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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 9-10 dicembre 2020) L ’O SSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt Anno CLX n. 284 (48.608) mercoledì 9 dicembre 2020 Città del Vaticano y(7HA3J1*QSSKKM( +"!=!?!#!" L’omaggio in piazza di Spagna e la messa a Santa Maria Maggiore nel giorno in cui viene resa nota la lettera apostolica «Patris corde» Nella solennità dell’Immacolata il Papa indice un anno speciale dedicato a san Giuseppe P apa Francesco ha com- piuto un pellegrinaggio mariano in forma priva- ta nel cuore di Roma, nelle prime ore di martedì 8 di- cembre, solennità dell’Immacola - ta concezione, tra piazza di Spa- gna e la basilica di Santa Maria Maggiore, per affidare alla Madre di Dio tutti coloro che nella città e nel mondo sono afflitti dalla ma- lattia e dallo scoraggiamento. In piazza di Spagna — La prima tappa dell’itinerario è sta- ta la sosta di preghiera davanti alla colonna mariana in piazza Mignanelli, accanto a piazza di Spagna. Alle 7.10, sotto la piog- gia battente, il Papa ha portato in dono un cesto di rose bianche, ringraziando poi i vigili del fuo- co che stavano generosamente prestando servizio. A Santa Maria Maggiore Il secondo momento è stata la vi- sita alla basilica Liberiana con la preghiera davanti all’icona della Salus populi Romani — e il dono di un altro cesto di rose bianche — e, alle 7.30, la celebrazione della messa nella cappella Sistina. Il Papa ha portato con sé il ricordo di sant’Ignazio di Loyola che vi celebrò la prima messa a Natale del 1538. Al termine Francesco ha recitato una preghiera a san Giuseppe in occasione della pubblicazione della lettera apo- stolica Con cuore di padre. «Patris Corde» — Nella stes- sa giornata, infatti, è stato reso noto il testo del documento scritto dal Pontefice per ricorda- re il 150° anniversario del decreto con cui Pio IX ha dichiarato san Giuseppe patrono della Chiesa universale. Indulgenze — Per l’occasione il Papa ha indetto uno speciale anno — dall’8 dicembre 2020 al- l’8 dicembre 2021 — durante il quale viene concessa l’indulgen- za plenaria a chi compirà cinque particolari atti di pietà o opere di carità legati al modello rappre- sentato dal padre putativo di Gesù. DA PA G I N A 2 A 5 All’udienza generale La preghiera non resta inascoltata «Dio risponde sempre: oggi, domani, ma sempre risponde, in un modo o nell’altro». An- che «la Bibbia lo ripete infini- te volte: Dio ascolta il grido di chi lo invoca» e non ci sono suppliche che rimangano ina- scoltate, nemmeno quelle «balbettate... rimaste nel fon- do del cuore». È questo l’inse- gnamento proposto oggi, 9 di- cembre, da Papa Francesco a quanti seguivano attraverso i mezzi di comunicazione l’u- dienza generale del mercoledì, svoltasi in Vaticano ancora senza la presenza di fedeli a causa del covid-19. Proseguendo le catechesi sulla preghiera, il Pontefice ha approfondito il tema della pre- ghiera di domanda, perché — ha spiegato — «chiedere, sup- plicare... è molto umano», so- prattutto quando «sembra che tutto crolli», nelle «situazioni apparentemente senza sboc- chi»; infatti — ha assicurato — «la preghiera apre squarci di luce nelle tenebre più fitte». Da qui l’esortazione del vesco- vo di Roma a «non avere ver- gogna se sentiamo il bisogno di pregare» e, nel contempo, a «imparare a farlo anche nei tempi felici», ringraziando «Dio per ogni cosa che ci è data», senza «ritenere nulla come scontato o dovuto». PAGINA 11 NOSTRE INFORMAZIONI PAGINA 9 Tre istruzioni della Congregazione per l’educazione cattolica Per regolamentare l’eventuale aggregazione, incorporazione e affiliazione degli istituti di studi superiori, la Congrega- zione per l’educazione cattoli- ca ha varato tre istruzioni ap- provate dal Papa lo scorso 1° dicembre e rese note oggi, mercoledì 9. Spiega il signifi- cato di questi documenti, nati sulla scia della Costituzione apostolica Veritatis gaudium, l’arcivescovo segretario Ange- lo Vincenzo Zani. BE N E D E T TA CAPELLI A PA G I N A 9 ALLINTERNO In Vaticano Incontro sulla crisi in Siria e Iraq PAGINA 6 L’indio al quale apparve la Madonna di Guadalupe Stelle e rose nel giardino di Juan Diego ANTONIO TARALLO A PA G I N A 9

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 9-10 dicembre 2020)

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

Unicuique suum Non praevalebunt

Anno CLX n. 284 (48.608) mercoledì 9 dicembre 2020Città del Vaticano

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

+"!=!?!#

!"

L’omaggio in piazza di Spagna e la messa a Santa Maria Maggiore nel giorno in cui viene resa nota la lettera apostolica «Patris corde»

Nella solennità dell’Immacolata il Papaindice un anno speciale dedicato a san GiuseppePapa Francesco ha com-

piuto un pellegrinaggiomariano in forma priva-ta nel cuore di Roma,

nelle prime ore di martedì 8 di-cembre, solennità dell’Immacola -ta concezione, tra piazza di Spa-gna e la basilica di Santa MariaMaggiore, per affidare alla Madredi Dio tutti coloro che nella città enel mondo sono afflitti dalla ma-lattia e dallo scoraggiamento.

In piazza di Spagna — Laprima tappa dell’itinerario è sta-ta la sosta di preghiera davantialla colonna mariana in piazzaMignanelli, accanto a piazza diSpagna. Alle 7.10, sotto la piog-gia battente, il Papa ha portatoin dono un cesto di rose bianche,ringraziando poi i vigili del fuo-co che stavano generosamenteprestando servizio.

A Santa Maria Maggiore —Il secondo momento è stata la vi-sita alla basilica Liberiana con lapreghiera davanti all’icona dellaSalus populi Romani — e il dono diun altro cesto di rose bianche —e, alle 7.30, la celebrazione dellamessa nella cappella Sistina. IlPapa ha portato con sé il ricordodi sant’Ignazio di Loyola che vicelebrò la prima messa a Nataledel 1538. Al termine Francescoha recitato una preghiera a sanGiuseppe in occasione dellapubblicazione della lettera apo-stolica Con cuore di padre.

«Patris Corde» — Nella stes-sa giornata, infatti, è stato resonoto il testo del documentoscritto dal Pontefice per ricorda-re il 150° anniversario del decretocon cui Pio IX ha dichiarato sanGiuseppe patrono della Chiesauniversale.

Indulgenze — Per l’o ccasioneil Papa ha indetto uno specialeanno — dall’8 dicembre 2020 al-l’8 dicembre 2021 — durante ilquale viene concessa l’indulgen -za plenaria a chi compirà cinqueparticolari atti di pietà o opere dicarità legati al modello rappre-sentato dal padre putativo diGesù.

DA PA G I N A 2 A 5

All’udienza generale

La preghieranon restainascoltata

«Dio risponde sempre: oggi,domani, ma sempre risponde,in un modo o nell’altro». An-che «la Bibbia lo ripete infini-te volte: Dio ascolta il grido dichi lo invoca» e non ci sonosuppliche che rimangano ina-scoltate, nemmeno quelle«balbettate... rimaste nel fon-do del cuore». È questo l’inse-gnamento proposto oggi, 9 di-cembre, da Papa Francesco aquanti seguivano attraverso imezzi di comunicazione l’u-dienza generale del mercoledì,svoltasi in Vaticano ancorasenza la presenza di fedeli acausa del covid-19.

Proseguendo le catechesisulla preghiera, il Pontefice haapprofondito il tema della pre-ghiera di domanda, perché —ha spiegato — «chiedere, sup-plicare... è molto umano», so-prattutto quando «sembra chetutto crolli», nelle «situazioniapparentemente senza sboc-chi»; infatti — ha assicurato —«la preghiera apre squarci diluce nelle tenebre più fitte».Da qui l’esortazione del vesco-vo di Roma a «non avere ver-gogna se sentiamo il bisognodi pregare» e, nel contempo, a«imparare a farlo anche neitempi felici», ringraziando«Dio per ogni cosa che ci èdata», senza «ritenere nullacome scontato o dovuto».

PAGINA 11

NOSTREINFORMAZIONI

PAGINA 9

Tre istruzionidella Congregazione

per l’educazionecattolica

Per regolamentare l’eventualeaggregazione, incorporazionee affiliazione degli istituti distudi superiori, la Congrega-zione per l’educazione cattoli-ca ha varato tre istruzioni ap-provate dal Papa lo scorso 1°dicembre e rese note oggi,mercoledì 9. Spiega il signifi-cato di questi documenti, natisulla scia della Costituzioneapostolica Veritatis gaudium,l’arcivescovo segretario Ange-lo Vincenzo Zani.

BE N E D E T TA CAPELLI A PA G I N A 9

ALL’INTERNO

In Vaticano

Incontro sulla crisiin Siria e Iraq

PAGINA 6

L’indio al quale apparvela Madonna di Guadalupe

Stelle e rosenel giardinodi Juan Diego

ANTONIO TARALLO A PA G I N A 9

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 mercoledì 9 dicembre 2020

Lettera apostolica di Papa Francesco per il 150° anniversario della dichiarazione di san Giuseppe quale patrono della Chiesa universale

Patris corde

LETTERA APOSTOLICAPATRIS CORDE

DEL SANTO PADREFRANCESCO

IN O CCASIONEDEL 150° ANNIVERSARIODELLA DICHIARAZIONE

DI SAN GIUSEPPEQ UA L E PAT R O N O

DELLA CHIESA UNIVERSALE

CON CUORE DI PA D R E : cosìGiuseppe ha amato Gesù,chiamato in tutti e quattro iVangeli «il figlio di Giuseppe»1.

I due Evangelisti che hannoposto in rilievo la sua figura,Matteo e Luca, raccontanopoco, ma a sufficienza per farcapire che tipo di padre eglifosse e la missione affidataglidalla Provvidenza.

Sappiamo che egli era unumile falegname (cfr. Mt 13,55), promesso sposo di Maria(cfr. Mt 1, 18; Lc 1, 27); un «uo-mo giusto» (Mt 1, 19), semprepronto a eseguire la volontà diDio manifestata nella sua Leg-ge (cfr. Lc 2, 22.27.39) e me-diante ben quattro sogni (cfr.Mt 1, 20; 2, 13.19.22). Dopo unlungo e faticoso viaggio daNazaret a Betlemme, vide na-scere il Messia in una stalla,perché altrove «non c’era po-

preso la profezia che Simeonefece nei confronti di Gesù e diMaria (cfr. Lc 2, 22-35). Per di-fendere Gesù da Erode, sog-giornò da straniero in Egitto(cfr. Mt 2, 13-18). Ritornato inpatria, visse nel nascondimen-to del piccolo e sconosciutovillaggio di Nazaret in Galilea— da dove, si diceva, “non sor-ge nessun profeta” e “non puòmai venire qualcosa di buono”(cfr. Gv 7, 52; 1,46) —, lontanoda Betlemme, sua città natale,e da Gerusalemme, dove sor-geva il Tempio. Quando, pro-prio durante un pellegrinag-gio a Gerusalemme, smarriro-no Gesù dodicenne, lui e Ma-ria lo cercarono angosciati e loritrovarono nel Tempio men-tre discuteva con i dottori del-la Legge (cfr. Lc 2, 41-50).

Dopo Maria, Madre diDio, nessun Santo occupatanto spazio nel Magisteropontificio quanto Giuseppe,suo sposo. I miei Predecessorihanno approfondito il mes-saggio racchiuso nei pochi da-ti tramandati dai Vangeli perevidenziare maggiormente ilsuo ruolo centrale nella storiadella salvezza: il Beato Pio IXlo ha dichiarato «Patrono del-la Chiesa Cattolica»2, il Vene-rabile Pio XII lo ha presentatoquale «Patrono dei lavorato-ri»3 e San Giovanni Paolo IIcome «Custode del Redento-re » 4. Il popolo lo invoca come«patrono della buona mor-te»5.

Pertanto, al compiersi di150 anni dalla sua dichiarazio-ne quale Patrono della ChiesaCattolica fatta dal Beato Pio IX,l’8 dicembre 1870, vorrei — co-me dice Gesù — che “la boccaesprimesse ciò che nel cuore

religiose e tanti ma tanti altriche hanno compreso che nes-suno si salva da solo. […]Quanta gente esercita ognigiorno pazienza e infondesperanza, avendo cura di nonseminare panico ma corre-sponsabilità. Quanti padri,madri, nonni e nonne, inse-gnanti mostrano ai nostribambini, con gesti piccoli equotidiani, come affrontare eattraversare una crisi riadat-tando abitudini, alzando glisguardi e stimolando la pre-ghiera. Quante persone prega-no, offrono e intercedono peril bene di tutti»6. Tutti posso-no trovare in San Giuseppe,l’uomo che passa inosservato,l’uomo della presenza quoti-diana, discreta e nascosta, unintercessore, un sostegno euna guida nei momenti di dif-ficoltà. San Giuseppe ci ricor-da che tutti coloro che stannoapparentemente nascosti o in“seconda linea” hanno un pro-tagonismo senza pari nellastoria della salvezza. A tuttiloro va una parola di ricono-scimento e di gratitudine.

1. Padre amato

La grandezza di San Giu-seppe consiste nel fatto cheegli fu lo sposo di Maria e ilpadre di Gesù. In quanto tale,«si pose al servizio dell’i n t e rodisegno salvifico», come affer-ma San Giovanni Crisosto-mo7.

San Paolo VI osserva che lasua paternità si è espressa con-cretamente «nell’aver fattodella sua vita un servizio, unsacrificio, al mistero dell’incar-nazione e alla missione reden-trice che vi è congiunta; nell’a-

ver usato dell’autoritàlegale, che a lui

spettava sullasacra Famiglia,

per farle tota-

voti, tra i quali Teresa d’Ávila,che lo adottò come avvocato eintercessore, raccomandandosimolto a lui e ricevendo tutte legrazie che gli chiedeva; inco-raggiata dalla propria espe-rienza, la Santa persuadeva glialtri ad essergli devoti9.

In ogni manuale di preghie-re si trova qualche orazione aSan Giuseppe. Particolari in-vocazioni gli vengono rivoltetutti i mercoledì e specialmen-te durante l’intero mese dimarzo, tradizionalmente a luidedicato10.

La fiducia del popolo inSan Giuseppe è riassunta nel-l’espressione “Ite ad Ioseph”, chefa riferimento al tempo di ca-restia in Egitto quando la gen-te chiedeva il pane al faraoneed egli rispondeva: «Andateda Giuseppe; fate quello chevi dirà» (Gen 41, 55). Si tratta-va di Giuseppe figlio di Gia-cobbe, che fu venduto per in-vidia dai fratelli (cfr. Gen 37, 11-28) e che — stando alla narra-zione biblica — successiva-mente divenne vice-re dell’E-gitto (cfr. Gen 41, 41-44).

Come discendente di Davi-de (cfr. Mt 1, 16.20), dalla cuiradice doveva germogliare Ge-sù secondo la promessa fatta aDavide dal profeta Natan (cfr.2 Sam 7), e come sposo di Ma-ria di Nazaret, San Giuseppeè la cerniera che unisce l’Anti-co e il Nuovo Testamento.

2. Padre nella tenerezza

Giuseppe vide crescere Ge-sù giorno dopo giorno «in sa-pienza, età e grazia davanti aDio e agli uomini» (Lc 2, 52).Come il Signore fece conIsraele, così egli “gli ha inse-gnato a camminare, tenendoloper mano: era per lui come ilpadre che solleva un bimbo al-la sua guancia, si chinava su dilui per dargli da mangiare”

(cfr. Os 11, 3-4).Gesù ha visto la

tenerezza di Dio inGiuseppe: «Comeè tenero un padre

verso i figli, cosìil Signore è te-nero verso quelliche lo temono»(Sal 103, 13).

Giuseppe avràsentito certamente

riecheggiare nella sinagoga,durante la preghiera dei Sal-mi, che il Dio d’Israele è unDio di tenerezza11, che è buo-no verso tutti e «la sua tene-rezza si espande su tutte lecreature» (Sal 145, 9).

La storia della salvezza sicompie «nella speranza controogni speranza» (Rm 4, 18) at-traverso le nostre debolezze.Troppe volte pensiamo cheDio faccia affidamento solosulla parte buona e vincente dinoi, mentre in realtà la mag-gior parte dei suoi disegni sirealizza attraverso e nonostan-te la nostra debolezza. È que-sto che fa dire a San Paolo:«Affinché io non monti in su-perbia, è stata data alla miacarne una spina, un inviato diSatana per percuotermi, per-ché io non monti in superbia. A causa di questo per tre vol-

te ho pregato il Signore chel’allontanasse da me. Ed eglimi ha detto: “Ti basta la miagrazia; la forza infatti si mani-festa pienamente nella debo-lezza”» (2 Cor 12, 7-9).

Se questa è la prospettivadell’economia della salvezza,dobbiamo imparare ad acco-gliere la nostra debolezza conprofonda tenerezza12.

Il Maligno ci fa guardarecon giudizio negativo la no-stra fragilità, lo Spirito invecela porta alla luce con tenerez-za. È la tenerezza la manieramigliore per toccare ciò che èfragile in noi. Il dito puntato eil giudizio che usiamo nei con-fronti degli altri molto spessosono segno dell’incapacità diaccogliere dentro di noi la no-stra stessa debolezza, la nostrastessa fragilità. Solo la tene-rezza ci salverà dall’opera del-l’Accusatore (cfr. Ap 12, 10).Per questo è importante in-contrare la Misericordia diDio, specie nel Sacramentodella Riconciliazione, facendoun’esperienza di verità e tene-rezza. Paradossalmente ancheil Maligno può dirci la verità,ma, se lo fa, è per condannar-ci. Noi sappiamo però che laVerità che viene da Dio non cicondanna, ma ci accoglie, ciabbraccia, ci sostiene, ci per-dona. La Verità si presenta anoi sempre come il Padre mi-sericordioso della parabola(cfr. Lc 15, 11-32): ci viene in-contro, ci ridona la dignità, cirimette in piedi, fa festa pernoi, con la motivazione che«questo mio figlio era mortoed è tornato in vita, era perdu-to ed è stato ritrovato» (v.24).

Anche attraverso l’angustiadi Giuseppe passa la volontàdi Dio, la sua storia, il suoprogetto. Giuseppe ci insegnacosì che avere fede in Diocomprende pure il credere cheEgli può operare anche attra-verso le nostre paure, le nostrefragilità, la nostra debolezza.E ci insegna che, in mezzo alletempeste della vita, non dob-biamo temere di lasciare a Dioil timone della nostra barca. Avolte noi vorremmo controlla-re tutto, ma Lui ha sempreuno sguardo più grande.

3. Padre nell’obbedienza

Analogamente a ciò cheDio ha fatto con Maria, quan-do le ha manifestato il suopiano di salvezza, così anche aGiuseppe ha rivelato i suoi di-segni; e lo ha fatto tramite isogni, che nella Bibbia, comepresso tutti i popoli antichi,venivano considerati comeuno dei mezzi con i quali Diomanifesta la sua volontà13.

Giuseppe è fortemente an-gustiato davanti all’incom-prensibile gravidanza di Ma-ria: non vuole «accusarla pub-blicamente»14, ma decide di«ripudiarla in segreto» (Mt 1,19). Nel primo sogno l’angelolo aiuta a risolvere il suo gravedilemma: «Non temere diprendere con te Maria, tuasposa. Infatti, il bambino cheè generato in lei viene dalloSpirito Santo; ella darà alla lu-

ce un figlio e tu lo chiameraiGesù: egli infatti salverà il suopopolo dai suoi peccati» (Mt1, 20-21). La sua risposta fuimmediata: «Quando si destòdal sonno, fece come gli avevaordinato l’angelo» (Mt 1, 24).Con l’obbedienza egli superòil suo dramma e salvò Maria.

Nel secondo sogno l’angeloordina a Giuseppe: «Alzati,prendi con te il bambino e suamadre, fuggi in Egitto e restalà finché non ti avvertirò: Ero-de infatti vuole cercare il bam-bino per ucciderlo» (Mt 2, 13).Giuseppe non esitò ad obbe-dire, senza farsi domande sul-le difficoltà cui sarebbe anda-to incontro: «Egli si alzò, nel-la notte, prese il bambino esua madre e si rifugiò in Egit-to, dove rimase fino alla mor-te di Erode» (Mt 2, 14-15).

In Egitto Giuseppe, con fi-ducia e pazienza, attese dal-l’angelo il promesso avviso perritornare nel suo Paese. Appe-na il messaggero divino, in unterzo sogno, dopo averlo in-formato che erano morti quelliche cercavano di uccidere ilbambino, gli ordina di alzarsi,di prendere con sé il bambinoe sua madre e ritornare nellaterra d’Israele (cfr. Mt 2, 19-20), egli ancora una volta ob-bedisce senza esitare: «Si alzò,prese il bambino e sua madreed entrò nella terra d’Israele»(Mt 2, 21).

Ma durante il viaggio di ri-torno, «quando venne a sape-re che nella Giudea regnavaArchelao al posto di suo padreErode, ebbe paura di andarvi.Avvertito poi in sogno — ed èla quarta volta che accade — siritirò nella regione della Gali-lea e andò ad abitare in unacittà chiamata Nazaret» (Mt 2,22-23).

L’evangelista Luca, da par-te sua, riferisce che Giuseppeaffrontò il lungo e disagevoleviaggio da Nazaret a Betlem-me, secondo la legge dell’im-peratore Cesare Augusto rela-tiva al censimento, per farsi re-

sto per loro» (Lc 2, 7). Fu testi-mone dell’adorazione dei pa-stori (cfr. Lc 2, 8-20) e dei Ma-gi (cfr. Mt 2, 1-12), che rappre-sentavano rispettivamente ilpopolo d’Israele e i popoli pa-gani.

Ebbe il coraggio di assume-re la paternità legale di Gesù,a cui impose il nome rivelatodall’Angelo: «Tu lo chiameraiGesù: egli infatti salverà il suopopolo dai suoi peccati» (Mt1, 21). Come è noto, dare unnome a una persona o a unacosa presso i popoli antichi si-gnificava conseguirne l’appar-tenenza, come fece Adamo nelracconto della Genesi (cfr. 2,19-20).

