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Allegato A - Delibera C.C. n…. del 19/12/2019
STATO DI ATTUAZIONE PIANO DI RAZIONALIZZAZIONE DELLE PARTECIPAZIONI
SOCIETARIE
ELEMENTI DETERMINAZIONE NUOVO PERIMETRO DI RICOGNIZIONE
ANALISI ASSETTO COMPLESSIVO DELLE PARTECIPAZIONI DIRETTE E INDIRETTE alla data del
31/12/2018
ex art.20 D.lgs. 175/2016
RELAZIONE TECNICA
Responsabile del Settore Finanze e Contabilità Dott.ssa Federica Rossi
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Il contesto normativo generale di riferimento.
Nell’ultimo decennio il legislatore statale ha dettato una pluralità di norme
finalizzate ad addivenire al mantenimento delle sole partecipazioni pubbliche il cui
oggetto sociale coincide con le finalità istituzionali degli Enti pubblici soci e, comunque,
finalizzate ad ottenere una riduzione del numero e dei costi delle predette società.
Siffatte norme, riguardanti tra l’altro le società degli Enti locali, sono state
introdotte con la dichiarata giustificazione di assicurare il coordinamento della finanza
pubblica, il contenimento della spesa, il buon andamento dell'azione amministrativa e la
tutela della concorrenza e del mercato.
Devono essere ricordate, in particolare, le seguenti disposizioni:
- l’art. 3, commi 27, 28 e 29 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 che per la prima
volta ha circoscritto (a quelle strettamente necessarie per il perseguimento delle finalità
istituzionali e a quelle finalizzate alla produzione di servizi di interesse generale e che
forniscono servizi di committenza o di centrali di committenza a livello regionale) il
novero delle partecipazioni societarie che le Pubbliche Amministrazioni possono acquisire
o mantenere;
- l’art. 4 del d.l. 6 luglio 2012, n. 95 conv. in l. 7 agosto 2012, n. 135 che,
intervenendo sulle società c.d. strumentali, ne imponeva alle Amministrazioni controllanti
lo scioglimento o l’alienazione al ricorrere delle condizioni specificate nel comma 1 e
salvi appositi piani di ristrutturazione e razionalizzazione;
- l’art. 1, commi 611-614 della legge 23 dicembre 2014, n. 190 il quale imponeva
alle Regioni, alle Province Autonome e agli Enti locali un processo di razionalizzazione
delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute, in
modo da conseguire la riduzione delle stesse entro il 31 dicembre 2015, tenendo conto dei
criteri ivi specificati.
La disciplina di cui all’art. 3, commi 27-30 della legge n. 244/2007 è stata ritenuta
rientrante nella competenza esclusiva dello Stato nella materia “tutela della concorrenza” e
per questo non conforme alla Costituzione (sent. Corte cost., 8 maggio 2009, n. 148). La
norma è peraltro stata di recente abrogata dall’art. 28, lett. f) del d.lgs. n. 175/2016.
I commi 1, 2, 3, 3-sexies, 9, 10 e 11 dell'art. 4 del d.l. n. 9572012 sono stati
abrogati dall’art. 1, comma 562, lett. a) della legge 27 dicembre 2013, n. 147. Peraltro, con
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sentenza 23 luglio 2013, n. 229 la Corte costituzionale aveva già dichiarato l’illegittimità
costituzionale dei commi 1, 2, 3 secondo periodo, 3-sexies e 8 del d.l. n. 95/2012 nella
parte in cui pretendevano di applicarsi alle Regioni ad autonomia ordinaria.
L’art. 1, commi 611-614 della legge n. 190/2014 è invece tuttora vigente e la Corte
costituzionale ha sancito la conformità alla Costituzione in particolare dei commi 611 e
612 (sent. 16 giugno 2016, n. 144).
Da ultimo sono intervenuti l’art. 24 del d.lgs. 19 agosto 2016, n. 175 (Testo Unico
in materia di società a partecipazione pubblica) emanato in attuazione degli art. 16 e 18
della legge 7 agosto 2015, n. 124 (c.d. Madia), che prescrive una revisione straordinaria
delle partecipazioni societarie detenute dalle Pubbliche Amministrazioni; nonché l’art. 20
del medesimo decreto legislativo che contempla, a partire dal 2018 con riferimento alla
situazione al 31 dicembre 2017, un'analisi da effettuare annualmente dell'assetto
complessivo delle società a partecipazione pubblica.
Con la sentenza 25 novembre 2016, n. 251 la Corte costituzionale ha dichiarato
l’illegittimità costituzionale degli artt. 16 e 18 della legge n. 124/2015 nella parte in cui
prevedono che il Governo adotti il decreto legislativo attuativo in tema di società a
partecipazione pubblica previo parere, anziché previa intesa, in sede di Conferenza
unificata.
Peraltro, la sentenza ha avuto cura di precisare come “Le pronunce di illegittimità
costituzionale, contenute in questa decisione, sono circoscritte alle disposizioni di
delegazione della legge n. 124 del 2015, oggetto del ricorso, e non si estendono alle
relative disposizioni attuative. Nel caso di impugnazione di tali disposizioni, si dovrà
accertare l’effettiva lesione delle competenze regionali, anche alla luce delle soluzioni
correttive che il Governo riterrà di apprestare al fine di assicurare il rispetto del principio
di leale collaborazione”.
Di conseguenza, il d.lgs. n. 175/2016 non è stato travolto dalla declaratoria di
incostituzionalità della legge di delega: infatti, “la dichiarazione di illegittimità della
legge delega, pur riguardando un vizio di procedura che è confluito nell’iter di adozione
dei decreti legislativi, non si estende immediatamente anche ai medesimi” (così la
Commissione speciale del Consiglio di Stato nel parere 17 gennaio 2017, n. 83).
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Lo stesso parere del Consiglio di Stato appena richiamato, in ragione della
sentenza della Corte costituzionale n. 251/2016, auspicava peraltro correttivi al d.lgs. n.
175/2016, che lo Stato avrebbe dovuto assumere previa intesa con la Conferenza Stato
Regioni o con la Conferenza Unificata.
È, quindi, intervenuto il d.lgs. 16 giugno 2017, n. 100 avente ad oggetto
“Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, recante
testo unico in materia di società a partecipazione pubblica”.
La revisione periodica delle partecipazioni societarie detenute dalle Pubbliche
Amministrazioni disciplinata dall’art. 20 del d.lgs. n. 175/2016.
“Le amministrazioni pubbliche devono:
-entro il 31 dicembre di ogni anno devono effettuare, con proprio provvedimento,
un'analisi dell'assetto complessivo delle società in cui detengono partecipazioni, dirette o
indirette, predisponendo, ove ricorrano i presupposti di cui al comma 2, un piano di
riassetto per la loro razionalizzazione, fusione o soppressione;
-devono adottare piani di razionalizzazione, corredati di un'apposita relazione
tecnica, con specifica indicazione di modalità e tempi di attuazione, ove, in sede di analisi
si rilevino:
• partecipazioni societarie che non rientrino in alcuna delle categorie di cui
all'articolo 4 del medesimo D.Lgs 175/2016 che riguarda i vincoli di scopo e di
attività,
• società che risultino prive di dipendenti o abbiano un numero di amministratori
superiore a quello dei dipendenti,
• partecipazioni in società che svolgono attività analoghe o similari a quelle svolte
da altre società partecipate o da enti pubblici strumentali,
• partecipazioni in società che, nel triennio precedente, abbiano conseguito un
fatturato medio non superiore a € 1.000.000 (limite ridotto a € 500.000 dall’art.
26 comma 12 quinquies, fino al triennio 2016-2018),
• partecipazioni in società diverse da quelle costituite per la gestione di un servizio
d'interesse generale che abbiano prodotto un risultato negativo per quattro dei
cinque esercizi precedenti,
• necessità di contenimento dei costi di funzionamento,
• necessità di aggregazione di società;
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-nel caso sia adottato il piano di razionalizzazione, entro il 31 dicembre dell'anno
successivo, devono approvare una relazione sull'attuazione del piano, evidenziando i
risultati conseguiti;
-devono trasmettere i provvedimenti di cui sopra alla Struttura di monitoraggio e
Controllo delle partecipazioni pubbliche presso il Ministero dell’Economia e delle
Finanze di cui all’art.15 del sopra richiamato D.Lgs 175/2016 nonché alla sezione
regionale di controllo della Corte dei Conti.
In particolare, si deve considerare che il d.lgs. n. 175/2016 ritiene ammissibile il
mantenimento della partecipazione societaria, da parte dell’Ente locale, purché
concorrano tre condizioni:
i) dal punto di vista dell’oggetto, la società deve svolgere attività di produzione di
beni e servizi strettamente necessarie per il perseguimento delle finalità istituzionali degli
enti soci. In proposito occorre fare riferimento all’art. 4 del decreto legislativo;
ii) dal punto di vista dell’opportunità, lo svolgimento delle attività di cui al punto i)
a mezzo della società partecipata deve risultare conveniente, anche dal punto di vista
economico, per l’Ente locale. In proposito occorre fare riferimento all’art. 5, commi 1 e 2
del decreto legislativo;
iii) dal punto di vista delle dimensioni e dell’affidabilità, la partecipazione
societaria non deve in linea di principio ricadere in alcuna delle fattispecie elencate
dall’art. 20, comma 2 del d.lgs. n. 175/2016.
Per quanto riguarda la condizione sub i), l’art. 24, comma 1 del d.lgs. n.
175/2016 stabilisce che sono alienate o sono oggetto di razionalizzazione, fusione o
soppressione, anche mediante messa in liquidazione o cessione le partecipazioni detenute,
direttamente o indirettamente, dalle Amministrazioni Pubbliche in società che svolgono
attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento
delle finalità istituzionali degli enti soci (rif. art. 4, comma 1 del d.lgs. n. 175/2016).
Per i fini di cui sopra il d.lgs. n. 175/2016 considera che, in ogni caso, svolgono
attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento
delle finalità istituzionali le società che operano in settori diversi da quelli di seguito
elencati:
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- produzione di un servizio di interesse generale, ivi inclusa la realizzazione e la
gestione delle reti e degli impianti funzionali ai servizi medesimi. La definizione di
servizio di interesse generale, fornita dal d.lgs. n. 175/2016 (art. 2, lett. h), è la seguente:
“le attività di produzione e fornitura di beni o servizi che non sarebbero svolte dal
mercato senza un intervento pubblico o sarebbero svolte a condizioni differenti in termini
di accessibilità fisica ed economica, continuità, non discriminazione, qualità e sicurezza,
che le amministrazioni pubbliche, nell'ambito delle rispettive competenze, assumono come
necessarie per assicurare la soddisfazione dei bisogni della collettività di riferimento, così
da garantire l'omogeneità dello sviluppo e la coesione sociale, ivi inclusi i servizi di
interesse economico generale”. La nozione di servizio di interesse generale adottata dal
d.lgs. n. 175/2016 risulta, quindi, coincidere con quella di servizio pubblico, intesa come
attività organizzata dalla Pubblica Amministrazione nell’ambito delle proprie competenze
che, se non vi provvede direttamente, ne affida a un soggetto specializzato l’esecuzione in
favore della collettività di riferimento;
- progettazione e realizzazione di un’opera pubblica sulla base di un accordo di
programma fra amministrazioni pubbliche, ai sensi dell’articolo 193 del decreto legislativo
n. 50 del 2016;
- realizzazione e gestione di un’opera pubblica ovvero organizzazione e gestione di
un servizio d’interesse generale attraverso un contratto di partenariato di cui all’articolo
180 del decreto legislativo n. 50 del 2016, con un imprenditore selezionato con le modalità
di cui all’articolo 17, commi 1 e 2;
- autoproduzione di beni o servizi strumentali all’ente o agli enti pubblici
partecipanti o allo svolgimento delle loro funzioni, nel rispetto delle condizioni stabilite
dalle direttive europee in materia di contratti pubblici e della relativa disciplina nazionale
di recepimento;
- servizi di committenza, ivi incluse le attività di committenza ausiliarie, apprestati
a supporto di enti senza scopo di lucro e di amministrazioni aggiudicatrici di cui
all’articolo 3, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 50 del 2016” (art. 4, comma
2).
Parimenti, il d.lgs. n. 175/2016 considera che svolgono attività di produzione di
beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle finalità istituzionali le
società che, oltre a non operare nei settori sopra elencati:
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- hanno per oggetto esclusivo la valorizzazione del patrimonio dell’Ente locale,
tramite il conferimento di beni immobili allo scopo di realizzare un investimento secondo
criteri propri di un qualsiasi operatore di mercato (art. 4, comma 3);
- sono costituite in attuazione dell'articolo 34 del regolamento (CE) n.
1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 e dell'articolo 61
del regolamento (CE) n. 508 del 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio 15 maggio
2014 (art. 4, comma 6);
- hanno per oggetto prevalente la gestione di spazi fieristici e l'organizzazione di
eventi fieristici, la realizzazione e la gestione di impianti di trasporto a fune per la mobilità
turistico-sportiva eserciti in aree montane, nonché la produzione di energia da fonti
rinnovabili (art. 4, comma 7).
Se invece la società opera nei settori sopra ricordati l’Ente locale può mantenere la
partecipazione, sempre che dimostri che la società è necessaria per assicurare la
soddisfazione dei bisogni della collettività di riferimento e che la soddisfazione di tali
bisogni rientra nelle competenze dell’Ente locale medesimo.
Al fine del mantenimento della società, oltre alla condizione sub i) inerente
l’oggetto, deve sussistere anche la condizione sopra ricordata sub ii).
In proposito, l’art. 24, comma 1 richiama l’art. 5, commi 1 e 2 del d.lgs. n.
175/2016 che così recita:
1. A eccezione dei casi in cui la costituzione di una società o l'acquisto di una
partecipazione, anche attraverso aumento di capitale, avvenga in conformità a espresse
previsioni legislative, l'atto deliberativo di costituzione di una società a partecipazione
pubblica, anche nei casi di cui all'articolo 17, o di acquisto di partecipazioni, anche
indirette, da parte di amministrazioni pubbliche in società già costituite deve essere
analiticamente motivato con riferimento alla necessità della società per il perseguimento
delle finalità istituzionali di cui all'articolo 4, evidenziando, altresì, le ragioni e le finalità
che giustificano tale scelta, anche sul piano della convenienza economica e della
sostenibilità finanziaria, nonché di gestione diretta o esternalizzata del servizio affidato.
La motivazione deve anche dare conto della compatibilità della scelta con i principi di
efficienza, di efficacia e di economicità dell'azione amministrativa.
2. L'atto deliberativo di cui al comma 1 dà atto della compatibilità dell'intervento
finanziario previsto con le norme dei trattati europei e, in particolare, con la disciplina
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europea in materia di aiuti di Stato alle imprese. Gli enti locali sottopongono lo schema di
atto deliberativo a forme di consultazione pubblica, secondo modalità da essi stessi
disciplinate.
Pertanto, attraverso il richiamo all’art. 5 commi 1 e 2 del d.lgs. n. 175/2016, l’art.
24 comma 1 stabilisce che – a prescindere dal loro oggetto e anche se la condizione sub i)
è soddisfatta – devono comunque venire alienate o sono oggetto di razionalizzazione,
fusione o soppressione, anche mediante messa in liquidazione o cessione, le partecipazioni
il cui mantenimento tal quale non risulti giustificabile sul piano della convenienza
economica e della sostenibilità finanziaria, in considerazione della possibilità di gestione
diretta od esternalizzata del servizio affidato nonché rispetto alla compatibilità con i
principi di efficienza, di efficacia e di economicità dell’azione amministrativa.
Infine, in linea di principio la partecipazione societaria può essere mantenuta se,
oltre alle precedenti condizioni, è soddisfatta anche la condizione sub iii). Infatti, l’art. 24
comma 1 del d.lgs. n. 175/2016 stabilisce che sono di regola alienate o sono oggetto di
razionalizzazione, fusione o soppressione, anche mediante messa in liquidazione o
cessione, le partecipazioni ricadenti nelle fattispecie indicate dall’art. 20, comma 2 del
d.lgs. n. 175/2016 e quindi ove si rilevino:
a) partecipazioni societarie che non rientrino in alcuna delle categorie di cui
all'art.4;
b) società che risultino prive di dipendenti o abbiano un numero di amministratori
superiore a quello dei dipendenti;
c) partecipazioni in società che svolgono attività analoghe o similari a quelle svolte
da altre società partecipate o da enti pubblici strumentali;
d) partecipazioni in società che, nel triennio precedente, abbiano conseguito un
fatturato medio non superiore a un milione di euro;
e) partecipazioni in società diverse da quelle costituite per la gestione di un
servizio d'interesse generale che abbiano prodotto un risultato negativo per quattro dei
cinque esercizi precedenti;
f) necessità di contenimento dei costi di funzionamento;
g) necessità di aggregazione di società aventi ad oggetto le attività consentite
all'art. 4.
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Peraltro, il sopra ricordato art. 20, comma 2 del d.lgs. n. 175/2016 deve venire
interpretato e applicato considerando il contesto nel quale si colloca e, quindi, tra l’altro in
coerenza con le caratteristiche dei tipi societari ammessi dall’art. 3, comma 1, il quale
stabilisce che “Le Amministrazioni Pubbliche possono partecipare esclusivamente a
società, anche consortili, costituite in forma di società per azioni o di società a
responsabilità limitata, anche in forma cooperativa”.
