tal farlow - un maestro di stile
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8/17/2019 Tal Farlow - Un Maestro Di Stile
1/3
mdeslro
di srile
lntervisla
di
Mourizio
Franco
Foto
di
Carlo Verri
Originario della
Carolina
del Nord, dove è
nato
il 7
giugno
del
1921, Farlow ha
inco-
minciato
a
farsi
conoscere
sulla
scena
mu-
sicale
suonando
con
il
pianista
Dardanelle
nel
gruppo
di
quest'ultimo.
Trasferitosi a
New York,
dove
poteva
ascoltare
dal
vivo
i
grandi
maestri
del
bop,
Farlow
si mise
a
suonare con
Marjorie Hyams e, dal1949,
prima
con
il
settetto
di Buddy De
Franco
poi
con
il
trio
del vibrafonista
Red Norvo,
nel quale divenne
celebre.
Nel
corso dègli
anni
'50
fu un
punto
di
riferimento
per
tutti
i
chitarristi
di
jazz
grazie
alla straor-
dinaria tecnica strumentale
ed alla
fecon-
da fantasia musicale.
Tra le altre,
vanno
ricordate
le
collaborazioni
con
Howard
McGhee,
Gigi
Gryce,
Horace Silver, Artie
Shaw,
Eddie
Costa.
Negli anni
'60
uscì
parzialmente
dalla
scena,
abbandonando
New York
e
dedicandosi
intensamente
al-
la attività di disegnatore,
nella
quale
sem-
bra sia molto bravo.
I1 ritorno in
grande
stile
avvenne
nella
seconda
metà
degli
an-
ni
'60
e
lo
vide impegnato con un
proprio
quartetto
in
cui
militavano otl"imi
musici-
sti
come
il
pianista
John Scully,
il bassista
Jack Six ed
il
batterista
Alan
Dawson.
Og-
gi
Farlow si
esibisce
con
una
certa
fre-
quenza
ma non lavora continuativamente
con
nessun
gruppo.
Se
dovessimo
tracciare
una
mappa
dei
chi-
tarristi
jazz
più
significativi
credo
potrem-
mo
assegnare
a Tal
Farlow una
posizione
affatto
particolare.
Farlow non fu un
creatore del nuovo, come
Charlie Chri-
stian,
e nemmeno
un
artista intellettual-
mente
avanzato
come
Jim Hall.
Non
pos-
siamo
neanche
considerare
il
suo
mondo
sonoro unico
ed
irripetibile,
come
awen-
ne
per
Django. Farlow,
in realtà, fu
essen-
zialmente
un
grandissimo
stilista,
che
riu-
scì
ad allargare
le
possibilità
della costru-
zione melodica
nel moderno chitarrismo
jazz,
portatdo
il fraseggio
ad
un livello di
grande
libertà creativa,
almeno
per
quan-
to
riguarda il chitarrismo bop.
Fu aiutato
dalle
sue
mani
grandi, grazie
alle
quali po-
teva spaziare con
estrema
agilità,
ed al-
trettanta
facilità,
Iungo
tutta la
tastiera,
scoprendo
inusuali maniere
di
fraseggiare
che
lo
fecero
diventare
un esempio
vivente
della
perfezione
ottenibile sulla
chitarra.
In
questo
senso
ha fatto
veramente
scuo-
Ia,
pur
restando confinato
nel mondo
dei
chitarristi senza
ottenere
quei
consensi,
quell'attenzione
che
invece
avrebbe meri-
tato
in
maggior
misura.
Sul
piano
ritmico
ha
sempre
rivelato un'oscillazione
nel
prendere
il battere della
frase,
che
altro
non
è se
non
l'effetto
di
quel
feeling
che,
rrel
jazz,
porta
ad
operare delle
trasgres-
sioni alla norma,
permettendo
all'artista
di uscire dalle rigide ed
ingabbianti
qua-
drature
perfettissime,
riflesso di una
men-
talità
scolastica
e
poco
creativa.
Sul
piano
armonico Farlow
raggiunse
luna
ricchezza
notevole, frutto
probabilmente
dell'atten-
to ascolto di
Parker e Tatum,
mentre
con-
servò sempre,
pur
suonando con uomini
del cool
jazz,
una
incisiva aggressività
nel-
la
frase,
che
rende strana
la sua colloca-
zione
nell'ambito
del
cool,
pure proposta
da
illustri
critici.
Sul
piano
timbrico si è
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8/17/2019 Tal Farlow - Un Maestro Di Stile
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te,
che lo
rendono
inconfondibile
anche
ad un
breve
ascolto.