Nel Tempio, quaranta gior-ni dopo la nascita, insieme allamadre Giuseppe offrì il Bam-bino al Signore e ascoltò sor-

sovrabb onda” (cfr. Mt 12, 34),per condividere con voi alcuneriflessioni personali su questastraordinaria figura, tanto vici-na alla condizione umana diciascuno di noi. Tale desiderioè cresciuto durante questi mesidi pandemia, in cui possiamosperimentare, in mezzo allacrisi che ci sta colpendo, che«le nostre vite sono tessute esostenute da persone comuni— solitamente dimenticate —che non compaiono nei titolidei giornali e delle riviste nénelle grandi passerelle dell’ul-timo show ma, senza dubbio,stanno scrivendo oggi gli av-venimenti decisivi della nostrastoria: medici, infermiere e in-fermieri, addetti dei supermer-cati, addetti alle pulizie, ba-danti, trasportatori, forze del-l’ordine, volontari, sacerdoti,

le dono di sé, della sua vita,del suo lavoro; nell’aver con-vertito la sua umana vocazio-ne all’amore domestico nellasovrumana oblazione di sé,del suo cuore e di ogni capaci-tà, nell’amore posto a serviziodel Messia germinato nellasua casa»8.

Per questo suo ruolo nellastoria della salvezza, San Giu-seppe è un padre che è statosempre amato dal popolo cri-stiano, come dimostra il fattoche in tutto il mondo gli sonostate dedicate numerose chie-se; che molti Istituti religiosi,Confraternite e gruppi eccle-siali sono ispirati alla sua spiri-tualità e ne portano il nome; eche in suo onore si svolgonoda secoli varie rappresentazio-ni sacre. Tanti Santi e Santefurono suoi appassionati de-

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 9 dicembre 2020 pagina 3

Lettera apostolica di Papa Francesco per il 150° anniversario della dichiarazione di san Giuseppe quale patrono della Chiesa universale

gistrare nella sua città di origi-ne. E proprio in questa circo-stanza nacque Gesù (cfr. 2, 1-7), e fu iscritto all’anagrafedell’Impero, come tutti gli al-tri bambini.

San Luca, in particolare, sipreoccupa di rilevare che i ge-nitori di Gesù osservavanotutte le prescrizioni della Leg-ge: i riti della circoncisione diGesù, della purificazione diMaria dopo il parto, dell’of-ferta a Dio del primogenito(cfr. 2, 21-24)15.

In ogni circostanza dellasua vita, Giuseppe seppe pro-nunciare il suo “fiat”, comeMaria nell’Annunciazione eGesù nel Getsemani.

Giuseppe, nel suo ruolo dicapo famiglia, insegnò a Gesùad essere sottomesso ai genito-ri (cfr. Lc 2, 51), secondo il co-mandamento di Dio (cfr. Es20, 12).

Nel nascondimento di Na-zaret, alla scuola di Giuseppe,Gesù imparò a fare la volontàdel Padre. Tale volontà diven-ne suo cibo quotidiano (cfr.Gv 4, 34). Anche nel momentopiù difficile della sua vita, vis-suto nel Getsemani, preferì fa-re la volontà del Padre e nonla propria16 e si fece «obbe-diente fino alla morte […] dicroce» (Fil 2, 8). Per questo,l’autore della Lettera agliEbrei conclude che Gesù «im-parò l’obbedienza da ciò chepatì» (5, 8).

Da tutte queste vicende ri-sulta che Giuseppe «è statochiamato da Dio a servire di-rettamente la persona e la mis-sione di Gesù mediante l’eser-cizio della sua paternità: pro-prio in tal modo egli cooperanella pienezza dei tempi algrande mistero della Reden-zione ed è veramente ministrodella salvezza»1 7.

4. Padre nell’accoglienza

Giuseppe accoglie Mariasenza mettere condizioni pre-

ventive. Si fida delle paroledell’Angelo. «La nobiltà delsuo cuore gli fa subordinarealla carità quanto ha imparatoper legge; e oggi, in questomondo nel quale la violenzapsicologica, verbale e fisicasulla donna è evidente, Giu-seppe si presenta come figuradi uomo rispettoso, delicatoche, pur non possedendo tuttele informazioni, si decide perla reputazione, la dignità e lavita di Maria. E nel suo dub-bio su come agire nel modomigliore, Dio lo ha aiutato ascegliere illuminando il suogiudizio»18.

Tante volte, nella nostra vi-ta, accadono avvenimenti dicui non comprendiamo il si-gnificato. La nostra prima rea-zione è spesso di delusione eribellione. Giuseppe lascia daparte i suoi ragionamenti perfare spazio a ciò che accade e,per quanto possa apparire aisuoi occhi misterioso, egli loaccoglie, se ne assume la re-sponsabilità e si riconcilia conla propria storia. Se non ci ri-conciliamo con la nostra sto-ria, non riusciremo nemmenoa fare un passo successivo,perché rimarremo sempre inostaggio delle nostre aspettati-ve e delle conseguenti delusio-ni.

La vita spirituale che Giu-seppe ci mostra non è una viache spiega, ma una via che acco-glie. Solo a partire da questaaccoglienza, da questa riconci-liazione, si può anche intuireuna storia più grande, un si-gnificato più profondo. Sem-brano riecheggiare le ardentiparole di Giobbe, che all’invi-to della moglie a ribellarsi pertutto il male che gli accade ri-sponde: «Se da Dio accettia-mo il bene, perché non do-vremmo accettare il male?»(Gb 2, 10).

Giuseppe non è un uomorassegnato passivamente. Ilsuo è un coraggioso e forteprotagonismo. L’accoglienza èun modo attraverso cui si ma-nifesta nella nostra vita il do-no della fortezza che ci vienedallo Spirito Santo. Solo il Si-gnore può darci la forza di ac-cogliere la vita così com’è, difare spazio anche a quella par-te contradditoria, inaspettata,deludente dell’esistenza.

La venuta di Gesù in mezzoa noi è un dono del Padre, af-finché ciascuno si riconcili conla carne della propria storiaanche quando non la com-prende fino in fondo.

Come Dio ha detto al no-stro Santo: «Giuseppe, figliodi Davide, non temere» (Mt 1,20), sembra ripetere anche anoi: “Non abbiate paura!”.Occorre deporre la rabbia e ladelusione e fare spazio, senzaalcuna rassegnazione monda-na ma con fortezza piena disperanza, a ciò che non abbia-mo scelto eppure esiste. Acco-gliere così la vita ci introducea un significato nascosto. Lavita di ciascuno di noi può ri-partire miracolosamente, setroviamo il coraggio di viverlasecondo ciò che ci indica ilVangelo. E non importa se or-mai tutto sembra aver presouna piega sbagliata e se alcune

cose ormai sono irreversibili.Dio può far germogliare fioritra le rocce. Anche se il nostrocuore ci rimprovera qualcosa,Egli «è più grande del nostrocuore e conosce ogni cosa» (1Gv 3, 20).

Torna ancora una volta ilrealismo cristiano, che nonbutta via nulla di ciò che esi-ste. La realtà, nella sua miste-riosa irriducibilità e comples-sità, è portatrice di un sensodell’esistenza con le sue luci ele sue ombre. È questo che fadire all’apostolo Paolo: «Noisappiamo che tutto concorreal bene, per quelli che amanoDio» (Rm 8, 28). E Sant’Ago-stino aggiunge: «anche quelloche viene chiamato male (etiamillud quod malum dicitur)»19. Inquesta prospettiva totale, la fe-de dà significato ad ogni even-to lieto o triste.

Lungi da noi allora il pen-sare che credere significhi tro-vare facili soluzioni consolato-rie. La fede che ci ha insegna-to Cristo è invece quella chevediamo in San Giuseppe, chenon cerca scorciatoie, ma af-fronta “ad occhi aperti” quelloche gli sta capitando, assu-mendone in prima persona laresp onsabilità.

L’accoglienza di Giuseppeci invita ad accogliere gli altri,senza esclusione, così comesono, riservando una predile-zione ai deboli, perché Diosceglie ciò che è debole (cfr. 1Cor 1, 27), è «padre degli orfa-ni e difensore delle vedove»(Sal 68, 6) e comanda di ama-re lo straniero20. Voglio imma-ginare che dagli atteggiamentidi Giuseppe Gesù abbia presolo spunto per la parabola delfiglio prodigo e del padre mi-sericordioso (cfr. Lc 15, 11-32).

5. Padre dal coraggio creativo

Se la prima tappa di ognivera guarigione interiore è ac-cogliere la propria storia, ossiafare spazio dentro noi stessianche a ciò che non abbiamoscelto nella nostra vita, serveperò aggiungere un’altra ca-ratteristica importante: il co-raggio creativo. Esso emergesoprattutto quando si incon-trano difficoltà. Infatti, davan-ti a una difficoltà ci si può fer-mare e abbandonare il campo,oppure ingegnarsi in qualchemodo. Sono a volte proprio ledifficoltà che tirano fuori daciascuno di noi risorse chenemmeno pensavamo di ave-re .

Molte volte, leggendo i“Vangeli dell’infanzia”, ci vie-ne da domandarci perché Dionon sia intervenuto in manieradiretta e chiara. Ma Dio inter-viene per mezzo di eventi epersone. Giuseppe è l’uomomediante il quale Dio si pren-de cura degli inizi della storiadella redenzione. Egli è il vero“miracolo” con cui Dio salva ilBambino e sua madre. Il Cielointerviene fidandosi del corag-gio creativo di quest’uomo,che giungendo a Betlemme enon trovando un alloggio do-ve Maria possa partorire, siste-ma una stalla e la riassetta, af-finché diventi quanto più pos-

sibile un luogo accogliente peril Figlio di Dio che viene nelmondo (cfr. Lc 2, 6-7). Davantiall’incombente pericolo diErode, che vuole uccidere ilBambino, ancora una volta insogno Giuseppe viene allerta-to per difendere il Bambino, enel cuore della notte organiz-za la fuga in Egitto (cfr. Mt 2,13-14).

A una lettura superficiale diquesti racconti, si ha semprel’impressione che il mondo siain balia dei forti e dei potenti,ma la “buona notizia” delVangelo sta nel far vedere co-me, nonostante la prepotenzae la violenza dei dominatoriterreni, Dio trovi sempre ilmodo per realizzare il suo pia-no di salvezza. Anche la no-stra vita a volte sembra in ba-lia dei poteri forti, ma il Van-gelo ci dice che ciò che conta,Dio riesce sempre a salvarlo, acondizione che usiamo lo stes-so coraggio creativo del car-pentiere di Nazaret, il quale satrasformare un problema inun’opportunità anteponendosempre la fiducia nella Provvi-denza.

Se certe volte Dio sembranon aiutarci, ciò non significache ci abbia abbandonati, mache si fida di noi, di quello chepossiamo progettare, inventa-re, trovare.

Si tratta dello stesso corag-gio creativo dimostrato dagliamici del paralitico che, perpresentarlo a Gesù, lo calaro-no giù dal tetto (cfr. Lc 5, 17-26). La difficoltà non fermòl’audacia e l’ostinazione diquegli amici. Essi erano con-vinti che Gesù poteva guarireil malato e «non trovando daqual parte farlo entrare a cau-sa della folla, salirono sul tettoe, attraverso le tegole, lo cala-rono con il lettuccio davanti aGesù nel mezzo della stanza.Vedendo la loro fede, disse:“Uomo, ti sono perdonati ituoi peccati”» (vv. 19-20). Ge-sù riconosce la fede creativacon cui quegli uomini cercanodi portargli il loro amico mala-to.

Il Vangelo non dà informa-zioni riguardo al tempo in cuiMaria e Giuseppe e il Bambi-no rimasero in Egitto. Certa-mente però avranno dovutomangiare, trovare una casa, unlavoro. Non ci vuole moltaimmaginazione per colmare ilsilenzio del Vangelo a questoproposito. La santa Famigliadovette affrontare problemiconcreti come tutte le altre fa-miglie, come molti nostri fra-telli migranti che ancora oggirischiano la vita costretti dallesventure e dalla fame. In que-sto senso, credo che San Giu-seppe sia davvero uno specialepatrono per tutti coloro chedevono lasciare la loro terra acausa delle guerre, dell’o dio,della persecuzione e della mi-seria.

Alla fine di ogni vicendache vede Giuseppe come pro-tagonista, il Vangelo annotache egli si alza, prende con séil Bambino e sua madre, e faciò che Dio gli ha ordinato(cfr. Mt 1, 24; 2, 14.21). In ef-fetti, Gesù e Maria sua Madresono il tesoro più prezioso

della nostra fede21.Nel piano della salvezza

non si può separare il Figliodalla Madre, da colei che«avanzò nella peregrinazionedella fede e serbò fedelmentela sua unione col Figlio sinoalla croce»22.

Dobbiamo sempre doman-darci se stiamo proteggendocon tutte le nostre forze Gesùe Maria, che misteriosamentesono affidati alla nostra re-sponsabilità, alla nostra cura,alla nostra custodia. Il Figliodell’Onnipotente viene nelmondo assumendo una condi-zione di grande debolezza. Sifa bisognoso di Giuseppe peressere difeso, protetto, accudi-to, cresciuto. Dio si fida diquest’uomo, così come fa Ma-ria, che in Giuseppe trova co-lui che non solo vuole salvarlela vita, ma che provvederàsempre a lei e al Bambino. Inquesto senso San Giuseppenon può non essere il Custodedella Chiesa, perché la Chiesaè il prolungamento del Corpodi Cristo nella storia, e nellostesso tempo nella maternitàdella Chiesa è adombrata lamaternità di Maria23. Giusep-pe, continuando a proteggerela Chiesa, continua a proteg-gere il Bambino e sua madre, e an-che noi amando la Chiesacontinuiamo ad amare il Bam-bino e sua madre.

Questo Bambino è Coluiche dirà: «Tutto quello cheavete fatto a uno solo di questimiei fratelli più piccoli, l’avetefatto a me» (Mt 25, 40). Cosìogni bisognoso, ogni povero,ogni sofferente, ogni mori-bondo, ogni forestiero, ognicarcerato, ogni malato sono “ilBambino” che Giuseppe con-tinua a custodire. Ecco perchéSan Giuseppe è invocato co-me protettore dei miseri, deibisognosi, degli esuli, degli af-flitti, dei poveri, dei moribon-di. Ed ecco perché la Chiesanon può non amare innanzi-tutto gli ultimi, perché Gesùha posto in essi una preferen-za, una sua personale identifi-cazione. Da Giuseppe dobbia-mo imparare la medesima curae responsabilità: amare ilBambino e sua madre; amare iSacramenti e la carità; amarela Chiesa e i poveri. Ognunadi queste realtà è sempre ilBambino e sua madre.

6. Padre lavoratore

Un aspetto che caratterizzaSan Giuseppe e che è statoposto in evidenza sin dai tem-pi della prima Enciclica socia-le, la Rerum novarum di LeoneXIII, è il suo rapporto con il la-voro. San Giuseppe era uncarpentiere che ha lavoratoonestamente per garantire ilsostentamento della sua fami-glia. Da lui Gesù ha imparatoil valore, la dignità e la gioiadi ciò che significa mangiare ilpane frutto del proprio lavo-ro .

In questo nostro tempo, nelquale il lavoro sembra esseretornato a rappresentare un’ur-gente questione sociale e la di-soccupazione raggiunge taloralivelli impressionanti, anche in

quelle nazioni dove per decen-ni si è vissuto un certo benes-sere, è necessario, con rinno-vata consapevolezza, com-prendere il significato del la-voro che dà dignità e di cui ilnostro Santo è esemplare pa-t ro n o .

Il lavoro diventa partecipa-zione all’opera stessa della sal-vezza, occasione per affrettarel’avvento del Regno, sviluppa-re le proprie potenzialità equalità, mettendole al serviziodella società e della comunio-ne; il lavoro diventa occasionedi realizzazione non solo persé stessi, ma soprattutto perquel nucleo originario dellasocietà che è la famiglia. Unafamiglia dove mancasse il la-voro è maggiormente espostaa difficoltà, tensioni, fratture eperfino alla tentazione dispe-rata e disperante del dissolvi-mento. Come potremmo par-lare della dignità umana senzaimpegnarci perché tutti e cia-scuno abbiano la possibilità diun degno sostentamento?

La persona che lavora, qua-lunque sia il suo compito, col-labora con Dio stesso, diventaun po’ creatore del mondo checi circonda. La crisi del nostrotempo, che è crisi economica,sociale, culturale e spirituale,può rappresentare per tutti unappello a riscoprire il valore,l’importanza e la necessità dellavoro per dare origine a unanuova “normalità”, in cui nes-suno sia escluso. Il lavoro diSan Giuseppe ci ricorda cheDio stesso fatto uomo non hadisdegnato di lavorare. Laperdita del lavoro che colpiscetanti fratelli e sorelle, e che èaumentata negli ultimi tempia causa della pandemia di Co-vid-19, dev’essere un richiamoa rivedere le nostre priorità.Imploriamo San Giuseppe la-voratore perché possiamo tro-vare strade che ci impegnino adire: nessun giovane, nessunapersona, nessuna famiglia sen-za lavoro!

7. Padre nell’o m b ra

Lo scrittore polacco JanD obraczyński, nel suo libroL’ombra del Padre24, ha narratoin forma di romanzo la vita diSan Giuseppe. Con la sugge-stiva immagine dell’ombra de-finisce la figura di Giuseppe,che nei confronti di Gesù èl’ombra sulla terra del PadreCeleste: lo custodisce, lo pro-tegge, non si stacca mai da Luiper seguire i suoi passi. Pen-siamo a ciò che Mosè ricorda aIsraele: «Nel deserto […] haivisto come il Signore, tuo Dio,ti ha portato, come un uomoporta il proprio figlio, per tut-to il cammino» (Dt 1, 31). CosìGiuseppe ha esercitato la pa-ternità per tutta la sua vita25.

Padri non si nasce, lo si di-venta. E non lo si diventa soloperché si mette al mondo unfiglio, ma perché ci si prenderesponsabilmente cura di lui.Tutte le volte che qualcuno siassume la responsabilità dellavita di un altro, in un certosenso esercita la paternità nei

SEGUE A PAGINA 4

Guido Reni«San Giuseppe e il Bambino» (1635)Nella foto in basso a sinistra:«San Giuseppe dormiente»

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 mercoledì 9 dicembre 2020

Lettera apostolica di Papa Francesco per il 150° anniversario della dichiarazione di san Giuseppe quale patrono della Chiesa universale

suoi confronti.Nella società del nostro

tempo, spesso i figli sembranoessere orfani di padre. Anchela Chiesa di oggi ha bisognodi padri. È sempre attualel’ammonizione rivolta da SanPaolo ai Corinzi: «Potresteavere anche diecimila pedago-ghi in Cristo, ma non certomolti padri» (1 Cor 4, 15); eogni sacerdote o vescovo do-vrebbe poter aggiungere comel’Apostolo: «Sono io che vi hogenerato in Cristo Gesù me-diante il Vangelo» (ibid.). E aiGalati dice: «Figli miei, che iodi nuovo partorisco nel dolorefinché Cristo non sia formatoin voi!» (4, 19).

Essere padri significa intro-durre il figlio all’esp erienzadella vita, alla realtà. Non trat-tenerlo, non imprigionarlo,non possederlo, ma renderlocapace di scelte, di libertà, dipartenze. Forse per questo, ac-canto all’appellativo di padre,a Giuseppe la tradizione hamesso anche quello di “castis-simo”. Non è un’indicazionemeramente affettiva, ma la sin-tesi di un atteggiamento cheesprime il contrario del pos-sesso. La castità è la libertà dalpossesso in tutti gli ambiti del-la vita. Solo quando un amoreè casto, è veramente amore.L’amore che vuole possedere,alla fine diventa sempre peri-coloso, imprigiona, soffoca,rende infelici. Dio stesso haamato l’uomo con amore ca-sto, lasciandolo libero anchedi sbagliare e di mettersi con-tro di Lui. La logica dell’amo-re è sempre una logica di liber-tà, e Giuseppe ha saputo ama-re in maniera straordinaria-mente libera. Non ha maimesso sé stesso al centro. Hasaputo decentrarsi, mettere alcentro della sua vita Maria eGesù.

La felicità di Giuseppe nonè nella logica del sacrificio disé, ma del dono di sé. Non sipercepisce mai in quest’uomofrustrazione, ma solo fiducia.Il suo persistente silenzio noncontempla lamentele ma sem-pre gesti concreti di fiducia. Ilmondo ha bisogno di padri,rifiuta i padroni, rifiuta cioèchi vuole usare il possesso del-l’altro per riempire il propriovuoto; rifiuta coloro che con-fondono autorità con autorita-rismo, servizio con servilismo,confronto con oppressione,carità con assistenzialismo,forza con distruzione. Ognivera vocazione nasce dal donodi sé, che è la maturazione delsemplice sacrificio. Anche nelsacerdozio e nella vita consa-crata viene chiesto questo tipodi maturità. Lì dove una voca-zione, matrimoniale, celibata-ria o verginale, non giunge al-la maturazione del dono di séfermandosi solo alla logica delsacrificio, allora invece di farsisegno della bellezza e dellagioia dell’amore rischia diesprimere infelicità, tristezza ef ru s t r a z i o n e .

La paternità che rinunciaalla tentazione di vivere la vitadei figli spalanca sempre spaziall’inedito. Ogni figlio portasempre con sé un mistero, uninedito che può essere rivelatosolo con l’aiuto di un padreche rispetta la sua libertà. Unpadre consapevole di comple-tare la propria azione educati-va e di vivere pienamente la

paternità solo quando si è reso“inutile”, quando vede che ilfiglio diventa autonomo ecammina da solo sui sentieridella vita, quando si pone nel-la situazione di Giuseppe, ilquale ha sempre saputo chequel Bambino non era suo, maera stato semplicemente affi-dato alle sue cure. In fondo, èciò che lascia intendere Gesùquando dice: «Non chiamate“p a d re ” nessuno di voi sullaterra, perché uno solo è il Pa-dre vostro, quello celeste» (Mt23, 9).

Tutte le volte che ci trovia-mo nella condizione di eserci-tare la paternità, dobbiamosempre ricordare che non èmai esercizio di possesso, ma“segno” che rinvia a una pa-ternità più alta. In un certosenso, siamo tutti sempre nellacondizione di Giuseppe: om-bra dell’unico Padre celeste,che «fa sorgere il sole sui cat-tivi e sui buoni, e fa pioveresui giusti e sugli ingiusti» (Mt

CO N T I N UA DA PA G I N A 3 5, 45); e ombra che segue il Fi-glio.

***

«Alzati, prendi con te ilbambino e sua madre» (Mt 2,13), dice Dio a San Giuseppe.

Lo scopo di questa LetteraApostolica è quello di accre-scere l’amore verso questogrande Santo, per essere spintia implorare la sua intercessio-ne e per imitare le sue virtù e ilsuo slancio.