Invero, poiché il legislatore prevede la partecipazione delle Pubbliche
Amministrazioni in società consortili (art. 3 del d.lgs. n. 175/2016), consegue che l’art. 20,
comma 2 del medesimo decreto legislativo deve venire interpretato in coerenza con tale
volontà legislativa e, quindi, con le caratteristiche strutturali della ridetta tipologia
societaria. Ciò comporta che, per non incorrere in contraddizione con il disposto dell’art. 3
cit., l’art. 20, comma 2 del d.lgs. n. 175/2016 non può essere ritenuto ostativo al
mantenimento della partecipazione societaria, diretta o indiretta, da parte delle Pubbliche
Amministrazioni in società consortili che, ferme le altre condizioni richieste dal decreto
legislativo, presentino un fatturato medio negli anni 2014-2016 non superiore e
500.000,00 euro e un numero di amministratori superiore al numero dei dipendenti.
In conclusione, nella revisione periodica si rende pertanto necessario:
1. approvare lo stato di attuazione del piano di razionalizzazione evidenziando i
risultati raggiunti;
2. determinare il nuovo perimetro della ricognizione;
3. approvare la ricognizione annuale attraverso l’analisi dei requisiti stabiliti
dall’articolo 20 per tutte le partecipazioni dirette e indirette da includere nel
perimetro della ricognizione.
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1. Risultati conseguiti col piano di ricognizione ordinario 2018
In ottemperanza a quanto disposto dall’art. 20 comma 4 del D.Lgs 175/2016, di
seguito si illustrano i risultati conseguiti con il piano ordinario di razionalizzazione
approvato, ai sensi del medesimo articolo 20 del decreto, con Deliberazione di Consiglio
Comunale n. 64 del 21/12/2018.
Con la suddetta Deliberazione di Consiglio Comunale si era stabilito di:
- confermare il mantenimento della partecipazioni dirette nelle seguenti società
detenute alla data del 31/12/2017:
partecipazioni dirette
1. Romagna Acque - Società delle Fonti S.p.a.
2. Unica Reti S.p.a.
3. Lepida S.p.a.
4. A.T.R. S.c. a r.l.
5. A.M.R. S.c. a r.l.
6. Start Romagna S.p.a.
7. Hera S.p.a.
8. Terme di S. Agnese S.p.a.
9. Società Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.c. a r.l.
partecipazioni indirette
1. Società Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.c. a r.l.
(partecipazione diretta+indiretta: 17,05%)
2. Tre Terme S.C.a R.L. (22,73%)
3. Plurima S.p.a.
- di dare indirizzo alla Società controllata dall’Ente Terme S. Agnese S.p.a. di
concludere la fase di liquidazione della Società Le Terme nel Parco S.c.a r.l. (partecipata
indiretta dell’Ente) - avviata in data 28/12/2017 - entro il 31/12/2018 con conseguente
estinzione della società a seguito della sua cancellazione dal Registro delle Imprese e
deposito dei libri contabili.
In merito alla presente società si precisa che (come da comunicazione assunta al prot. n.
15222 del 10/12/2019 dell’Ente), si è conclusa la procedura di liquidazione in data
31/12/2018, ma si precisa che la camera di commercio ha evaso la pratica in data
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08/02/2019 come risulta dalla visura camerale documento n. T337879395 estratto dal
Registro delle Imprese in data 10/12/2019;
- confermare altresì il mantenimento della partecipazione indiretta nelle società
Plurima S.p.a. (detenuta per il tramite di Romagna Acque S.p.a.) dando indirizzo alla
società-tramite Romagna Acque Società delle Fonti Spa di azzerare i compensi agli
amministratori;
Per quanto riguarda la partecipazione indiretta in Plurima S.p.a. la società Romagna
Acque, che detiene solo il 32,28% delle quote, si è fatta promotrice di apposita modifica
statutaria presso il Consorzio di Bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano
Romagnolo che con il 67,72% delle quote detiene il controllo della società. Le modifiche
statutarie sono previste all’ordine del giorno dell’assemblea straordinaria convocata per il
16/12/2019.
2. Perimetro della ricognizione
L’articolo 20 del TUSP dispone che ai fini della revisione periodica cui le
amministrazioni sono chiamate ad ottemperare annualmente, le stesse devono effettuare
con proprio provvedimento un’analisi dell’assetto complessivo delle società in cui
detengono partecipazioni dirette o indirette, predisponendo, qualora ricorrano i
presupposti previsti dal successivo comma 2 dello stesso articolo, un piano di riassetto per
la loro razionalizzazione.
Il provvedimento di cui sopra, adeguatamente motivato, deve essere adottato dall’organo
dell’ente che, nel rispetto delle regole della propria organizzazione, può impegnare e
manifestare all’esterno la volontà dell’ente medesimo al fine di far ricadere su
quest’ultimo gli effetti dell’attività compiuta. Per gli enti locali è da intendersi che il
provvedimento deve essere approvato con delibera consiliare.
Per procedere alla ricognizione di cui all’art. 20 è necessario stabilire preliminarmente il
perimetro della stessa individuando le partecipazioni da includere.
Il Testo Unico in materia di società partecipate prevede che siano incluse nella
ricognizione le partecipazioni in società direttamente o indirettamente possedute alla data
del 31/12/2018.
Ai fini della determinazione del perimetro della ricognizione si elencano:
partecipazioni dirette
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1. Romagna Acque - Società delle Fonti S.p.a.
2. Unica Reti S.p.a.
3. Lepida S.p.a.
4. A.T.R. S.c. a r.l.
5. A.M.R. S.c. a r.l.
6. Start Romagna S.p.a.
7. Hera S.p.a.
8. Terme di S. Agnese S.p.a.
9. Società Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.c. a r.l.
partecipazioni indirette
1. Società Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.c. a r.l.
(partecipazione diretta+indiretta: 17,05%)
2. Tre Terme S.C.a R.L. (22,73%)
3. Plurima S.p.a.
Nella ricognizione ordinaria approvata con la succitata Delibera di Consiglio Comunale n.
64/2018 sono state considerate non in controllo pubblico ai sensi dell’art. 2 del D.Lgs
175/2016, pur in presenza di una partecipazione pubblica maggioritaria, le seguenti
società:
• Start Romagna S.p.a.;
• A.M.R. S.r.l. consortile;
sono state conseguentemente escluse dalla ricognizione suddetta le partecipazioni detenute
per il loro tramite.(A.M.R. non detiene partecipazioni)
Si è scelto di non considerare in controllo la suddetta partecipazione in quanto nessuna
delle amministrazioni pubbliche socie dispone singolarmente di poteri di controllo ai sensi
dell’art. 2359 del codice civile e in base alle seguenti considerazioni:
• l’art. 2 comma 1 del TUSP, alla lettera m) definisce società a controllo pubblico “le
società in cui una o più amministrazioni pubbliche esercitano poteri di controllo ai sensi
della lettera b)” ;
• alla lettera b) è precisato che per controllo si intende “la situazione descritta all’art.
2359 del Codice Civile. Il controllo può sussistere anche quanto, in applicazione di norme
di legge o statutarie o di patti parasociali, per le decisioni finanziarie e gestionali
strategiche relative all'attività sociale è richiesto il consenso unanime di tutte le parti che
condividono il controllo”;
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• l’art. 1 comma 3 del TUSP prevede che “Per tutto quanto non derogato dalle
disposizioni del presente decreto, si applicano alle società a partecipazione pubblica le
norme sulle società contenute nel codice civile e le norme generali di diritto privato;
• si è pertanto ritenuto che non si potesse identificare il controllo sulla base di una
mera sommatoria dei voti spettanti alla pluralità dei soci pubblici ma che ci si dovesse
riferire al controllo definito dal Codice Civile a meno di non trovarsi nel caso di cui alla
succitata lettera b dell’articolo 2, ovvero nel caso in cui “…per le decisioni finanziarie e
gestionali strategiche è richiesto il consento unanime di tutte le parti che condividono il
controllo”;
• la sola detenzione congiunta della maggioranza del capitale sociale (e quindi dei
diritti di voto esercitabili nell’assemblea ordinaria) di una società di capitali non implica
l’”esercizio” automatico dei poteri di controllo previsto dall’articolo 2, lettera “m” del
TUSP per configurare una situazione di “controllo pubblico congiunto”; la “coincidenza”
tra la detenzione della maggioranza del capitale (e dei voti) e l’esercizio del potere di
controllo potrebbe, eventualmente, verificarsi solamente qualora la suddetta detenzione
maggioritaria congiunta del capitale (e dei voti) fosse accompagnata da un patto
parasociale tra i medesimi soci, finalizzato ad orientare e coordinare, in modo vincolante
per gli stessi, i rispettivi voti assembleari, solo in questo caso potrebbe configurarsi - in
termini sostanziali – l’ “unitarietà/identità soggettiva” delle amministrazioni socie; l’art.9,
comma 5, del D.Lgs.175/2016, prevede che la conclusione, la modificazione e lo
scioglimento di patti parasociali siano espressamente deliberati dall’organo consigliare.
Nonostante sia la Struttura di monitoraggio di cui all’art. 15 del TUSP, istituita presso il
Ministero dell’Economia e delle Finanze sia la Sezione Regionale di Controllo dell’Emilia
Romagna abbiano precisato che la norma debba essere intesa in senso più ampio
comprendendo anche tutte le società a partecipazione pubblica maggioritaria o totalitaria,
anche in assenza di patti parasociali formalizzati, il Consiglio Comunale con la delibera n.
64/2018 ha stabilito di non considerare in controllo le suddette società, anche in
considerazione del fatto che Start Romagna S.p.a. ha presentato ricorso contro
l’orientamento del Ministero e il giudizio è ancora pendente.
Nell’assemblea dei soci del 17/05/2019 i principali soci pubblici hanno approvato le
modifiche statutarie volte a confermare Start Romagna S.p.a. come società “non in
controllo” in cui le scelte fondamentali si sviluppano ricercando il consenso del maggior
numero di soci, in assenza di un patto parasociale che vincoli il consenso unanime dei soci
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sulle principali strategie societarie, adeguando comunque lo statuto a diverse norme
previste per le società in controllo (delibera presa d’atto modifiche statutarie C.C. n. 55 del
30/09/2019).
Anche la giurisprudenza formatasi dopo la ricognizione 2018, sulla controversa questione
della nozione di controllo pubblico non ha avuto un orientamento univoco.
Il Consiglio di Stato (Sez. V 23/01/2019 n. 578) valutando la detenibilità di partecipazioni
pulviscolari, ha ritenuto che, pur in presenza di un coordinamento non istituzionalizzato, la
partecipazione maggioritaria di numerosi soci pubblici non consentisse di incidere sulle
decisioni strategiche della società, considerando necessaria, ai fini della configurabilità del
controllo, la definizione di appositi patti parasociali.
La Corte dei conti – Sezioni Riunite in sede di controllo (del. 11/SSRRCCO/QMIG/19 del
20/6/2019) ribadisce che nel caso di società a maggioranza o integralmente pubbliche gli
enti pubblici hanno l’obbligo di attuare e formalizzare misure e strumenti coordinati di
controllo (mediante stipula di appositi patti parasociali e/o modificando clausole statutarie)
atti a esercitare un’influenza dominante sulla società.
La Corte dei Conti – Sezioni riunite in sede giurisdizionale (sent. 16/2019/L del 20/3/2019
depositata in data 22/5/2019) ha ritenuto che l’accertamento della sussistenza dello status
di “società a controllo pubblico” non possa essere desunto dai meri indici costituiti dalla
maggioranza di azioni e di consiglieri nel C.d.A. ma richieda precipua attività istruttoria
volta a verificare se, nel caso concreto, sussistano le condizioni richieste dall’art. 2, lett. b)
del TUSP. In altre parole, ai fini del decidere se una società possa definirsi o meno “a
controllo pubblico”, assume rilievo decisivo, secondo la citata sentenza, lo scrutinio delle
disposizioni statutarie e dei patti parasociali per verificare in che termini le pubbliche
amministrazioni che detengono partecipazioni azionarie sono in grado di influire sulle
“decisioni finanziarie e gestionali strategiche relative all’attività sociale”.
Il complesso quadro interpretativo venutosi a creare in tema di “controllo” ha portato
l’Osservatorio sulla finanza e la contabilità degli enti locali, istituito ai sensi dell’art. 154
del Testo Unico degli Enti locali (D.lgs. 267/2000) alla pronuncia di un atto di indirizzo
volto a sollecitare un intervento legislativo in grado di rimuovere l’incertezza
interpretativa connessa alla nozione di “società a controllo pubblico” come risultante
dall’attuale formulazione dell’art. 1 comma 1 lett. b) ed m) del TUSP.
Per quanto concerne Unica Reti Spa si evidenzia che la stessa è partecipata al 51,43% da
Livia Tellus Romagna Holding Spa e che fra i soci pubblici è stato stipulato apposito patto
15
parasociale avente natura vincolante solo per la nomina degli organi di amministrazione e
controllo.
Rispetto alle partecipazioni societarie detenute per il tramite di enti diversi da società, le
Linee guida del MEF 2018 sulla Revisione periodica delle partecipazioni pubbliche (Art.
20 D.lgs. n. 175/2016) chiariscono che le partecipazioni detenute da enti che rientrano
nell’ambito soggettivo di applicazione del TUSP, fra cui gli enti pubblici economici, non
rientrano nel perimetro della ricognizione, dovendo l’ente “tramite” adottare un autonomo
provvedimento di razionalizzazione.
Pertanto non vanno inserite nel perimetro della ricognizione le partecipazioni societarie
detenute da ACER Azienda Casa Emilia Romagna di Forlì-Cesena.
Si precisa infine che con deliberazione di Consiglio Comunale n. 2 del 01/03/2019 è stata
autorizzata Romagna Acque Società delle Fonti Spa all’acquisizione di partecipazioni in
Acqua Ingegneria Spa. La partecipazione sarà inserita nel perimetro ricognitorio, quale
partecipazione indiretta, dal prossimo esercizio o da quello successivo, secondo l’effettiva
acquisizione della partecipazione da parte della società-tramite.
Nel seguente grafico sono indicate le partecipazioni dirette e indirette facenti parte del
perimetro di ricognizione alla data del 31/12/2018:
COMUNE DI
BAGNO DI
ROMAGNA
TERME
S.AGNESE
S.P.A.
68,19%
SOCIETA'
GESTIONE UNICA
DELLE ACQUE DI
BAGNO DI
ROMAGNA
S.C.a.R.L.
25%
ROMAGNA
ACQUE S.P.A.
0,17%
UNICA RETI
S.P.A.
0,72%
LEPIDA S.c.P.A
0,0015%
ATR
SOC.CONS. A
R.L.
2,92%
START
ROMAGNA
S.P.A.
0,06%
HERA S.P.A.
0,0028%
LE TERME NEL
PARCO
S.C.a.R.L. – IN
LIQUIDAZIONE
33,33%
TRE TERME
S.C.a.R.L.
33,33%
AMR
SOC.CONS. A
R.L.
0,38%
PLURIMA S.P.A.
32,28%
16
3. Analisi dell’assetto complessivo delle società alla data del 31/12/2018
Per ciascuna delle società inclusa nel perimetro della ricognizione è stata predisposta
una scheda istruttoria con gli elementi di valutazione previsti dall’art. 20 del D.Lgs
175/2016 riepilogate nell’allegato B:
-Dati anagrafici della partecipata, sede legale, settore di attività, compagine societaria;
-Indispensabilità della partecipazione per il perseguimento dei fini istituzionali dell’ente;
-Qualificazione della società ai sensi dell’art. 4 comma 2 e seguenti;
-Numero di amministratori (il numero complessivo dei componenti dell’organo di
Amministrazione al 31/12/2018);
-Numero di dipendenti (numero medio dei dipendenti, per l’anno 2018, riportato nella nota
integrativa al bilancio di ciascuna società);
-Fatturato degli esercizi 2016-2017-2018 con la specificazione, nel caso in cui in tale voce
siano inclusi i contributi in conto esercizio, delle motivazioni giuridiche alla base
dell’inclusione;
-Attività analoghe o similari svolte da altre società o da enti pubblici strumentali;
-Fatturato medio dell’ultimo triennio (sono stati presi a riferimento gli esercizi 2016 –
2017 – 2018 Voce A1+A5 del Valore della Produzione del Conto Economico), trattandosi
di attività produttive di beni o servizi;
-Risultato economico degli ultimi cinque esercizi (2014-2015-2016-2017-2018);
-Necessità di contenimento dei costi di funzionamento;
-Necessità di aggregazione di società.
Di seguito sono riportate le schede informative per ciascuna società oggetto di
ricognizione:
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Denominazione: ROMAGNA ACQUE – SOCIETA’ DELLE FONTI S.P.A.
Codice Fiscale: 00337870406
Data di costituzione: 15/03/1994
Quota di partecipazione diretta del Comune: 0,17%
Codice Ateco: 36.00.00
COMPAGINE SOCIETARIA
Comune di Bagno di Romagna 0,17%
Livia Tellus Governance S.p.A. 16,07%
Ravenna holding spa 29,13%
Rimini holding spa 11,94%
Comune di Cesena 10,08%
Altri Enti (tutti soci pubblici) 32,61%
OGGETTO SOCIALE (sintesi):Gestione degli impianti, delle reti e dei serbatoi,
costituenti il complesso acquedottistico denominato “Acquedotto della Romagna” che trae
origine dalla derivazione di acque pubbliche presenti sul territorio, nonché di altre opere,
infrastrutture, impianti, di rilievo intercomprensoriale, interprovinciale e/o interregionale,
afferenti al servizio di captazione, adduzione e distribuzione primaria, quale fornitore
all’ingrosso del servizio idrico integrato; progettazione e costruzione di opere,
infrastrutture e impianti, di rilievo intercomprensoriale, interprovinciale e/o interregionale,
afferenti al servizio del ciclo unitario e integrato dell’acqua.
