to postale articolo 2 spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · dio è modello di coerenza,...

32
MENSILE DELLA CARITAS ITALIANA - ANNO XXXVI • N. 8 - AGOSTO-SETTEMBRE 2003 Spedizione in abbonamento postale articolo 2 •comma 20/C • legge 662/96 • filiale di Roma SCUOLE IN MOLISE OLTRE IL TERREMOTO Pensioni e povertà MA CHI PENSA AGLI ANZIANI DEL FUTURO? «LA COREA DEL NORD HA FAME DI DIALOGO» «LA COREA DEL NORD HA FAME DI DIALOGO» SCUOLE IN MOLISE OLTRE IL TERREMOTO Pensioni e povertà MA CHI PENSA AGLI ANZIANI DEL FUTURO?

Upload: others

Post on 12-Sep-2020

1 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

MEN

SILE

DEL

LA C

AR

ITA

S IT

ALI

AN

A - A

NN

O X

XX

VI •

N. 8 - A

GO

STO

-SET

TEM

BR

E 2003

• Sp

ediz

ion

e in

ab

bon

am

ento

post

ale

art

icolo

2•c

om

ma 2

0/C

• leg

ge

662/9

6 •

filiale

di R

om

a

SCUOLE IN MOLISEOLTRE IL TERREMOTO

Pensioni e povertà

MA CHI PENSAAGLI ANZIANIDEL FUTURO?

«LA COREA DEL NORDHA FAME DI DIALOGO»«LA COREA DEL NORD

HA FAME DI DIALOGO»

SCUOLE IN MOLISEOLTRE IL TERREMOTO

Pensioni e povertà

MA CHI PENSAAGLI ANZIANIDEL FUTURO?

Page 2: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

3EDITORIALE

L’etica al tempodell’Altro, la bussolaè nel territorio

5PAROLA E PAROLE

Dio è modello diCoerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace

6IL PUNTO SU

L’estate delleinquietudini, quantodura un Semestre?

7DA ESCLUSI A CITTADINI

La prostituzionecambia? Non riapritequelle “case”

14NON SOLO EMERGENZE

Scuole oltre ilterremoto, il Moliseguarda al futuro

16UN VOLTO UNA STORIA

Tredici “anime distrada”, Giuseppetrova l’invisibile

19GLOBALCONTINENTI

Solidarietà in tuttoil globo, la strategiatargata Caritas

21OSSERVATORIO DI CONFINE

«La Corea ha ancorafame, occorre nutrirladi dialogo»

SOMMARIO

23OSSERVATORIO DI CONFINE

Iran, attese tradite:dove va la “democra-zia religiosa”?

AVVISO AI LETTORI

ItaliaCaritas viene inviato per due anni a tutti gli offe-renti, perché possano verificare concretamente la de-stinazione delle loro offerte ed essere aggiornati pe-riodicamente su tutte le attività della Caritas Italiana.Le offerte inviate alla Caritas Italiana vengono desti-nate secondo le finalità specifiche indicate dagli offe-renti. Quelle senza esplicita causale vengono destina-te ai bisogni più urgenti. Gli interessi che maturanodalle somme in transito, vengono utilizzati per inter-venti di emergenza o per progetti di sviluppo.Le offerte destinate ai Paesi in via di sviluppo sonodeducibili ai sensi della Legge n. 49 del 26/2/1987.Non è necessario allegare alla dichiarazione dei red-diti la ricevuta: basta conservarla per cinque anni. LaCaritas Italiana, su autorizzazione della CEI, può trat-tenere fino al massimo del 5% sulle offerte per copri-re i costi di organizzazione, funzionamento e sensibi-lizzazione.Le offerte possono essere inoltrate alla Caritas Italia-na tramite:• Conto Corrente Postale n. 347013• Banca Popolare Etica, Piazzetta Forzaté, 2

Padova C/C n. 11113 – Abi 05018 – Cab 12100• Banca Intesa, Agenzia Rm P.le Gregorio VII

C/C 100807/07 – Abi 03069 – Cab 05032• Cartasì e Diners, telefonando al n. 06/541921, in

orario d’ufficio.

ITALIACARITASMensile della Caritas Italiana

Organismo Pastorale della CEI

Viale F. Baldelli 41 00146 Romawww.caritasitaliana.it

E-mail: [email protected]

Direttore Don Vittorio NozzaDirettore responsabile Ferruccio Ferrante

In RedazioneDanilo Angelelli, Paolo Beccegato, Paolo Brivio,

Giuseppe Dardes, Marco lazzolino,Renato Marinaro, Francesco Marsico,Francesco Meloni, Giancarlo Perego,Roberto Rambaldi, Domenico Rosati

Grafica, impaginazione e fotolito:Editrice Adel Grafica srl

Vicolo dei Granari, 10a - 00186 Roma

Stampa: OmnimediaVia del Policlinico, 131 - 00161 Roma

Sede legaleViale F. Baldelli, 41 - 00146 Roma

Tel. 06/541921 (centralino)06/54192226-7-77 (redazione)

Fax 06/54192275

OffertePaola Bandini Tel. 0654192205

[email protected]

Inserimenti e modifiche nominativirichiesta copie arretrate

Marina Olimpieri Tel. [email protected]

Spedizione: in abbonamento postaleArticolo 2 - comma 20/c legge 662/96

Filiale di Roma

Autorizzazione N° 12478dell’8/2/1969 Tribunale di Roma

Chiuso in redazione il 2 settembre 2003

Hanno collaborato:

Pier Paolo BARETTAAlberto BOBBIOAlessandro MAURIGiovanni SALVINIRaffaele SARNOSilvio TESSARITiziano VECCHIATO

30COMUNICARE

La solidarietà formatospot, i volontarisecondo i “creativi”

Anno XXXVI n. 8 – Agosto-Settembre 2003

12TERRITORIO E CARITAS

L’indultino non basta,la dignità restaun optional

18IL PUNTO SU

Liberalizzare tuttii beni? I dirittifiniscono in catene

9POLITICHE SOCIALI

L’Italia del debitodifferito, prepariamoanziani poveri

28IN FONDO AL MESE

Convenzione conBanca Etica per presti-ti a chi è in difficoltà

26A TU PER TU

Le guerre, le paci,la rabbia: «Io scrivoquello che vedo»

Page 3: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

Il contesto nel quale viviamo è segnatoda una profonda riorganizzazione de-gli spazi della nostra vita, individuale

e collettiva. Ciò comporta per noi la ne-cessità di pensare diversamente sia la di-mensione globale sia quella locale. Si ma-nifestano, in ogni dimensione, molteplicieffetti indesiderati: il drammatico aumen-to delle disuguaglianze e delle povertà; lamoltiplicazione e il sempre maggior in-treccio delle diversità, che fanno entrarein crisi le vecchie identità e ne fanno na-scere delle nuove; l’aumento dei conflittie dell’uso della forza perché gli assetti, leregole e i rapporti di potere sono più in-determinati. Ciò a cui stiamo assistendo èun processo di scomposizione e ricomposizio-ne dei luoghi e delle appartenenze (quartieri,città, regioni e nazioni), che segue una lo-gica di creazione di nuovi margini, confi-ni, divisioni, esclusioni. L’insicurezza di-venta un tema dominante.Cosa fare, come cristiani e cittadini, difronte a un simile panorama?

Territorio accogliente. Cioè sicuroIn primo luogo, occorre sviluppare politichedi coesione e di solidarietà. Siamo in una fa-se della storia del nostro paese e delle no-stre città in cui i meccanismi di socialità ela qualità delle relazioni sono messe inforse da diversi fattori. I fenomeni di ur-banizzazione (non sempre guidati corret-tamente), gli stessi tempi della vita dellecittà, i crescenti ritmi lavorativi, il sensodi insicurezza rendono sempre menoscontata l’esistenza di comunità localicoese e solidali. La solitudine urbana, laparcellizzazione sociale, la difficoltà a in-contrarsi nelle città, al di là dei luoghi diconsumo urbani, debbono in qualche mi-sura interrogarci. Non si tratta di mitizza-re comunità locali del passato, ma di

chiedersi seriamente se le politiche urba-nistiche, commerciali e quelle di contra-sto alla povertà e all’esclusione rappresen-tano un’effettiva risposta allo sfaldarsidella comunità locale o, invece, ulteriorifattori di desolidarizzazione.In secondo luogo, bisogna dare vita a unterritorio accogliente, cioè sicuro. Solo unacomunità coesa e solidale riesce a creareun territorio sicuro. Sicuro innanzituttosu un piano sociale, cioè un territorio chenon lascia fuori i soggetti deboli, che saesercitare un accompagnamento socialeverso tutte le condizioni a rischio di de-vianza, che non crea ghetti urbani e so-ciali. Non è un bene, non torna utile anessuno agitare lo spettro della sicurezza,per coprire, il più delle volte, l’assenza dipolitiche che producono coesione e sicu-rezza sociale; non è una politica sanaquella che nasconde un sistema economi-co che crea strutturalmente insicurezzaindividuale e di gruppo, ed enfatizza soloil problema della sicurezza personale. C’èbisogno di prevenire, di interrompere per-corsi di devianza, di inventare rispostenuove a fenomeni nuovi: è il compito diamministratori che amano la verità quan-to la loro città. Pertanto il mondo degliadulti deve frequentare maggiormente la po-litica per determinare scelte opportune euscire dai comportamenti di indifferenzae di cinismo, che incoraggiano percorsi didevianza e povertà.Si tratta, in definitiva, di esserci per riuma-nizzare la storia, nella consapevolezza diavere cominciato un nuovo Esodo che nonsappiamo quando terminerà e dove cicondurrà. Di fatto, “la crisi della separa-tezza spaziale e l’aumento della diversitàci costringono a pensare un’individualitàpiù relazionale, meno autocentrata. Chelo vogliamo o no, siamo forzati a uscire

L’etica al tempo dell’Altro,la bussola è nel territorio

Vittorio Nozza

3 agosto-settembre 2003

edito

riale

Unariflessioneper l’annopastoralechecomincia,ispirata alleconclusionidel 29°ConvegnonazionaleCaritas.Servononuovepolitichedi coesionee diaccoglienza,per nonrendereconflittualile diversità.Il ruolo ele sfide cheattendonole comunitàcristianelocali

Page 4: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

da noi stessi e amisurarci conl’Altro da noi,con il diverso,dato che ci tro-viamo ad avere ache fare conun’alterità cherisulta meno fil-trata dall’ele-mento istituzio-nale”: lo ha ri-cordato il sociologo Mauro Magatti al no-stro 29° Convegno nazionale, svoltosi agiugno in Sardegna.

La parrocchia fuori dal tempioQuesto stato di cose conferma la bontàdell’intuizione di mettere al centro dell’a-zione pastorale la comunità parrocchiale,senza recedere nonostante le fatiche, lelentezze, le incomprensioni e a volte gliscarsi risultati. Soprattutto, però, non sicostruisce un’etica dell’Altro, se non lo siincontra; non si costruisce una comunitàsolidale, se non ci si vive in mezzo; non sipuò parlare di rete sociale, se non si lega-no i nodi, che sono persone, storie, per-corsi. La comunità parrocchiale è dunquechiamata a un cammino da far crescere inmodo costante, cammino che porta laparrocchia ad “uscire dal tempio per an-dare verso il territorio”. Monsignor Toni-no Bello così si esprimeva a riguardo: “Iovescovo mi farò strada a fatica in mezzo allagente che stipa la chiesa. Giungerò davantialla porta sbarrata. Dall’interno batterò colmartello tre volte. I battenti si schiuderanno.E voi, folla di credenti in Gesù, uscirete sullapiazza per un incontenibile bisogno di comu-nicare la lieta notizia all’uomo della strada”.La Chiesa è inviata per servire ed esiste

per servire. E la comunità parrocchialenon ha un diverso destino: proprio perservire è diffusa su tutta la terra, ma altempo stesso è ben collocata in un luogo,in un territorio. È chiesa locale che hauna missione da realizzare in una terraprecisa; la territorialità è da ritenersi un

dato determi-nante, non soloin chiave socio-logica, ma au-tenticamenteteologica.Proprio il territo-rio può essereinteso come ga-ranzia oggettivae stabile di pos-sibile apparte-nenza ecclesialeper tutti. Laparrocchia, in-fatti, ha di pro-prio il fatto di

riunire i credenti “senza chiedere nes-sun’altra condivisione che quella della fe-de e dell’unità cattolica. La sua ambizionepastorale è quella di raccogliere nell’unitàpersone diverse tra loro per età, estrazio-ne sociale, mentalità ed esperienza spiri-tuale” (Comunione e comunità, 43). Me-diante la parrocchia è dunque offerta lapossibilità che nessuno resti senza unacomunità di (almeno tendenziale) appar-tenenza. La parrocchia, si può dire, rendevisibile la Chiesa a chiunque; per questoha il dovere di ripensare sempre se stessa,conoscendo i volti delle persone che lacompongono, immaginando con fantasiae ricostruendo con pazienza la sua figura.La parrocchia dunque è per il territorio, os-sia per tutti gli uomini e le donne che viabitano: questo “essere per” porta adescludere ogni forma di colonizzazionespirituale, manipolazione religiosa e pos-sesso delle persone. È nel territorio, cioènel cuore stesso dell’umanità, espressionevisibile di una chiesa nel mondo: ciò por-ta a escludere ogni sorta di estraneità e dilontananza. È infatti spregiudicata, ossiasenza pregiudizi verso alcuno. Infine, ècon il territorio, e questo vuol dire solida-rietà, condivisione, stare dalla parte del-l’uomo affaticato e povero. �

agosto-settembre 2003 4

Relatori epubblicoal 29° Convegnonazionale Caritassvoltosi a Oroseiin Sardegna

Page 5: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

Dio è modello di Coerenza,nell’Armonia abbiamo pace

Giovanni Salvini

Effetto della giustizia sarà la pace (Is 32,17)

Un versetto celebre di Isaia ci fa daguida e da chiave di lettura per untema teologico che Caritas Italiana

percorre – con tutta la Chiesa italiana – allaricerca di cammini di giustizia e sentieri dipace. Tra giustizia e pace c’è un legamedifficile da esprimere evitando il rischiodella meccanicità e dell’approssimazione.La tentazione è quella di stabilire unrapporto di causa/effetto tra le due realtà:una lettura storica delle situazioni di nonpace infatti approda sempre al reperimentodi una situazione di non giustizia. Siverrebbe quindi meccanicamente aconcludere che l’ingiustizia è l’humus dellacontrapposizione e della guerra. Ma se lafrase di Isaia avesse questo solo significatonon sarebbe Parola, non ci trasmetterebbeun dinamismo capace di cambiarci la vita eil cuore, non ci donerebbe una verità che èsalvezza. Al contrario, la finezza teologica delprofeta di Gerusalemme apre a unosguardo nuovo e profondo sul rapporto tragiustizia e pace. Per comprendere la densità dellaaffermazione dobbiamo però soffermarciun istante sul significato delle due paroleche traduciamo frettolosamente con itermini italiani “giustizia” e “pace”.L’ebraico del testo sacro porta Tzedeq eShalom.