Infatti, la specifica missionedei Santi è non solo quella diconcedere miracoli e grazie,ma di intercedere per noi da-vanti a Dio, come fecero Abra-mo26 e Mosè27, come fa Gesù,«unico mediatore» (1 Tm 2, 5),che presso Dio Padre è il no-stro «avvocato» (1 Gv 2, 1),«sempre vivo per intercederein [nostro] favore» (Eb 7, 25;cfr. Rm 8, 34).

I Santi aiutano tutti i fedeli«a perseguire la santità e la

perfezione del proprio sta-to»28. La loro vita è una provaconcreta che è possibile vivereil Vangelo.

Gesù ha detto: «Imparateda me, che sono mite e umiledi cuore» (Mt 11, 29), ed essi aloro volta sono esempi di vitada imitare. San Paolo ha espli-citamente esortato: «Diventa-te miei imitatori!» (1 Cor 4,16)29. San Giuseppe lo dice at-traverso il suo eloquente silen-zio.

Davanti all’esempio di tantiSanti e di tante Sante, Sant’A-gostino si chiese: «Ciò chequesti e queste hanno potutofare, tu non lo potrai?». E cosìapprodò alla conversione defi-nitiva esclamando: «Tardi tiho amato, o Bellezza tanto an-tica e tanto nuova!»30.

Non resta che implorare daSan Giuseppe la grazia dellegrazie: la nostra conversione.

A lui rivolgiamo la nostrap re g h i e r a :Salve, custode del Redentore,e sposo della Vergine Maria.A te Dio affidò il suo Figlio;in te Maria ripose la suafiducia;con te Cristo diventò uomo.O Beato Giuseppe, mostrati padreanche per noi,e guidaci nel cammino della vita.Ottienici grazia, misericordiae coraggio,e difendici da ogni male. Amen.

Roma, presso San Giovanniin Laterano, 8 dicembre,

Solennità dell’ImmacolataConcezione della B.V. Maria,

dell’anno 2020, ottavodel mio pontificato.

1 Lc 4, 22; Gv 6, 42; cfr. Mt 13,55; Mc 6, 3.2 S. RITUUM CONGREG., Que-madmodum Deus (8 dicembre1870): ASS 6 (1870-71), 194.3 Cfr. Discorso alle ACLI in occasionedella Solennità di San Giuseppe Ar-tigiano (1 maggio 1955): AAS 47(1955), 406.4 Esort. ap. Redemptoris custos (15agosto 1989): AAS 82 (1990), 5-34.5 Catechismo della Chiesa Cattolica,1014.6 Meditazione in tempo di pandemia(27 marzo 2020): «L’O sserva-t o re Romano», 29 marzo2020, p. 10.7 In Matth. Hom, V, 3: PG 57, 58.8 Omelia (19 marzo 1966): Inse-gnamenti di Paolo VI, IV (1966),110.9 Cfr. Libro della vita, 6, 6-8.10 Tutti i giorni, da più diquarant’anni, dopo le Lodi,recito una preghiera a SanGiuseppe tratta da un librofrancese di devozioni, del-l’Ottocento, della Congrega-zione delle Religiose di Gesùe Maria, che esprime devozio-ne, fiducia e una certa sfida aSan Giuseppe: «Glorioso Pa-triarca San Giuseppe, il cuipotere sa rendere possibili lecose impossibili, vieni in mioaiuto in questi momenti diangoscia e difficoltà. Prendisotto la tua protezione le si-tuazioni tanto gravi e difficiliche ti affido, affinché abbianouna felice soluzione. Mioamato Padre, tutta la mia fi-ducia è riposta in te. Che nonsi dica che ti abbia invocatoinvano, e poiché tu puoi tuttopresso Gesù e Maria, mostra-mi che la tua bontà è grandequanto il tuo potere.Amen».

11 Cfr. Dt 4, 31; Sal 69, 17; 78,38; 86, 5; 111,4; 116, 5; Ger 31,20.12 Cfr. Esort. ap. Evangelii gau-dium (24 novembre 2013), 88;288: AAS 105 (2013), 1057; 1136-1 1 3 7.13 Cfr. Gen 20, 3; 28, 12; 31,11.24; 40, 8; 41, 1-32; Nm 12, 6; 1Sam 3, 3-10; Dn 2; 4; Gb 33, 15.14 In questi casi era previstaanche la lapidazione (cfr. Dt22, 20-21).15 Cfr. Lv 12, 1-8; Es 13, 2.16 Cfr Mt 26, 39; Mc 14, 36; Lc22, 42.17 S. GI O VA N N I PAOLO II,Esort. ap. Redemptoris custos (15agosto 1989), 8: AAS 82 (1990),14.18 Omelia nella S. Messa con Beati-ficazioni, Villavicencio – Colom-bia (8 settembre 2017): AAS 109(2017), 1061.19 Enchiridion de fide, spe et caritate,3.11: PL 40, 236.20 Cfr Dt 10, 19; Es 22, 20-22;Lc 10, 29-37.21 Cfr S. RITUUM CONGREG.,Quemadmodum Deus (8 dicem-bre 1870): ASS 6 (1870-71), 193;PIO IX, Inclytum Patriarcham (7luglio 1871): l.c., 324-327.22 CONC. ECUM. VA T. II, Cost.dog. Lumen gentium, 58.23 Cfr. Catechismo della ChiesaCattolica, 963-970.24 Edizione originale: Cień Ojca,Warszawa 1977.25 C f r. S. GI O VA N N I PAOLO II,Esort. ap. Redemptoris custos, 7-8: AAS 82 (1990), 12-16.26 Cfr. Gen 18, 23-32.27 Cfr. Es 17, 8-13; 32, 30-35.28 CONC. ECUM. VA T. II, Cost.dogm. Lumen gentium, 42.29 C f r. 1 Cor 11, 1; Fil 3, 17; 1 Ts 1,6.30 Confessioni, 8, 11, 27: PL 32, 761;10, 27, 38: PL 32, 795.

A colloquio con il reggentedella Penitenzieria Apostolica

Il “papàputativo”

di tuttii cristiani

nell’intercedere per i cristiani che pati-scono forme di persecuzione attraver-so la preghiera delle litanie a san Giu-seppe o con altre formule di orazioneproprie dei riti delle Chiese orientali.

Si tiene conto della situazione relativa all’o-dierno contesto pandemico legato alla diffusio-ne del covid-19?

Certamente. Invocare il patrociniodi san Giuseppe sulla Chiesa universa-le significa anzitutto elevare a lui sup-pliche perché interceda per far cessarequesta pandemia, che tanta sofferenzae dolore sta causando nel mondo inte-ro sia in termini di vittime e di malati,sia anche nelle sue pesanti ricadute inambito sociale ed economico. Del re-

speciale protezione dello sposo di Ma-ria sulla Chiesa intera, afflitta oggi,non meno di allora, da attacchi mate-riali e da ferite spirituali. In questo an-no, ogni fedele possa rafforzare quoti-dianamente la propria vita di fede nelpieno compimento della volontà diD io.

Concretamente, cosa stabilisce il decreto?Il decreto della Penitenzieria apo-

stolica intende specificare le modalitàcon le quali viene concesso ai fedeli ildono dell’indulgenza plenaria in occa-sione dell’anno di san Giuseppe, invirtù di quanto stabilito dallo stessoPapa Francesco. La Penitenzieria per-tanto concede l’indulgenza plenaria aquei fedeli che, oltre alle consuete con-dizioni previste dalla Chiesa — confes-sione sacramentale, comunione eucari-stica e preghiera secondo le intenzionidel Santo Padre — pratichino cinqueparticolari atti di pietà o opere di cari-tà legati al modello rappresentato dalpadre putativo di Gesù. Le opere in-dulgenziate consistono nell’aprirsi allavolontà di Dio, prendendosi un tempoper la meditazione personale o perpartecipare a un ritiro spirituale, sul-l’esempio di Giuseppe sempre prontoad accogliere la volontà di Dio; nelfarsi strumento della giustizia e dellamisericordia del Padre attraverso ilcompimento delle opere di misericor-dia corporale e spirituale, come Giu-seppe «uomo giusto» (Ma t t e o 1, 19);nel rinnovare la comunione con Dioall’interno della propria famiglia e trafidanzati, mediante la recita del santoRosario; nel santificare il proprio lavo-ro affidandolo all’intercessione di sanGiuseppe o di pregare per quanti sonoprivi di una dignitosa occupazione;

di NICOLA GORI

Alcune indulgenze speciali so-no concesse per l’“anno giu-seppino” indetto da PapaFrancesco dall’8 dicembre

2020 all’8 dicembre 2021 per ricordareil 150° anniversario della dichiarazionedi san Giuseppe quale patrono dellaChiesa universale. Ce ne parla in que-sta intervista a «L’Osservatore Roma-no» monsignor Krzysztof JózefNykiel, reggente della Penitenzieriaap ostolica.

A quale avvenimento si ricollega la pubblica-zione di questo speciale decreto di indulgenzeda parte della Penitenzieria apostolica?

Come è noto, nella solennità del-l’Immacolata Concezione di Maria, ri-corre il 150° anniversario della promul-gazione del decreto della Sacra Con-gregazione dei Riti QuaemadmodumDeus, con il quale il beato Pio IX, nel1870, volle dichiarare san Giuseppe,patrono della Chiesa universale. Sap-piamo bene come, all’epoca di Pio IX,la Chiesa si trovò a vivere uno dei pe-riodi più tormentati della sua storia.Ricordo che si era all’indomani dellabreccia di Porta Pia e della fine delpotere temporale dei Pontefici. Inquel drammatico contesto, Papa Ma-stai sentì l’esigenza di dichiarare so-lennemente il patrocinio di san Giu-seppe sull’intero popolo di Dio, diquell’umile falegname di Nazareth,cioè, che era stato scelto da Dio stessoper essere il custode di suo Figlio e losposo della Vergine Maria. Celebrarequesto anniversario con uno specialeanno di san Giuseppe, come ha dispo-sto Papa Francesco, significa perciò ri-cordare e invocare sempre di nuovo la

Su Vatican News, AlessandroDe Carolis ripercorre ilmagistero dei Papi sullafigura di San Giuseppe.Inquadra il codice per leggerel’articolo.

Modesto Faustini, «Storie di San Giuseppe: la bottega di Giuseppe falegnamecon Maria e Gesù bambino» (1886-1890, Loreto, santuario della Santa Casa)

San Giuseppein un particolare

della «Adorazionedei Magi»

di Giotto(1303-1305)

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 9 dicembre 2020 pagina 5

Lettera apostolica di Papa Francesco per il 150° anniversario della dichiarazione di san Giuseppe quale patrono della Chiesa universale

Decreto della Penitenzieria Apostolica

Nell’Anno di San Giuseppeil dono delle indulgenze

Il testoin lingua latinadel Decretodella PenitenzieriaApostolica

D E C R E T O

Si concede il dono di specia-li Indulgenze in occasionedell’Anno di San Giuseppe,indetto da Papa Francescoper celebrare il 150° anniver-sario della proclamazione diSan Giuseppe a Patronodella Chiesa universale.

Oggi ricorrono i 150 annidel Decreto QuaemadmodumDeus, con il quale il BeatoPio IX, mosso dalle gravi eluttuose circostanze in cuiversava una Chiesa insidiatadall’ostilità degli uomini, di-chiarò San Giuseppe Patronodella Chiesa Cattolica.

Al fine di perpetuare l’affi-damento di tutta la Chiesa alpotentissimo patrocinio delCustode di Gesù, Papa Fran-cesco ha stabilito che, dalladata odierna, anniversario delDecreto di proclamazionenonché giorno sacro alla Bea-ta Vergine Immacolata e Spo-sa del castissimo Giuseppe,fino all’8 dicembre 2021, siacelebrato uno speciale Annodi San Giuseppe, nel qualeogni fedele sul suo esempiopossa rafforzare quotidiana-mente la propria vita di fedenel pieno compimento dellavolontà di Dio.

Tutti i fedeli avranno cosìla possibilità di impegnarsi,con preghiere e buone opere,per ottenere con l’aiuto di

San Giuseppe, capo della ce-leste Famiglia di Nazareth,conforto e sollievo dalle gravitribolazioni umane e socialiche oggi attanagliano il mon-do contemporaneo.

La devozione al Custodedel Redentore si è sviluppataampiamente nel corso dellastoria della Chiesa, che nonsolo gli attribuisce un cultotra i più alti dopo quello perla Madre di Dio sua Sposa,ma gli ha anche conferitomolteplici patrocini.

Il Magistero della Chiesacontinua a scoprire antiche enuove grandezze in questotesoro che è San Giuseppe,come il padrone di casa delVangelo di Matteo «cheestrae dal suo tesoro cosenuove e cose antiche» (Mt 13,52).

Al perfetto conseguimentodel fine preposto gioveràmolto il dono delle Indulgen-ze che la Penitenzieria Apo-stolica, attraverso il presenteDecreto emesso in conformitàal volere di Papa Francesco,benignamente elargisce du-rante l’Anno di San Giusep-p e.

Si concede l’Indulgenza ple-naria alle consuete condizioni(confessione sacramentale,comunione eucaristica e pre-ghiera secondo le intenzionidel Santo Padre) ai fedeliche, con l’animo distaccatoda qualsiasi peccato, parteci-peranno all’Anno di SanGiuseppe nelle occasioni econ le modalità indicate daquesta Penitenzieria Apostoli-ca.

— a. San Giuseppe, auten-tico uomo di fede, ci invita ariscoprire il rapporto filialecol Padre, a rinnovare la fe-deltà alla preghiera, a porsiin ascolto e corrisponderecon profondo discernimentoalla volontà di Dio. Si conce-de l’Indulgenza plenaria a quantimediteranno per almeno 30minuti la preghiera del PadreNostro, oppure prenderannoparte a un Ritiro Spirituale dialmeno una giornata che pre-veda una meditazione su SanGiusepp e.

— b. Il Vangelo attribuiscea San Giuseppe l’app ellativodi “uomo giusto” (cfr. Mt 1,19): egli, custode del «segretointimo che sta proprio in fon-do al cuore e all’animo»1, de-positario del mistero di Dio epertanto patrono ideale delforo interno, ci sprona a ri-scoprire il valore del silenzio,della prudenza e della lealtànel compiere i propri doveri.La virtù della giustizia prati-cata in maniera esemplare daGiuseppe è piena adesionealla legge divina, che è leggedi misericordia, «perché èproprio la misericordia diDio che porta a compimentola vera giustizia»2. Pertantocoloro i quali, sull’esempio diSan Giuseppe, compirannoun’opera di misericordia cor-porale o spirituale, potrannougualmente conseguire il do-no dell’Indulgenza plenaria.;

— c. L’aspetto principaledella vocazione di Giuseppe

fu quello di essere custodedella Santa Famiglia di Naza-reth, sposo della Beata Vergi-ne Maria e padre legale diGesù. Affinché tutte le fami-glie cristiane siano stimolatea ricreare lo stesso clima diintima comunione, di amoree di preghiera che si vivevanella Santa Famiglia, si con-cede l’Indulgenza plenaria per larecita del Santo Rosario nellefamiglie e tra fidanzati.

— d. Il Servo di Dio PioXII, il 1° maggio 1955 istituivala festa di San Giuseppe Ar-tigiano, «con l’intento che datutti si riconosca la dignitàdel lavoro, e che questa ispirila vita sociale e le leggi, fon-date sull’equa ripartizione deidiritti e dei doveri»3. Potràpertanto conseguire l’Indulgen-za plenaria chiunque affideràquotidianamente la propriaattività alla protezione di SanGiuseppe e ogni fedele cheinvocherà con preghiere l’in-tercessione dell’Artigiano diNazareth, affinché chi è incerca di lavoro possa trovareun’occupazione e il lavoro ditutti sia più dignitoso.

— e. La fuga della SantaFamiglia in Egitto «ci mostrache Dio è là dove l’uomo èin pericolo, là dove l’uomosoffre, là dove scappa, dovesperimenta il rifiuto e l’ab-bandono»4. Si concede l’In-dulgenza plenaria ai fedeliche reciteranno le Litanie aSan Giuseppe (per la tradi-zione latina), oppure l’Aka-thistos a San Giuseppe, perintero o almeno qualche suaparte (per la tradizione bi-zantina), oppure qualche al-tra preghiera a San Giusep-pe, propria alle altre tradizio-ni liturgiche, a favore dellaChiesa perseguitata ad intra ead extra e per il sollievo ditutti i cristiani che patisconoogni forma di persecuzione.

Santa Teresa d’Ávila rico-nobbe in San Giuseppe ilprotettore per tutte le circo-stanze della vita: «Ad altriSanti sembra che Dio abbiaconcesso di soccorrerci inquesta o quell’altra necessità,mentre ho sperimentato cheil glorioso san Giuseppeestende il suo patrocinio sututte»5. Più recentemente,San Giovanni Paolo II ha ri-badito che la figura di SanGiuseppe acquista «una rin-novata attualità per la Chiesadel nostro tempo, in relazio-ne al nuovo millennio cristia-no»6.

Per riaffermare l’universali-tà del patrocinio di San Giu-seppe sulla Chiesa, in ag-giunta alle summenzionateoccasioni la PenitenzieriaApostolica concede l’Indulgen-za plenaria ai fedeli che recite-ranno qualsivoglia orazionelegittimamente approvata oatto di pietà in onore di San

Giuseppe, per esempio «A te,o Beato Giuseppe», special-mente nelle ricorrenze del 19marzo e del 1° maggio, nellaFesta della Santa Famiglia diGesù, Maria e Giuseppe, nel-la Domenica di San Giusep-pe (secondo la tradizione bi-zantina), il 19 di ogni mese eogni mercoledì, giorno dedi-cato alla memoria del Santosecondo la tradizione latina.

Nell’attuale contesto diemergenza sanitaria, il donodell’Indulgenza plenaria è parti-colarmente esteso agli anzia-ni, ai malati, agli agonizzantie a tutti quelli che per legit-timi motivi siano impossibili-tati ad uscire di casa, i qualicon l’animo distaccato daqualsiasi peccato e con l’in-tenzione di adempiere, nonappena possibile, le tre solitecondizioni, nella propria casao là dove l’impedimento litrattiene, reciteranno un attodi pietà in onore di San Giu-seppe, conforto dei malati ePatrono della buona morte,offrendo con fiducia a Dio idolori e i disagi della propriavita.

Affinché il conseguimentodella grazia divina attraversoil potere delle Chiavi sia pa-storalmente facilitato, questaPenitenzieria prega vivamenteche tutti i sacerdoti provvistidelle opportune facoltà, si of-frano con animo disponibilee generoso alla celebrazionedel sacramento della Peniten-za e amministrino spesso laSanta Comunione agli infer-mi.

Il presente Decreto è vali-do per l’Anno di San Giusep-pe, nonostante qualunque di-sposizione contraria.

Dato in Roma, dalla sededella Penitenzieria

Ap ostolica,l’8 dicembre 2020.

MAU R O CA R D. PIACENZAPenitenziere Maggiore

KRZYSZTOF NYKIELReggente

L. + S.Prot. n. 866/20/I

1 PIO XI, Discorso in occasionedella proclamazione dell’eroicità del-le virtù della Serva di Dio Emiliade Vialar, in «L’O sservatoreRomano», anno L X X V, n. 67,20-21 marzo 1935, 1.2 FR A N C E S C O, Udienza generale(3 febbraio 2016).3 PIO XII, Discorso in occasionedella Solennità di San Giuseppeartigiano (1° maggio 1955), inDiscorsi e Radiomessaggi di SuaSantità Pio XII, XVII, 71-76.4 FR A N C E S C O, An g e l u s (29 di-cembre 2013).5 TERESA D’ÁVILA, Vita, VI, 6(trad. it. in E A D., Tutte le opere,a cura di M. BETTETINI, Mi-lano 2018, 67).6 GI O VA N N I PAOLO II, Esorta-zione apostolica Redemptoriscustos sulla figura e la missio-ne di San Giuseppe nella vitadi Cristo e della Chiesa (15agosto 1989), 32.

sto, nel testo del decreto si fa specialemenzione di quanti, per le conseguen-ze del contagio, sono impossibilitatiad adempiere le condizioni previsteper ricevere l’indulgenza (anziani, ma-lati, moribondi). Confidando nell’in-tercessione di san Giuseppe, confortodei malati e patrono della buona mor-te, a tutti costoro viene estesa l’indul-genza se, con animo distaccato daqualsiasi peccato e con l’intenzione diadempiere alle condizioni non appenapossibile, reciteranno un atto di pietàin onore del santo.

Quali atteggiamenti vorrebbe incentivare nei fe-deli la concessione di queste indulgenze?

Ogni concessione di indulgenza haper scopo di sostenere i fedeli nellalotta contro il peccato e le forze delmale, stimolare alla carità fraterna, ri-destare la speranza di una piena ricon-ciliazione con Dio Padre, favorire lospirito di pietà e il fervore della carità.Attraverso il compimento di opere dipenitenza e di carità, infatti, ognunoha la possibilità di crescere nell’a m o reper Dio e per i fratelli. L’indulgenzanon è mai una specie di automatismoavulso dalla vita cristiana, ma è vitacristiana essa stessa, ne è espressione eculmine. L’intento della Chiesa è pre-cisamente quello di condurre il fedelea una sempre più grande intimità conil suo Signore. Nella fattispecie parti-colare rappresentata dall’anno di sanGiuseppe, poi, ogni fedele è invitato aguardare alla figura del falegname diNazareth per approfondire maggior-mente quegli aspetti del rapporto conDio che l’esempio di san Giuseppeispira in modo particolare. La figuradel santo non è affatto passata di mo-da ed è anzi quanto mai attuale nel

nostro tempo, come ricordato tra glialtri già da san Giovanni Paolo II e, inultimo, da Papa Francesco.

Perché sia il beato Pio IX sia Papa Francescohanno voluto affidare proprio alla protezionedi san Giuseppe il cammino della Chiesa?

In realtà, direi che la devozione asan Giuseppe non è solo una caratte-ristica di questi due Pontefici, ma ècome un fiume carsico che attraversatutti i secoli della storia della Chiesariemergendo di quando in quando conparticolare evidenza. Per citare solo unesempio relativamente vicino, ricordoche san Giovanni XXIII dichiarò sanGiuseppe patrono del concilio ecume-nico Vaticano II e volle che il suo no-me fosse esplicitamente inserito nel ca-none della messa. Il fatto è che coluiche fu il papà putativo di Gesù può edeve considerarsi anche il “papà puta-tivo” di tutti noi cristiani, in ogni cir-costanza della nostra vita. Mi permet-to, in proposito, di citare un branodella vita scritta da santa Teresa di Ge-sù, dottore della Chiesa e grande de-vota a san Giuseppe: «Scelsi come in-tercessore e signore il glorioso sanGiuseppe e mi raccomandai molto alui (...). Non ricordo ad oggi di averglidomandato cosa che non mi abbiaconcesso. Stupiscono le grandi grazieda Dio concessemi per mezzo di que-sto Santo beato, e i pericoli del corpoe dell’anima da cui mi ha sciolto. Sead altri Santi pare il Signore concedagrazia per soccorrere in una particola-re necessità, ho esperienza che questoglorioso santo soccorre in tutte. Il Si-gnore vuole farci capire che, come fu alui soggetto sulla terra — essendo no-minato padre, poteva comandargli —così in cielo può far quel che vuole».

