the daring voice - anno 2 numero 1

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Anno 2 Numero 1 Liceo Scientifico Statale Nomentano – Roma 8 Giugno 2012 Se dopo non ti lecchi le dita godi solo a metà RADIO NOMENTANO Il Liceo Nomentano può vantare la più grande e diffusa radio d’istituto di Roma, frutto del lavoro in sinergia di un folto gruppo di studenti che, al contrario della debole “concorrenza”, è riuscito a portare avanti con continuità ed entusiasmo un progetto che richiede uno sforzo organizzativo e logistico enorme. Ognuno ha fatto bene la sua parte, mettendo a disposizione tempo e capacità. ANCHE STAVOLTA NON CI HANNO FERMATO La stampa dell’ultimo numero del “The Daring Voiceè stata impedita. La motivazione di tale ingiustizia è stata che non essendo il “Nomentiamo” pronto ad uscire con un proprio numero di fine anno, per una sorta di buffa “solidarietà” anche il TDV non dovesse stampare a scuola il proprio numero conclusivo. Lascio a voi i commenti, resta il fatto che qualcuno ha lavorato, ha investito il proprio tempo per dare vita all’edizione di un giornale che sul più bello, in procinto di uscire, viene soppressa. Continua a pag. 1 pag. 3 FERDINANDO AGNINI Intitolata al giovane martire del nostro quartiere la biblioteca della sede centrale del liceo. Una storia di coraggio, di patriottismo, di eroismo commoventi ed esemplari. Difendiamo la memoria di questo ragazzo come quella di tanti eroi come lui, memoria che ancora oggi è costantemente insidiata e posta in secondo piano. pag. 2 ROMA VIOLENTA DIFETTUCCISCOLASTICI LA DECRESCITA pag. 12 CONTRIBUTO VOLONTARIO Ingiustizia ed incostituzionalità di una tassa occulta pag. 4 pag. 6 PAURA DEL DOPO MONTI La Fornero: “Non possono crollare edifici ad ogni scossa” . Altrimenti qua l’Imu non la paga più nessuno. pag. 7 pag. 5

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The Daring Voice, il magazine del Liceo Scientifico Nomentano, Roma.

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Page 1: The Daring Voice - Anno 2 Numero 1

 

   Anno 2 Numero 1 Liceo Scientifico Statale Nomentano – Roma 8 Giugno 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                                                                                 

                                                                                                    

Se dopo non ti lecchi le dita godi solo a metà

RADIO NOMENTANOIl Liceo Nomentano può vantare  la più grande e diffusa radio d’istituto di Roma, frutto del lavoro in sinergia di un folto gruppo di studenti che, al contrario della debole “concorrenza”, è riuscito a portare avanti con 

continuità ed entusiasmo un progetto che richiede uno sforzo organizzativo e logistico enorme. Ognuno ha fatto bene la sua parte, 

mettendo a disposizione tempo e capacità. 

ANCHE STAVOLTA NON CI HANNO FERMATO

 La  stampa  dell’ultimo  numero  del  “The Daring  Voice”  è  stata  impedita.  La motivazione di tale ingiustizia è stata che non essendo il “Nomentiamo” pronto ad uscire  con  un  proprio  numero  di  fine anno, per una sorta di buffa “solidarietà” anche  il  TDV  non  dovesse  stampare  a scuola  il  proprio  numero  conclusivo. Lascio a voi i commenti, resta il fatto che qualcuno  ha  lavorato,  ha  investito  il proprio  tempo per dare vita all’edizione di  un  giornale  che  sul  più  bello,  in procinto di uscire, viene soppressa.  

Continua a pag. 1

  

pag. 3

FERDINANDO AGNINIIntitolata al giovane martire del nostro quartiere la biblioteca della sede centrale del liceo. Una storia di coraggio, di patriottismo, di eroismo commoventi ed esemplari. Difendiamo la memoria di questo ragazzo 

come quella di tanti eroi come lui, memoria che ancora oggi è costantemente insidiata e posta in secondo piano. 

pag. 2

ROMA VIOLENTA DIFETT”UCCI”

SCOLASTICI LA

DECRESCITA 

pag. 12

CONTRIBUTO VOLONTARIO

Ingiustizia ed incostituzionalità di una tassa occulta  

pag. 4 pag. 6

PAURA DEL DOPO

MONTI La Fornero: “Non possono crollare edifici ad ogni scossa”. Altrimenti qua l’Imu non la paga più nessuno.

pag. 7 pag. 5

Page 2: The Daring Voice - Anno 2 Numero 1

 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                

 

        

 

EDITORIALI: pag. 1 15 OTTOBRE 2011: pag. 2 L’AUTODISCIPLINA DI UN POLITICO: pag. 3 W scoli: pag. 4 IKIPEDIA, quando la politica mostra i mu

I : L SISTEMA FORMATIVO CHE NON TI ASPETTI pag. 5

IL MARTIRE DEL 2000, quello che non si dice di Jobs: pag. 6

1 . 7-8 1 SETTEMBRE 2001, l’inchiesta del TDV: pagg

CONSULTA PROVINCIALE DEGLI STUDENTI: pag. 9 

COLLETTIVO STUDENTI DEL NOMENTANO: pag. 10

D M VA :  ag E UTATIONE MPIRORUM p . 11

GUIZZI CREATIVI, alla scoperta della creatività: pag. 12 

FANATISMO? No grazie, meglio determinazione: pag. 13 

QUELLO CHE VAI CERCANDO: pag. 14

RICORDIAMO CHE DAL PROSSIMO ANNO LA REDAZIONE DEL TDV CONFLUIRÀ

NELLA NUOVA TESTATA UNIFICATA DEL LICEO NOMENTANO. CHIUNQUE VOGLIA UNIRSI ALLA REDAZIONE PUÒ CONTATTARCI VIA MAIL

([email protected]), IN V D (A PARTIRE DA SETTMBRE) O SULLA

NOSTRA PAGINA FACEBOOK. LA STESSA CASELLA MAIL È A DISPOSIZIONE PER LE VOSTRE SEGNALAZIONI,

FUORI DA OGNI CENSURA, OLTRE OGNI OSTRUZIONISMO DI CUI SIAMO STATI VITTIME IN QUESTI

ULTIMI MESI. LA NOSTRA VOCE NON SARÀ MESSA A TACERE CON SCUSE COME PROBLEMI DI

BILANCIO O DI SOLIDARIETÀ ALL’ALTRO GIORNALE CHE NON È RIUSCITO AD ULTIMARE IL

PROPRIO NUMERO.

