t>energy n.4 - aprile 2014

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Editoriale: Incubatori di innovazione Reportage: Dall'alto della torre al cuore della terra In azione: Professionisti all'opera • Un meccanismo perfetto MondoEnergia: Fotovoltaico senza incentivi Protagonisti: Nomadi per passione Sicurezza: Sicuri di essere al sicuro Innovazione: Il lubrificante che fa "correre" il petrolio Iniziative: Edifici a basso impatto • Chiamatelo pure un PAES "modello" • L'Aquila, la rinascita dell'università

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www.it.total.com

Trimestrale di Total E&P Italia A cura del Dipartimento Comunicazione

Anno 2, numero 4

Iscrizione TribunaleRegistrato presso il Tribunale di Roma55/2013 del 20/03/2013

Editore Total E&P Italia S.p.A. Via Cornelia 498 - 00166 Roma

Realizzazione editorialeCultur-e S. r. l. Via Massaua 7 - 00162 Roma

Direttore responsabileRoberto Pasolini

Direttore editorialeMassimo Dapoto

In redazioneValentina Roticiani

Simone Spagnuolo

Manuel Bertin

Martina Luzzi

Annalaura Ruff olo

Silvia Santoni

ImmaginiLaura CusanoPag. 33 - Leonardo Nella Pag. 35 - Family Life

Realizzazione grafi ca Stefania Baldassarri

ReportageLaura Cusano

Si ringraziano Andrea AntoliniFrancesca MicheliIgnazio PetroneMaurizio RinaldoVincenzo SpinaGli operai e i tecnici impegnati nel sito TR2

Tipografi a Artigrafi che Agostini S.r.l. Località Selciatella, Z. I. SI. Anagni (FR)Finito di stampare nell’aprile 2014

Scrivi alla [email protected]

Il “Martin Decker” è uno degli strumenti più importanti su una piattaforma di perforazione.

Esso misura il peso delle aste di perforazione in fase di discesa nel pozzo e i sovratiri durante la risalita.

IN AZIONE IN AZIONE >>>> REPORTAGE REPORTAGE >>>> PROTAGONISTI PROTAGONISTI >>>>

EDITORIALEEDITORIALE >>>> MONDOENERGIA MONDOENERGIA >>>> INNOVAZIONE INNOVAZIONE >>>> INIZIATIVE INIZIATIVE >>>>

05 |Incubatori d’innovazione

07 |Professionisti all’opera

08 |Un meccanismo perfetto

12 |Fotovoltaico senza incentivi

14 |Dall’alto della torre al cuore della terra

24 |Il lubrifi cante che fa “correre” il petrolio

26 |Nomadi per passione

SICUREZZASICUREZZA >>>>

28 |Sicuri di essere al sicuro

32 |Edifi ci a basso impatto

33 |Chiamatelo pure un PAES “modello”

34 |L’Aquila: la rinascita dell’Università

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Incubatori d’innovazione

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EDITORIALE

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La capacità innovativa di Total rap-presenta una delle caratteristiche che maggiormente connotano la nostra azienda. Una peculiarità di cui essere orgogliosi, che però a

volte risulta sconosciuta a coloro che, a vario titolo, hanno a che fare con la nostra azienda. La capacità d’innovazione di Total e dei suoi appaltatori, al di là dei brevetti depositati, è all’origine dei significativi progressi tecno-logici che applichiamo in molti settori, per esempio nel trattamento del gas acido, nell’e-laborazione dei dati sismici, nelle operazioni in offshore profondo, nelle tecniche di misu-razione dei parametri di fondo durante la perforazione. E potrei continuare ancora.Per alimentare questa capacità di innovazione costante, Total organizza anche dei con-corsi al suo interno come il “Best Innovators” o il Grand Prix “Health Safety Environment”.In questo numero di T>energy è possibile avere un primo assaggio dell’enorme sforzo di innovazione che cerchiamo di sostenere ogni giorno, direttamente o indirettamente. Sfogliando le pagine della rivista si potranno conoscere, con grande dettaglio, le varie fi gure coinvolte nella perforazione di un pozzo petrolifero, figure professionali specializzate nell’utilizzare, al di là dei cliché, tecniche sempre più sofisticate e all’avanguardia. Si leggerà anche dell’innovazione derivante da un composto polimerico sconosciuto ai più qual è il DRA (Drag Reducing Agent), che in Basilicata sarà iniettato nel petrolio in viaggio verso Taranto per agevolarne lo scorrimento e ridurre il tempo di transito. Si apprezzerà la realtà di Sunpower, azienda leader mondiale

nel fotovoltaico in termini di prestazioni, che grazie alle innovazioni introdotte ha reso, in 17 Paesi, l’energia solare competitiva anche senza sovvenzioni pubbliche. E come non citare il rapporto costante di Total con il luogo dove si creano le “pre-condizioni” necessarie all’inno-vazione, ossia il mondo dell’università e della ricerca. Lo facciamo raccontando il sostegno che Total ha dato all’Università dell’Aquila, col-pita dal disastroso sisma del 2009. L’innovazione è, quindi, pane quotidiano in Total, perché attraverso le nuove scoperte, le nuove tec-nologie, i nuovi processi si può migliorare il modo di lavorare, si abbassano i rischi, si riducono gli impatti, si aumenta l’efficienza del sistema. In poche parole: si lavora meglio. Noi vogliamo migliorare sempre, e questa volta lo raccontiamo un po’ anche al di fuori dei nostri uffi ci.

Nathalie Limet

A. D. Total E&P Italia

L’innovazione è pane quotidiano in Total, perché attraverso le nuove scoperte, le tecnologie più moderne, l’ottimizzazione dei processi, si migliora il lavoro, si abbassano i rischi, si riducono gli impatti e

si aumenta l’effi cienza del sistema.

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Boom, clang, swissh, tic, sbamm. Il clangore del metallo, il cigolio delle pulegge, lo stridìo degli attriti è ciò che ci si aspetta quando si entra in un cantiere di perforazione.

Ci si attende un rumore che avvolge l’intera area, fi no a diventarne il vero protagonista dell’azione. Ma chi entra in un sito di perfora-zione con queste aspettative, ne resta deluso. Non che il rumore sia assente, certamente l’azione c’è, ma la verità è che questa non è la prima cosa che attira l’attenzione. Stranamente, almeno per il neofi ta che ha appena varcato i cancelli, è l’aspetto umano a prevalere sull’a-zione meccanica. Lo sguardo delle persone, i movimenti accorti, i gesti e le procedure codifi -cate e ripetute prima di avviare l’azione sono gli elementi che colpiscono l’ospite. E ciò che ammanta tutti questi sguardi è sem-pre e comunque l’attenzione alla sicurezza, così presente da diventare compagna di qualunque azione si svolga entro il limite della recinzione. In eff etti, a pensarci, non è strano. L’attività di perforazione è così complessa da richiedere l’interazione e la collaborazione contempora-nea di molte professionalità. Ciò signifi ca che molte persone devono coordinare il proprio operato, e nel farlo si devono porre sempre due obiettivi: non causare dei rallentamenti nelle operazioni di perforazione e non essere causa di incidenti per i colleghi o agli strumenti.Ne deriva che il coordinamento tra le diverse specialità e la capacità d’agire all’unisono è la strategia vincente per completare un’opera così complessa. Sì, perché non va dimenticato che a Tempa Rossa i pozzi scendono in profondità per migliaia di metri, e non è cosa da poco.E per riuscire a fare questo, le specializzazioni professionali da coordinare sono molte. Ci sono i supervisori come il Company man, che ha la responsabilità del funzionamento del

sito, il soprintendente di Work Over e com-pletamento, il Responsabile Salute Sicurezza Ambiente, il sorvegliante. Ci sono le fi gure specializzate come il geologo delle operazioni, il geologo di sonda, i mud logger, che con-trollano idati in tempo reale per veri-fi care se la perforazione procede come immaginato nelle analisi pre-liminari. Poi ci sono fi gure come il soprintendente dei fl uidi e il responsabile fanghi, che si occupano di verifi care che la miscela che compone il fango di perforazione mantenga le caratteristiche richieste.

