tesi con ch ulel: la spiritualità dell arte maya del chiapasulel_del_turra.pdf · 2 aguirre rojas...
TRANSCRIPT
0
Università degli Studi di Siena
Facoltà di Lettere e Filosofia
Corso di Laurea in Lingue e Letterature Straniere
_________________________________
Tesi con Ch’ulel:
la spiritualità dell’arte maya del Chiapas
Martedì, 13 aprile 2010
Relatore Prof. Antonio Melis Controrelatore Tesi di Laurea di Prof.ssa Maria Beatrice Lenzi Marco Turra
_____________________
Anno Accademico 2008-2009
1
Alla memoria della nonnetta Antonietta!
A mamma Beppina e papà Angelo!
Agli amici Maya di SanCris!
A tutti i miei amici!
A Cesare!
2
INDICE
FIGURE ............................................................................................................................4
PREMESSA .................................................................................................................... 12
INTRODUZIONE ............................................................................................................. 16
CAPITOLO 1
I MAYA E IL CHIAPAS
1.1. I Maya ................................................................................................................ 20
1.2. Il Chiapas ............................................................................................................ 25
CAPITOLO 2
IL CONTATTO DIRETTO DI MARCO TURRA CON GLI ZAPATISTI ED I PITTORI MAYA DEL
CHIAPAS, DURANTE I SUOI FREQUENTI VIAGGI
2.1. 1° viaggio in Chiapas 1997: Progetto Marcos....................................................... 28
2.2. 2° viaggio in Chiapas 2004-05: Progetto Yo soy indígena, ¿y tú? .......................... 30
2.3. 3° viaggio in Chiapas 2005-06: La continuazione del progetto “Yo soy indígena, ¿y
tú?” ........................................................................................................................... 33
2.4. 4° viaggio in Chiapas 2008: In Amicizia, ¡Aquí te esperamos!............................... 35
2.5. 5° viaggio in Chiapas 2009: “L’arte come mezzo, non come fine” ........................ 38
2.6. 6° viaggio in Chiapas 2010: La missione, Tesi con Ch’ulel ..................................... 41
CAPITOLO 3
ARTISTI MAYA CONTEMPORANEI IN CHIAPAS
3.1. La storia dell’associazione di pittori maya “Bonbajel Mayaetik”ed il taller-galeria
“Grafica Maya” .......................................................................................................... 44
3.2. Alcuni Artisti membri .......................................................................................... 53
3.2.1. Jose Osbaldo García Muñoz ......................................................................... 54
3
3.2.2. Andrés García López .................................................................................... 58
CAPITOLO 4
ANTÚN KOJTOM ED IL CH’ULEL
4.1. Ch'ixaltontik (Tenejapa): le sue origini e la sua vita ............................................. 62
4.2. La vita comunitaria ............................................................................................. 66
4.3. Il Ch’ulel, l’elemento basilare della cosmovisione comunitaria, nella costruzione
del linguaggio artistico .............................................................................................. 72
4.4. Tredici Telai dello Spirito..................................................................................... 76
4.5. Antún Kojtom: Objetividad y Subjetividad en su Lenguaje Pictorico, de Osbaldo
Garcia Muñoz ............................................................................................................ 77
CAPITOLO 5
I PROGETTI "BONBAJEL TURR”
5.1. Bonbajel Turr Italia e Europa, 5 novembre 2008 - 30 gennaio 2009 ..................... 82
5.2. Bonbajel Turr Brasile 23 ottobre – 26 novembre 2009 ........................................ 87
CONCLUSIONI ............................................................................................................... 92
BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................... 97
RINGRAZIAMENTI .......................................................................................................... 99
4
FIGURE
Fig. 1: Antún Kojtom, Dualidad, 2002
Fig 2: Logo Asociación Bonbajel Mayaetik
5
Fig.3: Logo Taller-Galería Gráfica Maya
Figura 4: Osbaldo García Muñoz, Oligarquía, 200x170cm, 2009 Mural
6
Fig. 5: Osbaldo García Muñoz, Árbol de lluvia 30x50cm, 2010 Linolio
Figura 6: Andrés García López, Vida y Espirìtualidad, 17x28cm, 2005
Figura 7: Andrés García López, Patria y Nación,, 60x80cm, 2009
7
Fig. 8: Antún Kojtom, Rostros de la Memoria, 108x85, 2005
Fig. 9: Antún Kojtom, Iniziazione 1, 90X100, 2007
8
Fig. 10: Antún Kojtom, Iniziazione 2, 84x81, 2007
Fig. 11: Antún Kojtom, Iniziazione 3 (Divinos Gemelos), 100x90, 2007
9
Fig. 12: Antún Kojtom, Madre Maiz, 120x60, 2005 (A sinistra)
Fig. 13: Antún Kojtom, Mujer con Copal, 120x60, 2005 (A destra)
Fig. 14: Antún Kojtom, Descubridores de maíz, 100x90, 2007
10
Fig. 15: Antún Kojtom, Lab, 123x83cm (tela 87x64), 2008 (sinistra)
Fig. 16: Antún Kojtom, Niña Libélula, 125x73cm (tela 86x55), 2009 (destra)
Fig. 17: Antún Kojtom, Xlaj u’ (Eclipse lunar), 128x85 (tela 96x64), 2008
Fig. 18: Antún Kojtom, Ramona, 124x77cm (tela 86x56), 2008, (destra)
11
Fig. 19: Donna Maya con telaio “a tensione” o “da cintura”
Figura 20: Antún Kojtom, El grito Maya, 80x111cm, 2004
12
PREMESSA
La cultura in generale e non solo quella maya, sta soffrendo una
incredibile crisi di omogeneizzazione e mercificazione, come lo si può ben
constatare nel paragrafo ad essa dedicato nel manifesto di denuncia dell‟
Azione Globale dei Popoli del 1998 a Ginevra, riveduto a Cochabanba1
(Bolivia) nel 2003 che riporto qui sotto:
Cultura
―Un altro aspetto importante della globalizzazione, così come è
orchestrato dall'OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) e dalle
altre agenzie internazionali, è la commercializzazione e la mercificazione
della cultura, l'appropriazione della diversità al fine di cooptarla ed
integrarla nel processo di accumulazione capitalistica. Questo
procedimento di omogeneizzazione da parte dei media, non solo
contribuisce al collasso dei legami culturali e sociali nelle comunità locali,
ma distrugge anche l'essenza ed il significato della cultura stessa.
La diversità culturale non ha semplicemente un inestimabile valore
in sé, come riflesso della creatività e potenzialità umana; essa costituisce
anche uno strumento fondamentale di resistenza e di autodeterminazione.
Per questo motivo l'omogeneizzazione culturale è stata uno strumento
importante per il controllo centrale fin dai tempi del colonialismo. In
passato l'eliminazione della diversità culturale è stata principalmente
perseguita dalla Chiesa e tramite l'imposizione delle lingue coloniali.
Ai nostri giorni i mass media e la cultura consumistica delle
multinazionali sono gli artefici principali della mercificazione ed
omogeneizzazione delle diversità culturali. Il risultato di tale processo non
è semplicemente una grave perdita del patrimonio umano, ma la
creazione di un'allarmante dipendenza dalla cultura capitalistica del
consumo di massa, ancor più profonda e difficile da eliminare della
dipendenza economica e politica. Il controllo sulla cultura dovrebbe essere
sottratto dalle mani dei poteri economici e restituito alle comunità.
1 http://nadir.org/nadir/initiativ/agp/it/index.htm
13
L'autodeterminazione e la libertà sono possibili solo sulla base di
un'attiva diversità culturale che consente ai popoli di determinare in
maniera indipendente ogni aspetto della propria esistenza. Noi ci
impegniamo profondamente per la liberazione culturale in tutti gli aspetti
della vita, dal cibo ai film, dalla musica ai mezzi di comunicazione.
Contribuiremo con la nostra azione diretta allo smantellamento della
cultura consumistica e alla creazione di spazi di genuina creatività.―
La creazione di tali spazi diventa cosi di estrema necessità
accompagnata da una revisione critica della nostra Memoria Collettiva,
per capirne i suoi meccanismi e l‟incredibile potere.
Memoria collettiva che possiamo descrivere come “un armadio di
ricordi” o “un deposito di punti di riferimento del Passato” che utilizziamo
per la comprensione del presente e nell‟agire delle nostre azioni.
Ragionevolmente La possiamo immaginare simile alla memoria
Individuale negli elementi più fondamentali come l‟identità, condivisa da
più individui, gruppi, classi o nazioni. Ovviamente diversa per vari punti e
aspetti personali, come nella possibilità di auto-proteggersi, ossia
eliminando o riducendo le esperienze negative, cosa praticamente
impossibile a quella collettiva, dato che le vittorie di un gruppo, sono al
tempo stesso le sconfitte del gruppo opposto. Memoria collettiva che
diventa così dominante nei confronti di quella dominata o contro memoria.
Dominio che viene costantemente riprodotto e riattualizzato
attraverso tutte le istituzioni possibili, a cominciare dall‟educazione
scolastica sin dall‟infanzia e con la televisione per penetrare dentro l‟unità
familiare. Le tante celebrazioni e commemorazioni servono infatti per
sostenere la memoria collettiva dominante e contrastare quella individuale
considerata in effetti dagli psicologi più fragile nel confondere luoghi,
momenti e circostanze esatte. Si adatterà così alla memoria collettiva,
dominante, egemone ossia alla versione ufficiale della storia, scritta dai
vincitori per la classe dominante.
14
Storia, che resa volontariamente un argomento noioso e memonico,
si occupa solo di cose morte e lontane come “una scienza che studia fatti
e situazioni del passato”, quando invece dovrebbe essere “l‟opera degli
uomini nel corso del tempo”. Versione ufficiale che invece contempla in
maniera marginale e distorto il ruolo fondamentale e protagonista della
contro memoria, dei vinti e delle sue distinte classi subalterne in tutte le
nazioni e le società del mondo.2
Le lotte quindi contro il sistema capitalistico, neoliberista,
globalizzato, occidentale o in poche parole dominante, possono essere
viste come la “Lotta della Memoria contro l‟Oblio”. Mantenere viva la
memoria della propria cultura e di conseguenza dei propri avi diventa un
dovere. Trattandosi in questo caso della memoria di quelle popolazioni
originarie del continente americano, che hanno resistito per oltre 500 anni
diventa una missione.
Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una grande accelerazione
del processo di aumento del loro grado di “modernità” e “civilizzazione”,
come l‟arrivo dell‟elettricità e della televisione, nel tentativo da parte del
popolo Maya di essere più o meno simile al modello dominante ed
egemone, ossia quello nordamericano3
Modello civilizzato a tal punto che ha sempre considerato gli
indigeni non come persone ma come animali o materia prima - la stessa
parola “indigeno” (sempre meglio che indio), trasmette tuttora infatti un
senso di inferiorità e sottomissione privo di un chiaro senso di identità.
Le istituzioni del governo messicano ed internazionali non usano
mai difatti il termine Maya, dato che il pensiero dominante, la Memoria
Collettiva, impone che si siano estinti successivamente all‟invasione
europea. I Maya sono semplicemente considerati come soggetti passivi,
ricettivi della storia e mai considerati come soggetti attivi, ribelli, militanti e
possessori di un progetto proprio e specifico sulla vita, sulla convivenza,
sulla resistenza e sulla modernità alternativa.
2 AGUIRRE ROJAS Carlos Antonio, Mitos y olvidos en la historia oficial de México, Ediciones
Quinto Sol, México 2003, pagg 9-28 3 Ibidem, p. 39
15
L‟arte diventa così lo strumento migliore in questa lotta simbolica
per il recupero, mantenimento, promozione della cultura Maya. A tal fine
formare un‟associazione registrata dal notaio assieme ad altri artisti maya
sembrava, come vedremo, essere il cammino migliore, dal quale nascerà
a San Cristóbal de las Casas “Bonbajel Mayaetik” che significa proprio
pittori maya in Tzeltal.
Uno dei fondatori di questa associazione, Antún Kojtom, di origini
tzeltal darà vita anche ad un suo progetto basato sul recupero della
conoscenza maya dalla memoria collettiva del “pueblo” di Tenejapa.
16
INTRODUZIONE
Questo lavoro è il frutto della sintesi di una interazione sviluppatasi
a San Cristóbal de las Casas, in Chiapas (Messico), fra due Civiltà: quella
occidentale dominante e quella Maya, che ha resistito per oltre
cinquecento anni a pressioni politiche, sociali, razziali, economiche
Lo scopo di questa tesi è rivalutare l‟importanza del collettivismo
rispetto all'individualismo nel raggiungimento dei propri obiettivi attraverso
il volontariato, l‟arte e la spiritualità Maya contemporanea.
Il riferimento alla cultura Maya contemporanea è avvalorato dal
fatto che le popolazioni non sono ancora estinte, ma ciò rappresenta
l'ennesimo esempio di come il pensiero dominante, a suo piacimento,
modifica la conoscenza generale.
A portare alla ribalta le popolazioni Maya del Chiapas, con meno
terra e sempre più sfruttata dal governo, dalle multinazionali e dai ricchi
messicani è l‟Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Esso è
formato da contadini nativi auto denominati Zapatisti, dal nome del celebre
Emiliano Zapata promotore della rivoluzione messicana del 1910. Gli
Zapatisti il 1° gennaio 1994 hanno occupano armati vari municipi nello
stato del Chiapas. Esattamente nel giorno in cui entrava in vigore il
NAFTA, l‟accordo del libero commercio tra Canada, Stati Uniti Americani e
Mexico. Con la nascita di questo nuovo accordo siamo di fronte
all‟ennesimo abbattimento delle frontiere a vantaggio di pochi.
Lo spirito di avventura e l‟uguaglianza del nome con il sub
comandante Marcos sono i motivi che hanno portato l‟autore a seguire
attentamente la vicenda Zapatista, prima attraverso televisione e giornali e
più tardi spingendosi fino in Chiapas. Nel corso dei suoi frequenti viaggi,
durante l‟arco di 13 anni, assisteremo ad un crescere e diversificarsi della
sua esperienza personale, si passa da un interesse turistico–avventuriero
ad uno politico-sociale, per finire ad uno artistico-spirituale.
L‟incongruenza fra la versione ufficiale della storia dei Maya e
l‟esperienza personale dell‟autore, dovuta al diretto contatto con tale
17
popolazione, rappresenta l‟inizio della tesi. Questa dicotomia la ritroviamo
ad esempio nella convinzione errata della divisione in classi sociali della
società maya e nella certezza che i suoi abitanti fossero feroci guerrieri. Il
tutto non trova riscontri validi ed esistono invece chiari prove del contrario.
Attualmente ad esempio in alcune comunità si assiste alla rotazione degli
incarichi di potere fra tutti gli abitanti.
Anche le loro incredibili conquiste, raggiunte nel campo della
matematica, astronomia, architettura e arte, che vengono ancora oggi
erroneamente classificate come eventi misteriosi, sono invece da
attribuirsi alla sacralità della madre terra, alla spiritualità e all'energia
cosmica. Questi sono concetti fondamentali della cosmovisione Maya.
Fondamentale è anche il lavoro collettivo, gratuito e gratificante per tutti
che sta alla base di una economia basata sul baratto in cui i semi di cacao
fungono da denaro di cioccolata.
Con l'invasione barbarica degli Europei a partire dal 1500,
preceduta forse da quella Azteca, abbiamo così assistito alla distruzione
della fiorente civiltà Maya del passato e alla creazione dello Stato del
Chiapas, il più povero di tutta la federazione messicana.
Alla povertà economica della maggioranza dei chiapanechi4,
corrisponde una grande ricchezza spirituale delle popolazioni maya.
Spiritualità e senso di collettività che con grande drammaticità stanno
rapidamente scomparendo negli ultimi anni. La causa sta nell‟imitazione di
questa gente del modello individualista, simbolo supremo del progresso
nordamericano. Mito sviluppatosi attraverso i media e la presenza di turisti
che creano false illusioni di benessere tra la mentalità della gente del
luogo. Ne è un esempio la storia dell'associazione di pittori Maya
“Bonbajel Mayaetik”, che nata da presunti vantaggi economici, nel corso
degli anni si è praticamente arenata senza contribuire alla promozione e
allo sviluppo artistico generale a causa di interessi personali.
A questo individualismo fra i pittori dell‟associazione si è sviluppato
in un secondo momento e grazie principalmente al contributo del pittore
4 Gli abitanti del Chiapas
18
Antún Kojtom, un modello volontario di collettivismo. Modello che è
sfociato nel taller-galeria “Gráfica Maya” ovvero un laboratorio artistico,
che promuove corsi di pittura ed incisione gratuiti. L'assenza di burocrazia
e precise gerarchie, a favore di un apporto libero e volontario al mondo
dell‟arte sono il segreto del successo di questa filosofia. Successo
confermato dalla sua continua e costante crescita e dalle mostre
realizzate in Messico e a quelle internazionali a breve tempo in Italia,
Equador, Guatemala e in altri Paesi.
Alcuni di questi pittori come Osbaldo Garcia Muñoz e Andrés
Garcia López esprimendo la loro opinione sul significato dell'Arte e di
essere Maya nel XXI secolo. Ci trasmettono così il senso dell‟arte come
forma di ricerca ed espressione dell‟identità collettiva.
Antún Kojtom, il più costante e rappresentativo del gruppo è il “sole”
in questa tesi. Il suo interesse per le radici profonde della cultura maya, lo
spingono a ricercare una nuova teoria, una nuova scienza che gli
permetta di decifrare il linguaggio ed i simboli antichi della sua comunità
attraverso i registri culturali che esistono ancora nelle abitudini, tradizioni e
nel linguaggio attuali.
La sostanza di questa ricerca spirituale, può essere riassunta nel
Ch‘ulel, inteso come “spirito”, “anima” e “energia” nella cosmovisione
comunitaria, che concepito nel ventre materno, rimane assopito fino a
quando non si prende coscienza della sua virtù duale. Allo stesso modo,
si crede che ci siano elementi della natura come gli alberi, il mais, i fagioli
e gli animali che possiedono le medesime qualità.
Comprendere ed assimilare utilmente queste conoscenze per
trasportarle nel campo dell‟estetica ed usarle come strumento di
interpretazione ed eliminazione della confusione creata dal sincretismo, è
la sfida di Antún.
Da tutto ciò nasce la serie ―Ox Lajuneb Sjalabil Ch‘ulelal‖ (Tredici
Telai dello Spirito) preziose opere d'arte che utilizzano come supporto
tecnico, anziché le normali tele, i telai da cintura, icona millenaria della
loro cultura, fatti a mano dalle donne Maya
19
Il progetto “Bonbajel Turr” in Italia, Spagna, Francia, Belgio e quello
in Brasile nel 2008 e 2009, nati dell‟amicizia fra Antún e Marco, sono il
prodotto ed il mezzo di promozione utilizzato per il recupero e
mantenimento della propria cultura. Nonché la differenza e l‟importanza di
buon lavoro di squadra nei confronti dell'individualismo.
20
CAPITOLO 1
I MAYA E IL CHIAPAS
1.1. I Maya
È sommamente difficile fare un‟onesta panoramica sulla civiltà
maya, date le tante incongruenze trovate sui libri ufficiali e non, le
successive scoperte archeologiche e le mie esperienze dirette con i pittori
maya.
Già l‟origine è alquanto dubbia, dato che non è ben chiaro cosa e
quali siano gli elementi che devono essere presi in considerazione.
L‟americano Sylvanus G. Morley, lo specialista dei Maya, autore di The
ancient maya, pubblicato nel 1946 dalla Stanford University Press,
sostiene che i tre elementi per definire la cultura maya sono: l‟arco con la
funzionalità architettonica e ingegneristica, la scrittura trovata sulle stele di
pietra ed il calendario della Cuenta larga, quello solare. A partire da ciò
divide il periodo in tre epoche: Preclassica dal 1500 a. C. fino al 317 d.C.;
Classica dal 317 a.C. fino al 889; Postclassica dal 889 d.C. al 1697,
quando gli ultimi maya furono conquistati. 5 I nomi delle epoche sono
tuttora accettate, ma sono variate le date, in seguito alle varie scoperte
archeologiche o anche per il semplice cambio degli elementi di
valutazione. Se infatti volessimo usare la lingua - la regione maya è la più
omogenea in questo campo dato che sono oltre 25 lingue - scopriremo
che nella costa del Chiapas non esistevano parlanti lingua maya, e che ne
esistono attualmente vivi qualche milione e che quindi non sono per niente
estinti, come alcuni hanno erroneamente pensato.
5MORLEY Sylvanus G. La civilización Maya, Fondo de Cultura Económica, México [1946]
1947, p. 54.
