toponomastica e politica. il caso del comune di arezzo, dall’unità ai giorni nostri
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Università degli Studi di Firenze
Facoltà di Scienze Politiche
“Cesare Alfieri”
Corso di Laurea Triennale in Studi Internazionali
Tesi di Laurea in Storia Contemporanea
Toponomastica e politica.
Il caso del Comune di Arezzo,
dall’Unità ai giorni nostri
Relatore Candidato
Prof. Fulvio Conti Francesco Romizi
Anno Accademico 2014/2015
“Era quel tipo di persona a cui la bocca era fatta apposta per sorridere.
E quando sorrideva ci sapeva proprio fare” Luciano Ligabue
a Lea, mia nonna.
Ringrazio:
Il Dottore Franco Rossi, Direttore dell’Ufficio Archivio e Protocollo del Comune di Arezzo.
Il Dottore Tommaso Gramigni, Ufficio Archivio e Protocollo.
I dipendenti dell’Archivio Storico del Comune di Arezzo. Il Professore Massimo Baioni
Docente dell’Università di Siena. Il Dottore Marco Caneschi,
amico e grande studioso. Marco Tulli e Ivo Lisi,
storici esponenti della sinistra anarchica aretina.
Un ringraziamento particolare a mio fratello Lorenzo
e a mia zia Anna Maria, senza di loro la realizzazione
di questo lavoro non sarebbe stata possibile.
Indice:
Capitolo 1: Analisi Legislativa della toponomastica
e denominazione delle strade ad Arezzo
1. 1 Introduzione 7
1. 2 Le trasformazioni odonomastiche di fine Ottocento 10
1. 3 L'ornamento simbolico della Città Fascista 12
Capitolo 2: La memoria pubblica del passato attraverso
l'odonomastica e la ridefinizione del nome di Vie e Piazze
2.1 Introduzione 19
2.2 L'incursione risorgimentale e la campagna nominalistica
della Grande Guerra 20
2. 3 L'era fascista e post-fascista 21
2. 4 La transizione post-fascista sul piano normativo 25
2. 5 Le rivisitazioni odonomastiche antifasciste 27
2. 6 Il nuovo riassetto del territorio repubblicano reso difficoltoso
dalla tradizione monarchica 30
2. 7 Istituzionalizzazione della toponomastica e dell'odonomastica urbane 32
Capitolo 3: Il caso del “Viva Maria”
3.1 Introduzione e cenni storici 34
3.2 La scelta dell’Amministrazione Comunale ( 1999/2006)
e il dibattito cittadino 36
3.3 La vittoria del centro-sinistra e il cambio dell’intitolazione 39
3.4 Intervista a Marco Caneschi, giornalista ed esperto di ebraismo 45
Capitolo 4: Il caso “ Ramelli”
4.1 Gli anni di piombo e Sergio Ramelli 49
4.2 Il caso nazionale e quello locale 50
Capitolo 5: Camillo Berneri, un “aretino” dimenticato
5.1 Antefatti storici 53
5.2 La nascita del “ Comitato Camillo Berneri”
e la conseguente intitolazione di una scalinata nel centro di Arezzo 55
Conclusioni 60
Appendice: Stradari della città di Arezzo
-Stradario 1880 63
-Stradario 1935 66
-Stradario 1961 75-Stradario 2014 84 Delibere 121 Fonti, Bibliografia e Sitografia 148 Cartografia storica 153
7
Capitolo 1: Analisi Legislativa della toponomastica e
denominazione delle strade ad Arezzo
1. 1 Introduzione
Nella riflessione sulla costruzione dell'identità nazionale sono numerosi gli studi sulla
formazione di “un'immaginario patriottico” che fondava il suo successo sugli usi pubblici
della storia: le memorie e i miti del Risorgimento, la Prima Guerra, la Resistenza che sono
stati scomposti in espressioni celebrative.
Monumenti, feste politiche e l'arredo urbano sono diventati parte integrante del territorio e
dopo il 1861 i percorsi di elaborazione e trasmissione della pedagogia patriottica si sono
confrontati con realtà locali strutturate su valori e cultura radicati nel territorio.
Come le istituzioni e i movimenti associativi locali si sono appoggiati ai ricordi della storia
nazionale, come hanno costruito le proprie immagini per generare consenso, come è stato
pensato e gestito il rapporto fra identità municipale e\o regionale e quella nazionale?
Si sono presentate ricerche su alcuni momenti significativi della storia di Arezzo e del
rapporto che la città instaurò con la memoria del Risorgimento (la festa del venti settembre, i
cambiamenti ai nomi delle vie e delle piazze, il movimento ai martiri del Risorgimento).
Il dibattito che tutto questo ha suscitato mostra l'attenzione con cui le comunità locali hanno
seguito queste operazioni che facevano riaffiorare tensioni non sopite; ne risultano, quindi,
divisioni non solo tra avversari tradizionali, ma anche all'interno dello stesso schieramento
liberale. La passione con cui erano seguiti i temi dell'uso della storia in funzione celebrativa e
pedagogica fa pensare che le sue ricadute fossero giudicate rilevanti anche se limitate ad
alcuni segmenti della società urbana.
Nel caso di Arezzo nel 1881 (ancora Comune modesto) l'attenzione che si riversava su queste
forme della propaganda educativa assumeva connotazioni rilevanti: si imponevano come
eventi cittadini, erano oggetto di curiosità, accendevano discussioni e polemiche (ad esempio
il venti settembre 1893, ricordo della Caduta di Roma e del potere temporale della Chiesa che
dette un profilo di provocazione politica e di educazione laica alla manifestazione sostenuta
dai circoli anti-clericali e massonici della città).
Gli studi sull'età liberale confermano su scala locale quanto è avvenuto in scala nazionale
negli anni ottanta del 1800: il tentativo di mettere il Risorgimento nell'immaginario collettivo
8
degli italiani come la consacrazione laica delle figure di Vittorio Emanuele II e Garibaldi
nelle cui immagini gli italiani avrebbero dovuto riconoscere i tratti costitutivi della loro storia
e dell'identità della Nazione.
In questo momento di difficoltà il giovane Stato Italiano cercò nella memoria del
Risorgimento uno strumento di difesa e di legittimazione, molto attento a questo fu Crispi che
promosse il culto delle grandi memorie con una visione nazional-popolare del processo
unitario unendo monarchia e popolo; anche Arezzo segue questa linea anche se ci fu il
tentativo dei gruppi democratici e repubblicani di proporre rappresentazione del Risorgimento
esaltando le lotte per l'Indipendenza.
I monumenti alla Grande Guerra e il culto dei caduti sono celebrate anche in Europa con il
monumento al Milite Ignoto. Si inaugura una nuova fase della politica commemorativa, i
monumenti sono collocati in luoghi simbolo della memoria nazionale, per ricompattare la
Nazione, dopo le tensioni sociali del dopo-guerra e per elaborare un lutto di massa.
Il fascismo si rese interprete di questo passaggio rivendicando il monopolio della memoria
storica nazionale; il Regime intervenne, infatti, sul calendario delle feste nazionali, si
appropriò dei miti del Risorgimento della prima guerra mondiale, impose feste, culti che
presentavano il fascismo come solo interprete delle tradizioni nazionali.
La memoria monumentale della Prima Guerra ad Arezzo si colloca in modo abbastanza
anomalo nel panorama nazionale di quegli anni: infatti il progetto per un grande Monumento
ai Caduti è abortito. L'assenza è sorprendente se si pensa che Dario Lupi(Sotto-segretario
all'Istruzione del Governo Gentile) veniva da San Giovanni e lui inventò i parchi e i viali della
Rimembranza che ebbero gran successo, in quanto si voleva mostrare una continuità ideale tra
i caduti della guerra e i martiri fascisti.
Durante il fascismo furono più incisivi gli interventi per inserire l'arredo urbano nell'ideologia
e simbologia del Regime; si rivisitano i luoghi urbani per creare scenografie adatte alle
manifestazioni del Regime e della sua simbologia politica.
L'ansia futurista e modernista del Regime doveva fare i conti con le radici medievali della
città che divenne un'interessante laboratorio di incontro tra tradizioni e modernità con esiti
urbanistici alterni, ma efficaci a livello propagandistico e scenografico: ad esempio
l'anfiteatro, la romanità, il Medioevo(il centro storico), il mito di Petrarca precursore, la Città
Nuova( la modernità); si re-inventò anche la tradizione: il Saracino o la Festa dell'Uva.
Uscita dalla guerra con lutti e devastazioni la società locale portava nella democrazia un
patrimonio di valori e simboli legati alla lotta partigiana su cui doveva innestarsi la ricerca di
9
nuovi elementi di coesione sociale e di appartenenza alla comunità nazionale, ma ciò
avveniva tra contrapposizioni ideologiche (guerra Fredda) e presenza di memorie divise che
rendevano l'identità nazionale un terreno di confronto con toni aspri.
I monumenti e le lapidi dedicati alla Resistenza mostrano una tipologia variegata nei tempi di
realizzazione e nelle caratteristiche artistiche, ai primi omaggi “poveri” perché privi di
sostegno economico si affiancano monumenti che recuperano spazio nel centro cittadino,
frutto di concorsi pubblici.
La Festa del 25 Aprile ad Arezzo, dopo essere stata guardata con diffidenza dalla cultura
centrista, conobbe una legittimazione sul piano nazionale e svolse una funzione unitaria, ma
ad Arezzo, sebbene amministrata dalla Sinistra fino al 1999, la memoria resistenziale non esce
dai binari che ne ritmavano l'evoluzione a livello nazionale.
10
1. 2 Le trasformazioni odonomastiche di fine Ottocento
Il 2 luglio 1882 il Consiglio Comunale esamina la proposta di cambiamento di nomi di alcune
vie e piazze della città per onorare illustri concittadini e uomini a cui l'Italia è debitrice della
sua Unità. C'è in questa motivazione la pedagogia politica dei governi italiani per suscitare un
sentimento di identità nazionale.
La nazionalizzazione delle masse fu una questione urgente che dovettero affrontare i governi
di nazioni giovani come la Germania e l'Italia che dovettero fare uscire gli individui da una
visione campanilistica per farli sentir parte della nuova comunità nazionale.
Nei primi anni dopo l'Unità i governi della Destra storica cercano di raggiungere questo scopo
con la “Piemontizzazione” sia degli ambienti istituzionali che dell'universo culturale
simbolico: scuola ed esercito divennero gli strumenti con cui il Governo avrebbe educato a
sentirsi italiani e a riconoscersi nella cultura delle élite al potere.
Nel 1876, con il Governo della Sinistra storica e con Crispi, l'accento si spostò dall'individuo
alla realtà sociale in movimento, così, accanto alla scuola e all'esercito si usano strumenti
simbolici come musei, monumenti, feste laiche, atti a costruire una nuova fede fondata sul
culto laico della patria.
Il Risorgimento, premessa e fondamento di ogni progresso, fu esaltato insieme ad alcuni
grandi personaggi; il linguaggio e la simbologia religiosa furono usati per fare identificare il
popolo con il processo risorgimentale: a questo processo era stato estraneo, tranne alcuni
episodi, ma occorreva che il popolo si sentisse parte viva della storia per integrarsi nella
nuova realtà dell'Italia unita.
E' in questa ottica che per lo Stato diviene forte l'esigenza di occupare spazi sia reali che
simbolici ancora controllati dalla Chiesa e così sorgono numerosi musei risorgimentali e
monumenti ai padri della patria. Si adottano nelle città odonomi celebrativi ed educativi.
L'odonomastica ideologica serve ad occupare spazi detenuti dalla chiesa per esaltare la nuova
religione laica nata con la Rivoluzione Francese.
I Governi della Sinistra Storica la usano per creare un sistema toponomastico omogeneo
nazionale e per educare gli italiani al culto della Patria delegandola ai Comuni e questo
processo di ri-denominazione ebbe successo a partire dagli anni Ottanta dell'Ottocento; ad
Arezzo si ebbe un vero e proprio sconvolgimento, in dieci anni la città cambia ed è molto
attiva.
La Giunta approva nomi come Garibaldi, Cesalpino etc al posto di nomi di Santi; si cerca
11
così di suscitare un sentimento nazionale facendo identificare il popolo con personaggi come
Garibaldi o il Re Umberto Primo. Più difficile restò il nome di Mazzini che tarda ad entrare
nella diarchia Garibaldi-Umberto I.
Tornando alle scelte aretine nel 1890, si propone di intitolare ad Aurelio Saffi la Via di Barota
che conduceva ai maggiori istituti scolastici in modo da educare i giovani al patriottismo e
alla virtù civile, come si vede l'uso introdotto dalla Rivoluzione Francese per educare è stato
recepito. In questi anni si dibatte anche sull'opportunità o meno di cambiare i vecchi odonomi
che avevano un legame con la storia della città, dalle tradizioni e del patrimonio locale. La
soluzione è data dalla costruzione di nuove vie e di nuovi quartieri il che permette di
distinguere gli intellettuali dai conservatori, venendo incontro alle esigenze della storia locale
e salvando l'istanza pedagogico-politica. 1
1 Martinelli Serena, Dal sacro al profano, aspetti di trasformazione odonomastica a fine Ottocento,
in I Volti della Città, Provincia di Arezzo, Le Balze, Montepulciano, 2004, p. 53-67.
12
1. 3 L'ornamento simbolico della Città Fascista
Il fascismo si interessa all'organizzazione degli spazi urbani durante il Ventennio come
dimostrano numerosi convegni sull'urbanistica e il primo congresso dedicato all'urbanistica
nel 1928. Questo è legato alla modernizzazione della città e Arezzo doveva affrontare crescita
demografica e un principio di industrializzazione che richiedevano alternative alla vecchia
città.
Il Regime lavora sullo spazio locale per lasciare la propria impronta, ad Arezzo, si manifesta
con nuovi edifici, un intervento sui nomi, sull'arredo urbano: grandi sedi del partito, strade
ampie per le parate, parchi della rimembranza, monumenti al Duce e ai martiri del fascismo.
Le città, i loro spazi, i loro edifici diventano parte integrante dell'educazione del cittadino da
parte del Regime, difatti diventa un mezzo di comunicazione visiva forte. Il concorso per il
piano regolatore del 1929 mostra l'interesse del regime per l'urbanistica della città finalizzato
alla propaganda ma che alla ricerca di un'identità della città stesse, si vuole plasmarlo con i
simboli del regime e il culto degli ideali politici.
La trasformazione di Arezzo è portata avanti dal Podestà Occhini2 e dall'Architetto
Castellucci3 dal 1928, con interventi che esaltano il legame mitizzato col Medioevo e la
mitizzazione di vicende e fatti della storia fascista che si manifesta nel mito dei caduti di
Renzino. Questi due aspetti caratterizzano l'Acropoli fascista. Il Regime insiste anche sul mito
della romanità (ad esempio con la riscoperta dell'Anfiteatro Romano) e l'architettura
razionalista con le opere di Michelucci4, opere collocate appena fuori dell'acropoli fascista.
Quest'ultima corrisponde all'odierno centro storico, il fatto che il centro politico, culturale,
spirituale fosse nella parte alta ha il significato simbolico di “gerarchia” che muove tutta la
struttura fascista5.
Il Municipio, il Tribunale, la Prefettura, la Provincia, la cattedrale a cui si aggiungono la sede
del PNF, del sindacato, del dopo-lavoro sono determinanti per una città moderna e fascista e
2 Pier Ludovico Occhini (Arezzo 1874–Arezzo 1941), è stato un giornalista, scrittore e politico
italiano. Di ricca e nobile famiglia aretina, figlio di Luigi e della contessa Laura Digerini Nuti, Pier Ludovico Occhini fu sindaco di Arezzo nel 1909, e poi Podestà tra l'aprile 1930 e il luglio 1939. Nel 1934 fu nominato Senatore del Regno. Fu tra i fondatori della rivista"Il Regno"e padre dello scrittore Barna Occhini e nonno dell'attrice Ilaria Occhini.
3 Giuseppe Castellucci (Arezzo 1863–Firenze 1939) è stato un architetto italiano, tra gli esponenti principali dello stile neogotico in Toscana.
4 Giovanni Michelucci(Pistoia, 1891–Firenze1990) è stato un architetto, urbanista e incisore italiano. Fu uno dei maggiori architetti italiani del XX secolo, celebre per aver progettato ad esempio la stazione di Firenze Santa Maria Novella e la chiesa dell'Autostrada del Sole.
5 Galli G. , Arezzo e la sua provincia nel periodo fascista 1926-1943, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 1992, p. 412-413.
13
sono alla base dell'opera di restauro e ristrutturazione negli anni Trenta. La nuova “Casa del
Fascio” del 1932 è dedicata ad Arnaldo Mussolini e ai tre martiri fascisti (Roselli, Cinini,
Rossi) ed è situata nel Palazzo Albergotti nella scia della rilettura in chiave fascista della
storia aretina.
Tutto ciò giustifica anche le demolizioni volute da Occhini nel centro storico; e la Torre
Littoria sui basamenti della Torre medioevale della Bigazza su progetto di Castellucci
contribuiva a creare un carattere di solennità e valore eroico.
Il mito dei martiri fascisti locali trova il suo fulcro nel Sacrario, opera di Castellucci; fu
inaugurato nel 1934, la sua sacralità emerge anche nella struttura estetica, i colori evocano il
tema del sangue versato, la campana che “invoca i fedeli alla raccolta”, si utilizza quindi un
linguaggio visivo mutuato alla religione così come l'affresco che illustra i fatti ed educa le
masse(importanza che il fascismo dà all'affresco).
Illustrazione 1: Nel 1935 di fronte al Palazzo Pretorio viene iniziata la costruzione di un monumento funebre di modeste dimensioni, su disegno di Castellucci, alla memoria di Roselli per rafforzarne il mito e il culto. Inaugurato nel clima euforico della conquista coloniale dell’Etiopia del 1936, il podestà Occhini lo presenta come “Arca” di grande valore simbolico e come elemento centrale dell’“Acropoli Fascista”, identificata con la parte alta della città e destinata anche a suscitare il culto dei caduti nella guerra d'Africa.
14
Gli affreschi sono inaugurati il 17 aprile 1936 insieme all'Arca ad Aldo Rosselli per
sacralizzare ulteriormente la memoria del martire, accrescerne il mito e la devozione del
popolo.
L'opera fu terminata nel 1936 nel clima di euforia per la conquista dell'Etiopia, il culto dei6
caduti nella Guerra d'Africa è accomunato a quello dei martiri fascisti. L'Arca a Rosselli ha
dunque un alto valore simbolico e fu situato al centro dell'Acropoli fascista accanto ad altre
due aree che rappresentano l'intreccio dei temi legati al culto della grande guerra: il
Tempietto della Vittoria di Castellucci demolito dopo la caduta del fascismo e il passeggio del
Prato adibito a parco della Rimembranza con il monumento a Petrarca del 1928. 7
La zona del Prato era concepita come uno spazio sacro come le piazze davanti agli edifici e
monumenti fascisti. Divenne parco della Rimembranza della Grande Guerra grazie agli alberi
piantati dai giovani delle scuole che dopo la riforma Gentile8 sono coinvolti nei riti della
6 Artt. de “La Nazione” 18, 19 e 20 aprile 1921. 7 Mannino S. , Origine e avvento del fascismo ad Arezzo 1915-1924, Provincia di Arezzo,
Montepulciano, Le Balze, 2004. 8 La Riforma Gentile è una serie di atti normativi del Regno d'Italia che costituì la riforma scolastica
organica varata in Italia. Prese il nome dall'ispiratore, il filosofo neo-idealista Giovanni Gentile, Ministro della Pubblica Istruzione del governo Mussolini nel 1923. «La più fascista» delle riforme, come la definì Mussolini, rimase sostanzialmente in vigore inalterata anche dopo l'avvento della Repubblica, fino a quando il Parlamento Italiano nel 1962, abolendo la scuola di avviamento, creò la cosiddetta scuola media unificata
Illustrazione 2: A sinistra, il Palazzo Pretorio e la ricostruita torre Sassoli; al centro, l'arca Roselli (caduto del Fascismo). Sul fondo, il campanile del Duomo con il nuovo pinnacolo ed il tempietto di S. Maria della Vittoria.
15
Patria, essi piantano alberi per il bosco del Littorio per la morte di Arnaldo Mussolini9 nel
1931, dopo la Guerra di Etiopia.
I viali del passeggio del Prato portano i nomi degli eroi aretini fascisti; il Prato è importante
perché destinato ad accogliere il monumento al precursore dei tempi fascisti, cioè Petrarca.
Molte sono le vicende di questo monumento concepito nel 1872 come omaggio di Arezzo al
suo poeta prima di trovare la sua collocazione al Prato. Nel 1928 si inaugura il monumento
opera di Lazzerini10 fortemente condizionata da canoni iconologici precisi imposti dal
Comune: c'è infatti un mix di riferimenti al Petrarca e simboli fascisti.
9 Mussolini Arnaldo(1885-1931), fratello di Benito; maestro elementare, dopo la Prima Guerra
Mondiale si stabilì a Milano, collaborando all'attività politica del fratello; dal 1922 alla morte tenne la direzione del Popolo d'Italia. Esercitò un certo influsso sul fratello, specie per il problema della conciliazione con la Chiesa.
10 Alessandro Lazzerini(Carrara, 1860 – Carrara 1942). Scultore. Pur non essendo aretino, Lazzerini ha svolto un significativo ruolo per la città di Arezzo, essendo l'esecutore del monumento a Francesco Petrarca che, tra tutte le sue numerose commissioni, rappresenta la più prestigiosa ed impegnativa. È inoltre autore del bassorilievo raffigurante Giorgio Vasari (1911), collocato nel primo pilastro delle Logge Vasari e del monumento ai caduti della prima guerra mondiale (1922), situato al centro del cimitero monumentale di Arezzo.
Illustrazione 3: Tra il duomo di Arezzo e la Fortezza medicea, in posizione centrale del"Prato", si trova l'enorme monumento dedicato al grande poeta aretino del Trecento Francesco Petrarca. La storia di questo monumento relativamente recente (fu inaugurato il 25 novembre del 1928 da Re Vittorio Emanuele).
16
Ci fu una forte volontà del fascismo di far rivivere i fasti del passato stabilendo una continuità
col Medioevo e con la Romanità: ad esempio Mecenate che rientra nell'universo ideologico
fascista negli anni trenta in occasione delle feste per il bimillenario di Augusto.