La Società ai sensi dell’art. 16, comma 1 del D.Lgs 175/2016 si configura quale
“società in house” con affidamento diretto da parte dell’Agenzia Territoriale dell’Emilia
Romagna per Servizi Idrici e Rifiuti (ATERSIR) delle seguenti attività:
- servizio di fornitura idrica all’ingrosso al gestore del servizio idrico integrato
(SII) nel territori delle tre provincie della Romagna;
-attività di finanziamento di opere del (SII) realizzate e gestite dal gestore del SII
nel territori delle tre provincie della Romagna.
La Società, in qualità di fornitore d’acqua all’ingrosso al gestore del servizio idrico
integrato nei territori delle tre Province della Romagna, gestisce il servizio di captazione,
adduzione, trattamento e distribuzione primaria; in qualità di proprietario-finanziatore, ha
sottoscritto in data 17/12/2014, con ATERSIR ed HERA l’“Accordo Quadro per il
18
finanziamento e la realizzazione di opere relative al servizio idrico integrato nei territori
delle Province di Forlì – Cesena – Ravenna – Rimini nel periodo 2014-2023”.
La società è per vincolo statutario (art.5, comma 2) a totale capitale pubblico,
rientrano fra i soci pubblici anche quelle società che per legge e/o per statuto sono
vincolate ad essere a totale partecipazione pubblica. Il trasferimento delle azioni può
avvenire solo ed esclusivamente fra soggetti pubblici (come definiti nello stesso statuto
art.8 comma 1). Oltre che nello statuto, i suddetti vincoli sono riconfermati anche nella
Convenzione che i soci hanno sottoscritto ai sensi dell’art. 30 del D.lgs 267/2000 (data
ultimo aggiornamento: 18.12.2007) e finalizzata all’esercizio del controllo analogo
congiunto da parte del Coordinamento dei Soci (organismo a ciò dedicato). Sia lo Statuto
che la Convenzione prevedono specifiche regole volte a garantire la conservazione della
destinazione pubblica della proprietà delle azioni pur facendo salvi i diritti dei soci in
quanto proprietari di azioni (si cita a titolo esemplificativo: il diritto di opzione sulle azioni
di nuova emissione, il diritto di recesso, di vendita, di prelazione, ecc.).
FINALITA’ ISTITUZIONALI (Comma 1 art. 4 TUP): società a capitale
totalmente pubblico vincolato, proprietaria di tutte le fonti idropotabili per usi civili della
Romagna, che gestisce la fornitura all’ingrosso della risorsa idrica per le province di Forlì-
Cesena, Ravenna e Rimini per mezzo di un sistema acquedottistico denominato
"Acquedotto della Romagna". Tale complesso acquedottistico trae origine dalla
derivazione di acque pubbliche presenti nel territorio ed è costituito da opere,
infrastrutture, impianti di rilievo intercomprensoriale, interprovinciale e interregionale. Gli
impianti sono utilizzati per la raccolta dell’acqua (captazione), il passaggio al successivo
trattamento (potabilizzazione o altro processo intermedio) e quindi la consegna, in alcuni
casi anche attraverso il transito in serbatoi di accumulo (adduzione), al gestore del servizio
idrico integrato SII (Hera S.p.A) il quale provvede alla successiva distribuzione all’utente
finale. Attraverso gli impianti suddetti la Società garantisce al gestore del SII la copertura
del fabbisogno per usi civili dell’intero territorio romagnolo, oltre ad una quota limitata
destinata ad usi industriali. Per le ragioni sopra esposte il mantenimento della
partecipazione alla società è indispensabile per il raggiungimento delle finalità istituzionali
dell’ente. La società opera sulla base di un contratto di servizio con ATERSIR ai sensi
della Legge Regionale dell’Emilia Romagna n. 25/1999 così come modificata dalla Legge
Regionale n.1/2003.
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TIPOLOGIA DI ATTIVITA’ (Comma 2 e 7 art. 4 TUP): Romagna Acque si
configura quale società in house sia ai sensi dell’art. 5 comma 1 del D. lgs. 50/2016 che e
ai sensi dell’art.4, comma 2, lettera a) e dell’art 16 del D. lgs.175/2016. La Società
gestisce, con affidamento diretto da parte di ATERSIR, un servizio di interesse generale
(Servizio Idrico Integrato) e ne amministra le reti.
La società garantisce la continuità operativa di un servizio di interesse generale
quale l’approvvigionamento idropotabile nel territorio della Romagna, in qualità di
fornitore all’ingrosso al gestore del servizio idrico integrato; trattasi di servizio essenziale
ed indispensabile alla vita quotidiana, mediante l’esercizio ottimizzato della propria
dotazione infrastrutturale ed è in grado di coprire la totalità del fabbisogno idrico
romagnolo. Dal 2014 la società, nell’ambito delle attività rivolte al controllo ed alla
riduzione del rischio insito nell’approvvigionamento idrico (risk assessment-UNI ISO
31000), ha attivato un’attività di controllo periodica. La Società ha distribuito valore
aggiunto alla collettività, rinunciando, su proposta di ATERSIR, ad importanti ricavi
tariffari per contenere gli impatti sulla tariffa applicata all’utente finale, il tutto come
stabilito dagli atti di indirizzo degli enti soci ovvero, compatibilmente con la sostenibilità
economica e finanziaria della società; tali rinunce sono state riconosciute sia con riguardo
alla tariffa dell’acqua all’ingrosso, sia con riguardo ai canoni per i beni finanziati dalla
Società e realizzati e gestiti dal gestore del servizio idrico integrato.
VERIFICA REQUISITI ART. 20: la società ha tutti i requisiti di cui all’art.20 così
come dimostrato con dettagli numerici nella rispettiva scheda (Dir_1) di cui all’Allegato
B, che forma parte integrante e sostanziale della presente relazione tecnica. Si tratta di una
società a capitale totalmente pubblico vincolato, proprietaria di tutte le fonti idropotabili
per usi civili della Romagna, che gestisce la fornitura all’ingrosso della risorsa idrica
per le province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini per mezzo di un sistema
acquedottistico denominato "Acquedotto della Romagna".
CONCLUSIONE: per le ragioni sopra esposte il mantenimento della
partecipazione alla società è indispensabile per garantire il Servizio Idrico Integrato, che
svolge sulla base di apposito contratto di servizio con ATERSIR ai sensi della Legge
Regionale dell’Emilia Romagna n.25/1999 così come modificata dalla Legge Regionale
20
n.1/2003. E' in corso lo studio di fattibilità per il trasferimento delle reti idriche di
proprietà di Unica Reti S.p.a. a Romagna Acque S.p.a..
21
Denominazione: UNICA RETI S.P.A.
Codice Fiscale: 03249890405
Data di costituzione: 23/11/2001
Quota di partecipazione diretta del Comune: 0,72%
Codice Ateco: 82.99.99
COMPAGINE SOCIETARIA
Comune di Bagno di Romagna 0,72%
Livia Tellus Governance S.p.A. 51,43%
Comune di Cesena 32,32%
Altri Enti (tutti soci pubblici) 15,53%
OGGETTO SOCIALE: La Società ha per oggetto l'esercizio in via diretta, anche
mediante locazione od affitto d'azienda, delle seguenti attività: a) l’acquisizione e
l'amministrazione di reti ed impianti afferenti ai servizi del ciclo idrico integrato, ivi
comprese le attività di supporto alle funzioni di indirizzo e programmazione di tali servizi;
b) l’acquisizione e l'amministrazione di reti di gasdotti locali ed impianti connessi ed
accessori ivi comprese le attività di supporto alle funzioni di indirizzo e programmazione
del servizio di distribuzione del gas naturale; c) l’acquisizione e l'amministrazione di
mezzi ed impianti, fissi e mobili, per la raccolta, il trasporto e lo smaltimento di rifiuti
solidi urbani e di rifiuti assimilati; d) l'espletamento delle procedure di evidenza pubblica
per l'individuazione del/dei soggetti gestori dei servizi pubblici a rilevanza economica e
non economica, ove consentito dalle normative generali e di settore; e) la gestione dei
rapporti con i soggetti aggiudicatari delle procedure di evidenza pubblica di cui al
precedente punto d), anche se non bandite direttamente, ed in particolare l’espletamento
delle attività di controllo e vigilanza sul rispetto degli impegni assunti da tali soggetti
gestori nei contratti di servizio e/o in altri documenti di gara; f) servizi di consulenza
tecnica, amministrativa, gestionale, progettazioni, studi di fattibilità, direzione lavori, che
siano funzionali e compatibili con le attività sopra elencate e fondati sul profilo delle
competenze aziendali.
(Note: E’ in corso uno studio di fattibilità per il trasferimento di tutte le reti del
ciclo idrico integrato a Romagna Acque Spa.)
22
UNICA RETI S.p.A. è stata istituita in adempimento degli obblighi stabiliti dall’
art. 35, commi 9 e 10 della Legge 448/2001 che prevedeva per gli Enti locali lo scorporo
delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni e la proprietà e il conferimento ad una
società avente le caratteristiche definite dal citato comma 13 dell’articolo 113 del T.u.e.l.
D.Lgs 267/2000. Ad essa gli enti locali soci hanno conferito la proprietà delle reti e degli
impianti destinati all’erogazione del servizio idrico integrato ed al servizio di distribuzione
del gas naturale. UNICA RETI S.p.A. in coerenza con il suo oggetto sociale, amministra
le reti e gli impianti essenziali per l’erogazione dei servizi pubblici (idrico e gas) e svolge
anche, ai sensi dell’art. 2 del D.M. 12 novembre 2011, n. 226, il ruolo di stazione
appaltante per l’espletamento delle gara relativa all’affidamento del servizio di
distribuzione del gas naturale. E’ in corso di definizione uno studio di fattibilità circa la
possibilità di trasferire tutte le reti idriche a Romagna Acque Società delle Fonti SpA,
mentre in capo ad Unica Reti si ipotizza l’amministrazione unitaria delle reti gas dei
Comuni della Provincia di Forlì- Cesena individuati nel relativo ATEM per la gara di
affidamento del servizio di distribuzione gas. La partecipazione dell’ente alla società è
pertanto indispensabile per il perseguimento dei suoi fini istituzionali.
La partecipazione ad UNICA RETI S.p.A. da parte del Comune risulta ammissibile
in quanto le attività svolte dalla società sono riconducibili alla categoria dei servizi di
interesse generale [art. 4, comma 2, lett. a) del TUP] e a quella dei servizi strumentali allo
svolgimento di funzioni istituzionali degli enti locali soci [art. 4, comma 2, lett. d)] per la
gara gas.
VERIFICA REQUISITI ART. 20: si rimanda alla rispettiva scheda (Dir_2) di cui
all’Allegato B, che forma parte integrante e sostanziale della presente relazione tecnica. La
società presenta tutti i requisiti di cui all’art. 20 del D.Lgs 175/2016. In particolare il
numero di amministratori superiore al numero dei dipendenti è stato superato dalla scelta
dell’Amministratore Unico in carica dal mese di aprile 2018. Nel periodo
precedente si è comunque ritenuto ammissibile secondo quanto previsto dalla Corte dei
Conti Lombardia con Deliberazione n. 424/2015, dato che il Presidente del CdA svolgeva
compiti operativi, per contenere i costi del personale.
23
CONCLUSIONE: Per quanto sopra esposto si ritiene che la società presenta tutti i
requisiti di cui agli artt. 4, 5 e 20 per il mantenimento della partecipazione. La
partecipazione alla società Unica Reti S.p.a. è indispensabile al perseguimento dei fini
istituzionali dell’Ente in quanto la stessa gestisce le reti gas e le reti idriche (Servizio di
interesse generale) per le quali vi è in corso uno studio di fattibilità per il trasferimento a
Romagna Acque Società delle fonti S.p.a..
24
Denominazione: LEPIDA S.c.P.A. . (s p.a. fino al 31.12.2018)
Codice Fiscale: 02770891204
Data di costituzione: 01/08/2007
Quota di partecipazione diretta del Comune: 0,0015%
Codice Ateco: 61.00.00
COMPAGINE SOCIETARIA
Comune di Bagno di Romagna 0,0014%
Comune di Cesena 0,0014%
Regione Emilia Romagna 95,6412%
AUSL Bologna 1,856%
Altri Enti 1,5583%
Istituto Rizzoli 0,9416%
OGGETTO SOCIALE: La società ha per oggetto l'esercizio delle seguenti attività,
rientranti nell'ambito di pertinenza di pubbliche amministrazioni ed altri soggetti pubblici
che detengono una partecipazione nella società, concernenti la fornitura della rete secondo
quanto indicato nell'art. 10, comma 1, 2 e 3 della legge regionale n. 11/2004: I.
Realizzazione e gestione della rete regionale a banda larga delle pubbliche
amministrazioni ai sensi dell'art.9 comma l della legge regionale n.11/2004; II. Fornitura
di servizi di connettività sulla rete regionale a banda larga delle pubbliche amministrazioni
ai sensi dell'art. 9 comma 1 della legge regionale n.11/2004; III. Realizzazione e
manutenzione delle reti locali in ambito urbano (di seguito man} integrate nella rete
regionale a banda larga delle pubbliche amministrazioni ai sensi dell'art. 9 comma 2 della
legge regionale n. 11/2004; IV. Fornitura delle sottoreti componenti le man per il
collegamento delle proprie sedi; V. Fornitura dei servizi di centro operativo di
supervisione e controllo della rete telematica regionale, come previsto dall'art 9 comma 8,
lettera b) della legge regionale n. 11/2004; VI. Fornitura in accordo con i soci di tratte di
rete e di servizi nelle aree a rischio digital divide; VI. Fornitura di tratte di rete e di servizi
a condizioni eque e non discriminanti ad enti pubblici locali e statali, ad aziende
pubbliche, alle forze dell'ordine per la realizzazione di infrastrutture a banda larga per il
collegamento delle loro sedi nel territorio della regione Emilia-Romagna; VIII.
Realizzazione e gestione della rete radiomobile a tecnologia tetra ai sensi dell'art. 9
25
comma 3 della legge regionale n. 11/2004 sul territorio della regione Emilia-Romagna
volta agli interventi di emergenza e opportunamente collegata alla rete ai sensi dell'art. 9
comma 1; IX. Fornitura di servizi sulla rete radiomobile ai sensi dell'art. 9 comma 3 della
legge regionale n. 11/2004 sul territorio della regione volta agli interventi di emergenza e
opportunamente collegata alla rete ai sensi dell' art. 9 comma 1; X. Acquisto, sviluppo,
erogazione e offerta, nel rispetto e nei limiti delle normative comunitarie e nazionali in
materia di appalti di lavoro, servizi e forniture, di servizi di telecomunicazione ed
informatici e/o affini; XI. fornitura di servizi derivanti dalle linee di indirizzo per lo
sviluppo dell'ict e dell'e-government di cui all'art.6 della legge regionale n. 11/2004 e
relative attuazioni di cui all'art. 7 della stessa legge.
Con Delibera di Assemblea Straordinaria del 12/10/2018 è stata approvata l’operazione di
fusione con CUP 2000 e contestuale trasformazione in società consortile per azioni, con
effetto dall’1/1/2019.
OGGETTO SOCIALE post operazione di fusione (con decorrenza gennaio 2019)
ART. 3: La società ha per oggetto l’esercizio delle seguenti attività rientranti nell’ambito
di pertinenza di pubbliche amministrazioni ed altri soggetti pubblici che detengono una
partecipazione nella società secondo quanto indicato nell’art. 10 comma 1, 2, 3, 3ter e 4
quater e nell’art. 14 comma 5 della Legge regionale n. 11/2004 nonché negli artt. 15 e 16
della Legge regionale n. 14/2014.: I – costituire un polo aggregatore a supporto dei piani
nello sviluppo dell’ICT regionale in termini di progettazione, ricerca, sviluppo,
sperimentazione e gestione di servizi e prodotti di ICT, nonchè attività di realizzazione,
manutenzione, attivazione ed esercizio di infrastrutture e della gestione e dello viluppo dei
servizi per l’accesso e servizi a favore di cittadini, imprese, imprese e pubblica
amministrazione, con una linea di alta specializzazione nei settori della sanità,
dell’assistenza sociale, dei servizi degli enti locali dalla persona e dei servizi socio
sanitari. II – fornitura di servizi derivanti dalle linee di indirizzo per lo sviluppo dell’ICT
e dell’e-government di cui all’art. 6 della legge regionale n. 11/2004 e relative attuazione
di cui all’art. 7 della stessa legge quali, a tiolo esemplificativo e non esaustivo:
cooperazione applicativa, l’identificazione, l’autenticazione e l’accesso; Data Service;
multicanalità, multimedialità, videocomunicazione, digitale terrestre; riduzione del
knowledge divide; ricerca e sviluppo applicata all’innovazione della pubblica
amministrazione; gestione dei documenti quali, a titolo esemplificativo e non
esaustivo: de materializzazione, archiviazione digitale e cartacea, distribuzione,
26
storicizzazione finalizzati allo sviluppo e gestione del polo archivistico regionale; III –
operare servizi mediante: la gestione della domanda per l’analisi dei processi; la
definizione degli standard di interscambio delle informazioni; la stesura dei capitolati
tecnici e delle procedure di gara per lo sviluppo/acquisto dei servizi; il program e project
managemente; la verifica di esercibilità; il supporto al dispiegamento, l’erogazione dei
servizi tramite i fornitori individuati; il monitoraggio dei livelli di servizio; ecc…….
