tesi bachelor selezione 2012 · 2019. 1. 9. · cra in svizzera francese promossa dal groupe de...

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Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana Dipartimento ambiente costruzioni e design Tesi Bachelor selezione 2012

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  • Scuola universitaria professionale della Svizzera italianaDipartimento ambiente costruzioni e design

    Tesi Bachelor selezione 2012

  • Anna DottoreLaureata in Conservazione

    Il paliotto di Bedigliora.Tecniche esecutive e problemi di conservazione della scagliola intarsiata

    Relatori: Chiara Lumia, Giovanni Nicoli

    Gli anni di studio passati alla SUPSI sono stati positivi, rilevanti e pro-pedeutici poiché ho potuto acqui-sire le competenze essenziali che saranno la base per lo sviluppo del-la mia formazione nel campo della conservazione e del restauro.

    Sicuramente l’aspetto più positi-vo del Corso in Conservazione è la buona combinazione tra prati-ca e teoria; le diverse esperienze affrontate mi hanno permesso di capire quello che più mi affascina nel campo del restauro. Ho avuto l’opportunità di svolgere una serie di interventi utili per il mio percor-so formativo avvicinandomi fin da subito alle opere d'arte, seguendo direttamente i lavori potendo ave-re un confronto continuo con le conoscenze teoriche acquisite con le lezioni. Durante gli stage è stato interessante muoversi in ambienti lavorativi nuovi e completamente differenti che mi hanno permes-so di scoprire più ampiamente gli aspetti della professione.

    Gli stucchi da sempre mi hanno affascinato, sia per il materiale e la tecnica col quale vengono re-alizzati sia per le emozioni che mi trasmettono. Prima del termine del Corso di laurea triennale sape-vo già che avrei scelto un tema di tesi che avrebbe in qualche modo riguardato lo stucco.

    La mia tesi si è occupata dello studio di nove frammenti di un paliotto tardo settecentesco in scagliola intarsiata, collocati prov-visoriamente nella chiesa parroc-chiale di San Rocco e nella chiesa cimiteriale di San Salvatore a Be-digliora. L’interesse per l’oggetto di tesi si è consolidato con la ricerca storica, l’analisi della tecnica rea-lizzativa di questi manufatti e, so-prattutto, nell’individuazione dei fenomeni di degrado da correlare alle vicende storiche che hanno segnato la vita dell’oggetto fino ai nostri giorni.

    L’esperienza di tesi è stata soddi-sfacente. Grazie allo scambio con-tinuo con i docenti sono riuscita a non perdere mai di vista gli obiettivi che mi ero imposta fin dall’inizio, ri-uscendo così a studiare un oggetto secondo un ordine che ha dato esi-to a un progetto completo.

    ...sapevo già che avrei scelto un tema di tesi che avrebbe in qualche modo riguardato lo stucco.

  • Nicola GammaldiLaureato in Conservazione

    Ricerca delle cause e dei meccanismi di degrado di una pittura murale ad olio del 1938. Battistero della chiesa parrocchiale di Saint-Pierre di Murist (FR)Relatori: Julian James, Andreas Küng

    I miei primi tre anni passati alla SUPSI mi hanno dato grande sod-disfazione.

    Attraverso differenti corsi, cantieri e stage in Svizzera e all'estero, mi è stato possibile confermare piena-mente la mia scelta di studio e mi sono stati aperti dei nuovi orizzonti culturali.

    Sono soddisfatto del mio passag-gio alla SUPSI anche se l'otteni-mento di un Bachelor in Conser-vazione per me rappresenta una tappa intermedia. Ho acquisito le basi del mio futuro mestiere e ora voglio approfondire le mie cono-scenze nella conservazione e nel restauro della pittura murale.

    Come oggetto di tesi ho deciso di occuparmi del battistero della chiesa parrocchiale di Murist, di-pinto con la tecnica ad olio nel 1938 e scoprire così le tecniche dell’olio su muro usate nella prima metà del XX Secolo. Solo preoccupandosi oggi di questo patrimonio più vici-no a noi nel tempo sarà possibile, in futuro, conoscere, valorizzare e mettere a punto le tecniche di con-servazione necessarie.

    Credo che avere delle conoscenze più approfondite su questo argo-mento mi sarà utile nella mia futu-ra carriera professionale.

    Attraverso i differenti corsi, cantieri e stage in Svizzera e all'estero, [...] mi si sono aperti dei nuovi orizzonti cultu-rali.

