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HOTEL TASSEL - VICTOR HORTA Victor Horta fu un architetto belga talmente ricco di talento da divenire padrone di un linguaggio nuovo, capace di dare ad un modesto incarico come la realizzazione dell'Hotel Tassel (dove?) una carica e una visione architettonica che lo avrebbe immediatamente posto nella storia come un innovatore. Nonostante il fare estroverso e la personalità irruenta di Horta, il clima culturale di Bruxelles di fine XIX secolo ebbe un ruolo influente e fondamentale nella composizione di questo progetto. Erano gli anni del post-impressionismo che diedero luogo in architettura alla componente positivista della costruzione e all'introduzione dei nuovi materiali, come ghisa e ferro. Alla fine del settecento era già frequente trovare accostamenti di pietra e ferro, in quanto le strutture metalliche erano spesso sorrette da fondazioni massicce, ma probabilmente Horta nel 1889, durante il suo soggiorno a Parigi vide la base della torre Eiffel, in cui i giganteschi blocchi di granito facevano partire grandi membrature metalliche. Il ferro divenne dunque un elemento necessario per liberare le mura dalla loro tradizionale conformazione, nelle opere di maggior spicco dell'architetto. (questa frase non l’ho capita) Sebbene quegli anni furono segnati dal noto movimento artistico- architettonico dell'Art Nouveau, Horta fu solo in parte influenzato da questa corrente, conservando infatti una certa indipendenza nelle sue scete progettuali. Questa posizione assunta da Horta fu di notevole importanza tanto da influenzare altri architetti come lui. Il linguaggio che elabora in questi anni mette al centro la metafora della natura e l'ornamento mirava all'armonia e all'equilibrio, diventando un elemento fondamentale all'interno dei progetti hortiani. Le immagini dell'architetto erano spesso basate sull'intreccio di serie differenti, che creavano un flusso spezzato di linee o un accostamento di forme simili provenienti da un'unica struttura primaria. (questa frase non l’ho capita) Tali caratteristiche stilistiche, derivavano da un diretto rapporto con le teorie estetiche a lui contemporanee. Una tra le tante fu Aesthetische Faktoren der Raumanshauung di Theodor Lipps, pubblicata nel 1891, pochi mesi precedenti la costruzione della casa Tassel, nella quale apparve per la prima volta il concetto di "einletung". Successivamente nel 1892, durante la progettazione della

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Page 1: Web viewLe esigenze del committente erano quelle di uno scapolo che aveva molti amici, teneva frequenti riunioni e aveva la passione per la fotografia, alla quale, sia per le

HOTEL TASSEL - VICTOR HORTA

Victor Horta fu un architetto belga talmente ricco di talento da divenire padrone di un linguaggio nuovo, capace di dare ad un modesto incarico come la realizzazione dell'Hotel Tassel (dove?) una carica e una visione architettonica che lo avrebbe immediatamente posto nella storia come un innovatore.

Nonostante il fare estroverso e la personalità irruenta di Horta, il clima culturale di Bruxelles di fine XIX secolo ebbe un ruolo influente e fondamentale nella composizione di questo progetto. Erano gli anni del post-impressionismo che diedero luogo in architettura alla componente positivista della costruzione e all'introduzione dei nuovi materiali, come ghisa e ferro. Alla fine del settecento era già frequente trovare accostamenti di pietra e ferro, in quanto le strutture metalliche erano spesso sorrette da fondazioni massicce, ma probabilmente Horta nel 1889, durante il suo soggiorno a Parigi vide la base della torre Eiffel, in cui i giganteschi blocchi di granito facevano partire grandi membrature metalliche.

Il ferro divenne dunque un elemento necessario per liberare le mura dalla loro tradizionale conformazione, nelle opere di maggior spicco dell'architetto. (questa frase non l’ho capita)

Sebbene quegli anni furono segnati dal noto movimento artistico-architettonico dell'Art Nouveau, Horta fu solo in parte influenzato da questa corrente, conservando infatti una certa indipendenza nelle sue scete progettuali. Questa posizione assunta da Horta fu di notevole importanza tanto da influenzare altri architetti come lui. Il linguaggio che elabora in questi anni mette al centro la metafora della natura e l'ornamento mirava all'armonia e all'equilibrio, diventando un elemento fondamentale all'interno dei progetti hortiani.