Il mito della romanità non assume ad Arezzo proporzioni di rilievo, l'Arezzo di Mecenate
rivive nell'Anfiteatro romano che diventa il fulcro delle celebrazioni del Natale di Roma del
1937. Il suo restauro fu finalizzato anche alle celebrazioni del passato glorioso dell'impero
romano in modo da creare simbiosi fra romanità e fascismo dove il fascismo è erede e
culmine della tradizione romana; si pensi a tutto quello che Mussolini ha fatto a Roma per
costruire via dei Fori Imperiali.
Ad Arezzo le opere moderne vengono affidate al “Gruppo Toscano Architetti” (G. T. A. ) che
opera in tutta la Regione, in città essi realizzano opere finalizzate all' “Educazione del
Popolo” come lo stadio Mancini11, in via Pescaiola, il villaggio scolastico, “Patria Fascista”
in Via Petrarca, edifici destinati alle elementari, alla scuola di Avviamento Commerciale
Giorgio Vasari e alla “Casa del Balilla” con palestra e teatro. Via Petrarca e via Pescaiola
rappresentano la parte nuova di Arezzo staccata dalla Città Vecchia, ma non da essa isolata, è
una zona vicina alle mura e mostra come la città segue il progredire dei tempi.
Lo Stadio Mancini nasce con finalità propedeutiche: “lo sport doveva contribuire a forgiare
il nuovo italiano fascista”, lo sport era anche legato al rituale del culto del littorio: ordine,
disciplina, armonia. 12
11 Nel 1933 l’Amministrazione Comunale di Arezzo decise di costruire un nuovo stadio per il gioco
del calcio e di intitolarlo al Tenente dei Bersaglieri Giuseppe Mancini, caduto nel corso della prima guerra mondiale, 5 dicembre 1917 nella battaglia di Monte Miella, vicino a Caporetto e per questa sua morte fu insignito della medaglia d'oro al valore militare. Il terreno dove venne costruito il nuovo stadio fu donato al Comune di Arezzo dalla Famiglia Mancini. Nel ricordo della medaglia d'oro e in riconoscenza alla famiglia, sempre impegnata della attività sociale e culturale della città di Arezzo, il nuovo stadio fu intitolato a"Giuseppe Mancini". Negli anni '60 del secolo scorso lo stadio Mancini venne demolito e l'intera aerea fu dichiarata edificabile, con lo spostamento dello stadio comunale in altra area.
12 Van Eldik Tommy, Lo sport come elemento della politica fascista in Italia, Letteratura e cultura occidentale, Utrecht, 2007, p. 28-40.
17
Dalla seconda metà degli anni trenta si costruiscono case popolari o edifici di valore
rappresentativo secondo le tendenze razionalistiche; il concetto di modernità è unito al
criterio di salubrità per cui si demoliscono larghe parti di città, ad esempio il Palazzo di Via
Crispi e il Palazzo del Governo di Michelucci13.
In conclusione possiamo affermare ci siano state tre grandi “ondate monumentali”:
- La prima nell'età liberale è legata al mito del Risorgimento e ai suoi protagonisti;
- La seconda ai caduti della Grande Guerra;
- La terza alla memoria della Seconda Guerra Mondiale e si sviluppa nei decenni dell'Italia
repubblicana.
In ciascuna di queste fasi si riscontrano caratteristiche diverse per quanto riguarda lo stile, la
scelta del luogo e le epigrafi. Quello che unisce le varie ondate monumentali è la storia interna
di queste celebrazioni ed è la mobilitazione dei Consigli Comunali, Comitati locali e
Associazioni per far sì che la memoria collettiva possa attivarsi.
13 Dei Mariella, La Città fascista, arredo urbano e simbologia politica negli Anni Venti e Trenta, in
op. cit. , p. 103-150.
Illustrazione 4: Tribuna della Stadio Giuseppe Mancini nel 1937.
18
19
Capitolo 2: La memoria pubblica del passato
attraverso l'odonomastica e la ridefinizione del nome
di Vie e Piazze.
2. 1 Introduzione
In Italia ogni area pubblica nell'ambito di un abitato adibito a transito di pedoni e di veicoli
deve avere una denominazione ufficialmente riconosciuta e localmente attestata da
un'iscrizione stabile. Ogni singolo comune attinge liberamente a un limitato repertorio
collettivo di denominazioni.
Un omogeneo sistema odonomastico si era formato fra l'età medievale e il 18esimo secolo,
usando le caratteristiche del luogo o le vicende ambientali. Questo sistema tradizionale fu
sconvolto dalla Rivoluzione Francese che immise nomi propri con finalità celebrativa e
insieme didattica, attinenti dal linguaggio rivoluzionario e dall'epopea napoleonica (odomini
“applicati” o “esogeni”). 14 15 Questa innovazione portò all’unità lessicale (Corso, Piazza,
Via, Viale, etc. etc.) dei numerosi nomi comuni idiomatica testimonianza della
frammentazione linguistica e amministrativa della penisola.
Questo capitolo intende analizzare brevemente la topologia degli odonimi dal 1860 a oggi, le
istanze ideologiche e culturali, gli interventi del potere politico che hanno orientato le scelte
dei nomi di strade e piazze. Sono temi resi attuali anche di recente, laddove la crisi
repubblicana ha riaperto accessi conflitti simbolici su quello che si potrebbe definire il “volto”
delle nostre città.
Come in altri momenti di transizione, gli anni risorgimentali e post-unitari, la grande Guerra e
il primo dopoguerra; anche negli anni di fondazione e consolidamento della Repubblica si
registrò una profonda rivisitazione tanto dell'odonomastica quanto della toponomastica
urbana; c'è la necessità di unire sia l'identità locale che il senso di appartenenza nazionale.
Fino al primo dopoguerra lo Stato aveva lasciato di fatto alle Amministrazioni locali, con il
beneplacito del Prefetto, la deliberazione sulla toponomastica urbana. 14 È stato osservato che, a partire dalla diffusione degli odonimi celebrativi, definiti “applicati” o
“esogeni”, generati da un disposto normativo e non da atto spontaneo collegato per lo più a caratteristiche ambientali comprese quelle architettoniche, la titolazione di una strada obbedisce ad una volontà politica e ideologica che costituisce di per sé un elemento da interpretare nell’àmbito di una precisa temperie culturale.
15 Pasqualini Anna in https: //art.torvergata.it/retrieve/handle/2108/27185/53514/Pasqualini%2c%20Strade.pdf
20
2.2 L'incursione Risorgimentale e la campagna
nominalistica della Grande Guerra
Nel 1862-63 lo Stato Unitario rivide la toponomastica per eliminare le omonimie o le forme
indecorose lasciando questo compito ai comuni senza dettare norme che ne vincolassero le
scelte fino al 1923. Si inizia un cambiamento di intestazioni secolari con nomi d'ispirazione
patriottico-didascalica, nell'area centrale di città e comuni si proponevano alla vista quotidiana
e alla venerazione del cittadino, gli artefici, i luoghi, gli eventi, i principi ispiratori dell'Unità
politica, le glorie nazionali e municipali, una nomenclatura estranea alla tradizione locale.
Particolarmente colpita fu la categoria degli agionimi ad esempio ad Arezzo Via
Sant'Agostino e Via Sacra divenne via Garibaldi, Via della Madonna di Loreto divenne Via
Mazzini. 16 A queste eliminazioni si contrapposero cultori di storia locale e intellettuali,
spesso però con inclinazioni conservatrici. I tutori della tradizione individuarono nella
costruzione di nuovi quartieri un modo per allontanare dal centro storico lo slancio celebrativo
delle amministrazioni comunali e sostennero il principio: a strade nuove nomi nuovi, a strade
vecchie nomi vecchi. La scelta di odonimi nuovi fu ispirata in questi decenni e anche in
seguito da criteri ideologico-politici.
La guerra del 1915-1918 favorì una proliferazione di nomi politici che, trovando scarso
sbocco in nuovi quartieri urbani, provocò devastazioni del vecchio assetto odonomastico
riattizzando le proteste dei tutori delle memorie locali (vedi Vie e Piazze Trento Trieste,
Gorizia, Cesare Battisti etc etc. . ).
Ogni Comune in quel dopo-guerra si fregiò di date, persone e località consacrate dalla recente
epopea militare, anche i caduti furono offerti alla memoria con la creazione di parchi o viali
della rimembranza; tale iniziativa fu sponsorizzata dal parlamentare fascista Dario Lupi in
quanto fondeva pietà municipale e ideologia.
16 Ricci C., I nomi delle strade, in Nuova Antologia, LXVII, 1932, n.1439, p.32.
21
2. 3 L'era fascista e post-fascista
Il Governo Mussolini disciplinò l'odomastica nazionale con il decreto Legge 10 Maggio 1923-
Numero 115817 e con la Legge 23 Giugno 1927 Numero 1188; il decreto del 1923 impose
alle Amministrazioni Locali di ottenere preventivamente l'autorizzazione del ministero
dell'Istruzione Pubblica, tramite le competenti Sovraintendenze ai Monumenti, prima di
cambiare il nome delle vecchie strade o piazze, mentre per le nuove potevano farlo
autonomamente.
La Legge del 1927, dopo l'instaurazione del Regime, ebbe una forte impronta fascista e
prevedeva l'autorizzazione del prefetto e del sotto-prefetto per tutte le denominazioni di nuove
strade o piazze pubbliche. Corrado Ricci18 ne fu l'ispiratore, la legge prevedeva la rimozione
di nomi, o altri ricordi permanenti, di persone che non siano decedute da almeno dieci anni
ripristinando quello precedente o quello tra i precedenti più importanti rispetto alla topografia
e alla storia; la Legge prevedeva anche il parere della società del luogo o della regione.
E’ importante sottolineare come questa normativa disciplina ancora oggi le scelte
odonomastiche dell'Italia democratica e repubblicana.
Nel ventennio 1922-1943 il Repertorio Odonomastico Nazionale si arricchisce di intitolazioni
desunte dalla guerra del 1915-18, dalla propria epopea suggerendo una linea legittimatrice e
nobilitante che partiva dall'unificazione attuata dalla monarchia e, attraverso la guerra,
trovava nel regime il proprio coronamento.19 (Ad esempio città di Littoria20)
Mussolini cercò di impedire che piazze e vie gli fossero intestate(spedì moltissime
17 Regio Decreto Legge del 10 Maggio 1923, n. 1158 che detta norme per il mutamento del nome
delle vecchie Strade e Piazze Comunali, in GU n. 132 del 06-06-1923. Vittorio Emanuele III per grazia di dio e per volontà della nazione Re d'Italia sentito il Consiglio dei Ministri; su proposta del nostro Ministro Segretario di Stato l'Istruzione Pubblica; abbiamo decretato e decretiamo: Articolo 1 Le amministrazioni municipali, qualora intendano mutare il nome di qualcuna delle vecchie strade o piazze comunali, dovranno chiedere ed ottenere preventivamente l'approvazione del ministero dell'istruzione pubblica per il tramite delle competenti soprintendenze ai monumenti. Articolo 2Il presente decreto verrà presentato al parlamento per essere convertito in legge. Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello stato, sia inserto nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare, Roma, 10 Maggio 1923.
18 Corrado Ricci (Ravenna 1858 –Roma 1934) è stato un archeologo e storico dell' arte italiano. Fu Senatore del Regno d'Italia nella XXVI legislatura.
19 Mura Angela, I cambiamenti della città attraverso i nomi delle pubbliche vie, Dossier, 2011. 20 La città, che è il primo in ordine di tempo e di importanza dei nuovi centri urbani creati nell'Agro Pontino bonificato, fu elevata a capoluogo di provincia il 18 dicembre 1934, con la creazione della provincia omonima, A. De Santis, Bibl. della prov. di Littoria, Roma 1938.
22
circolari)21e impose una scelta odonomastica d'estensione nazionale: una via Roma doveva
figurare in ogni comune d'Italia. 22
Negli ultimi anni del regime fascista il sistema odonomastico subì piccoli cambiamenti ma
interessanti:
A: Scarsi gli apporti della guerra d'Africa;
B: La xenofobia linguistica portò ad italianizzare l'odonomastica valdostana23.
Mussolini preferì targhe o medaglie d'oro per onorare i caduti, che intitolazioni di strade ma
aumentarono i riferimenti alla Corsica e ad altre terre irredente, come ad esempio Via Corsica
a Trieste e al Quartiere Lido di Roma.
Il crollo del regime provocò la perdita di un consistente numero di intitolazioni, la
sostituzione avvenne già dal 26 Luglio 1943 per iniziativa di gruppi spontanei che ne
imposero altri di segno ideologico opposto; questo indusse il Governo Badoglio ad impartire
direttive generali come la circolare 28 Agosto 1943 per il mutamento di toponimi fascisti,
rimozione di monumenti, lapidi celebrative: erano da eliminare “quelle ispirate ad
avvenimenti, date e persone del Regime” e “ da ripristinare le antiche denominazioni”.24 Gli
avvenimenti impedirono di applicarla e dopo l'8 Settembre ci furono due Italie riguardo a
modifiche diverse per orientamento e quantità. Nel Regno del Sud non si andò oltre
l'epurazione delle denominazioni del Regime; nell'Italia Repubblicana si epurarono toponimi
in senso anti-monarchico, si adottarono alcuni nomi della Reviviscenza fascista, si eliminano i
riferimenti ai traditori del “25 Luglio”.
I cambiamenti avvenuti in Italia dopo la guerra incisero poco sull'odonomastica e ancora
meno nel corso degli ultimi decenni e in ambito legislativo nessuna innovazione di respiro
nazionale.
Naufraga l'iniziativa del deputato P.C.I. Magma del 1955 che chiese di dare disposizioni ai
prefetti perché le vie o le piazze intitolate agli ex re o regine venissero denominate
diversamente. Il Ministro Tambroni25 fece presente di non poter impartire disposizioni in
21 Nonostante ciò molteplici vie furono intitolate “Via Benito Mussolini”, Mariani R., Latina.Storia di
una città, Alinari, Firenze, 1982. 22 Archivio Centrale dello Stato; Segreteria Particolare del Duce, Corrispondenza ordinaria, serie alfa-
numerica b.219, E\PSE; Ministero della Cultura Popolare, Gabinetto1931-1933, b.1445. 23 Omezzoli T., Lingua e Politica nella provincia fascista. Una antologia della stampa, Istituto Storico
della Resistenza in Valle D’Aosta, 1974, p.21-23. 24 Archivio Centrale dello Stato, 1940-1943, b.3015, f1.5,n 22329. 25 Nel 1955 fu Ministro dell'Interno nel I Governo Segni, nel 1957 e nel 1958 fu confermato nell'incarico nel Governo di Adone Zoli e nel II Governo Fanfani. Nel 1959 Antonio Segni tornò al governo e formò il suo secondo esecutivo in cui Tambroni fu responsabile dei Ministeri del Tesoro e
23
materia che la Legge Numero 1158 del 1923 attribuiva ai Comuni.
L'odonomastica di due aree di confine un tempo chiamate Venezia-Giulia e Venezia
Tridentina ha avuto vicende e norme peculiari da approfondire, in ogni modo possono
regolare la toponomastica con norme speciali.
Sul repertorio odonomastico nazionale degli ultimi cinquanta anni si può osservare che le
tradizionali denominazioni concesse con il territorio hanno goduto, specialmente dagli anni
Settanta, di una crescente tutela, la tradizionale categoria degli odonomi dedotti è abbastanza
vitale, vedi Via dello Stadio, Piazzale dello Sport.
Le Amministrazioni Comunali dell'Italia democratica confermarono quasi in blocco i nomi in
uso, cancellarono sin dal 1945 le denominazioni di palese matrice fascista con criteri che, nel
corso dei decenni, sono sembrati a qualcuno permissivi e cancellarono le intitolazioni
monarchiche. Essi epurarono con una certa uniformità su tutto il territorio nazionale persone
ed eventi collegati al fascismo, seguirono criteri più o meno blandi nel vaglio degli altri
odonimi sabaudi.
Lo spazio creato da queste cancellazioni fu occupato da nomi provenienti dall' antifascismo e
dalla Resistenza, quasi rimossa è stata la memoria dei primi anni della guerra voluta dal
Regime e appoggiata dalla monarchia (solo la città di Milano ha Via El Alamein). Questo
filone politico delle nuove denominazioni si è sviluppato attingendo a eventi figure nazionali
e internazionali(Salvador Allende, Kennedy, Martin Luther King), per l'ambito nazionale ci
sono protagonisti dell'Italia democratica (Einaudi, De Gasperi. . etc) degli “anni di piombo”(2
Agosto 1980, Bachelet , Aldo Moro).
La distribuzione geografica delle intitolazioni celebrative e ideologicamente poco connotate,
sembra obbedire a libere istanze municipalistiche o internazionalistiche(Hegel, Kant, Marx. .
etc. . ), invece quelle politiche riflettono in vario grado l'orientamento ideologico prevalente
nelle amministrazioni comunali(ad esempio in Trentino ci sono 15 vie intitolate a De Gasperi;
in Emilia-Romagna a Gramsci e Berlinguer etc etc). Come si vede, però, la predilezioni per
odonomi ideologicamente congeniali non ha escluso, specialmente dopo gli anni Sessanta, la
tollerante accettazione di altri (la città di Bari ha Mafalda d'Assia, Gentile , Lenin e Don
Sturzo).
Nelle città risulta ben attestato l'odonimo avente come area semantica di riferimento il
sacrificio della vita con appellativi come Caduti del Lavoro, di Tutte le Guerre, Martiri della
Resistenza, Martiri di Marzabotto. . etc. . . del Bilancio. Nel 1960 fu Presidente del Consiglio dei Ministri.
24
Oggi il patrimonio nazionale risulta arricchito da una nuova categoria di denominazioni
provenienti dal lessico settoriale delle scienze, senza dunque una connotazione ideologica o
celebrativa, che potremmo chiamare “neutra”. Essa ha incontrato un favore crescente dagli
anni Settanta in poi, nelle città in espansione, in quanto offre la possibilità di creare sotto
sistemi omogenei con notazioni didattiche ed ecologiche: Pioppo, Platano, Mimosa,
Pettirosso, Acquario, Toro, Pegaso, Nettuno etc etc.
Alcuni eruditi una volta attribuivano ai toponimi urbani un valore di “documento storico”,
oggi gli studiosi considerano sia quelli dedotti sia quelli applicati un ricordo storico o uno
stimolo a ricordare storicamente. Bisogna però ricordare che la vivezza dei loro riferimenti
ambientali e storici al passato risulta evanescente o del tutto spenta. Due sembrano essere le
cause; prima di tutto la difficoltà di risalire al significato originario (vedi Roma, Piazza del
Popolo, cioè del pioppo) e il misconoscimento di eventi e personaggi storici locali, inoltre la
cura per rendere visibili gli odonimi ai cittadini che oggi si muovono in veicoli chiusi. Da ciò
l'opportunità di evidenziarli graficamente togliendo gli eventuali connettivi preposizionali
della forma ufficiale(tipo Corso ai Due Mari a Taranto), scrivendo solo il cognome così la
maggior parte degli odonimi tende ad essere un'etichetta semanticamente e culturalmente
vacua. Tra il 1923 e il 1927 Mussolini promosse provvedimenti di legge che affidavano la
tutela di nomi antichi al Ministro dell'Istruzione Pubblica (tramite la Sovrintendenza ai
Monumenti) e l'autorizzazione per le nuove denominazioni al Prefetto26(sentito il parere della
locale “Società di Storia Patria”). Il regime impose una centralizzazione burocratica, prima
invece la conservazione delle tradizioni locali aveva potuto mantenere spazi di autonomia.
Nella transizione democratica da una parte, sul piano locale, si ebbero forti spinte a riscrivere
l'odonomastica e la toponomastica urbana non solo rispetto alle denominazioni di origine
fascista ma anche a quelle della tradizione sabauda; dall'altra, sul piano nazionale, la classe
dirigente tese ad attutire l'impatto sociale e culturale del fenomeno richiamando le norme
degli anni venti e facendo mancare una nuova legislazione capace di disciplinare il processo
di ri-denominazione di vie e piazze urbane.
Le rivisitazioni simboliche e le trasformazioni toponomastiche mutarono il volto di numerose
città italiane, rispetto agli anni liberali e fascisti, ma furono una significativa “spia” nella
competizione tra le più diffuse tradizioni politiche per orientare la rappresentazione delle
culture civiche.
26 Suggerisco la lettura dell'approfondimento sulla figura del Prefetto al seguente link: http: //www1.
interno. gov. it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/notizie/ministero/app_notizia_15773. html
25
2. 4 La transizione post-fascista sul piano normativo
Quando cadde il regime il riassetto della toponomastica urbana impegnò la classe politica
almeno fino agli inizi degli anni Cinquanta.
Se sul piano generale il quadro normativo continuò a uniformarsi alle leggi degli anni venti, in
realtà l'eccezionalità del momento e le spinte contrastanti furono ben esemplificate dalle
circolari ministeriali che indicarono altrettanti vincoli alle amministrazioni municipali. Nella
compresenza di poteri territoriali diversi(Regno del Sud, Repubblica Sociale Italiana al Nord,
l'Amministrazione americana dell'Amgot27 nelle aree liberate) e nel susseguirsi di Governi, la
toponomastica fu uno dei più significativi terreni di riconoscibilità dell'élite pre-fascista e di
legittimazione della nuova classe politica resistenziale.28
Rivendicazioni contrapposte di soluzioni di continuità rispetto al passato e di recupero di
consuetudine consolidate contrassegnarono la ridefinizione delle mappe toponomastiche.
Emerse una sorta di territorialità civica repubblicana con peculiarità diverse in relazione alle
ideologie politiche e di caratteri assunti dalla transizione democratica tra il 1943 e il 1949.
Si riapriva la competizione per il controllo dei simboli materiali con cui rappresentare il volto
e la storia della nazione. I giornali restituivano il senso di rivendicazioni che esprimevano la
necessità di una ricomposizione unitaria della storia nazionale e del recupero delle sue radici
risorgimentali, personificate dai Savoia e dall'Esercito.
Prima si procedette a rimuovere le iscrizioni del Regime dagli edifici pubblici e a reintrodurre
vie e piazze a suo tempo fascistizzate. Le prime ri-denominazioni “a caldo” nelle settimane
successive sono sostituite da provvedimenti amministrativi con cui si riconducevano le nuove
intitolazioni alla giurisdizione nazionale. Viste le difformità locali nell'epurazione, il governo
Badoglio emanò disposizioni per un suo maggiore controllo e per ammortizzare le spinte più
radicali, anche se nei quarantacinque giorni che precedettero l'armistizio dell'otto settembre,
mancò il tempo per rendere operative queste disposizioni.