21
La stesso numero di popolazione maya di allora è un argomento di
grande discussione fra i vari investigatori: per Jeremy Sabloff ad esempio
erano ben oltre 5 milioni nell‟epoca classica. 6
La scoperta del 1987 nella costa pacifica del Chiapas, di vario materiale
ceramico datato fra 1900 e 1800 a.C. 7 ha reso obsoleta la definizione che
la cultura olmeca, quella del golfo del Messico famosa per la grandi teste
di pietra, era la madre delle culture centroamericane. A questa “nuova”
popolazione, che utilizza una lingua mixe-zoque nell‟attuale municipio di
Mazatán, è stato dato il nome di Mokaya ossia Gente di Mais.
Questo continuo nominare le popolazioni è tipico della nostra
società, infatti maya, olmeca, azteca e mokaya sono nomi che abbiamo
imposto ed inventato noi, principalmente nel secolo scorso. Per questo più
che di cultura olmeca, sarebbe più corretto parlare di uno stile olmeco,
come infatti sostiene Tomás Pérez Suárez la frontiera maya olmeca non
fu fissa e nel 1200-500 a.C. gran parte del territorio che ora consideriamo
maya era olmeco 8: è infatti pieno di ceramiche e sculture di questo stile.
Non esisteva e non c‟era proprio il bisogno all‟epoca di
autodenominarsi per grandi gruppi di popolazioni, questa “necessità”
nasce semplicemente quando siamo di fronte ad un grande
accentramento e rappresentanza del potere, come la nascita degli imperi
e degli stati per esempio.
I Maya, o più correttamente le persone che parlano una lingua
maya, nei libri ufficiali ci appaiono poi sempre divisi per classi, quando si
potrebbe benissimo credere che vivendo in piccole comunità indipendenti,
potessero essere rimasti pressoché tutti uguali, fino all‟invasione dei
barbari (pipiles, putunes, mexicas, gli aztechi) dal 700 d.C in poi. Infatti
nell‟altro libro Gli antichi Maya del francese Alberto Ruz Lhuiller, uno dei
più famosi mayisti del mondo, nello spiegare le tante e “fondate”
stratificazioni sociali dei Maya accenna, dandogli poco valore, all‟ipotesi di
6SABLOFF Jerem , La civilizacion maya en el tiempo y el espacio, in P.Schnildt, M. de la Garza y
E. Nalda coordinadores, I Maya Landucci editore Italia, [1998]1999, p. 69. 7DE VOZ Jan, Nuestra Raíz, Clio, México, 2001, p. 63.
8PEREZ SUAREZ Tomás, Los mayas y su vecinos olmecas in P.Schnildt, M. de la Garza y E.
Nalda coordinadores, op. cit., p. 79.
22
alcuni ricercatori come Vogt, Bullard e Willey, definita poi poco realista.
Ipotesi invece che per il contatto personale con i Maya e la risaputa
strumentalizzazione della conoscenza, avvaloro totalmente:
―Todas las capas de la población gozaban de un nivel de vida más
o menos igual y que todos podian acceder al poder. Los fundamentos de
tal hipótesis, procedentes de datos etnograficos sobre poblaciones mayas
actuales, pueden resumirse así: como el la actualidad, las comunidades
agrarias antiguas vivían en aldeas dispersas y sólo acudían al centro
ceremonial para las cerimonias religiosas y el mercado: los pueblitos
tenían sus propios centros ceremoniales menores y los sacerdotes
partecipaban en la vida de la población a un nivel económico y social.
Como ocurre ahora con el sistema de cargos en que los campesinos,
rotativamente, desempeñan funciones civiles y religiosas en el gobierno
indígena, el acceso a cargos de poder estaría abierto a todos en la época
clásica; la procedencia campesina de los dirigentes y su retorno posterior
a sus ocupaciones agrícolas facilitaban la construcción de los centros
ceremoniales, en vista de que se trataba de obras que todos
usufructuaban temporalmente; las necesidades del campesino sólo
exigían parte de su jornada y le sobraba tiempo para producir excedentes
que le permitían obtener bienes superfluos y vivir a un nivel más o menos
semejante al de los demás. El sacerdote maya no requeriría para el
desempeño de sus funciones de mayores conocimientos que los que se
piden ahora a los campesinos llamados a ocupar un cargo; en conclusión,
la sociedad maya clásica no estaba estratificada y ninguna clase
dominaba políticamente ni explotaba económicamente a la mayoría
campesina. 9
Il famoso libro di Ruz continua a presentare la cultura maya diversa
da come ascoltata e vista con il maestro Antún. In poche parole è la
classica ricostruzione della storia, ossia della memoria collettiva, in
9RUZ LHUILLER Alberto, Los antiguos mayas, Fondo de Cultura Económica, México 1981, pp.
23,24.
23
funzione dell‟attuale classe politica ed economica del sistema capitalista
neoliberista. Testo che praticamente non parla di tutta la cosmologia e
cosmogonia e soprattutto dei 4 elementi fondamentali della
cultura/religione maya: il Sole, la Terra, l‟Acqua ed il Vento (aria) che
vengono invece degradati a divinità popolari di poca importanza. 10
Nel precedente libro di S. Morley , la dualità maya (Fig. 1), che è la
base della spiritualità, dell‟anima e dell‟energia ossia del Ch‘ulel, viene
banalmente confusa con la presunta eterna lotta fra il Male e il Bene11: un
conto è la lotta, un altro è la complementarietà.
Nei maya classici prima dell‟arrivo dei barbari aztechi non ci sono
evidenze di guerre, mai si sono infatti trovate armi o mura da difesa, non
esisteva infatti il senso della conquista. La terra non apparteneva a
nessuno, anzi era ed è considerata sacra e come tale andava
ripetutamente ringraziata per i doni che produce. Con l‟inizio
dell‟imposizione del pagamento di tributi è purtroppo facile immaginare la
violenza che possa generare il fatto che qualcuno si rifiutasse di pagarlo.
L‟idea generale dei Maya che scaturisce dai principali libri, è
sempre divisa fra la grande civiltà da una parte e dall‟altra la popolazione
presentata invece come preistorica, ignorante, svestita, selvaggia,
primitiva, atea, sacrificatrice, diabolica, stregona, pagana ed altro ancora
di negativo.
Com‟è invece possibile dividere le due cose? Per rendergli giustizia
citerò una parte del libro Calendario Maya di Edgar Cabrera della “Liga
Maya Guatemala” del 1995:
Los antepasados fueron maestros de la matemática, de las
ingenierías, midieron la tierra y el cosmos, filosofaron sobre todo lo que
los rodeaba, crearon arquitectura simulando las formas divinas del
universo, desviaron las aguas, se enamoraron de la genética, pintaron sus
gigantescos muros, moldearon la piedra, inventaron el papel y la escritura,
embalsamaron los cuerpos de las mujeres y hombres señalados, elevaron
10Ibidem, pp 46,47. 11MORLEY Sylvanus G., op. cit., p. 205.
24
la productividad de la tierra, hicieron grandes carreteras cementadas,
cortaron los cerros, levantaron pirámides, establecieron mercados en
plaza soleadas bajo gigantescas ceibas, conocieron los cursos de las
aguas del Caribe, del Pacífico y Atlántico, navegaron por los ríos,
erigieron gigantescas ciudades, inventaron el cero y dieron valoración a
los signos por su posición, amaestraron el caucho, crearon deporte,
fueron maestros en el teatro y la música, inventaron el tun, la chirimía,
crearon y amaron la marimba, son padres y hijos del maíz, respetaron el
hombre y a la mujer, convivieron con las ideas ajenas, defendieron el
medio ambiente, desarrollaron la metalurgia, incursionaron en la química,
la física y muchas otras más, pero siempre lo hicieron sin olvidar honrar
su espiritualidad y las energías cósmicas. No hay método científico
materialista en nuestra mentes. Llegamos a la ciencia, a la técnica y al
arte por el camino más fácil: el camino del misticismo. Entendemos a la
Divinidad como espíritu, lleno de energía, que se transforma en materia, y
como materia que a su vez se convierte en espíritu.12
Questi argomenti spirituali alla fine possono lasciare un materialista
occidentale un po‟ perplesso, ma per portarlo a temi più “moderni”
aggiungo che tutto questo lo fecero con la “volgare” economia del baratto.
La civiltà maya è così un fantastico esempio di quali livelli di complessità e
sviluppo possa una società raggiungere in assenza del denaro.
I soldi per loro erano infatti di cioccolato. Tutti i prodotti, merci,
oggetti, animali ecc. avevano un loro controvalore in semi di cacao. L‟uso
di tali semi avveniva quando il baratto, lo scambio non era equo e cosi il
loro utilizzo ne pareggiava il valore. I semi di cacao avevano così tre
grandi meriti: rendere molto più pratico ed efficiente lo scambio (come il
denaro di oggigiorno), essere un prodotto di consumo, per fare delle
ottime cioccolate e soprattutto nella loro funzione di mezzo di scambio,
12CABRERA Edgar, El Calendario Maya, Ediciones Liga Maya, Costa Rica 1995 pp.141, 142
25
non avevano l‟assillante problema della perdita del valore nominale13,
triste realtà dei giorni nostri.14
Normale quindi che nasca il dubbio, ma i Maya sono così
anacronistici, arcaici, primitivi e preistorici? È rimasto qualcosa di loro?
Questo nostro senso di superiorità è veramente giustificato?
In matematica per esempio, noi oltre lo zero (inventato per primi da
loro) utilizziamo 9 cifre di numeri dall‟ 1 al 9, mentre loro più del doppio
ben 19 cifre, dal 1 al 19 realizzate, semplicemente con il punto e la linea.
Questo implica una maggiore facilità ad usare grandi numeri, perché se
per noi una cifra al secondo livello va moltiplicata per 10, al terzo livello
per 100 (10x10), e al quarto per 1000 (10x10x10), loro invece al secondo
livello lo moltiplicano per 20, poi per 400 (20x20), poi per 8000 (20x20x20)
e via a crescere per 20. D‟altronde è più rapido contare due alla volta, che
uno alla volta, provateci.
La scoperta dell‟America nel 1492 la potremmo anche chiamare la
sepoltura dell‟Abya Yala15, (cosi è denominato dalla popolazioni native il
continente americano) per la strage commessa nel nome della sete di
potere.
La conoscenza della storia del continente americano che abbiamo
noi occidentali si potrebbe semplicemente riassumere nel nome della
penisola della Yucatán: l‟abbiamo denominata cosi, quando invece il
significato di tale parola in maya yucateco è “non ti capisco”.
Con questa tesi vorrei farvi conoscere qualcosa di diverso e attraverso
l‟arte, magari, svegliare la vostra coscienza e spiritualità, il vostro Ch‘ulel.
1.2. Il Chiapas
Lo stato del Chiapas con i suoi 74 211 chilometri quadrati (quasi il
4% del territorio nazionale) è l'ottavo per grandezza della federazione
13ALVAREZ QUIÑONES Francisco, El sistema alimentario de los mayas, Sna Jtz‟ibajom,
Cultura de los Indios Mayas, A.C. FOCAMAZ-UNICH México, 2010 p.45 14 Il denaro nato come unità di misura è ai giorni nostri il miglior strumento di controllo sociale,
politico ed economico.
15CABRERA Edgar, op. cit., p.21
26
degli Stati Uniti Messicani e si trova a confinare da ovest ad est con gli
stati di Oaxaca, Veracruz e Tabasco, oltre a formare gran parte della
frontiera comune con la Repubblica di Guatemala a sud-est.16
Per la grande varietà geografica e climatica e per l‟enorme diversità
di paesaggi, latitudini e vegetazioni esso viene convenzionalmente diviso
in sette macroregioni, ognuna con caratteristiche specifiche ed
uniformanti, che sono in ordine: la pianura costiera, la Sierra Madre de
Chiapas, la depressione centrale, l'Altopiano centrale, le montagne dell'est
(o Selva Lacandona), le montagne del nord ed infine due fasce della
pianura del golfo.17
Va sottolineato in merito che proprio grazie a questa
diversificazione e alla sua posizione tropicale il Chiapas possiede
importanti ricchezze in quanto a fauna e flora, oltre che abbondanti risorse
di diversi tipi, come giacimenti petroliferi e di gas naturale, legni pregiati, il
sistema idrografico più grande del Messico ed enormi capacità di
produzione agricola e di allevamento, tra le principali.18
A questi dati fanno eco i primati: quelli negativi che collocano lo
stato del Chiapas agli ultimi posti nella graduatoria nazionale: povertà dei
salari (19% degli occupati non guadagna nulla, il 40% percepisce meno
del salario minimo, il 20% meno di due salari minimi); ritardo educativo ed
analfabetismo (30% della popolazione oltre i 15 anni e 54% degli indigeni
è analfabeta; solo 71% frequenta la scuola tra quelli in età scolastica; ci
sono gravi carenze di strutture e materiali); precarietà delle abitazioni
(49% delle case ha solo un pavimento in terra battuta, 41% è senza
impianti idrici, 75% è privo di fogne e drenaggio); sanità (meno di un
quinto della popolazione ha diritto all' assistenza della sicurezza sociale, il
tasso di mortalità è il 12% più elevato della media nazionale e le principali
16Calendario Atlante De Agostini, Novara, 2002. 17RAMOS MAZA Roberto, Chiapas: geografía de la transición, in María Luisa Armendáriz
(compiladora), Chiapas,una radiografía, Fondo de Cultura Economica, México,1994, p. 24. 18Ibidem, pp. 21,22,34,40.
27
cause di morte sono infezioni intestinali, respiratorie, denutrizione ed altre
malattie normalmente curabili); quotidiane violazioni dei diritti umani.19
In un quadro caratterizzato da una struttura economica in cui
domina nettamente il settore primario (soprattutto l'agricoltura, seguita
dall'allevamento in forte espansione negli ultimi anni), con il 57% della
popolazione attiva impiegata, davanti al settore dei servizi col 27%
(principalmente turismo) e quello secondario con solo l'11%.20
Per di più essendo lo stato un fornitore di prodotti agricoli
d'esportazione risente molto delle fluttuazioni internazionali dei prezzi di
queste materie e soffre perciò di una grande fragilità e dipendenza.
Nell‟entità inoltre, la proporzione di possidenti del grande capitale rispetto
alle masse spossessate è ancora più squilibrata e terrificante che nel resto
del paese, dove già esiste una forte sproporzione con circa mille famiglie
che controllano più o meno il 95% del capitale circolante. In sostanza,
dunque il Chiapas presenta un tasso di emarginazione tra i più alti del
Messico e lo strato di popolazione maggiormente colpito é senza dubbio
quello indigeno, che si trova a dover vivere nella condizioni più disperate,
accumulate in secoli di ingiustizie, razzismo e depredazione.
19Questi dati statistici riferiti alla vigilia della rivolta 1994, sono tratti principalmente da: ROBLES
RAMIREZ Angel y VAZQUEZ GOMEZ Jorge, Agricultura, población y alimentos en Chiapas,
in Maria Luisa Armendáriz, op. cit., pp. 369,370,373; 20MOTA MARIN Sergio, “Estructura económica de Chiapas”, in María Luisa Armendáriz
(compiladora), Chiapas,una radiografia, Fondo de Cultura Económica, México, 1994, p. 341.
28
CAPITOLO 2
IL CONTATTO DIRETTO DI MARCO TURRA CON GLI ZAPATISTI ED I PITTORI MAYA DEL CHIAPAS, DURANTE I SUOI FREQUENTI VIAGGI.
Lo spirito di avventura, le rivendicazioni per i propri diritti e la difesa
dei più deboli oltre che alla somiglianza del nome dell‘autore con quello
del sub comandante Marcos, sono i motivi che hanno portato Marco a
seguire attentamente la vicenda Zapatista; attraverso televisione, giornali,
e più tardi spingendosi fino in Chiapas. Vedremo, così la sua esperienza
crescere e diversificarsi nel corso dei suoi frequenti viaggi. Nell‘arco di 13
anni si passa, in effetti, da un interesse turistico–avventuriero ad uno
politico-sociale-economico, per finire ad uno artistico-spirituale. La tesi
così parte dalle sue conoscenze universitarie e si sviluppa con le
esperienze dirette con i maya e con fonti alternative di informazione, alle
volte in netto contrasto con il pensiero dominante che tende a
generalizzare tutto.
2.1. 1° viaggio in Chiapas 1997: Progetto Marcos
Il suo primo viaggio in Messico avviene nel settembre ‟97.
Quell‟estate non potendo ancora partecipare alla borsa di studio del
“progetto Erasmus”, il venticinquenne Marco, consigliato da un amico
svedese che aveva vissuto in Messico, si inventa il suo progetto che
autogestirà e finanzierà: “Progetto Marcos”. Il nome deriva dalla
comunanza del suo con quello del sub comandante Marcos, la figura più
carismatica dell‟Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale21.
21Esercito formato per la stragrande maggioranza da contadini nativi, auto denominati Zapatisti dal
nome del celebre Emiliano Zapata noto per la sua lotta per la terra nel 1910. Esercito all‟ordine del
29
Dopo circa due mesi nella Repubblica messicana, principalmente
nella città di Guanajuato nel centro nord, Marco parte alla scoperta degli
Stati messicani del Sud. Quello che ovviamente lo attrae maggiormente è
lo Stato del Chiapas, di cui aveva già letto e approfondito le controverse
vicende della questione zapatista. Coincidenza incredibile o segno del
destino, arriva a San Cristóbal la mattina del 29 novembre „97 quando la
città era pacificamente invasa dagli zapatisti. Zapatisti che dimostravano
in piazza, ad un anno esatto, dalla mancata entrata in vigore de “Gli
accordi di San Andrés‖. 22
Nell‟ingenuità di un giovane studente europeo, quelle ore nella
piazza principale a parlare direttamente con gli zapatisti a viso coperto dal
passamontagna, a vedere foto, a leggere documenti e altro, sono state
esperienze che gli resteranno impresse nella memoria per sempre.
Conoscere direttamente di persona la loro versione dei fatti, è stata per
Marco la presa di coscienza che esiste un punto di vista diverso da quello
che i mass media dicono e scrivono. L‟ulteriore conferma di come la
versione ufficiale, a suo piacimento, ingigantiva certi particolari e ne
riduceva o ne ometteva altri, è arrivata il mese successivo. L‟esercito
paramilitare durante le feste natalizie commetteva uno dei più vergognosi
ed agghiaccianti massacri della storia del Paese: la “Strage di Acteal”
nella quale vennero trucidate 45 persone fra donne, uomini, bambini ed
anziani. Criminali tuttora impuniti. Si può quindi facilmente immaginare
come la questione zapatista diventi per Marco una ferita aperta alla cui
guarigione promette di contribuire in un modo o nell‟altro nel futuro
prossimo.
Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno (CCRI) e non come si pensa comunemente del sub comandante insurgente (SCI) Marcos, che è una delle pochissime persone non indigena, con cui il
governo ed i media interagiscono. 22Accordi firmati con il governo messicano nel febbraio „96, presso il municipio di San Andrés.
Questi documenti permettevano alle popolazioni native di ottenere maggiori diritti all‟autonomia
ed al rispetto delle loro tradizioni, usanze e costumi.
30
2.2. 2° viaggio in Chiapas 2004-05: Progetto Yo soy
indígena, ¿y tú?
È un Marco totalmente diverso dal primo viaggio, molto più sicuro di
sè, più maturo, più responsabile: trentenne, con alle spalle una lunga
esperienza in Erasmus Student Network (ESN), due olimpiadi da
volontario a Sydney 2000 e Atene 2004, socio di una agenzia di viaggi a
Siena, con tutti gli esami universitari sostenuti e pure dolcemente
accompagnato.
L‟occasione del ritorno in terra messicana si presenta quando il
relatore della sua tesi, fra i vari luoghi in America Latina dove andare a
cercare materiale sulla cultura ispano americana, gli consiglia anche il
Messico. A questo punto Marco aveva l‟occasione di chiudere quella ferita
lasciata aperta e contemporaneamente mettere in pratica la volontà
lasciata dalla sua nonnetta Antonietta: “Fai carità cristiana”.
Marco interpreta questa frase come “aiuta gli altri”. Chi mai più degli
zapatisti, era giusto aiutare? Ritorna così in Messico dopo ben 7 anni,
vede molte cose in maniera differente, pensa in modo più consapevole e
le emozioni migliori le prova visitando le località meno turistiche, con il
contatto genuino delle persone.