«San Giuseppe col Bambino» (Basilica di San José de Flores a Buenos Aires)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 mercoledì 9 dicembre 2020

In Vaticano

Incontro sulla crisiin Siria e Iraq

Faccia a faccia sul post-Brexit tra Johnson e von der Leyen

Intesa appesa a un filo

DAL MOND O

Giornalista cristianoassassinatoin Pakistan

Un giornalista pakistano, QaisJaved Masih, appartenente allaminoranza cristiana, è stato uc-ciso in un agguato a DeraIsmail, nel nordovest del Paese.Secondo la polizia, due moto-ciclisti non identificati hannobussato alla porta dell’uomo e,quando il reporter ha aperto,hanno sparato a bruciapelo,dandosi poi alla fuga.

In cura al Bambino Gesùun piccolo tetraplegicosbarcato a Lampdeusa

È stato ricoverato all’osp edalepediatrico Bambino Gesù diPalidoro il bimbo tunisino disette anni, disabile tetraplegico,sbarcato il 5 novembre scorso aLampedusa. Nel nosocomio ilbambino potrà avere le cure ap-propriate per la sua malattia.

D esignatoil nuovo premierin Romania

Nicolae Ciucă è stato designatodal presidente della Romania,Klaus Iohannis, primo ministroad interim, dopo le dimissionidel premier Ludovic Orban peril risultato deludente del suopartito alle ultime elezioni.

Etiopia: aperto il fuoco controuna squadra dell’Onu nel Tigray

Il Dicastero per il servizio del-lo sviluppo umano integralepromuove una riunione sullacrisi umanitaria siriana e ira-chena. All’incontro, che avràluogo domani, giovedì 10 di-cembre, hanno dato la loroadesione una cinquantina diorganismi di carità cattolici,rappresentanti degli Episco-pati locali e delle Istituzioniecclesiali e Congregazioni reli-giose che operano in Siria,Iraq e nei Paesi limitrofi, oltreai nunzi apostolici dell’a re a .La riunione si terrà in modali-tà online (via Zoom) con ini-zio previsto alle ore 16. All’ini -zio verrà trasmesso un video-messaggio del Papa.

«L’incontro — si legge nelcomunicato del Dicastero —assume particolare rilevanzain questo tempo di pandemiae di crisi, che vede intercon-nesse problematiche di carat-tere sanitario, economico, so-ciale, politico. Obiettivo dellostesso, in continuità con il per-corso intrapreso negli ultimianni, è quello di proporsi co-me un momento di riflessione,di comunione fraterna e dicoordinamento tra tutte leIstituzioni ecclesiali coinvoltenelle opere di carità e assisten-za a favore delle popolazionicolpite in tutta la regione delMedio Oriente da questa crisiumanitaria, sulla quale piùvolte il Santo Padre ha richia-mato l’attenzione dell’opinio -ne pubblica». Si tratta dunque— sottolinea il comunicato —di «tracciare un bilancio dellavoro svolto finora dagli or-ganismi caritativi cattolici nelcontesto della crisi in Libano edella pandemia da covid-19,condividendo le informazionisulla situazione presente e lerisposte della Chiesa», e di«discutere le criticità emerse eindividuare le priorità per ilfuturo; analizzare la situazio-ne delle comunità cristiane re-sidenti nei Paesi colpiti dallaguerra, promuovendo la siner-gia tra gli organismi ecclesiali,e la Chiesa locale». Durantel’incontro, una riflessione par-ticolare «sarà rivolta al temadello sviluppo integrale, non-ché alle prospettive realistichedi un ritorno volontario disfollati interni e rifugiati nellecomunità di origine».

Come tristemente noto, ilconflitto in Siria e Iraq ha pro-dotto una delle crisi umanita-rie più gravi degli ultimi de-cenni. La Santa Sede, oltre al-l’attività diplomatica, pro-muove programmi di aiuto eassistenza umanitaria in tuttala regione. «La rete ecclesiale,complessivamente, dal 2014ha destinato alla risposta all’e-mergenza oltre 1 miliardo didollari, raggiungendo più di 4milioni di beneficiari indivi-duali per anno» spiega il co-municato del Dicastero, facen-do anche sapere che «secondofonti Onu, attualmente sonoancora 11 milioni le persone bi-sognose di assistenza umani-taria in Siria, mentre sarebbe-

ro più di 6 milioni gli sfollatiinterni; in Iraq i dati ammon-terebbero rispettivamente aoltre 4 milioni di persone biso-gnose di assistenza umanitariae più di 1 milione gli sfollati in-terni. Si sottolinea, tuttavia,come tutti i Paesi dell’area ri-sultino colpiti dalla grave crisiumanitaria, in particolare Li-bano, Turchia, Giordania».

L’apertura della riunione,con la moderazione del sotto-segretario del Dicastero per ilservizio dello sviluppo umanointegrale, Segundo TejadoMuñoz, e della dottoressaMoira Monacelli, di CaritasInternationalis, vedrà la pre-ghiera iniziale di Bruno MarieDuffé, segretario del Dicaste-

ro, e successivamente il discor-so introduttivo del cardinalePietro Parolin, segretario diStato. Seguirà una sessionededicata alla situazione politi-co-diplomatica, con l’inter -vento dell’arcivescovo PaulRichard Gallagher, segretarioper i Rapporti con gli Stati, edel cardinale Mario Zenari,nunzio apostolico in Siria. Sisuccederanno, quindi, unasessione sul ruolo della Chiesain Siria e Iraq, nella quale in-terverrà il cardinale LeonardoSandri, prefetto della Congre-gazione per le Chiese orienta-li, e una sessione che appro-fondirà il tema di migranti esfollati interni, che vedrà gliinterventi del dottor FilippoGrandi, Alto Commissariodelle Nazioni Unite per i rifu-giati (Unhcr), e della dottores-sa Pascale Debbane, Officialedella Sezione migranti e rifu-giati del Dicastero per il servi-zio dello sviluppo umano inte-grale, moderati dal sotto-se-gretario della Sezione migran-ti e rifugiati, padre Fabio Bag-gio. Successivamente si svol-gerà una sessione sulle agenziecattoliche e il loro lavoro nelpassaggio dalla fase emergen-ziale a quella dello sviluppointegrale, alla quale prende-ranno parte il cardinale PeterK.A. Turkson, prefetto del Di-castero, e il dottor AloysiusJohn, segretario generale diCaritas Internationalis.

BRUXELLES, 9. Rimangono tut-tora irrisolti i tre nodi principaliper giungere ad un accordo sulpost-Brexit tra Londra e Unioneeurop ea.

Al momento, quindi, le dueparti stentano a venirsi incontro,in attesa dello showdown politi-

co finale affidato stasera al facciaa faccia di Bruxelles fra il pre-mier britannico Tory, BorisJohnson, e il presidente dellaCommissione europea, Ursulavon der Leyen. L’obiettivo è laquadratura del cerchio di untrattato di libero scambio per il

dopo Brexit, da raggiungere perchiudere la partita di un divorziocomunque h a rd , ma almeno al ri-paro dai rischi di guerra com-merciale e caos doganale d’un nodeal vero e proprio.

Un obiettivo su cui le partinon sono pronte a scommettere

in queste ore che precedono ilvertice di Bruxelles — fra diver-genze autentiche e avvertimentitattici incrociati — ma su cui si al-lunga, se non altro, qualche se-gnale positivo. In particolaregrazie all’intesa parallela «diprincipio» con cui ieri il vice pre-sidente della Commissione euro-pea, Maroš Šefčovič, e il mini-stro britannico, Michael Gove —copresidenti di una commissio-ne mista — hanno superato loscoglio relativo ai futuri confinidell’Irlanda del Nord. Definen-do alcune «soluzioni» interpre-tative condivise dell’accordo direcesso sottoscritto l’anno scorsotali da convincere il Governo diLondra a ritirare le parti più con-troverse di due disegni di leggeinterni (soprattutto l’InternalMarket Bill, riproposto ieri seradalla Camera dei Comuni in unaversione integrale consideratainaccettabile dai 27), con cuiJohnson minacciava di rivendi-care il potere di modificare uni-lateralmente i patti, in violazionedel diritto internazionale, pur diblindare la sua sovranità sull'Ir-landa del N0rd in caso di no dealcommerciale. Una controversiaaggiuntiva che nelle scorse setti-mane aveva gettato ombre, agliocchi dell’Ue, sulla buona fededel Governo di Londra.

L’assenza di barriere fisichetra Repubblica di Irlanda e Ir-landa del Nord è tutelata daglistorici accordi di pace del Vener-dì Santo del 1998.

Il passo in avanti su questopunto non è in ogni caso la svol-ta decisiva. «Spero che crei unoslancio positivo», ma «sull’ac -cordo di libero scambio siamoancora lontani», si è limitato adire al riguardo lo stessoŠefčovič. Una cautela ai limitidel pessimismo riecheggiata pu-re da Johnson, per il quale ilcompromesso definitivo «sem-bra molto, molto difficile al mo-mento», anche se «il potere delbuonsenso può sempre prevale-re». In un contesto nel quale ilpremier artefice della Brexit insi-ste a ripetere di non volere cede-re sui «principi della democra-zia» e sulla ritrovata «sovranità»del suo Paese e a evocare un av-venire «prospero» anche in casodi no deal.

Belarus: arrestatialtri due sacerdoti

ADDIS ABEBA, 9. È sempre più critica la si-tuazione nello Stato etiopico del Tigray. Ilperdurare dell’instabilità si sta ripercuoten-do anche sulle azioni messe in atto dall’O-nu e dalle agenzie umanitarie per portareaiuto alla popolazione stremata da più diun mese di scontri e violenze.

Addis Abeba ha ammesso che le forzefederali hanno aperto il fuoco, domenica,contro una squadra dell’Onu in visita alcampo profughi di Shimelba. Due funzio-nari sono stati colpiti da armi da fuoco.Lo ha dichiarato il portavoce dell’unità dicrisi del governo etiopico per il Tigray,Redwan Hussein. La squadra «ha forzatodiversi checkpoint, dirigendosi in un’a re adove non avrebbe dovuto andare», ha det-

to, precisando che l’accesso umanitarionella regione è stato oggetto del via liberadel governo, «ma non in maniera illimita-ta».

Il Segretario Generale dell’Onu, Antó-nio Guterres, si è detto intanto «moltopreoccupato» per la situazione in Tigray,dove vivono oltre 5 milioni di persone, dicui circa 600 mila, già prima dello scoppiodel conflitto, avevano urgente bisogno diaiuti alimentari. «È essenziale — ha detto— ripristinare rapidamente lo stato di dirit-to, nel pieno rispetto dei diritti umani,promuovere la coesione sociale, una ricon-ciliazione inclusiva, nonché ristabilire lafornitura di servizi pubblici e garantire unaccesso umanitario senza restrizioni».

MINSK, 9. In Belarus, duesacerdoti, il padre gesuitaViktar Zhuk, parroco dellachiesa di San Vladislav, epadre Alyaksei Varanko, vi-cario della parrocchia gre-co-cattolica della Risurre-zione di Cristo, sono statiarrestati ieri, 8 dicembre, aVitsebsk, cittadina nelNord-Est del Paese, al con-fine con la Russia.

A darne notizia è il sitocatholic.by della Conferen-za episcopale bielorussache spiega che i due sacer-doti sono stati arrestati eportati al Dipartimento de-gli affari interni del distret-to Pershamaiski di Vitseb-sk, dove oggi, 9 dicembre, è

previsto il processo. I duesacerdoti sarebbero accusa-ti di reati amministrativi.

Il sito catholic.by ricordache il gesuita Victor Zhuk èautore di prediche domeni-cali che vengono pubblica-te sul web. La Conferenzaepiscopale chiede ai fami-liari e agli amici dei sacer-doti detenuti di «sostenerlicon la preghiera durantequesto calvario».

Il 3 dicembre scorso, unaltro sacerdote, don Via-chaslau Barok, parroco del-la parrocchia di San Josa-phat Kuntsevich a Rasony(diocesi Vitebsk), era statocondannato a 10 giorni dic a rc e re .

In Gran Bretagnaprime vaccinazionicontro il covid-19

È partito ieri il pro-gramma di vaccinazionicontro il covid-19 nelRegno Unito. La primadose è stata sommini-strata a una signora di91 anni, Margaret Kee-nan. Entro fine mesedovrebbero essere vacci-nate fino a quattro mi-lioni di persone.

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 9 dicembre 2020 pagina I

RreligioI N C A M M I N O S U L L E V I E D E L M O N D O

E per lavagnal’azzurro del cielo

Realizzato il sognodi superare divisioni e lacerazioni

con l’educazione e la cultura

di FEDERICO PIANA

La loro aula è fatta di alberi, i banchisono mucchi d’erba, la lavagna èl’azzurro chiaro del cielo. Eppure so-no gli studenti più felici del mondo.Se qualcuno, sbigottito e incredulo,gli domandasse il perché, la rispostasarebbe sempre la stessa: solo cosìpossiamo imparare, apprendere i sa-peri dell’umanità e sperare di affran-carci da violenze e miseria. Un’o cca-sione che non si lascerebbero scappa-re in nessun modo. In Sud Sudan,uno tra i Paesi più poveri dell’Africaorientale scosso da tensioni politichee conflitti etnici ricorrenti, non èstraordinario imbattersi in scolare-sche senza scuola, senza banchi, sen-za libri. Accade anche agli studentidell’Università Cattolica della sededella diocesi di Tombura-Yambio,inaugurata solo poche settimane faper la caparbia e provvidenziale vo-lontà del suo vescovo, monsignorEdward Hiiboro Kussala. Far partireil lavoro di ben quattro facoltà —Educazione, Economia, Risorse uma-ne e Informatica — in una zona cosìremota del Paese ed enormementedistante dalla capitale Juba, fino aora unica sede dell’Università Catto-lica, è stata la realizzazione di un so-gno desiderato da tempo da tutta laChiesa locale. E poco importa se orale lezioni, molto spesso, si dovrannosvolgere all’aperto. Alcuni, dice ilpresule, «potrebbero sorridere e pen-sare: ma come si fa? Come è possi-bile? Per noi, invece, è molto impor-tante. La gente, sotto quegli alberi,

può progettare e sperare in una vitam i g l i o re » .

Lo sprone per andare avanti, no-nostante la mancanza quasi cronicadi soldi e di mezzi, arriva dai nume-ri: in Sud Sudan il 95 per cento del-la popolazione non sa leggere néscrivere. Una pacchia per i “signoridella guerra” che con meno di 50 eu-ro al mese assoldano masse di giova-ni senza istruzione per andare nellaforesta a combattere guerre dellequali, loro stessi, ignorano ogni mo-tivazione. «L’apertura di questa sedeuniversitaria è un faro nelle tenebre.È lo strumento necessario per porta-re la pace nella nostra nazione, per-ché la pace si ottiene con l’e d u c a z i o-ne globale, la conoscenza», spiegaHiiboro Kussala, il quale sicuramen-te non dimentica il recente accordoper il cessate il fuoco tra le varie fa-zioni in lotta, ottenuto grazie allamediazione della Comunità di San-t’Egidio e più volte invocato e soste-nuto da Papa Francesco. Perfino leélite del Sud Sudan si potranno for-mare in una delle quattro facoltàaperte a Tombura-Yambio: già ora,tra gli studenti, figurano militari,funzionari governativi, dipendentipubblici. Puntellare la pace vuol direanche formare le future classi diri-

genti, dar loro strumenti per discer-nere, comprendere, decidere. E laChiesa locale lo sa bene: «Molti no-stri politici — ammette il vescovo —non hanno studiato. Occorre, dun-que, che si formino in modo corret-to, anche dal punto di vista della fe-de. Ecco perché il nostro impegnodiventa essenziale».

L’Università Cattolica si è data unulteriore compito: tentare di cancel-lare la corruzione, un altro cancroche colpisce la nazione fin nelle vi-scere. Lo studio e la formazione so-no ritenuti i medicinali più portento-si da somministrare a figure di spic-co dello Stato che, come confermamonsignor Hiiboro Kussala, sospesoil conflitto, si sono ritrovati ministrisenza averne l’adeguata preparazio-ne. «Sono usciti dalla guerriglia del-le foreste e hanno occupato puntichiave, delicati. Mi chiedo: com’èstato possibile?».

Quando il Sudan era ancora ununico Paese, fu Giovanni Paolo II achiedere che si fondasse l’UniversitàCattolica ma solo dopo l’indip en-denza del Sud Sudan l’episcopato èriuscito a mettere in pratica la volon-tà del Papa Santo. Ora è una realtàche pesa interamente sulle spalle del-la Chiesa. Non ci sono aiuti gover-

nativi, tanto meno quelli di organiz-zazioni private. Il vescovo di Tom-bura-Yambio a questo punto induri-sce la voce: «In Sud Sudan sonopresenti alcune organizzazioni inter-nazionali ma si soffermano solo sul-l’impegno umanitario. Portano cibo,a volte medicine, ma sul fronte del-l’educazione fanno poco: sostengonosolo la scuola primaria, non le uni-versità come la nostra». Nel cuore ditutti i vescovi del Sud Sudan rimane,vivido più che mai, il desiderio di vi-sitare presto il Paese espresso da Pa-pa Francesco nel novembre delloscorso anno insieme all’a rc i v e s c o v odi Canterbury, Justin Welby, primate

della Comunione anglicana: quandoquesto si potrà realizzare, la sededell’Università Cattolica di Tombu-ra-Yambio sarà lì a testimoniare, con-cretamente, come il sogno di supera-re divisioni e lacerazioni con l’e d u c a-zione e la cultura sia una realtà datoccare con mano. Come il Ponteficeha sempre raccomandato.

L’apertura di una sede dell’Università Cattolica nella diocesi sudsudanese di Tombura-Yambio

In Sud Sudan il 95 per centodella popolazionenon sa leggere né scrivereAd approfittarne sonoi “signori della guerra” che con pocoassoldano masse di giovani

Il cardinale Koch sul vademecum ecumenico dedicato ai vescovi

Guide lungo il cammino

GI O VA N N I ZAVAT TA A PA G I N A II

Il 55° della cancellazione delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli

Riconciliazione per l’unità

RICCARD O BURIGANA A PA G I N A III

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina II mercoledì 9 dicembre 2020 mercoledì 9 dicembre 2020 pagina III

R Rreligio religio

Il cardinale Koch sul vademecum dedicato ai vescovi

Guidelungo il cammino

Comunque ortodossiFirmata un’intesa tra i metropoliti Emmanuel di Francia e Jean di Doubna

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di GI O VA N N I ZAVAT TA

Un dono ai vescovi diocesani edeparchiali «per aiutarli a com-prendere e ad attuare meglio la lo-ro responsabilità ecumenica»,aspetto fondamentale del proprioministero episcopale. Come scrivenella prefazione il presidente delPontificio Consiglio per la pro-mozione dell’unità dei cristiani,cardinale Kurt Koch, il documen-to Il vescovo e l’unità dei cristiani: vade-mecum ecumenico, pubblicato con labenedizione di Papa Francesco epresentato ufficialmente il 4 di-cembre, offre indicazioni utili alfine di promuovere la partecipa-zione delle diocesi cattoliche nelmovimento ecumenico, sotto laguida dei rispettivi pastori. Il te-sto è suddiviso in due parti, unadedicata alla promozione dell’e-cumenismo, l’altra ai rapporti fra icristiani. La ricerca dell’unità vie-ne indicata come «una sfida per icattolici» e il vescovo come «uo-

mo di dialogo che promuove l’im-pegno ecumenico», responsabiledelle iniziative in questo campo(corsi obbligatori di ecumenismoin tutti i seminari e in tutte le fa-coltà di teologia, diffusione sul si-to web diocesano di materiale sutale argomento). La seconda partedefinisce il movimento ecumenico«uno e indivisibile» sia pure con«forme differenti a seconda dellediverse dimensioni della vita ec-clesiale». Si parla di “ecumenismospirituale” (con la condivisione ditempi liturgici), di “dialogo dellacarità” (promuovendo una cultu-ra dell’incontro, di avvicinamentoall’altro) e di “ecumenismo prati-co” e “culturale”, tesi alla collabo-razione fra i cristiani, a esempionella difesa della vita o nella lottaalle discriminazioni. Sul docu-mento abbiamo posto alcune do-mande al cardinale Koch.

Il vescovo come primo responsabile dell’u-nità dei cristiani nella propria diocesi,punto di riferimento, di accompagnamen-

to e aggregazione di tutti i fedeli. Il vade-mecum nasce con questo principale scopo.Perché tale bisogno?

Nel servizio dell’unità, il mini-stero pastorale del vescovo inclu-de non solo l’unità della sua Chie-sa, ma anche l’unità di tutti i bat-tezzati in Cristo. Il suo ministeroha una rilevanza speciale nella ri-cerca dell’unità di tutti i discepolidi Cristo. Radicata nella sua pre-ghiera personale, questa preoccu-pazione per l’unità deve caratte-rizzare ogni aspetto del ministerodel vescovo: nel suo insegnamen-to della fede, nel suo ministero sa-cramentale e nelle decisioni atti-nenti alla sua cura pastorale, egli èchiamato a costruire e a rafforzarequell’unità per la quale Gesù hapregato nell’Ultima Cena.

Cardinale Koch, in una recente intervistaai media vaticani ha detto, parlando dellegrandi sfide ecumeniche, che si è concordisulla necessità dell’unità ma non ancorasu quale forma essa debba avere. Il nuovodocumento è un tentativo di dare concre-tezza all’obiettivo?

Certamente, una delle maggio-ri sfide attuali del movimento ecu-menico consiste proprio nellamancanza di un consenso real-mente solido sul suo obiettivo.Tutti i cristiani di tutte le diversetradizioni concordano sulla ne-cessità dell’unità, ma non ancorasulla forma che essa possa avere.Occorre una visione comune. Iprossimi passi potranno esserecompiuti infatti soltanto se abbia-mo un obiettivo chiaro in mente,in particolare per quanto riguardal’unità nella fede, nel ministero enei sacramenti. In questo senso, ilvademecum, promovendo l’ecu-menismo a livello locale, potrebbecontribuire a una visione comunedell’unità che cerchiamo, cioè pie-na e visibile.

