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Terre e rocce da scavo La centralità del Geologo nel settore estrattivo 18-05-2013 Villa Romana Porto Empedocle Dott. Filippo Gandolfo Cenni Normativi e modalità di caratterizzazione delle terre e rocce da scavo

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Terre e rocce da scavo La centralità del Geologo nel settore estrattivo

18-05-2013 – Villa Romana – Porto Empedocle

Dott. Filippo Gandolfo

Cenni Normativi e modalità di caratterizzazione delle terre e rocce da scavo

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Il 6.10.2012 è entrato in vigore il d.m. 10 agosto 2012, n. 161 «Regolamento recante la disciplina dell’utilizzazione delle terre e rocce da scavo» Finalità (art. 2) i.migliorare l’uso delle risorse naturali e prevenire la produzione di rifiuti (in linea col disposto dell’art. 179 del d.lg. n. 152/2006); ii.individuare a quali condizioni qualitative i materiali di scavo possano essere considerati sottoprodotti, e dunque non rifiuti, ed essere come tali gestiti; iii.stabilire procedure e modalità applicative di gestione delle terre e rocce da scavo affinché non si generino potenziali pregiudizi per la salute dell’uomo e per l’ambiente. Ambito di applicazione (art. 3) limitato alla gestione dei materiali di scavo. Sono esclusi i rifiuti provenienti direttamente dall’esecuzione di interventi di demolizione di edifici o altri manufatti.

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Definizioni (art. 1)

«opera» = «il risultato di un insieme di lavori di costruzione, demolizione, recupero, ristrutturazione, restauro, manutenzione, che di per sé esplichi una funzione economica o tecnica» «materiale da scavo» = «il suolo o sottosuolo, con eventuali presenze di riporto, derivanti dalla realizzazione di un'opera» •elenco esemplificativo fra cui «residui di lavorazione di materiali lapidei anche non connessi alla realizzazione di un'opera e non contenenti sostanze pericolose» •indicazione di taluni materiali che le terre e rocce da scavo possono contenere (calcestruzzo, bentonite, ecc.) senza mutare qualifica, purché la composizione media dell’intera massa non presenti superamenti delle concentrazioni limite di inquinanti come previste nel D.M. «riporto» = «orizzonte stratigrafico costituito da una miscela eterogenea di materiali di origine antropica e suolo/sottosuolo». L’allegato 9 specifica: •soglia del 20% dei materiali antropici •fra i materiali antropici anche calcestruzzo «suolo/sottosuolo» = «la parte più superficiale della crosta terrestre distinguibile, per caratteristiche chimico-fisiche e contenuto di sostanze organiche, dal sottostante sottosuolo» .

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Il materiale da scavo è considerato sottoprodotto ai sensi dell’art. 184-bis del T.U. ambientale se: a)è generato durante la realizzazione di un’opera (o di un ciclo di produzione quantomeno con riferimento ai materiali lapidei di cui all’art. 1 lett. b), di cui costituisca parte integrante e il cui scopo primario non sia la produzione di tale materiale; b)viene utilizzato, in conformità al Piano di Utilizzo: 1) nel corso dell’esecuzione della stessa opera, o di un’opera diversa, per la realizzazione di reinterri, riempimenti, rimodellazioni, rilevati, rinascimenti, interventi a mare, miglioramenti fondiari o viari o altre forme di ripristini e miglioramenti ambientali; 2) in processi produttivi, in sostituzione dei materiali di cava; c)è idoneo all’utilizzo diretto, senza alcun trattamento diverso dalla normale pratica industriale (Allegato 3 – «quelle operazioni, anche condotte non singolarmente, alle quali può essere sottoposto il materiale da scavo, finalizzate al miglioramento delle sue caratteristiche merceologiche per renderne l’utilizzo maggiormente produttivo e tecnicamente efficace». a)soddisfa, per l’utilizzo specifico individuato nel Piano di Utilizzo, i requisiti di qualità ambientale elencati nell’Allegato 4

Ricalca, adattandole, le condizioni dell’art. 184-bis

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Soggetti coinvolti • proponente (committente): presenta il piano all’Autorità competente; • esecutore (appaltatore): è tenuto a far proprio e rispettare il Piano di utilizzo e ne è responsabile (art. 9); • Autorità competente all’approvazione dell’opera (il Comune o la Regione/il Ministero in caso di VIA) • ARPA o APPA (in via facoltativa oppure obbligatoria) Tempi • il Piano andrà presentato almeno 90 giorni prima dell’inizio attività; • entro 90 giorni dal ricevimento l’Autorità competente lo dovrà approvare o rigettare (salvo proroghe per integrazioni o approfondimenti, con eventuale coinvolgimento dell’ARPA o APPA per verificare che il materiale soddisfi effettivamente i requisiti di qualità ambientale di cui all’Allegato 4) • trascorso tale termine senza provvedimento espresso, «il preponente gestisce il materiale da scavo nel rispetto del Piano di utilizzo, fermi gli obblighi previsti dalla normativa vigente per la realizzazione dell’opera» (silenzio-assenso?)

