sull’amore e sul matrimonio · 2016. 6. 10. · sull’amore e sul matrimonio (fra fabio...

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Anno 3 n. 4 Ciclostilato in proprio - Ufficio Parrocchiale Cles giugno 2016 Riflessioni, fatti, iniziative e curiosità delle Parrocchie di Cles, Mechel, Tuenno, Nanno, Pavillo, Rallo e Tassullo a cura di don Renzo Che ciascuno di noi possa camminare nella serenità e nella gioia! Che tu sappia seminare fra tutti la bellezza della vita e tanta pace. L’estate piace ed è attesa; offre luce, caldo; mette ali alla libertà. Ci può essere tempo per viaggiare per giocare per riposare. Quanto ti è dato, vivilo con sapienza sì che poi possa esser felice. E che tu goda di avere Cristo come Fratello e miglior Amico. Con Lui possa sperimentare che la Misericordia fa ricchi i tuoi giorni. La Misericordia faccia ricchi i tuoi giorni BUONA ESTATE Sull’amore e sul matrimonio (fra Fabio Scarsato) Quando due persone si vogliono bene, con verità e con passione, responsabilità e fedeltà, nel rispetto dell’unicità e della bellezza di que- sto sentimento che è ben più del semplice rapporto genitale - che semmai ne è un aspetto fondamentale di feconda intimità e di piacere Dio non può essere estraneo al loro amore e non benedirlo. Che le due persone ne siano consapevoli o meno, che il tutto rientri o no nei nostri schemi. Anzi, che le cose non stiano poi esattamente o di già in questi termini perentori, che sono ideali tutti da raggiungere in un cammino faticoso. Ma anche tutti da chiedere in dono da Dio. Che è come dire che la perfezione non ci appartiene neppure sotto le lenzuola. Aver celebrato il proprio amore nel sacramento del matrimo- nio, così come qualsiasi altra forma di convivenza, in sé non garantisce nulla. Un marito non finisce mai. Non smetterò mai di cercarlo, e vice- versa: una moglie non finisce mai, e non potrò smettere mai di cercarla. E lo stesso succede tra genitori e figli: per i secondi è la prima volta, d’accordo, ma in qualche modo lo è anche per i primi, e lo sarà a ogni successivo figlio. Altrettanto certo che io vorrei che ogni uomo e ogni donna che si amano si sposassero in chiesa. Non per la cerimonia, che ormai si può replicare in più pompa magna ovunque, né per le tradizioni sacrosante di nonni e genitori. E neanche perché porti bene. Ma perché credo che Gesù è la nostra vita e la forza dei nostri progetti di vita, e nella fedeltà di Dio pos- siamo giocarci arditamente e sconsideratamente anche la promessa di fedeltà reciproca. Dio non abbandona nessuno, ma celebrare il sacra- mento del matrimonio è partire, come dire? in maniera forte e audace. Per continuare altrettanto e terminare sempre nello stesso modo. Forse che cominciare con legami deboli, sostando perennemente accanto a porte di sicurezza aperte, confidando solamente sulle proprie forze emo- tive e la tenuta dei propri sentimenti, insomma da soli, non avrà esiti altrettanto deboli? Evidentemente ogni storia è a sé, ma mi colpisce la reazione dei nostri anziani di fronte a coppie che si separano: increduli- tà, e la tristezza che qualcosa di importante, di buono e di bello, un teso- ro vada perso. Per tutti.

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Page 1: Sull’amore e sul matrimonio · 2016. 6. 10. · Sull’amore e sul matrimonio (fra Fabio Scarsato) Quando due persone si vogliono bene, con verità e con passione, responsabilità

———–——————————————— Ecclesia ————————————————

Anno 3 n. 4 Ciclostilato in proprio - Ufficio Parrocchiale Cles giugno 2016

Riflessioni, fatti, iniziative e curiosità delle Parrocchie di

Cles, Mechel, Tuenno, Nanno, Pavillo, Rallo e Tassullo

a cura di

don Renzo

Che ciascuno di noi

possa camminare

nella serenità

e nella gioia!

Che tu sappia

seminare fra tutti

la bellezza della vita

e tanta pace.

L’estate piace

ed è attesa;

offre luce, caldo;

mette ali alla libertà.

Ci può essere tempo

per viaggiare

per giocare

per riposare.

Quanto ti è dato,

vivilo con sapienza

sì che poi

possa esser felice.

E che tu goda

di avere Cristo

come Fratello

e miglior Amico.

