te · orientamento universitario 9 il carnevale 22 risultati attività sportive 10 scienza e...
TRANSCRIPT
Periodico del Liceo Bramante di Magenta
Anno XXV N. 2 Aprile 2017
Con la seconda edizione cogliamo l’occasione per
augurarvi un felice anno nuovo.
Le iniziative a cui la nostra scuola ha aderito sono
molte, tra cui le olimpiadi della fisica, il gran pre-
mio di matematica applicata, i giochi di Archime-
de, le cui semifinali sono già state disputate, men-
tre per le olimpiadi di italiano la semifinale si terrà
a breve. Sempre per ciò che concerne le materie
umanistiche, ad aprile si terrà una simulazione del-
la prima prova dell’esame di Stato alla reggia di
Venaria per le classi quarte e quinte con una trac-
cia di carattere storico-letterario incentrata sul Ri-
sorgimento italiano.
Per far fronte ai recenti episodi di cyberbullismo a
livello regionale il tribunale di Milano è stato sede
di un incontro per discutere del problema, sia pro-
ponendo soluzione sia indagando a fondo le dina-
miche che lo causano. La nostra scuola è stata invi-
tata a partecipare e ha mandato una delegazione di
studenti, accompagnati dalla D.S. e dal prof. Dista-
so, ad ascoltare e ad intervenire nella discussione.
Una notizia che sicuramente ha emozionato molti
di noi è stata quella riguardante l’uscita delle tanto
dibattute materie d’esame della maturità 2017. No-
nostante l’annunciato ritorno di fisica in seconda
prova, la scelta è ricaduta nuovamente su matema-
tica, anche a causa delle numerosi petizioni e pole-
miche che giudicavano le simulazioni troppo com-
plicate per i liceali.
Con grande lungimiranza fisica è stata decisa come
materia esterna, sebbene la maggior parte degli in-
segnanti di fisica siano anche insegnanti di mate-
matica, da qui la difficoltà per le commissioni d’e-
same; anche inglese e italiano saranno gestite da
esterni, mentre scienze, arte, filosofia e storia sa-
ranno interne. Si preannuncia una lunga maturità,
anche perché gli esami non inizieranno prima del
21 giugno. Gli studenti di quinta di quest’anno
saranno inoltre gli ultimi ad affrontare la prova
d’esame con questa modalità: è stato infatti annun-
ciato che dall’anno prossimo la terza prova sarà
sostituita dai test invalsi e la tesina da una relazio-
ne sul percorso di alternanza scuola-lavoro svolto
durante i tre anni.
La nostra consolazione deriva dal fatto che tra po-
co sarà periodo di gite. Diverse mete sono state
proposte: per le quinte Barcellona e la Provenza,
Berlino e la Toscana, mete ricche di collegamenti
con gli argomenti del programma e di spunti per
gli esami di fine anno. Per le quarte e una terza è
stata proposta di nuovo Firenze come meta.
Come incoraggiamento per gli ultimi mesi di scuo-
la vi lasciamo con una citazione di Winston Chur-
chill, sia per chi concluderà il percorso scolastico
con la l’esame di Stato sia per chi tornerà l’anno
prossimo : “Il successo non è mai definitivo, il fal-
limento non è mai fatale; è il coraggio di continua-
re che conta”.
Editoriale
Alice Fortunati, 5^A - Mathilda Guizzardi, 5^B
Il Grillo Bramante
Pagina 2
Il Grillo Bramante
Ben tornato Grillo…..sempre più impegnato e globtrotter!!
E’ bello ritrovare l’entusiasmo e l’interesse a 360° dei nostri giornalisti in erba.
Quest’anno novità nella redazione. Vi è stato un cambio di guardia al vertice: la
capo redattrice “storica”, la prof.ssa Marcogiuseppe Luigina, ha lasciato il com-
pito di guidare la “ sciame“ dei grilli Bramantini alla prof.ssa Ambrosi Alessan-
dra.
Un ringraziamento affettuoso alla prof.ssa Marcogiuseppe per la grande opera
svolta nei cinque anni di guida della nostra testata giornalistica e un benvenuto
e buon lavoro alla prof.ssa Ambrosi.
Un saluto ai giornalisti “ saltati via” verso i diversi ambiti universitari del sape-
re, conseguita la maturità: a loro auguriamo di raggiungere i traguardi desiderati.
Un caloroso “ben arrivati” ai nuovi giornalisti e un “ben ritrovati” ai già speri-
mentati collaboratori.
Buona avventura giornalistica a tutti.
Il saluto del Dirigente Scolastico
Pagina 3
Il Grillo Bramante
In questo numero
LA NOSTRA SCUOLA Stoner 18
Il bullismo 4 La notte degli oscar 19
Evento: Amatrice 5 CULTURA
Tablet school 17 6 Maturità 2018 20
Felici di navigare 7 101 modi di viaggare in Laos 21
Il cyberbullismo 8 DAL TERRITORIO
Orientamento universitario 9 Il carnevale 22
Risultati attività sportive 10 SCIENZA E SCIENZE
OPINIONI Intervista Prof. Di Donato 23
“The Silent (Angry) Majority” 11 BREAK
Da grande voglio fare l’astronauta 12 Top ten 24
La cultura non è merce 13 RICETTE
Sulla sicurezza 14 Bramante ai fornelli-Le chiac-
chere
25
Uomini e stati 15 QUESTIONARIO
Vacanze studio 16 Questionario di Proust 26-27
GRILLO BOX OROSCOPO
Recensione del film “Hanna Arendt” 17 Il nostro oroscopo 28-29
Pagina 4
cognome…fossi un maschio o una femmina. Rimasi
impietrito davanti allo schermo del computer, ma come
si poteva arrivare a tanto? Mia madre contattò imme-
diatamente la mamma di Bianca, il nome fittizio della
ragazza sopracitata, il post venne rimosso ma oramai i
commenti a scuola non si frenavano. Questi episodi
negativi mi hanno fatto conoscere i veri amici, quelli
che sono stati sempre dalla mia parte, quelli con cui
oggi, nonostante non frequentiamo più la stessa scuola,
ci si ritrova per una rimpatriata o una prima visione al
cinema. Anche con i miei attuali compagni di scuola i
rapporti sono ottimi, certo, con qualcuno sono più in
sintonia rispetto ad altri, ma la maturità della nostra età
insieme al clima disteso e sereno che i nostri insegnanti
favoriscono, mi consentono di vivere serenamente la
vita di classe.
L’amicizia e l’affetto, l’appoggio, della propria fami-
glia sono fondamentali per affrontare questa difficile
“battaglia”: soprattutto perché, avendo amici veri al
nostro fianco, la situazione apparirà meno drammatica e
più facilmente superabile.
Rimango allibito alla visione di alcuni video in Internet
in cui sono ripresi atti di bullismo pesante, talvolta vio-
lento, da parte di ragazzi che sembrano più interessati a
una perfetta qualità del video rispetto che all’atto in sé.
Se doveste essere presenti ad atti del genere, mai rima-
nere semplicemente a guardare, bensì intervenite, difen-
dete i più deboli e fermate quei bulli.
Ovviamente, nel caso in cui la situazione dovesse com-
plicarsi, sarebbe meglio recarsi dalla polizia postale
(cyberbullismo) o informare le autorità, con l’aiuto dei
genitori e della propria famiglia. Esistono due modi per
disarmare i bulli: mostrarsi forti e per nulla feriti dal
loro comportamento, nonostante io sappia bene quanto
sia difficile, e l’autoironia, che ho provato più volte ad
utilizzare. Ricordate che nessuno ha il diritto di insul-
tarvi e giudicarvi, perciò non permettete loro di farlo.
Il declino dei bulli e il trionfo dell’Amicizia
Codegoni Leonardo
La nostra scuola
“Sei ridicolo, …ciccione, guarda come sei vestito! …
ma non ti vergogni?...sembri una femmina” queste sono
alcune parole, taglienti come una lama di coltello, che
feriscono l’anima di chi ne è apostrofato. Il giudizio
gratuito e cattivo, l’emarginazione, lo sfottò e l’aggres-
sione verbale (non meno brutale di quella fisica) sono
comportamenti che, assolutamente distruttivi, minano la
stabilità di qualsiasi persona, di qualsiasi età, figuria-
moci quella di un adolescente. Leonardo, 17 anni, al
quarto anno del Liceo Scientifico indirizzo Scienze Ap-
plicate, oggi un ragazzo sereno e in armonia con le per-
sone vicine. Ora direi, ma solo ora, in totale equilibrio
con il mondo. Sto per raccontare di me. Tutti ricordano
gli anni delle Elementari: anni di spensieratezza, di gio-
co. Dalla passione per lo sport ad entrare a far parte di
una squadra di calcio, il passo è breve, tutti bambini di
appena dieci anni. Gioco di squadra…che belle parole,
solo parole. Negli spogliatoi, più di una volta, mentre
ero a fare la doccia, mi nascondevano parti della divisa,
a volte ritrovavo la maglietta dentro il cestino dei rifiu-
ti, sul fondo; sotto le carte, i parastinchi, proprio, non
me li facevano più trovare. A dieci anni queste compor-
tamenti feriscono, perché si arriva a pensare di essere
sbagliati e ci si convince di essere MOLTO “invisibili”.
Ricordo il sostegno dei miei genitori, delle mie due so-
relle maggiori. Alle Medie, in classe prima, non va me-
glio, perché, dopo essere aumentato di peso, i diversi
chili in più rispetto lo standard, mi rendono in classe
oggetto di derisione. Già mi rattristava parecchio riusci-
re a trovare con difficoltà un pantalone della mia taglia!
Ma non cercavo assolutamente comprensione per que-
sto, desideravo solo non essere offeso. Cercavo di non
far vedere che restavo male, facevo l’indifferente pen-
sando che servisse a far cessare le offese, ma non acca-
deva.
Stavo male quando, prima dell’ora di Educazione Fisi-
ca, negli spogliatoi della palestra, ci dovevamo cambia-
re per indossare i pantaloncini corti…c’era sempre quel
piccolo gruppetto che rideva mentre mi osservava.
Sull’autobus che mi portava a casa, per me non c’era
mai posto, perché con il loro zaino ne occupavano due.
Solo l’attenzione dell’assistente mi consentiva di seder-
mi, ma avevo addosso, sempre più, i loro sguardi ag-
gressivi. In terza Media, ho già perso una buona parte
del peso in eccesso, ma i capelli lunghi mi rendono an-
cora vittima dell’“ignoranza”. Una compagna di classe,
su un Social Network, pone una domanda ai suoi
“amici” virtuali chiedendo se io…con tanto di nome e
Pagina 5
La nostra scuola
Giovedì 2 marzo, “Liceo Bramante”. Fuori dall’istituto
noi studenti, selezionati come delegazione per portare
il contributo raccolto per un aiuto alla ricostruzione,
aspettavamo tutti con impazienza che il professore di
religione, Sergio Garavaglia, promotore dell’iniziativa,
venisse a prenderci con il pullmino a nove posti. Desti-
nazione: Amatrice.
Diciamocela tutta: la maggior parte di noi pensava pre-
valentemente al fatto che avremmo saltato le ultime
due ore di scuola. “Poche”, direbbe qualcuno.
“Abbastanza!”, risponderemmo noi.
Il viaggio è stato piacevole: una sorta di breve gita di
due giorni, in cui abbiamo comunque socializzato e
anche scherzato tra noi.
Ci siamo resi conto del grande valore umano di questa
esperienza, quando, la mattina seguente, ci siamo tro-
vati catapultati in una dimensione del tutto nuova e
davvero sconvolgente.
Scopo della trasferta era quello di portare il nostro
contributo materiale (una raccolta di fondi per i terre-
motati) e morale agli studenti e professori del liceo di
Amatrice.
Ora, un conto è vedere un terremoto da lontano, altro
discorso è esplorarlo da vicino. Per quanto, infatti, ci si
possa informare con attenzione e scrupolo, esso rimar-
rà sempre un evento remoto, emotivamente disgiunto
come da un diaframma. Quando, invece, la distruzione
ce la si ritrova davanti agli occhi, quel senso di lonta-
nanza sparisce, per lasciare spazio a mille sentimenti
difficili da esprimere a parole. Di fronte alle macerie,
al giubbotto di un bambino appeso ad un’asta di ferro
tra la polvere, non si può rimanere impassibili. L’accu-
mulo di emozioni è paralizzante, lascia impietriti.