Per realizzare e gestire gli obiettivi della L.R. 11/2004 e smei (Sviluppo Regionale
della Società dell'Informazione) la Regione Emilia Romagna ha previsto la costituzione
della Società Lepida con il compito di gestire la rete Lepida e il suo raccordo con il
sistema pubblico di connettività (SPC). La società consente la realizzazione, la gestione e
la fornitura di servizi di connettività sulla rete regionale a banda larga delle pubbliche
amministrazioni ai sensi dell'art.9 comma 1 della Legge Regionale n.11/2004. La società
svolge le attività rientranti nell'ambito di pertinenza delle pubbliche amministrazioni
concernenti la fornitura della rete secondo quanto previsto dal'art. 10 LR 11/2004 e smei.
Attraverso la diffusione e l'utilizzo integrato delle "tecnologie dell'informazione e della
comunicazione" (ICT) l'Ente locale, persegue: a) lo sviluppo delle condizioni di vita dei
cittadini attraverso un più facile e diffuso accesso alla conoscenza, rimuovendo le cause di
divario digitale fra cittadini e tutelando il diritto alla riservatezza e alla autodeterminazione
nell'uso dei dati personali; b) lo sviluppo economico e sociale del territorio, con
particolare riferimento all'adeguamento e all'innovazione delle infrastrutture, alla
diffusione omogenea dell'utilizzo delle nuove tecnologie, alla ricerca e alla
sperimentazione di soluzioni di eccellenza per i profili tecnologici ed organizzativi. Per i
motivi sopra esposti la partecipazione alla società è pertanto indispensabile per il
perseguimento dei fini istituzionali dell'Ente.
Non si ritiene possibile ipotizzare il passaggio ad una gestione diretta (che nel caso
delle reti non sarebbe giuridicamente possibile) o esternalizzare i servizi erogati da Lepida
S.c.p.a. Si precisa inoltre che Lepida S.c.p.a. è una società partecipata da oltre 400 Enti,
pertanto il sistema di governo e controllo è partecipato e congiunto.
VERIFICA REQUISITI ART. 20: si rimanda alla rispettiva scheda (Dir_3) di cui
all’Allegato B, che forma parte integrante e sostanziale della presente relazione tecnica.
27
CONCLUSIONE: Per quanto sopra esposto si ritiene che la società presenta tutti i
requisiti di cui agli artt. 4, 5 e 20 per il mantenimento della partecipazione. Lepida è una
società a totale partecipazione pubblica di cui la Regione Emilia Romagna detiene una
partecipazione del 98,85% e sulla quale gli enti soci, attraverso il Comitato Permanente di
Indirizzo e Coordinamento, esercitano il controllo analogo a quello esercitato sui loro
servizi. In un quadro nel quale lo sviluppo della società dell'informazione e della
conoscenza e delle agende digitali locali e regionali è elemento portante della crescita
civile ed economica, attraverso la società Lepida l’ente intende assicurare a cittadini,
imprese ed enti condizioni di sviluppo delle loro attività e relazioni, promuovendo
le potenzialità delle ICT nella prestazione di servizi e nell'accessibilità e scambio di dati.
La società è indispensabile al perseguimento delle finalità istituzionali dell'ente in
quanto consente la realizzazione, gestione e fornitura di servizi di ICT e connettività sia
per l’ente che per i cittadini. In particolare, Lepida S.c.p.a., si occupa di reti e servizi per la
Connettività (Internet e VPN tra sedi, gestore di reti di telecomunicazione), del sistema di
autenticazione digitale (FedERa); del Sistema per l'archiviazione, l'adattamento e
l'erogazione di contenuti multimediali in diretta e on-demand (MultiplER);
dell’infrastruttura di cooperazione applicativa che permette lo scambio di informazioni tra
sistemi informativi di Enti diversi (IcaER); del Servizio di comunicazione digitale a
distanza (ConfERence); della Piattaforma per i pagamenti on-line verso gli Enti (PayER).
Lepida gestisce inoltre il Data Center collegato agli enti con banda ultra larga e
centralizzato utilizzando come sito di Disaster Recovery per il DataCenter; gestisce il
Servizio di connettività radiomobile (ERretre); lo sviluppo di infrastrutture per banda ultra
larga nelle aree classificate "bianche" del territorio dell'Emilia Romagna (Banda Ultra
Larga). Si rileva che le attività di realizzazione e gestione di reti di comunicazione
elettronica sono qualificate come di primario interesse generale dal D.lgs. 259/2003
(Codice delle comunicazioni elettroniche) all’art. 3 comma 2 e possono essere svolte dallo
Stato, dalle Regioni, dagli Enti locali o da loro associazioni esclusivamente per il tramite
di società controllate o collegate (art. 6 co. 1 D.lgs 259/2006). Per quanto sopra esposto e
per le motivazioni analiticamente sopra richiamata la società presenta i requisiti per il
mantenimento della partecipazione.
28
Denominazione: ATR SOC.CONS. a R.L.
Codice Fiscale: 02295690404
Data di costituzione: 28/04/1975
Quota di partecipazione diretta del Comune: 2,92%
Codice Ateco: 52.21.50
COMPAGINE SOCIETARIA
Comune di Bagno di Romagna 2,92 %
Comune di Cesena 72,16%
Comune di Cesenatico 6,17%
Comune di Savignano sul Rubicone 5,96%
Comune di Mercato Saraceno 2,65%
Comune di San Mauro Pascoli 2,44%
Comune di Gatteo 1,84%
Comune di Sogliano sul Rubicone 1,41%
Comune di Gambettola 1,16%
Comune di Sarsina 0,98%
Comune di Longiano 0,93%
Comune di Roncofreddo 0,63%
Comune di Verghereto 0,47%
Comune di Borghi 0,24%
Comune di Montiano 0,03%
OGGETTO SOCIALE dal 01/01/2018: La società ha scopo consortile, opera per
conto e nell’interesse dei soci, e con esclusione di ogni fine di lucro sia diretto che
indiretto. La società gestisce le attività ed i servizi complementari alla mobilità, con
particolare riferimento ai servizi di gestione della sosta a pagamento e delle relative aree,
alla mobilità in generale, alla mobilità di particolari categorie di utenti, alla gestione degli
accessi nelle aree a traffico limitato e relativi impianti tecnologici, alla segnaletica
orizzontale, verticale e luminosa, alla gestione di veicoli per la mobilità urbana a basso
impatto ambientale e per il bike sharing. La società è titolata alla detenzione in proprietà o
uso delle dotazioni patrimoniali e delle reti afferenti a servizi o le attività di cui al presente
articolo. La società può compiere operazioni industriali, finanziarie, mobiliari e
immobiliari, inclusa la prestazione di garanzie nonché svolgere in genere ogni altra attività
complementare o sussidiaria ritenuta utile agli scopi sociali.
29
La società ha svolto fino al 28/02/2017 le funzioni di agenzia del TPL poi trasferite
ad AMR Srl consortile dal 01/03/2017 sulla base della normativa nazionale (art. 3 bis D.L.
138/2011 e s.m.ei) e regionale (L.R. Emilia Romagna 10/2008 e L.R. 9/2013). Con
Deliberazione Consiliare, per offrire una risposta più adeguata alle diverse esigenze dei
territori cesenate e forlivese, è stata approvata la scissione del ramo afferente le attività
del territorio forlivese, la decorrenza dei cui effetti è stata fissata a decorrere dal
01/01/2018.
Alla società sono affidati i servizi complementari per la mobilità: sosta, parcheggi,
accesso ai centri urbani, sistemi e tecnologie di informazione e controllo ai sensi della
L.R. 30/1998 e L.R. 10/2008. La partecipazione dell'Ente alla società è indispensabile per
il raggiungimento dei suoi fini istituzionali, in relazione ai servizi complementari per la
mobilità, posti in capo agli enti locali dal Codice della Strada e dalle Leggi Regionali
sopra richiamate. Le funzioni di agenzia per il TPL, svolte da ATR fino al 28/02/2017,
sono state scorporate da ATR soc.cons. a r.l. e affidate ad AMR soc.cons. a r.l. (agenzia
per il TPL di ambito romagnolo) con decorrenza dall'01/03/2017. In data 29/09/2017 è
stato approvato dal Consiglio Comunale con deliberazione il progetto di scissione
riguardante le attività residuali svolte per conto del territorio forlivese e gli elementi
patrimoniali attivi e passivi ad esse afferenti, a favore della società Livia Tellus Romagna
Holding S.p.a.
La società è riconducibile alla tipologia prevista all’art. 4, co. 2, lett. d) in quanto
produce servizi strumentali agli enti soci.
VERIFICA REQUISITI ART. 20: la società ha tutti i requisiti di cui all’art.20 così
come dimostrato con dettagli numerici nella rispettiva scheda (Dir_4) di cui all’Allegato
B, che forma parte integrante e sostanziale della presente relazione tecnica.
CONCLUSIONE: Trattasi di società strumentale (art. 4 comma 2 lettera d) D.Lgs
175/2016) alla quale sono affidati i servizi complementari per la mobilità: sosta,
parcheggi, accesso ai centri urbani, sistemi e tecnologie di informazione e controllo ai
sensi della L.R. 30/1998 e L.R. 10/2008. La partecipazione dell'ente alla società è
30
indispensabile per il raggiungimento dei suoi fini istituzionali, in relazione ai servizi
complementari per la mobilità, posti in capo agli enti locali dal Codice della Strada e dalle
Leggi Regionali sopra richiamate.
La società ha tutti i requisiti previsti degli articoli 4 e 20 del D.lgs 175/2016 per il
mantenimento della partecipazione.
31
Denominazione: A.M.R. S.R.L. consortile
Codice Fiscale: 02143780399
Data di costituzione: 15/12/2003
Quota di partecipazione diretta del Comune: 0,38%
Codice Ateco: 52.21.90
COMPAGINE SOCIETARIA
Comune di Bagno di Romagna 0,38%
Comune di Cesena 9,46%
Comune di Ravenna 9,6%
Comune di Rimini 24,69%
Comune di Forlì 13,19%
Provincia di Forlì-Cesena 9,47%
Altri soci 33,21%
OGGETTO SOCIALE: La società ha scopo consortile ed opera per conto e
nell’esclusivo interesse dei soci, con esclusione di ogni fine di lucro, sia diretto che
indiretto. La società ha per oggetto lo svolgimento, nell’ambito territoriale romagnolo,
costituito dall’insieme dei tre bacini territoriali delle province di Forlì-Cesena ( a sua volta
costituito dai due sotto-bacini territoriali distinti di Forlì e di Cesena), Rimini e
Ravenna, di tutte le funzioni di agenzia della mobilità previste dalle norme di legge
vigenti e delle funzioni amministrative spettanti agli enti soci in materia di trasporto
pubblico di persone da essi eventualmente delegatele. In particolare, nel suddetto
ambio territoriale romagnolo la società svolge: a) attività di definizione, progettazione,
organizzazione e promozione dei servizi di trasporto pubblico di persone, integrati tra loro
e con la mobilità privata; b) attività di definizione, progettazione e gestione delle
procedure di affidamento della gestione dei servizi pubblici di trasporto persone; c) attività
di controllo della gestione dei servizi pubblici di trasporto di persone svolta dal relativo
gestore; d) attività di reperimento dei beni strumentali all’espletamento dei servizi di
trasporto pubblico di persone e di messa a disposizione del relativo gestore. La società può
compiere tutte le operazioni ritenute necessarie od utili per il conseguimento dell’oggetto
sociale e a tal fine può quindi, a titolo esemplificativo, non esaustivo: a) compiere
operazioni immobiliari, mobiliari, commerciali, industriali, finanziarie e di vendita
comunque collegate all’oggetto sociale, ad eccezione della intermediazioni in valori
32
mobiliari e di raccolta del risparmio tra il pubblico, così come disciplinati dal decreto
legislativo 01.09.1993 n. 385 e di qualsiasi attività che sia riservata agli iscritti in albi
professionali previsti dal D.Lgs 58/1998; b) prestare garanzie reali o personali anche a
favore di terzi.
L’art. 3-bis del D.L. n. 138 del 13/8/2011 (ha posto in capo alle Regioni
l’organizzazione dello svolgimento dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza
economica e la definizione del perimetro degli ambiti territoriali ottimali e omogenei, tali
da consentire economie di scala e di differenziazione idonee a massimizzare l'efficienza
del servizio.
La Regione Emilia Romagna, in attuazione della succitata norma, con propria
delibera di Giunta n. 908 del 2/7/2012, ha individuato 5 ambiti ottimali per
l’organizzazione del trasporto pubblico su gomma, fra cui l’ambito “Romagna”, cui sono
confluiti i bacini di Forlì – Cesena, Rimini e Ravenna. La L.R. n.30 del 02/10/1998
prevedeva, all’art. 19 (così come modificato dall’art. 18 della L.R. n. 8 del 28/4/2003) la
costituzione, da parte di Province e Comuni, di un’Agenzia locale per la mobilità e il
trasporto pubblico locale, alla quale attribuire, oltre ai compiti di progettazione,
organizzazione e promozione dei servizi pubblici di trasporto integrati tra loro e con la
mobilità privata, di gestione delle procedure concorsuali per l'affidamento dei
servizi e controllo dell'attuazione dei contratti di servizio anche quelli relativi alla
gestione della mobilità complessiva, alla progettazione e organizzazione dei servizi
complementari per la mobilità, con particolare riguardo alla sosta, ai parcheggi,
all'accesso ai centri urbani, ai relativi sistemi e tecnologie di informazione e controllo; tali
funzioni sono state poi integrate con la L.R. 29/2007 che ha ampliato le funzioni
dell’Agenzia inserendo fra i suoi compiti la gestione delle sezioni del registro regionale
delle imprese esercenti attività di trasporto passeggeri non di linea mediante noleggio
di autobus con conducente e rilascio delle autorizzazioni per l'esercizio della
predetta attività, ove tali funzioni siano specificatamente assegnate.
Con la L.R. n.10 del 30/06/2008 ed in particolare con l’art. 25 è stato previsto per
l’agenzia:
• la trasformazione in società a responsabilità limitata con amministratore unico;
• lo scorporo delle attività gestionali non strettamente connesse con le funzioni
proprie attribuite dalla legge regionale alle Agenzie stesse (trasporto pubblico locale,
sosta, parcheggi, accesso ai centri urbani);
33
• l'accorpamento degli ambiti territoriali ottimali.
La L.R. n. 9 del 25/07/2013 ha confermato che per semplificare la governance del
sistema, occorreva attuare la fusione delle Agenzie Locali per la mobilità in coerenza con
gli ambiti sovrabacinali definiti dalla Regione. Con delibera di CC, pertanto, sono stati
approvati gli indirizzi per la costituzione dell’azienda unica romagnola per il trasporto
pubblico locale, la trasformazione dell’Agenzia ATR in s.r.l. consortile e la successiva
scissione parziale e proporzionale di ATR Srl consortile a favore della società
preesistente Ambra Srl (società beneficiaria), che con l’apporto dei rami dedicati al TPL
di ATR Srl consortile (Bacino di Forlì’ Cesena) e AM srl consortile, (bacino di Rimini)
che ha assunto la nuova denominazione di AMR- Agenzia Mobilità Romagnola – S.r.l.
Consortile ed è stato approvato il relativo statuto.
La partecipazione degli enti inclusi nell’Ambito Territoriale Ottimale
Romagna è obbligatoria ai sensi di legge (vedi richiami normativi al punto
precedente). Possono essere soci della società, in forma singola o associata, solamente le
Province e i Comuni aventi sede legale nell’ “ambito territoriale romagnolo”. In caso di
trasferimento delle quote di partecipazione o dei diritti di opzione in violazione di
quanto previsto dal presente articolo, l’acquirente non sarà legittimato all’esercizio del
diritto di voto e degli altri diritti amministrativi e patrimoniali.
La partecipazione alla società è stabilita dunque dal D.L. n. 138 del 13/8/2011 e
dalla normativa regionale in materia e sopra richiamata, perciò il mantenimento della
partecipazione è strettamente necessario al perseguimento delle finalità istituzionali in
materia di trasporto pubblico locale.
Le attività svolte dalla società rientrano fra quelle previste all’art. 4 comma 2
D.Lgs 175/2016 alla lettera d) servizi strumentali.
Non si ravvisano al momento possibili operazioni per il contenimento dei costi.
Non si ravvisano ad oggi possibilità di aggregazione con altre società.
VERIFICA REQUISITI ART. 20: la società ha tutti i requisiti di cui all’art.20 così
come dimostrato con dettagli numerici nella rispettiva scheda (Dir_5) di cui all’Allegato
B, che forma parte integrante e sostanziale della presente relazione tecnica.
34
CONCLUSIONE: La partecipazione alla società è stabilita dal D.L. n. 138 del 13/8/2011
e dalla normativa regionale in materia (LR.10/2008 e LR 9/2013). Il mantenimento della
partecipazione è strettamente necessario al perseguimento delle finalità istituzionali in
materia di trasporto pubblico locale. La partecipazione degli enti inclusi nell’Ambito
Territoriale Ottimale Romagna è obbligatoria ai sensi di legge Non si ravvisa alcuna
ipotetica modalità alternativa di gestione, seppur si presenti la necessità di una più
complessiva messa a punto del tessuto normativo di riferimento in merito al servizio di
trasporto pubblico locale e delle sue modalità di programmazione, affidamento e gestione.
35
Denominazione: START ROMAGNA S.P.A.