In ambito locale, però, i Prefetti tentarono di orientare le rivisitazioni, eliminando quelle
“ispirate ad avvenimenti, date e persone del regime” e ripristinando “ le antiche
denominazioni”29. Le ri-denominazioni riguardarono infatti eventi e personaggi del Regime,
personalità eminenti e gerarchi di minore o maggiore rilevanza, ma preferibilmente “Martiri”
della prima ora o “Eroi” caduti nella seconda metà degli anni Trenta. 27 Allied Military Government of Occupied Territory 28 Ridolfi Maurizio, Storia Politica dell’Italia Repubblicana, pag.26 29 Circolare del Ministero dell’Interno ai Prefetti, 28 Agosto 1943, in Archivio Generale dello Stato,
Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1940-1943, b 3015, fasc.1,5, n 22329.
26
Il complesso intreccio tra ripristino di antiche denominazioni e promozione di nuove
attribuzioni risultò evidente nel Regno del Sud e nella Repubblica Sociale Italiana di Salò. In
particolare fu nella contrapposizione delle memorie pubbliche e nella rappresentazione di
altrettanti simboli materiali che prese forma la guerra civile tra le forze della Resistenza e chi
aderì alla R. S. I.
Sebbene il sistema simbolico della RSI mantenesse una forte continuità col regime fascista, il
tentativo di una sua legittimazione si svolse anche nella creatività della toponomastica fascista
nelle città edificate dal regime: si ebbe un artificioso legame con la Repubblica Romana di
Mazzini e con l'epopea risorgimentale, si soppressero le intitolazioni alla Casa Savoia30 e a
quanti avevano “tradito” tra il 25 Luglio e l'8 Settembre; tutto questo è dimostrato da una serie
di esempi nelle città di Forlì e di Cesena.
Nel Regno del Sud la ri-denominazione della toponomastica urbana si estese solo
eccezionalmente oltre l'epurazione delle attribuzioni di segno fascista, dando visione alle
autorizzazioni rilasciate dalla Soprintendenze Meridionali e insulari emergono alcune
indicazioni prevalenti: furono Matteotti e Amendola le “persone benemerite”
dell'antifascismo che ebbero maggiori riscontri nella ri-denominazione.
La rivisitazione dei nomi non ebbe comunque un univoco indirizzo antifascista, ci furono ri-
denominazioni di indole cittadina o nel solco della religiosità popolare o nel recupero di una
certa tradizione liberale; erano tendenze che anche dopo il 25 Aprile 1945 si sarebbero
ritrovate.
30 Molti i Comuni italiani che portavano una denominazione legata a Casa Savoia e ai suoi Membri
come ad esempio Via: Carloforte, Castel Vittorio, Castell’Umberto, Ceresole Reale, Colle Umberto, Fiesso Umbertino, Jolanda di Savoia, Mafalda, Margherita di Savoia, Pieve Emanuele, Rocca Pia, Sabaudia, Santa Teresa Gallura, Savoia di Lucania, Venaria Reale, Verrua Savoia, Vittorio Veneto.
27
2. 5 Le Rivisitazioni odonomastiche Anti-fasciste
Di segno antifascista furono le rivisitazioni odonomastiche promosse dove la libertà dal nazi-
fascismo fu conquistata col concorso delle formazioni partigiane e attraverso la giurisdizione
del locale Comitato di Liberazione Nazionale.
Nell'Italia liberata, informando i Soprintendenti ai Monumenti sui criteri normativi relativi
alla nuova toponomastica, il governo guidato da Ferruccio Parri, il 24 Luglio 1945,
congiuntamente con il Ministro della Pubblica Istruzione Ruiz emanò una circolare che
avrebbe segnato la cornice in cui ricondurre la riscrittura di nomi di vie e piazze. Si
sottolineava il ripristino di toponimi precedenti l'anno 1922, si ribadiva quanto prescritto dalla
legge del 1927 per la quale l'intitolazione a persone decedute da meno di 10 anni necessitava
dell'autorizzazione del Ministro dell'Interno. La circolare di Ruiz era importante perché
introduceva una sospensiva circa la sostituzione dei toponimi riguardanti Casa Savoia “tenuto
conto della tregua dei partiti circa la questione istituzionale”, una dilazione di scelte che
anche dopo la nascita della Repubblica, i governi avrebbero perpetuato nel tempo, con una
latitanza normativa intesa a non disciplinare la materia e quindi a smorzarne le forti spinte
esistenti in diverse località contro i simboli e gli odonimi della tradizione sabauda. Il criterio
di massima fu quello di ripristinare i toponimi precedenti al 1922; si introduceva una
sospensiva relativa alla sostituzione dei toponimi di Casa Savoia, in considerazione della
tregua istituzionale decisa dai partiti. Furono direttive spesso disconosciute, soprattutto nelle
regioni centro-settentrionali, senza che il Prefetto intervenisse; fu la “politica del fatto
compiuto”. Eppure, attraverso contenziosi insorgenti tra le istituzioni municipali e gli
organismi burocratici di controllo, la tendenza alla “repubblicanizzazione” dei nomi di vie e
piazze risalenti alla tradizione sabauda, ovvero a una loro riscrittura congeniale alla
rappresentazione della religione civile antifascista anche attraverso il volto della città, sarebbe
proseguita. 31
Dove erano attive le Giunte del C.N.L. si promossero mutamenti radicali nella toponomastica
urbana nel nome sia dei martiri dell'antifascismo sia dei caduti nella Resistenza, spesso senza
chiedere la preventiva autorizzazione ministeriale. Questa sostituzione avvenne sotto la spinta
degli eventi, ma sorse un primo problema relativo alla denominazione di vie e piazze in
memoria di caduti partigiani: rimaneva infatti valido l'articolo 2 della Legge Numero 1188 del
31 Le autonomie locali nell'Italia repubblicana, p. 608, in http: //www. 150anni.
it/webi/_file/documenti/province/Le%20autonomie%20locali%20nell'Italia%20repubblicana/A4repubblicaStor06. pdf
28
23 Giugno 192732 che prevedeva intestazioni a persone decedute da almeno 10 anni.
L'articolo 4 della stessa Legge aveva introdotto, però, una deroga automatica a vantaggio
delle persone della famiglia reale e quindi anche dei “caduti in guerra o per la causa
nazionale”.
Sebbene il Ministro della Pubblica Istruzione Molè33 si esprimesse a favore di una ripresa
degli antichi toponimi e di una limitazione delle nuove denominazioni, fu quel comma a
permettere alle giunte ci-ellenistiche di intraprendere una larga rivisitazione toponomastica.
Un ulteriore fattore di spinta fu il clima antifascista ridestato dalle prime celebrazioni della
Liberazione: a Milano, per esempio, la ri-denominazione di vie e piazze fu la parte essenziale
della Festa di Liberazione.
Il caso di Cesena è esemplare per le regioni Centro-Settentrionali dove alla rinascita di
vecchie tradizioni politiche popolari si aggiunse un fenomeno resistenziale diffuso sia sul
piano delle formazioni partigiane sia per il coinvolgimento della popolazione civile.34 Già
nell'Ottobre del 1944, il primo atto della Giunta Municipale ci-ellenistica era stato quello di
rendere omaggio ad alcune figure esemplari dell'antifascismo e, tramite loro, a “tutti i Martiri
e a tutti gli Eroi che hanno fatto sacrificio di sé per l'idea di liberazione dell'Italia”.35
L'intestazione di vie dedicate in precedenza a personaggi fascisti, ad alcune figure
dell'antifascismo e della Resistenza sia nazionali sia locali, assurgeva ad atto simbolico
fondativo di una nuova identità morale comunitaria. Attraverso questi odonimi si ridisegnava
una sorta di mappa della città ideale e si prefigurava una rinnovata memoria culturale
pubblica.
Tra la fine del ‘44 e la primavera del ‘46 la ri-denominazione di vie e piazze avvenne nel
32 Legge 23 giugno 1927, n. 1188 Toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei.
(G. U. 18 luglio n. 164) 1. Nessuna denominazione può essere attribuita a nuove strade e piazze pubbliche senza la autorizzazione del Prefetto, udito il parere della Deputazione di storia patria, o, dove questa manchi, della Società storica del luogo o della regione. 2. Nessuna strada o piazza pubblica può essere denominata a persona che non siano decedute da almeno dieci anni. 3. Nessun monumento, lapide o altro ricordo permanente può essere dedicato in luogo pubblico od aperto al pubblico, a persone che non siano decedute da almeno dieci anni. Rispetto al luogo dove sentirsi il parere della Commissione provinciale per la conservazione dei monumenti. 4. Tali disposizioni non si applicano ai monumenti, lapidi o ricordi situati nei cimiteri, né a quelli dedicati nelle chiese a dignitari ecclesiastici od a benefattori. 5. Le disposizioni degli art. 2 e 3, primo comma, non si applicano a caduti di guerra o per la causa nazionale. 6. È inoltre in facoltà del Ministero per l’Interno di consentire la deroga alle suindicate disposizioni in casi eccezionali, quando si tratti di persone che abbiano benemeritato della nazione. In http: //servizidemografici. interno. it/sites/default/files/RD%201188_1. pdf
33 Politico italiano. Fu Ministro dell'Alimentazione nel Governo Parri (1945) e Ministro della Pubblica Istruzione nel primo Governo De Gasperi (1945-1946), nelle file del Partito Democratico del Lavoro.
34 Dradi Maraldi, Storia di Cesena, La Cultura, Bruno Chigi Editore, Rimini, 2004,pp.83-84. 35 Comunicazione del Sindaco di Cesena Sigfrido Sozzi, 1944.
29
segno delle diverse componenti ideali dell'antifascismo.
Vie, Piazze e Monumenti restituivano al centro cittadino un diverso volto in cui la
rappresentazione dell'idea della Resistenza come “Secondo Risorgimento” trovava un proprio
riscontro materiale.
Se guardiamo alle città dell'Italia Centro-Meridionali dove la Resistenza fu un fenomeno
meno corale ed ebbe una diversa capacità di influenzare i caratteri della cultura civica
cittadina, più rimarchevole fu la contaminazione fra odonimi pre-esistenti al regime fascista e
nuovi nomi legati alla memoria antifascista. Fu anche a causa della rivendicazione di distinte
competenze tra le varie istituzioni e delle diverse interpretazioni su ciò che fosse da
considerare “vecchio” o “nuovo” che sorsero numerosi contenziosi senza che però le autorità
preposte potessero contrastare le delibere municipali una volta divenute esecutive.
Quale è il processo con cui avveniva la ri-denominazione di Vie e Piazze?
Nell'Italia liberale furono gli intellettuali e le società culturali a orientare il volto della città;
nell'Italia del Regime non ci si poté sottrarre alla fascistizzazione degli spazi pubblici secondo
un modello accentratore e burocratizzato. Nell'Italia dell'immediato dopoguerra i mutamenti
derivarono dal concorso dei partiti politici e delle forme associative a essi legati.
La sostituzione dei toponimi rinvia a una tendenza presente in tutti i momenti di transizione
da un assetto politico ad un altro.
Ad esempio a Montevarchi, in provincia di Arezzo: 36
Età liberale Fascismo Repubblica
Piazza Dante D'Annunzio Matteotti
Piazza Della stazione Duca d'Aosta Della stazione
Piazza Umberto I E. Muti Diciotto Luglio
Via Fiorentina Italo Balbo Fiorentina
Dove al nuovo spirito antifascista si univa il senso della ripresa della tradizione civica.
Si veda anche l'esempio di Torino dove si sostituirono i nomi fascisti con nomi della
Resistenza locale e piemontese e simboli dell'antifascismo nazionale. 36 Archivio Comunale di Montevarchi, Atti della Giunta municipale, 1946, fasc. Toponomastica,
sottofasc.2-5.
30
2.6 Nuovo riassetto del territorio repubblicano reso
difficoltoso dalla tradizione monarchica
Appare molto complessa la questione della soppressione dei nomi legati a Casa Savoia dopo
la nascita della Repubblica; già nel Luglio del 1945, essendo in vigore la tregua istituzionale,
il Ministro della Pubblica Istruzione Ruiz aveva rinviato la disciplina della materia in attesa di
indicazioni. Nelle aree già liberate le Giunte Municipali per marcare una discontinuità con il
passato e con la monarchia si erano affrettate a cambiare la topografia, ma erano state fermate
dalle Autorità. Anche dopo il 2 Giugno 1946 mancava una direttiva generale sulla
toponomastica dalla Presidenza del Consiglio, ma la rimozione di nomi monarchici diventa
più diffusa, più capillare in alcune aree centro-settentrionali, con più tolleranza, invece, in
quelle meridionali. Sebbene l'indagine vada allargata e meglio definita si può dire che la
soppressione di nomi sabaudi e monarchici avvenne con intestazioni di diverse connotazione.
In alcune realtà la correlazione tra vecchia e nuova intestazione repubblicana era esplicita(ad
esempio a Todi Piazza Umberto I diventa Piazza della Repubblica37); 38in altre realtà(ad
esempio a San Piero Patti in provincia di Messina) si uniscono omaggi a Mazzini, Garibaldi e
altri personaggi risorgimentali.
La rivisitazione di nomi sabaudi e monarchici non avveniva solo sulla base politico-
ideologica, ma anche su fattori storico-culturali, nazionali e locali. Ad Arezzo Piazza
Umberto I che diventa Piazza San Francesco e Piazza Principe Amedeo diventa Piazza della
Badia, dove prevalsero priorità di natura locale legate ad una radicata tradizione civica.
37 L'ultima modifica toponomastica della Piazza avvenne all'indomani del referendum istituzionale del 1946, quando acquisì l'attuale nome di Piazza della Repubblica. Il nome di Piazza Emanuele Filiberto fu quindi attribuita ad una piazzetta adiacente, in zona Quadrilatero Romano, precedentemente chiamata Largo Ignazio Giulio, prima ancora Via delle Ghiacciaie e prima ancora via del Baluardo settentrionale. 38 Archivio di Stato, Dir.Gen.AA.BB.AA, div.II,1945\1955,b.13,fasc Perugia. Lettera del
Soprintendente ai Monumenti e alle Gallerie dell’Umbria al Ministro della PI.
31
Cartolina di Piazza Umberto I ad Arezzo, poi Piazza San Francesco Attraverso contenziosi tra le istituzioni municipali e gli organismi burocratici di controllo la
tendenza alla “repubblicanizzazione” dei nomi risalenti alla tradizione sabauda era comunque
proseguita. Le limitazioni si fecero più stringenti il 4 Febbraio 1947 sotto il Governo De
Gasperi quando il Ministro della Pubblica Istruzione Gonnella chiese la sospensione di ogni
autorizzazione a sostituire toponimi riferiti alla famiglia Savoia in attesa di disposizioni della
Presidenza del Consiglio dei Ministri.39 Il mancato intervento normativo da parte delle
istituzioni centrali lasciò il campo alle più disparate avvenenze: ci furono contrasti per
esempio nella sostituzione del nome Duca d'Aosta che sollecitava sentimenti patriottici anche
di ex combattenti di tradizione mazziniana e garibaldina. A Firenze si decretò la soppressione
della quasi totalità dei nomi sabaudi fuori dalla cerchia delle mura cittadine senza che il
prefetto intervenisse, diversa situazione nelle aree centro-meridionali nei comuni filo-
monarchici dove ancora oggi troviamo intitolazioni a Umberto I e a Vittorio Emanuele III.
La politica del “fatto compiuto” seguita a Firenze e in altri comuni centro-settentrionali
avrebbe disegnato il volto di tante città con una immagine antifascista e repubblicana.
39 Lettera circolare del Ministro della Pubblica Istruzione, n.7, 4 Febbraio 1947
32
2.7 Istituzionalizzazione della toponomastica e
dell'odonomastica urbane
La sostituzione dei toponimi fascisti e sabaudi fu solo la punta del processo di rivisitazione della
memoria culturale pubblica che si rappresentava nel volto della città. Era uno dei modi per fare i
conti con il passato, a volte tanto ingombrante, che si preferiva occultarlo invece che ripensarlo in
termini critici.
L'eccezionalità del momento e la nascita di costruire un unito fondativo repubblicano spinsero la
visitazione della memoria storica fino alla grande guerra e al Risorgimento. Nelle mire iconoclaste
dei simboli del passato figurano: Crispi, Cavour, Diaz, Piave, Vittorio Veneto, Fiume. E' la riprova
di come , alla fine degli anni Quaranta, mentre si definivano le fondamenta repubblicane e i
rapporti di forza tra i partiti, le questioni toponomastiche tornassero ad avere uno specifico
significato storico-culturale.
Con la ricostruzione le denominazioni di vie e piazze cominciarono a essere il frutto di un iter
istruttorio concertato. Con la ricostruzione economica cambiava il volto della città con nuove
strade e quartieri, emerse quindi la necessità non solo di mettere fine alle soppressioni e nuove
dimensioni, dopo il ricordo dei partigiani e degli antifascisti, si poteva attingere nomi al di fuori del
campo politico-ideologico con nomi di cittadini che hanno illustrato la Patria in ogni campo. Negli
anni seguenti il repertorio si allarga con denominazioni “neutre” e nuove aree tematiche: letterarie,
musicali, scientifiche, geografiche, naturalistiche. Intanto altri provvedimenti di carattere nazionale
avrebbero impresso una spinta alla messa a punto della toponomastica urbana. Fin dal 1946 il
Governo aveva ricostruito la Commissione per la Revisione Toponomastica della carta d'Italia
presso l'Istituto Geografico di Firenze con Legge istitutiva del 194940. Nel 1940 la circolare
numero 93\80 dell'ISTAT concernente le “istruzioni per l'ordinamento iconografico” richiese ai
comuni la revisione e l'aggiornamento della numerazione civica e dell'odonomastica pubblica. Ciò
sarebbe stato seguito nel 1954, dall'entrata in vigore di una legge sul riordino dell'anagrafe civile e
sul compito dei comuni di un riassetto della toponomastica. Verso la metà degli anni Cinquanta si
può dire compiuto il processo avviato nel 1943 con la fine del fascismo. 41
40 La legge 8 giugno 1949, n. 605, che riguardava la composizione della Commissione permanente incaricata di dirigere il lavoro di revisione toponomastica della Carta d'Italia veniva approvata, dopo un dibattito articolato, specialmente nella commissione difesa del Senato. Il testo della Legge prevedeva l'istituzione di una Commissione permanente incaricata di dirigere il lavoro per la revisione toponomastica della Carta d'Italia 41 Ridolfi Maurizio, Storia politica dell’Italia repubblicana, Mondadori Bruno, 2010,pp.25-
49.
33
34
Capitolo 3: Il caso del “Viva Maria”
3.1 Introduzione e cenni storici
Per poter parlare dei moti del Viva Maria occorre partire da quanto avvenne, secondo la tradizione
cattolica e popolare, il 15 febbraio 1796. Alcuni contadini aretini videro, infatti, diventare
luminoso il volto annerito di un'immagine di terracotta raffigurante la Madonna di Provenzano
nella cantina di un ospizio camaldolese presso Porta S. Clemente, mentre la città era sconvolta da
violente scosse di terremoto. Da subito il Vescovo Marcacci concluse che in quel frangente era
avvenuto un vero e proprio miracolo.
Il suddetto miracolo è solo il primo di una serie di episodi analoghi verificatesi in gran parte del
territorio del Granducato di Toscana; questi eventi non fanno altro che rafforzare la devozione
verso Maria, già forte in Toscana e in Umbria.
Sempre nel 1796 l’esercito francese, guidato da un giovane Napoleone Bonaparte, intraprese una
campagna militare per la conquista dell’Italia e nel 1799 furono aperte le ostilità e l’invasione del
Granducato di Toscana, sino a quel momento escluso dall’occupazione francese. Il sei aprile di
quello stesso anno i francesi entrarono nella città di Arezzo e issarono l’albero della libertà
(simbolo della Rivoluzione Francese) nella piazza principale della città: Piazza Grande.
Ad Arezzo l’esercito francese era guidato dal Generale Lavergne che aveva sotto il suo comando
uno scarso presidio incapace di reprimere un'insurrezione. Uno strano fermento regna nelle
campagne, le popolazioni rurali sono già pronte a precipitarsi in città. I municipalisti aretini,
nominati dal nuovo governo francese, erano invisi alla popolazione, la guardia nazionale era male
armata, la maggioranza dei credenti era urtata dall'audacia dei pochi giacobini presenti.
La notizia falsa che gli austriaci erano entrati in Firenze, l'aspettativa di tristi avvenimenti
nell'animo di tutti: questo era il clima in città alla vigilia del 6 Maggio 1799. Le strade principali
della città sono assiepate di contadini che osservano le milizie della guardia nazionale; quando
appare una carrozza vuota all'interno, a cassetta sedeva un vecchio che guidava e una vecchia che
sventolava una bandiera austriaca. La carrozza è trascinata da cavalli e attraversa le strade e le
piazze più popolate della città, proseguì fin verso la metà delle Logge, i vecchi discesero e non si
seppe più nulla di loro. Si sparse subito la voce che la vecchia fosse Maria Santissima e il vecchio
San Donato. In realtà la coppia veniva dalla fattoria di Frassineto dove il partito reazionario aveva
stabilito il quartier generale ed era corsa ad Arezzo per farvi scoppiare la rivoluzione. La notizia
35
dei due vecchi, si propaga, si attizza il fanatismo, i contadini presero le armi e si resero padroni
della città, le campane cominciano a suonare a martello, il furore del popolo raddoppia, nuovi
contadini accorrono dalle vicine campagne. Tutti gridano “Viva Maria, l'Austria , l'Imperatore,
Morte ai giacobini!” , bruciano l'albero della libertà e dove sorgeva l'altare della patria piantano
una croce. Vi furono morti e feriti da entrambe le parti, i soldati francesi minoritari, si dettero alla
fuga lasciando padroni del campo i contadini capitanati da un certo Dei che, con roncole, forconi e
vanghe si precipitano verso le case dei giacobini. Chi ebbe la disgrazia di cadere nelle mani di
questa turba che in nome di Maria del Conforto sfogava rancori personali e vendette di partito fu
percorso e incarcerato, ci si avventava anche contro persone sconosciute. Il 6 Maggio da Arezzo
scoppiò la scintilla che alimentò l'incendio della Toscana, i papisti celebrano nelle chiese del
Granducato il primo trionfo del Viva Maria.42
Fu, quindi, un’insurrezione che vide una forte unità d’intenti tra contadini, aristocratici e clero,
classi sociali che lottano tra di loro in ogni frangente e che in quest’occasione trovano una
convergenza nel comune sentire anti-francese, anti-illuministico e anti-ebraico.43
Se la prima fase dell’insurrezione era caratterizzata dallo spontaneismo e dal ricorso a guide
popolari, successivamente il gruppo si allea con gli austriaci e individua negli elementi di spicco
del clero e della nobiltà locale le proprie figure di guida. Ed è proprio con questa nuova
organizzazione delle truppe che il suddetto esercito fronteggiò anche i polacchi (alleati con i
francesi) nelle zone a sud della città di Arezzo riportando anche in questo caso un importante
successo sul campo.
