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  • 7/23/2019 Tesi-Pedone

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    Universit degli Studi di Siena

    Facolt di Economia Richard GoodwinFacolt di Giurisprudenza

    Corso di Laurea in Scienze delle comunicazioni

    MASTER IN FINANCIAL PLANNING SIENAEdizione 2001/2002

    Tesina finale

    Mercato efficiente e gestione indicizzata:

    ripercussioni sullattivit del promotore finanziario

    Autore:

    Alessandro Pedone

    Referente scientifico:

    Prof. Franco Caparrelli

    Relatore:

    dott. . Enrico Camerini

    Siena, 2 Marzo 2002

    In collaborazione con :

    TESEO

    ANASF

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 2di 2

    PREFAZIONE

    Il lavoro qui proposto nasce dal tentativo di fornire alcune possibili risposte alla seguente domanda: un

    operatore professionista, applicando le sue conoscenze e le tecniche derivanti dalla sua professionalit, in

    grado di ottenere sistematicamente un rendimento superiore alla media del mercato? Il quesito, se formulato

    ad un comune risparmiatore (ma anche a molti operatori che intrattengono le relazioni con il risparmiatore

    come promotori finanziari o sportellisti bancari), assume una vaga connotazione tautologica.

    A tutta prima, appare evidente che il frutto dellapplicazione di conoscenze e tecniche professionali sia

    in grado di fornire risultati superiori alla media.

    Nella realt dare una risposta definitiva (affermativa o meno) alla suddetta domanda tuttaltro che

    semplice e scontato.

    Asserire che un operatore professionista, applicando le sue particolari conoscenze e tecniche, possa

    essere in grado di realizzare costantemente extra-profitti rispetto alla media del mercato significa asserire che

    il mercato inefficiente. Negli ultimi 30 anni circa, nel mondo accademico e fuori, si aperto un vivacissimo

    dibattito circa lipotesi di efficienza dei mercati finanziari.

    Un esito definitivo e pacificamente accettato di questo dibattito, come facile intuire, avrebbe un

    impatto considerevole sulla cos detta industria del risparmio gestito.

    Qualora si dimostrasse limpossibilit per un operatore professionista di battere costantemente il

    mercato nessun investitore informato e razionale sarebbe disposto a pagare delle commissioni per la gestione

    attiva. Questo avrebbe impatti significativi, non solo per i gestori, ma anche per il lavoro del promotore

    finanziario.

    Il dibattito teorico sullefficienza del mercato molto interessante ma una trattazione anche

    approfondita - dellargomento risulterebbe priva di conseguenze pratiche. Abbiamo quindi pensato di

    relegare ad unappendice separata una presentazione dei principali contributi offerti dal mondo accademico

    circa il dibattito sullefficienza del mercato, evidenziandone in modo particolare i limiti.

    La prima parte descrive la nascita e lo sviluppo del concetto di gestione indicizzata, per poi affrontare il

    confronto fra gestione attiva e gestione passiva. Affronteremo prima la questione da un punto di vista logico,

    avvalendoci di un ragionamento molto semplice ma estremamente efficace di W. Sharpe, per poi effettuare

    delle verifiche empiriche.

    Le evidenze raccolte a favore della gestione indicizzata sono numerose e fra loro molto coerenti. Pur

    mettendo da parte queste evidenze, laspetto dei costi eccessivi dellindustria del risparmio gestito rende,

    mediamente, poco attraente per un cliente la scelta della gestione attiva. Il rapporto fra costi di gestione e le

    probabilit di ottenere un extra-profitto rispetto al mercato, infatti, fa propendere per una gestione passiva.

    Movendo da queste considerazioni, nella seconda parte, ci occuperemo delle possibili ripercussioni sullavoro del promotore finanziario dovute alla diffusione in Italia della gestione indicizzata attraverso il

    veicolo degli ETF. Sosterremo che la consulenza finanziaria rappresenta il futuro della professione del

    promotore e mostreremo un possibile scenario di evoluzione delle distribuzione finanziaria in Italia.

    Ringrazio Assoconsulenza, nella persona del dott. Massimiliano Romano e del segretario generale dott.

    Stefano Masullo, per la collaborazione fornitami nella realizzazione del presente lavoro. Ringrazio inoltre la

    dott.sa Germana Martano, caporedattore di Morningstar Italia. Infine, uno speciale ringraziamento al dott.

    Maurizio Capra, della Financial Planning Association, per i preziosi suggerimenti.

    Alessandro Pedone

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 3di 3

    SOMMARIO

    PREFAZIONE.................................................................................................................................... 2

    1. GESTIONE ATTIVA E GESTIONE INDICIZZATA ................................................................. 41.1. La gestione indicizzata dal 1970 ad oggi .............................................................................. 4

    1.2. Il principio di Sharpe sulla gestione passiva......................................................................... 7

    1.3. Il confronto fra gestione attiva e passiva .............................................................................. 9

    1.4. Il problema dei costi di gestione.......................................................................................... 11

    1.5. I fondi azionari italiani che investono in Italia: un confronto con lindice......................... 15

    1.6. Il nuovo fenomeno: gli Exchange-Traded Fund ............................................................. 17

    1.7. Conclusioni.......................................................................................................................... 19

    2. RIPERCUSSIONI SUL LAVORO DEL PROMOTORE FINANZIARIO................................ 20

    2.1. Il problema della cultura finanziaria .................................................................................. 20

    2.2. Identit e valori dellindustria del risparmio gestito........................................................... 222.3. Il problema della distribuzione............................................................................................ 24

    2.4. Qualcosa sta cambiando ..................................................................................................... 25

    2.5. Ripercussioni sul promotore finanziario ............................................................................. 26

    2.6. Evoluzione del mercato della consulenza............................................................................ 27

    2.7. Conclusioni.......................................................................................................................... 29

    CONCLUSIONE .............................................................................................................................. 30

    APPENDICE.................................................................................................................................. 311. LIPOTESI DEL MERCATO EFFICIENTE.............................................................................. 31

    1.1. Il dibattito sullefficienza dei mercati.................................................................................. 31

    1.2. Random Walk....................................................................................................................... 321.3. Il modello di efficienza di E. Fama...................................................................................... 32

    1.4. Altre definizioni di efficienza del mercato ........................................................................... 33

    1.5. Verifiche empiriche.............................................................................................................. 34

    1.6. Il problema del prezzo corretto ed altri limiti alla determinazione di efficienza............ 36

    1.7. Cosa possiamo concludere circa lefficienza del mercato e la capacit dei gestori di

    sovraperformare costantemente lindice ................................................................................................. 37

    Bibliografia...................................................................................................................................... 38

    ALLEGATI

    1. CONTRATTO DI CONSULENZA INDIPENDENTE2. CODICE DEONTOLOGICO ASSOGESTIONI

    3. PROSPETTO INFORMATIVO ETF ISHARE (in formato elettronico. PDF)

    4. PROSPETTO INFORMATIVO ETF Nasdaq-100 Trust Fund (in formato elettronico. PDF)

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 4di 4

    1. GESTIONE ATTIVA E GESTIONE INDICIZZATA

    When we buy and actively managed fund, we

    are like gamblers in Vegas. We know it is likely to be

    a losing proposition, yet somehow we feel we are

    getting our moneys worth.

    Wall Street Journal 27 Febbraio 2001

    Nel 1935, Gerald M. Loeb nel suo famoso

    libro, The Battle for Investment Survival, scriveva:

    Once you attain competency, diversification isundesirable. One or two, or at most three or four

    securities should be bought. Competent investors

    will never be satisfied beating the averages by a

    few small percentage points. In quegli anni gli

    operatori non erano neppure sfiorati dal dubbio

    circa la capacit di un operatore professionista

    competente di battere il mercato.

    I decenni successivi sono stati caratterizzati

    da un impressionante aumento della capacit

    tecnica di effettuare verifiche empiriche circa ilcomportamento dei prezzi nei mercati finanziari.

    Laffermarsi degli strumenti informatici ha messo

    in condizione gli studiosi di effettuare ricerche

    sempre pi ricche ed accurate.

    La maggior parte del mondo accademico e

    professionale, oggi, ritiene che i mercati finanziari

    sviluppati siano caratterizzati da un elevato grado

    di efficienza informativa.

    Con questo termine non intendiamo

    affermare che i mercati siano sempre razionali ed

    in grado di valutare correttamente le informazioni

    disponibili bens che le probabilit di ottenere

    extra-profitti dal mercato impiegando le

    informazioni disponibili sono tendenti allo zero.

    Limpiego dellanalisi fondamentale e

    dellanalisi tecnica, in una ipotesi di efficienza

    molto elevata dei mercati, non pu essere

    premiante.

    Abbiamo voluto brevemente sintetizzare ildibattito sullefficienza del mercato in appendice

    al presente lavoro. Tale dibattito sicuramente

    affascinante e fornisce utili informazioni circa il

    funzionamento del mercato, ma non di grande

    aiuto nel rispondere al quesito che funge da filo

    conduttore di questa lavoro.

    Ci che realmente interessa linvestitore non

    tanto conoscere se il mercato sia o meno

    intrinsecamente efficiente, quando se i gestori

    attivi di fondi comuni di investimento siano in

    grado scoprire le eventuali inefficienze del

    mercato per fornire un guadagno al netto dei cosi.

    La questione dellutilit della gestione attiva

    di fondi piuttosto diversa dal dibattitosullefficienza del mercato. Lefficienza del

    mercato un presupposto sufficiente ma non

    necessario ad escludere lutilit della gestione

    attiva. In questo capitolo descriveremo

    brevemente la storia della gestione passiva negli

    Stati Uniti e cercheremo di fare un confronto

    teorico e pratico con la gestione attiva.

    1.1. La gestione indicizzata dal 1970 adoggi

    Nei primi anni 70 del secolo scorso la teoria

    dellefficienza dei mercati finanziari, insieme

    allipotesi pi restrittiva di Random Walk, ebbe

    un notevole successo. La quasi totalit del mondo

    accademico la fece propria e sulla base di queste

    convinzioni lindustria del risparmio gestito inizi

    una lunga non ancora completata - fase di

    trasformazione.

    Il 1976 stato un anno storico per il settore.

    In quellanno, John C. Bogle ha fondato il First

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 5di 5

    Index Investment Trust, il primo mutual fund

    indicizzato della storia rivolto agli investitori

    privati. Successivamente stato chiamo Vanguard

    500 Index fund e nel novembre del 2000

    diventato il pi grande fondo comune al mondo

    per asset in gestione superando i 100 miliardi di

    dollari.