Codice Fiscale: 03836450407
Data di costituzione: 04/11/2009
Quota di partecipazione diretta del Comune: 0,06%
Codice Ateco: 49.31.00
COMPAGINE SOCIETARIA
Comune di Bagno di Romagna 0,06%
Comune di Cesena 15,59%
Ravenna Holding spa 24,46%
Rimini Holding spa 21,98%
Livia Tellus Romagna Holding spa 17,45%
TPer spa 13,91%
Provincia di Rimini 2,49%
Provincia di Forlì-Cesena 1,69%
Altri soci 2,37%
OGGETTO SOCIALE: Sono comprese nell’oggetto sociale le seguenti attività: a)
l'attività di programmazione e pianificazione imprenditoriale di tutte o parte delle fasi di
produzione e commercializzazione necessaria per l'esercizio dell'attività di trasporto di
persone; b) l'esercizio dei servizi pubblici di trasporto di persone definiti urbani, di bacino
e di interbacino sia di tipo ordinario che speciali nonché dell'esercizio di servizi di
trasporto metropolitano; c) l'esercizio delle attività di trasporto persone su linee
internazionali e comunque per tutti i servizi soggetti a concessione di competenza
ministeriale; d) la progettazione, la produzione, la vendita e la commercializzazione di
servizi innovativi di trasporto pubblico, anche di tipo metropolitano; e) la progettazione, la
produzione, la vendita e la commercializzazione di servizi alternativi ed integrativi della
mobilità; f) la progettazione, la produzione, la vendita e là commercializzazione di servizi
di navigazione in acque sia fluviali o lacustri, sia salse o salmastre, sia marine, con ogni
tipo di imbarcazione e/o traghetto per il trasporto pubblico e/o privato di persone e cose;
g) l'attività di noleggio con o senza conducente di autobus e/o di imbarcazioni, traghetti,
autovetture; h) l'attività di agenzia per conto di privati, società od enti in ordine a viaggi,
vacanza turismo di persone e in genere ogni altra attività correlata; i) la progettazione, la
costruzione o e la gestione di opere, infrastrutture ed impianti afferenti l'esercizio dei
36
servizi pubblici, privati del trasporto ovvero di tipo metropolitano; l) la realizzazione di
impianti per la distribuzione carburanti e lubrificanti, stazioni di servizio, impianti
distributori stradali di carburante, nonché la rappresentanza ed il commercio al minuto di
tutti i prodotti derivanti dal petrolio, gas naturale e della chimica del petrolio e correlati
all'erogazione di energia; m) la attività di manutenzione e riparazione di veicoli propri e/o
di terzi; n) produzione, distribuzione, vendita ed utilizza di energia da qualsiasi fonte
prodotta.
La società, nata dalla fusione delle società di trasporto pubblico locale del bacino
romagnolo (province di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna) svolge il servizio di trasporto
pubblico locale ed è indispensabile per il perseguimento dei fini istituzionali dell'Ente fra
cui rientrano le funzioni del TPL ai sensi del Dlg 422/1997 e dalle L.R. Emilia Romagna
30/1998 e LR 10/2008. Svolge un servizio di interesse generale assegnatole a seguito di
procedure ad evidenza pubblica dalla Agenzia per il TPL.
VERIFICA REQUISITI ART. 20: la società ha tutti i requisiti di cui all’art.20 così
come dimostrato con dettagli numerici nella rispettiva scheda (Dir_6) di cui all’Allegato
B, che forma parte integrante e sostanziale della presente relazione tecnica.
CONCLUSIONE: Per quanto concerne la nozione di controllo si fa riferimento a
quanto indicato nel paragrafo della presente relazione “Definizione del nuovo perimetro di
ricognizione”. La società presenta i requisiti previsti dall’art. 20 del D.Lgs 175/2016.
La società, nata dalla fusione delle società di trasporto pubblico locale del bacino
romagnolo (province di Forlì Cesena, Rimini e Ravenna) svolge il servizio di trasporto
pubblico locale ed è indispensabile per il perseguimento dei fini istituzionali dell'ente fra
cui rientrano le funzioni del TPL ai sensi del D.lgs 422/1997 e dalle L.R. Emilia Romagna
30/1998 e L.R. 10/2008. Svolge un servizio di interesse generale assegnatole a seguito di
procedure ad evidenza pubblica dalla Agenzia per il TPL. Il superamento del doppio ruolo
dell’ente che partecipa all’agenzia per il TPL e alla società che gestisce il servizio va
perseguito nel rispetto della normativa regionale, contemperando le esigenze di
garantire un servizio indispensabile ai cittadini e favorire processi concorrenziali
finalizzati ad una migliore efficienza e contemporaneamente di tutela del valore
patrimoniale della partecipazione.
37
Denominazione: HERA S.P.A. (quotata alla borsa valori di Milano dal 26.6.2003)
Codice Fiscale: 04245520376
Data di costituzione: 10/03/1995
Quota di partecipazione diretta del Comune: 0,0028%
Codice Ateco: 36.00.00
COMPAGINE SOCIETARIA
Comune di Bagno di Romagna 0,0028%
Partecipazioni in altre società - Le partecipazioni di Hera in altre società non costituiscono partecipazioni indirette in quanto la stessa non è controllata.
OGGETTO SOCIALE: Società Multiservizi: (a) gestione integrata delle risorse
idriche e quindi (i) captazione sollevamento, trasporto, trattamento, distribuzione e vendita
dell'acqua per qualsiasi uso ed in qualsiasi forma, (ii) raccolta, trattamento e smaltimento
di acque reflue e/o meteoriche, (iii) costruzione e gestione di impianti di trattamento e
depurazione delle acque di scarico (iv) progettazione, realizzazione e gestione di invasi
artificiali e dighe; (b) gestione integrata delle risorse energetiche per e quindi (i)
produzione, trasporto, trasformazione distribuzione, acquisto e vendita dell'energia
elettrica, (ii) produzione, trasporto, manipolazione, distribuzione, acquisto e vendita,
dispacciamento e stoccaggio del gas, (iii) produzione, trasporto e vendita di calore per uso
industriale e domestico e (iv) installazione e conduzione degli impianti termici degli
edifici con eventuale fornitura di calore e/o combustibile, (v) controlli sugli impianti
termici di cui al D.P.R. 412/93, (vi) realizzazione e gestione di impianti di cogenerazione
energia/calore, (vii) realizzazione e gestione di centrali termiche e impianti di
condizionamento, (viii) gestione e/o fornitura di servizi energetici integrati; (c) gestione
dei servizi ambientali e quindi: (i) raccolta, trasporto, intermediazione e
commercializzazione dei rifiuti urbani, e speciali pericolosi e non pericolosi, ivi compresa
la raccolta differenziata dei medesimi, nonché la pulizia delle aree pubbliche e (ii)
costruzione e gestione anche per conto terzi di impianti per il recupero, riciclaggio,
trattamento e smaltimento dei rifiuti e (iii) bonifica delle aree da sostanze contaminanti.
La società, quotata alla Borsa Valori di Milano dal 26 Giugno 2003, gestisce
servizi pubblici locali a rilevanza economica che rientrano nei compiti istituzionali
dell'ente pubblico locale (SII, raccolta e smaltimento rifiuti, Gas, Teleriscaldamento,
illuminazione pubblica). Il mantenimento delle partecipazioni di società quotate è
38
espressamente previsto dall'art.26 comma 3 del D.lgs. 175/2016. Con la delibera n.12 del
30/03/2016 ad oggetto "Approvazione linee di indirizzo piano operativo di
razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o
indirettamente possedute" la partecipazione azionaria in Hera S.p.a. non veniva ritenuta
strategica per le finalità dell'Ente e si dava indirizzo di provvedere alla vendita delle azioni
possedute. Durante l'anno 2016 si è dato mandato al Tesoriere di vendere la totalità delle
azioni possedute, ma allo stato attuale ancora la vendita non è avvenuta e l'Ente è ancora
in possesso delle 289 azioni.
VERIFICA REQUISITI ART. 20: la società ha tutti i requisiti di cui all’art.20 così
come dimostrato con dettagli numerici nella rispettiva scheda (Dir_7) di cui all’Allegato
B, che forma parte integrante e sostanziale della presente relazione tecnica.
CONCLUSIONE: Il mantenimento delle partecipazioni di società quotate è
espressamente previsto dall'art.26 comma 3 del D.lgs. 175/2016 che recita “Le pubbliche
amministrazioni possono comunque mantenere le partecipazioni in società quotate
detenute al 31 dicembre 2015.”. La società, quotata alla Borsa Valori di Milano dal 26
giugno 2003, gestisce servizi pubblici locali a rilevanza economica che rientrano nei
compiti istituzionali dell'ente pubblico locale (SII, raccolta e smaltimento rifiuti, Gas,
Teleriscaldamento, illuminazione pubblica).
39
Denominazione: TERME DI S. AGNESE S.P.A.
Codice Fiscale: 00281560409
Data di costituzione: 11 ottobre 1971
Quota di partecipazione diretta del Comune: 68,19%
Codice Ateco: 96.04.2 – 55.1 – 86.90.21
OGGETTO SOCIALE: La Società ha per oggetto: -la promozione, la
valorizzazione e l’utilizzo delle acque termali scaturenti dalla “Fonte Terme di S.Agnese”
e di altre concessioni minerarie a beneficio, oltre che della società medesima, degli
operatori economici, delle popolazioni e degli Enti della Valle del Savio e dei Comuni
vicini, in una visione di integrazione turistica di tale territorio e di creazione di sinergie
economico-produttive infrasettoriali, atte a promuovere lo sviluppo economico e civile
delle comunità locali; -la gestione e la commercializzazione di dette acque e l’utilizzo e
l’utilizzo delle stesse attraverso proprie strutture terapeutiche e sanitarie; -la fornitura di
servizi alla persona connessi alla salute fisica nell’accezione più ampia; -la gestione di
complessi termali, palestre, piscine e strutture per il tempo libero; -l’attività di consulenza,
di studio, di ricerca, sperimentazione, analisi e controlli concernenti l’utilizzo delle acque
termali e minerali; -l’attuazione delle indicazioni programmatiche sanitarie di livello
nazionale specie in relazione alla classificazione terapeutica delle acque e delle
disposizioni di legge relative alla coltivazione delle miniere; -la consulenza per lo studio,
la progettazione e la realizzazione di infrastrutture relative alle cure termali e agli
insediamenti per lo sviluppo economico e turistico del territorio dei Comuni soci. Essa
potrà inoltre compiere tutte le operazioni commerciali, industriali e finanziarie, mobiliari e
immobiliari, che saranno ritenute utili o necessarie per il conseguimento dell’oggetto
sociale: potrà assumere, sia direttamente che indirettamente, partecipazione e interessenze
in altre società e imprese aventi oggetto analogo o affine o connesso al proprio, potrà
prestare avalli e rilasciare fideiussioni anche a titolo gratuito a garanzia di debiti anche di
terzi sempre che siano concessi nell’interesse esclusivo della società.
La Terme di S. Agnese s.p.a. è una società il cui capitale appartiene in via di larga
maggioranza al Comune di Bagno di Romagna, che ne detiene il 68,19% delle azioni e
che, dunque, ne detiene il controllo in via diretta ai sensi dell’art. 2, lett. b) del d.lgs. 19
agosto 2016, n. 175.
40
La Società è stata costituita con effetto dal 1° gennaio 1995, in ragione della
trasformazione ai sensi dell’art. 60 della legge 8 giugno 1990, n. 142 del “Consorzio per le
Terme di S. Agnese di Bagno di Romagna e per lo sviluppo economico turistico nel
territorio di influenza”, trasformazione formalizzata con atto del Notaio Maria Chiara
Scardovi repertorio n. 29.291 raccolta n. 1.555 dell’11 novembre 1994.
La costituzione del Consorzio era stata approvata con decreto del Prefetto della
Provincia di Forlì n. 3183/3^ in data 11 ottobre 1971.
Nell’atto notarile di trasformazione, preceduto dalle delibere degli Enti aderenti ivi
specificate, si legge che le attività svolte dal Consorzio, poi proseguite senza soluzione di
continuità in forma societaria, “rientrano nella nozione di servizio pubblico locale così
ridefinita dall’articolo 22, primo comma, della predetta legge 8 giugno 1990, n. 142”; che
“il medesimo articolo 22 della legge n. 142/1990, al terzo comma, lettera e), stabilisce
che i Comuni e le Province possono gestire i servizi pubblici a mezzo di società per azioni
a prevalente capitale pubblico locale”; che “il Consorzio per le Terme di S. Agnese ha
ravvisato l’opportunità di continuare l’attività da esso svolta, ridefinendone gli scopi e le
funzioni sulla base di una più accentuata attività di gestione della Stazione Termale,
mediante la trasformazione del Consorzio medesimo in una società per azioni a
prevalente capitale pubblico locale”.
Pertanto, la società risultante dalla trasformazione del Consorzio prosegue nelle
attività già svolte dal Consorzio presentando quale oggetto sociale: la promozione, la
valorizzazione e l'utilizzo delle acque termali ai fini della promozione dello sviluppo
sociale, sanitario, economico e civile del territorio; la fornitura di servizi alla persona
connessi con la salute fisica quali la gestione di ambulatori medici specialistici,
fisioterapici, day-hospital, centri di diagnostica strumentale, centri riabilitativi, strutture
sanitarie assistenziali in genere; la gestione di strutture termali, palestre, piscine e strutture
per il tempo libero; consulenze per lo studio, la progettazione e la realizzazione di
infrastrutture relative alle cure termali.
La Società svolge attività rientranti nelle specifiche finalità del Comune di Bagno
di Romagna quali risultanti dallo statuto dell’Ente.
L’art. 2 dello statuto comunale individua, infatti, tra le finalità dell’Ente locale “il
potenziamento dell’economia termale e turistica riconoscendo il carattere strategico della
risorsa termale e ambientale” e inoltre “Promuove la tutela, la sicurezza e la salute dei
41
cittadini e la prevenzione dei rischi presenti nel territorio comunale che abbiano influenza
sulla popolazione del Comune” (lett. e nonché h).
Le attività svolte da Terme di S. Agnese s.p.a. si configurano, inoltre, quali servizi
di interesse generale, ai sensi dell’art. 2, lett. h) del d.lgs. n. 175/2016.
Come è noto, vi è la sostanziale corrispondenza tra nozione di servizio pubblico di
rilevanza economica presente nell’ordinamento interno e quella di servizio di interesse
generale introdotta dapprima in sede comunitaria: lo hanno affermato tanto la Corte
costituzionale (sent. 17 novembre 2010, n. 325), quanto il Consiglio di Stato (Ad. Plen., n.
7/2014 cit.).
Ciò posto, la giurisprudenza ritiene che il servizio pubblico di rilevanza economica
consista in un servizio rivolto all’utenza, capace di soddisfare interessi generali e di
garantire una redditività, del quale i cittadini usufruiscono uti singuli e come componenti
la collettività (Cons. Stato, Ad. Plen., 30 gennaio 2014, n. 7). Questo fermo restando che
occorre altresì la riconduzione dell’attività alla competenza o titolarità del Comune (Cons.
Stato, Sez. V, 1 agosto 2015, n. 3780; id., Sez. V, 24 marzo 2014, n. 1435; TAR Sicilia,
Catania, Sez. III, 10 gennaio 2017, n. 45).
La definizione di servizio pubblico o di servizio di interesse generale è stata ripresa
dall’art. 2, lett. h) del d.lgs. n. 175/2016, già riportato nel paragrafo 3 della parte generale
della presente Relazione.
La gestione delle acque termali, dei servizi termali e degli spazi allo scopo
necessari rappresentano attività di produzione e fornitura di beni e servizi rivolta a
realizzare fini sociali e sanitari, oltre a promuovere lo sviluppo economico e civile della
comunità locale, anche ai sensi dell’art. 112 del t.u.e.l..
Tali attività, ognuna nel proprio specifico e collegate tra loro, costituiscono una
caratteristica identitaria del Comune di Bagno di Romagna e peculiare per il sistema
sanitario, sociale ed economico del territorio di riferimento. Ciò sia per la storia legata allo
stabilimento termale oggi gestito dalla Società, le cui origini risalgono al III^ secolo avanti
Cristo, sia per la connotazione di tali attività come essenziali per promuovere lo sviluppo
economico e sociale della comunità locale, il cui tessuto sociale e la cui economia si
basano per la gran parte sulla gestione delle terme e sull’indotto che ne deriva.
Come accennato, la Terme di S. Agnese s.p.a. gestisce, peraltro, la struttura
termale più antica del territorio, che conserva al suo interno una delle cinque sorgenti
42
naturali di acqua termale della città. Inoltre tale struttura è l’unica autorizzata alla
somministrazione alimentare dell’acqua termale.
La gestione pubblica tramite la Terme di S. Agnese s.p.a. rappresenta una garanzia
di equilibrio sociale per il sistema termale e per la comunità amministrata, consentendo di
offrire servizi e praticare tariffe che, senza far venire meno il carattere di economicità
dell’attività svolta, rispondono a condizioni differenti da quelle praticate dagli operatori di
mercato privati, garantendo così l'omogeneità dello sviluppo e la coesione sociale. Per di
più, il controllo pubblico risponde alla necessità di governare e coordinare uno dei settori
fondamentali sui quali si basa la tenuta dell’assetto sociale, sanitario ed economico della
comunità, senza il quale il coordinamento e il controllo sarebbe lasciato all’esclusiva
gestione dei privati, la cui prevalenza di logiche individualiste creerebbe il rischio della
tenuta vera e propria dell’assetto nel suo complesso. Alla luce di quanto sopra, il controllo
pubblico, senza intaccare il carattere di economicità e imprenditorialità dell’attività svolta,
è condizione indispensabile per la garanzia da parte del Comune della qualità, sicurezza e
tutela della risorsa termale, in termini di coerente utilizzo, gestione e promozione della
stessa, in un necessario ruolo di garante e catalizzatore dello sviluppo, della promozione e
dell’equilibrio dell’assetto complessivo e fra i vari operatori economici locali. Da
considerare, peraltro, che la partecipazione del Comune nella Società è garanzia del
controllo sul sistema così inteso, senza però rinunciare al carattere imprenditoriale e
aziendale della società stessa che, come dimostrano i dati di bilancio, sta collezionando
risultati positivi ed in crescita e, in ogni caso, non ha mai pesato sui bilanci comunali,
avendoli sostenuti negli anni, con la distribuzione di utili finalizzati al finanziamento di
attività pubbliche con immediata fruizione da parte della comunità.
