storia dell'infiorata

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Da Roma a Genzano e i castelli: storia dell’infiorata 1 Don Antonio Galati L’origine della tradizione dell’infiorata, cioè l’arte di realizzare quadri con diversi soggetti con i petali dei fiori, è da ritrovarsi, probabilmente, a Roma e, più precisamente, nella basilica vaticana, quando, nel 1625, si realizzarono dei quadri floreali per emulare le opere a mosaico. L’occasione fu data, in quell’anno, dalla festa dei santi Pietro e Paolo e realizzata da Benedetto Drei, insieme con il figlio Pietro Paolo, allora responsabile della floreria vaticana. Testimonia così il gesuita p. Ferrari nella sua opera De florum cultura, nella seconda edizione in italiano del 1638: «Ad usi più nobili gli stessi fiori, sfrondati e sminuzzati […] contraffanno le più nobili pitture ne' colori e nel resto dell'apparenza. Non ha più di tredici anni che una tal foggia di pittura per la prima volta ci rappresentò Benedetto Drei soprastante alle masserizie della fabbrica vaticana, poscia seguito ogni anno di fare unitamente col figliolo Pietro Paolo». Sempre secondo p. Ferrari, qualche anno dopo, nel 1633, un altro quadro venne realizzato da un collaboratore di Bernini, e cioè Stefano Speranza: «un altro bello, e grande spettacolo ha fatto più allegra ultimamente la medesima solennità degli Apostoli, nella quale i fiori si sono mutati in Api, a formar l'arme della famiglia Barberina. L'artificio di cosa così leggiadra è stata inventione dell’ingegnoso giovane, Stefano Sperandio, il quale sotto la disciplina del famoso Cavalier Giovan Lorenzo Bernino con gran profitto attende all'arte nobilissima della scultura». Se, alla fine del XVII secolo, l’arte dell’infiorata scomparve a Roma, essa poté continuare a Genzano di Roma, grazie proprio, probabilmente, allo stesso Bernini, e da lì diffondersi in Italia e all’estero. L’artista, infatti, aveva stretti legami con l’attuale territorio dei castelli romani per via della sua capacità di organizzare le cosiddette feste barocche. Un’altra ipotesi, invece, vuole che l’origine dell’infiorata genzanese sia dovuta alla famiglia degli Hameran, dai quali provennero gli incisori della zecca vaticana nel XVIII secolo. L’idea si basa su un testo di un anonimo di Genzano del 1824, il quale elenca anche 1 Le notizie sono tratte dai siti web: [http://www.infioritalia.com/articolo/le- origini-dell-infiorata/211-d] e [https://it.wikipedia.org/wiki/Infiorata].

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Page 1: Storia Dell'Infiorata