Popolo riconciliato e perdonatoLo Tzedeq è propriamente la giustizia diDio, cioè la coerenza con cui Dio esprime erealizza la propria natura di Dono. È lamano potente con cui Dio salva il suopopolo prestando fede all’Alleanza che haconcluso con lui; è la misericordia con cuilo perdona nel momento dell’infedeltà, per

riguardo alla Parola che ha dato persempre; è l’abbraccio paterno con cui Egliraccoglie tutte le genti nell’universalitàdella sua Alleanza, dove Israele è solo servoin funzione di tutti i popoli. “Effetto” di questa Tzedeq sarà lo Shalom,cioè la condizione di armonia e dibenessere di tutto il creato che verràdefinitivamente solo nei Cieli, ma che giàsi realizza nell’oggi della Chiesa. Proprio diquesta fioritura della giustizia del Regnonoi cristiani siamo servi. La frase di Isaia sicolora allora di una luce nuova che ha iriverberi del dono, del privilegio (che ci èconcesso) di essere i raccoglitori del fruttomaturo della lenta crescita del regno. Haperò anche i riverberi dell’impegno a noirichiesto perché avvenga il parto dolorosodello Shalom. La giustizia di Dio infattideve essere vissuta da un popolo perdiventare storia e cambiare tutta la storia.Solo se Israele (e in modo specifico quelvero Israele che si chiama Chiesa) vivràrelazioni di giustizia, secondo lo stile unicoe radicale di Dio stesso, il mondoconoscerà, vedrà, incontrerà la giustizia epotrà godere del suo frutto, cioè la pace. La Parola del profeta antico ci impegnaallora a essere il popolo riconciliato eperdonato che vive e testimonia lacoerenza di Dio con se stesso, che vivedell’amore misericordioso del Padre e nediventa il testimone fedele, perché ilmondo veda e creda. Solo attraverso questopassaggio non automatico e nonmeccanico la giustizia di Dio diventa lapace per gli uomini. Ma in mezzo sta unacomunità che vive e incarna questagiustizia seminando la pace vera (“noncome la dà il mondo”) che Gesù è venuto adonarci. E noi siamo quel popolo che stain mezzo, chiamato a vivere la giustizianuova per donare la pace vera. �

paro

la e

par

ole

Tra giustiziae pacenon c’è unaimplicazionenecessaria:non le lega unmeccanismo.Il profetaIsaiaci insegnaa comprendereil rapportotra Tzedeq,la Coerenzadel Padre,e Shalom,l’Armoniatra tuttii popoli.E sottolineal’importanzadel nostroimpegno

5 agosto-settembre 2003

Page 6: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

agosto-settembre 2003 6

Quando questo articolo sarà letto, al-meno la metà del semestre italianoalla guida dell’Unione Europea sarà

felicemente o infelicemente, comunqueinesorabilmente, trascorsa. Dei 259.200minuti assegnati all’Italia, ne resteranno,più o meno, 129.000. E si potrà comincia-re ad abbozzare un bilancio, misurando loscarto tra l’atteso, il promesso e il realizza-to.L’augurio è che almeno la cosa più impor-tante, la nuova Costituzione Europea, rie-sca a giungere all’approdo possibilmentemigliorata in senso federale. Ma non è dif-ficile scommettere su un esito poco esal-tante. E non per via della zavorra accumu-lata all’inizio con l’infelice debutto delpresidente italiano al parlamento di Stra-sburgo, ma proprio per l’intrinseca diffi-coltà della materia e dei troppi interessi damediare. In ogni caso sarebbe consolantese il nome di Berlusconi, in Europa, venis-se accostato nel giudizio a quello del suopredecessore Simitis, il greco.Il fatto è che la vicenda europea s’intrecciacon un andamento per nulla tranquillodella navigazione del governo italiano. Levicissitudini giudiziarie di Berlusconi ecoimputati, le sortite della Lega, le specu-lari, irritate reazioni degli altri “inquilini”della Casa: espressioni di una maggioranzatalmente inquieta da essere costretta a scri-vere… a matita un atto importante come ilDocumento di programmazione economi-ca e finanziaria, rinviando le scelte essen-ziali alla redazione autunnale della Finan-ziaria. Il tutto, mentre monta un circuitodi tensioni sociali attorno al tema dellepensioni e dei tagli al welfare, materiaesplosiva che si vorrebbe disinnescare ria-nimando un dialogo sociale dal quale, vi-sti i precedenti, pochi si attendono molto.Verifica, rinvio, decantazione, attesa. In

modo strisciante hanno così ripreso citta-dinanza nel gergo politico dell’estate ter-mini che l’adozione del maggioritario e laformazione di una maggioranza schiac-ciante sembravano aver definitivamenteabrogato. Una volta si ricorreva ai “gover-ni balneari” quando le forze politiche nontrovavano un’intesa plausibile. Si trovavaun “cireneo” disposto a regnare una solaestate e a lasciare il bastone di comando achi nel frattempo avesse ottenuto un’inve-stitura meno precaria. Oggi l’investiturac’è e non è mai stata tanto solida; e tutta-via un senso di precarietà è nelle cose, neiragionamenti che si fanno, nelle voci checircolano nei corridoi della politica.

Verso una crisi politica?Il “servizio” della Lega cesserà, dunque,una volta sistemate le questioni del con-flitto d’interessi e della legge sulle comuni-cazioni, che hanno subìto una forte acce-lerazione? Ci sono già forze pronte a su-bentrare? E che senso attribuire al rilanciodel tema della legge elettorale (si dice insenso proporzionale), così come alla ripro-posizione di un “pacchetto” di riformeistituzionali nel quale “affogare” le più pe-ricolose istanze leghiste?L’armistizio sul semestre non renderà mol-to in Europa, ma è dubbio che possa pro-durre risultati positivi sul versante interno.Gli elementi di divaricazione si sono accu-mulati e ora tracimano. E in più si fa vale-re un’insofferenza, palpabile anche nelleultime prove elettorali, per un eccesso diapplicazione del consenso alla fabbricazio-ne di misure giudiziarie ad personam. Trovacosì credito l’ipotesi di una crisi di mezzotermine che, senza meriti dell’opposizio-ne, porti a ridisegnare i confini e i fini diuna maggioranza tanto robusta elettoral-mente, quanto fragile politicamente. �

L’estate delle inquietudini,quanto dura un Semestre?

Domenico Rosati

Al governoitaliano

restano 129mila dei 259mila minuti

che deveconsumarealla guida

dell’Europa.Saprà

condurre inporto una

Costituzionepiù federale?

Ma primaancora, saprà

resistere allesue

contraddizioni,e ai vizi

“balneari”della nostra

politica?

il punt

o su

Page 7: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

7 agosto-settembre 2003

Il tema della prostituzione è tornato,negli ultimi mesi, all’ordine del giornodella discussione politica, grazie a una

proposta legislativa del governo, “annun-ciata” intorno a Natale 2002 e conosciutaa fatica (all’inizio) dalle realtà sociali. Ca-ritas Italiana era intervenuta subito sul-l’argomento, valutando in modo negativole modifiche proposte alla legge Merlin.Successivamente il Coordinamento nazio-nale contro la tratta – che fa riferimento aCaritas Italiana dal 1995 ed è costituitoda Migrantes, Usmi, Cism, Uisg, GruppoAbele e Caritas diocesane – ha formulatoalcune osservazioni al disegno di legge diiniziativa governativa “Disposizioni inmateria di prostituzione”, che dovrebbeessere definito e presentato entro fine an-no (quasi un nuovo “regalo di Natale”)per essere successivamente sottoposto alladiscussione parlamentare.

Cinque punti criticiIl provvedimento presenta uno scolla-mento tra obiettivo dichiarato e discipli-na enunciata. Intende infatti interveniresulla legge 75 del 20 febbraio 1958 (la co-disiddetta “legge Merlin”), al fine di ade-guarla al radicale mutamento che il feno-meno ha conosciuto negli ultimi anni, inseguito al ruolo sempre più accentuatoche le organizzazioni criminali esercitanonello sfruttamento della prostituzione.Ma il fenomeno, nelle sue diverse forme(scelta volontaria, prostituzione coatta,vera e propria tratta di esseri umani a sco-po di sfruttamento sessuale) e nella com-plessità delle sue implicazioni (sociali,culturali, etiche) viene affrontato in ma-niera semplicistica. La disciplina che sivorrebbe introdurre è appiattita sulla “cri-minalizzazione” di chi esercita la prostitu-zione e dei clienti e non propone altre

modalità (prevenzione, educazione ses-suale, educazione ai rapporti interperso-nali, aiuto ai principali paesi di prove-nienza delle donne) per fronteggiare ilproblema.Il testo del Ddl presenta dunque svariatipunti di criticità. L’articolo 1.1, introdu-cendo il divieto di prostituirsi per via o inluogo pubblico o aperto al pubblico, com-porterà lo spostamento e la concentrazio-ne della prostituzione lecita in apparta-menti o altri immobili, con conseguenterischio di ghettizzazione e maggiore vul-nerabilità delle donne vittime di tratta,più difficilmente raggiungibili sia per in-terventi di prevenzione e tutela della salu-te, che per interventi di protezione socia-le. Le organizzazioni criminali potrebbe-ro, invece, essere favorite dalla gestione

La prostituzione cambia?Non riaprite quelle “case”

Giancarlo Perego

Il governosi preparaa metterea puntoentro l’annoil suo disegnodi legge, chemodificala Merlin.Divieto diprostituzionesulla strada,esercizioin ambientiprivati:un’idea cherischiadi ghettizzare.Le critiche delCoordinamentonazionalecontrola tratta

da e

sclu

si a

citta

dini

Page 8: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

delle case, con maggiori possibilità di co-prire legalmente le proprie attività. Inol-tre, la violazione del divieto introdotto èpunita in maniera diversa: in caso di rei-terazione, assume natura di illecito pena-le solo per chi esercita la prostituzione enon per il cliente.La disposizione che prevede come penal-mente non rilevante la locazione per civi-le abitazione di un appartamento nelquale si eserciti la prostituzione (articolo2.2 del Ddl) è in contrasto con la Con-venzione per la repressione della trattadegli esseri umani e dello sfruttamentodella prostituzione, adottata a New York il25 marzo 1950 e resa esecutiva in Italiadalla legge 1173/1966.Il Ddl abbassa la guardia nella lotta pena-le contro lo sfruttamento, intervenendosolo parzialmente sulle fattispecie penali(punto debole della legge Merlin, poichéparzialmente superate dal cambiamentodel mercato del sesso e del suo sfrutta-mento). L’articolo 1, infatti, esclude la pu-nibilità per chi, esercitando la prostituzio-ne, si sia attivato senza alcun fine di pro-fitto o di lucro per prestare assistenza neiconfronti di un altro soggetto che si pro-stituisce. Ma il termine “assistenza” appa-re poco chiaro e la disposizione suscitaperplessità soprattutto in riferimento alruolo svolto dalle maman (o madame),che potrebbero celare la propria attivitàproprio dietro questo caso particolare.Il Ddl introduce reati fortemente stigma-tizzanti; l’articolo 2, in particolare, pre-senta una fattispecie penale (valutazionedella negligenza nella pratica della prosti-tuzione), che individua come “colpevole”del rischio di contagio di malattie sessual-mente trasmissibili “solo” chi esercita abi-tualmente la prostituzione. Si fa riferi-mento quindi a una negligenza a sensounico, che esclude a priori il coinvolgi-mento del cliente nella trasmissione dimalattie (ma si pensi ai clienti che chie-dono rapporti non protetti).Il Ddl affronta solo superficialmente ilproblema della prostituzione coatta e del-la lotta alla tratta, almeno nel suo raccor-do con la nuova legge sulla tratta degli es-seri umani, approvata in via definitiva dalparlamento a fine luglio, dopo oltre dueanni di discussioni. La nuova proposta

agosto-settembre 2003 8

non indica modalità per contrastare il fe-nomeno e colpire i trafficanti, ma si limi-ta a equiparare le vittime di tratta ai colla-boratori di giustizia (articolo 5.1), crimi-nalizzando le donne. Poco chiaro appare,inoltre, l’articolo 5.3, dove prevede che“le questure segnalano ai servizi socialicompetenti gli stranieri che siano stati in-dotti all’esercizio della prostituzione al fi-ne di favorirne in condizioni di sicurezzail ritorno in patria”: resta da capire comeciò si coniughi con i programmi di reinse-rimento sociale e con il rilascio del per-messo di soggiorno per motivi di prote-zione sociale, previsti dal testo unico sul-l’immigrazione.

Prostitute, dignità da salvaguardareLa prostituta che incontriamo sulle stradee quelle che, ormai, operano in alcuni lo-cali e residenze, hanno una dignità da sal-vaguardare: sono donne che vivono ildramma della lontananza dal propriopaese e dalla propria famiglia, talora daipropri figli. Una su dieci è minorenne; latotalità (o quasi) sono state costrette aprostituirsi a causa di debiti, o della mise-ria propria e della propria famiglia. Sonostate ingannate, talora vendute. Spessohanno subito violenze; talora hanno gra-vi problemi di salute fisica e psichica. Labattaglia civile e sociale fondamentale èsalvaguardare la loro dignità di donne, al-l’interno di un percorso di incontro, tute-la e accompagnamento. E non di segrega-zione. �

Ucraina, Bielorussia,Moldavia e Romania: sono i paesi di maggior af-fluenza delle ragazze prostituite che “lavorano” inItalia. In Ucraina, l’approccio dei trafficanti avvienetramite i canali tipici della catena migratoria o attra-verso conoscenti. Ma sovente si cela dietro l’attivitàdi agenzie di viaggio, o dietro inserzioni sui giornalio trasmesse come pubblicità di viaggi in tv. Oggi vi èmaggiore consapevolezza, tra le ragazze, del rischiodi finire “nel giro”, ma anche maggiore convinzionedi poterlo evitare o di riuscire a gestirlo in modo au-tonomo. Illusioni che in molti casi si rivelano vane.Caritas Italiana ha accettato di divenire partner delministero dell’interno nell’ambito di un progetto diprevenzione della tratta dall’Ucraina, che prevede larealizzazione di una campagna informativa (video, al-tri strumenti) sui pericoli che si celano dietro propo-ste di lavoro in Italia.