E come trascurare gli ingegneri, quello di perfo-razione e il Rig engineer, che hanno il compito di analizzare e monitorare l’andamento della perforazione. E ci sono gli operai specializzati, le persone che materialmente guidano i mezzi, maneggiano la cloche del martin decker, atti-vano le attrezzature seguendo le indicazioni dei capisquadra. Un team composto da oltre 40 persone che si alternano su turni di 12 ore e, ognuno con un compito specifi co, lavorano all’unisono per arrivare fi no al centro del giacimento.

Professionistiall’operaFigure diverse coordinano costantemente la propria azione. Con un unico obiettivo: raggiungere il giacimento.

GLOSSARIO

CuttingsDetriti, resti solidi dello scavo.

DerrickTorre di perforazione, alta circa 50 metri.

LoggingOperazione in cui si calano all’interno del pozzo degli strumenti per ricavare dati sulle litologie di roccia che si attraversa, sulla profondità o sull’andamento del foro.

IN AZIONE

Leggi su T>Energy n. 2come avviene lo

smaltimento dei fanghi.

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Company manLa fi gura chiave per il coordinamento

Rappresenta la fi gura di riferimento per chiunque opera nel sito di perfo-razione. Ha il compito di coordinare il lavoro fungendo da contatto tra gli uffi ci centrali e i responsabili e i capisquadra che operano nel cantiere. La sua giornata comincia con una riunione di coordinamento in conference call con la sede centrale per verifi care l’aderenza al cronoprogramma, per aggiornarsi sui risultati delle analisi dei dati ricavati durante lo scavo, per allineare il lavoro delle diff erenti maestranze rispetto ai compiti quotidiani. Dopodiché convoca la riunione “di cantiere” con i responsabili dei diversi reparti che parteciperanno alla perforazione. E con loro, partendo da quanto emerso nella riunione precedente, assegna compiti e obiettivi di giornata, valuta le osservazioni pervenute e trova una soluzione a eventuali diffi coltà.

Soprintendente di perforazione Responsabile dei lavori e della sicurezza

È responsabile dell’andamento dei lavori e della sicurezza del cantiere. Lavo-ra negli uffi ci centrali, coordinandosi con le diverse direzioni e avendo come missione il rispetto del cronoprogramma. A lui fa capo il company man, che gli riporta il punto di vista delle operazioni in cantiere, e assieme a cui deci-de e assegna le attività della giornata, confrontandosi su quanto accaduto nelle ore precedenti. Questa fi gura, infatti, grazie al supporto dell’ingegnere di perforazione, ha la visione completa sullo scavo, sia nella fase di pianifi -cazione che in quella di esecuzione. Da lui si attendono le indicazioni fi nali sulla traiettoria di scavo e a lui si fa riferimento in caso di anomalie o eventi inattesi. Il corretto e puntuale completamento della perforazione è, quindi, il suo obiettivo cercando di mantenere i tempi e i costi entro i limiti stabiliti.

Geologo di sondaL’esperto che monitora costantemente la perforazione

È l’occhio esperto che ha il compito di monitorare la perforazione. Grazie alla laurea in geologia e all’esperienza acquisita, riesce a trasformare grafi ci e curve nella fotografi a di ciò che accade a migliaia di metri di profondità. Il suo compito è capire se la perforazione rispetta le previsioni o se c’è qualche anomalia, e prendere le decisioni conseguenti. Ad aiutarlo, oltre ai dati dei sensori, ci sono anche i piccoli frammenti di roccia che emergono in superfi cie, chiamati cuttings. Grazie ad essi, catalogandoli, interpretandoli e avvalendosi delle informazioni raccolte dal Mud Logger e dal Data Engineer, può disegnare il quadro di dettaglio sul punto di scavo e capire se la fotografi a immaginata dalle analisi preliminari combacia con quella reale.

Rig engineerSupporto operativo alla perforazione

Figura junior, all’inizio della propria carriera, in affi ancamento al company man. Il suo ruolo, legato alla fase di impostazione del lavoro di scavo, è operativo: a lui è chiesto di organizza-re le informazioni, così da consentire ai suoi superiori di analizzare e deci-dere il cronoprogramma. Questo però è solo l’inizio del suo futuro, perché accrescendo la propria esperienza potrà ambire a diventarecompany man e, in seguito, soprintendente di perforazione.

È la fi gura addetta alla prima analisi dei dati di perforazione, ossia a rag-gruppare e organizzare le informazioni che dovranno passare al geologo di sonda per la lettura completa della situazione di scavo. Lavora fi anco a fi anco con il mud logger, e con esso condivide anche il percorso di studi: sono fi gure professionali specializzatesi come geologi di cantiere. I monitor che costantemente osserva indicano la posizione dell’a-sta, la profondità a cui si è giunti, il fl usso del fango, la presenza o l’assenza di gas di idrocarburi. Analizzando tutte queste informazioni può monitorare lo stato della perforazione.

Data engineerAnalizza i dati relativi alla perforazione

Mud loggerValuta i dati della perforazione

È la seconda fi gura di riferimento per stilare l’analisi preliminare dei dati di perforazione. Questo tecnico verifi ca e vaglia le informazioni partendo dai cuttings estratti. Da essi, infatti, si rica-vano caratteristiche fi siche, come for-ma e colore, e quelle chimiche delle rocce perforate. In questo modo, oltre a vigilare sull’andamento dello scavo in tempo reale è possibile conoscere la situazione del terreno a molte mi-gliaia di metri sotto la superfi cie.Le analisi così preparate, poi, do-vranno essere trasferite al geologo di sonda per la lettura completa della situazione di scavo.

Un meccanismoperfettoU

n’alta impalcatura metallica domina il centro della scena. A uno sguardo fug-gevole la torre di perforazione potrebbe apparire come una specie di “Tour Eiff el” posta al centro delle operazioni.

E un motivo c’è: è lì che la trivella entra nel suolo per raggiungere il giacimento. La cosa curiosa, in una perforazione petrolifera, è che in sé è un’operazione apparentemente semplice: una punta, chiamata scalpello, che grazie alla pressione e al movimento trasmesso da una serie di aste confi ccate nel sotto-suolo riesce a frantumare la roccia. Basta la spinta e la rotazione impressa all’ultima asta, quella che spunta in superfi cie, per trasmet-tere il movimento all’intero sistema e quindi anche allo scalpello che trivella il terreno. Il movimento è impresso dalla forza di un potente argano elet-trico che attiva due strumenti: la taglia mobile e il top drive. Il primo di questi due macchinari alza e abbassa la colonna delle aste, il secondo avvita la sezione di aste a quelle già inserite nel suolo,

imprime la rotazione e, contemporaneamente, inietta il fango di perforazione. Le aste, infatti, sono tubi cavi lunghi 9 metri, assemblati a gruppi di tre e chiamati stand. All’interno di essi, durante lo scavo, scorre il fango di perforazione che ha il compito di opporsi alla risalita degli idrocarburi, di trasportare in superfi cie i detriti, di consolidare le pareti del pozzo e raff reddare la trivella. Da un punto di vista dell’azione, il processo di trivellazione si conclude qui. Quando lo scavo procede, però, ciò che bisogna fare è monitorare costantemente il processo nelle molteplici fasi. Qui intervengono le molte fi gure professionali che non azionano i macchinari meccanici e le pesanti attrezza-ture, ma che mantengono il controllo sull’andamento delle operazioni. Ecco che c’è chi vigila sui sensori, che avvisano di eventuali fuoriuscite di gas, c’è chi monitora la posizione della trivella, c’è chi analizza la composizione chimico-fi sica dei detriti scavati, c’è chi compara lo stato della perforazione con le previsioni iniziali, c’è chi controlla il fango e chi verifi ca che il lavoro proceda, nel suo complesso, secondo i piani.

