sullaviadellavita anno 4 n.1

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sulla VIA della VITA Febbraio 2015 Presenza Pastorale in Ospedale Anno 4 n. 1 La Famiglia di fronte al dolore Continua a pag. 2 SPECIALE Giornata del Malato Non c’è famiglia che, prima o poi, non sia toccata dalla dura prova del dolore, della malattia, della sofferenza, della compro missione dell’efficienza psicofisicaspiri tuale e dalla morte. Nonostante la famiglia sia andata incontro negli ultimi decenni a profonde tra sformazioni, che ne hanno messo a dura prova la solidità e la stabilità, essa rimane un’insostituibile scuola di umanità, culla della vita, luogo di solidarietà e di soste gno tra generazioni. Prima e più vitale cellula della società, la famiglia è anche il primo e più naturale luogo di cura. Cia scuno di noi può aver sperimentato, in occasione di malanni piccoli o grandi, quanto fosse importante la vicinanza delle persone care per affrontare non solo i sintomi fisici e l’eventuale disabilità, ma anche i vissuti emotivi di ansia, di paura, di smarrimento e di depressione. Non c’è dubbio che la famiglia è investita in maniera forte e diretta dalle conse guenze affettive ed esistenziali del dolore e della malattia di un suo membro fino al punto che, in mancanza di sostegno e di valorizzazione, tale dura realtà può a volte costituire per essa un carico troppo pe sante da sopportare. Se è un confortante dato di fatto che tante famiglie scrivono ancora oggi toccanti sto rie di comunione e di amore e che l’istitu zione familiare rimane una scuola privilegiata del prendersi cura, è anche ve ro che molti nuclei familiari si sentono isolati, abbandonati e non aiutati di fronte a gravi difficoltà e a un prolungato dolore. La famiglia si rivela così come una pre senza forte ma anche fragile, investita da contraccolpi economici, lavorativi, assi stenziali, fisici, psicologici, morali e spiri tuali. E le criticità aumentano non solo per la carenza di informazioni, per le diffi coltà di accesso alle prestazioni e ai servizi sociosanitari, per la scarsità e l’inade guatezza degli aiuti, per la carente attenzione degli operatori sanitari ai biso gni di significato e relazionali, per la poca attenzione che mostrano a volte anche le nostre comunità cristiane, per la necessità di costruire faticosamente nuovi equilibri, ma anche per la sofferenza derivante da una situazione di solitudine resa più triste dall’indifferenza e dalla mancanza di so stegno. 1 Febbraio 2015 XXXVII Giornata per la Vita Quest’anno la Giornata annuale per la Vita porta il titolo “Solidali per la Vita”. Il messaggio della CEI, partendo da una citazione di Papa Francesco dove afferma che “i bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli” rilancia “l’invito a farci servitori di ciò che è “seminato nella debolezza”, dei piccoli e degli anziani, e di ogni uomo e di ogni donna per i quali va riconosciuto e tutelato il diritto primordiale alla vita. Il messaggio segnala il preoccupante calo della natalità. “I bambini che nascono oggi sempre meno, si ritroveranno ad essere come la punta di una piramide sociale rovesciata, portando su di loro il peso schiacciante delle generazioni precedenti”. Certo, sono tante le cause, non ultime anche l’aborto (100.000 all’anno in Italia), la fecondazione artificiale (molti degli ovuli fecondati non nasceremmo mai). “Il nostro Paese non può lasciarsi rubare la fecondità." Il desiderio di un figlio, legittimo ma che non può diventare una pretesa ad ogni costo, può prendere le strade della solidarietà attraverso l’adozione (purtroppo ancora molto ostacolata dalla legislazione), dell’affido, del sostegno a donne in difficoltà, l’attenzione alle difficoltà poste a nascituri dai flussi migratori… Saluto ai Direttori generali, a chi va e a chi arriva. Corre l’obbligo morale e di riconoscenza di dare anche dal nostro umile foglio pastorale un saluto al dr. Sandro Caffi, che ha guidato questa Azienda Ospedaliera negli ultimi anni, anni di grande sfide in particolare in Borgo Trento con l’erezione e l’avviamento del Polo Chirurgico e con l’avvio del cantiere del nuovo Ospedale della Donna e del Bambino. Il dr. Caffi ha sempre mantenuto un profilo di serietà, di impegno, di lavoro, di rispetto delle persone, e – per quanto ci riguarda più da vicino di attenzione alla umanizzazione dell’ambiente anche attraverso la cifra dell’arte! e alla valorizzazione della risorsa religiosa. Un benvenuto caloroso al nuovo Direttore Generale, dott. Francesco Cobello, perché riesca quanto prima a calarsi nella nuova realtà. Noi credenti siamo chiamati a pregare per i nostri governanti, perché agiscano sempre per il bene di tutti, e non faremo mancare per il dott. Francesco la nostra parte. Buon lavoro.