La sua ragazza estone Kairika, rappresentante nazionale
dell‟associazione universitaria ESN International, cerca e trova online un
progetto a San Cristóbal de las Casas. I due ragazzi decidono così
nell‟inverno 2004-05 di partire per questa città e realizzare la parte
conclusiva del progetto “Yo soy indígena, ¿y tú?” con la pubblicazione del
libro. Questa iniziativa aveva lo scopo di incoraggiare gli studenti a
riflettere sulle loro radici autentiche. Il volume verrà infatti creato inserendo
i migliori temi sulla questione indigena, scritti dai ragazzi maya delle
superiori. Le suddette composizioni scritte avevano partecipato alle
competizioni del 2001, 2002 e 2004, e avevano come premio l‟iscrizione
ad un anno di università, un computer e del denaro.
31
Il loro compito, in particolare, era quello di ricercare artisti maya,
che potessero collaborare al progetto e fotografare le loro opere pittoriche
da inserire nel volume, a mo‟ di illustrazioni.
Non c‟era occasione migliore di entrare a stretto contatto con le
popolazioni maya se non facendo sentire la voce di questi artisti, se non
ascoltando i loro credo, se non interpretando le loro opere quali
espressioni dei loro stati d‟animo, dei loro modi di essere e di vivere.
Si riporta una parte del commento dello stage svolto dal nostro Marco
in Messico redatto per l‟università di Siena:
Il nostro incarico è iniziato scrivendo il progetto, i suoi scopi,
descrivendo i contenuti, i tempi di realizzazione e altre informazioni
importanti da far sapere a chi fosse interessato a contribuire o a lavorare
al progetto. Una volta conclusa la redazione del progetto, abbiamo
cominciato la ricerca, in diversi villaggi e città del Chiapas, degli artisti che
volessero collaborare tramite le loro opere al libro, soprattutto pittori e
fotografi. In questa fase di stretto contatto con la cultura messicana che mi
ha portato a instaurare vere e proprie amicizie con gli artisti, ho imparato
molto: la concezione del tempo messicano, le loro condizioni di vita, i loro
sogni, le loro gioie, i loro problemi. Tre mesi però non sono stati sufficienti
per terminare il progetto, c‘è chi ancora sta correggendo i saggi. Stiamo
comunque dandoci da fare per cercare la scrittrice che scriva la
prefazione, per terminare la copertina del libro e siamo ancora in attesa
della conferma della casa editrice.
A San Cristóbal entra così in contatto con vari fotografi e pittori, ma
sarà soprattutto con i pittori della neo nata associazione “Bonbajel
Mayaetik”, con Andrés García López, Antún Kojtom e il ceramista Pablo
Millán si creeranno i legami più forti.
A pochi chilometri di distanza dalla città, nella comunità di Chamula,
Marco e Kairika visiteranno il pittore Juan Gallo. Per incontrare invece il
pittore maya più famoso all‟epoca, Kayum Max si recheranno addirittura
nel cuore della Selva, nella piccola comunità lacandona di Nahá. Marco
ricorda ancora l‟emozione di arrivare fin lì ed anche lo stupore di scoprire
32
che il pittore aveva già venduto tutti i suoi quadri! Kayum era infatti uno dei
pochissimi, circa seicento, appartenente all‟etnia lacandona. Questa etnia
era stata scelta dal governo per gestire il parco naturale della “Riserva
Integral de la Biosfera de Montes Azules” e tra i vari privilegi economici
che ne seguivano, Kayum dipingeva ormai solo su commissione.
Alla incredibile esperienza con gli artisti maya si somma anche
quella con gli zapatisti. I due ragazzi si recano infatti alcune volte nel
vicino caracol23 zapatista di Oventik che dista da San Cristóbal poco più di
un‟ora di trasporto collettivo. 24
Gli zapatisti gradiscono molto la visita di stranieri, ma non è
semplice rendersi utili se non economicamente, attraverso donazioni o
comprando presso il loro negozio cose come: musica in cd, magliette, libri,
caffè, vestiti, scarpe ed altro.
Nell‟altro caracol, quello della Realidad nella piena Selva
Lacandona, Marco e la sua ragazza svolgeranno per quasi una settimana
il ruolo di “Osservatori Internazionali”.25 La possibilità di muoversi
liberamente all‟interno del Caracol è ridotta, ogni richiesta passa
attraverso l‟approvazione della Junta. D‟altronde gli zapatisti non vedono
di buon occhio, nelle loro scelte, l‟influenza occidentale e non vale
effettivamente la pena, istruire tutte le persone, dato che la maggioranza
dopo pochi giorni andrà via, e molto probabilmente non tornerà mai. La
miglior forma di collaborazione che potremmo avere con queste
23Intendiamo l‟unità amministrativa che potremmo paragonare al comune ed anche ad un mini
Stato, per la notevole indipendenza e perché spesso viene chiesto un documento per entrare. Per
qualunque richiesta e progetto di collaborazione con gli zapatisti, bisogna fare delle lunghe attese,
anche di ore, per poter parlare con i rappresentanti delle Junte del Buen Governo, che li gestiscono.
Essi rappresentano i corrispettivi dei nostri Consiglieri Comunali. Si differenziano per il fatto di
non restare in carica numerosi anni e per non essere retribuiti economicamente. Le loro cariche
sono infatti rotative della durata variabile, all‟incirca un mese, scelta in base alla volontà
dell‟assemblea popolare e ricevono vitto ed alloggio in cambio. Quasi tutti a turno svolgono questo incarico, per evitare la corruzione e per portare a un livello più terreno e pratico la politica
quale è giusto che sia, più a contatto con il popolo. “Comandare obbedendo” è il motto dei maya
zapatisti, basato sul consenso: il potere non è considerato un‟autorità a cui obbedire, ma un
servizio alla comunità secondo le direttive dell‟assemblea e può essere rimosso in qualunque
momento. 24Chiamato tale perché realizzato con dei furgoni che partono una volta che si raggiunge il numero
minimo voluto dagli autisti, 25Una specie di scudo umano per evitare invasioni dell‟esercito o dei paramilitari.
33
popolazioni sarebbe quella di acquistare caffè o prodotti artigianali tipici
delle cooperative zapatiste per poi rivendere il tutto in Europa. Importante
sottolineare che la situazione in cui vivono è praticamente bellica a tutti gli
effetti a causa del mal governo, causato da una continua pressione
militare.
Marco era tutto emozionato, in pace con se stesso ed ogni tanto si
sentiva un piccolo Che Guevara, come nel suo libro-diario
Latinoamericana. La migliore definizione invece di quello che stava
facendo è zapa-turismo.
2.3. 3° viaggio in Chiapas 2005-06: La continuazione del
progetto “Yo soy indígena, ¿y tú?”
Marco, riesce a ritornare l‟inverno successivo, sempre come
stagista dell‟Università di Siena, per la continuazione del progetto ―Yo soy
indígena, ¿y tú?‖ collaborando esclusivamente con l‟associazione dei
pittori Bonbajel Mayaetik. L‟incarico del progetto prevede la selezione dei
migliori temi da abbinare con le foto dei migliori e più rappresentativi
quadri, per la pubblicazione del libro. Continuare l‟archiviazione delle
opere dei soci e delle relative foto, con la creazione di una galleria online,
sul suo sito www.turrismo.it. La realizzazione di un sito loro procede molto
lentamente, data la complessità di mettere d‟accordo tanti e così diversi
artisti, ed il trasferire poi le loro idee e proposte online.
L‟incontro con gli artisti questa volta è facilitato dall‟apertura a San
Cristóbal di un locale, Talleres, proprio perché oltre al bar c‟erano vari
laboratori di letteratura, ceramica, danza, teatro e continue inaugurazioni
di mostre. Pablo, un membro dell‟associazione maya, gestiva quello di
ceramica. Il locale diventa perciò il punto di incontro per le riunioni e non di
Bonbajel Mayaetik. Proprio in una di queste riunioni dell‟associazione il
pittore Antún che di solito passava il giovedì pomeriggio con la sua
bicicletta, dà una lezione di stile, dimostrando tutto il suo interesse per la
34
cultura maya e disinteresse per la questione economica. Antún Kojtom è
infatti per Marco il pittore più dedicato alla causa del recupero della
memoria Maya Tzeltal.
In questa terza esperienza in Chiapas, il contatto con la realtà
zapatista, oltre al ritorno al vicino caracol di Oventik, avviene con la
partecipazione alla manifestazione della “Otra Campaña” 26. La sera del 1°
gennaio 2006 a ricordo del sollevamento armato, nella stessa città di San
Cristóbal, avviene l‟arrivo trionfante della prima tappa della “Otra
Campaña”. Il giorno successivo il nostro Turra partecipa, presso
l‘Università della Terra o CIDECI poco fuori la città, all‟incontro dell‟EZLN
con la popolazione. In questa occasione Marco farà un suo intervento,
l‟ultimo della giornata, riguardo l‟importanza del mondo universitario nella
lotta e riuscirà persino a stringere la mano al Sub Comandante Marcos,
circondato da guardie del corpo. Nelle giornate successive del 3 e 4
gennaio con l‟arrivo di Kairika parteciperanno all‟organizzazione e
realizzazione del “Festival de la Otra Campaña”. Per Marco questo inizio
dell‟anno è l‟apoteosi del zapa-turismo! Ubbidirebbe a qualsiasi ordine
impartito da Marcos.
Di lì a pochi giorni volerà a Cuba per contattare l‟associazione
Hermanos Saíz con cui Bonbajel Mayaetik aveva precedentemente
firmato una collaborazione e per continuare il suo “Politic Trip”: così aveva
denominato questo suo viaggio in America Latina, dal Chiapas zapatista ai
musei e alle città principali della rivoluzione cubana come Santiago, Santa
Clara e La Havana.
26E‟ un'iniziativa politica indipendente e sostenitrice della partecipazione popolare creata dal
movimento zapatista. Chiamata tale per distinguersi da quella elettorale nazionale per il nuovo
presidente della federazione degli Stati Uniti Messicani del 2 luglio 2006. Un gigantesco giro del
Mexico in tale periodo elettorale per ascoltare gli oppressi e sfruttatti, che vogliano cambiare
l'attuale stato della società, capitalista e liberista, rompendo con la delegazione del potere e del
sapere ad una classe politica professionista.
35
2.4. 4° viaggio in Chiapas 2008: In Amicizia, ¡Aquí te
esperamos!
Questo è il viaggio più breve, solo il mese di gennaio, ma quello più
importante e determinante, nato senza programmazione. Marco è rimasto
con pochi soldi per essersi licenziato, non aveva quindi assolutamente
programmato di viaggiare fuori d‟Europa quell‟inverno e se ne stava infatti
per le vacanze natalizie, con un volo low cost, a Parigi dall‟amica Marie.
Tuttavia un‟incredibile insieme di circostanze offrono a Marco la possibilità
di tornare in Chiapas. Circostanze come un buon rimborso non sperato da
una assicurazione, una super offerta di un volo da Bruxelles per il Messico
e la risposta, alla primissima telefonata al cellulare di Antún: “Ma, se
tornassi in Chiapas?” “¡Aquí te esperamos!”(Qui ti aspettiamo!).
Non aveva molto senso pratico ritornare, per la quarta volta, nello
stesso posto oltre oceano. Il zapa-turismo lo aveva già fatto alla grande. Il
progetto del libro era bloccato alla Casa Editrice, materiale per la tesi ne
aveva da vendere, c‟erano altre destinazioni nuove, economiche e calde
come il Marocco e oltre a tutto questo i cugini lo attendevano a Ginevra e
stava vivendo in una bella casetta nelle colline a Siena.
Ma l‟amicizia, valore fondamentale per Marco, con i pittori maya, lo
convince a concretizzare quella frase: “¡Aquí te esperamos!” Sarà infatti in
questo viaggio che si consoliderà l‟amicizia con il maestro Antún che
giustamente diffidava dei vari stranieri che venivano a studiarlo, a fargli
domande, foto, video, promesse che poi non venivano mantenute. Al
contrario, Marco, che nel corso degli anni e soprattutto con questo viaggio,
gli aveva così dimostrato il suo scarso interesse accademico e nullo
interesse economico, si era in altre parole guadagnato la sua fiducia.
Se nel primo anno Turra aveva incontrato Antún poche volte e nel
secondo una volta circa alla settimana, in questa sua permanenza
l‟incontro tra i due avviene molto più spesso, dato che ora esiste anche
36
uno spazio per i pittori chiamato “Casa de la pintura y de gráfica” 27 ospiti
della casa dell‟associazione degli scrittori maya e zoque. Proprio da
questa relazione di amicizia, nasce l‟idea di invitare il maestro in Italia per
fargli conoscere l‟incredibile patrimonio artistico del nostro Paese. Marco
voleva innanzitutto ricambiare la grande ospitalità ricevuta e le tante cose
che aveva imparato da lui, come ad esempio:
1. l‟importanza che i Maya danno alla parola. La parola data basta e vale
molto di più di un documento firmato, come era una volta per sua nonna.
2. il rispetto e la convivenza armonica con la natura.
3. la semplicità in cui vive questa gente che molti potrebbero giudicare
come povertà.
4. la morte considerata non solo come la fine, ma anche come l‟inizio di
qualcos‟altro.
In particolar modo Antún dimostra una gran gioia di vivere e
passione nell‟ utilizzare la pittura come mezzo per combattere la
menzogna L‟obbiettivo del maestro è infatti quello di diventare come uno
specchio, nel quale le persone della sua comunità possano vedersi per
riflettere su chi sono veramente. Antún fa proprio parte di un‟altra cultura,
ha un‟altra cosmologia. Egli vede il mondo in un altro modo: non considera
l‟uomo al centro e tutto in sua funzione, ma lo vede in simbiosi con la
Terra e di conseguenza con le piante, gli animali, i fiumi e le montagne.
Per il popolo maya lo spirito è sempre in equilibrio tra il corpo e un altro
elemento della natura. Questo concetto porta ad avere un assoluto
rispetto per tutto ciò che di naturale ci circonda. Tutto è sempre una
questione di energia e bisogna lasciarla fluire e imparare a usarla. Antún,
in poche parole, è per Marco uno sciamano, una specie di guru spirituale,
con il quale ha imparato a non accumulare beni materiali, bensì a
condividere le proprie cose e soprattutto ha svegliato in lui la sua
spiritualità che i Maya Tzeltal chiamano Ch‘ulel 28.
27Vedi il 3° capitolo
28Pronunciato Ciulel
37
Si può facilmente immaginare il diverso impatto che Marco ha ora
con le vicende zapatiste rispetto al passato. Ormai tutto il suo interesse
politico è stato sostituito da quello artistico-spirituale. Marco si è infatti
reso conto che la miglior rivoluzione da fare non è quella politica ma quella
dentro la propria coscienza, passare dall‟interesse personale a quello
collettivo. Il cambio deve infatti partire dalle nostre piccole azioni
quotidiane in casa, al lavoro, al bar, con gli amici ecc. secondo il Turra
bisogna prendere coscienza che la televisione ed i giornali sono al servizio
di chi li finanzia. Lo Stato, nato per rappresentare gli interessi del cittadino,
si è via via trasformato diventandone il suo peggior nemico. (Abrogazione
legge Equo-canone, perdità della sovranità monetaria, esistenza paradisi
fiscali per citarne alcuni) Marco, infatti da vari anni e precisamente da
alcuni giorni dopo il 11 settembre 2001, non si affida più alle notizie date
dai telegiornali o dai quotidiani. Si vive in un periodo di troppa
informazione e poca conoscenza. È ora di prendere coscienza di un‟altra
realtà a partire dalla propria spiritualità, dualità ed energia, il nostro Ch‘ulel
che non esiste solo per i Maya ma per tutti gli essere umani. L‟arte in
qualsiasi forma29 è la migliore espressione per svegliarlo e promuoverlo.
Il contatto, anche se in modo molto diverso con il mondo zapatista,
non poteva mancare, avviene in un diverso caracol, quello di Roberto
Barrios, nei pressi di Palenque, nel nord del Chiapas. Qui, svolgerà, come
un tempo, il servizio di “Osservatore internazionale”, proprio nei giorni in
cui iniziano ad asfaltare la strada che avevano provveduto ad allargare
addirittura di 6 metri. Con il pretesto di sistemare la strada per l‟ecoturismo
e migliorare le infrastrutture, il Governo si apre un accesso più rapido e
spazioso per far penetrare i grandi mezzi militari e commerciali per
accedere più agevolmente alla foresta Lacandona, fulcro di grandi e vari
interessi economici. Questo polmone verde è ricchissimo di biodiversità e
comprende uno dei più grandi giacimenti mondiale di uranio, oltre a
29Non solo le convenzionali come pittura, scultura, poesia, ceramica ect ma anche l‟arte di saper
far da mangiare, organizzare una festa, aiutare un anziano, stare con i bambini ad ognuno il suo,
siamo tutti uguali ma al tempo stesso tutti diversi.
38
petrolio, gas, centrali idroelettriche. Se non ci fossero così tante e tali
ricchezze,avremo sentito parlare meno del Chiapas e anche la presenza
delle Organizzazioni Non Governative sarebbe ridotta, la bella maschera
di grandi interessi economici.
2.5. 5° viaggio in Chiapas 2009: “L’arte come mezzo, non
come fine”
Il rientro in Chiapas dopo 3 mesi di intensi giri in Europa con il
progetto “Bonbajel Turr” è stato un sollievo, sia Antún che Marco sono
esausti, ma super soddisfatti di aver realizzato un qualcosa che più passa
il tempo e più cresce di importanza.
E‟ sempre lo stessa città di San Cristóbal, ma per Marco è sempre
una emozione diversa, stavolta si sente proprio a suo agio, come a casa
sua, ha finalmente fatto qualcosa di utile per il mantenimento e la
promozione della cultura maya. Inizia anche a mettere online sul suo sito
e sul social network Facebook le tante foto delle esperienze fatte durante
tale progetto europeo.
Organizza in città una tappa messicana del progetto, sabato 7 marzo
nel giorno del suo compleanno. E‟ la prima assoluta conferenza di Antún
nella sua terra, il Messico, sulla memoria Maya Tzeltal di Tenejapa e sulla
pittura contemporanea dei membri di “Grafica Maya” denominata: “L‟arte
come mezzo, non come fine”. Per festeggiare l‟evento e dare una mano
dall‟Italia sono arrivati anche dei suoi amici di Feltre, Lorenz e Giuliano,
con una loro amica Kathrin.
La cena-festa successiva presso il laboratorio di “Grafica Maya”, sarà
infatti un ottimo momento di vita sociale fra i pittori e gli scrittori maya che
non si erano mai riuniti prima ed altri amici ancora di Marco. Fra i quali il
professore universitario Amando Colunga che successivamente darà
anche lui il suo contributo volontario, accompagnandolo in macchina a
Tuxtla Gutierrez con Andrés, a comprare un computer usato e una
39
stampante nuova che lo stesso Marco donerà al Taller “Grafica Maya”.
Con gli amici di Feltre accompagna il maestro Antún nella sua
comunità natale di Ch‟ixaltontik, nei pressi di Tenejapa. Antún si presenta
cosi, non nella sua classica veste di contadino, come è conosciuto, ma
bensì in quella di pittore con fama internazionale che è diventato. Il
gruppetto è infatti arrivato con tutto il materiale per realizzare un grande
murales sulla parete della scuola con i suoi numerosi giovani studenti.
Gruppetto che ritornerà molto volentieri a Ch‟ixaltontik per una due
giorni a totale contatto con la natura, dormendo nella vecchia casetta di
Antún isolata nel bosco e senza luce elettrica. Quella bella semplicità
considerata invece povertà, regresso, inciviltà, sottosviluppo quando tale
l‟equilibrio uomo-natura si può vedere come una forma di rispetto e
convivenza reciproca. Non voglio e personalmente non posso per sempre,
ritornare a questo stile di vita, ma al tempo stesso non è giusto
disprezzarlo, semplicemente perché non crea ricchezza e dipendenza al
sistema capitalista.
In questo viaggio per la prima volta non avviene nessun contatto con
la realtà zapatista, ormai la promozione del maestro e del suo gruppo di
pittori è per Turra, la strada migliore da percorrere per la creazione di quel
mondo zapatista: “un mondo dove ci sia spazio per altri mondi”. La strada
artistica è infatti preferibile, come il progetto Bonbajel Turr Italia e Europa
ha dimostrato: l‟arte va oltre la politica, apre molte più porte, è ascoltato,
unisce e non divide, il messaggio artistico maya è più forte di quello
zapatista.
Non è solo “in basso e a sinistra” come sottolineano sempre gli
zapatisti. L‟arte è un concetto ben più ampio che non conosce tali divisioni
e limitazioni. Gli zapatisti, sarebbe giusto ritenere tali, solo quelli che fanno
parte dell‟Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale come lo specificano
nella loro “6° Dichiarazione della Selva Lacandona”:
Y también vimos que el EZLN con su parte politico-militar se estaba
metiendo en las decisiones que le tocaban a las autoridades
democráticas, como quien dice ―civiles‖. Y aquí el problema es que la
40
parte político-militar del EZLN no es democrática, porque es un ejército, y
vimos que no está bien eso de que está arriba lo militar y abajo lo
democrático, porque no debe de ser que lo que es democrático se decida
militarmente, sino que debe ser al revés: o sea que arriba lo político
democrático mandando y abajo lo militar obedeciendo. O tal vez es mejor
que nada abajo sino que puro planito todo, sin militar, y por eso los
zapatistas son soldados para que no haya soldados.