TDV È LIBERO ED ESCE ONLINE.

 

EDITORIALI: pag. 1

FERDINANDO AGNINI, martire di Monte Sacro: pag. 2

RADIO NOMENTANO, il liceo on air: pag. 3

DIFETTUCCI SCOLASTICI, l’inchiesta del TDV: pag. 4

L’ABUSO DEL CONTRIBUTO VOLONTARIO: pag. 5

LA DECRESCITA: pag. 6

PERICOLO DEL DOPO-MONTI: pag. 7

ELEONORA FABER GALADRIEL IN L’ARTE: pag. 8

MERITIAMOCI L’AUTOGESTIONE: pag. 8

NON SIAMO MACCHINE, l’italiano a rischio: pag. 9

LA GIORNATA DI SIMONE D’ANIELLO: pag. 10 

ROMA VIOLENTA: pag. 12

Page 3: The Daring Voice - Anno 2 Numero 1

 Continua dalla copertina 

 a redazione del TDV, allargatasi e riorganizzatasi ad inizio anno, si è ritrovata immobilizzata per mesi dalla lentezza decisionale del Consiglio d’Istituto circa il futuro dei due giornali del Nomentano, ed una volta arrivata l’autorizzazione ad uscire con un numero di chiusura prima dell’unificazione in un’unica testata, 

eliminata buona parte dei lavori dei mesi precedenti, ormai vecchi e sorpassati dal procedere degli eventi, ricostruito un nuovo numero da mandare in stampa per la chiusura della scuola … arrivederci, abbiamo scherzato, ne riparliamo l’anno prossimo, buttate via tutto.  Eccoci allora online. Allora usciamo senza censure di alcun genere, su una libera piattaforma web, rendendoci raggiungibili con un click da chiunque voglia leggere il frutto dell’impegno di un gruppo di ragazzi che vuole dare ai propri compagni un servizio di informazione, spunti di riflessione e condividere le proprie opinioni con l’obiettivo di suscitare dibattiti e discussioni.  L’anno prossimo bisognerà concentrarsi sul nuovo giornale unificato consci, come dimostra questa edizione online del     TDV, di non dover sottostare oltre certi limiti ai capricci ed alle censurette di cui siamo stati vittime in questi ultimi mesi. L’alternativa c’è. 

Il Caporedattore

 così giunge al termine il TDV, è un peccato vedere come molti di voi non lo abbiano apprezzato, ma forse è nato proprio così, come una fiammata destinata ad esaurirsi presto, tanto perchè rompere i c*°#*#ni era il 

nostro obbiettivo. Sono passato sotto la direzione di un certo Sig. Di Fresco ed a quella del capitano Cross e ho cercato di farmi odiare il più possibile da tutti voi lettori in questi tre anni; ricordo quella volta in cui litigai col Big Onion per un articolo scritto da me che è stato poi censurato... Insomma abbiamo cercato di smuovere un po' la gente, speriamo di esserci riusciti, oppure andatevene direttamente a... quel paese e chi conosce. L' anno prossimo apre un nuovo giornale e vedremo cosa accadrà, per ora non posso fare altro che lasciarvi con la convinzione di essere stato in un giornalino che ha spaccato (cosa non si sa, decidetelo voi, ma ha spaccato). No, adesso non chiuderò con una frase smielata e con dei saluti, preferisco interrompere l' articolo in un punto a caso magari mentre 

Francesco “5 stelle” Pernice

 

uando, ben poco tempo fa, vidi Di Fresco esaltarsi per il suo neonato giornalino la mia prima impressione fu piuttosto acida. Già la scuola non ha soldi, ti pare possibile sprecarli per fare un altro giornalino quando ce n'è già uno? Passa un anno e il TDV diventa un giornalino che finalmente aspetto con ansia, se non altro per 

ridacchiare delle provocazioni non molto implicite dei redattori, e in preda all'entusiasmo entro anch'io. Certo non sono usciti molti numeri, ma l'esperienza c'è stata; il fatto di avere la (quasi) libertà di dire quel che volessi mi ha costretto ad imparare la raffinata arte del testo argomentativo, il fatto di essere letto da studenti della mia età mi ha obbligato a rendere la mia scrittura il più possibile semplice e diretta. Sono quasi sicuro che all'esame scriverò un articolo di giornale! Il TDV chiude che è ancora neonato, ma ha svolto egregiamente la sua funzione di stuzzicatore. Mi auguro davvero che il giornalino che verrà possa continuare a dare ai futuri redattori quello che dalla stesura di queste righe ho avuto io. 

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L

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Simone “non ne posso più della politica” Di Cataldo

Page 4: The Daring Voice - Anno 2 Numero 1

FERDINANDO AGNINI di Simone “ben visibile in mezzo alla folla” Macchioni

Intitolata la biblioteca del Liceo Nomentano ad uno dei giovani eroi della lotta al nazifascismo nel nostro quartiere, la cui memoria è stata troppo a lungo messa in secondo piano

La  biblioteca  della  Sede  Centrale  è  stata  recentemente  intitolata  a  Ferdinando  Agnini.  Nato  a Catania, ma romano a tutti gli effetti, il 24 Agosto 1924. Ferdinando Agnini è stato un partigiano ed antifascista.  Proviene  da  una  famiglia  democratico‐socialista  impegnata  socialmente  e politicamente, in cui il nonno milita nei Fasci Siciliani, movimento operaio e contadino anch’esso di impostazione democratica e socialista attivo nell’isola tra 1891 ed il 1893, e il padre, giornalista, si rifiuta di iscriversi al partito fascista. Si diploma al liceo classico capitolino “Quinto Orazio Flacco”, per  poi  scegliere  gli  studi  di medicina  all’Università  di  Roma.  Nel  frattempo,  sull’esempio  del padre,  Ferdinando  sviluppa un  forte  astio nei  confronti dei  tedeschi  e  del  regime  fascista,  così dopo  l’Armistizio  di  Cassabile  dell’8  Settembre  1943,  con  cui  l’Italia  dichiara  la  sua  resa  nella Seconda  Guerra  Mondiale,  comincia  la  sua  partecipazione  attiva  alla  Resistenza:  fonda  nel quartiere  romano  di  Monte  Sacro,  insieme  a  Nicola  Rainelli  e  Gianni  Corbi,  l’Associazione Rivoluzionaria Studentesca  Italiana. Tutti  i  ragazzi  che vi prendono parte hanno  tra  i 14 ed  i 20 anni,  idee  rivoluzionarie,  progressiste  e  repubblicane  e  il  rapporto  fra  loro  non  si  ferma  alla 

