpret the world around them. Our current

administration's foreign policy strikes me as being reckless, inhumane, andhopelessly out of step with the so-called "values" it claims to defend. We,

the word's only superpower, have immense capacity to ease human sufferingthroughout the word, yet we instead choose to inflict it upon those we deema threat to our agenda of empire. As an American, my government's actionsgive me cause for great concern. I'm proud to support Zack de la Rocha in

giving a musical voice to that concern. >>(DJ Shadow)

*

I was born with the voice of a riot, a stormlightening the function, the form, far from the normI won't follow like cattle, I'm more like the catalyst

calm in the mix of battlewho let the cowboy on the saddle? He don't know a

missile from a gavel:para terror troopin filippin loops of death upon innocent flesh

but I'm back in the cipher my foes and friends, with a verse and a penagainst a line I won't toe or defend, instead I curse at murderous men

in suits of professionals who act like animalsthis man child, ruthless and wild

who gonna chain this beast back on the leash?this Texas furor, for sure a, compassionless con who

serve a, lethal needle to the poor, the cure for crime is murder?

on the left, left, right, leftbut it's just a march of death

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I read the news today, oh boy, a snap shot of a midnight ployvexed and powerless, devoured my hours I'm motionless with no rest'cause a scream now holds the sky, under another high-tech driveby

a lie is a lie this God is an eagle or a condor for war nothing moreIslam peace, Islam stare into my eye brother please off our knees

to beef now we feed their desease, interlocked our hands across seaswhat is a flag but a shroud out loud, and outside my window is a faceless

[crowd'cause a cowering child just took her last breath, one snare in the march of

[death

on the left, left, right, leftbut it's just a march of death

Here it comes the sound of terror from abovehe flex his Texas twisted tongue

the poor lined up to kill in desert slumsfor oil that burn beneath the desert sun

now we spit flame to flip this famewe are his targets taking aimwe're the targets taking aimall his targets are taking aim

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529. FALSKIR FRÆÐIMENNAnonimo islandese

(1937)

Nel maggio del 1937 una “delegazione scientifica” tedesca fu accolta con tutti gli onori in Islanda; lo scopo ufficiale era quello di compiere delle ricerche geologiche nella desolata zona interna dell’ Ódáðahraun. Ben presto, però, alcuni pastori notarono delle cose strane ed avvertirono le autorità, le quali si accorsero che i finti “scienziati” erano in realtà dei militari hitleriani che stavano facendo dei rilievi per tracciare la pista di un aeroporto, futura testa di ponte per un’invasione dell’isola –strategicamente fondamentale per la futura guerra.Sebbene totalmente disarmate, le autorità islandesi espulsero immediatamente l’intera delegazione tedesca, confiscarono tutti i rilievi e gli strumenti e pretesero le scuse ufficiali del governo nazista (che, incredibile a dirsi, le fece). Nella tradizione islandese rientra la composizione immediata di strofe popolari per commentare qualsiasi episodio; è una pratica che non si è interrotta del tutto neanche ai nostri giorni. Quelle che seguono, sull’aria di una víkivaki (la danza tradizionale islandese), sono ispirate a quell’episodio. Sono probabilmente di provenienza cittadina (di Reykjavík, cioè).

Falskir fræðimennþýskir herjamennlönduðu einn dag,einn fagran dag

á landið vort

Velkomnir voruaf öllu hjörtu

lönduðu einn dag,einn fagran dag

á landið vort

Sögðu þeir gerastjarðafræðilegar

förskunar einn dag,einn fagran dag

á landið vort

En sendir vorutil að þeir bygðu

flugvélabönu einn skálan dag

á landið vort

Voru þeir sendirút af landi

með stórri skámeinn fagran dag

af landi voru

Settu þeir út,einn fagran dag,

þeim var sagt nei,á landið vort

styrjöld aldrei!

*

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FALSI SCIENZIATIVersione islandese di Riccardo Venturi

Falsi scienziati,ufficiali tedeschi

sbarcarono un giorno,un bel giorno

sulla nostra terra

Fu dato loroil benvenuto di cuore,sbarcarono un giorno,

un bel giornosulla nostra terra

Dissero che avrebbero fattodelle ricerche

geologiche un giorno,un bel giorno

sulla nostra terra

Ma erano stati mandatiperché costruissero

una pista per aeroplani,un brutto giornosulla nostra terra

Furono cacciati via dal paese

con gran vergogna,un bel giorno

dalla nostra terra

E partitronoun bel giorno,

fu detto loro “no”,sulla nostra terra

la guerra mai!

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530. Ο ΚEMAΛΜ. Φραγκούλης / M. Frangulis

Ακούστε τώρα την ιστορία του Κεμάλενός νεαρού πρίγκιπα της Ανατολήςαπόγονου του Σεβάχ του Θαλασσινού

που νόμιζε ότι μπορεί να αλλάξει τον κόσμοαλλά μικρές οι βουλές του Αλλάχ

και σκοτεινές οι ψυχές των ανθρώπων

Στης Ανατολής τα μέρη μια φορά και έναν καιρόήταν άδειο το κεμέριμουχλιασμένο το νερό

Στην Μοσούλη, στην Βασόραστην παλιά την χουρμαδιά

πικραμένα κλαινε τώρατης ερήμου τα παιδιά

Και ένας νέος από σόικαι γενιά βασιλική

αγρικάει το μοιρολόικαι τραβάει κατά κει

Τον κοιτάνε οι Βεδουίνοιμε ματιά λυπητερή

και όρκο στον Αλλάχ τους δίνουνπως θα αλλάξουν οι καιροί

Σαν άκουσαν οι άρχοντεςτου παιδιού την αφοβιάξεκινάνε με λύκου δόντικαι με λιονταριού φοριά

Απ’ την Τίγρη στον Ευφράτηκαι απ’ την γη στον ουρανό

κυνηγάν τον αποστάτηνα τον πιάσουν ζωντανό

Πέφτουν πάνω του τα στίφησαν ακράτητα σκυλιά

και τον πάνε στο χαλίφηνα τον βάλει στην θηλιά

Μαύρο μέλι, μαύρο γάλαήπιε εκείνο το πρωί

πριν να αφήσει στην κρεμάλατην στερνή του την πνοή

Με δυο γέροι και καμήλεςμε ένα κόκκινο φαρί

στους παράδεισου τις πύλεςο προφήτης καρτερεί

Πάνε τώρα χέρι χέρικαι είναι γύρο συννεφιά

μα τις Δαμάσκου το αστέριτους κρατούσε συντροφιά

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Σε ένα μήνα σε ένα χρόνοβλέπουν μπρος τους τον Αλλάχ

ο από του ψιλό του θρόνολεει στον άμυαλο Σεβαχ

Νικημένου μου ξεφτέριδεν αλλάζουν οι καιροίμε φωτιά και με μαχαίρι

πάντα ο κόσμος προχωρεί

Καληνύχτα Κεμάλαυτός ο κόσμος δεν θα αλλάξει ποτέ

Καληνύχτα

*

KEMALVersione italiana di Giuseppina di Lillo

Ascolterete ora la storia di Kemalun giovane principe dell’Oriente

discendente di Simbad il Marinaioil quale credeva di poter cambiare il mondo

ma, piccole sono le volontà di Allahe scure le anime degli uomini.

Nelle terre d’Orientetanto tempo fa

era vuota la borsae imputridita l’acqua

A Mosul, a Bassora,vicino alla vecchia palma

piangono lacrime amare orai figli del deserto

Ed un giovane, di sanguee famiglia regale

sente il piantoe si avvicina

Lo guardano i Beduinicon sguardo triste

e giurano al loro Allahche i tempi cambieranno

Appena sanno gli arcontidi questo giovane ardito

partono come lupi affamatie come leoni impetuosi

Dal Tigri all’Eufratee dalla terra sin su nel cielodanno la caccia al traditore

per catturarlo vivo.

Gli piombano addosso le ordecome cani arrabbiati

e lo portano dal califfoper mettergli il cappio

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Miele nero, latte neroha bevuto quella mattina

prima di lasciare sulla forcail suo ultimo respiro

Con due vecchi e cammellicon un cavallo rosso

alle porte del paradisoil profeta lo attende

E se ne vanno ora fianco a fiancoe tutt’intorno nuvole

ma la stella di Damascogli fa compagnia

Dopo un mese, dopo un annovedono davanti a loro Allahche dall’alto del suo tronodice allo sventato Simbad

Caro sparviero sconfittonon cambiano i tempi

a fuoco e a coltelliprocede sempre il mondo

Buonanotte Kemal,questo mondo non cambierà mai

Buonanotte.

531. H MΠAΛANTA TOY NEKPOY ΣTPATIΩTHαπό ένα ποίημα του Μπέρτολντ Μπρεχτ

da una poesia di Bertolt BrechtΜαρία Φαραντούρη / Maria Farandouri

Για πέμπτο Μάη πολεμάειγια ειρήνη κουβέντα καμιά

και ο φανταράκος τα βροντάειπεθαίνει ηρωικά

Και ο Αυτοκράτωρ οργίζεταικαι βγάζει διαταγή

ο θάνατος αναβάλλεταιη νίκη όσο αργεί

μα ο φαντάρος κείτεταιστον τάφο του δίχως ντροπήκαι ξάφνου τον επισκέπτεται

μια επιτροπή

Με φτυάρι και με αγιασμόξεθάβουν το νεκρό

του λένε γύρνα στο μέτωποκαι βγάλε το σκασμό

Τον εξετάζει ένας γιατρόςτον βρίσκει λίαν καλώς

κοπάνα μονάχα την κάνει ο νεκρόςγιατί είναι πολύ δειλός

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Τον σήκωσαν και φεύγουνεστην νύχτα την μαγευτικήενώ αρμοδίως τους φώτιζε

σελήνη ρομαντική

Το στόμα το σάπιο του βουτούνσε μαύρο κρασί γλυκό

και δυο νοσοκόμεςτου κρατούν μπροστά του

γυμνό θηλυκόμε τύμπανα και ταρατατζούμ

η μπάντα πάει εμπρόςγια της πατρίδος το αλαλούμ

παρέλαση κάνει ο νεκρός

Μπροστά του πάει ένας κύριοςμε φράκο παχουλός

πολύ του καθήκοντος κύριοςσαν κάθε πολίτη καλός

σκυλιά ποντίκια και ασβοίδακρύζουν με πατριωτισμόστο ύψος των περιστάσεων

στου έθνους τον παλμό

Στο άλλο χωριό τους δέχεταιο κόσμος με ουρλιαχτά

χλωμό το φεγγάρι κατέρχεταικαι το νεκρό χαιρετά

Με ζήτω και με τσουμπαπάσημαίες και παπά

χορεύει ο νεκρός του σκοτωμούσαν μεθυσμένη μαϊμού

Μες το μεγάλο τραλαλάεχάθηκε ο νεκρός

τον βλέπουν μόνο από ψιλάαστέρι και σταυραϊτόςξημέρωσε ο ουρανόςτ’ άστρα έχουν χαθεί

στην μάχη πάλι πάει ο νεκρόςνα ξανασκοτωθεί.

*

[trascrizione semi-fonetica del testo greco ]

Jia pémpto Mái polemáigia iríni kouvénda kamiá

ke o fandarákos ta vrondáipethéni iroiká

Ke o Aftokrátor orjízeteke vgázi dhiatají

o thánatos anaváletei níki óso arjí

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ma o fandáros kíteteston-dáfo tou dhíhos dropíke xáfnu ton episképtete

mia epitropí

Me ftyári ke me ajiasmóxethávun to nekró

tu léne jýrna sto métopoke vgále to skasmó

Ton exetázi énas jiatróston vríski lían-galós

kopána monáha tin-gáni o nekrósjiatí íne polý dhilós

Ton síkosan ke févgunestin nýhta tin majeftikí

enó armodhíos tus fótizeselíni romandikí

To stóma to sápiose mávro krasí glykóke dhyo vosokómestu kratún brostá tu

jymnó thilykóme týmbana ke taratatzúm

i bánda pái embrósjia tis patrídhos to alalúm

parélasi káni o nekrós

Brostá tu pái énas kýriosme fráko pahulós

polý tu kathíkondos kýrios san-gáthe políti kalós

skyliá pondíkia ke asvídhakrýzun me patriotismósto ýpsos tom-beristáseon

stu éthnus tom-balmó

Sto álo horió tus dhéheteo kósmos me urliahtá

hlomó to fengári katérheteke to nekró heretá

Me zíto ke me tsumpapásimées ke papá

horévi o nekrós tu skotomúsan methysméni maimú

Mes to megálo tralaláeháthike o nekrós

ton vlépun móno apó psiláastéri ke stavraitósximérose o uranóst’astrá éhun hathí

stin máhi páli o nékrósna xanaskotothí.

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BALLATA DEL SOLDATO MORTOVersione italiana (dall’originale tedesco) di Adriano Lualdi

E quando la guerra nella quinta primavera non offriva nessuna prospettiva di pace,

il soldato trasse la sua conclusione, morí la morte dell'eroe.

Ma la guerra non era ancora a punto e perciò dispiacque all'imperatore

che il suo soldato fosse morto: non era ancora tempo.

L'estate passava sopra i sepolcri e il soldato già dormiva quando venne di notte

la commissione medica militare.

E il dottore esaminò accuratamente il soldato o quel che rimaneva ancora di lui

e trovò che il soldato era idoneo a tutti i servizi e che scansava il pericolo.

E subito portarono seco il soldato. La notte era azzurra e bella.

Chi non portava l'elmo poteva vedere le stelle della patria.

E perché il soldato puzza di putrefazione, gli zoppica davanti un prete

che agita sopra di esso il turibolo perché non abbia a puzzare.

Davanti, la musica col trullalà suona spedita una marcia

e il soldato appena l'apprende, lancia le gambe dal culo.

Sul suo sudario essi dipinsero i colori bianco-rosso-nero

e lo portarono davanti a lui; con i colori non si vedeva più il fango.

Col trullalà e arrivederci, con moglie e cane e prete

e nel bel mezzo il soldato crepato come una scimmia ubriaca.

Tanti gli ballavano e gli strillavano intorno che nessuno lo vedeva,

solo dall'alto lo si poteva scorgere ancora e là non ci sono che le stelle.

Le stelle non ci sono sempre: un'alba viene.

Ma il soldato, cosí come ha imparato, procede nella morte eroica.

*

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LEGENDE VOM TOTEN SOLDATENtesto originale tedesco di Bertolt Brecht

Und als der Krieg im fünften LenzKeinen Ausblick auf Frieden bot,

Da zog der Soldat seine KonsequenzUnd starb den Heldentod.

Der Krieg war aber noch nicht gar,Drum tat es dem Kaiser leid,

Daß sein Soldat gestorben war:Es schien ihm noch vor der Zeit.

Der Sommer zog über die Gräber her,Und der Soldat schlief schon.Da kam eines Nachts militär-ische Ärztliche Kommission.

Es zog die Ärztliche KommissionZum Gottesacker hinaus.

Und grub mit geweihtem Spaten denGefallnen Soldaten aus.

Der Doktor besah den Soldaten genau,Oder was von ihm noch da war.

Und der Doktor fand, der Soldat war k.v.Und er drückte sich vor der Gefahr.

Und sie nahmen gleich den Soldaten mit,Die Nacht war blau und schön.

Man konnte, wenn man keinen Helm aufhatte,Die Sterne der Heimat sehn.

Sie schütteten ihm einen feurigen SchnapsIn den verwesten Leib

Und hängten zwei Schwestern in seinen ArmUnd ein halbentblößtes Weib.

Und weil der Soldat nach Verwesung stinkt,Drum hinkt der Pfaffe voran,

Der über ihn ein Weihrauchfaß schwingt,Daß er nicht stinken kann.

Voran die Musik mit TschindaraSpielt einen flotten Marsch.

Und der Soldat, so wie er's gelernt,Schmeißt seine Beine vom Arsch.

Und brüderlich den Arm um ihnZwei Sanitäter gehn.

Sonst flög er noch in den Dreck ihnen hin,Und das darf nicht geschehn.

Sie malten auf sein LeichenhemdDie Farben Schwarz-Weiß-Rot

Und trugen's vor ihm her; man sahVor Farben nicht mehr den Kot.

Ein Herr im Frack schritt auch voranMit einer gestärkten Brust,

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Der war sich als ein deutscher MannSeiner Pflicht genau bewußt.

So zogen sie mit TschindaraHinab in die dunkle Chaussee,

Und der Soldat zog taumelnd mit,Wie im Sturm die Flocke Schnee.

Die Katzen und die Hunde schrein,Die Ratzen im Feld pfeifen wüst:Sie wollen nicht französisch sein,

Weil das eine Schande ist.

Und wenn sie durch die Dörfer ziehn,Waren alle Weiber da.

Die Bäume verneigten sich, der Vollmond schien,Und alles schrie hurra.

Mit Tschindara und Wiedersehn.Und Weib und Hund und Pfaff!Und mittendrin der tote Soldat

Wie ein besoffner Aff.

Und wenn sie durch die Dörfer ziehn,Kommt's, daß ihn keiner sah,So viele waren herum um ihn

Mit Tschindra und Hurra.

So viele tanzten und johlten um ihn,Daß ihn keiner sah.

Man konnte ihn einzig von oben noch sehn,Und da sind nur Sterne da.

Die Sterne sind nicht immer da,Es kommt ein Morgenrot.

Doch der Soldat, wie er's gelernt,Zieht in den Heldentod.

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532. Ω ΓEPO NEΓPO TZIM trad.

Ω γέρο νέγρο Τζιμσε ολόκληρο το Χάρλεμ

ει, γέρο νέγρο Τζιμ

Κορνέτα δεύτερη δεν είχε σαν εσένακορνέτα δεύτερη δεν είχε σαν εσένα

Μέσα στην νύχτα ούρλιαζε η κορνέταλευκοί και νέγροι δίνανε τα χέρια

ει, γέρο νέγρο Τζιμ

Γιατί να καινε στο Νότο τη σοδιάόταν πεινάν στον κόσμο τα παιδιά

ποιοι και γιατίσκοτώσανε τον Τζον

τι θέλουν τα παιδιά μας στο Βιετνάμ

Ω γέρο νέγρο Τζιμσε βρώμικο χαντάκιει γέρο νέγρο Τζιμ

Τώρα η κορνέτα πιο δυνατά ουρλιάζειτώρα η κορνέτα πιο δυνατά ουρλιάζει

Μέσα στην νύχτα ουρλιάζει η κορνέταλευκοί και νέγροι δίνουνε τα χέρια

ει γέρο νέγρο Τζιμγέρο νέγρο Τζιμγέρο νέγρο Τζιμ.

*

OH, VECCHIO NEGRO JIMVersione italiana di Giuseppina di Lillo

Oh, vecchio negro Jimin tutta Harlem

ehi, vecchio negro Jim

Non esisteva un altro cornettista come tenon esisteva un altro cornettista come te

Nella notte si sentiva la tua cornettae bianchi e neri si davano la mano

ehi, vecchio negro Jim

Perché a Sud bruciano il raccoltoquando al mondo ci son bambini affamati

chi e perchéha ucciso John

che ci fanno i nostri ragazzi in Vietnam

Oh, vecchio negro Jimin un lurido fosso

ehi, vecchio negro Jim

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Ed ora la cornetta ancora più forte si fa sentireed ora la cornetta ancora più forte si fa sentire

Nella notte si sente la tua cornettae bianchi e neri si danno la mano

ehi, vecchio negro Jimvecchio negro Jimvecchio negro Jim

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533. MOSTRA MOSTARLuca Bonaffini

Fa vedere la tua faccia generalefa vedere la tua faccia colonnello

fa vedere le tue gambe tu maggiorefa vedere capitano il tuo dolore

Fa vedere le tue mani sior tenentefa vedere le tue dita mio sergentefa vedere le tue unghie caporale

fa vedere il culo eroe speciale

te le mostra mostar mostra mostar mostra mostar superstar

Fa vedere il tuo coraggio madre miafa vedere i figli della malattiafa vedere i passi dei superstiti

fa vedere i campi dei tuoi crimini

Fa vedere i corpi dei tuoi angelifa vedere i corpi dei tuoi diavoli

fa vedere il sangue morto della guerrail raccolto rovinato della terra

te le mostra mostar mostra mostar mostra mostar superstar

Fa vedere i tuoi contatti presidentefa vedere i documenti segretario

fa vedere gli strumenti e il calendariogià deciso dalla storia onnipotente

Fa vedere la violenza e la torturafa vedere l'impotenza e la paura

fa vedere le speranze "telecomandate""souvenir turistici" di un' altra estate.....

te le mostra mostar mostra mostar mostra mostar superstar

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534. A CASALuca Bonaffini

Suona suona una campana ed è tutto quello che hodentro queste case nate sopra il Po

E capire che è finita dalle lacrime di leiIn un dolce giorno del '46

Come oggi mai come oggi ma oggi rideròCome oggi mai come oggi le dirò

sei bellissima.....bellissima

Scusa amore scusa tanto se non ho pensato a tePartivamo in cento tornavamo in tre

Col fucile sulle spalle sembra un film ma non lo èDi soldati in carne ed ossa come me

Come oggi mai come mai oggi danzerò.....

E divampa in un tramonto che si posa sui granaiL'allegria di contadini e di operai

Mentre Chaplin Gandhi e Einstein lieti sognano con noiUna storia di progresso senza eroi

Come oggi mai come mai oggi canterò...

Una foto di ricordi mi riporta via da teDentro al mare o fino in fondo alle trincee

Ma l'odore della festa spinge un sogno in libertàEd almeno per stanotte sboccerà...

Come oggi mai come mai m'innamoreròCome oggi mai come oggi griderò

Sei bellissima.....bellissimaSei bellissima.....bellissima.....bellissima

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535. GUNG HOPatti Smith

On a field of red one gold starRaised above his headRaised above his head

He was not like any otherHe was just like any other

And the song they bledWas a hymn to him

Awake my little oneThe seed of revolution

Sewn in the sleeveOf cloth humbly worn

Where others are adorned

Above the northern plainThe great birds flyWith great wings

Over the paddy fieldsAnd the people kneelAnd the men they toilYet not for their own

And the children are hungryAnd the wheel groans

There before a grass hutA young boy stood

His mother lay deadHis sisters cried for breadAnd within his young heart

The seed of revolution sewnIn cloth humbly worn

While others are adorned

And he grew into a manNot like any otherJust like any other

One small manA beard the color of riceA face the color of teaWho shared the miseryOf other men in chains

With shackles on his feetEscaped the guillotine

Who fought againstColonialism imperialismWho remained awake

While others sleptWho penned like Jefferson

Let independence ringAnd the cart of justice turns

Slow and bitterlyAnd the people were cryingPlant that seed that seed

And they crawled on their belliesBeneath the giant beast

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And filled the carts with bodiesWhere once had been their crops

And the great birds swarmSpread their wings overhead

And his mother deadAnd the typhoons and the rain

The jungles in flamesAnd the orange sun

None could be more beautifulThan Vietnam

Nothing was more beautifulThan Vietnam

And his heart stopped beatingAnd the wheel kept turning

And the words he bledWere a hymn to them

I have served the whole peopleI have served my whole country

And as I leave this worldMay you suffer union

And my great affectionLimitless as sky

Filled with golden stars

The question is raisedRaised above his head

Was he of his wordWas he a good man

For his image fills the southern heartWith none but bitterness

And the people keep cryingAnd the men keep dying

And it's so beautifulSo beautiful

Give me one more turnGive me one more turn

One more turn of the wheel

One more revolutionOne more turn of the wheel

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536. UN SORSO IN PIU’Carmen Consoli

Ricordo il freddo massacrante i timidi lamenti della mia genteammassati stipati dentro un treno merci

due giorni e due notti senza dormiree ben presto avremmo smesso di parlare, ben presto

ricordo il freddo massacranteil giorno che perdemmo per sempre i nostri figli

affamati assetati privati dei nostri vestitied era come ingoiare vetro

e ben presto avremmo smesso di parlareben presto avremmo smesso di capire

ed ho imparato a bere sempre un sorso in piu'ed ho imparato sempre a bere un sorso in piu'

di quanto ne avessi realmente bisognodi quanto ne avessi realmente bisogno

un giorno potrei avere sete

ricordo il freddo massacrante il timore di affondarein un letto di carboni ardenti

quale logica o legge di vita potra' mai spiegarela diabolica impresa di quegli uomini eletti.....

e ben presto avremmo smesso di parlareben presto avremmo smesso di capire

ed ho imparato a bere sempre un sorso in piu'ed ho imparato sempre a bere un sorso in piu'

di quanto ne avessi realmente bisognodi quanto ne avessi realmente bisogno

un giorno potrei avere sete

ed ho imparato a bere sempre un sorso in piu'ed ho imparato a bere sempre un sorso in piu'

un giorno potrei avere sete.

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537. ECO DI SIRENECarmen Consoli

(1998)

Sorde e implacabili sirenedavano il triste annuncio

mentre il tramonto inondavai viali deserti

di oscuri presagigiochi di potere sulla nostre pelle

su quegli uomini armati di romantici idealiqualunque sia il compensonon restituirà mai il giusto

saremo pronti a celebrare la vittoriae brinderemo lietamente sulle nostre rovinesaranno in pochi a riscattarsi dalla povertàa rallegrarsi della gloria per quanto infinita

L'eco tagliente di sirenesulle ferite aperte

aspettavamo impotenti gli attacchi nemiciforse per l'ultima volta

giochi di potere sulla nostra pellesulle infanzie sciupate, violentate irreparabilmente

chi pagherà per questochi ne porterà il segno

saremo pronti a celebrare la vittoriae brinderemo lietamente sulle nostre rovinesaranno in pochi a riscattarsi dalla povertàa rallegrarsi della gloria per quanto infinita

sconfitti e vincentiricostruiremo

sconfitti e vincenti

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538. NO APOLOGIESJoni Mitchell (1998)

Non so se sia pertinente, tuttavia mi piace pensare che visto che nessuna “apology” e' stata presentata dal “general” neppure quando la “little girl” era una funivia italiana o un DC9 nei pressi di ustica...La canzone e' della ultima Joni Mitchell, ormai in piena fase calante, purtroppo non tutti hanno la durata qualitativa di un De Andre'. [Marco Sopegno dal ng it.fan.musica.de-andre]

The general offeredNo apologies

He said "The soldiers erred in judgementThey should have hired a hooker"

No apologiesto the outraged Japanese

No "Sorry little girl"The pigs just took her

Tireskids and teethmarksWhat happened to this place?

Lawyers and loan sharksAre laying America to waste

Freddie said that "Juan thinks, I thinkHe's the devil"

What a lofty titleFor such a petty little tyrant

Bigger beasts aboundAnd they kick this world around

At this crazy speedWith violence and greedTireskids and teethmarks

What happened to this place?Lawyers and loan sharks

Are laying America to waste

So what makes a man a manIn these tough times

As druglords buy up the banksAnd warlords radiate the oceans

Ecosystems failSnakes and snails and puppy tails

Are wagging in the wombBeneath the trampled moon

Tireskids and teethmarksWhat happened to this place?

Lawyers and loan sharksAre laying America to waste

The general offeredNo apologies

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539. GIA TI CA MTrinh Công Son

Canzoni sulla guerra (o sulle guerre) del Vietnam ne esistono a decine, forse a centinaia. Ma quelle che conosciamo ci vengono tutte da chi, in Vietnam, ci è andato sicuramente a rompere i coglioni: Francesi prima, e Americani poi. Credo invece che, per molti di voi, questa sia la prima occasione di vedere una canzone vietnamita scritta da un vietnamita.Trinh Công Son è morto il 5 aprile 2001 all'età di 62 anni; è stato sicuramente il più noto cantautore vietnamita. Nato a Saigon (ora Città Ho-Chi Minh), ai tempi della guerra le sue canzoni erano sistematicamente proibite dal regime sudvietnamita filoamericano, ed erano notissime anche al Nord. Veniva chiamato, forse con poca originalità, il "Bob Dylan vietnamita".Finita la guerra, questo non gli servi'; come quasi tutti i cittadini sudvietnamiti, con il Vietnam riunificato sotto il regime comunista, dovette passare 4 anni in un "campo di rieducazione". Negli ultimi anni, pero', la sua produzione passata e attuale era di libera circolazione e Trinh teneva concerti acclamatissimi in tutto il paese.In una delle sue ultime canzoni, Trinh ha scritto il seguente verso: "Nella mia vita ho protestato contro tutto e contro tutti; ora protesto contro la morte."

Mt ngàn nm nô l gic Tu,Mt trm nm ô h gic Tây,

Hai mi nm nôi chin tng ngày.Gia tài ca m, e li cho con.

Gia tài ca me, là nc Vit bun!

Mt ngàn nm nô l gic Tu,Mt trm nm ô h gic Tây,

Hai mi nm nôi chin tng ngày.Gia tài ca m, mt rng xng khô.

Gia tài ca m, mt núi ay m.

Dy cho con ting nói tht thà,M mong con ch quên màu da,

Con ch quên màu da, nc Vit xa.M mong trông con mau bc vê nhà.

M mong con, l con ng xa.Ôi, l con cùng cha, quên hn thù.

Mt ngàn nm nô l gic Tu,Mt trm nm ô h gic Tây,

Hai mi nm nôi chin tng ngày.Gia tài ca m, rung ông khô khan.Gia tài ca me, nhà cháy tng hàng.

Mt ngàn nm nô l gic Tu,Mt trm nm ô h gic Tây,

Hai mi nm nôi chin tng ngày.Gia tài ca m, mt bn lai cng.Gia tài ca me, mt l bi tnh.

*

A MOTHER'S FATE

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Versione inglese dell'autore

A thousand years of Chinese reign.A hundred years of French domain.

Twenty years fighting brothers each day,A mother's fate, left for her child,A mother's fate, a land defiled.

A thousand years of Chinese reign.A hundred years of French domain.

Twenty years fighting brothers each day,A mother's fate, bones left to dry,

And graves that full a mountain high.

Teach your children to speak their minds.Don't let them forget their kind --

Never forget their kind, from old Viet land.Mother wait for your kids to come home,

Kids who now so far away roam.Children of one father, be reconciled.