    La nascita del primo fondo indicizzato ha

    dato il via ad un lento, ma continuo, processo di

    trasformazione dellintera industria del risparmio

    gestito.

    Un passo fondamentale di questo processo

    stato sicuramente il lancio degli ETF (Exchange-

    Traded Fund) avvenuto con lautorizzazione daparte della SEC nel 1992 dello Standard & Poors

    Depository Receipt (SPRD, pronunciato

    Spider). Gli ETF, che approfondiremo

    successivamente, hanno diversi vantaggi rispetto

    ai mutual fund tradizionali. Stanno contribuendo

    notevolmente a trasformare il modello di business

    della distruzione finanziaria negli Stati Uniti.

    Nel 1993 Morgan Stanley cre gli Optimised

    Portfolios as Listed Securities (OPALS). Gli

    OPALS sono stanzialmente

    ETF prodotti per investitori

    istituzionali che utilizzano

    vari indici della famiglia

    Morgan Stanley Capital Index

    (MCSI). Tre anni dopo,

    Morgan Stanley, forte

    dellesperienza avuta con gli

    investitori istituzionali ed

    unendo le forze con la

    Barclays Global Investment e

    lAmerican Stock Exchange,

    lanci sul mercato i World

    Equity Benchmark Shares

    (WEBS). Questi fondi hanno

    una struttura molto simile agli

    OPALS ma sono registrati

    alla SEC e quindi sono

    accessibili agli investitori

    privati.

    Nel 1997 stato lanciato

    il primo ETF indicizzato al Dow Jones Industrial

    Average (DJIA).

    Il 10 Marzo 1999 si affacciato sul mercato

    il primo ETF indicizzato al NASDAQ ed subito

    diventato di gran lunga il pi scambiato, oltre che

    quello con il pi alto tasso di crescita in assoluto.

    Questo fondo-azione, giornalmente, lazione

    di gran lunga pi scambiata allAmerican Stock

    Exchange e fra le azioni pi scambiate al mondo.

    (Abbiamo allegato, per magigiori informazioni il

    prospetto di questo ETF)

    Tra il 2000 ed il 2001 Barclays Global

    Investment ha lanciato un impressionante numero

    di ETF, denominati iShare, indicizzati ai pisvariati indici mondiali; ad oggi sono circa 75 gli

    ETF appartenenti alla famiglia iShare. Gli iShare

    sono indicizzati alle seguenti famiglie di indici:

    Dow Jones, Goldman Sachs, MSCI, Russel e

    S&P. (In allegato i prospetti informativi degli

    iShare) Praticamente non esiste asset, con un

    minimo rilievo per la composizione di un

    portafoglio, compreso il mercato immobiliare, che

    non abbia il suo ETF in grado di ricostruirne

    Tabella 1 Classifica dei fondi americani per patrimonio in gestione (NAV)

    Nome del FondoData diinizio

    NAV

    (miliardi $)

    NAV($)ponderato per anni

    di vita del fondo

    Fidelity Magellan 02/05/63 76,88 5.428.612

    anguard 500 Index 31/08/76 72,28 3 7.778.734

    American Funds Growth 01/01/59 36,34 2.308.181

    PIMCO Total Return Ins 11/05/87 34,6 6.422.870

    Fidelity Growth & Inco 30/12/85 33,72 5.730.795Fidelity Contrafund 17/05/67 31,79 2.505.912

    American Funds New Per 13/03/73 27,78 2.630.931

    SPDR Trust 29/01/93 27,6 2 8.371.247

    American Funds EuroPac 16/04/84 27,15 4.172.430

    American Century Ultra 02/11/81 26,91 3.635.013

    Janus 05/02/70 24,58 2.102.472

    Vanguard Instl Index 31/07/90 24,05 5.712.589

    Vanguard Windsor II 24/06/85 22,1 3.639.058

    Fidelity Growth Compan 17/01/83 22,0 3.160.011

    Nasdaq-100 Trust 10/03/99 20,92 1 19.624.765

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 6di 6

    fedelmente i rendimenti.

    Lultima arrivata nel mercato degli ETF

    stata proprio Vanguard con la categoria di ETF

    denominata VIPER che ad oggi conta solo due

    ETF, uno indicizzato al Russel 2000 e laltro

    (introdotto il 4 Gennaio 2002) indicizzato al

    Russel 4500 Completion Index. Lingresso di

    Vanguard nel mercato degli ETF

    particolarmente significativo. Anche i pi scettici

    hanno compreso che questo strumento non

    rappresenta una moda passeggera ma destinato a

    modificare radicalmente il settore degli

    investimenti finanziari.

    Nella tabella 1 abbiamo indicato i net assetvalue dei primi 15 fondi al mondo per patrimonio

    in gestione. Il dato aggiornato all8 Febbraio

    2002.

    Alcune evidenze balzano agli occhi

    osservando la classifica: dei primi 15 fondi

    americani un terzo sono fondi a gestione passiva e

    due sono ETF.

    Per esprime la rapidit con la quale il

    mercato dei fondi indicizzati sta conquistando

    quote di mercato negli Stati Uniti ho aggiunto ai

    dati forniti da Morningstar una

    colonna che suddivide il

    patrimonio del fondo per i giorni

    di esistenza del fondo stesso.

    Questa indicatore

    statisticamente impreciso dal

    momento che landamento dei

    mercati ha una fortissima

    incidenza sul NAV, ma la

    sostanza del dato rimane valida.

    LETF indicizzato al

    NASDAQ-100, ad esempio, in

    meno di tre anni al 15 posto.

    LETF collegato allo S&P 500

    gi all8 posto.

    Il trend positivo della

    gestione indicizzata non si

    arrestato neppure durante il 2001,

    anno caratterizzato da unaflessione del 3% del patrimonio in

    gestione nei mutual fund. Vanguard con la sua

    compagine di fondi indicizzati ha continuato ad

    accrescere il suo patrimonio in gestione

    raggiungendo la ragguardevole cifra di 581

    miliardi di dollari. Nella classifica dei 15 fondi

    pi venduti nel 2001 (net cash flow) il 25% sono

    fondi Vanguard.

    Gli ETF hanno registrato tassi di crescita

    ancora pi significativi. Il grafico presentato nella

    figura 1 illustra i tassi di crescita degli asset in

    gestione nel quinquennio 1995-2000. Gli

    istogrammi mostrano i tassi di crescita annuali

    mentre la linea indica la somma progressiva, di

    anno in anno, dei tassi di crescita. I dati sonoimpressionanti per dimensione e costanza. Il

    grafico mostra anche i tassi di crescita dei mutual

    fund. Naturalmente i due tassi non possono essere

    immediatamente confrontati. I mutual fund e gli

    ETF attraversano una fase del ciclo di vita di

    prodotto completamente diversa. Mentre gli ETF

    sono stati lanciati da pochi anni ed solo dal 1997

    che il mercato veramente esploso, i Mutual fund

    sono ormai un prodotto consolidato. Gli asset in

    gestione degli ETF sono ancora una piccolapercentuale rispetto agli asset in gestione dei

    Figura 1- I tassi di crescita degli ETF sono incredibilmente elevati. Naturalmente non possibile confrontarli con quelli dei Mutual Fund in quando i due prodotti si trovano in unadiversa fase del ciclo di vita.

    Fonte: nostra elaborazione su dati ICI (Investment Company Institute). www.mutuals.com

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 7di 7

    mutual fund.

    Fatta questa precisazione

    importante, riteniamo comunque

    significativa la dinamica del

    NAV dellultimo anno.

    Il grafico presentato in

    figura 2 confronta il net asset

    value dei soli mutual fund

    azionari con il NAV degli ETF

    (che sono tutti collegati ad

    indici azionari) nel corso del

    2002.

    Come si pu vedere, un

    anno di mercato negativo hasensibilmente decrementato il

    NAV dei mutual fund mentre gli

    ETF hanno continuato a

    guadagnare terreno, sebbene il

    tasso di crescita sia stato

    notevolmente inferiore rispetto allanno

    precedente. Mentre i mutual fund chiudono il

    2001 con una perdita del 18%, il NAV degli ETF

    cresce, nello stesso anno, del 20% circa.

    Riteniamo che questo dato, insieme agli altri,

    dimostri inequivocabilmente che il fenomeno dei

    fondi indicizzati non una moda passeggera. Gli

    ETF sono destinati a restare a lungo nel mercato

    ed a trasformare lindustria del risparmio gestito.

    Dopo aver visto come il mercato ha accolto

    la nascita dei fondi indicizzati utile verificare

    perch questi prodotti sono cos apprezzabili.

    1.2. Il principio di Sharpe sulla gestione

    passiva

    Alcuni sostenitori della gestione attiva, pur

    ammettendo che la gestione indicizzata ha battuto

    nei passati decenni la maggioranza dei fondi a

    gestione attiva, sostengono che non detto che in

    futuro questo continuer ad essere vero.

    Altri sostengono che nei mercati pi

    difficili come quelli delle piccole aziende o dei

    paesi emergenti un gestore attivo ha molte pi

    probabilit di fare meglio dellindice.

    Entrambe queste argomentazioni sono prive

    di fondamento.

    William Sharpe1 in un articolo del 1991

    espone un ragionamento di una semplicit

    imbarazzante. Linizio dellarticolo piuttosto

    diretto:

    Osservazioni come queste riferendosi alle

    argomentazioni dei paragrafi precedenti sono

    fatte con allarmante frequenza dagli investitori

    professionisti. In alcuni casi sono esposti con

    subdoli e sofisticati ragionamenti. Molto spesso,

    le conclusioni possono essere giustificate solo

    assumendo che le leggi dellaritmetica sono

    sospese per la convenienza di coloro che scelgono

    di perseguire la carriera di gestori di fondi.

    Sharpe prosegue il suo ragionamento

    servendosi esclusivamente dellaritmetica

    elementare: somma, sottrazione, moltiplicazione e

    divisione sono le sole regole di cui il premio

    Nobel si avvale.