Allo stesso tempo, però, in mezzo a tutta quella distru-
zione, c’era chi cercava di ricominciare, chi – nono-
stante il grande peso del lutto – sta provando a rico-
struirsi un futuro. Tra camion carichi di macerie e for-
ze dell’ordine a presidiare la zona rossa, si sentivano
gli schiamazzi dei bambini che giocavano nel cortile di
una scuola, e si vedevano i ragazzi che avevano prefe-
rito continuare gli studi nel loro borgo, piuttosto che
abbandonarlo. I nostri coetanei erano ragazzi che –
inevitabilmente – portano scritti in volto i segni
dell’immane tragedia: occhi spenti, sguardi sfuggenti,
scarsa voglia di sorridere. Vi era in loro anche un certo
imbarazzo nei nostri confronti, frutto forse di un qual-
che ritegno nell’accettare il nostro gesto di solidarietà.
Ma poi, dopo una breve passeggiata silenziosa, il dia-
framma si è infranto grazie ad una semplice partita di
pallavolo, dal grande valore simbolico: tutto stava a
buttare la palla di là dalla rete, come avevano fatto – e
continuavano a fare – loro, gettando il cuore al di là
dell’ostacolo.
Amatrice Un momento di grande socializzazione
Giulia Caria - Xhoana Shukulli
Pagina 6
re altri laboratori. Uno di essi riguardava la presen-
tazione del dispositivo “Sprout”, che l’azienda HP
propone per il settore didattico e lavorativo. Il di-
spositivo è composto da uno schermo touch di 23
pollici che funge da computer, un piccolo proietto-
re che serve per riprodurre una seconda schermata
su un tappetino e altri accessori. Dopo la presenta-
zione del computer, un ragazzo di HP che si occu-
pa della gestione del personale, ha simulato un col-
loquio di lavoro con un collega neo-assunto, in
modo da darci qualche suggerimento per un futuro
colloquio.
Altri gruppi hanno invece partecipato al workshop
“ Coding e Divina Commedia“, un videogioco
creato grazie all’applicazione “Scratch” e che con-
siste nel ripercorrere, in prima persona, le gesta di
Dante nel viaggio all’Inferno. Esso è strutturato in
due dimensioni ed il giocatore, per portarlo a ter-
mine, ha il compito, per esempio, di terminare dei
dialoghi presenti nell’opera originale o sconfiggere
dei mostri. Il prodotto è ancora in fase embrionale
e, a detta dello sviluppatore, è indicato ad un pub-
blico di giovanissimi per introdurli nel fantastico
mondo creato da Dante.
L’esito complessivo riscosso dal nostro laboratorio
è stato nell’insieme alquanto positivo: molti sono
stati infatti gli studenti e i docenti che hanno voluto
assistere alla presentazione, provenienti da istituti
delle province limitrofe.
La nostra scuola
Sabato 28 gennaio, la classe 2^D LbyD del Liceo
Scientifico Donato Bramante di Magenta, insieme
ai docenti di Lettere e Lingua Inglese, le prof.sse
Dipietromaria e Invernizzi, ha partecipato all'even-
to nazionale Tablet School 17, organizzato da Im-
paraDigitale, tenutosi al Liceo “Leone XIII” di
Milano.
Il Centro Studi ImparaDigitale è un’associazione
nata nel marzo 2012 per promuovere lo sviluppo di
una modalità didattica innovativa, che permette
alla scuola di beneficiare del potenziale offerto
dall’introduzione della tecnologia digitale. Infatti
l’apprendimento del linguaggio della programma-
zione e l’utilizzo fin da giovani del pensiero com-
putazionale, costituiscono un importante strumento
per allenare la mente e la logica, permettendo di
acquisire capacità di analisi e risoluzione dei pro-
blemi, utili anche ad affrontare le sfide che atten-
dono i ragazzi nella vita.
La giornata è iniziata con una plenaria nell’Aula
magna, dove la prof.ssa Bardi, mentore del Tablet
School, ha introdotto i presenti alla manifestazione.
Quindi il fulcro della giornata si è spostato nelle
aule del liceo dedicate ai workshop.
A differenza dell’esperienza dell’anno precedente,
in cui siamo stati semplici fruitori dei workshop
offerti dall’evento, quest’anno abbiamo deciso di
presentare un nuovo progetto interamente prodotto
dagli studenti, chiamato “Learning by drawing a
comic strip”, suscitando l’interesse di numerosi
docenti e alunni interessati al lavoro svolto e desi-
derosi di osservare il prodotto finale. Si tratta infat-
ti di un fumetto in digitale, creato con un applica-
zione online chiamata Pixton, avente per oggetto il
romanzo “The strange case of Dr. Jekyll and Mr.
Hyde”, con didascalie e battute dei personaggi
completamente in Inglese.
Durante il workshop, dopo una breve introduzione
dei docenti, gli alunni hanno prima presentato il
lavoro, poi hanno messo a disposizione dei visita-
tori delle postazioni per poter testare in prima per-
sona gli strumenti e le procedure utilizzate. Gli stu-
denti della 2^D LbyD hanno partecipato al work-
shop a turni, permettendo agli altri alunni di segui-
La classe 2D LbyD partecipa al Tablet School 17 di Impara Digitale
Pedratti
Pagina 7
Felici di navigare
Clara Galli
La nostra scuola
Quello che a molti potrebbe apparire un giorno di
scuola come un altro è in realtà la XIV Giornata
Mondiale per la Sicurezza in Rete, istituita e pro-
mossa dalla Commissione Europea, il cui slogan
recita “Siate il cambiamento: uniamoci per un in-
ternet migliore”.
Ma come fare ad essere il cambiamento? Noi ra-
gazzi del giornalino siamo andati a scoprirlo diret-
tamente alla fonte della giustizia: l’aula magna del
Tribunale di Milano. Due studenti, Codegoni Leo-
nardo e Fortunati Alice, hanno partecipato al tavo-
lo della discussione con articoli da loro preparati.
Lo slogan di questa edizione del Safer Internet Day
ci invita a metterci in gioco e diventare cittadini
responsabili della città digitale. Per aiutarci a fare
ciò, sono intervenuti autorevoli relatori nel campo
scientifico, giuridico, sociale, culturale, della sicu-
rezza e della legalità, moderati da giornalisti ed
esperti.
Con l’avvento delle nuove tecnologie il fenomeno
del bullismo è rimasto al passo con i tempi trasfor-
mandosi anche in cyber bullismo, forse ancora più
preoccupante e pericoloso. Molte sono le vittime di
questo terribile problema e tra di queste c’è anche
la giovanissima Carolina Picchio, una bellissima
ragazza di 14 anni che ha deciso di mettere fine
alla sua vita a causa di un video messo in rete, nel
quale era protagonista di una situazione a sfondo
sessuale. In pochi minuti il video venne visto da
milioni di utenti e i commenti volti a dileggiare e
ad accusa non si fecero attendere: Carolina vide
come unica via di fuga il suicidio. Queste le parole
del padre, un uomo forte nonostante l’immenso
dolore della perdita di una figlia: "Se la giustizia
fosse davvero giusta, questi ragazzi dovrebbero
andare nelle scuole per anni a spiegare quanto male
hanno fatto con i loro video, i loro messaggi, le
loro parole. Questo per me vuol dire metterli alla
prova. Io non urlo, non chiedo galera a vita o puni-
zioni esemplari. Ma pretendo che almeno capisca-
no fino in fondo la gravità del loro comportamento.
Che almeno spieghino ai ragazzini quanti rischi e
quali mostri può creare Internet".
È appunto l’informazione l’arma migliore contro i
La loro forza deriva dall’immenso potere delle pa-
role che, a volte, possono ferire più di un coltello.
Ma come fare a combatterli? Prima di tutto, soprat-
tutto per chi è vittima di bullismo, è necessario tro-
vare persone affidabili e pronte a tenderci una ma-
no. Un valido aiuto può arrivare sia da amici, geni-
tori e professori, ma anche dalle forze dell’ordine.
Durante la conferenza di valore sono stati gli inter-
venti del Comandante Provinciale dei Carabinieri
di Milano e del Comandante Provinciale della
Guardia di Finanza sempre di Milano; essi hanno
affermato di non voler essere considerati nemici,
ma una mano amica a cui aggrapparsi nel momento
del bisogno.
Noi tutti dobbiamo imparare a non prendere con
leggerezza l’importante fenomeno del cyber bulli-
smo perché nel peggiore dei casi potremmo esser-
ne coinvolti come vittime, potremmo, però, anche
diventare aiuti validi per chi in questa trappola è
caduto.
Pagina 8
proposto dall’Associazione Telefono Donna. Una
delle armi principali dei cyberbulli, oltre alle paro-
le, è il silenzio non solo delle vittime, ma anche del
pubblico che assiste alle violenze. L’opera di sensi-
bilizzazione che il Liceo sta svolgendo è quindi di
grande importanza perché rompe quel clima di
omertà e falsa quiete. Se le vittime si accorgono
che il problema non viene ignorato, ma anzi af-
frontato e punito, probabilmente si sentiranno più
sicure a parlarne e dall’altra parte si spera che i
persecutori avranno più paura ad agire se minac-
ciati di serie conseguenze e punizioni. E’ quindi
ammirevole che la nostra scuola, conscia del ruolo
centrale che occupa nell’educazione di ragazzi dai
quattordici ai diciannove anni abbia deciso di oc-
cuparsi attivamente del problema, grazie anche alla
recente legge 216 approvata il 24 gennaio 2017 che
riconosce il cyberbullismo come un crimine perse-
guibile.
La nostra scuola
La diffusione dei social network e di internet ha
causato un profondo cambiamento nella società: ha
creato un mondo parallelo, più freddo rispetto a
quello reale, dove i rapporti che normalmente rego-
lano le relazioni umane sono stati alterati. Un pu-
gno o uno schiaffo essendo violenze fisiche produ-
cono ferite visibili ad occhio nudo e anche la per-
sona che le infligge ne risente in qualche modo. Le
ferite che vengono inflitte con le parole tramite i
social network non sono fisiche, ma non per questo
meno dolorose. Cambia soltanto che il carnefice
non vede il dolore della vittima, lo immagina, ma
non lo vede sul volto di chi ha ferito.
Ed è in questo contesto che si inserisce il problema
del cyberbullismo. Nel mondo reale le armi dei
bulli sono la violenza fisica, l’esclusione dal grup-
po, l’isolamento, gli insulti, ma in questo mondo
parallelo dei social network le armi a disposizione
sono diverse: tutto si basa sulle parole, cosa che di
per sé può sembrare più blanda rispetto a uno
schiaffo, mentre sono due forme di violenza analo-
ghe che colpiscono sfere diverse delle persone.
Il fenomeno ha una maggiore diffusione nel mondo
dei giovani, quindi i mezzi per combatterlo devo-
no essere adeguati. Necessario sarà l’intervento di
scuole, club sportivi e quello di altri ambienti prin-
cipalmente frequentati dagli adolescenti. Il nostro
Liceo D. Bramante, particolarmente sensibile al
problema, nei giorni 14 e 16 aprile 2016 è stato
sede di due conferenza sul tema del cyberbullismo:
il relatore di entrambi gli eventi è stato il Mare-
sciallo Capo della Guardia di Finanza Davide D’A-
gostino, responsabile della Squadra Reati Informa-
tici della Procura della Repubblica presso il Tribu-
nale Ordinario di Milano. Una studentessa della
classe VD di Scienze Applicate del nostro Liceo,
Alberti Camilla, nell’anno scolastico 2015-2016
ha deciso di sviluppare la propria tesina d’esame
sul tema del cyberbullismo e dei reati informatici.
Ha realizzato inoltre un sito web interattivo com-
pleto di database, in cui è possibile analizzare i cri-
mini informatici, avere una panoramica di alcuni
algoritmi di crittografia per la sicurezza informati-
ca, ed inserire eventuali segnalazioni di reati.
Nell’odierno anno scolastico ci saranno incontri
per tutte le classi del biennio secondo un progetto
Il cyberbullismo
Alice Fortunati
Pagina 9
Un aiuto ad orientasi nel labirinto delle scelte future
Margherita Valenti - Francesco Spedicato
La nostra scuola
Il giorno sabato 11 marzo la nostra scuola ha ac-
colto alcuni ex studenti che si sono resi disponibili
per orientare gli alunni delle classi quarta e quinta
nella scelta del corso universitario da frequentare.