A thousand years of Chinese reign.A hundred years of French domain.

Twenty years fighting brothers each day.A mother's fate, our fields so dead

And rows of homes in flames so red.

A thousand years of Chinese reign.A hundred years of French domain.

Twenty years fighting brothers each day.A mother's fate, her kids half-breeds,

Her kids filled with disloyalty.

*

IL DESTINO DI UNA MADREVersione italiana (dalla versione inglese) di Riccardo Venturi

Mille anni di regno cinese,cento anni di dominio francese,

vent'anni a farci guerra ogni giorno tra fratelli.E' il destino che una madre ha lasciato ai suoi figli,

il destino di una madre: una terra sconciata.

Mille anni di regno cinese,cento anni di dominio francese,

vent'anni a farci guerra ogni giorno tra fratelli.Il destino di una madre: ossa lasciate a seccare

e tombe che coprono un'alta montagna.

Impara ai tuoi figli a dire quel che pensano.Non far loro dimenticare la loro stirpe,

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mai dimenticare la loro stirpe del vecchio Vietnam.Madre, aspetta che i tuoi figli tornino a casa,

ragazzi che ora vagano molto lontano.Figli di un solo padre, riconciliatevi.

Mille anni di regno cinese,cento anni di dominio francese,

vent'anni a farci guerra ogni giorno tra fratelli.Il destino di una madre: i nostri campi morti

e file di case in preda alle rosse fiamme.

Mille anni di regno cinese,cento anni di dominio francese,

vent'anni a farci guerra ogni giorno tra fratelli.Il destino di una madre: i suoi figli denutriti,

i suoi figli pieni di slealtà.

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540. LA STORIAAfrica Unite

(2003)

"La storia" è il primo singolo estratto da "Mentre fuori piove", l'ultimo CD -appena uscito- degli Africa Unite. Un album nel quale, per usare le parole di Madasky, si trova <<una rinnovata e massiccia attenzione e critica al nostro pessimo momento storico>>. [Semmy dalla mailing list “Bielle”].

Colpisci poi conquista vecchia storiaparola di sua globalità

sia resa grazia al peso del poterefedeltà

Nuova religione nuova guerra, preventiva e intelligentevecchia aberrazione nuova scusa per distruggere la mente

Occhio per occhio Niente per niente

L'uomo è perdente

Rit: La storia insegna non si cambia mai Make your rules

un desiderio irrinunciabilela storia insegna che ogni uomo è

perfettamente corruttibile

La storia insegna e non sbaglia maiuna parola impronunciabile

la storia insegna che ogni vita èpurtroppo merce di scambio

Fuori di qui un luogo assurdoche può sembrare aperto a tutti ma la chiave non c'è

Fuori di qui ad un bivio scuro sei tucon il destino appeso ad un filo ma quel filo dov'è

arma incosciente, la Bibbia La Bibbia tra i denti and your soul.

Sicuro vincente,aggiornami l'anima.

Rit:La storia insegna non si cambia mai Make your rules

un desiderio irrinunciabilela storia insegna che ogni uomo è

perfettamente corruttibile

La storia insegna e non sbaglia maiuna parola impronunciabile

la storia insegna che ogni vita èpurtroppo merce di scambio.

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541. ROCCU U STORTUIl Parto delle Nuvole Pesanti

[Voltarelli – Voltarelli - De Siena -Sirianni)

Roccu u stortuCerte volte credo che sei morto

In una piazza giri in tondo assurdoCani e bambini che ti fanno il verso

Il buio pesto intorno a teI soldati si muovono sul serio

Barricati nelle loro notti insonniConsumati tremila metri di trincea

Roccu u stortu nun è ra morteCa ti fa spagnare nun è...

Su ri culuri mai pittatiSu ri parole mai parrate

Mani aperte,granate e moschettiPer l'assalto

Mentre il nemico, quello vero è falsoLui non abita più qui

Con Saletta, Michele D'angelo eTutto il reparto

Dividersi la gloria è giustoMa è giusto ridere di te

Roccu u stortu nun è ra morteCa ti fa spagnare nun è...

Su ri culuri mai pittatiSu ri parole mai parrate

Roccu u stortuAmico folle di matti e balordi

Povero bruttu 'ccu ra faccia lordaS'è rivotato e dicia no

I soldati si muovono sul serioBarricati nelle loro notti insonni

Consumati tremila metri di trinceaRoccu u stortu nun è ra morte

Ca ti fa spagnare nun è...Su ri culuri mai pittati

Su ri parole mai parrateRoccu u stortuRoccu u stortuRoccu u stortuRoccu u stortu

U stortu...

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542. KIT CARSONBruce Cockburn

(1990)

And the president said to Kit Carson"Take my best four horsemen pleaseAnd ride out to the four directions,

Make my great lands barren for me"

KIt Carson said to the President"You've made your offer sweet

I'll accept this task you've set for meMy fall's not yet complete"

Kit Carson knew he had a job to do

Like others jobs he had beforeHe'd made the grade

He learned to trade in famine, pestilence and war

Kit Carson was a hero to someWith his poison and his flame

But somewhere there's a restless ghostThat used to bear his name

*

KIT CARSONVersione francese di Paolo Sollier

Et le Président dit à Kit Carson:

"Prends mes quatre meilleurs cavaliers s'il te plaît

Et chevauchez dans le quatre directionsRendez moi stériles mes grandes terres"

Kit Carson dit au Président:

"Vous avez rendu votre offre attrayanteJ'accepterai cette tâche que vous avez

définie pour moiMa chûte n'es pas encore complète"

Kit Carson savait qu'il y avait un travail

à faireComme les autres travaux qu'on lui donnait auparavant

Il avait passé son diplômeIl avait appris à commercer en famine,

en peste en guerre

Kit Carson fut un héros pour certainsAvec son poison et sa torche

Mais quelque part existe un fantôme agité

Qui a déjà porté son nom *

KIT CARSON

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Versione italiana di Paolo Sollier

E il Presidente disse a Kit Carson:"Prendi i miei quattro migliori cavalieri

per piacereE cavalcate nelle quattro direzioni

E ripulite le mie grandi terre"

Kit Carson disse al Presidente:" Avete reso la vostra offerta invitante

Accetterò questo compito che mi avete riservato

La mia caduta non è ancora completa"

Kit Carson sapeva di avere un lavoro da fareCome gli altri lavori avuti prima

Aveva passato gli esamiAveva imparato a commerciare in fame,

in peste e in guerra

Kit Carson fu un eroe per alcuniCol suo veleno e la sua fiaccola

Ma da qualche parte c'è un fantasma senza pace

Che ha già preso il suo nome

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543. COMPANHEIRO BUSHTom Zé

Se você já sabeQuem vendeu

Aquela bomba pro Iraque,Desembuche:

Eu desconfio que foi o Bush.

Foi o Bush,Foi o Bush,Foi o Bush.

Onde haverá um recursoPara dar um bom repuxoNo companheiro Bush?

Quem arranja um alicateQue acerte aquela faseOu corrija aquele fuso?

Talvez um parafusoQue tá faltando nele

Melhore aquele abuso.Um chip que desligue

Aquele terremoto,Aquela coqueluche.

*

COMRADE BUSHVersione inglese di Christopher Dunn

If you knowWho sold

That bomb to IraqSay it:

I suspect that it was Bush

It was BushIt was BushIt was Bush

I wonder if we can reachTo pull back the leash

Of comrade BushWho can get pliers

To adjust that phaseOr correct that difference in time?

Perhaps a screwThat's loose in him

Stop messing aroundA chip that disconnects

That earthquakeThat craze

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544. OUT OF TIMEBlur

Where's the love song set us freeToo many people down, everything turning the wrong way round

And I don't know what love will beBut if we stop dreaming now, lord knows we'll never clear the clouds

And you've been so busy latelyThat you haven't found the time

To open up your mind

And watch the world spinning gently out of time

Feel the sunshine on your faceIt's in a computer now

Gone are the future, way out in space

And you've been so busy latelyThat you haven't found the time

To open up your mindAnd watch the world spinning gently out of time

And you've been so busy latelyThat you haven't found the time

To open up your mindAnd watch the world spinning gently out of time

Tell me I'm not dreamingBut are we out of time

We're out of timeOut of timeOut of timeOut of timeOut of timeOut of time

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545. RATATUIEMitili FLK

Butto li' una segnalazione - Mitili Flk, Ratatuje. Un disco e una canzone di10 anni fa. Contro la guerra, tra l'altro.Il disco che rappa in friulano stretto (ma non solo rap) è molto bello. Meglio delle ultime cose degli Flk, più "energetico e corroborante". Dieci anni che è in giro un bel disco e non ne sapevo nulla fino a ieri! Dieci anni di musica persa! E chissà quante cose simili. La divulgazione della musica di qualità continua a essere un problema. Beh, se lo trovate, provate ad ascoltarlo.[Giorgio Maimone dalla ml “Bielle”]

Mi svêe un zisôr ch'al mene de lontanli' nainis dai Curdos, il svint da l'Iran

une sgarpîe tal côr mi fa insumiâla danze dai Sufi,la lune a Sana'a

Pì in dalt, disore i nûi,il svint al zercle Varsaviei butui di zinîse sui dai lavevêris

e cumò sveât, crevâti supi dal spieli il miò cuarp sparnissâtMet ch'a tunin i canons disore Mostar

ch'a lustrin in tun amen i curtii di Sarajevo,no a mi, Signôr no a mi,

sparagnimi la guere almancul fin misdìSe il rumôr non mi condane il silensi al fâ pôre

met il cjâf tal laip e cjantii disôre;Cjoimi,cjoimi ninine,che jò ti dai di mangjâ benle matine i pussi il flât e la sere i soi complen

Lamie prisinse,la musiche no zovesi scrufe, a laìs, si leche bessole

a ten une rose tal grin, la ten brazzoladeno ' n ' puarte ch'a si sedi passide

Nuie, nuie e cun fa di ruiesi gusse il pêl a la ratatuie

ma met ch'a saltin i luchets da li fontanisch'a bevin li striis e dutis li aganis

no jòsparagnimi i detais ch'i no cognos ancjemò

Vu cumprà la storie in tre volumse insieme cun chê ducj chi altris vanzums:

I Barbars ch'a tornarana insegnami une lenghe a patî la me fan.

Coculis,friguis e i peits ta la bumbuie,no duarmarà la ratatuie

*

RATATUIEVersione italiana fornita da Paolo Sollier

Mi sveglia un ronzio che porta lontanole nenie dei Curdi, i venti dell'Iran

Una ragnatela nel cuore mi fa sognarele danze dei Sufi,la luna a Sana'a

Più in alto,sopra le nubi, il vento accerchia Varsavia

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i germogli di cenere sulle mani dei lavavetriEd ora sveglio, rotto,

succhio dallo specchio il mio corpo frantumatoMetti che tuonino i cannoni sopra Mostar

che lustrino in un "amen" i cortili di Sarajevo:Non a me, Signore,non a me

risparmiami la guerra fino a mezzogiornoSe il rumore non ci condanna, il silenzio fa paura

metti la testa sott'acqua e cantaci sopra"Prendimi piccina che ti darò da mangiare bene

la mattina mi puzza il fiato e alla sera sono ubriaco"Tiepida presenza, la musica non serve

si inginocchia, marcisce,si lecca da sola,tiene una rosa sul ventre, la coccola dolcemente

non importa che sia già appassitaNulla,nulla:con l'aspetto di un bruco

si affila il pelo la ratatuieMetti che saltino i lucchetti alle fontaneche bevano le streghe e tutte le fate:

non io,Signore, non iorisparmiami i dettagli che non conosco ancora

Vu cumprà la Storia in tre volumied insieme con quella, tutti gli altri rifiuti:

i Barbari che tornerannoa insegnarmi una lingua,a patire la mia fame

Briciole,noci e piedi nel pantano,non dormirà la ratatuie [*]

[*] ratatuie: roba che si scarta, che si getta via perché inutile

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546. THE CAVEMENPeggy Seeger

Like splinters the buildings riseLike spikes on the floor of a cave

Fly over our city in the dark of nightThey sparkle like lit-up tombstones, crowded graves.

We know it’s not so We know it’s not soOur city breathes

Our city livesWe know it’s not so.

Year after year our bombers flyLike bats from the mouth of a caveStreaming forth around the worldTheyve got a way of life to save.

We know it’s so We know it’s soWe let them go

If its to our advantageWe tell them to go.

Down through history the cavemen marchFor power, greed, religion, national pride;Like locusts they sweep across the earth

Their god is money - and hes is on their side.

We know it’s soIt’s forever been so

Caesar, Napoleon, Hitler and ....It’s forever been so

Through countless years the cavemen claimA tooth for a tooth, an eye for an eyeToothless and blind, denying blame

They seek revenge until the day they die.

We know it’s so We know it’s soIt’s in our name

It means YESIf we don’t say NO ---

We hold our breath as the tables turnAs the cavemen posture, as we learn to learn

As we cast about for someone to blameAnd ponder that terrorists and patriots might behave the same.

Is it so?Is it so?

Cry for the dead of Viet NamFor the starving children in IraqCry for the victims of Uncle Sam

In all the countries that WE’VE attacked.And cry for the thousands

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Who died among the rubble in New York.

We sowWe sow and we sow ---You reap what you sow.

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547. MY YOUNGEST SON CAME HOME TODAYEric Bogle

My youngest son came home todayHis friends marched with him all the way

The pipes and drum beat out the timeWhile in his box of polished pine

Like dead meat on a butcher's trayMy youngest son came home today

My youngest son was a fine young manWith a wife, a daughter and two sonsA man he would have lived and died

Till by aMy Youngest Son Came Home TodayEric Bogle bullet sanctified

Now he's a saint or so they sayThey brought their young saint home today

Above the narrow Belfast streetsAn Irish sky looks down and weepsAt children's blood in gutters spilled

In dreams of freedom unfulfilledAs part of freedom's price to pay

My youngest son came home today

My youngest son came home todayHis friends marched with him all the way

The pipe and drum beat out the timeWhile in his box of polished pine

Like dead meat on a butcher's trayMy youngest son came home today

And this time he'shome to stay.

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548. INTERNATIONAL COWBOYJohn Warner

We say No!We'll not be your nightriders,

We say no!Whatever you might have planned,We say no! War is not the answer,

What part of our no don't you understand?

International cowboy,Rogue state of the hour,

Dictating to us who we shall be,Deaf to who we are

Raging at the universe,Listening to none,

Spinning truth around your fingersLike the sheriff's gun.

Axis of the evil,Pivot point of war,

Poison, sickness, nuclear death, From your rich men's factories pour.

The little men with badgesMight join you in your game,

Our leaders do not speak for usIf they say "kill and maim".

We are the bushland flowers,The stars in the desert sky,

Why should the men in grey decideIf we should live or die?

Nations will be nations,However much you rage,The world is not the USA

So make room on the stage.

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549. IN A WORLD GONE MADBeastie Boys

Scaricabile anche da http://www.beastieboys.com

In a world gone mad it’s hard to think rightSo much violence hate and spiteMurder going on all day and night

Due time we fight the non-violent fight

Mirrors, smokescreens and liesIt’s not the politicians but their actions I despise

You and Saddam should kick it like back in the dayWith the cocaine and Courvoisier

But you build more bombs as you get more boldAs your mid-life crisis war unfoldsAll you want to do is take control

Now put that axis of evil bullshit on holdCitizen rule number 2080

Politicians are shadySo people watch your back 'cause I think they smoke crack

I don’t doubt it look at how they act

In a world gone mad it’s hard to think rightSo much violence hate and spiteMurder going on all day and night

Due time we fight the non-violent fight

First the ‘War On Terror’ now war on IraqWe’re reaching a point where we can’t turn back

Let’s lose the guns and let’s lose the bombsAnd stop the corporate contributions that they're built upon

Well I’ll be sleeping on your speeches ‘til I start to snore‘Cause I won’t carry guns for an oil war

As-Salamu alaikum, wa alaikum assalamPeace to the Middle East peace to Islam

Now don’t get us wrong ‘cause we love AmericaBut that’s no reason to get hysterica

They’re layin’ on the syrup thickWe ain’t waffles we ain’t havin’ it

In a world gone mad it’s hard to think rightSo much violence hate and spiteMurder going on all day and night

Due time we fight the non-violent fight

Now how many people must get killed?For oil families pockets to get filled?

How many oil families get killed?Not a damn one so what’s the deal?

It’s time to lead the way and de-escalateLose the weapons of mass destruction and the hate

Say ooh ah what’s the White House doin’?Oh no! Say, what in tarnation have they got brewing??!!!!???!!

Well I’m not pro Bush and I’m not pro SaddamWe need these fools to remain calm

George Bush you’re looking like ZoolanderTrying to play tough for the camera

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What am I on crazy pills? We’ve got to stop itGet your hand out my grandma’s pocket

We need health care more than going to warYou think it’s democracy they’re fighting for?

In a world gone mad it’s hard to think rightSo much violence hate and spiteMurder going on all day and night

Due time we fight the non-violent fight.

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550. MΠHKAN ΣTHN ΠOΛH OI OXTPOIEθνικη χορωδία / Coro tradizionale

Μπήκαν στην πόλη οι οχθροίτις πόρτες σπάσανε οι οχθροί

και εμείς γελούσαμε στις γειτονιέςτην πρώτη μέρα

Στην πόλη μπήκαν οι οχθροίαδέλφια πήραν οι οχθροί

και ‘μεις κοιτούσαμε τις κοπελιέςτην άλλη μέρα

Μπήκαν στην πόλη οι οχθροίφωτιά μας ρίξανε οι οχθροί

και ‘μεις φωνάζαμε στα σκοτεινάτην τρίτη μέρα

Στην πόλη μπήκαν οι οχθροίσπαθιά κρατούσαν οι οχθροί

και ‘μεις τα πήραμε για φυλαχτάτην άλλη μέρα

Μπήκαν στην πόλη οι οχθροίμοιράσανε δώρα οι οχθροί

και ‘μεις γελούσαμε σαν τα παιδιάτην πέμπτη μέρα

Στην πόλη μπήκαν οι οχθροίτραβούσαν τοίχο οι οχθροί

και ‘μεις φωνάζαμε ζήτω και γειακαι ‘μεις φωνάζαμε ζήτω και γεια

σαν κάθε μέρα

*

SONO ENTRATI NELLA CITTA’ I NEMICIVersione italiana di Giuseppina di Lillo

Sono entrati nella città i nemicile porte hanno sfondato i nemicimentre noi ridevamo nei vicinati

il primo giorno

Nella città sono entrati i nemicidei fratelli hanno preso i nemici

mentre noi guardavamo le ragazzeil giorno dopo

Sono entrati nella città i nemicici hanno messo fuoco i nemicimentre noi gridavamo al buio

il terzo giorno

Nella città sono entrati i nemicispade tenevano in mano i nemicie noi credevamo fossero talismani

il giorno dopo

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Sono entrati nella città i nemicidistribuivano regali i nemici

e noi ridevamo come bambiniil quinto giorno

Nella città sono entrati i nemicitracciavano un muro i nemici

e noi gridavamo evviva e salvee noi gridavamo evviva e salve

come ogni giorno.

551. ΦΙΛOI KAI AΔEΛΦIANίκος Ξυλούρης / Nikos Xylouris

Φίλοι και αδέλφιαμανάδες γέροι και παιδιά

στα παραθύρια βγείτε και θωρείτεποιοι περπατούν στα σκοτεινά

και σεργιανούνε στα στενάφίλοι αδέλφια μάνες γέροι και παιδιά

Γράφουν σημάδια, μηνύματα στον βασιλιάσαν δε φωνάξεις έβγα να το γράψεις

να μην σ’ ακούσουν τα σκυλιάβγάλε φωνή χωρίς μιλιά

σημάδια και μηνύματα στον βασιλιά

Ήταν στρατιώτες καπεταναίοι και λαϊκοίόρκο σταυρώσανε πάνω στο σπαθί τους

η λευτεριά να μην χαθεί

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όρκο σταυρώσανε στο σπαθίκαπεταναίοι στρατιώτες λαϊκοί

Και όποου φοβάταιφωνή να ακούει απ’ το λαό

σε έρημο τόπο ζει και βασιλεύεικάστρο φυλάει ειρηνικόέχει τον φόβο φυλαχτό

όπου φωνή φοβάταινα ακούσει απ’ το λαό

552. ΠOTE ΠOTEΜ. Φαραντούρη και Μ. Δημητριάδη /

M. Farandouri – M. Dimitriadis

Ποτέ ποτέ ποτέδεν θα μπορέσω να ξεδιπλώσω

όλες τις σημαίεςJamais jamais jamais

je ne pourrai déployer tous les drapeauxπράσινες κόκκινες κίτρινες μπλε μοβ

θαλασσινέςverts rouges jaunes bleus mauves emeraudes

Ποτέ ποτέ ποτέδεν θα μπορέσω να μυρίσω όλα τα αρώματα

Jamais jamais jamaisje ne pourrai respirer tous les parfums

πράσινα κόκκινα κίτρινα μπλε μοβθαλασσινά

verts rouges jaunes bleus mauves emeraudes

Ποτέ ποτέ ποτέδεν θα μπορέσω να αγγίξω όλες τις καρδιές,

όλες τις θάλασσες, τις θάλασσες να ταξιδέψωNi entamer touts les cœursni sillonner toutes les mers

Ποτέ ποτέ ποτέ ποτέ

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Jamais jamais jamaisδεν θα γνωρίσω την μια σημαία

τη μοναδική εσένα Τανιαje ne pourrai connaître le sol

unique drapeauδεν θα γνωρίσω την μια σημαία

τη μοναδική εσένα Τανιαtoi o Tania

553. EIMAΣTE ΔYOΑ. Καλογιάννης / A. Kaloyannis

Είμαστε δυο, είμαστε δυοκαι η ώρα σήμανε οχτώ

σβήσε το φως και έμπα φρουρόςτο βράδυ θα ‘ρθουνε ξανά

έμπα μπροστά έμπα μπροστάκαι οι άλλοι πίσω ακολουθούν

μετά σιωπή και ακολουθείτο ίδιο τροπάρι το γνωστόβαράνε δυο, βαράνε τρειςβαράνε χίλιους δεκατρείςπονάς εσύ, πονάω κι’ εγώ

Μα ποιος πονάει πιο πολύθα ‘ρθει καιρός να μας το πει

Είμαστε δυο, είμαστε τρειςείμαστε χίλιοι δεκατρείςκαβάλα πάμε στον καιρό

με τον καιρό με την βροχήτο αίμα πήζει στην πληγήκαι ο πόνος γίνεται καρφί

Είμαστε δυο, είμαστε τρειςείμαστε χίλιοι δεκατρείςκαβάλα πάμε στον καιρό

με τον καιρό με την βροχήτο αίμα πήζει στην πληγήκαι ο πόνος γίνεται καρφί

Ο εκδικητής ο λυτρωτήςείμαστε δυο, είμαστε τρειςείμαστε χίλιοι δεκατρείς

*

SIAMO IN DUEVersione greca di Giuseppina di Lillo

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Siamo in due, siamo in duee l’orologio segna le otto

spegni la luce e mettiti di guardiastasera verranno di nuovo

mettiti davanti mettiti davantie gli altri seguono da dietrodopo il silenzio ricominceràil solito ben noto ritornello

ne picchiano due, ne picchiano trene picchiano mille e ventitré

soffri tu e soffro anch’io

Ma chi soffre di piùsarà il tempo che ce lo dirà

Siamo in due, siamo in tresiamo in mille ventitré

andiamo a cavallo del tempoe con il tempo e con la pioggia

il sangue si raggruma nella feritae il dolore diventa un chiodo

Siamo in due, siamo in tresiamo in mille ventitré

andiamo a cavallo del tempoe con il tempo e con la pioggia

il sangue si raggruma nella feritae il dolore diventa un chiodo

il vendicatore il liberatoresiamo in due siamo in tre

siamo in mille ventitré

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554. VELHA CHICAWaldemar Bastos

Waldemar Bastos è oggi il più noto cantautore angolano, qui da noi ha "spopolato" con la sua ululante "Sofrimento" (dal recente album "Pretaluz"); "Velha Chica" è un ritratto del suo paese prima della liberazione: Chica non è qualunquista! dice ai bimbi di non parlare di politica perché lei sa, benché (o forse proprio perché) sia schiava domestica di un colono, che i funzionari della PIDE (non a caso si chiamava “polícia internacional”!) potevano colpire anche nel vasto esbrindellato impero portoghese...Dulce Pontes, une delle poche persone al mondo che può permettersi di non invidiare la voce a Joëlle, ha avuto il genio di riproporre questa canzone, in un duo strepitoso con lo stesso Waldemar, nel suo disco "O primeiro canto" (1999), dedicato a José Afonso; cercatelo, questacanzone e la successiva "Ai solidom", l'esordio più da brividi che abbia mai sentito ("Se passeares no adro, ai solidom solidom, no dia do meu enterro, ai ai ai ai ai, diz à terra que não coma...") dasole regalano splendore... e ora proviamo a mettere insieme le tre lingue a cui voglio bene.[Alex Agus dal ng. it.fan.musica.de-andre]

Antigamente a velha chicavendia cola e gengibre

e lá pela tarde ela lavava a roupado patrão importante;

e nós os miúdos lá da escolaperguntávamos à vóvó Chica

qual era a razão daquela pobreza,daquele nosso sofrimento.

Xé menino, não fala política,não fala política, não fala política.

Mas a velha Chica embrulhada nos pensamentos,ela sabia, mas não dizia a razão daquele sofrimento.

Xé menino, não fala política,não fala política, não fala política.

E o tempo passou e a velha Chica, só mais velha ficou.Ela somente fez uma kubata com teto de zinco,

com teto de zinco.Xé menino, não fala política, não fala política.

Mas quem vê agorao rosto daquela senhora, daquela senhora,

só vê as rugas do sofrimento, do sofrimento, do sofrimento!

E ela agora só diz:"- Xé menino, quando eu morrer, quero ver Angola

viver em paz!Xé menino, quando morrer, quero ver Angola

e o Mundo em Paz!"

LA VECCHIA CHICAVersione italiana di Alex Agus

Un tempo la vecchia Chicavendeva cola e zenzero

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e poi, di pomeriggio, lavava i vestitiper un padrone importante;

e noi i bimbi della scuolachiedevamo a nonna Chica

qual era la ragione di quella povertà,di quella nostra sofferenza.

"Zitto, bimbo, non parlare di politica,non parlare di politica, non parlare di politica".

Eppure la vecchia Chica, avvolta nei pensieri,lei la sapeva, ma non la diceva, la ragione di quella sofferenza.

"Zitto, bimbo, non parlare di politica,non parlare di politica, non parlare di politica".

Il tempo passò e la vecchia Chica divenne solo più vecchia,tutto ciò che riuscì a costruire era una capanna, col tetto di zinco,

col tetto di zinco."Zitto, bimbo, non parlare di politica, non parlare di politica".

Ma chi vede adessoil volto di quella signora, di quella signora,

vede solo rughe di dolore, di dolore, di dolore!E tutto ciò che lei dice, ora è:

"Sai bimbo, quando morirò, voglio vedere l'Angola vivere in pace!Sai bimbo, quando morirò voglio vedere l'Angola e il Mondo in Pace!".

*

LA VIEILLE CHICAVersione francese di Alex Agus

Autrefois la vieille Chicavendait kola et gingembre

puis, en fin de journée, elle faisait la lessivechez un patron important;

et nous, le gosses qui venions de l'école,nous, nous demandions à mémé Chica

la raison de cette misère,la raison de notre douleur.

"Arrêtez, les enfants, ne parlez pas de politique,ne parlez pas de politique, ne parlez pas de politique".

Cependant, la vielle Chica, plongée dans ses pensées,elle savait, mais elle ne pouvait pas la dire, la raison d'une telle

misère."Arrêtez, les enfants, ne parlez pas de politique,

ne parlez pas de politique, ne parlez pas de politique".

Le temps passa et tout ce qu'elle fit, fut vieillir,tout ce qu'elle construit, fut une cabane au toit de zinc, au toit de

zinc."Arrêtez, les enfants, ne parlez pas de politique, ne parlez pas de

politique".

Mais, maintenant, quand on regardele visage de cette dame, de cette dame,

on ne voit que les malheurs, les malheurs, les malheurs

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qui lui ont ridé le front!Elle dit simplement, désormais:

"Écoutez, les enfants, quand j'vais mourir, je veux voir l'Angola vivreen paix!

Écoutez, les enfants, quand j'vais mourir, je veux voir l'Angola et leMonde en paix!"

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555. HEY PRESIDENT DON’T YOU KILL FOR METhe Anti-Idiot-President Coalition Band

(Ron Piechota – Tom Piechota)

Most catchy antiwar song ever! Listen to it twice and you are hooked. Most antiwar songs are depressing. People won't listen to that shit. They will listen to this. Over and over.

Please, download and pass around. Send it to every person you've ever met. That would make me happy.

Story Behind the SongThe motivation for this song was patriotism. The motivation for this song was security.

The motivation for this song was leadership. The motivation for this song was the future.

The motivation for this song was a genuine concern for innocent civilians. The motivation for this song was a concern for the aftermath of this ill conceived war.

LyricsHey, Mr. President, Don't You Kill for Me!

(By Ron and Tom Piechota)

Hey, Mr. President, don't you kill for me! (Don't use my taxes for your insanity)

I said, hey, Mr. President, don't you maim for me! (This fixation needs psychiatry)

You've got the whole world hating us From sea to shining sea

The economy's in the toilet so what do you do? You make Ritchie Rich richer while we get the screw

And banging them war drums won't drown out that tune Your legacy's soon to be pissed away too

I said, hey, Mr. President, don't you kill for me! (Don't ruin my country and say you did it for me) I said, hey, Mr. President, don't you maim for me!

(After Iraq what will we see?) Cause in your New World Order They hate us from sea to sea

You say you're "sick and tired" but who gives a damn? Our boys will soon be dying, just like down in Vietnam

And collateral damage will be hard to ignore When it's a monument of corpses bigger than Hoover dam!