militanza, ma arriva ad una fortissima amicizia. L’ARSI, che può contare anche su un villino lasciato libero dai genitori di Ferdinando,  trasferitisi  al  sud  con  il  governo Badoglio,  vuole  risvegliare  le  coscienze  individuali e  collettive e  si dà  il compito di raccogliere armi ed informazioni utili per la lotta ai nazifascisti, organizzare azioni e sabotaggi, come il taglio dei  fili  delle  linee  telefoniche  dei  tedeschi,  e  pubblicare  un  giornale  clandestino  di  protesta,  “La  Nostra  Lotta”, supportato in tutto questo anche da gruppi operai e comunisti della zona nei dintorni di Piazza Sempione. Qualche mese dopo, l’ARSI confluisce nell’Unione Studenti Italiani.  Nel Gennaio del ’44, quando il rettore della Sapienza decide di ammettere agli esami solo coloro che avessero aderito al reclutamento militare della Repubblica di Salò, Agnini è uno dei principali attivisti a mobilitare  gli scioperi che arrivano a paralizzare l’attività universitaria. Scampato a una prima retata tedesca diretta all’ARSI, riesce a fuggire, ma poi, tornato quindici giorni dopo a Monte Sacro, viene arrestato nella sua abitazione il 24 Febbraio 1944. Nel  commissariato di zona viene  convinto da uno dei  secondini a  scrivere un biglietto diretto a  suo padre,  che  sarebbe  stato  consegnato dallo stesso  poliziotto.  Il  biglietto,  però,  viene  consegnato  ai  fascisti  e  ovviamente  viene  utilizzato  come  prova  della  sua militanza partigiana e antifascista. Il giorno successivo, sia lui che il padre vengono arrestati e portati nel carcere di Via Tasso,  dove  Ferdinando  viene  torturato  e  il  padre  lasciato  ad  ascoltare  le  grida  strazianti  del  figlio.  Ferdinando, nonostante  le violenze, non rivela  informazioni significative sul   movimento. Esattamente un mese dopo,  il 24 Marzo, esce  di  galera,  per  essere  trascinato  e  ammazzato  nelle  Fosse  Ardeatine,  insieme  ad  altre  334  persone.    Dopo  la Liberazione,vengono  assegnate  alla  sua memoria  la medaglia  di  bronzo  al  valor militare  e  la  laurea  ad  honorem  in medicina,  gli  vengono  dedicate  due  targhe,  apposte  l’una  sulle mura  del  suo  liceo  “Quinto Orazio  Flacco”  in  Viale Adriatico,  la quale recita” "In questa Aula  ‐ Pur  in oscuri tempi di vivere servile  ‐ A  forti e  liberi sensi  ‐ Educò mente e cuore  ‐ Ferdinando Agnini  ‐ che alle Fosse Ardeatine  il 24.3.1944 ‐  Immolava  ‐ Vittima consapevole  ‐ La sua giovinezza all'umanità  libera ‐ Professori e studenti  lo vollero ricordare”, e  l’altra nella ex scuola di Piazza Sempione (quest’ultima sparita misteriosamente durante i lavori di adattamento dell’edifico alla nuova funzione di sede del Municipio).  Così recitava il biglietto che gli costò la vita: 

 

Ti prego di aiutare la mamma a superare il grave colpo. Avvertite subito il mio intimo amico perché faccia scappare gli altri compagni. State tranquilli: farò il mio 

dovere. Ti abbraccio. Viva l'Italia libera! 

 Nando 

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RADIO NOMENTANO LA RADIO DEGLI STUDENTI DEL LICEO NOMENTANO

di Davide “Cross” Crosilla

Passione, entusiasmo e costanza costruiscono la più importante web radio d’istituto di Roma.

On air da più di sette mesi, Radio Nomentano si è ormai imposta tra le radio web d’istituto della città di Roma grazie alla quantità e qualità di contenuti ed alla continuità del servizio che sta proponendo agli studenti. Sono molte infatti le web radio d’istituto che hanno visto la luce in questi mesi ma la quasi totalità di queste ha finito per morire nell’arco di poco tempo, con i promotori presto sopraffatti dalla mole di lavoro necessaria a tenere in piedi simili iniziative.  Lo staff di Radio Nomentano ha passato con forza la fase di take off, aprendosi a tutti coloro che avessero talento, conoscenze, abilità o passione da mettere a disposizione, organizzando eventi dentro e fuori la scuola, scavalcando le divisioni tra le sedi dell’istituto: una radio degli studenti per gli studenti.  Perché sul web? Radio Nomentano si è impegnata nei mesi di gennaio e febbraio in numerosi e soddisfacenti test di trasmissione in AM sulla frequenza dei 1600 kHz, ma da questi test è emerso quello che era stato intuito a priori dagli organizzatori: il futuro della radio è sul Web. Il Web, eliminando le complesse e spesso poco affidabili apparecchiature necessarie alle trasmissioni in onde medie, offre bassi costi di gestione e messa in onda, garantisce un diffusione capillare, facilita la pubblicizzazione delle dirette e consente un contatto diretto tra i radioascoltatori e la regia, e quindi con i conduttori. Senza tralasciare la totale assenza di censura e la massima libertà di espressione e di critica, attenendosi sempre a ferree regole che lo staff della radio si è imposto per mantenere un certa qualità delle proprie trasmissioni.  Contenuti ed obiettivi Radio Nomentano nel suo palinsesto unisce trasmissioni dedicate all’informazione (condotte dai redattori dei giornali scolastici), al dibattito, ai sondaggi, alla comunicazione di iniziative ed eventi organizzati all’interno del Liceo Nomentano, a trasmissioni di intrattenimento e di promozione dei talenti musicali di giovani che desiderino pubblicizzare i propri gruppi. Grazie soprattutto alla straordinaria interattività che il Web ed in particolare i social network rendono possibile, tutti i radioascoltatori posso facilmente diventare soggetti attivi nelle trasmissioni di Radio Nomentano, il tutto  consentendo anche di intervenire in diretta telefonica.  Radio e giornale scolastico Dunque ormai il giornale scolastico si trova ad avere come spalla la radio d’istituto, che con il suo vasto bacino di ascoltatori consente agli stessi redattori di rendere più penetrante l’informazione, pur sempre lasciando un ruolo di primo ordine alle testate cartacee, che in quanto tali, in virtù della minor immediatezza e quindi di un maggiore studio retrostante, rimangono pur sempre un punto di riferimento  per gli studenti. 