Con Lui

possa sperimentare

che la Misericordia

fa ricchi i tuoi giorni.

La Misericordia faccia ricchi i tuoi giorni

BUONA ESTATE

Sull’amore e sul matrimonio (fra Fabio Scarsato)

Quando due persone si vogliono bene, con verità e con passione,

responsabilità e fedeltà, nel rispetto dell’unicità e della bellezza di que-

sto sentimento che è ben più del semplice rapporto genitale - che semmai

ne è un aspetto fondamentale di feconda intimità e di piacere – Dio non

può essere estraneo al loro amore e non benedirlo. Che le due persone

ne siano consapevoli o meno, che il tutto rientri o no nei nostri schemi.

Anzi, che le cose non stiano poi esattamente o di già in questi termini

perentori, che sono ideali tutti da raggiungere in un cammino faticoso.

Ma anche tutti da chiedere in dono da Dio.

Che è come dire che la perfezione non ci appartiene neppure sotto le

lenzuola. Aver celebrato il proprio amore nel sacramento del matrimo-

nio, così come qualsiasi altra forma di convivenza, in sé non garantisce

nulla. Un marito non finisce mai. Non smetterò mai di cercarlo, e vice-

versa: una moglie non finisce mai, e non potrò smettere mai di cercarla.

E lo stesso succede tra genitori e figli: per i secondi è la prima volta,

d’accordo, ma in qualche modo lo è anche per i primi, e lo sarà a ogni

successivo figlio.

Altrettanto certo che io vorrei che ogni uomo e ogni donna che si amano

si sposassero in chiesa. Non per la cerimonia, che ormai si può replicare

in più pompa magna ovunque, né per le tradizioni sacrosante di nonni e

genitori. E neanche perché porti bene. Ma perché credo che Gesù è la

nostra vita e la forza dei nostri progetti di vita, e nella fedeltà di Dio pos-

siamo giocarci arditamente e sconsideratamente anche la promessa di

fedeltà reciproca. Dio non abbandona nessuno, ma celebrare il sacra-

mento del matrimonio è partire, come dire? in maniera forte e audace.

Per continuare altrettanto e terminare sempre nello stesso modo. Forse

che cominciare con legami deboli, sostando perennemente accanto a

porte di sicurezza aperte, confidando solamente sulle proprie forze emo-

tive e la tenuta dei propri sentimenti, insomma da soli, non avrà esiti

altrettanto deboli? Evidentemente ogni storia è a sé, ma mi colpisce la

reazione dei nostri anziani di fronte a coppie che si separano: increduli-

tà, e la tristezza che qualcosa di importante, di buono e di bello, un teso-

ro vada perso. Per tutti.

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“E cominciarono a parlare in altre lin-

gue”.” Ciascuno li capiva”: così a Penteco-

ste.

La Parola di Dio è la grande protagonista

oggi: Parola dirompente, sconvolgente,

sorprendente, generatrice di comunione.

In questo tempo però c’è una vera crisi

della parola: le parole non parlano, girano

all’impazzata sul web, intasano le caselle

della posta elettronica. La parola è diventa-

ta debole, senza arte né parte, è diventata

uno strumento per generare macchine del

fango, per insultare, per fare del male. La

parola del web crea solitudini; o non parla

o diventa cattiva.

A noi oggi viene proposto un corso di alfa-

betizzazione per imparare a parlare per di-

re parole di comunione, di vita, di storia, di

futuro.

Nella nostra esperienza conserviamo paro-

le di persone care, per esempio della nostra

mamma o di un amico, parole dette in quel

modo che ci ha fatto del bene e che niente

cancella. Abbiamo dentro alcune parole

toccasana e che ci portano pace. Una pa-

rola che è creatrice se viene da chi ti ama.

Chi ama, con la parola genera e apre solchi

di speranza.

Lo Spirito di Cristo, vero Web della Verità,

oggi dona una Parola nuova, la dona intat-

ta dopo duemila anni: è Gesù Cristo!

“Prenderà del mio e ve l’annunzierà!”. Sì,

si tratta di Gesù! Non è parola astrusa, non

è un concetto: è un Volto da vedere e toc-

care. Credere è vedere: non è anzitutto un

pensare: siamo chiamati a vedere Dio in

Gesù che per trent’anni ha imparato l’arte

di essere uomo. E così Gesù può racconta-

re storie di quotidianità e può parlare di un

Padre che ti ama perché sei suo figlio. Un

Padre che ti ama e non sta a vedere se lo

ami.