Mentre gli altri, la popolazione civile che ha il merito dell‟autonomia
locale con i Caracol andrebbero in qualche modo differenziati dai soldati e
da quegli indigeni che non collaborano in questa lotta contro il governo.
Un termine appropriato, potrebbe essere Maya dato che tale forma di
governare a turno senza classi sociali, è tipica dei loro vistosissimi
traguardi raggiunti. Battaglia della rinascita del termine che ha iniziato a
portare avanti il maestro Antún e Grafica Maya.
Il Termine Maya, viene usato solo in riferimento al remoto passato,
nessuno lo utilizza nel presente per denominare la popolazione indigena
parlante lingua maya, neppure gli stessi zapatisti. Nei loro obiettivi, il
recupero del nome maya non è preso in considerazione, come d‟altronde
nelle loro “Dichiarazioni della Selva Lacandona” poco spazio è dato alla
spiritualità e alla cosmogonia maya. L‟aspetto politico negli Zapatisti è
troppo dominante e questo spiega il calo di interesse dei pittori e di
conseguenza di Marco, nei loro confronti, dopo i grandissimi meriti del 1°
gennaio 1994.
Secondo lo studioso chiapaneco Heber Matus, neanche il termine
Maya sarebbe appropriato dato che come detto precedente è un nome
imposto da noi e per lui significa “Vattene!” Al pari di come adesso si usa
la parola gringo per riferirsi agli stranieri, principalmente a quelli del nord
America. Parola che deriva dalla pronuncia inglese di “green go home!”
“Verde torna a casa” o meglio “militare vattene!” perché i militari
nordamericani erano vestiti di verde. Per Matus, quindi anziché Maya
sarebbero dei Mankeme-Chiapa discendenti dei Toltechi che infatti nel
periodo classico erano stanziati sugli stessi territori considerati dei Maya.
41
La questione, le ipotesi ed i misteri del mondo maya sono tanti e vari, tutti
principalmente riconducibile alla classica ricostruzione della storia ufficiale
per giustificare al potere all‟attuale classe governante ed economica.
2.6. 6° viaggio in Chiapas 2010: La missione, Tesi con
Ch’ulel
Per Antún l‟arrivo dell‟energia elettrica nel 2002 e della strada nel
2006 nella sua piccola comunità natale di Ch‟ixaltontik stanno seriamente
danneggiando le tradizioni maya tramandate da centinaia di anni. Sente
più di prima l‟urgenza di difendere la sua cultura, la televisione
principalmente li ha resi facilmente vulnerabili al potentissimo Sistema
Consumistico della massimizzazione dei profitti, sfruttando al massimo
tutto quello che fa parte del processo produttivo, dalle materie prime alle
persone.
Per il maestro Antún ormai non si tratta di dipingere per
guadagnarsi da vivere o diventare famoso, la sua è una missione; alla
quale lo stesso Marco si è unito. Il progetto “Bonbajel Turr Italia e Europa”
gli ha infatti dimostrato che quella dell‟arte è un‟ottima strada da
percorrere per la difesa della propria cultura. Si è reso così conto che lo
stesso problema di estinzione, emarginazione, abbandono provocato dai
mass media in Chiapas, sta avvenendo anche per la sua cara cultura
montanara bellunese dei suoi genitori, nonni e bisnonni.
L‟apporto migliore che può dare è la promozione del messaggio di
Antún. Al progetto “Bonbajel Turr” occorre affiancare anche una bella e
buona documentazione scritta. Una specie di catalogo che spieghi la
storia dell‟associazione e del laboratorio, dei pittori che ne fanno parte e
della spiritualità e cosmogonia maya, la base di tutte le loro conquiste.
Scriverlo non è poi sufficiente, serve anche farlo conoscere perché
qualcuno leggendolo, inizi a porsi delle domande, a riflettere sulla versione
ufficiale dei Maya che da sempre ci viene presentata.
42
La sua tesi di laurea diventa cosi quella documentazione da
scrivere. Sono sei anni che la deve fare e ogni inverno vola in Chiapas
con tale pretesto, i suoi amici e familiari hanno comunque perso tutte le
speranze, ma si è creata una tale suspence, che se un giorno la dovesse
scrivere veramente molti la vorrebbero iniziare a leggere.
Capito tutto ciò Marco, sacrifica il suo lavoro nel turismo e realizza
con Antún Kojtom, un altro progetto “Bonbajel Turr” della durata di un
mese in Brasile, per aspettare l‟arrivo a Salvador di Bahia del suo caro
amico Giancarlo, in regata solitaria su una piccola barca a vela.
Poco dopo aver terminato il progetto brasiliano ritorna in Chiapas
con veramente la priorità di scriverla, non ha più giustificazioni lavorative e
lo sente proprio come una missione da portare a termine. La permanenza
a San Cristóbal è cosi indirizzata a concretizzare questa priorità, con
molta meno vita sociale e molto più tempo al computer, a leggere ed in
biblioteca.
Numerosi saranno anche gli incontri con i vari pittori del laboratorio
“Grafica Maya” principalmente con Antún ed Osbaldo a parlare delle loro
radici maya, a come si sono avvicinati alla pittura e cosa rappresenta per
loro, ai miti e leggende maya, alle storie di sciamani e curanderi, del
ch‟ulel, a far nascere nuove idee, a creare progetti, a pianificare nuove
mostre ed a come promuovere il tutto. Sono state delle bellissime ed
interessanti discussioni con vari punti di vista con un unico obiettivo
comune: rifare la storia maya cominciando dalla coscienza collettiva.
Marco leggendo vari libri ed articoli sulla cultura maya ufficiale, sente
maggiormente la necessità di far conoscere la versione della storia maya
dagli stessi maya e non come tuttora avviene dagli archeologi, storici e
ricercatori stranieri o nel passato dalle persone della chiesa.
Il gruppo di pittori si sente cosi preparato, carico e responsabile a
continuare questo movimento artistico maya che loro stessi lentamente
hanno creato. Ognuno a suo modo diverso ne fa parte. Lo stesso Marco
arriva a sentirsi Maya, soprattutto per la spiritualità ed il Ch‟ulel che ha
svegliato dentro di sè, che lo porta ad avere una grande comunicazione
43
con gli spiriti della sua nonnetta Antonietta e del amico “gemello” Cesare
recentemente deceduto per una grave malattia. La stessa scelta del titolo
ne è un‟altra prova: “Tesi con Ch‘ulel‖.
Queste sei esperienze, tutte cosi diverse e tutte cosi importanti lo
hanno notevolmente segnato dentro. Non è semplice descriverlo ma
Marco si sente molto più sicuro di sé, pieno di energia e felice per aver
trovato un senso alla vita che non sia fare soldi e soldi per comprare e
comprare, ma quello dello gratitudine, solidarietà e memoria conosciuto in
famiglia e con i suoi amici Maya.
44
CAPITOLO 3
ARTISTI MAYA CONTEMPORANEI IN CHIAPAS
Fig 2: Logo Asociación Bonbajel Mayaetik
3.1. La storia dell’associazione di pittori maya “Bonbajel
Mayaetik”ed il taller-galeria “Grafica Maya”
Al risveglio sul piano politico e territoriale con l‟insurrezione armata
del 1° gennaio 199430 fa seguito molto lentamente la nascita di un piccolo
movimento artistico della popolazioni maya, come riappropriazione della
propria nobile identità attraverso la pittura principalmente.
30Data in cui l‟Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) occupava armato il municipio
di San Cristóbal de las Casas e altri minori nello stato messicano del Chiapas, nel giorno in cui
entrava in vigore l‟accordo del libero commercio fra USA, Canada e Mexico.
45
Dieci anni dopo, nel giugno 2004 una mostra collettiva sul recupero
della loro cultura “Espíritu de la Tierra” (Ch‟ulel lum) presso la sale
espositiva di Santo Domingo a San Cristóbal de las Casas è la grande
occasione perché diversi pittori maya dello stato del Chiapas si possano
conoscere fra di loro, come Kayum Max, Juan Gallo, Sebastian Santiz,
Andrés García López, Luis Herrera, Antún Kojtom e Juan Chawuk.
Di lì a pochi giorni il pittore Juan Chawuk, dell‟etnia tojolabal, fa
visita all‟altro pittore Antún Kojtom, dell‟etnia tzeltal, dicendogli di aver
scoperto diversi fondi a disposizione per delle associazioni di pittori maya.
Finalmente un giusto riconoscimento da parte dello Stato per stimolare la
nostra cultura, pensa Antún e contatta subito gli altri a San Cristóbal.
Chawuk, senza consultare gli altri, impone come tesoriere il suo
amico imprenditore ristoratore Abramo, presso il quale aveva il sede il suo
laboratorio. Aprendo così l‟associazione anche a persone non Maya, lo
stesso Antún chiede al ceramista e candelista Pablo Millán di Città del
Messico, da poco trasferitosi in Chiapas, di entrare a farne parte, data la
sua capacità nello scrivere progetti. Sebastián Sántiz per la sua maggiore
esperienza nell‟arte ed per età diventa il presidente e a completare il
gruppo i pittori Andrés García López e Luis Herrera per un totale di sette.
Ad agosto 2004 viene cosi fondata l‟associazione di pittori maya
“Bonbajel Mayaetik”, con la lettera enne e non emme che in lingua maya
tzeltal significa proprio “Pittori Maya”. A sostenere la maggior parte delle
spese di registrazione è la buona fede di Antún, credendo che a breve
sarebbero arrivati i finanziamenti.
Objetivos sociales de la asociación “Bonbajel Mayaetik”
La integración de personas dedicadas al arte, para que cada uno de los
asociados tengan mejores oportunidades. El impulso y el desarollo a nivel
profesional de las actividades creativas, así como el impulso al arte
indigena.
46
Establecer y apoyar grupos de arte en los Municipios y en el estado de
Chiapas, para la integración de una red que permita la superación y
especialización del gremio artistico.
Promoción y establecimiento de una escuela y talleres. Instituciones
relacionadas con el estudio y la practica del arte en varios niveles o
modalidades: cursos para niños, jovenes, adultos según sus propias
competencias.
Organización de una galeria permanente donde exponer los cuadros de
los artistas, creando así un punto de contacto para artistas, promotores y
sociedad en general.
La realización de actividades y proyectos que impulsen y desarrollen lo
siguiente: proyección de las artes de la región; reivindicación del arte pre-
hispánico; el intercambio de experencias dentro y fuera del pais; el
desarrollo de propuestas artísticas en las comunidades indigenas; el
fomento de la apreciación artística en espacios públicos.
El establecimiento de relaciones con organismos similares a nivel
regional, estatal, nacional e internacional.
El fomento del intercambio cultural con municipios de México y el mundo,
en el ambito del arte en general.
Fomentar toda clase de actividades artísticas que involucre deferentes
actividades culturales, educativas, de convivencia social, así como las
tradiciones y costumbres del estado de Chiapas.
La producción y distribución de toda clase de fotografia, litografias,
audiovisuales, publicaciones impresas, grabados y otros que contribuyan
a alcanzar el objetivo de la asociación
I soci della neonata associazione, iniziano a trovarsi regolarmente a
casa di Pablo per delle sessioni di pittura di nudi femminili. Ad uno di
questi incontri, lo stesso padrone di casa propone di organizzare una
lotteria per autofinanziarsi, mettendo in palio le loro opere d‟arte ed
utilizzando le due ultime cifre della lotteria nazionale dell‟Epifania, la gran
Rifa come numeri vincenti. A collaborare a questa progetto della lotteria si
47
sono anche aggiunti due volontari stranieri Kairika e Marco, i quali
avevano conosciuto Bonbajel Mayaetik cercando degli artisti con le cui
opere l‟illustrare il libro “Yo soy indígena, y tu?” L‟incasso della lotteria è
scarso, ma sufficiente per a coprire tutte le spese e la cena finale per tutti.
Fortunatamente solo una delle opere in premio, la candela-lampada di
Pablo, viene vinta con il numero 46, per le altre cinque quel numero di
biglietto non era stato venduto.
Questo primo progetto di squadra è stato comunque di buon
beneficio, promovendo l‟associazione in città. Le opere e gli artisti sono
stati presenti il 4 e 5 gennaio pomeriggio sulla via principale e tutta la
giornata del 6 nello Zócalo, la piazza principale delle città messicane. La
lotteria ha avuto anche la grande utilità di mostrare all‟opera i membri con i
loro diverso comportamento, impegno, capacità ed attaccamento alla neo
nata associazione.
I tanto desiderati finanziamenti che avevano praticamente fatto
nascere l‟associazione non arrivano e nel 2005 l‟associazione riesce ad
organizzare solo tre esposizioni collettive, a San Cristóbal, a pochi
chilometri di distanza a Chapa de Corzo e l‟altra al Festival Maya Zoque di
Tenejapa. Tre dei pittori Antún, Sebastian e Chawuk sono nel libro e nella
mostra collettiva “Cinque pittori Maya” in città, senza che venga però
nominato il nome di Bonbajel. A tenerla ancora in vita nonostante
l‟allontanamento di Luis e le iniziali incomprensioni con Chawuk c‟è la
vincita di un progetto finanziato dallo Stato per la costruzione di un centro
di formazione nella comunità di Armando Zebadúa nei pressi di Tuxtla
Gutiérrez dove Pablo svolge da coordinatore.
A cercare di dare una mano all‟associazione arrivano dall‟Università
di Siena, durante quell‟estate, due stagisti Andrea e Giovanni per
realizzare delle interviste video ed iniziare a creare una loro pagina
internet con questo dominio www.artemayachiapas.org. Durante l‟inverno
ritorna anche Marco a continuare il suo precedente progetto del libro.
Nel 2006 la realizzazione del progetto ad Armando Zebadúa
anziché ricompattare l‟associazione, la poco trasparenza economica la
48
praticamente paralizza, si irrigidiscono i legami fra gli artisti. Da un‟altra
mostra collettiva presso il convento di Santo Domingo, nasce l‟importante
amicizia con un pittore nahual dello stato di Guerrero Nicolás de Jesús.
Da questa amicizia, l‟anno successivo nel 2007, arriva l‟invito, per
l‟associazione dal ―Clubes Unidos Guerrerense‖ a partecipare a Chicago
(USA) all‟esposizione collettiva di stampe “Raíces en la memoria” a
rappresentare Bonbajel Mayaetik è invitato Antún Kojtom. Antún che
ritornerà qualche mese dopo invitato dal National Museum of Mexican Art
di Chicago per l‟installazione ―Vivir o morir por la tierra‖. Mostra in
appoggio alle proteste contro l‟espropriazione di terreni da parte della
compagnia idroelettrica messicana nella zona di La Parota, nello stato di
Guerrero.
In seguito alla donazione del pittore guerrerense di un torchio per
realizzare delle stampe, Antún trova un spazio dove poter aprire un taller31
per il suo utilizzo che si chiamerà “Casa de la pintura y de gráfica”. Spazio
che era riuscito ad avere per sei mesi in uso gratuito presso l‟associazione
di scrittori maya e zoque (UN.E.MA.Z.), come favore ricambiato per aver
scambiato lo scorso anno due dei suoi quadri per pagare il viaggio in
Austria al presidente Armando Sánchez Gómez.
Andrés García che aveva svolto l‟incarico di maestro d‟arte presso
la casa di cultura di Chamula ad pochi chilometri da San Cristóbal, inizia
ad organizzare per i suoi ex allievi dei corsi di pittura nella giornata del
sabato presso il taller. L‟idea piace allo stesso Antún che inizia a portare il
proprio figlio Alux Antún ed altri suoi nipotini, seguito anche dalla
professoressa universitaria Maritza che porta altri ragazzi maya. Iniziano
cosi i corsi di pittura del sabato.
Durante il mese di agosto il pittore dello stato di Guerrero Nicolás
de Jesús scende a San Cristóbal per impartire gratuitamente il corso sulla
tecnica della stampa a tutti i membri dell‟associazione nel nuovo
laboratorio.
31Pronuncia [taier] dai vari significati come studio di un artista, congiunto di collaboratori di un
maestro e locale-laboratorio per impartire corsi e seminari
49
Ritorna ad impartire lo stesso corso anche nel gennaio 2008,
aggiungendo alla sua precedente donazione, numerosi materiali necessari
alla produzione di stampe e mobili per il laboratorio. A questo secondo
corso partecipano solamente i soci Antún e Andrés. E‟ invece di nuovo
presente Marco a dare un suo contributo e decide anche lui di donare dei
soldi al laboratorio per spese varie e per il cambio del consiglio direttivo
dell‟associazione presso un notaio. Fondi che invece saranno interamente
impiegati per comprare del materiale e pagare spese di luce e gas, dato
che era stato allungato per altri sei mesi la durata della loro permanenza.
Il nome dell‟associazione viene utilizzato solamente fuori dal
Messico per la collaborazione con l‟Università di Siena per altri due stage
con Martino e Gianpaolo presso il taller “Casa de la pintura y de gráfica” e
per la realizzazione del progetto “Bonbajel Turr Italia e Europa 2008-09”
con il maestro Antún Kojtom e l‟associazione Turrismo.32
Rientrato dal progetto nel febbraio 2009, Antún pone fine alla sua
preoccupazione riuscendo ad avere per altri sei mesi lo spazio presso gli
scrittori, che cambia nome in taller ―Gráfica Maya‖. Nel quale da alcuni
mesi c‟è l‟importante nuova presenza di Osvaldo García Muñoz un pittore-
scrittore-scultore maya della etnia Mam. Un giovane trentacinquenne
iscritto da poco, alla facoltà di antropologia dell‟Università Autonoma del
Chiapas (UNACH) a San Cristóbal, per conseguire quel certificato, da
potergli permettere di essere ascoltato dal mondo occidentale. Nel
passato infatti delle sue ipotesi sulla cultura maya non erano state prese in
considerazione perché sprovvisto di un titolo con cui sostenerle.
Con l‟impegno di Osbaldo, che non è un socio ufficiale di Bonbajel
Mayaetik, il taller inizia ad avere una sua vita indipendente e da giugno
diventa anche galleria. Gli stessi Antún e Andrés iniziano ad utilizzare
questo nome anziché quello dell‟associazione.
32Neo registrata associazione che svolge da ideatore, organizzatore,finanziatore ed accompagnatore del progetto. Una serie di esposizioni dei “13 Telares de Espíritu”, conferenze e
murales presso i contatti personali di Marco in tante città Italiane, più Barcellona in Spagna, Parigi
in Francia e Bruxelles in Belgio. Con il maestro Kojtom, che più degli altri soci per qualità
artistica ed per l‟impegno materiale e morale che stava dando per la sopravvivenza della cultura
maya. Vedi 5° capitolo.
50
Fig.3: Logo Taller-Galería “Gráfica Maya‖
Gráfica Maya surge en el año 2007, como una propuesta colectiva
que unió a artistas de la talla de Nicolás de Jesús y algunos elementos de
A.C. Bonbajel Mayaetik como Antún Kojtom, Sebastián Sántiz, Pablo
Millán, Andrés García Lopez; mismo que se ha enriquecido con la
presencia de nuevos integrantes como es el caso de Osbaldo García
Muños, Lisandro Solís, Enrique Peko T‘iw, Erik Hernandez, Alux Antún (6
años) y las hermanas Floridelma y Fabiola Sántiz López. Dicho grupo, con
la intención de crear un espacio dedicado al desarrollo de las artes
plásticas, juzgó conveniente dedicar los esfuerzos al establecimiento de
un taller donde fuera posible conocer los alcances del grabado y la
pintura, principalmente. A través de este punto de convergencias se
busca responder a las necesidades que tienen aquellos artistas que, por
padecer de recursos económicos, no pueden seguir desarrollando sus
capacidades.
En consecuencia, surge el primer objetivo: servir como un lugar en el
que puedan coincidir distintos artistas deseosos de mejorar su trabajo, así
como colaborar voluntariamente a compartir sus experiencias a través de
talleres de discusión permanente, que se llevan a cabo todos los sábados.
51
Actualmente, con la creación de la Galería, se cumple un segundo
objetivo: el intercambio artístico local e internacional.
