storie di anguane

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Anguanamadre Liberamente tratte da miti e leggende popolari del Veneto e del Nord-Est italico STORIE DI ANGUANE

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Storie liberamente tratte da miti e leggende popolari del Veneto e del Nord-Est italico.

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Page 1: Storie di Anguane

Anguanamadre

Anguanam

adreLiberamente tratte da miti e leggende popolari

del Veneto e del Nord-Est italico

STORIE DI ANGUANESTO

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€ 16,00

Le Anguane, le favolose “donne magiche”,un po’ fate e un po’ streghe, potenti guaritrici e

sciamane, le cui storie si narravano attorno al fuoco e nei “filò” contadini, dal Veneto fino al Friuli,

e oltre, ritornano, vive ed ammaliatrici più che mai, in questo volume, che raccoglie 33 storie, tratte dalla

tradizione popolare orale di tutto il Nord-Est.Il libro è arricchito da una introduzione

monografica su queste figure mitiche, che racconta dettagliatamente chi sono, dove abitano, che cosa fanno, da dove vengono…e dove stanno andando,

le Signore Anguane.Un libro pieno di magia e mistero, tratto dal primo

manoscritto di Anguanamadre.

Illustrazione di copertina: “L’Anguanamadre”Questo libro è stampato interamente con carta riciclata

Page 2: Storie di Anguane

 

Anguanamadre

Storie di Anguane

Anguana Edizioni

Page 3: Storie di Anguane

 

Copyright by Anguana Edizioni 2010 ISBN 978-88-905374-0-0

Via Palladio 4 – 36040- Sossano ( VI )

Anguanamadre @ yahoo.it

www.anguanaedizioni.it 1° ristampa

Tutti i diritti riservati.

E’ vietata la riproduzione totale o parziale dell’opera in qualsiasi forma e su qualsiasi supporto.

Testi e disegni di Anguanamadre

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Agli Spiriti del Luogo; e a tutti coloro che, come me,

percorrono i Sentieri Selvaggi delle Anguane; antichi Sentieri,

che hanno un Cuore Celtico

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PRESENTAZIONE

Questa raccolta di racconti sulle Anguane va a spaziare un po’ in tutte le situazioni topiche classiche, in cui la tradizione popolare collocava /colloca le figure mitiche delle Anguane….e a volte si spinge anche un pochino oltre.

I racconti e le storie sulle Anguane, raccolti dalle testimonianze orali della civiltà contadina, voci ancora udibili fino agli ultimi decenni del secolo scorso, presentano spesso trame, fatti e svolgimenti molto simili , se non uguali, anche in località molto lontane e diverse tra loro. Per tale motivo, troverete, in alcune storie, elementi e situazioni ricorrenti, e, nell’introduzione, la “ridondanza”di informazioni tra le varie sezioni della stessa; necessaria, a mio avviso, per la completa trattazione dell’argomento in oggetto.

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Ovviamente, non rivelerò le mie fonti ( altrimenti, se rivelassi i miei segreti, che Anguana sarei?).

Ho sentito la necessità di raccogliere e scrivere queste storie, perché mi sono resa conto, da accanita vecchia lettrice e studiosa quale sono, che in circolazione non esiste alcun volume dedicato esclusivamente alle Signore Anguane; esse vengono citate / trattate, a volte anche un po’ sommariamente, insieme al “pout-pourri”, costituito da tutte le altre figure mitiche e fatate, nei trattati dotti sul folklore popolare, di questa o quella regione, o zona montana, o nelle raccolte di fiabe e leggende popolari, di questo o quell’altro Autore.

Eppure le Anguane hanno sempre esercitato, ed esercitano tutt’ora un fascino irresistibile, costituito da un mix unico di sensualità, magia, mistero, pericolosità e, soprattutto, indefinibilità completa e multiformità, che le altre figure del folklore assolutamente non riescono a pareggiare.