Gesù si sporca le mani con la terra; fre-

quenta la stanza dove si soffre. E’ Volto di

un Uomo che muore regalando Misericor-

dia e parlando bene della terra. Su questo

Dio siamo chiamati a volgere lo sguardo.

Siamo in ritardo nel guardare a questo Dio

così Uomo! Dio parla con gli occhi: perché

ha guardato ci capisce.

Frequentate questo Dio dalla bellezza tutta

da vedere (e da mangiare!), il Dio che con

la sua Parola può cambiare il mondo. La

sua Parola diventerà come rugiada se voi

imboccherete la via della tenerezza!

Il futuro della Chiesa è in quel meraviglio-

so Dio che essa rischia di tenere ancora nel

cellofan: siamo una Chiesa che fa cornicet-

te attorno al Signore anziché viverlo.

Davanti a noi non c’è un tempo maledetto:

c’è un tempo di vita e di salvezza. Perché

lo Spirito ci dà la Parola eterna.

Non dobbiamo rimpiangere il passato (fra

il resto anche perché cadiamo nel mecca-

nismo della idealizzazione). Qui ora c’è

tutto: abbiamo Dio! Il passato va ripescato

per ritornare a quando abbiamo sperimen-

tato l’amore di Dio. Tra di noi c’è bisogno

di non staccarci da Dio.

Comunità pastorale di Santo Spirito: cam-

mina con Dio! Buon cammino a tutte sette

le Comunità.

15.05.2016

istituzione dell’Unità Pastorale di Santo Spirito

Appunti dall’omelia di don Lauro, vescovo

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Gesù è “l’uomo degli incontri“. Egli non

“cerca mai il peccato di una persona, ma

si posa sempre sulla sofferenza e sul biso-

gno”. Noi che vogliamo essere discepoli

di Gesù, siamo chiamati a fare lo stesso:

sull’esempio del racconto del buon sama-

ritano dobbiamo “vedere, capire, toccare e

lasciarsi toccare dalle lacrime” del nostro

prossimo.

Vedere è quanto fa il buon samaritano:

non si tratta di un vedere fine a se stesso

ma di un vedere che va a fondo, che va a

comprendere i perché. Dietro ogni soffe-

renza, dietro ogni lacrima ci sono molti

perché: aiutare il prossimo non è solo ri-

solvere il problema immediato, ma andare

alla radice del problema ed eliminare ciò

che lo causa.

Per fare questo è necessario fermarsi: “la

vera differenza non è tra cristiani, musul-

mani o ebrei, la vera differenza non è tra

chi crede o chi dice di non credere. La ve-

ra differenza è tra chi si ferma e chi non si

ferma davanti alle ferite, tra chi si ferma e

chi tira dritto. Se io ho passato un’ora

soltanto ad addossarmi il dolore di una

persona, lo conosco di più, sono più sa-

piente di chi ha letto tutti i libri. Sono sa-

piente della vita“.

Questa sapienza della vita è quella che

permette di comprendere i bisogni del

prossimo, è quella che genera la compas-

sione.

Il samaritano “vide le ferite di quell’uomo,

e si sentì ferire“: al posto di passare oltre,

il samaritano si ferma, tocca le ferite di

quell’uomo e si lascia toccare da queste.

In una parola, ne ebbe compassione. “Se

asciugo una lacrima, io lo so, non cambio

il mondo, non cambio le strutture

Vedere, fermarsi, toccare:

tre verbi da non dimenticare mai

(Ermes Ronchi)

dell’iniquità, ma ho inoculato l’idea che la

fame non è invincibile, che le lacrime degli

altri hanno dei diritti su ciascuno e su di

me, che io non abbandono alla deriva chi

ha bisogno, che tu non sei gettato via, che

la condivisione è la forma più propria

dell’umano.

Perché la misericordia è tutto ciò che è es-

senziale alla vita dell’uomo.

La misericordia è un fatto di grembo e di

mani. E Dio perdona così: non con un do-

cumento, con le mani, un tocco, una carez-

za”.

In molte scene del Vangelo, infatti, quando

Gesù incontra gli ultimi della società di al-

lora, come il lebbroso o il figlio morto del-

la vedova di Nain, vediamo proprio che

Gesù segue lo schema appena descritto

“vedere, capire, toccare e lasciarsi tocca-

re“.

E allora “come fare per vedere, capire, toc-

care e lasciarsi toccare dalle lacrime” de-

gli altri?: “imparando lo sguardo e i gesti

di Gesù, che sono quelli del buon samari-

tano: vedere, fermarsi, toccare, tre verbi

da non dimenticare mai“.