L’esercito, che prese il nome di Armata Aretina, iniziò ad attaccare i francesi presenti su tutto il
territorio del Granducato di Toscana e corre l’obbligo di ricordare che in molte cittadine toscane
(in particolar modo a Monte San Savino e a Siena) tali attacchi portavano con sé anche episodi di
antisemitismo ( maltrattamenti , uccisioni e perquisizioni nei confronti degli ebrei). 44
Il 4 luglio 1799 i francesi lasciarono Firenze, assediata dall’esercito aretino, e tra il 15 e il 17 luglio
fu liberata anche Livorno; il 5 settembre fu sciolta l’Armata Aretina completando così la
liberazione di tutto il Granducato. Per riconoscere l’impegno degli aretini nella “lotta di
liberazione” contro gli invasori francesi, il Granduca di Toscana, il 10 febbraio 1800, nominò
Arezzo nuova provincia.
42 E. A. Brigidi - Giacobini e realisti; o, Il Viva Maria; storia del 1799 in Toscana con documenti
inediti 43 Marco Caneschi - http:
//www.eosarte.it/2007/ARTICOLI%202007/art%20guerisoli%20vaccari/art%20caneschi%20viva%20maria/viva%20maria%20pag%201.htm
44 Roberto Salvadori- Bibliografia aretina 1790-1815 e Rassegna Bibliografica del Viva Maria
36
3.2 La scelta dell’Amministrazione comunale ( 1999-2006)
e il dibattito cittadino
Nel 1999 si tennero le elezioni amministrative in varie città d’Italia tra le quali anche la città
di Arezzo; furono elezioni storiche per la città toscana perché, dopo oltre cinquant’anni di
governi targati PSI\PCI prima e DS\Popolari poi, la città passò nelle mani della coalizione di
centro-destra guidata dall’Ing. Luigi Lucherini. Quest’ultimo non era un politico di
professione, ma bensì un professionista liberale che decise di scendere in campo sostenendo il
partito di Silvio Berlusconi.
Dopo poco meno di un anno dal suo insediamento la Giunta Lucherini approvò una delibera45
con la quale concedeva il patrocinio e la collaborazione organizzativa a un convegno dal
titolo: “A duecento anni dalla liberazione della Toscana. Digitus Dei Hic Est!: Il Viva Maria
di Arezzo (1799-1800). Aspetti religiosi, militari e politici; organizzato dall'Istituto per la
Storia delle Insorgenze e dall’ Alleanza Cattolica Nazionale. Si voleva pertanto celebrare e
approfondire, assieme ad illustri docenti universitari e figure del Clero, quanto avvenuto
duecento anni prima: i moti del Viva Maria e il conseguente riconoscimento, da parte del
Granduca Ferdinando III, di Arezzo quale provincia del granducato. 46
Qualche mese dopo il convegno, il 7 settembre, viene inviata al Sindaco del Comune di
Arezzo una lettera a firma dell’allora Vescovo delle diocesi aretina, Gualtiero Bassetti;
l’occasione è il duecentesimo anniversario dell’istituzione delle provincia di Arezzo concessa
da Ferdinando III “.. in seguito alla vittoriosa insurrezione del Viva Maria contro gli invasori
francesi”. La lettera prosegue definendo il Viva Maria un’azione di popolo a difesa della “
propria identità civile e religiosa che non può essere ulteriormente passata sotto silenzio”. Per
valorizzare, quindi, questa identità occorreva, conclude il Vescovo, intitolare una piazza al
moto del Viva Maria; viene pure individuata la localizzazione ovvero “ lo slargo tra Via dei
Pileati e Via dell’Orto, uno dei pochi angoli del centro storico rimasti innominati”. Ci vorrà
un anno, prima che il Sindaco e la Giunta del comune di Arezzo rispondano, positivamente,
alla richiesta del Vescovo; il 10 settembre 2001 la Giunta delibera infatti di intitolare “ l’area
di circolazione ricompresa tra il tratto terminale di via dei Pileati, Via dell’Orto e il muro
sottostante il viale Bruno Buozzi” Piazzetta del Viva Maria- insurrezione popolare
1799\1800.47 Nella delibera stessa si fa riferimento proprio alle motivazioni espresse nella
45 Giunta Comunale n° 419, adunanza del 2 maggio 2000 46 Atti del Convegno, Arezzo, 3 giugno 2000 / a cura di Oscar Sanguinetti 47 Giunta Comunale n° 683, adunanza del 10 settembre 2001
37
lettera di Bassetti e, insolitamente, non si richiede un parere alla competente Commissione
Toponomastica, parere comunque non vincolante.
A questo punto la discussione sull’intitolazione della piazzetta si sposta nell’ aula del
Consiglio Comunale aretino dove, i Consiglieri di Rifondazione Comunista Alfio Nicotra e
Roberto Marzocchi, presentano una Mozione che chiede al Sindaco e alla Giunta di
modificare la delibera 683\2001 intitolando la piazza “ ai martiri israeliti del Viva Maria”. 48
La discussione in aula risulta essere molto accesa toccando in alcuni momenti vere e proprie
disamine storiografiche rispetto all’avvenimento in questione; i proponenti chiedono la
modifica della delibera perché “ i fatti del Viva Maria portarono a veri pogrom antisemiti con
l’assassinio brutale di tredici ebrei nella città di Siena e alla cancellazione della intera
comunità israelitica presente nella città di Monte San Savino; ogni riabilitazione
dell’antisemitismo è contrario ai principi dello statuto del Comune di Arezzo (…) e quindi si
richiede di intitolare la piazzetta, attualmente intitolata ai moti del Viva Maria, in piazzetta
dei Martiri israeliti del Viva Maria”. Ai proponenti rispondono gli stessi colleghi della
minoranza ( Partito dei Democratici di Sinistra e Margherita) dicendosi disponibili a votare la
mozione stessa ma “ chiedendo ai consiglieri di Rifondazione Comunista di non contrapporre
alla scelta sbagliata del Sindaco Lucherini un’altra scelta altrettanto sbagliata ( quella di
dedicare la piazza ai martiri israeliti), occorre revocare la delibera della giunta e far tornare
al dibattito culturale i vari giudizi perché la comunità aretina si senta rappresentata da una
sua esigenza di autonomia che giustamente in parte ha rappresentato sicuramente il moto del
Viva Maria, ma anche di coloro che ritengono quei moti siano stati all’insegna di un sangue
che non andava versato e contro un atteggiamento politico diverso di chi non era d’accordo
con la cultura dell’allora chiesa cattolica.” 49
Durante il dibattito in aula interviene anche il Sindaco Lucherini che difendendo la sua scelta
afferma: “ Se torniamo indietro a questo piccolo episodio del Viva Maria, io credo si da
stigmatizzare l’evento in cui nasce questo episodio, non i risvolti successivi, negativi sotto
tutti i punti di vista. Il Viva Maria nasce per liberarsi dall’oppressore; liberarsi da un
esercito che aveva occupato tutti i nostri territori e che comandava in maniera durissima.”
Il consigliere di Rifondazione Comunista accoglie, quindi, la proposta dei colleghi della
minoranza consiliare e modifica la mozione nel senso chiesto precedentemente dagli 48 Mozione di Nicotra e Marzocchi inerente la modifica dell’intitolazione di piazzetta del Viva
Maria, prot. CC n. 250 adunanza del 19 luglio 2002 49 Mozione di Nicotra e Marzocchi inerente la modifica dell’intitolazione di piazzetta del Viva
Maria, prot. CC n. 250 adunanza del 19 luglio 2002
38
esponenti dei Ds e della Margherita; fu poi messa ai voti dell’aula risultando respinta per 13
voti a 9 e 1 astenuto.
Ma la battaglia contro la targa non si ferma nelle sedi istituzionali; qualche anno dopo, nel
2005, l’allora settimanale “ Arezzo” avvia un vero e proprio forum cartaceo all’interno del
quale intellettuali, uomini di Chiesa, politici si confrontano per mesi sulla reale portata dei
moti del Viva Maria e sull’opportunità o meno che il Comune di Arezzo intitoli una piazza a
tale evento. Anche “ la Repubblica”, “ Il Riformista”, “ Il Secolo XIV” hanno ospitato
articolo autorevoli contro il movimento del Viva Maria e durante la trasmissione “ Gr
Parlamento”, dal titolo “ Storia e Geografia dell’antisemitismo” il giornalista aretino e
studioso del mondo ebraico Marco Caneschi lancia la sua “ crociata” contro la targa
appellandosi al candidato del centro- sinistra Giuseppe Fanfani ( siamo ormai arrivati alle
elezioni amministrative, convocate prima della scadenza naturale in seguito a uno scandalo
giudiziario che ha investito la maggioranza di centro-destra) affinchè modifichi quanto prima
la succitata delibera 683\2001.
39
3.3 La vittoria del centro-sinistra e il cambio
dell’intitolazione
Nel 2006, in seguito allo scioglimento anticipato del Consiglio Comunale di Arezzo, vengono
indette le elezioni amministrative; il candidato di area cattolica del centro-sinistra, Giuseppe
Fanfani, vince con più del 60 per cento dei consensi.
Già durante la campagna elettorale il candidato Fanfani aveva ricevuto numerosi appelli a
esprimersi in merito alla “ questione Viva Maria” e a impegnarsi, qualora eletto, per
modificare l’intitolazione della piazzetta; partecipando, tra l’altro, a un’iniziativa di
campagna elettorale, di fronte a un gruppo di professori ed esponenti della cultura, il Fanfani
si espresse chiaramente: rimozione della targa e dedica della piazzetta a Francesco Petrarca,
dato che nella piazzetta stessa insiste la casa natale del poeta. Un impegno preciso in vista
della, probabile, elezione a Sindaco della città di Arezzo. La questione rimane comunque
all’ordine del giorno sia della campagna elettorale aretina che del dibattito politico-culturale
nazionale; il lunedì antecedente le elezioni amministrative, Mario Pirani scrive un articolo su
“La Repubblica” che non lascia spazio a equivoci:
Domenica prossima, assieme a molte altre città, anche Arezzo rinnoverà il Consiglio
comunale. L' amministrazione, attualmente sotto commissario, era in Toscana una delle
poche di centro destra (Forza Italia, An e Udc), vincente nel 1999 e nel 2004, dopo un
cinquantennio dominato dalle sinistre. Il motivo per cui ne parlo è apparentemente minore
ma di grande valore simbolico. Poco dopo il suo insediamento la giunta di centrodestra,
malgrado l' opposizione dei laici, si affrettò, su richiesta del vescovo, a intitolare la piazzetta
prospiciente la Casa di Petrarca, in pieno centro, alla «insurrezione popolare dei Viva
Maria». I partiti di centrosinistra si rassegnarono. Solo Rifondazione comunista presentò un
odg per la rimozione della targa, rimasto senza seguito. Un piccolo gruppo di storici e di
intellettuali laici, sostenuti da un coraggioso giornalista, Marco Caneschi, dalle colonne del
settimanale Arezzo, seguitò a documentare l' infamia dell' iniziativa e a riportare i messaggi
indignati delle comunità ebraiche in Italia e all' estero. Nell' attuale campagna elettorale è
stata la Rosa nel Pugno a riportare sul piano politico la questione mentre il resto del centro
sinistra svicola per timore che la Margherita e il capolista, nipote di Amintore Fanfani,
patisca qualche reazione della Curia. Ricordo di che si tratta anche per chi non ha letto o ha
dimenticato un articolo del 1999 in cui ne parlai su queste colonne, ancor prima che
divampasse la polemica aretina. Ero stato sollecitato dalla rivalutazione che Il Foglio aveva
40
fatto, anticipando la sua più recente svolta cattolico-ortodossa, del movimento delle
Insorgenze, come vengono battezzati i moti sanfedisti del 1796-1799. Le «armate della santa
fede», così venivano denominate, organizzate dal cardinale Ruffo di Calabria, agirono a
Napoli e nel Mezzogiorno, ma anche nel Granducato di Toscana, nello Stato pontificio e
altrove. Ovunque, in concomitanza con il ritorno dei sovrani assoluti sostenuti dalle armate
austro-russe, dopo il primo ritiro di Napoleone dall' Italia, si abbandonarono a sanguinosi
massacri dei giacobini italiani che avevano dato vita alle effimere repubbliche locali e a
municipalità provvisorie, degli esponenti simpatizzanti del ceto medio emergente e dei pochi
aristocratici che avevano abbracciato la Carta dei Diritti dell' Uomo. Ma soprattutto l' odio
veniva indirizzato contro gli ebrei che gli eserciti della Rivoluzione francese avevano appena
liberato dai ghetti dove erano rinchiusi. Veri e propri pogrom vennero effettuati non nel Sud,
dove non vi erano ebrei, almeno palesi, ma in Toscana, nelle Marche (Senigaglia fu teatro di
un massacro), mentre a Roma il ghetto appena aperto venne assaltato. Ora, è pur vero che le
Insorgenze, animate e guidate dal rancore nobiliar-clericale, riuscirono a far presa sulla
disperazione atavica di masse contadine poverissime, rese ancor più insofferenti dalle tasse
introdotte da francesi e giacobini, ma far passar tutto questo, come abbiamo letto, per un
eroico moto di popolo di «uomini e donne di ogni ceto sociale che eroicamente impugnarono
falci e forconi in nome della propria identità, della religione cattolica e dei legittimi sovrani»,
è qualcosa che solo qualche prete forcaiolo dell' 800, spogliato dei benefici ecclesiastici o
qualche legittimista nostalgico dei sovrani assoluti, avrebbe potuto scrivere. Soprattutto non
è dato ignorare gli aspetti tragici che assunse in quel frangente l' odio antiebraico di marca
cristiana, ispirando, appunto, nel caso in questione, le bande aretine dei "Viva Maria".
Queste, dapprima scacciarono violentemente gli ebrei da Monte San Savino, quindi, saputo
che alcuni si erano rifugiati presso i correligionari di Siena, si precipitarono in quella città.
Era la notte dello shabbat. Guidati da un prete, tal Romanelli, devastarono la sinagoga
uccidendo tre ebrei che vi si erano rifugiati, altri vennero pugnalati nella strade. Sulle
gradinate della chiesa di S. Martino ne fu assassinato un altro con la moglie incinta, accorsa
al suo fianco. Il culmine dell' orrore venne raggiunto al mattino del sabato 28 giugno 1799,
quando un gruppo di ebrei e un soldato francese ferito vennero bruciati su un falò a piazza
del Campo. sotto lo sguardo del vescovo che assisteva da una finestra. In tutto 14 ebrei
vennero massacrati. Due secoli dopo, in un' altra notte di shabbat, tra il 5 e il 6 novembre
1943 altri 14 ebrei senesi che non erano riusciti a nascondersi vennero deportati senza
ritorno ad Auschwitz. Quella lapide è una offesa intollerabile ai martiri dell' uno e dell' altro
eccidio. Va cancellata senza se e senza ma.50 50 Pirani Mario, La Repubblica, 22 Maggio 2006 in http:
41
All’ articolo di Pirani, il candidato Fanfani risponde, per l’ennesima volta, senza
tentennamenti: appena eletto rimuoverà la targa e modificherà l’intitolazione della piazza.
Dopo le elezioni amministrative, vinte dal candidato del centro-sinistra, il dibattito non
accenna a placarsi e soltanto il 27 marzo 2007 ( quasi un anno dopo) la Giunta Comunale di
Arezzo con la delibera n°233/07 decide di cambiare il nome alla piazzetta Viva Maria,
sostituendola con la denominazione di “ Piazza Madonna del Conforto”. Ma andiamo per
ordine.
Nel settembre del 2006 la Consigliera Comunale dei Democratici di Sinistra Edi Bacci,
responsabile del Centro di Documentazione della Shoah di Villa Oliveto (Civitella in Val di
Chiana, Arezzo), presenta un’interrogazione urgente al Sindaco Fanfani chiedendo
delucidazioni sul perché ancora la Giunta da lui presieduta non abbia deliberato quanto a più
riprese promesso in campagna elettorale: la modifica dell’intitolazione della piazzetta.
All’interrogazione il Sindaco risponde che “non sarebbe politicamente opportuno rinnovare
motivi di divisione, quando invece ritengo compito primario dell’Amministrazione comunale
il diffondere valori di tolleranza, di reciproco rispetto e di interazione tra culture e
confessioni diverse”.
La polemica torna a infuriare sui giornali, sui blog e nelle sedi delle forze politiche della
maggioranza tanto che la Bacci, assieme al suo capogruppo e a quelli di SDI, Verdi e
Rifondazione Comunista, presenta un atto d’indirizzo volto a impegnare la Giunta e il
Consiglio Comunale alla modifica della denominazione della piazzetta.
All’atto d’indirizzo della Bacci e ai numerosi articoli apparsi sui quotidiani nazionali e locali
contro l’intitolazione della piazzetta al Viva Maria risponde Santino Gallorini ( cultore di
archeologia e storia locale, da molti anni interessato specificamente alle vicende del passato
della Valdichiana aretina):
L’atto di Indirizzo che verrà discusso nel Consiglio Comunale di venerdì prossimo, volto a
cambiare nome alla Piazzetta del Viva Maria, non è altro che l’epilogo di una lunga
campagna denigratoria dell’Insorgenza aretina del 1799, che ha visto impegnati alcuni noti
esponenti dell’anticlericalismo aretino e nazionale.
//ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/22/quella-targa-da-togliere-senza-se- senza.html
42
Si è attaccato in tutti i modi il Vescovo di Arezzo, «reo» di aver richiesto – su invito del
Consiglio Presbiteriale – all’Amministrazione Comunale un elemento toponomastico che
ricordasse l’Insorgenza antifrancese, che vide coinvolti i nostri antenati contro la più grande
potenza militare di allora.
Si è polemizzato contro il Sindaco Fanfani, «reo» di non voler riaprire divisioni e polemiche
nonché "epurazioni" toponomastiche, non accogliendo un’interrogazione volta a cancellare
la suddetta Piazzetta.
Si è continuato a sostenere che il Viva Maria fu responsabile di «una successione di violenze
gravi e continuate nei confronti degli ebrei toscani in ogni dove». Ho cercato di dimostrare
con documenti inoppugnabili che il Via Maria non fu aprioristicamente antisemita o
antiebraico, che a Monte San Savino la popolazione locale era da decenni in astio con la
comunità ebraica (almeno dal 1753!); che i dirigenti savinesi del Viva Maria (Veltroni e
Ciari) fecero di tutto, anche a rischio della loro incolumità, per difendere la popolazione
ebraica; che a massacrare gli ebrei a Siena furono popolani senesi e che i comandanti
aretini fermarono le violenze e misero sentinelle al Ghetto. Tutto inutile …
Hanno firmato un appello affinché la Piazzetta aretina continuasse a chiamarsi del Viva
Maria studiosi come: Prof. Franco Cardini, Prof. Massimo Viglione, Prof. Antonio Batinti,
Prof.ssa Andiloro Rosadoni, Prof. Claudio Santori, Prof. Giulio Dante Guerra, Prof. Virgilio
Ilàri, Prof. Rino Cammilleri, Dott. Francesco Maria Agnoli, Prof. Massimo de Leonardis,
Prof. Roberto de Mattei, Prof. Don Antonio Bacci e altri ancora. Il Prof. Jean Pierre
Delumeau, illustre storico francese e Cittadino Onorario di Arezzo, ha inviato una lettera al
nostro Sindaco: «[…] il Viva Maria fu una insurrezione popolare che fa parte dell'eredità
storica aretina, e di una memoria storica e civile aretina che anche noi riteniamo divisa.
Siamo consci di queste divisioni, e sappiamo che al Comune spetta l'intitolazione delle vie e
piazze: chiediamo alla benevolenza del Comune di Arezzo e al suo chiarissimo signor
Sindaco che la piazzetta Viva Maria possa conservare il suo nome».
Appare chiaro come la cosa che dia più fastidio sia quel «Maria» e il fatto che gli insorgenti
gridassero quel nome. Altri nomi sarebbero stati tollerati, quello no.
Si è in continuazione spostato in avanti l’oggetto del contendere. In ultimo ci si è appigliati al
fatto che durante il fascismo, sulla rivista Giovinezza, qualcheduno fece riferimento al Viva
Maria. Come se per il fatto che i fascisti si appropriarono dell’antica Roma, dovessimo
rinnegare il passato romano. Tanto più che nel medesimo giornale fascista scrissero
personaggi divenuti in seguito ferventi antifascisti, come l’ex sindaco Ducci.
Si è preteso, con bell’esempio di totalitarismo, di affibbiare pagelle, stabilendo quali siano i
43
"cristiani" buoni e quelli meno buoni; quali le opinioni accettabili e quelle no, quali i morti
da piangere e quelli che non contano.
Credo che a questo punto occorrano alcune domande:
1 – È cosa logica cambiare la toponomastica cittadina ad ogni cambio di maggioranza
consiliare?
2 – È cosa logica farsi condizionare da personaggi arrivisti e invasi da anticlericalismo?
3 - Per quale motivo a noi elettori non è stata manifestata in campagna elettorale (con un
chiaro programma) la volontà di cambiare il nome alla Piazzetta?
4 – Che cosa dovranno pensare i cattolici del Centro Sinistra in vista del futuro Partito
Democratico, quando è palese che ogni occasione è buona per umiliare la loro appartenenza
e la loro fede?
In ogni caso, che sia chiaro come la rimozione di quella targa sia a tutti gli effetti un sonoro
SCHIAFFO:
al VESCOVO, che fece richiesta di questa intitolazione all’Amministrazione Comunale.
al SINDACO FANFANI che nel novembre scorso rispose ufficialmente all’interrogazione in
merito, che per non rinnovare vecchie divisioni, polemiche e rancori, credeva utile
lasciare la targa al suo posto. Quale sarà da ora in poi la sua autorevolezza agli
occhi della pubblica opinione?
Agli ARETINI DEL 1799-1800, i nostri Padri, che umiliati e violentati per secoli trovarono
l’orgoglio e la forza per ribellarsi all’ennesima invasione. Ne sopportarono le
conseguenze con i più di 100 morti (fra cui bambini e vecchi novantenni!), le
centinaia di feriti e i 2.000 fuoriusciti scampati al saccheggio dell’ottobre 1800.