Papa Francesco, nella lettera che le ha in-viato il 24 maggio scorso in occasione delventicinquesimo anniversario dell’encicli-ca «Ut unum sint» di Giovanni Paolo II,ha scritto, citando la costituzione dogma-tica «Lumen gentium», che il vescovo è«il visibile principio e fondamento di uni-tà» nella sua Chiesa particolare. È un ri-chiamo all’impegno ecumenico alla basedel concilio Vaticano II?

Il concilio Vaticano II insegnache, per promuovere l’unità, i fe-deli cattolici devono innanzituttoconsiderare con sincerità ciò chedeve essere rinnovato nella stessafamiglia cattolica. Perciò, primaancora di entrare in relazione conaltri cristiani, è necessario che icattolici, intraprendano «con vi-gore l’opera di rinnovamento e diriforma» (Unitatis redintegratio, 4).Questo rinnovamento interiorepredispone e prepara la Chiesa aldialogo e all’impegno con gli altricristiani. Il ruolo del vescovo inquesto compito è fondamentale,sia per quanto riguarda la forma-

zione ecumenica dell’intero Po-polo di Dio, sia per le strutture ec-clesiali, due aspetti che vengonotrattati nel vademecum.

Ci può parlare più praticamente di questaguida? Quali specifiche indicazioni dà aivescovi?

Il vademecum intende aiutare ivescovi a comprendere in manierapiù approfondita e a tradurre nel-la pratica la loro responsabilitàecumenica. Il documento è anchespecialmente concepito per pre-sentare ai vescovi appena nomina-ti i loro compiti, consistenti nel-l’offrire un accompagnamento atutti i membri della Chiesa affin-ché possano assolvere il loro dove-re di partecipare al movimentoecumenico nei suoi diversi aspetti:spirituale, teologico, pratico, pa-storale, culturale. Per ognuna diqueste dimensioni il vademecumoffre diverse raccomandazionipratiche.

È prevista anche una maggiore collabora-zione con i ministri del culto protestanti eortodossi operanti nelle diocesi di compe-tenza?

Molto spesso le comunità cri-stiane in una determinata regioneaffrontano le stesse sfide pastoralie missionarie. Se non c’è un genui-no desiderio di unità tra i cristiani,queste sfide possono esacerbare letensioni fino ad alimentare uno

spirito di competizione tra le co-munità. Per contro, se affrontatecon un adeguato spirito ecumeni-co, queste stesse sfide possono di-ventare un’opportunità di crescitaper l’unità dei cristiani. In questosenso il vademecum invita i vesco-vi, a esempio, a fare il primo passoper incontrare i responsabili di al-tre Chiese, a pregare per e con lo-ro, a individuare i bisogni pastora-li comuni, a proporre azioni con-crete che possano essere intrapre-se congiuntamente.

Seconda recente iniziativa, salutata conlietezza dallo stesso Pontefice, è il lanciodella rivista «Acta Œcumenica», fonda-mentale archivio di documenti ufficialidella Santa Sede sull’unità dei cristiani esulle relazioni con l’ebraismo. Quali sonole principali novità rispetto al bollettino«Information Service»?

La rivista «Acta Œcumenica» è

il nuovo formato del bollettino«Information Service/Serviced’Information» pubblicato da piùdi cinquant’anni dal nostro Dica-stero e che costituisce un’autenti-ca memoria dell’impegno ecume-nico della Chiesa cattolica. Siamofiduciosi che questa rivista annua-le, pubblicata in formato cartaceoe anche consultabile online, conti-nuerà a testimoniare la missionedel nostro Dicastero e sarà fontedi informazione e di ispirazioneper tutti coloro che lavorano nelcampo dell’unità.

Nel 2020 il Pontificio Consiglio per lapromozione dell’unità dei cristiani (all’e-poca Segretariato) ha compiuto i sessan-t’anni di fondazione. Il momento giustoper tracciare un bilancio. Ci può indicare,in estrema sintesi, quali sono i maggioripunti di vicinanza con protestanti e orto-dossi ma anche gli aspetti che ancora im-

P acificare le relazioni fra le parti, or-ganizzare la convivenza fraternaed ecclesiale tra le diverse comuni-tà, garantire a tutti l’accesso al ric-

co patrimonio spirituale e culturale comu-ne: sono i tre assi portanti sui quali si basal’accordo firmato il 4 dicembre a Parigi (neirispettivi uffici a causa dell’emergenza sani-taria) dal metropolita Emmanuel di Fran-cia, rappresentante del Patriarcato ecumeni-co, e dall’arcivescovo metropolita Jean diDoubna, presidente dell’Unione direttricediocesana delle associazioni ortodosse russenell’Europa occidentale. Un accordo voltoappunto ad assicurare un futuro di pace earmonia alle due comunità e che costituisceil culmine di un lavoro di mediazione teso atrovare una soluzione pacifica allo stato diconflitto esistente.

La decisione presa il 27 novembre 2018dal sinodo del Patriarcato ecumenico diCostantinopoli di revocare il To m o s che ca-nonicamente collegava a esso l’A rc i v e s c o -vado delle chiese ortodosse di tradizionerussa in Europa occidentale ha infatti gene-rato, all’interno delle parrocchie membrodell’Unione, intensi dibattiti durante i qua-li è emersa una grande diversità di posizionie sensibilità. Come informa un comunicato,«durante questo processo, spesso doloroso,

è emersa una nuova realtà: da un lato il de-siderio di alcune parrocchie di seguire le de-cisioni del sinodo e di rimanere obbediential Patriarcato ecumenico, dall’altro il ricon-giungimento dell’Arcivescovado delle chie-se ortodosse di tradizione russa in Europaoccidentale al Patriarcato di Mosca, confer-mato il 3 novembre 2019 dalla concessionedi una G ra m o t a patriarcale e sinodale».

Ciò ha reso necessario stabilire un’intesaformale accettata da tutti al fine di garantirebuone relazioni tra le comunità. Ed è inquesto spirito che i rappresentanti di en-trambe le parti «si sono adoperati per dareun segnale forte di esemplarità secondo ciòche deve essere la vita nella Chiesa». Tre,come accennato, i punti salienti del docu-mento, che si apre con una citazione di sanGiovanni Crisostomo. Innanzitutto deveesserci il riconoscimento reciproco e il ri-spetto scrupoloso delle decisioni delle par-rocchie e delle comunità membro dell’U-nione diocesana di rimanere o meno nellastessa (passata sotto l’autorità del Patriarca-to di Mosca), preservandone i mezzi, spe-cialmente materiali, per consentire loro diproseguire pacificamente il cammino spiri-tuale, qualunque sia la decisione che hannopreso. In secondo luogo deve essere garan-tita la convivenza tra le comunità delle di-

Il metropolitaEmmanueldi Francia

firmal’a c c o rd o

a cura di FABIO BO L Z E T TA

Giubileo della famiglia passionistaLa Congregazione della Passione di Gesù Cri-sto sta vivendo, dal 22 novembre scorso, unospeciale Giubileo per il terzo centenario difondazione. Foto e video dell’apertura dellaPorta santa nella basilica romana dei SantiGiovanni e Paolo sono stati pubblicati sul sitoweb dei passionisti www.passiochristi.org chene presenta anche spiritualità, storia e missio-ni. Da Venezuela, India, Amazzonia, StatiUniti, Spagna e Honduras le immagini condi-vise “in rete” dalle comunità della Congrega-

zione fondata da san Paolo della Croce nel1720. Per l’evento giubilare che si concluderà il1° gennaio 2022 è stato pubblicato un portaleinternet dedicato. Raggiungendo l’indirizzowww.jubilaeumcp.org ogni visitatore potrà ap-profondire il tema del Giubileo passionista a300 anni dalla fondazione: «Rinnovare la no-stra missione: gratitudine, profezia e speran-za». Una famiglia che in questo anniversario —si legge sul sito — «desidera fare un salto diqualità e promuovere nel silenzio e nella medi-tazione una nuova chiamata alla missione, for-

In rete

Il cardinale Kurt Koch

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina II mercoledì 9 dicembre 2020 mercoledì 9 dicembre 2020 pagina III

R Rreligio religio

Riconciliazione per l’unitàIl 55° anniversario della reciproca cancellazione delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli

Comunque ortodossiFirmata un’intesa tra i metropoliti Emmanuel di Francia e Jean di Doubna

pediscono l’unità con gli altri cristiani?Durante i sessant’anni della sua

esistenza, il Pontificio Consiglioper la promozione dell’unità deicristiani, frutto del concilio Vati-cano II, è stato uno strumento pri-vilegiato dell’impegno ecumenicodella Chiesa cattolica. Tuttavia,siamo consapevoli che in fondoesiste un unico ministro ecumeni-co, che è lo Spirito Santo; noi co-siddetti ecumenisti siamo solosuoi strumenti, più o meno debo-li. Il sessantesimo anniversario delnostro Dicastero è una proficuaoccasione per ringraziare lo Spiri-to santo e chiedergli di continuaread accompagnare il cammino ecu-menico, permettendoci di com-piere, uno dopo l’altro, passi posi-tivi che ci avvicinino sempre piùall’unità di tutti i discepoli di Cri-sto per la quale ha pregato il Si-g n o re .

verse metropoli in Europa presiedute daigerarchi del Patriarcato ecumenico e quelledell’Unione direttrice diocesana delle asso-ciazioni ortodosse russe in Europa occiden-tale presieduta da Jean di Doubna, «secon-do le esigenze della vita nella Chiesa». Vainfine assicurato a tutti l’accesso al patrimo-nio spirituale e culturale comune, che saràpreservato e digitalizzato dall’Unione dio-cesana per le future generazioni.

Le parti condividono la convinzione chela prova della pandemia «deve contribuirealla pacificazione ecclesiale» e invitano a ri-mettere al centro l’essenziale: l’amore per ilprossimo e l’esempio del perdono. (giovannizavatta)

di RICCARD O BURIGANA

«L’espressione di una reciproca sincera vo-lontà di riconciliazione» e «un invito aperseguire, in uno spirito di fiducia, di sti-ma e di carità reciproche, il dialogo»: que-ste parole sono tra le più significative del-la Dichiarazione comune sottoscritta da PaoloVI e dal Patriarca Ecumenico di Costanti-nopoli Atenagora, in occasione della ceri-monia, il 7 dicembre 1965, con la quale siprocedeva alla contemporanea e recipro-ca rimozione delle scomuniche tra Romae Costantinopoli. Con questo atto veniva-no cancellate le scomuniche pronunciateoltre 900 anni prima, ma sempre valide, il16 luglio 1054 dai legati pontifici inviati daLeone IX nella capitale dell’Impero bizan-tino per ottenere l’obbedienza ad alcunequestioni dogmatiche contro Michele Ce-rulario, l’allora Patriarca di Costantino-poli; il 24 luglio dello stesso anno il Sino-do della Chiesa di Costantinopoli ne ave-va pronunciate contro gli stessi legati e, difatto, contro il Pontefice romano per riaf-fermare l’ortodossia delle posizioni e del-la figura del Patriarca Cerulario. Questescomuniche, che non erano altro che l’ul -tima puntata della lotta per la definizionedei criteri con i quali stabilire l’autoritàsulla Chiesa universale, hanno segnato irapporti non solo tra i cristiani per la va-lenza politica che le scomuniche avevanoassunto anche prima di essere pronuncia-te, mentre cresceva il clima di tensione traRoma e Costantinopoli.

La cerimonia della reciproca rimozionesi svolse contemporaneamente a Roma,alla vigilia della conclusione del concilioVaticano II, di fronte a tutti i Padri conci-liari, e a Costantinopoli, alla presenza delSinodo proprio per sottolineare comequesto atto non era un’iniziativa persona-le di due testimoni del Vangelo, ma unpasso ufficiale della Chiesa di Roma e del-la Chiesa di Costantinopoli che insiemedecidevano di compiere un gesto di fra-ternità, nel reciproco perdono, dopo seco-li di scontri, di condanne e di silenzi. Ungesto che conteneva in sé un profondo va-lore simbolico, che andava ben oltre il si-gnificato teologico, proprio per il pesoche le scomuniche del 1054 avevano as-sunto nelle relazioni tra cristiani nel corsodei secoli: erano stati celebrati due concili— quello di Lione (1274) e quello di Ferra-ra-Firenze (1439) — proprio per superarele divisioni che erano state determinatedalle scomuniche che pure avevano foto-grafato una situazione di tensioni e di so-spetti che si era venuti creando nel corsodei secoli tra tradizioni, che avevano as-sunto forme particolari, pur radicate suun comune patrimonio dottrinale, a causadei contesti geopolitici tanto diversi con iquali i cristiani si erano dovuti confronta-re in Oriente e in Occidente. Sulle formeassunte dalle tradizioni cristiane nel pri-mo millennio ci si è a lungo interrogati,spesso cercando giustificazioni storiche adichiarazioni dottrinali anche se, negli ul-timi decenni, soprattutto in ambito ecu-menico, si sono aperte nuove prospettiveper la lettura del primo millennio del cri-stianesimo, nonostante i limiti nella rico-struzione storico-teologica, determinatidalla disponibilità delle fonti, così diversada luogo a luogo, da secolo a secolo. Al dilà delle letture apologetiche che sono sta-te date del 1054, era evidente che questomomento rappresentava una ferita per il

corpo della Chiesa, tanto che nel corso deisecoli, oltre ai due Concili nominati, con-clusi, soprattutto il secondo, con la sotto-scrizione di testi di unione che hanno rap-presentato un punto di riferimento pertanti cristiani, non erano mancate le vocidi coloro che invocavano la ricostruzionedella comunione tra Occidente e Oriente;queste voci, largamente minoritarie, era-no state costrette a convivere, fino a venir-ne soffocate, con quelle, molto più rumo-rose, di coloro che preferivano leggere il1054 come un «muro» con il quale tenereseparate la verità e l’errore, rivendicandouna storia di purezza che non teneva con-to della molteplicità di tradizioni forma-tasi già nel primo millennio e diffuse nelsecondo millennio della presenza cristia-na anche in considerazione dei nuoviorizzonti missionari che avevano portato

il cristianesimo a assumere una dimensio-ne globale. Al rafforzamento di questo«muro» avevano contribuito anche tantevicende politiche, dalla quarta Crociata(1204) al «nazionalismo esasperato» del-l’età contemporanea, solo per citarne duetra le più emblematiche anche per la loroattualità, offrendo nuove argomentazionia coloro che pensavano all’unità in termi-ni di uniformità nella sottomissione.

La cerimonia del 7 dicembre 1965 è sta-ta uno dei primi frutti della nuova stagio-ne nei rapporti tra Roma e Costantinopo-li che si era aperta con l’incontro tra PaoloVI e il Patriarca Atenagora, a Gerusalem-me, il 5 gennaio 1964, in un viaggio tantofecondo per il cammino ecumenico, cometestimoniano i tanti passi compiuti da cat-

tolici e ortodossi per su-perare le divisioni che an-cora impediscono la pie-na e visibile comunione:«a cinquant’anni dall’ab -braccio di quei due vene-rabili Padri, riconosciamocon gratitudine e rinnova-to stupore come sia statopossibile, per impulsodello Spirito Santo, com-piere passi davvero im-portanti verso l’unità»,come ha ricordato PapaFrancesco in occasionedel viaggio in Terra Santa,nel maggio 2014, per cele-brare, insieme al PatriarcaBartolomeo, il 50° anni-versario di quell’i n c o n t ro .

Molto della cerimoniadel 7 dicembre, senza vo-

ler togliere niente al coraggio di Atenago-ra, che si muoveva in un mondo ortodos-so diviso al suo interno, anche per la pre-senza di tanti ortodossi all’interno del-l’impero sovietico, si deve a Paolo VI che,con le sue parole e i suoi gesti, aveva chia-ramente indicato alla Chiesa, a partire daiPadri riuniti a Roma per il concilio Vatica-no II, quanto prioritaria egli considerassela ricerca delle strade per la costruzionedell’unità visibile della Chiesa, così damettere fine al tempo delle divisioni e del-le contrapposizioni. Nella ricerca di que-ste strade si manifestava il desiderio di vi-vere la piena comunione con tutti i fratellie le sorelle in Cristo, a cominciare da colo-ro che condividevano la propria confes-sione, senza creare alcun rapporto privile-giato, come alcuni tentarono di sostenere,anche alla luce dei rapporti tra Roma e

Costantinopoli o tra Roma o Canterbury,aggiungendo divisioni a divisioni, mentreinvece era il comandamento evangelicodell’amore per l’unità che guidava PapaMontini. In questo contesto si inserisce lacerimonia della contemporanea e recipro-ca cancellazione delle scomuniche chetanto aiutò i cristiani a considerare il pas-sato non semplicemente come un peso nelcammino ecumenico, ma come una me-moria da conoscere per promuovere unariconciliazione, radicata sulla conversionedei cuori, dal momento che «più strettasarà la comunione [dei cristiani] col Pa-dre, col Verbo e con lo Spirito Santo, tan-to più intima e facile potranno rendere lafraternità reciproca» (Unitatis redintegration. 7).

L’i n c o n t roin Terra Santatra Papa Montinie Atenagora,il 5 gennaio 1964

Papa Francescoe Bartolomeonella basilica

del Santo Sepolcro,il 25 maggio 2014

mando persone con la passione di apostoli,profeti e testimoni dell’amore di Cristo Croci-fisso».

L’arcidiocesi di Lanciano-Ortona sui social«Un tempo di speranza, che sappia vincere

la paura. Un tempo di luce, che sappia illumi-nare la notte. Un tempo di ascolto, che sappiaintercettare i bisogni antichi e nuovi». L’a rc i -diocesi di Lanciano-Ortona guarda a un “tem-po nuovo” per la presenza nel mondo delle co-municazioni sociali inaugurando l’apertura dei

canali social ufficiali e una programmazione diappuntamenti on line che si affiancherannoagli incontri in presenza, attualmente soggettialle restrizioni a causa della pandemia. Unpercorso vissuto con sinodalità che intende of-frire spazio all’ascolto e al dialogo «dentro efuori la comunità cristiana, con la pazienza diattendere che tutti possano trovare il passogiusto e che la comunione cresca nello stiledella testimonianza e dell’accoglienza di ogniaspetto della società e dell’umanità». Il sitowww.diocesilanciano.it viene affiancato da una

pagina Facebook www.facebook.com/diocesi-lancianortona e dal canale Telegram “Chiesa diLanciano-O rtona” www.t.me/dio cesilancianor-tona. Ogni sabato pomeriggio nella rubrica“La Buona Novella” sarà pubblicato un videodall’arcivescovo di Lanciano-Ortona, EmidioCipollone, per il commento del Vangelo delladomenica, mentre saranno trasmessi in direttastreaming gli appuntamenti mensili di appro-fondimento con la lectio divina.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina IV mercoledì 9 dicembre 2020

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 9 dicembre 2020 pagina 7

Biden nominaun afroamericano

al PentagonoWASHINGTON, 9. Era attesa la nomina dellaprima donna della storia alla guida del Penta-gono. Invece il presidente eletto degli StatiUniti Joe Biden, stando alle anticipazioni dimedia, ha deciso per il primo afroamericanonel ruolo di segretario alla Difesa, il generale inpensione Lloyd Austin, 67 anni, ex comandantedelle truppe americane in Iraq.

Una scelta che raccoglie il plauso della co-munità nera, ma che è anche destinata a solle-vare diverse critiche. Soprattutto per la decisio-ne di affidare l’incarico a un ex militare, pro-prio come fece Donald Trump con James Mat-tis, invece di riconsegnare il Dipartimento a uncivile nel segno di un ritorno alla normalità.Tuttavia, come sottolineano i media, Biden, aldi là delle pressioni della lobby afroamericana,durante le varie audizioni via zoom delle ulti-me settimane sembra essere rimasto davverocolpito dalle capacità di Austin. Eppure avevasul tavolo anche un altro nome di assoluto li-vello: quello di Michele Flournoy, veterana delPentagono, che sembrava un candidato di tuttorispetto. La nomina di Austin per passare al Se-nato avrà bisogno, come fu per Mattis, di unesenzione del Congresso, visto che per i militaridevono essere passati almeno sette anni dallapensione per ricoprire incarichi nell’ammini-strazione.

Tra le altre nomine, Biden ha scelto la depu-tata Marcia Fudge come responsabile del di-partimento per la casa e lo sviluppo urbano. Loscrive Politico citando fonti dell’amministrazio-ne. Se confermata, Fudge sarà la prima donnaafroamericana a guidare un dipartimento chegestisce 50 miliardi di dollari l’anno. In realtà,sempre secondo le voci della stampa, Fudge,che fa parte della commissione agricoltura dellaCamera, aspirava a diventare la prima donnaafroamericana a capo del dipartimento agricol-tura.

Intanto Donald Trump prosegue nella suabattaglia per ribaltare l’esito del voto. E nelgiorno in cui si chiude la finestra per i ricorsilegali, il Texas ha presentato un ricorso allaCorte Suprema contro le modifiche alle proce-dure di voto nelle ultime elezioni in Georgia,Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, chieden-do di bloccare i voti del collegio elettorale inquesti quattro Stati (62 voti) e di rinviare lariunione del 14 dicembre in cui lo stesso colle-gio è chiamato ad eleggere formalmente il pre-sidente.

Per gli anziani nelle case di riposo

Una non-vita a causadella pandemia

Il ministero degli Esteri di Caracas definisce deplorevole la presa di posizione di Bruxelles

L’Ue non riconosce i risultati del voto in Venezuela

DAL MOND O

Bolivia: 38 coalizioni per sfidareil Mas alle amministrative 2021

Un totale di 38 coalizioni politiche nazionali,dipartimentali e locali si sono registrate alle au-torità elettorali della Bolivia in vista delle ele-zioni amministrative previste per il 7 marzo2021. È quindi un’opposizione frammentataquella che si propone di sfidare il partito di go-verno del Movimento per il socialismo (Mas).

Australia: disegno di leggecontro Google e Facebook

Google e Facebook dovranno pagare per lenotizie che decidono di pubblicare sulle rispet-tive piattaforme. «Questa è una riforma enor-me — ha detto ministro del Tesoro JoshFrydenberg — una prima mondiale. E il mondosta guardando cosa succede qui in Australia».La legge punta a creare un equilibrato rappor-to economico tra i giganti dell’high tech e imedia giornalistici.

Everest: Cina e Nepal si accordanosulla misurazione dell’altezza

L’Everest è cresciuta di quasi un metro e daoggi, ufficialmente, misura 8.848,86 metri sullivello del mare. La nuova misurazione è stataannunciata congiuntamente da Cina e Nepalche hanno raggiunto un accordo dopo anni dicontrasti. I due Paesi avevano concordato difare una misurazione congiunta della monta-gna lo scorso ottobre.