Asimismo, los planes de esta iniciativa colectiva plantea la
posibilidad de discutir los conceptos sobre los que se ha erigido el Arte de
los Pueblos de Chiapas (visión, cosmovisión, perspectiva y todos aquellos
elementos que son la fortaleza de la identidad de los chiapanecos), cuya
trascendencia va más allá de la recopilación y el rescate de la cultura,
pues sus valores están por encima del folklor y la mercadotecnia. Bajo
esta tendencia, se pretende debatir sobre el conocimiento y las
aportaciones que se hacen desde las distintas vertientes artísticas.
Gráfica Maya es, en este sentido, un punto de reflexión y creación
artística constante, cuya preocupación radica en la importancia menor que
se le ha dado all‘arte maya.
Il nome dell‟associazione Bonbajel Mayaetik riappare in Chiapas e
per l‟ultima volta il 7 marzo 2009 quando in collaborazione con
l‟associazione Racu si realizza la tappa messicana del “Bonbajel Turr” con
l‟aggiunta della presenza di Osbaldo Garcia alla conferenza “L‟arte come
mezzo, non come fine”.
Successivamente al progetto “Bonbajel Turr” e all‟apertura della
galleria, è il momento di fare il punto sulla situazione dell‟associazione. Si
riesce finalmente a fare una riunione, promossa da Luis riapparso dopo
anni, con tutti i soci dell‟associazione, senza Osbaldo che non ne fa parte
ufficialmente.
Antún, il principale fondatore di entrambi, che più si meriterebbe per
tempo, passione e denaro investito, non è interessato a diventarne il
presidente. Dato che nessuno si candida alla presidenza, è proprio Luis,
fra lo stupore di tutti, a candidarsi. Si candida perciò anche Andrés ma lo
stesso non viene raggiunto un accordo generale per sostenere le spese
dal notaio per il cambio del consiglio direttivo. La riunione, l‟ultima
dell‟associazione, si risolve con un niente di fatto dato che rimane
invariata la presidenza di Sebastián Sántiz.
52
Alla definiamola paralisi di Bonbajel si contrappone il crescere del
taller Gráfica Maya che come detto, diventa anche galleria. Si fa meglio
conoscere in città, aumenta il numero dei partecipanti e maestri al corsi di
pittura del sabato mattina con una minima e libera donazione per
mangiare qualcosa assieme. Organizza anche degli eventi ed incontri al di
fuori della sola pittura, come di poesia, di letteratura ed altro, incentrato
sull‟importanza dell‟arte come forma di comunicazione e ricevendo tra
l‟altro anche una buona donazione da una loro amica.
Il nome dell‟associazione Bonbajel Mayaetik, lontano dal Messico
continua ad essere vivo con la versione brasiliana del progetto “Bonbajel
Turr” svolto nei mesi di ottobre e novembre 2009, organizzato come il
precedente dall‟associazione Turrismo con la partecipazione de maestro
Antún Kojtom.
Ad inizio 2010 Marco, ormai una presenza fissa a San Cristóbal, si
rende conto di essere ormai l‟unico ad utilizzare il nome dell‟associazione
e propone di fondere i due nomi in taller-galería ―Bonbajel Gráfica Maya‖
utilizzando il logo di Gráfica Maya. L‟associazione - registrata
principalmente dal notaio per avere dei finanziamenti statali che non sono
praticamente mai arrivati per gli obbiettivi dello statuto - ha solo creato più
problemi economici e perdite di tempo che generato qualcosa di utile.
Il taller-galería invece, senza nessuna registrazione, basato
semplicemente su accordi orali e reciproco rispetto - come nello stile maya
– una volta conseguito lo spazio, ha ottenuto varie donazioni sia fisiche
che economiche ed ha organizzato alcune mostre collettive ed altro. Il
senso di appartenenza è semplicemente dato dalla voglia di contribuire a
questo taller in maniera collettiva per meritarsi il possesso delle chiavi per
entrarci.
Il nome di Bonbajel è così attualmente fermo sulla carta,
nonostante per statuto esista la modalità dell‟espulsione dei soci, per
evitare che possano reclamare alcuni presunti diritti. Come ovviamente
esiste anche la possibilità, nonostante sia complicata, per l‟entrata di nuovi
soci nell‟associazione. Attualmente Antún preferisce non perdere altro
53
tempo in altre riunioni e pratiche burocratiche ed utilizzare il nome e logo
del taller. D‟altronde in questi anni sono Osbaldo e gli altri nuovi pittori, le
figure più presenti, i quali preferiscono dedicarsi più alla produzione
artistica che alla burocrazia. Non sentono il bisogno, la necessità del
riconoscimento da parte dello Stato, anzi vedono nell‟attuale sistema Stato
corrotto, il marcio della società. Il loro messaggio è infatti basato sulla
coscienza collettiva, tipica della civiltà maya, se uno vuole dare una mano
è il benvenuto, in netta opposizione al moderno individualismo promosso
da tutte le istituzioni e mass media che denigrano, emarginano, svalutano
l‟aiutare il prossimo senza un fine economico.
Marco che inizialmente consigliava il recupero dell‟associazione ne
capisce l‟attuale scarsa se non nulla importanza per la promozione e
mantenimento della cultura maya. Propone cosi per il 2010 l‟idea del
“Festival Internazionale Maya Contemporaneo” per unire con una bella
cornice, le varie esposizioni già programmate e quelle in programmazine,
promosse con i suoi contatti personali: a Siena (Italia) "Grafica Maya y
Nahual: la Conciencia Colectiva" per aprile con Elisa; a Quito (Equador)
"Grafica Maya: la Conciencia Colectiva" per maggio con Alessandro; al
Lago de Atitlan (Guatemala) con data e titolo da confermare con Rene; in
Francia ed altre località in fase di lavorazione.
La collettività del taller del lavoro di squadra, senza leggi scritte e
nessun finanziamento da parte delle istituzioni sta proprio iniziando a dare
i suoi frutti. Per non parlare della recentissima costituzione sulla frontiera
del Messico ad Unión Juárez, la città di natale di Osbaldo, di “Unión Arte
Libre‖, centro sperimentale artistico e curativo Mexico-Italia-Guatemala.
3.2. Alcuni Artisti membri
Agli artisti più rappresentativi che con fatti, tempo e proprie risorse
lo hanno dimostrato come Andrés Garcia López e Osbaldo Garcia Muñoz
il coordinatore del taller-galeria, porgo delle domande sulla loro
concezione dell‟arte e sulla loro identità di Maya.
54
Ad Antún Kojtom invece dedico l‟intero prossimo capitolo sul
mantenimento della memoria collettiva maya tzeltal e sul Ch‘ulel
l‟elemento basilare della cosmovisione maya comunitaria.
3.2.1. Jose Osbaldo García Muñoz
Nacido en el seno mismo del Volcan Tacana, Osbaldo García es un
pintor autodidacta muy complejo y profundo en sus aspiraciones
artísticas.
Figura 4: Osbaldo García Muñoz, Oligarquía, 200x170cm, 2009 Mural
“¿Que es el Arte para ti?”
En lo particular, el Arte es una forma de vida que explora en lo más
profundo de nuestros temores, obsesiones, angustias, debilidades,
55
amores y concupiscencias. Y es a través de un juicio estético -consciente-
que el artista asume la responsabilidad voluntaria de cuestionar la
realidad yendo de lo personal a lo social: ¿Quién soy? ¿A dónde voy? Es
una manera de negarse al tiempo y sojuzgar los conceptos sobre los que
se erigen los significados del mundo. En este sentido, el Arte también
representa el modo más humano de salir a flote para observar lo
sorprendente y hermosa, contradicatoria, futíl y esquizofrénica que es la
vida. El Arte no tiene otra finalidad más que darnos la oportunidad de
reconstruir el mundo, mostrándonos otros ángulos de observación. Nada
de celestial y divino tiene el Arte. Es una actividad tan humana como el
desarrollo mismo del pensamiento.
Pero definir el Arte tal y como se nombran los objetos es muy
aventurado. Igual que si la ponemos en un pedestal para referirnos a ella
como algo inalcanzable. Lo que nos debe quedar claro, es que el Arte es
un acto humano y una forma particular de vivir. Y lo mismo que el
campesino, que conoce perfectamente los secretos de la tierra, el artista
es hijo de la luna, pues ha aprendido a maravillarse de las cosas grandes
y pequenas del universo. Y, como cualquier otra persona, come, duerme,
se entristece, rie, etcetera. La única diferencia es que jamás se conforma
con lo que ha dicho. Es una carga constante que no le permite descanso.
Cuanto más libres y claras son sus ideas, más retos le esperan en el
camino. Su obra es el resultado de la paradoja misma: el mundo le es
indiferente; no obstante, lo confronta.
El es un exiliado de si mismo, porque solo en el desapego de su
ser incorporeo y mundano puede reconstruirse en otra imagen: si, es
cierto, la obra mas grande del pintor solo se obtiene reuniendo todo lo que
en vida fue abandonando: sus trabajos son la piel mudada por el
circunspecto reflejo que de sí mismo provocó en el espejo del
conocimiento reflexivo. En terminos más sencillos, diré que el arte es una
forma de redescubrirse y, al mismo tiempo, conocer a los demás.
Pero más allá de toda esa bazofia conceptual en la que se ha
querido sojuzgar al Arte, diré aquí que lo más importante es ver a esta
56
actividad como la más común y popular de todas. Lo contrario de esta
afirmación se sustenta en el hecho simple y llano de los círculos de poder
-sobre todo económicos- que se han apoderado de los discursos para
apartar a la gente de su capacidad apreciativa. Asi se dice, por ejemplo,
que las obras artísticas no son para todos, pues, arguyen, pocos son los
que tienen los conocimientos adecuados y precisos para disfrutarlas.
Desde luego, esta argumentación solo tiene como objetivo tener el
control de los valores estéticos en aras del poder que se ejerce sobre los
oprimidos. De ahí que la filosofía, de pronto, se convierta en una ramera
que solo ofrece sus favores a quien tiene acceso a ella. No es que la
ciencia sea inútil, el problema es que solo se llega a ella con la intención
de oprimir y subyugar al otro. En ocasiones, es mucho más apreciado
descubrir con los propios ojos una estrella en la distancia, que saber que
E=mc2 llevó a la creación de la bomba atómica.
Desde luego, se puede rebatir aquí que la gente sencilla -los
campesinos, por ejemplo- no requieren de la ciencia porque además ni la
entienden. Pues ellos solo conocen y necesitan la tierra para sobrevivir.
Por qué, entonces, cuando se trata de justificar la crisis mundial se
atribuyen las desgracias al progreso, mismo que nos incluye a todos. Si
las desgracias del desarrollo se originan en la mente de reducidos grupos
que ―tienen el conociemiento‖, por que no son ellos quienes de manera
directa paguen los platos rotos. No, claro que no. Pues, los avances son
para todos.
A lo que quiero llegar con todo esto, es a la idea de una
Independencia del Conocimiento; en este caso, del Arte. Pienso que es
prudente liberar el pensamiento humano desde la composición de las
relaciones en el medio social. No importa si es en la ciudad o el campo.
Lo trascendente es entender que el hombre es la ciencia misma. Y que
indistintamente del lugar, modo o cualidad cada persona es un
conocimiento que tiene derecho a ser.
¿Por que retomar esta cuestión? Simplemente, porque muchos
pueblos han sido subyugados a partir de arrebatarle o minimizar su
57
experiencia vivencial. Se les da por desaparecidos e innecesarios en los
modelos de la economia mundial. Como es el caso de los mayas, en
particular.
¿Que significa ser maya para ti?
Ser maya, es ser humano. Simple. Claro, considerando todas las
desgracias con la que han tenido que cargar nuestros pueblos, es
entendible que tengamos que asumir una posición, una distancia, pues. Y
no es que pretendamos rebelarnos contra el mundo ni buscarle pleitesia a
todos con la intención de buscar culpables. Definitivamente, no. Además,
yo pienso que la historia no es temporal, sino espacial. Ello significa que
tenemos que dejar de creer que nada podemos hacer por el pasado. Al
contrario, siento que esos acontecimientos son la herramientas que nos
permitiran visualizar nuestro mundo como algo más grande que las fechas
únicas que se recuerdan en el calendario cívico del estado. Ser maya es
estar conciente de lo que soy frente a los demás. Pero no para hacer
visibles las diferencias, sino para entablar un diálogo en la evocación de
las cualidades y características que son afines a todos los hombres.
Fig. 5: Osbaldo García Muñoz, Árbol de lluvia 30x50cm, 2010 Linolio
58
3.2.2. Andrés García López
Oriundo de San Cristóbal de las Casas, Chiapas, México, (1980).
Figura 6: Andrés García López, Vida y Espirìtualidad, 17x28cm, 2005
Figura 7: Andrés García López, Patria y Nación,, 60x80cm, 2009
“¿Qué es el Arte para ti?”
El arte para mi es tener una idea que me vincula a pensarla y a
trazarla creativamente, que evolucionó y matizo con mi habilidades.
59
Habilidades compuestas de mi experiencia vivencial y de mi conocimiento
de autodidatta, que al final dan como resultado, una dualidad
contemplativa de la obra, es decir, la experiencia interna y la experiencia
externa.
Experiencia interna que se enfoca en los cinco sentidos, activando
una acción de la externa, o sea una visión que se tiene del mundo actual
e histórico. Por lo tanto es efímero en el presente y en el hombre que va
cambiando constantemente, esto enfatiza la existencia del arte que acuña
la obra creada dal artista.
¿Cómo diferenciar cuando es o no es arte?
El contemplador ordinario y el especializado (crítico, curador de
arte o historiador), juzgan la obra de acuerdo a su bagaje cultural y con
eso profundizan en los valores de ella. Y al trasparentar el simbolismo
icnográfico y la atracción subjetiva se transporta al diálogo y a la
asimilación de su experiencia convertida en conocimiento visual. Asi que
son algún contemplador y especializados en afirmar si es o no es una
obra de arte, en base a tener o no tener prejuícios estéticos de la ciencia
del arte.
Mi experiencia como pintor me rezumo en el cultivo de la práctica
empírica y teórica, llegando a una idea significativa dimensional de lo local
a lo universal, me lleva a generar juicios particulares para el desarrollo de
la obra, es decir enfrentarse con el pensamiento humano y sostenerse en
ella.
¿ Porqué soy descendiente Maya?
Me considero descendiente Maya, por el hecho de hablar una
lengua materna que identifica mi origen, mi cultura y mi cosmovisión.
Siguiendo las huellas de los activistas, en mi palabra y sabiduría del
cosmos, cimiento mi existencia, mi historia y mis cambios actuales de
vida.
60
Lengua, arte y cultura son las sustancias puras con que combato
diariamente el mundo moderno, las considero las raíces del árbol anclada
y el follaje es la civilización y globalización. Por lo tanto, crezco
alimentando ambas partes, el conocimiento globalizado y mis principios.
Asi el activismo cultural de la palabra y del arte, son por Andrés el
instrumento que exculpa este muro costruído por los sistemas políticos y
económicos de las élites.
¿Por qué compartir tu experiencia con los niños indígenas y no
indígenas?
Para mi, los niños son la base de todo, porque en ellos gobierna la
alegría la libertad y el sorprendimiento, cada cosa descubierta por ellos
mismos les da un valor, que a temprana edad son los grandes
investigadores, porque actúan de una manera cualitativa para tener lo que
quieren y lo que deseen, dándole un significado para puntualizar un
mapeo de referencias cognoscitivas, en ellos no gobierna las voces que
distorsionan su pensamiento, sin embargo son sensibles y concientes
cuando se les enseña a respetar y compartir las cosas. Actúan con
responsabilidad y educación, por ello es la importancia de compartir los
conocimientos con amor, para sembrar hábitos y actitudes configuradas
con conciencia para que en el futuro podamos cosechar y brindar
ciudadanos creativos bañados de habilidades e inteligencias para
enfrentarse al mundo social mecanizado y sumiso por el poder económico
y político.
El lenguaje plástico, como el medio de comunicación introspectiva
de los niños, que ellos han tomado como el instrumento esencial para
comunicarse a través de sus emociones y sentimientos efímeros,
operando con los temas de su entorno social; ésta que desintegra lo
humano transformando actitudes y formas de vivir y convivir. La familia,
su cultura; identidad, principios, raíces, su manera de ver el mundo
exterior que lo hacen propio y la manifiestan a través de la mácula
descriptiva psicológica, generando un planteamiento de los
61
acontecimientos que ellos están viviendo actualmente. La plantación de
talleres recreativos que estimulan las inteligencias a temprana edad,
inyectan a la comunidad infantil a ser consumidores de arte y la cultura
del estado y la nación, por ello comparto mis experiencias y
conocimientos, asi mismo aprendo de ellos, siendo redituable las
experiencias culturales.
62
CAPITOLO 4
ANTÚN KOJTOM ED IL CH’ULEL
“La conoscenza maya, a partire dalla memoria collettiva dei Maya-
Tzeltal di Tenejapa attraverso la pittura ed il Ch’ulel, l’elemento
basilare della cosmovisione comunitaria”.
Per capire l'opera di Antún è importante conoscere, il mondo che
giornalmente lo avvolge partendo dalla sue origini, cosmogonia ed
esperienze personali.
4.1. Ch'ixaltontik (Tenejapa): le sue origini e la sua vita
Antún Kojtom Lam nasce nel 1969 nella piccola comunità di
Ch‟ixaltontik nel municipio di Tenejapa nell‟altopiano del Chiapas. Il nome
cristiano che gli è stato imposto e che appare sul passaporto è Antonio
Ramírez Intzin.
Tenejapa è un villaggio di lingua maya, i suoi abitanti sono dell‟etnia
tzeltal che deriva da tzeet, ossia “sorridente” e da tal, “coloro che
vengono”. La loro origine appartiene alla grande famiglia maya
dell‟Altopiano dei Cuchumatanes in Guatemala, emigrata in seguito
nell‟attuale Chiapas. La loro presenza nella regione è molto remota,
Tzeltal e Tzotsil cominciarono, infatti, a stabilirsi nell‟altopiano chiapaneco
tra il 750 e 500 a.C., mentre le differenziazioni nella lingua sono iniziate
dal 1200 d.C.
I Maya Tzeltal di Tenejapa si definiscono anche come “coloro che
parlano la parola vera”. Ciò significa che sono loro a conservare la
conoscenza della cultura maya dal più profondo delle loro origini, la cui
essenza è sopravvissuta alla colonizzazione politica, etnica, territoriale,
sociale, economica e religiosa iniziata nel secolo XVI. Sono rimasti
registrati nella memoria collettiva: i nomi dei mesi nel calendario maya
63
come - olalti', mak, u'ch; la traccia del sistema matematico; le pratiche
dello sciamanismo; l‟uso del telaio da cintura, i concetti duali dell'universo
e della vita quotidiana, il Ch'ulel (spirito), il concetto della morte e la
sacralità della natura e la Cosmovisione Tzeltal. Quest‟ultima rappresenta
un modo particolare di relazionarsi con la natura e una maniera rispettosa
di viverla. Tale cosmovisione è per loro un‟eredità culturale, comunitaria e
quotidiana che gli permette di avere una conoscenza funzionale di tutto
ciò che li circonda.
Antún fa parte di questa etnia. Nasce e vive a due ore di cammino
da Tenejapa nella piccola e isolata comunità Ch'ixaltontik che
letteralmente significa “roccia spinosa”, composta di sole venti famiglie. E‟
proprio grazie a questo isolamento - la luce è arrivata solo nel 2002 e la
strada nel 2006 – e alla figura del bisnonno curandero33 che nella sua
famiglia si sono potute tramandare e mantenere vive le numerose usanze
e tradizioni maya. Dall‟età di circa dodici anni, per due volte all‟anno per
un periodo di circa due mesi Antún si reca con altri familiari a lavorare
nella finca34. All‟età di diciotto anni, insoddisfatto di non conoscere la
lingua spagnola e non capire i vari insulti, per impararla e sapersi meglio
difendere, decide di seguire il fratello maggiore nelle vicinanze della città
di Puerto Vallarta, nello stato di Jalisco nel nord del Messico. Il suo
incarico è di giardiniere-manovale presso gli “Juntos” un gruppo di pittori
messicani, che dipinge motivi utilizzati per confezionare vestiti, nella
tranquillità di una spiaggia semideserta, perché il gruppo rifiuta il contatto
con la società.
Dopo oltre un anno, in cui è finalmente riuscito a imparare lo
spagnolo, invitato dal fratello a lavare i pennelli, riceve un pezzo di tela sul
quale dipinge un girasole; da questo momento inizia a lavorare come
disegnatore. Vedere il suo lavoro indossato e apprezzato da una donna
bianca è determinante perché si sviluppi in lui l‟interesse e l‟impegno
nell‟arte. La pittura diventa cosi un rifugio e una fonte di rivalsa per le
33Colui che cura le persone attraverso metodi naturali 34Grande piantagione di caffè, principalmente nella lontana regione del Soconusco, la costa sul
Pacifico del Chiapas
64
continue discriminazioni sociali ed etniche subite nell‟arco della sua vita
perché “indios” perché aveva con una diversa alimentazione, lingua e
colore della pelle.