Da Roma a Genzano e i castelli: storia dell’infiorata1

Don Antonio Galati

L’origine della tradizione dell’infiorata, cioè l’arte di realizzare quadri con diversi soggetti con i petali dei fiori, è da ritrovarsi, probabilmente, a Roma e, più precisamente, nella basilica vaticana, quando, nel 1625, si realizzarono dei quadri floreali per emulare le opere a mosaico. L’occasione fu data, in quell’anno, dalla festa dei santi Pietro e Paolo e realizzata da Benedetto Drei, insieme con il figlio Pietro Paolo, allora responsabile della floreria vaticana. Testimonia così il gesuita p. Ferrari nella sua opera De florum cultura, nella seconda edizione in italiano del 1638: «Ad usi più nobili gli stessi fiori, sfrondati e sminuzzati […] contraffanno le più nobili pitture ne' colori e nel resto dell'apparenza. Non ha più di tredici anni che una tal foggia di pittura per la prima volta ci rappresentò Benedetto Drei soprastante alle masserizie della fabbrica vaticana, poscia seguito ogni anno di fare unitamente col figliolo Pietro Paolo». Sempre secondo p. Ferrari, qualche anno dopo, nel 1633, un altro quadro venne realizzato da un collaboratore di Bernini, e cioè Stefano Speranza: «un altro bello, e grande spettacolo ha fatto più allegra ultimamente la medesima solennità degli Apostoli, nella quale i fiori si sono mutati in Api, a formar l'arme della famiglia Barberina. L'artificio di cosa così leggiadra è stata inventione dell’ingegnoso giovane, Stefano Sperandio, il quale sotto la disciplina del famoso Cavalier Giovan Lorenzo Bernino con gran profitto attende all'arte nobilissima della scultura».Se, alla fine del XVII secolo, l’arte dell’infiorata scomparve a Roma, essa poté continuare a Genzano di Roma, grazie proprio, probabilmente, allo stesso Bernini, e da lì diffondersi in Italia e all’estero. L’artista, infatti, aveva stretti legami con l’attuale territorio dei castelli romani per via della sua capacità di organizzare le cosiddette feste barocche. Un’altra ipotesi, invece, vuole che l’origine dell’infiorata genzanese sia dovuta alla famiglia degli Hameran, dai quali provennero gli incisori della zecca vaticana nel XVIII secolo. L’idea si basa su un testo di un anonimo di Genzano del 1824, il quale elenca anche la famiglia degli Hameran tra quelle che ornavano la strada di fronte la loro casa, sita in via Livia, con i quadri fatti di fiori il giorno della processione del Corpus Domini. Così l’inizio del manoscritto: «anticamente in Genzano, non potendo precisare il tempo positivo, nel giorno della festa del Corpus Domini, si faceva, come costuma in tutto il mondo cattolico, la solenne processione del SS. Sacramento, che usciva dalla chiesa parrocchiale detta di Santa Maria della Cima, e veniva per la strada dritta, cosiddetta via Livia. In questa gli abitanti della medema solevano fere delle infiorate, avanti le loro abitazioni, di verzure e di fiori di più colori; ma si restringevano queste famiglie a sette o otto». In quel tempo, in realtà, erano tre le processioni del santissimo Sacramento che si snodavano per la città di Genzano, ma nessuna delle tre passava per via Sforza, strada dove risiedeva la famiglia di don Arcangelo Leofreddi, il quale però riuscì a convincere il vescovo di Albano a far deviare la terza processione per quella strada, e spinse anche gli altri abitanti della medesima via ad ornare tutto il percorso con quadri fatti di fiori. Lo stesso don Arcangelo, poi, costruì, davanti l’abitazione della sua famiglia, un altare fatto di verdure e fiori dal quale fu anche impartita la benedizione eucaristica.Da allora quest’arte si diffuse specialmente in Italia centrale, per poi raggiungere anche l’estero. Attualmente, fuori il territorio italiano, le più caratteristiche sono quelle di Orotava, nelle Isole Canarie, dove i quadri sono fatti con le pose di erbe colorate e non con i fiori e quella di Kobe, in Giappone, che, pur restando in linea con le tecniche tradizionali, è svincolata dalle festività religiose cristiane.In Italia, una città, oltre a Genzano, in cui l’infiorata è una nota peculiare è Spello. Qui la manifestazione viene gestita e regolata da un’associazione, la quale detta delle regole ben precise 1 Le notizie sono tratte dai siti web: [http://www.infioritalia.com/articolo/le-origini-dell-infiorata/211-d] e [https://it.wikipedia.org/wiki/Infiorata].

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per la realizzazione dei quadri, tra le quali quella che vieta l’utilizzo del legno, in qualunque sua forma, e di altro materiale naturale e sintetico, che non sia di tipo floreale2.Sempre in Italia, una variante all’infiorata è quella dell’insabbiata, nella quale la realizzazione dei quadri, sempre per la solennità del Corpus Domini, viene fatta, come suggerisce il nome, attraverso l’utilizzo e la combinazione di sabbie colorate. Questa variante sta diventando una nota caratteristica di Montalbano Elicona, paese siciliano, eletto, per il 2015, borgo più bello d’Italia3.

2 Cfr. [https://it.wikipedia.org/wiki/Infiorate_di_Spello].3 Cfr. [https://montalbanoborgodeiborghi.wordpress.com/?s=insabbiata].