PROGETTO PER L’UCRAINA.

Page 9: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

9 agosto-settembre 2003

Cosa sarà degli attuali giovani quan-do diventeranno anziani, quandousciranno dal mondo del lavoro e

dovranno vivere del credito pensionisticomaturato nel tempo della cosiddetta vitaattiva? Più specificamente, cosa sarà deimolti giovani che oggi dispongono di la-vori atipici, flessibili, precari, al limite del-la regolarità? Anch’essi potranno disporredi un reddito pensionistico dignitoso?Quando avranno esaurito i patrimoni ac-cumulati con il loro lavoro, su quale equanta previdenza potranno contare?Si tratta di problemi aperti, oggi conside-rati solo secondo l’ottica del presente (illavoro) e non abbastanza secondo l’otticadel futuro (la previdenza), cioè secondol’ottica del ciclo di vita che invece devepoter contare, anche nella fase conclusivadella vita, su uno degli attuali pilastri delwelfare solidaristico, la previdenza sociale.Guardando al presente, emerge un datofondamentale: l’effetto-annuncio di unanuova riforma previdenziale ha incenti-

vato, quest’anno, la corsa verso le pensio-ni di anzianità (nei primi sei mesi del2003 sono state avanzate 165 mila do-mande, con un aumento del 7% rispettoal primo semestre del 2002; nel contem-po, le richieste per le pensioni di vec-chiaia nei primi sei mesi del 2003 sonocresciute del 33% rispetto al primo seme-stre 2002). Tutto questo avviene in unquadro macroeconomico di sostanzialestallo delle economie europee, che nonriescono a produrre e a redistribuire ric-chezza come in passato. I dati, a questoproposito (tabella 1), sono eloquenti edevidenziano come alcuni paesi, in parti-colare Germania, Italia e Olanda, siano inaffanno e in grave rischio di recessione.

Sperequazioni non affrontateNel caso dell’Italia un commento ricor-rente, da parte degli analisti, è che “il de-bito sale e il Pil arretra”. È la fotografia diun paese che continua a non affrontare legravi sperequazioni che lo dividono. Ladistribuzione della povertà è infatti a van-taggio del sud, mentre la ricchezza si con-centra a nord. Le maggiori opportunitàper i giovani, come per gli anziani, sono anord. Se ad esempio consideriamo la di-stribuzione geografica delle pensioni dianzianità (tabella 2), tale andamento ri-sulta evidente.Siamo un paese nel quale l’indice di di-pendenza delle persone anziane (rapportotra popolazione ultrasessantacinquenne epopolazione in età lavorativa, tra i 15 e i64 anni) è pari al 28% e salirà al 42% nel2030. La spesa previdenziale è pari al14,3% del Pil (media europea 10%) e sa-lirà fino a quasi il 16% intorno al 2030,quando è previsto il picco della “spesaprevidenziale”; assorbe buona parte dellaspesa per il welfare (politiche sanitarie, so-

Immigratisbarcati sullecoste calabresi,in un centro diaccoglienza aCrotone

L’Italia del debito differito,prepariamo anziani poveri

Tiziano Vecchiato*

La spesa perle pensionisi gonfia.Secondodinamichedi iniquadistribuzione,tra areegeografichee categoriesociali,sempre piùaccentuate.E per igiovanidel lavoroprecarioe atipicosi preparaun futuroprevidenzialeassai fragile.Che ricadràsulle spalledegli entilocali…

polit

iche

socia

li

Dati Eurostat sulla crescita delprodotto interno lordo nell’area del-l’Euro (primo semestre 2003)

TAB. 1

BelgioGermaniaGrecia Spagna* Francia* Irlanda*ItaliaLussemburgo*OlandaAustria*Portogallo* Finlandia*

+ 0,2%– 0,1%+ 0,4%+ 0,5% + 0,3%+ 0,5%– 0,1%+ 1,3%– 0,5%+ 0,2%+ 0,1%– 1,2%

* primo trimestre

Page 10: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

agosto-settembre 2003 10

ciali, previdenziali), circa due terzi (64%)della spesa di questa natura (media euro-pea 46%).In questo scenario è in corso una accu-mulazione silenziosa, non di reddito madi debito sociale, inevitabile. Potremmodefinirlo “debito differito”, che andrà acarico delle future generazioni e degli entilocali. Di cosa si tratta?Si può intuire riguardando la tabella 2, re-lativa alle spesa per pensioni di anzianità.Il 61% delle persone con una pensione dianzianità vive al nord, dove vige un rap-

Il dibattito attuale sulla previdenza risente,purtroppo, più della emergenza congiunturalederivante dalla cattiva salute dei conti pubblici,che non delle vere priorità sociali. Non che ilrisanamento della finanza non sia una priorità, maè sbagliato confondere i piani della discussione,poiché ne derivano conseguenze differenti sullescelte da adottare.Con questa premessa la Cisl ha affrontato ladiscussione sulla delega presentata dal governo.La scelta più importante è quella di favorirel’innalzamento della età lavorativa. Gli strumentiprevisti sono la certificazione del diritto e gliincentivi. Su questa impostazione siamod’accordo. Siamo, invece, contrari a soluzioni cherendano obbligatoria la permanenza al lavoro.Il principale errore contenuto nella delega delgoverno, invece, riguarda la decontribuzione. Nonsi tratta solo di un fatto tecnico, ma di ungravissimo problema sociale. Si tratta dellariduzione di 5 punti della parte dei contributi (il24% della retribuzione) che le imprese sono

tenute a versare e che danno vita al calcolopensionistico dei singoli. Nel corso del decenniopassato, anche a seguito della riforma Dini, iltasso di sostituzione (il rapporto tra l’ultimaretribuzione e la pensione) si è sensibilmenteridotto, passando da circa l’80% a circa il 60-65%ed è destinato a ridursi fino al 50%. Se a questivalori attuali si aggiunge un abbassamento deicontributi, tanto più in un sistema che si avvia adessere del tutto contributivo (ovvero tanto verso,tanto ricevo), vuol dire che si prepara domani, peri giovani di oggi, una ben misera pensione futura.Siamo, dunque, contrari alla decontribuzione. Ese essa riguarda i giovani assunti con contrattiche prevedono la contribuzione piena, lasituazione diventa indecente per coloro che sonoassunti con contribuzione parziale. Si tratta deifamosi “cococo”, per i quali, a causa di unacontribuzione che attualmente è del 14%, si puòipotizzare un tasso di sostituzione futuro chescende al 37% di retribuzioni non generalmenteabbondanti! La nostra proposta è di aumentare da

CISL: «CONTA LA SOSTENIBILITÀ SOCIALE,NON SOLTANTO QUELLA FINANZIARIA»

porto tra pensionati di anzianità e occu-pati del 13,3%. Questo dato è motivato inbuona misura (escludendo le situazioni diprivilegio) dall’ingresso nel mondo del la-voro in giovane età (in passato) di moltepersone; ciò di fatto ha reso possibile l’ac-cumulazione di credito pensionistico daparte dei diretti interessati, che oggi nebeneficiano. Non altrettanto avviene do-ve tale situazione non si è verificata, so-prattutto là dove l’ingresso nel mondodel lavoro è stato differito nel tempo ederano invalse formule di lavoro irregolari.

Distribuzione geografica delle pensioni di anzianitàTAB. 2

* 25% in Lombardia, 14,4% in Emilia Romagna e 10,6% in Veneto.

Totale Pensionati Rapporto tra pensionatipensionati di anzianità di anzianità e occupati

Nord 47,7% 61,0% * 13,3% Centro 19,4% 18,6% 10,6%Sud e isole 29,5% 17,5% 7,0%Estero e altro 3,4% 2,9% — Italia 100,0% 100,0% 11,0%

Page 11: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

L’attuale andamento dell’ingresso nel la-voro da parte dei giovani consente di pre-figurare, per il futuro, scenari analoghi aquelli che oggi contraddistinguono le re-gioni del sud: molti giovani non riusci-ranno, in futuro, a maturare un dignitosolivello di pensione (non tanto di anzia-nità ma) di vecchiaia. Se infatti combinia-mo l’effetto del ritardato ingresso nelmondo del lavoro, da parte di molti gio-vani, con la diffusione dei lavori “atipici”e “precari”, che non prefigurano adeguatidiritti di tutela pensionistica in età anzia-na, se non per una minoranza fortunata,si può immaginare che avremo, tra uncerto numero di anni (è solo questione ditempo) una massa crescente di “pensio-nati poveri”, che cioè non saranno in gra-do di provvedere autonomamente ai pro-pri bisogni vitali. Gli effetti dell’attualeriforma del mercato del lavoro sono, aquesto proposito, tutti da valutare; sareb-be invece necessario e urgente farlo inmodo prospettico, prevedendo cioè qualesarà l’efficacia di tali misure nei prossimidecenni, non solo in termini di occupa-zione, ma anche ai fini previdenziali. È

11 agosto-settembre 2003

noto infatti che un grande numero dirapporti di lavoro per i giovani è regolatoda contratti diversi dal tradizionale lavorodipendente, per i quali l’onere contributi-vo è più basso. In termini finanziari que-sto significa minore contribuzione, chegenera un disavanzo (crescente nel tem-po) della spesa previdenziale e un disa-vanzo sociale, che non sarà solo a dannodei diretti interessati.

Studi di sostenibilità inesistentiFra venti o trent’anni sarà più facile con-statare il “debito differito” che stiamo ac-cumulando. Sarà posto a carico soprattut-to degli enti locali. Saranno questi ultimi,infatti, a dover “farsi carico” (sulla basedella attuale legislazione) dei giovani di-ventati nel tempo “anziani poveri”, e agarantire loro assistenza sociale, aiutoeconomico, sostegno alloggiativo e ali-mentare. E dire enti locali significa direcomunità locale, che con l’imposizione fi-scale locale sarà chiamata a ripianare que-sto debito, oggi via via accumulato in ma-niera non consapevole.Le cicale, dopo aver cantato per moltestagioni i vantaggi di uno sviluppo liberoda regole, se non quelle che privilegianogli utili di breve periodo, dovranno fare iconti con la minoranza di formiche, chea quel punto saranno chiamate a contri-buire alla copertura del debito. È facileimmaginare che questo non troverà il lo-ro consenso. Neppure gli enti locali sta-ranno a guardare; non saranno facilmen-te disposti a onorare un debito che nonhanno contribuito a creare (e che ogginon sanno di maturare) e non riterrannodi farsene carico, magari chiedendo di ri-durre l’entità dei livelli essenziali di assi-stenza.Si guarderà allora più in alto e indietronel tempo: ai decisori nazionali e ai tavolidi concertazione che hanno legittimato ereso possibile tutto questo, appiattendosisulle ragioni del presente ed evitando difare studi di sostenibilità di un modello disviluppo, che difficilmente potrà reggerela prova del tempo (fatte salve congiuntu-re economiche estremamente favorevoli,e storicamente non prevedibili).

* Fondazione Zancan, Padova

subito al 20% i contributi di tutti coloro che sonoal di sotto (non solo i “cococo”, ma gli associatiin partecipazione e in generale gli autonomi). Conquesta manovra si opererebbe un atto di equità,perché si ridurebbe la forbice contributiva, ma sirisponderebbe anche al problema delle finanzepubbliche. Stimiamo, infatti, che le entratestrutturali che ogni anno rimpinguerebbero lecasse dell’Inps sarebbero oltre i 5 milioni di euro.Si può, dunque, agire anche sul lato delle entrate,non solo sul versante dei tagli. E se ampliamo losguardo agli attuali pensionati, ci accorgiamo,che il potere di acquisto delle pensioni si stariducendo e che il numero di poveri si staampliando. Stiamo, dunque, coltivando unasocietà povera sia per i padri che per i figli?Come si vede le priorità sociali di un interventosulle pensioni sono ben altre, rispetto a quelle,tanto sbandierate, dei tagli di bilancio. Il compitodi realizzare la sostenibilità finanziaria dello statodeve essere vissuta con lo stesso livello dipriorità destinato a garantire la sua sostenibilitàsociale, fatta, in definitiva, di equità e dignità.

Pier Paolo BarettaSegretario confederale Cisl

Page 12: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

Quando, a fine luglio, è stata annunciatal’approvazione definitiva della “sospen-sione condizionata della pena detentiva”,nelle sezioni era facile percepire un’ariaelettrizzata. Le domande fioccavano: qua-li sono i reati esclusi? A quanto ammontala riduzione? Quanti anni bisogna avergià scontato? Col passare dei giorni l’en-tusiasmo è svanito. Ci si è resi conto chepochi avrebbero potuto usufruire delprovvedimento. Ancora una volta era sta-ta perpetrata una beffa a danno dei dete-nuti. L’unico intento dei politici sembra-va quello di risolvere il sovraffollamentocarcerario, tralasciando il valore di pacifi-cazione e perdono.

Salute: un diritto non garantitoMa la riduzione delle pene non è l’unicotema spinoso. Il passaggio dalla Medicinapenitenziaria al Servizio sanitario nazio-nale (ispirato da un decreto legge di fine2000, attuato tra non poche contraddi-

agosto-settembre 2003 12

Estate 2003: l’Italia boccheggia nelcaldo torrido. Carcere di Trani, ver-so mezzanotte: nelle celle affollate

si dorme, si legge, ci si attarda davanti al-la televisione. Anche qui il clima è umidoe soffocante, ma attraverso le sbarre circo-la un po’ d’aria. Arriva l’ora di chiudere iblindati, le pesanti porte di ferro dotate diuno stretto spioncino. L’appuntato sigillaogni cella, incurante dei mugugni. Forsecomprende il disagio, ma anche i detenu-ti sanno che non possono prenderselacon lui. Le stanze si surriscaldano e il son-no tarda a venire. Il giorno seguente unadelegazione di detenuti si reca dal respon-sabile per illustrare la situazione insoste-nibile. L’ispettore comprende, ammetteche le temperature sono eccezionali, chele celle diventano forni, ma “motivi di si-curezza” impongono la chiusura dei blin-dati. Evidentemente le sbarre non sonosufficienti.Certamente una scena del genere si è ri-petuta in tutte le carceri italiane. Questopiccolo episodio testimonia come una si-tuazione normale per chi vive all’esternodiventi drammatica per chi vive “dentro”.Non è solo l’afa ad affliggere gli oltre 50mila detenuti delle carceri italiane. La lo-ro sofferenza assume contorni più preoc-cupanti e, a ragion veduta, può essereconsiderata un’emergenza della nostra so-cietà. Forse è proprio questo il nodo dasciogliere: non si considera il carcere unaparte della società, ma qualcosa di estra-neo, da rimuovere o perlomeno da utiliz-zare strumentalmente solo per agitare glispettri della sicurezza sociale.Non si spiegherebbe diversamente la sorteriservata al cosiddetto “indultino”, segnodi quell’atto di clemenza auspicato daGiovanni Paolo II e che tante speranzeaveva suscitato negli istituti penitenziari.

terr

itorio

e ca

ritas

La vitanel carcere

è tutta attesee speranze,

appese a unfilo sottile.