    Partendo dallassunto che lintero mercato

    composto da operatori attivi ed operatori

    1 William F. Sharpe, The arithmetic of ActiveManagement, The Financial Analysts Journal, Vol. 47,No.1 1991, pp. 7-9

    Figura 2- Mentre il 2001 ha visto un decremento del patrimonio in gestione dei MutualFunds azionari, dovuto in larga parte alla flessione dei mercati, gli ETF hanno continuatoa guadagnare terreno

    Fonte: nostra elaborazione su dati ICI (Investment Company Institute). www.mutuals.com

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 8di 8

    passivi, devono essere vere le seguenti

    asserzioni:

    1) al lordo dei costi, il rendimento medioponderato del denaro attivamente gestito

    sar uguale a quello passivamente gestito

    2) al netto dei costi, il rendimento medio

    ponderato del denaro attivamente gestito

    sar inferiore a quello passivamente

    gestito.

    Queste asserzioni sono vere per ogni tipo di

    mercato e per ogni periodo di tempo. E

    necessario fare alcune precisazioni.

    Prima di tutto deve essere selezionato un tipo

    di mercato. Ad esempio le azioni presenti nel

    Mibtel o nel Topix o in qualsiasi altro mercato. In

    secondo luogo ogni investitore che detiene azioni

    di quel mercato dovr essere classificato come:

    - Gestore passivo. Cio un operatore che

    detiene, in ogni momento, tutte le azioni

    presenti nel mercato nella proporzione

    riflessa dallindice. Se, ad esempio, unazione rappresenta l1,5% del mercato, il

    gestore passivo avr 1,5% del proprio

    portafoglio composto da quellazione.

    - Gestore attivo. Cio un operatore che avr

    un portafoglio diverso dallindice di

    mercato e che operer delle scelte in base

    alla sua percezione di mispricing, a

    considerazioni relative allanalisi tecnica

    o applicando qualsiasi altro criterio.

    In ogni momento dato, il rendimento

    medio del mercato sar pari al rendimento

    medio ponderato dei titoli che compongono il

    mercato. Il rendimento medio dei gestori

    passivi, al lordo dei costi, sar uguale al

    rendimento del mercato. Ne segue che il

    rendimento medio lordo dei gestori attivi

    anchesso uguale al mercato. Dal momento

    che il rendimento del mercato la mediaponderata dei rendimenti dei gestori attivi e

    passivi, se il rendimento del gestore passivo

    uguale al mercato anche il rendimento del

    gestore attivo non pu che essere uguale al

    mercato, sempre al lordo dei costi. Questo

    semplicissimo ragionamento prova la prima

    affermazione. Per provare la seconda

    affermazione sufficiente constatare che i

    costi della gestione attiva sono superiori a

    quelli della gestione passiva. I gestori attivi,

    come intuitivo, devono sostenere una serie

    di costi (di ricerca, di negoziazione,

    tassazione, ecc).

    La logica di questo ragionamento schiacciante. Viene spontaneo chiedersi come

    sia possibile che una tale evidenza venga

    ignorata dai gestori di fondi attivi. Oltre alla

    spiegazione legata alle motivazioni personali

    dei gestori (indicate da Sharpe, in maniera

    non certo indiretta, nella citazione sopra

    riportata) vi sono altre osservazioni pertinenti

    da indicare.

    I gestori attivi non rappresentano

    linsieme del mercato non-passivo. Nel

    mercato ci sono anche gli investitori

    individuali. In linea teorica, quindi, i

    gestori attivi possono, al netto dei costi,

    fare meglio dei gestori passivi ma questo

    presuppone che gli investitori individuali

    facciano talmente male da pagare i costi

    dei gestori attivi.

    I fondi a gestione attiva, sovente, non

    competono esattamente nello stesso

    mercato dei fondi a gestione passiva.

    Tipicamente, un fondo che ha come

    benchmark lo S&P 500 pu avere una

    parte del portafoglio investita in piccole

    aziende tecnologiche e dichiarare di aver

    battuto lindice. Ma questo, naturalmente,

    non vanifica la validit delle due

    asserzioni fatte in precedenza.

    I fondi a gestione attiva non sono sempre

    interamente investiti. Questo pucomportare, in momenti di mercato

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

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    negativo, che i fondi attivi con una

    consistente parte del patrimonio in

    liquidit facciano meglio dei fondi

    passivi. Ovviamente vale anche il

    contrario: in momenti di mercato molto

    positivi, essere liquidi, comporta una

    evidente penalizzazione.

    Le classifiche dei fondi attivi non

    prendono in considerazione i fondi

    cessati. Le performance dei fondi a

    gestione attiva sono sovrastimate dal fatto

    che una significativa percentuale di fondi

    esce dal mercato. Ovviamente questo

    accade ai fondi che hanno fatto registrareperformance particolarmente deludenti.

    Considerando solo i sopravvissuti la

    media viene falsata.

    Le performance dei fondi non

    rappresentano una stima affidabile del

    risultato medio del denaro gestito

    attivamente semplicemente perch le

    performance non sono ponderate per il

    patrimonio effettivamente gestito dal

    fondo.

    Tenuto conto di tutte queste osservazioni

    rimane il dato di fatto: il risultato medio ponderato

    del denaro gestito attivamente in un mercato, al

    netto dei costi, non pu che essere inferiore

    rispetto al risultato medio ponderato del denaro

    gestito passivamente.

    Per dirla con le parole di Sharpe: Properly

    measured, the average actively managed dollarmust underperform the average passively

    managed dollar, net of cost. Empirical analyses

    that appear to refute this principle are guilty of

    improper measurement.

    1.3. Il confronto fra gestione attiva epassiva

    Nel corso degli anni sono stati fatti numerosi

    confronti fra gestione attiva e indici di mercato.

    Molto spesso questi confronti, pur basandosi su

    numeri oggettivi, sono stati criticati dai sostenitori

    della gestione attiva o passiva a seconda dellesito

    del confronto.

    Il problema sono i termini del confronto.

    Facciamo un esempio. Confrontare un fondo

    azionario che investe negli Stati Uniti con lindice

    S&P 500 pu sembrare equo. In realt la

    correttezza di questo confronto dipende dallo

    scopo della comparazione. O meglio: dipende da

    quale abilit del gestore attivo vogliamo

    verificare. Il gestore attivo, essenzialmente, pu

    creare valore attraverso il market timing e lo

    stock/asset picking.

    a) Market-Timing

    Un fondo gestito attivamente pu scegliere(nei limiti del regolamento del fondo) se, quando

    e quanta liquidit tenere in portafoglio. Se le sue

    previsioni sul mercato nel quale investe sono

    molto positive sceglier di investire la totalit del

    patrimonio a sua disposizione. Viceversa, rester

    in larga parte liquido, in attesa di entrare nel

    mercato in un momento migliore, se le sue

    previsioni non sono positive. In linea teorica (se

    lipotesi del mercato efficiente fosse priva di

    fondamento) questa operazione potrebbe

    apportare un significativo extra-rendimento.

    Alcuni operatori del settore si domandano se

    sia giusto delegare parzialmente le scelte di asset-

    allocation ai gestori dei fondi. Ipotizziamo che un

    investitore decida di avere in portafoglio una certa

    percentuale investita del fondo azionario

    americano dellesempio precedente, qualora il

    gestore (come accade nella media in Italia) resti

    liquido per un 10/15% questo avrebbe un impatto

    sulleffettiva asset allocation dellinvestitore.

    b) Stock-Picking

    Allinterno del mercato selezionato un

    gestore attivo si differenzia dal gestore passivo

    per il numero ed il peso che i singoli titoli hanno

    nel portafoglio. Il gestore attivo, in base alle sue

    previsioni, sceglier solo i titoli che prevede

    avranno un andamento positivo e, allinterno di

    questi, peser maggiormente quelli per i quali

    molto positivo.

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

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    Questo lavoro di selezione apporta un valore

    aggiunto se, allinterno della categoria

    selezionata, la performance del fondo stata

    migliore rispetto ad un indice che meglio

    rappresenta la categoria selezionata.

    Ancora una volta si ripresenta un problema

    simile a quello discusso per il market-timing. E

    giusto che il gestore modifichi la tipologia di

    investimento? E molto diverso avere un fondo

    azionario americano che investe in aziendeLarge-

    Cap-Value o Small-Cap-Growth. Il profilo di

    rischio delle due asset-class, ovviamente, molto

    diverso. Questo genere di decisione deve essere

    presa in sede di asset allocation di portafoglio o digestione di un fondo attivo?

    Confrontando gestione attiva e gestione

    indicizzata importante domandarsi che tipo di

    verifica si desidera compiere. Nellesempio del

    fondo azionario americano, qualora il fondo si sia

    concentrato nelle Small-Cap si posso presentare

    diversi tipi di verifica.

    a) Capacit di stock-picking. In questo caso

    non utile confrontare il fondo con lo

    S&P 500 perch lindice non rappresenta

    lasset class scelta dal gestore. E

    necessario confrontare il rendimento con

    un indice pi adeguato, come il Russell

    2000 Index, ad esempio.

    b) Capacit di asset-picking. Alcuni

    potrebbero osservare che, se la scelta di

    selezionare le small-cap allinterno del

    mercato americano stata premianterispetto allindice S&P, giusto

    evidenziare lextra-rendimento rispetto

    allobbiettivo del fondo di investire in

    azioni americane. Tale ragionamento

    fondato nel caso in cui il gestore spazi tra

    diverse asset-class allinterno del mercato

    di riferimento. In questo caso, per

    verificare la sua capacit di asset-picking

    necessario fare il confronto con lindice

    generale rappresentativo delluniverso

    investibile nel quale spazia il gestore ma,

    al tempo stesso, abbracciare un arco

    temporale rappresentativo di pi cicli

    delle varie asset-class per verificare la

    capacit del gestore di selezionare le

    diverse asset-class nel momento

    opportuno.

    c) Capacit di market-timing. Lo stesso

    ragionamento fatto per la capacit diasset-picking valgono per il market-

    timing. E importante, valutando il

    market-timing, avere una serie temporale

    rappresentativa di pi cicli dei mercati

    finanziari. In una fase negativa

    ragionevole aspettarsi che a parit di

    altre condizioni un fondo indicizzato

    abbia una performance peggiore di un

    fondo attivo che resta liquido per un 10%.

    Per verificare se la scelta del gestoreattivo stata premiante necessario

    confrontare anche le fasi positive del

    mercato, dal momento che lextra-

    rendimento momentaneo potrebbe essere

    totalmente eliminato da unimprovvisa

    inversione del mercato che il gestore non

    in grado di cogliere.