CARACAS, 9. Il governo venezue-lano ha definito «deplorevole»la presa di posizione dell’Unio-ne europea nel non riconoscerela legittimità delle elezioni legi-slative svoltesi domenica scorsanel Paese. L’Ue ha infatti di-chiarato che il voto — in cui c’èstata l’affermazione della coali-zione del presidente Maduro eche è stato caratterizzato daun’astensione record di circa il70 per cento degli aventi diritto— non è rappresentativo dellavolontà del popolo venezuela-no.

Una dichiarazione che confer-ma la posizione espressa dal-l’Ue, già prima del 6 dicembre,quando aveva tentato, ma inva-no, una mediazione con l’esecu-tivo del presidente Maduro al fi-ne di posticipare il voto e garan-tire elezioni più inclusive, credi-bili e trasparenti. Di fronte al ri-

fiuto di Caracas, l’Ue aveva de-ciso di non inviare una propriasquadra di osservatori.

«È deplorevole che l’Ue per-sista nella sua politica interventi-sta nei confronti del Venezuela,in plateale inosservanza dei piùelementari principi del diritto in-ternazionale», si legge nel comu-nicato diffuso ieri dal ministerodegli Esteri di Caracas in rispo-sta alla dichiarazione ufficiale ri-lasciata il giorno precedente dal-l’Alto rappresentante dell'Unio-ne europea per gli affari esteri ela politica di sicurezza, JosepBorrell. L’Ue aveva infatti riba-dito che le elezioni «si sono pur-troppo svolte senza un accordonazionale sulle condizioni eletto-rali e non hanno rispettato glistandard internazionali minimiper un processo credibile».

Secondo l’ultimo bollettinoemesso dal Consiglio nazionale

di ANNA LISA ANTONUCCI

I n tempi di pandemia vivere inuna casa di riposo è come sta-re in prigione. Con la nuovaondata di covid-19 gli anzianiospiti delle residenze sanitarieassistenziali (rsa) sono tornatia vivere la clausura di marzo eaprile scorsi, e senza neanchela speranza di uno sconto dipena o di un braccialetto pergli arresti domiciliari. In esta-te in questi istituti si erano ri-presi i contatti con il mondoesterno. Gli ospiti erano tor-nati a vedere i familiari, alme-no i più stretti. Ma da metàottobre le 7.829 residenze peranziani, tra pubbliche e pri-vate, sparse sul territorio na-zionale, di cui 2.603 rsa e4.629 istituti per non autosuf-ficienti, per un totale di340.593 posti letto, hannochiuso alle visite. Per evitareche questi luoghi, come è suc-cesso nel corso della primaondata di coronavirus, si tra-sformino in focolai e luoghidi morte, i familiari non pos-sono entrare e gli anziani nonpossono uscire. E il Natale siavvicina a grandi passi.

«Si tratta de facto dellaprivazione della libertà chenega i rapporti affettivi e ri-duce la vita di anziani e disa-bili a una non vita». A dichia-rarlo è Mauro Palma, Garantenazionale delle persone priva-te della libertà, che dall’iniziodella pandemia ha più voltepubblicamente raccomandatola vigilanza su queste situa-zioni a rischio di limitazionedella libertà, nell’ottica di unbilanciamento tra la tuteladella salute, sia degli anzianiche della collettività esterna, ei fondamentali bisogni rela-zionali e affettivi delle perso-ne più fragili. «Il covid hafatto emergere un elementoimportante su cui riflettere se-riamente — evidenzia Palma —e cioè che cosa significa tute-lare la persona, dov’è il limitetra salvarla dalla malattia ecostringerla a trascorrere gliultimi anni della sua vita inuna situazione di non vita».

«La persona umana vive an-che per le sue relazioni congli altri — aggiunge —, lamancanza di rapporti umaniequivale all’ibernazione ed ètragico pensare che si debbapercorrere così l’ultimo pezzodella propria strada». «Dapiù regioni — insiste Palma —ho ricevuto e trattato segnala-zioni di situazioni di chiusuratotale di queste strutture conl’esterno che hanno aggravatola condizione di vulnerabilitàdi disabili e anziani all’inter-no delle strutture». Un recen-te rapporto dell’Istituto supe-riore di sanità sul covid e i di-sabili ha dimostrato che l’iso-lamento e il distanziamentosociale hanno contribuito aun peggioramento clinico an-che per le persone con de-menza che non sono statecontagiate. Ma ancor più pe-ricoloso, avverte Palma, è ilrischio che in queste specifi-che realtà si possa annidarel’abuso di strumenti di con-tenzione e di episodi di parti-colare chiusura e isolamento.«D all’inizio della pandemia icentri di ricovero per gli an-ziani sono stati visti solo co-me potenziali cluster in un“contesto di vuoto”, dove le

persone sono state lasciate so-le», sottolinea Mauro Palma.Per questo, nel marzo scorsoil Garante, in accordo con l’I-stituto superiore di sanita(Iss) ha iniziato un monito-raggio continuo di questestrutture, per verificare che al-le persone che qui vivono sia-no garantiti i propri diritti,come quello a mantenere unavita di relazione e a usare spa-zi di libertà, «specie — sottoli-nea il Garante — quando sitratta di persone senza fami-liari, in posizione quindi dimaggior fragilità e mancanzadi protezione». L’indagine,condotta tra il 24 marzo e il 5maggio scorsi, ha mostratoche nelle 1.356 rsa che hannorisposto al questionario e cheospitavano un totale di100.806 residenti, sono morte9.154 persone. Di queste, il7,4% causa covid-19 ed il33,8% per sintomi simil-in-fluenzali. I principali proble-mi associati alla pandemianelle rsa sono stati individuatinella mancanza di personale enella difficoltà ad isolare gliaffetti da covid. In merito allecaratteristiche delle strutturein media sono risultati pre-senti 2,5 medici, 8,5 infermieri

e 31,7 operatori socio-sanitariper struttura. Circa l’11% del-le strutture ha dichiarato dinon avere medici nella strut-tura fra le figure professionalicoinvolte nell’assistenza.Ogni struttura ospitava me-diamente 74,8 posti letto.

«La pandemia — dice Pal-ma — ci ha insegnato che infuturo le priorità per l’a c c re -ditamento di queste strutturedovranno essere la presenzadi luoghi dove poter isolaregli ospiti con malattie infetti-ve ed anche spazi da adattareper incontri sicuri con i fami-liari». Ad oggi, insiste Palma,tutto ciò è delegato alla sensi-bilità della singola struttura evaria sensibilmente da regio-ne a regione. «È da prenderead esempio dunque — conclu-de Palma — la decisione delVeneto e dell’Emilia Roma-gna di distribuire nelle case diriposo per anziani i tamponiper i test rapidi sia sugli ope-ratori sanitari sia sui visitatoriesterni. Ciò permette di salva-guardare la salute degli ospitie allo stesso tempo di garanti-re loro ancora uno spazio divita, ma è indubbio che que-ste iniziative sono ancoratroppo rare».

elettorale (Cne), l’affluenza alleurne è stata del 30,5 per cento,6.251.080 elettori su un totale dioltre venti milioni degli aventidiritto. Per discutere dell’esitodel voto, che comporterà unnuovo assetto configurativo del-l’Assemblea nazionale, con la

coalizione del presidente Madu-ro che ha ottenuto la maggio-ranza assoluta, il consiglio per-manente dell’O rganizzazionedegli Stati americani (Osa) haindetto per oggi una riunionestraordinaria in modalità online.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 mercoledì 9 dicembre 2020

Chiesa e autorità al tempo dei social nel libro di Dario Edoardo Viganó

La forzadella coerenza

Vita quotidiana

«Nella terra dei lupi» di Joe Wilkins

Riconciliarsicon la memoria

di AMBRO GIO SPA R A G N A

F ra il repertorio dei cantidella Chiarastella un ge-nere particolare è quellocostituito dalle filastroc-

che che con il loro andamento rit-mato e divertente servono ai bam-bini ad imparare parole, numeri,coordinamento e, in questo caso,a richiamare l’attenzione su conte-nuti religiosi. Questo particolarerepertorio giocoso è ancora larga-mente diffuso in tutta la Penisolaitaliana e ricco di esempi dialetta-li. Qui ne presentiamo tre versioniche appartengono ad aree geogra-fiche e dialettali diverse ma checonservano tratti connotativi co-muni.

Il primo canto è in dialettolombardo, Santa Clara, e iniziacon una curiosa scenetta di santiin cui viene invocata santa Chia-ra per avere in prestito una scalacon cui raggiungere il Paradiso,dove sono gli angeli che cantanola gloria per la nascita di Gesù.Ecco poi che inizia una lungaenumerazione in rima: uno è ilbambino nella culla, due l’asinoe il bue, tre i re magi, quattro gli

evangelisti, cinque le piaghe delSignore... fino al dodici che sonogli apostoli.

«Santa Clara / imprestemm’la vostra scala / per andà in Para-dis / per andà in Paradis / a trovàsan Dionis / I angioi che cantava/ la Madonna la sospirava / so-spirava rosa e fior / l’è nassuunoster Signor / L’è nassuu inBettelemm / senza fassà né pat-tej / per fassà quel Gesù bell’ /oh che bella compagnia / U ‘lBambì ‘n da cuna / Dù l’asén e ‘lbo / Tri e re maisge / Quater eevangelisti / Zich e piaghe dolSignor / Sès san Zaccaria / Sèt eallegrezze d’la Madonna / O olpòrto di Roma / Nof la còrte deàngei / Dès e comandamenti /Ondes e lamenti / Dodés e apò-stoi».

Riportata nelle raccolte dicanti popolari milanesi curate daCarlo Tenca (1816-1883), lettera-to, giornalista e politico risorgi-mentale, così come anche in nu-

merose altre raccolte di canti po-polari lombardi, questa fila-strocca allegra e ritmicamenteaccattivante è ancora largamentein uso nel repertorio infantile.

Un’immagine assai consuen-ta nei canti del Natale è quella diGesù bambino con la Madonnae san Giuseppe ritratti in atteg-giamenti umili e quotidiani. Ilpiù conosciuto e diffuso in tanteversioni dialettali è Maria lavava.Nella scena descritta in questocanto Gesù piange per il freddoe la fame e la Madonna non sacome consolarlo dopo che gli hagià dato del latte, mentre la nevescende sui monti e imbianca tut-to.

«Maria lavava / Iuseff stendi-va / Bambèin pianziva / dla fa-ma ch’aviva / sta zètt puttèin /che ‘dessa èt turrò / dàl latt e gn’è / dal pan e n’eg n’ho / L’ègnùu mo l’invèren / e tgnemmaandar via / la Vergin Maria / contanta pietèe / sta zètt puttèin /

che ‘dessa èt turrò / dàl latt e gn’è / dal pan e n’eg n’ho».

In questa commovente ver-sione emiliana, raccolta a SanPellegrino (Reggio Emilia) daGiuseppe Ferraro e pubblicatanel 1896, colpisce l’immaginedella sacra famiglia colta nel suovivere giornaliero. Forse questaparticolarità, così unica e origi-nale, di considerare il Bambinel-lo tanto indifeso, perché affama-to e infreddolito, come lo posso-no essere tanti bambini poveri almondo, ha da sempre suscitatol’interesse di tanti pittori chehanno rappresentato molte sce-ne di questo tipo e richiamatol’attenzione anche da parte diimportanti musicisti. Alcuni inparticolare hanno realizzato del-le splendide elaborazioni utiliz-zando vari dialetti. Fra questespiccano quelle composte da Ni-no Rota per voce e quintettod’archi, quella per coro di Gior-gio Ghedini e recentemente an-

che una singolare reintrepreta-zione di Lucio Dalla, che ha pro-posto proprio questo esempio indialetto emiliano in uno dei suoiultimi concerti natalizi a Romaall’Auditorium.

Il terzo esempio di questabreve “fiorita” di canti, cunti e fi-lastrocche della Chiarastella ap-partiene al repertorio in dialetto

salentino ed è stato raccolto aMarine, un piccolo paese in pro-vincia di Lecce. Ni manca paneevoca la povertà del Bambino acui mancano pane e fuoco. È na-to senza casa e senza niente co-me la mamma e il padre, ma tan-te sono le cose destinate a cam-biare in terra con la sua venuta.Questo piccolo gioello di cate-chismo popolare si chiude conun’immagine di straordinariabellezza poetica spesso ricorren-te in molti canti popolari: «intrullu core te sta notte santa lu Pa-treternu l’omo a ‘mpiettu ‘nzer -ra» (“nel cuore della notte santaIddio stringe a sé tutta l’umanità”).

«Ni manca pane fuecu e foca-lire / è natu senza casa e senzanienti / perieddhi suntu mammae sire / nu n’hannu tatu l’ecu liputenti / Gesù se chiama e dice-nu le carte / ca mute cose a ‘nter -ra a sci cangiare / e prima a ‘mpa -raisu se ‘nde parte / ha dire mutecose bbone e mare / E n’ Angelute cielu scinde e canta / allu Si-gnore gloria e pace a ‘nterra / in-tru llu core te sta notte santa / luPatreternu l’omo a ‘mpiettu‘nzerra».

di ED OARD O ZACCAGNINI

R iflette approfonditamente sul-la parola autorità Testimoni e in-fluencer. Chiesa e autorità al tempodei social (Bologna, Edb, 2020,

pagine 120, euro 10) di monsignor DarioEdoardo Viganó, vice cancelliere dellaPontificia Accademia delle scienze e del-le scienze sociali. Lo fa attraverso unlungo viaggio nel significato di questotermine che «nella mente dei contempo-ranei genera tanto fastidio» ed è facil-mente scambiato, «in una visione forsenon del tutto ingenua», scrive l’a u t o re ,per «autoritarismo». Ed è visto con un«sospetto» che lungi dal produrre «li-bertà» genera «arbitrarietà e confusio-ne», quando invece la parola autoritànasce dal latino a u g e re , che significa ac-crescere, aumentare, e va intesa comeservizio per accompagnare la crescita delprossimo e della collettività. Ed è unconcetto «relazionale», «duale», ricordaViganò, nel quale si riconosce autoritàall’altro in una relazione «asimmetrica estrutturata» dove sono importanti la«diversità» e «l’alterità» tra gli interlo-cutori.

Il libro arriva al presente delle aggre-gazioni digitali, dei social media «perloro natura non gerarchici», ma capacidi incidere, all’interno di un generalecambiamento culturale, nei processi co-struttivi di credibilità e autorità. Lo fadopo un percorso che ripassa quel rap-porto tra «autorità, potere e bene che èsempre stato fondamentale nella tradi-zione cristiana», che ne ha segnato ilcammino da quando, scrive Viganò ci-tando Ioannis Zizioulas, «Cristo è venu-to per liberare l’uomo dalla schiavitù e,alla luce della libertà che egli ci ha dato,tutto il problema dell’autorità ha ricevu-to una nuova prospettiva».

È il punto di partenza per compren-dere il senso dell’autorità nella Chiesa, ilsuo valore efficacemente espresso dalleparole di Papa Francesco durante la me-ditazione quotidiana a Santa Marta il 14gennaio scorso: «L’autorità non consistein comandare e farsi sentire, ma nell’es-sere coerente, essere testimone e perquesto essere compagni di strada nellavia del Signore». Il pensiero del Ponte-fice è inserito in questo libro assai riccodi citazioni che ci accompagna in un iti-nerario che parte dall’autorità con cuiGesù «insegnava e agiva» mediante«parole e opere», con la sua identitàmessianica espressa attraverso la poten-za dello Spirito Santo, e passa per gliapostoli la cui credibilità e autorità, in-sieme a quelle della Chiesa, si fonda«sul carattere cristologico e pneumato-logico della loro testimonianza».

Il viaggio attraversa il concetto di au-torità nel Nuovo Testamento, nellaChiesa antica e nelle strutture organiz-zative dei suoi primi secoli, con «una

progressiva istituzionalizzazione del-l’autorità» fino al Vaticano II, per poi ar-rivare alle modalità comunicative attua-li, alle relazioni sociali in un «contestopostmediale» caratterizzato da «un mo-dello comunicativo orizzontale, reticola-re e fortemente socializzato», col qualel’autorità stessa della Chiesa, di tipo spi-rituale, deve necessariamente fare i con-ti. La riflessione sul rapporto tra autoritàed epoca dei social caratterizza l’ultimaparte del libro analizzando la figura del-l’influencer che esercita autorevolezzasu un pubblico a lui affine per interessi econoscenze. In lui giocano un ruolo fon-damentale la «visibilità» e la necessità di«far emergere il proprio profilo». Per ac-quisire follower egli deve «fare notizia»e produrre «contenuti con costanza neltempo», con uno «stile riconoscibile epersonale», ma il suo successo non puòprescindere da competenze in un deter-minato campo e qui si torna all’imp or-tanza della credibilità, dell’a u t o re v o l e z -za e dell’asimmetria, e «potrebbe essere— riflette ancora il libro — che autorità ecredibilità non abbiano subito nella loroessenza nessun cambiamento radicale».

Esistono però «elementi di profondanovità da un punto di vista comunicati-vo»: quelli della mediazione, ovvero di«una relazione» caratterizzata da «di-stanza e discontinuità», per cui non«facciamo esperienza dell’autorità madella sua rappresentazione mediale». Laverifica della credibilità, in questo caso,avviene attraverso «pochi frammentirappresentativi» e ci vengono richiesti«grande investimento critico», «compe-tenza mediale raffinata» e «responsabi-

lità» per svolgere al meglio il compito,«complesso e faticoso», di scegliere l’au-torità, in un tempo in cui questa si svi-luppa su due livelli: uno postmediale,degli influencer «credibili e autorevoli,ma con una forza limitata, circoscrittaalla rappresentazione mediale nell’ambi-to di comunità sociali che si trasformanosul web e hanno un grande valore emo-tivo», e uno tradizionale, che seppure«inserito in un panorama comunicativoprofondamente trasformato», mostratutto il suo valore nei momenti crucialicome ad esempio quelli drammatici vis-suti per il covid 19, nei quali l’e m e rg e n z aha reso necessaria una «rapida e precisaridefinizione dei ruoli e delle competen-ze», ricorda Viganò, a conferma chequando la vita fa emergere tutta la suacomplessità occorre «riattivare i sistemitradizionali di riconoscimento dell’auto-rità», essenziale per la socialità umana.

«La grande costellazione postmedialedelle comunicazioni social» è andataavanti durante questo difficile tempo, ri-velando però la sua «natura conversa-zionale», il suo ruolo di «cassa di riso-nanza emotiva», che è utile, importante,fondamentale, ma abbiamo bisogno,sembra ricordarci Testimoni e influencer, ditenere chiaro a mente che i legami digi-tali non sono sufficienti per vivere ap-pieno le relazioni e costruire il bene, peraffrontare le difficoltà del presente e deltempo che verrà. Al tempo stesso, però,di questo presente è necessario conosce-re e saper manovrare le modalità comu-nicative per aggiungere efficacia alla te-stimonianza e alla credibilità. Anche perla Chiesa.

di GIULIA GALEOTTI

«L ì nel profondo del-le Bull Montains,il loro cuore andòalla deriva e si mi-

se a vagabondare, e Weldell non ca-piva più come fossero finiti lì, lorodue… anzi, loro tre. Tutt’e tre senzaun padre. Tutt’e tre abitanti di unmondo spezzato. Tutt’e tre che sen-tivano un vuoto fin nel midollo del-le ossa». È un romanzo di donne inlutto per i propri uomini, di madriin cerca dei loro figli, di giovani ge-nerazioni alle prese con famiglie abrandelli. Ma soprattutto Nella terradei lupi (Milano, Neri Pozza 2020,pagine 304, pagine 18, traduzionedi Norman Gobetti) di Joe Wilkins,romanzo di figli senza padri, è unabellissima e straziante riflessionesulla trasmissibilità della colpa.

Al centro della scena, là a Del-phia in Montana, c’è il ventiquat-trenne Wendell Newman. Orfa-no, abita nel trailer che era di sua

madre e raccoglie grano per qual-cun altro. Lui, che non hai avutomai il coraggio di raccontare a nes-suno quanto a scuola amasse leg-gere i libri assegnati dall’anziana esevera insegnante di inglese, haora solo un pick-up, pesanti impo-ste sul groppone e una vita non fa-cile. A complicarla ulteriormentearriva un’assistente sociale: portacon sé un bambino — magrissimo,in mano un sacchetto di plastica eun quaderno — figlio di Lacy, lacugina di Wendell finita in prigio-ne per spaccio. Rowdy, questo ilsuo nome, ha un ritardo nello svi-luppo e non parla. Sarà la nascitadi un rapporto bellissimo.

La forza del romanzo, però,non sta tanto qui, quanto piutto-sto in tutto ciò che ruota attorno aloro. E che vorrebbe schiacciarlidefinitivamente. Se non si sa nulladel padre di Rowdy, lo stesso di

fatto vale per il padre di Wendell,dileguatosi tra le montagne da piùdi dieci anni. La sua fuga dispera-ta a seguito dell’omicidio di unuomo con cui era in buoni rappor-ti, torna sulla bocca di molti men-tre la cittadina è in fibrillazioneper l’imminente caccia al lupo, laprima regolamentata nella storiadel Montana dopo trent’anni.Quel che circondava Wendell pri-ma, e che circonda Wendell e Ro-wdy ora («quell’espressione [gli]veniva in mente sempre più spes-so: lui è il mio bambino») è unacomunità retta da regole durissi-me, applicate e disapplicate conviolenza implacabile e pervasiva.Una comunità aspra, solitaria, im-mersa in un circolo vizioso fatto didegrado ambientale, povertà, fon-damentalismo religioso e posizio-ni politiche reazionarie, grettezza,ignoranza innanzitutto umana,mancanze, dipendenze e famigliedistrutte. Una comunità che èquasi tutt’uno con l’aspro paesag-

gio del Montanaorientale, capace dinascondere e di fe-r i re .

Eppure la naturaè anche capace, atratti, di accompa-gnare e difendere, eanche nella comu-nità sono possibili

germi di speranza — addiritturaper chi in apparenza non ce la fa.L’importante è riuscire a trovare ilbandolo della propria storia, ri-conciliare la propria memoria(«Quello di cui parlava Betts era[…] era l'assassino […], quelloche ogni tanto faceva capolino da-gli angoli oscuri della memoria diWendell era l'uomo che racconta-va barzellette»). L’importante èfissare i paletti, anche dentro sestessi, tra ciò che si è e ciò che glialtri si aspettano o vorrebbero chetu fossi. «Continuò a farfugliareper un po’, mentre ondate di ver-gogna gli spazzavano le budella.Ma poi a echeggiare dentro di luifu soprattutto la rabbia. Non erastato lui, era stato suo padre. Luiera diverso».