Piano di utilizzo (art. 5)

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Procedimento a) il materiale da scavo non supera le CSC = procedimento ordinario b) il materiale da scavo supera per fenomeni naturali le CSC = i valori possono essere assunti pari al valore del fondo naturale – In fase di predisposizione del Piano di utilizzo il proponente presenta un Piano di accertamento per definire i valori di fondo da assumere, eseguito in contraddittorio con ARPA o APPA. – Nel piano di utilizzo sarà consentito l’uso del materiale da scavo nell’ambito dello stesso sito di produzione o in altro sito con fondo naturale avente caratteristiche analoghe e confrontabili per tutti i parametri oggetto di superamento; c) il sito di produzione è interessato da interventi di bonifica = in fase di predisposizione del piano i requisiti di qualità ambientale del materiale da scavo sono necessariamente individuati da ARPA o APPA In caso di situazioni di emergenza dovute a causa di forza maggiore (art. 6) i requisiti dell’art. 4 sono attestati all’Autorità tramite dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà; dalla data della dichiarazione il materiale da scavo può essere gestito in conformità alla dichiarazione, ma entro 15gg dall’inizio dei lavori deve comunque essere presentato il Piano di Utilizzo

La deroga non si applica ai siti in bonifica.

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Decadenza dalla qualifica di sottoprodotto

Casi in cui il materiale di scavo cessa di essere un sottoprodotto e diventa un rifiuto 1. [art. 5, comma 7] mancato rispetto del termine previsto per la validità del Piano (salvo deroghe motivate e salvo proroga di massimo un anno concessa a seguito della presentazione di un nuovo Piano due mesi prima della scadenza del vecchio) o del termine di due anni dalla presentazione per l’inizio dei lavori; 2. [art. 5, comma 8] violazione degli obblighi assunti nel Piano (coinvolge direttamente l’esecutore); 3. [art. 5 comma 9] venir meno di una delle condizioni di cui all’art. 4; 4. [art. 10 comma 5] mancato rispetto del termine di deposito in attesa del riutilizzo; 5. [art. 12 comma 4] omessa presentazione, entro il termine in cui il Piano cessa di avere validità, della Dichiarazione di avvenuto utilizzo (D.A.U.) a) da parte del proponente b) da parte del diverso soggetto terzo che il proponente indicherà nella D.A.U. avendo cura di precisare il termine entro il quale il terzo deve completare l’utilizzo 6. [art. 15 comma 3] gestione dei materiali da scavo non conforme al regolamento.

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Modifica del piano di utilizzo (art. 8)

Il proponente aggiorna il Piano di utilizzo (con lo stesso procedimento previsto dall’art. 5 per la presentazione) in presenza di una modifica sostanziale dei requisiti di cui all’art. 4: • aumento del volume in banco previsto dal Piano in misura superiore al 20% aggiornamento entro 15gg dalla variazione, altrimenti rifiuto •destinazione del materiale escavato (b) ad un sito di destinazione o ad un utilizzo diverso da quello indicato nel Piano oppure (c) ad un sito di deposito intermedio diverso da quello indicato nel Piano in attesa del completamento della procedura di aggiornamento, il materiale escavato non

può essere destinato ad un utilizzo diverso da quello previsto dal Piano • modifica della tecnologia di scavo

in attesa del completamento della procedura di aggiornamento, il materiale non può essere escavato con tecnologie diverse da quelle previste dal Piano

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Deposito in attesa di utilizzo (art. 10) e trasporto (art. 11)

