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22 IL PERSONAGGIO TESTO Samuele Prosino FOTO TI-Press, HCAP Allenare gli juniori è un com- pito di grande responsabilità. Un compito a cui non si sottrae Luca Cereda, forte di una car- riera professionistica di grande livello seppur breve. «La stagione 2014/2015 degli juniori Elite è stata contraddi- stinta da alti e bassi. Abbiamo fatto tante partite di ottimo livello, ma non in tutte siamo riusciti a riproporre un buon gioco. Bisogna dire che la no- stra è una squadra davvero molto giovane, con pochi ra- gazzi all'ultimo anno. Sono in molti ad avere le potenzialità per giocare in LNA o in LNB, ma dovranno continuare a la- vorare con pazienza e con con- tinuità. In prima squadra, per altro, ci sono alcuni elementi provenienti dalle nostre giova- nili, a dimostrazione che con l'impegno si può arrivare in alto. Lukas Lhotak è un esem- pio lampante. Negli juniori do- minava, ma una volta passato di grado ha avuto qualche dif- ficoltà di adattamento. Ha su- perato il momento difficile con- centrandosi sul lavoro. Pochi lo sanno, ma lui si allena due vol- te al giorno: in un caso con la squadra di LNA, nell'altro con gli juniori. Questa è la strada giusta per chi vuole emergere». Lhotak ha abbandonato il suolo natìo per seguire il suo sogno sportivo. Come del resto aveva fatto Luca trasferendosi in Ca- nada nel 2000. «Della mia esperienza ca- nadese, fatta quando avevo 20 anni, ho portato con me tanti cambiamenti a livello personale e caratteriale. Non è come un normale viaggio L a stagione 2014/2015 non è andata come pre- ventivato a casa Ambrì. La squadra della Leven- tina non ha raggiunto i playoff in LNA e nelle varie categorie giovanili, salvo qualche eccezione, non è stata costante. I vertici della società e soprattutto gli allenatori credono però in una rapida riscossa, che si baserà sui giovani talenti a disposizione. Duro lavoro e una migliore attitudine sul ghiaccio saranno le parole d'ordine della prossima stagione. Serge Pelletier , direttore sportivo e allenatore della LNA, segue con doveroso interesse il movimento gio- vanile, desideroso di portare nuovi talenti a solcare le piste della massima serie «In questa stagione abbiamo dato la chance ad alcuni nostri giovani di essere titolari, come ad esempio Lho- tak e Stucki. Questa è una notizia positiva e impor- tante per tutto il movimento. Sicuramente ci aspettia- mo che tutti i più giovani facciano un ulteriore passo in avanti, anche se non bisogna mettere loro troppa pressione. Ho visto molte partite degli juniori Elite A, e devo dire che in questa stagione ho visto diversi ragazzi promettenti. Ci auguriamo che molti di loro possano entrare in prima squadra al più presto». HC Ambrì-Piotta, piani di rinascita Dopo una stagione difficile, il settore giovanile è pronto a ripartire con tanta voglia di riscattarsi Il coach Serge Pelletier.

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IL PERSONAGGIOTESTOSamuele Prosino

FOTOTI-Press, HCAP

Allenare gli juniori è un com-pito di grande responsabilità. Un compito a cui non si sottrae Luca Cereda, forte di una car-riera professionistica di grande livello seppur breve. «La stagione 2014/2015 degli juniori Elite è stata contraddi-stinta da alti e bassi. Abbiamo fatto tante partite di ottimo livello, ma non in tutte siamo riusciti a riproporre un buon gioco. Bisogna dire che la no-stra è una squadra davvero molto giovane, con pochi ra-gazzi all'ultimo anno. Sono in molti ad avere le potenzialità per giocare in LNA o in LNB, ma dovranno continuare a la-vorare con pazienza e con con-tinuità. In prima squadra, per altro, ci sono alcuni elementi provenienti dalle nostre giova-nili, a dimostrazione che con