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CHIAMIAMOLI “DIFETTUCCI SCOLASTICI” di Sara Esposito e Chiara Intonti

Mancanza di fondi o di organizzazione? Forse un cocktail di entrambi?

 Studentessa A: come mai sono costretta ad andare in bagno con la ciurma di amiche che mi tenga chiusa la porta perchè mal funzionante ? E che dire se la stessa ciurma di amiche deve passarmi da sotto la 

porta i fazzoletti visto che della carta igienica non se n'è mai vista neanche l'ombra?   Studente B: ed io che sono costretto a scegliere tra il corso di musica e quello di inglese dato che coincidono negli stessi giorni e stessi orari? 

 Queste sono le classiche lamentele (ripulite forse da qualche esclamazione decisamente 

molto colorita) che potrebbero uscire dalla bocca di ciascuno di noi studenti. Di fronte a questi e molti altri “difettucci” della scuola sia gli studenti della centrale quanto quelli della succursale, si trovano di comune accordo nell'esprimere il loro malcontento. Ma in fondo a lamentarsi ci vuole poco e soprattutto non costa nulla. Quanto costa invece mantenere 

una scuola? E quanti liquidi abbiamo a disposizione? Per avere dati più precisi sul bilancio della scuola ci siamo rivolti alla segreteria amministrativa. La maggior parte dei fondi datici dal ministero sono dedicati al pagamento delle supplenze. Il ministero, infatti, all'inizio di ogni anno scolastico mette a disposizione della scuola un budget da impiegare per il pagamento dei supplenti, budget che però può essere lievemente incrementato a seconda delle esigenze mese per mese. Inoltre dalla provincia provengono circa 13 mila euro l'anno, 8500 dei quali sono impiegati per le assicurazioni. Con i pochi restanti poi si dovrebbero coprire le spese della manutenzione... ma quali restanti? Basti pensare che circa mille e cinquecento euro di questi vengono impiegati per comprare carta e toner per stampanti!  

I CORSI POMERIDIANI E DI RECUPERO

“La Qualità resterà per molto tempo dopo che ci si sarà scordati del prezzo.”

Slogan della Gucci

E così progetti, iniziative, corsi pomeridiani, devono essere auto‐sovvenzionati dagli stessi studenti che vi aderiscono. Esempi? Autocad, corsi Trinity e Cambridge, corso di musica e di teatro. La scuola offre gratuitamente il corso di coro, che però probabilmente diventerà anche questo auto sovvenzionato almeno in larga parte a partire dal prossimo anno.  Altro problema, lo stesso riportatoci dallo studente B sopracitato, consiste nell'accavallamento dei corsi in due giorni settimanali, costringendo gli studenti a dover sceglierne solo uno tra quelli proposti. Per quanto riguarda i corsi di recupero pomeridiani ci sono stati problemi in quanto non erano disponibili fondi per finanziare tutte le materie necessarie. Vista la situazione di febbraio, probabilmente il Consiglio d’Istituto deciderà di far partecipi almeno di una larga parte della spesa dei corsi di recupero di fine anno gli stessi recuperandi. Ma ci domandiamo: perché la scuola preferisce offrire agli studenti lezioni gratuite di coro e teatro quando non si può permettere di garantire il recupero a coloro che ne hanno bisogno? Forse perchè corsi di altre discipline exstrascolastiche sono meno costosi? Comunque, la maggior parte delle spese necessarie sono a carico del famoso contributo “volontario” pagato dalle famiglie (120 euro di iscrizione) , senza il quale la scuola non sarebbe in 

grado di andare avanti, anzi, non potrebbe assicurare nemmeno il supporto economico alle famiglie con basso reddito.  A questo punto dare la responsabilità delle mancanze di servizi alla scuola stessa è superficiale, visti i forti vincoli economici dettati da una più ampia rete amministrativa.  

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NON UCCIDIAMO LA SCUOLA PUBBLICA!

di Simone “ben visibile in mezzo alla folla” Macchioni

L’opprimente pressione fiscale alla quale siamo sottoposti da anni è giustificata dal mantenimento dei servizi che lo stato fornisce ai cittadini. Ma se questi servizi poi devono essere comunque pagati direttamente dai

cittadini are you fuckin kiddin me?

 

Da anni ormai la scuola pubblica non riceve l’adeguato sostegno economico dallo Stato e, anche a causa della riforma Gelmini, continua a tirare la cinghia sempre di più.  

Manifestazione contro il contributo volontario in un liceo romano

 

Secondo la Costituzione, la scuola pubblica è totalmente gratuita fino all’età dell’obbligo (16 anni), e solo chi deve iscriversi alle classi IV e V di un istituto superiore deve farsi carico di alcune imposte, che non superano però neanche i 20 euro (escluse le spese d’esame).  La realtà è completamente diversa. Ogni anno le famiglie si vedono presentare, insieme al modulo d’iscrizione, un bollettino destinato ad un contributo, tecnicamente, volontario. Mai parola fu più inadeguata, perché di volontario questo contributo sembra non avere proprio nulla, visto che i bollettini vengono regolarmenteallegati ai moduli d’iscrizione e che chi sceglie, legalmente e soprattutto legittimamente, di non pagarlo viene considerato un eversivo, un dissidente. Non sono stati pochi, infatti, i casi in cui chi non ha allegato all’iscrizione il contributo ha subito minacce di becere ritorsioni scolastiche, che vanno dalla non ammissione ai corsi di recupero fino ad arrivare persino alla bocciatura. Sorvolando su queste schifezze dall’immensa piccolezza morale, bisogna affrontare il problema più importante: pagare il contributo scolastico non fa sopravvivere la scuola, semmai la fa galleggiare sullo stato di precarietà che oramai è una costante dell’Italia.  