Tre alternativi siti di deposito: (1) all’interno del sito di produzione; (2) nei siti di deposito intermedio; (3) nei siti di destinazione. Elementi essenziali: (i) la durata non può essere superiore a quella prevista per il Piano di utilizzo; (ii) necessità di tenere il materiale in deposito fisicamente separato dai rifiuti eventualmente ivi stoccati e, allo stesso modo, di tenere fisicamente separati i depositi relativi a diversi Piani di utilizzo; (iii) obbligo di prevedere apposita segnaletica per agevolmente individuare tutte le rilevanti informazioni. Documentazione per il trasporto prevista dall’Allegato 6 (predisposta dall’esecutore in 3/4 copie): • prima del trasporto: comunicazione all’Autorità competente contenente le generalità dei soggetti coinvolti, nonché le caratteristiche dei mezzi utilizzati e del materiale trasportato • in caso di modifiche: comunicazione all’Autorità competente • un modulo per ogni automezzo che compie il trasporto da un unico sito di produzione verso un unico sito di utilizzo o di deposito. Viaggia assieme al materiale e, compiuto il trasporto, viene conservato : – in originale dal responsabile del sito; – in copia dal «produttore» (probabilmente l’esecutore), dal proponente e dal responsabile del trasporto.

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Dichiarazione di avvenuto utilizzo – D.A.U. (art. 12)- Controlli e ispezioni (art. 13)

Entro il termine di validità del piano, l’esecutore deve attestare all’Autorità competente l’avvenuto utilizzo tramite una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà (Allegato 7), pena la qualifica come rifiuto se l’utilizzo avviene da parte di un terzo, l’esecutore dovrà indicare il periodo entro cui questo dovrà utilizzare il materiale escavato. Entro tale termine il soggetto terzo dovrà comunicare l’avvenuto utilizzo, pena la qualifica come rifiuto. Non costituiscono utilizzo il deposito o altre forme di stoccaggio dei materiali escavati. La D.A.U. dovrà essere conservata dall’esecutore per 5 anni. Le verifiche degli obblighi assunti nel Piano di utilizzo, ovvero nella dichiarazione resa in situazioni di emergenza dovute a cause di forza maggiore (Allegato 8) • verranno condotte dall’ARPA (o APPA) territorialmente competente, in contraddittorio con il soggetto esecutore (ovvero proponente) nell’area di destinazione finale del materiale da scavo; • potranno essere sia finali, sia in itinere. L’allegato 8 contiene specifiche indicazioni tecniche relative alle modalità di effettuazione delle verifiche (numero punti di indagine, metodologie di campionamento, numero di campioni, ecc.).

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Disposizioni finali e transitorie (art. 15)

Hanno il fine di evitare soluzioni di continuità tra la normativa previgente (art. 186 d.lgs. n. 152/2006) e le previsioni del Regolamento Alla data di entrata in vigore del Regolamento a) Interventi realizzati e conclusi : restano regolati dalla vecchia disciplina

b) Progetti per i quali è in corso una procedura ex art. 186: entro 180gg (4 aprile 2013) possono essere ricondotti alla nuova disciplina tramite la presentazione del Piano di Utilizzo. Trascorso tale termine senza presentazione del Piano, rimangono soggetti alla vecchia disciplina.

La gestione dei materiali escavati non conforme al Regolamento comporta la qualifica come rifiuto.

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Alcune criticità da risolvere 1/4

E’ eccessivo prevedere che i sottoprodotti diventino rifiuti qualora la DAU non venga spedita in tempo utile; la DAU non garantisce l’effettivo riutilizzo, ma ha come unico obiettivo quello di rendere edotti gli Enti circa un riutilizzo conforme alla normativa effettivamente avvenuto. In questo modo si creano falsi rifiuti, in contrasto con la direttiva 2008/98/CE. Numerose altre disposizioni prevedono che, in caso di mancato rispetto di quanto previsto dal regolamento o dai documenti formati sulla base di questo, i materiali di scavo gestiti come sottoprodotti diventino rifiuti. E’ corretto affermare che l’effetto sia ex nunc. Non c’è corrispondenza tra le violazioni di cui sopra e le modifiche sostanziali; in altre parole, le violazioni che rilevano (ai fini della trasformazione dei sottoprodotti in rifiuti) sono solo quelle che attengono a modifiche sostanziali in presenza delle quali era dato presentare istanza di modifica? Il problema è il seguente: il caso di modifica non sostanziale non è previsto l’aggiornamento del Piano (art. 8); resta il rischio che tutto diventi un rifiuto?

