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TEATRO CARGO | LA STORIA APPROFONDIMENTI SUGLI SPETTACOLI DI REPERTORIO

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Page 1: TEATRO CARGO | LA STORIA

TEATRO CARGO | LA STORIAAPPROFONDIMENTI SUGLI SPETTACOLI DI REPERTORIO

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DILUVIOTesto e regia: Laura SICIGNANOCon: Fabrizio MATTEINI, Andrea PIERDICCA, Arianna COMESScene e video: Laura BENZIMusiche: Edmondo ROMANOCostumi: Maria Grazia BISIOLuci: Federico CANIBUS

Un’apocalittica onda ha sommerso l’Europa. Sulla superficie del Mediterraneo galleggiano relitti di un mondo che non c’è più. Si tratta di un at-tentato terroristico?Oppure di un disastro ambientale? Su uno yacht sono rimasti due uomini. Uno ricco e uno povero.Uno di destra e uno di sinistra. Uno crede in Dio. L’altro no. Il povero si trova a suo agio: non ha niente da perdere. Il ricco vorrebbe imporre leproprie regole, ma non valgono più.Si detestano, ma devono convivere sulla barca finché qualcosa o qualcuno li salvi.Accarezzando le strane, mutanti alghe arancioni che fioriscono sulla chiglia, rimpiangono la pelle liscia delle donne. Ogni tanto sembra loro disentirne il respiro. Piove. E’ la fine del mondo?PRIMA NAZIONALE

In collaborazione con il FESTIVAL DELLA SCIENZA 2010 e la BIENNALE DEL MEDITERRANEO

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Teatro CARGO ONLUS Associazione Culturale, Genova. E-mail: [email protected] © 2012 | Tutti i diritti riservati.

RECENSIONI "DILUVIO"NEL "DILUVIO" UN'ABILE E SOBRIA RIFLESSIONE SULL'UMANITA' // La scienza e' sorella maggiore della fantascienza, che in questo dramma entra in campo con scenariapocalittici, nei quali l'autrice Laura Sicignano introduce abilmente una ricchezza di riflessioni sulla natura umana, i cui caratteri negativi esplodono in situazioni di emergenza, mapossono anche aprirsi alla reciproca generosita'. Fatti antichi e recenti lo dimostrano. Con un abile dialogo, intessuto di elementi volutamente contrastanti e polisemantici, riccodi sottili notazioni psicologiche, il nuovo lavoro di Laura Sicignano si propone come una riflessione sui grandi problemi dell'umanita', sui rapporti fra gli uomini e le donne, spogliatidelle sovrastrutture del progresso e della civilta', messi a nudo da una situazione estrema. Bravi gli attori Fabrizio Matteini (il ricco), Andrea Pierdicca (il barbone), Arianna Comes,la donna che viene dal mare. Sobria, ma significativa, l'impaginazione dello spettacolo, che si avvale anche dei video di Laura Benzi. // CLARA RUBBI, Corriere Mercantile, 31Ottobre 2010

DOPO IL DILUVIO // Ci sono speranze per questa umanita' alla deriva? "Diluvio", lo spettacolo scritto e diretto da Laura Sicignano, non offre risposte prefabbricate. Il finale e'aperto a tutte le ipotesi. La favola futuribile ha una sua morale ben precisa: l'unica possibilita' di salvezza sta in una convivenza che non e' generico buonismo, ma assunzione, daparte di ciascuno, delle proprie responsabilita'. Da vedere come esempio di una drammaturgia giovane che non si rifugia nel minimalismo, ma che affronta a colpi di aspra emozionei grandi interrogativi dell'esistenza. // SILVANA ZANOVELLO, Il Secolo XIX, 3 Novembre 2010

AL TEATRO CARGO DOPO IL "DILUVIO" RITORNA LA VITA // Diluvio, scritto e diretto da Laura Sicignano, ha debuttato con una messa in scena assolutamente originale e coin-volgente che vuole i limitati spettatori tanto vicini alla scena e agli attori da farli sentire completamente partecipi di quanto accade. Un'ambientazione post atomica ben ideatadalla brava Laura Benzi che catapulta il pubblico in una sorta di Apocalisse inquietante. Tre i personaggi le cui interpretazioni di Fabrizio Matteini, Andrea Pierdicca e AriannaComes hanno dato le giuste connotazioni e gli adeguati colori richiesti dal testo che, all'apparente visione catastrofica di un mondo totalmente alla deriva, racchiude la fortesperanza di un riscatto di un'umanita' corrotta con una nuova nascita che e' femmina. Ad una bambina infatti, nata dalla giovane donna, il compito della rigenerazione di unmondo distrutto da forme logore ed esaurite. // FRANCESCA CAMPONERO, Il Giornale, 2 Novembre 2010

AL TEATRO CARGO DI GENOVA "DILUVIO" // Genova citta' forte dove vivono Teatri forti, con programmazioni forti. Il Teatro Cargo a Genova-Voltri si esprime da anni con spet-tacoli dai quali esci piu' consapevole. La direttrice Laura Sicignano e il suo staff sembrano dirci: abbiamo ancora un po' di tempo per pensare. "Diluvio", testo e regia Sicignano,come sempre tanto forti da sentirsi quasi male. Una barca da ricchi. Il padrone della barca: viziato, maniaco dell'ordine, giovane imprenditore frustato. Fallito. Un poveraccio saltaimprovvisamente dentro allo yacht. Cosi' opposti da risultare l'uno all'altro incomprensibile il senso della vita. Ma mentre i due mondi incontrandosi si scontrano, fuori della barcasuccede qualcosa: la fine del mondo. E li' la vita prende sostanza. Improvvisamente, per poco. Per niente. Forse solo per la durata di uno spettacolo. Questo. Un ultimo atto globale.Succede ancora qualcosa? Si, succede. Ma perche' dirlo?... Dovete solo imbarcarvi per questo viaggio. Vi salverete? Verrete presi dalla storia, dalla catastrofe-video che vienedall'alto. Dalle parole. Da un senso obbligatorio di fratellanza. Verrete coinvolti. Capirete che questo spettacolo tira le somme ed e' un suggerimento; siete stati fortunati adassistere in anteprima alla fine del mondo: potete ancora fare qualcosa e... vi salverete assieme agli attori, assolutamente in parte... // LUCIANA LANZAROTTI, Teatro.Org, 2Novembre 2010

STORIA, MITI E UTOPIE // In un'impostazione dapprima realistica, l'autrice introduce elementi dal prevalente simbolismo, che rendono plausibile la fantasiosa premessa e la se-guente convenzione di uno stato (quasi) allucinatorio che invade i protagonisti affamati, alla deriva su un mare di relitti. Allora e' "necessario" l'intervento della Creatura Femminile(Arianna Comes), pronta a partorire un Figlio che assicuri la continuita' umana. (…) Il segreto di questa riuscita mi pare nell'equilibrio fra drammaturgia rappresentazione, perche'da un testo discontinuo per linguaggio e struttura nasce uno spettacolo avvincente. // GIANNI POLI, Hystrio 1/2011 Gennaio - Marzo, p.67

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SANGUESiamo in un un'epoca splendida e feroce: carestie, mortalita' infantile, la peste, la guerra. E' il tempo dei cavalieri dell'Apocalisse e delle proces-sioni penitenziali, delle paurose rappresentazioni della Morte che trionfa danzando su tutte le cose.La societa' e' lunatica, sadica e raffinata, materialista e superstiziosa, devota agli eccessi di un misticismo che si confonde con l'adorazione deidemoni.La guerra e' un affare che porta all'accumulazione dei benefici nelle mani di pochi. In questo contesto di decadenza che tanto assomiglia alpresente, appare luminosa come un Angelo, Giovanna. Giovanna e' paradosso e figura Christi: fedelissima figlia della Chiesa, finisce bruciatacome eretica; fiera della propria cristiana verginita' e' impegnata a rivendicare il ruolo della donna; fanciulla fragile e intensamente credente, sispende nella guerra. Alla sua fulminea parabola di passione e morte si affianca quella del suo opposto: Gilles de Reis, ricchissimo e depravatofeudatario che combatte a fianco di Giovanna e che divenne poi leggendario come diabolico orco Barbablu', per aver violato e ucciso centinaiadi bambini. Il testo prende spunto da avvenimenti storici della Francia tardo medievale per affrontare tematiche religiose e filosofiche attuali.Giovanna e Gilles, che si incontrarono in un'epoca di eccessi, diventano emblemi di due tensioni oggi fortissime: spiritualita' e carne, ascesa ecaduta. La storia di Giovanna e Gilles viene rappresentata come una sorta di cerimonia, di mystere o sacra rappresentazione, essendo un exem-plum drammaturgico di colpa e redenzione.La stesura del testo parte dalla ricchissima bibliografia dedicata a GIOVANNA D'ARCO e GILLES DE REIS, per costruire una drammaturgia origi-nale, ricca di spunti per una riflessione sull'attuale ritrovata esigenza di spiritualita' nel contesto di sempre piu' estremo materialismo delmondo contemporaneo.