l'impegno si può arrivare in alto. Lukas Lhotak è un esem-pio lampante. Negli juniori do-minava, ma una volta passato di grado ha avuto qualche dif-ficoltà di adattamento. Ha su-perato il momento difficile con-centrandosi sul lavoro. Pochi lo sanno, ma lui si allena due vol-te al giorno: in un caso con la squadra di LNA, nell'altro con gli juniori. Questa è la strada giusta per chi vuole emergere».Lhotak ha abbandonato il suolo natìo per seguire il suo sogno sportivo. Come del resto aveva fatto Luca trasferendosi in Ca-nada nel 2000. «Della mia esperienza ca-nadese, fatta quando avevo 20 anni, ho portato con me tanti cambiamenti a livello personale e caratteriale. Non è come un normale viaggio

L a stagione 2014/2015 non è andata come pre-ventivato a casa Ambrì. La squadra della Leven-

tina non ha raggiunto i playoff in LNA e nelle varie categorie giovanili, salvo qualche eccezione, non è stata costante. I vertici della società e soprattutto gli allenatori credono però in una rapida riscossa, che si baserà sui giovani talenti a disposizione. Duro lavoro e una migliore attitudine sul ghiaccio saranno le parole d'ordine della prossima stagione.

Serge Pelletier, direttore sportivo e allenatore della LNA, segue con doveroso interesse il movimento gio-vanile, desideroso di portare nuovi talenti a solcare le piste della massima serie «In questa stagione abbiamo dato la chance ad alcuni nostri giovani di essere titolari, come ad esempio Lho-tak e Stucki. Questa è una notizia positiva e impor-tante per tutto il movimento. Sicuramente ci aspettia-mo che tutti i più giovani facciano un ulteriore passo in avanti, anche se non bisogna mettere loro troppa pressione. Ho visto molte partite degli juniori Elite A, e devo dire che in questa stagione ho visto diversi ragazzi promettenti. Ci auguriamo che molti di loro possano entrare in prima squadra al più presto».

HC Ambrì-Piotta, piani di rinascitaDopo una stagione difficile, il settore giovanile è pronto a ripartire con tanta voglia di riscattarsi

� Il coach Serge Pelletier.

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di studio che ti lascia l'op-portunità di tornare dai ge-nitori anche un paio di volte al mese; io stavo lontano da casa per 8-9 mesi di fila e di conseguenza ho dovuto arrangiarmi da solo. Laggiù ho imparato a lottare, perché ogni giorno bisogna dimo-strare qualcosa. Cerco di tra-sferire questo insegnamento a tutti i ragazzi che alleno e continuerò sempre a farlo».

A capo della struttura giova-nile, la bandiera dell'Ambrì Pa-olo Imperatori rivela come la prossima annata sarà cruciale. «Questa è stata senza dub-bio una stagione complessa per tutto il nostro movimen-to giovanile. Partendo dai più piccoli, è chiaro che ciò che conta maggiormente è avere

tanti ragazzi e sicuramente da quel punto di vista siamo soddisfatti perché il numero è in costante incremento. Con i Moskito siamo andati nel complesso bene ma purtrop-po non ci siamo qualificati ai playoff per un soffio. Da cita-re anche la squadra dei Mini Top, che con la qualificazione ai playoff è stata la migliore dal punto dei vista dei risul-tati. Il punto dolente rimane quello dei novizi Elite. Anche quest'anno non siamo riusci-ti a uscire dalla zona retro-cessione. Questo “buco” nella nostra filiera ha fatto suona-re un campanello d'allarme. In prospettiva è necessario cambiare qualcosa per evita-re di ripetere la situazione in futuro. Prima di tutto è im-portante lavorare meglio con

i più piccoli, cercando di col-mare tutte le lacune formati-ve che si possono creare dopo i primi passi sul ghiaccio. Poi dobbiamo migliorare anche a livello organizzativo, cer-cando di andare più incontro alle esigenze dei ragazzi. A differenza di questa stagio-ne, ad esempio, avremo a di-sposizione la pista di Biasca con un paio di settimane di anticipo e ciò sarà di grande aiuto. Ci sarà quindi un ben-venuto aumento del lavoro sul ghiaccio, che permette-rà a tutti i nostri giovani di avere più dimestichezza, in attesa della nuova Valascia che porterà le nostre catego-rie a usufruire di una mag-gior numero di servizi dentro e fuori dal ghiaccio».