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Papa Francesco ha sottolineato come la miseri-

cordia di Dio sia una vero e proprio oceano, in-

contenibile e inarrestabile, tanto ce sono infiniti

i modi in cui si rende visibile ai nostri oc-

chi. “Dio non si stanca mai di esprimerla, noi

non dovremmo mai abituarci a riceverla, ricer-

carla, e desiderarla! È qualcosa di sempre nuo-

vo che provoca stupore e meraviglia nel vedere

la grande fantasia creatrice di Dio quando ci

viene incontro con il suo amore“.

La misericordia prima di tutto si manifesta per

mezzo della vicinanza: “una vicinanza che si

esprime e si manifesta principalmente come aiu-

to e protezione. Citando il profeta Osea, il Santo

Padre ha invitato a pensare alla vicinanza di Dio

come “all’abbraccio di un papà e di una mam-

ma con il loro bambino … Dio prende ciascuno

di noi e ci solleva fino alla sua guancia. Quanta

tenerezza contiene e quanto amore esprime!“

Perché è tanto importante comprendere appieno

al misericordia di Dio? Perché “Gesù ci ha detto

che dobbiamo essere “misericordiosi come il

Padre” (cfr Lc 6,36)“, e questo non solo a paro-

le, ma nei fatti. “Può essere facile parlare di

misericordia, mentre è più impegnativo diventa-

re concretamente dei testimoni“. “È questo un

percorso che dura tutta la vita e non dovrebbe

conoscere alcuna sosta“.

La misericordia di Dio, infatti, anche in virtù dei

suoi tanti volti, che sono la vicinanza, la tene-

rezza, la compassione, la condivisione, la con-

solazione, il perdono, “non può essere tenuta

nascosta né trattenuta solo per sé stessi“: “chi

più ne riceve, più è chiamato a offrirla, a condi-

viderla – ha spiegato il Papa – È qualcosa che

brucia il cuore e lo provoca ad amare, ricono-

scendo il volto di Gesù Cristo soprattutto in chi

è più lontano, debole, solo, confuso ed emargi-

nato“.

“La misericordia non è ferma va alla ricerca

della pecora perduta, e quando la ritrova espri-

me una gioia contagiosa“, così anche oggi “la

misericordia non può mai lasciarci tranquilli. È

l’amore di Cristo che ci “inquieta” fino a quan-

do non abbiamo raggiunto l’obiettivo; che ci

spinge ad abbracciare e stringere a noi, a coin-

La nostra fede è concreta,

è misericordia;

non è una idea

volgere quanti hanno bisogno di misericordia per

permettere che tutti siano riconciliati con il Pa-

dre“.

Infine, Francesco ha sottolineato come l’apostolo

“Tommaso era un testardo. Non aveva creduto. E

ha trovato la fede proprio quando ha toccato le

piaghe del Signore. Una fede che non è capace di

mettersi nelle piaghe del Signore, non è fede! Una

fede che non è capace di essere misericordiosa

come sono segno di misericordia le piaghe del

Signore, non è fede: è idea, è ideologia. La nostra

fede è incarnata in un Dio che si è fatto carne,

che si è fatto peccato, che è stato piagato per noi!

Ma se noi vogliamo credere sul serio e avere la

fede, dobbiamo avvicinarci e toccare quella pia-

ga, accarezzare quella piaga e anche abbassare

la testa e lasciare che gli altri accarezzino le no-

stre piaghe“.

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Da quanto i vostri catechisti hanno detto,

voi siete ragazzi normali, ragazzi del no-

stro tempo. Chiamati oggi a guardare in-

sieme a Dio, ma forse ancora di più a la-

sciarvi guardare da Dio. Nella scuola do-

vete prendervi l’impegno di porre attenzio-

ne ad una formula? Una volta la si usava

scrivere su una mano o su un polso. Forse

anche oggi lo si usa fare? E’ vero? Ma co-

sa ti scrivi sulla mano? Il nome della per-

sona che pensi, la formula per il tema, in-

somma ciò che è importante e che vuoi ri-

cordare.

Oggi Dio fa questo per voi! Dio scrive sul-

la sua mano la realtà più importante, i no-

stri nomi, i vostri nomi. Dio sa riconosce-

re la sua calligrafia e li pronuncia in modo

splendido. E’ il Buon Pastore che ama le

sue pecore. E’ un Dio pronto a tutto per

noi. A noi capita di dire: ”Sono pronto a

tutto”, ma poi quando le cose si fanno dif-

ficili, lasciamo perdere. Il Dio cristiano re-

sta pronto a tutto.