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Cappellania Ospedale di Verona - Borgo Trento Sulla VIA della VITA - Periodico del Servizio Religioso. - con INSERTO XXIII Giornata Mondiale del Malato

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Page 1: SullaViadellaVita Anno 4 n.1

sulla VIA della VITAFebbraio 2015

P r e s e n z a P a s t o r a l e i n O s p e d a l e

Anno 4 ­ n. 1

La Famigliadi fronte al dolore

Continua a pag. 2

SPECIALEGiornata del Malato

Non c’è famiglia che, prima o poi, non siatoccata dalla dura prova del dolore, dellamalattia, della sofferenza, della compro­missione dell’efficienza psico­fisica­spiri­tuale e dalla morte.Nonostante la famiglia sia andata incontronegli ultimi decenni a profonde tra­sformazioni, che ne hanno messo a duraprova la solidità e la stabilità, essa rimaneun’insostituibile scuola di umanità, culladella vita, luogo di solidarietà e di soste­gno tra generazioni. Prima e più vitalecellula della società, la famiglia è anche ilprimo e più naturale luogo di cura. Cia­scuno di noi può aver sperimentato, inoccasione di malanni piccoli o grandi,quanto fosse importante la vicinanza dellepersone care per affrontare non solo isintomi fisici e l’eventuale disabilità, maanche i vissuti emotivi di ansia, di paura,di smarrimento e di depressione.Non c’è dubbio che la famiglia è investitain maniera forte e diretta dalle conse­guenze affettive ed esistenziali del doloree della malattia di un suo membro fino alpunto che, in mancanza di sostegno e divalorizzazione, tale dura realtà può a voltecostituire per essa un carico troppo pe­sante da sopportare.Se è un confortante dato di fatto che tantefamiglie scrivono ancora oggi toccanti sto­rie di comunione e di amore e che l’istitu­zione familiare rimane una scuolaprivilegiata del prendersi cura, è anche ve­ro che molti nuclei familiari si sentonoisolati, abbandonati e non aiutati di frontea gravi difficoltà e a un prolungato dolore.La famiglia si rivela così come una pre­senza forte ma anche fragile, investita dacontraccolpi economici, lavorativi, assi­stenziali, fisici, psicologici, morali e spiri­tuali. E le criticità aumentano non soloper la carenza di informazioni, per le diffi­coltà di accesso alle prestazioni e ai servizisociosanitari, per la scarsità e l’inade­guatezza degli aiuti, per la carenteattenzione degli operatori sanitari ai biso­gni di significato e relazionali, per la pocaattenzione che mostrano a volte anche lenostre comunità cristiane, per la necessitàdi costruire faticosamente nuovi equilibri,ma anche per la sofferenza derivante dauna situazione di solitudine resa più tristedall’indifferenza e dalla mancanza di so­stegno.

1 Febbraio 2015

XXXVII Giornata per la VitaQuest’anno la Giornata annuale per la Vitaporta il titolo “Solidali per la Vita”.Il messaggio della CEI, partendo da unacitazione di Papa Francesco dove affermache “i bambini e gli anziani costruiscono ilfuturo dei popoli” rilancia “l’invito a farciservitori di ciò che è “seminato nelladebolezza”, dei piccoli e degli anziani, e diogni uomo e di ogni donna per i quali variconosciuto e tutelato il diritto primordialealla vita.Il messaggio segnala il preoccupante calodella natalità. “I bambini che nascono oggisempre meno, si ritroveranno ad esserecome la punta di una piramide socialerovesciata, portando su di loro il pesoschiacciante delle generazioni precedenti”.Certo, sono tante le cause, non ultime anche l’aborto (100.000 all’anno in Italia), lafecondazione artificiale (molti degli ovuli fecondati non nasceremmo mai).“Il nostro Paese non può lasciarsi rubare la fecondità."Il desiderio di un figlio, legittimo ma che non può diventare una pretesa ad ogni costo,può prendere le strade della solidarietà attraverso l’adozione (purtroppo ancora moltoostacolata dalla legislazione), dell’affido, del sostegno a donne in difficoltà, l’attenzionealle difficoltà poste a nascituri dai flussi migratori…

Saluto ai Direttori generali,a chi va e a chi arriva.Corre l’obbligo morale e di riconoscenza didare anche dal nostro umile foglio pastorale unsaluto al dr. Sandro Caffi, che ha guidato questaAzienda Ospedaliera negli ultimi anni, anni digrande sfide in particolare in Borgo Trento conl’erezione e l’avviamento del Polo Chirurgico econ l’avvio del cantiere del nuovo Ospedaledella Donna e del Bambino.Il dr. Caffi ha sempre mantenuto un profilo diserietà, di impegno, di lavoro, di rispetto dellepersone, e – per quanto ci riguarda più davicino – di attenzione alla umanizzazionedell’ambiente ­ anche attraverso la cifradell’arte! ­ e alla valorizzazione della risorsareligiosa.

Un benvenuto caloroso al nuovo DirettoreGenerale, dott. Francesco Cobello, perchériesca quanto prima a calarsi nella nuova realtà.Noi credenti siamo chiamati a pregare per inostri governanti, perché agiscano sempre peril bene di tutti, e non faremo mancare per ildott. Francesco la nostra parte. Buon lavoro.

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Mi chiamo Teresa, abito in Puglia e daormai otto mesi frequento l’Ospedale diB.go Trento, perché mio marito Franco hasubìto un intervento. Tutto sembrava cheandasse bene ma sono subentrate dellecomplicazioni che ci hanno fatto entrarein un tunnel che pare senza via d'uscita.Franco da un anno è a casa dal lavoro inmalattia, in nostra assenza il figlio piùgrande ha dovuto accudire il più piccoloancora adolescente, il quale per reaziones’è rifiutato di proseguire la scuola. Il no­stro raccolto di olive quest’anno è andatopraticamente perduto.Nella casa delle suore dove ho alloggiatoho conosciuto tante persone, ognuna con