  • Marica GianolliLaureata in Conservazione

    L'uso dell'indaco in pittura murale. Tecniche analitiche per il rilevamento

    Relatori: Jacopo Gilardi, Francesca Piqué

    L’esperienza alla SUPSI mi ha per-messo di avvicinarmi a questa professione non solo attraverso lo studio ma anche con molte espe-rienze lavorative in diverse città e contesti. Ho avuto la possibilità di capire quanto questa professione mi appassioni.

    Durante questi tre anni ho impara-to moltissimo sulle opere d’arte e su come studiarle e preservarle.Quando mi sono iscritta ai corsi della SUPSI pensavo che mi sareb-be stato insegnato come studia-re un’opera e come sviluppare un progetto per la sua conservazione ma in realtà mi è stato insegnato molto di più. Questo Bachelor mi ha permesso di sviluppare un ap-proccio scientifico e artistico nei confronti delle opere d’arte insie-me a una nuova sensibilità.

    Sin dall’inizio del mio periodo di formazione alla SUPSI sono sta-ta molto interessata dai pigmenti, dal loro uso e dalla loro storia. Per questa ragione, quando uno dei professori del mio corso mi ha pro-posto questo argomento di ricerca, non ho potuto rifiutare.

    La ricerca sull’indaco mi ha per-messo di approfondire tutti gli aspetti legati a questo pigmento da un punto di vista storico, chimi-co, scientifico e pratico.

    Grazie ai trattati scritti nel corso della storia, sappiamo che l’inda-co era usato in pittura murale ma attualmente le stesure eseguite con questo colorante sono tutte scomparse. Con le moderne appa-recchiature è possibile determinare la presenza dell’indaco su un’ope-ra antica sfruttando le sue diverse caratteristiche fisiche e ottiche. Si è quindi cercato di capire con quali tecniche fosse possibile usare l’in-daco in pittura murale e quali ri-sultati si sarebbero potuti ottenere analizzando campioni opportuna-mente preparati.

    Questo Bachelor mi ha permesso di sviluppare un approccio scientifico e artistico nei confron-ti delle opere d’arte...

  • Anna DottoreLaureata in Conservazione

    Il paliotto di Bedigliora.Tecniche esecutive e problemi di conservazione della scagliola intarsiata

    Relatori: Chiara Lumia, Giovanni Nicoli

    Il lavoro ha per oggetto lo studio di nove frammenti in scagliola intar-siata che in origine componevano un paliotto d’altare settecentesco. Sono stati ritrovati a Bedigliora e provengono probabilmente dalla chiesa di San Rocco. Sono stati stu-diati la storia dei frammenti, la loro attribuzione e datazione, la prove-nienza e la collocazione originarie. Sono stati indagati i materiali e le tecniche realizzative; i fenomeni di degrado presenti e le relative cau-se per poter avanzare delle ipotesi d’intervento finalizzate alla con-servazione e alla valorizzazione del paliotto nel suo insieme. Le ricer-che bibliografiche e archivistiche sono state difficili e poco risolutive. La scheda di catalogazione redat-ta dalla Protezione Civile nel 1995 mostra che i frammenti più grandi erano posti nel coro della chiesa di San Salvatore. In un momento non precisato, tra il 1995 e il 2012 circa, questi frammenti sono stati trasportati in una nicchia esterna della chiesa. Attraverso testimo-nianze orali e raffronti iconografici, si è stabilito che il paliotto potrebbe risalire alla seconda metà del Set-tecento e che sia stato realizzato da un artista intelvese. Entrambe le lastre maggiori del paliotto pre-sentano un soggetto figurativo che richiama il tema della morte (teschi e ossa). Il paliotto è costituito da uno strato di fondo e da uno stra-to intermedio realizzati in malta a base di gesso con aggregati gros-solani di tufo lombardo.

    La coperta, ossia il sottofondo nero della decorazione intarsia-ta, è a base di gesso e nero fumo. Negli intarsi sono presenti due tipi di impasti: il primo a tinta unita e il secondo a imitazione del marmo venato. I frammenti presentano problemi conservativi legati per lo più alle vicende storiche che il ma-nufatto stesso ha subito, quali la loro rimozione dall’originaria col-locazione, le diverse manipolazioni e l’esposizione prolungata in luoghi non idonei alla loro conservazione. Gli interventi proposti prevedono la pulitura dei depositi coerenti e incoerenti presenti sulla super-ficie, la riadesione degli elementi separati, l’eventuale reintegrazio-ne delle mancanze tridimensiona-li, la messa in sicurezza dei fram-menti attraverso la progettazione di una struttura di supporto e di contenimento che li protegga e che ne permetta al contempo una migliore fruizione. L'ambiente in cui andranno inseriti dovrà avere umidità e temperatura costanti, luce indiretta e non eccessiva pre-senza di polveri.