    Normalmente i gestori attivi asseriscono di

    utilizzare sia lo stock-picking, sia lasset-picking,

    sia il market-timing. Si comprende agevolmente

    come la verifica congiunta della validit di queste

    tecnica risulti piuttosto complessa.

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 11di 11

    Sharpe2 nel 1992 ha

    pubblicato un interessante articolo

    nel quale ha proposto un modello

    basato sullanalisi regressiva dei

    rendimenti rispetto a 12 asset-class

    (Bills, Intermediate-term Gov.

    Bonds, Long-term Gov. Bonds,

    Corporate Bonds, Mortage-Related

    Securities, Large-Cap Value,

    Large-Cap Growth, Mid-Cap,

    Small-Cap, Non-US Bonds,

    European Stocks, Japanese Stocks).

    La tesi sostenuta da Sharpe,

    esprimendola in maniera moltosintetica, la seguente: se nel

    periodo confrontato i rendimenti di

    un fondo sono fortemente correlati

    con unasset class o con un mix di

    asset-class giusto utilizzare tali

    asset-class come confronto,

    indipendentemente dal benchmark

    o dalla categoria di appartenenza

    dichiarata dal gestore.

    La metodologia proposta da Sharpe apparemolto ragionevole sebbene, inevitabilmente, presti

    il fianco alle critiche dei gestori attivi che

    accusano il metodo di arbitrariet e non aderenza

    alle reali politiche di investimento perseguite dai

    fondi analizzati.

    Allargando larco temporale dei dati analizzati, ed

    includendo tutte le asset class, possibile avere un

    confronto piuttosto significativo, anche se non

    totalmente esente da critiche o da distinguo dei

    singoli gestori attivi. Nei 16 anni terminati nel

    giugno del 1998, ad esempio, il complesso dei

    fondi azionari americani che investivano nel

    mercato locale hanno realizzato una performance

    media annua del 16,5%. Pari cio all87% della

    performance realizzata dallindice Willshire 5000

    che nello stesso periodo ha realizzato una

    performance media annua del 18.9%. E

    2

    William F. Sharpe, Asset Allocation: managementStyle and Performance Measurement, Journal of PortfolioManagement, Winter 1992, pp. 7-19

    importante notare che questo dato, gi non

    particolarmente confortante per i gestori attivi,

    esclude tutti quei fondi che sono spariti durante i

    16 anni analizzati. Considerato che i fondi che

    chiudono sono quasi esclusivamente quelli che

    hanno performance deludenti, la media effettiva

    della gestione attiva dovrebbe essere inferiore.

    Alcuni studi su questo fenomeno hanno

    identificato in circa l1,5% la sottostima derivante

    dalsurvival-effect.

    1.4. Il problema dei costi di gestione

    Battere il mercato, per la media dei gestori

    attivi, impossibile. La met dei gestori che, per

    fortuna o per bravura, riescono ad avere

    performance lorde superiori alla media del

    mercato devono affrontare dei costi di gestione

    molto elevati.

    In Italia lunico costo solitamente percepito

    da un investitore mediamente informato la

    commissione di ingresso del fondo. Cio lunicache chiaramente visibile nel momento in cui

    Tabella 2- Le commissioni medie di ingresso dei fondi comuni italiani suddiviseper categorie considerando il primo scaglione di ingresso.

    Fonte: Assogestioni Fact Book 2001

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 12di 12

    linvestitore riceve la conferma di acquisto delle

    quote (vedi Tabella 2). Gli investitori pi

    informati iniziano a porre attenzione anche alle

    commissioni di gestione che hanno un impatto

    molto pi significativo nel lungo termine.

    Ma la somma di queste commissioni non

    fornisce affatto un quadro reale del complesso dei

    costi, diretti ed indiretti, che gravano sulla

    gestione di un fondo. In questo paragrafo

    desideriamo fare unanalisi pi precisa di questi

    costi per dimostrare come, al di l delle classifiche

    e di tutte le analisi empiriche che si possono fare,

    tentare di battere la media del mercato sia

    sostanzialmente un gioco perso in partenza, comegiocare alla roulette. I principali costi che

    gravano su un investitore che sceglie un fondo a

    gestione attiva sono: commissioni, costo della

    liquidit, costi di negoziazione, costi relativi al

    market impact, costi legati alla tassazione. Fra i

    costi minori a carico del fondo, ricordiamo:

    Le spese di pubblicazione suoi quotidiani

    del valore unitario del fondo

    I costi della stampa dei documenti

    periodici destinati al pubblico

    Le spese di revisione e certificazione dei

    rendiconti del fondo

    Gli oneri fiscali di pertinenza del fondo

    I prestiti assunti ai sensi dellart. 4 dellalegge 77/83

    Le spese legali e giudiziarie sostenute

    nellesclusivo interesse dei sottoscrittori.

    Sono a carico del gestore (rientrano quindi

    nelle commissioni di gestione):

    Le spese di funzionamento e

    amministrazione

    Le spese relative alla preparazione, allastampa ed alla diffusione del materiale

    commerciale

    Tutti gli altri costi non esplicitamente

    indicati sopra.

    Per i fondi non molto grandi, le spese minori

    possono avere comunque una incidenza

    apprezzabile ma sicuramente la prima categoria

    di costi che incide in maniera rilevante.

    Un discorso a parte

    andrebbe fatto per i costi

    relativi alla banca depositaria.

    Molto spesso la banca

    depositaria una banca

    appartenente allo stesso

    gruppo. La commissione

    applicata dalla banca

    depositaria quindi, che grava

    sul fondo e non sulla societ digestione, potrebbe essere un

    trasferimento indiretto di utili

    dalla controllata alla

    capogruppo. Le commissioni

    medie applicate dalla banche

    depositarie non sono

    trascurabili come si potrebbe

    pensare. Mediamente sono lo

    0,12% annuo, secondo i dati

    forniti da Assogestioni.

    Tabella 3- Le commissioni medie di gestione dei fondi comuni italiani.

    Fonte: Assogestioni Fact Book 2001

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    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 13di 13

    Commissioni. Il costo delle commissioni che

    gravano sui fondi sono direttamente legati ai costi

    aziendali dellimpresa che eroga il servizio di

    gestione del risparmio compreso, ovviamente, il

    profitto. Fra questi costi ricordiamo i costi di:

    distribuzione, marketing, personale,

    amministrazione, ricerca, ecc. Le commissioni che

    gravano sui fondi si dividono in commissioni di

    ingresso/uscita e commissioni di gestione. Un

    fenomeno molto diffuso nel nostro paese sono le

    commissioni di performance che, essendo

    calcolate sui rendimenti di breve periodo

    (normalmente trimestrale) e comparandoli con

    indici comodi, si traducono sostanzialmente in

    costi aggiuntivi, spesso anche molto significativi.

    Alcuni dati di Assogestioni sulle commissioni di

    performance sono interessanti. Solo il 64% dei

    fondi obbligazionari prevede commissioni di

    performance, mentre il 78,3% dei fondi azionari,

    l83% dei fondi flessibili ed il 97% dei fondi

    bilanciati prevedono commissioni di performance.

    Man mano che, utilizzando benchmark comodi,

    pi facile battere il benchmark, i regolamenti dei

    fondi si adeguano introducendo questa ricca

    possibilit di caricare commissioni aggiuntive.

    Un altro fenomeno particolarmente diffuso

    nel nostro paese sono le commissioni di gestione

    delle gestioni patrimoniali in quote di fondi

    (GPF). Chi acquista fondi attraverso GPF non solo

    paga commissioni di gestione sui fondi ma paga

    anche una commissione di gestione per il sevizio

    di market timing che dovrebbe essere incluso

    nella gestione. Questo costo aggiuntivo va da un

    minimo di circa mezzo punto percentuale ad unmassimo del 2% per le gestioni multi-brand. Nel

    2000 sono stati introdotti anche i Fondi di Fondi

    che applicano la stessa logica di commissioni su

    commissioni. Le commissioni di gestione medie

    di questi prodotti, secondo Assogestioni sono del

    1,06%. A queste si devono sommare le

    commissioni dei fondi in cui investono.

    Ipotizzando la media dell1,4%, considerando le

    doppie commissioni per la banca depositaria e le

    commissioni di performance, arriviamo a superareil 3% di commissioni annue.

    Nel 1998, la commissione di gestione media

    di un fondo azionario americano era del 1,53%.

    Come si pu vedere dalla tabella 3, le

    commissioni di gestione nel 1998 in Italia erano

    superiori a quelle statunitensi e, mentre il trend

    negli Stati Uniti in diminuzione, nel 2000 in

    Italia le commissioni di gestione sono

    ulteriormente aumentate. Negli Stati Uniti,

    inoltre, le commissioni di performance sono solo

    su pochi fondi molto particolari e sono

    statisticamente irrilevanti. Quando sono applicate,

    inoltre sono calcolate con un metodo molto pi

    corretto3. Questo non vale per il nostro paese dove

    gi le commissioni di gestione sono mediamente

    pi alte; se aggiungiamo anche quelle di

    performance le commissioni medie superano il

    2%.

    Costo della liquidit. Mediamente un

    gestore attivo mantiene un 10% di liquidit. Nei

    15 anni terminati nel 1998 lo S&P500 ha fornito

    un rendimento medio del 18%. Durante lo stesso

    periodo la liquidit veniva remunerata

    approssimativamente con un 6%. In questo

    periodo, quindi, tenere il 10% del patrimonioliquido costato l1,2%. C anche da osservare

    che le commissioni di gestione sono calcolate

    sullintero patrimonio del fondo. Sia quello

    liquido che quello investito. La commissione

    reale del patrimonio investito quindi pi alta.

    Calcolando rendimenti medi annui pi vicini alla

    media storica, il costo della liquidit rimane

    comunque significativo, intorno all1%.

    Costi di negoziazione. Negli Stati Uniti, il

    turnover medio del portafoglio dei fondi agestione attiva di circa l80%. Vendere un titolo

    per comprarne un altro presenta un costo palese,

    rappresentato dalla commissione di negoziazione,

    ed un costo occulto rappresentato dallo spread

    denaro/lettera. Lincidenza pi significativa data

    dal costo occulto che varia abbastanza da mercato

    3 Le commissioni di performance negli Stati Uniti,

    mediamente, si calcolano utilizzando il metodo Watermark,molto utilizzato negli Hedge Fund. Sostanzialmente lacommissione scatta al momento della realizzazione dellaplusvalenza.