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L’aggiornamento dovrebbe avere un iter procedimentale più veloce, invece non c’è alcuna differenza tra presentare un nuovo Piano o chiedere l’aggiornamento di quello già approvato. È critica la ripartizione di responsabilità proponente/esecutore, l’errore del secondo si riverbera inevitabilmente sul primo con effetti che potranno essere gravissimi. Più opportuno sarebbe stato imporre obblighi al solo soggetto interessato, vale a dire l’esecutore (colui che materialmente produce rifiuti con la propria attività); a quel punto sarebbe stato interesse dell’esecutore, in sede di offerta alla committente, ridurre il prezzo dell’appalto abbattendo i costi di smaltimento proprio grazie al riutilizzo del materiale. La disciplina sarebbe più semplice se fosse stata prevista a carico dell’esecutore la facoltà (anzi, l’obbligo, se si intende effettivamente incentivare il rispetto della gerarchia introdotta con la direttiva 2008/98/CE) di presentare il Piano di utilizzo e, una volta approvato, di metterlo in atto.

Alcune criticità da risolvere 2/4

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Diverse nozioni lasciano perplessi; non è chiaro se possano essere presenti i materiali da demolizione. Sembra corretto affermare che se si rinvengono materiali di riporto frutto di precedenti demolizioni va bene, tuttavia se l’opera prevede anche la demolizione, i materiali prodotti sono rifiuti (art. 3); di fatto però nella nozione di opera si parla anche di demolizione, quindi il dubbio resta. Tra i materiali di scavo rientrano i materiali dragati; difficile il coordinamento con la normativa in materia di dragaggi. A questo punto, la gestione dei sedimenti dragati risulta disciplinata da almeno cinque fonti normative. La percentuale del 20% per i materiali di riporto è una soglia difficile da prevedere mediante sondaggi; in ogni caso, se questa percentuale è superata, bisognerebbe chiarire espressamente che solo il materiale di riporto eccedente è un rifiuto, mentre il resto è materiale riutilizzabile. Affermare il contrario sarebbe un’ulteriore violazione della direttiva 2008/98/CE che impone di prevenire la produzione di rifiuti.

Alcune criticità da risolvere 3/4

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La procedura da attuare in situazioni di emergenza è comunque gravosa (il differimento di 15 giorni per la presentazione del Piano potrebbe non essere sufficiente); non a caso per le zone terremotate è stata poi disposta una vera e propria deroga. Quali sono allora le situazioni di emergenza previste dall’art. 6? Per quale motivo un sito in bonifica non può essere interessato da situazioni di emergenza? In caso di mancato rilascio, entro 90 giorni dalla presentazione, di un provvedimento espresso (di approvazione o rigetto) sul Piano, il proponente può comunque dare il via ai lavori? Sembra si tratti effettivamente di silenzio-assenso, ma andrebbe chiarito. Il d.m. si riferisce alla gestione dei materiali/sottoprodotti fuori dal sito di produzione; in caso di riutilizzo nello stesso sito opera l’esclusione di cui all’art. 185. Sarebbe stato opportuno chiarire – per evitare equivoci – che, nel caso di cui all’art. 185, non serve (perché non è previsto dalla legge) presentare alcunché all’Autorità.

Nota Ministero dell’Ambiente prot. n. 0036288 del 14/11/2012

Alcune criticità da risolvere 4/4

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1. Allegato 1- La caratterizzazione ambientale 2. Allegato 2- Procedure di campionamento in fase di Progettazione 3. Allegato 4-Procedure di caratterizzazioni chimico fisiche e accertamento delle qualità ambientali 4. Allegato 8- Procedure di campionamento in fase esecutiva e per i controllo e le ispezioni

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Articolo 4

a) il materiale da scavo è generato durante la realizzazione di un'opera, di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale materiale; b) il materiale da scavo è utilizzato, in conformità al Piano di Utilizzo: 1) nel corso dell'esecuzione della stessa opera, nel quale è stato generato, o di un'opera diversa, per la realizzazione di reinterri, riempimenti, rimodellazioni, rilevati, ripascimenti, interventi a mare, miglioramenti fondiari o viari oppure altre forme di ripristini e miglioramenti ambientali; 2) in processi produttivi, in sostituzione di materiali di cava; c) il materiale da scavo è idoneo ad essere utilizzato direttamente, ossia senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale secondo i criteri di cui all'allegato 3; d) il materiale da scavo, per le modalità di utilizzo specifico di cui alla precedente lettera b), soddisfa i requisiti di qualità ambientale di cui all'allegato 4

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Importante Passo in avanti rispetto all’ ex art. 186

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Art. 1 comma 1

g. «caratterizzazione ambientale dei materiali di scavo»: attività svolta per accertare la sussistenza dei requisiti di qualità ambientale dei materiali da scavo in conformità a quanto stabilito dagli Allegati 1 e 2;