AL FESTIVAL FRINGE DI NAPOLI 2010 Debutto il 18 febbraio 2010

CASTIdeazione e regia: Laura SICIGNANODrammaturgia: Laura SICIGNANO e Alessandra VAN-NUCCICon: Roberto SERPI e Simona FASANOScene: Laura BENZICostumi: Bruno CESERETOLuci e musiche: Enzo MONTEVERDEMacchinista: Davide ALOISupervisione storica Prof. Franco Cardini

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RECENSIONI "SANGUE""SANGUE, VIOLENTO E POTENTE" // E' una sensazione claustrofobica e potente quella che si coagula intorno a "Sangue" di Alessandra Vannucci e Laura Sicignano, che viene replicato allaTosse da mercoledi' fino a domenica, dopo il debutto al Cargo Teatro del Ponente e che verra' presentato al Festival Nazionale di Napoli. Lo spettacolo intreccia il destino di Giovanna d'Arcoa quello del suo luogotenente Gilles de Rais nell'ultima notte di lui, prima della condanna a morte. Dio e il demonio, la santita' e il peccato piu' sordido stanno fianco a fianco. Nella parte diuna servetta del carcere, una sensibile e commovente Simona Fasano, vista da Gilles come il fantasma della Pulzella di un tempo, ripercorre gli orrori di una guerra combattuta per una "giustacausa", l'incoronazione di Carlo VII , che piu' tardi non le risparmia il rogo. Lui, il soldato che Roberto Serpi fa rivivere con feroce intensita', dopo la sua morte di macchiato di delitti orrendi, e'diventato pedofilo, e' passato alla storia e alla leggenda come "Barbablu'". Lo sfondo violento e cruento e' riscattato dalla nobilta' dell'argomento che va oltre una lotta schematizzata tra ilBene e il Male e soprattutto da una scrittura alta e poetica ma capace di evitare le trappole della retorica. La rappresentazione si tiene a tu per tu con gli spettatori "incatenati" alle parole degliattori anche dai costumi di Bruno Cereseto, dalle scene di Laura Benzi, dalle luci e dalle musiche di Enzo Monteverde. // SILVANA ZANOVELLO, ilsecoloxix.it - Teatro: Cosi' e', se vi pare, Sabato17 aprile 2010

"SANGUE" // E' una proposta affascinante e che offre piu' stimoli alla riflessione e all'approfondimento che non certezze precostituite. Un lavoro che trova nella prestazione di Roberto Serpie, soprattutto, in quella di Simona Fasano due punti altissimi di recitazione e interpretazione. // UMBERTO ROSSI, cinemaeteatro.com, Venerdi' 19 febbraio 2010

"SANGUE" // al Teatro Cargo a Voltri. Il serial killer del Quattrocento tiene il pubblico col fiato sospeso. // Lo spettacolo della durata di 55 minuti scorre veloce ed intenso, tenendo il pubblicosospeso per il forte impatto emotivo che i bravi attori Roberto Serpi e Simona Fasano sanno trasmettere con recitazione e gestualita' carichi di tensione. Suggestiva la scena di Laura Benzi chedell'uso della materia ne fa scenografia integrante e non di complemento. Le luci e le musiche di Enzo Monteverde arrivano puntuali e incisive sotto l'attenta direzione registica. // FRANCESCACAMPONERO, Il Giornale, Sabato 20 febbraio 2010

NOTTE DI DELIRIO PER IL SERIAL KILLER BARBABLU' // Coinvolgente. La parola giusta per definire "Sangue". "Sangue" trasmette emozioni, ha un'ottima resa scenica e' interpretato dadue validissimi attori (...) Abbatte le distanze tra platea e artisti amplificando l'impatto emotivo dell’opera sul pubblico (...) Una scelta vincente. Roberto Serpi e Simona Fasano sono i protagonisti:deliziosamente sopra le righe il primo, perfettamente calato nella parte di Gilles De Rais; piu' discreta la Fasano, che puntella la sua recitazione con un'ottima espressivita', supportando Serpima senza mai apparire subalterna. La regia di Laura Sicignano e' asciutta e ben calibrata (il suo modo di fare teatro e' ormai un marchio di garanzia) (...) Un eccellente lavoro sui testi. Meritadi essere visto. // FRANCESCO CASUSCELLI, Corriere Mercantile, Sabato 20 febbraio 2010

"SANGUE" // Incontri, discussioni, analisi, presentazioni: quella parte di Napoli Teatro Festival Italia che si riconosce e si raggruppa attorno a una manifestazione parallela come il Fringe, cheè un vero e proprio festival nel festival, è riuscita a tessere una rete molto fitta di rapporti e di scambi che hanno messo in luce un'identità estremamente variegata del fare teatro al di fuori deigrandi circuiti, dei mezzi di produzione consolidati, rivelando un solido, notevole profilo identitario ed estetico che nel corso della manifestazione partenopea, è stato più volte documentatonel nostro sito. All'interno del programma del Fringe mi ha colpito in modo particolare Sangue, uno spettacolo del Teatro Cargo di Genova che mette in scena (la supervisione storica è di FrancoCardini) due figure allo stesso tempo storiche e mitiche: Giovanna la pulzella, la ragazza/ragazzo che sentiva le voci e Gilles De Rais, potente nobile francese condannato al rogo per le atrocisevizie, le violenze e le morti orrende cui sottoponeva centinaia di bambini. Un valoroso soldato poi diventato mostro, universalmente conosciuto con il nome di Barbablù... // MARIA GRAZIAGREGORI, http://delteatro.it, 21 giugno 2010

SPECIAL FRINGE - IL SERIAL KILLER E LA VERGINE, IN NOME DEL SANGUE // Sono le nove di mattina del 26 ottobre 1440: il Vescovo Malestroi guida un corteo che parte dalla Cattedraledi Nantes verso l'isola di Biesse, dove una forca sta per giustiziare un uomo reo di crimini abominevoli. Quest'uomo era forse il primo serial killer della storia conosciuta: Gilles de Rais, compagnod'armi di Giovanna d'Arco ed eroe nazionale alla presa di Orléans, ricchissimo grazie al matrimonio con un'ereditiera appositamente rapita, nominato maresciallo di Francia già a venticinqueanni per le sue frequentazioni della corte del delfino Carlo (il futuro Carlo VII), divenuto protagonista dopo il rogo della sua eroina d'una quantità allucinante di omicidi di bambini, forseduecento, e passato alla letteratura col nome di Barbablù... // RICCARDO LIMONGI, http://teatro.org, 23 giugno 2010

LA RECENSIONE // Il 19 maggio al Teatro Aurora di Marghera è andato in scena in prima regionale lo spettacolo Sangue della compagnia genovese Teatro Cargo. La drammaturgia diAlessandra Vannucci e Laura Sicignano – quest'ultima firma anche la regia dello spettacolo- comincia come la più tradizionale delle favole, con la formula "c'era una volta" ma il racconto piùprosegue più prende i connotati di un tremendo incubo: il protagonista della vicenda è Gilles De Rais, serial killer del 1400, conosciuto anche come Barbablù. Dopo la morte sul rogo diGiovanna D'Arco, la "ragazza maschio", al cui fianco aveva combattuto come luogotenente nel vittorioso assedio di Orleans, Gilles si era lanciato in una serie di efferati delitti prediligendocome vittime innocenti bambini. Ma ora è giunto il momento di scontare la pena... // Valentina Dall'Ara, http://teatro.org, 19/05/2011, Mestre (VE), TeatroAurora

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SUDORELa palestra, quella cattiva, con l'istruttore che urla nel microfono, quella con la musica tunz tunz che ti assorda e tu che ti guardi allo specchiosalire e scendere da uno scalino, violenta come un marine lanciato all'attacco del nemico. Quale nemico? La solitudine, la frustrazione, la bulimiamentale, il consumo di beni e di sè.Perchè vai in palestra? Per non pensare. Per scaricarmi. Per potenziarmi. Benessere, euforia! La contemporaneità possiede una dimensione grottesca,più che tragica. Cinque donne in palestra: una poliziotta che cerca il pugno in grado di abbattere un uomo. Una divorziata che vuole rifarsi la vitae anche la faccia.Una madre divorata dai figli. Un'eterna adolescente impasticcata. Un'inadeguata a sè e al mondo. Le tragedie di queste cinque donne occidentalie benestanti sono comiche. Emancipate? Evolute? Padrone di sè e del proprio corpo? Hanno introiettato un aguzzino nella testa e non riesconopiù a liberarsene.Non sanno crescere. Masochiste? Votate al sacrificio, chissà perchè? amano il loro invisibile istruttore che le massacra di esercizi e regole.Sudano per espiare. Vanno in palestra per allenare il corpo in un movimento ripetitivo che non porta all'estasi, ma all'alienazione. La liberazionedelle donne è processo che deve ancora avvenire nelle nostre teste e nei nostri corpi.