Le cure sonoinsufficienti,

le celleaffollate,il lavoroal limite

dellosfruttamento.

La richiestadi clemenza

del Papaè stata

accolta dalParlamento:

fatta la legge,però, non

cambiala mentalità

L’indultino che non basta,la dignità resta un optional

Raffaele Sarno*

Page 13: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

13 agosto-settembre 2003

zioni grazie a provvedimenti dell’ultimoanno) avrebbe dovuto mettere ordine inquesto settore, riconoscendo il diritto diogni detenuto a ogni tipo di assistenza sa-nitaria, con l’accesso alle prestazioni diprevenzione, diagnosi, cura e riabilitazio-ne. In realtà, garantire la salute di un in-ternato diventa difficile quando i medici-nali scarseggiano, i fondi a disposizioneper le visite specialistiche si esauriscononel giro di pochi mesi, le infermerie tal-volta sono prive delle attrezzature per in-terventi d’urgenza. A questo si aggiunga-no i ritardi, in caso di visite in strutturepubbliche, dovuti a prenotazioni, permes-si firmati dal magistrato di sorveglianza eallestimenti della scorta per lo sposta-mento dal carcere.Quanto al lavoro, il detenuto potrebbesvolgere numerose mansioni all’internodella struttura, ma l’offerta risulta insuffi-ciente rispetto alla domanda. Molti vo-gliono lavorare per non gravare sulla fa-miglia o per sostenerla inviando a casa ilproprio stipendio, ma le occupazioni chegarantiscono un salario quasi dignitoso –come quelle in cucina – benché ambitenecessitano di un numero ristretto di per-sonale; le altre richiedono solo poche oreal giorno e, sempre a causa dei fondi limi-tati, sono sottopagate, al limite dellosfruttamento. In molti istituti del nord icarcerati lavorano per aziende esterne, manel meridione situazioni del genere sonoquasi inesistenti.La scommessa più insidiosa è poi costitui-ta dalla risocializzazione del detenuto. Lacosiddetta “area trattamentale”, dovrebbegarantire il perseguimento di questoobiettivo attraverso molteplici attività(scolastiche, ricreative, culturali…) e una“osservazione scientifica” che costituiscela sintesi del percorso intramurario dellapersona. Anche in questo caso, per la ca-renza del personale, per il veto che la sor-veglianza può opporre all’espletamentodelle attività, per la mancanza di coordi-namento tra gruppi di volontari che inquesto ambito potrebbero dare un validoapporto nascono varie contraddizioni.La perplessità più sottile riguarda peròl’atteggiamento dell’istituzione carcerarianel suo insieme: il “trattamento” del de-tenuto ha realmente lo scopo di un rien-

tro adeguato nel tessuto sociale o è solofunzionale al mantenimento di un ordineinterno? Il dubbio rimane, dal momentoche vige un sistema fondato sulla minac-cia della sanzione piuttosto che sulla re-sponsabilizzazione personale (una sempli-ce infrazione può essere punita ritardan-do l’estinzione della pena di 45 giorni).

Per una “giustizia salvifica”Le iniziative delle diocesi italiane nelcampo della pastorale carceraria sono nu-merose e meritevoli, anche se altre se nepossono creare. Il momento particolareche stiamo vivendo richiede tuttavia unosforzo maggiore per creare una culturadifferente della giustizia; la gente chiedesicurezza, ma è lecito domandarsi se que-sto bisogno trovi nella carcerizzazione l’u-nica soluzione.Esistono strade alternative, ma richiedo-no impegno, risorse ed energie. Il primopasso è mettere da parte la mentalità del-la vendetta, valorizzando la legge evange-lica della pace e del perdono, e superare,come ha sostenuto il cardinal Martini, l’i-dea di una giustizia semplicemente com-mutativa, per giungere a un concetto piùprofondo, squisitamente biblico, di giusti-zia salvifica.

* cappellano del supercarcere di Trani (Ba)

Secondo i dati del ministero della giustizia, la popolazionecarceraria italiana al 31 gennaio 2003 contava 56.250 individui,a fronte di una capienza regolamentare dei penitenziari di circa41 mila detenuti. Le regioni più in difficoltà apparivano Sicilia (6mila soggetti rinchiusi in 26 istituti detentivi che potrebberocontenerne 4 mila) e Campania (dove il rapporto è di 7 miladetenuti contro 5 mila previsti). Secondo il governo il dato,seppur preoccupante, non sarebbe ancora emergenziale: ilnumero tollerabile di carcerati è stimato in circa 60 mila unità.Il cosiddetto “indultino” per coloro a cui restano da scontaremeno di due anni di detenzione, approvato definitivamente dalleCamere il 10 luglio, interesserà, secondo l’associazioneAntigone, specializzata in questioni carcerarie, un numero disoggetti compreso tra le 2 mila e 3 mila unità. Altre fonti hannoprevisto un numero di domande tra 5 e 6 mila. Esclusi dallamanovra saranno i colpevoli di pedofilia, ma anche i criminaliseriali, professionali e per tendenza.

15 MILA DETENUTI IN PIÙ,MA «NON È EMERGENZA»

Page 14: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

agosto-settembre 2003 14

Imparare a stare in piedi, anche dopoche i muri, attorno, sono caduti. Il ter-remoto del Molise resterà, nella me-

moria di tutti, l’immagine della scuolacrollata a San Giuliano, della catastrofeche interrompe la quiete della formazio-ne, del pericolo nel luogo che più di tuttidovrebbe garantire sicurezza e futuro.Ora le scosse sono finite, ma l’onda lungadel disastro ancora influenza la vita degliabitanti del Basso Molise, soprattutto neicomuni più piccoli. E molto spesso pro-prio nel settore dell’educazione. A SantaCroce le scuole elementari si sono trasfe-rite per quasi un anno in un campo datennis, con le classi divise da teli plastifi-cati. «Sembra un lager – racconta GaetanoAcciaro, presidente del Comitato genitoriscuole sicure –, ma speriamo che la situa-zione cambi al più presto».Caritas Italiana, di concerto con le Caritase le comunità locali, ha individuato nellacostruzione di nuovi edifici scolastici unapriorità del suo intervento a favore dellepopolazioni terremotate, accanto alla rea-lizzazione di più di una dozzina di Centridella comunità, strutture di aggregazionesociale e di incontro, oltre che luoghi disvolgimento di attività pastorali. Così si èposta un traguardo: garantire a tanti ra-gazzi un avvio d’anno scolastico in strut-ture confortevoli e sicure. Prima della finedi settembre, giusto in tempo per l’iniziodelle lezioni, saranno conclusi i lavori percinque scuole in altrettanti comuni. «Aquel punto – prosegue Acciari – sarà com-pito dei comuni provvedere agli allaccia-menti alle varie reti urbane (luce, ac-qua…). Gli appalti sono partiti con uncerto ritardo, speriamo di non dover at-tendere troppo».Il Comitato è nato essenzialmente percoadiuvare le istituzioni nella ricerca della

sicurezza: finora ha proposto e sollecitatoispezioni e verifiche statiche di agibilità,ma si adopera anche per accrescere l’of-ferta di servizi rivolti ai giovani sul terri-torio. «Il nostro primo interesse è tutelarei nostri figli. Non solo dando loro la pos-sibilità di studiare in luoghi adatti, chenon ci facciano stare con il cuore in gola,ma anche preparando il loro futuro, in unterritorio che li stimoli a crescere e non ascappare. In questo senso – afferma Accia-ri – la collaborazione con Caritas è un im-pulso molto importante: oltre all’aiutoconcreto nella realizzazione delle scuole,ci ha dato la possibilità di mettere in pie-di un nuovo progetto di ascolto dei biso-gni del territorio, laboratori e iniziativeper i giovani».Tra gli altri, gettonatissimi sono i corsigratuiti di informatica avanzata, per iquali è stato allestito un centro all’avan-guardia. «Caritas cerca di investire in mo-do accorto la cifre messe a disposizionedai tantissimi offerenti di ogni parte d’Ita-lia – riferisce Marcello Pietrobon, coordi-natore in loco del Progetto unitario diprossimità, sviluppato all’indomani delterremoto da Caritas Italiana e dalle Cari-tas locali –, costruendo spazi polifunzio-nali e utili per tante componenti delle

non

solo

em

erge

nze

Il sismadel 2002consumò

la suavicenda

più tragicain un istituto

scolastico,a San

Giuliano.Ora Caritase comunità

locali, graziealle offerte

di moltiitaliani,apronocinque

struttureper materne,

elementarie medie: un

investimentosulla

sicurezza.E sullo

sviluppodel territorio

Scuole oltre il terremoto,il Molise guarda al futuro

Alessandro Mauri

Page 15: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

15 agosto-settembre 2003

realtà locali: i Centri della comunità inmomenti diversi diventano, per esempio,luoghi di culto, di gioco, di socializzazio-ne. Nei nostri progetti conta molto la si-curezza, che però deve essere abbinata astimoli sociali che permettano la crescitadel territorio. Il nostro approccio, comesempre, è di prossimità, non di assistenzasterile».Molti dei nuovi stabili scolastici in fase direalizzazione so-no prefabbricati,scelti per ragionieconomiche e so-prattutto per itempi più rapididi esecuzione: nelcaso delle scuole,la velocità nel ri-pristinare il servi-zio scolastico eraessenziale. Non sipensi però adanonimi container: si tratta di costruzionisempre più simili a soluzioni definitive,con pannelli a finitura tipo intonaco epittura interna, con tetto a falde di coppiprestampati, pavimenti e rivestimenti tra-dizionali. Uguale cura e attenzione si èprestata agli infissi e alle sistemazioniesterne.

Prefabbricati, ma fatti per durareLa prima scuola realizzata è stata quellamaterna ed elementare a Larino, a sup-porto di un istituto esistente. Avviati i la-vori nel novembre 2002, la struttura è sta-ta inaugurata ai primi di febbraio. Giàfunzionante, ospita attualmente circa 210bambini (due sezioni di materna e dieciclassi di elementari); sono in corso le pra-tiche per la donazione al comune.A questa prima costruzione è seguita ladefinizione complessiva del Programmascuole, che ha coinvolto diocesi locali,tecnici e municipi nell’individuazione erealizzazione degli interventi più urgentie necessari. Hanno così preso il via i lavo-ri per altre quattro scuole, nei comuni diSanta Croce di Magliano, Rotello, Colli alVolturno e Castellino del Biferno.La scuola dell’infanzia di Colli al Voltur-no ospiterà circa 40 bambini distinti indue sezioni, come quella di Castellino.

Per le scuole di Rotello e San-ta Croce di Magliano l’impe-gno e lo sforzo anche econo-mico sono stati ancora mag-giori, a causa della scelta diuna tecnologia costruttiva inlegno, che renderà i due edi-

fici tanto funzionali quanto belli. A Rotel-lo la struttura scolastica ospiterà due se-zioni d’infanzia, cinque classi delle ele-mentari e tre delle medie, ospitando intotale circa 250 bambini e ragazzi, oltre auna cucina con mensa. Egualmente aSanta Croce verrà completato, in occasio-ne della riapertura dell’anno scolastico,un plesso scolastico completo, con unascuola d’infanzia a tre sezioni e due sezio-ni delle elementare (dieci classi) per untotale di circa 300 bambini; il complessoconterrà anche una grossa sala per attivitàlibere ed extrascolastiche. Insieme alla co-struzione degli edifici, Caritas Italiana si èimpegnata ad acquistare tutti gli arredidelle scuole e a sistemare le aree esterne,destinate a gioco e ricreazione.«Dicono che molti centri sono provvisori,ma a me pare che questi siano fatti perdurare almeno venticinque anni», ha re-centemente commentato un abitante deicomuni terremotati, a proposito dellescuole, che verranno in futuro cedute aglienti locali. L’impiego di risorse umane efinanziarie che Caritas Italiana ha intesoprofondere deve infatti servire non tantoa tamponare un’emergenza, ma a ridareuna speranza di futuro a un intero territo-rio, affinché questo, curando le ferite delsisma, trovi le forze per curare se stesso. �

Immaginidi esternied internidelle scuole costruiteda CaritasItalianain cinquecomuni molisani

Page 16: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

agosto-settembre 2003 16

darsi intorno, nel proprio ambiente, e dicrescere con la voglia di migliorarlo. Il gruppo di animatori si è dato anche unnome, che la dice lunga sulla forza di unimpegno e una presenza che non sonomai venuti meno: “Anime di strada”.D’altronde il verbo animare è un derivatodel termine anima: i 13 animatori attualiportano, come coloro che li hanno prece-duti, la loro anima in strada – troppospesso sinonimo di disagio – con l’intentodi promuovere una riappropriazione posi-tiva del territorio in quanto luogo d’in-contro “condiviso”, di crescita e scambio.Lavorano per favorire l’incontro tra i ra-gazzi, stimolarli a prendere coscienza disé attraverso il gioco. Ma un gioco cheveicola valori come la legalità, la condivi-sione, la pace, l’apprezzamento delle dif-ferenze. Già, perché ad Archi vive ancheuna comunità Rom, che ha occupato al-cune case popolari. All’inizio, da parte deinuovi arrivati c’era diffidenza nei con-fronti degli abitanti, e questi ultimi eranocompletamente indifferenti alla presenzaRom. Grazie al servizio mensa delle suoreAlcantarine, i Rom hanno cominciato a

Giuseppe aveva 9 anni e frequenta-va la quarta elementare quando liha incontrati per la prima volta. È

stato amore a prima vista. Loro erano ot-to ragazzi e ragazze poco più che adole-scenti con l’entusiasmo tipico dell’età, de-cisi a portare una ventata di aria nuovanel quartiere periferico di Archi, 20 milaabitanti stipati nella zona nord della cittàche fa da punta al nostro stivale: ReggioCalabria. Era il 1993 e nasceva il progettopromosso dal Centro di ascolto “Monsi-gnor Italo Calabrò” delle Suore Francesca-ne Alcantarine e della Caritas diocesanadi Reggio Calabria: un progetto di anima-zione di strada e di attività di prevenzio-ne rivolto a bambini e ragazzi in età ado-lescenziale, portatore di una proposta va-loriale alternativa.Allora, ricorda Giuseppe, oggi dicianno-venne, non c’era una bella situazione adArchi, con una preoccupante guerra traclan mafiosi – che all’inizio avevano pro-nosticato alla nascente attività di anima-zione una vita breve, come tutte le altreiniziative nate e morte nel giro di pocotempo – e per i giovanissimi poco o nien-te da fare, se non organizzarsi per qualchescorribanda sulle strade sterrate del quar-tiere. Quando Giuseppe rivelava ai suoicoetanei di altre zone di Reggio la propriaprovenienza, subiva l’emarginazione. Perun bambino non è facile. In dieci anni,però, le cose sono cambiate, anche permerito del gruppo di animatori che, du-rante l’inverno, organizza attività di do-poscuola e di animazione per i quartieridella zona. L’estate, poi, è il momentoclou dell’anno: durante il mese di luglioc’è Archiestate, l’intenso programma diattività educative e ricreative che si svolgenel quartiere e che offre ai ragazzi, oltre aigiochi, la possibilità di imparare a guar-

un v

olto

una

stor

ia

Archi,periferiadi ReggioCalabria.