Obbiettivo: accertare la sussistenza dei requisiti di qualità ambientale dei materiali da scavo

Quando va fatta: viene svolta a carico del proponente in fase progettuale e comunque prima dell'inizio dello scavo oppure in alcuni casi particolari in corso d’opera

Con che grado di approfondimento: il grado di approfondimento conoscitivo deve essere almeno pari a quello del livello progettuale; devono essere esplicitate le informazioni necessarie (recuperate anche da accertamenti documentali) per poter valutare la caratterizzazione stessa producendo i documenti di cui all'allegato 5

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Nel caso in cui si preveda il ricorso a metodologie di scavo in grado di non determinare un rischio di contaminazione per l'ambiente, il Piano di Utilizzo potrà prevedere, salva diversa determinazione dell'Autorità competente, non necessario ripetere la caratterizzazione ambientale durante l'esecuzione dell'opera

Qualora, già in fase progettuale, si ravvisi la necessità di effettuare una caratterizzazione ambientale in corso d'opera, il Piano di Utilizzo dovrà indicarne le modalità di esecuzione secondo le indicazioni di cui all'allegato 8. La caratterizzazione ambientale in corso d'opera andrà eseguita a cura dell'esecutore, nel rispetto di quanto riportato nell'allegato 8 Parte A

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Allegato 2 Procedure di campionamento in fase di progettazione (Articolo 1, comma 1, lettera g))

scavi esplorativi (pozzetti o trincee)

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ed in subordine con sondaggi a carotaggio

L’esecuzione dei sondaggi dovrà avvenire a secco e senza l’utilizzo di fluidi di perforazione

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•La densità dei punti di indagine nonché la loro ubicazione dovrà basarsi su un modello concettuale preliminare delle aree (campionamento ragionato) o sulla base di considerazioni di tipo statistico (campionamento sistematico su griglia o casuale); •Il numero di punti d'indagine non sarà mai inferiore a tre e, in base alle dimensioni dell'area d'intervento, dovrà essere aumentato secondo il criterio esemplificativo di riportato.

Dimensione dell'area Punti di prelievo

Inferiore a 2.500 metri

quadri Minimo 3

Tra 2.500 e 10.000 metri

quadri 3 + 1 ogni 2.500 metri quadri

Oltre i 10.000 metri quadri 7 + 1 ogni 5.000 metri

quadri eccedenti

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Sito fino a 2.500 m2

Sito da 7.500 m2

Sito da 20.000 m2

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Aliquota n 2 tra

0 -1,00 m da p.c.

Aliquota n 3 Tra 0

-1,00 m da p.c.

Aliquota n 1 tra

0 -1,00 m da p.c.

Ogni 500metri se in fase di corso d’opera

Ogni 2000 metri se in fase di ante operam

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Nel caso di scavi in galleria, la caratterizzazione dovrà essere effettuata prevedendo almeno un sondaggio e comunque un sondaggio indicativamente ogni 1000 metri lineari di tracciato ovvero ogni 5.000 metri lineari in caso di progettazione preliminare, con prelievo, alla quota di scavo, di tre incrementi per sondaggio, a formare il campione rappresentativo; in ogni caso dovrà essere effettuato un campionamento ad ogni variazione significativa di litologia

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ALLEGATO4: PROCEDURE DI CARATTERIZZAZIONI CHIMICO FISICHE E ACCERTAMENTO DELLE QUALITÀ AMBIENTALI ART.1, COMMA 1, LETTERA B)

Le procedure di caratterizzazione ambientale dei materiali di scavo di cui all'articolo 1, comma 1, lett. b) del presente regolamento, incluso — in caso di riporti — il materiale di origine antropica fino alla percentuale massima del 20% in massa

I campioni da portare in laboratorio o da destinare ad analisi in campo dovranno essere privi della frazione maggiore di 2 cm (da scartare in campo) e le determinazioni analitiche in laboratorio dovranno essere condotte sull'aliquota di granulometria inferiore a 2 mm

La concentrazione del campione dovrà essere determinata riferendosi alla totalità dei materiali secchi, comprensiva anche dello scheletro campionato (frazione compresa tra 2 cm e 2 mm)

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Set Minimo di parametri da determinare

Arsenico

Cadmio

Cobalto

Nichel

Piombo

Rame

Zinco

Mercurio

Idrocarburi C>12

Cromo totale

Cromo VI

Amianto

BTEX (*)

IPA (*)

(*) Da eseguire nel caso in cui l'area da scavo si collochi a 20 m di distanza da infrastrutture viarie di grande comunicazione, e ad insediamenti che possono aver influenzato le caratteristiche del sito mediante ricaduta delle emissioni in atmosfera. Gli analiti da ricercare sono quelli elencati nella abella 1 Allegato 5 Parte Quarta, Titolo V, del decreto legislativo 152 del 2006 e| s.m.i..