Debutto al Teatro Cargo, 8 maggio 2009, nell'ambito di MUTAZIONI, Festival del corpo femminile. Teatro, eventi, mostre e tavole rotonde sultema delle mutazioni del corpo femminile nel Nuovo Millennio.Spettacolo segnalato al premio Ubu 2009

CASTIdeazione e regia: Laura SICIGNANOTesto: Laura SICIGNANO e Alessandra VANNUCCICon: Fiammetta BELLONE, Arianna COMES, Beatrice SCHIROS, Irene SERINI, Raffaella TAGLIABUEVoce dell'istruttore: Roberto SERPICoreografie: Nicoletta BERNARDINIScene: Laura BENZICostumi: Francesca MARSELLALuci e musiche: Enzo MONTEVERDEMacchinista e assistente alla regia: Davide ALOIAssistente alle scene: Erika SAMBIASEElettricista: Federico CANIBUSSarta: Marisa MANTERO

VOGLIO IL SORRISO DELLA BARBIE E SARO' FELICE!

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RECENSIONI "SUDORE"

"SUDORE" SFOGHI ED ESPIAZIONI ALLA CYCLETTE DI DONNE IN CRISI ESISTENZIALE // Cinque donne rivaleggiano in palestra, sferzate dalla voce impersonale di uninvisibile istruttore, e riversano le proprie frustrazioni e infelicita' su un corpo teoricamente oggetto di culto ma, in realta', masochisticamente bistrattato. Ha debuttato venerdi'sera al Teatro Cargo di Voltri, tra l'apprezzamento del pubblico, la prima nazionale di "Sudore", di Alessandra Vannucci e Laura Sicignano, anche regista; lo spettacolo, produzionedel Teatro Cargo, sara' replicato al teatro della Tosse da martedi' a sabato prossimi, nell'ambito della rassegna "Mutazioni: festival del corpo femminile", con numerosi appuntamentidisseminati in citta' fino al 24 maggio. Amanda e' una quarantenne che riversa i cospicui alimenti versati dall'ex marito in interventi di chirurgia estetica (Beatrice Schiros); Evauna madre appesantita dai parti e che ha annullato la propria identita' per i figli (Raffaella Tagliabue). Agnese e' un'adolescente schiacciata dal confronto con la prestanza fisicadel fratello morto in un incidente (Irene Serini), mentre Bibi, poliziotta, (Fiammetta Bellone) ha una conflittuale relazione con un uomo sposato. La giovane Alice (Arianna Comes),e' dipendente da psicofarmaci e beveroni energetici. Cinque donne con storie personali diverse ma un punto di approdo comune (anche se non condiviso, ma vissuto in artisticoisolamento e feroce antagonismo): il fitness, la palestra come luogo in cui liberarsi di tossine, pensieri e insoddisfazioni - e' una battuta ricorrente - accanendosi sul proprio corpo.Un corpo non accettato, da emendare con il silicone o scolpire di muscoli di potenza mascolina, da "svuotare di viscere" chimicamente contaminate per farlo librare come un "ae-roplano acrobatico" prima di schiantarsi al suolo. La frenesia atletica in cui si cimentano le brave attrici in scena e' interrotta da impennate di intensita' drammatica: la vera "formafisica" a cui aspira Eva e' il recupero dei figli nel grande "cesto tiepido" del proprio grembo. Aleggiano miti femminili antichi e moderni, feticci irreali e irraggiungibili, da Pentesilearegina delle Amazzoni a Barbie. Ma l'angoscia non esclude la risata: Agnese e' irreparabilmente scoordinata, Eva, madre asfissiante, infila nello zaino del figlio un toblerone da 1kg per merenda: donne vessate e che vessano, quindi, come Bibi che allena il suo pugno per abbattere un uomo. La regia ambienta l'odierna ossessione per la cura del corpo inun'atmosfera buia e soffocata, squarciata da musica martellante e sincopate pulsazioni; specchi assediano le protagoniste e le costringono a confrontarsi con un'apparenza in cuinon si riconoscono. // IRENE LICONTE Corriere Mercantile, Domenica 10 Maggio 2009

FESTIVAL MUTAZIONI "SUDORE", CINQUE VITE DA ESPIARE NEL PICCOLO INFERNO DELLA PALESTRA // Bicipiti e Roipnol, torsioni ed Enervit, due calci e un pugno,duecento calorie da bruciare ed un istruttore invisibile che ti ordina di sentirti libera. E' raro che le donne siano cosi' magnificamente spietate con se' stesse come accade in Sudoredi Laura Sicignano e Alessandra Vannucci, una produzione del Cargo che ha debuttato venerdi' sera in prima nazionale al Teatro del Ponente di Voltri e che verra' replicato allaTosse da martedi' a sabato, alle 21. Nello spettacolo, che inaugura il Festival "Mutazioni", a ritmo adrenalinico, con l'ossessiva ripetitivita' di un bolero senza estasi, cinquepalestrate cercano di sfogare le frustrazioni di una vita nella cattiveria gestuale ed in una competitivita' completamente autoriflessa. In una palestra che sembra la versionefemminile e piccolo borghese dei tormentoni allenatori di Full Metal Jacket, ciascuna e' sola come Alice davanti ad uno specchio che non porta a nessun paese delle meraviglie.C'e' la madre calpestata dai figli, la single che le sbatte in faccia la propria solitudine come una conquista, la poliziotta che sogna un pugno tanto forte da abbattere la propriadipendenza dall'amante, l'eterna ragazza oppressa dai sensi di colpa: per tutte "espiare", attraverso la fatica, il lavoro tra gli attrezzi e' la parola d’ordine. Per nessuna c'e'assoluzione perche' il teatro non puo' essere consolatorio ma deve assumersi il ruolo scomodo, di coscienza critica. Perche' ha il dovere di essere alternativo rispetto a quegli spotpubblicitari che in tivu' cavalcano questa nuova illusione di potenza femminile con l'immagine di mamme pugili vincenti, naturalmente pronte a sfoggiare la loro grinta acquistandosenza piu' freni. Frutto di una conoscenza e di un'osservazione molto precisa ma anche grottesca e surreale nei costumi e nelle movenze, Sudore conta su una squadra di attriciche e' l'amalgama di due grandi scuole: Beatrice Schiros, Arianna Comes, Fiammetta Bellone, Raffaella Tagliabue sono formate allo Stabile di Genova, Irene Serini al Piccolo diMilano, palestre che in scena non tradiscono. // SILVANA ZANOVELLO Il Secolo XIX, Domenica 10 Maggio

VOGLIO IL SORRISO DELLA BARBIE E SARO' FELICE!

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CASTdi DENNIS KELLYTraduzione: Monica CapuaniCon: Matteo Alfonso e Barbara MoselliRegia Tommaso Benvenuti, Matteo Alfonso

Produzione Teatro Cargo in collaborazione con Amat

AFTER THE ENDUn rifugio nucleare antiatomico degli anni Ottanta. Mark e Louise, due ragazzi sui venticinque anni parlano di un attacco terroristico in un pub,un’esplosione nucleare che ha raso al suolo interi quartieri e ucciso una gran quantità di gente, probabilmente anche molti loro amici. Mark haportato in braccio tra le macerie Louise priva di sensi fino a quel rifugio, a causa del quale – prima – è stato molto preso in giro dagli amici. Ora,invece, è tornato utile, dice Mark, perché “il mondo è completamente impazzito”. I due devono passare il tempo, in attesa che la radio torni afunzionare e che qualcuno li informi su cosa esattamente è accaduto là fuori. Lui vuole giocare a Dungeons and Dragons, lei no. E’ turbata, an-gosciata. Non ha nessuna voglia di starsene chiusa in quel bunker. Lui comincia a razionarle in cibo, ad affamarla. I giorni passano, sale lo stressdella clausura. Louise crede di sentire dei rumori provenienti dalla botola che è l’unica via d’uscita verso il mondo esterno. Mark reagisce male.La lega con una catena al collo per impedirle di uscire. Ma Louise riesce a liberarsi, e usa il coltello per tenere Mark è pazzo di Louise. E leicomincia a sospettare che la storia dell’esplosione nel pub sia tutta un’invenzione…. Con questo testo – angosciante, claustrofobico, montato come un thriller in cui la tensione continua a salire lentamente e implacabilmente - Kellyoffre un’analisi lucida e raggelante dell’incomunicabilità fra esseri umani, in cui l’unico modo per sentirsi amati, accettati, è la violenza, la sopraf-fazione.La regia di Tommaso Benvenuti e Matteo Alfonso crea un meccanismo teatrale perfetto, portando lo spettatore dentro la storia, dentro il bunkere tenendolo inchiodato alla poltrona dal primo minuto fino al finale… liberatorio?