L'incontro si è svolto durante l'orario scolastico e
gli alunni hanno avuto la possibilità di porre do-
mande agli universitari presenti riguardo i corsi di
studio ai quali erano maggiormente interessati: da
quelli scientifici, ad esempio fisica, ingegneria,
medicina o biotecnologie, a quelli di stampo uma-
nistico, come lettere, lingue, filosofia e storia. Ma
si è potuto parlare anche di architettura, design e
moda, così da ottenere un quadro completo dell’of-
ferta formativa universitaria.
Non è semplice scegliere la strada da percorrere
dopo le scuole superiori. Pertanto è stato, a nostro
parere, molto utile rivolgersi a coloro che hanno
già compiuto questo passo.
L'iniziativa ha permesso ai ragazzi di sciogliere i
propri dubbi e capire meglio in che cosa consiste la
realtà universitaria, facendo tesoro dell'esperienza
maturata dai loro ex-compagni, ormai universitari.
Tutti questo è stato possibile grazie all’impegno
delle docenti organizzatrici, Baroni, Venturi, Mal-
tagliati, Frascarolo, Tepatti, che si sono fatte carico
dell’organizzazione in maniera tale che ogni stu-
dente potesse trarre il massimo profitto da questa
esperienza.
Pagina 10
Risultati delle attività sportive
La nostra scuola
1-CIONTI FEDERICO 2G
2-DAMENO GIOVANNI 1 E
3-RAGAZZONI FABIO 2E
MASCHI JUNIORES(2000-1999-
1998-1997)
1-CRIVELLI PIETRO 4C
2- OLDANI MATTEO 4C
3- PARENTE GIOVANNI 4 E
CLASSIFICHE DELLA CORSA
CAMPESTRE
29/11/2016
BIENNIO MASCHILE
1-CARUSO MARCO 2C
2-BUSTI STEFANO 2F
3-OGNIBENE GABRIELE 2F
BIENNIO FEMM.
1-RANGONI SARA 1 F
2-FERRARI ALICE 2D
3-TINELLI ALESSIA 2F
TRIENNIO MASC.
1-LOVATI MARCO 4 A
2-AMADORI FEDERICO 5 E
3-SCHIATTARELLA MATTEO 3 G
TRIENNIO FEMM.
GUALDONI PATRIZIA 4 F
CARCANO MARTINA 4 F
GARLASCHE' CRISTINA 4 E
CLASSIFICHE DELLA GARA DI
SCI PILA -AO- 06-02-2017
ALLIEVE (2001-02-03) FEMM.
1-OLDANI ANNA 1 A LES
2-GORLA ELISA 3G
3-COLOMBO LETIZIA 3B
FEMM JUNIORES(2000-1999-
1998-1997)
1-TAMBURELLI MARGHERITA 4E
2- MOSCATELLI ALICE 3C
3-GUGLIO CRISTINA 4E
ALLIEVI (2001-02-03) MASCH.
Pagina 11
Opinioni
“The Silent (Angry) Majority” chi ha votato Trump e perché
Guizzardi Mathilda
La mattina
del 9 novem-
bre 2016
l’élite d’A-
merica si è
svegliata in
un Paese
sconosciuto.
Per il ceto intellettuale, l’autoproclama-
ta classe dirigente costituita dagli ameri-
cani privilegiati e più istruiti, che vivo-
no soprattutto lungo le coste est e ovest
degli Stati Uniti, l’elezione di Donald
Trump era inconcepibile anche solo da
immaginare. In effetti la realtà della
“vera America” è molto diversa da quel-
la che Charles Murray ha definito “la
bolla” (la barriera protettiva di prosperi-
tà e di gruppi auto selezionati che ha
progressivamente separato dalla molti-
tudine la stessa cerchia esclusiva che si
ritiene superiore): il sistema non funzio-
na più già dall’inizio del XXI secolo.
Nicholas Eberstadt, illustre economista
americano oltre che uno dei massimi
teorici dell’uso della demografia per
l’analisi economica, ha studiato a fondo
i fattori economico-sociali che hanno
condotto all’elezione di Donald Trump
da parte della “Silenziosa maggioranza”
di statunitensi nel suo libro “Men wi-
thout work”.
Segnali evidenti da più di quindici anni
indicano che il sistema americano, che
aveva portato a livelli di benessere cre-
scenti generazione dopo generazione, si
è “inceppato” nel 2000.
Tra il 2000 e il 2016 il valore netto dei
redditi americani è più che raddoppiato,
secondo le statistiche, ma, se si guarda-
no i trend macroeconomici reali, questo
dato non ha aiutato le classi operaie, per
le quali la ricchezza non è stata equa-
mente distribuita. I livelli di occupazio-
ne della popolazione americana adulta
non si sono mai ripresi dalla recessione
del 2001, ancora meno da quella del
2008. In realtà gli Stati Uniti sono riu-
sciti a produrre sempre più ricchezza,
sebbene impiegassero considerevolmen-
te meno forza lavoro. La contraddizione
relativa all’economia americana è che
si ritiene ormai “fondamentalmente soli-
da” quando non lo è affatto.
Le ferite economiche del
“popolino” (soprattutto operai e proleta-
ri, ma anche militari) hanno sicuramente
causato, insieme ad altri fattori sociali e
culturali rilevanti, il crollo drammatico
della fiducia riposta da parte dei cittadi-
ni in quasi tutte le istituzioni statali,
sono state, inoltre, il carburante per il
fuoco populista che ha infiammato la
politica americana del 2016. Ansia,
disaffezione, rabbia e illusione sono le
emozioni che hanno caratterizzato tutti
coloro al di fuori della famigerata
“Bolla”, trovandosi in condizioni di
estrema insicurezza economica e larga-
mente ignorati dalle politiche finanzia-
rie dell’amministrazione Obama. Alcuni
problemi, derivanti da questa condizio-
ne, risalgono a ben prima del crollo del
2008: il collasso della famiglia, la seco-
larizzazione e il declino della fede sono
tendenze presenti già fortemente dagli
anni Settanta del Novecento; ma alcune
difficoltà sono cresciute precipitosa-
mente nel nuovo secolo: le condizioni di
salute degli americani bianchi sono peg-
giorate a causa dell’abuso di droghe e
alcol, secondo uno studio di Anne Case
e del Nobel per l’economia Angus Dea-
ton. L’epidemia di antidolorifici e eroi-
na è esplosa accorciando la vita, spe-
cialmente nelle minoranze svantaggia-
te , ma in gran numero anche tra i lavo-
ratori bianchi. Nel 2013 un report della
Drug Enforcement Administration ha
rilevato come più statunitensi siano
morti per overdose (da oppiacei soprat-
tutto) che per incidenti stradali o ferite
da armi da fuoco. Considerando le guer-
re tra gang e le frequenti sparatorie , il
dato è alquanto interessante. Inoltre i
disoccupati tra i 18 e i 54 anni (forza
lavoro primaria) non partecipano alla
società civile con volontariato, attività
religiose o di beneficenza, né prenden-
dosi cura dei figli e degli anziani di ca-
sa, bensì passano il loro tempo guardan-
do televisione, dvd, internet, come se
fosse un lavoro a tempo pieno, nella
maggior parte dei casi sotto l’effetto di
droghe. La possibilità per individui dal
reddito estremamente limitato di otte-
nere farmaci che normalmente coste-
rebbero centinaia di dollari è garantita
dalla tessera del MedicAid, che, con tre
dollari al mese e la prescrizione di un
medico, assicura l’ottenimento di cure
costose. Oltretutto gli assegni di disabi-
lità e i benefit del welfare permettono
uno stile di vita dignitoso, senza biso-
gno di un impiego stabile. L’ascesa di
questi programmi è coincisa con la
perdita del posto di lavoro per molte
persone. È evidente quindi che la mo-
bilità sociale così tipicamente america-
na è forse definitivamente finita.
Coloro che si trovano nella “Bolla”
parlano ancora di queste
“disuguaglianze sociali”, ma per gli
Americani comuni l’astrazione delle
disuguaglianze non importa, mentre la
realtà dell’insicurezza economica inve-
ce sì. Ecco perché la Silent Majority ha
eletto Trump, per avere di nuovo sicu-
rezza, non solo economica, ma anche
politica e sociale. Dal momento che
Trump sta mantenendo tutte le promes-
se fatte in campagna elettorale, anche
le più deliranti purtroppo, la maggio-
ranza che fino ad ora è rimasta silente
davanti alla televisione, drogata, espri-
me il suo sostegno al Presidente, men-
tre l’élite protesta contro il razzismo e
le menzogne dei provvedimenti trum-
piani.
Welcome to the New America.
Pagina 12
Opinioni
Diamine, tutta questa voglia che abbiamo di spaccare
il mondo, di fare qualcosa per cui verremo ricordati, è
solo colpa dell’adolescenza.
Essere adolescenti significa venire mitragliati da conti-
nue trasformazioni psicofisiche, svegliarsi il giorno
prima con una certa idea di mondo e quello dopo aven-
done una completamente opposta.
Significa modellare il modo in cui percepiamo la realtà
che circonda tutti noi, per vivere meglio, con più co-
scienza, sentendoci vulnerabili e poi fortissimi e, so-
prattutto, significa renderci indipendenti, o almeno
desiderare ardentemente di esserlo.
Essere un adolescente significa chiedersi “cosa farò da
grande?” come facevamo da bambini, ma con più con-
sapevolezza e forse anche con paura, costante paura
del futuro e di fare la scelta sbagliata.
Ammirare il panorama del mondo del lavoro dalle fi-
nestre della scuola è talmente spaventoso, ma al con-
tempo allettante, provoca tanti pensieri e ci costringe a
guardare alla nostra interiorità, per capire per la prima
volta che idea abbiamo di noi stessi e cosa potremmo
realmente fare nel corso della nostra vita.
Non è raro che ci rendiamo conto molto più facilmente
di cosa non vorremmo mai fare rispetto a cosa deside-
riamo sul serio.
La motivazione sta di nuovo nel fatto che abbiamo
paura del futuro e della strada che prenderemo, perché
i sogni che abbiamo ci sembrano o troppo grandi o
troppo piccoli per la realtà nella quale viviamo e in cui
dovremo trovare il nostro posto. Per non parlare della
disoccupazione giovanile, fantasma che si aggira furti-
vo nelle nostre menti e distrugge i nostri desideri, ren-
dendo tutto effimero.
Noi, studenti, dopo aver frequentato i primi anni di
liceo ed esserci misurati con le varie discipline, abbia-
mo inevitabilmente maturato delle preferenze tra di
esse, ci siamo appassionati solo ad alcune, quelle il cui
studio non ci è mai di peso. E talvolta riusciamo anche
ad immaginarci approfondire la loro conoscenza, riu-
sciamo a vederci scegliere quella materia come indiriz-
zo dei nostri studi futuri.
C’è, tra noi, chi ha già ben chiara la sua scelta e deve
solo capire come costruire il proprio futuro su di essa,
come ottenere ciò che ha imparato a desiderare, perché
le cose non nascono dai soli desideri: si deve lottare
per averle, si deve cercare la parte migliore di sé e raf-
forzarla, per convincere prima se stessi e poi tutti gli
altri di essere perfetti per il futuro che si è scelto.
Il fatto è che prendere una decisione di questo calibro
necessita tempo, tanto tempo, impegno ferreo e con-
fronto.
Quello in cui tutti coloro che non hanno ancora fatto
una scelta sperano è che un bel giorno la propria voca-
zione si manifesti, lampante, come se fosse sempre
stata lì e avesse solo atteso il momento giusto per pa-
lesarsi. Ma ciò non accade quasi mai per caso: le idee
per il proprio avvenire vanno coltivate, è indispensabi-
le che ci vengano sottoposte tutte le opzioni possibili,
che noi dobbiamo scandagliarle, analizzare e applicare
alle nostre priorità.
Non è detto, poi, che la scelta vada fatta completa-
mente da soli: se ne può, anzi se ne deve parlare con
quante più persone sia possibile, sia con chi deve an-
cora costruire la sua strada, proprio come noi, sia con
chi l’ha già costruita e può portare il contributo di
quegli anni di esperienza che a ogni adolescente irri-
mediabilmente mancano.
Ogni epoca ha posseduto e possiederà un settore lavo-
rativo più sviluppato, semplicemente perché esso si è
meglio adattato alle necessità del momento, dovute al
continuo cambiamento a cui la società è sottoposta
anno dopo anno.
Ecco perché al giorno d’oggi proliferano occupazioni
che anche solo venti anni fa non esistevano, perché il
mondo del lavoro ed i lavoratori stessi si sono adegua-
ti al cambiamento e hanno tirato fuori dal cappello
idee del tutto innovative.