I said, hey, Mr. President, don't you kill for me! (They're not toy soldiers, they have family)

I said, hey, Mr. President, don't you maim for me! (Cruise missiles are WMD)

You've got the whole world hating us Burning more flags you'll see

100,000 dead was your dad's legacy How many more Osamas will come from your lunacy?

Sharon's "a man of peace"? I'm in "shock and awe" The stem cells are all safe but the humans want mercy

I said, hey, Mr. President, don't you kill for me! (Kill Osama not civilians for me)

I said, hey, Mr. President, don't you maim for me!

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(Little children aren't able to flee) Cause in your New World Order They hate us from sea to sea.

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556. L’ABITO DELLA SPOSAIvano Fossati

(1996)

Ha lo stomaco magroquesta giovane sposa

dovreste farla mangiaredi più

Ha un brutto sogno da donnache non dice a parole

ma sposta metro per metronell'erba fredda

Un soldato miserabilesui binari bruciati

in un italiano teatrale grida:"viva la follia"

e lei: "ho paura delle buone notizieperché è peggio di come si dice

anche l'inferno di Babiloniafu dimenticato così"

Cosa volete che sia, signoriè tutto tempo che passa

cosa volete che siaè un abito che si indossa

cosa vuoi mai che siaè il tuo tempo che passalei alzò un poco la gonna

l'uomo le disse: "vieni, ora"

Quando anche l'ultimo soldatoebbe fatto scorta di leiin quel freddo carnalelei si sentì ancora bellacol suo profumo volgarecome la sete di vittoria

da consumare per giornie così sia

Cosa volete che dica, signoriè tutto tempo che passa

cosa volete che dicaè un abito che si indossa

cosa vuoi mai che sia, bellaè il tuo tempo che passa

il soldato le disse: "ho paura"e lei rispose: "dormi, ora".

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557. UN SOLDATINMitili FLK

[ Giorgio Ferigo – Alessandro Montello ](1995)

I ài fat qualchhi pastjel par lâ soldâti no ' vevi l'etât da mê divisa

gno pâri a mi à molât un manledrôsmê mâri tal cjôt à fat una vaìdamajò i vevi indimênt il cjavelon

vistît dut di ros,Gjesù Cristsigûr encje lui interventist,il prin socialist

picjât in seziòn

Però la guera a vierc' subit i vôiil pantan,i pedoi,la pôra soradùt

la pôra incugujada in' t ' una grusaun muart denti una bûsa,un berli da un murùt,

la pôra c'a ti sgarfa sot la piella pôra c'a si nèa tal butilion

c'al sêti asèt,c'al sêti trist o bon,par murî da cojònal juda ancje chel

la luna e jò érin a Nedâl

di guardia a chel fossâl c'a clamin trincéaal spiava chê luna,ma da un âti pruc

un caporalùt muc encje lui di vèa-Taliano,ài tu paura di parlare?

-Jò no,ma vosâ massa a no 'l convèn.-Ti faccio il mio augurio per Nedale

e po' di jessi in pâs chest Nedâl cu ven.

La patria è chel amic cjatât 'tal scûrcencja mûsa,bon cûr,il sô pac di trinciato,

la patria a è il lavôr,la dignitâta è la libertât dal proletariato

e jò par guadagnâmi un carantàni ài scuignût fâ mês e mês su pa Gjermània

e cumò i varès di murî in batagliapar chesta porca Itagliaca no dà nencje il pan

A è question di termins e cunfìns

copà un di cà:tu sês sassìn;copà un di là: tu sês eroema i paron nestris e lôr son simpri chei

'tal sigûr dai cjastei a decìdin pâs e guerase alora bisugnarès voltâ sui tacssbarâ ai paron di chesta becjarìa

a di chei che di chesta coparìa a àn il monopoli....como il sâl e i tabacs.

A sarà " Conversazione cul nemîc"

al sarà il vizi antîc c'a àn i omps di pensàma si rivi a rivâ sù pa Tresemànain' t ' una setemana jù ài taconâz

o:"Diserzione in faccia allo straniero"prin di muardi il paltàn i ài cjalât

c'a i trimava la man a di chel sacramentàt di un carabinîr.

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*

UN SOLDATINO Versione italiana fornita da Paolo Sollier

Ho fatto qualche imbroglio per fare il soldatonon avevo l'età della mia divisa.

Mio padre mi ha mollato un manrovescio:mia madre,di nascosto, ha pianto.

Ma io avevo in mente quel capellonevestito di rosso,Gesù Cristo,

sicuramente interventista,il primo socialistaappeso in sezione.

Però la guerra apre subito gli occhi:

il pantano,i pidocchi,la paura soprattutto.La paura accoccolata in una ferita,

un morto dentro una buca,un grido dietro un muro,la paura che ti graffia sotto la pelle;

la paura che si annega nella bottiglia,che sia aceto,che sia cattivo o buono,

per morire da coglioneaiuta anche quello.

La luna ed io eravamo a Natale

di guardia a quel fosso che chiamano trincea.Spiava quella luna, ma da un altro colle,

un piccolo caporale austriaco,anche lui di guardia-Taliano,hai tu paura di parlare?

-Io no,ma gridare troppo non conviene;-Ti faccio il mio augurio per Natale

e poi di essere in pace per il Natale che verrà.

La patria è quell'amico trovato nel buio,senza faccia,buon cuore,il suo pacchetto di trinciato,

la patria è il lavoro,la dignità,è la libertà del proletariatoed io che per guadagnarmi un soldo

ho dovuto fare mesi e mesi su in Germaniaadesso dovrei morire in battaglia

per questa porca Italiache non ci dà neppure il pane.

E' questione solo di termini e di confini.

Ammazzare uno qui:sei assassino;ammazzarlo di là:sei eroe.Ma i padroni nostri e loro sono sempre quelli

nel sicuro dei castelli decidono la pace e la guerrae allora bisognerebbe girarsi

e sparare ai padroni di questo macello,a quelli che di questa carneficina hanno il monopolio....

come il sale e i tabacchi.

Sarà "Conversazione col nemico",sarà il vizio antico che hanno gli uomini di pensare.

Ma se ce la faccio ad arrivare sulla statalein una settimana li ho fregati

o sarà:"Diserzione in faccia allo straniero".Prima di mordere il pantano ho visto

che gli tremava la mano a quel maledetto carabiniere.

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558. SAMBADIO’Pippo Pollina

(2003)

Dal disco “Racconti Brevi”.Riteniamo opportuno inserire un’intera breve biografia di Pippo Pollina che Andrea Tramonte ha inviato, assieme alla canzone, alla mailing list “Bielle”.

La storia artistica di Pippo Pollina inizia nel 1979 a Palermo, città dove nasce e si forma, frequentando l'ateneo in facoltà di giurisprudenza e l'accademia musicale "Amici della musica" con studi di chitarra classica e teoria musicale. A quel tempo risale la fondazione di una realtà culturale e musicale che andrà sotto il nome di "Agricantus", gruppo di ricerca popolare in primo luogo legata alle tradizioni dell'America latina e conseguentemente a quelle siciliane e più in generale del sud-italia. Con gli Agricantus Pippo Pollina muoverà le sue prime esperienze concertistiche in Italia e all'estero in sei anni intensi di viaggi, conoscenze, ed esperienze seminaristiche nelle scuole medie e superiori. Formativa e importante per il personaggio è anche la breve ma profonda esperienza giornalistica in seno al mensile "I siciliani", dissacratorio e innovativo periodico diretto dallo scrittore Giuseppe Fava che per le sue coraggiose indagini su mafia e politica viene assassinato a Catania nel 1984. Il clima fortemente repressivo e corrotto degli anni 80 e la mancanza di orizzonti più rosei nel panorama politico nazionale, uniti ad una profonda curiosità per tutto ciò che è nuovo e avventuroso, inducono improvvisamente Pippo Pollina a interrompere i suoi studi e a lasciare l'Italia alla fine del 1985. Comincia così una fase libera e transitoria dell'artista che soggiorna per circa due anni, in un viaggio senza una meta precisa, in quasi tutti i paesi Europei: dall'Ungheria e la ex DDR all'Inghilterra e la Francia, dall'Austria all'Olanda passando per la Germania e la Svizzera fino alla Scandinavia. Tutto ciò suonando in strada, nei metrò, nei ristoranti. Ovunque sia possibile raccontare delle storie e raccoglierne altre. La musica è il grande ponte comunicativo che rompe barriere, distrugge i pregiudizi e costruisce nuovi linguaggi inesplorati. Notato per caso da Linard Bardill, celebre cantautore svizzero tedesco, durante una delle sue esibizioni di strada a Lucerna, Pollina viene invitato dallo stesso a partecipare ad un progetto discografico e concertistico nel 1987 in lingua ladina. La tournée promozionale toccherà in circa 60 concerti la Svizzera e saltuariamente il Belgio e la Germania. Il CD si intitolerà "I nu passaran". A questo punto Pollina incide il suo primo album personale dal titolo "Aspettando che sia mattino" e con l'etichetta svizzera Zytglogge inaugura una stagione artistica che lo vede presente ininterrottamente nel panorama elvetico dall'inizio del 1988, data in cui va in tournée con il primo programma da solo in Svizzera e in Austria. Nel 1989 riceve un premio dalla Radiotelevisione svizzera DRS 1 e con la stessa produce il suo secondo CD dal titolo "Sulle orme del re Minosse" . Va in tournée fino alla fine del 1990 in quartetto azzardando le pime date anche in Germania oltre che in Austria e la Svizzera.

E' dal 1991 l'uscita del suo terzo album "Nuovi giorni di settembre" che presenterà fino alla fine del 1992 oltre che nei tradizionali paesi di madrelingua tedesca anche in Svezia in diversi teatri e all'università di Stoccolma. In quell'anno Pollina si esibirà in importanti festival Svizzeri quali l'Open air di St. Gallen e quello di Lugano al fianco di personaggi internazionali come Van Morrison e Tracy Chapman. A quel periodo risale la conoscenza con Konstantin Wecker, storico cantautore tedesco. Il lavoro è fruttuoso e nell'album del 1993 "Le pietre di Montsegur " Wecker canta "Terra" mentre Pollina ricambia nell'album "Uferlos" del bavarese con "Questa nuova realtà". E' un grande successo discografico. Wecker convince Pollina a cambiare i suoi piani e a partecipare al suo show "Uferlos" in 100 grandi città tedesche e austriache. Il grande pubblico tedesco impara a conoscere quindi Pollina durante l'intero 1993 e adotterà negli anni a venire il siciliano, come un referente di una autentica e moderna italianità. Il 1994 è un anno di intenso lavoro concertistico in duo con il violinista Salvo Costumati in Austria, Belgio, Svizzera e Germania e di innumerevoli festivals in cui fioriscono nuove amicizie e collaborazioni. Nel 1995 Pollina incide e pubblica "Dodici lettere d'amore" con la collaborazione straordinaria di Georges Moustaki nella stesura del brano "Leo" dedicata al grande cantautore scomparso Leo Ferré, dal sassofonista americano Charlie Mariano, una delle ultime

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leggende viventi del Jazz, e del gruppo Berlinese d'avanguardia L'art du passage. Ne segue una lunga tournée fino a metà del 1996 lungo Austria, Svizzera, Germania e per la prima volta Francia e Egitto, culminata con la partecipazione ai Troubadur festival, una rassegna itinerante con Moustaki, Wecker, José Feliciano e Angelo Branduardi. Nel 1996 riceve a Ravensburg, in Germania, il premio "Kupferle Kleikunsreis" come miglior artista della stagione e quello "Forderpreis" a Zurigo. Nel 1997 incide e pubblica "Il giorno del falco" album dedicato al cantautore cileno Victor Jara scomparso durante il golpe militare del 1973. Assieme alla partecipazione dei Migliori sessionman elvetici è da ricordare la rinnovata presenza del suo amico wecker in una moderna versione di "Questa nuova realtà". Il tour si snoda lungo un centinaio di date con un quartetto consolidato.

Alla fine del 1997 viene pubblicato in Germania e in Svizzera dalla casa editrice facteon di Stoccarda il volume "Camminando camminando", una lunga introspezione in forma di intervista dal critico musicale del Tages Anzeiger di Zurigo Benedetto Vigne, sulla parabola umana e artistica di Pollina. Dal fatto viene a conoscenza durante un soggiorno a Bruxelles, in qualità di europarlamentare, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, politico celebre per la sua opera rinnovatrice e per il suo impegno contro la criminalità organizzata. Perché Pollina è sconosciuto in patria? Perché nessuno in Italia e a Palermo conosce la sua strana vicenda artistica? Perché Pollina dal 1985 ha fatto perdere le sue tracce artistiche nel suo paese d'origine? Di questo i due parleranno in quella notte di Bruxelles nell'autunno del 1997, data in cui Pollina decide che è il momento di ritornare a suonare in Italia, o meglio di ricominciare da capo.

Orlando presiede una conferenza stampa a Palermo nella prestigiosa Villa Niscemi in Presenza di Bardill (primo scopritore di Pollina), dell'assessore alla cultura di Zurigo, Nicolas Barlocher; degli editori tedeschi della Facteon, del giornalista autore di "Camminando camminando" Vigne e di uno stuolo di giornalisti della carta stampata e della TV della Germania, della Svizzera e stavolta dell'Italia. "La repubblica" prestigioso quotidiano e la radiotelevisione RAI 1 riprendono l'evento con interesse. Segue una minitournée quasi improvvisata con tappe a Roma, Napoli, Caserta e naturalmente Palermo.

Nel 1998 il CD "Il giorno del falco" esce finalmente anche in Italia distribuito dalla SONY international. In quell'anno Pollina si divide fra due progetti. Uno invernale nei teatri in Austria, Svizzera e Germania con la lettura di "Camminando camminando" in duo con il chitarrista argentino Pablo Miguez, e l'altro estivo in Italia con la presenza in importanti Festival insieme a un quartetto e al sassofonista americano Charlie Mariano in veste di ospite d'onore. Nei primi mesi del 1999 viene pubblicato in Italia (Einaudi editore) un volume dal titolo "Storie eretiche di cittadini per bene" scritto dal sociologo e parlamentare Nando Dalla Chiesa in cui un intero capitolo è dedicato alla vicenda umana e artistica di Pollina. Nel gennaio del 1999 pubblica in italia il singolo "Ken" con la splendida copertina realizzata dal disegnatore di fumetti Ivo Milazzo. E' un lavoro esclusivamente promozionale per recuperare il tempo perduto. Ken viene suonato nelle radio italiane per due mesi accompagnando la prima vera tournée teatrale di Pollina nel gennaio-febbraio 1999 in quindici prestigiose piazze d'Italia. Con una finale d'eccezione: la magica platea del teatro Biondo a Palermo.

A fine estate del 1999 Pollina pubblica "Rossocuore" settimo album del siciliano che esce in contemporanea in Austria, Svizzera, Germania e Italia. La partecipazione di oltre 35 musicisti, di alcuni elementi dell'orchestra filarmonica di Zurigo, dell'Organo Hammond di Matt Clifford (Rolling Stones), della ritmica di Saturnino e Pier Foschi (Jovanotti), di quella di Walter Keiser (Vollenweider) e soprattutto delle voci di Jose Saves (Intillimani) e di Franco Battiato e Nada, fanno di Rossocuore una delle produzioni più interessanti registrate in Svizzera nel 1999. La tournée in sestetto toccherà le principali città nei paesi dove esce il CD in 100 concerti. Il videoclip "Finnegan's wake" interpretato insieme al celebre Franco Battiato guadagna l'alta rotazione in tutti i Network video in Italia e in Svizzera. Nella metà del 2000 incide e pubblica "Elementare Watson" ottavo album con due brani d'eccezione registrati a Londra nei leggendari Abby Road Studios con la celebre London Sinphony Orchestra. Il singolo "Weg vo Zuri" diventa un clip trasmesso con

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frequenza dei canali specializzati. Nel settembre del 2000 inizia la gigantesca tournée dal titolo "20 anni di musica senza frontiere" che lo porterà in concerto da solo per oltre 200 date in giro per Germania, Austria e Svizzera. In Italia Pippo Pollina tonra nel febbraio 2001 per una nuova, ma breve tournèe in quintetto. Rimarchevoli le presenze di pubblico che raggiungono livelli eccelsi a Roma e a Verona. Durant l'estate del 2001 Pippo Pollina incide una nuova versione del suo brano "Il giorno del falco" con degli ospiti d'eccezione: gli Inti Illimani. Questi ultimi invitano Pollina a partecipare ad appuntamenti concertistici di rilievo in Itlia. Frattanto il cantauotre siciliano incide la celebre "amesterdam" di Jaques Brel adattando il testo maledetto del poeta belga con una versione struggente e graffiante in lingua italiana. Per far ciò si avvale della collaborazione musicale di Ambrogio Sparagna agli organetti. Quinai a dicembre 2001 pubblica il suo non album, stavolta solo per l'Italia, dal titpolo "Versi per la libertà". L'album viene salutato dalla critica italiana con grande entusiasmo e sia le riviste specializzate (Rockstar, Mucchio Selvaggio, Rockerilla) che le pagine della cultura di prestigiosi quotidiani (Corriere della Sera, Il Messaggero) segnalano Pollina come erede della grande canzone d'autore italiana. La tournèe del 2002 con la sua nuova "Palermo Acoustic Band" suggella qaunto di buono sia stato seminato negli anni precedenti. Ma qualcosa di inaspettato avviene ancora nel 2002. Pippo Pollina e Linard Bardill decidono di festeggiare per una breve serie di concerti la loro amicizia sul palco. La tournèe "insieme" si rivela un successo inaspettato. Le repliche si raddoppiano e i due incidono un CD live per regalare al pubblico i più bei momenti dello spettacolo. Le poche migliaia di copie stampate volutamente a tiratura limitata vengono esaurite in 3 settimane. L'album "Insieme" di Pollina eBardill sarà destinato a rimanere quindi un piccolo oggetto di culto per gli affezionati ascoltatori che seguono i due amici cantautori dall'inizio della loro storia artistica.

E siamo alle ultime notizie di questa bella avventura artistica. Esce a gennaio il nuovo album "RACCONTI BREVI", album che verrà distribuito in Italia da Storie di Note da giugno 2003. E' un album molto intenso, con musiche ancora più evocative (se possibile) rispetto ai dischi precedenti. Un lavoro molto maturo che spazia da orchestrazioni classiche mescolate a strumenti etnici, da ballate voce chitara o voce pianoforte ad altre in robusto rock. I testi sono sempre intensi, con una sapiente miscela di poesia e impegno civile.

Segue una tournèe (tutt'ora in corso) di Pippo Pollina insieme al Palermo Acoustic Quartet in giro per Svizzera, Germania, Austria, Benelux e brevemente in Italia dal 20 al 29 marzo (Faenza, Roma, Orvieto, Ancona, Abano Terme, Asti) in cui è palpabile il grande calore ed entusiasmo da parte del pubblico. La tournèe procederà sicuramente fino a giugno, ma sono già previste altre date, compresa l'Italia, anche per l'estate.

Ultima notizia, sta uscendo nelle edicole in questi giorni la rivista musicale Independent Music con una lunga monografia dedicata a Pollina e con in allegato l'album antologico "Camminando" (edizioni Storie di Note) che raccoglie alcune delle più belle canzoni degli ultimi dischi.

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DISCOGRAFIA

1987 Collabora al disco "I Nu Passaran di Linard Bardill " 1987 Cd ASPETTANDO CHE SIA MATTINO 1988 Compilation Viva Natira con "La casa di Armon" 1989 Cd SULLE ORME DEL RE MINOSSE 1991 Cd NUOVI GIORNI DI SETTEMBRE 1993 Cd LE PIETRE DI MONTSEGUR con Konstantin Wecker 1995 Cd DODICI LETTERE D'AMORE con Charlie Mariano e Georges Moùstaki 1997 Cd IL GIORNO DEL FALCO 1998 Cd IL GIORNO DEL FALCO in edizione italiana (Sony) 1999 Cd Maxi single KEN (Concertopoli) 1999 Cd singolo "Finnegan's Wake" + cd rom 2000 Cd ROSSOCUORE (Storie di Note) con Franco Battiato e Nada

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2000 Cd ELEMENTARE WATSON (non distribuito in Italia) 2001 Cd VERSI PER LA LIBERTÀ (Storie di Note) con Inti Illimani, Rita Marcotulli e Ambrogio Sparagna 2001 Cd INSIEME (live) con Linard Bardill 2003 CD RACCONTI BREVI (in edizione standard ed edizione limitata che contiene due bonus tracks)

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Per ulteriori informazioni si consigliano i seguenti siti:

www.pippopollina.com

www.storiedinote.com/new/artisti/pollina/pippo_discografia/discopippo_pg.htm

http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/zaratan/ppoll.htm

www.sallon.net/independentmusic/numedicola.asp

www.palermoinmusica.it/pippopollina/

www.bielle.org/Pages/pollina.htm

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Dormi figlio che presto verrà mattina sambadi sambadiò

ed il sole sarà forte più di prima sambadi sambadiò

E un bel giorno questa guerra finirà e sui muri della città

cresceranno i fiori che ti darò sambadi sambadiò

Dormi figlio che presto la notte è fonda sambadi sambadiò

e la luna in cielo non è ancora rotonda sambadi sambadiò

Non aver paura se ti sveglierai più vicino ti starò

fino all'ultimo respiro tu mi vedrai sambadi sambadiò

Dormi figlio che domani ce ne andremo sambadi sambadiò

con la nave il mondo attraverseremo sambadi sambadiò

C'è una nuova terra che ci aspetta già all'orizzonte si vedrà

fra le onde del mare e i vetri dell'oblò sambadi sambadiò

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559. INDIAN WARSBruce Cockburn

(1990)

Out in the desert where the wind never stops

A few simple people try to grow a few crops

Trying to mantain a life and a homeOn land that was theirs before

the Romans thought Rome

A few dozen survivors,ragged but proudWith a few woolly sheep,under

gathering cloudIt's never been easy,or free from strifeBut the pulse of the land is the pulse

of their life

You thought it was over but it's just like before

Will there never be an end to the Indian wars?

It' not breech-loading rifles and

wholesale slaughterIt's kickbacks and thugs and diverted

waterTreaties get signed and the papers change handsBut they migth as well draft these agreements in sand

Noble Savage on the cinema screen

An Indian's good when he cannot be seen

And the so-called whiteso-called raceDigs for itself a pit of disgrace

You thought it was over but it's just like

beforeWill there never be an end to the Indian

wars? *

GUERRES INDIENNESVersione francese fornita da Paolo Sollier

Loin dans le désert où le vent ne s'arrête jamais

Il y a des gens simples quiessaient de faire pousser des produits

et qui cherchent à garder une vie et un foyer

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Sur une terre qui était la leur avant que les Romains aient eu l'idée de bâtir Rome

Quelques douzaines de survivants, en

haillons mais fiersAvec quelques moutons laineux, sous un orage en formationÇa n'a jamais etait été facile,ou sans querellesMais le pouls de la terre est le pouls de leur vie

Tu pensais que c'était fini mais c'est juste comme avant

N'y aura-t-il jamais une fin aux guerres indiennes?

Ce ne sont pas les carabines à culasse et le massacre en masse

Ce sont les pots-de-vin et le fiers-à-bras et l'eau détournée

Les traités sont signés et les documents changent de mainsMais il pourraient aussi bien tracer ces ententes sur la sable

Noble Sauvage,sur l'écran du cinéma

Un Indien est bon quand il ne peut pas être vuEt la soi-disant race soi-disant

blancheCreuse pour elle-même une fosse de disgrâce

Tu pensais que c'était fini mais c'est juste comme avant

N'y aura-t-il jamais une fin aux guerres Indiennes?

*

GUERRE INDIANE Versione italiana di Paolo Sollier

Lontano nel deserto,dove il vento non si ferma mai

Alcuni popoli semplici provano a far crescere qualche raccolto

Cercando di conservare una vita e un focolare

Su una terra che era loro prima che i Romani avessero avuto l'idea di Roma

Qualche dozzina di sopravvissuti,straccioni

ma fieriCon poche pecore spelacchiate sotto *

un uragano in formazioneNon è mai stato facile o senza contese

Ma il ritmo della terra è il ritmo della loro vita

Pensavi fosse finita,ma è proprio come prima

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Non ci sarà mai fine alle guerre indiane?

Non sono i fucili a retrocarica e i massacri in massa

Sono le bustarelle e i furbacchioni e l'acqua deviata

I trattati sono firmati e i documenti cambiano di mano

Ma potrebbero altrettanto bene scrivere questi accordi sulla sabbia

Nobile Selvaggio sullo schermo del cinema,Un Indiano è buono quando non può essere visto

E la cosiddetta razza cosiddetta biancaSi scava da sola una fossa di vergogna

Pensavi fosse finita ma è proprio come prima

Non ci sarà mai fine alle guerre indiane?

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560. SOUVENEZ-VOUSPierre Bachelet

[ Pierre Bachelet – Jean-Pierre Lang ](1982)

Y'avait des arbres et y'avait des oiseauxLe blé devait se moissonner bientôt

C'est tellement beau l'été qu'on peut pas croireQue c'est la guerre qui fait marcher l'histoire

Souvenez -vous

Je n'aimait que vousJe n'aimait que vous

Les hommes sont arrivés par les laboursIls ont pris position dans les faubourgsC'est drôle d'être éveillé en pleine nuit

Et de se dir que la paix est finie

Souvenez-vousJe n'aimait que vousJe n'aimait que vous

C'est drôle d'être éveillé en pleine nuit

Et de s'enfuir avec un vieux fusil

Souvenez-vousJe n'aimait que vousJe n'aimait que vous

Puis ils ont occupé la préfecture

Tué quelques outages le long d'un murC'etaient des paysans,un charpentierEt la femme du petit vieux d'à côté

Souvenez-vous

Je n'aimait que vousJe n'aimait que vous

E t pour ceux qui n'ont pas été d'accord

Y'a eu les barbelés,les miradorsÇa s'passe toujours de la même manière

De tous les côtés du rideau de guerre

Souvenez-vousJe n'aimait que vousJe n'aimait que vous

Bien malin qui peut dire honnêtement

Où se sont passés ces événementsMais méfions -nous qu'en y mettant des noms

On se trompe de lieux où d'opinions

Souvenez-vousJe n'aimait que vousJe n'aimait que vous

Aujourd'hui y'a des arbres et des oiseaux

Et le blé doit se moissonner bientôt

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C'est tellement beau l'été qu'on peut pas croireQu'une guerre pourrait faire basculer l'histoire

Souvenez- vous

Je n'aimait que vousJe n'aimait que vous

C'est tellement beau l'été qu'on a l'envie

De défendre la paille avec l'épi

Souvenez-vousJe n'aimait que vousJe n'aimait que vous

*

RICORDATEVIVersione italiana di Paolo Sollier

C'erano degli alberi e c'erano degli uccelli

Tra breve si doveva mietere il granoE' talmente bella l'estate che non si può credere

Che sia la guerra a far marciare la storia

RicordateviVolevo bene solo a voiVolevo bene solo a voi

Gli uomini sono arrivati attraverso i campi

Hanno preso posizione nelle periferieE' strano essere svegliati in piena notte

E dirsi che la pace è finita

RicordateviVolevo bene solo a voiVolevo bene solo a voi

E' strano essere svegliati in piena notte

E scappare con un vecchio fucile

RicordateviVolevo bene solo a voi Volevo bene solo a voi

Poi hanno occupato la prefettura

Ucciso qualche ostaggio lungo un muroErano contadini,un falegname

E la moglie del vecchietto di fianco

RicordateviVolevo bene solo a voiVolevo bene solo a voi

E per quelli che non erano d'accordo

Ci sono stati il filo spinato e le torretteFunziona sempre allo stesso modo

Da tutte le parti dello scenario di guerra

RicordateviVolevo bene solo a voi

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Volevo bene solo a voi

Davvero malizioso chi può dire onestamenteDove sono accaduti questi fatti

Ma attenzione che mettendoci dei nomiCi si sbaglia di luoghi od opinioni

Ricordatevi

Volevo bene solo a voiVolevo bene solo a voi

Oggi ci sono degli alberi e degli uccelli

E a breve si deve mietere il granoE' talmente bella l'estate che non si può credere

Che una guerra potrebbe ribaltare la storia

RicordateviVolevo bene solo a voiVolevo bene solo a voi

E' talmente bella l'estate che si ha vogliadi difendere la paglia insieme alla spiga

Ricordatevi

Volevo bene solo a voi Volevo bene solo a voi

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561. TREMORI ANTICHIDelirium

[ Mag Meg – La Luce ](1972)

Turbini di nevehan cancellato

il sanguedi chi è morto a Maratona,

e l'uomoha già scordato

il piantoed il doloredelle donne

che invano hanno aspettatoper mille primavere

qualcuno che non torna

Sotto una nebbiadi tremori antichil'urto delle spade

m'ha svegliatocome un bambino

mi sono messo a urlaree qualcuno

m'ha gridato pazzo,le labbra dei sapienti

m'han gridatoin faccia

che amavano vedere il sole

levarsi rosso sangue.

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562. GRIDALO NEL BUIOMilly

[ Mario de Luigi – Sinandro ](1972)

Hai un'anima, ragazzo usalaPer imbiancare ogni tua azioneQuando raffiche di frasi ipocriteDecideranno la tua situazione.

Sei colpevole d'esser diverso, ma

Chi ha una divisa ha sempre ragionePer sorridere non basta fingere

Che il paradiso sia questa prigione.

E gridalo nel buioIl tuo credo nell'umanità

Gridalo nel buioIl tuo amore per la libertà

Non è facile farsi comprendere

Da chi calpesta i tuoi idealiTu non cedere, ragazzo pensaci

Un giorno ai giusti cadranno le ali.

Devi attendere che crolli l'idoloChe in te riscatta i suoi cronici mali

Prendi ciò che hai e poi dividiloCon chi ti accetta per quello che vali.

E gridalo nel buio

Il tuo credo nell'umanitàGridalo nel buio

Il tuo amore per la libertà.