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    a mercato. I mercati meno liquidi, ovviamente,

    hanno uno spread pi alto.

    Uno studio realizzato da Morningstar sul

    turnover di portafoglio fa luce sui reali costi di

    trading. Morningstar ha selezionato due categorie

    di fondi. Quelli con un turnover di portafoglio

    inferiore al 20% e quelli con un turnover superiore

    al 100%. In 10 anni i fondi con pi basso turnover

    hanno avuto un rendimento medio dell 12,87%, il

    secondo gruppo ha ottenuto un rendimento

    dell11,29%. Una differenza dell1,58% allanno.

    Questi studi sono effettuati sul mercato

    statunitense che indubbiamente il pi efficiente

    del mondo.Costi relativi al market impact.

    Contrariamente a quanto ritengono gli investitori,

    avere un patrimonio da investire molto consistente

    non affatto un vantaggio. I gestori di fondi che

    devono comprare o vendere grossi pacchetti

    azionari di una societ incorrono in un costo

    occulto definito come market impact.

    BARRA INC4, unazienda di ricerca

    californiana molto importante ha fatto uno studio

    sul market impact. BARRA ha analizzato la media

    dei fondi azionari specializzati in piccole e medie

    aziende. Il patrimonio in gestione medio di 500

    milioni di dollari ed un turnover di portafoglio fra

    l80% ed il 100%. BARRA ha dimostrato come

    questi fondi subivano una perdita media dovuta al

    market-impact tra il 3% ed il 5%. Non possibile

    fare una stima precisa ed oggettiva di questo

    costo. I mercati pi liquidi, come le grandi

    aziende americane, ne sono colpiti certamente

    meno. La maggior parte del patrimonio dei fondi

    nel mondo investita in queste aziende. Volendo

    fare una stima pi conservativa di questo costo

    dovremmo considerare almeno un 1% di

    rendimento decurtato dal market impact.

    Costi legati alla tassazione. La tassazione

    sui mutual fund americani molto diversa dai

    fondi comuni italiani. Come noto, la tassazione

    dei fondi comuni italiani calcolata non sul

    rendimento effettivamente realizzato ma sul

    4www.barra.com

    rendimento maturato. Sul lungo termine, la

    differenza diventa significativa. Ipotizzando un

    rendimento medio annuo costante del 10%, dopo

    10 anni, in termini nominali, la tassazione sul

    realizzato produrrebbe l8,1% del capitale

    investito in pi rispetto ad un investimento con

    tassazione sul maturato. Su 20 anni, la differenza

    del 65,9%. Su 30 anni la differenza del 300%.

    In tema di tassazione giusto sottolineare che

    il principio della tassazione sul maturato, in luogo

    di quella sul realizzato, iniqua. Se confrontiamo,

    per, le aliquote statunitensi con quelle italiane ci

    rendiamo conto che in termini assoluti, per quanto

    riguarda limposta sul capital gain, gli Stati Unitihanno un prelievo fiscale molto pi consistente

    (portandosi questo reddito in dichiarazione). Per

    una volta non possiamo dire che siamo

    penalizzati.

    Fatte queste considerazioni sui costi utile

    osservare unaltra caratteristica dei fondi comuni a

    gestione attiva: la percentuale di correlazione con

    lindice del mercato. I fondi azionari americani

    che investono nel mercato interno hanno una

    correlazione con lindice S&P 500 dell86%. Ci

    significa che linvestitore si accolla il costo di

    gestione solo per avere 14% del proprio

    portafoglio che si comporta in maniera diversa

    rispetto allindice.

    Pi grande il patrimonio di un fondo

    comune e maggiore il suo grado di correlazione

    con lindice. Morningstar ha evidenziato come,

    nei 3 anni terminati il 31 Agosto 1999, i cinque

    pi grandi fondi azionari americani avessero una

    correlazione con lo S&P 500 del 95%. I 5 fondi

    hanno ottenuto un rendimento dopo le tasse tra il

    21,1% ed il 26,9%. Nello stesso periodo il pi

    famoso fondo indice, il Vanguard 500 Index fund

    ha ottenuto un rendimento, dopo le tasse, del

    27,5%. Su gli 80 fondi azionari pi grandi in

    america nessuno, nel periodo considerato, ha

    battuto il Vanguard 500 Index fund dopo la

    tassazione.

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 15di 15

    Il dibattito sullefficienza del mercato un

    dibattito affascinante cos come i vari tipi di

    confronti fra gestione attiva e indici, su varie serie

    storiche, che possono essere realizzati. Quando

    consideriamo laspetto dei cost, per, il confronto

    fra gestione attiva e passiva assume una diversa

    prospettiva: quella della convenienza.

    Indipendentemente dalla possibilit teorica,

    tentare di fare meglio del mercato non sembra una

    scelta economicamente vincente. Immaginiamo,

    per semplicit, un ritorno medio nominale dal

    mercato azionario del 10%. Ipotizziamo che una

    certa percentuale di gestori attivi riesca ad avere

    uno scostamento medio annuo dallindice del 5%.

    Scegliendo ex-ante, vi sono pari probabilit

    di ottenere un risultato lordo del 15% o del 5%.

    Ipotizzando dei costi complessivi, piuttosto bassi,

    del 3%, un investitore si trova a fare una scelta

    che, con la stessa probabilit, pu produrre un

    risultato netto del 12% oppure del 2%, quando il

    mercato produce un rendimento del 10%: ovvero

    per fare il 2% in pi del mercato si assume il

    rischio di perdere l8%.

    1.5. I fondi azionari italiani cheinvestono in Italia: un confronto conlindice

    A partire dalla met del 1999 la stampa

    specializzata italiana ha sollevato la questione

    delleffettivo grado di indicizzazione dei fondi

    comuni italiani. Alberto Fo (ANIMA), in

    unintervista al Sole-24 ore, ha sostenuto che la

    grande maggioranza dei fondi italiani segue ilbenchmark pedissequamente pur incassando

    commissioni da gestione attiva.

    Lanciato il sasso nello stagno, si sono

    scatenate una serie di reazioni alcune delle quali

    particolarmente interessanti per largomento

    oggetto del presente lavoro.

    Uno studio empirico di Andrea Beltratti e

    Renato Miraglia, ad esempio, concludeva che i

    fondi italiani non possono essere in gran parte

    tacitamente indicizzati. Questa conclusione traeva

    spunto da unanalisi delle dispersioni dei

    rendimenti dei fondi dalla media delle rispettive

    categorie. Con tutto il rispetto per gli autori di

    questo studio, tale metodo di indagine non

    fornisce indicazioni utili al dibattito sulla presunta

    tacita passivit dei gestori italiani. I gestori

    appartenenti ad una stessa categoria possono

    seguire indici di riferimento anche molto diversi

    luno dallaltro. Si pensi ad esempio alle categorie

    Azionario Pacifico, Azionario Internazionale,

    Bilanciati (solo recentemente suddivisi in tre

    categorie) per non parlare degli specializzati.

    Prendere la media di una categoria Assogestioni,

    frutto di una classificazione necessariamente

    approssimativa, ci pu dire ben poco circa lo

    stile di gestione dei singoli fondi.

    Pietro Giuliani (Azimut), in una successiva

    intervista su Milano Finanza ha sostenuto che

    lintroduzione del benchmark pu aver contribuito

    a fornire una sorta di alibi ai gestori per perseguire

    politiche di gestione passive. Mentre Mario Noera

    (Deutsche Bank), sempre sul Sole-24 ore, pur

    sostenendo che i fondi della sua banca sono

    realmente attivi, evidenziava come in Italia le

    commissioni di gestione trovino la lorogiustificazione anche nel servizio di consulenza ed

    assistenza alla clientela che i gestori anglosassoni

    non svolgono. Riprenderemo questultima

    riflessione che ci sembra particolarmente

    significativa per chi svolge la professione di

    promotore finanziario - nella seconda parte.

    In un successivo articolo riportato su Milano

    Finanza, Roberta Castellarin, Federica Pezzatti e

    Mariano Mangia hanno confrontato le

    performance dei fondi azionari contro lindiceComit globale riscontrando alti indici di

    correlazione.

    Uno studio maggiormente scientifico

    stato prodotto da Rony Hamaui e Marco Ratti5 .

    Hamaui e Ratti hanno utilizzando una base dati

    piuttosto limitata (40 fondi azionari italiani dal

    1994 al 1999) ma la metodologia di analisi ha

    fornito informazioni estremamente interessanti.

    5 Rony Hamaui, Marco Ratti, I fondi italiani sonoindicizzati?, BCI - Capital Markets Notes, n.14 Agosto1999

  • 7/23/2019 Tesi-Pedone

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 16di 16

    Gli indici utilizzati per il confronto sono stati

    il Comit Performance (che comprende i

    dividendi), il Comit Globale ed il Bankitalia BOT

    lordo. Sono stati poi nettizzati gli indici per

    eliminare lincidenza della tassazione.

    Regredendo le variazioni delle performance

    dei fondi sullindice azionario al netto

    dellimposta si giunti ad una stima di investito

    medio in azioni pari all86%. Il benchmark di

    confronto per lo studio stato quindi definito per

    l86% come il Comit Performance al netto

    dellimposizione fiscale e per il 14% come il

    rendimento netto del cash (Bankitalia BOT).

    Definito il benchmark stato calcolato iltracking error (TE). Per la precisioni sono stati

    calcolati due TE, uno a beta unitario (assumendo

    cio un investito medio pari all86%) ed uno a

    beta libero (con un investito sistematicamente

    diverso dall86%).

    I risultati di questo studio, piuttosto ben

    strutturato, sono molto interessanti non tanto per il

    dibattito sulla passivit o meno dei fondi comuni

    italiani, quanto per le indicazioni circa le

    performance rispetto al benchmark.

    Lo studio di Hamaui e Ratti, infatti, ha

    evidenziato come non si possa affermare che i

    gestori italiani siano passivi in senso stretto.

    Oltre il 90% del campione, infatti, aveva un TE

    maggiore di 2,5. La stragrande maggioranza

    vengono definiti a rischio controllato: cio un

    TE compreso tra 2,4% e 5,3%. I gestori attivi in

    senso pieno sono circa il 10%. Di questi la

    maggioranza investono in piccole aziende e quindi

    lindice Comit non sembra adeguato. Potrebbero

    essere semplicemente gestori passivi (o a rischio

    controllato, utilizzando la terminologia dello

    studio) che semplicemente utilizzano un indice

    diverso. Su questo lo studio non pu fornire

    nessuna indicazione n in senso positivo n in

    senso negativo.