Dennis Kelly ha esordito nel 2003 sulla scena teatrale londinese con l’acclamatissimo DEBRIS. Nel 2004 il suo OSAMA THE HERO è stato rappre-sentato con successo all’Hampstead Theatre.Debutto al Festival Ars Amando, Amandola (AP) settembre 2009

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RECENSIONI "AFTER THE END"// Storia di follia e di amore criminale, quello di Mark per Louise. Covato da sempre ed esploso violento grazie alla fatalita' di un attacco terroristico... L'atteggiamento di Marknon e' quello dell'angelo della salvezza, rivela da subito atteggiamenti paranoici che in un crescendo di violenza, tra menzogne e ricatti, giungera' allo stupro, mimato senza tantecensure; e solo in parte Louise, con la forza della disperazione, riuscira' a ribaltare la scena a suo vantaggio. Prova di notevole intensita' espressiva per i due attori. // MonicaCorbellini - LA REPUBBLICA, Venerdi' 20 Novembre 2009

// Tutti e due bravi, bravissimi, in un corpo a corpo recitativo senza filtri, con gli spettatori 'addosso', seduti sul palcoscenico, cosi' vicini da sentire ogni respiro e sussurro di questatorbida storia d'amore che forse non fa altro che estremizzare, brutalizzare e mostrare coraggiosamente quello che c'e' sotto e dentro molte storie d'amore. // Raffaella Grassi -IL SECOLO XIX, Domenica 8 Novembre 2009

// I due registi, Alfonso e Benvenuti, offrono un contenuto cosi' forte in un modo semplice, basato su una recitazione realistica e molto ben definita. Il finale, da non svelare, portacalma ma non conforto in questo riuscitissimo spettacolo, molto applaudito, con i due interpreti stremati da una prova in cui non si risparmiano. // Eliana Quattrini - GAZZETTADEL LUNEDI', Lunedi' 9 Novembre 2009

// Una dimensione spoglia che consente agli attori di esprimere nel modo piu' intenso la progressione della tensione insita nel testo, allo stesso modo in cui la vicinanza delpubblico ne accentua lo spirito claustrofobico... gli attori offrono prestazioni di primo livello, Barbara Moselli da' corpo e attendibilita' a questa ragazza inglese sboccata, sicura dise', forte, ma anche assetata d'affetto. Uno spettacolo molto bello. // Voto 8. // Umberto Rossi - LIGURIAOGGI.IT

// La direzione che Tommaso Benvenuti e Matteo Alfonso hanno impresso a questa storia e' matura e ricca di idee: ogni singolo oggetto, ogni singola azione valgono per tre, simoltiplicano i sensi e i significati di ogni parola. Nella nudita' del palcoscenico, circondato solo dagli spettatori, nulla manca ad evocare con la massima forza pareti, oscurita',viveri che scarseggiano, tensioni, l'aria greve dell'ambiente chiuso, il puzzo di sudore di corpi non lavati da giorni. Il modo in cui Benvenuti e Alfonso sanno raccontare e' unaconferma del loro sicuro talento... Barbara Moselli... la sua Louise riesce a darci una prova sicura di quanto il grande talento e il severo lavoro di un'attrice abbiano il potere di tra-smettere con efficacia emozioni forti, scomode, inconfessabili. // Rosalba Troiano - UNIVERSY.IT

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CASTTesto Francesca Duranti e Mario BagnaraRegia Laura SicignanoScene e Costumi Laura BenziCon Fiammetta Bellone, Alessandro Marini, Fabrizio Mat-teini, Irene Serini, Roberto Serpi Luci e Musiche di Enzo MONTEVERDE

RACCOLTA INDIFFERENZIATAI vizi e le debolezze di un gruppo d'intellettuali di oggi in una commedia ironica e graffiante. Siamo in una bella villa su un'isola modaiola.Soddisfatti di appartenere ad un elite e mossi da una sconfinata sete di potere, i nostri personaggi nascondono sordide macchinazioni dietro lapatina delle buone maniere. Gli intrighi si complicano sempre di più via via che il ritmo frenetico della commedia procede, fino a che tutti i protagonisti finiscono per esseretravolti dal vortice da loro stessi scatenato. Il finale della commedia, tanto provvidenziale quanto inaspettato, sembra quasi suggerire che il Fato avesse già predisposto i suoi piani e che gliuomini, intenti a tramare per raggiungere i loro fini egoistici, in realtà si siano limitati a compiere le necessarie sciocchezze che hanno reso possibileil dispiegarsi del destino.

PRODUZIONE 2009, DEBUTTO: TEATRO STABILE DI GENOVA

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CASTDall’omonimo romanzo di Herman Melville

Progetto e regia: Carlo BesozziCon: Matteo Alfonso, Carlo Besozzi, Marco TaddeiLuci: Leonardo Gaudino

MOBY DICKAvventurosa, affascinante, intramontabile torna la storia di “Moby Dick”, la mitica balena bianca, resa ancor più coinvolgente nella nuova pro-duzione di Teatro Cargo – Argano che unisce alla recitazione degli attori la proiezione di immagini digitali. L’effetto è fantastico, con gli attori cherecitano muovendosi come si trovassero proprio tra le pagine illustrate del romanzo di Herman Melville o all’interno di un film d’animazione.Adatto ai ragazzi ma molto piacevole per un pubblico di ogni età lo spettacolo narra la storia incredibilmente avventurosa della baleniera Pequode del suo capitano Achab, in perenne lotta con l’enorme balena bianca Moby Dick. La romanzesca nave baleniera Pequod, definita da Melville un“bastimento vecchio e inusitato, piuttosto piccolo, stagionato e tinto dalle intemperie di tutti e quattro gli oceani”, salpa da Nantucket, isola asud di Cape Code negli Stati Uniti, capitanata dal misterioso Achab. Achab è uomo dall’animo tormentato, mosso dalla sete di vendetta neiconfronti di Moby Dick, l’enorme balena bianca che, dopo aver sfondato tre lance, gli ha tranciato di netto una gamba.I tre lunghi anni della folle caccia al candido capodoglio-leviatano vengono narrati dal personaggio di Ismaele, narratore onnisciente che analizzacon profondità e criticità l’avventurosa storia. “Moby Dick” è la storia della paura che si scatena nei confronti di ciò che si percepisce diverso dasé e, proprio per questo aspetto, viene considerato come un nemico da combattere e sconfiggere. Nello stesso tempo “Moby Dick” è anche lastoria dell’eterna lotta tra il bene ed il male, dell’eterno ed incessante misurarsi dell’uomo con la natura, con l’assoluto e con Dio. L’originale messa in scena, che conferisce a questo classico una grande carica d’innovazione ed originalità, vede scenografie e raccordi narrativirealizzati grazie alla tecnica dell’animazione 2d digitale e proiettati su schermo: gli sfondi sono realizzati con la tecnica del collage d’immaginidigitali su cui è stato ripitturato e disegnato secondo il sistema dell’artista pop David Hockney.