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563. STORIA DI GUERRAEmilio Insolvibile

[ Emilio Insolvibile – A.Rossi ](1971)

Eri felice e correvi nei campisentivi storie alla luce dei lampite ne hanno letta una di guerraama la patria ama la tua terra.Eri bambino quando sei partito

a fare l'eroe saresti servitoavevi nel petto un orgoglio malatosono un gigante sono un soldato.

Questa è la storia di tutte le guerreche han seminato di morti le terre

ed anche se l'uomo è portato ad amareper falsi miti è costretto ad odiare.

Scoppian le bombe ed ora sei al fronte

accanto a te c'è un uomo morentela patria non c'è però a confortarticerca altri bimbi per rimpiazzarti

erano gli occhi di un uomo che muorel'hai ucciso perchè era di un altro colore

non hai pensato sparando tra i tantiche anche lui un giorno correva nei campi.

Questa è la storia di tutte le guerreche han seminato di morti le terre

ed anche se l'uomo è portato ad amareper falsi miti è costretto ad odiare

Ora sei a casa e si parla di pace

ma in tanta gioia c'è anche chi taceci son tante spose che per fare l'amore

in un cimitero portano un fiore.Ti credono vivo perchè sei tornato

ma tu sei più morto di chi se n'è andatonon sai più correre felice nei campi

ma vedi quegli occhi alla luce dei lampi.

Questa è la storia di tutte le guerreche han seminato di morti le terre

ed anche se l'uomo è portato ad amareper falsi miti è costretto ad odiare.

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564. THE BALLAD OF SISTER SNAKENot Moving

[Jeanetta Calhoun-Not Moving and Maurizio Curadi ] (1989)

That it's only tomorrow

rising blood red in the eastand yesterday

it was the same.Don't ask why (you know why)

Every day the big man makes war;

kills my brothers and my sistersthen poison Mother Earth.

That it's only yesterday

dying blood red in the west.Tomorrow it will be the same

so I cry ( you know why)

Today is tomorrow onthe far side of the worldand anything is possibleif you only see the blood.

That it's only yesterday

dying blood red in the west.Tomorrow does'nt have to be the same.

You know why ( we have to try)

*

LA BALLATA DI SORELLA SERPENTEVersione italiana di Paolo Sollier

E' soltanto domani

Il sangue nascente rosso nell'estE ieri era lo stesso

Non chiedere perchè (lo sai)

Ogni giorno l'uomo potente fa la guerraUccide i miei fratelli e le mie sorelle

Poi avvelena la Madre Terra

E' soltanto ieriIl sangue morente rosso nell'ovest

Domani sarà lo stessoE piango (sai perchè)

Oggi è il domani

Nel lato remoto del mondoE tutto è possibile

Se soltanto vedi il sangue

E' soltanto ieriIl sangue morente rosso nell'ovestDomani non deve essere lo stesso

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Sai perchè (dobbiamo provarci).

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565. SERIAL KILLERFranco Battiato

(1996)

Dall’album L’imboscata.

Mentre al riparo di un faggioanelo alla felicità delle foglie,

sfilano lontane carovanee il mio sogno è perfetto.Ma l'esistenza mi attira

mi vedo riflesso sulle acque del lago,sogno pomeridiano di un fauno che si sveglia.

No non voglio farti del male,fratello mio, non credere

perché ho un coltello in manoe tu mi vedi quest'arma a tracolla

e le bombe che pendono dal mio vestitocome bizzarri ornamenti,

collane di scomparse tribù.

Non avere paura,perché porto il coltello tra i denti

e agito il fucile come emblema virile.Non avere paura della mia trentotto

che porto qui sul petto.Di questo invece devi avere paura:

io sono un uomo come te.

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566. TOUT LE MONDE Y PENSEFrancis Cabrel

Tout le monde y pense,les hommes, les anges, les vautours,

Y' a plus de distances,personne qu'y ait les bras trop courts,

tout le monde espère,même à l'arrière des arrière-cours,

toute le monde veut son billet retour,d'amour, d'amour, d'amour, d'amour.

Son éclat de chance,celui qui vous brûle, vous inonde,

mais le ciel s'en balance,puisqu'il y en a pas pour tout le monde,

Y'a des gens plein les urgences,sous les lumières des abat-jour,qui attendent leur billet retour,

d'amour, d'amour, d'amour, d'amour...

Ces anges qui dansent,sur ces pistes trempées d'alcools,

dans ces caves immenses,les cheveux collés aux épaules,

s'envolent en silence,et s'éparpillent au petit jour,

en cherchant des billets retour,d'amour, d'amour, d'amour, d'amour...

Ces femmes qui s'avancent,en tenant au bout de leurs bras,

ces enfants qui lancent,des pierres vers les soldats,

c'est perdu d'avance,les cailloux sur des casques lourds,

tout ça pour des billets retour,d'amour, d'amour, d'amour, d'amour...

les hommes, les anges, les vautours,personne qu'y ait les bras trop courts...

Tout le monde y pense...

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567. VILLE DE LUMIÈREGold

Un gruppo che negli anni ottanta non aveva fatto un granché, ma questa canzone è molto bella, ed è rimasta troppo sconosciuta.[Joëlle dal NG it.fan.musica.de-andre e dalla mailing list “Fabrizio”]

Comme un diamant qui se poseAux branches de mes doigts

Tu brillais chaque nuit devant moiVille de lumière... j'ai besoin de toi .

Mais tes murs de sable roseOnt perdu leur éclat

Sous les ombres noires des soldatsVille de lumière qu'ont-ils fait de toi .

Refrain :

Ne plus pleurerRester là

A se demander pourquoi .N 'exister

Que pour toiT'aimer jusqu'au dernier combat .

Sur tes pavés de poussièreEt tes chemins de croix

Tes enfants ne jouent plus comme autrefoisVille de lumière j'ai besoin de toi .

Et dans ma prison de pierreOù je tremble et j'ai froid

Je sais. je ne te reverrai pasVille de lumière... qu'ont-ils fait de moi .

*

CITTA’ DI LUCEVersione italiana di Riccardo Venturi

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568. L’OISEAU ET L’ENFANTMarie Myriam

[ J.Gracy, JP Cara F]

Comme un enfant aux yeux de lumièreQui voit passer au loin les oiseaux

Comme l'oiseau bleu survolant la terreVois comme le monde, le monde est beau

Beau le bateau, dansant sur les vaguesIvre de vie, d'amour et de vent

Belle la chanson naissante des vaguesAbandonnée au sable blanc

Blanc l'innocent, le sang du poèteQui en chantant, invente l'amourPour que la vie s'habille de fêteEt que la nuit se change en jour

Jour d'une vie où l'aube se lèvePour réveiller la ville aux yeux lourds

Où les matins effeuillent les rêvesPour nous donner un monde d'amour

L'amour c'est toi, l'amour c'est moiL'oiseau c'est toi, l'enfant c'est moi

Moi qui ne suis qu'une fille de l'ombreQui voit briller l'étoile du soir

Toi mon étoile qui tisse ma rondeViens allumer mon soleil noir

Noire la misère, les hommes et la guerreQui croient tenir les rênes du tempsPays d'amour n'a pas de frontièrePour ceux qui ont un cour d'enfant

Comme un enfant aux yeux de lumièreQui voit passer au loin les oiseaux

Comme l'oiseau bleu survolant la terreNous trouverons ce monde d'amourL'amour c'est toi, l'enfant c'est moiL'oiseau c'est toi, l'enfant c'est moi.

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569. IL BOMBAROLOFabrizio de André

[ Fabrizio de André – Giuseppe Bentivoglio – Nicola Piovani ](1973)

Anche Il bombarolo può essere considerata una canzone contro la guerra. Spesso si dichiara guerra in risposta a un disagio che, fondato o meno che sia, si ha difficoltà ad accettare. Nella “Storia di un impegato” di De André e Bentivoglio, un mite trentenne conformista avverte un profondo disagio tra la sua vita e lo Stato, tra un sistema di potere che gli ha imposto un sistema di vita e la sua naturale, in quanto essere umano, vocazione alla libertà. Il disagio che trasformerà un mite impegato nel più convinto terrorista non è tanto lontano da quello che prova la "gente divisa" in Disamistade, così come la vocazione alla libertà dell'impiegato è la stessa di tutti imiserabili faberiani, la cui natura fantastica e libertaria è ben illustra in Se ti tagliassero a pezzetti. Ne Il bombarolo v'è il "trentenne disperato" che ha capito che lo Stato è un "Pinocchiofragile", per cui attaccabile con una bomba al tritolo, metodo non dissimile da quelli che legalmente usa il Potere ("parente artigianale"), un Potere "sganciato e restituitoci/dai tuoi aeroplani" con le bombe. Perché allora non rispondere alle guerre, psicologiche e dinamitarde, del Potere dichiarando una propria guerra al tritolo? Ma il terrorismo non è la risposta corretta, perché sottindende una volontà propria di potere. Ma il "capire che non ci sono poteri buoni", avverrà dopo il processo, in carcere ne Nella mia ora di libertà, nell'immediato dell'attentato fallito non gli resta che il ridicolo.” [Giovanni Bronzino dalla mailing list “Fabrizio”]

“Calmo; prima se ne discute, anche perché una discussione sul "Bombarolo" fa sempre bene. Di prim'acchito posso dirti che considero il "Bombarolo", tra le altre cose, più una canzone contro una certa "pace" che contro la guerra. E' pur vero che, diverse volte, ho considerato questo un "criterio" (vabbé, uso ancora questa parola per me detestabile, ma tant'é) sufficiente (anzi, più che sufficiente) per trascrivere una canzone nel suo file col suo bel numeretto progressivo, beccandomi per questo con disprezzo di "archivista" da certe auto-cosiddette "menti semplici" che bivaccano in rete; ma le tematiche poste da una canzone densa come questa meritano perlomeno un po' di analisi prima di procedere oltre.Ho parlato di una "certa pace", e va da sé che si tratta della "pace terrificante" espressa nella "Domenica delle salme"; l'impiegato viene a restituire a tutto ciò "un po' del suo terrore, del suodisordine, del suo rumore". Ovviamente non sono in disaccordo con la tua analisi; mi sembra, anzi, condivisibile e non ho nessun problema a dirlo anche se non avrei parlato mai di "risposta corretta" o meno a proposito del "terrorismo" come fenomeno organizzato o come semplice gesto isolato. L'impiegato non si pone il problema della "correttezza" del suo gesto; ne fornisce le motivazioni profonde (giustappunto nella canzone), fabbrica il suo ordigno e va davanti al parlamento. Quanto alla volontà di potere sottintesa in tale gesto ("la decisione è mia sulla condanna a morte ol'amnistia"), la vedrei anche come una forma di difesa ribelle non certo dissimile dal cannone nel cortile della "Domenica delle salme" (e ancora una volta torno a sottolineare il legame enorme tra l' "Impiegato" e quella canzone, che ne è quasi una specie di seguito –ma questo devo averlo già detto diverse volte qui dentro o altrove). Una dichiarazione di guerra "artigianale" ed isolata (ma quanto isolata? Sai, ogni volta che sento o uso questo aggettivo mi viene a mente un certo frasario del potere affidato alle grancasse mediatiche, tipo "il gesto isolato di un folle" -o di uno "squilibrato") alla guerra vera condotta dal potere coi suoi aeroplani è una "canzone contro la guerra"? Probabilmente si', cosi' -grosso modo- come avviene nella "Locomotiva" di Guccini il cui inserimento nelle "CCG" (assieme a quello di "Contessa", che però è una dichiarazione di guerra collettiva, di classe) tanti sturbi ha provocato a qualcuno; e andrà sicuramente a finire nel file numerata e magari tradotta (la traduzione in francese esiste già, e la metto in calce a questa mail); ma sarà sicuramente preceduta dal tuo intervento, dalle mie considerazioni e da quelle eventuali di tutti gli altri. Perché vorrei essere chiaro: non ho

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mai inteso le "CCG" come una semplice raccolta di testi, ma come un'occasione (creata dall'uomo ladro, come dice il Senia) per pensare, parlare, commentare, analizzare, spezzare e ricomporre. Magari avvenisse questo per ogni canzone postata, visto che sarebbe un antidoto notevole all'atrofizzazione delle facoltà mentali che, sotto il sibilare delle bombe "sganciate dagli aeroplani", si fa ancora più galoppante. “ [Riccardo Venturi dalla mailing list “Fabrizio”, in risposta a Giovanni Bronzino]

“E continuiamo ad occuparci di guerra. Vale la pena spendere un paio di parole su come la guerra, così come altri fenomeni totali, costringa, di fatto, a parlarne.Paradossalmente, anche questo thread senza fine a proposito di canzoni contro la guerra, subisce e riproduce la costrizione a parlare della guerra. Anche questa ossessione con cui ci troviamo ad iscrivere qualsiasi testo, che non si limiti alle rime fra amore e cuore, dentro il catalogo sconfinato delle cosiddette "ccg", dovrebbe fare riflettere sulla "totalità" della guerra stessa, al momento in cui viene scatenata.Si arriva a misurare qualsiasi canzone con il problema della guerra, meglio ancora con il problema di "questa guerra".E così tutti, non-violenti e non, ci accomodiamo rassegnati a subire la più grande delle violenze: quella che ti costringe a dire. Compresa quella che ti costringe a dire di essere contro la guerra, nei modi dovuti. Le menate sul "bombarolo" che nella sua piccola logica artigianale riprodurrebbe, di fatto, gli stessi procedimenti del potere è roba vecchia, trita e consunta; e sebbene basterebbe ripetere quanto dichiarato da Camus a proposito dei populisti russi i quali accettevano di uccidere e pagavano, con la vita, la loro disposizione, a fronte di un potere che commetteva (e commette) i crimini più nefandi e accetta di ricevere onori, per i crimini commessi, non tutti sono disposti ad accettare di posare lo sguardo su questa semplice differenza etica. Nemmeno può servire a molto, aggiungere che la cosiddetta "vocazione alla libertà dei miserabili faberiani" (che orribile definizione!) è una favola bell'e buona, cui risulta difficile immaginare che qualcuno possa seriamente credere.Il bombarolo (che sembra appartenga all'esiguo numero di canzoni che Fabrizio ha scritto tutte da solo) è solo una canzone che utilizza la categoria della guerra per definire lo stato, dichiarando che la guerra è insita nel dna stesso dello stato.Rimane la "mitezza" del trentenne disperato, copiata pari pari dal Sante Caserio che "si scagliò sì buono e mite,a scuoter l'alme schiave ed avvilite". E anche qui, come si può vedere c'è ben poca fiducia nella vocazione libertaria dei miserabili.Confondere il "potere" con la libertà dell'individuo a ribellarsi somiglia, e parecchio, alla confusione fra proprietà e possesso.E, per finire, non credo che ci sia proprio niente di ridicolo nel carcere di "nella mia ora di libertà". [Franco Senia dalla mailing list “Fabrizio”]

Chi va dicendo in giro che odio il mio lavoro

non sa con quanto amore mi dedico al tritolo,

è quasi indipendente ancora poche ore

poi gli darò la voce il detonatore.

Il mio Pinocchio fragile parente artigianale di ordigni costruiti su scala industriale di me non fara mai

un cavaliere del lavoro, io son d'un'altra razza,

son bombarolo.

Nel scendere le scale

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ci metto più attenzione, sarebbe imperdonabile giustiziarmi sul portone proprio nel giorno in cui

la decisione è mia sulla condanna a morte

o l'amnistia.

Per strada tante facce non hanno un bel colore,

qui chi non terrorizza si ammala di terrore,

c'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo, io son d'un altro avviso,

son bombarolo.

Intellettuali d'oggi idioti di domani

ridatemi il cervello che basta alle mie mani,

profeti molto acrobati della rivoluzione oggi farò da me senza lezione.

Vi scoverò i nemici per voi così distanti e dopo averli uccisi sarò fra i latitanti

ma finché li cerco io i latitanti sono loro,

ho scelto un'altra scuola, son bombarolo.

Potere troppe volte delegato ad altre mani, sganciato e restituitoci

dai tuoi aeroplani, io vengo a restituirti un po' del tuo terrore

del tuo disordine del tuo rumore.

Così pensava forte un trentenne disperato, se non del tutto giusto quasi niente sbagliato,

cercando il luogo idoneo adatto al suo tritolo,

insomma il posto degno d'un bombarolo.

C'è chi lo vide ridere davanti al Parlamento

aspettando l'esplosione che provasse il suo talento,

c'è chi lo vide piangere un torrente di vocali vedendo esplodere

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un chiosco di giornali.

Ma ciò che lo ferìprofondamente nell'orgoglio

fu l'immagine di leiche si sporgeva da ogni foglio

lontana dal ridicoloin cui lo lasciò solo,ma in prima pagina

col bombarolo.

*

LE DYNAMITEURVersione di Riccardo Venturi e Joëlle

Ceux qui dis’nt à la ronde que j’ déteste mon boulotSav’nt pas l’amour que j’y mets, en maniant mon explosif.

C’est presque indépendant, encore quelques heures,Je vais lui donner sa voix, le détonateur.Ma fragile p’tite boule, parent artisanal

D’ engins faits en série industrielleNe f’ra jamais de moi un chevalier du travail,

Moi, je suis d’autres souches, j’suis dynamiteur.

Il me faut être bien plus attentif par les escaliers,Je ne veux pas me condamner à mort à l’entrée

Juste le jour où la décision m’est réservéeSur la sentence de mort ou l’amnistie.

Dans la rue, tant de gens n’ont pas bonne mine,Ici on terrorise, ou on attrape la terreur

Il y a ceux qui attendent la pluie pour ne pas pleurer tous seuls,Moi, j’suis pas du même avis, j’suis dynamiteur.

Vous, les intellos d’aujourd’hui, les idiots de demain,Rendez-moi la raison qui suffit à mes mains,Prophètes très acrobates de la révolution,

J’ fais tout tout seul aujourd’hui, sans leçons.J’ vais débusquer vos ennemis, pour vous si distants,

Et lorsque je les aurai tués j’vais prendre la fuiteMais tant que c’est moi qui les cherche, les fuyards, ce sont eux,

J’ai choisi une autre école, j’suis dynamiteur.

Pouvoir, qui es délégué trop de fois à d’autres mains,Qu’on lâche et qu’on nous rend par tes avions,

Je viens te rendre un morceau de ta terreur,De ton bruit, de ton désordre.

Ainsi pensait à voix haute un trentenaire sans espoir,(Et si tout n’était pas juste, presque rien n’était faux),

En cherchant l’endroit le plus approprié pour sa bombe,C’est à dire l’endroit digne pour un dynamiteur.

Il y a ceux qui l’ont vu rire devant l’Assemblée NationaleEn attendant l’explosion qui témoigne de son talent,Il y a ceux qui l’ont vu crier des torrrents de voyelles,

En voyant sauter un kiosque à journaux.Mais ce qui a frappé rudement son orgueil

C’est bien son image à Elle qui perçait de chaque feuille,Loin du ridicule où elle l’a laissé seul,

Mais sur la première page avec le dynamiteur.

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570. LES LOUPS SONT ENTRÉS DANS PARISSerge Reggiani

[Albert Vidalie – Louis Bessières]

Grazie ancora a Paolo Sollier per aver spedito “in extremis” questa canzone.

Les hommes avaient perdu le goûtde vivre et se foutaient de tout

Leurs mèr's, leurs frangins, leur nanasPoue eux c'était qu' du cinéma.

Le ciel redevenait sauvage,le béton bouffait l'paysage

d'alors.

Les loupsou! ouh! ououououh!

Les loups étaient loin de Paris,en Croatie,

en Germanie.Les loups étaient loin de Paris.

-J'aimais ton rirecharmante Elvire

Les loups étaient loin de Paris

Mais ça fait cinquante lieuesdans une nuit à queue-leu-leu,dès que ça flaire une ripaille

de morts sur un champ de bataille,dès que la peur hante les rues,

les loups s'en viennent la nuit venue:Alors....

Les loups

ou! ouh! ououououh!les loups ont r'gardé vers Paris,

de Croatie,de Germanie,

les loups ont r'gardé vers Paris.-Cessez de rire

charmante Elvireles loups regardent vers Paris.

Et v'là qu'il fit un rude hiver,

cent congestions en fait-diversVolets clos, on claquait des dents,

mêm' dans les beaux arrondiss'mentset personn' n'osait plus,le soir

affronter la neig' des boul'vards!Alors....

Deux loups

ouh! ouh! ououououh!deux loups sont entrés dans Paris,

l'un par Issy,l'aut' par Ivry

deux loups sont entrés sans Paris.-Cessez de rire

charmante ElvireDeux loups sont entrès dans Paris

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Le premier n'avait plus qu'un œil,c'eatait un vieux mâle de Krivoï,

il installa ses dix femellesdans le maigre squar' de Grenelle

et nourrit ces deux cents petitsavec les enfants de Passy.

Alors.....

Cent loupsouh! ouh! ououououh!

cent loups sont entrés dans Paris,soit par Issy,soit par Ivry,

cent loups sont entrès dans Paris.-Cessez de rire

charmante ElvireCent loups sont entrès dans Paris.

Le deuxième n'avait que trois pattes,

c'etait un loup gris des Carpathesqu'on appelait Carêm'-Prenant.

Il fit fair' gras à ses enfantset leur offrir six ministères

et tous les gardiens des fourrières.Alors.....

Les loups

ouh! ouh! ououououh!Les loups ont envahi Paris

soit par Issy,soit par Ivry,

les loups ont envahi Paris.-Cessez de rire

charmante ElvireLes loups ont envahi Paris.

Attirés par l'odeur du sang,

il en vint des milles et des centsfaire carouss' liesse et bombance

dans ce foutu pays de France,jusqu'à c'que les homm's aient r'trouvé

l'amour et la fraternité.Alors.....

Les loups

ouh! ouh! ououououh!les loups sont sortis de Paris,

soit par Issy,soit par Ivry,

les loups sont sortis de Paris.J'aime ton rire

charmante Elvire.Les loups sont sortis de Paris.

*

I LUPI SONO ENTRATI A PARIGIVersione italiana di Paolo Sollier

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Gli uomini avevano perduto il gustodi vivere e se ne fregavano di tutto

Le loro madri,i loro fratelli,le loro ragazzeper loro non era che del cinema.

Il cielo ritornava selvaggioil cemento ingoiava il paesaggio

di allora.

I lupiou! ouh! ououououh!

I lupi erano lontani da Parigiin Croazia,

in Germania.I lupi erano lontani da Parigi.

-Amavo il tuo rideredeliziosa Elvira.

I lupi erano lontano da Parigi.

Ma fanno cinquanta leghein una notte in fila indiana

appena si fiuta un'abbuffatadi morti su un campo di battaglia,

appena la paura frequenta le stradei lupi arrivano venuta la notte.

Allora.....

I lupiou! ouh! ououououh!

i lupi hanno guardato verso Parigi,dalla Croazia,

dalla Germania,i lupi hanno guardato verso Parigi.

-Smettete di rideredeliziosa Elvira.

I lupi guardano verso Parigi.

Ed ecco che fece un aspro inverno,cento congestioni in cronaca cittadina,imposte sbarrate,si battevano i denti,

anche nei quartieri benee nessuno osava più,la seraaffrontare la neve dei viali!

Allora....

Due lupiouh! ouh! ououououh!

Due lupi sono entrati in Parigi,uno per Issy,

l'altro per Ivry,due lupi sono entrati in Parigi.

-Smettete di rideredeliziosa Elvira.

Due lupi sono entrati in Parigi.

Il primo aveva solo più un occhio,era un vecchio maschio di Krivoï,

e piazzò le sue dieci femminenel misero giardinetto di Grenelle

e nutrì i suoi duecento piccolicoi bambini di Passy.

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Allora....

Cento lupiouh! ouh! ououououh!

Cento lupi sono entrati in Parigisia per Issy,sia per Ivry,

cento lupi sono entrati a Parigi.-Smettete di ridere

deliziosa Elvira.Cento lupi sono entrati a Parigi.

Il secondo aveva solo tre zampe,

era un lupo grigio dei Carpaziche si chiamava Crepa-di-Fame.

Fece mangiare in abbondanza i suoi figlie offrì loro sei ministeri

e tutti i guardiani dei canili.Allora...

I lupi

ouh! ouh! ououououh!I lupi hanno invaso Parigi

sia per Issy,sia per Ivry,

i lupi hanno invaso Parigi.-Smettete di ridere

deliziosa Elvira.I lupi hanno invaso Parigi.

Attirati dall'odore del sangue

ne vennero un'infinitàa far bisboccia, a darsi alla pazza gioia e a abbuffarsi

in questo fottuto paese di Francia,fino a quando gli uomini non hanno ritrovato

l'amore e la fraternità.Allora.....

I lupi

ouh! ouh! ououououh!I lupi sono usciti da Parigi,

sia per Issy,sia per Ivry,

i lupi sono usciti da Parigi.Amo il tuo rideredeliziosa Elvira.

I lupi sono usciti da Parigi.

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571. EL DERECHO DE VIVIR EN PAZVíctor Jara

(1971)

El derecho de vivir,poeta Ho Chi Min,

que golpea de Vietnama toda la humanitad,

ningún canón borrará.El surco de tu arrozal,

el derecho de vivir en paz.

Indochina es el lugarmás allá del ancho mardonde revientan la flor

con genocidio y napalm.La luna es una explosiónque fonde todo el clamor,el derecho de vivir en paz.

Tío Ho,nuestra canciónes fuego de puro amor,es palomo e palomar,

olivo del olivar,es el canto universal,

cadena que hará triunfarel derecho de vivir en paz.

*

IL DIRITTO DI VIVERE IN PACEVersione italiana di Paolo Sollier

Il diritto di vivere,poeta Ho Chi Min,

che si fa sentire dal Vietnama tutta l'umanità

non sarà cancellato dal cannone.Il solco delle tue risaie,

il diritto di vivere in pace.

L'Indocina è quel luogoal di là del vasto mare

dove fanno scoppiare i fioricol genocidio e il napalm.La luna è un'esplosione

che fonde tutto il clamore,il diritto di vivere in pace.

Zio Ho, la nostra canzone

è fuoco d'amore puro,è colomba e colombaia,

è ulivo nell'uliveto,è il canto universale,

la catena che farà trionfareil diritto di vivere in pace.

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572. IL SOLDATO DEL RERadiofiera

[ Ricky Bizzarro – Radiofiera ](1997)

Prendi questa spada disse il soldato al Reprendi questa spada e portala con te.

Portala lontano, dall'altra parte del cielosul tuo cavallo bianco scivolando sull'arcobaleno.

E segui sempre il sole, attraversando il mare,arriva sulla spiaggia, lì incontrerai mio padre.

Dalla a lui la spada, il vecchio capirà,e dì che sono stato un buon soldato,questo basterà...

Adesso sento freddo,coprimi col tuo mantello di velluto e oro...Adesso sento freddo,coprimi col tuo mantello di velluto e oro....

Stringimi la mano grande condottiero,tienimi la mano e dì che è tutto vero,

io che sto morendo qui vicino al mio Re,e dì che questo non è un sogno, che stai pregando per me.

E quando torni a corte cogli il più bel fiore,mettilo tra i capelli del mio giovane amore;e digli che il suo soldato, il soldato del Re,

è morto in battaglia senza sapere il perchè.....

...Adesso non ti vedo ma sento il tuo mantello di velluto e oro...Adesso sto morendo,grazie del tuo mantello di velluto e oro....

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573. FINI’ LA GUERRADodi Moscati

(1997)

Trucci trucci cavallinomena l'asino al mulino

il mulin s'è rovinatoe il mugnaio s'è impiccatos'è impiccato alla catena

la sua moglie la fa da cenala fa per piccirillo

piccirillo l'è andato in Franciacon la scure e con la lanciacon un cortellino in manoa ammazzare i' capitanocapitano l'andò per terra

e così finì la guerra.

E maledico chi vorse la guerrai primi son stati gli studentini

e quanta gioventù caduta 'n terrae quanto sangue sparso pe' confini.

Vittorio Emanuele re del regnoo quanta gente hai fatto macellare

se vuoi i sordati fatteli di legnoma i' mi morino lasciamelo stare

Vittorio Emanuele cosa faila meglio gioventù tutta la vòila meglio gioventù tutta la vòi

e l'amor mio quando me lo ridai?

Trucci trucci cavallinomena l'asino al mulino

il mulin s'è rovinatoe il mugnaio s'è impiccatos'è impiccato alla catena

la sua moglie la fa da cenala fa per piccirillo

piccirillo l'è andato in Franciacon la scure e con la lanciacon un cortellino in manoa ammazzare i' capitanocapitano l'andò per terra

e così finì la guerra.

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574. CHANT DES PARTISANSYves Montand

[ Anna Marly – Maurice Druon – Joseph Kessel ](1944)

Ami, entends-tu le vol noir des corbeaux sur la plaine?Ami, entends-tu les cris sourds du pays qu'on enchaîne?

Ohé partisans, ouvriers, paysans, c'est l'alarme!Ce soir l'ennemi connaîtra le prix du sang et des larmes.Montez de la mine, descendez des collines, camarades,Sortez de la paille les fusils, la mitraille, les grenades;

Ohé les tueurs, à la balle ou au couteau tuez vite!Ohé saboteur, attention à ton fardeau dynamite!

C'est nous qui brisons les barreaux des prisons, pour nos frères,

La haine à nos trousses, et la faim qui nous pousse, la misère.Il y a des pays où les gens aux creux des lits font des rêves

Ici, nous, vois-tu, nous on marche et nous on tue nous on crèveOui on crève

Ici chacun sait ce qu'il veut, ce qu'il fait quand il passe;Ami, si tu tombes, un ami sort de l'ombre à ta place.

Demain du sang noir séchera au grand soleil sur les routes

Chantez, compagnons, dans la nuit la liberté nous écouteChantez, allez chantez, chantez compagnons.

*

CANTO DEI PARTIGIANIVersione italiana di Riccardo Venturi (2002)

Amico, senti il nero volo dei corvi sulla pianura?Amico, senti le grida sorde del paese incatenato?

Su, partigiani, operai, contadini, suona l'allarme!Stasera il nemico saprà il prezzo del sangue e delle lacrime.