Lui ora sogna una vita «di one-stà e perdono, di riposo e contat-to”» E, forse, l’avrebbe trovata.

Questo romanzo di figli senza padriè una bellissima e straziante riflessionesulla trasmissibilità della colpa

MUSICA POPOLARE • Canti, “cunti” e filastrocche della Chiarastella

David Gerard, «Madonnadella pappa» (1510 -1515)

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 9 dicembre 2020 pagina 9

COMUNE DI PESCO SANNITA (BN)Esito di gara - CUP I55J9000200005

- CIG 8354461F4DLa procedura aperta per l’affidamento dei lavori "Pro-gramma per interventi strutturali di consolidamento ai finidella mitigazione e prevenzione del rischio idrogeologico,nonché del risanamento con sistemazione frane delle loca-lità Fontanelle, Ponterotto e via Mascia del Comune diPesco Sannita" è stata aggiudicata con det. n. 500 R.G. del08.09.2020 all'impresa BARONE COSTRUZIONI srl - consede in Circello (BN) al Corso Municipio - per l'importo diaggiudicazione di € 611.617,07 oltre IVA (compresi onerisicurezza) con un ribasso d'asta del 5,75 %.

Il responsabile del procedimentoing. Giuseppe Corbo

ACCADEMIA DELLA GUARDIA DI FINANZAUff. Amm.ne - Sez. Acquisti

Avviso aggiudicazione appalto - CIG 8350326AFFÈ stata aggiudicata con Determina n. 270 del 26/11/2020 procedura aperta ai sensi art. 60 D.Lgs. 50/2016 in moda-lità Application Service Provider (ASP) di Consip SpA - gara n° 2594114 quale sistema telematico conforme art. 40 D.Lgs. n. 50/2016 per l’affidamento del servizio di ristorazione collet-tiva in forma di catering completo a mezzo self-service presso l’Accademia della Guardia di Finanza alla sede di Castelporziano - Roma. CPV principale: 55512000-2. Aggiudicatario: INNOVA SpA P.I. 01201141007. Durata appalto: 12 mesi. Importo di aggiudicazione: € 300.450,74 I.E. Contatti: Tel. 035/4043244 - Fax 035/4043215 PEC: [email protected] RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Cap. Gabriele HAMEL

STAZIONE UNICA APPALTANTE

PROVINCIA DI ASCOLI PICENOProcedura aperta per l’acquisto di mezzi per il trasporto pubblico degli Enti Parco Nazionale dei Monti Sibillini - CIG 8506657B6B. Impor-to: € 639.000,00. Criterio di aggiudicazione: Minor prezzo. Termine offerte: 20/01/2021 ore 13,30. Info: https://app.albofornitori.it/ alboeproc/albo_provinciaascoli

IL DIRIGENTE DELLA S.U.A.Dott. Eros Nunzio LIBETTI

COMUNE DI CAPODRISE (CE)Avviso di rettifica e proroga dei termini bando di

gara - CIG 8471913BC3In riferimento alla procedura aperta per l’affidamentoin concessione del servizio globale di gestione degliimpianti di pubblica illuminazione - pubblicata sullaGURI V Serie Speciale n. 128 del 2/11/2020 - si co-munica che sono stati rettificati alcuni punti nel disci-plinare di gara e il termine ricezione offerte, previstoin data 2/12/2020 ore 12:00, è prorogato al 4/1/2021.Informazioni su http://www.comune.capodrise.ca-serta.it/portale/ e asmecomm.it.

Il responsabile del procedimentoErnesto Palermiti

CONSORZIO DI BONIFICA 3 MEDIO VALDARNOAvviso appalto aggiudicato

Procedura aperta per l’affidamento dei lavori di: Titolario 13_1_232 Procedura aperta per l’affidamento dei lavori di: “Sistema di laminazione e riqualificazione del Torrente Pesa - Primo stralcio Lotto A - Aree di laminazione Bramasole e SNAM” Codice Rendis AB24R005; CUP: C93H19000840005; CPV 45330000-9 lavori di idraulica. CIG: 8272815EE4” Aggiudicata-rio: Italscavi srl CF 00524560489. Importo contrattuale: € 845.834,018 di cui € 71.789,24 per oneri della sicurezza, oltre IVA. GURI V° serie speciale n. 143 del 07/12/2020.

Il Dirigente Area Appalti, Espropri e LegaleD.ssa Alessandra Deri

CONSORZIO DELLA BONIFICA RENANA-BOLOGNA

Esito di gara - CIG 84388539CA Si rende noto che in data 27/10/2020 è stata aggiudi-cata la procedura aperta telematica per l’aggiudica-zione del servizio di noleggio a lungo termine senza conducente di n. 20 autoveicoli a Program di Autono-leggio Fiorentino S.r.l. di Firenze per un importo di Euro 360.000,00 IVA esclusa. Invio alla GUUE: 25/11/2020

Il Responsabile del procedimentodott. Davide Cestari

ESTAREstratto di bando di gara

È indetta procedura aperta, ai sensi dell’art. 60 D.Lgs. n. 50/2016, per la fornitura di sistemi di aspirazione intraoperatoria collegati al vuoto ospedaliero e accessori vari per le Aziende Sanitarie, ospedaliere e altri Enti del servizio sanitario Regionale, articolata in n. 4 lotti, per la conclusione di Convenzioni con quadro economico di € 6.912.399,79IVA esclusa e per la durata di 60 mesi (gara n. 7945486). Atti di gara visionabili su https://start.toscana.it/. Le offerte dovranno pervenire entro e non oltre le ore 13:00 del giorno 31/12/2020, tramite la medesima piattaforma telematica START. Bando integrale inviato alla GUUE in data 27/11/2020. Per informazioni e-mail [email protected]

Il Direttore UOC Dispositivi Medici Dr.ssa Carmela Gamma

L’indio convertito al cristianesimoal quale apparve la Madonna di Guadalupe

Stelle e rosenel giardino

di Juan Diego

Per regolamentare l’eventuale aggregazione, incorporazione e affiliazione degli istituti di studi superiori

Tre nuove istruzioni della Congregazioneper l’educazione cattolica

NOSTRE INFORMAZIONI

Nomine episcopali

Inquadra il codiceper leggere i testiintegrali delle treistruzioni dellaCongregazione

di ANTONIO TARALLO

Maria è il cielostellato: l’asso-ciazione divienecosì semplice,

così spontanea quasi. Così co-me naturalmente i versi diTorquato Tasso della sua Qualrugiada, qual pianto sembranodipingere la mente, scanden-do nella memoria immagini efruscii, echi nel cuore dellapresenza della Vergine Maria:«Qual rugiada o qual pianto/ quai lagrime eran quelle /che sparger vidi dal notturnomanto / e dalcandido voltode le stelle? /E perché semi-nò la biancaluna / di cri-stalline stelleun puro nem-bo / e l’erbafresca in grem-bo?». Sembraintravedere inquell’ultimaparola —«grembo» — ilventre dellaVergine Maria:«benedetto ilgrembo tuo,Gesù».

Juan DiegoCuauhtlatoat-zin (1474-1548)non poteva —certamente —c o n o s c e requell’espressione fino a quan-do non si convertì al cristia-nesimo. Fu uno dei primi in-dios a ricevere il sacramentodel battesimo, grazie ad alcu-ni frati francescani, tra i primimissionari nelle terre messica-ne. Da poco scoperta l’Ame-rica, il territorio messicanoera stato conquistato daglispagnoli nel 1521. Lui, umilecontadino atzeco, riceve ilbattesimo solo in età matura:aveva cinquant’anni. La suaconversione avviene assiemealla moglie Malintzin cheprenderà il nome di MariaLucia.

Ma cosa c’entra il cielostellato con Juan Diego, conMaria e Guadalupe? La ri-sposta è racchiusa in una solaparola: tilmàtli, o — più comu-nemente nota — tilma, il man-tello di Juan Diego su cui èimpressa l’immagine dellaVergine Maria. La mattinadel 9 dicembre 1531, al conta-dino atzeco accadde qualcosadi straordinario: la Madre diGesù gli si presenta come «laperfetta sempre Vergine Ma-ria, Madre del verissimo eunico Dio». L’apparizioneavviene in mezzo alla naturaincontaminata della collinadel Tepeyac, vicino a Cittàdel Messico. È l’inizio dellastraordinaria storia della Ma-donna di Guadalupe. Comeriportato in un vecchio testoin lingua azteca — il Nican Mo-pohua, attribuito all’indigenoAntonio Valeriano (1522-1605)— Juan Diego «vide una gio-vane Signora che lo chiamavacon dolcezza». Gli ordinò direcarsi dal vescovo per farsorgere una cappella su quellacollina. Il veggente, allora, si

presentò dal vescovo Juan deZumarraga, ma la reazionedel prelato non fu del tuttopositiva. Juan Diego, nella se-conda apparizione della Ver-gine, le rese noto che volevadesistere da un incarico delgenere, essendo solo «un po-vero indio». Ma la Vergine glidisse che doveva essere pro-prio lui a compiere la missio-ne e gli chiese di tornare dalvescovo. Zumarraga, dopoaverlo interrogato sull’appari-zione, gli domandò un segnotangibile di un tale straordi-nario evento. Ed è a questo

punto della storia che compa-re la famosa “tilma”, il segnovisibile a tutti del suo incon-tro con la «Virgen morenita»:questo è l’appellativo con cuiè conosciuta Maria di Guada-lup e.

«Mio piccolo figlio, questifiori saranno il segno per ilvescovo. Solo alla sua presen-za aprirai la tilma e mostreraiciò che porti», gli disse laMadonna. Juan Diego avevaraccolto — nonostante la sta-gione invernale — nei pressidella collina alcuni splendidifiori di Castiglia, rose tipichedella regione spagnola. Li av-volse nel mantello, e una vol-ta aperto davanti a Zumarra-ga, ecco per tutti lo stuporedella fede, il segno prodigiosoche ancora oggi nutre la de-vozione popolare dell’Ameri-ca del Sud e del mondo inte-ro: le immagini delle rose,della Vergine sono rimasteimpresse sulla tilma. Maria sipresenta a tutti con un man-tello stellato di rose, una co-stellazione di amore. Sorgeràcosì in quel luogo uno deisantuari mariani più impor-tanti dell’America latina:Nuestra Señora de Guadalu-p e.

A distanza di secoli quellerose ancora possono sbocciarenel cuore di ogni fedele. L’ef-fige della Señora invita proprioa questo: a curare il proprio“g i a rd i n o ” della fede, a poterportare impresse nel propriocuore le rosate stelle. Come?Lo insegna proprio la Verginedi Guadalupe — come avevaricordato Papa Francesco nel2014, rivolgendosi alla m o re n i t a— con «le braccia aperte, conamore e tenerezza».

di BE N E D E T TA CAPELLI

Sono state rese noteoggi, mercoledì 9,tre Istruzioni dellaCongregazione per

l’educazione cattolica pergli istituti di studi superio-ri, approvate da PapaFrancesco in data 1° di-cembre. Nascono sulla sciadella Costituzione aposto-lica Veritatis gaudium circa leuniversità e le facoltà ec-clesiastiche — p ro m u l g a t adallo stesso Pontefice l’8dicembre 2017 — e sono in-centrate su tre parole chia-ve: aggregazione, incor-porazione e affiliazione degli stessi istituti. Cam-biamenti importanti, chedevono essere tutti sotto-posti al giudizio del dica-stero vaticano e vengonoconcessi tramite un decretoche vale 5 anni — ad quin-quennium experimenti gratia —e che può essere semprerinnovato per altri 5 oppu-

re revocato. Le Istruzionitroveranno applicazione ilprimo giorno dell’anno ac-cademico 2021-2022 o del-l’anno accademico 2022,secondo il calendario dellevarie regioni.

L’arcivescovo Angelo VincenzoZani, segretario della Congrega-zione per l’educazione cattolica,spiega cosa significa per gli Isti-tuti di studi superiori un talecambiamento:

Le facoltà ecclesiastichehanno un ordinamento distudi che è simile a quellecivili e cioè sono organizza-te in tre cicli di studi. Ilprimo ciclo termina con iltitolo di baccalaureato, ilsecondo ciclo con il titolodi licenza e il terzo ciclo

con il titolo di dottorato.Dunque, abbiamo le 120 fa-coltà ma in giro per il mon-do abbiamo tutte le altreistituzioni che sono affiliateo aggregate o incorporate.Gli istituti affiliati hannosoltanto il primo ciclo e in-vece gli istituti aggregatipossono rilasciare, non soloil baccalaureato, ma anchela licenza mentre invece gliistituti incorporati, che so-no molto pochi e sono spe-cializzati, rilasciano solo unsecondo o il terzo ciclo.Queste istituzioni fanno ri-ferimento alle facoltà, quin-di sono sotto la responsabi-lità delle facoltà, ma aven-do rinnovato tutto il siste-ma di studi, gradualmentestiamo approvando le nor-me anche per gli istituti chesono collegati con le facol-tà.

Il tema di fondo della «Veritatisgaudium» e quello di fare rete...

Uno dei principi è stato

proprio quello di fare que-sto, di lavorare insieme. Fa-re rete ha due significati in-nanzitutto un coordinamen-to migliore degli studi den-tro l’istituzione e quindi ildiscorso della transdiscipli-narità perché le disciplinenon siano autoreferenziali eproposte in termini fram-mentati ma siano in dialogotra di loro. Poi c’è anchel’invito a fare rete nel sensodi non moltiplicare istitutiinutili, laddove ci sono giàistituzioni più specializzate.Questo fare rete è più evi-dente nella realtà romanadove abbiamo diverse facol-tà di teologia, filosofia e di-ritto canonico quindi evita-re dei doppioni e inveceesaltare maggiormente leistituzioni più specializzateè un lavoro che stiamo por-tando avanti da anni e an-che questi strumenti ci aiu-teranno a incentivare questolavorare in rete e alzare illivello della specialità.

Il Santo Padre ha accettato la rinun-cia al governo pastorale dell’A rc i d i o -cesi Metropolitana di Patna (India),presentata da Sua Eccellenza Monsi-gnor William D’Souza, S.I..

Gli succede Sua Eccellenza Mon-signor Sebastian Kallupura, finoraArcivescovo Coadiutore della mede-sima Arcidiocesi.

Nomina di VescovoA u s i l i a re

Il Santo Padre ha nominato Vesco-vo Ausiliare di Minna (Nigeria) ilReverendo Luka Sylvester Gopep,della medesima Diocesi, finora Vica-rio Generale e Parroco di San Cristo-foro a Kwamba, assegnandogli la Se-de titolare di Muzuca di Bizacena.

Il Santo Padre ha accettato la ri-nuncia presentata dal Reverendissi-mo Dariusz Buras, AmministratoreApostolico di Atyrau in Kazakhstan,e ha nominato all’ufficio di Ammini-stratore Apostolico “ad nutum San-ctae Sedis” della medesima Circoscri-

zione ecclesiastica il Reverendo Sa-cerdote Peter Sakmár, del clero dellaDiocesi di Spiš, in Slovacchia, finoraDirettore Spirituale presso il Semina-rio Interdiocesano a Karaganda.

Il provvedimento è stato reso notoin data 8 dicembre.

Il Santo Padre ha accettato la ri-nuncia al governo pastorale dell’Ar-cidiocesi Metropolitana di Izmir(Turchia), presentata da Sua Eccel-lenza Monsignor Lorenzo Piretto,O.P..

La rinuncia è stata resa nota in da-ta 8 dicembre.

P ro v v i s t adi Chiesa

Il Santo Padre ha nominato Arci-vescovo Metropolita di Izmir (Tur-chia) il Reverendo Padre MartinKmetec O.F.M. Conv., finora Superio-re della Comunità dei Conventuali diBüyükdere, Istanbul.

La nomina è stata resa nota in data8 dicembre.

Le nomine di ieri e oggi riguardano, tra le al-tre, la Chiesa in Turchia e in Nigeria.

Martin Kmetecarcivescovo metropolita di Izmir

( Tu rc h i a )

Nato il 10 novembre 1956 a Ptuj, in Slove-nia, ha compiuto gli studi istituzionali di Teo-logia e Filosofia nella provincia religiosa del-l’ordine dei frati minori convenutali in Slove-nia, nella quale ha emesso la professione sem-plice il 25 settembre 1977 e quella solenne il 4ottobre 1982. Ha conseguito il dottorato inTeologia, con specializzazione in Dialogo ereligioni nell’Università di Ljubliana.

Ordinato sacerdote francescano conven-tuale il 29 giugno 1983, per la sua famiglia reli-giosa è stato rettore del seminario minore, mis-sionario in Libano, superiore di varie comuni-tà. È stato, inoltre, vicario Custode d’O rientee Terra Santa dei frati minori conventuali(2014-2018). Dal 2011 al 2020 è stato nel con-vento di Santa Maria in Büyükdere, Istanbul,dove dal 2018 ricopriva il ruolo di superiore.

Luka Sylvester Gopepausiliare di Minna (Nigeria)

Nato il 14 luglio 1965 a Kalin Nemel, nelladiocesi di Pankshin, dopo le scuole primarie esecondarie ha frequentato il Bauchi Teacher’sCollege (1980-1986), ottenendo lo SchoolEducation Certificate. Entrato in seminario,ha completato gli studi filosofici presso ilSaint Thomas Aquinas Major Seminary a Ma-kurdi (1989-1993) e quelli teologici presso ilSaint Augustine’s Major Seminary di Jos(1993-1997). Ordinato sacerdote il 31 gennaio1998, per il clero di Minna, è stato vicario par-rocchiale e poi parroco di Santa Maria a Kpa-kungu (1998); parroco di Cristo Re (1998-2001) e rettore del Christ the King Minor Se-minary a Gwada (1998-2001); parroco di SanBenedetto a Kagara (2001-2004); amministra-tore parrocchiale di San Patrizio a Zungeru(2002-2004); direttore vocazionale della dio-cesi (2004-2013); parroco di Santa Maria a Su-leja (2004-2012); vicario generale aggiunto(2011-2012) e vicario generale di Minna (dal2012 fino ad ora); parroco di San Cristoforo aKwamba (dal 2013 fino ad ora).

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 10 mercoledì 9 dicembre 2020

LA POESIA

L’attesa

Esci dalla statale a sinistra escendi giù dal colle. Arrivatoin fondo, gira ancora a sinistra.Continua sempre a sinistra. La stradaarriva a un bivio. Ancora a sinistra.C’è un torrente, sulla sinistra.Prosegui. Poco primadella fine della strada incrociun’altra strada. Prendi quellae nessun’altra. Altrimentiti rovinerai la vitaper sempre. C’è una casa di tronchicon il tetto di tavole, a sinistra.Non è quella che cerchi. È quellaappresso, subito dopouna salita. La casadove gli alberi sono carichidi frutta. Dove flox, forsizia e calendulacrescono rigogliose. È quellala casa dove, in piedi sulla soglia,c’è una donnacon il sole nei capelli. Quellache è rimasta in attesafino a ora.La donna che ti ama.L’unica che può dirti:“Come mai ci hai messo tanto?”

Raymond Carver

L’8 dicembre del Papa a Piazza di Spagna e a Santa Maria Maggiore

Poco prima dell’albaquando il buio è più nero

di GI A M PA O L O MAT T E I

P ioveva ed era buio anchequell’indimenticabile 27marzo quando PapaFrancesco diede vita —

soltanto fisicamente... da “solo” —a uno straordinario momento dipreghiera in piazza San Pietro,nel pieno della prima ondata dellapandemia.

Pioveva ed era buio — si intra-vedano le prime luci dell’albaquasi come segno di speranza —pure la mattina dell’8 dicembre,quando ha compiuto il pellegri-naggio a piazza Mignanelli, ac-canto a piazza di Spagna, perrendere omaggio all’Immacolataportandole un cesto di rose bian-che, scegliendo la discrezioneperché non si creassero assem-bramenti in tempo di pandemia.

Davanti a Maria il Ponteficeha pregato perché vegli conamore su Roma e sui suoi abitan-ti, affidando a Lei tutti coloroche in questa città e nel mondosono afflitti dalla malattia e dalloscoraggiamento. Edera soltanto fisica-mente... da “solo” —proprio come inpiazza San Pietro —ma stavolta era «po-co prima dell’albaquando il buio è piùnero» come ha scrit-to il romano France-sco De Gregori, de-scrivendo poetica-mente l’abbraccio tratentativi di fede esp eranza.

Il 27 marzo il Papaaveva poi presiedutol’adorazione eucari-stica nell’atrio dellabasilica Vaticana. Ie-ri si è recato a Santa

Maria Maggiore per pregare da-vanti all’icona della Salus populiRomani e poi celebrare la messanella cappella Sistina della basi-lica Liberiana. Portando con sél’esperienza di sant’Ignazio diLoyola, che lì celebrò la sua pri-ma messa il giorno di Natale del1538.

Trasformare una crisi inun’opportunità è il suggerimen-to con il quale il Papa sta inco-raggiando donne e uomini,ovunque si trovino a vivere lapandemia. Un’esortazione chevale per il “so ciale” e per lo spiri-tuale: realtà, del resto, non sepa-rabili. Per questo ha suscitatoancor più partecipazione popo-lare vedere le immagini del Papaalle 7.10 lì, davanti alla colonnasormontata dalla statua dellaMadre di Dio. E per vederlaquella statua Francesco ha spo-stato l’ombrello nero con il qualesi riparava. Immagine semplice.Che non si dimentica.

Giunto a Piazza Mignanelliin auto dal Vaticano, dove era

partito intorno alle 7 — accompa -gnato dal reggente della Prefet-tura della Casa pontificia, mon-signor Leonardo Sapienza —Francesco ha posto a terra il ce-sto di rose, seguendo con losguardo il vigile del fuoco che loha sistemato proprio accanto al-la colonna. E poi li ha voluti sa-lutare quei pompieri che eranolì, in servizio, sotto l’acqua, in ungiorno di festa.

Gesti semplici, popolari. Co-me quelli compiuti da tantissimiromani, oltre che dalle istituzio-ni, che portano ogni anno — eanche quest’anno, nel rispettodelle limitazioni per le norme sa-nitarie — stupende composizionie piccoli fiori per un omaggio,non formale, “da figli”.

Un carattere popolare che ilvescovo di Roma vive semprepiù ogni volta che va a pregaredavanti alla Salus populi Romani. Esì, c’era anche la copia di quest’i-cona il 27 marzo in piazza SanPietro, al buio, sotto la pioggia.