Alla scoperta delle attività di perforazione di un pozzo petrolifero.

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CapocantiereIndirizza le maestranze specializzate

È una fi gura decisamente operativa, nello scavo di un pozzo. A lui spetta il compito di indirizzare gli operai specializzati che muovono i macchi-nari e gli strumenti di scavo nei tempi e nei modi indicati dalle fi gure di coordinamento del cantiere. E, infatti, dopo aver ricevuto le istruzioni dal company man, assegna agli uomini i compiti di giornata, secondo le varie funzioni.

Responsabile salutesicurezza e ambienteCoordinamento costante per il fl usso ottimizzato del lavoro

Il coordinamento delle varie unità di lavoratori spetta proprio a lui. Tutte le unità, ognuna per la propria sfera di competenza, devono operare sotto la sua supervisione in modo da rendere effi ciente, ma soprattutto sicura l’interazione e il processo di lavoro. Il suo compito è coadiuvare il company man e coordinarsi con le altre fi gure di responsabilità in modo che il fl usso di informazioni sia costante e continuativo, e che tutti possano lavorare in sicu-rezza e senza incidenti. A lui arrivano le osservazioni, le notifi che, i suggeri-menti che sono riferiti al company man. Poi, anche grazie al confronto con i responsabili della sicurezza delle singole aziende che operano nel sito per conto di Total, le dovrà trasformare in azioni di continuo miglioramento.

Soprintendente diworkover e completamento Coordina gli interventi necessari per lo scavo

Il completamento è l’insieme di tutte le operazioni eff ettuate nel pozzo dopo la perforazione, al fi ne di predisporlo alla produzione di idrocarburi nel tempo. Il soprintendente si occupa della scelta e della disposizione delle attrezzature da utilizzare, la selezione dei materiali, il dimensionamento del tubing di pro-duzione, la valutazione degli intervalli da sfruttare e la modalità d’estrazione del fl uido. Egli coordina e supervisiona tutte le attività legate, quindi, alla preparazione del pozzo e alla vera e propria fase produttiva, fi nanche all’installazione del tubino di produzione e delle pompe di fondo, quando necessarie.

Sorvegliantearea pozzo Monitora maestranze e operazioni

Ha la responsabilità dei lavoratori pre-senti all’interno dell’area di cantiere. Il suo compito gli impone di aver sempre il polso della situazione, conoscere alla perfezione le diverse fasi del lavoro e l’andamento delle operazioni in atto. E trarre, da queste informazioni, una fotografi a della si-tuazione per essere pronto a preveni-re situazioni di pericolo o intervenire in caso di bisogno.

Responsabile fanghi Studia e ottimizza i fanghi

Può sembrare un cuoco, a prima vista. Contenitori, bilance, imbuti sono i suoi ferri del mestiere. A lui spetta il compito di “leggere” il fango di perfo-razione e di determinarne la composi-zione. E forse, un po’ cuoco lo è, dato che usa vari ingredienti: aggiunge un pizzico di mica, una manciata di segatura, qualche pugnetto di noci di cocco o un po’ di silice per essere certo che il fango sia sempre idoneo.

Pontista oDerrick manGestisce le operazioni di perforazione

Opera in cima alla torre, per movi-mentare gli stand. Così sono chia-mati i gruppi di tre aste assemblate (lunghi 27 metri) posti nella rastrelliera durante le manovre di discesa o di estrazione.Quando non è impegnato sul ponte si occupa del confezionamento del fango sotto la supervisione del mud engineer.

Geologo responsabiledelle operazioniCoordina le varie direzioni coinvolte nello scavo

È il geologo a capo dell’area e il punto di contatto tra Total e l’azienda che perfora il terreno per conto di Total. Lavora negli uffi ci centrali, coordina le fasi di perforazione grazie alla sua conoscenza del sottosuolo, si reca in cantiere in occasione di operazioni particolarmente delicate come le verifi che di sicurezza, la fase di carotaggio o le fasi di logging per acquisire dati all’interno dei pozzi perforati. A questa fi gura fa riferimento il geologo di sonda, quando invia i rapporti litologici e le proprie osservazioni. Con lui è in costante contatto per mantenere il controllo sull’andamento della perforazione e verifi care eventuali scostamenti rispetto alle previsioni degli studi preliminari.

Soprintendentedei fl uidiMonitora costantemente la composizione dei fanghi

Spesso è un ingegnere di processo o un ingegnere chimico, ma ciò che lo qualifi ca è la specializzazione nelle attività di perforazione e la grande esperienza pregressa. A lui si chiede di controllare costantemente e in tempo reale la composizione dei fanghi di perforazione, e infatti lavora in cantiere in stretta collaborazione con il responsabile dei fanghi. Incrociando i dati dei geologi con le informazioni sulla quantità e composizione del fango riemer-so in superfi cie, decide se e quando cambiare la miscela del fango iniettato nel sottosuolo. E quando dalla perforazione si passa alla cementazione delle pareti del pozzo, il suo compitò è comporre la giusta miscela di cemento, che resista negli anni mantenenendo integro il foro di risalita.

Tour pusherAssiste il capocantiere. È il supervisore delle attività di perforazione sulla piatta-forma e coordina il lavoro delle squadre all’opera.

Tool pusherSupervisiona le operazioni e controlla che ci siano tutti gli strumenti necessari. Rap-presenta anche un ulteriore aiuto al capocantiere.

PerforatoreLavora sul piano sonda nella cabina di perforazione, guida i macchinari di perforazione ed esegue la sequenza di operazioni previste.

Assistente perforatore Assiste il perforatore, lo sostituisce in caso di assenza temporanea ed esegue le misurazioni. È il collegamen-to con la sala di controllo.

Manovale di sonda Sul piano sonda sono in tre, guidati del perforatore, avvitano e svitano i giunti delle aste in entrata o fuoriusci-ta dal pozzo.

Manovale di piazzale Non sta sul piano sonda, ma lavo-ra sul piazzale che lo circonda. Si occupa della manutenzione e della movimentazione dei carichi.

Reperibili giorno e notte, si occupano della manutenzione delle attrezzature e risolvono i problemi che possono accadere in un cantiere.

Elettricista, meccanico, saldatore

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l’affi dabilità del prodotto per rallentarne il degrado. L’ultimo punto è particolarmente rilevante perché, inseguendo e amplifi cando i raggi solari, i pannelli sono sottoposti a temperature molto elevate per lunghi periodi.