Salite su dalla miniera, Compagni, scendete dalle colline,Fuori i fucili dai pagliai, fuori granate e mitraglie;

Su, gappisti, fateli fuori a coltellate o a revolverate!Su, sabotatore, attento al tuo fardello di dinamite!

Siamo noi che spezziamo le sbarre delle prigioni per i nostri fratelli,

Con l'odio che ci insegue, e la fame e la miseria che ci spingono.Ci sono dei paesi dove la gente sogna dentro al letto,

Qui, vedi, si marcia, si ammazza, si crepa,Si', si crepa.

Qui ognuno sa cosa vuole, cosa deve fare quando passa;Amico, se cadi, un amico esce dall'ombra al tuo posto.

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Domani, nero sangue seccherà in pieno sole, sulle strade.

Cantate, Compagni, nella notte la libertà ci ascoltaCantate, su, cantate, cantate, Compagni.

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575. PIETÀ L’È MORTANuto Revelli

(1944)

Cantata sulla musica di Sul ponte di Perati bandiera nera (CCG n° 10, I volume), di cui Revelli riprese volutamente anche alcuni versi. Assieme a Bella ciao è il più noto canto partigiano italiano, e forse il più terribile.

Lassù sulle montagne bandiera nera:è morto un partigiano nel far la guerra.E’ morto un partigiano nel far la guerra,

un altro italiano va sotto terra.

Laggiù sotto terra trova un alpino,caduto nella Russia con il Cervino.

Ma prima di morire ha ancor pregato:che Dio maledica quell’alleato!

Che Dio maledica chi ci ha traditolasciandoci sul Don e poi è fuggito.Tedeschi traditori, l’alpino è morto

ma un altro combattente oggi è risorto.

Combatte il partigiano la sua battaglia:Tedeschi e fascisti, fuori d’Italia!Tedeschi e fascisti, fuori d’Italia!

Gridiamo a tutta forza: Pietà l’è morta!

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576. GWERZ VICTOR JARAGilles Servat

(1974)

La canzone è tratta da un articolo dello scrittore cileno Miguel Cabezas,testimone oculare dell'accaduto.

Grazie ancora a Paolo Sollier per aver postato questa canzone su “Bielle” e per le traduzioni.

Ar brizionidi e sportva Chile

N'o deus ket debret abaoe tri deizAbaoe tri deiz n'o deus ket evet

Ar c'hwec'h mil den e barzh sportva Chile

Soudarded a zo e kichen ar norVictor c'hara o vale en tu mañ

'Nem stekîn a ra ouzh ar c'homandantAnavezout a ra hemañ Victor

An den a ra van da c'hoari gitarVictor a lavr ya o wennc'hoarziñAn ofiser iver o c'hlash'hoarziñ

Hag eñ gevel raktal pevar soudard

Urzh a ra da zegas un daol dioutzhtuVictor zo dalc'het gant ar soudarded

Hag e zaouarn war an daol lakaetBargediñ a ra ar gasoni zu

Ar c'homandant a gemer ur vouc'hal

Rak an den se en deus eur c'halon bleizTooc'hañ a ra bizied an dorn kleizHa d'an eil taol bizied an dorn all

Klevet vez ar bizied o kouezañ

Hag int o taskren c'hoaz war al leur goatGant ar boan spontus Victor a fat

Ha c'wech'h mil genou a yud a unan

Gwellout a reont daouzek mil lagadAr c'homandant en e zorn ar vouc'halMac'hañ Victor gourvezet o jouc'hal

Kan breman 'ta kan evit da vamm gast!

Ha Victor a sav krenus e zentGwan e zaulin e zremm limestraWar du an dereziou yudal a ra

Ni zo vont d'ober plijadur dezhañ

Kregiñ a ra da ganañ goude seDa ganañ son ver unanvez ar bobl

Barzh ar sportva 'vel nerzh an avel follAn holl dud a grog da ganñ ivez

'Pad m'emañ o mouezhou 'nijal en aer

Victor gas en dro so an dishualdedEn e sav gant e zaouarn mac'haignedDaouarn troc'het goloet a wad sklaer

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Ar soudarded 'vit serriñ e c'henou

O deus tennet warnañ -Victor a gouezhE benn a raok -salud an diwezhC'hara a ra stouadenn an ankou

*

BALLADE POUR VICTOR JARA Versione francese fornita da Paolo Sollier

Les prisonniers dans le stade du ChiliN'ont pas mangé depuis trois jours

Depuis trois jours n'ont pas buLes six milles personnes dans le stade "Chile"

Des soldats sont prés de la porte

Victor Jara en marchant de ce côté -làSe heurte contre le commandant

Celui-ci reconnait Victor

L'homme fait semblant de jouer de la guitareVictor dit oui d'un sourir blanc

L'officier aussi a un sourire vertEt il appelle aussitôt quatre soldats

Il ordonne d'apporter une table immédiatement

Victor est saisi par les soldatsEt ses mains sur la table posées

Plane la haine noire

Le commandant prend une hacheCar cet homme a un cœur de loup

Il coupe les doigts de la main gaucheEt au deuxième coup les doigts de l'autre main

On entend les doigts qui tombentVibrant encore sur le sol de bois

Sous la douleur terrible Victor s'évanouitEt six milles bouches hurlent ensemble

Douze milles yeux voient

le commandant dans sa main la hachePiétiner Victor étendu en criant

Chante maintenant donc pour ta putain de mère!

Et Victor se lève tremblantes ses dentsFaibles se genoux,son visage violet

Vers les gradins il crieNous allons lui faire un plaisir

Il commence à chanter ensuite

A chanter l'hymne à l'unité populaireDans le stade comme la force d'un vent fouTout le monde commence a chanter aussi

Pendant quel leur voix volent dans l'airVictor fait tourner la chanson de liberté

Debout avec ses mains mutiléesSes mains coupées couvertes de sang clair

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Les soldats pour fermer sa bouche

ont tiré sur lui -Victor tombeLa tête en avant - salut de la finJara fait la réverénce de la mort

*

BALLATA PER VICTOR JARAVersione italiana (dalla versione francese) di Paolo Sollier

I prigionieri nello stadio del Cile

Non hanno mangiato da tre giorniDopo tre giorni non hanno bevuto

Le seimila persone nello stadio "Cile"

Dei soldati sono vicino alla portaVictor Jara camminando da quella parte

Si urta contro il comandanteCostui riconosce Victor

L'uomo fa finta di suonare la chitarraVictor dice si con un sorriso ingenuo

Anche l'ufficiale ha un sorriso, sinistroE chiama subito quattro soldati

Ordina di portare immediatamente un tavolo

Victor è afferrato dai soldatiE le sue mani bloccate sul tavolo

Scende l'odio assoluto

Il comandante prende un'asciaPerchè quest'uomo ha un cuore di lupo

Taglia le dita della mano sinistraE col secondo colpo le dita dell'altra mano

Si sentono le dita cadere

Vibrando ancora sulla superficie di legnoSotto il dolore terribile Victor sviene

E seimila bocche urlano insieme

Dodicimila occhi vedonoIl comandante con l'ascia in manoCalpestare Victor disteso,gridando

Canta dunque ora per la tua puttana di madre!

E Victor si alza battendo i dentiCon le ginocchia deboli ed il viso violaceo

Verso le gradinate gridaAdesso lo accontenteremo

Quindi comincia a cantare

A cantare l'inno all'unità popolareNello stadio come la forza di un vento inarrestabile

Anche tutti gli altri cominciano a cantare

Mentre le loro voci volano nell'ariaVictor intona la canzone della libertà

In piedi con le sue mani mutilateLe sue mani mozzate coperte di sangue chiaro

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I soldati per chiudergli la boccaGli hanno sparato -Victor cade

La testa in avanti -l'estremo salutoJara fa l'inchino della morte

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577. VENIM DEL NORD, VENIM DEL SUDLluís Llach

(1978)

Venim del nordvenim del sudde terra endins

de mar enllài no creiem en les fronteressi darrera hi ha un companyamb le seves mans esteses

a un pervindre alliberat.I caminem per poder seri volem ser per caminar.

Venim del nordvenim del sudde terra endins

de mar enllài no ens mena cap bandera

qui no es digui libertat,la llibertad de vida plena

que és llibertat del meus companys.I volem ser per caminari caminar per poder ser.

Venim del nordvenim del sudde terra endins

de mar enllà i no saben himnes triomfals

ni marcar el pas del vencedorque si la lluita és sagnant

serà amb vergonya de la sang.I volem ser per caminari caminar per poder ser.

Venim del nordvenim del sudde terra endins

de mar enllàseran inùtils les cadenes

d'un poder sempre asclavitzantquan és la vida mateixa

que ens obliga a cada pas.I caminem per poder seri volem ser per caminar.

*

VENIAMO DAL NORD, VENIAMO DAL SUDVersione italiana fornita da Paolo Sollier

Veniamo dal nordveniamo dal suddi qua della terra

di là dal maree non crediamo nelle frontierese dietro ci sarà un compagno

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con le sue due mani tesead un mattino liberato.

E camminiamo per poter saperee vogliamo sapere per camminare.

Veniamo dal nordveniamo dal suddi qua della terra

di là dal marenon ci conduce nessuna bandiera

che non si chiami libertàla libertà di vita piena

che è libertà dei miei compagni.E vogliamo sapere per camminare

e camminare per poter sapere.

Veniamo dal nordveniamo dal suddi qua della terra

di là del maree non conosciamo inni trionfali

né sappiamo marcare il passo del vincitoreche se la lotta si fa sanguinosa

avremo vergogna di quel sangue.E vogliamo sapere per camminare

e camminare per poter sapere.

Veniamo dal nordveniamo dal suddi qua della terra

di là del maresaranno inutili le catene

di un potere sempre schiavizzantequando è la stessa vita

che ce le impone ad ogni passo.E camminiamo per poter sapere

e vogliamo sapere per camminare.

578. CAPORETTOAndrea Maffei Spritz Band

[Andrea Maffei-Claudio Astronio-Sergio Farina](1995)

Ma anche se sono partito

sono mica un brigante di levaho le spezze cucite sul culo eh! Mica no!

E se pure ho disobbedito,ce l'ho nella schienaquesta canna d'acciaio pulito retaggio "sciasspò"

A mia madre hanno detto che sono ben poco italianoio che avevo i colori d'Italia tra il campo e il granaio

ma adesso di questi colori che cosa farò?Per questa sindrome di fattoria,in questa terra d'Albania

su questo nido d'aquila c'è poco da cantare

In queste zolle di nostalgia tra le lenzuola d'Albaniamentre il cuore ci vendica tutto il nostro obbedire

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Sparaci agli occhi fratello che gli occhi hanno troppo da dire

sparaci agli occhi fratello che tanto sono i primi a morire

La tradotta traduce i tradottiin uno scampolo di brughiera

lascia uomini,ferri e fucili e se ne vala tradotta traduce i tradotti in pasto alla notte nera

spaccia culi di cento bottiglie di animosità

E così quando han detto si va io ho detto si vae ho imboccato la strada di casa che torna al confine

ma la loro strada d'amore non è questa qua

Per questo cantico d'eucaristia,sul letto sfatto dell'Albanialesto fante d'Italia c'hai poco da cantare

in questo vomito di nostalgia addosso a un muro dell'Albaniacon il cuore che è un urlo che è sincope e non vuole capire

Sparaci agli occhi fratello che gli occhi hanno troppo da dire

sparaci agli occhi fratello che tanto sono i primi a morire.

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579. CANTICO DEI CANTICIMilly

[ Kampanelis – Mikis Theodorakis]Versione italiana di Sandro Tuminelli

Era bello e dolce il mio amoreCon il suo vestito bianco della festa

E un fiore rosso tra i capelliNessuno può sapere quanto fosse bello

Ragazze di AuschwitzRagazze di Dachau

Avete visto il mio amore?

L'abbiamo visto in quel lungo viaggioMa senza il suo vestito bianco

Nè il fiore rosso tra i capelli

Ragazze di MathausenRagazze di Belsen

Avete visto il mio amore?

L'abbiamo visto in uno spiazzo nudoUn numero marchiato sulla manoEd una stella gialla sopra il cuore

Era bello e dolce il mio amoreCon i suoi capelli neri e ricciCresciuti alle mie carezze

Nessuno può sapere quanto fosse bello.

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580. STELLA DI GUERRAAldo Giavitto

(1997)

Per noi,non c'è un crepuscolo degli deiper noi, cresciuti in faccia a queste montagne

per noi non c'è la gloria riservata agli eroi:perfino la pietra,spregiata dal vento

rifiuta di conservare un ricordo.

Camminavan nella neve migliaia d'uomini in silenziosolo l'eco dei mortai frastagliava a tratti il vento;

non c'erano i girasoli che s'inchinavano al tramonto,la steppa ucraina ora subiva gl'imperativi dll'inverno.

"Non è vero,sior tenente,e'l diga lu' che'l gà studià

che semo fora de la morsa e che l'armata si riunirà....No ìse vere siôr tenente,che dibot si scuèn rivâ

che la tradote 'e jè za pronte e duc' a cjase nus menarà..."

amare;amare:il resto di un sentimentoo un sogno breve come la nostra estate?

Il tenente non rispondeva, il passo incerto incespicava

ma in fondo agli occhi e alla bufera una scintilla s'accendevail tenente ricordava perchè non gelassero i pensieriun paese ed una chiesa e giochi ingenui di bambini:

il sole quando nasceva svelava i fianchi alle montagne

le riandava col rimpianto con cui si ricorda il primo canepoca gente,tante stelle,si conoscevano per nomepastori e contadini:le mani bruciate dal sudore....

Amare;amare:il resto di un sentimento

o il sapore delle nostre vite?

"Ma lo vedi il sior tenente,che 'l pare quasi che no 'l sia quatutto assorto nei suoi misteri e chissà cosa ricorderà.....

la mame o la morose o il pâis ch'al à lassâtpar vignî a murî dibant,te criùre dal unfiâr...."

Ma un portaordini arranca con gli occhi accesi lungo la filae grida nel ghiaccio della barba che l'agonia è ormai finita

"Ha sentito sior tenente!" un unico grido d'entusiasmoma il tenente non si vede:in fondo a un sogno si è già perso....

Amare; amare: quel che resta di un sentimento

e una speranza per le nostre case.

581. CADORNAAnonimo(1917)

Maledetto sia Cadorna,prepotente come d'un cane,vuoI tenere la terra degli altriche i tedeschi sono i padron.

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E i vigliacchi di quei ignori,che la credevano una passeggiata,quando sentirono la loro chiamata

corse a Roma e s'imhosco,

E quei pochi che ci resteranno,quando poi verranno a casa,impugneranno la loro spada

contro i vigliacchi di quei padron.

O vile Italia, come la pensidel tuo popolo così innocente,che non ti ha mai fatto nientee tu, vigliacca, lo vuoi tradir?

Dagli ufficiali siamo mal trattatie dal governo siamo mal nutriti;

in quattro stati si sono riunitiper distruggere la povertà.

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582. COME FINIRA’Anonimo (1849)

Comunicata da Pardo Fornaciari.Un esempio forse unico di canzone di protesta di epoca “risorgimentale’, proveniente dalla Lucchesia.

Viva la libertà, l'indipendenza, che bella cosa, tutti siam fratelli,

Pare un sogno, ma è fatto di evidenza se tali siam chiamati fin da quelli

che appena ci guardavano, anni fa, ma sta a vedere come finirà.

Giacché siamo fratelli e tutti amici liberi ed è finito il dispotismo, mi pare che per essere felici

deva pur esser morto l'egoismo. Ma di morire non ha volontà, e se non muore come finirà?

lo ci vedo del buio, parliam chiari, son soltanto fratelli i disperati,

intendo quelli che non han denari, ma i quattrini, i signori, i titolari

da fratelli non fan, qui il male sta. Dunque domando: come finirà?

Qui colla fratellanza si digiuna, qui colla fratellanza si va a spasso senza trovare occupazione alcuna

per poter guadagnare, e passo passo la miseria crescendo sempre va.

E se prosegue, come finirà?

Se tu vai da un sìgnor (come fratello ) e gli dici: " Non ho da desinare,

non ho lavoro ", o suona il campanello per farti dai domestici scacciare,

o dice: " Andate, il ciel vi aiuterà “.Che bei fratelli, oh come finirà?

Se vai da un negoziante e gli domandi da lavorare, ti sorride in faccia; per lavorare a lui ti raccomandi:o da sé colle brutte ti discaccia

o ti risponde: " L'arte la non va.” Ditemi un poco, come finirà?

"Aspettate e le cose cambieranno dicon quelli però ch'han dei quattrini,fra poco a tutti ben provvederanno,

pazienza ancora un poco "; e noi meschini, che la pazienza e la speranza si ha,

nel reclusorio poi si finirà.

Qualchedun vi risponde bruscamente:" Or pensare bisogna per la guerra

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e denaro ci vuol continuamenteper non si ritrovar a un serra serra “.

Ma di guerra si parla e non si fae se si dorme male finirà.

O con guerra o con pace, a quel che veggio, la mi par la medesima minestra

e sempre qui si va di male in peggio, si cambiò fino a qui tutta l'orchestra ma la musica è eguale, ognun lo sa.

Ma al fin del salmo, come finirà?

" Ma si può dar di peggio ", ognor gridate," Fratelli, all'armi, scacciate il nemico! ";

ma voiaitri a sedere ve ne statee di chi muor non ve ne importa un fico,

Questo è egoismo, non fraternità,Ma per mio hacco, come finirà?

Fratellanza, concordia, grande unione, belle parole che empiono la bocca,

ma non la pancia, e senza conclusione fratellanza, uh, sarà bazza a chi tocca.

Una bella canzone ci sarà,ma il ritornello come finirà?

Libera stampa, libero parlare, che bella cosa che mi corbellate, ma colla libertà di chiacchierare

pagan perché ci faccian le fischiate. O bel parlare, ov'è la libertà?

O che pasticci, oh come finirà?

Ma già, siamo una massa di zucconi, e siamo appunto come l'uova sode:più bollono, piu induran; le ragioni

anche che sieno buone nissun l'ode. Chi lice ben fra noi via, via di qua, tenebre sempre, oh come finirà?

Che razza di fratellanza è questa, signori miei? Così non la va bene;

a partito mettete ben la testa, fate le cose come si conviene,

che voi soli mangiate la non sta, se no vedrete come finirà.

Si vuoi mangiar, per mio, ma non a scrocco, fateci lavorar, si vuoi lavoro,

non vogliam carità d'un sol bajocco, non vogliamo le tasche piene d'oro.

Si vuole viver, ci basta e bene andrà; se no sapete come finirà?

Lo dichiaro in itala favella, a monte vedo andar la fratellanza,

e finir come suol di Pulcinella la festa terminare, e l'alleanza

che abbiam fatta con voi terminerà:ed ecco come poi la finirà.

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Il popol si lamenta ed ha ragione, non siate del denaro tanto avari, lavorar fate, o il fin della canzone udrete allor e non serviran ripari;

senza inquietarmi dico lemme lemme che poi alla fine, L.F.M:

(grido)La Finirà Male!

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583. CONTRASTO TRA L’ARISTOCRATICA E LA PLEBEASULLA GUERRA DI TRIPOLI

Anonimo(1912)

Un’altra canzoncina scritta appena ieri. Dal repertorio di Pardo Fornaciari.

Plebea: Da piccola bambina io ave' 'mparato

che c'era un solo Dio che ci comanda, ora si vede il mondo s'è cambiato

perché si trova un Dio per ogni landa. Così rimane il popolo ingannato dalla vostra fallace propaganda:

mentre Dio ci prescriveva: " Non ammazzare”,oggi vediam le gente macellare.

Aristocratica: È sempre costumato guerreggiare e l’ oggi ce lo impone più che mai, chi per voler le terre conquistaree chi per dar lavoro agli operai.

Intanto quei malvagi, piano piano, un po' di educazion la impareranno;

tralasceranno i rei costumi suoi, diverranno educati come noi.

Plebea: Dici che civilizzare tu li vòi,

pagherei a saper come farai:fammi i' piacere e dimmi come fai

agli altri regali ciò che non hai. Prima di tutto civilizza i tuoi,

perché se una statistica tu fai troverai tra gli italici abitanti

il settanta per cento d'ignoranti.

Aristocratica:Questo tu l'avrai letto sull'Avanti, giornale socialista e temerario;

essere nun ci pol che lui fra tanti all'impresa di Tripoli contrario.

Mentre gli altri giornali, tutti quanti, rammentano d'un caso straordinario:

giornali fatti da' nazionalisti, e l'Avanti lo fanno i socialisti.

Plebea: Chi ama la guerra sono òmini tristi, privi di scienza e di cuore cattivo;

fossero stati invece i socialisti,il mio figlio sarebbe ancora vivo. La guerra è bella pe' capitalisti,

perché ritrovan sempre il loro attivo:dalle imposte che tengono impiegate dicono sempre: Armiamoci ed andate.

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584. МEДCAHБATBладимиp Bыcоцкий / Vladimir Vysotskij

*

L’OSPEDALE MILITARE (MEDSANBAT)Versione italiana di Ylli Spahiu

Niente male quella vitaCon il padre e la madre sull’Arbàt

Ma adesso giaccio bendatoIn un letto del Medsanbat

Tra la gloria e sorella KlavaSolo il mondo bianco c’èE’ morto quello a destra

Quello a sinistra ancora non c’è

Come in un incubo ricordoQuello che mi sta a destra ;

Mi ha detto: ”Ascolta, ragazzoLa tua gamba piu non c’è”

Com’è possibile, fratelli?Lui mi sta prendendo in giro :

“Amputeremo solo le dita”Questo mi ha detto il medico

Il vicino a sinistraSempre rideva e scherzava

Anche nel sonnoDella mia gamba parlava

“Rimarrai per sempre in carozzina,Tua moglie non la vedrai piùDatti un’occhiata, Compagno

Dalla vita in giù

Se non fossi mutilatoGiù dal letto scendereiEd a quello a sinistra

Io la gola taglierei

Ho chiesto a Sorella Klava :« La mia gamba dove sta ? »Se fosse vivo quello a destraMi avrebbe detto la verità.

585. VEUSA METGEFrédéric

[Victor Gelu, 1875](1977)

“Ho ritrovato la versione francese allegata al disco di questa canzone occitana che ti avevo mandato e che tu avevi inviato a un tuo amico di Tolosa,se ricordo bene.Il testo francese mi sembra zoppicare un po',la mia traduzione ha come sempre qualche

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incertezza,il che non mi impedisce di ammirare questo scrittore di tanto tempo fa,mai sentito e così tragicamente esplicito.”[Paolo Sollier dalla ML “Bielle”]

Aiè as passat la refòrmaAviam degun per n'ajudar

cadet sias bastit dins lei fòrmasAs tirat tretze e sias sordat

Lei cochabuòus sus nòstrei tèrrasFan sonrablh per la tuariàli vas garnir sa bocharià

Mon bel anhèu vas a la guèrraPagar l'impòst de ma misera.

Quand leis avesque après la messa

Au nom d'un Dieu enverinatVènon benesir la joinessa

que parte per s'entresagnarQuand no cantan sei meravilhas

S'a ben gafolhat son sadolComa un chin de l'adobador

Dins lo sang jusqu'a la cavilhaSuson que plora es une impia!

Dieu qu'es la lèi afrosa lèi

Que cresta mai tant de familhasL'abolissèt nòstre bòn rèi

Si suivià plus dedins MarselhaEs pas la lèi es un orròr

Es un decret de l'EmperòrEs lo cotèu de la tripièra

Au còr dei mèras!

Metem que derques escapeA nòu cènts legas dau pais

Cadet fau que la mòrt t'arrapeTombes en plen dedins lo tris

Pas pus lèu t'an nosat l'amarraPrenes lei massacres a prètz-fachSus de mesquins que t'an ren fach

Corres de suita donar barraDau tèmps ti juegan de fanfarras!...

Esconde-ti fau pas que partes

vanta tot deves escaparLei mestres diràn que desartes

la lèi dau Senhòr va ditz pasQu'es que reclama la Patria,

Boai de sei drechs tacats de sangPer ieu la França es mon enfant

Sei drechs!....Suson ni la paurilhaN'an pas manco leis escorilhas

*

LA VEUVE METGEVersione francese fornita da Paolo Sollier

Hier tu a passè le conseil de réforme*

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Nous n'avions personne pour nous aiderCadet tu es bâti dans les normes

Tu as tiré le mauvais numero et tu es soldatLes "cocha-buòus" sur nos terres**Ramassent les jeunes pour la tuerie

Tu y vas garnir leur boucherieMon bel agneau tu vas à la guerre

Payer l'impôt de ma misère

Quand les évêques après la messeAu nom d'un Dieu enveniméViennent bénir la jeunessequi part pour s'entretuer

Quand ils nous chantent ses merveillesSi elle a bien pataugé tout son saoul

Comme un chien d'abattoirDans le sang jusqu'à la chevilleSuson qui pleure est un'impie!

Ils disent que c'est la loi affreuse loi

Qui châtre à nouveau tant de famillesNotre bon roi l'abolit

on ne l'appliquait plus dans MarseilleC'est pas la loic'est un horreurC'est un decrêt de l'EmpereurC'est le couteau de la tripière

Au cœur des mères

Admettons que tu débarque sain et saufA neuf cents lieues du pays

Cadet il faut che la mort t'accrocheTu tombes en plein dans le hâchisPas plus tôt on t'a noué l'amarre

Tu prends les massacres à la tâcheSur les pauvres gens qui ne t'ont rien fait

Tu te dépêches d'aller taper au son de la fanfarre

Cache-toi,il ne faut pas que tu partes

Avant tout tu dois te sauverTes mâitres diront que tu désertes

La loi du Seigneur ne le dit pasQue réclame donc leur Patrie

Pouah! Ses droits sont maculés de sangPour moi la France c'est mon enfant.

Ses droits!Ni Suson ni les pauvresN'en ont seulement les effondrilles.

*

LA VEDOVA METGEVersione italiana (dalla versione francese) di Paolo Sollier

Ieri hai passato il consiglio di riforma *

Noi non avevamo nessuno che ci aiutasseCadetto,sei costruito nelle regole

Hai tirato il numero sbagliato e sei soldato.I "cocha-buòus" sulle nostre terre **Raccolgono i giovani per il massacroTu vai a rifornire la loro macelleria

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Mio bell'agnello tu vai alla guerraA pagare la tassa della mia miseria

Quando i vescovi dopo la messa

In nome di un Dio avvelenatoVengono a benedire la gioventù

Che parte per ammazzarsiQuando ci cantano le sue meraviglie

Se lei ha sguazzato fino all'ebbrezza ?Come un cane di mattatoioNel sangue fino alle caviglie

Suson che piange è una peccatrice

Dicono che è la legge,terribile leggeche castra di nuovo tante famiglie

Il nostro buon re l'aveva abolitaNon si applicava più dentro Marsiglia

Non è la legge è un orroreE' un decreto dell'imperatoreE' il coltello dello strippatore

Nel cuore delle madri

Ammettiammo che sbarchi sano e salvoA novecento leghe dal paese

Cadetto bisogna che la morte ti agganciTu cadi in pieno nel carnaioNon appena hai attraccato

Prendi i massacri come un lavoroSulla povera gente che non ti ha fatto niente

ti affretti ad andare a picchiareal suono della fanfara

Nasconditi,non devi partirePrima di tutto devi salvarti

I tuoi padroni diranno che disertiLa legge del Signore non lo dice

Cosa reclama dunque la loro patriaPouah!I suoi diritti sono macchiati di sangue

Per me la Francia è il mio ragazzoI suoi diritti!Suson ed i poveriNe hanno solamente gli scarti.

* Dovrebbe essere una specie di visita di leva**Cocha-Buòus:quelli che portano il bestiame al mattatoio

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586. WHY?Pippo Pollina

(2003)

Un'altra canzone di Pippo Pollina, dal disco “Racconti brevi”.Non so se si può dire che sia una Canzone Contro la Guerra. Io la posto perchè comunque ritengo faccia meditare su quello che sta succedendo inquesto mondo.[Andrea Tramonte dalla ML “Bielle”]

Nei supermercati del villaggio globale la bibbia e il dentifricio sullo stesso scaffale.

Il fegato, il cervello e un po' dell'intestino dalla Moldavia e dissidenti di Pechino.

E' solo una questione di quanto mi dai. Tell me why, tell me why?

E non c'è ragione di chiedersi mai. tell me why, tell me why?

La soia macrobiotica e la nicotina da prendere a digiuno di prima mattina.

Marmitte catalitiche e seni di silicone in offerta speciale con un chilo di pane.

E' solo una questione di quanto mi dai. Tell me why, tell me why?

E non c'è ragione di capire mai. tell me why, tell me why?

The sun burns down violently this morning. Would you give me

the sun cream my darling? And tell me why...

Il buco dell'ozono e quello della ciambella la crisi in medio oriente e della famiglia. A metà prezzo un bambino giallo o nero

per quello bainco invece paghi per intero.

E' solo una questione di soldi, lo sai. Tell me why, tell me why?

E non c'è ragione di stupirsi mai. tell me why, tell me why?

I diamanti del Sua Africa e della Sierra Leone per le collane avvelenate delle nostre signore.

Pallottole di sangue in fiumi di religioni per i venti di guerra di tutti i generali.

E' sempre una questione di soldi, lo sai. Tell me why, tell me why?

E bene non capire non accorgersi mai. tell me why, tell me why...

The suns burns...

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587. HÉROSBandabardò

[testo di Enrico “Erriquez” Greppi]

Extraordinaire, on se guérit des guerresnouvelles croisades dans le désert

pour la paix militaireEt nous les vauriens, on vous demande rien

on n'aime pas les RambosSchwarzkopf et Schwarznegger

Héros pourquoi t'as toujours du sangdans les mains?

Extraordinaire, il n'y a plus rien à faireon vend des armes aux rebelles

pour le massacrer, c'est démentielEt nous les italiens, on ne rêve plus de rien

on s'en fout des présidentset de leur soif de fric puant

Héros, pourquoi t'as toujours du sangdans les mains?