A Lui interessano le passioni dei suoi figli.

Ama ciascuno con le sue qualità. Ed ognu-

no di noi ha qualità E se si mettono in cir-

colo assieme a quelle degli altri si moltipli-

cano. Nella relazione tutto si moltiplica.

Dio fa tifo alle nostre relazioni e alla no-

stra creatività. Si adopera per animare la

relazione con noi stessi (è difficile a volte)

e con gli altri. Sostiene il nostro desiderio

di amare e di essere amati. Dio è appassio-

nato alla liturgia della nostra vita che co-

nosce entusiasmi e stanchezza.

Ragazzi, cercate persone che vi raccontino

Dio, il Dio che fa tifo per voi, che desideri-

no che viviate dando libertà alle vostre

qualità, che vi aiutino ad ospitare doman-

de. Perché non bastano le rispostine. Cer-

care è trovare il coraggio di cercare. Dio

centra con il coraggio delle domande. Cer-

cate le vostre risposte, non quelle degli al-

tri. Cercate il vostro credo. E fatelo insie-

me. In montagna se si va da soli, ci si fer-

ma. Se ci si va con altri, ci si sostiene. Ed

alla meta ci sia arriva. Lasciate che Dio vi

stia accanto. Ricordatevi che a Dio voi sta-

te a cuore. Vivere dentro la Chiesa è una

grande possibilità. I gruppi parrocchiali

sono una grande occasione. Fate più del

possibile per restarci!

Una mamma raccontava che suo figlio le

chiedeva: “Mamma, sei contenta della tua

vita?”. “L’ho guardato dopo un momento

di forte stupore e ho detto di sì”

Nella giornata mondiale delle vocazioni

ricordo che vedere una coppia di sposi o

dei preti che sorridono, una suora, dei cori-

sti entusiasti: questo attira!

Tu, genitore, se tuo figlio ti chiedesse se

sei felice della vita che vivi, cosa risponde-

resti?

Guardatevi le scarpe: non le scarpe per og-

gi, per la Cresima adatte per il fotografo.

Solo le scarpe del battezzato e del cresima-

to sono scarpe che metti senza paura. Sono

scarpe con le quali fai chilometri.

Vi auguro di cambiare scarpe. Di metterle

comode e di trovare adulti cristiani che vi

aiutino a camminare dietro al Pastore affa-

scinante.

Omelia di don Tiziano Telch 16.04.2016: Cresima in Cles

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Se nella nostra vita non

c’è Gesù, ci si rinchiude

in se stessi

Il Giubileo dei Giovani, con oltre 60.000 giovani

giunti da tutta Italia ed Europa per festeggiare con

Papa Francesco questo Anno Santo della Misericor-

dia, ha riempito strade e piazze di Roma: tra gli e-

venti inattesi della giornata, che hanno contribuito

ad aumentare ancora di più la gioia, la presenza del

Pontefice tra i padri confessori.

In una Piazza San Pietro trasformata in un grande

luogo di confessione, tra gli oltre 150 sacerdoti che

dispensavano il Sacramento della Confessione ai

tanti fedeli, particolarmente giovani visto che in

questi giorni vi è appunto il Giubileo dei Giovani, è

arrivato Papa Francesco, che, dalle 11.30 alle

12.45, ha confessato 16 ragazzi.

Sempre ai giovani è stato dedicato il messaggio su

Twitter, nel quale Francesco ha scritto: “Cari ra-

gazzi e ragazze i vostri nomi sono scritti nel cielo,

nel cuore misericordioso del Padre. Siate corag-

giosi, controcorrente!”.

Dopo aver ricevuto la confessione, i giovani che

stanno partecipando al Giubileo hanno quindi attra-

versato la Porta Santa, dopo esservi giunti in pelle-

grinaggio partendo da Castel Sant’Angelo e percor-

rendo Via della Conciliazione: un passaggio, que-

sto, da cui il Papa è voluto partire nel suo video-

messaggio trasmesso in occasione della Festa

all’Olimpico, tenutasi nella serata, che è stata un

susseguirsi di cantanti e testimonianze.