    Ma i risultati pi interessanti di questo studio

    sono quelli relativi alle performance dei fondi.

    Lindicatore di performance scelto linformation

    ratio (media dei rendimenti attivi fratto

    deviazione standard: ovvero quanto il fondo rende

    di pi del benchmark per ogni unit di rischio in

    pi che prende).

    Meno del 10% dei fondi ha aggiunto valore

    al benchmark (il quale, lo ricordiamo, netto della

    tassazione e con il 14% di cash).

    Riportiamo un paragrafo significativo dello

    studio di Hamaui e Ratti:

    Dallo scatter degli information ratios si pu

    anche notare come uno dei risultati classici della

    letteratura sulle performance dei fondi (il corsivo

    nostro) si ritrovi anche in questo caso: la maggior

    parte dei gestori qui considerati non stata in grado

    di produrre vero valore, dato che gli information ratios

    sono in maggioranza negativi. Abbiamo fatto una

    piccola verifica tesa a valutare se esista un effetto

    market timing che distorce gli alfa (e quindi gli

    information ratios) verso valori negativi; ci di fatto

    accade leffetto timing infatti significativo per 13

    fondi in media ma non cambia linterpretazione dei

    risultati. Lalfa medio annualizzato del 2,8%,

    tenendo conto del timing, del 1,2% senza tenerne

    conto. Ma la stima di alfa, con o senza effetto timing,

    non varia apprezzabilmente al variare dei tracking

    error ; in media essa uniformemente negativa per

    tutti i livelli di rischio. Anche questa evidenza porta

    quindi a concludere che non vi alcun legame fra

    attitudine del gestore a prendere rischi attivi e

    capacit di produrre valore attraverso lo stock picking.

    Queste parole ci sembrano particolarmente

    eloquenti circa la possibilit che il market timing e

    lo stock picking aggiunga valore rispetto

    allindice.

  • 7/23/2019 Tesi-Pedone

    17/38

    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 17di 17

    I fondi italiani non fanno certo

    eccezione rispetto a quelli

    anglosassoni. La peculiarit

    negativa dei fondi italiani che pu

    essere evidenziata riguarda invece la

    scarsa trasparenza in tema di

    dichiarazione dello stile di gestione.

    Nei paesi anglosassoni la differenza

    fra gestione attiva e gestione passiva

    molto marcata e pubblicamente

    dichiarata. In Italia, la maggioranza

    dei fondi di fatto, per usare le

    parole di Hamaui e Ratti, a rischio

    controllato. Cio quasi-passiva, ma

    le commissioni sono commissioni

    da gestore puramente attivo.

    1.6. Il nuovo fenomeno:gli Exchange-Traded Fund

    Fino alla fine del 2001 gli

    Exchange-Traded Fund (ETF) in Italia erano

    pressoch sconosciuti.

    Nelle prime settimane del 2002 la stampaspecializzata Italiana ha iniziato a pubblicare

    alcuni articoli sulla gestione indicizzata in

    generale e sugli ETF in particolare. Naturalmente

    il sistema bancario ancora molto lontano

    dallavere un minimo di familiarit con questi

    strumenti. Amilcare Pollice, di Merril Lynch, cita

    su Milano Finanza6una ricerca dalla quale risulta

    che la maggioranza dei borsini non conosce

    neppure cosa siano gli ETF.

    Nonostante questo, gli ETF si possono abuon diritto definire il nuovo fenomeno. Hanno

    infatti tutte le caratteristiche per modificare in

    modo permanente e radicale il mondo del

    risparmio gestito nel nostro paese.

    Allinizio di questo capitolo abbiamo

    ripercorso rapidamente le tappe storiche della

    gestione indicizzata includendo la nascita e

    levoluzione degli ETF nel mercato americano.

    6 Milano Finanza 2 Febbraio 2002, ETF, arriva lapiattaforma. Un mercato domestico? Il segreto del successo,pag. 25

    In questa sezione desideriamo descriverne il

    funzionamento tecnico e le principale

    caratteristiche che li rendono particolarmente

    attraenti, per un pianificatore finanziario, come

    mattoncini fondamentali per i portafogli

    finanziari dei clienti.

    a) Il funzionamento interno

    I tradizionali fondi comuni di investimento

    seguono il seguente, ben noto, processo:

    1) Gli investitori sottoscrivono il

    contratto di investimento trasferendo

    della liquidit alla societ emittente il

    fondo comune

    2) La societ acquista i titoli con le

    disponibilit trasferite dal cliente

    3) Successivamente il cliente richiede il

    rimborso delle quote

    4) La societ vende i titoli in portafoglio

    e trasferisce la liquidit cos ottenuta

    al cliente.

    Questo processo certamente molto logico e

    lineare ma anche molto inefficiente e costoso.

    Figura 3- Il flusso monetario ed i principali protagonisti implicati nella creazione di unETF. E interessante notare che non vi vendita n acquisto nel processo di creazione erimborso degli ETF ma solo scambio fra azioni dellETF ed azioni sottostanti.

  • 7/23/2019 Tesi-Pedone

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 18di 18

    Negli ETF, la logica di creazione-rimborso

    rovesciata. La figura 3 schematizza questo

    processo indicando il flusso monetario ed i

    principali protagonisti.

    La figura centrale di questo processo sono

    gli Authorized Participants (APs). Sono delle

    istituzioni finanziari che fungono da market

    maker. La creazione di un ETF avviene attraverso

    uno scambio fra le azioni dellindice e le azioni

    dellETF. Le AP depositano, solitamente a blocchi

    di 50.000 azioni chiamati creation units, presso

    la Depository Trust Clearing Corporation

    (DTCC)7

    le azioni che compongono lindice. Conqueste azioni viene creato un ETF. In cambio

    delle azioni dellindice cedute dalle AP esse

    ricevono azioni dellETF sempre in blocchi di

    50.000 azioni. Il rimborso degli ETF pu avvenire

    solo in blocchi e si effettua attraverso lo scambio

    fra le azioni dellETF con le azioni dellindice

    sottostante.

    Il gestore che promuove la nascita di un

    nuovo ETF cerca delle AP che intendano dare

    inizio al nuovo fondo. Dopo la costituzione del

    nuovo ETF le AP iniziano a scambiare le azioni

    sul mercato e creano o rimborsano nuovi blocchi

    di azioni in base alle richieste del mercato.

    Il processo descritto assolutamente

    semplificato. Nella realt ci sono una serie di

    complicazioni non indifferenti legati ai calcoli dei

    dividenti di tutte le azioni che compongono

    lindice nonch a tutte le commissioni (di deposito

    e di gestione dellETF) che sono incluse nel

    valore delle azioni dellETF.

    Ci che rilevante ai fini del presente lavoro

    evidenziare come questo processo della

    creazione del rimborso di un ETF non prevede i

    costi legati allacquisto ed alla vendita delle azioni

    sottostanti. Questa una differenza fondamentale.

    Ci sono tre tipologie di ETF:

    7 Ci riferiamo al mercato americano. La DTCC un

    organismo regolato dalla SEC posseduto dalla collettivitdellindustria finanziaria. La DTCC stata creata nel 1999 dallafusione della Depository Clearing Company e la NationalSecurities Clearing Corporation.

    Management Investment Company

    Unit Investiment Trust

    Grantor Trust

    La maggior parte di ETF sono costituiti sotto

    forma di Management Investment Company in

    maniera del tutto simile, dal punto di vista

    giuridico, ai classici fondi comuni di

    investimento. Questa tipologia di ETF molto

    simile ad un fondo comune indicizzato come ad

    esempio quelle di Vanguard. Il gestore libero di

    scegliere come replicare lindice. Pu, ad

    esempio, utilizzare derivati, gestire il pagamento

    dei dividenti, selezionare gli specialisti, i

    distributori, i gestori amministrativi, ecc.

    Tutti gli ETF denominati iShare della BGI ed

    i Sector SPDRs della State Street hanno questa

    veste giuridica.

    Della seconda categoria di ETF, gli Unit

    Investment Trust (UIT), fanno parte un gruppo di

    fondi numericamente sparuto ma consistente in

    termini di asset in gestione. Lo SPDR Trust (SPY)

    il Nasdaq-100 Trust (QQQ), il Diamon Trust(DJA) e lo S&P MidCap 400 Trust (MDY) sono

    esempi di ETF che hanno la forma di Unit

    Investment Trust. Lo SPDR Trust ed il Nasdaq-

    100 Trust, in particolare, rientrano fra i primi 15

    fondi al mondo per patrimonio in gestione come

    abbiamo detto nella tabella riportata nel primo

    paragrafo.

    Una Unit Investment Trust opera in maniera

    simile ad una Management Investiment Company

    ma meno flessibile. La sua struttura giuridica, adesempio, gli impedisce di utilizzare derivati e

    lindice deve essere seguito con grande rigidit. I

    dividendi sono distribuiti e non possono essere

    reinvestiti.

    Infine vi sono i Grantor Trust, uno strumento

    che impropriamente viene definito ETF. Di

    questa categoria fanno parte gli Holding Company

    Depository Receipts (HOLDRs) creati dalla

    Merrill Lynch. Attraverso gli HOLDR gli

    investitori posseggo le azioni sottostanti con tutto

    quello che questo comporta. Il paniere di azioni

  • 7/23/2019 Tesi-Pedone

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 19di 19

    assolutamente statico e quindi non vi una replica

    fedele dellindice. E possibile rimborsare gli

    HOLDERs a blocchi di 100 azioni avendo

    indietro le azioni sottostanti.

    b) I vantaggi degli ETF rispetto ai fondi a

    gestione attiva

    I Financial Planner hanno trovato negli ETF

    qualcosa di molto vicino al prodotto ideale. Se

    questo vero per gli Stati Uniti e gli altri paese

    anglosassoni che dire dellItalia? Nei paesi

    anglosassoni, come abbiamo visto, sono nati i

    fondi comuni indicizzati i quali hanno conquistato

    interessanti fette di mercato nei prodotti di

    risparmio gestito. Questi fondi sono i diretti enaturali concorrenti degli ETF. In Italia la

    possibilit di utilizzare ETF rappresenta la sola

    strada per scegliere la filosofia della gestione

    indicizzata e quindi questi prodotti trovano nei

    fondi comuni tradizionali i loro concorrenti.