Proprio la nuova Valascia sarà fondamentale per coin-volgere in modo completo il settore giovanile. Un'idea che condivide anche Pelletier. «La nuova Valascia darà sicu-ramente un pizzico di entusia-smo alla società, alla regione e a tutta la famiglia biancoblu. Recentemente abbiamo visto che a Zugo, con il loro nuovo palazzetto, tifosi e squadra hanno gradito e reagito con un entusiasmo non indifferente; di conseguenza anche qui ci aspettiamo la stessa cosa».

Luca Cereda

IL PERSONAGGIO

Paolo Imperatori

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IL PERSONAGGIO

Malgrado il tempo libero scarseggi in una vita tutta a 360°, a Lombardi non manca-no motivazioni e stimoli… «Cerco di fare qualcosa di utile per le persone, per il Cantone, per la mia Valle e per la squa-dra. La frustrazione subentra certo quando si pensa di non riuscirci o di non essere capiti. Con l’Ambrì capita ad esem-pio che mi feriscano le critiche infondate e preconcette di chi non fa lo sforzo di capire la reale situazione in cui si dibat-te la società. Poi però ricarico le batterie e riparto perché la causa è più importante di que-ste meschinità».

Già, l’Ambrì. Quo vadis ri-spetto alla sua visione iniziale? «Ho dovuto adeguarla sulla base di quanto ho trovato, ho capito e ho visto cammin fa-cendo. Non sempre sono po-sitivo ma in questo periodo guardo avanti deciso grazie al progetto nuova Valascia. Si tratta di determinare e ga-rantire le condizioni quadro minimo per il futuro del club leventinese».

TESTO Luca Allevi

I l presidente Filippo Lombardi è uomo dalle mille risorse e impegnato su diversi fronti.

L’HCAP è sempre nel suo cuore, ma a lui spetta l’ar-duo compito di cercare di far quadrare il cerchio, sia per quanto attiene alle problematiche interne al club, sia per non fallire nemmeno nelle altre attività… «A questo proposito sono necessarie quattro premesse importanti. Occorre essere capaci di lavorare al 200% e sacrificare quando serve le serate libere, i sabati e le domeniche e magari anche le vacanze: dunque, metà tempo per l’azienda, metà tempo per l’Ambrì, due ter-zi per la politica e un terzo per i rimanenti incarichi. Bisogna essere capaci di saper distinguere bene tra i vari ambiti e ci vuole onestà intellettuale per tener se-parati i campi di azione e non mescolare le priorità. La terza premessa poi è essere flessibili per gestire, organizzare e adattare tempi e programmi. Infine la medesima elasticità e prontezza la si deve chiedere an-che ai colleghi e a chi si rapporta con me».

Le motivazioni di Filippo Lombardi

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IL PERSONAGGIO

F iore all'occhiello delle giovanili dell'Ambrì, Inti Pestoni ha mo-

strato nel corso degli anni una crescita dirompente. La convocazione in Nazio-nale è oramai una consuetudine, ripa-gata da ottime prestazioni. Nato nel 1991, Inti ha debuttato in LNA nel cor-so della stagione 2009/2010 e ha vinto il titolo di miglior rookie nell'annata successiva, sempre vestendo la maglia dell'Ambrì.

Quali sono i tratti principali del tuo carattere? «Solare, Determinato e Lazzarone».

Il tuo sogno di felicità? «Il mio sogno è di poter giocare in NHL».

Le qualità che apprezzi maggiormente nelle persone: «Sincerità, Positività e Umiltà».