Le soluzioni adottate nei pannelli fotovoltaici sono molte. Cosa dovrebbe valutare un ipotetico cliente?Siccome i costi si sono notevolmente ridotti, la diff e-renza è data dalla qualità del prodotto che si traduce in effi cienza e durata. Sul mercato si possono trovare, sostanzialmente, tre tipi di pannello: con silicio amorfo, con silicio policristallino e i cosiddetti “monocristallini”. Il primo tipo è il più economico ed è caratterizzato da un’effi cienza piuttosto bassa, tra l’8% e il 9%. La seconda tipologia, caratterizzata da una colora-zione “prismatica” bluastra , utilizza il silicio cristallino che può essere più o meno puro; in questo caso la resa oscilla tra il 14% e il 16%. Nella terza tipologia, detta “monocristallina”, le celle fotovoltaiche sono realizzate utilizzando singoli cristalli di silicio; ed è proprio nella purezza del silicio utilizzato che risiede il motivo della loro alta effi -cienza. Inoltre, a questa tipologia di prodotto, può essere anche aggiunta la tecnologia “back con-tact”, che applica i contatti elettrici sul retro della cella, così da aumentarne ulteriormente l’effi cienza e la resistenza. Questa è la soluzione tecnologica alla base dei nostri pannelli che attualmente hanno raggiunto un’effi cienza del 21%.. Le normative hanno condizionato l’evoluzione di questo mercato. Quali novità ci dobbiamo attendere?Il fotovoltaico italiano ha goduto per anni di incentivi che hanno consentito alla fi liera di svilupparsi e alla tecnologia di diventare sempre più competitiva.Oggi si è passati a un sistema di incentivazione indiretto, basato principalmente su tre meccanismi interconnessi tra loro: lo scambio sul posto (e il ritiro dedicato per impianti più grandi), l’autoconsumo dell’energia prodotta e la detrazione fi scale per i privati. Semplifi cando al massimo, il fotovoltaico oggi risulta vantaggioso soprattutto se si utilizza l’energia prodotta per i propri consumi, poichè l’autoconsumo, bypassando la rete, è molto più conveniente che acquistare l’elettricità dal proprio operatore elettrico.Il concetto di Sistemi Effi cienti di Utenza (SEU), recentemente regolamentato dall’Autorità per l’Energia Elettrica, fonda le proprie basi in questo principio: mettere in connessione diretta produttore e consumatore di energia che, se prima dovevano coincidere, oggi possono essere due soggetti diversi. La novità regolamentare è decisamente importante: per il consumatore

il vantaggio è quello di accedere all’energia a prezzo inferiore, per il produttore è quello di poter vendere elettricità senza che sul prezzo gravino imposte e oneri di sistema.

Un fotovoltaico senza incentivi, quindi?Con questi meccanismi, il vantaggio c’è anche per il sistema generale, che diventerà sosteni-bile, senza il ricorso agli incentivi. Il vantaggio per il produttore di ener-gia rinnovabile, infatti, non è più a carico del sistema. Esso godrà della riduzione della propria spesa energetica: potrà approvvigionarsi di energia a prezzi potenzialmente inferiori rispetto a quelli off erti dal mercato. Con queste novità normative, nel 2014 il fatturato generato dai Sistemi Effi cienti di Utenza per l’industria fotovoltaica italiana potrebbe valere il 30% del totale e crescere ulteriormente negli anni successivi.

SunPowerDenominazioneSunPower Corporation

Anno di fondazione 1970

Dipendenti Oltre 5.000

SedeSan Jose, California

AttivitàSunPower Corporation è una società del Gruppo Total. Progetta, produce e fornisce gli impianti e i pannelli solari di maggiore effi cienza e resistenza attualmente disponibili sul mercato.

Certifi cazioniISO 14001

www.sunpowercorp.it

Fotovoltaico senza incentivi

L’ energia fotovoltaica rappresenta, tra le fonti rinnovabili, una sfi da a cui guar-dare con molta attenzione. Vale per l’Italia, come per gli scenari energetici globali del prossimo futuro, ed è una

risorsa così importante da orientare le strategie dei Governi e delle grandi aziende energetiche. Andrea Antolini, Amministratore Delegato di

L’energia dal Sole come risorsa, le frontiere tecnologiche per sfruttarla, l’evoluzione normativa che ne orienta il mercato.

SunPower Italia, fi liale italiana di SunPower Corporation, azienda controllata dal gruppo Total, che a livello globale ha realizzato impianti solari per oltre 2.500 MW, ci ha illustrato il punto di vista di un’impresa che su questa fonte ha fatto la propria scommessa.

Comincerei da uno sguardo alle politiche globali legate al Sole. I costi di realizzazione di un impianto si sono più che dimezzati negli ultimi tre anni, sia a livello di grandi centrali, sia per il consumatore residenziale. Questo ha cambiato gli scenari e moltiplicato le opportunità. I Paesi emergenti in Africa, Asia, Sudamerica stanno investendo in grandi progetti. Per queste nazioni l’energia solare rappresenta l’opportunità di rendersi energeticamente più indipendenti. E si incentivano anche piccoli progetti perché il Sole consente una genera-zione diff usa, fondamentale per ovviare alle carenze infrastrutturali delle reti di distribuzione. In Europa il mercato è più maturo. Negli ultimi decenni si è sviluppato maggiormente il solare fotovoltaico per utenze residenziali e commer-ciali di taglia media e piccola.

Quale futuro ci aspetta nel fotovoltaico?È un mercato alla continua ricerca di nuove soluzioni, sia per contenere i costi che per accrescere l’effi cienza nella produzione ener-getica. Qualche anno fa si temeva che il silicio, la materia prima con cui sono fatti i pannelli, potesse scarseggiare a causa della complessità del processo di lavorazione, ma oggi le previ-sioni non sono così pessimiste. Oggi quindi non si cercano nuovi materiali o soluzioni che riducano l’impiego di silicio, ma si vuole aumentare l’effi cienza. Tre sono le direttrici lungo cui ci si muove: inseguire il movimento del Sole con strut-ture mobili; amplifi care la potenza dei raggi solari sfruttando specchi e lenti; migliorare

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MONDOENERGIA

GLOSSARIO

Scambio sul posto Il Soggetto Responsabile di un impianto di produzione elettrica immette in rete l’energia prodotta ma non consumata direttamente. In un momento successivo potrà prelevare la quota ec-cedente precedentemente immessa nella rete.

Ritiro dedicatoL’energia elettrica prodotta è immessa in rete e ceduta al Gestore dei Servizi Ener-getici (GSE), che provvede a remunerarla, corrisponden-do al produttore un prezzo per ogni kWh ritirato. Questo contratto è alterna-tivo ai contratti bilaterali o alla vendita diretta in borsa.

Sistemi effi cienti di utenzaImpianto di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, con potenza sino a 20 MW, direttamente connesso a un impianto per il consumo.

14 15

REPORTAGE

Svetta verso il cielo una torre metallica alta circa 60 metri. Qui l’argano e le funi metalliche sorreggono i pesanti macchinari.

Dall’alto della torreal cuore della terra

16 17

Alla base della torre l’area di lavoro è chiamata “piano sonda”.

Gli operai manovrano gli strumenti di perforazione che si incuneano

nel foro che porta al giacimento.

16 1716 17

Tutti i meccanismi sono mossi da un sistema di pulegge collegate

a un argano elettrico. L’energia elettrica è generata da motori collocati

lontano dal piano sonda, in una specifi ca zona dell’area pozzo.