Lasciata piazza Mignanelli,in auto Francesco ha raggiuntola basilica Liberiana dove, alle7.20, è stato accolto dal cardinalearciprete Stanisław Ryłko. Ed èandato subito a pregare davantiall’icona, donando un altro cestodi rose bianche. Quindi, alle7.30, ha celebrato la messa nellacappella Sistina. Portando consé parte della sua storia. Infattisant’Ignazio di Loyola ha visita-to Santa Maria Maggiore comepellegrino nel 1523, poi con i pri-mi compagni nel 1537 e il giornodella sua professione il 22 aprile1541. Ma, soprattutto, nella crip-ta della Natività, ha celebrato aNatale del 1538 la prima messa«con grande sentimento e illu-minazione divina» ha scritto nelDiario: «Durante la messa pro-vavo grandissime emozioni inte-riori con molte e intense lacrimee singhiozzi; alcune volte nonriuscivo più a parlare». In realtà,la cripta dove ha celebrato Igna-zio si trovava una quindicina dimetri più in là: fu spostata dovesi trova ora — sotto l’altare delSantissimo Sacramento dellacappella Sistina — nel 1586.

Al termine della celebrazione— due gendarmi hanno fatto da“chierichetti” — il Papa ha recita-to una preghiera a san Giuseppein occasione della pubblicazionedella lettera apostolica Con cuoredi padre. E ha anche accarezzatola statua di sant’Ignazio.

Quindi, alle 8.10, Francescoha lasciato la basilica di SantaMaria Maggiore per far rientroin Vaticano. Prima di entraredall’ingresso del Perugino haringraziato — come fa ogni voltache rientra in Vaticano, anche daporta Sant’Anna — i militari del-l’Esercito italiano in servizio.Sceso dall’auto, ha consegnatoun dono natalizio.

All’Angelus il Pontefice parla dei “fiori” più graditi dall’Immacolata

Preghiera, penitenzae cuore aperto alla grazia

Per la chiusura dell’Anno mariano in Argentina

Madre e discepolaPubblichiamo una nostra traduzione del videomessaggio in spagnolo rivoltodal Papa ai fedeli argentini per la chiusura dell’Anno mariano nazionale, in-detto dalla Conferenza episcopale per commemorare i 500 anni dalla primamessa celebrata nel territorio e i 400 anni dell’arrivo nella provincia di Ca-tamarca dell’immagine della “Virgen del Valle” , venerata in tutto il Paese.

L’Anno Mariano Nazionale si chiude oggi. Un anno in cui,con le restrizioni proprie di questo tempo di pandemia, abbia-mo seguito tante attività nel ricordo e in onore della Vergine,nostra Madre.

Mi unisco a tutti i fedeli che oggi celebrano la fine di questoAnno Mariano Nazionale.

Prego per voi e vi chiedo di pregare per me. E non dimenti-catevi che Maria è Madre e discepola. È Madre di Gesù, è coleiche ci ha portato Gesù al mondo. Ed è discepola. È la prima aseguire Gesù, a fare quello che Gesù dice, a obbedire.

Che la figura di Maria, Madre e discepola, ci accompagninella nostra vita quotidiana!

Vi chiedo di pregare per me. Io lo faccio per voi. E che Diovi benedica: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.

Un invito a «offrire alla nostra Madre i fiori che lei piùgradisce: la preghiera, la penitenza, il cuore aperto allaGrazia» è stato rivolto dal Papa durante l’Angelus dimartedì mattina, 8 dicembre. Affacciatosi a mezzogiornodalla finestra dello Studio privato del Palazzo apostolicovaticano, prima della recita della preghiera mariana coni fedeli presenti in piazza San Pietro nonostante la piog-gia, il Pontefice ha offerto una meditazione sulla solenni-tà dell’Immacolata Concezione di Maria.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!L’odierna festa liturgica celebra una delle me-raviglie della storia della salvezza: l’Immacola-ta Concezione della Vergine Maria. Anche leiè stata salvata da Cristo, ma in un modostraordinario, perché Dio ha voluto che findall’istante del concepimento la madre del suoFiglio non fosse toccata dalla miseria del pec-cato. E dunque Maria, pertutto il corso della sua vitaterrena, è stata libera daqualunque macchia di pec-cato, è stata la «piena digrazia» (Lc 1, 28), comel’angelo la chiamò, e ha go-duto di una singolare azio-ne dello Spirito Santo, perpotersi mantenere semprenella sua relazione perfettacon il suo figlio Gesù; anzi,era la discepola di Gesù: laMadre e la discepola. Ma ilpeccato non c’era in Lei.

Nel magnifico inno cheapre la Lettera agli Efesini(c f r. 1, 3-6.11-12), San Paoloci fa comprendere che ogniessere umano è creato daDio per quella pienezza di santità, per quellabellezza di cui la Madonna è stata rivestita findal principio. La meta alla quale siamo chia-mati è anche per noi dono di Dio, il quale — di-ce l’Apostolo — ci ha «scelti prima della crea-zione del mondo per essere santi e immacola-ti» (v. 4); ci ha predestinati (cfr. v. 5), in Cristo,ad essere un giorno totalmente liberi dal pec-cato. E questa è la grazia, è gratuito, è un donodi Dio.

E quello che per Maria è stato all’inizio, pernoi sarà alla fine, dopo essere passati attraver-so il “bagno” purificatore della grazia di Dio.Quello che ci apre la porta del paradiso è lagrazia di Dio, ricevuta da noi con fedeltà. Tuttii santi e le sante hanno percorso questa strada.Anche i più innocenti erano comunque segnatidal peccato di origine e hanno lottato con tuttele forze contro le sue conseguenze. Loro sono

passati attraverso la «porta stretta» che condu-ce alla vita (cfr. Lc 13, 24). E voi sapete chi è ilprimo di cui abbiamo certezza che sia entratoin paradiso, lo sapete? Un “poco di buono”:uno dei due che furono crocifissi con Gesù. ALui si rivolse dicendo: «Gesù, ricordati di mequando entrerai nel tuo regno». Ed Egli rispo-se: «Oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,42-43). Fratelli e sorelle, la grazia di Dio è of-ferta a tutti; e molti che su questa terra sono ul-timi, in cielo saranno i primi (cfr. Mc 10, 31).

Attenzione però. Non vale fare i furbi: ri-mandare continuamente un serio esame dellapropria vita, approfittando della pazienza delSignore — Lui è paziente, Lui ci aspetta, Luic’è sempre per darci la grazia —. Noi possiamoingannare gli uomini, ma Dio no, Lui conosceil nostro cuore meglio di noi stessi. Approfit-

tiamo del momento presente! Questo sì è ilsenso cristiano del profittare del giorno: nongodere la vita nell’attimo che fugge, no, questoè il senso mondano. Ma cogliere l’oggi per dire“no” al male e “sì” a Dio; aprirsi alla sua Gra-zia; smetterla finalmente di ripiegarsi su séstessi trascinandosi nell’ipocrisia. Guardare infaccia la propria realtà, così come siamo; rico-noscere che non abbiamo amato Dio e non ab-biamo amato il prossimo come dovevamo, econfessarlo. Questo è iniziare un cammino diconversione chiedendo prima di tutto perdo-no a Dio nel Sacramento della Riconciliazio-ne, e poi riparare il male fatto agli altri. Masempre aperti alla grazia. Il Signore bussa allanostra porta, bussa al nostro cuore per entrarecon noi in amicizia, in comunione, per darci lasalvezza.

E questa, è per noi, la strada per diventare“santi e immacolati”. La bellezza incontami-nata della nostra Madre è inimitabile, ma nellostesso tempo ci attira. Affidiamoci a lei, e di-ciamo una volta per sempre “no” al peccato e“sì” alla Grazia.

Al termine della preghiera mariana il Papa ha salutatovari gruppi di pellegrini e i soci dell’Azione cattolica ita-liana nella Giornata dell’adesione.

Cari fratelli e sorelle!Saluto tutti voi, fedeli di Roma e pellegrini divari Paesi. E saluto il gruppo dell’Immacolata,oggi, nella festa dell’Immacolata: bravi, sonosempre qui!

Oggi, i soci dell’Azione Cattolica Italianarinnovano l’adesione all’Associazione. Rivol-go ad essi il mio saluto e il mio augurio dibuon cammino. Prego “perché sia formatoCristo in voi” — come scrive San Paolo — e per-ché siate artigiani di fraternità.

Saluto i rappresentanti del Comune di Roc-ca di Papa, che oggi — secondo la tradizione —accenderanno la Stella di Natale sulla “Fo r t e z -za” della città. La luce di Cristo illumini sem-pre la vostra comunità.

Come sapete, oggi pomeriggio non avràluogo il tradizionale omaggio all’Immacolatain Piazza di Spagna. Ma questo non ci impe-disce di offrire alla nostra Madre i fiori che leipiù gradisce: la preghiera, la penitenza, il cuo-re aperto alla Grazia. Questa mattina, presto,mi sono comunque recato in forma privata inPiazza di Spagna, e in seguito a Santa MariaMaggiore, dove ho celebrato la Messa.

A tutti auguro una buona festa. E, per favo-re, non dimenticatevi di pregare per me. Buonpranzo e arrivederci!

Il Papa dinanzi alla statua raffigurante sant’Ignazionella basilica Liberiana

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 9 dicembre 2020 pagina 11

La catechesi sulla preghiera di domanda

Un gridoche non resta inascoltato

«Dio risponde sempre: oggi, domani,ma sempre risponde, in un modo o nel-l’altro... La Bibbia lo ripete infinitevolte», il grido di chi prega non restamai inascoltato. Lo ha sottolineatomercoledì mattina, 9 dicembre, PapaFrancesco all’udienza generale svoltasiancora una volta nella Biblioteca pri-vata del Palazzo apostolico vaticano,senza la presenza di fedeli, per evitarela diffusione del coronavirus. Prose-guendo le catechesi sulla preghiera, ilPontefice si è soffermato sul tema dellasupplica o preghiera di domanda.

Cari fratelli e sorelle,buongiorno!Continuiamo con le nostre ri-flessioni sulla preghiera. Lapreghiera cristiana è piena-mente umana — noi preghiamocome persone umane, comequello che siamo —, comprendela lode e la supplica. Infatti,quando Gesù ha insegnato aisuoi discepoli a pregare, lo hafatto con il “Padre nostro”, af-finché ci poniamo con Dio nel-la relazione di confidenza filia-le e gli rivolgiamo tutte le nostredomande. Imploriamo Dio per idoni più alti: la santificazionedel suo nome tra gli uomini,l’avvento della sua signoria, larealizzazione della sua volontàdi bene nei confronti del mon-do. Il Catechismo ricorda: «Nelledomande esiste una gerarchia:prima di tutto si chiede il Re-gno, poi ciò che è necessarioper accoglierlo e per cooperareal suo avvento» (n. 2632). Manel “Padre nostro” p re g h i a m oanche per i doni più semplici,per i doni più feriali, come il“pane quotidiano” — che vuoldire anche la salute, la casa, illavoro, le cose di tutti i giorni; epure per l’Eucaristia vuol dire,necessaria per la vita in Cristo—; così come preghiamo per ilperdono dei peccati — che èuna cosa quotidiana; abbiamosempre bisogno di perdono — equindi la pace nelle nostre rela-zioni; e infine che ci aiuti nelletentazioni e ci liberi dal male.

Chiedere, supplicare. Que-sto è molto umano. Ascoltiamoancora il Catechismo: «Con lapreghiera di domanda noiesprimiamo la coscienza dellanostra relazione con Dio: inquanto creature, non siamo noiil nostro principio, né siamopadroni delle avversità, né sia-mo il nostro ultimo fine; anzi,per di più, essendo peccatori,noi, come cristiani, sappiamoche ci allontaniamo dal Padre.La domanda è già un ritorno aLui» (n. 2629).

Se uno si sente male perchéha fatto delle cose brutte — è unpeccatore — quando prega ilPadre Nostro già si sta avvici-nando al Signore. A volte noipossiamo credere di non averbisogno di nulla, di bastare anoi stessi e di vivere nell’auto-sufficienza più completa. Avolte succede questo! Ma pri-ma o poi questa illusione svani-sce. L’essere umano è un’invo-cazione, che a volte diventa gri-do, spesso trattenuto. L’animaassomiglia a una terra arida, as-setata , come dice il Salmo (cfr.Sal 63, 2). Tutti sperimentiamo,

in un momento o nell’altro del-la nostra esistenza, il tempodella malinconia o della solitu-dine. La Bibbia non si vergo-gna di mostrare la condizioneumana segnata dalla malattia,dalle ingiustizie, dal tradimen-to degli amici, o dalla minacciadei nemici. A volte sembra chetutto crolli, che la vita vissutafinora sia stata vana. E in que-ste situazioni apparentementesenza sbocchi c’è un’unica viadi uscita: il grido, la preghiera:«Signore, aiutami!». La pre-ghiera apre squarci di luce nelletenebre più fitte. «Signore, aiu-tami!». Questo apre la strada,apre il cammino.

Noi esseri umani condivi-diamo questa invocazione diaiuto con tutto il creato. Nonsiamo i soli a “p re g a re ” in que-sto sterminato universo: ogniframmento del creato porta in-scritto il desiderio di Dio. ESan Paolo lo ha espresso inquesto modo. Dice così: «Sap-piamo che tutta insieme la crea-zione geme e soffre le dogliedel parto fino ad oggi. Non so-lo, ma anche noi, che possedia-mo le primizie dello Spirito,gemiamo interiormente» (Rm8, 22-24). In noi risuona il mul-tiforme gemito delle creature:degli alberi, delle rocce, deglianimali... Ogni cosa anela a uncompimento. Ha scritto Tertul-liano: «Prega ogni essere crea-to, pregano gli animali e le fieree piegano le ginocchia; quandoescono dalle stalle o dalle tanealzano la testa al cielo e non ri-mangono a bocca chiusa, fanrisuonare le loro grida secondole loro abitudini. E anche gliuccelli, non appena spiccano ilvolo, van su verso il cielo e al-largano le loro ali come se fos-sero mani a forma di croce, cin-guettano qualcosa che parepreghiera» (De oratione, XXIX).Questa è un’espressione poeti-ca per fare un commento aquello che San Paolo dice “chetutto il creato geme, prega”.Ma noi, siamo gli unici a prega-re coscientemente, a sapere checi rivolgiamo al Padre, ed en-trare in dialogo con il Padre.

Dunque, non dobbiamoscandalizzarci se sentiamo il bi-sogno di pregare, non averevergogna. E soprattutto quan-do siamo nella necessità, chie-dere. Gesù parlando di un uo-mo disonesto, che deve fare iconti con il suo padrone, dicequesto: “Chiedere, mi vergo-gno”. E tanti di noi abbiamoquesto sentimento: abbiamovergogna di chiedere; di chie-dere un aiuto, di chiedere qual-che cosa a qualcuno che ci aiutia fare, ad arrivare a quello sco-po, e anche vergogna di chiede-re a Dio. Non bisogna averevergogna di pregare e di dire:“Signore, ho bisogno di que-sto”, “Signore, sono in questadifficoltà”, “Aiutami!”. È il gri-do del cuore verso Dio che èPadre. E dobbiamo imparare afarlo anche nei tempi felici; rin-graziare Dio per ogni cosa checi è data, e non ritenere nullacome scontato o dovuto: tuttoè grazia. Il Signore sempre ci

dà, sempre, e tutto è grazia, tut-to. La grazia di Dio. Tuttavia,non soffochiamo la supplicache sorge in noi spontanea. Lapreghiera di domanda va di pa-ri passo con l’accettazione delnostro limite e della nostracreaturalità. Si può anche nonarrivare a credere in Dio, ma èdifficile non credere nella pre-

ghiera: essa semplicemente esi-ste; si presenta a noi come ungrido; e tutti quanti abbiamo ache fare con questa voce inte-riore che può magari tacere perlungo tempo, ma un giorno sisveglia e grida.

Fratelli e sorelle, sappiamoche Dio risponderà. Non c’èorante nel Libro dei Salmi che

alzi il suo lamento e resti ina-scoltato. Dio risponde sempre:oggi, domani, ma sempre ri-sponde, in un modo o nell’al-tro. Sempre risponde. La Bib-bia lo ripete infinite volte: Dioascolta il grido di chi lo invoca.Anche le nostre domande bal-bettate, quelle rimaste nel fon-do del cuore, che abbiamo an-che vergogna di esprimere, ilPadre le ascolta e vuole donarcilo Spirito Santo, che animaogni preghiera e trasforma ognicosa. È questione di pazienza,sempre, di reggere l’attesa.Adesso siamo in tempo di Av-vento, un tempo tipicamente diattesa per il Natale. Noi siamoin attesa. Questo si vede bene.Ma anche tutta la nostra vita èin attesa. E la preghiera è in atte-sa sempre, perché sappiamoche il Signore risponderà. Per-fino la morte trema, quando uncristiano prega, perché sa cheogni orante ha un alleato più

forte di lei: il Signore Risorto.La morte è già stata sconfitta inCristo, e verrà il giorno in cuitutto sarà definitivo, e lei non sifarà più beffe della nostra vita edella nostra felicità.

Impariamo ad essere nell’at-tesa del Signore. Il Signore vie-ne a visitarci, non solo in questegrandi feste — il Natale, la Pa-squa —, ma il Signore ci visitaogni giorno nell’intimità delnostro cuore se noi siamo in at-tesa. E tante volte non ci accor-giamo che il Signore è vicino,che bussa alla nostra porta e lolasciamo passare. “Ho paura diDio quando passa; ho paurache passi ed io non me ne ac-c o rg a ”, diceva Sant’Agostino.E il Signore passa, il Signoreviene, il Signore bussa. Ma setu hai le orecchie piene di altrirumori, non sentirai la chiama-ta del Signore.

Fratelli e sorelle, essere in at-tesa: questa è la preghiera!

Nel giorno della festa liturgica di san Juan Diego il veggente di Guadalupe

Per le popolazioni latinoamericanecolpite da pandemia e calamità naturali

Nel giorno della festa liturgica di sanJuan Diego, il Papa ha affidato allaprotezione della Vergine di Guadalu-pe i popoli dell’America latina colpitidalla pandemia e da calamità natu-rali. Lo ha fatto salutando i gruppi dilingua spagnola che seguivano l’u-dienza generale attraverso i media.Dopo essersi rivolto anche ai fedeli dialtre espressioni, il Pontefice ha gui-dato la recita del Padre nostro e im-partito la benedizione.

Saluto cordialmente i fedeli dilingua francese. Ieri abbiamocelebrato la solennità dell’Im-macolata Concezione. Impa-riamo dalla Vergine Maria a ri-volgerci con fiducia a Gesù, eaffidiamo a Lei tutte le nostrerichieste perché le presenti alsuo divin Figlio. Dio vi bene-dica!

Saluto cordialmente i fedelidi lingua inglese. Prego per-ché la luce di Cristo illumini ipassi del nostro cammino di

Avvento e dissipi le tenebredella paura dai nostri cuori.Su di voi e sulle vostre famiglieinvoco la gioia e la pace del Si-gnore Gesù Cristo. Dio vi be-nedica!

Saluto cordialmente i fedelidi lingua tedesca. Non dimen-tichiamo la preghiera perquanti hanno bisogno di con-solazione e forza. In questotempo di Avvento vogliamoimpegnarci ancora di più astare vicini a quelli che soffro-no e chiedono aiuto. Il Signo-re che viene, ci riempia dellasua gioia e ci doni la sua for-za.

Saludo cordialmente a losfieles de lengua española. Hoyconmemoramos a san JuanDiego, a quien Nuestra Seño-ra de Guadalupe escogió co-mo su enviado. Que a travésde su intercesión presente a laVirgen los países de América

Latina, damnificados por lapandemia y los desastres natu-rales, para que ella, como Ma-dre, salga al encuentro de sushijos y los cubra con su manto.Pidamos además al Señor queinfunda en nosotros su Espíri-tu Santo para que vivifiquenuestra oración y transformenuestro corazón, abriéndolo alservicio de la caridad. Que elSeñor los bendiga a todos.

Cari fratelli e sorelle di lin-gua portoghese, in questotempo di Avvento chiediamol’aiuto di San Giuseppe e dellaMadonna perché, seguendo illoro esempio, possiamo anchenoi preparare i nostri cuori adaccogliere il Bambino Gesùche sta per arrivare! Dio vi be-nedica!

Saluto i fedeli di lingua ara-ba. Dio è vicino a noi e ciascolta quando preghiamo.Più preghiamo intensamente,più ci avviciniamo alla luce delsuo volto. Il Signore vi bene-dica tutti e vi protegga sempreda ogni male!

Saluto cordialmente tutti iPolacchi. «Chiedete e vi saràdato, cercate e troverete, bus-sate e vi sarà aperto» (Mt 7, 7).In questo tempo d’Avvento,segnato dalla pandemia, fac-ciamo nostra la preghiera didomanda, alla quale ci inco-raggia Gesù. Impariamoladalla Vergine Maria, l’Imma-colata, la cui solennità abbia-

mo celebrato ieri. Seguendo ilSuo esempio poniamo in Diotutta la nostra fiducia, abban-donandoci alla Sua misericor-dia. Vi benedico di cuore.

Ieri è stata pubblicata unaLettera Apostolica dedicata aSan Giuseppe che 150 anni fa èstato dichiarato Patrono dellaChiesa universale. L’ho intito-lata «Con cuore di Padre». Diogli ha affidato i tesori più pre-ziosi — Gesù e Maria —, e luiha corrisposto pienamentecon fede, con coraggio, con te-nerezza, “con cuore di padre”. In-vochiamo la sua protezionesulla Chiesa in questo nostrotempo e impariamo da lui a fa-re sempre, con umiltà, la vo-lontà di Dio.

Rivolgo un cordiale salutoai fedeli di lingua italiana.Questo tempo di Avvento, av-vicinandoci alla celebrazionedel Natale, ci dispone ad apri-re lo spirito alla luce del Miste-ro di Betlemme. È un tempo diattesa. L’attesa del Salvatorespinga ciascuno di voi ad esse-re sempre più decisi e generosinel corrispondere alle esigen-ze della vocazione cristiana.

Il mio pensiero va infine,come di consueto, agli anzia-ni, ai giovani, ai malati e aglisposi novelli. Contemplandocon Maria il mistero di Dioche si è fatto Uomo, cammina-te con gioia verso il Signoreche viene a salvarci.

Udienza generale - Le parole del Papa

LETTURA DEL GIORNO

Salmo 28, 1-2.6-7

A te grido, Signore, mia roccia,con me non tacere:se tu non mi parlisono come chi scende nella fossa.Ascolta la voce della mia supplica,quando a te grido aiuto,quando alzo le mie maniverso il tuo santo tempio. […]Sia benedetto il Signore,che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.Il Signore è mia forza e mio scudo,in lui ha confidato il mio cuore.Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore,con il mio canto voglio rendergli grazie.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 12 mercoledì 9 dicembre 2020