Evidentemente anche i morti non sono tutti uguali: alcuni sono più uguali …
Ai Cattolici aretini che non possono fare a meno di vedere con quanta virulenza sia stato dato
l’assalto alla innocua Piazzetta, solo perché denominata del "VIVA MARIA". La
prova di tal anticlericalismo ci è stata data dalla confessione fatta dal Prof. Salvadori
(uno dei sostenitori dello spoil system toponomastico) che ha affermato come già nel
1996 aveva fatto di tutto per non far celebrare al Comune di Arezzo il 200°
anniversario della Madonna del Conforto.
Uno schiaffo alla MADONNA DEL CONFORTO, che i nostri antenati, anche a costo della
loro vita, vollero difendere dall’asportazione e distruzione da parte dei francesi,
mentre oggi si vuole nascondere il loro operato.
44
L’imminente spaccatura della maggioranza di centro-sinistra, le pressioni del mondo della
cultura e di parte dei media locali e nazionali portano, infine, il Sindaco Fanfani a scegliere la
rimozione della targa e a individuare nella Madonna del Conforto la figura giusta per
sostituire l’intitolazione della piazzetta antistante la casa del Petrarca.
51
51 Corriere di Arezzo, 01 Febbraio 2007.
45
3.4 Intervista a Marco Caneschi, Giornalista ed esperto di
ebraismo
Secondo lei perché soltanto nel 2000 si inizia a pensare ad una piazza dedicata al Viva Maria?
Perché in duecento anni nessuno, né i fascisti né le forze politiche che si sono succedute nei
successi cinquant’anni, avevano mai sollevato l’esigenza di ricordare quell’avvenimento
storico?
Sicuramente per la prima volta nella storia della città di Arezzo il “profondo” reazionario ha
dei riferimenti politici nell’amministrazione comunale e anche nel Vescovo stesso.
Personalità come Don Antonio Bacci fiutano il momento propizio per avanzare proposte
reazionarie e divisive. Non il Sindaco Lucherini che, probabilmente, ha sottovalutato la
portata storica e culturale di una scelta del genere.
Perché figure come lei contrarie alla scelta della Giunta Lucherini si sono attivate soltanto
dopo che questa fosse assunta?
Occorre una risposta lunga e articolata; la fine della prima repubblica ha determinato, a
mio parere, una vittima chiara e determinata: il pensiero laico. Il pensiero laico non è
l’anticlericalismo, ma è il pensiero critico. Si inizia a vivere con il pensiero unico frutto della
vittoria della finanza sulla politica. C’è stata la fine della capacità di elaborazione della
politica. Quando poi roccaforti del socialismo italiano, passano in mano a maggioranze
politiche di centro-destra, c’è disorientamento tra i cittadini e tra gli intellettuali, vengono a
cadere dei veri e propri punti di riferimento politici e le nuove maggioranze si impegnano a
recuperare acriticamente e asetticamente elementi del passato locale. Prima esisteva almeno
un comune humus culturale nel quale sia gli attori politici e istituzionali che parte dell’elite
intellettuale si riconoscevano. L’urlo adesso, invece, vince sulla riflessione.
Di quale urlo sta parlando nel caso specifico? Pensa ci sia stata una volontà popolare nella
decisione di riconoscere una strada al Viva Maria?
Assolutamente no. Pochissimi ad Arezzo avevano approfondito lo studio di quel fenomeno e
non penso proprio che i fedeli, la gente di Chiesa conoscesse approfonditamente quanto
avvenuto nel 1799. Penso, però, che alcuni elementi del Clero abbiano fortissimamente
voluto questo riconoscimento. Sia chiaro il Clero non dimentica mai nulla. Il Vescovo
Agostino Albergotti fu, infatti, il massimo apologo di quell’avvenimento perché fu proprio con
il Clero e per il Clero che quel movimento nacque e si sviluppò.
46
E la politica cittadina come reagì, secondo lei? Ci fu una divisione netta tra destra e sinistra?
Tutt’altro; quello che mi sorprese di più in quegli anni, fu che anche dentro i Democratici di
Sinistra c’era gente che avallava la scelta del Sindaco Lucherini. Quando si presenta la
scelta come “popolare” ti sembra una cosa che debba assumere necessariamente una
connotazione positiva. Manca, ripeto, una capacità di studio e di analisi da parte della nostra
classe dirigente politica. Intitolare quella piazza al Viva Maria è come se a Zagabria
intitolassero una strada al movimento ustascia!
Un movimento contro-rivoluzionario, quindi?
Ricordiamoci sempre che quell’avvenimento fu stranamente realizzato grazie all’apporto dei
contadini aretini spinti, però, dal Clero e dalla Nobiltà. Insomma ci fu una strana alleanza
tra oppressi e oppressori contro gli ideali di Libertà. Contro gli ideali di Uguaglianza e
Fratellanza che avrebbero minato alle fondamenta il potere delle due classi dominanti a tutto
vantaggio delle classi subalterne, a quel periodo rappresentate nel nostro territorio quasi
esclusivamente dai contadini. Con gli ideali della rivoluzione francese si portava, finalmente,
in italia la mobilità sociale e questa cosa faceva paura, appunto, al Clero e all’Aristocrazia.
E sotto al nome “Viva Maria” fu scritto insurrezione popolare del 1799.. ma quale
insurrezione popolare? Le insurrezioni popolari furono quelle delle cinque giornate di
milano, quelle contro gli austriaci, le rivolte contro i nazi-fascisti. Questo era solo e soltanto
un movimento reazionario contro le libertà.
47
immagine di repertorio: la targa di Piazza Viva Maria presso l’Archivio Comunale di
Arezzo
48
49
Capitolo 4: Il caso “ Ramelli”
4.1 Gli anni di piombo e Sergio Ramelli
Il 13 marzo del 1975, a Milano, venne aggredito in maniera brutale il diciottenne, militante e
dirigente del Fronte della Gioventù, Sergio Ramelli ( morirà poi il 29 aprile dello stesso anno dopo
più di quaranta giorni di agonia in ospedale). Fu uno dei tanti episodi violenti che caratterizzano
quegli anni, gli anni di piombo, gli anni degli scontri ideologici tra estrema destra ed estrema
sinistra, gli anni bui delle stragi delle Brigate Rosse e dei gruppi terroristici neri. Ramelli era un
giovane studente dell’ ITIS “ Ettore Molinari” di Milano; impegnato politicamente nella
federazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, passò gli ultimi anni della sua vita
dedicandosi allo studio e all’attività politica. Ramelli fu costretto a cambiare scuola, spostandosi in
un istituto privato, a causa dei ripetuti attacchi ricevuti dai compagni di scuola perché in più
occasioni il Ramelli si ergeva a difensore dell’ideologia fascista e del suo partito.
A seguito delle indagini vennero individuati i colpevoli dell’omicidio: Marco Costa e Giuseppe
Ferrari Bravo, che avrebbero attaccato il giovane con delle enormi chiavi inglesi. Entrambi furono
condannati a 15 anni e 6 mesi di carcere per aver materialmente effettuato il crimine, ma furono
condannati anche altri esponenti sempre di Avanguardia Operaia, ritenuti complici dell’accaduto.
Giuseppe Ferrari Bravo, uno dei due colpevoli dell’omicidio dichiarò, infatti, durante il processo:
“Aspettammo dieci minuti, e mi parve un'esistenza. Guardavo una vetrina, ma non dicevo nulla.
Ricordo il ragazzo che arriva e parcheggia il motorino. Marco mi dice: "Eccolo", oppure mi dà
solo una gomitata. Ricordo le grida. Ricordo, davanti a me, un uomo sbilanciato. Colpisco una
volta, forse due. Ricordo una donna, a un balcone, che grida: "Basta!". Dura tutto
pochissimo...Avevo la chiave inglese in mano e la nascosi sotto il cappotto. Fu così breve che ebbi
la sensazione di non aver portato a termine il mio compito. Non mi resi affatto conto di ciò che era
accaduto.”52
La storia di Sergio Ramelli è la storia di un militante politico dell’estrema destra italiana
assassinato da militanti dell’estrema sinistra; fatti come questo sono all’ordine del giorno in quel
periodo. Il periodo della Guerra Fredda e della strategia della tensione, quando numerosi attori,
politici ed economici, avevano tutto l’interesse affinché l’Italia restasse un paese “moderato” dove
gli opposti estremismi prestavano il fianco ad atti terroristici e violenti; atti che sconvolgevano
l’opinione pubblica italiana e allontanavano consenso tanto dal PCI quanto dal MSI. 52 Luca Telese, Cuori neri, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 2006, pag. 297
50
4.2 Il caso nazionale e quello locale
Sono passati più di quarant’anni dal giorno della morte di Sergio Ramelli, il 29 aprile 1975 ,
ma il nome di Sergio è ancora vivo, e non solo per i suoi familiari, ma anche per i suoi amici e
per tutti gli eredi del Movimento Sociale Italiano. E’ impossibile, in questa sede, elencare le
iniziative che negli anni hanno commemorato la sua figura: migliaia di manifesti e volantini e
poi concerti, dibattiti, manifestazioni pubbliche. Numerosi circoli e associazioni politiche in
tutta Italia portano ancora il suo nome.
Ma il suo nome è presente anche sui cartelli stradali di alcune città italiane. La prima fu
Verona, il 23 aprile 1988, quando l’allora capogruppo in Comune per l’MSI, Nicola Pasetto,
fu il primo a battersi perché la proposta andasse avanti, prima nella commissione
toponomastica del Comune stesso, poi in Consiglio Comunale, dove la delibera fu votata
all’unanimità con la sola astensione dei consiglieri del PCI.
Fu Pasetto a redigere la formula che è stata poi sempre utilizzata in tutte le altre richieste di
intitolazione che hanno interessato circa trenta città italiane:
“In nome di una pacificazione nazionale
che accomuni in un’unica pietà
i morti di un periodo oscuro della nostra storia
e come monito alle generazioni future
affinché simili fatti non debbano più accadere”.53
Dopo il Comune di Verona, infatti, numerosi altri comuni d’Italia, su proposta di Consiglieri
Comunali del MSI prima e di Alleanza Nazionale poi, riconobbero una strada, una piazza o
uno slargo al diciottenne ucciso nel 1975. Questo perché, come dicevamo all’inizio del
paragrafo, la memoria di Ramelli è stata negli anni mantenuta viva, in primis dalla famiglia
del ragazzo che, assieme a un gruppo di militanti politici della destra italiana, nel 1997
pubblicarono un libro che esaltava la storia del diciottenne e le sue idee politiche.
Tra le città italiane che decisero di intitolare una strada al Ramelli ci fu anche Arezzo dove,
come detto in precedenza, dal 1999 fino al 2006 governava una coalizione di centro-destra
con la forza politica erede del MSI tra i partiti di punta della maggioranza stessa. Fu infatti il 53 http: //www.sergioramelli.it
51
Consigliere Comunale di Alleanza Nazionale, Alessandro Palloni, a presentare nel gennaio
del 2002 un atto di indirizzo con il quale si chiedeva all’allora Sindaco Lucherini e alla sua
Giunta di attivare la commissione toponomastica per l’intitolazione di una via o di una piazza
cittadina al nome di Sergio Ramelli.
Tra le considerazioni che il Consigliere Palloni portò a sostegno del suo atto d’indirizzo e
della sua richiesta di riconoscere una strada al Ramelli c’era anche la tesi secondo la quale il
ragazzo rappresenta il “ simbolo di una strategia della tensione che è riuscita a trovare negli
opposti estremismi l’alibi alla sua incapacità di dare risposte ai problemi sociali ed
economici della Nazione, che ha trovato nelle giovani generazioni di destra o di sinistra,
l’una contro l’altra armata, i morti e l’odio che cercava per continuare a sopravvivere” e
ancora “il simbolo che deve essere un monito, affinchè, quegli anni di piombo, possano essere
ricordati, consegnati alla storia e mai più riproposti”. 54
Durante la presentazione dell’atto d’indirizzo in Consiglio Comunale nessun consigliere, ad
eccezione del rappresentante del Partito della Rifondazione Comunista, intervenne;
quest’ultimo si dichiarò contrario all’intitolazione di una strada a Ramelli perché “ se si
continua in questo modo, tu dedichi la strada a Ramelli, io voglio la strada a Giorgiana
Masi, un altro vuole la piazza per le Torri Gemelle..”. Insomma il Consigliere Marzocchi (
PRC) con la sua dichiarazione di voto contrario criticava non tanto la scelta di Ramelli quanto
la volontà di riconoscere a una vittima degli anni di piombo una strada perché questo avrebbe
aperto le porte alla volontà politica di ciascun gruppo politico di veder riconosciuta dalla
toponomastica cittadina il “suo” martire o il proprio atto terroristico. La delibera passò in
Consiglio Comunale con i voti favorevoli di (quasi) tutta l’assemblea, ad eccezione, appunto,
del consigliere rifondarolo Marzocchi. Fu poi la Giunta del 21 Luglio dello stesso hanno a
deliberare ufficialmente l’intitolazione di una strada a Sergio Ramelli; una strada in un’area
periferica della città di Arezzo ( in fondo a Via Fiorentina, la vecchi strada che porta verso il
capoluogo di regione).
La scelta della suddetta zona non fu casuale; come si può infatti evincere dal verbale della
Commissione Toponomastica dell’ 8/07/2003, in quei mesi in seguito a nuove urbanizzazioni
sorsero due nuove arie di circolazione una delle quali posta proprio nella parte finale di Via
Fiorentina. La “ scelta periferica” della strada a Ramelli è, quindi, da intendersi come mera
opportunità toponomastica e urbanistica e non, come a molti potrebbe sembrare, dettata da
valutazioni di tipo politico.
54 Atto d’indirizzo n° 49 del 18/01/02, prot. Gen. n° 5591
52
53
Capitolo 5:
Camillo Berneri, un “aretino” dimenticato
5.1 Antefatti storici
Camillo Berneri è stato uno scrittore, filosofo e anarchico italiano, ucciso nel 1937 in Spagna
durante le cosiddette “ giornate di maggio”. Le giornate di maggio furono una serie di eventi
avvenuti a Barcellona tra il 3 e l’8 maggio del 1937 durante le quali due diverse anime del
fronte repubblicano antifascista si affrontarono violentemente; da una parte gli anarchici e i
trotzkisti ( tra i quali Camillo Berneri) e dall’altra i comunisti di stretta osservanza moscovita.
Durante quegli scontri, appunto, Berneri fu ucciso dagli stalinisti, anche se sul suo assassinio
esistono varie e diverse versioni dei fatti. 55
In merito all’assassinio del Berneri intervenne anche l’allora leader socialista Pietro Nenni
che ebbe a dire: “ Se l’anarchico Berneri fosse caduto su una barricata di Barcellona,
combattendo contro il governo popolare, noi non avremmo niente da dire, e nella severità del
suo destino ritroveremmo la severa legge della rivoluzione. Ma Berneri è stato assassinato, e
noi dobbiamo dirlo”. 56
Berneri, nato nel 1897 a Lodi, aveva militato per tanti anni nel Partito Socialista Italiano e
nella Federazione Giovanile Socialista collaborando anche con l’ Avanguardia e facendo parte
del Comitato Centrale della Federazione Giovanile stessa. Durante la sua adolescenza aveva
vissuto qualche anno nella città di Arezzo, frequentando il Liceo Classico della città toscana (
nel 1916), spostandosi spesso tra la città capoluogo, la vicina Cortona e la città di Firenze.
C’era la prima guerra mondiale e Berneri in quegli anni affina i suoi studi di filosofia politica
interessandosi soprattutto di anarchismo libertario e approfondendo le tesi politiche di
Gaetano Salvemini e dell’amico Piero Gobetti. Dopo la parentesi aretina l’intellettuale viene
dapprima chiamato alle armi e poi escluso dall’ Accademia Militare di Modena, inviato al
fronte nel 1918 e successivamente confinato nell’isola di Pianosa in occasione dello sciopero
generale del 1919, al quale aveva partecipato in qualità di organizzatore. Con lo pseudonimo
di Camillo da Lodi aveva, in quegli anni, iniziato la sua copiosa attività pubblicistica
collaborando con varie riviste e giornali di ispirazione anarchica e libertaria, oltre ad essere un
attivista dell’ Unione Anarchica Italiana. Con l’avvento del fascismo dovette espatriare prima 55 Mirella Serri, I profeti disarmati. 1945-1948, la guerra fra le due sinistre, Milano, Corbaccio 2008 56 Pietro Nenni, Nuovo Avanti, Parigi, 28 Giugno 1937
54
in Francia e poi in Spagna, dove si unì ai gruppi libertari che combattevano contro il fascismo
franchista spagnolo.
Il pensiero politico di Berneri si discosta molto dall’anarchismo classico e dogmatico; la
rivoluzione anarchica è un’utopia, mentre è realizzabile una rivoluzione sociale che sia
orientata in senso libertario.
Per Berneri, infatti, non è importante la radicalità della trasformazione, ma la direzione
assunta dalla “marcia rivoluzionaria” . L’intellettuale di Lodi è attento, quindi, alla
costruzione di una strada possibilista e realizzabile del percorso anarchico, più che agli
obiettivi specifici ( che dovranno essere definiti contesto per contesto) a lui preme individuare
una metodologia chiara e condivisa.57 L’anarchismo non deve essere tagliato fuori dal gioco
politico a causa del suo estremismo ideologico, ma deve trovare pieno spazio nella
discussione e nella proposta politica di quegli anni.
57 Berti Gian Pietro, Un' idea esagerata di libertà. Introduzione al pensiero anarchico, Milano Eleuthera 2015
55
5.2 La nascita del “ Comitato Camillo Berneri” e la
conseguente intitolazione di una scalinata nel centro di
Arezzo. In occasione del settantesimo anniversario della morte di Camillo Berneri, viene organizzato
ad Arezzo un convegno dal titolo “Camillo Berneri. Un libertario in Europa, fra totalitarismi e
democrazia: 5 maggio 1937 /2007”. L’iniziativa è promossa dall’ Archivio famiglia Berneri -
Aurelio Chessa di Reggio Emilia in collaborazione con l’Amministrazione provinciale di
Arezzo
Il convegno, ha fornito un contributo specialistico e innovativo alla già importante
storiografia dedicata all’intellettuale e al suo pensiero; un incontro, quindi, a carattere
prettamente scientifico.
Tra gli altri sono state presentate le relazioni di Giampietro Berti (Università di Padova):
"L'anarchismo italiano e internazionale fra le due guerre"; Giorgio Sacchetti (Università di
Trieste): "Un intellettuale fra Arezzo, Firenze e Cortona"; Stefano d’Errico (Associazione
culturale L’AltrascuolA-Unicobas): “Anarchismo e politica: il ‘caso’ Berneri”; Francisco
Madrid Santos (Ateneo Libertario Al Margen - Valencia): “Evoluzione e interpretazioni del
pensiero berneriano”; Enrico Acciai (Università della Tuscia): “Berneri e Rosselli in Spagna.
L’esperienza della Sezione italiana della Colonna Ascaso”; Claudio Venza (Università di
Trieste): "Barcellona, maggio 1937. Il nodo storico e politico". In quella pomeridiana invece
quelle di Carlo De Maria (Università di Bologna): "Giovanna Berneri e la memoria di
Camillo”; Pietro Adamo (Università di Torino): "Camillo Berneri tra militanza politica e
riflessione intellettuale"; Marco Palla (Università di Firenze): “Camillo Berneri e l'analisi del
fascismo italiano"; Gianni Carrozza (BDIC-Nanterre): “En Russie bolchéviste: l’analisi di
Berneri sull’Unione Sovietica tra gli anni ’20 e 30”; Fiamma Chessa (ABC - Reggio Emilia):
“Le nuove carte dell’Archivio famiglia Berneri A. Chessa a Reggio Emilia”. 58
Fu proprio su spinta di uno dei relatori del convegno che l’evento stesso fu organizzato:
Giorgio Sacchetti, aretino, anarchico e docente dell’Università degli Studi di Padova. Il
Sacchetti, profondo conoscitore delle teorie anarchiche e della storia dell’anarchismo
nazionale e internazionale, decise nei mesi successivi al convegno di farsi promotore di un
comitato in ricordo e in onore dell’intellettuale ucciso in Spagna nel 1937. Al comitato
aderirono intellettuali, politici, semplici cittadini e associazioni culturali aretine tutti uniti nel
58 G. BERTI, G. SACCHETTI (a cura di), Un libertario in Europa. Camillo Berneri: fra totalitarismi e
democrazia. Atti del convegno di studi storici, Arezzo, 5 maggio 2007, Reggio Emilia, Archivio fam. Berneri A. Chessa, 2010
56
chiedere al Comune di Arezzo di ricordare Berneri, cittadino aretino dal 1916 al 1918,
attraverso l’intitolazione di una strada o l’apposizione di una lapide. Ma il Comitato, che
protocollò una formale richiesta al Sindaco di Arezzo, non si occupò soltanto di ricordare
l’anarchico volle anche sollevare in città un dibattito politico e culturale sull’attualità del
pensiero anarchico e libertario partendo proprio dal luogo dove il Berneri aveva
maggiormente vissuto quando risiedeva ad Arezzi: il Liceo Classico “Francesco Petrarca”.
Curioso fu, infatti, che mentre il Comitato iniziava le sue attività giunse all’attenzione dell’
allora Presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Caroti, una petizione firmata da un
centinaio di aretini residenti a Barcellona che chiedeva al Comune di Arezzo di rimuovere la
targa apposta nell’atrio del Liceo stesso che ricordava l’aviatore italiano Vittorino
Ceccherelli. E’ dalle parole di Rolando D’Alessandro, rappresentante dell’Associació Cultural
Altraitalia di Barcellona, che si può ben capire le ragioni della richiesta: “la nostra iniziativa
vuole salvaguardare la verità storica di quanto compiuto dagli italiani fascisti in Spagna,
storia contrassegnata da ferite aperte che occorre rimarginare per un senso di giustizia e per
dare un contributo all’Europa. Noi vediamo il nostro continente non in termini meramente
commerciali ed economici ma come proiezione di valori importanti quali il rispetto dei diritti
umani, della pace, della legalità internazionale. La petizione serve ad avviare un dibattito che
sentiamo doveroso: l’antifascismo è per noi imprescindibile ma anche lasciando da parte
questo presupposto, la storia ci narra che la partecipazione dell’esercito italiano alla guerra
civile spagnola venne concepita, al pari dei tedeschi, come guerra di aggressione; che dopo
la presa di Malaga i fascisti e i franchisti fecero un massacro. Insomma, l’esercito italiano
mandato da Mussolini è condannabile in ogni senso. E qui vorrei infine smontare il mito degli
‘italiani brava gente’ che una certa retorica contribuisce a divulgare: gli italiani nelle
guerre coloniali e d’invasione si comportarono malissimo ovunque: Spagna compresa.