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Forse, esercitano un fascino così magnetico, perché esse sono l’ultimo retaggio, sopravvissuto, e molto ben radicato nella civiltà contadina del Veneto e del Nord-Est italico fino alla metà del secolo scorso, e da qui giunto fino a noi, della figura della Grande Madre, la Dea Bianca, Unica e Molteplice, giovane e vecchia, datrice di vita e dispensatrice di morte, manifestazione del Potere della Vita e della Natura, nei cui confronti l’uomo, in fin dei conti, è impotente.

Le Anguane rappresentano l’Eterno Femminino, nella sua veste più selvaggia, indomita, libera, e, per certi aspetti, sacra.

I nostri nonni ben lo sapevano; e, a mio avviso, le Signore Anguane andrebbero riscoperte e rivalutate; soprattutto dalla parte femminile delle nostre giovani generazioni, sempre più perse tra i flutti delle maree mediatiche, ed in balìa di falsi miti e vane mode, e sempre più schiave, nella loro illusione di libertà.

Ecco, quindi, il mio umile contributo.

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E, ovviamente, come sempre, ogni riferimento a persone, luoghi, fatti e situazioni reali, note o conosciute, è puramente casuale.

Anguanamadre

30 aprile 2010 ( Beltane )

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INTRODUZIONE

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I - CHI SONO LE ANGUANE

“Cos’è un’Anguana?”

E’una domanda che mi sono sentita rivolgere spesso,in questi ultimi anni, da persone di tutte le età. Ed è anche una domanda a cui non è facile rispondere velocemente, così su due piedi, perché le Anguane sono molte cose insieme; e a complicare le cose ci si aggiunge anche il fatto che le loro caratteristiche variano da zona a zona. Esistono molti tipi di Anguane….

Ma di questo parleremo più avanti.

Intanto, partiamo col dire che le Anguane sono delle figure mitiche femminili e soprannaturali, che si incontrano nel folklore popolare di tutta l’Italia settentrionale, e in particolare nel Veneto, in Friuli e nel Trentino, e giù fino al Po, con

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diramazioni e riferimenti perfino nelle tradizioni popolari dell’Europa dell’Est ( Slovenia, Bosnia, Albania ).

Le Anguane erano chiamate in molti modi, a seconda delle varie zone e del dialetto locale:

-Auguanes-Aguane-Angane-Anganes-Aganes-Agane

-Subiane-Zubiane-Aiguane-Aganas-Aganis

-Ongane-Ogane-Gane-Oane-Guane

-Gènes

-Vagana

-Agane (nome celtico)

-Aguis-Fane

-Aquane-Acquane

-Anghiàne ( perché abitavano nelle “ghiane”, piccole spelonche e crepacci del Combra )

-Pagane

-Pantegane ( Val Badia )

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-Vivane-Vivene ( Val di Fassa)

-Sagane-Saganas-Ssana-Bagàne

-Lagane-Longane-Langane ( Cadore )

-Salinghe ( Dolomiti )

-Anguani-Anguanis-Linguani-Linguana

-Fade-Strìe-Beate Donnette-Bèle Butele

-Salvadèghe-Salvàrghe

Nei” filò”, una volta, si parlava e si raccontava moltissimo sulle Anguane; molti giuravano di averle incontrate, e raccontavano le loro avventure a rapiti ascoltatori, abbellendole sempre un pochettino, per renderle più favolose ed interessanti.

Le Anguane sono esseri femminili che vivono soprattutto in prossimità, e a volte nelle profondità, di fiumi, ruscelli, sorgenti, laghi e stagni, di cui sono le custodi e gli Spiriti del Luogo.

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Si possono incontrare anche nei recessi di boschi, colline e montagne, spesso vicine a sorgenti o corsi d’acqua.

Esse possono manifestarsi essenzialmente in due modi:

A – come donne giovani e bellissime, dotate di un fascino seducente irresistibile, più o meno eteree, o più o meno umane, ma sempre con lunghissimi capelli, spesso biondi, a volte rossi, quasi sempre abbigliate con sensuali abiti bianchi, lunghi, vaporosi e velati.

Esse nuotavano nell’acqua, o si sedevano sulla riva, cantando e pettinandosi i lunghi capelli alla luce della luna; oppure ancora danzavano nude sugli argini di corsi e specchi d’acqua.