 

Praticamente l’intero ammontare delle spese di un istituto, come il nostro ad esempio, trova la sua linfa nelle “offerte” degli studenti, proprio come accade in una scuola privata. Non possiamo lasciare che la scuola pubblica diventi silenziosamente scuola privata, non dobbiamo soprattutto essere complici di questo scempio. Obiezioni immediate come “A malincuore, ma bisogna pagarlo per garantire la sopravvivenza della scuola” o “Senza questo non avremmo i corsi di recupero, i camposcuola ecc…” non sono più accettabili; comprensibile il timore per un gesto considerato “ribelle”, comprensibile anche la pressione dei presidi che ragionevolmente spingono ad appoggiare questa tassa mascherata per non trovarsi completamente inermi di fronte ad un bilancio che altrimenti rasenterebbe lo zero, ma non pagare il contributo volontario, oltre che essere simbolo di grande coraggio, è indice di grandissima partecipazione. Ed è 

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la mancanza di partecipazione che ci ha ridotto in questo stato, ed è perché non vogliamo lasciarci prendere in giro che il contributo, tassa nascosta che si aggiunge a quelle con cui noi già paghiamo la nostra scuola, deve essere considerato un sopruso o ,al limite, un’opera di beneficenza. Ovvio, dovremmo essere pronti a dei sacrifici, ma il discorso può anche ridursi a concetti molto più semplici, esempio banalissimo: i corsi di recupero a scuola si differenziano dalle ripetizioni private in quanto gratuiti, se non lo fossero più, quali vantaggi offrirebbero rispetto ad una lezione faccia a faccia con un professore che non deve fare i conti con altre decine di studenti?  Abbiamo delle responsabilità anche per chi entrerà nel mondo della scuola dopo di noi, e non dobbiamo lasciargli in eredità da un lato la scuola privata e dall’altro un’istituzione che si mimetizzerà tra le macerie della scuola pubblica e non farà altro che non dare un’alternativa al privato, non dobbiamo lasciarci prendere in giro!         

LA DECRESCITA di Simone “non ne posso più della politica” Di Cataldo

Se un criceto continuasse a crescere per tutta la sua (breve) vita allo stesso ritmo, in un paio di anni arriverebbe a pesare qualche milione di tonnellate, esaurirebbe tutte le scorte di cibo sul pianeta Terra e morirebbe insieme a tutti gli altri esseri viventi. Eppure, il nostro piccolo roditore, raggiunti i pochi mesi di vita e i pochi centimetri di lunghezza, smette di crescere, si riproduce, e muore. Pace all'anima sua. Se il processo evolutivo ha voluto che questo limite esistesse, è proprio perché ogni ecosistema, e la natura in generale, è fatto per mantenersi in un perfetto equilibrio in cui la produzione è perfettamente bilanciata dal consumo. La teoria economica moderna, di cui tutt'ora siamo figli, invece, funziona sul principio inverso: il consumo si adatta alla produzione. La produzione cresce? Cresce con essa il consumo. Non solo: l'economia di uno stato è in salute se, rispetto all'anno precedente, la produzione ed il consumo sono cresciuti. Questo significa, tra l'altro, che un incendio che devasta metà della nazione e che consente la ricostruzione di nuovi palazzi, strade, automobili etc. è positivo per l'economia! Al di là di questa considerazione paradossale, è comunque chiaro che alla base della nostra vita di tutti i giorni si trova l'equazione "produzione = consumo = crescita = felicità". Ma se al nostro amato roditore di cui abbiamo parlato precedentemente non è possibile consumare e crescere quanto vuole, non c'è in realtà una buona ragione per la quale dovrebbe essere possibile a noi esseri umani. Possiamo aprire nuove fabbriche per produrre nuovi oggetti di cui avere bisogno, nonostante prima della loro invenzione nessuno ne sentisse la mancanza, creare nuovi posti di lavoro che daranno la possibilità ai nuovi lavoratori di comprare altri indispensabili ninnoli di cui potevano fare a meno. Il prezzo di tutto questo è il mondo in cui viviamo, le cui risorse stanno venendo lentamente erose dall'attuale insostenibile regime di produzione. La conseguenza è una società che cerca la felicità nei luoghi sbagliati, perché se prima di noi qualcuno è stato felice senza l'iphone o le mutande firmate dovrebbe risultare chiaro ed evidente che la stessa cosa è possibile anche a noi. La teoria della decrescita parte dall'ipotesi che più consumo non significhi necessariamente più felicità. Un esempio: piantate della salvia, del prezzemolo, del basilico e del timo sul vostro davanzale e annaffiate i vostri vasetti amorevolmente ogni sera. Farete un danno economico ai vivai, e probabilmente finirete col divertirvi. Un altro: avete presente quando nei fumetti il garzone porta le bottiglie di latte di vetro piene e prende quelle vuote? Fa un danno alla fabbrica di bottiglie di plastica usa e getta, le bottiglie di vetro vengono sterilizzare e usate nuovamente, ed evita di produrre rifiuti inutili. È richiesto solo l'abbandono di quelle pigre e malsane abitudini che ci portiamo dietro, come quella ad avere mille scatole con mille imballaggi da usare una volta sola. Si parla tanto di crisi economica come una condanna diabolica all'infelicità, io credo sia invece un'eccellente occasione per ripensare da capo il nostro stile di vita, consumare meno, spendere meno, ed essere più felici con meno. È possibile. 

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DOPO L’EMERGENZA LA RIPARTENZA di Davide “Cross” Crosilla

Diffidiamo degli estremismi e dell’antipolitica, che in tempi di crisi raccolgono facilmente proseliti. Un governo si giudica in base agli atti, gli atti in base ai risultati ed i risultati con il tempo. La situazione attuale è frutto di politiche che risalgono al passato. E’ nostro compito di cittadini preoccuparci di cosa

accadrà dopo questo governo, quando saremo chiamati nuovamente al voto: chi governerà nel 2013?