una propria sofferenza, e sono diventataamica con alcune di loro scambiando glialti e bassi delle nostre giornate. Hocercato di confortare gli altri e ho anchericevuto tanto da loro. Le suore mi sonostate molto vicino, come anche a Franco,e hanno pregato tanto per lui.In questo periodo la preghiera alla Ma­donna e a Gesù mi hanno permesso disopportare giornate durissime, perché hovissuto la sofferenza di Franco senza poterfar niente per alleviare i suoi dolori e que­sto mi lacerava il cuore. Ho capito che lavita è molto bella se è vissuta giorno pergiorno insieme a Gesù, che ci accompa­gna soprattutto nei momenti bui. Possodire che qui ho imparato a pregare colti­vando un dialogo con il Signore, e a voltemi sono anche arrabbiata con Lui perchénon riuscivo a capire come mai la mia fa­miglia stesse ricevendo tutte queste soffe­renze, compresi i miei figli.Solo col tempo ho capito che Gesù ci hasì detto che ci sarà sempre vicino nel be­ne e nel male, ma non ci ha promessouna vita sempre facile e lineare. Ho capitoche bisogna affrontare le giornate con losguardo rivolto verso di Lui, solo cosìpossiamo essere felici e forti nell’affronta­re anche la malattia, che è la nostra croce,proprio come quella che Lui ha portatoper noi.La preghiera continui ad illuminare la no­stra anima e guidi la mia famiglia sullaretta via, con la fiducia e la speranza nellamisericordia di Gesù che ci ama tanto,anche se peccatori.Un grande abbraccio a tutti quelli che inquesto lungo periodo ci sono statiaccanto con la loro presenza e con la loropreghiera. Grazie!

Continua da pag. 1 La Famiglia

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La famiglia, luogo naturale di cura, diaffetto e di calore umano, deve essere aiu­tata a trasformarsi in luogo di produzionedi senso e di costruzione di speranza.In questo cammino anche la comunità cri­stiana è chiamata ad essere attenta, vicina,sensibile, risvegliando le coscienze eaccompagnando le famiglie provate dagravi situazioni di malattia.La scelta pastorale di essere accanto a chisoffre esige che l’attenzione al malato ealla sua famiglia si traduca in scelteconcrete di testimonianza e di servizio, te­nendo conto che, paradossalmente,quanto più pesante è il fardello, tanto piùla famiglia tende a portarlo da sola.Occorre comporre un mosaico terapeuti­co e d’integrazione e coordinamento pa­storale che coinvolga le molteplici figuresananti, superando separazioni e partico­larismi. Padre Adriano Moro

Testimonianza:

La mia famiglia inbalìa delle onde

Il raccontoCi fu un incendio che consumò moltecase, eccetto un piccolo quartiere in cuivivevano un grande studioso dellaBibbia e la sua umilissima moglie, che loaccudiva con amorevolezza da sempre.Molti in paese gridarono al miracolo,per il fatto che il fuoco si fosse fermatoproprio davanti alla casa dello studiosoe commentavano: “Vedi come Dio ama isapienti?”. Ma l’uomo, udito quanto sidiceva, rispose: “Non è la mia sapienzaad aver fermato il fuoco, ma l’amoredella mia sposa, molto più importantedi ogni studio!”.

In questa parabolasi dicono due cose:che l’amore è importantee che il vero sapienteè colui che sa riconoscerlo.

Racconti di corsia: di padre Edoardo

Forte come la morte è l’amoreA volte ci sono davvero luoghi stravagantiper celebrare le nozze. C’è chi è amantedi montagna e le celebra in cima a4000m., c’è chi ama il volo e scambia il sìin paracadute, c’è chi sceglie il villaggiopiù recondito di una foresta amazzonica,la mia amica Mihaela sogna di sposarsi suuna spiaggia di sabbia bianchissima,a pie­di nudi… De gustibus non est dispu­tandum. Beh, c’è anche chi lo fa inospedale. Non per un gusto perversoma solo perché obbligato dal preci­pitare di una situazione di malattia.La storia che vi racconto la vogliocondividere perché mi ha commos­so.Mi arriva durante il pranzo una chia­mata da Paola, caposala della Medici­na. Mi chiede un “grosso favore”.Oddio cosa mi chiederà mai? “Padre,avresti in chiesa un bel vaso di fiori,

solo da prestare, perché fra due ore houn matrimonio in reparto e vorrei rende­re un po’ bello l’ambiente”. Sapevo chi sidoveva sposare, una donna minuta di 40anni, che ha una bambina di quattro colproprio convivente, molto religiosa maper precedente matrimonio nella classicasituazione irregolare. I medici hannoparlato chiaro alla famiglia e ancheall’interessata: il tumore recidivo per la

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L' Eucaristia ela Pasqua ebraica­ Zia Agia, perché la prima comunioneme l’anno fatta fare nel periodo di Pa­squa?Eh, già, la Pasqua! La Chiesa non fa che ri­badire la scelta di Gesù, che ha volutoproprio nell’imminenza della Pasquaebraica fare quel gesto dell’istituzionedella Eucaristia, nella sua Ultima cena.

­ E perché Gesù ha voluto farlo nel tempodella Pasqua ebraica?Perché egli stava inaugurando la NuovaAlleanza, portando a compimento quellache Jahvé Dio aveva stipulato con Mosè li­berando il suo popolo dalla schiavitù inEgitto. Infatti, Gesù si è inserito proprionel rito della cena ebraica per fare que­sto, che avviene durante un pasto infamiglia.

­ Ah, e cosa fanno gli Ebrei in quella ce­na?Questo è il bello! Fanno proprio comestai facendo tu ora con me. I bambini piùpiccoli della famiglia si rivolgono al padre– che per loro è come il sacerdote cheguida la liturgia – e pongono delle do­mande: “Perché mai è diversa questa sera

da tutte le altre sere? Perché lealtre sere non intingiamo neppureuna volta, mentre questa seraintingiamo due volte? Perché tuttele altre sere mangiamo indiffe­rentemente pane lievitato o paneazzimo e questa sera solo paneazzimo? Perché tutte le altre seremangiamo qualunque verdura equesta sera solo erbe amare?”