Stradesterrate,

per i ragazzipoco o nulla

da fare,l’ombra delle

guerre traclan mafiosi.

Madall’impegnodi un centro

di ascoltoè nata

l’avvincenteesperienza

di un gruppodi giovanieducatori.

Che lavoranoper

riconsegnareil quartiere

ai piccoli

Tredici “anime di strada”,Giuseppe trova l’invisibile

a cura di Danilo Angelelli

Page 17: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

17 agosto-settembre 2003

essere meno diffidenti, e di conseguenza afar partecipare i loro bambini anche alleiniziative degli animatori.

Animatori al 101 per cento“L’essenziale è invisibile agli occhi”. Unafrase celebre, estrapolata da “Il piccoloPrincipe”, capolavoro di tenerezza, fanta-sia e apparente semplicità. Una frase cheha rappresentato una folgorazione perGiuseppe, allora sedicenne, durante uncampo di formazione ispirato proprio al-l’opera di Antoine De Saint Exupéry. OggiGiuseppe sostiene che l’essenziale è il bi-sogno dell’altro, di chi ci sta accanto eche spesso non riusciamo o non voglia-mo vedere. La frase ha costituito la spintaper trovare il coraggio di tirare fuori quel-lo che aveva in animo da sempre, da quelgiorno del 1993 in cui frequentava laquarta elementare e la sua esistenza si èincrociata con un gruppo di giovanottitestardi che non volevano arrendersi aldegrado, all’impossibilità di sognare. E disperare.Così oggi fra i 13 animatori c’è anche lui,con l’entusiasmo e la responsabilità didarsi «al 101%, quell’1% in più me lo re-galano i bambini, che mi hanno fatto ca-pire il vero senso del dare: mettersi in gio-co sempre, anche nei momenti più diffi-cili». Animatore comunque, nonostantetutte le difficoltà incontrate. Come quelladi dover conciliare questa attività con lostudio – ha conseguito a luglio il diplomadi perito informatico e si è iscritto all’uni-versità, Ingegneria delle telecomunicazio-ni – e il lavoro per mantenersi agli studi,perché il papà svolge lavori saltuari e lamamma, con cinque figli, non può chefare la casalinga. Senza contare che daquest’anno Giuseppe ha fortemente volu-to trasferire la sua esperienza di animato-re a Cucullaro, tra le montagne calabresi,dove la Caritas diocesana di Reggio da 25anni promuove nel mese di agosto unsoggiorno estivo, pensato come una festa-vacanza tra volontari e disagiati mentali efisici, ragazze madri, donne con problemi.E poi la difficoltà di far capire ai compa-gni di scuola e a una amica “speciale” –che vivono in altre zone della città – lasua passione per questo impegno sullestrade di Archi, la voglia di dare al quar-

tiere un’anima, un’identità, una ricono-scibilità che non sia quella del degrado edell’emarginazione. E ancora il numerodegli obiettori che in questi ultimi tempisi è notevolmente ridotto, anche se ri-mangono le belle e fruttuose collabora-zioni con le Caritas di Treviso e Bologna.Giuseppe, che tra l’altro entro breve co-mincerà il suo anno di servizio civile, im-magina Archi, fra dieci anni, con tutte lestrade asfaltate, con più verde, con i lam-pioni a far luce a un piccolo angolo di pa-radiso. Un sogno? La verità è che le “Ani-me di strada” in questi anni sono riuscitia maturare una coscienza civile e uno diloro è diventato consigliere circoscrizio-nale. Un piccolo seme, ma significativo.E come vede Giuseppe se stesso fra diecianni? «Sicuramente sempre un’anima distrada, anche se la vita potrebbe portarmilontano da qui, perché essere un’anima distrada è uno stile, è il coraggio di restaresempre se stessi e cercare di andare incon-tro all’altro sulle strade che percorriamo.La strada non ha l’anima, solo quando in-contriamo persone nel bisogno e non cele filiamo…».E sicuramente darebbero la stessa rispostaanche Gianluca, Antonella, Angelo, Pao-lo, Cetty, Giusi, Maurizio, ecc, ex bambinidi Archi, periferia nord di Reggio Cala-bria, che stanno costruendo strade conl’anima per altri bambini e ragazzi di Ar-chi. �

Immagini delleattività dianimazionesvolte, nelquartiere Archidi ReggioCalabria, dalgruppo “Animedi strada”

Page 18: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

agosto-settembre 2003 18

Sotto sotto l’idea è semplice: liberaliz-zare tutto quanto viene in mente. ACancun il Wto (World Trade Organi-

zation) getta la maschera e mira a diven-tare Weo, cioè World Economic Organiza-tion, secondo la dottrina che tutto si puòcommerciare e che non esistono limiti al-la libera concorrenza se non quelli natu-rali del mercato. Insomma fino a qualcheanno fa i governi e le istituzioni sovrana-zionali riconoscevano ambiti alle politi-che commerciali. Ora si ritiene che tuttopuò essere oggetto di scambio e natural-mente le regole le faranno i più forti.Il Wto avrebbe potuto essere un sogno.Nasceva da un progetto di governance glo-bale, secondo l’ideale di un mondo gover-nato da regole comuni, in grado di abbat-tere gli squilibri, le discriminazioni pro-dotte dalla concorrenza, i protezionismi.Doveva favorire lo sviluppo di tutti e au-mentare il tenore di vita. Era un progettoambizioso che si iscriveva in un’idea vir-tuosa della globalizzazione. Invece è acca-duto esattamente il contrario, perché so-no stati i paesi ricchi, Stati Uniti ed Euro-pa in testa, a mettere in crisi il progettoglobalista, subordinando le regole comu-ni agli interessi nazionali dei loro governie delle loro industrie. È il caso delle politiche finanziarie, comequella del dollaro debole, e dei sussidi.Così in dieci anni, da che esiste il Wto, ilprogetto di governance è stato spostatodalla sua linea originaria di stimolo allasviluppo globale a quella di protezione esostegno di una politica economica unila-terale a volte nazionalista.

Torna a galla il protezionismoGli americani da sempre vanno moltocauti circa una globalizzazione non gesti-ta da loro. Temono che essa porti ad una

limitazione della diffusione del potereeconomico statunitense. E temono cheregole comuni condivise possano com-promettere gli interessi economici dellemultinazionali americane. La stessa cosavale per l’Europa. Le guerre commercialifanno parte delle regole del gioco, nono-stante la retorica del libero mercato, im-poste da stati, gruppi di potere e industriemolto protezionisti in fatto di commercioe investimenti. Ne fanno le spese finoratutti i paesi poveri del mondo. Infatti leregole attuali salvaguardano solo gli inte-ressi legati direttamente all’economia.Non ve ne sono che si occupino di inte-ressi sociali. Il fenomeno del dumping ne èla prova per le politiche agricole. Le orga-nizzazioni economiche sovranazionali,tra le quali il Wto, vengono governate se-condo i criteri e gli interessi dei poterieconomicamente forti e tradiscono gliideali per i quali erano nate. Le regole del mercato dei beni si estendo-no sempre di più a temi come la salute,l’ambiente, l’istruzione, i trasporti, l’ac-qua e molti altri servizi. Tutto diventa ne-goziabile, tutto si può privatizzare, tuttodiventa proprietà. Spariscono i diritti. Ilcaso dell’acqua è quello che meglio illu-stra la situazione. Cos’è? Un bene o un di-ritto? Si possono privatizzare le fonti oltreche la distribuzione?Altra questione è quella degli Ogm, per iquali ci sono forti pressioni americane suipaesi in via di sviluppo. Ecco perché sipuò parlare di sostanziale fallimento del-l’organizzazione del commercio mondia-le, come organismo di controllo per l’am-pliamento dello sviluppo. La liberalizza-zione di ogni servizio porterà a pochi altriimmensi guadagni, accompagnati da unimmenso divario nei confronti della mol-titudine dei poveri. �

Liberalizzare tutti i beni?I diritti finiscono in catene

Alberto Bobbio

A Cancunl’Organizza-

zionemondiale

del commercioera chiamata

a definirei limiti della

suainfluenza.

Il sogno dellalibera

concorrenzanon sta

portandoil benessere

sperato.Grandi

aziende esuperpotenze

si contendonoil diritto

di passaresopra ad ogni

diritto

il punt

o su

Page 19: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

19 agosto-settembre 2003

Ben 450 delegati, in rappresentanzadi 155 Caritas di tutto il mondo,hanno dato vita a Roma, in estate,

alla 17ª assemblea di Caritas Internationa-lis. L’assise è stata occasione, come indica-no le cifre, per un confronto ricco, carat-terizzato dallo scambio delle esperienze,dalla ricerca di percorsi comuni e, ovvia-mente, dalla preghiera.L’attenzione che giustamente dedica alladimensione locale e nazionale non impe-disce a Caritas Italiana di essere impegna-ta in vari modi anche sul fronte interna-zionale: non solo in progetti di sviluppo ein interventi di emergenza, ma anche tra-mite la partecipazione attiva alle iniziati-ve del network internazionale, sia sul ver-sante operativo, sia aderendo ad azioni diadvocacy, ovvero di promozione e difesadei diritti dei poveri.Non si immagini il network come unastruttura molto grande e complessa: lostaff di Caritas Internationalis (così comequello di Caritas Europa, che ha celebratola sua assemblea nei giorni precedenti aquella dell’organismo internazionale) ècomposto da una dozzina di unità. Si trat-ta dunque di organismi piccolissimi ri-

spetto a quelli di altri soggetti della soli-darietà operanti sulla scena planetaria;ma la forza del network consiste nell’auto-revolezza guadagnata nel corso degli an-ni, in una presenza ramificata e capillare(Caritas è attiva praticamente ovunquenel mondo) e soprattutto nel fatto che leCaritas sono espressioni ufficiali delle ri-spettive Conferenze episcopali.

Globalizzare, con fantasiaA Roma, al termine di un lavoro di studiopluriennale, è stato anzitutto siglato, datutte le Caritas del mondo, un impegnocongiunto, affinché le iniziative sianoportate avanti in stile di collaborazionetra Caritas sorelle, specialmente nel mo-mento in cui si va ad agire sul territoriodi altre chiese nazionali. Queste riflessionitrovano un adeguato riscontro nell’opu-scolo recentemente pubblicato da CaritasItaliana proprio su questi temi (vedi ulti-ma pagina di Italia Caritas).Il tema centrale dell’assemblea è stato“Globalizzare la solidarietà”, scelto comerisposta all’appello elevato da GiovanniPaolo II nella Novo millennio ineunte, doveil papa evidenzia che le istanze delle per-

sone, in un mondo glo-balizzato, richiedonouna nuova “fantasia del-la carità” per mostraresolidarietà ai poveri eagli emarginati, e dar lo-ro speranza per un futu-ro migliore. In altre pa-role l’Assemblea ha cer-cato di delineare rispostealle sfide di oggi, ai pro-blemi che il fenomenonoto come “globalizza-zione” pone soprattuttoai più poveri della terra.

glob

alco

ntin

enti

CaritasInternationalisha celebratoa Romala suaassembleageneralequadriennale.Al networkaderiscono 155organismi:una retedi esperienzee iniziativeche arrivaai quattroangoli delmondo.E che hadefinitole sue prioritàdi lavoroper i prossimianni

Solidarietà in tutto il globo,la strategia targata Caritas

Roberto Rambaldi

Relatori all’Assemblea generale di Caritas Internationalis

Page 20: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

agosto-settembre 2003 20

Nel suo discorso all’assemblea, il cardina-le Rodriguez Maradiaga, arcivescovo diTegucicalpa, in Honduras, ha ricordatoche mai, come oggi, il benessere e le op-portunità sono nelle mani di pochi e cheviviamo in un mondo in cui sussiste unanetta divisione tra coloro che possono be-neficiare delle possibilità create dalla glo-balizzazione e coloro che ne sono relegatiai margini.Numerosi approfondimenti e lavori digruppo, a partire da queste spinte ideali,hanno portato all’approvazione del nuo-

vo Piano di lavoro di Caritas Internatio-nalis per il quadriennio 2003-2007. Tra lepriorità individuate, vanno segnalate l’i-dentità cattolica delle Caritas, la mobilitàumana, la lotta ai traffici che hanno finidi sfruttamento, la pace e la riconciliazio-ne, l’Aids, la definizione di linee guidaper i rapporti con i militari nelle azioni dipace, i diritti delle donne, l’impegno perrapporti economici giusti e la rimozionedelle causa di povertà, la promozione diuno sviluppo sostenibile e la salvaguardiadel creato.Le risorse, soprattutto finanziarie, a dispo-sizione del network e dei suoi componentisono però limitate; così i delegati hannodovuto indicare una gerarchia di attenzio-ne e impegno tra le tantissime idee valideemerse. Questo esercizio ha obbligato arecuperare lo spirito profondo dell’agirecomune, come insegnava monsignor Ro-mero, citato nell’introduzione del docu-mento finale: “Non possiamo fare tutto ec’è un senso di liberazione in questo. Sia-mo così tenuti a fare delle scelte e a farebene ciò che riteniamo prioritario: potràessere incompleto, ma è un inizio, unpasso avanti nel cammino, un’opportu-nità che diamo alla Grazia del Signore dientrare e fare il resto. Può darsi che noinon vedremo i risultati, ma c’è una diffe-renza tra il capomastro e i muratori. Noisiamo muratori, non capomastri, ministrie non messia. Noi siamo profeti di un fu-turo che non ci appartiene”. �

L’assemblea di Caritas Internationalis si èoccupata anche degli adempimenti statutari cuideve assolvere ogni quattro anni. In materia dinomine, due conferme ai vertici: presidente saràancora monsignor Fouad El Hage, arcivescovo diTripoli in Libano, segretario generale DuncanMacLaren (Scozia). Tesoriere sarà invece TonyCurmi (Malta). Presidenti delle sette regioni, equindi vicepresidenti del network, saranno inveceDenis Vienot (Europa), monsignor Jean BoscoNtep (Africa), monsignor Gregorio Rosa Chavez(America Latina e Caraibi), Claudette Habesch(Medio Oriente - Nord Africa), Geraldine Sicola(Nord America), Hilton Deakin (Oceania) emonsignor Lawrence Semanchit (Asia). Nel

nuovo Comitato esecutivo entrano Burkina Faso,Kenya, Mauritius e Ruanda (per l’Africa);Giappone, Malesia e Nepal (Asia); Austria,Lussemburgo, Romania e Spagna (Europa);Brasile, Panama, Portorico e Venezuela (AmericaLatina e Caraibi); Libano e Mauritania (MedioOriente - Nord Africa); Usa - Catholic Charities(America del Nord); Papua Nuova Guinea(Oceania). Nuovi membri ammessi nel networksono le Caritas di Kazakhistan, Bielorussia,Inghilterra e Galles (Caritas Social Action),Estonia, Lettonia, Serbia-Montenegro, PaesiBassi (Cordaid), Usa (Campagna cattolica per losviluppo), Tonga. Nuovi membri associati,Mongolia e Myanmar.