Il vivere sei anni isolato con questo gruppo di pittori lo porta a porsi
delle domande sulla sua vera origine: indigeno o Maya? Allo stesso tempo
comincia a prendere maggior coscienza degli abusi commessi
dagl‟invasori spagnoli e dai suoi discendenti e ad approfondire la ricerca
della vera storia del suo popolo tzeltal e degli altri Maya. Antún si rende
così conto che i Maya sono come un vecchio albero pieno di cicatrici e
ferite permanenti che prova a curarsi attraverso la politica e la religione,
ma che inequivocabilmente continua soltanto a peggiorare la propria
situazione.
Presa quindi coscienza di questa triste realtà, si assume l‟impegno
di difendere, rivalutare e sviluppare il pensiero e la tradizione della propria
cultura attraverso la pittura. Questo suo primo tentativo a Puerto Vallarta,
espresso con linee e colori, gli fa soltanto comprendere la complessità
delle tecniche pittoriche. Il lavoro con i “Juntos” non è più sufficiente a
risolvere questa sua inquietudine, gli mancano le conoscenze della pittura
con cavalletto e dei murales.
Nel 1993, durante una delle sue visite annuali in Chiapas, decide di
non ritornare a Puerto Vallarta, ma di stabilirsi permanentemente a San
Cristóbal de las Casas per assistere il padre gravemente malato, proprio a
pochi mesi dal sollevamento zapatista del 1994. La lotta per la conquista
dei propri diritti e la presa di coscienza di essere veramente un
discendente della grande civiltà maya, sono il motore vitale della sua
espressione artistica.
Apprende nuove tecniche e inizia a dirigere alcuni talleres di pittura
nella Casa di Cultura a San Cristóbal, nella Zona Zoque sui monti del
Chiapas e a Guatemala City.
Dal 1995 al 2003 è maestro di pittura nelle case di cultura, ma per
incompatibilità con la direttrice interrompe il suo rapporto di lavoro e si
dedica esclusivamente a dipingere in modo autonomo, senza però
65
abbandonare il lavoro nei campi: Kojtom si autodefinisce infatti un pittore-
contadino.
Sono gli anni delle esposizioni a Città del Mexico e San Cristóbal
de las Casas e delle serie "Colores de la Región”, "Metamorfosis",
"Estudio por la Memoria de Tenejapa” e “Metamorfosis - Colores de la
Tierra", che lo orientano ad un incontro culturale e spirituale con la sua
etnia. In questo modo Antún fa rivivere l'arte maya precolombiana dato
che durante la colonia, per ragioni di sottomissione o sopravvivenza, agli
artisti maya non era data l‟opportunità di sviluppare in maniera
indipendente. Gli artisti erano solamente impiegati come "manodopera"
per realizzare i lavori commissionati dalla chiesa e dal governo spagnolo.
Ciò nonostante, alcune conoscenze sono sopravvissute, come nel lavoro
artistico delle donne (la simbologia nel tessuto) e nella memoria collettiva
che unisce conoscenze storiche e cosmogoniche. Molti di questi temi
vivono nella tradizione orale, attraverso miti e racconti indigeni e sono alla
base del lavoro del maestro.
Con il tempo partecipa a differenti attività artistiche, come corsi,
laboratori, murales e realizza esposizioni collettive e individuali a livello
statale, nazionale ed internazionale.
Nel 2006 partecipa alla realizzazione del giardino artistico del
“Projekt Künstlergärten” a Sankt Leonhard am Hornerwald in Austria.
La sua serie “Wipil de Espiritus” viene esposta a Vienna nello spazio
culturale “Das Literatur Atelier” ed a Parigi nella casa della cultura “Louise
Michel”.
Nel 2007 è invitato due volte a Chicago (USA), a maggio partecipa
per i Clubes Unidos dello stato messicano di Guerrero con l‟esposizione
collettiva “Raíces en la memoria”. A fine ottobre sarà al National Museum
of Mexican Art per un‟installazione sulla concezione maya della morte per
la celebrazione dei giorni dei morti e per finire presenterà la mostra
collettiva ―Vivir o morir por la tierra‖ a sostegno della lotta in Guerrero
contro la realizzazione della diga La Parota.
66
Nel 2008 e 2009 realizza con l‟associazione Turrismo di Feltre
(Belluno) i progetti "Bonbajel Turr”, una serie itinerante di conferenze,
murales ed esposizioni dei "13 Telai dello Spirito". Il primo progetto si
svolge in Italia, Spagna, Francia e Belgio dal 5 novembre 2008 al 30
gennaio 2009 ed il secondo in varie città del Brasile dal 28 ottobre al 26
novembre 200935.
Riguardo la sua vita familiare è padre di due figli Alux Antún di
quasi 7 anni e Zul Antón di 4 anni avuti dalla sua compagna Zoila.
4.2. La vita comunitaria
Per comprendere il nostro artista è basilare parlare della vita
comunitaria e quindi principalmente della casa, perché è proprio in questo
ambito che si sviluppano le idee e le relazioni fondamentali della famiglia,
lo spazio dove nascono e si sviluppano le sue ispirazioni.
Su un terreno, dove per sentire il rapporto dell‟energia hanno
precedentemente dormito i futuri abitanti, è realizzata l'abitazione in una
forma romboidale per relazionarsi con le direzioni universali ed i quattro
punti cardinali. Una maniera, secondo Antún, per assorbire le energie e gli
spiriti. I quattro angoli della casa servono anche come mezzo curativo. Su
questa base si crea un assemblaggio di tredici bastoni chiamati le 13
xules: collocati sopra le travi del soffitto. Questo, materializza la
rappresentazione dello spazio celeste in contatto con la terra. Per
completare gli spazi dentro la casa, il focolare è messo nel centro ed è
protetto da tre pietre chiamate Yoket (Guardiani). La funzione delle case
costruite in questo modo, è la canalizzazione delle energie, dove il
focolare posto al centro è punto di fluttuazione e ha la funzione di
assorbire l‟energia solare.
Al tempo stesso il focolare è il punto attorno al quale ruotano le
principali attività: la cottura degli alimenti, l'alimentazione, il caldo utile per
ripararsi dal freddo, (anche perché la famiglia ci dorme attorno) e le
35Vedi capitolo successivo
67
relazioni familiari. Il dialogo familiare è estremamente importante per la
coscienza collettiva e la trasmissione delle conoscenze cosmogoniche e
sociali perché nello scambio di parole si trasmettono le storie che fondano
l'identità di tutti. Il focolare è quindi anche il centro della vita comunitaria,
perché attraverso di esso si trasmettono le conoscenze.
Fig. 8: Antún Kojtom, Rostros de la Memoria, 108x85, 2005
La cosa interessante di questa attività attorno al focolare è il gran
carico di energia che trasmette e la proiezione che permette all'artista di
creare un mondo magico e mistico. Proprio così è nato Rostros de la
memoria (Fig. 8) il primo quadro che riesce a trasmettere questo concetto
di vita comunitaria.
Rappresenta i colori tipici del focolare, come i grigiastri rosso e
giallo delle fiamme, il nero del carbone ed il grigio-bianco della cenere e
soprattutto del fumo, compagno fedele nella casa.
68
Fig. 9: Antún Kojtom, Iniziazione 1, 90X100, 2007
Fig. 10: Antún Kojtom, Iniziazione 2, 84x81, 2007
69
Il “risveglio psicologico” nella vita comunitaria del giovane Tzeltal
avviene all‟età di circa 6-8 anni con una specie di rito di iniziazione, la
cosiddetta “Toma de Energía”. Il bambino o bambina viene accompagnato
di solito dalla mamma o da un suo familiare, ad un formicaio nel quale
dovrà inserire la sua mano e lasciarsi così pungere dalle formiche.(Fig. 9)
Questo trattamento ha lo scopo di svegliare le abilità del giovane
maya che da allora dovrà iniziare a collaborare attivamente per il sostegno
della vita comunitaria. Il rito può avvenire casualmente passando vicino al
formicaio o per imposizione della famiglia quando si rende conto che il
bambino continua a distrarsi troppo con la bellezza della natura e non dà
importanza al trascorrere del tempo. (Fig. 10)
Fig. 11: Antún Kojtom, Iniziazione 3 (Divinos Gemelos), 100x90, 2007
Iniziazione che ha dovuto superare anche la coppia dei Gemelli Divini
(Fig.11) che viene citata nel libro El popol Vuh, la Bibbia per i Maya.
70
Fig. 12: Antún Kojtom, Madre Maiz, 120x60, 2005 (A sinistra)
Fig. 13: Antún Kojtom, Mujer con Copal, 120x60, 2005 (A destra)
Un altro importante aspetto nella vita comunitaria è la semina che
possiede una simbologia spaziale, rappresentata nel seminare a forma di
rombo. Questo simbolismo funziona come generatore ed equilibrante delle
forze energetiche, perché il rombo dirige l'energia. Se la semina non
rispetta questo forma, il l'U'ch (la piaga) causa la perdita di energia e
debilita ciò che si è seminato.
La scoperta o addomesticamento del mais per i Maya o figli del
sole, è tale che essi si considerano uomini di mais. Nella loro cosmogonia,
i creatori del mondo fecero gli uomini con il mais. Le quattro varietà del
mais corrispondono infatti ai quattro tipi di uomini abitanti nel mondo: i
bianchi, i neri, i gialli (asiatici) ed i rossi (americani originari).
Il valore nutritivo del mais, la capacità di essere trasportato e
immagazzinato anche per un anno, il poter essere prodotto in diverse
71
regioni e zone climatiche e la capacità di combinarsi a meraviglia con altri
prodotti lo rende veramente magico. Di conseguenza si può immaginare la
sacralità della milpa, il campo dove viene coltivato, il più delle volte
assieme ai fagioli per ottenere maggior raccolto da entrambi.
Fig. 14: Antún Kojtom, Descubridores de maíz, 100x90, 2007
Il mito del mais di Tenejapa è anche rappresentato in un libricino
che racconta la storia all‟epoca in cui il mondo era fatto solo di pietra e gli
uomini si nutrivano di quelle più tenere. I creatori della terra inserirono un
chicco di mais dentro una pietra e furono le formiche più piccole che
entrarono ad estrarre i primi grani di questo prezioso alimento.
72
4.3. Il Ch’ulel, l’elemento basilare della cosmovisione
comunitaria, nella costruzione del linguaggio artistico
La concezione del Ch'ulel, inteso come "spirito" o "anima" o
“energia” è concepito nel ventre materno e rimane assopito fino a che non
si prende coscienza della propria virtù duale. In realtà, molte persone
arrivano a conoscere il proprio Ch'ulel attraverso apparizioni o
insegnamenti nei sogni. Pertanto, i Maya credono che ogni persona sia
protetta da guardiani che abitano in qualche posto magico distante dalle
case, come nelle montagne attorno. Allo stesso modo, si crede che
esistano elementi della natura che hanno questa qualità spirituale, come è
il caso degli animali, del mais, dei fagioli e degli alberi.
Il Ch'ulel è una forma di dualità dell‟essere, che trova la sua
corrispondenza nel: lab, poslom, me'tik- tajtik e ch'ulel minore.
a) Lab. Chiamato lo "Spirito Poderoso" degli sciamani. Questi ultimi
sono i nonni e le nonne che si denominano Sna', o "quelli che conoscono
o hanno la saggezza"; i loro spiriti sono i giaguari che conservano quattro
caratteristiche, come il Tzaj Balam (Giaguaro Rosso), Yax Balam
(Giaguaro Verde), Ja'al Balam, (Giaguaro Acqua), ed Ik' Balam, (Giaguaro
Vento).
Lab è una parola derivata da Lap'al, il cui significato si riferisce a
quello a cui è legato l‟altro elemento. Nel Lab c'è così un significato duale,
con differenti tipi di giaguari (simboli).
Nel telaio intitolato proprio “Lab” (fig.15) possiamo notare la dualità
dell‟ uomo-animale nei due diversi corpi che si fondono, negli arti anteriori
e nelle teste. Lo stesso fanno i colori nel medaglione.
b) Poslom. Dualità di "spirito" simile al fuoco, o relazionato con
esso, è considerato il viaggiatore dello spazio, ha forma in sagome di luce,
persone o sfere.
c) Me'tik-Tajtik. Madri e Padri che formano una dualità eterna,
vincolati coi morti, guardiani che inducono alla conoscenza della morte.
73
Fig. 15: Antún Kojtom, Lab, 123x83cm (tela 87x64), 2008 (sinistra)
Fig. 16: Antún Kojtom, Niña Libélula, 125x73cm (tela 86x55), 2009 (destra)
La morte, vista come una sorella maggiore, non rappresenta la fine,
ma bensì l‟inizio di qualcos‟altro. Lo spirito infatti, dopo un periodo di
assenza uguale agli anni vissuti sulla terra, ritorna prendendo forma di una
pianta, un animale ed anche di un altro uomo. Quest‟ultimo si verifica se i
guardiani della morte, coloro che erigono le regole della morte, vedono
una necessità di farlo ritornare uomo per completare qualcosa.
Esiste anche una forma di castigo, se la persona durante la vita non
ha rispettato la natura, ritornerà sotto forma di un insetto o di una piccola
pianta ed alla sua fine anche il suo spirito sparirà per sempre. Antún
racconta che può anche succedere che quando si incontrino i guardiani, ci
vengano richieste alcune prove da superare, come il recuperare o
giustificare la perdita dei propri capelli ed unghie. Nel caso in cui la
persona non riuscisse a dare una spiegazione, il suo destino sarà quello di
74
agonizzare perché lo spirito gira e rigira sulla terra fino al loro
ritrovamento.
Da notare quindi la normalità con cui è trattato tale argomento che
per la nostra cultura risulta invece terrificante. Così lo descrive la
curandera nonna Margarita: “La morte non è la morte, è la paura che
abbiamo del mutamento”.
Fig. 17: Antún Kojtom, Xlaj u’ (Eclipse lunar), 128x85 (tela 96x64), 2008
Fig. 18: Antún Kojtom, Ramona, 124x77cm (tela 86x56), 2008, (destra)
Nel telaio intitolato “Xlaj u‟ “ (Eclissi lunare, fig.17) Antún riprende
un glifo maya e paragona la morte della luna a quella della persona che
viene preceduta dalla presenza vicino alla casa di uccelli ed animali
particolari e poi dall‟arrivo del coniglio bianco. Coniglio bianco
rappresentato nello stesso glifo. Gli arti, sono metà con carne e metà con
solo ossa, a rappresentare la dualità vita-morte. I punti bianchi che cadono
dalla mano sinistra rappresentano l‟energia della persona che sta uscendo
dal corpo.
75
d) Ch'ulel minore. Ha la caratteristica di uno spirito minore,
incarnato in uccelli dai colori vivaci ed in altri tipi di animali piccoli.
Nel telaio intitolato “Niña Libélula” (Fig. 16) Antún ci vuole ricordare
l‟importanza che i Maya davano alle piccole creature sulla terra. La
libellula rappresenta in questo caso il mito in cui un uomo nel schiacciarla
uccide allo stesso tempo anche sua figlia: “Papà perché mi hai
ammazzato?”. La sua dualità era proprio con quell‟insetto.
Antún, approfondendo la sua ricerca, ha trovato che la parola
Ch'ulel, agente con caratteristiche duali, è composta da due radici
etimologiche: Ch'ul e Lel. Ch'ul descrive, comunemente, gli elementi o
oggetti lisci e Lel rappresenta movimenti o azioni invisibili dell'ordine
metafisico provvisto di energia eterea. Dunque, la descrizione dell‟ "anima"
nel concetto maya è relazionata con una questione energetica, tutto per i
Maya fa riferimento all‟energia.
Per i maya precolombiani e contemporanei, è comune denominare
"Nonni Creatori della Vita" i quattro elementi superiori: il Sole che è il
"Padre Vivo", la Terra che è la "Madre Viva" e l'Acqua con il Vento, che a
loro volta rappresentano i caratteri femminili e maschili. Per poter
interpretare il Lab degli sciamani che sono chiamati tali perché possiedono
uno "spirito poderoso” come i giaguari, Poslom, Me'tik, Tajtik o Ch'ulel
minore, è necessario sapere che la conoscenza deriva da Lel. Lel che
equivale all'energia dei quattro elementi: Fuoco (Sole), Terra, Acqua e
Vento, sui quali si è codificata una simbologia rappresentata da certi
animali.
Per parlare del Lel, è necessario conoscere le caratteristiche dei
giaguari rosso e giallo, tanto come il Lel della Terra rappresentato nel
giaguaro verde, acqua e vento. Allora lo sciamanismo relazionato col
nahual non è una trasformazione corporea, bensì, piuttosto, l'uso di una
conoscenza energetica di certi elementi che deve essere ricostruita
attraverso la memoria dei Maya contemporanei Tzeltal di Tenejapa; Lab e
Ch'ulel sono quindi livelli di energia e conoscenza universale.
76
Questo è proprio l'obiettivo dell'artista, trovare nella conoscenza,
attraverso la memoria del popolo, l'anello che aiuti ad interpretare il senso
della cosmovisione maya dalle sue origini, a partire dalla prospettiva
artistica e cromatica.
L‟importanza del Ch‘ulel è tale che gli artisti maya sono influenzati
da questa concettualizzazione duale dell'universo e ancor di più quando
queste idee creano uno stato che va dall‟ onirico alla realtà, portando
come risultato un ideale che si condensa nell'opera conclusa.
Antún Kojtom è l‟artista che più si dedica a rappresentare questa
corrente. La sua opera gode infatti di una ricchezza cosmogonica, dove si
fondono i principali elementi della cosmovisione maya contemporanea. I
suoi principali lavori ne sono la conferma, come ―Ox Lajuneb Sjalabil
Ch‘ulelal‖ (Tredici Telai di Spirito). Più che essere una rappresentazione
folkloristica della percezione dei sensi, è un progetto della sua stessa
esistenza: ideale della popolazione maya.
4.4. Tredici Telai dello Spirito
Ox Lajuneb Sjalabil Ch‘ulelal o “Tredici Telai di Spirito”, è una serie
di opere relazionate con la dualità e il concetto di energia cosmica, che
cerca di interpretare gli spiriti animali come parte della visione del mondo
maya.
Telaio e Ch‘ulelal (plurale di Ch‘ulel) uniscono due differenti forme
di conoscenza. L‟uso del telaio da cintura per Antún è un‟icona millenaria
della conoscenza maya che si mantiene nel lavoro delle donne tzeltal di
Tenejapa. Allo stesso modo la magia racchiusa nella concezione dei
Ch‘ulelal è un altro modo di conoscere e vedere il mondo, rappresenta
una differente forma di cultura, un modo diverso di considerare la natura
che ci circonda.
La ricerca pittorica diventa così un processo in cui la tradizione e il
pensiero tzeltal contemporaneo si confrontano e uniscono.
77
Le tredici tele-telai su cui Antún dipinge sono prodotte da una
associazione di donne artigiane della sua comunità. Loro sanno le misure
e la quantità di fili che servono ad ogni telaio, loro selezionano lo ste‘el
jalabil (i pali del telaio) e scelgono il siban te‘, l‟arbusto locale, che abbia la
consistenza adeguata per lavorare i fili.
Ricorrendo al numero tredici Antún fa riferimento alla concezione
maya delle tredici energie sacre ascendenti del cosmo e della natura. In
questo modo i telai diventano metafora degli spiriti animali tessuti secondo
i loro differenti colori.
Fig. 19: Donna Maya con telaio “a tensione” o “da cintura”.
4.5. Antún Kojtom: Objetividad y Subjetividad en su
Lenguaje Pictorico, de Osbaldo Garcia Muñoz
A decir verdad, el lenguaje humano, hablando particularmente de la
lengua, implica un sinnúmero de elementos que van más allá de la simple
representación de los signos del sistema que los contiene. Así, pues,
tomando como referencia el pensamiento de Antún Kojtom, hallamos que
en las palabras del idioma Tseltal es posible dilucidar el concepto de la
78
dualidad en los signos. La palabra ―cielo‖, por ejemplo, no corresponde,
estrictamente hablando, a la idea que tenemos en el español.