­ Insomma, anche i bambini diallora erano curiosi!Tutti i bambini sono curiosi,perché vogliono capire. È segnodi intelligenza voler capire. E seuna cosa è per noi importante, come lafede, è giusto voler capire. Però, vedi,quelle erano domande previste dal rito:siccome i figli ereditano la fede daigrandi, allora essi si dispongono ad acco­gliere la fede dei loro padri. La fedeinfatti è come una storia della famigliache viene trasmessa. E così il padre di fa­miglia iniziava a raccontare: “Schiavifummo del faraone in Egitto; ma di là cifece uscire il Signore nostro Dio, con ma­no forte e braccio disteso. Se il Santo –benedetto Egli sia – non avesse fatto usci­re i nostri padri dall’Egitto, noi, i nostri fi­gli e i figli dei nostri figli saremmo ancoraschiavi del faraone in Egitto.” E poi conti­nuava raccontando la Pasqua e i vari si­gnificati dei gesti.

­ Allora Gesù ha copiato: a scuola dico­no di non farlo.Gesù era un buon ebreo e rispettava lasua religione. Una volta aveva dichiarato:“Non sono venuto a togliere la leggebensì a dare compimento”. E ora avevauna cosa molto bella da comunicare aisuoi amici, che era giunta l’ora di stabilirefra Dio Padre e l’umanità una nuovaforma di alleanza, non più basata sulsangue di agnelli sacrificati, ma sul suosangue, offerto per amore sulla croce. Lasua nuova alleanza aveva tutti i tratti dellaamicizia. Se vieni a trovarmi, caraMargerita, la prossima volta ti spiegheròmeglio quelle sue parole.

(continua il prossimo numero)

È vero, non mi chiamo Agia, ma questo è il nomignolo di una simpatica e generosa signora di venerandaetà della mia parrocchia. Glielo prendo a prestito per questa rubrica di catechesi che avrà un suo spaziosul giornalino da qui in poi. Quest’anno la nostra Chiesa veronese si sofferma sul tema della Eucaristia edi questo voglio parlare. In che modo?, mi sono chiesta. Con semplicità, come farebbe la buona zia Agiacon la sua nipotina Margherita, che è così curiosa e insistente nel volere la risposta ai tanti perchériguardanti la fede. Roberta Zulli

La catechesi di zia Agia

terza volta ora non è più neppure opera­bile. Insomma, si è alla fine. Se proprio sidovesse tentare, ci sono moltissimi rischi.Ma la signora minuta e dalle fattezze deli­cate ha un motivo forte per tentarel’impossibile, ha la sua bimba a casa evorrebbe farsi rivedere da lei senza quelpancione gonfio, almeno questo. È dispo­sta a tentare.Credo che il marito sia stato l’ultimo a sa­pere che si sarebbe sposato. In mattinataancora non lo sapeva e alle nozze ci èarrivato in tuta e scarpe da ginnastica. Ioho portato un primo vaso, ma mi parevapoco e ne portato un altro più grande diorchidee bianche. Sulle prime mi sonodetto: è bene che io come prete partecipia questo rito laico, non sarà che si possaequivocare? Poi mi sono detto che erouno stupido. Questa donna stava per

chiudere la sua parabola umana e io mene stavo a fare quisquiglie! Allora perfarmi perdonare ho voluto fare qualcosadi più del dono dei fiori, sono andato afotocopiare sul lezionario una lettura delrito del matrimonio tratta dal Cantico deiCantici e ho chiesto di poterla leggereall’interno della breve e scarna cerimonia.L’incaricata comunale era un po’ agitata,diceva che le è capitato varie volte ormaiuna situazione del genere ma che non èfacile abituarsi, e ci credo. Mentre leggevoil brano ho dovuto contenere l’emozionementre pronunciavo quelle parole “Fortecome la morte è l’amore”. Non me ne eroreso conto mentre sceglievo il testo. Misembravano così sfacciatamente attuali!Ho alzato gli occhi: la saletta era gremitadi famigliari ma soprattutto del personale.La Paola ha fatto da testimone alla sposa.

La quale era sorridente, poi lo è diventatoanche lo sposo. Un grande applauso euna bicchierata con dolci e spumante hafatto per qualche istante dimenticare illuogo dove ci si trovava.Ho riportato alla fine i fiori in chiesa allastatua della Madonna. Lì sotto ci stavaanche il presepe: Gesù, Giuseppe e Maria.Una famiglia, anch’essa non del tutto…regolare, devo dire. Ho sentito che la Ma­donna non si è per niente offesa se perun’oretta le ho rubato quei fiori. E quelGesù Bambino nella culla mi stava di­cendo che la Sacra Famiglia aveva trovatocarne in una stanzetta di Medicina, contanti pastori e re magi in adorazione vesti­ti di camice bianco.Il Cantico dei Cantici sbaglia. L’amore èancora più forte della morte.