    1 Frammenti del paliotto in scagliola di Bedigliora.

    2 Ricostruzione della probabile disposizione dei frammenti.

    3 Sezione trasversale del frammento BE_SS_34. Dal basso verso l‘alto: strato di fondo con aggregato (tufo lombardo), strato intermedio, coperta.

    4 Sezione sottile. Caratteri microstrutturali e composizionali dello strato di fondo. A sinistra del campo il legante (gesso) e a destra parte di un aggregato di tufo lombardo. Foto acquisita a N//, obiettivo 5x, larghezza immagine 1,67 mm.

    5 Particolare delle incisioni dirette eseguite per disegnare la figura del teschio.

    6 Decorazione a imitazione del marmo ve-nato del pigmento verde CuAs (arsenito acido di rame) alterato in Tenorite (nero) e in Cu2As (verde).

    7 Frattura della lastra.

    8 Rilievo dei fenomeni di degrado.

    9 Rilievo dei materiali e delle tecniche esecutive.

    10 Analisi con spettrografia in dispersione di energia (p-EDXRF).

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  • La pittura murale ad olio di Paul Landry, realizzata nel 1938-39 nel battistero della nuova chiesa par-rocchiale di Saint-Pierre di Muri-st (piccolo comune del cantone Friburgo), rappresenta il diacono Filippo mentre battezza l’eunuco. Quest'opera si inserisce nella ricer-ca per il rinnovamento dell'arte sa-cra in Svizzera francese promossa dal Groupe de Saint-Luc nel perio-do tra le due guerre. La pittura ad olio è stata realizzata su un intona-co in cemento.L'osservazione dei materiali, del-lo stato di conservazione, degli aspetti ambientali, della struttura e degli elementi architettonici del battistero, ha permesso di met-tere in evidenza le principali cau-se e i meccanismi di degrado che hanno condotto al cattivo stato di conservazione del dipinto murale e di formulare una proposta per ga-rantire una migliore conservazione preventiva.Le principali cause dei danni pre-senti sono legate alle cattive con-dizioni termoigrometriche che conducono alla formazione di condensa sulle vetrate e sulle pa-reti del battistero. Nessun danno si sviluppa in modo isolato, essi si influenzano reciprocamente attra-verso dei complessi meccanismi. Le colature, formate lungo le pareti, vengono assorbite dalle fessure e dalle lacune della pellicola pittori-ca, solubilizzando gli ioni presenti all'interno dell'intonaco a base ce-mentizia.

    Intorno alle fessure, sulle lacune e sotto le craquelures della pellicola pittorica, si formano efflorescenze saline. L'aumento di volume dei sali cristallizzati provoca dei solleva-menti della pellicola pittorica, che a loro volta portano alla formazione di lacune. I danni si sviluppano in modo esponenziale; maggiore è la presenza di lacune, maggiore è la facilità con cui l'acqua ha la possi-bilità di penetrare e solubilizzare gli ioni, scatenando i meccanismi citati e provocando perdite della pellicola pittorica sempre più im-portanti. Se le cause estrinseche possono essere controllate e sop-presse (umidità), le cause intrinse-che, cioè la presenza di cemento e l’invecchiamento naturale degli strati oleosi conducono, inevitabil-mente, alla formazione di craque-lures. Bisogna, quindi, agire veloce-mente sulle cause estrinseche, per ridurre il rischio di perdite ulteriori di materia originale, migliorando l'isolamento delle vetrate, la ge-stione del riscaldamento e condu-cendo azioni di manutenzione pro-grammata.

    1 Chiesa parrocchiale di Murist, 2012.

    2 Fotografia generale del dipinto murale nel Battistero della chiesa di Saint-Pierre, Murist, 2012.

    3 Dettaglio delle fessure.

    4 Particolare di piccole lacune sulla pellicola pittorica.

    5 Particolare di fessura della pellicola pittorica.

    6 Mappatura dei fenomeni di degrado.

    7 Schema dello sviluppo delle lacune.

    8 Schema dello sviluppo dei fenomeni di degrado.

    9 Test microchimico. Saponificazione della pellicola pittorica (Schaumtest).

    10 Craquelures della superficie pittorica viste con il microscopio portatile.

    Nicola GammaldiLaureato in Conservazione

    Ricerca delle cause e dei meccanismi di degrado di una pittura murale ad olio del 1938. Battistero della chiesa parrocchiale di Saint-Pierre di Murist (FR)Relatori: Julian James, Andreas Küng

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  • craquelure

    coulure

    efflorescence saline

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    - Solubilisation des ions présents à l’intérieur du mortier (A: 2,3,4).

    - Passage de ions en solution à la formation de cristaux de sels (A: 5).