La loro principale occupazione notturna, però, era quella di fare il bucato, il bianchissimo bucato delle Anguane, nei fiumi, nei ruscelli, perfino nei lavatoi e nelle fontane pubbliche, cantando magiche melodie, e di stenderlo poi ad asciugare sui prati, o su fili del bucato che stendevano da una parte all’altra delle vallate alpine.

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Spesso seducevano i viandanti, a volte rapendoli per un periodo, o per sempre.

B – come vecchie megere inquietanti, vestite di stracci, neri o multicolori; alcuni dicono avessero lunghi seni penduli, che si gettavano dietro la schiena. Quando comparivano in questa forma, spesso predicevano il futuro, o pronunciavano profezie, o lanciavano qualche maledizione. Altre volte, usavano il loro Potere per curare.

Una caratteristica però accomunava le Anguane in entrambi gli aspetti, cioè sia quando si presentavano come “giovani” che quando si manifestavano come “vecchie”, e le distingueva dalle donne normali, umane: esse avevano sempre qualche malformazione ad uno o ad entrambi i piedi: potevano avere un piede (spesso il sinistro) malformato o ritorto all’indietro; o, al posto di entrambi i piedi, presentare zoccoli caprini, o piedi palmati, come le oche.

Alcune leggende le descrivono addirittura con zoccoli ed arti inferiori caprini, e pelose dal ventre in giù.

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In ogni caso, per nascondere le malformazioni ai piedi, esse portavano sempre lunghe ed ampie vesti, bellissime, iridescenti e bianche, o a volte verdi, se giovani; spesso lacere, nere, e fatte di stracci, se anziane.

Erano signore della magia, della profezia, e della trasformazione, o metamorfosi.

Si dice avessero una doppia natura di rettile, e che a volte si presentassero come serpenti dalla cintola in giù.

Potevano trasformarsi velocemente e a loro piacimento in grossi serpenti, spesso neri, e fuggire via in un batter d’occhio.

Erano in grado di assumere anche l’aspetto di lontra, gatto, salamandra.

Vengono descritte velocissime nei movimenti e nelle loro trasmutazioni;principalmente da donna a serpente, o viceversa; da qui deriva l’antico detto popolare veneto “ ’ndar via come n’Anguana” ( “andar via veloce come un’Anguana”).

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Si dice inoltre che, a volte, fuggendo via così velocemente, lasciassero delle tracce umide come le lumache.

Conoscevano il passato ed il futuro degli uomini, e sapevano leggere nei loro cuori; se volevano, potevano fare profezie, predire loro il futuro, o cambiare il loro destino, con semplici incantesimi.

Dotate di grandi poteri magici, conoscevano il linguaggio degli animali, e i poteri curativi di tutte le erbe; potevano, con i loro incantesimi, influire sul clima, scatenando tempeste o siccità, e sulla fertilità della terra, del bestiame e degli uomini.

Sapevano lanciare incantesimi o maledizioni con alte grida. Le loro grida erano molto acute e forti, e in grado di stordire; da qui l’antico detto veneto “ sigar come n’Anguana” ( “gridare come un’Anguana” ).

Sono descritte come ottime, sopraffine e impareggiabili, massaie, ricamatrici, tessitrici, allevatrici, casare….e quindi detentrici della “Magia del Fare”, uno dei grandi Poteri ed insegnamenti druidici.

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Le Anguane hanno tipicamente un carattere molto irascibile, e sono tremendamente vendicative; in virtù di tutti i loro poteri, descritti sopra, è quindi sconsigliabile infastidirle od offenderle, o anche maltrattare o danneggiare i luoghi e gli animali posti sotto la loro protezione: le loro vendette possono essere tremende, e arrivano sempre.

La tradizione, ovunque, vuole che abitino in varie cavità naturali ( “spurghe”, “busi”, “còvoli”), che si trovano disseminate un po’ ovunque su montagne e colline.