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sulla VIA della VITAPeriodico del Servizio Religioso presentenell’Ospedale di B.go Trento, Verona.Il bollettino viene distribuito in cartaceo ein digitale sul sito AziendaleOspedale Civile MaggioreB.go Trento ­ VeronaTelefono: 045.812.2110email: [email protected] ONLINEhttp://issuu.com/sullaviadellavita

Orario SS. MesseBorgo Trento

Chiesa centraleFeriale 7.15 ­ 15.30Prefest. 16.15Festiva 11.00

GeriatricoFestiva 10.30

Polo ConfortiniFeriale 7.00FestiveCappella 17.00Cardiologia, (3° p. Blu) 9.30Chirurgia, (5° p. Arancio) 11.00

Borgo RomaFeriale 17.00Prefest. 17.00Festiva 10.30 ­ 17.00

Invito alla collaborazioneChi vuole, può collaborare inviando ilproprio contributo per il giornalino:testo, immagini, domande, segnala­zioni,..., alla mail:[email protected] contattando i cappellani.Grati per quanto vorrete donare aquesta causa, con stima ed amicizia.La Redazione

http: / / i ssuu.com/sul lav iadel lav i ta

­ Resoconto della colletta per Sierra LeoneLa nostra comunità ecclesiale in Ospedale ha voluto destinare la consueta colletta dellemesse del tempo di Avvento/Natale per sostenere la Task Force Camilliana che s’èimpegnata a fare la diagnosi dell’Ebola per un ospedale di Makeni in Sierra Leone. Laraccolta ha raggiunto i 2.000 euro. L’ospedale da gennaio 2015 ha potuto riaprire ibattenti.

­ Il volontariato pastorale si rinfoltisceCon il mese di dicembre ­ oltre alla già segnalata Roberta Zulli ­ si sono inseriti nelservizio volontario di assistenza spirituale anche Chiara dei Prè, di anni 31, Laureamagistrale in Scienze Religiose, e Denis Baietta, di anni 39, che sta concludendo la laureain teologia con la tesi. La prima visita la Padiatria e il secondo la Cardiologia. “Largo aigiovani”, direbbe la nostra veterana Mariateresa. I nostri auguri per un fruttuoso serviziodi carità.

­Licenza in SpiritualitàIl nostro ex cappellano padre Danio Mozzi il 28 gennaio presso il Seminario maggiore diPadova ha difeso la tesi intitolata “Radici francescane nell’esperienza spirituale di SanCamillo de Lellis”. È un tema originale e una sfida interessante. Il patrono dei malati,cercando a tastoni la sua vocazione dopo la conversione, ha varie volte bussato alle portedi conventi del grande Santo di madonna povertà. Il Signore lo attendeva ad altri lidi, macertamente qualcosa di francescano è rimasto nella sua vita ed anche nel suo carisma.

­ Professione solenne del professo Marco MoioliIl chierico Marco, all’ultimo anno degli studi di Teologia, sta facendo l’esperienzapastorale nelle nostre corsie della Dialisi e della Neurochirurgia. Lunedì 2 febbraio,giorno dedicato alla Vita Consacrata e giorno rievocativo della conversione di SanCamillo, emette i voti perpetui nella Chiesa di S. Maria del Paradiso, alle ore 16:00.

­ Messa dell’Ospedale radiotrasmessa su Radio MariaAnche quest’anno, in occasione della Giornata Mondiale del Malato, direttamente dalnostro Ospedale viene radiotrasmessa su RADIOMARIA la S. Messa vespertina di Sabato14 febbraio, preceduta alle ore 16:20 dalla preghiera del S. Rosario. La celebrazione èpresieduta da P. Pasquale Anziliero ed animata dal nostro coretto dell’Ospedale.

­ Inizio della QuaresimaCon il Mercoledì delle Ceneri, il 18 Febbraio inizia per la cristianità il tempo forte dellaQuaresima, tempo di preghiera, di digiuno, di carità. La sua durata è di 40 giorni, ma perchi lo trascorre in ospedale mi pare proprio di poter dire che è… tempo per tuttol’anno. Che sia almeno un tempo di crescita spirituale per tutti.

­ Corsi: Dialogo di relazione d’aiuto e Auto­mutuo­aiuto nel luttoI cappellani organizzano per il periodo di marzo­maggio un corso di iniziazione alDialogo di Relazione d’Aiuto. Serve a coloro che per varie ragioni fanno azione disupporto nei confronti di persone in difficoltà (volontari, operatori sociali, etc.). Chifosse interessato, tel . (045.812)2110.Il Gruppo di Auto mutuo aiuto per persone che vivono l’esperienza del Lutto è un corsoche viene riproposto due volte l’anno. Il prossimo inizia il 7 Marzo, durerà per novesabati, dalle 15:30 alle 17:00. Il facilitatore è P. Pierpaolo Valli (045­8002471).

NEWS / Notizie nostrane:4

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sulla VIA della VITAFebbraio 2015

XXIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

Anno 4 ­ n. 1INSERTO

1° momento

LA

FAMIGLIAIN

OSPEDALEEvento formativo

per le professioni sanitarie,aperto alla cittadinanza.

Presentazione della giornata, intervengono:A. Leso, Assessore ai Servizi Soc. e Famiglia, Comune Verona,F. Cobello, Direttore Generale AOUI Verona

RelazioniLa famiglia nella pastorale della saluteE. Gavotti, Responsabile Cappellania Ospedaliera di Borgo Trento

Generare la vita nella morte: la famiglia tra malattia e curaE. Morandi, Dipartimento Psicologia e Filosofia, Università di Verona

La comunicazione col paziente e i famigliariV. Olivieri, Formatore, SSPI, AOUI Verona

Quando la letteratura insegnaM. Dalla Valle, Biblioterapista e I.P. T.I. Coronarica, AOUI Verona

Accompagnare la famiglia in ospedaleG. Ricci, Direttore ff . P.S.; V. Di Francesco, Direttore Geriatria A,AOUI Verona; S. Zanoni, Coordinatore Geriatria A,

La famiglia nel processo di cura del pazienteC. Vassanelli, Direttore Cardiologia; M. G. Guiotto, UOC MedicinaGenerale ad Indirizzo Endocrinologico; R. Castello, Direttore UOCMedicina Generale ad Indirizzo Endocrinologico, AOUI Verona

Il rientro in famigliaG. Gambina, Responsabile SSO Centro Alzheimer e disturbi cognitivi ,UOC Neurologia BT dell’ AOUI Verona