Ciò che detesti più di tutto. «I pregiudizi».

Se potessi scegliere, quale sarebbe il dono di natura che vorresti avere? «Le mani di Patrick Kane!».

Il tuo motto è... «Non mollare mai».

Il tuo idolo sportivo? «Il calciatore Neymar».

Il libro, il film, l’attore e la musica che preferisci. «Il mio libro preferito è Io Ibra. Come film scelgo Alla ricerca della felicità; l'attore protagonista di quel film, Will Smith, è il mio preferito. Per quanto riguarda la musica prediligo la musica italiana».

Potessi scegliere dove vivere, quale luogo sceglieresti? «Los Angeles».

Se non fossi un giocatore di hockey, cosa saresti? «Forse avrei provato a fare il calciatore».

Ti piacciono gli animali? «Sì, infatti ho un cane».

Come vedi la tua vita dopo la carriera da giocatore? «Spero di poter rimanere nell'ambiente come allenatore o vice allenatore. In ge-nerale, invece, mi piacerebbe metter su famiglia».

Hai un rito pre-partita? «Dormo circa un'ora e trenta nel corso del pomeriggio».

Quattro cose che porteresti su un'isola deserta: «Il mio cane, la mia ragazza, una televi-sione e la Playstation».

Inti Pestoni

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IL PERSONAGGIO

L a faccia pulita e un tono di voce molto pacato non sono solitamen-

te attributi da giocatore di hockey. Tut-tavia Daniele Grassi, attaccante classe 1993 nato a Bellinzona, è un'eccezione che ribalta la regola, perché è tanto ri-lassato fuori quanto caparbio in campo. Tra le sue attività fuori dal ghiaccio non c'è infatti nulla di estremo: Daniele ama le passeggiate, la natura e il bricolage! Tutto il suo cammino verso la prima squadra è targato Ambrì, con l'esordio in NLA nel campionato 2010/11.

Quali sono i tratti principali del tuo carattere? «Sono un ragazzo abbastanza tranquil-lo, almeno fuori dal ghiaccio; dentro è ne-cessario avere un po' più di brio... Sono anche piuttosto riservato e tenace».

Il tuo sogno di felicità? «In questo momento della mia carriera vorrei solamente stare bene, in salute e al 100%».

Le qualità che apprezzi maggiormen-te nelle persone: «La sincerità e l'ottimismo».

Ciò che detesti più di tutto. «Le bugie e quelli che vedono sempre tutto al negativo…».

Se potessi scegliere, quale sarebbe il dono di natura che vorresti avere? «Vorrei riuscire sempre ad affrontare le difficoltà della vita a testa alta e con il sorriso. Tante volte ci sono diversi av-venimenti esterni che non ti permettono di farlo».

Il tuo motto è... «Non mollare».

Il tuo idolo sportivo? «Roger Federer».

Il libro, il film, l’attore e la musica che preferisci. «I libri che più mi hanno avvicinato alla lettura, dato che prima non leggevo mol-

to, sono quelli facenti parte della trilogia Millennium di Stieg Larsson. Il mio film preferito è senza dubbio Il Gladiatore, mentre come attrice scelgo Jennifer Ani-ston. Prima della partite ascolto rock, ma non prediligo nessuno stile musicale in particolare».

Potessi scegliere dove vivere, quale luogo sceglieresti? «Più che un luogo in particolare preferi-rei girare il mondo».

Se non fossi un giocatore di hockey, cosa saresti? «Attualmente sto continuando i miei stu-di in ingegneria gestionale. Me la cavo bene perché grazie ai ritmi della Supsi posso seguire un ritmo di lavoro diffe-rente rispetto agli altri ragazzi. Per me è importante portare avanti la carriera professionale oltre a quella sportiva».

Ti piacciono gli animali? «Molto. Non ne ho, ma senza dubbio il più bello è il lupo».