Le loro attività si svolgevano prevalentemente di notte, soprattutto con la luna piena, e, come gli orchi, le streghe, i folletti, e gli altri esseri fatati, si ritiravano e scomparivano senza lasciare alcuna traccia quando suonava l’Ave Maria del mattino.

Spesso, narrano le leggende, le Anguane si sposavano con un mortale, ponendo però delle condizioni al matrimonio.

Il patto matrimoniale prevedeva quasi sempre che il marito non dovesse mai compiere una certa azione nei confronti della moglie ( non doveva

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toccarla con il dorso della mano, o non doveva chiamarla per nome, o col nome del suo popolo, o non doveva mettere i suoi capelli sul cuscino mentre dormiva, o altro ), pena lo scioglimento immediato del matrimonio.

Dopo un certo lasso di tempo in cui tutto era proceduto per il meglio, il tabù, spesso, ahimè, veniva infranto dal marito, scellerato e superficiale, come tutti gli uomini.

L’Anguana, quindi, lo malediceva e, trasformandosi subitaneamente in serpente, fuggiva via per mai più ricomparire.

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II - ORIGINE ED ETIMOLOGIA

L’origine etimologica del termine “Anguana” contempla sostanzialmente tre ipotesi, nessuna delle quali, tuttavia, esclude l’altra:

1 – si ritiene, in base all’etimologia popolare, possa derivare da “anguis”, cioè serpente, biscia d’acqua, animale in cui le Anguane si trasformano spesso, e di cui condividono la natura.

2 – i vari nomi sotto cui sono conosciute le Anguane appaiono essere semplici variazioni locali, derivanti tutte dal termine “Aquana”( o “Aquane”, al plurale ), che significa ondina, creatura dell’acqua ( o d’acqua ), donna delle acque.

3 – si ritiene che le varie divinità venerate in questi luoghi, dalla celtica Adgana, alle Dee

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Acquane, e alle divinità Adganee, non abbiano in realtà mai abbandonato i loro Luoghi sacri, e non siano mai state dimenticate dalle loro popolazioni, divenendo le favolose Signore Anguane.

In ogni caso, la denominazione è di origine antichissima, e sta ad indicare lo stretto legame di questi esseri magici e multiformi con l’elemento acquatico, elemento sacro al femminile.

Le Anguane presentano grandi affinità con le Ondine delle saghe germaniche, le Samodive balcaniche, le Banshee irlandesi e scozzesi, le Sibille dei Monti appennini, le Ninfe romane, le Nereidi, le Naiadi, le Driadi celtiche, e forti somiglianze isomorfiche con Salinghe, Fade e Fate, fin quasi, e a volte anche senza quasi, al sincretismo.

Rispetto a tutti questi altri esseri femminili fatati, però, esse presentano, nelle varie fole e leggende popolari che le vedono protagoniste, un maggior carattere, una personalità più forte, che si staglia e proprio “emerge” dalla narrazione del racconto.

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Le Anguane sono spesso “donne” di carattere, forti, scaltre, intelligenti, spesso colte.

A differenza delle esangui ed eteree Ninfe e Driadi, esse sono passionali, spesso carnali e carnalmente coinvolte, e, quindi, molto più “fisiche”, rispetto alle altre “fanciulle fatate”. E presentano, oltre a questo, anche il resto del corteo di caratteristiche tipico dell’animo femminile: sono di buon cuore, ma gelose, permalose, vanitose, e vendicative fino al parossismo.

Con ogni probabilità, le Anguane sono le antiche divinità femminili venerate un tempo dalle antiche popolazioni celtiche dell’Italia Settentrionale; divinità dei boschi e delle acque, dispensatrici di fertilità e benessere, e per questo protettrici dei campi, del bestiame e del focolare domestico.

A riprova di questo, basti pensare alla coincidenza di antichi luoghi di culto, celtici e venetici, come Lagole, con i siti indicati dalle tradizioni popolari come dimore di Anguane.

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A questo proposito, ricordo, molto succintamente, che i Veneti Antichi avevano una vasta area di influenza, che andava dai Colli Berici ed Euganei, con le pianure circostanti, fino al litorale veneziano.