UNO SPETTACOLO PER RAGAZZI: FASCIA D'ETÀ: DAI 6 AI 12 ANNI

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CASTdi Laura Sicignano e Alessandra VannucciIdeazione e regia: LAURA SICIGNANOcon MATTEO ALFONSO/MARCO TADDEI, DANIELE GATTI/ALESSANDRO MARINI e alle percussioni LORENZO CAPELLO/ENZO MONTEVERDEscene e costumi di FRANCESCA MARSELLACon il sostegno dell'Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova

IL NASO DI DARWINDedicato alla straordinaria vicenda umana e scientifica di Charles Darwin, lo spettacolo ripercorre il viaggio del brigantino Beagle e il percorso intuitivo dello scienziatoinglese. 1832. Il ventenne Charles Darwin imbarcato sul brigantino Beagle, compie uno straordinario viaggio naturalistico in Sud America tra Brasile, Argentina, Ande einfine le Galapagos.Il giovane naturalista inglese non riesce a capacitarsi che un ecosistema così armonico come la foresta tropicale possa esser partorito dal caso. All'inizio del suo viaggionon lo abbandona la certezza che esista nella natura, quale geniale regista, un'intenzione immanente di felicità e bellezza. Dopo settimane di esplorazione, Darwin rientrasul brigantino con una stravagante collezione di uova, conchiglie, serpi conservate in formalina e animali dalle strane forme. La sua rivoluzionaria teoria comincia a prendereforma. La prova del nove gliela forniscono le Galapagos: un piccolo ecosistema lontanissimo dalla terraferma, con innumerevoli specie ciascuna delle quali vanta molteplicivarianti che dipendono dallo stato climatico, vegetale e alimentare in cui si sono sviluppate. Proprio qui Darwin trova la chiave che lo porterà, dopo trent'anni di riflessioni,verifiche e tentennamenti, a rivoluzionare il pensiero scientifico scrivendo L'origine delle specie (1859): intuisce che non Dio ha creato la vita sulla terra, bensì l'evoluzionedelle singole specie secondo un regime non deliberato o determinato, ma caotico e casuale.Si apre per la storia del pensiero umano una nuova epoca. Ad invitare Darwin sul Beagle era stato il giovanissimo Capitano Fitzroy, che confidava nel lavoro del naturalistaper confermare il racconto della creazione contenuto nella Genesi. Paradossalmente lo scienziato giunse a conclusioni assolutamente opposte. Offeso dai risultati ottenutida Darwin, Fitzroy ormai anziano e quasi pazzo, in occasione di una conferenza pubblica dedicata alla teoria dell'evoluzione, agitando la Bibbia urlò che quella era l'unicafonte di verità. La parabola esistenziale di questi due uomini in viaggio sul Beagle rappresenta nello spettacolo le due conflittuali concezioni del mondo, che ancora oggisi contrappongono: il creazionismo e l'evoluzionismo. La natura si mostra come un prodigio di sorprese, imprevisti, stranezze, e quindi anche di divertimento. Lo spettacolovuole rispecchiare questo carattere della natura. E Darwin è il personaggio più idoneo per abitare questo mondo surreale: egli è curioso e stravagante, capace di mettersiin sintonia con l'imprevedibilità della Natura. Insegue gli animali, li sottopone a esperimenti dispettosi, fa cose buffe e apparentemente illogiche, come apparentemente èbuffa e illogica la natura. Darwin parla con la natura, sia animale, vegetale o minerale. Ed essa gli risponde. In molti brani del suo diario l'uomo occidentale pervaso di Il-luminismo, fiducia nella scienza e nel progresso, viene sovrastato dalla potenza selvaggia di questi paesaggi irrazionali, così lontani dalla natura amica dell'uomo più tipicadell'Europa civile, culla della nostra cultura. Il contrasto tra cultura e natura è fortissimo. Non solo: nel viaggio Darwin ha modo di confrontarsi con culture e abitudini lon-tanissimi da quelli europei e di riflettere su tematiche ancora oggi scottanti, come il razzismo, lo schiavismo, la tolleranza. Darwin apre enormi prospettive alle scienza, proiettandola verso la genetica moderna. Come la Natura si trasforma incessantemente, così anche il pensiero scientifico nonha fine.

UNO SPETTACOLO PER RAGAZZI: FASCIA D'ETÀ: DAGLI 8 AI 13 ANNI // 2009 - ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI C. DARWIN

presentato al FESTIVAL DELLA SCIENZA DI GENOVA - EDIZIONE 2007

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CASTTesto di Laura SICIGNANO e Alessandra VANNUCCIRegia di Laura SICIGNANOCon:Maurizio SGUOTTI, Riccardo CROCI, Marco PASQUINUCCI, Sara CIANFRIGLIA, Ilaria PARDINI Scene e Costumi Francesca MARSELLALuci Fabio PARODIMusiche a cura di Enzo Monteverde

VOLA COLOMBA!L’Italia alle soglie del boom economico. L’Italia della 500, della Olivetti, del Carosello e di Lascia o Raddoppia, di Nilla Pizzi e Domenico Modugno. L’Italia divisa in due: Peppone o Don Camillo, la Lollo o la Loren, la Vespa o la Lambretta, Bartali o Coppi. L’Italia che cambia, tentata dalla mo-dernità, ma non ancora del tutto separata dalle nostalgie della vita tradizionale. E’ il 1958, anno che segna l’inizio del “miracolo economico”. Il Bel Paese diventa protagonista di un record di crescita nella produzione nazionale.Muore Papa Pio XII. Alle elezioni il Partito Comunista “tiene”, Fanfani guida il nuovo governo, la legge Merlin abolisce definitivamente le casechiuse, viene inaugurato il primo tratto dell’autostrada del Sole. Lo spettacolo ritrae con gioia e leggerezza il radicale cambiamento degli stili di vita nel nostro paese negli Anni Cinquanta: l'Italia scopre un be-nessere mai conosciuto nei periodi precedenti. Nascono le grandi industrie. Dopo gli anni bui della guerra le strade sono di nuovo illuminate. Imariti accompagnano le mogli a votare, preoccupati che non imbrattino le schede con il rossetto. Dai pulpiti arrivano anatemi contro le donne inmaniche corte o in pantaloni. “Donna Letizia” impartisce buoni consigli, ma la modernità avanza insieme al benessere. Le casalinghe imparanoa far funzionare i primi elettrodomestici. E alla sera tutti inchiodati nei bar e nei caffè di fronte alla nuova arrivata: la televisione! Cinque personaggi, combattuti tra i fantasmi del passato e le tentazioni del futuro intrecciano le loro vite: vorrebbero prendere il volo insieme aun’Italia, uscita dal dopoguerra, pronta a volare nel blu dipinto di blu.

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CASTdi Laura SICIGNANO e Alessandra VANNUCCIRegia di Laura SICIGNANOMusiche originali e Luci Enzo MONTEVERDEScene e costumi Francesca MARSELLA Movimenti di scena Nicoletta BERNARDINI

MERCENARILa guerra è bella, perchè arricchisce un prato in fiore delle fiammanti orchidee delle mitragliatrici. (F.T. Marinetti, Manifesto futurista per la guerra coloniale in Etiopia)

Ogni riferimento a fatti, persone, cose non è puramente casuale. Notizie, dati, informazioni riportate in questo spettacolo sono frutto di un anno di studi e ricerche. Pocoo nulla è inventato. E così stralci di interviste, annunci economici, testimonianze, registrazioni audio, brani di articoli e saggi, tutti rigorosamente veri, vanno a comporre isegmenti del mondo che Mercenari S.p.a. vuole raccontare. Il tema delle compagnie militari private è venuto prepotentemente alla ribalta quando il 31 marzo 2004 nella città irachena di Falluja quattro operatori di sicurezza di unasocietà statunitense sono stati trucidati dalla folla. In quell'occasione il mondo si è accorto che, accanto agli eserciti regolari, una guerra parallela veniva combattuta daglieserciti privati. Qualcuno li chiama con disprezzo mercenari, altri li definiscono nuovi soldati di ventura. Nonostante lo stereotipo negativo che aleggia sui mercenari, negli ultimi dieci anni l'offerta di servizi bellici da parte di grandi compagnie private, vere e proprie multinazionalidella guerra, è esponenzialmente aumentata in tutto il mondo, seguendo il flusso di molte altre merci e servizi, dal primo mondo al terzo, dagli ex-paesi colonialisti alleex-colonie. Il giro d'affari che ruota intorno a queste nuove aziende della guerra si aggira intorno ai 100 milioni di dollari l'anno. I lavori sporchi possono essere privatizzati.Occorrono Rambo privati pronti a tutto. Tutto senza regole. Questa è una nuova guerra, ma diversa da quelle che hanno contraddistinto il Novecento. Questa è una guerraglobale, fuori dalle regole del diritto internazionale e senza limiti di carattere etico o spaziale. Una guerra dove oltre il 90% delle vittime sono civili. Oggi in Iraq ci sono30.000 mercenari. Si tratta della seconda forza militare presente nel paese, seconda solo all'esercito USA e superiore all'esercito britannico (che conta 9000 uomini).In Mercenari S.p.a. non c'è una storia, ma le macerie di tante storie: lo spettacolo si compone di schegge, frammenti, flashes, in una sorta di zapping sugli scenari delmondo. Una drammaturgia non narrativa, ma analogica, una sdrammaturgia, che suggerisce l'idea di un universo complesso, sfuggente, in continuo movimento, dove iprotagonisti, i responsabili, sono celati da maschere. Nella prima parte dello spettacolo si muovono sulla scena i manager delle multinazionali, impegnati a organizzare,programmare, reclutare, pianificare a giocare alla guerra che altri vivranno sulla pelle. Poi ci si sposta sul teatro di guerra, dove agiscono i mercenari in un crescendo che va dall'ordine al disordine, dal bello al brutto, dalla luce al buio. E infine la parola èlasciata alle vittime, alla voce di chi subisce violenza, brutalità e morte che la guerra porta con sè. Lo spettacolo è come una macchina che funziona senza un senso comprensibile, e senza che nessuno la possa fermare, un meccanismo insondabile e inarrestabile: azionireiterate, movimenti ripetuti, gesti replicati e oggetti-relitti che riempiono la scena, che cadono dall'alto e ondeggiano minacciosi, che vengono messi in ordine e in disordineincessantemente. In scena tre attori, una cantante, unica presenza femminile, e un percussionista, si muovono in una scena che mescola elementi industriali e primitivi, re-citazione e musica dal vivo, aprendo squarci su uno scenario contemporaneo inquietante, apparentemente lontano dalle nostre vite, ma in realtà vicinissimo. DEBUTTO IL 9 MAGGIO 2006, AL TEATRO DUSE / TEATRO STABILE DI GENOVA.