18 19

I manovali di sonda

avvitano le aste di

perforazione, unite a tre

a tre a formare uno “stand”,

a quelle già confi ccate

nel suolo. Lo “scalpello”

di perforazione è posto

all’estremità inferiore

dell’asta più profonda.

Un grosso motore,

chiamato “top drive”,

imprime la rotazione a tutta

la batteria di aste inserita

nel pozzo. Il movimento

aziona lo scalpello,

costituito da tre rulli

dentati che ruotando

frantumano la roccia.

20 21

22 2322 23

I colleghi

chiamano

“monkey man”

chi lavora sul

ponte. È un modo

amichevole per

indicare chi

trascorre il proprio

turno lassù,

manovrando

gli stand che si

immetteranno

nel suolo.

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possibile miscelarli durante il trasporto e lo stoccaggio. L’unica opzione plausibile è quella di alternare i fl ussi, una volta il petrolio della Val d’Agri, la successiva quello di Tempa Rossa e così via. Da pro-gramma, il petrolio di Total potrà fl uire per 21 ore ogni due giorni e mezzo per poi lasciare il

posto al petrolio della Val d’Agri. E nel deposito di stoccaggio del centro oli, mentre un serba-toio si riempie l’altro pompa gli idrocarburi nella condotta. Se questa è la teoria, la realtà è ancora più complicata. Tenendo conto della distanza da coprire e dei dislivelli da superare, la condotta ha dei limiti di esercizio per quanto riguarda la massima pressione a cui è possibile traspor-tare il grezzo. Ciò signifi ca che quando Tempa Rossa sarà a regime e Val D’Agri avrà aumentato la capacità produttiva, come programmato, la quantità di petrolio da trasportare sarà decisa-mente superiore rispetto a oggi. Trasportare tutto il grezzo fi no a Taranto diventa, perciò, uno scenario ambizioso, raggiungibile solo al mutare di alcune delle condizioni attuali.

Scaldare il petrolioLa soluzione più facile da adottare sarebbe quella di alzare la temperatura del liquido, poiché scal-dandosi, il petrolio diventa più fl uido e aumenta la capacità di scorrimento. Il problema è che il petrolio estratto a Tempa Rossa è molto viscoso per cui sarebbe necessario alzare in maniera considerevole la sua temperatura per ottenere

risultati accettabili, e questo procedimento comporterebbe soluzioni tecniche complesse a Taranto. Per questo motivo il petrolio verrà scaldato, ma solo sino a raggiungere i 60°C, per essere poi raff reddato all’arrivo, prima di poter essere stoccato in condizioni di sicurezza. Ne consegue che non è possibile trasportare tutto il grezzo solamente con l’innalzamento della temperatura.

L’agente chimicoA venire in soccorso ai progettisti delle due compagnie ci ha pensato la chimica. La ricerca in questo campo ha reso possibile usare dei par-ticolari composti chimici, dei polimeri, chiamati Drag Reducing Agent (DRA). La caratteristica di questi polimeri è la capacità di ridurre gli attriti e, quindi, di aumentare il fl usso del liquido, con l’eff etto di far scorrere una maggiore quantità di petrolio nello stesso intervallo di tempo. L’azione del DRA è piuttosto intuitiva: una volta iniettato nel petrolio, esso si distribuisce lungo le pareti della condotta formando un fi lm che ricopre le rugosità dell’acciaio. Questa azione fa sì che il fl uire del liquido sia meno turbolento e che possa aumentare la velocità di scorrimento. A parità di tempo e di pressione esercitata dal liquido sulle pareti della condotta, si può così “pompare” più petrolio e la resa del suo trasporto può aumentare signifi cativamente. Obiettivo raggiunto, quindi: tutto il petrolio della Val d’Agri e tutto quello estratto a Tempa Rossa potranno scorrere all’interno di un’unica condotta.

Nessun impattoUn ulteriore vantaggio dell’utilizzo del DRA è che la sua presenza negli idrocarburi non infl uenza le successive lavorazioni, poiché questo polimero non avvelena i catalizzatori degli impianti di conversione in raffi nazione. E la produzione può proseguire senza impatti.

INNOVAZIONE

Attività previste in un ciclo completo

In ore

Durata di un ciclo completo: circa 78

Durata trasporto greggio Val d’Agri: circa 49

Durata trasporto greggio Tempa Rossa: circa 21

Il lubrifi cante che fa “correre” il petrolioUn’unica condotta per trasportare due diversi grezzi fi no a Taranto. Un vincolo che non lascia spazio a perdite di tempo e ritardi.

Il meccanismo dev’essere sincronizzato alla perfezione, non sono ammessi ritardi o sbavature nell’organizzazione della spedi-zione. La posta è elevata: non interrompere mai la produzione, né a Tempa Rossa né

in Val d’Agri. Un’eventualità che, semplicemente, non è ammissibile a meno di accadimenti dav-vero eccezionali.

Condotta unicaPer trasportare il grezzo di Tempa Rossa verso Taranto, la scelta compiuta è stata quella di uti-lizzare la pipeline già in uso. Una decisione che garantisce una maggiore effi cacia e un minore impatto ambientale ma obbliga Eni e Total a un preciso lavoro di coordinamento. I due petroli, infatti, hanno caratteristiche diverse e non è

GLOSSARIO

DRAComposto liquido a base poli-merica, che aggiunto in poche parti per milione (pochi grammi per tonnellata) ad altri liquidi, riduce l’attrito sulle pareti della tubazione di trasporto permet-tendo l’aumento della portata.

S.O.M. Società Oleodotti Meridionale. È proprietaria dell’oleodotto, lungo 137 km, che collega il Centro Oli di Viggiano (PZ) con la raffi neria di Taranto.

• Pompaggio olio della Val d’Agri • Pompaggio olio di Tempa Rossa • Tempi di cambio e di sicurezza

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PROTAGONISTI

VINCENZO SPINADall’Europa al Sudamerica, passando per l’Iraq

ETÀ38 anni

RUOLOSenior structural geologist

LUOGO DI LAVOROPau (Francia)

AMA DEFINIRSIDeterminato

GLI ALTRI LO VEDONOMolto esigente

DOVE SI VEDE TRA 10 ANNI In qualche Paese nel mondo, ma sempre legato alla ricerca petrolifera

Il mio lavoro richiede di riuscire a coniugare il rispetto per le persone e per l’ambiente con lo sviluppo sostenibile.

I protagonisti del petrolio sono sempre in viaggio,pronti a raccogliere nuove sfi de e a scoprire il mondo.

Oggi sono lontani dall‘Italia, uno in Nigeria e l’altro in Francia. Oggi. Ma è probabile che il

desiderio di novità li porti presto altrove. Maurizio Rinaldo e Vincenzo Spina, pur tra loro

assai diversi, rappresentano il prototipo del lavoratore impegnato nella fi liera del petrolio:

molto qualifi cato e senza paura di inseguire le proprie passioni. Ovunque esse si trovino.