Karl Popper disse “Il futuro è molto aperto, e dipende
da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti
altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodo-
mani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a
sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dal-
le nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da co-
me vediamo il mondo e da come valutiamo le possibi-
lità del futuro che sono aperte.”
E allora, ispirati da queste parole di Popper, possiamo
dire anche noi che non è vero che le porte del nostro
futuro sono chiuse, non è vero che i sogni hanno limiti
invalicabili: perché un pensiero negativo ci farebbe
abbandonare l’impegno e la passione che devono es-
sere sempre presenti nei nostri atti di ogni giorno.
Da grande voglio fare l’astronauta L’adolescenza è una brutta bestia, vero?
Emanuela Deponti - Sara Apicella
Pagina 13
Quando la logica del mercato invade la sfera cultu-
rale è più che mai indispensabile affermare il valo-
re non negoziabile del sapere, la libertà di insegna-
mento e il carattere pubblico del sistema scolastico.
La cultura non è merce
Sara Gualandi
Opinioni
Attualmente fa tendenza credere che i fallimenti
della classe dirigente siano da attribuire alle uni-
versità e, più in generale, al sistema scolastico.
L’istruzione, di conseguenza, viene continuamente
sottoposta a riforme che la modificano secondo
modelli aziendali. In questo meccanismo è impor-
tante tener presente il fatto che nelle università si
intrecciano diversi interessi: quelli di chi vede la
ricerca come un mezzo per formare gratuitamente
quadri aziendali, oppure di chi ha convenienza a
silenziare il pensiero libero e critico.
Infatti l’università, oltre ad essere un terreno fertile
dove maturano le opinioni, contiene settori sensibi-
li dal punto di vista politico, come le facoltà di
economia, diritto e sociologia.
Lavorando in questi ambiti, è possibile effettuare
manovre ideologiche finalizzate all’annientamento
accademico di chi la pensa in modo diverso: in al-
tre parole, l’allineamento delle competenze al pen-
siero unico.
Ciò permette al legislatore di disporre di persone
competenti che siano formate secondo un certo
schema ideologico e che, quindi, useranno le loro
abilità in modo a lui favorevole.
Si consideri che le politiche economiche di stampo
neo-liberista vengono promosse da università come
la Bocconi, che non a caso recluta per l’insegna-
mento economisti di questo orientamento.
Cosa ne consegue? La perdita di autonomia delle
università, che non sono più centri di sviluppo di
cultura e pensiero critico, ma centri di produzione
di pensiero unico. L’uso della parola “produzione”
non è casuale: l’università davvero diventa funzio-
nale alla creazione di individui in serie, con lo sco-
po di essere utili all’economia e di produrre profit-
to.
Accade quindi che non è più il governo ad agire
secondo la volontà dei cittadini, ma sono i cittadini
ad essere forgiati dal governo.
In mezzo a questa rissa tra governo e università c’è
la cultura, calpestata e svuotata del suo valore in-
trinseco: la cultura diventa merce, ha valore solo se
serve a produrre e a guadagnare.
Pagina 14
Sulla sicurezza
Sara Gualandi
Opinioni
Nei programmi elettorali di
destra compare spesso la pa-
rola “sicurezza”.
La sicurezza ha sempre oc-
cupato il primo posto tra le
priorità dei governi di destra
e questo all’occhio del citta-
dino è sembrata cosa buona
e giusta: con un governo che
garantisce la sicurezza, non
capita che – uscendo da
messa – si venga ad esempio
importunati da extracomuni-
tari che chiedono in modo
petulante la carità. Ma il
concetto di sicurezza non è
di per sé connotato in senso
positivo o negativo: dipende
da che cosa l’accompagna.
Ora, mi domando: chi ha
mai visto la sicurezza andare
a braccetto con la giustizia?
Semmai, è sempre stata in-
separabile compagna della
violenza: in nome di una si-
curezza minacciata, ieri
l’Occidente ha armato dei
dittatori che hanno portato
guerra e distruzione, e in no-
me di quella stessa sicurezza
oggi ne arma degli altri.
Si chiamano Erdogan, al-
Sisi e Assad, e, come i ditta-
tori del secolo scorso, calpe-
stano i diritti umani e com-
piono stragi contando sul
tacito appoggio dell’Europa.
All’Italia è molto utile che
vengano alzati i muri contro
i migranti, perché sa bene
che il vantaggio che ne rica-
va è doppio: frena tempora-
neamente la migrazione e
lascia che a sporcarsi le ma-
ni siano i dittatori che, riem-
piendo già le carceri di op-
positori politici che attenta-
no alla sicurezza, poco indu-
giano sull’alzare delle bar-
riere.
Dietro questa sicurezza, in-
somma, c’è violenza, e die-
tro ai rimpatri c’è deporta-
zione.
Sì, deportazione, perché non
si può chiamare in altro mo-
do la ricollocazione forzata
di civili in Paesi dove tortu-
re, stupri e bombardamenti
sono all’ordine del giorno.
Per mettere in sicurezza
l’Europa, che non è l’Europa
dei popoli, ma l’Europa del-
le banche, l’Europa dei ric-
chi, tutti quei civili vengono
di fatto mandati a morire.
E tutto questo perché? Per-
ché continuando a “garantire
la sicurezza”, ma – di fatto –
ostacolando i flussi migrato-
ri, continua ad esistere il sud
del Mondo, che l’Occidente
può sfruttare.
Per garantire la sicurezza,
finiscono sotto i manganelli
migranti, manifestanti e tutti
coloro che in un modo o
nell’altro cercano di espri-
mere un disagio.
Il governo italiano, che
ostenta le sue larghe visio-
ni, il suo antifascismo, il
suo essere di sinistra in sen-
so progressista, merita sol-
tanto lo sdegno che si con-
cede agli ipocriti: quelle ci-
tate sono politiche repressi-
ve, che speculano sulle vite
umane, politiche che con la
tradizione della sinistra non
hanno niente a che vedere.
La sinistra non reprime il
disagio: cercare di contene-
re una forza come quella
dei flussi migratori ne com-
porterà uno sbocco certa-
mente più violento. Non
serve mettere muri a un
processo inarrestabile, per-
ché chi sta peggio di noi,
starà sempre peggio a causa
dello sfruttamento dell’Oc-
cidente, e di quell’eco di
colonialismo che ancora si
fa sentire sotto forma di
sfruttamento e dominio di
innocenti.
Ma, per la sicurezza, questo
ed altro.
Pagina 15
un peccato se gli accordi commerciali venissero
compromessi per via di un omicidio.
Quante volte lo stato insabbia e fagocita ingiustizie
su ingiustizie per un becero interesse economico?
Troppe. E troppe volte i diritti umani sono calpe-
stati in nome dell’economia, del commercio e del
denaro.
La colpa di Regeni? Quella di cercare la verità.
Forse era l’unico che la voleva trovare davvero.
Uomini e stati
Sara Gualandi
Opinioni
Lesioni da calci, pugni e aggressione con un basto-
ne. Tagli, bruciature di sigarette, coltellate, cinque
denti rotti, ventiquattro fratture ossee.
Questi i segni di tortura riportati sul corpo di Giu-
lio Regeni.
La polizia egiziana tenta con un primo annuncio di
far passare le ferite da tortura per traumi dovuti a
un incidente stradale; successivamente non è stato
permesso alla polizia italiana di interrogare ade-
guatamente i testimoni, che invece la polizia egi-
ziana aveva a piena disposizione. Mentre la polizia
scientifica italiana ha steso un dossier in cui attesta
che la morte di Regeni è da attribuire alla rottura di
una vertebra a seguito di ore di tortura, l’autopsia
egiziana non è stata ancora resa pubblica. Ad oggi,
anche senza prove schiaccianti, è evidente che il
governo egiziano è coinvolto nel caso Regeni e che
fa di tutto per negare la propria responsabilità e
nascondere le prove.
Ma parliamo invece delle responsabilità del gover-
no italiano. Il ritrovamento del cadavere è avvenu-
to circa un anno fa e le indagini procedono con i
passi incerti di un bambino. E’ vero che un’indagi-
ne non si risolve con la stessa facilità di un cruci-
verba, ma non si sta parlando di una lite tra vicini
di casa finita male: Giulio Regeni non è stato ucci-
so perché ha toccato l’interesse di uno solo, ma
perché ha toccato qualcuno dei meccanismi delle
dinamiche politiche interne allo Stato egiziano. Per
questo il suo omicidio è qualcosa di più di un nor-
male delitto: non era un uomo contro un altro uo-
mo, ma un uomo contro uno Stato. Ed è vero che
lo Stato è fatto di persone, ma le persone sono con-
nesse e mosse dall’interesse politico ed economico,
che non si è fatto scrupoli ad eliminare quell’osta-
colo umano che era Giulio Regeni.
Anche oggi non sono davvero gli uomini a condur-
re le indagini: le forze di polizia stesse sono mano-
vrate dagli Stati, e anche il governo italiano ha in-
teresse che la tanto invocata “Verità per Giulio Re-
geni” non venga a galla: non dimentichiamo che
l’Italia importa dall’Egitto gas e petrolio, e sarebbe
Pagina 16
lare di qualunque cosa.
Si fa colazione con i pancakes, il bacon e le uova,
ma alla nutella non si può rinunciare, perciò si va
da Tesco, il supermercato del paese e si compra,
insieme alla pizza surgelata, perché la pizza man-
ca. Anche la propria famiglia manca davvero tan-
tissimo: ogni sera si chiamano i propri cari e qual-
che volta si ha desiderio di vederli con skype per
raccontare loro che quel giorno a lezione si è riu-
sciti a descrivere in inglese il progetto di una scuo-
la frutto interamente di una propria ideazione, che
la pasta al ragù scelta a pranzo era ben diversa da
quella ottima mangiata a casa e che di sera si è an-
dati a ballare nell’aula in cui hanno fatto fare i test
di ingresso, trasformata in discoteca per l’occasio-
ne.
L’ultima sera, poi, mentre si prepara la valigia, ci
si sente vuoti e ci si chiede se sia davvero già finito
tutto. Subito dopo si spera di riuscire a far entrare,
in uno spazio così piccolo, tutti i regali comprati
per chiunque si conosca.
Alla fine ci si ritrova nello stesso aeroporto da cui
si è partiti due settimane prima ma si è diversi: ci si
rende conto di aver vissuto qualcosa di unico, che
ha cambiato il proprio modo di essere e ha fatto
stare bene, davvero bene.
Vacanze-Studio
Emanuela Deponti - Alessia Ariti - Sara Apicella
Opinioni
Cos’è una vacanza studio?
Di certo non consiste solo in alcuni giorni passati
all’estero insieme con altre persone, alcune anche
sconosciute.
Una vacanza-studio è un’esperienza di formazione,
in cui tanti ragazzi nello stesso range di età, ma di
Paesi e culture diversi, si incontrano e interagisco-
no tra di loro, con lo scopo comune di migliorare la
conoscenza di una lingua straniera, nel nostro caso
l’ inglese. Incontrare persone che arrivano da una
realtà diversa dalla nostra è uno dei metodi più ef-
ficaci per avere una mentalità più aperta e permette
di migliorare il modo in cui si interagisce con per-
sone che non si conoscono.
Come ci si potrebbe sentire all’estero da soli?
Succede proprio questo: quando si arriva, anche se
si fa parte di un gruppo, ci si sente soli. Ci si trova
a dover seguire una routine diversa dalla propria,
avendo intorno persone che non si sono mai viste
prima e con le quali si comunica con una lingua
che, in alcuni casi, si conosce e si padroneggia non
ancora completamente. Ci si sveglia presto e fa
freddo, davvero molto freddo e perciò ci si ritrova
ad andare in giro per le strade con le felpe pesanti,
le sciarpe e i pantaloni lunghi, mentre, a due ore di
aereo di distanza, gli amici indossano canottiera e
pantaloncini. In alcuni momenti ci si sente fuori
dal mondo, persi in una qualche realtà da college
ideale, con i corridoi che si vedono nei film ameri-
cani e le sale comuni e tutte quelle persone così
diverse che pure si trovano lì per lo stesso motivo
per cui ci troviamo noi e si sentono esattamente
come noi.
Quanto è bello girare per strade che non si sa se si
ripercorreranno mai più e camminare con quel fare
da persona grande, indipendente, insieme ai nuovi
amici?
Quanto è bello scherzare e fare foto e andare da
Starbucks a ordinare in inglese una cioccolata me-
dia con panna extra da portare via?