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CASTDi SAMUEL BECKETTTraduzione di Carlo FrutteroRegia di LAURA SICIGNANOCon MAURIZIO SGUOTTI, RICCARDO CROCI, MASSIMOCAGNINA, CECILIA VECCHIOScene di EMANUELE CONTECostumi di FRANCESCA MARSELLALuci e Fonica ENZO MONTEVERDE

FINALE DI PARTITA// NON C’E’ NIENTE DI PIU’ COMICO DELL’INFELICITA //

In FINALE DI PARTITA, forse il capolavoro di Samuel Beckett, il mondo è finito, ma due uomini sono sopravvissuti. Non saranno i progenitori diuna nuova razza. Non tenteranno di cercare altri loro simili per rifondare una società. Non vorranno ricostruire il mondo. Hamm e Clov, rinchiusi nel loro piccolo mondo a parte, riproducono tutti i rapporti e i conflitti tra gli uomini: odio/amore; potere/schiavitù; dipen-denza/libertà Le idiosincrasie di due vecchissimi, cinici uomini alle soglie dell'estinzione della razza umana, vissuta come una liberazione da un fastidioso peso. Nell'allestimento di TEATRO CARGO Hamm e Clov si trovano nella confortevole camera di una clinica di lusso per anziani, candida e rarefatta tramusiche struggenti e guanti di lattice.L'uno degente ricchissimo, l'altro infermiere/servo/aguzzino, osservano dalla finestra gli ultimi bagliori di un mondo in cenere. Festeggiano conleggero disinteresse la fine del mondo.Saggi perchè tutto hanno visto e vissuto, dall'alto di una civiltà, quella umana, che sta per disfarsi; infantili, sciocchi e capricciosi perchè comunquesono soltanto uomini.Continuano con impeccabile e crudelissimo umorismo a litigare, ricattarsi, odiarsi, ferirsi, amarsi, combattersi, come sempre è stato nel mondo esempre sarà finchè ci saranno ancora due uomini sulla terra.

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RECENSIONI "IL GIOCATORE"LA REPUBBLICA ed. Milano // Un grande tavolo bianco inclinato, dove le carte da gioco sono gli unici punti fermi mentrei personaggi lottano come in un ring, scivolano in balia del destino, compaiono e scompaiono attraverso simbolichebotole. La scena essenziale bene esprime l’estrema stilizzazione che guida la messa in scena. ….uno spettacolo pulito ecoerente, forte di un’idea registica ben definita. … mettendo a nudo esclusivamente il nucleo tematico centrale, dal sensointimamente moderno. // 4 NOVEMBRE 2004

IL CORRIERE DELLA SERA // // Un ritratto impietoso che oltre a stigmatizzare un vizio mette a nudo la psicologia di chiha il gioco come ragione di vita, di chi vive quotidianamente questa febbricitante possessione. Fedele nello spirito, pur ri-maneggiandone la lingua e modificandone il finale, la regista porta in scena IL GIOCATORE, sottolineando il tema del-l’ossessione, immergendo lo spettacolo in un clima onirico dai tocchi surreali dove il quotidiano del giocatore è una realtàstravolta che ruota intorno ad un enorme tavolo da gioco su cui perdere denato, affetti, dignità. // 6 NOVEMBRE 2004

IL GIORNO // Fa piacere salutare un exploit di una giovane regista con un Goldoni sconosciuto e anomalo. L’approccio aquesto Goldoni nient’affatto comico, anzi noir mette da parte finalmente ogni manierismo. Le maschere si trasformanoin archetipi fantasmagorici di una società del rischio, la passione del biscazziere Florindo in un grottesco alla Fassbinder,l’Arlecchino suo servo in uno scansafatiche subdolo, il Pantalone padre della promessa sposa in un’arcigna statua delCommendatore e in un’oca giuliva. Il tutto inquadrato nella bella scena di Emanuele Pischedda. Una riflessione applauditasulla vanitas del denaro // 7 NOVEMBRE 2004

AVVENIRE // L’allestimento della regista e autrice dell’adattamento preme l’acceleratore sul tema claustrofobico, che sitraduce in toni surrealisti sia nella scenografia sia nella rappresentazione dei personaggi, che insistono sui labili confinitra realtà e sogno, o incubo, perdendo il loro carattere e assumendo la fisionomia bifronte delle carte da gioco… Ne esceuno spettacolo intelligente e divertente, pieno di ritmo… grande vitalità. La scrittura della Sicignano è sempre sicura, cosìcome risulta ottimo il lavoro degli attori. Su tutti Maurizio Sguotti che strappa risate e applausi a scena aperta nel ruolodella vecchia Gandolfa // 3 NOVEMBRE 2004

IL CITTADINO // L’ossessione del gioco, i meccanismi della casualità e della fortuna: tutto è immerso in una sorta di incubone IL GIOCATORE , commedia atipica che dona del Settecento un’immagine inquietante quanto ossessiva… la regia èattenta e precisa, niente di più lontano dagli stereotipi goldoniani. Già dalla prima scena Florindo appare “inchiodato”a un grande tavolo da gioco posto obliquamente… molto bravi anche gli interpreti… alla fine il risultato è uno spettacolodenso, duro, lontanissimo dalle leziosità settecentesche // 2 NOVEMBRE 2004

CASTAdattamento e Regia Laura SICIGNANOCon (in ordine alfabetico)Massimiliano CARETTA, Riccardo CROCIIlaria PARDINI, Marco PASQUINUCCIMaurizio SGUOTTI, Cecilia VECCHIOScene e Costumi Emanuela PISCHEDDALuci e Musiche Enzo MONTEVERDE

IL GIOCATOREIL GIOCATORE di Carlo Goldoni é un testo fino ad oggi rappresentato raramente, forse perchè molto poco "goldoniano", nel senso tradizionale. TEATROCARGO sceglie questo testo dalle forti tinte claustrofobiche e oniriche per indagare nell'inquietante ossesione del gioco. Il rapporto alchemico e misterioso traregola e caso, il capovolgimento di Notte e Giorno, il trucco delle carte si riverberano sui personaggi che circondano il giocatore, come un balletto ipnotico ebeffardo. In un fumoso casino di gioco, il giocatore vive in un perenne strano sogno, dove l'unica realtà sono per lui le carte e i misteriosi meccanismi matematiciche presiedono al gioco. Le persone, come le carte da gioco mostrano due facce, una delle quali incomprensibile, l'altra misteriosa. Il gioco distrugge come unadroga ogni rapporto umano. Il valore del denaro si annulla in una anarchica frenesia, cosi' come il valore delle persone, dei sentimenti, di tutto il castello checostituisce la civiltà. Via, via! Tutto si puo' mettere come posta, anche il corpo e l'anima: niente è più importante del godimento folle della scommessa; nienteè più importante della vertigine di onnipotenza di vincere qualsiasi partita. Niente è cosi' esaltante come il brivido del rischio di perdere tutto, anche se stessi.