Come vedi la tua vita dopo la carriera da giocatore? «Non saprei, ma di sicuro spero di gio-care ancora tanti anni! Spero solo di non essere impreparato quando arriverà il momento».

Hai un rito pre-partita? «Ascolto la musica in spogliatoio».

Quattro cose che porteresti su un'i-sola deserta: «Una barca, tanta benzina e un motore. E un paio di remi, per sicurezza...».

Daniele Grassi

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IL PERSONAGGIO

C hristian Stucki, classe 1992, si è diviso nella sua carriera giovanile

tra Lugano e Ambrì. Christian ha una forte personalità e ama osservare i mo-vimenti e il comportamento delle perso-ne attorno a lui, tanto da saperli “foto-grafare”. Una caratteristica che certo può tornare utile anche sul ghiaccio. Ha esordito in LNA nella stagione 2010/2011 ed è tornato ad Ambrì dopo due stagioni nell'Ajoie (in LNB).

Quali sono i tratti principali del tuo carattere? «Sono impulsivo, generoso e comprensivo».

Il tuo sogno di felicità? «Non aver la tavola vuota. In sostanza, avere una famiglia».

Le qualità che apprezzi maggiormente nelle persone: «La comprensione e la capacità di saper-mi ascoltare e sapermi dare le risposte che mi servono».

Ciò che detesti più di tutto. «Le doppie facce. Preferisco la verità anche se negativa. La miglior cosa per formare un rapporto è avere rispetto e fiducia recipro-ca, quando non c'è diventa tutto falso».

Se potessi scegliere, quale sarebbe il dono di natura che vorresti avere? «Riuscire sempre a riflettere prima di agire».

Il tuo motto è... «Non lasciarti scappare ciò che ti fa star bene».

Il tuo idolo sportivo? «Mike Maneluk».

Il libro, il film, l’attore e la musica che preferisci. «Non sono un gran lettore, sinceramente. Tutti i libri sono scritti da altri, piuttosto preferisco scrivere il libro della mia vita... Come film scelgo amici di letto, mentre riguardo gli attori mi piace lo stile di Ge-orge Clooney. Con la musica sono un po' bipolare: passo dal rock a Eros Ramaz-zotti, da Nek alla house».

Potessi scegliere dove vivere, quale luogo sceglieresti? «A Lugano, zona Monte Brè».

Se non fossi un giocatore di hockey, cosa saresti? «Sarei sicuramente un poliziotto anti-droga».

Ti piacciono gli animali? «Dovessi scegliere prenderei un boxer».

Come vedi la tua vita dopo la carriera da giocatore? «Non voglio avere rimpianti prima di tutto. Vorrei avere dei figli e dare a loro quello che a me è mancato a livello af-fettivo».

Hai un rito pre-partita? «Non ho nessun rito. Serve solamente avere un po' di lucidità mentale prima di scendere in campo».

Quattro cose che porteresti su un'isola deserta: «I miei 4 migliori amici. Con loro starei bene ovunque».

Christian Stucki

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IL PERSONAGGIO

L ukas Lhotak, attaccante classe 1993, è entrato a far parte della

famiglia dell'Ambrì nella stagione 2010/2011. Da quell'esordio (nei novi-zi) la crescita verso la LNA è stata co-stante e gode di un'ottima reputazione nell'ambiente. Lukas sa parlare un otti-mo italiano (è di nazionalità ceca) e possiede la licenza svizzera. Suo padre è stato portiere, ma Lukas scelse di gio-care nel ruolo opposto vista l'alta con-correnza per stare a protezione della rete...

Quali sono i tratti principali del tuo carattere? «Talvolta durante le partite mi innervo-sisco un po', ma credo sia normale. Tutto sommato però credo di essere una perso-na abbastanza calma».

Il tuo sogno di felicità? «Il mio sogno è di giocare almeno una volta in NHL».

Le qualità che apprezzi maggiormente nelle persone: «La felicità».

Ciò che detesti più di tutto. «Quando le persone si inventano cose non vere».