Si vive in una camera minuscola di cui ci si può
anche lamentare, ma che in fondo ha tutto ciò che
serve, magari la si condivide pure con qualcuno
che non si conosceva prima, oppure con il migliore
amico e si rimane svegli fino a tardi con lui, a par-
Pagina 17
andata incontro, a causa delle numerose cri-
tiche, perché mal interpretata e vista come
una difesa nei confronti di Eichmann.
Alternando flashback, reali riprese effettua-
te durante il processo e narrazioni sulla vita
e la personalità della scrittrice e filosofa
Hannah Arendt, la regista, Margarethe Von
Trotta, ha saputo ben illustrare sia la vicen-
da del processo sia la personalità della pro-
tagonista, alla luce delle sua amicizie negli
Stati Uniti e in Israele, del rapporto col ma-
rito, della tormentata relazione con Heideg-
ger.
Anche la scelta di mantenere la lingua ori-
ginale per tutta la durata del film permette
di apprezzare e capire gli innumerevoli pas-
saggi da una all’altra: tedesco, ebraico e in-
glese ( con forte accento tedesco).
La bravura della regista è stata fondamen-
tale per rendere alla perfezione il clima di
quegli anni, condizionato dallo sgomento
provato di fronte ai crimini di guerra che
stavano man mano emergendo, oltre che per
presentare una personalità così complessa
come quella della Arendt, donna forte e
molto intelligente che è stata esaltata e allo
stesso tempo demonizzata dalla critica.
Recensione del film “Hanna Arendt”
Alice Fortunati
Grillo Box
In occasione della giornata della memoria,
il 27 gennaio, è stata proposta la visione del
film “Hannah Arendt”. Come anche il titolo
suggerisce, la storia ruota intorno alla vita
della filosofa, in particolare riguardo ai fatti
relativi al processo Heichmann, catturato
nel 1961 dal Mossad, i servizi segreti israe-
liani, in Argentina e trasportato a Gerusa-
lemme dove si sarebbe poi tenuto il proce-
dimento. L’avvenimento riscosse molto
scalpore a livello mondiale: fu il primo pro-
cesso contro un nazista tenutosi a Gerusa-
lemme.
La prima scena si apre con l’annuncio della
cattura del gerarca nazista; la Arendt decide
di proporsi come inviata a Gerusalemme
per il New Yorker, periodico con il quale ai
quei tempi collaborava. Era già una intellet-
tuale affermata, aveva pubblicato “Le origi-
ne del totalitarismo” e insegnava come do-
cente universitaria. Ottenuto il permesso, si
reca a Gerusalemme e in sede di processo si
trova davanti il famoso gerarca nazista Ei-
chmann, che sotto il regime hitleriano era
incaricato dei trasporti e delle deportazioni
degli ebrei nei campi di concentramento,
compito eseguito con grande zelo. Quello
che però si ritrova ad ascoltare non è il mo-
stro che si aspettava, non era il diavolo, né
il male in persona, anzi era una persona po-
co acculturata che parlava per luoghi comu-
ni, che era entrato a far parte delle SS per-
ché si era presentata l’occasione, insomma
una persona banale. Tornata negli Stati Uni-
ti inizia così la stesura del celebre testo “La
banalità del male”, dove oltre a riportare del
processo Eichmann, muove gravi accuse
contro i capi ebraici, accusandoli di colla-
borazionismo. Il film prosegue illustrando
tutte le vicende editoriali a cui poi l’opera è
Pagina 18
università, dove restò ad insegnare fino alla sua morte,
nel 1956. Lo strazio procede quando l’autore comunica
che Stoner non superò mai il grado di ricercatore e che
pochi studenti e colleghi, dopo la sua morte, serbarono
di lui un ricordo nitido.
Irritante, vero?
Fatto sta che questo è uno dei libri più banali che io
abbia mai letto. È completamente e assolutamente ba-
nale, dall’inizio alla fine.
D’altronde cosa ci si potrebbe mai aspettare da un libro
che pare trascrivere alla perfezione la vita di un uomo?
E non si parla della vita che si vede nei film, in cui tutto
succede con il fine di andare ad incrementare il livello
di interesse per la storia o di comunicare una solida e
palese morale.
Nel libro di John Williams non c’è niente di tutto ciò.
In questo libro la gente invecchia, sono tutti piuttosto
crudeli e gli amori sfioriscono, oppure si spezzano con
inaudita facilità.
William Stoner pare farsi scorrere addosso tutto quello
che gli succede, sia che si parli di cose brutte sia di bel-
le. È forse il pusillanime per eccellenza, che vive un’e-
sistenza fatta di decisioni di altri?
Pare che quest’uomo abbia vissuto un’esistenza non
ben definita, che non abbia provato le struggenti emo-
zioni che soppesate alla conclusione di una vita hanno il
potere di definirla vissuta.
La verità, che si apprende solo gradualmente nel corso
della lettura, è che queste emozioni sono state sempre
presenti nella loro irruenza anche nella vita di Stoner,
ma egli ha sempre tentato di nasconderle, persino smi-
nuirle, forse senza nemmeno rendendosene conto.
Che dire, ad esempio, dell’incommensurabile amore
che egli, prima da invisibile studente e poi da moderato
professore, prova per la materia che insegna? La lettera-
tura è un vibrante richiamo per lui, che modella la sua
vita, gli permette di esprimere se stesso e gli porta sere-
nità durevole.
Ed ecco che il libro si rivela al lettore in tutta la sua
pienezza, con pagine intere che non hanno motivazione
di essere scritte e non sono spiegabili logicamente ma
che sono lì a comporre una vita che risulta meravigliosa
semplicemente perché vera.
Il fatto è che esistono due tipi di sentimenti in questa
vita: ci sono quelli infiocchettati, che appaiono migliori
solo perché sono stati abilmente costruiti e poi ci sono
quelli che vivono nascosti dentro di noi solo perché
informi, crudi e impregnati di pura verità. Sta a tutti noi
decidere quali scegliere.
Recensione “Stoner” di John Williams
Sara Apicella
Grillo Box
Nell’anno 1965 la casa editrice Viking Press pubblicò
un romanzo che parlava della vita di un individuo qua-
lunque, intitolato Stoner.
Era l’opera di un uomo di nome John Edward Williams,
che di lavoro faceva l’insegnante di Letteratura all’uni-
versità di Denver e che aveva scritto e pubblicato un
paio di libri prima di quello, per i quali non aveva otte-
nuto alcun tipo di riconoscimento o fama.
Due anni prima della pubblicazione, l’agente letterario
del signor Willams espresse la propria preoccupazione
riguardo alla scarsa efficacia commerciale dell’opera
tramite una lettera, alla quale lo scrittore rispose dicen-
do che mai si sarebbe illuso che quel libro diventasse
un best-seller, ma che a suo parere era bello, forse per-
sino molto bello e che perciò meritava di essere letto.
Così il romanzo venne stampato e vendette circa due-
mila copie, guadagnò un buon numero di recensioni
positive e quando fu esaurito, nel giro di un anno, ven-
ne presa la decisione di non ristamparlo.
Sette anni dopo John Edward Williams vinse il Natio-
nal Book Award for Fiction con la sua quarta e ultima
opera, Augustus, dedicato a uno degli uomini più poten-
ti e influenti della storia.
In un’intervista del 1985, durante la quale gli chiesero
se la letteratura esista con il principale scopo di rendere
felici, lui rispose “Assolutamente. Dio mio, leggere
senza gioia è talmente stupido.”
Morì prima di concludere il suo quinto romanzo, che
aveva intitolato Il sonno della ragione.
Per cinquanta lunghi anni Stoner rimase dimenticato.
Nessuno ne parlò più, come se non fosse mai esistito.
Nel 2003 un noto romanziere inglese scrisse sul
“Financial Times” un pezzo in cui presentò con grande
entusiasmo ciò che definì un capolavoro, chiedendosi
come fosse stato possibile mettere da parte un’opera di
quella portata per anni e anni e ripetendo, numerose
volte e con grande enfasi, la domanda
“perché questo libro non è famoso?”
Il romanzo venne ristampato nel 2003, poi nel 2006 e
nel 2011, venne tradotto in una moltitudine di lingue e
sdoganato come best-seller mondiale, la sua venne defi-
nita come una vera e propria resurrezione.
Partiamo dal fatto che tutta la vita del protagonista sia
riassunta nella prima pagina.
Uno apre il libro, pieno di aspettative e di interesse e
vorrebbe gustare la lettura parola per parola ma non
può, perché la vita di William Stoner è spiattellata là,
con fredda schiettezza, neanche un po’ romanzata.
C’è scritto che William Stoner si iscrisse all’università
del Missouri nel 1910, quando aveva diciannove anni e
che otto anni dopo ottenne un incarico presso la stessa
Pagina 19
Cultura
Il giorno 26 febbraio 2017 si è tenuta, al Dolby Theatre di Los Angeles, l’89ª edizione della ceri-
monia degli Oscar.
Per chi non lo sapesse, l’Oscar, il cui nome uffi-ciale è Academy Award of Merit, è il premio
cinematografico più antico e desiderato dagli
artisti del mondo del cinema.
Tale cerimonia è stata presentata dal conduttore televisivo e comico Jimmy Kimmel, il quale ha
ricevuto un compenso pari a “solo” 15mila dollari.
Le candidature ai diversi premi sono state prece-
dentemente annunciate il giorno 24 gennaio dal presidente dell’Academy, Cheryl Boone Isaacs,
insieme con alcuni tra i più illustri artisti cinema-tografici tra cui il regista Guillermo del Toro, le
attrici Jennifer Hudson, Brie Larson e Gleen Close
e gli attori Terrence Howard e Demian Bichir.
Il grande evento è stato trasmesso anche in Italia, in diretta, sul canale Sky Cinema Oscar e in chiaro
su TV8; in questo modo chiunque fosse stato
interessato alla cerimonia ha fatto in modo di non perderla, nonostante la lunga programmazione
notturna.
Si è partiti con la sfilata in passerella delle perso-
nalità cinematografiche più conosciute ed amate
dal pubblico, ossia il lungo Red Carpet: abiti
maschili e femminili molto eleganti, caratterizzati da colori di ogni tonalità, hanno letteralmente
invaso la scena; nel frattempo, alcuni di loro veni-
vano fermati per un’intervista, forse l’ultima occasione fondamentale per esprimere al grande
pubblico, che seguiva la cerimonia da casa, le
proprie sensazioni, i propri pensieri e l’emozione riguardo la possibilità di vincere un premio così
importante ed ambito, ma anche per stemperare il
clima di tensione e preoccupazione che poteva
essersi sviluppato all’interno di ognuno di loro.
Una volta terminato il Red Carpet e occupata la
totalità dei posti disponibili all’interno della strut-
tura del Dolby Theatre, è iniziata la cerimonia di
premiazione vera e propria.
L’esibizione del cantautore statunitense Justin
Timberlake con ‘Can’t stop the feeling’(candidata per la miglior canzone originale) ha fatto alzare in
piedi a ballare tutto il pubblico: sicuramente un
momento dance di grande divertimento.
Durante il corso della serata non si è parlato esclu-sivamente di cinema, ma anche di politica: nume-
rose sono state le critiche generiche, indirette,
negli interventi sarcastici del conduttore, nei di-scorsi degli attori stranieri a favore agli immigrati
e nel fiocco azzurro anti-Trump, ovvero il fiocco
dell’Aclu (American Civil Liberties Union, l’or-
ganizzazione che si batte per i diritti civili).
Di seguito è riportata la lunga lista dei vincitori
del premio Oscar nelle varie sezioni previste.