La nostra classe politica è sempre stata additata come la causa della precaria situazione del nostro Stato e senza dubbio tale responsabilità non può essere scaricata altrove. Finalmente al Governo abbiamo uomini non appartenenti a schieramenti politici, professionisti esperti nella materia del Ministero loro assegnato, non dei profani che si improvvisano economisti o dirigenti delle Forze Armate solo in virtù della propria abilità politica (ammesso che ne siano in possesso). Un Governo  simile, aldilà delle contestazioni contro i singoli provvedimenti, riscuote sicuramente più consensi dei tanti governi avvicendatisi negli ultimi anni, ma ha un grande nemico: l’estremismo e l’antipolitica, rappresentati da coloro che davanti ad una crisi come quella che stiamo vivendo, simile per molti versi a tante altre crisi risolte e superate a loro tempo, trovano legittimo dichiarare il fallimento del sistema politico ed economico impostosi in Occidente sin dai primi del ‘900, quel sistema che ha consentito un progresso globale della nostra civiltà nel corso dell’ultimo secolo, un progresso senza precedenti nella storia umana. Ma degli estremismi e dei frutti che regalano direi che ne abbiamo abbastanza, gli esempi rischiano di essere sempre gli stessi (crisi del ’29 con conseguente Seconda Guerra Mondiale, solo per citare il caso più noto). A cambiamenti violenti fanno da eco conseguenze altrettanto violente. Ormai dovremmo aver imparato. Ma questo governo non schiavo della popolarità necessaria a vincere le prossime elezioni in calendario ha la possibilità di cominciare quelle riforme necessarie a rimodernare l’Italia anche sotto il profilo economico e sociale? E gli Italiani, forse in quanto abituati da decenni ormai a vivere nella crisi, non chiedono poi molto: la richiesta più martellante e ricorrente nelle interviste ai semplici lavoratori non è “vogliamo che si risolva la crisi finanziaria, la crisi energetica, ecc…”, ma è molto più semplice: “Le cose non vanno bene? Perfetto, siamo pronti a pagare, ma lo dobbiamo fare tutti!”. Niente di più ammirevole dal punto di vista del senso civico e (impariamo a riutilizzare questa parola senza sorridere sotto i baffi) patriottico! Il governo Monti ha le carte in regola per soddisfare queste semplici richieste, anche se le politiche di questi primi mesi non vanno proprio nella direzione sperata, ma ha un grave limite: non avrà sicuramente il tempo di giocarle tutte. Nella migliore delle ipotesi questo governo durerà due anni, insufficienti a lanciare con solidità quelle riforme dette sopra. Arriverà il momento in cui le forze politiche, tornate ad occupare il posto che giustamente spetta loro, dovranno mostrarsi all’altezza dello spirito e della competenza tecnica del governo attuale e dello stesso comportamento responsabile e collaborativo che stanno tenendo in questi giorni. Se i rendimenti dei nostri titoli di Stato non scendono, nonostante le dimissioni di Berlusconi, le dure manovre di austerity e gli interventi sulle regole del mercato del lavoro, il motivo non è la credibilità e l’efficienza del governo Monti, ma semplicemente i mercati (che sono i migliori analisti politici del nostro tempo, in quanto una speculazione verbale che risulta sbagliata è uno scherzo, ma una speculazione finanziaria che non va a buon fine è un fallimento) hanno perfettamente compreso che l’attuale Governo coincide con una fondamentale fase di riflessione nel nostro paese, i cui frutti si vedranno nitidamente solo al momento della riconsegna del testimone di governo ai partiti politici, nel 2013. E questa data mette un bel po’ di ansia, anche alla luce dei nuovi orientamenti dell’elettorato: chi governerà nel 2013? 

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A tutti coloro che si dilettano con l’arte, di Eleonora Faber Galadriel

Non vi so dire cosa sia l’arte; un giorno un tizio di nome Oscar Wilde disse: “definire è limitare”. L’arte non ha mai posto radici in nulla e niente. Vaga e divaga, si muove, echeggia in silenzio.   Posso però provare a dire cosa viene in mente nel momento in cui si percepisce l’arte.    Si pensa l’arte come si pensa il bello; si vede l’arte, si osserva l’arte, si scorge l’arte, e nello scorgerla ci si mette tutta la voglia, quella voglia di guardare, di osservare, di percepire e conoscere,  come cercare quel granello dorato immerso nella sabbia più arida. Si sente l’arte come un musicista sente le innocenti vibrazioni delle corde della sua chitarra; e ci si commuove nel sentirla, come il musicista stesso si commuove nel sentire la melodia di quelle corde, tanto da tremare con loro. Tutto è all’unisono. L’arte è qui, viaggia con noi, vive con noi, mangia con noi, spesso è proprio lei che ci nutre. L’arte è ovunque. Cogliamo un fiore ed osservandolo lo si elogia per il bel colore dei suoi petali, non curandoci di quanta armonia racchiuda esso stesso. Sì, perché se c’è una cosa giusta che l’uomo ha fatto quando si è trattato di scegliere ciò che più persuadesse in positivo , l’uomo ha strappato un po’ di arte dalla natura, per far sì che si mischiasse alla realtà, che plasmasse la materia, che abbellisse, che vivificasse, che animasse tutto. L’arte colma l’uomo, lo coltiva, lo rende sospeso, leggero; e fa sì  che l’uomo stesso abbia la capacità di colmare, coltivare, rendere sospesi. Chi si nutre di arte non fatica, anzi si diletta;  chi si nutre d’arte vive una dimensione protesa all’infinito, dove non c’è niente che regola, nessun inizio, nessuna fine, ma solo un eterno “forse”, quel forse che come Leopardi scrisse"… è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, non certezze. Perché non cerca la fine, ma va verso l'infinito...". Ci sono persone che hanno la capacità di vivere ed essere rimanendo sospesi, si chiamano artisti, ossia quelle persone che vivono di linee, forme e colori in armonia. Vi siete mai chiesti perché un pittore, magari povero materialmente, sia felice? L’anima vera, la vita vera di quell’uomo sta in quello che dipinge. Cammini per strada, osservi un uomo completamente assorto , ha il viso scuro e sporco di colori, l’unica cosa che emerge è l’ardore dei suoi occhi, ebbene quegli occhi proiettano i suoi più timidi desideri. Gli basta un pennello e una tela per completare se stesso, l’arte completa.  Se solo fosse chiaro a tutti che il gradino da salire per stare bene con se stessi non è poi così alto… 

“Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima.”