Per una persona che vuole fare ricerca e avere una carriera di alto profi lo tecnico nell’industria, il palcoscenico internazionale è una scelta natu-rale». Con queste premesse la scelta

di andare a lavorare all’estero, per il calabrese Vincenzo Spina, non prevedeva molte alternative. E così è stato. Dopo la laurea, prosegue il per-corso universitario investendo oltre un decennio in diversi istituti di ricerca in Italia e in Europa. Ma questa esperienza doveva concludersi. Nel 2007 comincia una seconda vita, questa volta nel settore privato, alle dipendenze di una multinazionale inglese che si occupa di consu-lenza geologica per l’industria petrolifera. La sede centrale del nuovo impiego è nel Regno Unito, ma il lavoro è ovunque: Iraq, Iran, Pakistan. E in una di queste missioni vive un’esperienza forte ed emozionante: «Durante un lavoro in Iraq,

nella parte curda del Paese, con la mia squadra siamo stati circondati da uomini armati che pattugliavano la zona per proteggere il capoclan dell’area. Il primo approccio è stato tutt’altro che amichevole. Per fortuna, però, abbiamo chiarito il motivo della nostra presenza in loco, e il pome-riggio si è concluso a sorseggiare il tè assieme ai militari». Nonostante le scariche di adrenalina, la voglia di nuove sfi de non si esaurisce. Dopo poco si candida per una posizione in Total e rientra in Italia, a Roma, dove resta tre anni. Due anni fa sale di nuovo su un aereo, verso il centro di ricerca della multinazionale francese a Pau, in Francia. Qui, assieme ai suoi collaboratori inter-preta i dati provenienti dai pozzi perforati in tutto il mondo per eff ettuare studi sulla geometria e la struttura dei giacimenti. Ma anche questa esperienza sta per esaurirsi, perché in vista c’è un nuovo trasferimento: destinazione Sudamerica.

Nomadi per passione

N e sono convinto, se ci si comporta bene nella vita c’è sempre un ritorno positivo. Per questo sono contento di essere stato richia-mato, vuol dire che ho lasciato

un buon ricordo e che il mio lavoro è stato apprezzato». Maurizio Rinaldo non vedeva l’ora tornare in Nigeria: «nella sede romana di Total rivestivo un ruolo superiore come Information Technology Manager della fi liale, ma qui sono capo Information & Communication Technology della sezione di Abuja, dove gestisco un budget e un team composto da ben 18 persone. Sono gio-vani, la media è di 26 anni, preparatissimi e tutti nigeriani». Il grande desiderio di Maurizio Rinaldo, viaggiare e fare nuove esperienze per conoscere culture diverse, si è realizzato ancora una volta. Nel diario della sua vita, nelle pagine del settem-bre 2013, c’è scritto: “di nuovo in Africa, di nuovo in Nigeria”. Lì dov’era stato già nel ’97, prima che Total acquisisse Elf, proprio per conto di quest’ul-tima compagnia. E quella terra gli è rimasta nel cuore, e ci si è trasferito volentieri nonostante la

situazione nel Paese africano sia drasticamente cambiata rispetto alla precedente missione: «all’epoca viaggiavo in moto attraversando i vil-laggi, andavo a fare il bagno sotto le cascate, ero libero perché non esisteva la minaccia terroristica dei Boko Haram». E oggi? La vita rispetto a qual-che anno fa è più vincolata, le diffi coltà sociali e i confl itti investono la popolazione locale ma anche i lavoratori stranieri, che devono rispettare limiti temporali e geografi ci nell’allontanarsi dalla zona centrale della città. Nonostante tutto, però, la Nigeria off re ancora molti aspetti piacevoli che la rendono sempre un posto “del cuore” per Rinaldo: la temperatura non scende mai sotto i 25°, la vita scorre senza ritmi stressanti a diff e-renza di Roma, tutti sorridono e, soprattutto, si è creato un feeling perfetto con lo staff , con cui si lavora benissimo e nel tempo libero si va a gio-care a calcio. Non solo. Lui romano e tifosissimo della Roma ha fatto diventare romanista tutto il team «una cosa è sicura: il lunedì mattina, in uffi -cio, tutti conoscono il risultato della partita della Roma, così da prevedere il mio umore».

MAURIZIO RINALDODalla Nigeria, andata e ritorno

ETÀ48 anni

RUOLOHead IST Abuja Operations

LUOGO DI LAVOROAbuja (Nigeria)

AMA DEFINIRSIAltruista

GLI ALTRI LO VEDONOSocievole

DOVE SI VEDE TRA 10 ANNI In un altro Paese, in mezzo a tanta gente

Amo vivere quiin Nigeria, perché la vita scorre senza ritmi stressanti, a diff erenza di Roma.

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La giornata di un site HSE manager inizia molto presto: sono le ore 7.00 ed è già tempo di coordinare l’intera squadra di lavoro affi nché tutto il sistema funzioni e le 15 unità impie-

gate nel dipartimento HSE (Health Safety and Environment, ossia salute, sicurezza e ambiente) rendano al 100% delle loro potenzialità.Si parte dalla validazione di tutti i permessi di lavoro, che a Tempa Rossa non si limitano solo ad autorizzare le attività speciali, ma anche quelle generiche: si tratta di documenti preparati con cura il giorno precedente, nel rispetto di una procedura dettagliata che prevede una fase di richiesta da parte dell’esecutore del lavoro, una fase di approvazione settimanale e una fase di validazione giornaliera da parte del personale competente per la sicurezza.L’obiettivo? Avere il controllo in tempo reale di quante, quali e dove sono le attività che si svol-gono ogni giorno all’interno del sito.

Ore 8.00Insieme agli HSE supervisor, i diretti superiori a cui spetta un ruolo di supervisione e coordi-namento fra le fi gure in situ e quelle degli uffi ci centrali di Roma, si procede alla condivisione dei permessi di lavoro con le squadre operative direttamente in cantiere. Semplice a dirsi, meno a farsi: bisogna spiegare agli operai i rischi che sono stati individuati per l’attività oggetto del per-messo e le misure da adottare per minimizzarli.La regola è comunicare in modo chiaro, effi cace e preciso per essere certi che vengano comprese alla perfezione le modalità per gestire al meglio il lavoro sul campo in termini di sicurezza.Ma la giornata è ancora lunga. Entro le 10.00 si deve organizzare il sistema delle ispezioni per verifi care che tutte le misure di sicurezza siano di fatto rispettate dalle squadre operative. E le ispezioni, eff ettuate dagli HSE supervisor e HSE offi cer, non sono tutte uguali: possono variare per tipologia di attività o per zona. Ma ognuna è comunque sempre documentata e fi rmata.

Una squadra al lavoroIl lavoro è intenso e prosegue al fi ne di antici-pare e organizzare nel minimo dettaglio tutto quello che servirà a risolvere le problematiche del giorno successivo. E il campo di attività relativo al tema della sicu-rezza, della salute e dell’ambiente sul luogo di lavoro è davvero ampio. Per questo il site HSE manager si avvale di diverse fi gure: quella dell’HSE supervisor, che spende circa il 90% del suo tempo direttamente in can-tiere preoccupandosi di verifi care che vengano rispettate le misure di sicurezza precedentemente comunicate riportando le osservazioni al site HSE manager; l’HSE offi cer, che a diff erenza del supervisor svolge la propria attività di controllo in un’area del sito più limitata; i responsabili di sicu-rezza del contrattista che vengono affi ancati sul campo dal supervisor e dall’HSE offi cer (entrambi svolgono infatti anche attività di affi ancamento e formazione pratica); il trainer coordinator, che spende tutta la settimana nella formazione teorica di chi dovrà eseguire i vari lavori sul sito, come opere di scavo, opere di sollevamento, atti-vità in quota sui ponteggi; e il coordinatore dei permessi competente nella gestione dei permessi di lavoro sia per le attività generiche che speciali e al loro rilascio alle squadre operative.