In ultima pagina la presentazione delle relazioni

La Comunità cristiana ha sempre rivolto una particolareattenzione agli ammalati e al mondo della sofferenza nelle suemolteplici manifestazioni. Da 23 anni, l'11 febbraio, memoria li­turgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, si celebra laGiornata Mondiale del Malato; è per i malati, per gli operatorisanitari, per i fedeli cristiani e per tutte le persone di buona vo­lontà. Le domande di fondo poste dalla realtà della sofferenza el'appello a recare sollievo sia dal punto di vista fisico che spiri­tuale a chi è malato non riguardano soltanto i credenti, mainterpellano l'umanità intera, segnata dai limiti della condizionemortale.Due saranno i momenti che caratterizzano la celebrazione dellagiornata, il primo è un evento formativo si terrà mercoledì 11febbraio presso il Centro G. Marani; il secondo è un momentodi preghiera. che si svolgerà sabato 14 febbraio nella cappelladell'ospedale e verrà diffuso in diretta sulle frequenze di RadioMaria.Da alcuni anni la collaborazione tra l'Ufficio Formazione e laCappellania Ospedaliera dell'Azienda Ospedaliera UniversitariaIntegrata di Verona crea un evento formativo che coinvolge varie

figure del mondo sanitario e non.L'evento di quest’anno dedica tutta l’attenzione alla famigliacolpita dalla sofferenza.Come operatori della salute i nostri primi destinatari sono i ma­lati che curiamo, ma non possiamo dimenticare che essi fannoparte di una famiglia che condivide con loro la sofferenza, chepresenta problematiche a volte connesse con la patologia princi­pale, altre diversamente connotate. Il nostro sguardo osserva unorizzonte in cui la famiglia è considerata in tutti i suoi risvoltisociali ed ecclesiali, psicologici ed antropologici, come cellulafondamentale della società. Una particolare attenzione delconvegno sta nel proporre riflessioni che nascono dalla concretaesperienza nel settore, dalla passione di chi offre tempo edenergie per la salute pubblica.L’esperienza della malattia e della sofferenza, sia fisica che spiri­tuale, accompagnano l’uomo da sempre, quello che oggi ècambiato è il modo di porsi dinnanzi ad esse ed al Malato che èla creatura che porta l’immagine e la logica di Dio: uscire da séper donarsi.

Mercoledì 11 febbraio dalle ore 14.30 alle 19.00presso le sale del Centro Medico Culturale G. Marani

SSppeecciiaallee

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Cari fratelli e sorelle,

in occasione della XXIII Giornata Mondiale del Malato,istituita da san Giovanni Paolo II, mi rivolgo a tutti voiche portate il peso della malattia e siete in diversi modiuniti alla carne di Cristo sofferente; come pure a voi,professionisti e volontari nell’ambito sanitario.

Il tema di quest’anno ci invita a meditare un’espressionedel Libro di Giobbe: «Io ero gli occhi per il cieco, ero ipiedi per lo zoppo» (29,15). Vorrei farlo nella prospettivadella “sapientia cordis”, la sapienza del cuore.

1. Questa sapienza non è una conoscenza teorica,astratta, frutto di ragionamenti. Essa piuttosto, come ladescrive san Giacomo nella sua Lettera, è «pura, poi pa­cifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buonifrutti, imparziale e sincera» (3,17). È dunque unatteggiamento infuso dallo Spirito Santo nella mente enel cuore di chi sa aprirsi alla sofferenza dei fratelli e ri­conosce in essi l’immagine di Dio. Facciamo nostra,pertanto, l’invocazione del Salmo: «Insegnaci a contare inostri giorni / e acquisteremo un cuore saggio» (Sal90,12). In questa sapientia cordis, che è dono di Dio,possiamo riassumere i frutti della Giornata Mondiale delMalato.

2. Sapienza del cuore è servire il fratello. Nel discorso diGiobbe che contiene le parole «io ero gli occhi per il cie­co, ero i piedi per lo zoppo», si evidenzia la dimensionedi servizio ai bisognosi da parte di quest’uomo giusto,che gode di una certa autorità e ha un posto di riguardotra gli anziani della città. La sua statura morale si mani­festa nel servizio al povero che chiede aiuto, come purenel prendersi cura dell’orfano e della vedova (vv.12­13).

Quanti cristiani anche oggi testimoniano, non con leparole, ma con la loro vita radicata in una fede genuina,di essere “occhi per il cieco” e “piedi per lo zoppo”!Persone che stanno vicino ai malati che hanno bisogno diun’assistenza continua, di un aiuto per lavarsi, per ve­stirsi, per nutrirsi. Questo servizio, specialmente quandosi prolunga nel tempo, può diventare faticoso e pesante.È relativamente facile servire per qualche giorno, ma èdifficile accudire una persona per mesi o addirittura peranni, anche quando essa non è più in grado di ringrazia­re. E tuttavia, che grande cammino di santificazione èquesto! In quei momenti si può contare in modo partico­lare sulla vicinanza del Signore, e si è anche di specialesostegno alla missione della Chiesa.

3. Sapienza del cuore è stare con il fratello. Il tempo pas­sato accanto al malato è un tempo santo. È lode a Dio,che ci conforma all’immagine di suo Figlio, il quale«non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare lapropria vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Gesù stessoha detto: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve»(Lc 22,27).

Chiediamo con viva fede allo Spirito Santo che ci doni lagrazia di comprendere il valore dell’accompagnamento,tante volte silenzioso, che ci porta a dedicare tempo aqueste sorelle e a questi fratelli, i quali, grazie alla nostravicinanza e al nostro affetto, si sentono più amati econfortati. Quale grande menzogna invece si nascondedietro certe espressioni che insistono tanto sulla “qualitàdella vita”, per indurre a credere che le vite gravementeaffette da malattia non sarebbero degne di essere vissute!