Alla luce di quanto sopra, la gestione delle terme da parte della Società assicura la
soddisfazione dei bisogni della collettività di riferimento, a condizioni differenti da quelle
comunemente offerte dal mercato e, quindi rientra a pieno titolo nella gestione di un
servizio di interesse generale, ai sensi dell’art. 2 lett. h) del d.lgs. n. 175/2016. In
quest’ottica, l’alienazione della partecipazione avrebbe come immediata conseguenza la
perdita di controllo sul settore di riferimento ed in particolare sulla gestione delle acque
termali, che rappresentano il patrimonio naturale sul quale si fonda l’intera attività
economica del territorio comunale, alimentandola e condizionandola.
Per di più, il carattere strategico della partecipazione pubblica nella società, anche
alla luce delle caratteristiche peculiari evidenziate, risulta sancito dalla legge regionale
43
n.32/1988 che all’art. 38 prevede espressamente che “La Regione Emilia-Romagna è
autorizzata a promuovere la costituzione di una società per azioni a prevalente
partecipazione di enti pubblici, sollecitando in particolare l’adesione di imprese idro-
termali e turistiche, delle loro associazioni rappresentative, di enti locali e di altre
persone giuridiche, pubbliche e private.”
Da notare, inoltre, che attraverso la partecipazione alla Società, il Comune detiene
il controllo sulla società Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.C.a R.L.,
che ha fra gli scopi sociali quelli di “assicurare la sicurezza e razionale coltivazione nel
rispetto della salvaguardia della risorsa termale; Gestione diretta e unitaria delle
concessioni e somministrazione acqua termale ai soci (o a terzi purchè titolari di
stabilimenti termali); -collaborare con gli enti competenti per una migliore conoscenza
della risorsa; - definire ed attuare piani di ricerca e sviluppo della risorsa termale”. La
Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna è una società consortile a responsabilità
limitata, il cui capitale appartiene direttamente al Comune di Bagno di Romagna nella
misura del 25%; il Comune detiene, inoltre, un ulteriore 17,05% del capitale in via
indiretta, proprio attraverso la società controllata Terme di S. Agnese s.p.a, la quale ha una
partecipazione diretta pari al 25% nel capitale della società consortile.
La presenza pubblica in entrambe le società consente al Comune di fungere da
garanzia della gestione dei giacimenti minenari, ciò conferisce maggior necessità al
mantenimento delle partecipazioni se si considera che proprio i giacimenti minerari sono il
patrimonio primario sul quale si fonda l’intero settore di riferimento.
Inoltre il Comune di Bagno di Romagna, attraverso la partecipazione diretta e
indiretta (tramite S.Agnese spa) in Gestione Unica delle Acque scarl, svolge una funzione
di pubblica utilità, con particolare riferimento alla gestione dei giacimenti termali e dei
servizi ad essi connessi, riconosciuta in modo incontrovertibile dalla Legge Regionale
n.32/1988, che all’art.13 c.1 ne riconosce il carattere di “pubblica utilità”, precisando che
“Entro l’area estrattiva individuata dall’atto di concessione le opere necessarie per la
protezione igienica ed idrogeologica del giacimento, per il trasporto, il deposito e
l’utilizzazione delle acque minerali e termali, per la produzione e trasporto dell’energia
ed in generale per la coltivazione, conduzione e sicurezza dell’attività estrattiva, sono
considerate di pubblica utilità a tutti gli effetti di legge.”.
44
Un vuoto del controllo pubblico in tale ambito rappresenterebbe un mancato
presidio del sistema con evidenti rischi e ripercussioni sull’intero tessuto sociale, sanitario
ed economico i riferimento. E’ quindi anche attraverso la partecipazione alla Società
Terme di Sant’Agnese che il Comune garantisce la qualità, la sicurezza e la tutela dei
giacimenti minerari, che peraltro trovano origine in autorizzazioni pubbliche ministeriali.
In questo contesto, il mantenimento congiunto della partecipazione in entrambe le suddette
società, e pertanto nella società Terme di S’Agnese S.p.a., risponde ai requisiti richiesti dal
D.Lgs. 175/2016, art. 4, comma 2, in quanto soggetti erogatori di un servizio di interesse
generale così come definito dall’art. 2 lett. h) con riferimento alla qualità, sicurezza e
tutela dei servizi curativi termali prodotti ed erogati nel territorio. Nella particolare
situazione locale, così come rappresentata, la partecipazione del Comune nella società
Terme di Sant’Agnese S.p.a. e, anche attraverso la medesima partecipazione, nella società
Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.C. a R.L., costituisce una garanzia
imprescindibile per la qualità, sicurezza e tutela della gestione dei giacimenti termali e dei
servizi curativo-termali prodotti ed erogati nel territorio di riferimento. Il tutto in un
sistema che non ha mai gravato sui bilanci comunali, ma, al contrario, ha rappresentato
una fonte di finanziamento per la parte pubblica.
Si è anticipato che la Società opera altresì nel settore dei servizi alla persona: in
particolare, la Terme di Sant’Agnese s.p.a. gestisce, sulla base di convenzione con il
Servizio Sanitario Regionale, l’unico polimabulatorio convenzionato presente sul territorio
comunale, che offre alla collettività locale prestazioni di specialistica ambulatoriale,
odontoiatriche, riabilitative ambulatoriali e domiciliari.
Si tratta di un servizio che rientra tra le finalità proprie del Comune in base al
relativo statuto (“Promuove … la salute dei cittadini e la prevenzione dei rischi presenti
nel territorio comunale”) e altresì in base all’art. 32 della Costituzione (essendo il
Comune parte della Repubblica ex art. 114 della Costituzione medesima), di cui – se non
fosse offerto dalla Terme di S. Agnese s.p.a. – la comunità locale non potrebbe
beneficiare, non essendo offerto da nessun altro sul mercato: in sostanza, la gestione del
poliambulatorio convenzionato garantisce, tramite l’offerta di un servizio di interesse
generale, il diritto fondamentale della comunità locale alla tutela della salute, che
costituisce anche un interesse generale.
45
Dunque, anche la gestione del poliambulatorio convenzionato rientra nella nozione
di servizio di interesse generale ai sensi dell’art. 2, lett. h) del d.lgs. n. 175/2016, in quanto
erogata dalla struttura pubblica di proprietà comunale (la Terme di S. Agnese s.p.a.) per
assicurare la soddisfazione dei bisogni della collettività di riferimento, nell’ambito di
competenza del Comune di Bagno di Romagna e degli altri comuni montani confinanti.
In considerazione di tutto quanto sopra, Terme di S. Agnese s.p.a. è una società che
ha per oggetto attività di produzione di beni e servizi strettamente necessarie per il
perseguimento delle finalità istituzionali del Comune di Bagno di Romagna e in
particolare ha per oggetto la produzione di servizi di interesse generale ai sensi e per gli
effetti degli artt. 4, commi 1 e 2, lett. a) nonché 24, comma 1 del d.lgs. n. 175/2016.
L’erogazione di tali servizi avviene secondo standard qualitativi e quantitativi
pienamente soddisfacenti per il Comune e la collettività rappresentata.
Terme di S. Agnese s.p.a. non ricade inoltre in alcuna delle fattispecie descritte
dall’art. 20, comma 2 del d.lgs. n. 175/2016, anche ai sensi e per gli effetti dell’art. 24,
comma 1 del medesimo decreto legislativo.
Infatti, oltre a quanto si è detto a proposito dell’oggetto sociale e dell’attività svolta
dalla Società, si rileva che:
- il numero medio dei dipendenti di Terme di Sant’Agnese s.p.a., come risulta dai
prospetti paghe è pari a n. 43 a fronte di un organo amministrativo di n. 5 componenti; si
precisa che l’Assemblea Ordinaria dei soci in data 04/08/2017 ha deliberato la riduzione a
3 (tre) del numero dei componenti dell’organo amministrativo;
- non vi sono altri enti strumentali o società partecipate che svolgono le attività
espletate dalla Terme di Sant’Agnese s.p.a.;
- il fatturato medio nell’ultimo triennio è superiore a 500.000,00 euro;
- non vi è necessità di contenimento dei costi di funzionamento, considerato che la
Società presenta già costi contenuti, come conferma la circostanza che essa ha prodotto
utili in tre degli ultimi cinque esercizi, a fronte di corrispettivi per il servizio erogato
vantaggiosi per i cittadini;
- i risultati raggiunti dalla Società, in termini economici nonché di qualità e costi
del servizio erogato rendono non necessaria l’aggregazione con altre società aventi ad
oggetto le attività consentite dall’art. 4 del d.lgs. n. 175/2016 o con altre società operanti
nello stesso settore.
46
Circa le ragioni e le finalità che giustificano la scelta, l’indirizzo politico
amministrativo del Comune di Bagno di Romagna è il mantenimento della proprietà
essenzialmente pubblica della gestione delle terme e del poliambulatorio convenzionato,
per offrire – nel primo caso – un’opzione alternativa alle gestioni private già esistenti
tramite un soggetto che vanta un’esperienza di oltre 45 anni nel settore e una comprovata
capacità operativa, sottoposto però a controllo dell’Ente locale e quindi non ispirato a
logiche di mercato e di profitto; e per quanto concerne il poliambulatorio convenzionato,
per offrire alla cittadinanza un servizio di qualità a condizioni economiche ragionevoli,
non offerto in alternativa dal mercato per tutto il territorio comunale e montano.
Ciò esclude il possibile ricorso, per lo svolgimento di entrambi i servizi di interesse
generale, a operatori privati anche selezionati mediante gara.
Questa scelta politico amministrativa è coerente con il principio di libera
amministrazione delle Autorità Pubbliche e cioè con “il principio per cui le autorità
nazionali, regionali e locali possono liberamente organizzare l'esecuzione dei propri
lavori o la prestazione dei propri servizi in conformità del diritto nazionale e dell'Unione.
Tali autorità sono libere di decidere il modo migliore per gestire l'esecuzione dei lavori e
la prestazione dei servizi per garantire in particolare un elevato livello di qualità,
sicurezza e accessibilità, la parità di trattamento e la promozione dell'accesso universale
e dei diritti dell'utenza nei servizi pubblici” (art. 2 della direttiva n. 23/2014/UE).
Ciò posto, la gestione diretta comunale sarebbe improponibile, necessitando
l’attività svolta dalla Terme di S. Agnese s.p.a. di competenze tecniche che l’Ente locale
non possiede direttamente e che potrebbe acquisire solo mediante l’assunzione di
personale qualificato, con costi oggettivamente non giustificabili.
Inoltre, il Comune non dispone di aziende speciali, che dunque dovrebbero venire
costituite ex novo con costi allo stesso modo non giustificabili anche solo rispetto alla
necessità di acquisire il know how della Terme di S. Agnese s.p.a.
Il mantenimento della Terme di S. Agnese s.p.a. assicura al Comune un valore
patrimoniale incrementatosi nel tempo in ragione delle competenze e professionalità
acquisite dalla società. Pertanto, la soluzione gestionale della privatizzazione integrale
(comunque non interessante per le ragioni di carattere politico amministrativo sopra
richiamate) sarebbe anche controproducente rispetto al predetto valore patrimoniale oggi
imputabile al Comune e, inoltre, non garantirebbe benefici maggiori, anche in termini
47
economici e a parità di standard qualitativi, di quelli che oggi vengono ottenuti tramite la
gestione della Terme di S. Agnese s.p.a..
Quanto all’economicità della gestione dei servizi di interesse generale, si deve
anzitutto sottolineare che la Terme di S. Agnese s.p.a. non ha mai gravato sulle finanze
comunali, anzi ha prodotto utili e ne ha deliberata la distribuzione parziale che ha
consentito all’Ente introiti da utilizzare per ulteriori finalità pubbliche. In sostanza, il
Comune non ha mai dovuto erogare alcunché alla Società (salvo provvedere a un limitato
conferimento iniziale di capitale nel Consorzio), ciò che esclude altresì qualsivoglia
incompatibilità con la disciplina europea sugli aiuti di Stato.
Da ultimo si evidenzia che, allo stato attuale, alcuni Enti soci, in particolare la
Provincia di Forlì-Cesena, il Comune di Cesena nonché i Comuni di Sogliano al
Rubicone, Borghi, Roncofreddo e Verghereto, hanno deliberato il recesso dalla Società,
con liquidazione delle quote a carico di essa ai sensi del comma 569 della legge n.
147/2013. Queste delibere si giustificano in quanto, a differenza di ciò che accade per il
Comune di Bagno di Romagna, la Terme di S. Agnese s.p.a. non svolge per le collettività
rappresentate dai sopra nominati Enti alcuna attività e tanto meno servizi di interesse
generale. La Società ha comunque negoziato condizioni di pagamento della liquidazione
delle partecipazioni dei soci uscenti che, mentre salvaguardano gli interessi economici di
tali Enti, nel contempo non generano squilibri finanziari tali da non poter essere gestiti con
le risorse della Società stessa.
VERIFICA REQUISITI ART. 20: come già illustrato ampiamente sopra la società
ha tutti i requisiti di cui all’art.20 così come dimostrato con dettagli numerici nella
rispettiva scheda (Dir_8) di cui all’Allegato B, che forma parte integrante e sostanziale
della presente relazione tecnica.
CONCLUSIONE: in ragione di tutto quanto sopra illustrato, si ritiene che
possano sussistere i presupposti per il mantenimento della partecipazione societaria
detenuta da questa Amministrazione comunale nella Terme di S. Agnese s.p.a.
Questa conclusione è, peraltro, coerente con la revisione straordinaria delle
partecipazioni ai sensi dell’art. 24 del d.lgs. n. 175/2016 che a sua volta costituisce
aggiornamento del piano operativo di razionalizzazione adottato ai sensi del comma 612
48
della legge n. 190/2012 (art. 24, comma 2); dunque, è conseguente che le scelte assunte
con il piano di razionalizzazione – che per il Comune di Bagno di Romagna prevedevano
il mantenimento della partecipazione nella Terme di S. Agnese s.p.a. – vengano ribadite
all’esito di una rinnovata istruttoria, nell’ambito del procedimento di revisione
straordinaria e periodica anche al 31.12.2018.
49
Denominazione: GESTIONE UNICA DELLE ACQUE DI BAGNO DI ROMAGNA SOCIETÀ CONSORTILE A RESPONSABILITÀ LIMITATA.
Codice Fiscale: 03374730400
Data di costituzione della società: 5 agosto 2003
Quota di partecipazione diretta comunale: 25%
Quota di partecipazione indiretta a mezzo della Terme di S. Agnese s.p.a.: 17,05%
Codice Ateco: 36.00.00
OGGETTO SOCIALE: (sintesi) -Assicurare la sicurezza e razionale coltivazione
nel rispetto della salvaguardia della risorsa termale; -Gestione diretta e unitaria delle
concessioni e somministrazione acqua termale ai soci (o a terzi purchè titolari di
stabilimenti termali); -Collaborare con gli enti competenti per una migliore conoscenza
della risorsa; -Definire ed attuare piani di ricerca e sviluppo della risorsa termale.
La Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna è una società consortile a
responsabilità limitata il cui capitale appartiene direttamente al Comune di Bagno di
Romagna nella misura del 25%; il Comune detiene, inoltre, un ulteriore 17,05% del
capitale in via indiretta, attraverso la società controllata Terme di S. Agnese s.p.a.
(posseduta per 68,19% dal Comune di Bagno di Romagna), la quale ha una partecipazione
diretta pari al 25% nel capitale della società consortile.
Il restante 50% del capitale appartiene, in parti uguali, alla Euroterme s.p.a. e alla
Nuova Saltemi s.p.a., operatori privati nel settore termale.
In base al relativo statuto, la società presenta scopo mutualistico consortile e si
propone di conseguire la razionale coltivazione, la salvaguardia e la riproducibilità delle
risorse idriche, nonché la sicurezza delle miniere così come previsto dall’art. 10 della
legge regionale n. 32/1988 che così recita: “Qualora più concessioni di coltivazione si
riferiscano ad un unico bacino acquifero, la Giunta regionale può, con deliberazione
motivata, imporre la costituzione da parte dei concessionari di un'unica direzione con il
compito di disciplinare gli emungimenti. // La mancata adesione alla costituzione della
direzione unica comporta la decadenza della concessione”.
La Società ha pertanto i seguenti scopi:
- assicurare la sicurezza e la razionale coltivazione del giacimento nel rispetto della
salvaguardia della risorsa termale;
50
- gestire direttamente e unitariamente le concessioni e conseguentemente
somministrare acqua ai soci ed eventualmente a terzi purché titolari di stabilimenti termali,
provvedendo a tutto quanto necessita affinché l’acqua termale sia resa disponibile alla
bocca (muro perimetrale) degli stabilimenti stessi;
- gestire lo smaltimento delle acque reflue termali di risulta degli stabilimenti
termali;
- collaborare con gli enti competenti nella ricerca e negli studi per una migliore
conoscenza delle risorse;
- definire e attuare piani di ricerca e di sviluppo della risorsa termale;
- istituire un unico laboratorio di analisi chimico-fisica e batteriologica.