A loro volta, i Cimbri, nel periodo della loro massima estensione, coprivano un territorio che andava dai 13 comuni veronesi della Lessinia, ai 7 comuni vicentini dell’Altopiano di Asiago, passando da Recoaro.

Molto probabilmente, per il loro ruolo di Signore delle Acque, dispensatrici di fecondità, le Anguane erano connesse anche al culto di un dio maschile, in quanto paredro (controparte maschile della Dea, con cui forma la coppia divina), come il dio Silvano, a sua volta connesso con il celtico Taranis, o con qualche altro dio pagano, fecondatore e signore delle foreste e delle tempeste.

Ma le Anguane sono documentate, come presenza antica, anche in Lombardia; in questa regione, infatti, sono state ritrovate incisioni latine riportanti i termini “agganaicus” e “adceneicus”

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(forse riferimenti o aggettivi per qualche importante divinità), e iscrizioni riportanti dediche alle “ matronae adganai”.

E già nel XIII° secolo si ritrova la parola “aiguana” ( “De Jerusalem Celesti”, di Frate Jakouin da Verona).

Inoltre, spicca molto netta l’affinità con il termine provenzale “aigua” e con l’antico francese “aigue”.

Il Cristianesimo attribuì una connotazione malvagia a queste antiche divinità, sue dirette concorrenti sul territorio, e attribuì loro caratteristiche fisiche che ne intaccavano lo smalto ed il fascino, e le indicavano come chiare filiazioni diaboliche, come i piedi caprini o palmati, o il corpo peloso o cavo, celati da abiti sontuosi e sfavillanti.

Il mito dei piedi di capra delle Anguane, comunque, potrebbe anche derivare dalle tipiche antiche calzature di pelle di capra usate da alcune popolazioni montane, dette “calzari etruschi”.

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La civiltà Paleoveneta è caratterizzata dall’aver conservato il culto per la loro divinità femminile, anche dopo aver subito l’invasione, e la successiva fusione, con i popoli guerrieri, sciamati in ondate successive dalle steppe russe, e devoti alle loro divinità maschili.

Uno dei luoghi di culto più grandi e famosi era ad Este ( Padova ); qui i Veneti Antichi veneravano la loro Dea, chiamata Reitia.

Reitia molto raramente veniva raffigurata con sembianze umane, perché, in quanto Grande Dea, Grande Madre, dispensatrice di vita e salute, essa pervadeva con il suo soffio vitale ogni cosa vivente, e viveva attraverso ogni essere vivente.

Il culto di Reitia aveva le sue grandi sacerdotesse; donne che godevano di grande autorità e prestigio.

Il Cristianesimo cercò di sradicare il culto della divinità femminile delle popolazioni convertite ma, non riuscendovi mai completamente, cercò di far buon viso a cattivo gioco, incoraggiando il culto per la Vergine Maria, la madre di Gesù, e

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trasfondendo così, a poco a poco, la devozione viscerale e millenaria del popolo dal culto di Reitia, la Grande Madre, al culto mariano.

In questo modo, il culto pagano ( da “pagus”= villaggio)delle campagne, inestirpabile, veniva legittimato; e chiese vennero costruite dove prima c’erano luoghi sacri dedicati alla Dea, con i suoi molti nomi, e al dio suo consorte.

Un esempio tipico è il Santuario della Madonna del Covolo a Crespano del Grappa, costruito nei pressi di una fonte salutifera, o la chiesetta della “Madonna della Salute”, nei pressi del Lago di Lagole, le cui acque sono note da secoli per i poteri curativi; ma moltissimi altri esempi potrebbero essere fatti.

Ma la Vergine Maria, pur oggetto di grande devozione popolare, accoglie in sé soltanto l’aspetto più spirituale e trascendentale della Grande Madre pre-cristiana, datrice di vita, ma anche di morte, e signora della fertilità, e quindi anche della seduzione, del sesso e della magia.