No hay tal ―cielo‖ —dice Antún—, en el sentido de las lenguas
occidentales. Para nosotros, no se trata de un referente directo, sino
simbólico. En nuestra lengua, ―Cielo‖ es ―Chul Chan‖. Chul, primera parte
de la composición lingüística, se relaciona con lo ―sagrado‖. Sin embargo,
desde mi punto de vista, digo: ―¿Cuál sagrado? ¡Vamos a ver qué es esto
de Chul!‖ Y resulta que la concepción de ―sagrado‖ proviene de la relación
que se hace con el vocativo ―Chul Na‘‖, o sea ―casa sagrada‖, y que tiene
su origen en la intromisión del término ―iglesia‖, propiamente católico. Por
esa razón, al hacer mis inferencias sobre el tema, descubrí que esta
acepción, en realidad, tenía vínculos con ―Chu lul‖, que nos remite a algo
―liso‖, ―caminos lisos‖, aquello que es ―etéreo‖ y con ―Chan‖, que significa
―serpiente‖. Es aquí donde, por primera vez, encuentro una palabra
compuesta de dos términos que implican más de lo que representan.
Como hemos visto, el artista pasa de un contexto puramente
estético a uno totalmente antropológico y lingüístico. Lo interesante es el
cuestionamiento que en principio hace el artista de su entorno; luego, su
búsqueda por entender esa realidad a partir de su visión del mundo.
Surge, pues, una crisis conceptual que, en seguida, se transforma en una
reinterpretación de lo conocido, lo que para Bourdieu es la subjetividad
objetivada.
Entonces, seguí buscando durante mucho tiempo el porqué de lo
sagrado de la palabra Chul Chan —continúa Antún—. Así, mirando las
estrellas, pensando en que quizá existía algo en común con el universo,
finalmente, llegué a la conclusión de que Chul Chan es la energía del
cielo, el ―Rayo‖. Y esto explica por qué a las líneas en zigzag de los
bordados que elaboran las mujeres tseltales le llaman ―Bel Chan Luch‖, o
sea, ―Camino de Serpiente‖; porque Chan es la energía materializada, la
serpiente como símbolo del rayo.
¡Eureka! Qué sencillo, ¿no es cierto? Sin embargo, para llegar a
este resultado es necesario entrar en un proceso de saber escuchar la
79
palabra misma; es decir, entender su contenido en relación del todo
existente, es juzgar las cosas a partir de la introyección de los elementos
y decodificar los signos para hallar los símbolos que están en juego.
En fin —concluye el artista—, lo que busco es una nueva teoría
que me permita descifrar el lenguaje y los símbolos de nuestros pueblos a
través de los registros culturales que existen en las costumbres y el
lenguaje actuales; por ejemplo, en los bordados que comenté hace un
momento, o en los rezos de Tenejapa. La idea es comprender y asimilar
útilmente estos conocimientos para trasladarlos al campo de lo estético y
usarlos como instrumento de interpretación y eliminación de la confusión
creada por el sincretismo.
Como vemos, el trabajo del arte, en sí mismo, conlleva una carga
profundamente ideológica y, hasta cierto punto, científica. No se parte de
la nada ni se pinta por pintar. Si bien es cierto que lo que calificamos en la
obra es lo puramente estético, entendiéndose esto como la distribución
armónica de los elementos en pugna —composición, color, etcéterea—
no debemos pasar por alto que un trabajo artístico es lo que es porque se
han resuelto en él los problemas de la objetivación de las ideas.
Del Yo-Subjetivo al Soy-Objetivo
Pero ¿cómo se pasa de lo objetivo a lo subjetivo y de lo subjetivo a
lo objetivo al mismo tiempo? Emile Durkheim afirma que ―Cuando cumplo
mi tarea de hermano, de esposo o de ciudadano, cuando respondo a los
compromisos contraídos, me atengo a deberes definidos, fuera de mí y de
mis actos, en el derecho y las costumbres. Y aunque concuerdan con mis
sentimientos, y pese a que percibo interiormente su realidad, ésta no deja
de ser objetiva; pues yo no los he creado…‖
En resumen, para entender el mundo partimos de una asimilación
condicionada de la realidad que ―no sólo son exteriores al individuo, sino
que están dotados de un poder imperativo y coercitivo en virtud del cual
se le imponen, quiéralo o no‖. Por lo tanto, se entiende que nuestra forma
80
de pensar y ser están reguladas por lo social. No obstante, hay un punto
en que lo objetivo es transgredido por la subjetividad.
Veamos:
a)Partimos de la Realidad Objetiva
Según Durkheim, efectivamente, existe una realidad objetiva que
está coaccionando el pensamiento del artista, del hombre. Hay una
realidad que lo oprime y que no puede controlar, pero que, a su vez, le da
sentido a su existencia. ¿Cuál es la respuesta que él procura a esta
opresión? ¿Cómo responde a estos estímulos? El primer obstáculo es
aprehender lo objetivo, es decir, lo que es externo a mí. Y en este caso, lo
objetivo es Tenejapa y mi condición de miembro de la comunidad y lo que
implica. Pero, realmente, ¿estamos concientes de ello? Para entender
esto, volvamos a nuestro viejo conocido: Antún Kojtom.
En una de las entrevistas que tuve con el pintor, él explica que tuvo
que salir a muy temprana edad de su lugar de origen para ir a trabajar a
otro estado. En ese lugar —Puerto Vallarta, Jalisco— tuvo sus primeros
contactos con la pintura, pero, también, fue ahí donde descubrió lo que
para mí fue lo mas interesante de la plática: ―Me di cuenta —dice Antún—
de que había perdido mi identidad‖. ¿Qué significa esto? ¿Yo no era yo?
¿O yo era otro yo? No voy a meterme, por ahora, en esta discusión
profusa de la identidad.Lo que quiero que observemos es que, de alguna
manera, Antún se había dado cuenta de lo importante que es reconocer,
con ojos de asombro, el espacio en que se puede decir ―SOY‖. Y cómo a
través de ese descubrirnos está nuestra oportunidad de rehacernos.
Entramos pues a la dialéctica del ser: pasar del Yo-subjetivo al Soy-
Objetivo, y viceversa.
b) Asimilación de lo social-objetivo: Subjetivación
Una vez descubierta esta relación del ser individual en relación de
lo social, viene el reto de lo que quiero hacer con ese descubrimiento.
Para algunos quizá esto no le sirva de mucho. Pero para el artista ese es
el detonante de toda su capacidad creativa. Ahora, hay que hacer un
intento por subjetivarlo todo: ―Actualmente —nos confia el pintor—, trabajo
81
en lo que yo llamo ‗La Memoria de los Mayas-Tseltales de Tenejapa‘.
Intento hallar los signos filosoficos y poeticos que definen a esta
comunidad‖.
Pongamos atencion en la frase ―Intento hallar los signos filosoficos
y poeticos que definen a esta comunidad‖. Lo que en principio fue algo
comun, pues era parte de la realidad que conociamos, de pronto, se
convierte en la base de la labor artistica. Aqui se resume el ejercicio de la
subjetivación. Por primera vez, el hombre pasa de ser un simple ser
pasivo a otro activo. Dentro de sus más recónditos espacios de
conciencia se pone a prueba toda su capacidad cognitiva. El punto es:
¿cómo materializo eso que yo pongo en mi discusión interna?
C) Objetivacion
Para lograr mis objetivos, elegi el número 13, los telares como
lienzo principal y el tema del Ch‘ulel a lo que yo llamo ―13 Telares de
Espiritu‖. Esto, porque la numeración es un lenguaje energético. Al
encuadrar mi obra en esta singularizacion es como entrar a un mundo
cósmico de evocaciones que propicia el pensamiento crítico y reflexivo,
las ideas mismas. Pues, las obras artísticas son generadoras de energía.
Decir que ―las obras artisticas son generadoras de energia‖ es
estar llevando los conceptos a planos metafisicos y que estan mas
relacionados con la forma en que decodificamos lo observado. Pues,
muchas veces, no es lo que miramos sino lo que queremos ver.
Aunque este asunto quedara para otro momento. Lo que si nos
interesa ahora, es mostrar que, a partir de que se cuestiona lo conocido y
se construye otra realidad distinta a lo encontrado, es decir que cuando el
pintor confronta la realidad social, la pone en discusión, creando la obra
misma: Tesis, Antitesis y Sintesis de Hegel.
Con esto se reafirma la importancia del trabajo artistico como una
forma de mostrar una realidad no existente, pero que, sin duda,
representa una hipotesis que, en la medida de su fuerza compositiva
(fondo y forma) transforma nuestras vidas.
82
CAPITOLO 5
I PROGETTI "BONBAJEL TURR”
5.1. Bonbajel Turr Italia e Europa, 5 novembre 2008 - 30
gennaio 2009
L‟idea di questo progetto nasce durante il 4° viaggio di Marco in
Chiapas, il quale per ricambiare la grande ospitalità ed i tanti insegnamenti
appresi, invita a sue spese il maestro Antún Kojtom in Italia, senza
rendersi ben conto di tutta la carica di energia e spiritualità racchiuse nel
messaggio di Antún, il suo è semplicemente un gesto in amicizia.
L'idea si concretizza nella realizzazione del progetto “Bonbajel Turr
Italia e Europa, 5 novembre 2008 – 30 gennaio 2009”. Il nome “Bonbajel
Turr” è la fusione delle prime parti delle due associazioni coinvolte
“Bonbajel Mayaetik” e “Turrismo”36, con il gioco di parole della pronuncia
inglese di tour, perché si tratterà proprio di un giro di mostre, murales e
conferenze. È in altre parole il frutto cresciuto nei suoi vari incontri con i
pittori maya.
Un incredibile tour in tutta Italia (isole comprese), Barcellona, Parigi
e Bruxelles della mostra “Ox Lajuneb Sjalabil Ch‟ulelal” (tredici Telai dello
Spirito) con anche la realizzazione di murales e una conferenza dello
36Il Turrismo, sopranome e stile di vita del nostro Marco Turra, che deriva dal suo cognome,
passione di viaggiare e lavorare nel settore turismo da oltre 15 anni, è infatti diventato nel 2007
anche un‟associazione di promozione sociale registrata. Un suo sogno era infatti creare una
agenzia di viaggi dai prezzi e qualità molto più competitive delle altre. Sogno quasi diventato
realtà perché è stato socio fondatore di una agenzia di viaggio, ma mai la sua idea economica ha
prevalso. Marco non era infatti interessato a fare tanti soldi, ma a creare una grande rete di
amicizie e con la sua capacità a mantenerla. Vedeva in ogni turista un futuro amico con cui poter
scambiarsi beni, servizi e favori. Sostiene tuttora che sia molto più importante e piacevole avere
tanti amici che tanti soldi. Amici da invitare a una festa o ad un viaggio, amici a cui chiedere o fare
un favore. Soldi invece con sempre tasse da pagare e pensieri per come spenderli bene, soldi che in
una crisi potrebbero svalutarsi molto e addirittura sparire in un momento per furto, un
investimento sbagliato, il fallimento di una banca.
83
stesso maestro Antún Kojtom sulla pittura maya contemporanea degli
artisti del Chiapas attraverso la proiezione delle foto dei loro quadri.
Far conoscere i telai rappresenta per Antún una forma di pregare e
di provocare energia, perché gli stessi sono generatori d‟energia e
ricorrendo al numero tredici fa riferimento alla concezione Maya delle
tredici energie sacre ascendenti del cosmo e della natura.
Il progetto si carica di grande responsabilità nel mantenere viva la
loro memoria collettiva, la simbologia dei tessuti, la tradizione, i miti e tutte
le altre espressioni della cultura originaria, da diventare per Antún la
missione della sua vita. Espressioni tramandate oralmente dagli anziani
della sua famiglia attorno al fuoco, il punto di massima energia, durante le
fasi principali della giornata come cucinare, mangiare, scaldarsi e dormire.
Utilizzando per questa sua missione, anziché le classiche tele, i telai a
tensione fatti a mano (Fig. 19), che alla praticità di viaggiare, avvolgendoli
in una borsa, rappresentano un‟icona millenaria della conoscenza Maya
che si mantiene nel lavoro delle donne tzeltal di Tenejapa.
Kojtom è il primo ed unico artista che utilizza questo supporto per
dipingere.
Vediamo dove hanno avuto luogo le varie tappe del progetto in
Italia e Europa dal 5 novembre 2008 al 30 gennaio 2009:
Prima tappa a Roma dal 7 al 12 novembre: esposizione al Museo
Nazionale Etnografico Pigorini in collaborazione con l'Ambasciata
Messicana e ESN Italia durante l‟Incontro Culturale Erasmus (ICE).
Inaugurazione alla presenza dell'Ambasciatore Messicano Jorge Chen.
Ospiti prima nella casa di Ciccio e Pasquale e poi di Simona e Erika.
Seconda tappa a Cosenza dal 14 al 18 novembre: esposizione
presso l'associazione culturale Gradiva in collaborazione con ESN
Cosenza e l'ISCaPI, conferenza alle due lll° media delle scuola di Rovito.
Ospiti nella casa di Cesarino, Pietro, Paolo, Begonia e Juan.
Terza tappa a Messina e Milazzo 19 e 20 novembre: conferenza
presso l'associazione "Guernica" in collaborazione con ESN Messina.
Ospiti nella casa di Rita e Paolo a Milazzo.
84
Quarta tappa a Palermo dal 20 al 23 novembre: esposizione al
"Cayman Club" in collaborazione con ESN Palermo. Ospiti nella casa di
Davide Palemmo.
Quinta tappa a Cagliari dal 24 al 26 novembre: esposizione allo
"Spazio P" e conferenza all‟Università in collaborazione con il prof.
Riccardo Badini ed ospiti nella sua casa.
Sesta tappa a Siena dal 27 novembre al 11 dicembre: esposizione
e conferenza al "Bella Vista Social Pub", seconda esposizione alla galleria
d'arte contemporanea "Didee” e altra conferenza alla facoltà di Lettere
dell‟Università in collaborazione con ESN Siena GES (Gruppo Erasmus
Siena). Alloggiati nella casa di Marco, la sede operativa del Turrismo a
Belcaro di Siena.
Settimana tappa a Colle di Val d'Elsa (Siena) 4 dicembre:
conferenza al Teatrikos in collaborazione con il dott. Luca D'Ascia.
Ottava tappa a Milano dal 11 al 13 dicembre: conferenza
all'Università Statale in collaborazione con ESN Milano Statale e murales
all'ospedale Melloni nel reparto pediatria per il progetto: ―Arte in
Movimento” dell‟artista Gregorio Mancino. Ospiti nella casa del Marinoni e
poi di Paulaner e Annalisa.
Nona tappa a Cuneo 15 dicembre: conferenza al museo civico di
Cuneo in collaborazione con il Comune e il dott. Andrea Vaschetto e ospiti
nella sua casa.
Decima tappa a Savigliano (Torino) 16 dicembre: conferenza nella
sede distaccata dell'Università di Torino in collaborazione con il prof.
Guaraldo e la dott.ssa Alessia Glielmi.
Undicesima tappa a Torino 13-14 e 17-18 dicembre: murales nella
casa del dott. Pasquale Garios e conferenza all‟Università di Torino in
collaborazione con il prof. Comba e la dott.ssa Alessia Glielmi. Ospiti nella
casa di Vincent e poi di Paski.
Dodicesima tappa a Benevento dal 19 al 21 dicembre: esposizione
nel Chiostro dei Domenicani in collaborazione con ESN Benevento
85
durante la partecipazione alla Piattaforma Nazionale di Erasmus Student
Network Italia.
Tredicesima tappa a Feltre (Belluno) dal 25 dicembre al 7 gennaio
2009: conferenza presso la Birreria Pedavena in collaborazione con il
gestore Lionello Gorza. Donazione al Museo dei Sogni e della Memoria da
parte dell'associazione Turrismo del quadro: Rostros de la memoria della
serie “Memoria Maya Tzeltal di Tenejapa” ricevuto in regalo dallo stesso
Antún Kojtom. Ospiti nella casa dei genitori di Marco.
Quattordicesima tappa a l‟Escala, Costa Brava (Catalogna -
Spagna) dal 7 al 9 gennaio, ospiti da Giancarlo Pedote, autore di due
manuali sulla vela, in preparazione dell'attraversata in solitaria
dell'Atlantico nella regata Charenne Martime - Bahia 2009, (il futuro
Bonbajel Turr Brasile 2009).
Quindicesima tappa a Barcellona (Catalogna - Spagna) dal 9 al 18
gennaio: conferenza presso il "Centro Culturale Valentina" ed esposizione
nella Casa de la Solidaritat in collaborazione con El Lokal. Ospiti nella
casa di Paolina e Martin.
Sedicesima tappa a Bologna, 20 gennaio conferenza al Ginga Art
Cafè in collaborazione con ESN Bologna. Ospiti nella casa di Francesco,
Serena, Giovanni e Andrea.
Diciassettesima tappa a Torino 21-22 gennaio per terminare i
murales nella casa del dott. Pasquale Garios. Ospiti nella casa di Paski.
Diciottesima tappa a Parigi (Francia) dal 23 al 28 gennaio: intervista
Radio nel programma “Terra e Libertà” di Radio Libertaire e conferenza al
Bistrot Littéraire "Les Cascade". Ospiti nella casa di Marie.
Diciannovesima tappa a Bruxelles (Belgio) dal 28 al 30 gennaio:
esposizione al "Boa press" in collaborazione con la dott.ssa Celine Vivier e
Boa Press. Ospiti nella casa di Celine.
Per un totale di 9 esposizioni (Roma, Cosenza, Palermo, Cagliari, 2
in Siena, Benevento, Barcellona e Bruxelles) 2 murales (Milano e Torino)
e 14 conferenze (Cosenza, Messina, Cagliari, 2 in Siena, Colle Val d'Elsa,
86
Milano, Cuneo, Savigliano, Torino, Feltre, Barcellona, Bologna e Parigi) in
ben 87 giorni.
Il progetto si è potuto realizzare ad un costo totale inferiore ai
tremila euro, compreso il volo dal Messico, grazie alle tante amicizie
mantenute e create negli oltre dieci anni di volontariato di Marco all'interno
dell'associazione universitaria Erasmus Student Network a livello locale
(Siena), nazionale ed internazionale. Amicizie in grado di offrirgli un
perfetto e caloroso supporto logistico ed organizzativo (non dormivano in
asettiche camere d‟albergo, ma in accoglienti case). Giustamente il
maestro Antún ha voluto loro dedicare e regalare il quadro “Discoteca”
ispirato proprio alle tante nottate passate in compagnia dei suoi tanti e
nuovi amici “Erasmus”.
Il successo e il divertimento con anche il guadagno economico per
Antun nella vendita dei suoi quadri, hanno insegnato a Marco un'altra
importantissima lezione di vita, che in nessun libro di scuola esiste:
l'individualismo non paga quanto il collettivismo! Mai infatti in cosi breve
tempo la sua associazione Turrismo si sarebbe potuta far ben conoscere,
da finire sui giornali e successivamente in diretta nella televisione
nazionale, oltre che sulla barca nella regata transoceanica.
Senza dimenticare le tantissime soddisfazioni e bellissimi momenti
nell'incontrare i suoi vecchi amici che puntualmente li ospitavano.
L‟arte diventa così non solo un momento di gioia, ma anche un
potentissimo mezzo per far conoscere ad alta voce il messaggio della
cultura Maya e l‟importanza di recuperare, mantenere ed avvalorare le
proprie origini e cultura.
Per il maestro è stata la consacrazione come artista e una
esperienza irripetibile. Il vivere con le persone del posto e il condividere
con loro vari momenti, ha reso questa esperienza autentica e genuina e
non artificiale e più cara come quella da catalogo turistico di agenzia di
viaggi.
Non sorprende quindi che con la promessa, fatta da Marco a
Giancarlo, di aspettarlo in Brasile, voglia replicare il progetto. La sua
87
grande fiducia per il prossimo gli fa sottovalutare le tante difficoltà
nell‟organizzarlo, impara una volta di più l‟importanza dell‟amicizia, ma
riesce a portalo a termine, volere è potere.
5.2. Bonbajel Turr Brasile 23 ottobre – 26 novembre 2009
L‟importanza della missione e il successo del progetto precedente
danno a Marco l‟energia per ridurre drasticamente il suo lavoro e dedicarsi
invece nel replicare il “Bonbajel Turr” in Brasile. Aveva in effetti promesso
al suo caro amico Giancarlo Pedote, nonché primo socio onorario e
sostenitore del Turrismo, di aspettarlo a Salvador de Bahia. Giancarlo si
era infatti qualificato per attraversare l‟Oceano Atlantico in solitaria su una
barca di 6,50 metri con partenza dalla Francia, nella regata Charenne
Maritime – Bahia. Attraversare l'Oceano in solitaria rappresenta per lui
realizzare il sogno della sua vita.