Tra
i
suoi dischi
più
significativi
consiglierei
I'ascolto
di
Ear
ly
Tal
(Blue
Note
BNP
25104)
con
Silver
e
McGhee
nella
prima
facciata
ed
un
quar-
tetto
con Joe
Morello
ed
il
chitarrista
Don
Aarone
nell'altra;
naturalmente
il disco
in
trio
con
Red
Norvo
e Charles
Mingus
(sot-
to
il
nome
di
Mingus
nella
serie
RCA
Li-
nea
tre)
e,
per
documentarsi
sul
suo ritor-
no
in
scena,
The
Return
of
Tal Forlow
(1969,
Prestige
7732)
in
cui
è
accompa-
gnato
da
Scully,
Six
e
Dawson.
Oggi
Far-
low
suona
con il
gusto
e
la vivacità
dei
suoi
anni
migliori,
ponendo
un
particolare
ri-
guardo
alle
concatenazioni
armoniche
e
dimostrando
di
essere
ancora
in
grado
di
entusiasmare
il
pubblico
dei
suoi
estima-
tori.
Nel
corso
del mese
di
dicembre
1985
Tal
Farlow
ha
effettuato
una tournée
italiana.
In
questa
occasione
gli
abbiamo
rivolto
alcune
domande.
CHITARRE:
Quando
hai cominciato
a
suonore
e
quali
sono state
le
tue
influen-ze?
FARLOW:
Stiamo
parlando
di
molto
tempo
fa.
Mio
padre
mi
regalò
una
chitar-
ra
ed
io
decisi
di
imparare
a
suonarla.
Dapprima
volevo
eseguire pezzi
,,popu-
lar",
celebri
"songs";
poi
ascoltai
Chaitie
Christian,
e
questa
fu
la
mia
prima,
vera
influenza.
CHITARRE:
Sei
stato
tra
i
primi
o
suona-
re
jozz
moderno
sullo
chitaruo.
Cosa
ricor-
di
di
quel
periodo
o
cayallo
tra
gli
anni
'40
e
'50?
FARLOW:
All'inizio
degli
anni
,50
c,era-
no Parker,
Gillespie
e
Bud
Powell
che
por-
tavano avanti
il
linguaggio del
bop,
ed
io
ero
molto
impressionato
dal loro
modo
di
suonare.
Prima,
pero,
avevo
subito
il fa-
scino
di
Art
Tatum,
Coleman
Hawkins,
Ben
Webster
e altri
musicisti
di
quel
gene-
re.
Cercavo
di
suonare
quella
musica
sulla
chitarra,
ma non
era davvero
facile
CHITARRE:
Alcuni
sostengono
che
tu
sia
un chitarrista
cool;
in
reoltà
io
sarei
propenso
o
considerorti
un
bopper,
così
come
dimostrono
i
dischi
con
Howard
McGhee.
Penso
sia stata
I'otmosfera
del
celebre
trio
con
Red
Nervo
od ingannarli.
Tu
cosa
ne
pensi?
FARLOW:
Non mi
sono
mai
considerato
un
chitarrista
cool.
Le
mie
radici
sono
nel
bop di
Parker
e
Powell.
CHITARRE:
Quoli
sono
i
tuoi
chitarristi
preJeriti?
FARLOW:
Sono
cosi
tanti
che
proprio
non
saprei
rispondere
Bisogna
distinguere
tra
quelli
di ieri
e
quelli
di
oggi.
Tra i
primi
ovviamente
Christian,
che inoltre
è stato
anche
il
primo
chitarrista
elettrico
che
io
abbia
mai
sentito.
Poi
Jimmy
Raney.
Cre-
do
provenisse
da
Chicago
quando
lo
in-
contrai
a
New
York,
dove
tra
l,altro
vive-
vamo
nella
stessa
casa, avendo
così
l,op-
portunità
di
frequentarci
assiduamente.
Molte
persone facevano
notare
le
nostre
affinità
stilistiche
ed
in
effetti,
sin dalla
prima
volta
in
cui
suonammo
insieme,
fu
curioso
sentire
come fosse
simile
il
nostro
modo
di
esprimerci.
Jimmy
era
molto
ami-
co
di
Al Haig,
che in
quel
periodo
era il
pianista
di Parker,
e
per questo
motivo
era
20
molto
introdotto
nell'ambiente
del
bebop.
Chuck
Waine
era un
altro
chitarrista
mol-
to
attivo
a
New
York
in
quegli
anni,
e
poi
Remo
Palmieri
ed
Oscar
Moore.
CHITARRE:
Ci
sono
oggi nuovi
chitorri-
sti
in
grado
di
fare
dello vero
orte
quando
suonano?
FARLOW:
Si,
ce
ne
sono
molti.
Mi
viene
alla
mente
il nome
di Lorne
Lofsky,
che
tra
I'altro
è
molto
amico
di
Peterson (tanto
che
Oscar
gli
ha
prodotto
un
disco
per
la
Pablo
-
n.d.r.)
e
vive
anche
lui
a Toronto.
Suona
in
unÒ
stile simile
a
quello
di
Jim
Hall
e
Ed Bickert, con
il
quale
ha
anche
studiato.
CHITARRE:
Borney
Kessel
mi
ha
detto
che
secondo
lui
oggi
non
ci sono
grondi
artisti
dello
chitarra
come
in
possato.