    - Soulévement des bord de la fissure (A: 6).

    - Solubilisation des ions présents à l’intérieur du mortier et des cristaux de sels existants (B: 2,3,4).

    - Déplacement de ions solubles sur la pelliculepicturale (B: 4).

    - Recristallisation de sels à l’intérieur de la fissure et sur la pellicule picturale (B: 5).

    - Perte des écailles de la pellicule picturale à proximité de la fissure (B: 6).

    - Formation de lacune (B: 7).

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  • "...Se vuoi fare un vestire in frescho, so-migliante all’azurro oltramarino, togli indacho con biancho sangiovanni, et digrada insieme a tuoi colori; e poi, i secco, nella stremità d’azur-ro oltramarino.". Questa citazione, tratta da Il libro dell’arte di Cennino Cennini, spiega in che modo l’in-daco poteva essere usato a fresco per ottenere un colore di base si-mile all’oltremare. Citazioni da al-tri trattati storici testimoniano che l’indaco era molto usato in ambito artistico e anche in pittura murale. Nonostante ciò, al momento non ci sono riscontri diretti che mostrino la presenza di questo colorante in dipinti murali europei. Questa as-senza è probabilmente dovuta al fatto che l’indaco non è molto resi-stente all’irraggiamento luminoso. Grazie alle moderne apparecchia-ture è stato possibile determinare alcune caratteristiche dell’indaco che permettono di identificarlo anche quando non è più visibile a occhio nudo. Durante la tesi sono state preparate delle stesure di in-daco con materiali a composizio-ne nota e con tre diverse tecniche pittoriche (a colla, a calce e a fre-sco) in modo da poterle studiare. In considerazione del fatto che la maggior parte delle problemati-che sull’identificazione dell’indaco sono legate alle alterazioni subite a causa dell’irraggiamento solare, le stesure sono state sottoposte a in-vecchiamento naturale e artificiale.

    Al termine dei processi di invec-chiamento, le tavelle sono state fotografate usando la fotografia tecnica a luce ultravioletta (UV) e infrarossa (IR). Le stesure sono sta-te esaminate con la spettroscopia di riflettenza (FORS) e con analisi colorimetrica. La prima permette di ottenere uno spettro caratteri-stico dell’indaco, mentre la secon-da permette di misurare il colore delle stesure. Osservando l’invec-chiamento delle stesure di indaco, è possibile affermare che questo subisce effettivamente un’altera-zione cromatica causata dall’irrag-giamento solare ma non tale da far si che l’indaco possa essere consi-derato inadatto alla pittura mura-le. La spettroscopia di riflettenza (FORS) ha rivelato che, nonostante l’invecchiamento, l’indaco mantie-ne degli spettri molto simili a quelli di riferimento.Parallelamente al lavoro di ricerca è stato sviluppato un database nel quale è possibile inserire i dati ca-ratteristici relativi a pigmenti di di-verso tipo.

    1 Fotografia in IR falso colore di quindici campioni di pigmenti blu diversi. Le prime due serie in basso sono campioni di indaco di diverso tipo.

    2 Tabella con stesure di indaco acquistato presso la ditta Kremer; nessun processo di invecchiamento.

    3 Tabella con stesure di indaco acquistato presso la ditta Kremer; processo di invec-chiamento naturale.

    4 Tabella con stesure di indaco acquistato presso la ditta Kremer; processo di invec-chiamento artificiale.

    5 Differenza di granulometria della lacca prima e dopo la macinazione.

    6 Spettro di riflettenza (eseguito con il FORS) delle stesure di indaco della ditta Kremer che hanno subito un invecchia-mento di tipo naturale. Analisi eseguite da Marcello Picollo, Istituto di fisica appli-cata "Nello Carrara", Firenze.

    7 Analisi eseguite con lo spettro analizzatore a fibre ottiche (FORS). Analisi eseguite da Marcello Picollo, Istituto di fisica applicata "Nello Carrara", Firenze.

    8 Campione di colorante di indaco (sopra) e della lacca di indaco (sotto).

    9 Osservazione con stereo microscopio di un campione di lacca preparata usando indaco estratto dalla pianta Polygonum tinctoria. Sono ben visibili le particelle di inerte (polvere di marmo) usate per la preparazione della lacca e delle particelle di colore azzurro di indigotina e quelle rosse di indirubina.

    10 Osservazione con stereo microscopio di un campione di lacca di indaco ottenuta dal colorante acquistato presso la ditta Bizzarri.

    Marica GianolliLaureata in Conservazione

    L'uso dell'indaco in pittura murale. Tecniche analitiche per il rilevamento

    Relatori: Jacopo Gilardi, Francesca Piqué

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