Se potessi scegliere, quale sarebbe il dono di natura che vorresti avere? «Cucinare bene».

Il tuo motto è... «Never give up!».

Il tuo idolo sportivo? «Jaromir Jagr».

Il libro, il film, l’attore e la musica che preferisci. «Come libro, direi Švejk (libro di Jaroslav Hašek, in italiano Il buon soldato Švejk). Non riuscirei a scegliere ho un attore o un attrice in particolare, ma dico due

film: Need for Speed e Forrest Gump. In quanto alla musica solitamente ascolto pop, ma il mio artista preferito è John Lennon».

Potessi scegliere dove vivere, quale luogo sceglieresti? «Qui in Svizzera».

Se non fossi un giocatore di hockey, cosa saresti? «Difficile saperlo! Forse lavorerei in uffi-cio nel settore marketing».

Ti piacciono gli animali? «Mi piacciono davvero tanto i cani».

Come vedi la tua vita dopo la carriera da giocatore? «Mi piacerebbe rimanere nell'ambiente, magari potrei fare l'allenatore o il talent scout».

Hai un rito pre-partita? «Ascolto sempre la musica alta nelle cuffiette e “lavoro” con il bastone da ho-ckey».

Quattro cose che porteresti su un'isola deserta: «Ehm... un bastone, un disco, un amico. E una ragazza, anche se ora non ce l'ho».

Lukas Lhotak

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J ason Fuchs, attaccante classe 1995, è un figlio d'arte. Suo pa-

dre, Regis Fuchs, è l'unico giocatore svizzero ad aver partecipato in 8 finali playoff della LNA. Dopo un anno in Ca-nada (negli Huskies della città di Rouyn-Noranda, Quebec) Jason ha fat-to ritorno in Svizzera nell'Ambrì, giocan-do con continuità in prima squadra. Un ragazzo che ha dimostrato in tutta la trafila delle giovanili, disputate a Chaux-de-Fonds, di avere ottime quali-tà. Testa sulle spalle e tanta, tanta vo-glia di gareggiare. Del resto il suo hobby preferito è la Playstation...

Quali sono i tratti principali del tuo carattere? «Sono una persona molto tranquilla, che riflette tanto sulle cose fatte e sulle cose da fare».

Il tuo sogno di felicità? «Vorrei che con l'hockey e con la mia ragazza tutto continuasse bene. Poi mi basterebbe avere un bell'appartamento e una bella macchina».

Le qualità che apprezzi maggiormen-te nelle persone: «La semplicità».

Ciò che detesti più di tutto. «La falsità».

Se potessi scegliere, quale sarebbe il dono di natura che vorresti avere? «Vorrei saper volare! Ho sempre avuto la curiosità di vedere le cose da un'altra prospettiva».

Il tuo motto è... «Never give up!».

Il tuo idolo sportivo? «Mio padre».

Il libro, il film, l’attore e la musica che preferisci. «Come libro scelgo Il codice Da Vinci, come film Quasi Amici - Intouchables, come attore Jason Statham. Riguardo alla musica non ho particolari gusti, dipende molto dal momento che sto vi-vendo».

Potessi scegliere dove vivere, quale luogo sceglieresti? «Vorrei stare al caldo, ma poi non ci sa-rebbe l'hockey. Scelgo quindi il Canada».

Se non fossi un giocatore di hockey, cosa saresti? «Farei qualcosa nel mondo dell'econo-mia».

Ti piacciono gli animali? «Sì! Ho un cane che si chiama Cody».

Come vedi la tua vita dopo la carriera da giocatore? «Potrei fare qualche lavoro che abbia a che fare con l'economia, a meno che non sia possibile rimanere nell'ambiente dell'hockey».

Hai un rito pre-partita? «No, non faccio niente di specifico. Cerco solo di concentrarmi sul match».

Quattro cose che porteresti su un'i-sola deserta: «Una barca, due remi e dell'acqua».

Jason Fuchs

IL PERSONAGGIO