4. Sapienza del cuore è uscire da sé verso il fratello. Ilnostro mondo dimentica a volte il valore speciale deltempo speso accanto al letto del malato, perché si è as­sillati dalla fretta, dalla frenesia del fare, del produrre, esi dimentica la dimensione della gratuità, del prendersicura, del farsi carico dell’altro. In fondo, dietro questoatteggiamento c’è spesso una fede tiepida, che ha di­menticato quella parola del Signore che dice: «L’avetefatto a me» (Mt 25,40).

Per questo, vorrei ricordare ancora una volta «l’assolutapriorità dell’“uscita da sé verso il fratello” come uno deidue comandamenti principali che fondano ogni normamorale e come il segno più chiaro per fare discernimentosul cammino di crescita spirituale in risposta alla dona­zione assolutamente gratuita di Dio» (Esort. ap. Evange­

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DELLAXXIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

Sapientia cordis. «Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo» (Gb 29,15)

II

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SAPIENTIA CORDISDonaci, Signore, la sapienza del cuore!

Padre santo, ogni uomo è prezioso ai tuoi occhi.Ti preghiamo: benedici i tuoi figliche fiduciosi ricorrono a Te,unica fonte di vita e di salvezza.Tu che in Gesù Cristo, l’uomo nuovo,sei venuto in mezzo a noiper portare a tutti la gioia del Vangelo,sostieni il cammino di quanti sono nella prova.Amore eterno, dona a quanti hanno l’onoredi stare accanto ai malati, occhi nuovi:sappiano scorgere il Tuo volto,e servire con delicata caritàla loro inviolabile dignità.E tu, o Madre, sede della sapienza,intercedi per noi tuoi figliperché possiamo giungere a vedere faccia a facciail Volto di Dio, bellezza senza fine. Amen.(CEI – Giornata del Malato 2015)

lii gaudium, 179). Dalla stessa natura missionaria dellaChiesa sgorgano «la carità effettiva per il prossimo, lacompassione che comprende, assiste e promuove» (ibid.).

5. Sapienza del cuore è essere solidali col fratello senzagiudicarlo. La carità ha bisogno di tempo. Tempo per cu­rare i malati e tempo per visitarli. Tempo per stareaccanto a loro come fecero gli amici di Giobbe: «Poi se­dettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti.Nessuno gli rivolgeva una parola, perché vedevano chemolto grande era il suo dolore» (Gb 2,13). Ma gli amicidi Giobbe nascondevano dentro di sé un giudizio negati­vo su di lui: pensavano che la sua sventura fosse la puni­zione di Dio per una sua colpa. Invece la vera carità ècondivisione che non giudica, che non pretende diconvertire l’altro; è libera da quella falsa umiltà che sottosotto cerca approvazione e si compiace del bene fatto.

L’esperienza di Giobbe trova la sua autentica risposta so­lo nella Croce di Gesù, atto supremo di solidarietà di Diocon noi, totalmente gratuito, totalmente misericordioso. Equesta risposta d’amore al dramma del dolore umano,specialmente del dolore innocente, rimane per sempreimpressa nel corpo di Cristo risorto, in quelle sue piaghegloriose, che sono scandalo per la fede ma sono ancheverifica della fede (cfr Omelia per la canonizzazione diGiovanni XXIII e Giovanni Paolo II, 27 aprile 2014).

Anche quando la malattia, la solitudine e l’inabilitàhanno il sopravvento sulla nostra vita di donazione,

l’esperienza del dolore può diventare luogo privilegiatodella trasmissione della grazia e fonte per acquisire erafforzare la sapientia cordis. Si comprende perciò comeGiobbe, alla fine della sua esperienza, rivolgendosi a Diopossa affermare: «Io ti conoscevo solo per sentito dire,ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (42,5). Anche lepersone immerse nel mistero della sofferenza e del dolo­re, accolto nella fede, possono diventare testimoni vi­venti di una fede che permette di abitare la stessasofferenza, benché l’uomo con la propria intelligenzanon sia capace di comprenderla fino in fondo.

6. Affido questa Giornata Mondiale del Malato alla pro­tezione materna di Maria, che ha accolto nel grembo egenerato la Sapienza incarnata, Gesù Cristo, nostro Si­gnore.

O Maria, Sede della Sapienza, intercedi quale nostra Ma­dre per tutti i malati e per coloro che se ne prendono cu­ra. Fa’ che, nel servizio al prossimo sofferente eattraverso la stessa esperienza del dolore, possiamo acco­gliere e far crescere in noi la vera sapienza del cuore.

Accompagno questa supplica per tutti voi con la mia Be­nedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 3 dicembre 2014 Memoria di San Francesco Saverio

FRANCESCO

2° momento

La preghiera

Attingiamo dall’amore infinito di Dio, attraverso un’intensa relazione con Lui nella preghiera, la forza di vivere quotidianamenteun’attenzione concreta, come il Buon Samaritano, nei confronti di chi è ferito nel corpo e nello spirito, di chi chiede aiuto, anche sesconosciuto e privo di risorse. Ciò vale non solo per gli operatori pastorali e sanitari, ma per tutti, anche per lo stesso malato, chepuò vivere la propria condizione in una prospettiva di fede: «Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guariscel’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che hasofferto con infinito amore» (Enc. Spe salvi, 37).