EL HAGE E MACLAREN, DUE CONFERME AI VERTICI

Nei giorni precedenti l’assemblea di Caritas Internationalis, leCaritas delle sette regioni si sono riunite per le rispettiveconferenze regionali. Caritas Italiana ha ospitato nella sua sedel’incontro delle Caritas europee, durante il quale si sono gettatele basi per il nuovo Piano strategico, che sarà ulteriormenteelaborato nei prossimi mesi e sarà definitivamente approvatol’anno prossimo. Il documento del papa Ecclesia in Europaaccompagnerà il lavoro nel prossimo futuro e già nell’incontro diRoma ha offerto profondi spunti di riflessione e di confronto. Amargine, si è dato corso agli adempimenti statutari; CaritasEuropa ha infatti veste giuridica di associazione, i cui soci sono le45 Caritas dei diversi paesi europei. Il nuovo Executive Boardsarà composto dalle Caritas di Austria, Inghilterra, Lussemburgo,Norvegia, Romania, Russia, Slovacchia e Spagna. CaritasItaliana ha terminato il mandato, ma continua a offrire il propriocontributo, sia finanziario che di contenuto, attraverso lapartecipazione alle diverse commissioni.

IL DOCUMENTO PAPALEGUIDA I LAVORI IN EUROPA

Page 21: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

21 agosto-settembre 2003

Kathi Zellweger è direttrice del setto-re Cooperazione internazionale diCaritas Hong Kong. La Caritas della

città-stato cinese è l’agenzia di collega-mento Caritas per la Corea del Nord, do-ve non esiste una Caritas nazionale.Kathi Zellweger è svizzera, lavora da 25anni con Caritas Hong Kong e dal 1995 siinteressa particolarmente della Corea delNord, dove si è recata per ben 42 volte:pochi altri, al mondo, possono vantareuna conoscenza simile del pae-se asiatico, vittima dell’isola-mento politico imposto dalpresidente Kim Jong Il, che reg-ge un regime comunista ana-cronistico e ha praticamentebloccato lo sviluppo del paese.Alle aperture ai cugini del Sud eall’occidente, avvenute neglianni scorsi, sono succedutenuove tensioni, mentre il presi-dente Usa, George Bush, ha annoverato laCorea del Nord tra i paesi dell’Asse delMale. Il premier Jong Il, d’altra parte, pro-clama apertamente di perseguire un pro-gramma nucleare nonostante la grave si-tuazione economica, la drammatica crisialimentare e l’insufficiente produzioneagricola di cui il paese soffre da anni.

Signora Zellweger, l’emergenza ali-mentare in Corea del Nord è ancoraacuta?

Il momento più acuto è stato fra il ’95 e il’97. È seguito un fragile miglioramento,grazie all’aiuto internazionale. Se questocessasse, ci sarebbe ancora carestia: è im-portante non bloccare l’assistenza. Lo sta-tus nutrizionale dei bambini è ancoramolto scarso.

Quanto dovrà durare l’assistenza

esterna?La situazione politica è molto tesa, so-prattutto con gli Usa, a causa del proble-ma delle armi nucleari. Sono in atto san-zioni internazionali, quindi non ci sonoinvestimenti stranieri né possibilità di ac-cesso alle istituzioni finanziarie interna-zionali. Inoltre la Corea del Nord ha soloil 18% di terra arabile; non è un paeseagricolo, sarà sempre difficile produrre ci-bo per 22 milioni di abitanti.

Quali sono le conseguenzesul piano sociale?Le zone più colpite sono leprovince orientali. Gli operaidelle industrie, che vivono inpiccoli appartamenti di città,stanno peggio degli agricoltori.I bambini al di sotto dei sei an-ni sono i più colpiti, insiemealle madri in gravidanza o in

allattamento. Noi non solo forniamo vi-veri, ma sosteniamo anche l’agricoltura ela pesca, per consentire una maggioreproduzione locale. Naturalmente la sanitàè in pessime condizioni, visto che nessuninvestimento è stato fatto negli ultimi 10-15 anni. La povertà è molto estesa, so-prattutto fuori dalla capitale. Si vede me-no nelle strade, ma si registra all’internodelle case. E poi ci sono altri segnali in-quietanti, per esempio la minor staturamedia dei giovani nordcoreani rispetto aicoetanei sudcoreani.

Quali sono i problemi con cui siscontra il vostro lavoro?

La gente che vive in paesi così isolati nonè abituata a trattare con gli stranieri; solose si impostano relazioni di lungo periodosi può conquistarne la fiducia. La conti-nuità è molto importante ed è difficile

osse

rvat

orio

di c

onfin

e

Intervistaa KathiZellweger.Per CaritasHong Kong,ha visitatoper ben42 voltela repubblicadel Nord,vittima di unagrave crisialimentare.«L’aiutointernazionaledevecontinuare.Il problemadel nuclearee le sanzioniaggravanola povertà»

«La Corea ha ancora fame,occorre nutrirla di dialogo»

Silvio Tessari

Page 22: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

agosto-settembre 2003 22

per le ong, che cambiano spesso il perso-nale. Il nostro interprete è sempre lo stes-so; è importante creare anche con lui unclima di fiducia. La relazione richiede pa-zienza, è fondamentale il modo con cui cisi avvicina alla gente; i nordcoreani sonomolto sensibili, temono di essere trattaticome abitanti di un altro pianeta…

Il governo interferisce col vostro la-voro? La corruzione è un problema?

La Corea del Nord non è un paese libero eanche un nordcoreano ha bisogno di unpermesso del governo per spostarsi. Noisottoponiamo i nostri piani di viaggio algoverno; in genere ce li approvano per-ché siamo conosciuti. Non si può parlaredi vera interferenza, piuttosto di accordo:noi lavoriamo con il governo e il governo

è il “distributore” dell’assistenza alla so-cietà civile. Nessuno ci ha mai chiesto de-naro, se si comincia a darlo è poi difficiletirarsi indietro. Se invece si rifiuta, ci siguadagna il rispetto. Se c’è qualche pro-blema, ci sediamo e discutiamo.

L’uso delle armi nucleari è minaccia-to per ottenere assistenza internazio-nale?

In passato anche gli aiuti umanitari sonostati usati come “arma” di negoziazione.Noi riteniamo che l’aiuto umanitario e lapolitica debbano stare separati. Per esem-pio il Giappone, che dava grandi quantitàdi aiuti, ora ha smesso, a causa della si-tuazione politica tesa. I nordcoreani guar-dano con molta attenzione a quello chesta succedendo in Iraq, che non aveva ar-mi di distruzione di massa ed è stato inva-so. Avere armi nucleari significa, per chidirige la Corea del Nord, garantirsi di nonessere attaccato, garantire la sopravviven-za del regime.

Gli effetti delle sanzioni: l’Europanon le applica più…

Ma le applicano gli Stati Uniti e così nonci sono investimenti internazionali sugrande scala. La penuria di viveri colpiràanche a lunga scadenza; persino lo svilup-po mentale della prossima generazioneverrà compromesso.

Nel paese c’è opposizione al regime?Non vedo opposizione. Ma in Corea silotta per sopravvivere, le preoccupazioniriguardano i viveri, la salute, la scuola. Lapolitica non entra molto nella vita dei cit-tadini, fuori dalla capitale. Non pensoche conoscano molto del loro regime.

Che cosa prevede per l’immediato fu-turo del paese?

L’aiuto umanitario deve continuare. E perrisolvere i problemi occorre parlarsi. Larete Caritas ha confermato, nella recenteAssemblea generale di Roma, l’impegnoper questa strategia. Non possiamo influi-re sulle scelte dell’amministrazione Usa,ma certamente, grazie anche all’impegnodella Caritas sudcoreana, stiamo facilitan-do il dialogo fra Nord e Sud, per una solu-zione pacifica del conflitto. �

Le due Coree sono nate nel 1948. Al Nord si instaura un regimerigidamente comunista con Kim Il Sung, a cui succede nel 1994 ilfiglio Kim Jong Il. Le differenze economiche con il Sud sonoabissali: a Nord tutto viene complicato dalla chiusura politica delregime e da un susseguirsi di disastri naturali e pessime annateagricole. Caritas Hong Kong ha avviato nel 1995, anche con l’aiutodi Caritas Italiana, un programma di aiuti, per un totale di 27milioni di dollari. Nell’aprile 2003 è stato lanciato un nuovoprogramma di emergenza per 2.670.000 dollari a favore delleprovince nord-orientali (Kangwon, Hamgyong, Rianggang). Servein primis a finanziare (996 mila dollari) la distribuzione di vivericontro la malnutrizione, raggiunge 580 mila bambini e intenderiabilitare 18 impianti che produrranno in loco biscotti nutritivi.Inoltre sono previsti l’acquisto di materiale sanitario per 12ospedali (350 mila dollari), la riabilitazione dell’agricoltura(concimi, pezzi di ricambio e sementi, per 730 mila dollari) e laformazione tecnica del personale in vari settori.

UN PROGRAMMA DI AIUTIPER 27 MILIONI DI DOLLARI

Bambini in unistitutonordcoreano.Nella paginaprecedente,Kathi Zellweger

Page 23: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

23 agosto-settembre 2003

L’11 febbraio 1979 (22 Bahman1357), dopo mesi di manifestazio-ni popolari sempre più massicce,

veniva rovesciato in Iran il regime delloShah, Mohammad Reza Pahlavi, e l’aya-tollah Khomeini, rientrato trionfalmentenel paese dieci giorni prima – dopo quin-dici anni di esilio – poneva le basi dellaRepubblica Islamica, sancita poi ufficial-mente con referendum popolareil 1° aprile dello stesso anno.Da allora l’Iran si è imposto al-l’attenzione internazionale per ilsuo ordinamento islamico rigi-damente teocratico e per la de-terminazione dimostrata nell’at-tuare quella che negli ultimi an-ni viene definita la “democraziareligiosa”. La novità e la con-traddizione del regime iranianostanno nella forzata convivenzadi questo binomio, ed è alla dif-ficoltà di coniugare insieme “teocrazia” e“democrazia” che in ultima analisi si pos-sono far risalire le crescenti tensioni inter-ne tra riformisti e conservatori, emersenegli ultimi anni e culminate, nei mesiestivi, nelle dimostrazioni degli studenti.L’elezione del presidente Khatami (nellafoto) nel 1997 e la sua rielezione per unsecondo mandato nel 2001, con la vitto-ria dell’ala riformista che detiene una lar-ga maggioranza (75%) all’Assemblea delConsiglio Islamico (il Parlamento), aveva-no fatto sperare in un graduale ma decisoammorbidimento del regime, fino a giun-gere a una vera democrazia.Al contrario, sin dall’inizio del secondomandato del presidente, si sono verificatidei fenomeni inquietanti. Basti menzio-nare, a titolo di esempio, la chiusura diun centinaio di testate giornalistiche, l’in-carcerazione di giornalisti e pensatori col-

pevoli solo di aver espresso le proprieidee, la repressione delle prime dimostra-zioni studentesche nel luglio 1999.

Promesse e irremovibilitàLe promesse del Presidente e le attese del-la popolazione, soprattutto dei giovaniche ne costituiscono più del 70% e nefanno il paese più giovane del mondo, so-

no venute a cozzare con la as-soluta irremovibilità dei con-servatori, i quali – sia pur mi-noritari in termini di percen-tuali elettorali – controllano ireali centri di potere: in parti-colare il potere giudiziario, ilConsiglio dei Guardiani, ilConsiglio per la Determinazio-ne delle Scelte, i Pasdaran (leGuardie Rivoluzionarie), l’eser-cito e le forze di informazioneparallela.

Le leggi di riforma varate dal Parlamentosono state sistematicamente respinte dalConsiglio dei Guardiani, che ne deve giu-dicare la costituzionalità. Di conseguenza,a sei anni dalla sua elezione, il presidenteKhatami continua a trovarsi con le manilegate, senza poter tener fede alle promes-se fatte, che gli avevano creato un con-senso popolare quasi plebiscitario (alleelezioni del 2001 aveva vinto con oltre il77% dei voti: più di 21 milioni di voti su28 milioni di elettori).Alle speranze accese dai riformisti è su-bentrata quindi la delusione per la man-canza di risultati. Paradossalmente, pro-prio quando per l’inequivocabile successoelettorale sembravano essersi create lecondizioni necessarie per attuare le rifor-me e dare in sostanza maggiore libertà alpopolo, ci si ritrova quasi al punto di par-tenza, in nome della fedeltà ai principi

osse

rvat

orio

di c

onfin

e

Le crescentitensioni frariformisti econservatoririmandanoalla difficoltàdi coniugareteocraziae democrazia.Le riformedell’eraKhatamisemprerespinte.Ma il sistemapuòfunzionaresolo quandononemergonovedutedifferenti.Tre viedi uscitaallo stallo

a cura dell’Area internazionale

Iran, attese tradite: dove vala “democrazia religiosa”?