Le immagini dell'architetto erano spesso basate sull'intreccio di serie differenti, che creavano un flusso spezzato di linee o un accostamento di forme simili provenienti da un'unica struttura primaria. (questa frase non l’ho capita)

Tali caratteristiche stilistiche, derivavano da un diretto rapporto con le teorie estetiche a lui contemporanee. Una tra le tante fu Aesthetische Faktoren der Raumanshauung di Theodor Lipps, pubblicata nel 1891, pochi mesi precedenti la costruzione della casa Tassel, nella quale apparve per la prima volta il concetto di "einletung". Successivamente nel 1892, durante la progettazione della grande opera di Horta, venne pubblicata la Einletung in die Aestherik di Groos, in cui lo stesso concetto risultò approfondito e articolato.

Il pensiero di "einfuhlung" fu utile ad individuare e studiare la partecipazione emotiva del soggetto contemplante nei confronti dell'oggetto contemplato.Horta rivelò un modo di porsi nei confronti della sua opera, del suo mestiere, dei suoi committenti molto simile e concordante a quello proferito dai teorici di tale pensiero.

In Casa Tassel, l'architetto riuscì ad esprimere e manifestare un "colloquio tra i materiali". Questa varietà armoniosa di materiali sperimentò nuovi rapporti tra lo spazio della casa e i suoi ambienti, tra la decorazione e gli oggetti con cui entrò in contatto.

Poiché la cultura belga era concentrata sul riprodurre costantemente la vita dell'individuo attraverso l'arte, Horta fu il primo a proiettare la propria nell'architettura, restituendo alle discipline artistiche un valore che avevano perduto, ossia quello di creare degli spazi ispirandosi non ai modelli astratti ma ai bisogni dell'uomo moderno. Questo processo gli permise di diventare uno dei primi interpreti del comfort abitativo.

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Il primo committente che diede all'architetto la possibilità di esprimere la sua vocazione fu Emile Tassel, professore di geometria descrittiva all'Università di Bruxelles e collaboratore dell'ufficio studi di Solvay.

Egli commissionò a Victor Horta un edificio situato al 12 rue de Turin, una nuova strada, posizionata su un terreno di circa metri 7,20 di facciata e 35 di profondità.

Le esigenze del committente erano quelle di uno scapolo che aveva molti amici, teneva frequenti riunioni e aveva la passione per la fotografia, alla quale, sia per le proiezioni sia per il laboratorio, doveva esser dedicato tutto il piano interrato. L'intento del professore di geometria era la costruzione di una casa-spettacolo, un luogo da scoprire ambiente dopo ambiente come in un labirinto.

L'Hotel Tassel parzialmente modificata nel 1958, restaurata nel 1982 da Jean Delhaye, allievo di Horta, e vincolata nel 1976.

Poichè ebbe la sua formazione in un paese in cui la tipologia della casa d'abitazione era un susseguirsi di tipologie lottizzate e costanti, Horta dovette far fronte ad una serie di problemi come: la tipica forma del lotto medievale stretto e lungoo, l'importanza delle fonti di luce e la limitata espansione della facciata sul fronte strada. Da queste particolari caratteristiche morfologiche del lotto derivò di conseguenza un impianto verticale, configurando il tipo di abitazione come piccola con il frontone a gradoni.

Per quanto riguarda l'organizzazione degli spazi, Horta rinnovò la tipologia di casa borghese di Bruxelles, la quale era basata su lotti lunghi e stretti. Egli infatti qualificò gli spazi interni e ottenne maggiore luce al centro del lotto con lucernari e cupole trasparenti, permettendo all'edificio di identificarsi rispetto a tutti gli altri per la totale libertà espressiva. L'allineamento orizzontale e l'incolonnamento verticale delle finestre non erano però modificabili e ciò permise l'intervento dell'architetto solo a livello della scelta dei materiali. Tale scelta ricadde specificatamente sulla pietra, che "trattiene", ed il metallo, che " si aggrappa". La facciata al contrario assunse una ritmicità grafica, infatti è possibile, facendo corrispondere piano per piano ad ogni diversa tipologia di finestra una lettera dell'alfabeto, notare una scansione di questo tipo:

III piano ( infissi) a b-b b-b b-b a II piano ( balcone) a-b-a I piano (sopra-luce) a b-c d c-b a I piano ( infissi) b-c-c-c-c-b Ammezzato a b-c-c-c-c-b a Terreno a B a

L'architetto, per la costruzione dell'edificio nel suo complesso, fece riferimento all'edilizia medievale, in cui la distribuzione si svolgeva attraverso le scale esterne, le balconate e le ringhiere, collocate sulle facciate interne verso i cortili.L'opera di Horta è infatti costituita da due corpi di fabbrica distinti, collegati da un cortile e illuminati da più lucernai e vetrate. Il rigore simmetrico venne slegato da ogni riferimento al classicismo per lasciare posto ad un linguaggio di natura organica, in cui si fece emergere il volume centrale vetrato e sormontato da un balcone. Intorno alle finestre i bordi si arricciano, gli sporti sono accompagnati da pieghe, i ferri riempiono i vuoti e si attorcigliano come strutture vegetali .

L'impianto fu impostato su un asse centrale, che permette il collegamento della porta d'ingresso, sorretta da un architrave, alla finestra centrale del bow-window affacciato sul retro.

Vi sono quattro colonne su cui poggia l'architrave e una cornice in pietra tra l'architrave stessa e la balaustra del piano nobile. Qui la struttura diventa completamente in ferro portando alla luce due temi che stanno a cuore ad Horta.

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Il primo è dato dall'accostamento della struttura portante con la struttura del serramento e il secondo elemento, riguardante i metodi di costruzione e la tecnica della realizzazione, è dato dall'utilizzo di ferro trafilato commerciale.

Nell'ambito di questa rete strutturale, l'architetto inserì l'elemento decorativo vero e proprio, costituito da ferro piatto, forgiato e piegato a formare dei ricci che terminano con l'elemento caratterizzante dello stile hortiano, il cosiddetto " colpo di frusta". Questo particolare tipo di curva serpentina rinchiusa ad uncino è l'emblema dello stesso Horta, il quale si fa portavoce di un nuovo vocabolario architettonico.

Il balcone del secondo piano riprende lo spessore del solaio completamente in ferro, mentre due piccole colonne accostate al serramento sostengono l'architrave a T.

Inoltre si può notare nella facciata principale un alternarsi di fasce orizzontali in pietra blu e pietra calcarea bianca, le quali si accostano perfettamente agli elementi metallici dipinti di verde chiaro. Infine essa si conclude con un cornicione in pietra.

La composizione planimetrica basata su poligoni chiusi non ha esito spaziale di carattere statico, perchè quasi sempre trasparenze di ambienti vicini, variazioni di altezza o comunicazioni visive con piani più elevati rompono la stratificazione orizzontale dello spazio e introducono nella visione un fattore di mobilità.

La canalizzazione della luce funge da guida verso il nucleo centrale dell'edificio, dove la presenza della scala crea un vortice invitando ad un percorso curvilineo avvolgente.

La percezione della spazialità è sottolineata dalla precisa gerarchia delle strutture che riescono a partecipare direttamente alla decorazione, la quale risulta essere non solo un elemento accessorio ma un determinante completamento dell'opera architettonica.

Successivamente l'ambiente in seguito alla trasformazione della casa in piccoli appartamenti d'affitto, è stato in parte ridotto ed ha perduto molto della fluidità degli spazi che lo caratterizzavano.

Horta nell'Hotel Tassel introduce nuove soluzioni, date dalla tecnica industriale per risolvere problemi con i singoli elementi. Ad esempio, i montanti in ghisa che sostengono la parte centrale dell'edificio contengono le tubature del riscaldamento.

L'inserimento di una trave metallica a vista nella parete che separa il vano scala dall'atrio costituisce una novità visiva e concettuale: si sdoppia, si incastra nel muro e si fissa come un'articolazione, dando un'espressione alle forze esercitate sulla trave.

I modelli della liana e del viticcio, svolgono un ruolo nella definizione delle forme ma non sono mai letteralmente imitati. L'interesse è per la teoria derivabile dalla natura, non per le sue forme reali.