Miglior Film - Moonlight, prodotto da
Adele Romanski, Dede Gard-
ner e Jeremy Kleiner;
Miglior regia - Damien Chazelle, per la
regia del film La La Land;
Miglior attore protagonista - Casey Affleck,
per la recitazione nel film Manchester
by the Sea;
Miglior attrice protagonista - Emma Stone,
per la recitazione ed interpretazione
strepitosa nel film La La Land;
Miglior attore non protagonista - Mahershala
Ali, per la recitazione nel film Moon-
light;
Miglior attrice non protagonista - Viola
Davis, per la recitazione nel film Bar-
riere;
Miglior sceneggiatura originale - Kenneth Lonergan, per la sceneggiatura origina-
le del film Manchester by the Sea;
Miglior sceneggiatura non originale - Barry
Jenkins e Tarell Alvin McCraney, per la sceneggiatura non originale del film
Moonlight;
Miglior film straniero - Il clien-te (Forushandeh), regia di Asghar
Farhadi (Iran);
Miglior film d’animazione - Zootropolis
(Zootopia), regia di Rich Moore e Byron Howard;
Miglior fotografia - Linus Sandgren, per la foto-
grafia all’interno del film La La Land;
Miglior scenografia - Sandy Reynolds-Wasco e David Wasco, in merito alla
meravigliosa scenografia del film La
La Land;
Miglior montaggio - John Gilbert, per il
perfetto montaggio del film La batta-
glia di Hacksaw Ridge;
Miglior colonna sonora - Justin Hurwitz, per l’emozionante colonna sonora del film
La La Land;
Miglior canzone - City of Stars, canzone scritta dagli autori Justin Hurwitz, Benj
Pasek e Justin Paul facente parte del
film La La Land;
Migliori effetti speciali - Robert Legato, Adam Valdez, Andrew R. Jones, Dan Lemmon, per i
sorprendenti effetti speciali del film Il libro della
giungla;
Miglior sonoro - Kevin O'Connell, Andy
Wright, Robert Mackenzie e Peter
Grace, per il grandioso sonoro del
film La battaglia di Hacksaw Ridge;
Miglior montaggio sonoro - Sylvain Belle-
mare, per il montaggio riguardo il
sonoro del film Arrival;
Migliori costumi - Colleen Atwood, per la realiz-
zazione dei costumi del film Animali fantastici e
dove trovarli;
Miglior trucco e acconciatura - Alessandro Ber-tolazzi, Giorgio Gregorini e Christopher Nelson,
per il fantastico trucco impiegato nel film Suici-
de Squad;
Miglior documentario - O.J.: Made in America,
regia di Ezra Edelman;
Miglior cortometraggio documentario -
Caschi bianchi (The White Helmets), regia di Orlando von Einsie-
del e Joanna Natasegara;
Miglior cortometraggio - Sing, regia
di Kristóf Deák e Anna Udvardy;
Miglior cortometraggio d’animazione -
Piper, regia di Alan Barillaro;
Come emerge dall’interminabile lista sopra ri-portata, il vincitore assoluto di questa lunga notte
risulta essere il film La La Land, con 6 vittorie su
14 nomination; sul finale della serata, è stato proclamato anche vincitore del premio al miglior
film ma solo dopo che tutti i produttori, attori e collaboratori del film sono saliti sul palco eccita-
ti, in procinto di tenere il discorso della vittoria, è
stato annunciato il vero e proprio vincitore del
premio, ossia il film Moonlight.
Che gaffe! Non credo che le scuse dei gestori
della cerimonia basteranno a sanare questo pe-
sante sbaglio, che al contrario verrà sicuramente
ricordato per molto tempo.
L’Italia può ritenersi soddisfatta, nonostante
abbia subito la sconfitta nel premio al miglior documentario, per via della meritata vittoria nella
sezione del miglior trucco e acconciatura; premio
sacrosanto per i truccatori Giorgio Gregorini e Alessandro Bertolazzi, ai quali spetta il merito di
aver reso il film Suicide Squad ancora più spe-
ciale e caratteristico.
E’ soprattutto degno di nota ed ammirazione il trucco della magnifica giovane attrice Margot
Robbie, la quale presta il volto al simbolo del
film Harley Quinn.
Nonostante io abbia riportato esclusivamente la
lista dei vincitori, meritano considerazione ed
apprezzamento anche coloro che sono stati solo nominati e candidati; una candidatura significa
infatti aver svolto un buonissimo lavoro ed è
motivo di felicità e orgoglio per chi la riceve.
Non ci resta che attendere la prossima cerimonia degli Oscar, magari recuperando tutti quei film
già usciti che non siamo riusciti a vedere e guar-
dandone di nuovi al cinema, così da poter fare pronostici per i canditati e i vincitori dell’anno
2018.
La notte degli Oscar Leonardo Codegoni
Pagina 20
Maturità 2018 Codegoni Leonardo
Cultura
Svolta sul fronte “Esami di Maturi-
tà”. Solo nel 2018 saranno operative
le innovazioni previste dalla rifor-
ma, mentre, per gli alunni che af-
fronteranno la maturità nel 2017,
resta tutto uguale agli anni prece-
denti. Per dovere di cronaca preciso
che è la Legge 107 a regolamentare
quest’ultima riforma scolastica, det-
ta riforma della Buona Scuola, il
testo della delega per la riforma
della Maturità è stato presentato
alla Camera dei Deputati. Per l’uffi-
cialità della riforma della Maturi-
tà, però, bisognerà avere ancora un
po’ di pazienza. Infatti, adesso che
la delega è stata approvata dal Con-
siglio dei Ministri è previsto un iter
in commissione che dovrebbe durare
per circa due mesi. Dopodiché la
riforma della Maturità sarà ufficiale
con l’ulteriore, e definitiva, appro-
vazione da parte del CdM.
La bozza di decreto licenziata in
prima battuta dal Consiglio dei mi-
nistri dava la possibilità ai maturan-
di di accedere all'esame finale anche
con qualche insufficienza, perché a
guidare gli insegnanti sarebbe stata
la media del sei e non più la suffi-
cienza piena in tutte le discipline,
condotta compresa. La commissione
Istruzione del Senato è stata peren-
toria nell'inserire tra le "condizioni"
per il parere favorevole l'abolizione
del paragrafo che allarga le porte
alla Maturità anche a coloro che
stentano in qualche materia. Resta
però aperta la possibilità per il Con-
siglio di classe di ammettere agli
esami anche coloro che hanno cin-
que (o quattro) in una o più discipli-
ne a patto che queste insufficienze
restino visibili e pesino sul computo
del credito.
Inoltre verrà dato al nostro percorso
scolastico degli ultimi tre anni un
maggior peso. In sede di scrutinio
finale il Consiglio di Classe attribui-
rà il punteggio che avremo maturato
nel triennio, fino ad un massimo di
40 punti: il rendimento e la carriera
scolastici avranno un significativo
valore, 40 su 100 a fronte degli at-
tuali 25 su 100.
Durante il nostro ultimo anno scola-
stico saremo sottoposti alla prova
Invalsi, che prevederà un questiona-
rio di Italiano e uno di Matematica
oltre ad un test di Inglese, il cui pun-
teggio (riportato sul Curriculum di
ognuno di noi e consegnato insieme
al diploma) non influenzerà il voto
finale, ma la suddetta prova sarà
necessaria per l’ammissione stessa.
Diversamente da ciò che è ancora
previsto, non dovremo più affrontare
la Terza prova, tanto temuta, che
preoccupa gli studenti perché ab-
braccia più discipline. Essa, non
essendo una prova scelta a livello
nazionale, ma predisposta dalle di-
verse Commissioni esaminatrici,
non permette di sottoporre i candi-
dati di tutte le scuole ad una medesi-
ma valutazione delle conoscenze e
competenze.
Allora, ragazzi, niente panico! So-
sterremo solo due prove scritte e
successivamente accederemo all’e-
same orale. La prima prova scritta
sarà quella di Italiano e dovremo
produrre un testo di tipo argomenta-
tivo riguardante temi di ambito arti-
stico, letterario, filosofico, scientifi-
co, storico, sociale, economico e
tecnologico. Dall’analisi del nostro
scritto gli insegnanti, facenti parte
della Commissione, potranno verifi-
care quanto abbiamo compreso degli
aspetti linguistici, espressivi e logico
-argomentativi oltre a valutare la
nostra riflessione critica. La seconda
prova scritta sarà la prova di Indiriz-
zo, ma potrà riguardare più di una
disciplina dei nostri rispettivi corsi
di studio. Dovremo dimostrare le
nostre conoscenze, abilità, compe-
tenze attese in base a quanto richie-
de il nostro profilo educativo, cultu-
rale e professionale in funzione dell’
indirizzo scolastico di ognuno di
noi.
Parte delle ore scolastiche, (200 ore
nel triennio), sono, dall’anno sco-
lastico precedente, già dedicate al
cosiddetto progetto di “Alternanza
Scuola-Lavoro”, in accordo con
quanto previsto dalla vigente nor-
mativa. Nella prova orale della Ma-
turità 2018, non ci sarà posto per la
“classica” tesina, ma saremo valu-
tati in base alla nostra capacità di
ragionamento circa, ad esempio,
l’analisi di un testo, di un documen-
to o di un progetto. Successivamen-
te illustreremo una relazione atta a
far capire le competenze che avre-
mo acquisito durante il nostro per-
sonale tirocinio formativo.
La Commissione esaminatrice sarà
composta da tre insegnanti interni ,
da tre esterni e da un presidente.
Per poter essere ammessi all’esame
dovremo ancora assicurare la fre-
quenza delle lezioni per almeno tre
quarti delle ore scolastiche annuali.
Cerchiamo di vivere l’esperienza
scolastica con serenità, con co-
scienza e impegno, solo così arrive-
remo all’Esame di Stato con la con-
sapevolezza di aver arricchito il
nostro bagaglio culturale e persona-
le, solo così avremo fatto dei note-
voli passi avanti sia dal punto di
vista della conoscenza che della
crescita interiore. Cerchiamo di
vivere l’attesa di questo evento in
modo costruttivo, in fin dei conti
l’esame non è altro che un passag-
gio utile a confermare quanto quoti-
dianamente apprendiamo, il termi-
ne di un percorso di studi che aprirà
le porte a nuovi orizzonti.
Ora non mi resta che esprimere un
caloroso “in bocca al lupo” ai nostri
colleghi di quinta e un determinato
“andrà tutto bene” a noi ragazzi
delle classi quarte, i pionieri di que-
sta “nuova avventura”.
Pagina 21
turisti ad esplorare le Kong Lor Caves e a quelle da
una persona guidate dalle donne della comunità di
Kompor Pluk.
TERRA
La varietà dei mezzi via terra asiatici supera quella
di qualsiasi altro continente. Tra essi vi sono i clas-
sici piedi, utili per le scalate ai magnifici templi
buddisti dai tetti dorati in cima alle colline, detti
Stupa, ma anche le biciclette, usate per girare le
rurali 4000 isole tra una buca e l’altra e fare lo sla-
lom tra bambini che si fermano per salutare, men-
tre giocano o portano le mandrie al pascolo.
Inevitabile per viaggiare a lunghe distanze è il bus
locale, si sa quando si parte ma non quando si arri-
va: le numerose fermate o per far salire donne che
cercano di vendere di tutto, da anatre allo spiedo a
uova fecondate, o per fare qualche riparazione al-
lungano il viaggio.
Decisamente più confortevoli sono i van, o, alme-
no, lo sarebbero se avessero gli ammortizzatori
funzionanti e posti sufficienti per il numero di
viaggiatori, ma non bisogna preoccuparsi, basta
non soffrire il mal d’auto e avere un fondoschiena
adeguato.
Passando a mezzi più piccoli, d’obbligo sono i tuk
tuk, comodi per girare in città: da due, da quattro,
da otto persone…
È necessario affidarsi a uno di quelli per visitare il
Buddha Park a Vientiane, contenente 200 statue
realizzate allo scopo di unire buddhismo e indui-
smo per mezzo dell’arte; anche qui, bisogna tenere
conto di partire abbastanza prima dell’orario di
chiusura poiché il tuk tuk si fermerà inevitabilmen-
te in mezzo al nulla, per ripartire dopo aver dato
una buona dose di colpetti di martello al motore.
Per quanto riguarda i camion, si passa dal song-
thaw (grande tuk tuk) al vero e proprio camion,
stipati in piedi stile carro bestiame.
Insomma, per viaggiare in Laos la cosa di cui è
necessario armarsi è senz’altro tanta pazienza, ma i
paesaggi mozzafiato e la calorosità della popola-
zione ripagheranno di tutte le disavventure, magari
con un piatto di involtini fritti.
101 Modi di viaggiare in Laos
Pilar Lozano
Cultura
La domanda che i miei “venticinque lettori” (cit.
Manzoni) si staranno ora ponendo di sicuro è cosa
sia il Laos? No, non è una malattia genetica o un’i-
sola spagnola in cui fare baldoria, anzi, di baldoria
proprio non si può parlare in Laos, visto che tutti i
locali chiudono alle 11, ora massima per gli abitan-
ti di questo tranquillo, piccolo (ma non insignifi-
cante) Paese del sud-est asiatico. Appunto per la
sua poca fama è uno dei Paesi più difficili in cui
spostarsi, difficoltà che può manifestarsi in situa-
zioni assurde per persone “moderne” come noi, ma
quotidiane per i lao (o laotiani?), ed è proprio qui
che sta il divertimento. Per facilitare l’arduo com-
pito, è meglio suddividere gli svariati mezzi in tre
categorie: cielo, acqua e terra.