//Gioco da uomo, conosco il mio quarto d'ora, edè impossibile che a lungo andare io non vinca//

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RECENSIONI "IL LIBRO DELLA GIUNGLA"IL SECOLO XIX // Un bello spettacolo, teso e concentrato, per niente finto esotico o melenso, con un perfetto dosaggio tra la drammaticità e l'incanto figurativo creato dalle straordinarie, co-loratissime maschere… gli attori sono tutti da citare per concentrazione e generosità attoriale e acrobatica… una favola tenera, divertente, ma anche spietatamente dura. //

CASTTesto e regia di Laura SicignanoCoreografia di Piera PavanelloScene e Costumi Guido FioratoMusiche originali Chiara CipolliCon: Massimiliano Caretta, Riccardo Croci,Marco Pasquinucci, Maurizio Sguotti

IL LIBRO DELLA GIUNGLADALL'OMONIMO ROMANZO DI RUDYARD KIPLING // FASCIA DI ETÀ: DAI 6 ANNI IN POI

// Io volo tra il villaggio e la giungla. Queste due cose combattono dentro di me, come i serpenti a primavera //

Nella giungla tutto ha la sua legge e il suo significato, insegna l¹orso Baloo al piccolo Mowgli, il fanciullo chenon appartiene né alla giungla né al villaggio degli uomini, ma da entrambi è tentato e respinto. Con MOWGLI DEL LIBRO DELLA GIUNGLA il pubblico si addentra nei misteri della foresta indiana, sui ritmitravolgenti di percussioni e sulle suadenti note di strumenti etnici, tra le danze delle scimmie e le canzoni deilupi. Lontanissimo dal noto cartone animato, lo spettacolo di CARGO è invece più fedele al celebre romanzodel premio Nobel Rudyard Kipling, di cui conserva l¹atmosfera misteriosa del mondo animale: una favola chesupera il tempo e si rivolge ad un pubblico di ogni età. L¹avventurosa storia di Mowgli, adottato dai lupi ededucato dall¹orso Baloo e dalla pantera Bagheera, in perenne guerra con la tigre Shere Khan, diventa la storiadi ognuno di noi, grande o bambino, nella lotta della vita. Ma la storia di Mowgli è anche il difficile passaggio di ogni bambino all¹età adulta, e ancora la tentazione diabbandonarsi agli istinti, mentre la ragione ci tradisce. Combattimenti, illusioni e delusioni, grandi amicizie einsanabili odi, insidie e tranelli: un mondo di sentimenti estremi e di verità universali si dispiegano sullo sfondodella giungla tropicale, resa con una selva di asimmetriche scale verdeggianti, tra cui gli attori, muniti di fan-tasmagoriche maschere di sapore etnico, si muovono agilmente, in evoluzioni e balli. Atmosfere notturne, can-zoni e ritmi percussivi condurranno gli spettatori nel misterioso regno della natura selvaggia, dove abilità ecoraggio sono "le leggi della giungla". Ironia, sentimento, suspence sono gli ingredienti di questa favola mo-derna e classica ad un tempo, che conquisterà il pubblico dei grandi e dei piccoli.

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CASTTesto e Regia Laura SicignanoMusiche originali Chiara CipolliScene e Costumi Andrea TaddeiCon (in ordine alfabetico): Massimiliano Caretta, Riccardo Croci, Ilaria Pardini,Marco Pasquinucci, Maurizio SguottiPianoforte, oboe e fisarmonica: Simone MaggiLuci Enzo Monteverde

L’AVVENTUROSA STORIA DELLA PRINCIPESSA DOREMÌLiberamente ispirato alla favola PINTO SMALTO di Giambattista Basile

// Io lo voglio biondo e bruno, alto e basso, magro e grasso, il marito preferito, DOREMI' se lo farà //

Lo spettacolo è liberamente ispirato ad una favola contenuta ne IL PENTAMERONE di Giambattista Basile, la celebre raccolta di fiabe, serbatoio inesauribiledi spunti per tutte le fiabe scritte nei secoli successivi. Doremi', principessa capricciosa e canterina, non gradisce nessuno dei pretendenti. Decide quindi di costruirsi con le sue mani il marito ideale: la sua crea-tura, il principe Fasollà incarna finalmente i desideri della capricciosa signorina. Ma Mariposa, regina invidiosa, con l'aiuto della scimmia Fortuna, rapisce Fa-sollà, gli fa perdere la memoria e lo rinchiude nel suo castello. Doremi' si mette in viaggio alla ricerca del marito perduto, anche perché nella panciarisuonano già le note acute di Sidò, il suo bambino canterino. Attraverso un linguaggio intessuto di rime e versi si dispiega questa favola bizzarra e allegris-sima, dove è finalmente una principessa a salvare il principe consorte, con ironico rovesciamento dei consueti ruoli. Il tema musicale suonato dal vivo con pianoforte, fisarmonica e oboe si intreccia al testo, modulandosi attraverso canzoni, recitar cantando e prosa poetica. L'ironia, chiave centrale di tutta la storia, anima anche il tessuto musicale, sottolineando le avventure surreali di questa principessa moderna e indipendente,capace di essere padrona del proprio destino, grazie alla sua fantasiosa intelligenza e alla forza di carattere.

FASCIA D'ETA': DAI 7 AI 13 ANNI

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CASTTesto e Regia Laura SicignanoMovimento degli attori Piera PavanelloScene Emanuele ConteCostumi Laura BenziMusiche originali Simone Maggi e Enzo Monteverde suonate da Lorenzo Capello - Massimiliano Caretta- Simone Maggi - Enzo Monteverde

Luci Sandro SussiVideo Luca Franco Voce e bocca Lisa GalantiniCollaborazione al testo Antonella CilentoRealizzazione e assistente scene Iole CilentoFoto Alberto Terrile

Personaggi e Interpreti (in ordine di apparizione)Professor Frankenstein, capocomico - Riccardo Crocila Creatura, guitto fantasista - Maurizio SguottiIgor, attor giovine cantante - Marco PasquinucciTecnico albano-magrebino - Massimiliano Caretta

FRANKENSTEIN BARAUS! GRAN VARIETÀIl mondo è finito e non sappiamo neppure perché. Forse si è solo esaurito, collapsed: il mondo ha bevuto, bevuto, si è divertito e poi: coma etilico, si dibatteper qualche secondo e alla fine: crepato. Il corpone del mondo è collapsed.Non ci si aspetti di assistere all'arcinota storia di Frankenstein: come il mostro è composto da pezzi di corpi estranei, così il romanzo di Mary Shelley apparenello spettacolo solo a schegge, è un mero pretesto. Lo spettacolo parla di un mondo che sta per esplodere, dove tutto si scompone e si ricompone in undisegno pazzesco, in un corpo organico e meccanico come le statue che lo popolano. Lo stesso linguaggio è un mostro composto da parole gergali, straniere,latine, inventate. Il clima è da baraccone del terzo mondo (siamo quindi forse in Italia): in un lugubre teatrino di periferia, il Frankenstein Baraus Gran Varietàsi appresta a festeggiare l'ultima notte dell'era che sta finendo e l'avvento della nuova era. Protagonista del grande show del futuro sarà l'uomo nuovo. Inumeri di tre guitti del Varietà accompagneranno il pubblico in un crescendo di humor nerissimo, mostrando la creazione dell'uomo nuovo, educato a diventareil perfetto mostro di domani. Le tappe della sua educazione sono scandite come numeri di un surreale varietà, tra pause sindacali, canzoni e balletti fuoritempo, squallori quotidiani, dove ogni drammaturgia e decenza sono esplose. Nello sgangherato spettacolino di fine era si inserisce un tecnico "albanomagre-bino", summa di luoghi comuni e tragedie dell'extracomunitario di oggi. Anche lui tenta di esibirsi in un patetico numero di avanspettacolo. Ma i suoi ridicoliboicottaggi ottengono solo di impedire ai tre guitti di portare a compimento la loro missione: creare, forse solo per una sera, forse solo per gioco, l'uomonuovo che aspettiamo. Lo show giunge sbrindellato all'approssimarsi della mezzanotte, l'apoteosi del festeggiamento, dove si invita a godere "perché si è soloscherzato, per farvi divertire, per non farvi pensare, in fondo tutto è un grande carnevale e domani sarà quel che sarà". Ma l'ultima notte dell'era vecchia e l'al-legria della mezzanotte esploderanno in un evento a cui i protagonisti non erano preparatiŠ Su una zattera alla deriva, ormai rimasti in mutande, gli uominivecchi affronteranno il Grande Regista per approdare infine ad un grottesco Paradiso.BARAUS non vuol dire assolutamente NIENTE.