Simmetricamente a partire dall'esterno al di la del portale, troviamo un primo ingresso che da accesso ad un guardaroba e a una piccola stanza d'attesa: di qui, attraverso un serramento con vetri colorati, si accede a un ottagono dal quale si dipartono i primi gradini della scala che proseguono poi, secondo un andamento leggermente elicoidale.

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Una logica precisa si trova dietro la formazione di ogni elemento: una mensola sporge più delle altre per sostenere la rampa della scala, dove potrebbe flettere.

Questa a sua volta, costruita interamente in mogano, costituisce un elemento indipendente inserito nella struttura in ferro e strettamente legato sia alla decorazione del mosaico del pavimento sia alla decorazione pittorica della parete.

Rapporto che viene a crearsi tra la colonna della scala Tassel e le due travi che su di essa convergono è un legame rigido.

Il sostegno di ghisa ha un capitello a fiore ma non è su questo che le travature si appoggiano; un sottile puntone funge da collante assorbendo le sollecitazioni a compressione, mentre una serie di filati a T , che sorgono dal capitello come i pistilli di un fiore , contrastano le spinte trasmesse dalle travature. Mentre nella tradizione ingegneristica la decorazione si sovrappone indipendentemente al telaio strutturale, per Horta sono le membrature principali, che esaurito il proprio compito costruttivo creano un momento di libertà decorativa. La ringhiera è una esigenza specifica della tecnica del ferro. È possibile notare come i grovigli ordinati di curve realizzati in ferro si intrecciano frequentemente ma di rado si ha una pura e semplice compenetrazione.

La mediazione avviene tra gli elementi della decorazione come nelle fasce di stucco che accompagnano lo zoccolo e gli elementi pittorici intrecciati che ripetono le ondulazioni della balaustra concludendosi con la caratteristica linea a colpo di frusta.

L'elemento unificante e risolutivo della ricerca di Horta appare più dell'uso della linea, il gusto della trasparenza: la lotta contro l'opacità e la pesantezza. Il muro come massa pesante ha un valore come dato di partenza, limitandosi alla funzione di cornice, marcapiano o mensola d'appoggio. Ma l'architettura trionfa quando esso scompare e lascia il posto agli ampi varchi dove le esili strutture metalliche creano un tessuto animato dai riflessi di vetri e dai disegni delle tende.

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APPARATO ICONOGRAFICO

Veduta della facciata principale su rue de Turin. FRANCO BORSI - PAOLO PORTOGHESI, Victor Horta, Laterza, 1982, pp. 101.

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Veduta del vano scala dall'atrio. FRANCO BORSI E PAOLO PORTOGHESI, Victor Horta, Edizione del Tritone, Roma 1996,cit p.201.

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Colonna di ferro in ghisa a sostegno dell'architrave. FRANCO BORSI E PAOLO PORTOGHESI, Victor Horta, Edizione del Tritone, Roma 1996,cit, p.206.

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Veduta interna dell'ingresso. DAVID DERNIE E ALASTAIR CAREW- COX, Victor Horta, Academy, London, 1995, cit, p. 86.

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BIBLIOGRAFIA CONSULTATA

FRANCO BORSI - PAOLO PORTOGHESI, Victor Horta, Laterza, 1969, pp. 49-52, 106-113.

FRANCO BORSI - PAOLO PORTOGHESI, Victor Horta, Laterza, 1969, pp. 1-11, 95-104.

FRANCO BORSI - PAOLO PORTOGHESI, Victor Horta, Laterza, 1982, pp. 100-102.

FRANCO BORSI - PAOLO PORTOGHESI, Victor Horta, Marc Vokar Editeur, 1991, pp. 116-129.

MAURIZIO COHEN, Victor Horta, Zanichelli, Bologna, 1994, pp. 28-33.

DAVID DERNIE E ALASTAIR CAREW- COX, Victor Horta, Academy, London, 1995, pp. 78-95.

FRANCO BORSI E PAOLO PORTOGHESI, Victor Horta, Edizione del Tritone, Roma 1996, pp. 1-8, 68-71, 201-216.