Tu
che
ne
pensi?
FARLOW:
Ah,
non
saprei
proprio
Mi
piace
molto
Benson,
è
uno
strumentista
strepitoso
e
un musicista
orignale,
uno
che
esprime
se
stesso.
C'è
anche
un musicista
della
West
Coast,
Peter
Sprague.
poi
Bru-
ce
Forman;
Vick
Juris,
un
musicista
di
New
York,
suona
molto
bene.
Anche
Emi-
ly
Ramler.
CHITARRE:
Molti jazzfans
pensano che
tu
sio
il
più
virtuoso
tra
i
chitarristi
jazz.
Qual'è
il segreto
della
tua velocità?
FARLOW:
Lo
studio interso
al
quale
fui
costretto
nel
periodo
in
cui
suonavo
con
Red
Norvo.
Lui
prediligeva
tempi
velocis-
simi
CHITARRE:
Penso
che
tu sia
uno
stilista
della
chitorra
jazz
e
che
il
tuo
modo
di
suonore
obbia
aperto
nuove
possibilità
al
fraseggio
jozz
su
questo
strumento.
Qual'è
stato
il
tuo approccio?
FARLOW:
Quando
iniziai
ad
ascoltare
jazz,
Art
Tatum
prima
ed il
bop
successi-
vamente,
mi
interessava
l'aspetto armoni-
co.
Mi
colpiva
il
fraseggio
orchestrale
di
Tatum,
la
sua
capacità
di rendere
originali
i songs
che
suonava,
di
avere
un
ritmò
per-
sonale.
Io
amavo
i
contrasti,
il
colorè,
e
cercavo
di
ottenerli
sulla
chitarra.
Non
è
facile
trasportare
su
questo
strumento
quello
che
ascolti
su
altri,
ma
io
ero
inte-
ressato
più
alla
musica
che
alla
chitarra...
CHITARRE:
Perché
hoi
abbondonato
il
jazz
negli
onni'60?
FARLOW:
Non l'ho
abbandonato
total-
mente;
soltanto,
non
vivevo
più
a New
York
e non
mi capitava
di
recarmici
spes-
so
Così
pensarono
che
mi
fossi
ritirato.
Ah,
tra
I'altro
ero
impegnato
come
dise-
gnatore,
CHITARRE:
E'
più
importonte
questo
lavoro
od il
jozz?
FARLOW:
Bene,
ho
diviso
tutta
la
mia
esistenza
tra
queste
due
cose.
CHITARRE:
Lavoravi
o
port-time
in
en-
trambe..,
FARLOW:
Si, certo...
CU]IARRE:
Cosa
pensi
del
jozz
di oggi?
FARLOW:
Come
sai,
jazz
è una
paiòh
che
significa
cose
diverse,
a
secondà
deile
persone
acquista
significati
differenti.
Di-
camo
che
il
jazz
di
oggi
è un
poco
differen-
te
da
,qlrlllo
che
intendo
io
per
jazz.
Ci
sono differenti
stili,
innumere-voli
lnfluen_
ze
che
si riflettono poi
sul
modo
di
suonare
dei
nuovi
musicisti.
CHITARRE:
Cosa
pensi
delle
scuole
di
jazz?
FARLOW:
Ce
ne
sono
molte,
come
la
Berklee, gli
istituti
per
chitarra
ed i conser-
vatori...
CHITARRE:
Ma
sono
utili?
FARLOW:
Si,
penso
siano
importanti,
molto
importanti.
Ti
permettono
di
impa-
rare
bene,
di
riuscire
ad
avere
successo
nel
lavoro,
di suonare
negli
studi
di registra-
zrone.
CHITARRE:
Per
il
lavoro
saranno
utilis-
sime,
ma
per
I'arte
del
jozz?
FARLOW:
Penso
non
contribuiscano
a
determinare
lo
stile
personale.
Io
non
sono
mai
andato
in
una
scuola
CIIITARRE:
Cosa
consigli
ad un
giovane
che
vuole
imparare
o
suonare
la
chitora?
FARLOW:
Gli consiglierei
di
prendere
un
buon insegnante.
Io non
l,ho
mai
avuto;
il
nostro
maestro
era
l'ascolto
diretto
ed
at_
tento
degli
altri.
Certo,
per
lavorare
biso_
gna
apprendere
rapidamente.
Maurizio
Franco
Chitarre -
N.
1
-
Aprite
19g6
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8/17/2019 Tal Farlow - Un Maestro Di Stile
3/3
I
2
FRASEGGI
TIPICI
DI TAL
FARLOW
Esempio
1:
break
dal
brano
"Like
Someone
In
Love,,
Esempio
2z
dal
brano
"I
Love
You,,
(Trascrizioni
e
diteggiature
di
Giovanni
Monteforte)
Fm7
EblU
7
Y
onr
t
27
hitarre
-
N.
1
-
Aprile
1986