LO SPETTACOLO NELLA STAGIONE 2001/2002 È STATO OSPITE AL TEATRO GARAGE DI GENOVA E AL TEATRO FURIO CAMILLO DI ROMA.

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LE ZIEPer distinguerle le avevano numerate: Madame Prémière, Madame Seconde, Madame Troisième, Madame Dérniére. Le Zie, figlie femmine di LuigiXV partorite alla ricerca dell¹erede maschio, vengono presto dimenticate nel buio della storia. La loro tragicommedia rivive in una notte, in unaprigione giacobina, parlando, parlando per esorcizzare la paura e ripercorrere ancora una volta la vita avventurosa di Madame Du Barry, la loronemica, simbolo della vita che le Zie non hanno mai vissuto. Si odiano profondamente, le sorelle, ma sono le quattro fette di una stessa mela,ferme ad ammuffire nella noia. E mentre le Zie stanno a guardare, la Du Barry, ultima splendida amante del Re loro padre, si porta allegramentedi letto in letto, per raggiungere l¹ambita alcova reale.Settecento, secolo di artifici e secolo di razionalità dietro alla quale si nascondono mostri, secolo di trucchi, leziosità e cerimoniali che celanoatroci giochi di potere: da questo artificio non poteva che nascere uno spettacolo en travesti (ricordando Le Serve di Genet, Copi, un discorsosulla femminilità mancata come aspirazione a volere essere ciò che non si è). Quattro uomini che recitano il ruolo di quattro donne, che a lorovolta recitano un teatrino di finzioni, che si riflette su se stesso in un gioco di specchi dove alla fine tutti restano abbagliati. Non è feroce la sottilecrudeltà di queste continue mascherate? Una ferocia che non si manifesta con secchiate di sangue in faccia al pubblico, ma con punture avvelenated¹ago da cucito, dissimulate nel gusto documentario e nostalgico di un'epoca che si sgretola: le feste a corte, i banchetti, un gusto decadente ekitch. Si disegna una lingua piena di rime e versi, parole buffe, arcaiche, inventate, e tante allusioni erotiche. La rigida struttura linguistica è comeuno stretto costume settecentesco: la scena segue perfettamente questo principio, imponente e rigida come un mausoleo, scena e costume altempo stesso, teatrini e altarini di un tempo che crolla, ma ricchissimi di fregi e stucchi acidamente verdi, rococò, ma straniati, allucinatori.De Sade, Molière, Laclos, saggi dell¹epoca, Cartesio, Hobbes, filosofi dei Lumi, cronache scandalose, l'Apocalisse, biografie: tutto si impastanell'acida storia di quattro zitelle. L'ultima prigione delle Zie si trasforma allora in un bizzarro teatrino da camera che rappresentano a loro stesse,progettando terribili vendette che non attueranno mai, chiamando una serva che non arriverà mai, sognando un futuro che non le comprenderàmai, sedute sui loro troni, bardate da colossali parrucche. Ma sopra il frivolo chiacchiericcio, sopra le petulanti scenette, sopra le canzonettepiccanti e i pettegolezzi al vetriolo, incombe l¹ombra nera della ghigliottina e di una Storia che cancellerà ogni cosa.

CASTTesto e Regia Laura SicignanoScene e Costumi Andrea TaddeiMusiche Originali Andrea Ceccon

Lo spettacolo è stato prodotto nel 1999, grazie al contributo di Regione, quattro Province Li-guri, e Comune di Genova. Il testo è stato selezionato dalla Mostra Mercato della Nuova Dram-maturgia Italiana, organizzata dal C.N.D.C., e presentato al Teatro Franco Parenti di Milano. Lospettacolo è stato ospitato, tra l'altro, al Teatro della Tosse di Genova, al Teatro Garibaldi di La-boratorio Teatro Settimo, all¹interno della Rassegna ETI 'MAGGIO CERCANDO I TEATRI', al Tea-tro Libero di Palermo, al Teatro dell'Acquario di Cosenza, al Teatro di Moncalieri (TO), al FlorianEspace di Pescara, al Theatre de la Ville di Aosta, al Teatro delle Saline di Cagliari.

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Teatro CARGO ONLUS Associazione Culturale, Genova. E-mail: [email protected] © 2012 | Tutti i diritti riservati

RECENSIONI "LE ZIE"IL SECOLO XIX // Una riuscitissima immersione nell'atmosfera frivola e sospesa di un secolo fastoso destinato a finire nel sangue, ben incarnato dai bravissimi quattro attori entravesti... appollaiati sui bellissimi costumi-scenografieŠ lunghi applausi a regista e interpreti //

IL CORRIERE MERCANTILE // Accuratissima la regia, molto bravi gli interpreti, originali e ingegnose le scene. Molto efficace il colpo di scena del felicissimo finale. Lo spetta-colo è stato lungamente applaudito... //

HYSTRIO // Gli attori en travesti... assai convincenti nell'incarnare bigottismo e noia, affetto filiale e acre gelosia, livore e fragilità. Lo spettacolo... amalgama con armonia untesto e una regia intelligenti e non scontati, una scenografia fantasiosa e un'interpretazione concentrata e tuttavia ironica, e regala uno scopo a quattro vite che la ragion distato soffocò nel nulla // Laura Bevione

LA GAZZETTA DEL SUD // In un delirio dai tratti onirici fra l'ironico e il tragico rivivono situazioni che a volta sono fortemente sensuali, e altre strazianti, altre ancora figlie del-l'isteria. Sempre tentando di allontanare il pensiero della morte. Il dramma, che in verità si snoda con una tecnica espressiva precisa, raffinata pulita, è capace di raggiungeremomenti di forte liricità. Di grande effetto la scenografia di Andrea Taddei. Piacevolmente sorprendente il gioco di luci che segna i delicati passaggi di regia. Molto bravi gli at-tori: hanno reso al meglio lo spirito en travesti, e si sono districati al meglio fra dialoghi raffinati e pieni di citazioni antropologiche, storiche e letterarie// Marcello Gallo

UNIONE SARDA // Messinscena interessante, raffinata, quella di Laura Sicignano, con un gruppo all'altezza: Riccardo Croci, Maurizio Sguotti, Massimiliano Caretta e Marco Pa-squinucci. Quattro teste che fanno capolino da giganteschi abiti d'epoca, bambole fisse dai colori incipriati, dove si aprono all'improvviso i teatrini rossi della morte. Kammer-spiel rigoroso in una sala piena e con un pubblico non convenzionale. Incoraggiante // Roberto Cossu

LA NUOVA SARDEGNA // Il teatro da camera delle principesse innocente e crudele come le finzioni infantili, diventa gioco al massacro in un crescendo d'odio reciproco epaura, fino al bagliore di luce rossa sotto al quale piegano la testa. La ghigliottina attende. Curata e asciugata all'essenziale è la regia, come l'ottima interpretazione al riparoda leziosaggini di Riccardo Croci, Maurizio Sguotti, Massimiliano Caretta e Marco Pasquinucci // Roberta Sanna

GIORNALE DI SICILIA // vivono senza leggerezza, allampanati Pierrot privi di forma, arrampicati su cassettiere antiquate che sembrano eleganti vestiti ma nascondono unasolitudine perversa, non sono donne perché automi, non sono femmine perché stridule zitelle rococò. LE ZIE – piccolo gioiello che corre veloce verso l¹ironia per poi dimenti-carla in fretta e dedicarsi alla malinconia... brillanti scene e costumi... nei panni delle quattro sorelle, a recuperare certa tradizione che parte de Genet e passa attraverso Copi,altrettanti attori en travestì non indulgono certo in sibilanti leziosità, che sarebbero anche facili prede del ruolo, ma si mostrano quali sono, mostri frivoli e deliranti // S. T.

IL QUOTIDIANO // Non resta loro che interpretare la recita della loro esistenza, in uno scambio squallido tra vita e teatro, con un effetto suggestivo di teatro nel teatro. Ladrammaturgia è tutta giocata su un andamento contrappuntistico. Da un lato una staticità che sa di putrescenza e a fare da contraltare i proclami progressisti e modernisti dellafilosofia dei Lumi. E' una tragicommedia sempre sul punto di sfiorare la tragedia pura con momenti di intensa drammaticità che quando stanno per raggiungere l¹acme, ven-gono stemperati dalla voce acuta che cui le vecchie zie chiamano Marie, la serva che non arriverà mai //Simona Negrelli

"Dove sono andati a finire tutti quanti?"" A far di meglio che accudire quattro vecchi stracci. Son tutti nelle strade, son tutti nelle piazze a far baldoria. E ci ha lasciate qui a rimpianger di esser nate."

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