*

EROEVersione italiana di Riccardo Venturi

Straordinario, ci si sbarazza delle guerrenuove crociate nel deserto

per la pace militaree noi i buoni a nulla, non vi chiediamo nulla

non amiamo i RamboSchwarzkopf e SchwarzeneggerEroe, perché hai sempre sangue

sulle mani?Straordinario, non c'è più niente da fare

si vendono armi ai ribelliper massacrarli, è demenziale

E noi italiani, non sogniamo più nientece ne sbattiamo dei presidenti

e della loro sete di denaro puzzolenteEroe, perché hai sempre sangue

sulle mani?

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588. BOMBA BOOMERANGPiero Pelù

[Testo di Piero Pelù e Alessandro Bergonzoni]

L'unica bomba intelligente è quella che... torna al mittente!

Sono io, son qua son la bomba boomerangguarda, guarda me

di più strane non ce n'èchi mi ha fatto non lo sa della mia diversità

solo io lo so che alla base tornerò.

Bomba innamorata, bomba boomerangtorni dal tuo dio che non e' di certo il mio.

Brutta storia questa storia,di chi e' stata la vittoria

Il destino che ho forse vi sorprenderàbombaroli non sarete mai più soli

la mia mano dò solo a chi mi lanceràed insieme andremo bomba a mano nella mano.

Bomba innamorata bomba, boomerangtorni dal tuo dio che non è di certo il mio.

Bomba imbambolata, bomba boomerangabbracciata ad un dio che non è di certo il mio.

Brutta storia questa storiaper chi canta la vittoria

Bomba bimba bimba bombabomba boomeranga

bomeranga boomera ranga ranga bombaringa ranga boomeranga bimba bomba romba

bomba bimba boomeranga bomba boomeranga

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589. TRENTA MIGLIA DI MAREAssalti Frontali

(1999)

Scritta durante i bombardamenti NATO sulla Serbia.

E' radio Assalti che parlasu tutte le bande

sul cielo rovesciato della Serbiala terra urla

ferma la guerra

mi sento una belva lottarearriva dal cielo il poterea trenta miglia di mare

e io non ho nazionenell'ora della verità se verrà per me

sarò un disertore un sabotatorequale strada mi risparmia dalla scelta infame

di votarmi all'assassino migliore?

E' radio Assalti che parlasotto questo tono cupo un pensiero bandito

un ribelle al doverese ora il dovere è solo arte di obbedire

come il "bene"a volte è solo un altro modo in cui si fa chiamare chi è più forte

nella guerra umanitaria l'invenzione è buonal'occasione per regnare sulla polveriera della storia

è un inganno da morire

aprile da non dimenticareguerra da manuale

quando più nessuno ha più un'alternativa all'alternativa all'Europa bianca che finalmente mette ordine in cantina

peccato per le vittime di mezzoma che facevano lì sotto al centro di tante bombe in cerca di bersaglio?

E' radio Assalti che parlafai la ninna bimbo finchè ti credi in salvo

tutto il benessere da qualche parte qualcuno doveva pur pagarlo

a distanza di gommone peròa trenta miglia di mare

puoi anche andare in gita lì a guardare che effetto fa morireriempi le collette collettive

i capi spendono miliardiper tutte le bombe e le rovine

è già tardi

dormi tranquillola propaganda di guerra culla il tuo cervello

fai ciao con la mano all'aereo che parteogni notte nel vento della morte

forse domani non ricorderai neppure il nomedi quella regione

mentre la guerra rimanenel buco di un millennio

speso con impegno a riparare ogni frontiera artificiale

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nell'odio sceso dentro le coscienze umanela guerra chiede sempre il conto a chi rimane

ogni strada ha la sua porta da violareoggi faccio il mio dovere:sabotatore

perché non ho nazione.

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590. LA BOMBA INTELLIGENTEBisca 99 Posse

Tre anni fa ero come molti di voi, davanti al televisore avedere quelle immagini di morte che provenivano dal Golfo,

Nonostante la drammaticità del momento ero molto annoiato.Ebbi un sobbalzo: sentii parlare per la prima volta di bombe intelligenti

L’IDEA DI UNA BOMBA INTELLIGENTEHo sempre creduto che la bomba fosse per sua stessa natura

ottusa, idiota, cieca. Se tu ledici : vai la! Lei con geometrica idiozia ci si catapulta

- Poi ho capito qual'era la differenza tra una bomba normale ed una bomba intellisonte.

una bomba norma I e."Guarda, lic'è um carroarmato" lei....... grrrrrrrrr.......... metro più metro

meno: BAM' Se tu dici la stessacosa ad una bomba intelligente lei......grrrrrr......BAM' Un

asilo nido con tremila bambini.Era evidente che le bombe di cui si parlava in quel conflitto erano

ottuse ed idiote come tutteLe altre , ma l’idea m’è rimasta, ed ho immaginato il giorno in

cui uno scienziato pazzo inventiuna bella bomba intelligente. Il suo nome è

CARMELA!CARMELA, LA BOMBA INTELLlGENTE.................

Carmela vive in un hangar sotto II pentagono. Il suo paparino,lo scienzato pazzo le ha fornito un’intelligenza sovraumana; ma come

tutti gli scienziati pazzi americani, e realmente pazzoe per non venire meno al luogo comune che vuole intelligente

ma brutta ha dato a Carmela unaspetto orribile, con un retrorazzo mostruoso, un naso a becco

tipo Concorde, le aIucce storte.L'unico a prestarle attenzione In tutto il pentagono è

Ciruzzo,un obice residuato bellico della seconda guerra mondiale:" Carmela, oh

Carmela, un 'nci'a 'dari cuntu all'autri!Si troppo bedda'".

II quarto personaggio di questa storia e iI generaleSwarzkopfszchhh:"Allora? Questa bomba?......milioni di dollari il nostro

presidente ha bisogno di una bellaecatombe.....la campagna elettorale

langue......."UNO, DUE, TRÉ MILIONI DI MORTI ..........

Carmela odia il generale, lo guarda fisso negli occhi, trovalo scopo della missione realmente stupido.

VIE VIE VIE VIE VIETNAM....... GHE GHE GHE GHE GHE GHEGHE GHE GHE GHEDDAFI.......

Lo scienziato Si avvicina a Carmela. "Ti prego non mi farefare brutte figure senno qui mi tagliano i fondi Ti prego faglieli.......

(rit.)UNO. DUE, TRÉ MILIONI DI MORTI..........Carmela ha imparato a mettere i sentimenti davanti alla

razionalità, e ancora prima di decidere si rivolge aCiruzzo."

Cosa devo fare?" "Carmela a chi si foddi? A fallu pi mia. ASicilia no!"

Carmela sale....... Uno.........Duo.........Tre chilometri.......hagià deciso. Inquadra l'ombelico di Swankopfsichhh e punta

il suo monitor su quella casa pentagonale che l'ha vista nascerefa una rotazione di 180 gradi:GRRRRRR......... BUSH"

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GRRRR.........-.CLIN-TON"! (questa è esattamente la differenza tra un

presidente repubblicano ed uno democratico!)CARMELA NON FARÀ' MAI ..........

UNO, DUE, TRÉ MILIONI DI MORTI................L’ IDEA DI UNA BOMBA INTELLIGENTE

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591. MONTESOLEPGR

testo di Giovanni Lindo Ferretti

“Non è propriamente una canzone sulla guerra. è una canzone sulla vita, che nasce e prende nome dal Parco di Montesole, dove avvenne la strage di Marzabotto.”[“Il Bah” dal ng it.fan.musica.guccini]

Voglio cantare l'uso della forza che nasce dalla comprensioneLa forza che contiene la distruzione

Una forza cosciente serena che sa sostenerne la penaCapace di pietà, tenera di compassione

Capace di far fronte, avanzare, capace di vittoria, di pacificazioneCanto la morte che muore per la vita di necessità

Che rifugge il martirio, l'autodafèNon succube di ciò che si dice di qua sull'aldilà

Potrà guardarlo in faccia per quello che è, quando arriverà

L'amore non cantarlo, che si canta da sépiù lo si invoca meno ce n'è

canto la vita che, quando è il suo tempo, sa morire e muorecanto la vita che piange sa attraversare il dolore

canto la vita che ride, felicedi un giorno di nebbia, di sole, se cade la neve

canto la sorpresa nei gesti dell'amorecanto chi mi ha preceduto, chi nascerà, chi è qui con me

sono in questo spazio essenziale, un valore aggiunto

L'amore non cantarlo, che si canta da sépiù lo si invoca meno ce n'è

canto la guerra e so, non sono in buona compagniacanto la pace che non è un mestiere, né una ideologia

canto la libertà, difficile, mai data, che va sempre difesasempre riconquistata

L'amore non lo canto, è un canto di per sépiù lo si invoca meno ce n'è.

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592. SPAURÀZNosisà

[Paolo Mattotti-Janna Carioli-Gianluca Zanier] (1997)

Ti aj dite di no sta là cun la mari de la uèrel'arme ca ti an dat e va plantade ta la tièrel'é di len tant bon cal podarà cressi un ulîf

quanc'al sflorirà si tu saras ancjmo vif

Ti aj dite di butale la divise ca ti an dâte val di pui tal cjamp co vin cumò tan ben arâtparsòre a un pal a viesti cun tal cjapel in manscjàmparan i ucei e'l forment no mangjaran

El spauràz al val di plui d'un general

al pararà il to pan e il to cjamp di ogni malel general al sa piantà nome dolôrparsore al nestri cjamp ne cres plui

nancje un flor *

LO SPAVENTAPASSERIVersione italiana fornita da Paolo Sollier

Ti ho detto di non andare coi signori della guerral'arma che ti han dato puoi piantarla nella terra

è di legno buono potrà crescere un ulivoquando fiorirà sarai di certo ancora vivo

Ti ho detto di gettare la divisa che ti han dato

servirà di più nel campo appena aratosopra ad un palo metterla con un cappello in manoscaccerà gli uccelli che non mangeranno il grano

Lo spaventapasseri val più di un generale

difenderà il tuo pane e il tuo campo da ogni maleil generale invece sa piantare solo dolore

e sopra i nostri campi non ci nasce neanche un fiore

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593. US AND THEMPink Floyd

testo di Roger Waters

Us and ThemAnd after all we're only ordinary men

Me, and youGod only knows it's not what we would choose to do

Forward he cried from the rearand the front rank died

And the General sat, as the lines on the mapmoved from side to side

Black and BlueAnd who knows which is which and who is who

Up and DownAnd in the end it's only round and round and round

Haven't you heard it's a battle of wordsthe poster bearer cried

Listen son, said the man with the gunThere's room for you inside

Down and OutIt can't be helped but there's a lot of it about

With, withoutAnd who'll deny that's what the fightings all about

Get out of the way, it's a busy dayAnd I've got things on my mind

For want of the price of tea and a sliceThe old man died

*

NOARTRI E QUELLARTRIVersione in elbano occidentale (Campese) di Riccardo Venturi

Noartri e quellàrtripenzàcci ‘n pogo s’è tutta gente ‘ome tutti

io e ténelo sa ‘r Zignore che nun è quer che si vorèbbe fà

e urlava “Avanti” dalle líne’ ‘ndrètoe la prima línia grepava

e ‘r Generale stava a séde ner tempo chele líne’ ‘nzulla mappa si movéveno di gui e di là

neri e blée chissà chi d’è quello e chi d’è quellartro

su e giùe ‘n fondo è sempre ‘n cerchio tondo ‘ome ‘r mondo

unn’à’ ‘apito è ‘na battaglia fatta a paroleà gridato ‘r portabandiera

‘scórta bambolo à detto l’omo ‘olla pistola

drento c’è ‘na stanza pe’ ténedrento e fora

e ‘n ci si pole fà nulla, ce n’è ‘n zacco e ‘na sportaco’ e senza

e chi pole di’ che ‘un zo’ cosi’ tutte le guèrelèveti dar boccino, ‘n vedi cio’ da fà

e ciò ‘n po di ‘ose ‘n capoe perché ‘n zapeva ‘vanto ‘ostava ‘r tè e ‘na fetta

ir vecchio se ne mórse.

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594. FRATELLI?Roberto Vecchioni

(1973)

Partire insieme ed esser tantila luce è quella là davantiper settimane e settimanedividi il vino, spezza il pane

e dove andiamo cosa importapiù siamo e più la strada è corta

per settimane e settimaneamarci e bere alle fontane.

Amore, il mondo è solo amoresiamo diversi di colore

ma cosa importa se non è diverso il cuore.

Ma il viaggio è lungo e il giorno vienee c'è chi si chiede: "mi conviene?"

Jahvè lo guida dal passatoe fissa i prezzi del mercato;quegli altri nascon perdenti

sarà che i labbri li han pendentiil bianco sfrutta e fa il padrone

per un rimorso a colazione.

L'amore muore e dove muorenon è che nasca sempre un fiore.

L'amore muore e dove muore c'è dolore.

E mentre volano i coltelliche bello dirsi "Siam fratelli!

Avanti, su, ricominciamo,siam tutti uguali e poi ci amiamo".

Amiamoci che poi vuol dire:"Amate voi per cominciare"ognuno pensa a sè soltantoe se va male giù col pianto.

Ragazzo, passami da bereli metto tutti nel bicchiere

le loro facce, i loro dei e le bandiere.E cantavamo una canzonela cantavamo tutti insieme

ma passa il tempo, brucia il solechi le ricorda più le parole?

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595. MOSTARBassapadana

[Massimo De Matteis-Marzia Cari]1997

Solo case diroccate

segnan vie senza nome,primavere,estati, inverni

di un colore sono ora.Piange il bimbo di una madre

che mai più saprà toccare,bimbo sì ma ormai compratoper la voglia di un soldato.

Che per colpa dell'onore lasciafigli senza nome.

Che per colpa della patria li ucciderà.

Sento nascere dal cuore,sento l'ariail respiro di una quercia presto

nascerà.Neve bianca su quei fiumi,cala il freddo sulla gente,dignità chiamata uomo

ma tanti resti nella mente.Gente libera si sa

ma con la voglia di rifarefare case,strade e scuole

ma ormai tutto è da cambiare.Difficile pensare ai nostri avicome simboli divini della vita

però credo alle cose che hanno detto

alle cose che hanno fatto e che non sento più.

E noi musici,che ancora san di niente

malati di canzonicanteremo per voi,

cantautori senza fine.State urlando al vento e al mare

l'amore che portateper l'arcobaleno in cielo

che vedrete salirà.La paura che mi assale quando vedoquella porta un po' socchiusa,presto

s'aprirà.Sento nascere dal cuore,sento l'aria

il respiro di una quercia presto nascerà.

596. QUAND VIÊT-NAM S’APPELAIT INDOCHINEAnne Vanderlove

Quand Viêt-Nam s'appelait IndochineEcoutez-moi,

Il y avait déjà la guerre,Ecoutez-moi,

Et de enfants,le cul par terre,Tous nus,en larme, dans la poussière,

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Pleuraient sur toutes les photos,Dans les journaux.

Y-a-t-il vingt,trente ou cent ans,

Ecoutez-moi,Peut-être aussi bien dix-mille ans,

Ecoutez-moi,Il y a toujours eu la guerre,

Et des enfants dans la poussière,On n'a pas écrit leur sanglots

Dans les journaux.

J'ai entendu une maman,Ecoutez-moi,

chanter en berçant son petit,Ecoutez-moi,

Il y a toujours eu la guerre,ton héritage est une terre

d'ossemments et de trous pleins d'eau,Voilà ton lot.

Elle chantait au bord d'une route,

Ecoutez-moi,Hanoï, Saïgon, la déroute,

Ecoutez-moi,Son enfant mort serré contre elle,

Des avions déchirent le ciel,Le soleil se couche,il fait beau,

Dit la radio.

La radio dit, chaque matin,Ecoutez moi,

Je pense pour vous, tout va bien,Ecoutez-moi,

Pendant ce temps là, c'est l'enfer,Pour du pétrole, l'or,les frontières,

Des pointillés sur un tableau,Des numeros.

Du Nord au Sud,et de l'Est en Ouest,Ecoutez-moi

La mort, l'absurde font la loi,Ecoutez moi,

Si l'on posait les armes à terre,Si tous les hommes étaient frères,Les enfants de toutes les couleurs

Feraient comme un bouquet de fleurs,Jaunes et blancs,rouges et noirs,

Les enfants de toutes les couleurs Feraient comme un bouquet de fleurs

Et ça s'appellerait....l'Espoir. *

QUANDO IL VIETNAM SI CHIAMAVA INDOCINAVersione italiana di Paolo Sollier

Quando il Vietnam si chiamava Indocina,

Ascoltatemi,C'era già la guerra,

Ascoltatemi,

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E dei bambini col culo per terra,tutti nudi,in lacrime nella polvere,

Piangevano in tutte le fotoSui giornali.

Son venti,trenta o cento anni,

Ascoltatemi,Forse addirittura diecimila anni,

Ascoltatemi,C'è sempre stata la guerra,E dei bambini nella polvere,

Non si sono scritti i loro sighiozziSui giornali

Ho sentito una mamma,

Ascoltatemi,Cantare cullando il suo piccolo,

Ascoltatemi,C'è sempre stata la guerra,La tua eredità è una terra

di ossa e di buchi pieni d'acqua,Ecco la tua parte.

Lei cantava lungo una strada,

AscoltatemiHanoi,Saigon,la disfatta,

Ascoltatemi,Il bambino morto stretto a sé,Gli aereoplani lacerano il cielo,

Il sole tramonta,fa belloDice la radio.

La radio dice ogni mattina,

Ascoltatemi,Io penso per voi,tutto va bene,

Ascoltatemi,In quel momento è l'inferno

Per il petrolio,l'oro,le frontiere,Dei grafici su una tabella,

Dei numeri.

Dal Nord al Sud,dall'Est all'Ovest,Ascoltatemi,

La morte,l'assurdo fanno la legge,Ascoltatemi,

Se posassimo le armi a terra,Se tutti gli uomini fossero fratelli,

I bambini di tutti i colorifarebbero come un mazzo di fiori,

Gialli e bianchi,rossi e neri,I bambini di tutti i colori

Farebbero come un mazzo di fioriE questo si chiamerebbe...

Speranza.

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597. CORVIMassimo Bubola

(1997)

Chilometri,chilometridi chiodi,croci,crimini

ecco quello che tu lasci dietro di te.

Chilometri,chilometridi crani,cristi,crepiti

ecco la guerra che tu fai,piccolo re.

Vedo dei corvi volare sulla tua testai denti gialli del lupo nella tempestavedo dei corvi volare sulla tua testa

vedo le mosche coprire la tua finestra.

Chilometri,chilometridi vedove e di orfani

ecco quello che tu lasci dietro di te.

Chilometri,chilometri di cocaina e brindisi

ecco la guerra che tu fai,piccolo re.

Vedo dei corvi volare sulla tua testai denti gialli del lupo nella tempestavedo dei corvi volare sulla tua testa

vedo le mosche coprire la tua finestra.

E se s'è un Diose c'è mai un Dio

peggio per tesì,peggio per te.

Centimetri,centimetricecchini,centri,cimici

ecco la guerra che tu fai,piccolo re.

Centimetri,centimetrisolo cinque centimetri

perchè tu vada all'inferno,piccolo re.

Vedo dei corvi volare sulla tua testai denti gialli del lupo nella tempestavedo dei corvi volare sulla tua testa

vedo le mosche coprire la tua finestra.

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598. COMPANYS, NO ÉS AIXÒLluís Llach

(1978)

In anticipo di qualche ora sull' "ultimatum" di Riccardo mando l'ultima canzone che mi è rimasta.L'ho lasciata in fondo perchè invita a non mollare,a ripartire sempre,a stare svegli. Scrivere e leggere i testi che si sono accumulati mi ha aiutato a riflettere,oltre che a riscoprire il comune sentire di tanti autori così diversi tra loro e distanti di geografia e di storia.Ma il punto diventa subito un'altro. Le canzoni contro la guerra,tranne alcune,come la splendida "Self Evident" di Ani Di Franco, sono piuttosto "generaliste", contro potenti e prepotenti, contro militari ed armamenti,ma, con la piega che sta prendendo il mondo, bisogna trovare,inventare, vivere comportamenti più espliciti, scomodi,esposti. Rimettersi totalmente in gioco,se non si vuole correre il rischio di stare a guardare una massa di stronzi,compresi certi riformisti imblairiti, toglierci futuro e passato,prendendo in ostaggio il presente.E' un discorso che riguarda soprattutto quelli un po' attempati,estenuati dalle abitudini,troppo corazzati da scelte storiche e con nessuna primavera ad aspettare fuori.E' un percorso personale da rendere più duro, negandosi sconti e cercando scontri.Avremo bisogno di canzoni contro la pace,credo,quella personale, che addormenta e si accontenta.Va be'.

No era això companys,no és aixòper que varen morir tantes flors,

pel que vàrem plorar tants anhels.Potser cal ser valents,altra copi dir no,amics meus,no és això.

No és això companys,no és això,ni paraules de pau amb barrots

ni el comerç que es fa amb els nostres drets,drets que son,que no fan ni desfannous barrots sota forma de lleis.

No és això companys,no és això;

ens diran que ara cal esperar.I esperem,ben segur que esperem.

Es l'espera dels que no ens aturaremfins que no calgui dir,no és això.

*

COMPAGNI NON E' QUESTOVersione italiana di Sergio Secondiano Sacchi

No era questo compagni,non per questo

sono morti tanti fiori,abbiamo pianto tante speranze.

Forse bisogna essere forti un'altra voltae dire no,amici miei,non per questo.

Non per questo,compagni,non per questo,

non parole di pace dietro le sbarrenon il commercio che si fa con i nostri dirittidiritti che esistono,che non fanno o disfano

nuove sbarre sotto forma di leggi.

Non per questo ,compagni,non per questo,ci diranno che dobbiamo speraree speriamo,sicuro che speriamo.

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E' la speranza di tutto ciò che noi otterremofinchè non dovremo più dire non è questo.

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599. NEW WORLD HAWDAHLinton Kwesi Johnson

Di killaz a Kigalemus be sanitary workaz

di butchaz a Butaremus be sanitary workaz

di savagiz a Shatilamus be sanitary workaz

di beasts a Bozniamus be sanitary workaz

pra-pram-praminna di new word hawdah

like a ditty ole bandigepan di festahrin face a umanityole hawdah anravel an reveal

ole scar jus a bruk out inna new soreprimeval woun dat time wone heal

an in di hainshent currency of bloodtribal tyrants a seckle de score

Di killaz a Kigalemus be sanitary workaz

di butchaz a Butaremus be sanitary workaz

di savagiz a Shatilamus be sanitary workaz

di beasts a Bozniamus be sanitary workaz

pra-pram-pram

inna di new word hawdahan is di same ole cain an able sindromefar more hainshent dan di fall of Romebut in di new word hawdah a atrocityis brand new langwidge a barbarity

mass murdahnarmalizepogram

rationalizegenocidesanitize

an di hainshent clan sinnow name etnick cleanzin

an so

Di killaz a Kigalemus be sanitary workaz

di butchaz a Butaremus be sanitary workaz

di savagiz a Shatilamus be sanitary workaz

di beasts a Bozniamus be sanitary workaz

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pra-pram-praminna di new word hawdah

*

NUOVO ORDINE MONDIALEVersione italiana di Riccardo Venturi

Gli assassini di Kigalidevono essere operatori sanitari

i macellai di Butaredevono essere operatori sanitari

i selvaggi di Chatiladevono essere operatori sanitari

le bestie in Bosniadevono essere operatori sanitari

paraponzi ponzipo’giù dentro il nuovo ordine mondiale

come una vecchia garza sporcasulla faccia festosa dell’umanità

il vecchi ordine svela e rivelala vecchia cicatrice che si riapre e dà nuovo male

la ferita primitiva stavolta non guariràe nell’antico scorrer di sangue

i tiranni tribali intingono il rancore

Gli assassini di Kigalidevono essere operatori sanitari

i macellai di Butaredevono essere operatori sanitari

i selvaggi di Chatiladevono essere operatori sanitari

le bestie in Bosniadevono essere operatori sanitari

paraponzi ponzipo’

giù nel nuovo ordine mondialeed è lo stesso vecchio Caino, un’abile sindrome

ancora più antica della caduta di Romama nel nuovo ordine mondiale un’atrocità

è il linguaggio nuovo di zecca della barbarienormalizzare

i massacrirazionalizzare

i pogromsanitizzareil genocidio

e l’antico peccato tribaleora lo chiamano pulizia etnica

già

Gli assassini di Kigalidevono essere operatori sanitari

i macellai di Butaredevono essere operatori sanitari

i selvaggi di Chatila

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devono essere operatori sanitarile bestie in Bosnia

devono essere operatori sanitari

paraponzi ponzipo’giù nel nuovo ordine mondiale

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600. LA VIE S’ÉCOULE, LA VIE S’ENFUITGilles Servat

testo di Raoul Vaneigem(1961)

No, questa non è una “CCG”.Ma non me ne frega nulla.Con essa voglio chiudere la raccolta.Dedicata a Franco, a Paolo "Vaccaloca", a Paolo Sollier, a Daniela, a Enrica, a Fil, a Mauro, a Alex, a Roberto, a Ada, a Joëlle, a Silvia, a Giorgio, a Marco e Silvia, a tutti quelli che non hanno mollato.E una dedica speciale a Ivan della Mea, la cui "Rosso un fiore" sto ascoltando in questo momento.

La vie s'écoule, la vie s'enfuitLes jours défilent au pas de l'ennui.

Parti des rouges, parti des grisNos révolutions sont trahies.

Le travail tue, le travail paie,Le temps s'achète au supermarché.

Le temps payé ne revient plusLa jeunesse meurt de temps perdu.

Les yeux faits pour l'amour d'aimerSont le reflet d'un monde d'objet.

Sans le rêve et sans realitéAux images nous sommes condamnés.

Les fusillés, les affamésViennent vers nous du fond du passé.Rien n'a changé mais tout commence

Et va mûrir dans la violence.

Tremblez repères de curésNids de marchands, de policiers,

Au vent qui sème la tempêteSe récoltent les jours de fête.

Les fusils vers nous dirigésContre les chefs vont se retourner.

Plus de dirigeants, plus d'étatPour profiter de nos combats.

La vie s'écoule, la vie s'enfuitLes jours défilent au pas de l'ennui.

Parti des rouges, parti des grisNos révolutions sont trahies.

*

LA VITA SCORRE E FUGGE VIAVersione italiana di Riccardo Venturi

(2002)

La vita scorre e fugge via,I giorni sfilano a passo di noia.

Partito dei rossi, partito dei grigi,Le nostre rivoluzioni sono tradite.

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Il lavoro ammazza, il lavoro paga,Il tempo si compra al supermercato.

Il tempo pagato non torna piu',La giovinezza muore di tempo perso.

Gli occhi fatti per l'amore d'amareRiflettono solo un mondo di cose.

Senza sogni e senza realtàAlle immagini siamo condannati.

I fucilati, gli affamatiVengono a noi dal fondo del passato.Niente è cambiato, ma tutto comincia

E maturerà nella violenza.

Tremate, tane di preti,Nidi di mercanti e di sbirri,

Al vento che semina tempestaSi raccolgono i giorni di festa.

I fucili verso di noi puntatiVerso i capi saranno rivolti.

Niente piu' dirigenti, niente piu' statoA profittare delle nostre lotte.

La vita scorre e fugge via,I giorni sfilano a passo di noia.

Partito dei Rossi, partito dei Grigi,Le nostre rivoluzioni sono tradite.

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Una canzone contro la pace terrificanteA song against frightful peace

Une chanson contre la paix terrifianteEin Lied gegen den entsetzlichen Frieden

Una canción contra la paz terrificanteUma canção contra a paz terrificadoraUn cântec împotrivă păcii terificante

΄Ενα τραγούδι κατά της ειρήνης της δεινήςEen lied tegen de verschrikkelijke vrede

Ur son a-enep d’ar peoc’h spontus

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LA DOMENICA DELLE SALMEFabrizio de André

(1990)

Tentò la fuga in tram verso le sei del mattino dalla bottiglia di orzata dove galleggia Milano; non fu difficile seguirlo il poeta della Baggina,

la sua anima accesa mandava luce di lampadina; gli incendiarono il letto sulla strada di Trento,

riuscì a salvarsi dalla sua barba un pettirosso da combattimento.

I polacchi non morirono subito e inginocchiati agli ultimi semafori

rifacevano il trucco alle troie di regime, lanciate verso il mare.

I trafficanti di saponette mettevano pancia verso est; chi si convertiva nel novanta ne era dispensato nel novantuno;

la scimmia del quarto Reich ballava la polca sopra il muro e mentre si arrampicava le abbiamo visto tutto il culo;

la piramide di Cheope volle essere ricostruita in quel giorno difesta,

masso per masso, schiavo per schiavo, comunista per comunista.

La domenica delle salme non si udirono fucilate, il gas esilarante presidiava le strade,

la domenica delle salme si portò via tutti i pensieri e le regine del "tua culpa" affollarono i parrucchieri.

Nell'assolata galera patria, il secondo secondino disse a "Baffi di sego", che era il primo:

"si può fare domani, sul far del mattino"; e furono inviati messi,

fanti, cavalli, cani ed un somaro ad annunciare l'amputazione della gamba

di Renato Curcio il carbonaro; ministro dei temporali, in un tripudio di tromboni, auspicava democrazia, con la tovaglia sulle mani

e le mani sui coglioni. "Voglio vivere in una città dove all'ora dell'aperitivo non ci siano spargimenti di sangue o di detersivo"; a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade

eravamo gli ultimi cittadini liberi di questa famosa città civile perché avevamo un cannone nel cortile.

La domenica delle salme nessuno si fece male; tutti a seguire il feretro del defunto ideale; la domenica delle salme si sentiva cantare

"quant'è bella giovinezza, non vogliamo più invecchiare".

Gli ultimi viandanti si ritirarono nelle catacombe, accesero la televisione e ci guardarono cantare

per una mezz'oretta, poi ci mandarono a cagare: "voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio,

coi pianoforti a tracolla, vestiti da Pinocchio, voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti,

per l'Amazzonia e per la pecunia,

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nei palastilisti e dai padri Maristi; voi avevate voci potenti, lingue allenate a battere il tamburo,

voi avevate voci potenti, adatte per il vaffanculo".