Perché poi proseguire a ricordare la presenza italiana fascista in Spagna e non anche la
parte che combatté con i repubblicani, come gli anarchici che pagarono un prezzo
elevatissimo in termini di sangue? La situazione attuale in terra iberica vede una grossa
disputa su quegli anni; finalmente, visto che è prevalsa negli scorsi decenni una sorta di
rimozione: ricordo ad esempio che nei confronti delle autorità franchiste non si è svolto
alcun processo”.59
La curiosa coincidenza porterà il Comitato, coadiuvato da due Consiglieri Comunali del
Partito dei Verdi e della Rifondazione Comunista, a organizzare in città numerose iniziative
59 http: //www.informarezzo.com/politica/1276-petizione-degli-italiani-Catalogna-contro-targa-Vittorino-
Ceccherelli.html
57
per ricordare l’anarchico ucciso, ma anche per spingere l’amministrazione comunale a
rimuovere la targa posta nell’atrio del Liceo Classico. Tra le tante proposte sottoposte
all’attenzione delle Istituzioni e della società civile aretina il Comitato chiese al Comune di
Arezzo di apporre una targa, sempre nell’ingresso del Liceo aretino, che ricordi le
responsabilità dei fascisti italiani nella Guerra civile spagnola. Una targa con su scritto:
Ai civili di Catalogna
a migliaia uccisi
dall’aviazione legionaria
dell’Italia fascista.
Fu poi il Consigliere Comunale Paolucci a rilanciare, nell’ottobre del 2009, la richiesta negli
organi di stampa e nell’ aula del Consiglio Comunale perché “ i simboli rivestono importanza
particolare per un luogo, i cittadini possono specchiarsi in quelle che sono le loro radici e
riconoscersi o meno nei loro concittadini, storici o contemporanei, e nel loro operato.
Ritengo allora che l’amministrazione comunale e Arezzo tutta debbano dare risposta alle
richieste dei cittadini italiani residenti in Catalogna rispetto all’offesa che la targa esposta al
Liceo Classico e dedicata a Vittorino Ceccherelli rappresenta. Una targa che chiarisce i
termini di questa richiesta simbolica visto che riporta il ruolo avuto da Ceccherelli e dalle
truppe fasciste mandate a combattere a favore dei golpisti in Spagna contro il governo
repubblicano legittimo. Oltre a sottoscrivere la lettera degli italiani residenti in Catalogna mi
impegno a proseguire con l’impegno istituzionale che mi compete presentando un atto di
indirizzo, sulla scia dell’interrogazione di Marco Tulli, per la rimozione di questa offesa alla
memoria dell’antifascismo cittadino, italiano ed europeo, o almeno apporre una didascalia
storica che renda noto a tutti gli studenti e visitatori della lapide ciò che è stata la barbarie
nazi-fascista, Guernica docet, nella guerra civile spagnola.”60
Ma l’attività del Comitato antifascista per Berneri si caratterizzerà soprattutto per la richiesta
al Comune di Arezzo di una strada o una piazza in ricordo dell’intellettuale che aveva vissuto
qualche anno nella città toscana; richiesta di fronte alla quale l’Istituzione cittadina, almeno
per tutto il 2009, non replicherà né in senso positivo nè negativo e nemmeno la Commissione
Toponomastica affronterà in quei mesi la pratica. Tutto ciò rende la questione sempre più
oggetto dell’attenzione dei media locali; in particolar modo il giornalista Federico Sciurpa,
tramite il quotidiano “ Il Corriere di Arezzo”, ne farà oggetto di numerosi editoriali e articoli
di approfondimento. Lo Sciurpa diviene il “portavoce” giornalistico della battaglia del
60 http:
//www2.comune.arezzo.it/retecivica/URP/Comunicati.nsf/ComunicatiStampaBoxViewWeb/28DAE9EF60D84D90C12576430041CE1D?opendocument
58
Comitato, sposando in tutto e per tutto la richiesta d’intitolazione e facendone una vera e
propria battaglia culturale: “Berneri ha fatto il liceo classico come Ceccherelli, ha abitato in
una traversa del Corso, ha insegnato a Cortona, è stato giornalista e scrittore, una mente
libera, libertaria, una intelligenza eclettica. Berneri è nell’oblio e a nulla fin qui è servito un
comitato di intellettuali e gente della strada che ne chiede a Fanfani e alla sua
amministrazione un ricordo tangibile con una via, una lapide ecc., a nulla è servito un
gruppo su face book con centinaia di adesioni e un convegno di due giorni sul pensiero e
l’azione dell’anarchico che si è svolto ad Arezzo. Ombre di storia, misteri di chi manovra,
qualche presa per il naso (o peggio ignoranza) ai cittadini e agli studenti che non sanno.
L’ideologia, per favore, lasciamola fuori: qui proprio nulla c’entra.”61
Ma la svolta si avrà nei primi mesi del 2010 quando il Sindaco Fanfani, presidente della
Commissione Toponomastica, farà esaminare dalla stessa Commissione la richiesta
d’intitolare una strada a Camillo Berneri; richiesta sottoposta alla sua attenzione da un
comitato, si ricorderà, formato da professori universitari, politici, manager di enti pubblici,
giovani e associazioni culturali della città di Arezzo. La Commissione darà parere positivo e
individuerà nella scalinata posta tra via Giudo Monaco e Piazza del Popolo il luogo idoneo
dove apporre la targa; la scalinata si trova, tra l’altro, a pochi metri dal Liceo Classico luogo
dove il Berneri aveva trascorso una parte della sua adolescenza e dove aveva perfezionato la
sua formazione politica antifascista. Sarà il Corriere di Arezzo, per mano del giornalista
Sciurpa, a dare la notizia alla città: “L’annuncio all’inizio della prossima settimana, ma la
giunta delibererà il prossimo 25 maggio (…)L’intitolazione della via, in questo caso della
scalinata, arriva con colpevole ritardo da parte della giunta Fanfani, una amnesia culturale e
storica imperdonabile rispetto alla statura del personaggio che questa città ha formato e
ospitato. Una figura che va invece ricordata e fatta conoscere, indipendentemente da
convinzioni e pensieri politico-amministrativi dominanti.”62
Il 25 maggio la Giunta comunale delibererà: la scalinata, posta tra l’edificio delle Poste
Centrali e il Teatro comunale “ Francesco Petrarca”, si chiamerà “ Scalinata Camillo Berneri-
Militante Libertario”63.
Un successo, seppur arrivato con qualche anno di ritardo, per le tante personalità, politiche e
culturali, che in quegli anni si erano impegnate per ricordare l’anarchico ucciso in Spagna.
L’ intitolazione della scalinata sarà l’occasione per il neonato movimento di organizzare una
vera e propria “festa libertaria” e di farla precedere da un incontro culturale presso il Liceo
61 Federico Sciurpa, Corriere di Arezzo, 18/10/2009, pag.3 62 http: //federicosciurpa.blogspot.it/2010/05/scalinata-berneri-e-fatta.html 63 Delibera n.364, Giunta Comunale del 25/05/2010
59
Classico di Arezzo: la presentazione del libro “ Un libertario in Europa. Camillo Berneri: tra
totalitarismi e democrazia”, curato dal capofila del Comitato aretino Giorgio Sacchetti e dal
collega docente universitario Giampietro Berti.
L’annuncio sul quotidiano “ Il Corriere di Arezzo” dell’inaugurazione della scalinata
Dipendenti del Comune di Arezzo mentre appongono la targa sulla scalinata
60
61
Conclusioni
La toponomastica rappresenta uno specchio nel quale ciascuna comunità può guardarsi fino a
riconoscere, a volte, profonde rughe nel volto della propria identità altre volte può riconoscere
le personalità di spicco che hanno plasmato o costruito la cultura della comunità stessa.
Questa valutazione è sempre di profonda attualità, si pensi a quanto sta avvenendo in queste
settimane a Madrid dove la neo-sindaca Manuela Carmena ( espressione di una lista politica
di estrema sinistra) ha avviato una profonda revisione dello stradario cittadino: via tutti i
nomi delle strade e delle piazze che richiamano leader e personalità del fascismo franchista.64
Sì perché, differentemente da quanto avvenuto in gran parte delle città d’Italia dopo la caduta
del fascismo, in Spagna ancora numerose vie e piazze sono intitolate a figure legate al periodo
della dittatura di Franco; solo a Madrid almeno centosettanta!
L’odonomastica di una città ci dice tanto della comunità che lì risiede sia da un punto di vista
culturale che politico; le scelte dei Consigli Comunali e delle Giunte non sono mai fatte a
caso. Portano sempre con sé le convinzioni e i valori dei Sindaci e delle diverse maggioranze
politiche che si sono succedute e, da una approfondita lettura di quanto avvenuto nella città di
Arezzo e nei Comuni limitrofi, appare chiaro quanto l’avvento della cosiddetta Seconda
Repubblica abbia impoverito il ruolo del politico quale guida, anche morale, di una comunità
e abbia, quindi, portato a far scelte “neutre”. Tranne che in pochi casi degni di
approfondimento ( come quelli citati nel presente lavoro) nell’ultimo decennio si è preferito,
infatti, intitolare strade a luoghi geografici o a personaggi e fatti della storia locale senza
aprire, quindi, dibattiti pubblici che potrebbero apparire come divisivi.
Forse, invece, ripartendo proprio dai nomi delle strade e delle piazze sarà possibile ricostruire
quel substrato culturale comune che può portare una comunità locale e nazionale ad avere una
propria identità pronta e disponibile a confrontarsi con l’altro e con il diverso senza xenofobie
e paure, ma con la giusta capacità di interpretare i cambiamenti ed esserne a pieno titolo parte
integrante.
64 La Repubblica, 9/07/15, pag. 36
62
63
Appendice: Stradari della città di Arezzo
(registro dei fabbricati intorno al 1880)
Prato
Fortezza
Piazza del Duomo
Piazza del Comune
Via Ricasoli
Sassoverde
Piazza del Seminario
Via Montetini
Via Bicchieraia
Via della Fioraia
Piazza della Fioraia
Via del Chiavello
Via di Badia
Via de' Pecori
Via di Barota(oggi via Carducci)
Piaggia di San Piero(oggi Via Cesalpino)
Via di Murello
Vicolo del Marcianello
Via della Chiassaia
Via di San Vito(oggi Via Venti Settembre)
Sdrucciolo di Santa Maria in Gradi
Piazza di Santa Maria in Gradi
Piazza Fossombroni
Via di San Domenico
Via di San Clemente
Viale Garibaldi
Via della Madonna del Duomo
Via San Lorentino
Via delle Fosse
Via delle Paniere
Via di Santa Maria Maddalena
64
Via degli Albergotti
Via dell'Orto
Via Pellicceria
Piaggia di San Martino
Via del Praticino
Piazza Grande
Via di Seteria
Via di Pescaia
Via Pescaiolina
Via Borgunto
Piaggia San Bartolomeo
Via San Niccolò
Piazza San Niccolò
Piazza Sant'Agnese
Piaggia di San Lorenzo
Via di San Lorenzo
Vicolo di San Lorenzo
Vicolo delle Mura di Colcitrone
Via di Colcitrone
Via dei Pescioni
Via della Madonna di Loreto
Via Mazzini
Via dell'Agania
Vicolo della Volta
Vicolo Appuntellato
Via delle Torri
Borgo Piano
Vicolo dei Luoghi
Piazza San Michele
Via Delle Derelitte
Via della Fontanella
Via delle Mura dei Giuochi del Pallone(poi delle Mura del Giuco del Pallone)
Vicolo dell'Orto
Vicolo Dietro le Campane
Vicolo del Pozzo in Tondo
65
Via della Madonna del Duomo
Vicolo del Capitano Ardella
Via dei Mannini
Via Sant'Agostino
Piazza Sant'Agostino
Via dell'Ascensione
Piazza San Giusto
Via delle Gagliarde
Via Lungo le Mura dalle Gagliarde a Santo Spirito
Via dell'Anfiteatro
Vicolo Baccerelli
Corso V. Emanuele
Vicolo Piscina
Via Crocina
Via San Giovanni Decollato
Piazza e Vicolo Sant'Adriano
Via dell'Ospedale
Via de' Cenci
Via de' Redi
Piazza e Via San Francesco
Via Beccheria
Via Tolletta
Via Madonna del Prato
Piazza Guido Monaco
Via Guido Monaco
Via Arco del Mulino
Via Sagra
Piazza del Popolo
Via Porta Buia
Piazza della Posta
Canto al Bancaccio
Via delle Mura da San Lorentino a Santo Spirito
Poggio
Via Cavour
Via San Lorentino
66
Stradario 1935:
Agania
Albergotti
Alberti Leon Battista
Anconetana
Anfiteatro
Vicolo Appuntellato
Vicolo Ardella(Capitano)
Bacci
Balilla
Bancaccio(ora sostituito da Isidoro del Lungo)
Beccheria
Bicchieraia
Borgunto
Cacciatore
Canto alla Croce
Carducci Giosuè
Castro
Cavour
Cenci
Cesalpino
Chiassaia
Colcitrone
Vicolo Comune
Crocina
Dea
Dietro le Campane
Piazza Duomo
Via Duomo Vecchio
Vie Erbosa
Piazza e Via Fioraia
Fiorentina
Fontanella
Fonte Veneziana
67
Fortezza Medicea
Fosse
Fossombroni
Fra Guittone
Fra le Torri
Gagliarde
Garibaldi
Guadagnoli Antonio
Guido Monaco(Via e Piazza)
Isonzo
Leone Leoni
Madonna
Madonna del Prato
Mannini
Marcianello
Margaritone
Mazzini
Montegrappa
Montetini
Mulino Vecchio
Mura
Murello(Piaggia e Piazza)
Nuova
Orciolaia
Orto(Via e Vicolo)
Palestra
Paniere(Piazza e Via)
Pecori
Pellicceria
Pescaia
Pescaiolina
Pescioni
Petrarca
Piana
Piave
68
Pietro Aretino
Pileati
Piazza del Popolo
Porta Buia
Porta Crucifera
Porta Sant'Andrea
Porta Santo Spirito
Piazza Praticino
Principe Amedeo
Provenza
Redi
Redi Francesco
Ricasoli
Rismondo Francesco
Sant'Adriano Piazzetta
Saffi Aurelio
Piazza Sant'Agostino
Piazza Santissima Annunziata
Piaggia San Bartolomeo
San Clemente
Borgo Santa Croce
San Domenico
San Francesco(via)
Piazzetta San Gimignano
San Giovanni Decollato
Piazza San Giusto
San Lorentino
Piaggia San Lorenzo
Piazzetta San Lorenzo
Piazza e Via Santa Maria Maddalena
Piazza Santa Maria in Gradi
Piaggia San Martino
Via e Vicolo San Niccolò
Saracino
Sasso Verde
69
Sella
Seteria
Setteponti
Sopra i Ponti
Tolletta
Trento e Trieste
Umberto I
Vecchia
Venti Settembre
Vingone
Vittorio Emanuele
Vittorio Veneto
Vicolo Volta
Conte Nocciolo
Osservazioni: Si nota che si sono conservati nomi riguardo all'Unità d'Italia come Cavour,
Garibaldi, Isonzo, Mazzini, Montegrappa, Piave, Ricasoli, Trento e Trieste, Venti Settembre,
Vittorio Veneto.
Compaiono pochi nomi legati alla Famiglia Savoia che non era molto simpatica al Duce(come
Principe Amedeo, Umberto Primo, Vittorio Emanuele).
C'è anche un viale “Re” ma non ci sono numeri civici.
70
Stradario 1935: Nomi Strettamente legati al Fascismo
(Si nota grande attività di intitolazione di nomi alle strade)
Nome Deliberazione podestarile Approvazione
Prefettizia
Adigrat 12/11/25 05/02/30
Adua 12/11/35 05/02/36
Arca Rosselli(in memoria dei Martiri
dfascisti)
12/11/35 05/02/36
Arimondi(Generale) 12/11/35 05/02/36
Asmara 12/11/35 05/12/36
Assab 12/11/35 05/02/36
Balbo Italo(sostituisce Piazza del
Popolo)
08/10/40 \
Benadir Largo(ora soppressa) 12/11/35 05/02/36
Brava 12/11/35 05/02/36
Cheren 12/11/35 05/02/36
Coatit(battaglia e vittoria italina in
Eritrea)
12/11/35 05/02/36
Corsica Piazza(durante il fascismo la
Corsica fu annessa all'Italia)
02/07/38 03/01/39
Piazzale Duce \ \
Eritrea 12/11/35 05/02/36
Piazzetta Fascio 24/07/30 \
Galliano Maggiore (famoso per le
battaglie di Argodat e Coatit)
12/11/35 05/02/36
Libia 12/11/35 05/02/36
Littorio \ \
Macallè 12/11/35 05/02/36
71
Massaua 12/11/35 05/02/36
Mogadiscio 12/11/35 05/02/36
Rodi 02/12/38 11/01/39
Roma 24/08/31 \
Rosselli Aldo 21/06/21 \
Rossi Dante \ \
Toselli Maggiore 12/11/35 05/02/36
Trionfo 26/02/31 05/02/36
Tripoli 12/11/35 05/02/36
72
Stradario 1935: Il fascismo si mostra attivo anche nello scegliere nomi di Vie legati alla storia della città o
della Prima Guerra Mondiale e Risorgimento.
Nome Delibera
podestarile
Approvazione
Prefettizia
Accolti 24/02/20 \
Acropoli 24/02/30 \
Alessandro dal Borro 24/02/30 \
Aliotti 12/11/35 05/02/36
Arco Via 12/11/35 05/02/36
Avignone 12/11/35 05/02/36
Baldaccio di Anghiari 24/07/30 \
Bartolomeo di San Gorello 24/07/30 \
Battisti 21/11/26 \
Bottego 12/11/35 05/02/36
Buon Conte da Montefeltro 24/02/30 \
Piazzale Campanile 12/11/35 05/02/36
Vicolo Cancello 12/11/35 05/02/36
Cenne della Chitarra 24/02/30 \
Cesti Marcantonio(compositore di opere liriche) 24/02/30 \
Chimera 24/02/30 \
Cittadini Luigi 24/02/30 \
Crispi 13/10/27 \
Curtatone 09/01/30 \
Da Bormida Generale 12/11/35 05/02/36
Ippolita degli Azzi 24/02/30 \
Del Lungo Isidoro 15/12/42 05/01/43
73
Dovizi Bernardo 09/01/30 \
Fanale 12/11/35 05/02/36
Filzi Fabio(patriota irredentista) 24/02/30 \
Folli Francesco(medico 1600 di Poppi) 24/02/30 \
Gamurrini 12/11/35 12/11/36
Ghibellina 26/02/31 26/08/31
Piazza Grande(già Vasari) 12/02--1882 \
Guelfa 26/02/31 26/08/31
Lampione 12/11/35 05/02/36
Lorentino d'Arezzo 24/02/30 \
Madonna Laura 24/02/30 \
Maginardo 24/02/30 \
Marco Perennio 24/02/30 \
Marconi Gugliemo 07/02/39 24/03/39
Masaccio 01/07/29 31/07/29
Mecenate 05/04/20 \
Michelangelo 09/01/30 \
Vicolo Minerva 12/11/35 \
Via Minerva 01/07/36 14/08/36
Mino da Poppi 24/07/30 \
Mochi Francesco 24/07/30 \
Montanara(battaglia risorgimentale Curtatone e
Montanara)
24/07/30 \
Nardi Antonio(artista) 24/07/30 \
Niccolò Aretino 05/10/09 \
Ninfeo 24/07/30 \
Oberdan 22/12/21 \
Palagi 24/07/30 \
74
Pier della Francesca 09/01/30 \
Pietramala 26/02/31 26/08/31
Pietro da Cortona 26/02/31 26/08/31
Piazza Priori 24/07/30
Provenza \ \
Rismondo Francesco(patriota Prima Guerra) \ \
Ristoro d'Arezzo 24/07/30 \
Rose 26/02/31 26/08/31
Sangallo Antonio 24/07/30 \
Sansovino 09/01/30 \
Sauro Nazario 24/07/30 \
Ser Petraccolo 26/02/31 26/08/31
Signorelli Luca 09/01/30 \
Spinello 28/12/01 \
Tarlati Guido 24/07/30 \
Terme 26/02/31 26/08/31
Testa Arrigo 26/02/31 26/08/31
Torre Rossa 12/11/35 05/02/36
Trasimeno 24/08/31 \
Varchi Benedetto 09/01/30 \
Vezzosi Emilio 26/02/31 26/08/31
Nomi di Santi
Piazzetta Sant'Agnese 12/11/35 05/02/36
Via San Lorenzo 12/11/35 05/02/36
Viale Santa Margherita 26/02/31 26/08/31
Piazzetta San Niccolò 12/11/35 05/02/36
75
Stradario 1961:
Via degli Accolti
Via dell'Acropoli
Via Adige
Via Adigrat
Via Adua
Via Dell'Agania
Via Degli Albergotti
Via Leon Battista Alberti
Via Aliotti
Via Anconetana
Via Dell'Anfiteatro
Vicolo Appuntellato
Vicolo dell'Arco
Vicolo del Capitano Ardelli
Via Generale Arimondi
Via Arno
Via Asmara
Via Assab
Piazzale Autostazione
Via Avignone
Via Ippolita degli Azzi
Piazzetta dei Bacci
Piazza di Badia
Via Baldaccio d'Anghiari (ex Balilla)
Via Bartolomeo di Ser Gorello
Via Cesare Battisti
Via Dei Bastioni
Via Beccheria
Piazzale Benadir
Pietro Benvenuti
Via Colonnello Bettini
Via Della Bicchieraia
Via Di Borgunto
76
Via Borri Pio
Via Bottego
Via Brava
Via Bonconte da Montefeltro
Via Bruno Buozzi
Via Caboto G.
Via Dietro le Campane
Piazzale del Campanile
Via dei Cappuccini
Via Carducci G.