La Società attua gli scopi sociali attraverso la prestazione dei seguenti servizi:
- studio delle varie tipologie delle acque e suoi derivati del bacino utilizzato dalle
varie terme;
- analisi critica dei vari elaborati, come punto di partenza per un programma
integrativo e completo che utilizzi al meglio le informazioni esistenti;
- attuazione di un programma multidisciplinare per definire l’origine delle acque e
le zone di alimentazione, le caratteristiche dell’acqua madre, l’estensione geografica e le
potenzialità globali del bacino termale, l’acqua madre e le famiglie da essa derivate, le
qualità farmacologiche e cliniche ottimali per l’uso mirato delle varie sottofamiglie, l’area
di tutela del bacino e il relativo disciplinare, creare una base scientifica per definire
proteggere e coltivare il giacimento sfruttando al meglio la risorsa programmata,
predisporre un piano di pronto intervento per dotare tutte le terme di Bagno di Romagna di
acqua della migliore qualità per gli usi terapeutici, farmacologici e clinici, predisporre un
piano a lungo termine per la qualificazione del bacino termale di Bagno di Romagna.
La Società svolge attività rientranti nelle specifiche finalità del Comune di Bagno
di Romagna quali risultanti dallo statuto dell’Ente. L’art. 2, lett. e) dello statuto comunale
individua, infatti, tra le finalità dell’Ente locale “il potenziamento dell’economia termale e
turistica riconoscendo il carattere strategico della risorsa termale e ambientale”.
Le attività svolte dalla Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna scarl si
configurano, inoltre, quali servizi di interesse generale, ai sensi dell’art. 2, lett. h) del d.lgs.
n. 175/2016.
51
In primo luogo, occorre osservare che il carattere di servizio di interesse generale
delle attività svolte dalla società, con particolare riferimento alla gestione dei giacimenti
termali e dei servizi ad essi connessi, risulta riconosciuto in modo incontrovertibile dalla
Legge Regionale n.32/1988, che all’art.13 ne riconosce il carattere di “pubblica utilità”,
precisando che “1Entro l’area estrattiva individuata dall’atto di concessione le opere
necessarie per la protezione igienica ed idrogeologica del giacimento, per il trasporto, il
deposito e l’utilizzazione delle acque minerali e termali, per la produzione e trasporto
dell’energia ed in generale per la coltivazione, conduzione e sicurezza dell’attività
estrattiva, sono considerate di pubblica utilità a tutti gli effetti di legge.”.
Oltre al riconoscimento legislativo, merita inoltre evidenziare che il carattere di
servizio di interesse generale delle attività svolte dalla Società emerge anche da altre
circostanze di fatto connesse al peculiare sistema termale presente nel Comune di Bagno
di Romagna, ove la Società consortile svolge una fase delle attività dei consorziati relativa
alla gestione delle acque termali e quindi dei servizi termali: in particolare si occupa della
gestione unitaria e coordinata delle concessioni di coltivazione, che comporta anche la
somministrazione dell’acqua termale agli stabilimenti e lo smaltimento delle acque reflue
termali nonché lo svolgimento di studi e ricerche.
Come si è illustrato nella scheda riguardante la Terme di S. Agnese s.p.a. (cui si
rimanda per approfondimenti), la gestione delle acque termali e dei servizi termali
rappresenta attività di produzione e fornitura di beni e servizi rivolta a realizzare fini
sociali e a promuovere lo sviluppo economico e civile della comunità locale, anche ai
sensi dell’art. 112 del t.u.e.l..
Infatti, l’attività termale costituisce una specifica caratteristica del territorio e in
particolare del Comune di Bagno di Romagna. Tale attività è essenziale per promuovere lo
sviluppo economico e sociale della comunità locale, la cui economia si basa per la gran
parte sulla gestione delle terme e sull’indotto che ne deriva.
La gestione pubblica tramite anche la società Terme di S. Agnese s.p.a. rappresenta
infatti una garanzia di equilibrio sociale per il sistema termale e per la comunità
amministrata, consentendo di offrire servizi e praticare tariffe che, senza far venire meno il
carattere di economicità dell’attività svolta, rispondono a condizioni differenti da quelle
praticate dagli operatori di mercato privati, garantendo così l'omogeneità dello sviluppo e
la coesione sociale. Per di più, il controllo pubblico risponde alla necessità di governare e
coordinare uno dei settori fondamentali sui quali si basa la tenuta dell’assetto sociale,
52
sanitario ed economico della comunità, senza il quale il coordinamento e il controllo
sarebbe lasciato all’esclusiva gestione dei privati, la cui prevalenza di logiche
individualiste creerebbe il rischio della tenuta vera e propria dell’assetto nel suo
complesso. Alla luce di quanto sopra, il controllo pubblico, senza intaccare il carattere di
economicità e imprenditorialità dell’attività svolta, è condizione indispensabile per la
garanzia da parte del Comune della qualità, sicurezza e tutela della risorsa termale, in
termini di coerente utilizzo, gestione e promozione della stessa, in un necessario ruolo di
garante e catalizzatore dello sviluppo, della promozione e dell’equilibrio dell’assetto
complessivo e fra i vari operatori economici locali. Da considerare, peraltro, che la
partecipazione del Comune nella Società in esame (ma anche nella società Terme
S.Agnese spa) è garanzia del controllo sul sistema così inteso, senza però rinunciare al
carattere imprenditoriale e aziendale della società stessa che, come dimostrano i dati di
bilancio, sta collezionando risultati positivi ed in crescita e, in ogni caso, non ha mai
pesato alle casse comunali, avendole sostenute negli anni, con la distribuzione di utili
finalizzati al finanziamento di attività pubbliche con immediata fruizione da parte della
comunità.
La Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.C.a R.L. gestisce le
concessioni minerarie dei soci, senza le quali essi – e quindi anche il Comune di Bagno di
Romagna attraverso la Terme di S. Agnese s.p.a. – non potrebbero assolvere la gestione
degli stabilimenti termali di cui sono titolari e cioè, per quanto riguarda il Comune, un
servizio di rilevante interesse generale per la collettività locale.
Nel contempo, la gestione unitaria delle concessioni di coltivazione (in luogo delle
gestione autonoma da parte dei soci nella società consortile) assicura lo sfruttamento più
sostenibile del giacimento, anche considerato che le deliberazioni dell’Assemblea
societaria, per potere essere prese, necessitano di maggioranze non raggiungibili senza il
voto favorevole del Comune (anche attraverso la Terme di S. Agnese s.p.a.) e parimenti le
deliberazioni del consiglio di amministrazione, per potere essere prese, necessitano del
concorso favorevole sia del rappresentante del Comune, sia del rappresentante della
controllata Terme di S. Agnese s.p.a..
In sostanza, da un lato la Società consortile è lo strumento che permette al Comune
il controllo sulle modalità di sfruttamento del giacimento che non sarebbe possibile se
ogni stabilimento termale gestisse autonomamente la propria concessione; dall’altro la
53
Società consortile è anche strumento essenziale per l’attività della Terme di S. Agnese
s.p.a. e quindi per lo svolgimento di un servizio di interesse generale che il Comune ritiene
irrinunciabile. In quest’ottica, l’alienazione della partecipazione avrebbe come immediata
conseguenza la perdita di controllo sul settore di riferimento ed in particolare sulla
gestione delle acque termali, che rappresentano il patrimonio naturale sul quale si fonda
l’intera attività economica del territorio comunale, alimentandola e condizionandola.
Non è, dunque, ipotizzabile che l’attività della società consortile venga pro quota
retrocessa ai soci, perché verrebbe meno sia il controllo del Comune sull’equilibrato
sfruttamento del giacimento (invece ritenuto essenziale dall’Amministrazione locale); sia
quella sinergia che permette l’ottimale gestione delle concessioni anche ai sensi dell’art.
10 della legge regionale ER n. 32/1988.
In definitiva, la Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.C.a R.L.
concorre all’attività di produzione di beni e servizi ritenuti strettamente necessari per il
perseguimento delle finalità istituzionali del Comune di Bagno di Romagna e, in
particolare, concorre alla produzione di servizi di interesse generale ai sensi e per gli
effetti degli artt. 4, commi 1 e 2, lett. a) nonché 24, comma 1 del d.lgs. n. 175/2016.
Peraltro, per le ragioni sopra illustrate il Comune ritiene altresì irrinunciabile
l’attuale assetto che vede la gestione unitaria delle concessioni di coltivazione tramite la
società consortile divenuta titolare delle concessioni medesime, nella quale la posizione
del Comune, anche a mezzo della Terme di S. Agnese s.p.a., risulta determinante.
Si ribadisce infatti che la presenza pubblica in entrambe le società consente al
Comune di fungere da garanzia della gestione dei giacimenti minenari, ciò conferisce
maggior necessità al mantenimento delle partecipazioni se si considera che proprio i
giacimenti minerari sono il patrimonio primario sul quale si fonda l’intero settore di
riferimento. Un vuoto del controllo pubblico in tale ambito rappresenterebbe un mancato
presidio del sistema con evidenti rischi e ripercussioni sull’intero tessuto sociale, sanitario
ed economico i riferimento. E’ quindi anche attraverso la partecipazione alla Società
Gestione Unica delle Acque del Comune di Bagno di Romagna S.C.a R.L. che il Comune
garantisce la qualità, la sicurezza e la tutela dei giacimenti minerari, che peraltro trovano
origine in autorizzazioni pubbliche ministeriali. In questo contesto, il mantenimento
congiunto della partecipazione in entrambe le suddette società, e pertanto nella Società
54
Gestione Unica delle Acque del Comune di Bagno di Romagna S.C.a R.L., risponde ai
requisiti richiesti dal D.Lgs. 175/2016, art. 4, comma 2, in quanto soggetti erogatori di un
servizio di interesse generale così come definito dall’art. 2 lett. h) con riferimento alla
qualità, sicurezza e tutela dei servizi curativi termali prodotti ed erogati nel territorio.
Nella particolare situazione locale, così come rappresentata, la partecipazione del Comune
nella società Gestione Unica delle Acque del Comune di Bagno di Romagna S.C.a R.L e
nella società Terme S.Agnese S.p.a., costituisce una garanzia imprescindibile per la
qualità, sicurezza e tutela della gestione dei giacimenti termali e dei servizi curativo-
termali prodotti ed erogati nel territorio di riferimento. Il tutto in un sistema che non ha
mai gravato sui bilanci comunali, ma, al contrario, ha rappresentato una fonte di
finanziamento per la parte pubblica.
Per quanto concerne le fattispecie descritte dall’art. 20, comma 2 del d.lgs. n.
175/2016, rilevanti anche ai sensi e per gli effetti dell’art. 24, comma 1 del medesimo
decreto legislativo, si rileva quanto segue:
- non vi sono altri enti strumentali o società partecipate che svolgono le attività
espletate dalla Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.C.a R.L.;
- non vi è necessità di contenimento dei costi di funzionamento, considerato che la
Società presenta già costi contenuti, come conferma la circostanza che essa ha prodotto
sempre utili negli ultimi cinque esercizi, a fronte di corrispettivi per i servizi erogati
definiti con i soci e da essi ritenuti vantaggiosi.
- i risultati raggiunti dalla Società, in termini economici nonché di qualità e costi
del servizi erogati rendono non necessaria l’aggregazione con altre società aventi ad
oggetto le attività consentite dall’art. 4 del d.lgs. n. 175/2016 o con altre società operanti
nello stesso settore.
Rispetto alle previsioni dell’art. 20, comma 2 del d.lgs. n. 175/2016, si deve
peraltro osservare quanto segue:
- il fatturato medio nell’ultimo triennio non è superiore a 500.000,00 euro;
- il numero medio dei dipendenti della Gestione Unica delle Acque di Bagno di
Romagna scarl non è superiore a quello dei componenti dell’organo amministrativo, più
precisamente, la società consortile non ha dipendenti.
55
Tuttavia, non si ritiene che le circostanze appena richiamate debbano comportare la
cessazione della partecipazione comunale.
Infatti, come si è in parte anticipato nella parte generale della presente Relazione, il
sopra ricordato art. 20, comma 2 del d.lgs. n. 175/2016 deve venire interpretato e applicato
considerando il contesto nel quale si colloca e, quindi, tra l’altro in coerenza con i tipi
societari ammessi dall’art. 3, comma 1, il quale stabilisce che “Le Amministrazioni
Pubbliche possono partecipare esclusivamente a società, anche consortili, costituite in
forma di società per azioni o di società a responsabilità limitata, anche in forma
cooperativa”.
Le società consortili sono organizzazioni comuni per lo svolgimento di determinati
fasi delle attività dei consorziati: esse, dunque, non hanno una propria effettiva autonomia
essendo, invece, lo strumento operativo per lo svolgimento di una o più fasi delle attività
dei consorziati. Di conseguenza, è possibile e logico che le società consortili non
presentino dipendenti (perché possono avvalersi dei dipendenti dei consorziati) e il loro
fatturato non può essere considerato isolatamente, perché invece costituisce parte del
fatturato dei consorziati, relativamente alla quota dell’attività di questi ultimi svolta a
mezzo della società consortile.
Pertanto, poiché il legislatore prevede la partecipazione delle Pubbliche
Amministrazioni in società consortili (art. 3 del d.lgs. n. 175/2016), l’art. 20, comma 2 del
medesimo decreto legislativo deve venire interpretato in coerenza con tale volontà
legislativa e, quindi, con le caratteristiche strutturali della ridetta tipologia societaria.
Per non incorrere in contraddizione con il disposto dell’art. 3 cit., l’art. 20, comma
2 del d.lgs. n. 175/2016 non può quindi essere ritenuto ostativo al mantenimento della
partecipazione societaria, diretta o indiretta, da parte delle Pubbliche Amministrazioni in
società consortili che, ferme le altre condizioni richieste dal decreto legislativo, presentino
un fatturato medio non superiore e 500.000,00 euro e un numero di amministratori
superiore al numero dei dipendenti.
Quanto sopra trova conferma nella circostanza che le disposizioni del d.lgs. n.
175/2016 devono venire applicate avendo riguardo all’efficiente gestione delle
partecipazioni pubbliche, oltre che alla tutela e promozione della concorrenza e del
mercato, nonché alla razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica (così l’art. 1,
comma 2); e nella circostanza la Corte dei Conti, Sez. Autonomie, con la deliberazione n.
19/SEZAUT/2017/INPR ha, tra l’altro, osservato come “Il processo di razionalizzazione –
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nella sua formulazione straordinaria e periodica – rappresenta il punto di sintesi di una
valutazione complessiva della convenienza dell’ente territoriale a mantenere in essere
partecipazioni societarie rispetto ad altre soluzioni. Tutto ciò nell’ottica di una maggiore
responsabilizzazione degli enti soci i quali sono tenuti a procedimentalizzare ogni
decisione in materia, non soltanto in fase di acquisizione delle partecipazioni ma anche in
sede di revisione, per verificare la permanenza delle ragioni del loro mantenimento. // È
da ritenere, anzi, che l’atto di ricognizione, oltre a costituire un adempimento per l’ente,
sia l’espressione più concreta dell’esercizio dei doveri del socio, a norma del codice civile
e delle regole di buona amministrazione”, concludendo che “gli esiti della ricognizione
sono rimessi alla discrezionalità delle amministrazioni partecipanti, le quali sono tenute a
motivare espressamente sulla scelta effettuata (alienazione / razionalizzazione / fusione /
mantenimento della partecipazione senza interventi)”.
Se dunque l’obiettivo del legislatore è l’efficiente gestione delle partecipazioni
pubbliche e la complessiva valutazione da parte dell’Ente locale della convenienza del
mantenimento della partecipazione societaria sulla base di una scelta motivata ma
discrezionale, allora si deve concludere che gli artt. 20 e 24 del d.lgs. n. 175/2016 non
impongono alcun automatismo, laddove l’Ente locale sia in grado di dimostrare (come
accade per la Società consortile in esame) la necessità del mantenimento della
partecipazione, che non gravi sulle finanze pubbliche, in quanto strategica per le finalità
istituzionali dell’Ente medesimo.
Del resto, l’indice che richiede che il numero dei dipendenti sia superiore al
numero degli amministratori intende stimolare gli Enti locali ad effettuare valutazioni di
convenienza circa il mantenimento della partecipazione nelle società sostanzialmente
inattive: ma questo indice perde rilevanza per quelle società, come appunto le consortili,
che – per essere operative – non necessitano di dipendenti.
Circa le ragioni e le finalità che giustificano la scelta, l’indirizzo politico
amministrativo del Comune di Bagno di Romagna è il mantenimento del controllo
pubblico sullo sfruttamento del giacimento termale (essendo la società consortile titolare
delle concessioni), con quanto ne consegue in merito alla somministrazione dell’acqua agli
stabilimenti e allo smaltimento dei reflui. Ciò esclude il possibile ricorso, per lo
svolgimento delle predette attività, a operatori privati anche selezionati mediante gara.
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Questa scelta politico amministrativa è coerente con il principio di libera
amministrazione delle Autorità Pubbliche e cioè con “il principio per cui le autorità
nazionali, regionali e locali possono liberamente organizzare l'esecuzione dei propri
lavori o la prestazione dei propri servizi in conformità del diritto nazionale e dell'Unione.
Tali autorità sono libere di decidere il modo migliore per gestire l'esecuzione dei lavori e
la prestazione dei servizi per garantire in particolare un elevato livello di qualità,
sicurezza e accessibilità, la parità di trattamento e la promozione dell'accesso universale
e dei diritti dell'utenza nei servizi pubblici” (art. 2 della direttiva n. 23/2014/UE).
Ciò posto, la gestione diretta comunale sarebbe improponibile, necessitando
l’attività svolta dalla Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.C.a R.L. di
competenze che l’Ente locale non possiede direttamente e che potrebbe acquisire solo
mediante l’assunzione di personale qualificato, con costi oggettivamente non giustificabili.