La domenica delle salme, gli addetti alla nostalgia accompagnarono tra i flauti il cadavere di Utopia;

la domenica delle salme fu una domenica come tante, il giorno dopo c'erano i segni di una pace terrificante,

mentre il cuore d'Italia, da Palermo ad Aosta, si gonfiava in un coro di vibrante protesta.

*

LE DIMANCHE DES RAMEAUX MORTSVersione francese di Riccardo Venturi [*]

Il prit un bus et s’enfuit, Vers six heures du matin, De la bouteille de pastis Où Milan flotte, il ne fut Pas difficile de le suivre, Le poète de l’hospice,

Son âme allumée donnait De la lumière d’ampoule

On a brûlé son lit Sur la route de Trente,

Il s’est sauvé de sa barbe, Ce rouge-gorge de combat...

Les polonais ne sont pas morts illico, Et, à genoux devant les derniers feux rouges,

Retouchaient le maquillage aux putains de régime Qui couraient à la mer

Les fabricants de savonnettes Mettaient son ventre sur l’est,

Si l’on se convertissait en quat’-vingt dix Fallait pas le fair’ en quat’-vingt onze,

Le singe du quatrième Reich Dansait une polka sur le Mur,

Et, pendant qu’il s’hissait, Tout l’ monde a vu son cul,

La pyramide de KhéopsA été rebâtie ce jour-là, un jour de fête,

Bloc par bloc Esclave par esclave

Communiste par communiste.

Le Dimanche des Rameaux morts Pas un coup de fusil, silence...

Et le gaz hilarant Se repandait dans les rues,

Le Dimanche des Rameaux morts A emporté toutes les pensées Et les reines des "tua culpa"

Se ruaient chez les coiffeurs...

Dans la prison nationale Le deuxième geôlier

Dit à "Moustaches-de-Suif", le premier,

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"On va le faire demain, au petit matin", Et on a envoyé des chevaux,

Des messagers, des chiens et un âne Rendre l’arrêt d’amputation d’ une jambe

À Renato Curcio, Le carbonaro.

Le ministre des Orages, Dans une orgie de trombones

Glorifiait la démocratie Avec la nappe sur ses mains, et ses mains sur ses couilles,

"Je veux vivre dans une ville Où, à l’heure de l’apéro, Y a pas de sang qui coule

Ou bien, de détersif"

Le soir, moi et mon illustre cousin De Andrade Nous étions les derniers citoyens libres

De cette fameuse ville civilisée, Parce qu’on avait un canon dans l’ arrièr’-cour

Un canon dans l’arrièr’-cour...

Le Dimanche des Rameaux Morts Personne ne s’est fait mal,

Tout l’ monde était aux obsèques Du défunt idéal,

Le Dimanche des Rameaux Mort On entendait chanter

"Ce qu’ell’est belle, la jeunesse, Nous ne voulons pas vieillir".

Et les derniers passants Rentraient dans leurs catacombes,

‘Z’ont allumé la télé, nous ont regardés chanter Pendante une demi-heure,

Puis nous ont envoyés balader "Vous qui avez chanté sur des échasses et à genoux, Avec des pianos en écharpe, déguisés en Pinocchio, Voius qui avez chanté pour le Roi et pour la Ligue,

Pour l’argent et pour l’Amazonie Pour Armani et Ferré, L’Abbé Pierre et Taizé,

Vous, avec vos voix puissantes, Vos langues qui batt’nt fort le tambour,

Vous, avec vos voix puissantes, Faites pour envoyer promener."

Le Dimanche des Rameaux Morts Les croque-nostalgie suivaient

Avec un chœur de flûtes Le cercueil de l’Utopie,

Le Dimanche des Rameaux Morts A éte une journée insignifiante

Le jour après on voyait les signes D’une paix terrifiante.

Et le cœur d’Italie, De Palerme au Simplon Se gonflait en un chœur "De vive protestation".

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[*] rivista in alcuni punti da Catherine Mas

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Una canzone perA song for

Une chanson pourEin Lied für

Una canción paraUma canção paraUn cântec pour

΄Ενα τραγούδι γιαEen lied voorUr son evit

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IL PESCATOREFabrizio de André

All’ombra dell’ultimo soles’era assopito un pescatore

e aveva un solco lungo il visocome una specie di sorriso.

Venne alla spiaggia un assassino,due occhi grandi da bambino,

due occhi enormi di paura,eran gli specchi d’un’avventura.

E chiese al vecchio, Dammi il pane,ho poco tempo e troppa fame,

e chiese al vecchio, Dammi il vino,ho sete e sono un assassino.

Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno,non si guardò neppure intorno

ma versò il vino e spezzò il paneper chi diceva, Ho sete, ho fame.

E fu il calore di un momento,poi via di nuovo verso il vento,

davanti agli occhi ancora il sole,dietro alle spalle un pescatore.

Dietro alle spalle un pescatore,e la memoria è già dolore,

è già il rimpianto di un aprilegiocato all’ombra d’un cortile.

Venno in spiaggia due gendarmi,vennero in sella con le armi

e chiesero al vecchio se, li’ vicino,fosse passato un assassino.

Ma all’ombra dell’ultimo soles’era assopito un pescatore

e aveva un solco lungo il visocome una specie di sorriso

e aveva un solco lungo il visocome una specie di sorriso.

*

THE FISHERMANVersione inglese di Riccardo Venturi

(1999)

In the uncertain shadow of sunset A Fisherman was dozing off,

His face was streak’d all along With something just like a smile.

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A man came running to the shore, His eyes so big, just like a child’s,

His eyes were fill’d with pain and fear As if reflecting some adventure.

He ask’d the old man for some bread, "I am in haste and am so hungry";

He ask’d the old man for some wine, "I am so thirsty and am an outlaw."

The old man he did open his eyes Without e’en looking ‘round himself; He simply gave his bread and wine

To a man who was so thirsty and hungry.

No longer than one instant’s warmth, Then he fled away in the wind;

Before his eyes the sun was shining, Behind his back, an old man sleeping.

Behind his back, an old man sleeping And memories of pains endur’d, Memories of a past springtime

In a yard, playing in the shadow.

Two gendarmes came dressed in arms, Well mounted on their horses’ back; They ask’d the old man if he’d seen Someone pass by him on the shore.

In the uncertain shadow of sunset A Fisherman was dozing off,

His face was streak’d all along With something just like a smile

His face was streak’d all along With something just like a smile.

*

‘R PESCATOREVersione in Elbano occidentale (campese) di Riccardo Venturi

Che ggiàë s’artramontava ‘r soleStava di mèuse un pescatore

Con un ciriffo sopra ’r visoCome quarcosa d’un sorìso.

Vien’alla spiaggia ’n assassino,Du’ occhi come ‘m bambolino

Du’ occhi grossi di paura,Come lo specchio d’un’avventura.

Che ‘ni dimmanda, Dammi ’r pane,Ciò pógo tempo e tanta fame,

Che ‘ni dimmanda, Dammi ’r vino,Ciò sete e so’ un assassino.

L’occhi li spipa ‘r vecchio ar giorno,

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Senza vortàssi manco ‘ntorno,Che mèscia ‘r vino e incigna ‘r pane

A chi ‘ni dice, ò sete, ò fame.

Che fùe ’m momento di cardagna,E scappòë nella bogolagna,

Davant’all’occhi sempre ‘r sole,Drèt’alle spalle ‘n pescatore.

Drèt’alle spalle ‘n pescatore,Che aricordàssi dàë dolore,‘N aprile che s’aramentava,Che’n una corte ci giogava.

Che ggiàë s’artramontava ‘r soleStava di mèuse un pescatore

Con un ciriffo sopra ’r visoCome quarcosa d’un sorìso

Con un ciriffo sopra ’r visoCome quarcosa d’un soriso.

[1] "Stà di mèuse" significa alla lettera "essere appisolato". Il termine, con metafora

del tutto inspiegabile, sembra derivato dal troncamento del nome latino "Bartholomeus".[2] "Ciriffo" è propriamente una smorfia fatta col viso.

[3] "Spipà ll’occhi" indica propriamente meraviglia, ma si usa comunemente anche per "aprire gli occhi".

[4] La "bogolagna" è propriamente lo spostamento d’aria provocato dalla risacca forte.

AL PEHCATÜRVersione in Camuno di Redshadow (Antonio Teresano)

Hota l'ombra del ültim HolL'era dre a durmì el peHcatürE g'aia an sguaro Hura 'l müs

Chel parïa dre a grignà [1]

'Rïa a la spiaggia n'assassinoDoi groHi oc’ com an pìDoi grandi oc’ de pora

Cüma i spec' de'n avventüra

E disïa al vec’, PaHa al pà,Go mïa tep e go de mangià [2] E disïa al vec’, PaH’em l'i, [3]

Go Het e Ho' n'assassino.

I oc’ dervïa al vec’ al dèEl He ardàe gnac an giro

Ma'l paHò'l pà e'n guHì de i [4] A chel che disïa go Het go fam

E fu chel'àtim de calür [5]Poi amò via contra al vetDe nac’ ai oc' amò al Hül

De dre dale Hpale al peHcatür

De dre dale Hpale 'n peHcatür

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E la memoria l'è già dülürE già'l penHèr de'n April

Bütat vïa a l'umbra de'n cortil

'Riarono Hol ca’aal [6] doi sbiri'Riarono Hol caaal coi fucili [7] Disïan al vec’ he le’an banda

L'era paHat an assassino

Ma all'ombra del ültim HolL'era dre a durmì el peHcatürE g'aia an sguaro Hura'l müs

Chel parïa dre a grignà.

E g'aia an sguaro Hura'l müsChel parïa dre a grignà.

[1] Ho tradotto come "sembrava stesse ridendo" per la metrica

[2] Non ho tradotto il "troppo" perche' il doppio verbo avere e' gia' intesocome rafforzativo ( "ho da mangiare" invece che "ho fame")

[3] "Vino" si dice proprio così (caduta della [v] iniziale e della [n] finale)[4] Molto libera, ho tradotto (ma diede il pane e un goccio di vino)

[5] Traduco letteralemente, anche se il calore non e' inteso in senso meteorologico[6] In sella ho tradotto "sul cavallo"...

[7] ...e armi con fucili

*LE PÊCHEUR

Versione francese di Riccardo Venturi

A l’ombre du dernier soleilun pêcheur s’était assoupi,

son visage était sillonnépar un espèce de sourire.

Un assassin vint à la plage,avec ses grands yeux d’enfant,avec ses yeux pleins de terreur,

c’étaient le miroir d’une aventure.

Et il lui dit, Donne-moi du pain,j’ai peu de temps et j’ai très faim,

et il lui dit, Donne-moi du vin,j’ai soif et je suis un assassin.

Le pêcheur entrouvrit ses yeux,il ne se retourna même pas

mais il donna du vin et du painà quelqu’un qui avait soif et faim.

Ce fut la chaleur d’un moment,puis il repartit vers le vent

devant lui il n’y a que le soleil,derrière il n’y a qu’un vieux pêcheur.

Derrière il n’y a qu’un vieux pêcheur,et les souvenirs deviennent douleur,

c’est le regret d’un mois d’avriloù l’on jouait à l’ombre d’une cour.

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Deux gendarmes sont arrivés là,montés en ses chevaux, bien armés,

ils ont demandé au pêcheurs’il avait vu un assassin.

Mais à l’ombre du dernier soleilun pêcheur s’était assoupi,

son visage était sillonnépar un espèce de sourire

son visage était sillonnépar une espèce de sourire.

*

U PISCATURIVersione in Siracusano di Franco Senia

All'ùmmira ro’ suli ca murevaD'addummiscìu u piscaturiCu na piega sùpira a facciCa pareva ca rrireva [1]

Arrivò a pilaia unu [2]Ru occhi ranni i piccirinnuRu occhi i fuora ‘ro scandu

Ierano i specchi ‘i na’ risgrazia

Ci rissi o vecchju, Rammi u paniNunn'aiu tempu ie iaiu fami

Ci rissi o vecchju, Rammi u vinuIaiu siti ie nn'aiu ammazzatu unu [3]

Rapìu l'occhi u vecchju e taliò u ionnuSinni futtìu i cu c'era attonnu

Ma abbuccò u vinu ie tagghjò u paniPi cù riceva iaiu siti ie fami.

Ie ffù u caluri ’r’in mumentuIe nn'autra vota su pigghjò u ventu

Ravanti all'occhi sempri u suliRarreri e spanni nu piscaturi

Rarreri e spanni nu piscaturiIe tutti i riuoddi fanu mali

Ie si riuodda quanno n'apriliIucava all'ùmmira r'in cuttigghju

A cavannu arrivàrunu ru sbirriArrivàrunu a cavannu co fucili

Ie ci spiàrunu u vecchju si i'nnà vicinuIera passatu nu delinquenti.

Ma all'ùmmira ro suli ca murevaD'era addummisciutu u piscaturi

Cu na piega sùpira a facciCa pareva ca rrireva

Cu na piega sùpira a facciCa pareva ca rrireva.

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[1] In siracusano non si sorride. O si ride o niente. [2] Non esiste un vocabolo siracusano per assassino.[3] Ipotizzo che l'assassino ne abbia ucciso uno solo!

‘L PËSCADOR

Versione in Piemontese di Marco Sopegno (Slowdog) e Silvia “Slowessa”

A l'ombra d'l sol c'a meuir [1]A l'era 'ndurmise 'n pëscador

E l'avia 'na rùpia 'n faciaCome a fusa 'n fat 'd rije. [2]

Rivaije a la riva 'n'assasinL'avia doi oeij gros come 'na masnà

Doi oeij sgranà 'd'la pourA l'ero 'l specc 'd'n'aventura.

L'ha ciamaije al veij dame 'l panL'hai pa 'd tèmp e tròpa fam

L'ha ciamaije al veij dame 'l vinL'hai sèij e son 'n assassin.

'L veij a l'ha duertà ij oeij al dìSensa gnanca vardesse ëntorn

A l'ha vërsà 'l vin e sciancà 'l pan [3] Pèr chi a'i disija l'hei sèij e fam.

L'è stait 'l calor 'd'n momèntPoei torna 'n presa contra 'l vènt

Con 'nt ij oeij ancora 'l solDaré 'd le spale 'n pëscador.

Daré 'd le spale 'n pëscadorE 'l ricòrd a l'é già dolòr [4] A l'è già l'argrèt 'd'n'avrìl

Giugà a l'ombra d'n cortìl. [5]

Son ruvà due guardie 'n sij cavaijRuvà 'n sij cavaij con l'armamèntL'han ciamaije al veij se li daosìn

L'era pasaije 'n'assassin.

Ma a l'ombra d'l sol c'a meuirA l'era 'ndurmise 'n pëscador

E l'avia 'na rupia 'n faciaCome a fusa 'n fat 'd rije.

E l'avia 'na rupia 'n faciaCome a fusa 'n fat 'd rije.

[1] Anche noi abbiamo fatto morire il sole. [2] Anche i piemontesi sorridono poco.

[3] "Scianchè 'l pan" è orribile, ma tant'è[4] Ci sarebbe stato bene "'n sagrìn" (con la [n] velare), ma con "dolòr"

(pron. dulùr) sopravvive una rima

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[5] "Cortìl" è orrendo, ci vorrebbe "cort", ma almeno si salva un po' di rima e di metrica

*

O PESCADORVersione portoghese di Riccardo Venturi

Na sombra do último soladormecera-se um pescador,no rosto ele tinha um sulco

como uma espécie de sorriso.

Chegou à praia um assassinocom grandes olhos de menino,grandes e cheios de seu medo,eram espelho duma aventura.

E disse ao homem, Dá-me pão,não tenho tempo e tenho fome,e disse ao homem, Dá-me vinho,tenho sete e sou um assassino.

O pescador abriu os olhos,nem sequer olhou à sua volta

mais ele deu seu pau e seu vinhoa alguém que tinha sete e fome.

Só foi o calor de um momento,pois ele partiu rumo ao vento,

à sua frente, ainda o sol,atrás de si, um pescador.

Atrás de si, um pescadore já a lembrança é sofrimento,

já é a saudade dum abrilde jogos na sombra dum pátio.

E dois gendarmes bem armadoschegaram à praia, armados

pedindo-lhe ao pescadorse tinha visto um assassino.

Mas na sombra do último soladormecera-se um pescador,e no rosto ele tinha um sulcocomo uma espécie de sorriso

e no rosto ele tinha um sulcocomo uma espécie de sorriso.

*

I’PPESCATOREVersione in Senese rustico (colligiano) di Paola Romagnoli

N’i’mmentre he’ndava giù’ i’ssole

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S’era messo a ddormì’n pescathore [1]Ciavèa quarcosa su’i’vvisoChe parèa thutt’ un sorriso.

Venn’alla spiaggia’n delinquenteDu’ occhi grandi hom’un cittino,

Du’ occhi pieni di spavento,Ci si specchia’a l’avventura.

Gni diss’ a’i’vvecchio, Damm’i’ppaneChe ce l’ho furia [2] e ttanta fame,

Gni diss’ a’i’vvecchio, Damm’i’vvino,Ciò ssethe e ò morto [3] ‘na phersona.

Ll’occhi ll’aphèrse i’vvecchio a’i’ggiorno,E ‘un si guardòe manc’all’intorno

Mescétte i’vvino e tagliòe ‘i’ppaneA quell’òmo he ciavèa sethe e ffame.

‘Un po’ di hardo [4], dh’un sehondoE ppoi n’i’vvento se n’andièdeDavant’all’occhi sempr’i’ssole,

Dreh’a’i’ggroppone ’n pescathore

Dreh’a’i’ggroppone’n pescathoreE qui’rrihordo gni fa mmale,

E gni venìa a’mmente unguanno [5]Huando ‘e giohava ‘n’un giardino [6]

N’i’mmentre he’ndava giù’ i’ssoleS’era messo a ddormì’n pescathore

Ciavèa ‘na hosa sopra i’vvisoChe parèa thutt’ un sorriso

Gli avèa ‘na hosa sopra i’vvisoHe gli avèa thutto d’un sorriso.

"Il criterio è stato: come avrei raccontato questa storia a mia nonna Mafalda, nata nel

1907?"

[1] In campagna o si sta svegli o si dorme di brutto. Non ci si "assopisce".[2] Il concetto di "poco tempo" è cittadino. Di solito dalle mie parti "s’ha ffuria".[3] Il verbo "morire" è usato comunemente come verbo transitivo per "uccidere":

"I’ccacciatore glià morto du’ huaglie". "Mòrilo" vuol dire "ammazzalo".[4] Nella vita di campagna o fa caldo o fa freddo. Non c’è né "calore", né "frescura".[5] Antichissima parola dantesca ancora usata dalle mie parti. Vuol dire alla lettera

"l’anno scorso" (dal latino "hunc annum") oppure genericamente "tempo fa".I nomi dei mesi si usano pochissimo; ad esempio, per dicembre si preferisce dire

"pe’ Nnatale" o "pe’ i’ Cceppo", per ottobre si preferisce dire " ‘n tempo diVendemmia" e così via. Le stagioni sono solo "estate" e "inverno".

[6] Le "corti" sono solo in paese e "cortile" non esiste come parola.

*

EL PESCADOREVersione in Rovigotto (o rodigino) di Marco "Che" Randolo

Al ombra del'ultimo soleSe jera assopio un pescadore

Chel'g'aveva un solco lungo el viso

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Come na specie de soriso.

Venne ala spigia un assasinDü oci grandi da putìn,Dü oci enormi de paura

I'jera i speci de'n'aventura.

Ghe disse al vecio "Dame pan,G'ho poco tempo e troppa fame"

Ghe disse al vecio "Dame vin,G'ho sè e so' un assasin"

I oci verzè el vecio al dì,

Nel se vardò nianca intorno,Ma versò el vin e tajò el pan

Par chi diseva "G'ho sè, g'ho fame".

E fu el calor d'un momentoPo' via ancora verso el vento,Po' via ancora verso el sole,

Dedrio le spale un pescadore.

Dedrio le spale un pescadore,E la memoria l'è za dolore,

L'è za el rimpianto d'un AprileZugà all'ombra d'un cortile.

Vennero in sela do gendarmi,

Vennero in sela co'e'armiE i'domandaron al vecio se lì vizin

Fose passà un assasin.

Ma all'ombra dell'ultimo soleSe jera assopio un pescadore

Chel'g'aveva un solco lungo el viso Come na specie de soriso.

Chel'g'aveva un solco lungo el visoCome na specie de soriso.

*

LU PESCATOR'Versione Abruzzese (teatino) di Domenico (Nico) Chillemi

Sott' a' lu sOl ch'ha finItLu pescatOr s'ha 'ddurmIt

'ngh na rIg sopr' a' lu mUssSembr ca rId mentr rUss (1)

Ha minUt a lu mAr cullu' c'ha 'ccIsAve' na frec dH guaj n'ta lu vIs

Tene' 'ddu occhj gne' nu uagliOn'ngh na fifa gross gne' nu burrOn (2)

Ha dett a lu vecchj "mi di lu pAnN'n teng temp ma teng fAmE se pUr lu vIn m' vulEss da'

La sEt d' nu pazz putEss placa'" (3)

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S'ha sviAt senza vede' nisciUnPe' dda' a magna' e bEv a chi stev' a diggiUn,

Ha piAt lu vIn e ha tajAt lu pAnE l'ha dat' a cullu' ca tene' fAm (2)

'ngh lu mumEnt sentEv cAllMentr lu vEnt s'n'jEv a 'bbAllStEv a 'gguarda' lu sOl ancOrA 'rrEt a l spAll nu pescatOr

A 'rrEt a l spAll nu pescatOrS'aricurdEv e je dolEv lu cOr

StEv a pHnsa' a nu vecchj aprIlQuann giuchEv sott'a lu curtIl

Ha minUt la pulizIj 'ngh li cavAllE 'ngh li fucIL 'ngopp a lH spAll (4)E a lu vecchj hann'addummannAt

Se cullu' c'ha 'ccIs ave' passAt

Ma sott' a' lu sOl ch'ha finItLu pescatOr s'ha 'ddurmIt

'ngh na rIg sopr' a' lu mUssSembr ca rId mentr rUss

'ngh na rIg sopr' a' lu mUssSembr ca rId mentr rUss .

(1) non e' detto che il vecchio russi, ma era per fare la rima(2) sempre per fare rima ho invertito le strofe

(3) in abruzzese congiuntivo e condizionale sono in genere la stessa cosa(4) non e' detto che siano fucili, ma pensate faccia differenza?

*

E PSCADOR Versione in Romagnolo (imolese) di Jacopo Beltrandi

A l’o(a)ra d’ l’ultum so(u)l U s’era indurmintè un pscador

Ch’ l’aveva un so(u)lc in t’là fazaCumpegna un surìs.

L’avgnet a la spiagia un asasèDu òci grend cumpegna un babè

Du òci grend ed poraI era i spec d’un’aventura.

L’admandè a e vec(i) dam e pèAi ho poc tèmp e tròpa fèm

L’admandè a e vec(i) dam e vèAi ho sed e a so un asasè

E vec l’avrì i oc a e dèUn s’ guardè gnèca atoren

Ma e svarsè e vè e ciapè un pèz ed pèPer quel che geva ai ho sed e fèm.

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E fòt e cheld d’un mumèntE pù veja nèca vers e vèntDavèti ai oc ancora e so(u)l

Drè al spall un pscador.

Drè al spall un pscadorE la memoria l’è bèlache dulorL’è bèlache e rimpièt d’un abril

Zughèd a l’òra d’un curtìl.

I avgnet a la spiagia du zindèrmI avgnet in sèla cun agli èrum

I admandè a e vec se a lè avsèE foss pasè un asasè.

Ma a l’òra d’ l’ultum so(u)l U s’era indurmintè un pscador

Ch’ l’aveva un so(u)lc in t’là fazaCumpegna un surìs

Ch' l'aveva un so(u)lc in t'là fazaCumpegna un surìs.

*

U PESCAÙVersione in Ligure (di Alassio) di Mauro Perrotta

All'umbra de l'urtimu süu s'èa assupìu 'n pescaù

e u l'axeva 'n sorcu lungu u murucumme na specie de surìsu.

U l'èa vegnìu a maìna 'n asciascìn

Dui euggi grandi da nininDui euggi enormi de e na gran pùia

i l'èan i speggi de na ventûra.

U l'à dumandàu au veggiu "Damme u pan,gh'ò pocu tempu e troppa famme

U l'à dumandàu au veggiu damme u vingh'ò sei sun 'n asciascìn".

I euggi u l'à avèrtu u veggiu au giurnu

nun se miràu mancu 'nturnuma u l'à versàu u vin e u l'à ruttu u pan

pe chi u dixeva ho sei ho famme.

U l'è stàitu u calù de 'n mumæntuàua u l'è tûrna versu u væntude frunte ai euggi ancùa u sü

derè a e spalle 'n pescaù.

Derè a e spalle 'n pescaùe a memôia a l'è sä dulù

u l'è sä 'n rinciàntu de 'n arvìzigàu a l'umbra d'en curtille.

E i sun vegnûi in sella dui guòrdie

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i sun vegnûi in sella cun e òrmie i l'àn dumandàu au veggiu se lì vixìn

u fusse passàu 'n asciascìn.

Ma all'umbra de l'urtimu sü u s'èa assupìu 'n pescaù

e u l'axeva 'n surcu lungu u muru cumme na specie de surìsu

E u l'axeva 'n surcu lungu u murucumme na specie de surìsu.

a) un alassino direbbe piu' volentieri "mattettu" invece di un generico "ninin" ma spero che comprenda le esigenze della metrica...

b) la "maìna" è la spiaggia ovvero il luogo dove l'intera comunità trascorreva la maggior parte della giornata. Alassio è infatti priva di un vasto

retroterra e la cultura marinaresca ha da sempre prevalso su quella contadina...c) ...quindi un bambino difficilmente "zigòva" (giocava) in un "curtille", al limite in

una "ciassa" (piazza) o, meglio, alla "maìna" ma la primasoluzione è più musicale.

d) "tûrna" vuol dire "di nuovo" ed è un intercalare tipico del luogo.

*

EL PES-CIADORVersione nel dialetto Alto-anauniense (Alta val di Non, Trentino),

o "Noneso" di Stef

A l'ombrìa de l'ultim solel s'era empisolà en pes-ciador

el geva en solc su par el viscome che 'l fusa en soris.

E' pasà da iu en sasindoi ocli grandi da popindoi ocli grandi de paura

l'era i speg-li de n'aventura.

El g'ià dit al veciel "Dame el pangiai puec temp e masa fam"

El g'ià dit al veciel "Dame el vingiai sè e sen en sasin"

El veciel l'ha daverzu i ocli al dìno 'l s'è vardà nancia en ziro

Ma l'ha dat fuer el vin, l'ha spezà el panpar che ch'el diva "giai sè, giai fam"

L'è stà el cialor d'en momentpo' via da nueu vers al vent,davanti ai ocli ancora el sol,

dedrìa ale spale en pes-ciador.

Dedrìa ale spale en pes-ciadore la memoria l'è en dolor

l'è za el rimpianto de n'aurilzugià en te l'ombrìa d'en cortil.

Po' è nu en sela doi zendarmi

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i è nudi en sela cole armii già domandà al veciel se iu d'ausin

fusa pasà en calche sasin.

Ma a l'ombrìa de l'ultim solel s'era enmpisolà en pes-ciador

el geva en solc su par el viscome che 'l fusa en soris

El geva en solc su par el visocome che 'l fusa en soris.

Come un tempo si dibattè sulla lista, molti dialetti italiani non contemplanoil verbo "sorridere" o il vocabolo "sorriso". Il mio dialetto non fa eccezione:

"grignar" è ridere, ma per sorridere o sorriso, niente. Così ho trovato larima con "vis", viso. (Ma in dialetto si usa di più "mus", muso, o "faza",

faccia. "Vis" si usa ora, ma è un'italianismo.Così non ho trovato corrispondenze per "rimpianto", "memoria", "dolore": hotrascritto direttamente dall'italiano.( E' stato questo uno dei motivi per cui

ho lasciato la traduzione a lungo nel "cassetto" del disco rigido...)

*

AL PÈSCADÖRVersione in Reggiano montanaro (con mescolanza di Parmigiano

precollinare) di Alessandro

A l'ombasèn ed l'ùltom söl'l s'era pislé un pèscadör

e 'l gh' äva 'n sòrc int'al mùsquasi ch'al fùss’ un sorìs

Vèna a la spiàgia 'n asasèndù oc' grànd da pùtèn

dù oc' sbraghé in't la pauraj'erèn i spec' ed 'n aventùra

E 'l dìs al vec' : dàm dal pana gh'ò pòc tèmp e tròpa fàmaE 'l dìs al vec' : dàm dal vèn

gh'o sèi, a sòn un asasèn

Al rèva j oc' al vec' al giorènsènsa guardères gnàn d'intòrèn

ma 'l vùda al vèn e 'l sc'ianca 'l pànpar chi gh'e dzäva "gh'o sèi, gh'o fàma"

L'e sté 'l càlör d'un momènte dòpa ancòra in fàcia al vènt,de d'nàns a j oc' ancora 'l söld'dardè il spàli un pèscador

D'dardè il spàli un pèscadore la memoria l'è za 'n dòlorl'è za 'l rìmpiant ed 'n avrìl

zughè a l'ombazèn in't un cortil

Vènen in sèla i càrabànVènen in sèla, pistòli in màn

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e i 'dmandèn al vec' se li z'vèn's fussa fat véder 'n asasèn

Ma a l'ombasèn ed l'ùltom söl'l s'era pislé un pèscador

e 'l gh'äva 'n sòrc int'al mùsquasi ch'al fùss un sorìs.

E 'l gh'äva 'n sòrc int'al mùsquasi ch'al fùss un sorìs

*

EL PESCADORVersione in Triestino di città di Fulvia Hercog e Antonella “Cippecioppe”

Al'ombra de l'ultimo sol

se gavva indormenzà un pescadorche el gaveva un segno largo come el viso

che pareva un soriso.