CIELO
Per arrivare in Laos è necessario compiere un lun-
go viaggio stile Odissea, passando per tre aeroporti
e due continenti, viaggio che assolutamente vale la
pena, specialmente quando si prende il piccolo ae-
reo per arrivare a Luang Prabang, seconda città del
Laos per dimensioni, dopo Vientiane, ma prima
per turismo e bellezza. Alzando l’oscurante del fi-
nestrino si apre uno scenario pittorico: una distesa
di montagne e colline di un verde intenso che rac-
chiude una natura rigogliosa grazie alla predomi-
nanza dell’acqua, testimone di un paese quasi in-
contaminato, nonostante il passaggio di rivoluzioni
e guerre; un paesaggio da non far rimpiangere i
grattacieli metropolitani.
ACQUA
I fiumi rappresentano per il Laos un’inesauribile
fonte di vita e di sapienza, non a caso molti villag-
gi sorgono lungo il corso del fiume Mekong, il più
lungo di tutta l’Asia, che unisce i suoi vari Paesi.
Nonostante non sia propriamente pulito, i lao ama-
no passare il tempo divertendosi nelle sue acque e
“sfrecciare”, anche molto vicino ai bagnanti, con le
loro imbarcazioni, dalle longtail alle barchette da
sei persone, fino a quelle da tre usate per portare i
Pagina 22
Il carnevale
Alessandro Ferrari
Dal territorio
Il Carnevale Ambrosiano è un even-
to annuale di tipo storico-religioso,
ma che col tempo ha acquisito anche
una tradizione ludico-profana. Le
manifestazioni coinvolgono l'intera
arcidiocesi di Milano e i territori di
alcune delle diocesi vicine.
Ciò che contraddistingue il Carneva-
le Ambrosiano da quello del resto
del mondo è il diverso modo di cal-
colare le date di inizio e fine della
Quaresima.
Il rito ambrosiano intende la Quare-
sima come un periodo di penitenza,
ma non di stretto digiuno. Pertanto,
contando a ritroso 40 giorni a partire
dal Giovedì Santo, si arriva alla pri-
ma domenica di Quaresima: dunque
i quaranta giorni di penitenza inizia-
no alla sesta domenica prima di Pa-
squa.
Il rito romano, invece, all'idea di
quaranta giorni di penitenza sostituì
nel Medioevo quella dei quaranta
giorni effettivi di digiuno, andando a
ritroso dal Sabato Santo. Si saltava-
no, però, le domeniche, in cui non si
digiunava. In questo modo, si giun-
geva esattamente al mercoledì pre-
cedente la prima domenica di Qua-
resima, che venne rinominato
"Mercoledì delle ceneri".
Dal punto di vista religioso, gran
parte delle fonti riguardanti le moti-
vazioni di questo differente tipo di
conteggio riconducono alla trascri-
zione di tradizioni orali, impropria-
mente definite leggende. Esistono
diverse varianti di questi racconti,
ma tutte quante rimandano ad un
canovaccio comune: sembrerebbe
che l'allontanamento del vescovo
Ambrogio da Milano proprio nel
periodo precedente la Quaresima
impedisse l'inizio delle celebrazioni
liturgiche, e così i cittadini prosegui-
rono nel divertimento fino al suo
ritorno.
In realtà non è chiaro se il prolunga-
mento dei festeggiamenti sia stato
autorizzato dal vescovo stesso o sia
stata un'iniziativa dei Milanesi. Fatto
sta che il Carnevale nella città si
prolungò per altri quattro giorni.
Il Carnevale Ambrosiano, in partico-
lare durante tutto il Medioevo, fu
contraddistinto da festeggiamenti
mirati a rovesciare le gerarchie so-
ciali presenti a quel tempo. L'uso
delle maschere, infatti, permetteva
ai cittadini di atteggiarsi come le più
svariate ed importanti personalità.
Ciò significa che per il periodo di
Carnevale i personaggi più altolocati
della città erano costretti a subire lo
scherno delle classi sociali più umili
senza poter far nulla, se non limitar-
si a minacciare censure e condanne.
Durante il Rinascimento prima, ed il
Barocco poi, il Carnevale Ambrosia-
no si elevò a livelli di raffinatezza
superiori: vennero introdotti i carri
che sfilavano in sfarzosi cortei e
comparvero le prime maschere re-
gionali, come Meneghino e Cecca,
Brighella, Rosaura, successivamente
introdotte nella commedia classica
da Ruzante.
Anche in questo periodo, comunque,
non mancarono le polemiche, in par-
ticolare da parte di Carlo e Federico
Borromeo. Esse sfociarono nel 1658
nella sospensione del Carnevale per
la durata di sei anni a causa delle
scorribande di gruppi mascherati
che uccidevano i civili approfittando
del fatto di essere irriconoscibili.
A dispetto di tutte le polemiche ri-
portateci da queste fonti, possiamo
però affermare che il Carnevale Am-
brosiano era rinomato in tutta Euro-
pa. Questa certezza ci viene data ad
esempio dalle lettere che i fratelli
Mozart scrissero alla famiglia du-
rante il loro soggiorno a Milano pro-
prio nel periodo del Carnevale: i
festeggiamenti della città sono de-
scritti in termini entusiastici.
Va detto che anche il Carnevale Ro-
mano ha sempre incontrato lo stesso
tipo di impedimenti di quello mila-
nese, con svariate sospensioni
dell'annuale svolgimento della tra-
dizione da parte di vari Papi, i quali
approfittavano di qualunque prete-
sto per evitare i festeggiamenti: da
una parte a causa, ancora una volta,
delle proteste dei nobili, dall’altra
per la presenza di gruppi criminali
mascherati, che circolavano indi-
sturbati.
In definitiva si può affermare che il
Carnevale, nonostante la sua evolu-
zione nel tempo e per quanto possa
variare da città a città o da nazione
a nazione per i differenti costumi
esibiti (ad esempio, nel Carnevale
Romano le maschere tipiche sono
quelle di Rugantino, Cassandrino,
Don Pasquale, ecc.), rimane sempre
una festa che ha alla base il bisogno
della gente di una valvola di sfogo
prima dell'inizio del periodo di pe-
nitenza, permettendo a tutti di com-
portarsi in modo più estroverso e
stravagante di quanto non si fareb-
be nella vita quotidiana, indipen-
dentemente da chi si è o da ciò
che si rappresenta.
Pagina 23
nergia si è liberata in corrispondenza di un motivo
tettonico basato su faglie dirette, mentre nella zona
dell’Aquila abbiamo avuto, oltre a faglie dirette,
anche altri tipi di faglie, perciò possiamo dire che
vi sono delle somiglianze.
5) Quali sono i modi per classificare un terremoto?
Più che classificare un terremoto possiamo andare a
misurare l'energia che viene sprigionata o gli effet-
ti che provoca. Ci sono quindi due metodi: la scala
Richter misura l'energia sprigionata associando in
modo matematico la massima oscillazione delle
onde, misurate da un sismografo tarato ad una di-
stanza di 100 km dall'epicentro; perciò in questo
modo possiamo misurare, mediante una formula, la
magnitudo, quindi un valore oggettivo. Mentre la
scala Mercalli misura dati soggettivi ovvero i dan-
ni visibili che causa il terremoto.
6) Cosa bisogna fare durante un terremoto?
In generale, durate un terremoto, bisognerebbe rimane-
re fermi e non scappare immediatamente verso le
scale, perché sono le prime a subire danni. Tutte le
case sono costruite secondo adeguati criteri sismi-
ci, ma certamente edifici antichi potrebbero essere
più a rischio data la loro "età". L'ansia e la paura
possono spingerci a scappare all'esterno, ma se ci
si trova in edifici costruiti più o meno recentemen-
te, viste le rigide e severe normative antisismiche,
occorre rimanere fermi o ripararsi sotto tavoli o nei
pressi di colonne portanti. È rarissimo che durante
un terremoto edifici di recente costruzione crolli-
no, però, purtroppo, le mele marce ci sono sempre;
come è successo a L'Aquila nel 2009, l'università è
crollata quando non sarebbe dovuta crollare, men-
tre edifici molto più vecchi hanno resistito all’e-
vento con qualche crepa. Certo è che correre o
buttarsi giù dalle finestre può causare più danni
alla propria persona a causa anche della caduta di
possibili calcinacci.
Intervista al Professor Di Donato
Alessia Ariti - Marco Ottaiano
Scienza e Scienze
Dopo i recenti
fatti accaduti nel
centro Italia,
abbiamo intervi-
stato il professor
Di Donato per
saperne qualcosa
di più sul terre-
moto. Le rispo-
ste che ci sono
pervenute sono
le seguenti:
1) Quali sono le zone più a rischio e perché?
Dal punto di vista sismico, sono più a rischio le zone
montane in generale, sia per la pendenza sia per la
presenza di lineazioni tettoniche, vale a dire strut-
ture che sono più soggette a movimenti, spinte e
faglie che si originano grazie a un movimento ge-
nerale che proviene da sud, visto che la placca afri-
cana tende a spostarsi verso nord.
2) Perché proprio la zona del centro Italia è sogget-
ta a terremoti?
Questo è casuale, potrebbe verificarsi un terremoto
nello stretto di Messina, in Basilicata o in Calabria
piuttosto che in centro Italia, piuttosto che in un
un'altra zona. Le aree colpite dalle scosse sismiche
sono quelle in cui si supera il limite di rottura: la
placca spinge e tutti terreni vengono compressi, la
prima zona che supera questo limite di rottura, vie-
ne colpita dalle scosse; in seguito anche in altre
zone si caricherà l’energia sismica che verrà libe-
rata in futuro.
3) Perciò le scosse potrebbero causare altri danni
intorno alla faglia che si è aperta in centro Ita-
lia?
Certamente potranno esserci altri movimenti sismici
intorno alla faglia, ma non soltanto lì, anche in al-
tre zone ben distanti da essa. Qualsiasi zona po-
trebbero essere colpita, basta solo che venga supe-
rato il limite di rottura.
4) Possiamo dire che esistono delle analogia fra il
terremoto dell’estate scorsa e quello che colpì
l’Aquila nel 2009?
Questo non si può stabilire con certezza, sappiamo sol-
tanto che nella zona di Accumuli e Amatrice l’e-
Pagina 24
Top ten
Sara Gualandi
Break
“Che ragazzo incolto!”
“Sbaglio o dico cose insensate?”
“Bisogna scirre le due cose”
“Qualcuno ha anche le orecchie avvolte nel prosciutto”
“Andiamo alla ricerca dell’infinito perduto”
“Fra Caino e Abele chi mangiava le lenticchie?”
“Questa pietra serena … questa serena pietra”
“Ma tu cammini con gli ossi dei cagnolini?”
“La lavagna è impossessata!”
Prof: “Chi era il nonno di Gesù?”
Alunno: “Abramo”
Pagina 25
chiacchiere hanno sempre la loro forma di
piccole strisce con bordi frastagliati e fritte
in olio o cotte in forno, la sostanza non
cambia. Esse sono quasi sempre accompa-
gnate da zucchero a velo, cioccolato fuso o
miele. Per mantenerci il più possibili legati
alla tradizione vi proporrò la ricetta classi-
ca:
Ingredienti (per 6-8 persone):
-500 gr di farina 00
-140 gr di zucchero a velo
-3 uova
-1 albume d'uovo
-4 cucchiai di olio di semi
-1 bustina di vanillina
-un pizzico sale
-1 arancia (o limone, la scorza garttugiata)
-1 bicchierino di Strega (o grappa)
Per Friggere:
-q.b. di olio di semi
Per Decorare:
-q.b. di zucchero a velo
Preparazione:
Unire assieme tutti gli ingredienti e lavorar-
li fatta eccezione dell'albume d'uovo che
deve essere aggiunto dopo essere stato
montato a neve. Formato un panetto, la-
sciarlo riposare avvolto nella pellicola per
mezz'ora. Dopodiché lavorare la pasta sten-
dendola fino a renderla una sfoglia. Dopo
aver tagliato le varie strisce, immergerle
nell'olio bollente fino a completa cottura.
Tolte dall'olio, posizionarle su della carta
assorbente e lasciatele raffreddare. Servite
poi con una spolverata di zucchero a velo.
Le chiacchere - Bramante ai fornelli
Daniel Lacidogna
Ricette
Al sentir parlare di chiacchiere la prima co-
sa che viene in mente è di certo il Carneva-
le di cui ormai sono il dolce per antonoma-
sia. Ma dove sono nate? E come?