Le cinque fasi Ma quanto tempo trascorre un site HSE mana-ger nel suo uffi cio? In realtà la maggior parte della giornata, circa il 70%, per gestire tutto il processo di sicurezza che avviene attraverso le ispezioni, il monitoraggio dei permessi di lavoro, le osservazioni di anomalie da parte di tutte le persone che partecipano a un progetto o che sono presenti sul sito. Poi, per il 10% partecipa e supporta le attività di supervisione in cantiere e per il 20% fa da anello di collegamento tra i supervisori e i vari manager, garantendo in diverse occasioni la partecipazione del management alle attività che si svolgono sul sito. Attraverso il coordina-mento e la gestione di tutte le fi gure del dipartimento sicurezza, il site HSE manager

La complessa macchina della sicurezza, la messa a punto, l’organizzazione e la sincronizzazione degli ingranaggi. In tempo reale.

SICUREZZA

Sicuri di essere al sicuro

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La giornata di lavoro è organizzata nel minimo

dettaglio dal giorno precedente: è questa la regola per chi si occupa

di coordinare tutto il processo per garantire la sicurezza del sito di

Tempa Rossa.

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riesce nel suo obiettivo: far funzionare la complessa macchina della sicurezza. E, in un sito operoso come quello di Tempa Rossa, non è cosa semplice, tra attività nuove e speciali che devono essere aff ron-tate ogni giorno, rischi da minimizzare quotidianamente e da gestire in tempo reale. Come fare? Rispettando le cinque le fasi del complesso processo che garantisce la sicurezza, la salute e l’ambiente in un sito di lavoro: la pianifi cazione delle attività con la stesura delle policy dell’azienda; la costante imple-mentazione degli obiettivi per aumentare la sicurezza; l’attuazione dell’intero pro-gramma HSE; il monitoraggio delle azioni; infi ne, riunioni per capire come è andata e “come migliorare di continuo”.

A fi ne giornataLa giornata volge al termine ma ci sono ancora due fondamentali passaggi da com-piere. Prima c’è la “riunione dei permessi di lavoro” delle 16.30, necessaria ad analizzare e organizzare i nuovi permessi di lavoro per le attività del giorno successivo. In seguito, alle 17.30, la “riunione delle ispezioni”. È qui che si compie il bilancio delle ispezioni svolte nel corso della matti-nata, per capire se ci sono state anomalie, se sono state rispettate le misure di sicu-rezza, se si sono verifi cati dei problemi e se è necessario intervenire con nuove misure in presenza di particolari criticità. È un momento di analisi e controllo molto importante che si svolge insieme a tutti i responsabili HSE, fondamentale per l’orga-nizzazione delle ispezioni del giorno dopo.Cala il sipario: la giornata del site HSE manager si conclude così, con un chiaro bilancio di tutto quello che è accaduto e il programma del giorno successivo già pronto nel dettaglio. La fatica è molta, l’attenzione altissima, ma una cosa è certa: ciò che non deve mancare mai è soprattutto la volontà di migliorare. Sempre.

1 Pianifi cazioneATTIVITA’ | POLICY

Pianifi cazione delle attività con la stesura delle policy dell’azienda.

2 ImplementazioneOBIETTIVI | PROCEDURE

La seconda fase contempla la costante implementazione degli obiettivi per aumentare la sicurezza.

3 AttuazionePROGRAMMA | SICUREZZA

La terza fase prevede la messa in atto dell’intero programma HSE.

4 MonitoraggioAZIONI | RACCOLTA DATI

Attenta osservazione delle azioni e dell’esecuzione del programma.

5 Verifi ca e ottimizzazioneANALISI | RISULTATI

Valutazione dei risultati e ottimizzazione dei passaggi, in vista di un continuo e costante miglioramento.

5 Fasi

Tra riunioni, analisi e ispezioni la sicurezzaa Tempa Rossa è priorità assoluta.

Miglioramento costante. Sempre. Questa è la garanzia

per la sicurezza di tutti.

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Chiamatelo pureun PAES “modello”

Realizzare un piano che possa essere un modello per l’Italia intera. L’obiettivo è ambizioso ma possi-bile, come spiega Ignazio Petrone, Presidente della Società Energetica

Lucana, che la Regione Basilicata ha indicato come il soggetto pubblico competente a redi-gere i PAES dei vari comuni.

Che diff erenza c’è tra i PAES realizzati fi nora e quelli di tipo “avanzato”?A oggi sono stati redatti i PAES di 32 Comuni delle provincie di Matera e Potenza, e altri sono in fase di elaborazione. Si tratta di documenti di pianifi cazione, che perseguono obiettivi generali relativi al bilancio delle emissioni del singolo territorio e alla stima dell’effi cienza energetica raggiungibile dall’intera comunità. I PAES che stiamo elaborando in collaborazione con Total per i Comuni di Corleto Perticara, Guardia Perticara e Gorgoglione, conterranno anche uno studio di dettaglio utile per indi-viduare i singoli interventi di riqualifi cazione energetica che porterebbero in classe energetica C ogni edifi cio, riducendo moltissimo i relativi consumi annui di energia.

A livello pratico cosa signifi ca?Per redigere un PAES necessitano almeno due fi gure professionali specializzate: un esperto di

effi cienza energetica e di fonti rinnovabili e un esperto di programmazione comunitaria. I PAES dei Comuni di Tempa Rossa, invece, richiedono un investimento più grande perché si intende realizzare lo studio di dettaglio di tutto il tessuto urbanistico. In concreto, ciò si traduce in una squadra di tecnici che impiegano attrez-zature tecnologicamente avanzate per studiare analiticamente i singoli edifi ci.

In cosa consiste il lavoro?I tecnici elaborano i dati storici raccolti, e fanno sopralluoghi in ciascun edifi cio, pubblico e pri-vato. I Comuni garantiscono ai tecnici l’accesso a tutti i fabbricati, per consentirne il monitoraggio e capire i singoli interventi di “effi cientamento” necessari alla riqualifi cazione energetica dello stabile. Entro l’estate consegneremo i risultati di questo lavoro. I Comuni e i cittadini conosce-ranno le azioni da intraprendere e l’investimento necessario. Sperando che questo sforzo prodotto da Total e Società Energetica Lucana possa rappresentare un modello di riferimento a livello nazionale.

Nelle strade di Tempa Rossa un pool di tecnici monitora ogni singolo edifi cio.

INIZIATIVE

Molti i Comuni della Basilicata impegnati nella riqualifi cazione energetica.

Edifi ci a basso impatto

I l risparmio energetico è uno dei grandi temi che la società contemporanea è chiamata ad aff rontare a livello globale: la sua attuazione passa soprattutto per il miglioramento dell’effi cienza ener-

getica e per un più ampio impiego di fonti energetiche rinnovabili. Un impegno che, in Italia, vede protagonisti anche i singoli Comuni, grandi e piccoli, che hanno scelto di dare un contributo volontario e concreto aderendo al progetto europeo denominato Patto dei sindaci (Covenant of Mayors). Di cosa si tratta? A livello pratico, ogni Comune prepara un Inventario Base delle Emissioni (IBE) del proprio territorio, successivamente realizza un Piano d’Azione per l’energia sostenibile (PAES) e, infi ne, presenta un rapporto biennale sull’attuazione del PAES. Tra i diversi documenti da elaborare è proprio il PAES a rappresentare quello di maggiore complessità e importanza. Si tratta del docu-mento chiave perché evidenzia la strategia che il Comune intende usare per raggiungere l’obiettivo del risparmio energetico: descrive nel dettaglio il complesso delle azioni che si intendono realizzare, sia nel settore pubblico che privato, per ottenere la riduzione sul pro-prio territorio del 20% delle emissioni a eff etto