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Tutti questi aspetti della Grande Dea, quindi, sono stati perpetuati dall’immaginario popolare, riversandoli nelle figure mitiche, magiche e caleidoscopiche delle Anguane, che hanno continuato a vivere per secoli, di generazione in generazione, nonostante tutti gli sforzi del Cristianesimo per estirparle o sopprimerle in qualche modo.

Ancora nel 1920, il Papa raccomandava che “….se non è possibile sopprimere quelle congreghe denominate filò dove, rivivono divinità e spauracchi ancestrali,….di chiudere la serata almeno con un rosario”.

In queste zone molte antiche divinità sono sopravvissute, attraverso secoli e secoli di sovrapposizioni e sincretismi con altre divinità importate e imposte, e declassamenti più o meno umilianti o da baraccone fieristico, fino al secolo scorso: il Massàriol, el Salvanèl, le Anguane, la Bissaboga, la Marantega, e altre.

A Calalzo di Cadore, in prossimità del Lago di Lagole, fu scoperto, nel secolo scorso, un

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importante santuario situato su un rilievo roccioso alla base di un pendio.

Nei pressi vi sono una miriade di laghetti e polle d’acqua solfureo-ferruginosa, e anche le famose “caverne delle Lagane”, come qui vengono chiamate le Anguane.

Il santuario di Lagole, e le acque del suo lago, era sicuramente connesso al culto di Ecate, una delle altre forme sotto cui era venerata la Grande Madre, questa volta in epoca romana.

Ecate, venerata dai Romani e spesso rappresentata con tre facce ( i tre aspetti della Dea: giovinetta, madre, vecchia ), e Signora Oscura della Magia e della Medicina, era invocata a Lagole sotto l’aspetto di Ecate Sanante, dispensatrice della salute.

Molto probabilmente, il Cristianesimo trasferì nella figura della malefica “Lagana” l’aspetto oscuro e magico di Ecate, troppo inquietante e difficile da gestire, e “tenne per sé” il suo potere salutifero, trasferendolo alla “Madonna della

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Salute”, a cui è dedicata una chiesetta molto antica nelle vicinanze del lago.

La sacralità delle acque

Nelle epoche preistoriche e proto-storiche, e anche nei secoli passati, l’acqua è sempre stata elemento vitale per le popolazioni. Da essa dipendeva la vita e la morte, in pratica. E quindi, il culto delle acque è sempre stato molto diffuso e importante, da sempre.

L’acqua è un elemento che ha un grande potere purificatore, terapeutico, generante e rigenerante; ma ha anche una natura ambivalente; infatti, così come può dare la vita a terreni, piante, animali e uomini assetati, può anche essere portatrice di morte e devastazione, con temporali e grandinate violente, inondazioni, esondazioni, maremoti.

I popoli primitivi, animisti e dotati di un istinto sciamanico naturale, davano aspetto e caratteristiche umane a questo o quel fiume, lago, fonte, corso d’acqua, che alla fine si identificava e sintetizzava con la divinità, o Spirito del Luogo, che la presiedeva.

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Spesso le acque avevano nome, caratteristiche e volto femminile. Così, per esempio, il fiume Brenta una volta era chiamato “la Brenta”.

Ancora oggi il folklore popolare narra come certi piccoli laghi, certe paludi, certe fonti e fontane siano privi di fondo, e porte di accesso per l’ “Altro Mondo”, ben noto agli sciamani di tutte le epoche e di tutte le culture, in cui ogni tanto scompaiono uomini e animali.

Molti santuari e luoghi di culto, non solo in Italia, sono legati alla presenza di fonti o acque miracolose, che tali erano considerate già molto prima dell’avvento del Cristianesimo, e che il Cristianesimo fece propri , legandoli al culto mariano, come la grotta della Poscola nei Lessini, o il Santuario della Madonna del Covolo a crespano del Grappa……o Lourdes.

Parimenti, nella zona di Buoro di Ciano, nel Montello, al culto dell’Anguana Ciane fu sostituito, nel medioevo, quello di San Memetro.