Via Casentinese
Via Casolino
Via Salvi Castellucci
Via Di Castelsecco
Via Castro
Vicolo dei Cavallanti
Vicolo del Cavallo
Vicolo Cavour
Via Antonio Cecchi
Via Della Cella
Via Dei Cenci
Via Cenne della Chitarra
Via Cesalpino
Via Cesti Marcantonio
Via Cheren
Via Chiarini Giuseppe
Via Chiassaia
Via Della Chimera
Via Cittadini Luigi
Via Cocchi Igino
Via Cognaia
Via Colcitrone
Via Cristoforo Colombo
Piazza del Commissario
Via Concino Concini
77
Via Delle Conserve
Via Crispi F.
Via Canto alla Croce
Via Crocina
Via Curtatone
Via Da Bormida Generale
Via Dal Borro Alessio
Piazza Dante
Via Della Faggiola Uguccione
Via Bartolomeo della Gatta
Via Isidoro del Lungo
Via Dovizi Bernardo
Via Piazza del Duomo
Piazza Dietro il Duomo
Via Duomo Vecchio
Via Erbosa
Via Eritrea
Vicolo del Fanale
Via Filzi Fabio
Pizza della Fioraia
Via Della Fioraia
Via Della Fiorandola
Via Fiorentina
Via Folli Francesco
Via Fontanella
Via Fonte Veneziana
Via Delle Fonti
Via Della Fornacina
Via Fortezza Medicea
Via Delle Fosse
Piazza Fossombroni
Via Delle Ghagliarde
Via Maggiore Galliano
Via Gamurrini Francesco
Via Garibaldi G.
78
Via Del Gattolino
Via Ghibellina
Via Giotto
Piazza Grande
Via Guadagnoli Antonio
Via Guelfa
Piazza Guido Monaco
Via Guido Monaco
Via Guido Guinicelli
Via Fra' Guittone
Via Isonzo
Corso Italia
Via Laparelli Francesco Pitti
Via Lazio
Via Leonardo da Vinci
Via Leone Leoni
Via Piazza della Libertà
Via Libia
Via Liguria
Via Lombardia
Via Lorentino d'Arezzo
Via Pietro Lorenzetti
Via Macallè
Via Della Madonna
Via Della Madonna del Prato
Via Madonna Laura
Via Maginarda
Via Della Magnanima
Via Mannini
Via Marche
Vicolo del Marcianello
Via Marcillat Guglielmo
Via Marconi Gueglielmo
Via Margaritone
Via Masaccio
79
Via Massaia Cardinale
Viale Matteotti
Via Mazzini G.
Via Mecenate
Via Di Poggio Mendica
Viale Michelangelo
Via Mincio
Via Della Minerva
Vicolo della Minerva
Via Mino da Poppi
Via Mochi Francesco
Via Mogadiscio
Via Molinara
Via Molin Vecchio
Via Montanara
Via Monte Bianco
Via Monte Cervino
Via Monte Falterona
Via Monte Fumaiolo
Via Monte Grappa
Via Monte Rosa
Via Montetini
Via Montione
Via Delle Mura
Piaggia del Murello
Piazza di Murello
Via Nardi Antonio
Via Neschieto
Via Nencetti
Via Niccolò Aretino
Via Del Ninfeo
Via Oberdan
Via Orciolaia
Villaggio Oriente
Via Dell'Orto
80
Vicolo dell'Orto
Padre Teodosio
Via Dei Palagi
Via Dei Palazzetti
Via Della Palestra
Via Delle Paniere
Via Del Pantanino
Via Del Pantano
Via Paolo Uccello
Via Dei Pecori
Via Pellicceria
Via Perelli Tommaso
Via Perennio Marco
Via Pescaia
Via Pescaiola
Via Pescaiolina
Via Dei Pescioni
Via Di Ser Petraccolo
Via Petrarca Francesco
Via Piana
Via Piave
Via Piemonte
Via Piero della Francesca
Via Di PietraMala
Via Pietro Aretino
Via Pietro da Cortona
Via Pignotti Lorenzo
Via Dei Pileati
Via Toscanelli A. (ex Pionta)
Via Po
Via Di Poggio Mendico
Via Mondo
Via Marco Polo
Piazza del Popolo
Porta Buia
81
Porta Crucifera
Porta del Foro
Porta Sant'Andrea
Porta San Biagio
Porta Santo Spirito
Piazzetta del Praticino
Via Provenza
Via De' Redi
Via Redi Francesco
Via Reno
Piazzale della Repubblica
Via Ricasoli
Via Rismondo
Via Risorgimento
Via Ristoro d'Arezzo
Via Della Robbia Andrea
Via Rodi
Via Roma
Via Romana
Via Delle Rose
Via Ippolito Rossellini
Via Modesta Rossi
Via Saffi Aurelio
Piazza di Saione
Via Salvadori Giulio
Piaggia San Bartolomeo
Via San Bernardino da Siena
ViaSan Clemente
Via San Domenico
Via San Fabiano
Via San Filippo
Via San Francesco(Via e Piazza)
Via Antonio da San Gallo
Via San Gemignano
Via San Giovanni Decollato
82
Piazza San Giusto
Via di San Leo
Via San Lorentino
Piaggia di San Lorenzo
Via San Lorenzo
Piazza San Lorenzo
Piaggia di San Martino
Piazza San Michele
Piazza San Niccolò
Via San Niccolò
Via San Pergentino
Via Sansovino Andrea
Piazza Sant'Adriano
Piazzetta Sant'Agnese
Piazza Sant'Agostino
Borgo Santa Croce
Via Santa Fiora
Viale Santa Margherita
Via Santa Maria delle Grazie
Piazza Santa Maria in Gradi
Piazzetta Santa Maria Maddalena
Via Santa Maria Maddalena
Santi di Tito
Piazzetta della Santissima Annunziata
Via Del Saracino
Via Di Sassoverde
Via Sauro Nazario
Via Schiapparelli Ernesto
Via Di Seteria
Via Setteponti
Via Severi Giovanni
Via Signorelli Luca
Via Della Società Operaia
Via Somalia
Via Sopra i Ponti
83
Via Spinello
Via Tagliamento
Via Tanaro
Via Sante Tani
Via Tarlati Guido
Via Vicolo Delle Terme
Via Testa Arrigo
Via Tevere
Via Ticino
Via Tolletta
Via Della Torre Rossa
Via Fra le Torri
Via Tortaia
Via Tortelli Giovanni
ViaToscanelli Paolo(già Via Pionta)
Via Toselli Maggiore
Via Trasimeno
Via Trento e Trieste
Via Del Trionfo
Via Tripoli
Via Degli Ubertini
Via Umbria
Via Varchi Benedetto
Via Vasarri Logge
Via Vecchia
Via Venezia
Via Venti Settembre
Via Verdi
Via Vespucci Arrigo
Via Vezzosi Emilio
Via Stradone di Villarada
Via Vingone
Via Vittorio Veneto
Via Vicolo della Volta
84
Stradario 2014
Nomi della Resistenza antifascisti, sindacalisti, uomini
politici(aretini e non):
-Amendola
-Verneri: anarchico ucciso dai comunisti spagnoli nel 1937 a Barcellona.
-Bettini: medaglia d'oro, fucilato dai tedeschi nel 1943.
-Borri: partigiano morto nel 1943
-Buozzi: sindacalista, politico, resistente
-Caduti del Mulinaccio
-Caduti di Cefalonia e Corfù
-Caduti di El Alamein
-Caduti di San Polo
-Caduti sul lavoro
-Calamandrei: avvocato e politico
-Calò: partigiano
-Campioni: ammiraglio della Seconda Guerra Mondiale
-Caponnetto
-Padre Carrara: aiutò i partigiani
-Cheren: battaglia in Eritrea persa con gli inglesi; segna la fine dell'impero coloniale
-Chiari: sindacalista
-Croce Fulvio: assassinato dalle Brigate Rossetto
-Curina: partigiano
-Dalla Chiesa
-De Gasperi
-Di Vittorio: politico e sindacalista
-Dieci Dicembre 1948: Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
-Divisione Folgore
-Divisione Garibaldi
-Donat Cattin: politico DC
-Due Giugno
-Falcone Giovanni e Borsellino Paolo
-Gobetti: giornalista, intellettuale fatto assassinare da Mussolini
85
-Gramsci
-Grandi A. : sindacalista
-Impastato
-Piazza della Libertà
-Maestri del Commercio
-Maestri del Lavoro
-Maestrini: medico antifascista
-Mancini: medaglia d'oro al valore militare
-Martiri delle Foibe
-Martiri di Civitella
-Matteotti
-Meattini: medaglia d'oro al valor militare
-Medaglie d'oro
-Menci: medaglia d'oro valor militare(ucciso mentre inseguiva un ladro nel 1948)
-Nineo: partigiano
-Don Minzoni
-Montegrappa: rifugio di partigiani durante la Seconda Guerra mondiale e luogo di battaglia
durante la prima Guerra Mondiale
-Mori: militare deportato e morto a Rasselstein
-Mencetti: partigiano
-Nenni
-Paracadutisti d'Italia
-Parisi: medaglia d'oro al merito civile
-Pastore: politico, sindacalista
-Pertini
-Petri: medaglia d'oro al valor civile
-Pieraccini O. : antifascista morto a Mathausen
-Piazza del Popolo
-Primo Maggio
-Quattro Novembre
-Ramelli: membro del Fronte della Gioventù ucciso da Avanguardia operaia
-Recapito: partigiano
-Piazza della Repubblica
-Fratelli Rossellini: antifascisti
-Rossi E. : politico antifascista
86
-Rossi M. : partigiana medaglia d'oro al valor militare
-Salvemini
-Saragat
-Sedici Luglio: epilogo Rivoluzione Russa, lo zar venne giustiziato
-Società Operaia
-Don Luigi Sturzo
-Sante Tani: partigiano
-Turati
-Venticinque Aprile
87
Elenco vie con nomi geografici: Adda
Adige
Alpe Luna
Anconetana
Arno
Avignone
Bologna
Emilia
Fiorentina
Firenze
Genova
Italia
Lazio
Liguria
Mincio
Montebianco
Monte Cervino
Monte Falco
Monte Falterona
Ombrone
Palermo
Perugia
Piemonte
Po
Provenza
Reno
Romagna
Sicilia
Tanaro
Tevere
Ticino
Trasimeno
Umbria
Venezia
88
Elenco nomi di stampo fascista con nomi anche della
Prima Guerra che servivano alla gloria del regime:
-Adigrat: Città etiope presa dagli italiani nella Prima e Seconda Guerra italo-etiopica ma
persa nel 1943.
-Adua: Città etiope, luogo della battaglia persa nel 1886
-Generale Arimondi: caduto nella battaglia di Adua
-Asmara: capitale Eritrea, capitale della colonia italiana nel 1897(persa nel 1941)
-Assab: città eritrea costruita nel 1882, sviluppata nel 1936, persa nel 1941
-Balilla
-Baracca: asso aviazione morto nel 1918
-Battisti: patriota e irredentista, morto nel 1916
-Benadir: città somala facente parte della colonia persa nel 1943
-Brava: città somala
-Carabini: pilota medaglia d'oro per azioni su Tobruk nel 1940
-Cecchi: esploratore, console di Aden e Zanzibar
-Generale Da Bormida: caduta nella battaglia di Adua
-Eritrea
-Maggior Galliano: battaglia Macallè
-Isonzo: battaglia 1915-1918
-Libia
-Macallè: battaglia persa contro il negus(1896)
-Cardinal Massaia: considerato fondatore di Addis Abeba
Mogadiscio: capitale Somalia
Montegrappa: prima guerra di resistenza contro gli austriaci
Nicchiarelli: pilota morto in Spagna(1937-1938), medaglia d'oro
Piave
Pietro Leopoldo: Granduca della Toscana, Restaurazione
Rismondo: medaglia d'oro
Rodi: assegnata all'Italia nella prima guerra italo-turca(1912)
Roma
Somalia
Tagliamento: battaglia della prima Guerra Mondiale
Maggiore Toselli: morto ad Amba Alagi
89
Trento e Trieste
Trionfo
Tripoli
Vittorio Veneto
90
Elenco nomi riguardanti l'Unità d'Italia:
Cairoli: Presidente del Consiglio dei Ministri(1879-1881)
Capponi: Senatore liberal-democratico del Senato toscano
Cavour
Crispi
Curtatone: Battaglia della Prima Guerra indipendenza
Filzi Fabio: patriota irredentista
Garibaldi
Giusti: scrittore risorgimentale toscano
Mazzini
Montanara: battaglia 1848
Oberdan: irredentista
Pisacane
Ricasoli: Presidente del Consiglio dopo Cavour
Risorgimento
Saffi
Sauro
Severi G. : garibaldino di Arezzo
Stoppani: partecipò ai 5 giorni di Milano; geologo e patriota
Venti Settembre: presa di Roma
91
Elenco vie con nomi di Santi: San Bartolomeo
San Bernardino da Siena
San Biagio
San Clemente
San Domenico(Piazza e Via)
San Donato
San Fabiano
San Francesco(Piazza e Via)
San Gemignano
San Giovanni Decollato
San Giusto
San Jacopo
San Leopoldo
San Lorentino(Porta e Via)
San Lorenzo(Via, Piaggia e Piazzetta)
San Martino
San Michele
San Niccolò(Piazza e Via)
San Pergentino
Sant'Adriano
Sant'Agnese
Sant'Agostino
Santa Croce
Santa Margherita
Santa Maria delle Grazie
Santa Maria in Gradi
Santa Maria Maddalena(Via e Piazza)
Santissima Annunziata
92
Elenco nomi riguardanti la città con nomi di località,
vecchi nomi, nomi riguardanti le sue caratteristiche:
Acropoli
Anfiteatro
Vicolo Appuntellato
Archiano
Vicolo dell'Arco
Piazza della Badia
Gradinata Bastione
Beccheria: dei macellai
Bicchieraia
Borgunto
Ca' del Lanino
Ca' di Cio
Campaldino
Piazzale del Campanile
Campo di Marte
Vicolo del Cancello
Vicolo dei Cappuccini
Viale dei Carabinieri
Casa Comunale per i senza fissa dimora
Casentinese
Casentino
Del Casolino
Castelsecco
Castro
Catenaia
Vicolo dei Cavallanti
Vicolo del Cavallo
Vicolo della Cella
De' Cenci: si pensa agli stracci o tessuti o famiglia nobile romana
Certomondo: famoso monastero presso Poppi
Chiassaia
93
Chimera
Cognaia
Colcitrone
Piazzetta del Commissario
Conserve
Canto alla Croce
Vicolo della Dea
Dietro il Duomo
Dietro le campane
Piazza del Duomo
Via del Duomo vecchio
Erbosa
Etruria
Vicolo del Fanale
Via della Filandra
Piazza e Via della Fioraia
Via della Fiorandola
Della Fontanella
Della Fonte Veneziana
Fontebrana
Via delle Fonti
Via della Fornacina
Via delle Fosse
Via del Fosso
Fra le Torri
Via delle Gagliarde
Via del Cavardello
Ghibellina
Via Della Ghirlanda
Piazza Grande
Guelfa
Il Prato
Via dell'Impresa
Piazza Logge del Grano
Via Della Madonna
94
Madonna del Prato
Maspino: torrente
Fortezza Medicea
Via e Vicolo della Minerva
Montione
Del Mulinaccio
Delle Mura
Del Murello
Neschieto: località
Del Ninfeo
Orciolaia
Orto
Dei Palagi
Via dei Palazzetti
Via della Palestra
Delle Paniere
Del Pantanino
Del Pantano
Pellicceria
Pescaia
Pescaiola
Pescaiolina
Piana
Pietramala
Parco Pionta
Poggio del Sole
Poggio Mendico
Poggio Mondo
Pontalto
Porta Buia
Porta Crucifera
Porta del Foro
Porta Sant'Andrea
Porta Santo Spirito
Praticino
95
Pratomagno
Della Regghia: canale, fossa
Romana
Della Rugginaia
Piazza di Saione: da Saio, c'era e c'è un convento
Sala Vecchia
Del Saracino
Sassoverde
Del Sellina: torrente
Di Seteria
Setteponti
Sopra i Ponti
Sotto la Volta
Vicolo delle Terme
Tolletta: cosa tolta, rubata, rapina
Torre Rossa
Tortaia
Valdarno
Val di Chiana
Valtiberina
Vecchia
Delle Vignacce
VillaRada
Vingone
96
Elenco nomi di personalità internazionali o nazionali
“neutri”:
Acuto: condottiero inglese John Hawhood
Alberti
Alfieri
Ambrosoli
Baden-Powell
Barsanti: ingegnere e inventore toscano
Beato Angelico
Bellini
Benedetti Michelangeli
Berchet
Boccioni
Bonamici: scrittore del Settecento toscano
Bottego
Bruno Giordano
Caboto
Cagli
Capponi
Capuana
Carducci
Carpaccio
Cellini
Cimabue
Cimarosa
Cristoforo Colombo
Concino Concini
Cook
Copernico
Croce Benedetto
Curie Madame
Caravaggio M.
Da Gama
97
Da Maiano B.
Da Mosto: navigatore
Da Palestrina
Da San Gallo
Da Verrazzano
Da Vinci
Dante
Darwin
De Andrè
Del Verrocchio
Della Faggiuola
Della Robbia
Di Buoninsegna
Diaz Bartolomeo
Donatello
Doninzetti
Doria A
Edison
Einstein
Fattori
Fermi
Ferraris G.
Ferruccio
Ferrucci: condottiero
Fleming
Fogazzaro
Forlanini
Foscolo
Frank Anna
Franklin Roosevelt
Galilei Galileo
Galvani
Garbasso
Gentileschi A.
Ghirlandaio
98
Giambologna
Giotto
Giovanni e Nicola Pisano
Giovanni Paolo Secondo
Giovanni 23
Giusti
Golgi
Guinicelli
Kennedy
Lansel: farmacista
Lazzerini: scultore dell'Ottocento Toscano
Lega S. : pittore
Leoncavallo
Leopardi
Levi Civita: matematico
Levi Montalcini
Linneo: botanico
Lippi: pittore
Lorenzetti
Lorenzo Magnifico
Lumière
Magellano
Malaspina A. : navigatore
Malpighi: medico naturalista
Maltese G. : pittore, scultore, fine Ottocento di Ischia
Mannini: pittore del Seicento
Mantegna
Manzoni
Marchionne: letterato, storico fiorentino
Marconi
Martini L. : pittore primi Novecento
Martini S.
Mascagni
Mattei
Matteucci
99
Mendel
Meucci
Michelangelo
Modigliani
Montale
Monteverde
Monti
Morgagni
Morse
Nardi A. : pittore
Newton
Nievo
Nono L. : musicista Novecento
Paganini
Papini
Parini
Pascoli
Pasteur
Vergolesi
Pietri: compositore di operette
Pigafetta
Pirandello
Pitagora Di Samo
Pizzuto
Poliziano
Polo Marco
Puccini
Quasimodo
Respighi
Ricci M. : cartografo
Righi
Rosellini: egittologo
Rossellino
Rossini
Sanzio R.
100
Savonarola
Scarlatti
Schiapparelli: egittologo
Soffici
Spallanzani L.
Testa A. : poeta siciliano tredicesimo secolo
Tiepolo
Tiziano
Tolomeo C.
Toniolo: economista, sociologo cattolico
Torricelli
Tortora E.
Toscanelli: astronomo del Cinquecento
Uccello Paolo
Ungaretti
Uso di Mare: navigatore
Varchi B.
Verdi
Verga
Vespucci
Viani L. : pittore Nocecento toscano
Vico
Vivaldi
Volta
Weber: scienziato
101
Elenco nominativi riguardanti famiglie e uomini illustri di
Arezzo e dintorni: Accolti: famiglia nobile aretina
Albergotti: famiglia nobile aretina
Aliotti: famiglia nobile aretina
Ippolita degli Azzi: donna nobile aretina
De Bacci Canto e Piazzetta: famiglia nobile aretina
Bastanzetti: industriale, c'era famosa fonderia
Benvenuti: pittore neoclassico nato ad Arezzo
Borghini: scienziato Ottocento
Bracciolini Poggio: Umanista di Terranuova
Bruni: umanista nato ad Arezzo
Bruschi: antiquario
Bucciarelli Ducci: politico
Campanacci: medico di Cortona
Cassi: ingegnere
Castellucci: pittore
Catastini: cappuccino morto in odore di santità(17esimo secolo)
Cenne della Chitarra: poeta di Arezzo
Cesalpino: medico e naturalista
Cesti: compositore del 17esimo secolo
Chiarini: letterato di Arezzo
Cittadini: medico
Cocchi: geologo non di Arezzo ma si ritirò in una fattoria in provincia di Arezzo per fare
agricoltura sperimentale
Cocci: chirurgo di Arezzo
Conti: studentessa di Arezzo morta allo Stadio Heysel
Coradini: sacerdote musicista
Corti: compositore organista
Baldaccio di Anghiari: condottiero
Lorentino di Arezzo: pittore
Ristoro di Arezzo: scrittore
Pietro da Cortona: pittore di Cortona
Da Montefeltro: condottiero
102
Mino da Poppi: scultore 1500 di Poppi
Dal Borro: condottiero 17esimo secolo
De Giudici: matematico
Del Lungo: storico, scrittore di Montevarchi
Del Vita: critico d'arte
Della Francesca Pier
Della Gatta: pittore fiorentino morto ad Arezzo nel 15esimo secolo
Di Sergorello: scrittore 14esimo secolo
Di Tito: pittore 16esimo secolo di SanSepolcro
Doppioni: ultimo padre del convento di Sargiano
Ducci: sindaco di Arezzo
Duranti: sindaco fine Ottocento
Fabroni: medico
Falciai: medico, scrittore dell'Ottocento
Fanfani
Folli: medico di Poppi, 1600
Fossombroni: matematico
Funghini: ingegnere 1800
Gamurrini: storico 1800
Gori e Zucchi: industriali orefici
Grazi: ingegnere di Sinalunga
Gregorio Decimo: Papa morto ad Arezzo, fatto Santo, sepolto nel Duomo di Arezzo
Guadagnoli: letterato 1800
Guazzesi: giureconsulto 1700
Guido Monaco
Guittone Fra': poeta
Innocenti: politico
Konz: imprenditore svizzero
Pievan Landi: poeta del 1700
Landucci: Senatore
Laparelli Pitti: architetto del 1500 di Cortona
Laschi: ingegnere fine 1800
Lazzeri: canonico discepolo di Gamurrini
Lebole Fratelli: industriali
Leoni: scultore del 1500
103
Lorentini: medico morto Heysel
Madonna del Conforto
Madonna Laura: forse Laura del Petrarca
Maetzke: storico dell'arte, Direttore sovrintendenza di Arezzo
Magi: giornalista
Maginardo: architetto 11esimo secolo
Marcillat: fece vetrate del Duomo di Arezzo
Margaritone: pittore
Marsupini: umanista 15esimo secolo
Masaccio: pittore di San Giovanni
Mecenate
Mignone Monsignor: vescovo
Mochi: scultore barocco di Montevarchi
Niccolò Aretino: scultore 14esimo secolo
Occhini: giornalista, scrittore, sindaco di Arezzo
Pacioli: matematico di San Sepolcro
Pancrazi: critico di Cortona
Paolo Aretino: compositore del 1500
Pasqui: storico dell'arte
De' Pecori: famiglia nobile
Perelli: astronomo
Perennio: vasaio Primo Secolo AC
Dei Pescioni: famiglia nobile
Petrarca
Pieraccini A. : medico psichiatra di Poggibonsi morto ad Arezzo
Pietro Aretino: scrittore drammaturgo
Pignotti: poeta di Figline
Dei Pileati: nobile famiglia aretina
Polidori: poeta originario della Valtiberina
De' Redi: famiglia nobile
Redi Francesco: medico biologo
Salmi: storico d'arte di San Giovanni
Salvadori: poeta di Monte San Savino
Salvini: scultore dell 1800 e\o erudita del 1700
Sanarelli: medico del 1800 di Monte San Savino
104
Sansovino: scultore di Monte San Savino
Severi Francesco: matematico
Severini: pittore di Cortona
Scricci: attore di Castiglion Fiorentino
Signorelli: pittore di Cortona
Signorini: matematico
Spinello: pittore
Tafi Monsignor: storico della città
Tanucci: uomo di Stato di Stia
Tarlati: vescovo e ultimo signore della città
Tavanti: ingegnere
Teodosio Padre: religioso francescano di Sargiano
Tigrini: compositore di Arezzo del 1500
Torri: pittore di Arezzo del 1600
Tortelli: umanista del 1400
Tricca: caricaturista del 1800 di San Sepolcro
Boso Ubertini: vescovo
Ubertini Guglielmo Degli: vescovo
Vasari
Vezzosi: allievo di Cesalpino
Viviani: psichiatra
105
Elenco nomi non trovati, incerti etc. . . : Agania
Ardelli Capitano
Via delle Biole
Piaggetta Faenzi
Villaggio Gattolino(forse San Piero Gattolino)
Vicolo Marcianello(forse volgare di Castrum Arcionis)
Molinara: opera di Paisello, 1700, oppure mugnaio
Montetini: famiglia nobile
Neschieto: località
Sergio Petraccolo
Pileati
Tramarino
106
Elenco nomi dedicati a donne: Aleramo S.