    I principali vantaggi degli ETF sono tre:

    1) I costi sono enormemente pi bassi

    2) Sono pi efficienti dal punto di vista

    fiscale

    3) Sono molto pi flessibili e comodi da

    utilizzare

    Laspetto dei costi di gestione certamente il

    pi attraente. Replicare landamento dello S&P o

    del Nasdaq-100 utilizzando gli ETF pu costare

    meno di venti centesimi allanno, mediamente un

    decimo di quello che costa con un fondo comune

    italiano.

    Da un punto di vista fiscale gli ETF

    subiscono la tassazione non sul maturato come i

    fondi di diritto italiano ma sul realizzato come una

    qualsiasi azione.

    Infine, gli ETF sono estremamente pi

    comodi da utilizzare in un portafoglio per due

    ragioni: sono facilmente negoziabili durante tutto

    il giorno e sono prodotti che non riservano

    sorprese. Quando un Financial Planner

    costruisce un asset allocation lo fa basandosi

    essenzialmente sugli indici di mercato. Quando

    arriva il momento di tradurre in fondi comuni i

    vari asset si introduce una incognita aggiuntiva:

    come si comporter il fondo selezionato rispetto

    allasset class stabilita per il portafoglio?. La

    possibilit di eliminare questa incognita (che in

    alcuni casi potrebbe fornire esiti positivi ma, come

    abbiamo visto, nella grande maggioranza dei casi

    linverso) rappresenta un grosso vantaggio.

    1.7. Conclusioni

    La gestione indicizzata strutturalmente

    superiore rispetto alla gestione attiva. Le

    argomentazioni di Sharpe riportate sono

    schiaccianti e la storia degli ultimi 30 anni ha

    dimostrato che i fondi a gestione passiva

    forniscono maggiori soddisfazioni ai propri

    sottoscrittori.

    La diffusione in Italia degli ETF destinata a

    non lasciare spazio a quei fondi italiani che

    attuano uno stile di gestione sostanzialmente

    passivo pur applicando commissioni da gestione

    attiva.

    Tutto questo avr ripercussioni significative

    in tutta lindustria del risparmio gestito ed,ovviamente, anche nella sua distribuzione.

  • 7/23/2019 Tesi-Pedone

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 20di 20

    2. RIPERCUSSIONI SUL LAVORO DEL PROMOTOREFINANZIARIO

    When the capital development of a country becomes

    the by-product of the activities of a casino, the job is

    likely to be ill-done

    John Maynard Keynes

    Gli ultimi due anni sono stati probabilmente i

    peggiori della storia del risparmio gestito in Italia.

    Sono stati due anni che hanno messo a nudo una

    realt difficilmente sostenibile per lintera

    industria: la stragrande maggioranza delle

    aziende ha fallito nel tenere fede alle aspettativedei propri clienti.

    Il Sole-24 ore del 5 Febbraio 2002 riportava

    una ricerca commissionata a Datamedia da Il

    Sole-24 ore Radiocor. I risultati di questa ricerca

    sono piuttosto interessanti. Riportiamo alcuni

    stralci dellarticolo:

    Il 26,9% degli intervistati, mille risparmiatori

    rappresentativi dell'universo nazionale, ha infatti

    manifestato delusione per gli investimenti personali. Nel

    10,4% dei casi, questi strumenti erano stati offerti da

    una banca, nel 3% da un promotore finanziario e nel

    13,5% erano stati scelti autonomamente [ ]

    La delusione, quando si manifesta, talvolta

    termina con la rottura del rapporto con il proprio

    intermediario, a riprova del fatto che tutto sommato il

    pubblico non poi cosi passivo: il 22,8% degli

    intervistati ha interrotto almeno una volta un rapporto

    con un intermediario per lo scarso servizio offerto. Per,

    solamente il 39,4% degli intervistati consapevole delfatto che la banca o il promotore sono frequentemente

    in conflitto di interessi. C' poi un'elite finanziaria, pari

    al 31,8% degli intervistati, che riterrebbe utile o

    opportuno un servizio di consulenza finanziaria offerto

    da professionisti indipendenti da pagare a parcella.

    In questa seconda parte sosterremo la

    seguente tesi: lasimmetria informativa fra

    domanda ed offerta sta penalizzando in maniera

    pesantissima i risparmiatori italiani. Questa realt

    rappresenta una opportunit per i promotorifinanziari che hanno il coraggio di chiamarsi fuori

    dal sistema e contribuire a colmare il gap di

    conoscenza fra cliente e industria.

    2.1. Il problema della cultura finanziaria

    Sfortunatamente per i fruitori di servizi

    finanziari, la cultura finanziaria fortemente

    deficitaria. La scarsit di cultura nella domanda

    certamente la chiave del problema. In assenza di

    questo fenomeno lofferta sarebbe costretta ad

    adeguarsi o lasciare spazio ad operatori pi

    qualificati di altre nazioni. Nellattuale situazione,

    invece, la scarsit di cultura finanziaria dilaga

    anche allinterno dellindustria.

    La stragrande maggioranza del sistema

    distributivo purtroppo non sufficientemente

    qualificata. Questa una realt sia allinterno delsistema bancario pi tradizionale che fra le reti di

    promotori finanziari. Il livello di scarsa

    qualificazione tale che fare distinzioni fra i due

    canali distributivi diventa una questione

    marginale.

    Gli ultimi 10 anni sono stati costellati da

    esempi di prodotti finanziari sempre pi sofisticati

    con i quali il canale distributivo ed i clienti si sono

    dovuti confrontare senza averne la bench minima

    preparazione tecnica.

    Prima che il fenomeno della discesa dei tassi

    riducesse il rendimento nominale delle cedole dei

    BTP, il risparmiatore italiano era sostanzialmente

    esposto solo al rischio di un eventuale

    differenziale negativo tra il tasso di interesse

    nominale e linflazione. Differenziale negativo

    che si effettivamente presentato per non pochi

    anni dal dopoguerra ai primi anni 90.

    I problemi pi grandi, per il risparmiatoreitaliano, sono arrivati con la discesa dei tassi di

    interesse. Questo fenomeno ha molto avvicinato il

  • 7/23/2019 Tesi-Pedone

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    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 21di 21

    mercato finanziario italiano a quello dei paesi pi

    avanzati, ma se il gap tecnico stato colmato

    rapidamente, lo stesso non pu dirsi per il gap

    culturale. In assenza delle necessarie competenze,

    il maggior rendimento che questo

    ammodernamento avrebbe potuto portare, si

    trasformato in notevoli perdite per buona parte dei

    risparmiatori.

    La ricerca del cedolone stata una delle

    cause principali di insoddisfazione.

    Non molti anni fa c stato il fenomeno dei

    reverse floater. Un cos complesso prodotto

    strutturato stato venduto a moltissimi

    risparmiatori da intermediari, i quali, nella

    maggioranza non avevano la minima conoscenzadel suo funzionamento. Alcuni direttori di banca

    e responsabili di uffici titoli interrogati

    personalmente ritenevano che i reverse floater

    fossero una sorta di prodotto a met fra un BTP ed

    un CCT avendo una componente di cedola fissa

    ed una di cedola variabile.

    Alla fine del periodo di discesa dei tassi c

    stato il grande travaso dai titoli di stato (ormai con

    rendimenti nominali ai minimi storici) ai fondi

    comuni obbligazionari. Anche in questo caso la

    scarsissima cultura finanziaria dei clienti e della

    distribuzione ha creato i presupposti per

    insoddisfazioni future. La convinzione prevalente

    di quel periodo era che, poich i fondi

    obbligazionari investono in titoli di stato, non era

    molto differente investire direttamente in titoli di

    stato o attraverso fondi. Lidea che un fondo

    obbligazionario potesse avere rendimenti negativi

    non stata neppure palesata ai risparmiatori.

    Molto spesso questa realt era sconosciuta anche a

    chi proponeva linvestimento.

    Il grande aumento dei mercati azionari, con il

    conseguente innalzamento dei tassi di interesse,

    ha comportato rendimenti eccezionali per i fondi

    azionari e negativi per i fondi obbligazionari.

    Questo ha premiato prevalentemente le reti di

    distribuzione con promotori finanziari che

    tendenzialmente privilegiano i fondi azionari (sui

    quali vi pi margine). Il sistema bancario, pieno

    di clienti con fondi obbligazionari, ha sofferto

    molto in quel periodo ed ha pensato bene di

    convertire, nel momento peggiore, il portafoglio

    dei clienti trasferendone buona parte in fondi

    azionari. Il risultato di questa scelta stato

    evidentemente disastroso. Un numero molto

    consistente di risparmiatori ad oggi, dopo 5/7

    anni, continua ad avere rendimenti nominali

    negativi.

    La scarsa cultura del sistema finanziario

    molto evidente anche nel recente fenomeno delle

    obbligazioni argentine. La superficialit con la

    quale continuavano ad essere proposte ai

    risparmiatori fino alla met del 2001 lascia

    sbigottiti. A tuttoggi si stanno ponendo le

    condizioni perch il fenomeno si ripeta con altri

    paesi emergenti come potrebbe essere la Turchia.Ma i prodotti nei quali lasimmetria

    informativa maggiore sono sicuramente i

    derivati. Prendiamo il caso dei Covered Warrant.

    Pochi investitori informati, a conoscenza del costo

    implicito nel prezzo di emissione8, sarebbero

    disposti ad acquistare un tale prodotto. Lascia

    sbalorditi, quindi, il successo che i Coverei

    Warrant hanno riscosso sul mercato. Leggere le

    pubblicit di questi prodotti su giornali finanziari

    che parlano di emozioni forti, opzioni digitalisemplici come un gioco, fanno ben capire come

    questa industria abbia completamente smarrito i

    suoi valori e la sua funzione che dovrebbe essere

    quella di gestire i risparmi con un ottica di

    medio/lungo periodo.

    Quando affrontiamo largomento delluso dei

    derivati nellindustria del risparmio gestito

    difficile non vedere come lasimmetria

    informativa fra clienti e produttori venga sfruttata

    con una buona dose di spregiudicatezza. I prodotti

    strutturati sono stati una grandissima fonte di utile

    per lintera industria a discapito degli investitori.