Il culto delle acque, e la loro funzione sacra di purificazione , rigenerazione, santificazione, è ben

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documentato nel Veneto, e in genere in tutto il Nord-Est; basti pensare al centro termale di Montegrotto Terme, che, oltre alle moderne terme, conserva ancora l’area archeologica del primitivo centro termale Paleoveneto.

Leggende celtiche

Alcune leggende, diffuse soprattutto nelle zone alpine, narrano invece di come le Anguane derivassero da antiche popolazioni di origine celtica, poi estintesi, quasi a voler dare una precisa collocazione “storica” ad un mito che, invece, ha radici molto più profonde, archetipiche, ed indefinibili completamente, per loro stessa natura.

Per esempio, a Belluno si narra che le Anguane furono le ultime donne celtiche, dai capelli rossi. Esse, per sfuggire ai colonizzatori e dominatori romani, si rifugiarono nelle grotte vicino a laghi e torrenti montani. Per questo, esse sono chiamate anche “Angane”, che è il loro nome celtico.

Col tempo, e col passare delle generazioni, esse divennero creature misteriose e affascinanti, e

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numerose storie narrano di esse ritraendole con caratteristiche a volte opposte e tra loro contrastanti, come abbiamo visto sopra.

Altre fole, più o meno dotte, suggeriscono altre ipotesi sull’origine e l’appartenenza etnica delle favolose Anguane:

A – alcuni pensano che abbiano avuto origine dalle antiche popolazioni euganee, che abitarono le Alpi e le Prealpi.

Le leggende le descrivono come donne alte, snelle, dagli occhi azzurri e dal piede caprino, e che portavano i loro bimbi sul dorso.

B – in Cadore si racconta che le Anguane erano le ultime donne di una razza mista, nata dall’unione di Tauisci ed Euganei.

C – altre storie raccontano della loro origine celtica o scandinava.

D – altre ancora le descrivono di stirpe etrusca.

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Fatto sta che, comunque, qualunque fosse la loro origine, respinte dalla pressione esercitata dalle nuove popolazioni, soprattutto dopo la conquista e la colonizzazione romana della Gallia Cisalpina, le Anguane dovettero, per sopravvivere, rintanarsi in posti sempre più impervi ed inaccessibili, e diventare “selvagge” (Sàlvadeghe”, appunto); loro che, in epoche precedenti, erano state venerate come divinità, forse anche per aver portato un po’ di benessere e civiltà a popolazioni primitive, come ben descrivono ancora oggi le storie sulle Anguane casare e massare.

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INDICE

Presentazione 7

Introduzione: I - Chi sono le Anguane 13

II - Origine ed etimologia 22

- La sacralita’delle acque 31 - Leggende celtiche 33

III - Caratteristiche delle Anguane 36

IV - I vari tipi di Anguane 44

V - I luoghi delle Anguane 53

VI - Un mito ricorrente 76

VII - La Magia del Fare 89

VIII - Lunga vita alle Anguane! 95

1. L’Anguana madre 101 2. Le Anguane e il latte 108 3. Le Anguane del MonteTurigi 112 4. Le Anguane di Zovencedo 121 5. La fontana delle Anguane 129 6. La Montagna Spaccata 137 7. Il Monte Summano 147 8. Le Anguane dei Colli Euganei 155 9. La promessa 159

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10. La buona vecchina 173 11. Gli abiti delle Anguane 188 12. Piede di capra 196 13. Le carte della fortuna 201 14. Puì Puà 207 15. Sangue di Anguana 217 16. L’Anguana innamorata 223 17. I libri delle Anguane 229 18. La benedizione del raccolto 238 19. La caccia 249 20. Le Anguane dei laghi alpini 257 21. La cucina delle Anguane 263 22. Le Anguane dell’Astico 268 23. Il prete e l’Anguana 279 24. Le Anguane del Piave 290 25. Le Anguane del Lago di Lagole 297 26. La Danza delle spade 304 27. Il bucato fatato 315 28. L’Anguana mascherata 321 29. Il tesoro delle Anguane 329 30. Il cacciatore pentito 334 31. Merisana 347 32. Neve 353 33. L’Anguanamadre 365

Commiato 373