Riva sula rena un sassìndo oci grandi de putèldo oci grandi de fifìu

iera i speci de un'aventura.

El ghe domanda al vecio: "Dame el pan.Go poco tempo e 'sai fame."

El ghe domanda al vecio: "Dame el vin.Go sede, son un sassìn."

I oci el verzi el vecio al giornono 'l se varda gnanca 'torno

ma el svoda el vin, el rompi el panper chi ghe diseva: "Go sede, go fame."

Xe stà la vampa de un momentoe po' via de novo verso el vento

in fronte ai oci ancora el soldedrio de le spale un pescador.

Dedrio de le spale un pescador

e la memoria xe zà un dolorxe zà el rimpianto de un aprilzogà al'ombra de una corte.

Vien in sela do gindarmi i vien in sela co' le armi

i ghe domanda al vecio se là viziniera passà un sassin.

Al'ombra de l'ultimo sol

se gaveva indormenzà un pescadorche el gaveva un segno largo come el viso

che pareva un soriso. *

ECH PEKÈUSVersione in Chtimi (piccardo) di Marjorie Levallois

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Au lombe dech darain solauun pekèus s’étot endourmii avot chle bronne siyonnéed’unne espèche de soérire.

Unn assasinèus i est rivé à chl’ placheavec sis grands ius d’éfant,avec sis ius pleins d’ pieur,

c’étotte ‘ch miroir d’unne aventure.

I a dit, bale’m dech paing,je n’a pon tans mi j’a trè faim,

i a dit, bale’m dech vyin,mi j’a so mi ej su unn assasinèus.

Ech pekèus i euve echs ius ach jouri ene s’inrale même pon

mais bale dech vyin et dech paingà un qui i avot soé et faim.

Et c’est chle caleur d’unn momintpos i arpart chle bronne achl vint

fach àlle i n’a qu’ech solau,époule àlle qu’unn viux pekèus.

Epoule àlle qu’un viux pekèus,et ches esvnirs se fott’ douleur,

c’est chl’argret d’unn moés d’avriloù l’in juot au lomb’ d’unn coron.

Deux jindarmes i sont rivésmintés à kvau et byin armésis ont dmindé achl pekèuss’i avot vu unn assasinèus.

Mès au lombe dech darain solauun pekèus s’étot endourmii avot chle bronne siyonnéed’unne espèche de soérire

i avot chle bronne siyonnéed’unne espèche de soérire.

*

LU PESCATOREVersione in Còrso settentrionale (pomontinco) di Jean-Pascal Ghiglioni

All’ombra di l’ùltimu soles’iera addurmitu un pescatore

cu unu ciriffu in su lu visucome una sorta di sorrisu.

Vien’alla spiagghja un assassinudu occhi come un bambolinu

du occhi grossi di pavuraièranu ‘u specchju d’una avventura.

Chi li dimanda dammi lu pane

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i ò pogu tempu e troppa famechi li dimanda dammi lu vinui ò sete e so’ un assassinu.

Li occhi li rapre lu vecchju a lu ghjornunu si vardò nimancu a l’intornu

chi mescia lu vinu e corta lu panea chi li dice i ò sete i ò fame.

Fu lu calore di unu momentupo scappò encora ni lu ventudavanti l’occhi encora lu soleposta li spalli un pescatore.

Posta li spalli un pescatoree ghjà lu ricordu iè dolore,iè lu rimpjantu d’un avrile

ghjucatu all’ombra d’un curtile.

Vínneru in seglia du giandarmivínnero un seglia cu li armie dimandornu si là vicinu

fusse passatu ‘n assassinu

Ma all’ombra di l’ùltimu soles’iera addurmitu un pescatore

cu unu ciriffu in su lu visucome una sorta di sorrisu

cu unu ciriffu in su lu visucome una sorta di sorrisu.

*

O ΨAPAΣVersione greca di Giuseppina di Lillo

Στην γλυκιά ώρα του σούρουπουκοιμόταν ένας ψαράς

και ένα λακκάκι είχε στο πρόσωπό τουπου έμοιαζε με χαμόγελο.

Απ’ τη παραλία ξαφνικά ένας δολοφόνοςμε μάτια ολάνοιχτα σαν τα μωρά,

δυο μάτια ολάνοιχτα με φόβοσαν αντανάκλαση όλης μιας περιπέτειας.

Και ζήτησε απ’ τον γέρο Δώσμου ψωμίδεν έχω χρόνο και πεινάω πολύ

και ζήτησε απ’ τον γέρο Δώσμου κρασίδιψάω και είμαι φονιάς.

Τα μάτια άνοιξε ο γέρος και την ήμερα είδεδεν γύρισε να κοιτάξει γύρω τουμα κρασί έβαλε και ψωμί έδωσε

σε όποιον έλεγε ότι πεινούσε και διψούσε.

Αυτή η ζεστασιά ήταν για μια μόνο στιγμήμετά πάλι η τρελή κούρσα προς τον άνεμο

μπροστά στα μάτια το τελευταίο φως του ηλίου

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πίσω στις πλάτες ένας ψαράς.

Πίσω στις πλάτες είναι ένας ψαράςστην μνήμη ένας πόνος

η ανάμνηση ένας Απριλίουπου χάνεται στην σκιά σε μια αυλή.

Ήρθαν δυο αστυνομικούς στην παραλίαήρθαν πάνω στα άλογά τους και με όπλα

και ρώτησαν τον γέρο εάν, από κει,πέρασε ένας φονιάς.

Μα στην γλυκιά ώρα του σούρουπουκοιμόταν ένας ψαράς

και ένα λακκάκι είχε στο πρόσωπό τουπου έμοιαζε με χαμόγελο

και ένα λακκάκι είχε στο πρόσωπό τουπου έμοιαζε με χαμόγελο

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Una canzoneA song

Une chansonEin Lied

Una canciónUma cançãoUn cântec

΄Ενα τραγούδιEen liedUr son

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I MOSTRI CHE ABBIAMO DENTROGiorgio Gaber

(2002)

“Approfitto dell'opportunità delle "appendici" perchè da un po' pensavo di postare questa canzone, ma non volevo risultare troppo OT. Secondo me può rientrare nell'ambito di questa raccolta perchè come suo solito Gaber riesce a sbatterci in faccia certe caratteristiche di noi stessi che francamente penso preferiremmo ignorare, e la battaglia contro "i mostri che abbiamo dentro" è una di quelle che vale la pena di combattere, al contrario di tante altre.

Fa un certo effetto non capire bene da dove nasce ogni tua reazione.

E tu stai vivendo senza sapere mai nel tuo profondo quello che sei

quello che sei.

I mostri che abbiamo dentro che vivono in ogni uomo nascosti nell'inconscio

sono un atavico richiamo.

I mostri che abbiamo dentro che vagano in ogni mente sono i nostri oscuri istinti

e inevitabilmente dobbiamo farci i conti.

I mostri che abbiamo dentro silenziosi e insinuanti sono il gene egoista

che senza complimenti domina e conquista.

I mostri che abbiamo dentro ci spingono alla violenza che quasi per simbiosi

si è incollata alla nostra esistenza.

La nostra vita civile la nostra idea di giustizia e uguaglianza

la convivenza sociale è minacciata

dai mostri che sono la nostra sostanza.

I mostri che abbiamo dentro i mostri che abbiamo dentro.

I mostri che abbiamo dentro ci fanno illanguidire

di fronte a quella cosa che spudoratamente

noi chiamiamo amore.

I mostri che abbiamo dentro sono insaziabili e funesti

sono il potere a tutti i costi

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ma anche chi lo odia soltanto per invidia.

I mostri che abbiamo dentro ci ispirano il grande sogno di un Dio severo e giusto

col mitico bisogno di Allah e di Gesù Cristo.

I mostri che abbiamo dentro ci inculcano idee contorte

e il gusto sadico e morboso di fronte a immagini di morte.

La nostra vita cosciente la nostra fede nel giusto e nel bello

è un equilibrio apparente che è minacciato

dai mostri che abbiamo nel nostro cervello.

I mostri che abbiamo dentro crescono in tutto il mondo

i mostri che abbiamo dentro ci stanno devastando.

I mostri che abbiamo dentro che vivono in ogni mente che nascono in ogni terra

inevitabilmente.

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POSTRIBOLOdi Riccardo Venturi

Come preannunciato, inserisco questo scritto al termine della mia raccolta delle “Canzoni contro la guerra”. L’aggettivo possessivo non significa naturalmente che questa “iniziativa” debba essere considerata come di esclusiva realizzazione del sottoscritto, tutt’altro, vuol solo dire che mi sono occupato finora di rimettere insieme dei testi di canzoni via via spediti a due newsgroup e a due mailing list, di tradurne alcuni e di metterli a disposizione di tutti in una forma graficamente presentabile e fruibile.

Dapprima un po’ di “storia”, o un piccolo riassunto della cosa, di com’è nata e di come si è sviluppata. Le “Canzoni contro la guerra” sono scaturite, o meglio sono emerse, da questo periodo che stiamo vivendo; è una cosa assolutamente semplice, quasi banale, e non c’è in fondo troppo da meravigliarsene, dato che sono stati in ballo quattro “gruppi virtuali” che si occupano per definizione di canzoni, e di canzoni d’autore.Come detto più volte durante la raccolta, la “scintilla” (e una scintilla, di solito, dà fuoco a qualcosa che è già nell’aria) e stata scoccata da Paolo “Vaccaloca” Rusconi, che scrive sulla mailing list “Bielle” (Brigate Lolli); il quale, ad un certo punto (cioè poco prima della manifestazione “planetaria” del 15 febbraio scorso) ha pensato bene di aprire un sito dedicato alle “Parole di pace”: articoli di giornae, links, poesie e, per l’appunto, canzoni. In una mail ha chiesto a tutti di contribuire liberamente al suo sito (http://paroledipace.altervista.org); ed è qui, poiché sono uno che prende decisioni rapide (usualmente sbagliate, ma mi sia concessa qualche eccezione), sono “sceso in campo” (wow, l’ho detto). Raccogliendo, reperendo, traducendo e ordinando; è una mia caratteristica naturale che devo spiegare un po’ meglio.Io sono nato dal disordine, ho sempre vissuto in un disordine implacabile e tutto lascia presagire che vi morirò; ma, in tutto questo, ho bizzarramente mantenuto, e sviluppato quasi all’inverosimile, tre o quattro cose in cui sono di un rigore teutonico. Schedare e archiviare è una di queste cose; e vorrei specificare a qualche allegro buontempone stanziato da queste parti della Gran Rete che, per me, la definizione di “archivista” non è né una vergogna, né un’offesa. Lo invito anzi ad approfondire le figure e le vicende umane di certi meravigliosi archivisti del passato, come quell’Antonio Magliabechi iniziatore della Biblioteca Granducale Fiorentina (il nucleo iniziale di quella che, poi, sarebbe divenuta la Biblioteca Nazionale Centrale): brutto, sporco, trasandato, passava le sue giornate rinchiuso tra i suoi libri che leggeva, giustappunto, ordinando, archiviando ed infilandoci dentro, come segnalibri, delle fette di salame smangiucchiate dei suoi pasti mal consumati. Soleva dire: “La vità è breve e i libri son tanti”.

Tornando a noi (ma, siccome questo è un “postribolo”, faccio tutti gli excursus che mi par di fare), pochi giorni dopo è iniziata la raccolta vera e propria, coinvolgendo non solo “Bielle”, ma anche la mailing list “Fabrizio” ed i newsgroup it.fan.musica.de-andre (IFMDA) e it.fan.musica.guccini (IFMG); giunto all’atto conclusivo, posso “confessare” che, seppur indirettamente, alla cosa ha partecipato anche un altro newsgroup, it.cultura.linguistica.francese (ICLF). A base, certo, di “passaggi” per i quali non ho neppure chiesto il permesso, e soprattutto di crosspost selvaggi; in questi ultimi tempi devo quasi aver battuto il record del famoso Federico Degni. Sono iniziati i “volumi” (con i relativi e biechi “elenchi parziali delle canzoni”) ed ho chiesto a qualcuno di ospitare la raccolta sul proprio sito; si sono fatti avanti Fil, coi suoi http://www.obiezione.it e http://www.avvelenata.it , Matteo Santagata (“Matte”) con http://matteo.ge.it , poi, Lorenzo Masetti, con il quale la raccolta è divenuta veramente “attiva” ed il cui sito mirrorato (http://canzonicontrolaguerra.cjb.net) permetterà a chiunque di continuare ad inserire autonomamente canzoni fin quando lo voglia e che rappresenta quindi la possibile continuità di tutta questa cosa.Dopo una fase iniziale di “confusione numerica”, all’inizio del II volume è nato il “tag”, quel “CCG” che voleva avere un valore esclusivamente pratico e che, invece, è diventato un’ “etichetta” guadagnandosi persino qualche sarcastica storpiatura (assieme a molte virgolette e ad altrettanti“cosiddette”). E poiché, appunto, le “CCG” sono “cosiddette”, andiamo un po’ a vedere per qual motivo lo siano state.

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Se questa è stata una raccolta, occorreva che avesse un titolo; e la ragione per cui ho pensato di scegliere “canzoni contro la guerra” l’ho spiegato più volte in questi due mesi e rotti. Esso riflette, naturalmente, un’opinione del tutto mia personale, che mi ha portato a preferirlo, in primis, a “canzoni per la pace”. Vorrei a questo punto chiarire definitivamente, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che non mi ritengo affatto un “pacifista”, né per il mio carattere fondamentalmente rissaiolo (sebbene sia raro che porti a lungo rancore verso qualcuno), né per convinzioni profonde e ideali radicati. Tra le “CCG”, quelle che meglio rispecchiano il mio pensiero sono casomai certe canzoni “nella” guerra; ma questo l’ho già detto non poche volte ed è superfluo che ancora mi ci dilunghi.D’altronde, dato che ho coscientemente fatto assumere alla raccolta un carattere, diciamo, “pubblico” (o “collettivo”), non potevo assolutamente intervenire sui testi che venivano via via proposti (alcuni dei quali, come ad esempio quelli di Franco Battiato, francamente detesto); altrimenti mi sarei fatto la mia raccolta personale, me la sarei mandata avanti da solo, e bonanotte a’ sonatori. Se qualche poca volta, invece, non ho inserito dei testi, è perché, in una cosa del genere, un minimo di coerenza interna è comunque necessario; e tali testi (cinque in tutto, su quasi seicento) non avevano palesemente niente a che vedere con la guerra, né “contro”, né “per”, né “dentro”.In questo modo, le “CCG” hanno assunto il loro aspetto estremamente composito, e non poteva essere altrimenti. Sono veramente divenute il riflesso dei modi più svariati di intendere quella che, in senso assai lato, può comunque essere definita un’opposizione. Ed è un’opposizione che perdura intatta, anche se qualche poveraccio si beerà magari nel pensare che stiamo “smobilitando”. Paradossalmente (ma non troppo) sarebbe stato interessante che qualcuno che non si oppone né a questa, né ad altre guerre, avesse fatto un’analoga raccolta di “canzoni per la guerra”; il materiale non gli sarebbe certo mancato, tra canti bellici, militari, “patriottici” eccetera. Ma, forse, questa eventuale raccolta di “CPG” avrebbe rischiato di essere ancor più contro la guerra di quella propriamente detta. Non é detto che, quando Bush andrà a “liberare” la Siria, il Sudan, la Corea del Nord o qualche altra parte dell’ “Asse del Male”, non mi ci metta io stesso a farla.

Per quanto sopra, va da sé che un titolo veramente appropriato per le “CCG” avrebbe dovuto essere lungo un chilometro; ma tant’è. C’è di tutto, “Stelutis alpinis” convive con “Contessa”, le canzoni simil-cattoliche con Alfredo Bandelli, De André coi canti partigiani o della guerra di Spagna, Phil Ochs con le ballate bretoni, le canzoni note a tutte e quelle più sconosciute, Bob Dylan con i listaroli e niusgruppari che hanno voluto scrivere delle canzoni originali; e il titolo può anche essere piacevolmente ingannevole, un po’ come “Papà Goriot” che è invece la storia di Vautrin e di Rastignac, o “I tre moschettieri” che sono in realtà la storia del quarto.

Durante la raccolta delle “CCG” si sono, naturalmente, sviluppate alcune discussioni. Ed anch’esse sono state ben composite: su questo o quel testo, sulla natura e sulle motivazioni della cosa e, chiaramente, sulla guerra in sé e su questa guerra in particolare. Ce ne sono state di meno di quelle che, personalmente, avrei sperato; ma va bene lo stesso, e per le discussioni c’è sempre tempo.

Della guerra e di questa guerra si sarebbe comunque discusso a prescindere dalle “CCG”; e, infatti, a tale riguardo la cosa più interessante è stata la considerazione su come la guerra, per cosi' dire, si nutra da sola, anche nel parlarne, e di come essa, specialmente in un periodo in cui è in atto, costringa tutti a confrontarvisi in una sorta di "dittatura" che eserciterebbe su ognialtra cosa. E' quella che è stata chiamata la "guerra fascista" che obbliga a dire, insomma; e, in un certo senso, anche le "CCG" vi rientrano perfettamente. Consciamente o meno, anch'esse avrebbero contribuito ad alimentare il "mangiatutto" della guerra.La cosa è vera, negarlo sarebbe solo arrampicarsi sugli specchi. Tanto più che le "CCG", come tante altre cose, sono venute fuori in occasione di una certa guerra, quando invece, di guerre altrettanto se non più sanguinose, terribili, inutili e stupide ce n'erano in quantità sufficiente già belle in corso. Perché se ne parla tanto quando la guerra la fanno gli USA e la Gran Bretagna, e non, che so io, quando la fa l'India nel Kashmir, la Russia in Cecenia (e la Russia, ultimamente, è nel campo "pacifista"!) eccetera? Il 19 settembre

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scorso è scoppiata una guerra civile in Costa d'Avorio: qualcuno se n'è accorto ed ha pensato, tra le altre cose, di raccogliere canzoni? Ci sono dunque guerre di serie A, di serie B e addirittura di serie Z? Quante domande, tante risposte, per dirla con zio Bertoldo.In realtà, si', è cosi'. Ci sono guerre di serie A, di serie B e anche di serie Z. Ci son guerre che fanno notizia, guerre che non la fanno e guerre del tutto dimenticate, o che non si sa neppure che sono scoppiate. Il tutto, pero', si inserisce in quello stato di guerra continua, "a episodi" solo apparentemente scollegati l'uno dall'altro, che qualcuno potrebbe tranquillamente definire -ed io sono fra questi- "Terza guerra mondiale". La quale è la guerra, veramente mondiale, tra i ricchi e i poveri, tra dei ricchi sempre più ricchi e dei poveri sempre più poveri. Una guerra fatta con tutte le armi possibili, compresi un paio d'aeroplani di linea dirottati e mandati a schiantarsi su dei grattacieli.Mi chiedo: è veramente possibile che tutto ciò non penetri a fondo nelle nostre coscienze anche se, per emergere, ha purtroppo bisogno degli atti della Grande Potenza Planetaria e dei suoi fedeli cagnolini? La guerra si auto-nutre, ma non è possibile sfuggirle; ciononostante ci tentiamo in tutti i modi possibili e immaginabili. Non tentarci sarebbe abdicare definitivamente alla nostraautodistruzione, fisica e mentale; ed è contro di essa che mi sento, in definitiva, "mobilitato permanentemente".Tutto il resto è aria: a volte fresca, a volte fritta.

Raccogliendo e ordinando le "CCG", come sono solito fare, non ho mai cessato di osservarmi. Nella mia stanza, al PC o chino su un foglio o su un quaderno (i miei "strumenti tecnologici" preferiti). Che cosa stavo facendo? "Mobilitato" in una camera? E "mobilitato" come, traducendo una canzone dal catalano? Come bisognerebbe "mobilitarsi", veramente? Come essere davvero attivi, perché niente, finora, è riuscito a convincermi che il silenzio non sia uguale a morte, almenonei casi in cui fa un bel po' di rumore? Come essere quel che si vuole, ma senza mai perdere la propria capacità critica verso se stessi, verso gli altri e verso tutto ciò che accade?Il "pericolo" di mettere a disposizione di tutti, con le "CCG", un comodo strumento per tacitarsi un pochino la coscienza e l'"impegno" l'ho avvertito da subito, non crediate. Ma, poi, esso è statostemperato dal pensiero che stavo forse dando un'importanza eccessiva a questa ipotesi. Vivo attualmente in un angolo di mondo quasi dimenticato, ma sul quale la guerra, la distruzione e la morte sono passate a ripetizione; il mio "essere mobilitato" equivale in modo più profondo ad aprire la finestra e a guardare. Equivale a cercare di nutrire forse l'unico, vero ed efficace antidoto contro la guerra: la memoria. Che sia a base di canzoni o di qualsiasi altra cosa. Non perniente è proprio la memoria che subisce, ogni giorno, attentati continui. Sono contro il disarmo della memoria. Per quello che posso, la voglio riarmare. E tutti dovrebbero farlo, nel modo chepreferiscono.

Arrivo quindi alla conclusione. Mi ero detto che avrei sicuramente scritto qualcosa al "termine": una postfazione, insomma. Da "postfazione", giocando di parole su "preambolo", sono passato a"postambolo" e da qui, un po' scherzando e un po' no, a "postribolo". Perché sono ben consciente, ed anche lieto, che le "CCG" siano state fondamentalmente un puttanaio, un Far West di parole e musica, il pianeta Marte di "Total recall" (toh, il Venturi "contro la guerra" adora Clint Eastwood e, a volte, anche Arnold Schwarzenegger, lo avreste mai pensato?). Un puttanaio, spero, di vita; e hasta la vista.

Grazie a tutti coloro che hanno partecipato, ed anche a coloro che non lo hanno fatto.

Bruay sur l'Escaut (Francia, dipartimento del Nord), 12 aprile 2003.

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FINE DEL QUINTO VOLUMEE DELLE “CANZONI CONTRO LA GUERRA”

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ELENCO DELLE CANZONI CONTENUTE NEL QUINTO VOLUMEList of Songs included in the fifth VolumeListe des chansons du cinquième volume

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Le canzoni seguite da un asterisco sono provviste di traduzione The songs marked with an asterisk are provided with a translation

Les chansons marquées d’une asterisque ont une traduction

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452. Andrea (Fabrizio de André)453. Tom Traubert’s Blues (Tom Waits)*

454. Spirits Past (Gil Scott Heron)*455. Il siluramento dello “Sgarallino” (“Mago Chiò”)

456. L’eccidio di Ancona (Anonimo)457. Napoleone (Stornelli popolari toscani)

458. Regazzine vi prego ascoltare (Canzone popolare romana)459. Son maritata giovane (Anonimo)

460. La Badoglieide (Nuto Revelli)461. Non ti ricordi il 31 dicembre (Canto partigiano)462. Se il cielo bianco fosse di carta (Ivan della Mea)

463. Para todos todo (por el subcomandante Marcos)*464. Sinàn Capudàn Pascià (Fabrizio de André)*

465. They dance alone (Sting)*466. Shed a little Light (James Taylor)*467. Sul confine (Cristiano de André)

468. Aida (Rino Gaetano)469. Die Gedanken sind frei (Trad.)*470. What’s going on (Marvin Gaye)*

471. Billy don’t be a Hero (Paper Lace)*472. Can’t find Osama, bomb Iraq ( - )*

473. Bambino (Banco del Mutuo Soccorso)474. Resist War (Chris Brown – Kate Fenner)*475. Bla, bla, bla (Banco del Mutuo Soccorso)

476. Buona notte, sogni d’oro (Banco del Mutuo Soccorso)477. Buone notizie (Banco del Mutuo Soccorso)

478. La bomba (I Nomadi)479. Taxi (Banco del Mutuo Soccorso)

480. Noi parte due (Max Pezzali)481. Le grand chambardement (Guy Béart)*

482. Thousands of Feet below you (Alice Walker)*483. Wallflower (Peter Gabriel)*

484. Scolpisci guerra (Marco Parente)485. Planedenn (Gilles Servat)*

486. Cambia il vento (Gang)487. Se non ci ammazza i crucchi (I Gufi)

488. La vera storia di Jan di Leida (Max Manfredi)489. Triviale poursuite (Renaud)*

490. Ohio (Crosby, Still, Nash & Young)*491. Draft Dodger Rag (Phil Ochs)*

492. Sky Pilot (The Animals)*493. Still in Saigon (Dan Daley – Charlie Daniels Band)*

494. Goodnight Saigon (Billy Joel)*495. Guerra mundial (Joaquín Sabina)*

496. Así en la guerra como en los celos (Joan Manuel Serrat)*497. To ακορντεόν (Manos Loïzos)*

498. O δρόμος (Manos Loïzos)*

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499. Στον πόλεμο ο Τζο (Lavrendis Maheritsas)*500. Piastrelle (Antonio Teresano)

501. Els trens de Kosovo (Lluís Llach)502. Marlene (Noir Désir)*

503. Utopia (Alanis Morrissette)*504. The Call (Country Joe McDonald)*

505. The Butcher’s Tale (The Zombies)*506. The Sun is burning (Christy Moore)*

507. Why? (Tracy Chapman)*508. Stop War (Isola Posse All Star)509. Infant de Beirut (Lluís Llach)*510. Fills d’Hiroshima (Lluís Llach)*

511. Les charognards (Renaud)*512. La ballata dell’Ardizzone (Ivan della Mea)*513. Il figlio del poliziotto (Paolo Pietrangeli)

514. Kimiad ar soudard yaouank (Tradizionale bretone)*515. E parrez Langonned (Alan Stivell – trad.)*

516. Soldier of Plenty (Jackson Browne)*517. Rumours of War (Billy Bragg)*518. Oliver’s Army (Elvis Costello)

519. Rockets (Cat Power)520. No Blood for Oil (Jim Lesses)521. Like Soldiers do (Billy Bragg)

522. Money is your Blood (Torben Franck)523. Khorakhané (Fabrizio de André)*

524. Itaca (Lucio Dalla)525. Per due innamorati (Lucio Dalla)526. Yawankiz ma bro (Gilles Servat)*

527. Ball of Confusion (The Temptations)528. March of Death (Zack de la Rocha – DJ Shadow)

529. Falskir fræðimenn (Anonimo)*530. O Κεμάλ (M.Frangulis)*

531. H μπαλάντα του νεκρού στρατιώτη / Legende vom toten Soldaten (Maria Farandouri / Bertolt Brecht)*

532. Ω γέρο νέγρο Tζιμ (Trad.)*533. Mostra Mostar (Luca Bonaffini)

534. A casa (Luca Bonaffini)535. Gung Ho (Patti Smith)

536. Un sorso in più (Carmen Consoli)537. Eco di sirene (Carmen Consoli)

538. No Apologies (Joni Mitchell)539. Gia tài ca m (Tring Công Son)*

540. La storia (Africa Unite)541. Roccu u stortu (Il parto delle nuvole pesanti)

542. Kit Carson (Bruce Cockburn)*543. Companheiro Bush (Tom Zé)*

544. Out of Time (Blur)545. Ratatuie (Mitili FLK)*

546. The Cavemen (Peggy Seeger)547. My youngest Son came home today (Eric Bogle)

548. International Cowboy (John Warner)549. In a World gone mad (Beastie Boys)

550. Μπήκαν στην πόλη οι οχτροί (Coro tradizionale greco)*551. Φίλοι και αδέλφια (Nikos Xylouris)

552. Ποτέ ποτέ (M.Farandouri – M.Dimitriadis)*553. Eίμαστε δύο (A. Kaloyannis)*

554. Velha chica (Waldemar Bastos)*555. Hey President don’t you kill for me (The Anti-Idiot-President Coalition

Band)556. L’abito della sposa (Ivano Fossati)

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557. Un soldatin (Mitili FLK)*558. Sambadiò (Pippo Pollina)

559. Indian Wars (Bruce Cockburn)*560. Souvenez-vous (Pierre Bachelet)*

561. Tremori antichi (Delirium)562. Gridalo nel buio (Milly)

563. Storia di guerra (Emilio Insolvibile)564. The Ballad of Sister Snake (Not Moving)

565. Serial killer (Franco Battiato)566. Tout le monde y pense (Francis Cabrel)

567. Ville de lumière (Gold)*568. L’oiseau et l’enfant (Marie Myriam)569. Il bombarolo (Fabrizio de André)*

570. Les loups sont entrés dans Paris (Serge Reggiani)*571. El derecho de vivir en paz (Víctor Jara)*

572. Il soldato del re (Radiofiera)573. Fini’ la guerra (Dodi Moscati)

574. Chant des partisans (Yves Montand)*575. Pietà l’è morta (Nuto Revelli)

576. Gwerz Victor Jara (Gilles Servat)* 577. Venim del nord, venim del sud (Lluís Llach)*

578. Caporetto (Andrea Maffei Spritz Band)579. Cantico dei cantici (Milly)

580. Stella di guerra (Aldo Giavitto)581. Cadorna (Anonimo)

582. Come finirà (Anonimo)583. Contrasto tra l’aristocratica e la plebea sulla guerra di Tripoli (Anonimo)

584. Медсанбат (Vladimir Vysotskij)*585. Veusa Metge (Frédéric)*

586. Why? (Pippo Pollina)587. Héros (Bandabardò)*

588. Bomba boomerang (Piero Pelù)589. Trenta miglia di mare (Assalti Frontali)590. La bomba intelligente (Bisca 99 Posse)

591. Montesole (PGR)592. Spauràz (Nosisà)*

593. Us and them (Pink Floyd)*594. Fratelli? (Roberto Vecchioni)

595. Mostar (Bassapadana)596. Quand Viêt-Nam s’appelait Indochine (Anne Vanderlove)*

597. Corvi (Massimo Bubola)598. Companys, no és això (Lluís Llach)*

599. New World Hawdah (Linton Kwesi Johnson)*600. La vie s’écoule, la vie s’enfuit (Gilles Servat)*

Una canzone contro la pace terrificante:La domenica delle Salme (Fabrizio de André)*

Una canzone per:Il pescatore (Fabrizio de André)*

Una canzone:I mostri che abbiamo dentro (Giorgio Gaber)

Postribolo, di Riccardo Venturi

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