serra entro il 2020. Una strategia che diventa progetto di lavoro vero e proprio, comprensivo della programmazione dei tempi di attuazione.L’obiettivo è ambizioso, quindi, ma non abba-stanza da far rinunciare i quasi trenta Comuni lucani che hanno aderito approvando il proprio PAES.A questi, presto si aggiungeranno i Comuni dell’area di Tempa Rossa (Corleto Perticara, Guardia Perticara e Gorgoglione), che stanno provvedendo alla elaborazione del documento sostenuti da Total e della Società Energetica Lucana (SEL), che fornisce il necessario sup-porto tecnico-specialistico .Per redigere il PAES, infatti, serve un lavoro arti-colato ed estremamente tecnico. L’inventario dei consumi energetici locali è solo la fase iniziale, necessaria per formare il bilancio delle emissioni. Solo in seguito, con quelle informa-zioni, si potrà realizzare lo studio dei fabbisogni di energia degli edifi ci pubblici e privati. La terza fase consentirà, poi, di procedere all’individuazione degli interventi utili al contenimento dei consumi energetici e alla determinazione dei costi di queste azioni. Un lavoro complesso, e uno sforzo notevole, ma il risultato sarà prezioso e con un nome aff ascinante: riqualifi cazione energetica.

GLOSSARIO

Pacchetto 20-20-20È l’insieme di misure attuate per raggiungere entro il 2020 tre obiettivi: ridurre del 20% le emis-sioni di gas serra rispetto ai valori del 1990, innalzare al 20% il rispar-mio energetico, aumentare del 20% l’impiego di energia da fonti rinnovabili.

Inventario Base delle EmissioniIdentifi ca le principali fonti di emissioni di CO

2 e i rispettivi

potenziali di riduzione in un territorio.

Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES)Delinea come si intende raggiun-gere l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO

2 , defi nisce le atti-

vità e gli obiettivi, ne valuta i tempi e le responsabilità assegnate.

www.societaenergeticalucana.it

PER APPROFONDIRE

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Permettere ai giovani di guardare al futuro nono-stante la devastazione. Il Gruppo Total ha assunto questo importante impe-

gno nei confronti della popolazione abruzzese dopo il tragico terremoto che colpì la regione il 6 aprile del 2009. Nel bilancio del sisma, 300 morti, 1500 feriti e gravi danni mate-riali. Tra i luoghi danneggiati, anche gli edifi ci dell’Università dell’Aquila e i suoi laboratori. Una ferita pro-fonda, che minacciava di rendere impossibile a molti studenti il com-pletamento del proprio percorso di studi e l’attività di ricerca. Da qui, la decisione del Gruppo Total: il 26 gen-naio 2010, la società sottoscrive con l’Università dell’Aquila un accordo di cooperazione scientifi ca e formativa che prevede l’erogazione di un con-tributo di un milione di euro per la riattivazione dei laboratori di Chimica, Ingegneria Chimica e Materiali e di Microscopia Elettronica della Facoltà di Ingegneria, tutti gravemente lesi dal terremoto. Tre anni dopo i laboratori sono stati completamente ristrutturati, la nuova strumentazione messa a disposizione e l’attività di studio e ricerca è ripresa a pieno ritmo. Proprio nei luoghi del disastro è tornata la normalità della vita acca-demica, un obiettivo ambito e atteso. Un risultato che gli stessi laureati e dottorandi della Facoltà hanno spesso descritto nei loro lavori, evidenziando l’importanza della strumentazione di

nuovo disponibile e usata nelle ricer-che di laboratorio. Ma l’impegno di Total è ben più ampio, non si è limitato a fornire i fondi per la strumentazione dei laboratori dell’Università. La società ha voluto guardare al futuro insieme ai giovani e ha indicato tra le priorità dell’accordo la volontà di favorire i legami tra il mondo universitario e il mondo dell’impresa, in particolare attraverso il contributo alla forma-zione degli studenti non solo per le professioni nei settori dell’energia, della chimica e dell’ambiente, ma anche nelle attività a essi corre-late. Nello specifi co, la convenzione ha infatti dato il via anche a una cooperazione scientifi ca e forma-tiva che ha visto il Gruppo Total e l’Università dell’Aquila impegnati nell’orientamento, nella formazione e nell’assegnazione di borse di studio. Un legame forte e a lungo termine che ha previsto anche lo scambio dei risultati delle esperienze forma-tive, dei programmi d’insegnamento e dei piani di studio. Non solo, l’ac-cordo ha mirato a favorire anche la reciproca partecipazione a congressi, simposi e stage e il regolare scambio di informazioni su documenti relativi all’attività formativa e alle pubblica-zioni scientifi che.A sigillo di questa stretta collabora-zione, Total ha off erto agli studenti iscritti all’Università dell’Aquila alcuni stage presso la stessa società: una grande opportunità di debutto ed esperienza nel mondo del lavoro.

Nuovi laboratori di Ingegneria grazie al milione di euro stanziato dal Gruppo Total.

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Primo Piano

INIZIATIVE

Intervista a Francesca Micheli

Studente di Dottorato presso l’Universitàdell’Aquila

Dai laboratori dell’Aquila a quelli di Strasburgo. Come è andata?Qui proseguo le ricerche avviate a L’Aquila in tema di produzione di idrogeno da fonti di energia rinnovabile attraverso processi “green”. Sto completando il mio dottorato, parte del progetto europeo denominato UNIfHY (Unique Gasifi er for Hydrogen Production), poiché devo svolgere all’estero le mie ricerche per sei mesi l’anno.

Lo strumento indispensabile perle tue ricerche?È l’analizzatore a infrarossi che serve a rilevare l’idrogeno, l’anidride carbonica e il monossido di carbonio. É l’oggetto fondamentale per il mio lavoro, fi n dai tempi della tesi. Oltre a questo, nella mia ricerca mi sono utili la bilancia termogravimetrica, che analizza i materiali nella loro decomposizione termica, il diff rattometro ai raggi X, che permette di analizzare le fasi cristalline di cui è composto un materiale, e l’analizzatore di fl uorescenza X, che determina gli elementi che compongono un composto in esame.

È stato complicato completare gli studi nel dopo-sisma?Al momento del terremoto mi trovavo a Dublino per il progetto Leonardo sull’energia rinnovabile. Sono tornata dopo 4 mesi e la situazione era diffi cile. Lezioni nelle tende o dentro i container, laboratori inagibili. La Facoltà di Ingegneria di Roio danneggiata e abbandonata. Per fortuna, un anno dopo, quando ho iniziato le attività di laboratorio per la tesi specialistica, la situazione era migliorata: laboratori di nuovo funzionanti e nuova strumentazione.

Prossima tappa?Finito il dottorato, il sogno è l’Olanda, dove sorge un centro di ricerca energetica d’eccellenza. Lì potrò continuare a svolgere il mio lavoro di studio e analisi.

L’Aquila: la rinascita dell’Università

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Grazie ai fondi stanziati dal Gruppo Total, varie sono le linee di ricerca che si sono potute compiere. Si possono citare: lo sviluppo di materiali innovativi di produzione che sfruttano le caratteristiche delle nanocalci, la messa a punto di sensori per la derivazione della concentrazione di gas in atmosfera, la sperimentazione di processi per l’abbattimento di microinquinanti in acque refl ue, lo sviluppo di nuovi catalizzatori, l’ideazione di processi di idrolisi enzimatica.