Page 24: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

agosto-settembre 2003 24

islamici della Costituzione e della difesadella “democrazia religiosa”, espressionein cui, di fatto, il termine religioso sta adindicare i limiti che nella democrazia nonpossono essere valicati, appunto per rima-nere fedeli alla religione. Va da sé che,ogni qualvolta la ricerca della democraziatende a varcare il limite, la suprema auto-rità religiosa, o gli organismi che ad essafanno capo, intervengono a correggere larotta.Ciò spiega perché le riforme vanno a ri-lento o non procedono affatto, ma non cisi deve sorprendere più di tanto. Infatti lepremesse per questo stato di cose si trova-no in qualche modo già delineate nellastruttura di governo sancita dalla Costitu-zione della Repubblica Islamica, che pre-vede la reale subordinazione del potereesecutivo (eletto dal popolo) alla Guidadella Rivoluzione (eletto dall’Assembleadegli Esperti, un gruppo di una ottantinadi saggi eletti a loro volta dal popolo).Al vertice del sistema sta il Velayàt-e Fa-qìh, il supremo capo religioso, munito dipoteri praticamente insindacabili. A luispetta delineare la politica generale delpaese e controllarne l’esatta attuazione; èlui il capo supremo delle forze armate; è

La presenza cristiana in Iran è caratterizzata inmisura notevole dal suo aspetto “etnico”: ilcristiano iraniano di solito è tale perché al tempostesso è “armeno” o “assiro-caldeo”,appartenente cioè a un gruppo etnico diverso percultura, lingua e tradizioni, da quello piùpropriamente “iraniano”. Questo si riflette nelparlare comune, dove spesso il termine“armeno” viene usato come sinonimo di“cristiano”. La diversa appartenenza etnicaspiega inoltre la diversità di lingue e di riti.La minoranza cristiana, insieme a quellazoroastriana ed ebraica, fa parte delle soleminoranze ufficialmente riconosciute dallaCostituzione della Repubblica Islamica: in baseall’articolo 13, esse sono libere, “entro i limitidelle leggi islamiche”, di esercitare il loro cultoe di regolare le questioni interne alla comunità

I CRISTIANI IN IRAN,MINORANZASEMPRE PIÙ RISICATA

Page 25: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

25 agosto-settembre 2003

lui che nomina i religiosi membri delConsiglio dei Guardiani, la suprema auto-rità giudiziaria, il capo della radio e televi-sione, i comandanti in capo dei Pasdaran(le Guardie Rivoluzionarie) e delle forzearmate. È lui infine che, tramite il Consi-glio per la Determinazione delle Scelte, dalui stesso nominato, dirime le questioniche non possono essere risolte con meto-di convenzionali. Questo potere è ora inmano all’Ayatollah Khamenei, succedutoal fondatore della Repubblica Islamica nelgiugno 1989.

Poteri elettivi. E subordinatiSecondo il dettato costituzionale, la piùalta autorità del paese dopo il Velayàt-eFaqìh è il Presidente, il quale – come capodell’esecutivo – ha il compito di applicarela Costituzione, eccettuati i casi che ri-guardano direttamente l’ufficio della Gui-da della Rivoluzione.Esistono quindi due poli di potere, en-trambi costituzionali, e i contrasti frariformisti e conservatori nascono in defi-nitiva dal contrasto fra questi due poli,impersonati rispettivamente dal presiden-te Khatami e dal supremo capo religiosoKhamanei. Semplificando, si può dire che

il Presidente ha un potere esecutivo su-bordinato a quello del Velayàt-e Faqìh, e ilParlamento – i cui membri possono essereeletti solo dopo che la loro candidatura èstata approvata dal Consiglio dei Guar-diani – ha un potere legislativo subordi-nato a quello del Consiglio dei Guardiani.È evidente che il sistema può funzionarequando ci si trova concordi. Ma le diffi-coltà iniziano a emergere – e sono emerseda subito – quando si differenziano leidee e le linee di azione, e soprattuttoquando vengono disattese le legittimeaspettative della popolazione.A lungo andare si giunge allora a una si-tuazione di stallo, quale quella che il pae-se sta attraversando attualmente, dallaquale in qualche modo bisogna uscire. Ele vie di uscita possono essere diverse, masostanzialmente riducibili a tre: un irrigi-dimento su posizioni rigorosamente con-servatrici, come vogliono i conservatori;una graduale democratizzazione della Re-pubblica Islamica, come vogliono i rifor-misti; un passaggio a una democrazia toutcourt, senza più aggettivi, come sembranovolere gli studenti (e non solo loro), disil-lusi da entrambi gli schieramenti che oggiin Iran si dividono il potere. �

(statuto personale e insegnamento religioso), secondo lerispettive norme delle comunità stesse.Sulla entità numerica dei cristiani in Iran ci sono datidiscordanti: di fatto, però, la loro presenza, in vent’anni dirivoluzione islamica, è diminuita in misura preoccupante. Acausa dell’emigrazione, accentuatasi soprattutto negli ultimianni, secondo le stime del clero locale si è passati da circa300 mila cristiani, di cui 250 mila armeni, a meno di 100mila unità.Questa esigua minoranza diventa ancora più vulnerabile sesi considera che è a sua volta divisa in tante piccole chiese.Eccone un breve prospetto:

Chiesa cattolica. Numericamente molto debole (circa 10mila unità), è suddivisa in tre riti e cinque diocesi:• rito latino: un’unica circoscrizione ecclesiastica per tuttol’Iran, l’arcidiocesi di Ispahan dei Latini, e un migliaio difedeli, tra i quali va pure inclusa la comunità degliespatriati, presenti in Iran per motivi di lavoro;• rito assiro-caldeo: vanta tre arcidiocesi (Teheran, Urmia-Salmas e Ahwaz, quest’ultima vacante dal 1987) e ha unacomunità di poche migliaia di fedeli, concentratiprincipalmente a Teheran e Urmia, nel nord-ovest del paese;• rito armeno: un’unica diocesi (Ispahan degli Armeni) con

sede a Teheran e una comunità di qualche centinaio dipersone.

Chiesa Ortodossa. È la più consistente, dal punto di vistanumerico. Ne fanno parte:• chiesa armeno-gregoriana: presente in Iran dal XVIIsecolo, è la comunità più importante quanto a struttura,organizzazione e diffusione nel paese. In seguito allaemigrazione quasi frenetica di questi ultimi anni, il numerodei fedeli è sceso da 250 mila a poco più di 80 mila;• chiesa assira dell’est (nestoriana): affonda le sue radicinella prima presenza cristiana in Iran, secoli primadell’Islam, quando aveva raggiunto una larga diffusione intutto il paese e svolgeva una intensa attività missionaria,spingendosi sino in Cina. Ora, come la chiesa assiro-caldeacattolica, conta anch’essa qualche migliaio di fedeli;• chiese russa ortodossa e greca ortodossa: entrambe lecomunità contano qualche decina di fedeli. La chiesa russaha un suo sacerdote, mentre quella greca non ha in Iranalcun ministro ordinato.

Chiesa Protestante. Con le sue diverse denominazioni(episcopaliana, evangelica, chiesa delle “assemblee diDio”) raccoglie qualche migliaio di fedeli.

Page 26: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

agosto-settembre 2003 26

Nel suo genere, è il più famoso.Molti dicono anche il migliore.Robert Fisk (nella foto) cronista in-

glese del quotidiano The Independent, co-nosce a fondo il Medio Oriente. La suafirma è una garanzia. Anche se i suoi rac-conti non sono fatti per lusingare le fel-pate prudenze della diplomazia interna-zionale. Lui racconta quel che vede, dicedi sé. E spesso vede cose terribi-li. Inquietanti. Tremende Noti-zie dal fronte, come si intitola ilsuo ultimo libro, una raccoltadei suoi migliori reportage re-centi, edita in Italia da Fandan-go.

Mister Fisk, lei ha lavorato27 anni in Medio Oriente.La Road map è solo utopia?

Eccoci qui a usare il linguaggio dei gover-ni: Road map. Perché parliamo di processodi pace? Chi inventa queste frasi? Il Di-partimento di stato Usa. E noi giornalistilo seguiamo. Ma la sola nazione che hapotere, oggi nel mondo, sono gli StatiUniti, che stanno dalla parte di Israele.Finché esiste questo squilibrio, qualsiasitentativo di costruire la pace in MedioOriente non funzionerà. Anche perché lepolitiche Usa non sono mai state così alli-neate con Israele.

Afghanistan e Iraq: paesi invasi, resistabili, resi innocui o liberati?

L’Afghanistan non è affatto un paese sta-bile e sicuro. E la guerra non è stata vinta.I talebani stanno tornando; Al Qaeda at-tacca le forze statunitensi o quelle di Ha-mid Karzai quasi ogni giorno. Non c’èlegge né ordine in Afghanistan: non è si-curo guidare di notte, c’è il brigantaggio,ci sono furti e stupri in tutto il paese. I si-

gnori della guerra ora si combattono traloro. Tutto ciò, mentre gli aiuti interna-zionali non arrivano alla velocità promes-sa. L’Iraq è invece un paese anarchico. Ilnuovo governo nasce senza infrastrutture,computer, documentazione, archivi, mi-nistri. I soli ministeri che gli americanihanno protetto sono quello degli interni,perché conserva i documenti dell’intelli-

gence, e quello del petrolio, e ilmotivo è chiaro. Grandi areedell’Iraq, intanto, sono con-trollate da milizie locali, forma-te sovente da iracheni sciiti ad-destrati in Iran.

La guerra in Iraq è stata rac-contata in maniera più ap-profondita, rispetto alle guer-re dell’ultimo decennio e alla

guerra del Golfo del ’91?No, penso che siano state dette lo stessonumero di bugie, che siano stati fatti glistessi tentativi di scoprire la verità e chesiamo stati lasciati nella stessa ignoranzadi prima. Le uniche cifre precise riguarda-no inglesi e americani. Per il resto, ancoranon sappiamo quanti soldati iracheni sia-no morti né dove siano stati seppelliti. Siè parlato di 1.031 civili morti in diverseparti di Bagdad: ho cercato di scoprire al-tre cifre, ma il collasso delle infrastrutturee delle realtà burocratiche ha reso inac-cessibili le statistiche. Intanto le armi didistruzione di massa non sono state tro-vate, è emerso un movimento di resisten-za. La guerra non è finita, ha solo assuntouna forma diversa.

Durante la guerra in Iraq hanno rive-stito un’importanza notevole la tvaraba e, negli Usa, Fox tv, vicina allaCasa Bianca. La moltiplicazione dei

a tu

per

tu

ParlaRobert Fisk,

reporteringlese,

la “firma”occidentale

piùautorevole

in temadi MedioOriente.

«La Roadmap?Eccoci

a parlareil linguaggiodei governi.

I conflittidimenticati?

Purtroppoè inevitabileche le guerre

cheinfluiscono

su menopersone

siano meno“coperte”»

Le guerre, le paci, la rabbia«Io scrivo quello che vedo»

Danilo Angelelli e Paolo Brivio

Page 27: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

punti di vista aiuta a capire le cose omoltiplica le propagande?

Un giornalista israeliano ha detto che ilnostro lavoro monitora i centri del potereper sfidare le autorità. Fox News non sfidale autorità, ma lavora come funzionariodelle autorità. Così come fanno, in largamisura, Cnn, Cbs, i grandi network ameri-cani e anche troppe stazioni tv e giornalieuropei. Ma il nostro lavoro non può ri-dursi a quello del portavoce. Non tocca anoi spiegare la politica di un governo: igoverni sono abbastanza ricchi e potentiper farlo da soli. Il nostro lavoro è scopri-re quando e quanto mentono. La tv, inparticolare la tv americana, non ha adem-piuto a quel dovere durante la guerra.

Caritas Italiana ha pubblicato un vo-lume sui conflitti “dimenticati” daimedia. Cosa spinge a raccontare onon raccontare una guerra?

In generale, guerre destinate a influire sulresto del mondo godono di maggiore co-pertura giornalistica rispetto a – mi rin-cresce usare la seguente frase – guerre“meno importanti”, che influiscono solosu gruppi isolati di persone. Certo, sonomorte molte più persone in Congo che inIraq. Ma quando l’unica superpotenza delmondo invade illegalmente un altro pae-se, che si dà il caso abbia le seconde piùingenti riserve di petrolio del pianeta, èinevitabile che questo conflitto goda diattenzioni maggiori. Inoltre, alcune partidel pianeta sono molto costose da “copri-re”. In particolare l’Africa, un’area enor-me, che comporta ingenti spese di tra-sporto, e standard di vita onerosi da assi-curare ai giornalisti e alle loro famiglie.

Dunque è inevitabile che certi con-flitti siano dimenticati?

Qualche volta anche il conflitto in MedioOriente viene dimenticato, quando nonha un immediato effetto su noi. Ciò hauna conseguenza tragica: senza pressionedell’opinione pubblica, le grandi istituzio-ni internazionali, come l’Onu, e le grandipotenze, a cominciare dagli Usa, finisco-no per non occuparsi di certe guerre. Ecosì non devono spendere tempo nel cer-care di risolvere problemi che la gentenon conosce. Ed evitano di impiegare sol-

di per aiuti, rifornimenti e ricostruzioni.I giornalisti sui fronti di crisi: cheruolo hanno?

Io ho l’opportunità, grazie al mio giorna-le, di restituire al lettore ciò che vedo esento, non quello che ai governi piacereb-be che noi scrivessimo. Io cerco di aiutareun lettore inglese, occidentale, a capireperché i musulmani ritengono di esserevittime di una forma di razzismo, così co-me peraltro accade a molti ebrei. Se sipuò raccontare ciò che succede in una ca-sa palestinese distrutta da un missileisraeliano, che ha ucciso bambini e di cuisi trovano i pezzi con scritti sopra il nu-mero di telefono e il nome della fabbricastatunitense, si può dare una buona ideadel motivo che spinge i palestinesi a odia-re sempre più l’occidente, o l’America.

Propaganda, menzogne, omissioni: sipuò ancora credere ai mass media?