George Bernard Shaw

MERITIAMOCI LA DIDATTICA ALTERNATIVA* (AUTOGESTIONE)

di Chiara Intonti e Sara Esposito Una “didattica alternativa”( anche se a noi piace chiamarla “autogestione”) sicuramente sfortunata perché interrotta da neve imprevista.  Nei soli due giorni concessici dalle condizioni meteorologiche molti studenti si sono applicati nel tenere i corsi più disparati. Tra le varie opzioni potevamo trovare corsi su torri gemelle, sull' habitat dell'acquario, vittime dello stato, alimentazione vegana e pellicce, ecc.  Anche se ogni studente godeva della facoltà di scegliere il corso che riteneva più interessante, non tutti hanno tenuto un atteggiamento consono e soprattutto EDUCATO, una volta entrati nell'aula del corso scelto. Molte sono state le derisioni e le mancanze di rispetto nei confronti di quegli studenti, specialmente se più piccoli, che si sono impegnati nel presentare argomenti e spunti di riflessione.  Vi informiamo che qualora vi dovesse capitare la sfortuna di assistere casualmente ad un corso che non suscita il vostro interesse, abbastanza per meritarsi la vostra attenzione e il vostro rispetto, avete varie opzioni da prendere in considerazione: 

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a) cambiare immediatamente aula. Tranquilli! Non ci sarà nessuno che rimpiangerà la vostra presenza.  b) assistere in maniera poco interessata (anche messaggiando segretamente sotto il banco) mantenendo però un comportamento educato. c) piantare una tenda davanti al bar o in giardino. d)prendersi un giorno di vacanza ed approfittarne per dormire un po' di più.  Il tono da suocera inacidita è diretto a coloro che in quei giorni di didattica alternativa si sono permessi di disturbare l'iniziativa altrui al solo scopo di... quale scopo? Non l'abbiamo capito. Rimarrà un mistero, l'importante è che non si verifichi più.  

 

NON SIAMO MACCHINE! di Simone “di nuovo lui” Macchioni

La sovranità della tecnologia rischia di opprimere perfino la lingua, non facciamoci rubare la nostra cultura!

Ogni nazione, ogni popolo ha delle caratteristiche che sono alla base della sua identità. Anche storicamente è sempre stato così : gli antichi Greci sono da sempre accostati all’idea di Democrazia, i Romani ricordati come una grande potenza espansionistica, gli spagnoli sono apostrofati come un paese “allegro”. Se questi elementi andassero perduti, rischierebbe di perdersi anche l’unicità che contraddistingue una terra. Ovviamente, la loro difesa non è sintomo di nazionalismo (né tantomeno di fascismo), non significa opposizione al progresso, ma protezione ed interesse per la propria cultura.  E l’Italia? Su cosa si basa la nostra identità? All’estero (ma non solo) siamo sminuiti perché considerati un popolo di fannulloni assopiti, siamo molto apprezzati per il nostro patrimonio artistico, per la nostra cucina, ma soprattutto per avere dato i natali a poeti straordinariamente grandi: artisti che si sono serviti di quello che la nostra lingua offriva loro e hanno reso grande il nostro nome, usando deliziosamente i colori della immensa tavolozza che è l’Italiano. Oggi dobbiamo renderci conto di quanto il nostro idioma sia in pericolo, e con esso una grande fetta della cultura italiana e di conseguenza della nostra identità. Naturalmente il problema non ci vede soli protagonisti o vittime, tutto il mondo è affetto da questo fenomeno.                                                                                                                                                                                Nella società odierna si parla sempre meno dialetto e sempre più inglese, si parla sempre più il “linguaggio del computer”. Tante volte, come per senso di colpa o di dovere, o quasi per creare un sottofondo affettuoso nei confronti del Paese e della lingua, i termini vengono “italianizzati”, ma la sostanza non cambia: l’italiano pian piano viene sempre più denigrato e rischia di scomparire! Ed il riferimento non è a grandi livelli, come quello della Comunità Europea, che lo ha comprensibilmente escluso dalle tre lingue d’ufficio, ma alla realtà quotidiana, in particolare allo slang (eccolo qui uno dei tanti esempi di “americanate” neo‐nostrane) giovanile. Parole come tag, home, link, wi‐fi, online, lo stesso nominatissimo spread, sono ormai di uso comune; il che non è un male a priori, ma è un pericoloso segno di debolezza intellettuale, che poi va a rispecchiarsi nella società.                                                                                                                                       Le cause chiamatele come volete: globalizzazione, spudorato conformismo, dominio tecnologico, opportunismo,  ricerca asfissiante di semplicità, superficialità.  Di sicuro l’Italiano non è una lingua “semplice” e forse neanche accattivante (non è adatta al rock, questo sì che è un vero peccato!), ma è in grado di offrirci una fenomenale varietà comunicativa e, soprattutto, è inevitabilmente la forma suprema della nostra identità, e per questo non dobbiamo permettere che venga sopraffatto dalla lingua universale del terzo millennio, come non dobbiamo permettere che la cultura del social network e del virtuale riesca a creare (e forse ci è già riuscita!) un’altra vita parallela, prendendo il posto di una fantasia che rischieremmo di perdere e di smettere di ricercare, comodi come siamo sulla tastiera. Vogliono farci diventare un’unica grande massa ignorante, farci macchine controllabili riprodotte in serie, toglierci l’unicità di pensare come diversi e unici, e noi non possiamo permetterglielo! Soprattutto non dobbiamo lasciarci trasformare incoscientemente negli “assassini” di noi stessi, pigri e conformi!                         

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LA GIORNATA DI UNO STUDENTE COME…

SIMONE D’ANIELLO di Simone “Daniello” D’Aniello

(1)

La sveglia fa un fracasso terribile. Apri mezzo occhio e guardi il

cellulare. L’una. No aspetta aprendo l’altra metà vedi che sono le

sette. Non hai più scuse. Alle otto e

cinque ti alzi a fatica e ti trascini

fuori casa con la cartella che non hai

fatto la sera prima. Sei fuori dalla

porta e ti accorgi che sei in pigiama.

Sembra una tuta e oggi c’è palestra

quindi va bene lo stesso. Alle 8 e

venticinque sei a scuola e gli altri ti

guardano, ridono e si abbracciano. Ti giri

e il tuo compagno di banco piange e ride. Nessuno è mai stato così felice

di vederti.