III

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La famiglia nella pastorale della salutePadre Edoardo GavottiNon è una novità il posto che la famiglia come soggetto unitariooccupa nell’azione evangelizzatrice. La famiglia è cellula dellaChiesa, è “chiesa domestica”. La famiglia è oggetto dell’azionepastorale ma ancora prima soggetto nell’azione evangelizzatricedella Chiesa, e l’evento della malattia e della ospedalizzazione,con tutte le domande esistenziali che pone, è una sfida non soloper il membro malato ma per tutto il nucleo famigliare.

Generare la vita nella morte:la famiglia tra malattia e curaEmmanuele MorandiÈ un dato di fatto che con il termine famiglia indichiamo unarealtà relazionale che accompagna la concreta esistenza dellepersone nei momenti cruciali della vita. Ma quali solo questimomenti cruciali? Da cosa sono caratterizzati tali decisivimomenti? Certamente dalla vita e dalla morte; però, “dietro” aqueste parole, si nasconde una realtà ben più profonda che ha ache fare con il “generare”.La morte, la malattia e la paura sono per noi solo significatinegativi, e in parte lo sono veramente.Ma la domanda decisiva è se il loro significato si esaurisce qui ose tutto ciò ha un rapporto essenziale con alla generazione. Lafamiglia, allora, non porta in sé solo un significato affettivo esolidaristico, ma è la concreta presenza di “qualcosa”, ancoratutto da pensare, in strettissima relazione al nostro inevitabilemorire.

La comunicazione col paziente e i familiariViviana OlivieriPapa Francesco a Manila ha parlato di comunicazione tra mentee cuore. Ha affermato che la cultura e l’informazione della no­stra odierna società pur essendo tanta e variegata, è poca cosa senoi non ci permettiamo di, una volta assorbita, farla elaboraredal nostro cuore.La comunicazione con noi stessi, coi pazienti e con i colleghioltre alla professionalità e competenza tecnica per avere valoredeve essere veicolata dal nostro sentire. È questo che permetteràai familiari e ai pazienti di sentirsi accolti e a noi di sentirci vivi epartecipi alla relazione.

Quando la letteratura insegna (biblioterapia)Marco Dalla ValleTutta la famiglia viene coinvolta ogni qualvolta un suo membrosoffre. La letteratura ci offre diverse tipologie di famiglie e di si­tuazioni che ci permettono di ragionare sui modi e i tempi di cuii sanitari devono tener conto nel pianificare un processo di curaottimale. Ci sono i sentimenti da considerare, ma anche leincombenze quotidiane che un parente malato può renderedifficili da espletare. Il normale slancio in avanti che caratterizzala vita di ognuno può essere frenato dalla malattia di un membrodella famiglia. Da Dickens ad Alboom fino a Terzani: passandoattraverso di loro la letteratura ha molto da insegnarci.

Accompagnare la famiglia in ospedaleGiorgio RicciLe virtù dimenticate del nostro tempo sono tante, ed è inutileelencarle una per una, perché ognuno di noi ha il suo personaleelenco. Una delle virtù imprescindibili però per chi si occupa didolore e malattia è quella dell'ascolto. Ascolto del malato, dellasua sofferenza, per portare assieme, anche se magari per un bre­ve tratto, un fardello che rischia di diventare troppo pesante peruna sola persona.Ascoltare lo spazio ed il silenzio del malato, per arrivare assiemea ciò che più di tutto contribuisce al processo di guarigione:l'accettazione ed il perdono. Mi auguro che queste virtù crescanocome buon seme sempre di più nel nostro animo. Buon lavoro!

Sonia Zanoni, Vincenzo Di FrancescoIl ruolo della famiglia accanto al paziente Ospedalizzato assumeoggi un' importanza fondamentale, a garanzia della complianceterapeutico­relazionale del malato con il team assistenziale, inottica di presa in carico del paziente, gestione della patologia edimissione al domicilio. Le aspettative del malato, della famigliae dell' equipe sanitaria spesso sono simili, risulta fondamentalefocalizzarle, attraverso il ricorso a strategie comuni, su obiettivicondivisi. Stumenti indispensabili al raggiungimento di talescopo risultano essere la comunicazione e la condivisione.

La famiglia nel processo di cura del pazienteCorrado Vassanelli, M. G. Guiotto, R. CastelloLa famiglia non è mai la somma di singoli membri che la costitui­scono, bensì un “sistema” complesso unitario che agisce e reagi­sce ai cambiamenti. Per questo l’esperienza della malattia di unsingolo componente coinvolge tutta la famiglia: la crisi dellapersona malata diviene la crisi della famiglia stessa, soprattuttose la malattia si cronicizza. L’aiuto da dare alla famiglia di frontealla nuova situazione non è solo quello legato alla gestione delmalato, ma anche quello di affrontare la nuova situazione orga­nizzativa interna. Nell’esperienza di malattia la risorsa della fedepuò aiutare, ma molto dipende dal tipo di accompagnamento econdivisione che è attuato.

Il ritorno a casaGiuseppe GambinaLa malattia di Alzheimer è la forma più diffusa di demenza, inItalia sono circa 600 mila persone affette da tale forma di de­menza Il malato, la famiglia che se ne prende cura e la societàrappresentano la triade che viene coinvolta pesantemente dallamalattia, la cui progressione è inevitabilmente peggiorativa e dilunga durata. Pertanto prendersi cura della persona ammalatacomporta una riorganizzazione della vita familiare e la necessitàdi servizi sanitari e sociali adeguati.Se questo è vero nella gestione ordinaria del malato, lo diventaancor di più in alcune condizioni particolari, quando ad esempiol'esordio di patologie intercorrenti acute (polmonite, infarto delmiocardio, ictus etc) rendono necessaria l'ospedalizzazione e ilsuccessivo ritorno a casa.

Presentazione degli interventi dell'evento formativoIV