    Per molto tempo i reverse convertible, sfruttando

    il mito del cedolone, hanno imperversato nei

    portafogli finanziari. Dopo due anni di mercati

    azionari negativi, lultima moda in tema di

    prodotti finanziari il capitale garantito. E tutto

    8 Il prezzo di un warrant funzione del tempo, della

    volatilit e del prezzo del sottostante. Acquistando un CW,sostanzialmente, il cliente sta comprando la volatilit delsottostante. Il prezzo della volatilit deciso dallemittente delCW e rispetto al valore teorico vi uno scarto a vantaggiodellemittente di decine di punti percentuali.

  • 7/23/2019 Tesi-Pedone

    22/38

    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 22di 22

    un fiorire di derivati in prodotti pi o meno

    complessi che hanno in comune costi elevatissimi

    e scarsa trasparenza. Per quanto tempo ancora sar

    possibile far passare il risparmiatore italiano da

    una delusione allaltra?

    Tutti gli episodi che abbiamo velocemente

    passato in rassegna hanno alcune caratteristiche

    comuni. Tutti sono stati resi possibili grazie alla

    scarsissima cultura finanziaria della domanda.

    Tutti sono stati agevolati dalla scarsa cultura

    finanziaria del canale distributivo il quale, in larga

    parte, non era consapevole delle caratteristiche del

    prodotto che stava consigliando alla clientela.

    Tutti sono stati prodotti cercando di rispondere

    alla richiesta del mercato a totale discapito dellesue reali necessit.

    Quando il mercato chiedeva la cedolona si

    prodotto la cedolona con i reverse floater a

    discapito del capitale. Poco importava se,

    tecnicamente, quello era il momento meno

    opportuno. Quando il mercato chiedeva altissimi

    rendimenti si producevano altissimi rendimenti

    con i reverse convertible. Oggi che il mercato

    chiede la garanzia del capitale si produce la

    garanzia del capitale ipotecando i rendimenti deiprossimi 5 o 7 anni.

    Milano Finanza del 9 Febbraio 2002 ha

    pubblicato a pagina 31/32, nellinserto Fondi &

    Gestioni un articolo sulla nuova generazione di

    strutturati. Riportiamo alcuni stralci significativi

    dellarticolo a firma Paola Valentini:

    Lultima generazione rappresentata dalle

    gestioni patrimoniali a capitale garantito, nate lanno

    scorso. [] Inoltre, per questi prodotti il capitolo costi

    ha un peso importante e, a differenza dei fondi comuni,

    in genere poco trasparente. Negli ultimi tempi sono

    stati fatti passi avanti per una maggiore chiarezza delle

    commissioni grazie allIsvap, che ha emanato

    disposizioni per i prospetti delle index linked che sono

    entrate in vigore il 1 dicembre. Da quella data non

    sono molte le emissioni di index linked ma per quelle

    poche che sono state lanciate le informazioni a

    disposizione dei risparmiatori nella nota informativa

    sono aumentate. Per esempio nella nota di New life

    borsa 10 della Banca popolare di Vicenza messo in

    evidenza che le commissioni dacquisto sono dell8,5%

    e che il livello di protezione a scadenza pari al

    108,75% del versamento. Non altrettanto per le unit

    per le quali lIsvap sta per emettere numerose

    disposizioni. Per questo le societ si affrettano a

    collocare sul mercato i prodotti prima che arrivino

    norme pi restrittive. (il corsivo nostro). [ ]

    Nellultimo anno, complice la crisi dei listini, le

    societ hanno aumentato lofferta di prodotti a capitale

    garantito. Ma gli ultimi nati sono, nella maggior parte

    dei casi, strumenti pi complessi di quelli di prima

    generazione. La complessit data dal meccanismo di

    calcolo di indicizzazione, cio dalla formula che

    permette di calcolare il rendimento a scadenza. Non

    solo. Anche dal punto di vista dei panieri cui legato il

    rendimento c stata unevoluzione che non hasemplificato la vita ai risparmiatori.

    Recentemente si sono affacciati sul mercato,

    ad esempio, prodotti strutturati costruiti attraverso

    opzioni su fondi di fondi. Non si riesce a

    comprendere lutilit tecnica di questi strumenti

    mentre chiara la pesante struttura dei costi

    (diretti ed indiretti) che pesa su questi prodotti:

    costi di ingresso, commissioni di gestione sul

    fondo dei fondi, commissioni di gestione sui fondi

    sottostanti, costo dellopzione.

    2.2. Identit e valori dellindustria delrisparmio gestito

    I casi dei prodotti strutturati sono

    probabilmente un fenomeno degenerativo che

    indica lo smarrimento dei valori e dellidentit

    dellindustria.

    Qual lo scopo ultimo dellindustria del

    risparmio gestito? Assogestioni, lassociazione

    delle societ che svolgono attivit di gestione delrisparmio scrive allarticolo 2 del suo codice

    deontologico (che riportiamo in allegato):

    Finalit prioritaria delle societ di gestione

    nell'espletamento del mandato di gestione la tutela

    dell'interesse dell'investitore. Esse pertanto svolgono

    l'attivit di gestione di patrimoni con correttezza e

    professionalit, avendo sempre come obiettivo la

    salvaguardia degli interessi dei clienti.

    Si pu affermare, credendoci, che i prodotti

    strutturati di nuova generazione, come li chiama

    Milano Finanza nellarticolo sopra citato,

  • 7/23/2019 Tesi-Pedone

    23/38

    Alessandro Pedone Mercato efficiente e gestione indicizzata: ripercussioni sul promotore finanziario

    Master in Financial Planning SIENA II Edizione Pagina 23di 23

    rispondano alla descrizione di gestione corretta, e

    professionale, avendo sempre come obbiettivo la

    salvaguardia degli interessi dei clienti? Una

    gestione di lungo termine integra, onesta e

    professionale non dovrebbe sprecare denaro per

    garantire a scadenza (dopo 5 o 7 anni) il rimborso

    del capitale. Non dovrebbe gravare il cliente di

    commissioni di gestione su commissioni di

    gestione. Non dovrebbe spacciare obbligazioni pi

    opzioni per fondi garantiti. Non dovrebbe creare

    prodotti strutturati con opzioni su fondi

    nascondendo in questo modo tutti i costi connessi.

    Come possibile parlare di gestione corretta

    e professionale? Non pi rispondente al vero

    affermare che, per lennesima volta, il sistemafinanziario si sta approfittando dellignoranza dei

    clienti, della loro desiderio di sicurezza (dopo

    tutte le batoste subite) per raccogliere

    commissioni molto pi alte ed ingessare il cliente

    per anni?

    Il mondo dei fondi comuni di investimento

    decisamente molto pi trasparente e controllato,

    ma si riscontra ugualmente uno smarrimento dei

    valori di fondo che dovrebbero ispirarne lattivit.

    La tabella 4 mostra, a titolo esemplificativo,

    le commissioni di gestione applicate sui fondi

    monetari italiani. Sui 51 fondi selezionati dal sito

    www.morningstar.it nella categoria Monetari area

    euro solo tre fondi applicano commissioni

    ragionevoli e coerenti con il tipo di investimento.

    Sette fondi applicato commissioni dell1% o

    superiori. La commissione media dello 0,67%.

    Si tratta di commissioni di gestione assolutamente

    esagerate per uno strumento che ha un rendimento

    nellordine del 3% e per il quale non sono

    richieste particolari competenze di gestione.

    Leggendo le mission aziendali dei principali

    players italiani non si trova istituzione finanziaria

    che non ponga il cliente al centro della strategia

    aziendale. Nel sito di una nota rete di

    distribuzione italiana, si legge: un obiettivo che

    [nome dellazienda] persegue, coerentemente con la

    filosofia del gruppo, valorizzando la centralit del

    Cliente rispetto ad ogni altra caratteristica aziendale.

    Ed ancora Fiducia. Il nostro comportamento

    affidabile, corretto e integro

    Tabella 4 Le commissioni di gestione dei fondi

    monetari italiani. Dati Morningstar.it selezione

    monetari fondi italiani.

    Fondo Monetario

    Commissioni

    di gestione

    1 Oasi Famiglia Acc 1.20 %2 Oasi Finanza Personale Cash Acc 1.20 %3 Unicredit Monetario B Acc 1.10 %4 Bn Reddito Inc 1.00 %5 Epta TV Acc 1.00 %6 Euganeo Acc 1.00 %7 Rominvest Euro Short Term Acc 1.00 %8 Oasi Crescita Risparmio Acc 0.96 %9 Grifocash Acc 0.90 %

    10 Unicredit Monetario A Acc 0.85 %11 Gestifondi Monetario Acc 0.84 %12 Quadrifoglio Monetario Acc 0.84 %13 Bipiemme Monetario Acc 0.80 %14 Fideuram Moneta Acc 0.75 %15 Nextra Euro Breve Termine Acc 0.75 %16 Perseo Monetario Acc 0.75 %

    17 Unicredit Liquidita B Acc 0.75 %18 Artigiancassa Liquidit Acc 0.72 %19 Azimut Garanzia Acc 0.72 %20 BNL Cash Acc 0.72 %21 BNL Monetario Acc 0.72 %22 Effe Liquidit Area Euro Acc 0.70 %23 Mida Monetario Acc 0.70 %24 Optima Money Acc 0.70 %25 Eptamoney Acc 0.65 %26 Fonditalia Euro Currency Acc 0.65 %27 Bipielle Fondicri Liquidit Acc 0.60 %28 Epta Carige Cash Acc 0.60 %29 FondErsel Cash Acc 0.60 %30 ING Eurocash Acc 0.60 %31 Mediolanum Risp. Italia Monetario Inc 0.60 %32 Nextra Euro Monetario Acc 0.60 %33 Nextra Euro Tasso Variabile Acc 0.60 %34 Nordfondo Moneta Acc 0.60 %35 Oasi Tesoreria Imprese Acc 0.60 %36 Prime Liquidit Acc 0.60 %37 SAI Liquidit Acc 0.60 %38 Sanpaolo Liquidit A Acc 0.60 %39 Interfund Euro Currency Acc 0.59 %40 Centrale Conto Corrente Acc 0.50 %41 Nextra Tesoreria Acc 0.50 %42 Romagest Cash Acc 0.50 %43 Unicredit Liquidita A Acc 0.50 %44 Oasi 3 Mesi Acc 0.48 %45 Nextra Liquidit Acc 0.45 %46 Capitalgest Liquidit Acc 0.42 %47 Bn Liquidit Acc 0.40 %48 Sanpaolo Liquidit B Inc 0.30 %49 Gesti