NO. OGGI TI DEVE INTERROGARE ITALIANO (1). Ok, niente panico, te lo sei

solo dimenticato. gli altri lo sanno, fiutano la paura e i loro sorrisi

diventano espressioni serie. Ti uccidono con gli occhi. non puoi scappare.

Ok, sei costretto ad entrare. Fai il vago ed entri, sai che proverai a

scappare dalla finestra, ma quando arrivi in classe la prof è già li con

il registro. Era in prima ora.

Non ricordavi nemmeno questo.

“ok, oggi dovevo spiegare Alfieri giusto ?”

“ma veramente prof doveva int …..”

Il tuo compagno di banco cade con la testa sul

banco. Il cloroformio che porti sempre dietro è

veramente servito a qualcosa. E tua madre pensava

anche che fossi pazzo. Sei costretto a sentire la

lezione. Dopo 67 secondi esatti una mosca passa

sulla tua testa. (2) (2)

Quante cose avrà vissuto … le sue ali sono così leggere. È tutta nera

… chissà se anche lei ha dovuto subire il lavoro forzato nelle

piantagioni di cotone. Forse suo nonno. Che fiera stirpe le mosche.

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Dopo qualche minuto in cui continui a guardare la professoressa senza

ascoltarla e senza battere le palpebre, gli occhi hanno formato una

crosta e la bavetta che ti scende dal labro si è da tempo solidificata. Il

bambino di “io non ho paura” al tuo confronto sembra un ragazzo pulito. (3)

La campanella ti sveglia di soprassalto. La prima ora è andata. E UNA …

Il resto della giornata scolastica passa tranquilla e torni a casa. No

aspetta, hai dimenticato il tuo compagno di banco che

giaceva ancora disteso sul tuo banco. Potrebbe

sporcarlo quindi decidi di farlo rinvenire.

Arrivi nuovamente a casa sudato peggio di una ninfomane

durante una confessione e inizi a

Studiare. Nemmeno una pagina e la classica mosca

veterana dei campi di prigionia viene a trovarti.

(3) 

La uccidi. Sei un macellaio razzista ma la cosa è

inevitabile . duri tre pagine e poi decidi di fare un

sonnellino. Ti sdrai sul divano e chiudi un secondo gli

occhi. Li riapri un attimo. Sono le 15. Puoi ancora dormire

cinque minuti. Alle 20 e 25 ti alzi a fatica. Mangi un

boccone e sai bene che la notte dello studente è lunga. Infatti alle 21

già sei su face book a lamentarti della mole di compiti per il giorno dopo.

Però usi i libri per poggiare i gomiti sul morbido invece che sul freddo

comodino. È un inizio. Lasci perdere lo studio. Lo sai che tanto da grande

andrai a fare il politico. Lo studio non serve.

“Se prendessimo… una molla…”

La premessa di qualsiasi spiegazione di fisica

Vai a letto ma è li che trovi le zanzare ninja amiche della mosca che hai

ucciso poco prima che si vogliono vendicare. Urlano nel tuo orecchio

insulti che non puoi capire. Sicuramente sono volgarissime. Accendi la

luce. Sparite. La spegni. Sono sulla tua guancia . ti molli una pizza che

nemmeno Chuck Norris avrebbe potuto far meglio. La riaccendi. Sparite. La

spegni. Pizza. La riaccendi. Idem. Dopo che la guancia sinistra ti sanguina

capisci che non puoi battere un nemico che non vedi. Cambi stanza. Nulla,

ti seguono ed è li che ingaggi una battaglia all’ultimo sangue al buio. I

mobili sono contro di te ed è per questo che li colpisci continuamente.

Alle sei la uccidi. Hai perso almeno un litro di sangue ma il nostro corpo

è una cosa meravigliosa quindi lo recupererai. Alle sette la sveglia e

ricomincia una nuova giornata.

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ROMA VIOLENTA di Francesco “5 stelle” Pernice

Evviva abbanda d’aa majana, semo li eredi, pijamese Roma.

Ultimamente ste frasi se sentono m po’ troppo spesso, me chiedo perché. ma nun trovo risposta..

Forse na risposta ce sta: Er coatto s’ è ringalluzzito, si perché nfatti se nvene siete accorti urtimamente girano nsacco de coatti, sempre pronti a usà la maggica frase: “Aho ! Te menamo.” e te, che je voi risponne a uno che te dice na cosa der genere; ce so voluti secoli pe imparà a usa a diplomazia e poi arriva er coatto de turno co sta frase, messa là, quasi buttata, a testimonià la sua incapacità de esprimese in maniera differente dall’ uso delle mano. Na marasma de volte m’ è capitato de trovamme a discute co gente, pure su feisbuc, che pur de non sforzà la massa neuronale te spara sta frase che te fa capì mber po’ de cose, basta analizzalla un secondo, già quel “menamo” che sta li a dì: “nun è che mo discutemo co i cazzotti, più semplicemente te venimo in quindici a sbracà sotto casa”.

Mo nun ve so dì se tutto questo è l’ effetto de anni passati su GTA o di ore spese a vedesse i finti eroi da’a Banda in streaming, ma quello che me preoccupa è che sta città rischia di rimanè ingravidata da sta brutalità dilagante e nun serve na spirale de violenza pe evità che ciò accada.

Spirito e redazione del nostro magazine l’anno prossimo confluiranno nel nuovo giornale, forti dell’esperienza accumulata in questi anni e dell’affiatamento che lega i membri della

nostra redazione. Questo progetto ha visto collaborare ideologie, stili e personalità differenti che, tuttavia, hanno contribuito armoniosamente alla riuscita di questa

coraggiosa esperienza. Ma chi parla di se stesso è noioso, un buon giornale deve parlare di te, non di sé.

Chiudiamo questo ultimo numero del TDV dandoci appuntamento all’anno prossimo. Buona fortuna a chi ne ha bisogno.

 CAPOREDATTORE: Davide “Cross” Crosilla

REDATTORI:

Simone “QCCHP” Di Cataldo, Simone “miglior nemico del Gallo” Macchioni, Eleonora “Faber Gàladriel” Lazzerini, 

hiara Intonti,  

elle” Pernice, 

” Bruno 

CSara Esposito, Francesco “5 stSimone “Daniello” D’Aniello, Davide Scrocca, Simone “BRUUU!

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