Inoltre, il Comune non dispone di aziende speciali, che dunque dovrebbero venire
costituite ex novo con costi allo stesso modo non giustificabili anche solo rispetto alla
necessità di acquisire il know how della Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna
S.C.a R.L..
Il mantenimento della Società consortile assicura al Comune un valore
patrimoniale. Pertanto, la soluzione gestionale della privatizzazione integrale (comunque
non interessante per le ragioni di carattere politico amministrativo sopra richiamate)
sarebbe anche controproducente rispetto al mantenimento del predetto valore patrimoniale
oggi imputabile al Comune e, inoltre, non garantirebbe benefici maggiori, anche in termini
economici e a parità di standard qualitativi, di quelli che oggi vengono ottenuti tramite la
Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.C.a R.L..
Quanto all’economicità della gestione, si deve anzitutto sottolineare che la
Gestione Unica della Acque di Bagno di Romagna S.C.a R.L. non ha mai gravato sulle
finanze comunali, ed anzi ha prodotto utili. In sostanza, il Comune non ha mai dovuto
erogare alcunché alla Società (salvo provvedere a un limitato conferimento iniziale di
capitale), ciò che esclude altresì qualsivoglia incompatibilità con la disciplina europea
sugli aiuti di Stato.
CONCLUSIONE: in ragione di tutto quanto sopra illustrato, sussistono i
presupposti per il mantenimento della partecipazione societaria detenuta da questa
58
Amministrazione comunale nella Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.C.a
R.L.. (Dir_9 e Ind_1) di cui all’Allegato B, che forma parte integrante e sostanziale della
presente relazione tecnica.
Questa conclusione è, peraltro, coerente con la revisione straordinaria delle
partecipazioni ai sensi dell’art. 24 del d.lgs. n. 175/2016 che a sua volta costituisce
aggiornamento del piano operativo di razionalizzazione adottato ai sensi del comma 612
della legge n. 190/2012 (art. 24, comma 2); dunque, è conseguente che le scelte assunte
con il piano di razionalizzazione – che per il Comune di Bagno di Romagna prevedevano
il mantenimento della partecipazione nella Terme di S. Agnese s.p.a. – vengano ribadite
all’esito di una rinnovata istruttoria, nell’ambito del procedimento di revisione
straordinaria e periodica anche al 31.12.2018.
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Denominazione: TRE TERME SOCIETÀ CONSORTILE A RESPONSABILITÀ
LIMITATA.
Codice Fiscale: 02692720408
Data di costituzione della società: 28 luglio 1999
Quota di partecipazione indiretta a mezzo della Terme di S. Agnese s.p.a.: 22,73%
Codice Ateco: 70.21
La Tre Terme S.C.a R.L. è una società consortile a responsabilità limitata di cui il
Comune di Bagno di Romagna detiene il 22,73% del capitale in via indiretta, attraverso la
società controllata Terme di S. Agnese s.p.a. che possiede il 33,33% del capitale sociale.
Il restante 66,66% del capitale appartiene, in parti uguali, alla Euroterme s.p.a. e alla
Nuova Saltemi s.p.a., operatori privati nel settore termale.
In base al relativo statuto, la società presenta scopo mutualistico consortile e non lucrativo
e si propone di promuovere lo sviluppo e la valorizzazione delle attività termali svolte dai
soci, svolgendo le attività più dettagliatamente illustrate nel predetto statuto.
La Società svolge attività rientranti nelle specifiche finalità del Comune di Bagno di
Romagna quali risultanti dallo statuto dell’Ente. L’art. 2, lett. e) dello statuto comunale
individua, infatti, tra le finalità dell’Ente locale “il potenziamento dell’economia termale e
turistica riconoscendo il carattere strategico della risorsa termale e ambientale”.
Le attività svolte dalla Tre Terme S.C.a R.L. si configurano, inoltre, quali servizi di
interesse generale, ai sensi dell’art. 2, lett. h) del d.lgs. n. 175/2016.
Come si è illustrato nella scheda riguardante la Terme di S. Agnese s.p.a. (cui si rimanda
per approfondimenti), la gestione delle acque e dei servizi termali rappresenta attività di
produzione e fornitura di beni e servizi rivolta a realizzare fini sociali e a promuovere lo
sviluppo economico e civile della comunità locale, anche ai sensi dell’art. 112 del t.u.e.l..
Infatti, l’attività termale costituisce una specifica caratteristica del territorio e in
particolare del Comune di Bagno di Romagna. Tale attività è essenziale per promuovere lo
sviluppo economico e sociale della comunità locale, la cui economia si basa per la gran
parte sulla gestione delle terme e sull’indotto che ne deriva.
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La Società consortile svolge una fase delle attività dei consorziati relativa alla promozione
dello sviluppo e della valorizzazione delle attività termali e turistiche svolte dai soci.
Pertanto, la Tre Terme S.C.a R.L. concorre all’attività di produzione di beni e servizi
ritenuti strettamente necessari per il perseguimento delle finalità istituzionali del Comune
di Bagno di Romagna e, in particolare, concorre alla produzione di servizi di interesse
generale ai sensi e per gli effetti degli artt. 4, commi 1 e 2, lett. a) nonché 24, comma 1 del
d.lgs. n. 175/2016.
L’attuale assetto, che contempla la società consortile in esame, risulta irrinunciabile
perché permette la sinergia delle iniziative che altrimenti i soci dovrebbero effettuare
autonomamente, con efficacia inferiore e con costi invece certamente maggiori di quelli
odierni anche per la Terme di Sant’Agnese s.p.a. e quindi, indirettamente, per il Comune
di Bagno di Romagna.
Tutto quanto sopra vale anche a esplicitare le ragioni e le finalità che giustificano la
scelta del mantenimento della partecipazione societaria.
Fermo quanto sopra, la gestione diretta comunale sarebbe improponibile,
necessitando l’attività svolta dalla Tre Terme S.C.a R.L. di competenze che l’Ente locale
non possiede direttamente e che potrebbe acquisire solo mediante l’assunzione di
personale qualificato, con costi oggettivamente non giustificabili.
Inoltre, il Comune non dispone di aziende speciali, che dunque dovrebbero venire
costituite ex novo con costi allo stesso modo non giustificabili anche solo rispetto alla
necessità di acquisire il know how della Tre Terme S.C.a R.L..
Il mantenimento della Società consortile assicura al Comune un valore patrimoniale.
Pertanto, la soluzione gestionale della privatizzazione integrale (comunque non
interessante per le ragioni di carattere politico amministrativo sopra richiamate) sarebbe
anche controproducente rispetto al predetto valore patrimoniale oggi imputabile al
Comune e, inoltre, non garantirebbe benefici maggiori, anche in termini economici e a
parità di standard qualitativi, di quelli che oggi vengono ottenuti tramite la Tre Terme
S.C.a R.L..
Per quanto concerne le fattispecie descritte dall’art. 20, comma 2 del d.lgs. n.
175/2016, rilevanti anche ai sensi e per gli effetti dell’art. 24, comma 1 del medesimo
decreto legislativo, si rileva quanto segue:
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- non vi sono altri enti strumentali o società partecipate che svolgono le attività espletate
dalla Tre Terme S.C.a R.L..;
- non vi è necessità di contenimento dei costi di funzionamento, considerato che la Società
presenta già costi contenuti, come conferma la circostanza che essa non ha mai presentato
perdite significative a fronte di corrispettivi per i servizi erogati definiti con i soci e da
questi ritenuti vantaggiosi;
- i risultati raggiunti dalla Società, in termini economici nonché di qualità e costi del
servizi erogati rendono non necessaria l’aggregazione con altre società aventi ad oggetto le
attività consentite dall’art. 4 del d.lgs. n. 175/2016 o con altre società operanti nello stesso
settore.
Rispetto alle previsioni dell’art. 20, comma 2 del d.lgs. n. 175/2016, si deve peraltro
osservare quanto segue:
- il fatturato medio nell’ultimo triennio non è superiore a 500.000,00 euro;
- il numero medio dei dipendenti della Tre Terme s.r.l. non è superiore a quello dei
componenti dell’organo amministrativo, più precisamente, la società consortile non ha
dipendenti.
Tuttavia, non si ritiene che le circostanze appena richiamate debbano comportare la
cessazione della partecipazione comunale, per le stesse ragioni già illustrate circa la
Gestione Unica delle Acque di Bagno di Romagna S.C.a R.L., da intendersi in questa sede
integralmente richiamate e ribadite.
Quanto all’economicità della gestione, si deve anzitutto sottolineare che la Tre Terme
S.C.a R.L. non ha mai gravato sulle finanze comunali. In sostanza, il Comune non ha mai
dovuto erogare alcunché alla Società.
CONCLUSIONE: in ragione di tutto quanto sopra illustrato, sussistono i presupposti per
il mantenimento della partecipazione societaria indiretta detenuta da questa
Amministrazione comunale nella Tre Terme S.C.a R.L. (Ind_2) di cui all’Allegato B, che
forma parte integrante e sostanziale della presente relazione tecnica.
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Denominazione: LE TERME NEL PARCO SOCIETA’ CONSORTILE A
RESPONSABILITÀ LIMITATA – IN LIQUIDAZIONE
Codice Fiscale: 03168290405
Data di costituzione della società: 24 Ottobre 2000
Quota di partecipazione indiretta a mezzo della Terme di S. Agnese s.p.a.: 22,73%
Codice Ateco: 82.99.99
La Società Le Terme nel Parco S.C.a R.L. è una società consortile a responsabilità limitata
messa in liquidazione di cui il Comune di Bagno di Romagna detiene il 22,73% del
capitale in via indiretta, attraverso la società controllata Terme di S. Agnese s.p.a. che
possiede il 33,33% del capitale sociale.
Il restante 66,66% del capitale appartiene, in parti uguali, alla Euroterme s.p.a. e alla
Nuova Saltemi s.p.a., operatori privati nel settore termale.
In base al relativo statuto, la società presenta scopo mutualistico consortile e non lucrativo
e si propone di promuovere lo sviluppo e la valorizzazione delle attività termali svolte dai
soci, svolgendo le attività più dettagliatamente illustrate nel predetto statuto.
L’Amministrazione Comunale del Comune di Bagno di Romagna ha deciso in sede
di revisione straordinaria delle partecipazioni di dare indirizzo alla società Terme di
S.Agnese s.p.a. di porre in liquidazione la Società Le Terme nel Parco S.C.a R.L. (Ind_3)
di cui all’Allegato B, in quanto questa società svolge attività analoga alla Società Tre
Terme S.C.a R.L. e negli ultimi anni ha anche ridotto notevolmente il suo fatturato
rendendola pressochè inattiva.
In merito alla presente società si precisa che la chiusura della liquidazione, (come da
comunicazione assunta al prot. n. 15222 del 10/12/2019 dell’Ente), è avvenuta in data
31/12/2018, ma si precisa che la camera di commercio ha evaso la pratica in data
08/02/2019 come risulta dalla visura camerale documento n. T337879395 estratto dal
Registro delle Imprese in data 10/12/2019.
63
Denominazione: PLURIMA S.P.A.
Codice Fiscale: 003362480406
Data di costituzione della società: 13/05/2003
Quota di partecipazione indiretta a mezzo della società ROMAGNA ACQUE S.P.A.
0,05%
Codice Ateco: 36
OGGETTO SOCIALE: La società ha per oggetto la promozione, la progettazione, la
gestione e, compatibilmente con le normative di settore in vigore, la realizzazione di
infrastrutture e sistemi per la derivazione, adduzione e distribuzione di acque ad usi
plurimi in conformità con gli indirizzi programmatori della pubblica amministrazione al
fine di soddisfare congiuntamente, con risorse alternative e/o complementari alle acque
sotterranee locali, la domanda attuale e futura dell’agricoltura, dell’industria, del turismo e
dell’ambiente, nonché quella dei distributori per usi civili.
Ove partecipata da enti pubblici ai sensi dell’art. 13, c. 4 del decreto legge 8 luglio 2002,
n. 138, “Interventi urgenti in materia tributaria, di privatizzazioni, di contenimento della
spesa farmaceutica e per il sostegno dell'economia anche nelle aree svantaggiate”,
convertito con modificazioni nella legge 8 agosto 2002, n. 178, la società potrà
altresì svolgere le attività tutte ivi previste, nonché quelle che saranno eventualmente
contemplate in future disposizioni normative.
La società Plurima S.p.a è stata costituita in virtù di una previsione di legge (art. 13,
c. 4 del D.L. 8 luglio 2002, n. 138, convertito con modificazioni nella Legge 8 agosto
2002 n. 178) per la gestione degli schemi idrici ad uso plurimo a prevalente scopo irriguo
fra il Consorzio di Bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.)
e Romagna Acque S.p.a.. Plurima S.p.a. ha in gestione il diritto in via esclusiva
degli schemi idrici ad uso plurimo a prevalente scopo irriguo (opere classe a) fino
al 2037, riconosciuto dal C.E.R. quale titolare della concessione di derivazione dal
fiume Po, come previsto dall’art. 7.07 della Convenzione quadro del 4/4/2003
sottoscritta con Romagna Acque S.p.a..
L’art. 13 comma 4 del D.L. 138/2002 prevede che “Fatto salvo quanto previsto per
l'affidamento del servizio idrico integrato dalla legge 5 gennaio 1994, n. 36, e dalle
relative disposizioni di attuazione, nei casi in cui la realizzazione di schemi idrici ad uso
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plurimo a prevalente scopo irriguo avvenga con il concorso finanziario di altri soggetti
pubblici o privati, i soggetti titolari del finanziamento pubblico di cui all'articolo 141,
comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, possono gestire tali schemi idrici tramite
società di cui mantengano la maggioranza incedibile. I rapporti fra azionisti e società sono
disciplinati da una convenzione contenente, a pena di nullità, gli obblighi ed i diritti tra le
parti”. Su tali basi, Romagna Acque S.p.a., gode di un credito fruttifero maturato a
seguito del finanziamento delle opere di adduzione che sta recuperando. Il
finanziamento, attraverso Plurima S.p.a., delle opere realizzate, ha consentito a Romagna
Acque significative economie per soddisfare esigenze di fornitura idrica mediante le opere
assegnate a Plurima. Qualora venisse dismessa da Romagna Acque S.p.a. la
partecipazione in Plurima S.p.a. occorrerebbe considerare il rischio di mancato recupero
dell’investimento effettuato sulla base delle sopra richiamate normative e dei relativi atti
attuativi, oltre alla impossibilità di soddisfare le esigenze pubbliche di
approvvigionamento idrico cui le opere sono finalizzate.
Come previsto dalla legge istitutiva, C.E.R., essendo il soggetto pubblico
beneficiario dei finanziamenti previsti dal D.L. 138/2002 e dall’art. 141, comma 1,
della legge 23 dicembre 2000, n. 388, deve mantenere la maggioranza incedibile delle
proprie quote. Sono previste nello statuto, specifiche regole rivolte a garantire la
conservazione della destinazione prevalentemente pubblica della proprietà societaria tra
cui: il diritto di opzione sulle azioni di nuova emissione ed in caso di recesso o cessione di
quote o di trasferimento del predetto diritto di opzione, il diritto di prelazione all’acquisto
da parte degli altri Soci.
La società ha in gestione il diritto in via esclusiva degli schemi idrici ad uso plurimo
a prevalente scopo irriguo, ed è riconosciuta dal C.E.R. quale titolare della concessione di
derivazione dal Fiume Po (art. 7.07 Convenzione Quadro del 4/4/2003 sottoscritta con
Romagna Acque Società delle Fonti S.p.a), pertanto produce beni e servizi indispensabili
per il perseguimento dei fini istituzionali relativi alla fornitura dell’acqua.
Ferma restando la specifica previsione legislativa (art. 13, comma 4, del DL
138/2000) legittimante la costituzione della Società, le attività ad essa rimesse dalla
legge e quindi svolte attengono alla produzione di un servizio di interesse generale di cui
all’art. 4 comma 2 lett. a del D.lgs. 175/2016.
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Al fine di ridurre i costi di funzionamento l’attività viene gestita mediante
collaborazione con i soci. Non essendovi personale, la società ha ridotto il numero di
componenti del consiglio di amministrazione da 5 a 3. Con Delibera della Corte dei Conti
Lombardia n.424/2015 è stato stabilito che “… il dato del numero degli amministratori
potrebbe anche non essere decisivo, ad esempio in assenza di compenso (se l'ottica
normativa è quella di razionalizzazione della spesa) o di amministratori a cui siano
attribuiti anche compiti operativi analoghi a quelli svolti dai dipendenti (per evitare
l'assunzione di personale)”.
La società Romagna Acque, che detiene solo il 32,28% delle quote si è fatta
promotrice presso il CER Consorzio di Bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano
Romagnolo che con il 62,72% detiene il controllo della società, di apposita modifica
statutaria. Il Consiglio dei delegati del CER con la deliberazione 79/19/CD del 25 giugno
ha espresso la volontà di mantenere il Consiglio di Amministrazione di tre membri
prevedendo la gratuità dei compensi. Sono in corso di modifica le disposizioni statutarie
della società. L’assemblea dei soci per l’approvazione di tali modifiche è stata convocata
per il 16/12/2019.
Non si ravvisano società con attività analoghe a quelle svolte da Plurima S.p.a.
CONCLUSIONE: Per le motivazioni analiticamente sopra riportate la società,
(Ind_4 Allegato B) costituita in base al D.L. 138/2002 per la gestione degli schemi idrici
ad uso plurimo a prevalente scopo irriguo, risponde ai requisiti richiesti dall’art. 4 comma
1 e comma 2 lettera a) del D.Lgs 175/2016. Sono in corso le modifiche statutarie per
l’azzeramento dei compensi agli amministratori (assemblea dei soci convocata per il
16/12/2019).