Lettori e telespettatori non sono stupidi.È compito dei giornalisti tentare di tra-sformare o rifondare il modo in cui lavo-rano. Molti reporter cercano di far capirela realtà. Ma ce ne sono troppi che, te-mendo la diffamatoria etichetta di gior-nalisti polemici o destabilizzatori, vannosul sicuro, scrivono perché nessuno si of-fenda. I giornalisti non sono contabili,eppure spesso compilano articoli badan-do a riservare lo stesso numero di righe atutte le parti in causa. Io non dò lo stessospazio al kamikaze suicida di Hamas e allevittime israeliane dell’attentato; il miospazio va alle vittime e a ciò che è lorosuccesso. I giornalisti non devono esserecoinvolti nelle storie, ma devono raccon-tarle così come le vedono. Con la libertàdi parlare con parole proprie. �

27 agosto-settembre 2003

Page 28: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

agosto-settembre 2003 28

proget

ti

Caritas Italiana è impegnata da semprenell’ascolto e nell’impegno per gli ulti-mi, mentre Banca Popolare Etica è un

istituto di credito che adotta logiche e stru-menti socialmente rispettosi degli indigenti.Il 24 aprile le due organizzazioni hanno fir-mato una convenzione per garantire prestitiagevolati ai cittadini delle fasce più deboli.L’intenzione è fornire finanziamenti a sogget-ti che difficilmente ne ottengono dalle ban-che tradizionali, per consentire ai beneficiaridi perseguire obiettivi modesti, ma determi-nanti per migliorare la loro qualità della vita,come firmare un contratto di affitto, accederea servizi sani-tari non gra-tuiti o acqui-stare stru-menti di la-voro o di stu-dio. I singoliinterventi non possono superare il tetto dei 5mila euro, da restituirsi con interesse bloccatoal 3 per cento entro un massimo di 36 mesi.Una forma di microcredito, quindi, ma senzail vincolo costituito dalla realizzazione di unprogetto. L’unica precondizione all’accensio-ne di un debito è la disposizione alla respon-sabilità e la capacità di risolvere – almeno inparte – questioni problematiche di acuta rile-vanza soggettiva. A copertura dell’operazioneè già pronto un fondo garantito di 700 milaeuro, parzialmente composto da obbligazionisottoscritte dalla Caritas.Le modalità di accesso al servizio saranno ri-gorose, al fine di assicurare l’efficacia dell’ini-ziativa all’interno delle finalità dei due orga-nismi: il prestito non sarà una sorta di elemo-sina paragonabile alla banconota passata brevimanu dal volontario al disoccupato presenta-tosi al centro di assistenza. L’erogazione nascecon l’intento di generare un circolo virtuoso,che consenta l’autoaiuto nel rispetto della di-gnità dei lavoratori. Destinatari dei prestiti,infatti, saranno le famiglie – italiane o immi-

Convenzione con Banca Eticaper prestiti a chi è in difficoltà

grati – in cui almeno un membro ha un’occu-pazione, che non sono soggette a usura opreusura.La Caritas, dotata di strutture inserite in mo-do capillare nei territori, fornisce all’accordoil contatto con le situazioni di crisi; l’agenziadi credito gestisce l’effettivo servizio. La pros-simità al mondo degli ultimi permetterà alleCaritas diocesane che aderiranno all’iniziati-va di effettuare una sorta di “istruttoria” pre-liminare, che fornisca gli estremi dei richie-denti, verificati in seguito dagli esperti dellaBanca Etica. Solo dopo una scrupolosa inda-gine sulle capacità di sviluppo umano del

fondo, il denaroverrà trasferitosul conto cor-rente del sog-getto in que-stione.L’intesa si com-

pone di due parti: una nazionale, che com-prende le condizioni finanziarie più generali,e una – da intendersi come quadro di relazio-ni future – che dovrebbe legare le realtà dio-cesane agli sportelli territoriali della banca. Laseconda sezione del “contratto” ha rilevanzapratica: saranno i centri di ascolto locali a se-gnalare e verificare i casi di bisogno. «L’attiva-zione del servizio non dipende dalla sedecentrale – spiega Paolo Nicoletti, responsabiledell’area amministrativa di Caritas Italiana –,ma dalle Caritas locali, che devono prendereaccordi specifici con le agenzie di Banca Eti-ca».I fattori chiave della riuscita del progetto, chepotrebbe fornire un ulteriore strumento a chicerca di coadiuvare i più fragili nella loro dif-ficile quotidianità, sono la sensibilità dellediocesi e il loro radicamento nei territori, ol-tre alle sinergie con i referenti di zona di Ban-ca Etica. Sull’ultimo punto, ha suscitato uncerto imbarazzo constatare che protocolli dicollaborazione praticamente identici a quelloin esame siano stati stretti con altri istituti di

Page 29: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

credito: «L’importante comunque è avvicinarecoloro che non hanno possibilità, gente che – inmolti casi – non ha accesso ad alcun serviziobancario. Il come conta relativamente».Poiché ogni diocesi ha ampia facoltà di manovra,dovendo segnalare i possibili assistiti e potendonegoziare specifiche condizioni, risulta evidenteche solo con operatori preparati ad avvalersi deimezzi messi a disposizione dell’accordo generalesarà possibile fare arrivare i fondi nelle taschegiuste. «Una volta trovate le condizioni più van-

29 agosto-settembre 2003

Fabio Salviato (nella foto), presidente di Banca Etica, nonha dubbi sulla bontà dell’accordo con Caritas Italiana.Anche perché, sostiene, non si tratta di faredell’”assistenzialismo creditizio”. Piuttosto, di raggiungerepersone normalmente escluse dall’accesso ai prestitibancari, per metterle in condizione di superare momentidifficili, ma anche di contribuire alla crescita del tessutosociale in cui sono inserite. “Negli ultimimesi abbiamo ricevuto migliaia dirichieste per piccoli prestiti. La nostraintenzione è proporre uno strumento difinanziamento alternativo al microcredito,che non sempre si adatta alla complessarealtà italiana”.

Perché avete scelto di collaborare propriocon Caritas?In generale, è nostra intenzioneestendere la tipologia dell’accordo adaltri partner, siano associazioni o entipubblici. Non c’è un’esclusiva, insomma.Ma con Caritas Italiana i rapporti sono da sempre ottimi esiamo legati da diverse altre convenzioni: era naturalerivolgersi a loro per potersi confrontare meglio con ilterritorio.

A quale scopo ideare una nuova forma di finanziamento?Quello proposto da Banca Etica è un particolare tipo dimicrocredito sociale: dovrebbe dar vita a circoli virtuosiche favoriscano lo sviluppo e l’auto-aiuto. Non vogliamo

semplicemente girare denaro ai bisognosi, ma valutare gliindividui all’interno della loro rete sociale, quindi in basealla loro capacità di contribuire allo sviluppo del territorio.Il problema è raggiungere i milioni di individui (18, incontinuo aumento) che i normali circuiti finanziariconsiderano “non bancabili”, ovvero non degni di fiducia.

Banca Etica scommette su di loro?È una scommessa meno rischiosa diquanto potrebbe sembrare. Anzitutto,statisticamente i debitori “a rischio” sonoi più puntuali nel saldare i conti. Insecondo luogo, le condizioni di rilasciodei prestiti sono molto selettive: prima diaccordare la somma alcuni operatoriappositamente preparati valutano, pressogli sportelli Caritas, la condizione delrichiedente. Cerchiamo di coniugareselettività sociale e virtù bancaria a livellolocale.

Quanto potrebbe incidere questo progetto sulla generalecondizione di povertà e disagio sociale?Dipende da diversi fattori. Per prima cosa, non puòrimanere un evento isolato. È necessario un coordinamentopiù ampio con il tessuto sociale di un territorio. Quellostipulato, poi, è un contratto di massima, una cornice dariempire con gli accordi locali. Dovranno essere le singolediocesi a decidere come effettivamente intervenire e a chifornire aiuto.

«SVILUPPO E AUTO-AIUTO PER SOGGETTI “NON-BANCABILI”»

taggiose e messo a disposizione il credito per av-viare il tutto – prosegue Nicoletti – a noi resta so-prattutto il compito di segnalarne le potenzialitàe di destare attenzione intorno al progetto».La prima Caritas diocesana ad aderire all’accordoè stata quella di Assisi. La pausa estiva appenaconclusasi ha sicuramente ritardato ulteriori con-tatti, ma il clima è propizio. «Difficile fare stimeo previsioni – conclude Nicoletti –, ma una cosa ècerta: non sfruttare questa convenzione andrebbea discapito delle fasce più disagiate». �

Page 30: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

agosto-settembre 2003 30

comuni

care

Un premio in crescita, giunto alla se-conda edizione ma già in grado di di-mostrare che comunicazione pubblici-

taria e cultura della solidarietà non sono uni-versi paralleli e inconciliabili. A Salerno, neimesi scorsi, si è svolta la cerimonia di premia-zione di Spot School Award, un’iniziativa chesi rivolge ai giovani studenti delle scuole dicomunicazione, futuri professionisti di unsettore spesso appiattito su logiche meramen-te commerciali e di consumo, ma in realtàpotenziale veicolo di messaggi in grado diraggiungere ampi strati dell’opinione pubbli-ca, anche nel segno della gratuità e del con-tributo a una socialità più attenta ai dirittidelle persone fragili.Il premio propone ogni anno un tema di ca-

La solidarietà formato spot,i volontari secondo i “creativi”

rattere sociale, chiedendo ai giovani (creativie copywriter) di interpretarlo secondo una del-le tre forme espressive individuate: comuni-cazione grafica, video e radio. I vincitori del-l’edizione 2003 sono stati Matteo Prato di To-rino nella sezione “Manifesto”, Gianpiero DiLullo di Napoli nella sezione Tv, GiulianoCuccurullo di Nocera Inferiore nella sezioneRadio, Elisenda Ventura, Ignasi Cespedes eMichele Airoldi dell’Istituto Europeo di Desi-gn di Barcellona per la miglior campagnastraniera.«Il premio Spot School Award – afferma Ge-rardo Sicilia, responsabile dell’associazionesalernitana Creativisinasce, che promuove l’i-niziativa con il sostegno delle associazioni dicategoria dei pubblicitari Tp e Unicom e il pa-

Page 31: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

31 agosto-settembre 2003

sono statiraggiuntigli obietti-vi sia diCaritas Ita-liana chedi noi or-ganizzato-ri. Mi au-guro che sipossa con-tinuaresulla stra-

da intrapresa, per consentire agli aspiranti profes-sionisti della comunicazione di orientare il pro-prio lavoro affinché nella società si diffondanovalori condivisibili e utili a uno sviluppo sosteni-bile. La comunicazione si deve infatti sempre piùarricchire di quei valori etici di cui le organizza-zioni attive nel sociale, come Caritas Italiana, so-no portatrici». E l’auspicio a proseguire nella col-laborazione non cadrà nel vuoto: per l’edizione2004 del premio, infatti, Caritas Italiana dovreb-be dettare un nuovo brief, sul tema dell’integra-zione degli stranieri immigrati nella società italia-na.Quanto ai lavori prodotti per l’edizione 2003,non rimarranno una mera esercitazione. Stannoinfatti emergendo alcune idee per il loro utilizzo.Pubblicità Progresso ha dato la sua disponibilità,anzitutto, a costruire una campagna sulla base dellavoro vincitore della sezione “Manifesti” (cherappresenta un cuore, definendolo “muscolo vo-lontario”). In secondo luogo, i lavori più interes-santi (entrati nel lotto dei premiandi) potrannoessere pubblicati in una sezione del sito di CaritasItaliana, che studierà come utilizzarli nell’ambitodi proprie iniziative di comunicazione, sensibiliz-zazione o formazione. Inoltre, i materiali potran-no essere messi a disposizione delle Caritas dioce-sane, per essere impiegati nell’ambito di campa-gne di carattere locale o magari di sessioni forma-tive rivolte soprattutto a realtà giovanili con cuile Caritas vengono in contatto (obiettori, volon-tari del servizio civile, volontari, ecc). �

trocinio del Senato, della regione Campania e diPubblicità Progresso – si pone due obiettivi pri-mari: avvicinare concretamente i giovani al mon-do della comunicazione attraverso un’avvincentecompetizione creativa; farli concorrere a tale garaproponendo almeno un brief (ovvero l’indicazio-ne di un tema, ndr) di grande interesse sociale».Su richiesta di Creativisinasce, il brief per la se-conda edizione del premio è stato proposto daCaritas Italiana, che ha suggerito il tema dellapromozione del volontariato in ambito sociale.«Ai giovani studenti delle scuole di comunicazio-ne è stata offerta una grande opportunità permettere in mostra il loro talento creativo e l’esitodei loro studi – sostiene Sicilia –. Il brief era diffi-cile da tradurre in soluzioni creative, ma al tempostesso assai stimolante. Il valore sociale della pro-mozione umana e dell’emancipazione dalla po-vertà, in un società disattenta e “non vedente”,proposto a chi nel proprio futuro professionaledeve riuscire a sviluppare atteggiamenti di consu-mo, tendeva a inserire nel percorso formativo de-gli studenti di comunicazione una base etica, allaquale il mondo professionale della comunicazio-ne deve farsi molto attento».I lavori prodotti dai partecipanti – in rappresen-tanza di 26 istituti di comunicazione, italiani edeuropei – si sono contraddistinti per un evidenteimpegno nella ricerca di forme espressive “fre-sche” e immediate, ma fedeli allo spessore del te-ma, e per una qualità creativa generalmente effi-cace. «A giudicare dai risultati – osserva Sicilia –

Nella pagina precedente, il lavoro che ha vinto la sezione Manifesti.Sopra e a destra, due tra i lavori premiati

Page 32: to postale articolo 2 Spedizione in abbonamen · 2008. 6. 19. · Dio è modello di Coerenza, nell’Armo-nia abbiamo pace 6 IL PUNTO SU L’estate delle inquietudini, quanto

I lettori, utilizzando il c.c.p. allegato e specificandolo nella causale, possono contribuire ai costi di realizzazione,stampa e spedizione di Italiacaritas, come pure a progetti e interventi di solidarietà, con offerte da far pervenire a:Caritas Italiana – c.c.p. 347013 – viale F. Baldelli, 41 - 00146 Roma – sito internet: www.caritasitaliana.it

Il tema è impegnativo, ma affrontatoin modo agile e incisivo: come siconiuga il volto autentico della carità,nello scenario degli aiutiinternazionali di solidarietà?

Per una carità aperta al mondomette a fuoco i riferimenti teologici,ecclesiologici e pastorali cui siispirano le attività internazionalidella Caritas. Non si rivolge peròsolo all’operatore ecclesiale: nellaprima parte, infatti, delinea i tratti salienti delloscenario internazionale. Nelle sezioni successive, esplora il significatodella presenza Caritas in molte aree del globo, le modalità di intervento, gliitinerari di riflessione e di ricerca scaturiti dal riferimento al Vangelo, il camminocon le comunità ecclesiali locali.

Infine, propone indicazioni riguardo a stili di intervento che intendono evitare irischi del paternalismo e della colonizzazione umanitaria, per inverare il principiodi un’autentica condivisione di esperienze e di doni.

NUOVA COLLANA EDITORIALE CARITAS-EDB

DocumentiStudi

Relazioni

PER UNA CARITÀAPERTA AL MONDOIn libreria il terzovolume della collana