Si pensa che siano nate durante l'epoca ro-
mana con l'utilizzo di una farina che pren-
deva il nome di "frictilia". Esse venivano
fritte nel grasso di maiale dalle donne ro-
mane per festeggiare i Saturnali cioè una
festività romana corrispondente all'odierno
Carnevale. Le chiacchiere venivano prodot-
te in grande quantità questo perché sarebbe-
ro dovute bastare per tutto il periodo. Il loro
nome aveva origine da quello della farina
con cui erano fatte, ma nel corso degli anni
la ricetta ha subito molte modifiche soprat-
tutto nel metodo di cottura: ormai è difficile
trovare qualcuno che frigga le chiacchiere
nelle strutto, poiché sull'onda del salutismo
ormai è probabile trovarle fritte nell'olio o
addirittura cotte nel forno. Questa però è
solo una delle due possibili origini di que-
sto ottimo dolce carnevalesco; l' altra è l'o-
rigine napoletana. La storia fa risalire il no-
me Chiacchiere ad un desiderio della Regi-
na di Savoia. Mentre era a corte, ella aveva
un grande desiderio di "chiacchierare", ma
aveva al contempo fame e ordinò al cuoco
di cucinare per lei e per i suoi ospiti un dol-
ce e la ricetta risultante prese per l'appunto
il nome delle odierne Chiacchiere. Di certo
questa seconda storia ha un che di favoloso,
ma appartiene comunque alla tradizione.
In qualunque dei due casi si voglia credere,
è chiaro che le Chiacchiere siano un dolce
che si tramanda da secoli forse grazie, oltre
che alla sua squisitezza, alla facilità della
ricetta composta di ingredienti semplici ed
economici. Che siano fatte in casa, acqui-
state al supermercato o in pasticceria, le
Pagina 26
Singuaroli: La mancanza di persone care.
Colore preferito?
Tizzoni: Blu... Con un po' di nero.
Singuaroli: Giallo.
Dove vorrebbe vivere?
Tizzoni: Al mare.
Singuaroli: Sto bene qui, sono contenta di
vivere qui.
Scrittori preferiti?
Tizzoni: Risponderò alla domanda dopo...
Singuaroli: Non uno in particolare ma i
“bei libri”.
Poeti preferiti?
Tizzoni: Da brava matematica adoro Dante
Alighieri.
Singuaroli: Lo stesso discorso che per gli
scrittori.
Pittori e musicisti preferiti?
Tizzoni: Per quanto riguarda i musicisti, mi
piace Baglioni; la pittura mi affascina sem-
pre, ma non sono attratta da nessun pittore
in particolare.
Singuaroli: Per quanto riguarda la pittura
amo tutti gli impressionisti, mi piace molto
la musica italiana soprattutto Eros Ramaz-
zotti.
Eroi nella vita reale?
Tizzoni: Mio padre.
Singuaroli: Mio marito che fa il pompiere.
Eroine nella vita reale?
Tizzoni: Non mi viene in mente nessuna
donna…
Questionario di Proust
Alessia Nolli - Daniel Lacidogna
Questionario
Per questo numero abbiamo deciso di inter-
vistare le professoresse di fisica e matema-
tica: Tizzoni e Singuaroli.
Cosa apprezza di più di un essere uma-
no?
Tizzoni: La sincerità e anche la passione.
Singuaroli: L’onestà.
Qual è la qualità che preferisce in un uo-
mo?
Tizzoni: Probabilmente la passione per
quello che fa e per come si pone nella vita.
Mi colpiscono le persone che si appassiona-
no a quello che fanno.
Singuaroli: La dolcezza.
E in una donna?
Tizzoni: La stessa cosa che penso per un uo-
mo.
Singuaroli: Ancora l’onestà.
Qual è il tratto principale del suo carat-
tere?
Tizzoni: La pazzia.
Singuaroli: La testardaggine.
Qual è la sua idea di felicità?
Tizzoni: Felicità vuol dire riuscire a fare tut-
to quello che si vuole con passione. Quindi
raggiungere l'essere veramente se stessi.
Singuaroli: La famiglia.
E di infelicità?
Tizzoni: Esattamente il contrario: essere co-
stretti a fare ciò che non si vuole e vivere
una vita che non è la propria.
Pagina 27
Per finire, qual è il suo motto?
Tizzoni: "Combattere sempre, arrendersi
mai!"
Singuaroli: “Vivi e lascia vivere”
E nella finzione?
Tizzoni: Lupin!
Singuaroli: In particolare nessuno, come
idea possiamo dire una persona che affronta
la vita con tranquillità, al contrario di me,
come Gandhi.
Cibo e bevanda preferita?
Tizzoni: Mi piace tutto il cibo, ma, se devo
scegliere, il pesce in generale. Per la bevan-
da posso dire un po' di vino bianco, tutta-
via, se devo strafare, Coca-Cola.
Singuaroli: Mi piacciono tantissimo i pepe-
roni ripieni, come bevanda invece nulla in
particolare.
Nomi che preferisce?
Tizzoni: Uno l'ho usato: mi piace Matteo,
poi Paolo e Anna.
Singuaroli: Stefano, come mio fratello, e
Aurora.
Se non fosse lei, chi non vorrebbe mai es-
sere?
Tizzoni: Non vorrei essere quello che non
sono, quindi non vorrei essere insensibile,
poco comprensiva e poco passionale.
Singuaroli: Hitler.
E chi vorrebbe essere?
Tizzoni: Mantenendomi coerente, direi
quello che sono e quindi sensibile, com-
prensiva e passionale.
Singuaroli: Gandhi, cioè più tranquilla.
Come vorrebbe morire?
Tizzoni: Innanzitutto non vorrei morire pe-
rò, se proprio devo, vorrei addormentarmi e
non accorgermene e, per esperienza, vorrei
accanto a me solo poche persone care.
Singuaroli: Addormentandomi la sera nel
letto senza accorgermene, ho paura del do-
lore.
Pagina 28 Pagina 28
dalla vostra parte, non adagiatevi troppo sugli allo-
ri però. La fortuna sarà affiancata da mesi molto
impegnativi che faranno sentire la loro pressione.
E’ il momento giusto per sistemare situazioni irri-
solte tra amici, famiglia, professori e fidanzate/i.
Non è ancora il momento per voi di mettervi in ca-
nottiera, non vorrete ammalarvi ora! Per l’amore?
Non ancora.
Vergine
I mesi primaverili corrono veloci per voi non fate-
veli scappare e non lasciatevi situazioni irrisolte
alle spalle. Questi mesi vi permettono di elaborare
piani e progetti che avranno grandissimo successo
e nei quali non dovete smettere di credere. Il mo-
mento è quello giusto per buttarsi in nuove avven-
ture, volontariato o attività extracurriculari. Siete
un segno che piace, l’amore vi sta aspettando!
Bilancia
E’ un periodo pieno di provocazioni, opposizioni a
scuola, in casa e in compagnia; non buttatevi giù e
ringraziate per le critiche che vi faranno crescere
molto. Lottate e fate sentire la vostra voce ma, mi
raccomando, mantenetevi cordiali con tutti o po-
trebbero esserci episodi spiacevoli. Sono mesi di
grande felicità, perciò donatela a tutti coloro che vi
sono accanto! Quanto vi piace l’amore…siete alla
ricerca!Come andranno questi mesi???
curatevene ed aspettate con pazienza.
Scorpione
Il 17, numero per voi fortunatissimo! Quindi fissa-
te le verifiche in quel giorno se potete. Tra marzo e
aprile avete un momento di debolezza e di sconfor-
to ma non rattristatevi, perché tutti sono con voi!
Le amicizie precedenti crescono e ne farete molte
nuove! Siate positivi e concentratevi molto. Siete il
segno più romantico, perciò state attenti alle buone
occasioni.
Sagittario
L’oroscopo di primavera
Come andranno questi mesi???
Alessia Nolli
Oroscopo
Ariete
Marzo, aprile e maggio saranno per voi mesi di
grandi scelte, scelte fondamentali ma anche mesi
dinamici ed innovativi. Riuscirete a trovare in voi
tutte le risorse necessarie per affrontare le diverse
materie e riuscirete a realizzare ciò che da tempo
desiderate fare. Saranno mesi belli ma non sempre
facili, siete sempre innamorati ma cercate di non
distrarvi troppo.
Toro
Siete grandi! Tutte le situazioni, anche le più criti-
che, riuscirete a superarle e non dovete assoluta-
mente bloccarvi davanti alle critiche; date sempre
il meglio di voi e vi sarà riconosciuto. Avete voglia
di rinnovamento? E’ il momento giusto! E lo è an-
che per un’ analisi interiore di voi stessi. Purtroppo
per voi non sarà un periodo d’oro per quanto ri-
guarda le “conquiste” , datevi allo studio!
Gemelli
Qualunque cosa vogliate realizzare, qualunque sia
l’ ambito, si apre una nuova fase molto interessan-
te! Rimanete concentrati per quanto riguarda la
vita scolastica ma non dimenticatevi delle amicizie
anche al di fuori. La buonissima notizia è che avre-
te una occasione con la O maiuscola da prendere al
volo e viaggi magari d’ istruzione che vi aspettano.
Eccellenti condizioni per trovare l’ amore e magari
un lavoretto.
Cancro
Sono mesi di transizione per voi, vi saranno tra-
sformazioni che lasceranno a lungo il segno. Siete
un po’ introversi magari colpa della scuola, della
famiglia o dell’amore , ma via quei musi lunghi!
Siamo in primavera! Voi stessi avete desiderato un
grande cambiamento, bene, sta arrivando, siate
pronti. D’ amore per ora non se ne parla ma non
curatevene ed aspettate con pazienza.
Leone
Usate bene la vostra fortuna che in questi mesi sarà
Pagina 29 Pagina 29
Impegnatevi in tutto ciò che fate, sia a scuola sia
negli sport sia in qualunque situazione, e sarete dei
campioni. Mesi per voi positivi, rallegrate le perso-
ne un po’ giù e magari vi innamorate anche.
Capricorno
Siete scalatori di montagne! Riuscite a superare i
grandi ostacoli che vi si sono posti davanti a di-
cembre e gennaio e arrivate perfetti all’ obiettivo
finale. Non arrendetevi ad aprile, anche se vi senti-
rete un po’ stanchi, perseverate. La vostra vita sta
prendendo una netta direzione, è quella che avete
deciso voi? Pensateci. State cercando l’ amore,
chissà mai che lo troviate davanti alla macchinetta?
Acquario
Siete in una fase felicissima e avete un ruolo di
grande importanza nella vostra vita e in quella de-
gli altri. Sarete il punto di riferimento per alcuni
dei vostri amici e riacquisirete l’ amicizia di altri
con cui magari avete litigato. Lo studio vi darà
grandi soddisfazioni , ma non vi addormentate e
continuate ad impegnarvi. Questo periodo vi assi-
cura non solo nuove amicizie ma anche nuovi amo-
ri.
Pesci
Fate un salto in avanti, nessuno e niente vi fa pau-
ra, avete preso la vostra decisione! Avete una spic-
cata voglia di competizione e nessuna paura delle
sfide. La famiglia vi sosterrà molto e ne dovete es-
sere grati. Le possibilità che vi si aprono davanti
saranno molte, sta a voi scegliere quella più stimo-
lante ed interessante. L’ amore fa proprio al caso
vostro ma non lasciatevi ingannare.
Pagina 30
Apicella Sara
Ariti Alessia
Barlaam Simone
Codegoni Leonardo
Colombo Lorenzo
Crespi Cristiano
Cucchiani Anna
Deponti Emanuela
Distaso Giuseppe
Ferrari Alessandro
Forgiarini Davide
Fortunati Alice
Fusari Anna
Galli Clara
Gambaro Francesco
Gualandi Sara
Guizzardi Matilde
Ienco Alessandra
Lacidogna Daniel
Nolli Alessia
Ottaiano Marco
“Vero è l’intero”
- Hegel
Se ci chiedi chi noi siamo
che seduti ora stiamo,
rispondiamo per le rime:
"Non siam tutti delle cime".
Siamo tanti ma son uno
son l'unione di ciascuno.
Non "Il resto del Carlino",
del Bramante il giornalino.
Della scuola son coscienza,
del giornal non puoi star senza.
Del Bramante il giornalino
sono il Grillo salterino,
son coscienza di Pinocchio,
ma vi tengo tutti d'occhio!
Pagina 31