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Il rispetto dei requisiti di qualità ambientale per l'utilizzo dei materiali da scavo come sottoprodotti, è garantito quando il contenuto di sostanze all'interno dei materiali da scavo sia inferiore alle Concentrazioni soglia di contaminazione (Csc), di cui alle colonne A e B tabella 1 allegato 5, al Titolo V Parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2006 e s.m.i., con riferimento alla specifica destinazione d'uso urbanistica, o ai valori di fondo naturali. I materiali da scavo sono utilizzabili come sottoprodotti: • se la concentrazione di inquinanti rientra nei limiti di cui alla colonna A, in qualsiasi sito a prescindere dalla sua destinazione • se la concentrazione di inquinanti è compresa fra i limiti di cui alle colonne A e B, in siti a destinazione produttiva (commerciale e industriale). •in condizioni di falda affiorante o subaffiorante, al fine di salvaguardare le acque sotterranee ed assicurare un elevato grado di tutela ambientale si dovrà utilizzare dal fondo sino alla quota di massima escursione della falda più un metro di franco materiale da scavo per il quale sia stato verificato il rispetto dei limiti di cui alla colonna A della tabella 1, allegato 5, al Titolo V, Parte IV, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e s.m.i..

Risultati della caratterizzazione ambientale

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Qualora si rilevi il superamento di uno o più limiti di cui alle colonne A e B tabella 1 allegato 5, al Titolo V Parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2006 e s.m.i., è fatta salva la possibilità del proponente di dimostrare, anche avvalendosi di analisi e studi pregressi già valutati dagli Enti, che tali superamenti sono dovuti a caratteristiche naturali del terreno o da fenomeni naturali e che di conseguenza le concentrazioni misurate sono relative a valori di fondo naturale

Il fondo naturale?

Opportuno eseguire anche un’indagine sul sito di destinazione prima di effettuare i trasporti!!

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Allegato 3 Normale pratica industriale (Articolo 4, comma 1, lettera c))

la selezione granulometrica del materiale da scavo

la riduzione volumetrica mediante macinazione

la stabilizzazione a calce, a cemento o altra forma idoneamente sperimentata per conferire ai materiali da scavo le caratteristiche geotecniche necessarie per il loro utilizzo, anche in termini di umidità, concordando preventivamente le modalità di utilizzo con l'Arpa o Appa competente in fase di redazione del Piano di Utilizzo

la stesa al suolo per consentire l'asciugatura e la maturazione del materiale da scavo al fine di conferire allo stesso migliori caratteristiche di movimentazione, l'umidità ottimale e favorire l'eventuale biodegradazione naturale degli additivi utilizzati per consentire le operazioni di scavo

la riduzione della presenza nel materiale da scavo degli elementi/materiali antropici (ivi inclusi, a titolo esemplificativo, frammenti di vetroresina, cementiti, bentoniti), eseguita sia a mano che con mezzi meccanici, qualora questi siano riferibili alle necessarie operazioni per esecuzione dell'escavo

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CARATTERIZZAZIONE SU CUMULI

Non sempre i tempi dell’analisi risultano compatibili con le lavorazioni

Allegato 8 I materiali da scavo saranno disposti in cumuli nelle aree di caratterizzazione in quantità comprese tra 3.000 e 5.000 mc in funzione dell'eterogeneità del materiale e dei risultati della caratterizzazione in fase progettuale. Posto uguale a (n) il numero totale dei cumuli realizzabili dall'intera massa da verificare, il numero (m) dei cumuli da campionare è dato dalla seguente formula

m = k n1/3 dove k=5 mentre i singoli m cumuli da campionare sono scelti in modo casuale. (Il campo di validità della formula è n>m, al di fuori di detto campo (per n < m) si dovrà procedere alla caratterizzazione di tutto il materiale)

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Salvo evidenze organolettiche per le quali si può disporre un campionamento puntuale, ogni singolo cumulo dovrà essere caratterizzato in modo da prelevare almeno 8 campioni elementari, di cui 4 in profondità e 4 in superficie, al fine di ottenere un campione composito che, per quartatura, darà il campione finale da sottoporre ad analisi chimica

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