“Non dimenticate che la Porta indica l’incontro

con Cristo, che ci introduce all’amore del Padre e

ci chiede di diventare misericordiosi, come Lui è

misericordioso”, ha dunque detto Bergoglio ai

giovani. Quindi facendo espresso riferimento alla

bandana che è stata consegnata ai giovani parteci-

panti e che riporta opere di misericordia corporale

concrete, Francesco ha ricordato come que-

ste appartengono alla vita di tutti i giorni e

“permettono di riconoscere il volto di Gesù nel

volto di chi incrocia il nostro cammino, soprattut-

to i più deboli: profughi, forestieri, ammalati“.

“Essere misericordiosi“, ha inoltre aggiunto Ber-

goglio, “vuol dire anche essere capaci di perdo-

no. E questo non è facile, eh?“. Perdonare, ma

anche chiedere scusa quando siamo noi stessi a

lasciarsi trasportare dalle emozioni: “può succede-

re che, a volte, in famiglia, a scuola, in parroc-

chia, in palestra o nei luoghi di divertimento

qualcuno ci possa fare dei torti e ci sentiamo offe-

si; oppure in qualche momento di nervosismo

possiamo essere noi ad offendere gli altri. Non

rimaniamo con il rancore o il desiderio di vendet-

ta!“, ha dunque detto Francesco, e an-

che impariamo a chiedere scusa.

La vera felicità è stare con Gesù: “Ragazzi, quan-

te volte mi capita di dover telefonare a degli ami-

ci, però succede che non riesco a mettermi in con-

tatto perché non c’è campo. Sono certo che capita

anche a voi, che il cellulare in alcuni posti non

prenda… – ha dunque concluso Papa Francesco –

Bene, ricordate che se nella vostra vita non c’è

Gesù è come se non ci fosse campo! Non si riesce

a parlare e ci si rinchiude in se stessi. Mettiamoci

sempre dove si prende! La famiglia, la parroc-

chia, la scuola, perché in questo mondo avremo

sempre qualcosa da dire di buono e di vero“.

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“Piccolo” perché si tratta di meno di 10

Km. ma si sa, con le cose del Signore le

unità di misura sono altre.

Ad esempio: se calcoliamo la partecipazio-

ne, la gioia di trovarsi insieme, il numero

di paesi coinvolti nel GIUBILEO DELL’

ANZIANO E DEL MALATO che si è ce-

lebrato a Sanzeno domenica 8 maggio, al-

lora potremmo anche chiamarlo un

GRANDE INCONTRO CON GESU’ RI-

SORTO E CON LA MISERICORDIA

DEL SIGNORE.

Alle 15, tutti pronti davanti alla PORTA

SANTA della bellissima Basilica dei Santi

Martiri Sisinio, Martirio e Alessandro che

proprio lì, più di 1600 anni fa, sono stati

uccisi e bruciati dalla popolazione locale

ancora pagana.

Essi hanno portato per primi la Parola di

Dio in Val di Non e qui hanno trovato il

martirio. E’ per questo che ora, nel sole

tiepido e nel vento che scompiglia le vesti

dei Sacerdoti e i capelli delle signore, da-

vanti al bel portale della Basilica di Sanze-

no, penso che passano i millenni ma le co-

se non sembrano cambiare: anche adesso,

proprio nei primi paesi dove è arrivata la

UN “PICCOLO PELLEGRINAGGIO” della neonata Unità Pastorale di Santo Spirito

(Cles-Mechel-Rallo-Pavillo-Nanno-Tassullo-Tuenno)

fede, lì si accaniscono le persecuzioni.

S. Paolo ci racconta in questi giorni nella

liturgia, della sua predicazione nelle città

dell’odierna Siria, e noi tutte le sere vedia-

mo in TV gli abitanti straziati di Aleppo

che scavano nelle macerie della loro città

(1.900.000 abitanti, capitale culturale del

mondo islamico, patrimonio dell’ Umani-

tà) nella speranza di trovare qualche perso-

na cara ancora viva.

Ma è ora di entrare! Preceduti da don

Renzo, don Sandro, don Daniele, padre

Valerio e don Marco, attraversiamo la Por-

ta Santa con tutti i nostri malati. La Basili-

ca è piena, il Coro di Revò ci accompagna

con calore.

All’ unzione dei malati quasi tutti sorrido-

no, sono riconoscenti del- l’attenzione

che ricevono, alcuni sembrano stupiti di

quelle 3 piccole croci che il Sacerdote di-

segna sulla loro fronte e sul palmo delle

loro mani: è colpa nostra, non abbiamo

pensato di spiegare loro che è una carezza

del Signore per il pensiero e le azioni del-

la loro vita. pco