L‟organizzazione, a differenza del primo progetto realizzato in
“casa” con la fondamentale collaborazione di Erasmus Student Network
Italia è stata molto complessa. Sono stati necessari mesi e mesi, molti dei
quali da solo, sul computer e connesso ad internet data la lunga distanza
e per tenere bassi i costi. Tempo dedicato a scrivere e riscrivere il progetto
in italiano per la ricerca di fondi, mai arrivati, ed in spagnolo; a migliorare il
sito del turrismo.it e completarlo nella versione inglese; a cercare biglietti
aerei economici per arrivare in Brasile per lui e per Antún dal Mexico e
modi economici per muoversi all‟interno del Paese. Per non parlare della
ricerca principale e costante quella di enti, associazioni, università, istituti,
amici di amici che potessero collaborare con un locale-sala per esporre,
fare la conferenza, fare promozione e cercare degli spazi per dipingere i
murales.
In aggiunta al precedente progetto, il Bonbajel Turr Brasile 2009
prevede la proiezione di due video e la promozione di un libro. Il primo
video su Antún realizzato dal messicano Diego Moreno Garza di Jex
Produtions e il secondo sull‟immigrazione bellunese di “Come „na volta”
88
del comune di Arsiè (Belluno). Il libro è “Amici Alberi” di Cesare Dalfreddo,
un carissimo amico nonché “gemello” di Marco, scomparso pochi mesi
prima, alla cui memoria il progetto è dedicato.
La sola e unica certezza per Marco, nello stato del Rio Grande do
Sul, erano i suoi lontani parenti bellunesi, conosciuti nel suo precedente
viaggio ai quali avrebbe fatto un grandissimo piacere la loro visita.
Giancarlo lo skipper, in grande amicizia e per tutto il suo impegno
nel progetto, gli concede una parte dello scafo della barca, per mettere il
logo del Turrismo. Quale migliore occasione per dimostrare, accogliendolo
in Brasile, di essere l‟associazione dell‟amicizia?
Nonostante i suoi tantissimi sforzi Marco arriva in Brasile con molto
ancora da organizzare per il “turr” artistico ma in perfetto orario per
aspettare Giancarlo al porto. Dopo una lunga e movimentata nottata di
attesa e di colpi di scena, la sua barca arriva sotto una pioggia incredibile.
Giancarlo è distrutto, ma soddisfatto della grande impresa di aver
concluso la regata oceanica di un mese in solitaria, primo posto assoluto
degli italiani e quarto nella sua categoria, su una cinquantina circa.
Marco, per non vanificare il progetto, riprende la ricerca di locali-
sale dato che solo la prima delle quattro tappe, a Minas Novas era
pienamente organizzata dall‟associazione Cooperazione Internazionale
Sud Sud (C.I.S.S.) merito di Maria Giovanna Mulè, un‟amica della sua
amica Carmela e di María Gastón, la responsabile del CISS in loco.
A Minas Novas una cittadina a circa sette ore da Belo Horizonte, la
capitale dello stato di Minas Gerais nel centro del Brasile, si realizza la
conferenza presso la sala comunale stracolpa di persone e la mostra dei
“13 telares de Espiritu” nel centro delle Sorelle Salesiane. Nello stesso
centro Antún imparte due corsi di pittura agli oltre cento bambini che lo
frequentano e realizzano dei murales sulle scalinate della palestra.
A Salvador, la capitale dello stato di Bahia, la tappa più lunga del
progetto, Marco tramite la sua amica Alessia, entrato in contatto con
l‟Istituto di Cultura Brasile Italia Europa (I.C.B.I.E.) al quale era piaciuto il
progetto per la sua “pazzia”, usando le parole del direttore. Il telaio di
89
Antún intitolato “Ramona”” partecipa alla mostra collettiva dell‟evento “La
Caduta del muro di Berlino…e di tutti gli altri muri”.
L‟occasione dei venti anni della caduta, aveva dato allo stesso
ICBIE con il Comune di Salvador e il Goethe Institut ed in collaborazione
con Italia Amica, Universidade Federal da Bahia, Arci Solidarietà e Lahn
Artists Limburg Deutschland, l‟idea di organizzare tale evento per
svegliare la coscienza storica e ricordare che tuttavia esistono ancora tanti
muri, soprattutto virtuali, da abbattere. Come quello ideologico costruito
dalla classe politica ed economica messicana per emarginare, sfruttare e
cancellare il popolo originario Maya.
Presso l‟ICBIE si svolge la conferenza di Antún e riesce anche ad
organizzare la mostra dei “13 Telares de Espiritu” per una sola giornata,
data la concomitanza di una altra mostra, sufficiente però per far si che le
13 energie si possano irradiare anche a Salvador.
L‟Evento de “La Caduta del muro di Berlino…” si conclude con la
costruzione, pittura e distruzione di un muro in cartongesso nel pieno
centro storico di Salvador, nel Largo do Pelourinho. Un gesto dalla grande
importanza simbolica, che ci ricorda che quel muro di divisione in
Germania, agli inizi degli anni ‟80, diventò uno spazio perfetto per “Fare
Arte” e cosi lo è stato ancora con anche i simboli Maya: il Sole, la Terra,
l'Acqua e il Vento.
Gli stessi simboli maya e altri ancora, che giorni prima erano stati
oggetto dell‟incontro di Antún con il collettivo di graffitari di Bahia del
“Progetto Salvador Grafita”, simboli riprodotti subito dopo in diversi muri
del ICBIE.
Nella tappa del sud a Três di Mayo, una piccola cittadina vicina al
confine con Argentina, i suoi familiari, gli hanno organizzato un incontro
con il vicesindaco, un giornalista, un fotografo e una radio locale.
Dal quale si concretizza l‟idea della conferenza e la mostra dei “13
Telares de Espíritu” presso il Comune.
L‟ospitalità dai cugini lontani di Marco è quella tipica di una volta,
con il tradizionale Churrasco, ossia carne alla brace che viene servita
90
praticamente a tutte le ore e in tutte le case dove saranno ospitati. Sono
intervistati da altre due radio locali e i messaggi promozionali della mostra
e conferenza passano in continuazione. L‟associazione locale “Três de
Maio” di emigrati bellunesi che contattata da Marco vari mesi prima non
aveva dato la sua disponibilità, ora si impegna a diffondere l‟evento, gli
organizza una festicciola e accetta molto volentieri alcune copie del libro
“Amici Alberi” che utilizzerà per le loro lezioni settimanali di italiano.
Il giorno prima di raggiungere Rio de Janeiro, a Curitiba ospiti di un
altro dei suoi cugini, riescono finalmente ad avere un contatto con un
componente del Movimento Senza Terra che li porterà a conoscere la
realtà dei “Senza Tetto” i quali anziché occupare delle terre abbandonate
occupano palazzi, fabbriche o altri edifici chiusi. Li accompagnerà anche
nella pericolosa favelas di Marè presso la “Rete di sviluppo di Maré” dove
ai componenti del direttivo Antún terrà la conferenza con il solito power
point in una forma più rapida.
Saranno alla fine della giornata ospiti nella favelas Cidade de Deus,
tradotto in italiano “Città di Dio”, presso la parrocchia dal sagrestano
pittore nonché coordinatore di una Casa di Cultura, per un valido
intercambio di esperienze.
Il progetto è stato tutt‟altro che una passeggiata e soddisfatti di
essere alla fine riusciti a portarlo bene a terminare e di averlo concluso
nella città e casa di Dio, festeggiano salendo al Cristo Redentore che
domina tutta la bellissima ed incredibile baia di Rio de Janeiro.
A Marco resta però il dubbio che nei primi giorni a Salvador era un
incubo: ma se quei 3 mila cinquecento euro li avesse usati per fare il
secondo piano del “taller-galeria Gráfica Maya” o in altri modi in Chiapas e
ne avesse guadagnati degli altri portando in giro i turisti nelle colline
toscane? I soldi infatti utilizzati erano quasi tutti i suoi risparmi avuti da sua
nonnetta Antonietta venti anni prima, ma per l‟amicizia con Giancarlo e per
l‟importanza della missione di recupero della memoria Maya-Tzeltal di
Antún, ha preferito buttarsi in questa avventura. Missione che continua a
dare a Marco quella energia necessaria, per continuare sull‟intrigante
91
cammino dell‟amicizia e dell‟arte come miglior mezzo di lotta per un
mondo migliore che esiste già, che è semplicemente dentro di noi, quello
della condivisione reciproca.
Il recupero della cultura Maya è in effetti simile a quello che Marco
vuole fare con la sua cultura, recuperare i valori e principi di una volta
imparati in famiglia, basati principalmente sulla Parola, senza niente di
scritto, firmato, o sigillato come il senso di gratitudine, solidarietà e
memoria imparate da Marco proprio dalla sua nonnetta e per questo il
Turrismo a lei è dedicato.
92
CONCLUSIONI
Figura 20: Antún Kojtom, El grito Maya, 80x111cm, 2004
Gli artisti fanno parte delle poche categorie che il sistema non
riesce a controllare ed a imprigionare con la settimana lavorativa. L‟arte
come forma di libertà e indipendenza
Per gli artisti e anche per i Maya, non esiste la giornata della
domenica o meglio, a loro scelta, può essere o non essere domenica. Non
c‟è quella netta differenza fra il lavoro ed il piacere, uno include l‟altro.
Esistono infatti tanti lavori-passioni che danno piacere nel
realizzarli, questo muro fra tempo libero e lavoro è di recente invenzione. Il
lavorare nei campi, l‟avere la propria piccola attività, il contribuire
collettivamente in svariate forme, dava quel gratificante senso alla propria
giornata e vita. Nei Maya non esiste lo sfruttamento dell‟uomo sull‟altro
uomo, ma la collaborazione fra uomo e uomo. Le case ad esempio nelle
comunità venivano costruite gratuitamente da tutte le persone insieme,
sapendo che lo stesso avveniva per la propria di casa.
Quando servivano delle risorse dalla terra, per un valido motivo si
chiedeva permesso alla Madre Terra (tagliare un albero per seminare o
93
scaldarsi). Lo sfruttamento dell‟uomo e della natura, in tali civiltà superiori
non esisteva, siamo noi occidentali che praticandolo da secoli siamo dei
barbari. Sfruttamento che anziché nascondere per pudore, idealizziamo al
massimo come simbolo di orgoglio, progresso e addirittura civiltà. Nella
nostra società, l‟informazione e la conoscenza che riceviamo appena nati
da tutte le istituzioni, scuola, televisioni, giornali, università, stati, politica e
religioni non fanno altro che giustificare e consacrare questo incivile ed
enorme sfruttamento dell'uomo su un altro uomo, per il privilegio di
pochissime persone. Guerre, distruzioni, corruzione, inquinamento,
spreco, ingiusta distribuzione delle ricchezze sono incivilmente più che
tollerate nella nostra società.
Il principale dei mezzi adottati per creare un tale mondo “reale”
fittizio è il controllo della conoscenza e dell‟informazione, viviamo infatti in
“democrazia” con una dittatura del conoscenza. Tutta la storia, delle origini
dell‟uomo ad oggi, è scritta e riscritta per legittimare lo status quo e quindi
la classe economica e politica al potere con la diabolica invenzione degli
Stati Nazionali e poi delle Unioni degli Stati, per aumentare sempre di più
la distanza fra il popolo e i suoi rappresentanti.
La storia ufficiale, come riporta il libro di Aguirre Rojas, spesso è:
1-positivista, degrada la storia a una semplice e limitata attività di
erudizione.
2-anacronista, pensa che gli uomini e le società precedenti siano
stati uguali a come siamo noi adesso.
3-con una nozione del tempo storica, unica ed omogenea anziché
di un tempo sociale e storico, multiple, eterogeneo e variabile.
4-con un‘idea limitata del progresso: oggi è meglio di ieri e domani
sarà obbligatoriamente meglio di oggi.
5-acritica, tipica attitudine passiva che mantengono gli storici verso
le testimonianze e i documenti
6-alla ricerca di una presunta obiettività e neutralità assoluta di
fronte l‘oggetto di studio, quando è impossibile
94
7-postmodernista, la riduzione della storia a una sola dimensione
narrativa e discorsiva, non studiano la storia reale ma i discorsi storici
riguardanti l‘avvenimento storico37
Questo metodo di scrivere la storia è lo stesso usato anche per la
“creazione” della versione ufficiale dei Maya. Con il risultato di essere
totalmente differente da quella vissuta dal maya Antún e a quella che si
trova sui libri non ufficiali ossia pacifica, spirituale, egualitaria, senza classi
sociali e con un altro concetto di religione. Le principali divinità da
ringraziare e rispettare sono infatti i quattro elementi: il sole, la terra,
l‟acqua e l‟aria. L‟energia, la spiritualità e la dualità rappresentate nel
Ch‟ulel sono alla base di tutti gli incredibili traguardi raggiunti attraverso il
volontariato, una grande autonomia locale ed un‟economia del baratto
agevolata con i semi del cacao
Ci si aspetterebbe che tale fantastica progredita civiltà, più giusta
ed ugualitaria dovrebbe essere da esempio per le altre. Avviene invece
l‟esatto contrario proprio perché è considerata un grandissimo nemico da
poter mettere in pericolo tutto l‟immenso potere acquisito in vari secoli di
dominazione di pochi uomini sul resto del pianeta.
Ecco perché la loro storia ufficiale viene continuamente controllata,
degradata, disprezzata, falsificata attraverso tutti i mezzi possibili come
libri, film, documentari, notizie ed altro per far diventare reale e vera la
versione della dittatura della conoscenza.
Chi sostiene che il mondo senza la società occidentale sarebbe
privo di libertà, progresso, diritto, razionalità rispondo con una una email
ricevuta poco fa:―tali termini sono la forma universalistica ed astratta con
cui gli "intellettuali organici" inesorabilmente si appropriano di ogni
conquista dello spirito e la depotenziano; non ci sarebbe infatti stato
bisogno di tante lotte e martiri (faticose elaborazioni intellettuali) per
37AGUIRRE ROJAS Carlos Antonio, Antimanual del mal historiador, Contrahistorias La otra
mirada de Clío, treceava edición, México [2002] 2008, pp. 27-38
95
riconquistare diritti che altri popoli non hanno mai perduto e quindi non
hanno mai avuto bisogno di teorizzare‖.
Dai racconti di Antún gli antichi Maya avevano una sola necessità,
quella di garantirsi il cibo per vivere un anno. Risolto questo scopo, il resto
del tempo lo potevano dedicare a ciò che preferivano come il calcolare il
tempo, cercare di capire la loro origine ecc. I tempi sono cambiati ma non
così tanto, Marco ha una necessità avere soldi per vivere un anno. Non è
interessato ad accumularne tanti e tanti per molti anni (non è il momento
storico) è preferibile saper usarli bene, inventarsi un lavoro per farli in
maniera indipendente quando servono e crearsi desideri dove i soldi
abbiano meno importanza.
Chi ovviamente manca di creatività, determinazione e tanti amici è
“costretto” a lavorare continuamente per conto di altri o dello Stato,
perdendo, nella maggior parte delle volte, quella fondamentale
indipendenza. Ecco perché a suo originale modo, Marco può essere
considerato un artista. Occorrono ovviamente degli anni di gavetta per
imparare, uno spirito artistico e imprenditoriale con una grande dose di
determinazione. In fondo, a proprio modo siamo tutti artisti è la società che
tende a considerare solo quelli famosi e ad emarginare gli altri.
Dimostrazione della sua arte d‟arrangiarsi è proprio il primo
progetto “Bonbajel Turr” in collaborazione con Erasmus Student Network
Italia in tutta Italia, isole comprese, Spagna, Francia e Belgio, con mostre,
conferenze e murales; viaggiare e vivere bene, con pochi soldi nella
carissima Europa. Le uscite di 2800 euro circa spesi da Marco per
realizzarlo, compreso il viaggio dal Mexico per il maestro sono infatti stati
compensati dalle entrate di circa 2400 euro dello stesso Antún con la
vendita di alcuni suoi telai e le piccole stampe. Con un bilancio quasi
paritario di circa 400 euro.
Antún, non è più solo nella sua missione, più e più persone si
stanno lentamente unendo per ridare la priorità al volontariato e alla
collettività e non all' individuale egoismo promosso costantemente da tutti i
96
mezzi di comunicazione di massa. Tale messaggio maya, come forse
avevate erroneamente pensato precedentemente, non riguarda solo l'altra
parte dell'oceano, ma proprio la nostra realtà in crisi, un consiglio con una
drammaticità attualissima.
Ricostruire la fiducia la persone è ora la nostra necessità, altro che
delegare la rappresentanza dei nostri interessi ad un voto ogni qualche
anno; credendo poi che a livello nazionale ci sia una grande differenza. Il
“padrone” a cui dobbiamo obbedire è sempre quello che stampa i soldi,
una volta eravamo noi, da alcuni anni non lo siamo più. Questo non ce lo
fanno mai scegliere!
Un progetto per iniziare a ricostruire la fiducia e per riappropriarsi
della sovranità monetaria recentemente persa, esiste già e si chiama:
Arcipelago SCEC (Solidarietà ChE Cammina) attraverso i suoi buoni di
solidarietà La vera rivoluzione che dobbiamo fare, per migliorare la nostra
qualità della vita, è dentro di noi, passare ossia dall'individualismo al
collettivismo. Cominciando dalle nostre piccole azioni quotidiane in casa,
al lavoro, in città, con gli amici e al centro culturale, non ci andate, perché
non esiste? Informatevi ed unitevi per aprirne uno! E riducete sempre di
più il tempo di fronte alla televisione, lo strumento più potente per creare la
memoria collettiva e la disinformazione.
Il volontariato presso un‟associazione o semplicemente un gruppo
che condivide i propri obiettivi è un‟ottima strada. L‟arte e la spiritualità
degli strumenti molto appropriati, il tempo è arte, non denaro. Svegliare il
proprio Ch‘ulel e lo spirito critico per rendersi conto che siamo alla vigilia di
una crisi ben peggiore di quella del 1929 è di fondamentale importanza.
Il virus maya del collettivismo, innato nel uomo ma continuamente
attaccato e disprezzato è sopravvissuto ed ora è finalmente tornato anche
fra noi: lasciati contagiare!
97
BIBLIOGRAFIA
-AGUIRRE ROJAS Carlos Antonio, Antimanual del mal historiador,
Contrahistorias, La otra mirada de Clío, treceava edición, México [2002]
2008
-AGUIRRE ROJAS Carlos Antonio, Mitos y olvidos en la historia oficial de
México, Ediciones Quinto Sol, México 2003
-ALVAREZ QUIñONES Francisco, El sistema alimentario de los mayas,
Sna Jtz‟ibajom, Cultura de los Indios Mayas, A.C.
Programa de Fomento a las Ciencias y Artes Mayas y Zoques
(FOCAMAZ) Universidad Intercultural de Chiapas (UNICH) México, 2010
-CABRERA Edgar, El Calendario Maya, Ediciones Liga Maya, Costa
Rica 1995
-Calendario Atlante De Agostin, Novara, 2002
-DE VOZ Jan, Nuestra Raíz, Clio, México, 2001
-MORLEY Sylvanus G. La civilización Maya, Fondo de Cultura
Económica, México [1946] 1947
-MOTA MARIN Sergio, “Estructura economica de Chiapas”, in Maria Luisa
Armendariz (compiladora), Chiapas,una radiografia, Fondo de Cultura
Economica, México, 1994
- MUÑOZ RAMIREZ, 20 y 10 el fuego y la palabra, Revista Rebeldia,
México, 2003
98
-PEREZ SUAREZ Tomás, Los mayas y su vecinos olmecas in P.Schnildt,
M. de la Garza y E. Nalda coordinadores, I Maya Landucci editore Italia,
[1998]1999
-RAMOS MAZA Roberto, Chiapas: geografía de la transición, in María
Luisa Armendáriz (compiladora), Chiapas,una radiografía, Fondo de
Cultura Economica, México,1994
-ROBLES RAMIREZ Angel y VAZQUEZ GOMEZ Jorge, Agricultura,
población y alimentos en Chiapas, in Maria Luisa Armendariz
(compiladora), Chiapas, una radiografia, Fondo de Cultura Economica,
México, 1994.
-RUZ LHUILLER Alberto, Los antiguos mayas, Fondo de Cultura
Económica, México 1981
-SABLOFF Jerem , La civilizacion maya en el tiempo y el espacio, in
P.Schnildt, M. de la Garza y E. Nalda coordinadores, I Maya Landucci
editore Italia, [1998]1999
Sitografia
http://nadir.org/nadir/initiativ/agp/it/index.htm
99
RINGRAZIAMENTI
Grazie Mamma e Papà quaggiù, Nonna e Cesare lassù!
E ai miei tanti “maestri” extrascolastici conosciuti per strada, alle feste, al
lavoro e nei miei tanti viaggi dentro e fuori l‟Italia!
Le vostre lezioni di vita sono fondamentali e complementari a quelle
istituzionali avute dal sistema scolastico.