Ippolita degli Azzi
Conti G.
Curie Madame
Frank Anne
Gentileschi
Levi Rita Montalcini
Maetzke A. M.
Madonna Laura
Modesta Rossi
107
Nomi di vie presenti nel 2014 ma assenti nel 1961
(Nuove Vie)
Acuto
Adda
Aleramo
Alessi
Alfieri
Alpe della Luna
Ambrosoli
Amendola
Andromeda
Archiano
Canto de Bacci
Baden-Powell(fonda gli scout)
Baracca
Barsanti(ingegnere e inventore)
Bastanzetti
Bastione
Beato Angelico(pittore)
Bellini(musicista)
Benedetti Michelangeli(Piazza)(musicista)
Benedetti Michelangeli(Via)
Berchet(poeta scrittore)
Berneri
Biole
Boccioni(scultore)
108
Bologna
Bonamici(scrittore del 1700 toscano)
Borghini(pionierie aretino)
Bracciolini(umanista di Terranuova)
Bruni(?)
Bruno(filosofo)
Bruschi
Bucciarelli-Ducci
Ca' del Lanino
Ca' di Cio
Caduti del Mulinaccio
Caduti di Cefalonia e Corfù
Caduti di El-Alamein
Caduti di San Polo
Caduti sul Lavoro
Cagli(pittore)
Cairoli
Calamandrei
Calò
Campaldino
Campanacci(medico di Cortona)
Campioni
Campo di Marte
Cancello
Caponnetto
Capponi
Caprara
109
Capuana(scrittore)
Carabini
Carabinieri
Carpaccio(pittore)
Casa Comunale
Casentino
Cassi
Catastini
Catenaia
Cellini(scultore)
Certomondo
Chiari
Cimabue(pittore)
Cimarosa(compositore)
Cocci
Conti
Cook(navigatore)
Copernico(scienziato)
Coradini
Corti
Croce Benedetto(letterato)
Croce Fulvio
Curie(scienziata)
D'Anghiari(condottiero)
D'Arezzo Lorentino
D'Arezzo Ristoro
Da Caravaggio(pittore)
110
Da Cortona(pittore)
Da Gama(navigatore)
Da Mariano(scultore)
Da Montefeltro
Da Mosto(navigatore)
Da Palestrina(musicista)
Da Poppi(scultore del 1500)
Da San Gallo(architetto)
Da Verrazzano(navigatore)
Da Vinci(pittore)
Dalla Chiesa
Darwin(scienziato)
De' Andrè(compositore)
De' Gasperi
De' Giudici
Dea
Del Lungo(storico, scrittore di Montevarchi)
Del Verrocchio(pittore)
Del Vita
Della Francesca
Della Robbia(ceramista)
Di Buoninsegna(pittore)
Di Ser Gorello
Di Tito(pittore sedicesimo secolo di Sansepolcro)
Di Vittorio
Diaz(esploratore)
Dieci Dicembre 1948
111
Dietro il Duomo
Dietro le Campane
Divisione Folgore
Divisione Garibaldi
Donat-Cattin
Donatello(scultore)
Doninzetti(musicista)
Doppioni
Doria(navigatore)
Ducci
Due Giugno
Duranti
Edison
Einstein
Emilia
Etruria
Fabroni
Faenzi
Falciai
Fanfani
Fattori
Fermi
Ferraris
Ferrucci
Filandra
Firenze
Fleming(medico biologo)
112
Fogazzaro(scrittore)
Fonte Branda
Forlanini(inventore pneumotorace)
Foscolo(poeta)
Fosso
Fra le Torri
Frank
Franklin(inventore)
Funghini
Galilei(scienziato)
Galvani(fisico anatomista)
Garbasso
Gavardello
Gelsi
Genova
Gentileschi(pittrice)
Ghirlanda
Ghirlandaio(pittore)
Giambologna
Giovanni e Nicola Pisano(scultori)
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Giovanni Paolo II
Giovanni XXIII
Giusti
Gobetti
Golgi(scienziato e medico)
Gori e Zucchi
113
Gramsci
Grandi
Grazi(ingegnere da Sinalunga)
Gregorio X
Guazzesi
Il Prato
Impastato
Impresa
Innocenti
Kennedi
Konz
Landi
Lansel(farmacista)
Laschi
Lazzeri
Lazzerini(scultore)
Lebole
Lecci
Lega(pittore)
Leon Cavallo(musicista)
Leopardi
Levi Civita(matematica)
Levi Montalcini
Linneo(botanico)
Lippi(pittore)
Logge del Grano
Lorentini
114
Lorenzo il Magnifico
Lumiere
Luna
Madonna del Conforto
Maestri del Commercio
Maestri del Lavoro
Maestrini
Maetzke
Magellano(navigatore)
Magi
Malaspina(navigatore)
Malpighi(medico naturalista)
Maltese(pittore, scultore fine 1800 di Ischia)
Mancini
Manzoni
Marchionne(letterato storico fiorentino)
Marsupini
Marte
Martini(pittore primi 1900)
Martiri delle Foibe
Martiri di Civitella
Mascagni
Maspino
Mattei
Matteucci(fisico)
Meattini
Medaglie d'Oro
115
Medicea
Menci
Mendel(monaco cattolico botanista)
Mercurio
Meacci
Mignone
Mineo
Minzoni
Modigliani
Montale
Montefalco
Monteverdi
Monti
Morgagni
Mori
Morse
Mulinaccio
Nenni
Nettuno
Newton
Nicchiarelli
Nievo
Nono
Occhini
Olmo
Ombrone
Orione
116
Pacioli
Paganini
Palermo
Pancrazi(critico di Cortona)
Paolo Aretino
Papini
Paracadutisti d'Italia
Parini
Parisi
Pascoli
Pasqui
Pasteur
Pastore
Pergolesi
Pertini
Perugia
Petri
Pianeti
Pieraccini Largo(medico psichiatra di Poggibonsi in Arezzo)
Pieraccini Via
Petri
Pietro Leopoldo
Pigafetta(navigatore)
Pionta
Pioppi
Pirandello
Pisacane
117
Pitagora di Samo
Pizzuto(scrittore)
Platani
Plutone
Poggio del Sole
Polidori(poeta originario della Valtiberina)
Poliziano
Pontalto
Pratomagno
Primo Maggio
Puccini
Quasimodo
Quattro Novembre
Ramelli
Recapito
Regghia
Respighi
Ricci(cartografo)
Righi(fisico)
Rodi
Romagna
Rosselli
Rossellino(scultore)
Rossi
Rossini
Rugginaia
Sala Vecchia
118
Salmi(storico dell'arte di San Govanni)
Salvemini
Salvini(scultore di Arezzo del 1800 oppure erudito del 1700)
San Biagio
San Donato
San Jacopo
Sanarelli(medico del 1800 di Monte San Savino)
Sanzio
Saragat
Saturno
Savonarola
Scarlatti
Sedici Luglio
Sellina
Sette Ponti
Severi
Severini(pittore di Cortona)
Sgricci(attore di Castiglion Fiorentino)
Sicilia
Signorini
Sirio
Soffice(scrittore e poeta)
Sotto la Volta
Spallanzani
Stoppani
Sturzo
Tafi
119
Tanaro
Tani
Tanucci(uomo di Stato del 1700 di Stia)
Tavanti
Teodosio
Tiepolo
Tigli
Tigrini
Tiziano
Tolomeo(astronomo)
Toniolo(economista, sociologo cattolico)
Torricelli(matematico)
Tortora
Tamarino
Tricca(caricaturista del 1800 di Sansepolcro)
Turati
Ungaretti
Urano
Uso di Mare(navigatore)
Valdarno
Valdichiana
Valtiberina
Venticinque Aprile
Verga
Viani(pittore del 1900)
Vico
Vignacce
120
Vivaldi
Viviani
Weber(scienziato)
121
Delibera Numero 650 del 23 Ottobre 1933
Atteso che non ha alcun nome il Largo esistente all'esterno di Porta Trento Trieste,
circoscritto dalle mura urbane, dal recinto frontale del “Gioco del Pallone”, dalla Via Andrea
Sansovino e dal muro di recinzione dell'ex maneggio;
considerando che detto luogo trovasi nel quartiere di Porta Sant'Andrea, per cui appare
opportuno imporgli il nome del Quartiere stesso, a somiglianza di quanto già in precedenza è
stato fatto per due piazze del Quartiere di Porta Santo Spirito e di Porta Crocifera;
visto l'articolo della legge 23 Giugno 1927 numero 1188;
sentito il parere favorevole, espresso dalla Consulta Municipale nella sua adunanza del cinque
corrente
Delibera
di richiedere autorizzazione al Prefetto di imporre il nome di “Porta Sant'Andrea” al Largo
esistente all'esterno di Porta Trento e Trieste.
122
Delibera Numero 732 del 16 novembre 1933
Atteso che in quest'anno ricorre il primo centenario della nascita del concittadino Giuseppe
Chiarini, poeta critico e scrittore di chiara fama, amico di Carducci e dei più nobili ingegni del
suo tempo, al quale spetta il grande onore di aver fatto conoscere per primo i meriti letterari di
Gabriele D'Annunzio.
Ritenuto che non possa onorarsi in modo migliore la memoria dell'Illustre concittadino che
con l'imporre il suo nome ad uno degli edifici scolastici urbani.
Sentito il parere favorevole espresso dalla consulta municipale nella sua adunanza del 14
corrente
Delibera
di imporre il nome di Giuseppe Chiarini all'edificio scolastico urbano di Via Pellicceria.
123
Delibera numero 735 del 16 Novembre 1933
Ritenuto doveroso per la nostra città di rendere onore alla memoria del concittadino Giuseppe
Benvenuti del Dott. Pietro, morto in combattimento nel monte Kuk (Plava- Isonzo) il 19
maggio 1917 ed insignito della medaglia d'oro al valor militare con la seguente motivazione:
“Con slancio e ardimento mirabili, sempre alla testa dei suoi uomini, ai quali seppe dare,
durante aspre giornate di combattimento e di lotta, fulgido esempio di valore e di devozione
alla dovere e che seppe trascinare col suo esempio all'assalto e alla vittoria, concorse alla
conquista di una forte linea nemica facendo pure numerosi prigionieri.
Ferito il giorno successivo volle rimanere al suo posto e più tardi in un momento di crisi si
offrì volontario per una ardita ricognizione durante la quale, mentre era in prossimità
dell'obiettivo assegnato, cadde da prode, mortalmente colpito, coronando la sua opera con
una fine gloriosa” (Monte Kuk, 14- 19 maggio 1917) .
Ritenuto che non possa onorarsi in modo migliore la memoria dell'eroico concittadino che con
l'imporre il suo nome ad un viale del passeggio del pubblico Prato e ad un edificio scolastico.
Rilevato che alla memoria del Tenente Benvenuti anche il Liceo Scientifico di Arezzo ha
dedicato una delle sue aule; visto l'articolo uno della legge 23 giugno 1927- 1188; sentito il
parere favorevole espresso dalla Consulta Municipale nella sua ordinanza del 14 corrente
Delibera
1) di richiedere autorizzazione al Prefetto di imporre il nome della Medaglia d'oro Giuseppe
Benvenuti al Viale circolare del Pubblico Passeggio del Prato.
2) di imporre lo stesso nome all'edificio scolastico urbano di Piazza del Popolo.
124
Delibera Numero 349 del 30 giugno 1934
Ritenuta l'opportunità di dare un nome a vari viali del pubblico passeggio del Prato;
ritenuto doveroso di onorare, con l'imposizione del loro nome nei viali, la memoria dei
gloriosi caduti per la causa della rivoluzione fascista;
vista la lettera del Fiduciario Provinciale dell'Associazione Fascista delle Famiglie dei Caduti
per la Rivoluzione;
visto l'articolo uno della legge 23 giugno 1927 numero 1188;
sentito il parere favorevole espresso dalla Consulta Municipale nella sua adunanza del 23
corrente
Delibera
di richiedere autorizzazione al Prefetto di imporre seguenti nomi ad alcuni viali del pubblico
passeggio del Prato:
- Viale Tolemaide Cimini: al tratto che dall'entrata della Fortezza Medicea conduce in linea
retta alla parte opposta dell'ovale del Prato
- Viale Dante Rossi: al tratto che a destra del precedente conduce dalla Fortezza all'ovale del
Prato
- Viale Giovanni Forzoni: al tratto che a sinistra del primo, conduce dalla Fortezza all'ovale
del Prato.
125
Delibera Numero 531 del 20 ottobre 1934
Ritenuto che la Piazza all'interno dell'ex fabbricato ospedaliero,
con accesso dalla Via Ser Petraccolo e dal Corso Vittorio Emanuele dalla quale si ha ingresso
al nuovo Ufficio dei Telefoni non ha nome;
atteso che appaia opportuno di addivenire all'imposizione alla detta Piazza di un nome che
ricordi l'antica denominazione dell'Ospedale Antico di Santa Maria Sopra i Ponti, appunto
perché costruita sopra il torrente Castro;
visto l'articolo sette della legge 23 giugno 1927 numero 1188
Delibera
di richiedere autorizzazione al Prefetto di imporre il nome di “Piazzetta Sopra i Ponti” alla
Piazza all'interno dell'ex fabbricato ospedaliero.
126
Delibera Numero 65 del 17 gennaio 1935
Ritenuta l'opportunità, per altre ragioni di ordine ideale di imporre a due Vie della città il
nome delle isole di Corsica e di Malta;
considerando che nessuna ragione di carattere storico si oppone a che vengano cambiati i
nomi, di non remota imposizione, delle due strade ora denominate Via dell'Anfiteatro e Via
della Società Operaia;
visto l'articolo uno della legge 23 giugno 1927 numero 1188;
sentito il parere favorevole espresso dalla Consulta Municipale nella sua adunanza del 16
corrente
Delibera
di richiedere autorizzazione al Prefetto di imporre il nome di Via Malta al tratto di strada dal
Corso Vittorio Emanuele alla Chiesa di San Bernardo, ora denominata Via dell'Anfiteatro, ed
il nome di Via Corsica al tratto di strada da Via dell'Anfiteatro, ora Malta, alla Via Niccolò
Aretino, denominata Via della Società Operaia.
127
Delibera Numero 557 del 12 novembre 1936
Vista la circolare numero 14780 in data 23 Agosto 1936 di Sua Eccellenza il Prefetto della
Provincia con la quale si fa presente che da parte dell'Istituto Centrale di Statistica(circolare
17 luglio 1936, numero 18964) è stato fra l'altro disposto che per la buona esecuzione del
prossimo censimento demografico sia completata la denominazione delle strade, piazze
località dei comuni e sia compilato un apposito stradario;
atteso che, quindi, occorra procedere alla imposizione di nomi ad alcune vie e piazze di nuova
costruzione ed ad altre vie che ne sono mancanti;
visto elenco compilato dall'Ufficio Tecnico Comunale in accordo con l'Ufficio di Censimento;
visto l'articolo uno della legge 23 giugno 1927 numero 1188;
sentito il parere favorevole espresso dalla Consulta Municipale nella sua con adunanza
odierna
Delibera
di richiedere l'autorizzazione al Prefetto di imporre i seguenti nomi ad alcune Vie e Piazze
della città e del suburbio:
- Via Brava: al tratto di strada normale alla Via Ghibellina che corre lungo la Palestra.
- Largo Benadir: in via Garibaldi, innanzi alla Via Ghibellina.
- Via del Fanale: il vicolo che portava questo nome univa la Via Bartolomeo di Ser Gorello
alla Via Francesco Folli. E' stato adesso compreso nel Viale del Littorio, tale denominazione
viene passata al tratto di strada che unisce Via delle Fosse alla via Garibaldi.
- Via Aliotti: al tratto di strada fra la Via Chiassaia e la Piazza di Santa Maria in Gradi, ove
appunto è l'ingresso dell'Istituto omonimo.
- Via Eritrea: tratto di strada privata fra Via Guido Monaco e la Via Fra' Guittone, attraverso
la proprietà Chierici ed altri.
- Via Coatit: tratto di strada che si stacca da Viale Andrea Sansovino e va lungo il Castro
parallelamente a Via dell'Acropoli.
- Via Assab : il tratto di strada che corre fra il lato destro dell'Istituto delle Case Popolari in
via Crispi e la casa Casi fino al Castro.
- Via Massana: in fondo a Via del Trionfo, il prolungamento di Via Masaccio.
- Via Cheren : una traversa di Via del Trionfo, parallela alla precedente e che si estende da
ambo le parti.
128
- Via Macallè: normale a Via Guadagnoli, in prossimità del Ponte sul Castro.
- Via Asmara: normale a Via Garibaldi, finale negli orti verso il Castro.
- Via Adua: si stacca dalla precedente ed è parallela alla Via Garibaldi.
- Via Libia: strada che si stacca da Via Emilio Vezzosi e va' verso l'ingresso del deposito
della “Nafta”.
- Via Maggiore Galiano: lungo la Via Vittorio Veneto, una traversa a destra, venendo alla
città, quasi di fronte alla Via del Trionfo.
- Via Bottegone: una traversa della Via Vittorio Veneto presso la casa segnata dal numero
163.
- Via Generale da Bormida: la via senza nome, comunemente detta Via di Paloma, che va da
via Vittorio Veneto al passo a livello presso il Vingone.
- Via Tripoli: la prima traversa dal lato sinistro di Via Vittorio Veneto venendo alla città oltre
la Via della Sella, a lato della casa Belloni segnata dal numero 288.
- Via Mogadiscio: la seconda traversa di Via Vittorio Veneto, a sinistra dopo la Via della
Sella, fra le case Papini e Tenti, segnate rispettivamente dai numeri 264 e 268.
- Via Adigrat: la terza traversa di Via Vittorio Veneto, subito prima del Torrente Vingone,
messa alla casa di proprietà Barbagli.
- Via Maggiore Toselli: la prima traversa a sinistra di Via Vittorio Veneto, dopo il torrente di
Vingone fra le case Bartolini e Bisaccioni, segnate rispettivamente dai numeri 222 e 228.
- Via Generale Arimondi: la seconda traversa a sinistra di Via Vittorio Veneto dopo il
torrente di Vingone, fra le case Beoni e Pagani distinte rispettivamente dai numeri 208 e 204.
- Via Gian Francesco Gamurrini: tratto di strada fra la via Antonio da Sangallo presso il
cimitero fino agli Archi.
- Vicolo del Cancello: unisce la piazza del Praticino alla Via dei Palagi.
- Vicolo dell'Arco: la scalinata che unisce le Logge Vasari alla Piazza del Praticino.
- Piazzale del Campanile: il largo adiacente al pubblico Prato davanti alla canonica della
Cattedrale.
- Piazza dietro il Duomo: la Piazzetta in via Madonna Laura.
- Vicolo della Minerva: dalla Piazza di San Lorenzo fino alla Via San Lorenzo.
- Piazzetta Sant'Agnese: di fronte alla chiesa omonima.
- Piazzetta San Lorenzo: di fronte alla chiesa omonima.
- Piazzetta San Nicolò: di fronte alla chiesa omonima.
- Piazzale delle Bandiere: di fronte al palazzo Pretorio e l'Arca di A. Rosselli.
- Via della Torre Rossa: ove si trova la soppressa Via del Praticino.
129
Delibera numero 293 del 3 Luglio 1937
In data 19 febbraio 1937 per il tramite della Sovrintendenza all'Arte Medioevale e Moderna
della Toscana viene inoltrata al Ministero dell'Educazione Nazionale una istanza del seguente
tenore
“Il sottoscritto Podestà del Comune di Arezzo, ai sensi del Regio Decreto Legge 10 maggio
1923, domanda l'autorizzazione a cambiare la denominazione di “Via della Società Operaia”
in “Via Dante Rossi”.
L'attuale denominazione fu stabilita con deliberazione del consiglio comunale del 9 ottobre
1889 in omaggio alla Società Operaia di Mutuo Soccorso che in detta strada (allora priva di
nome) aveva costruito un edificio per la propria sede.
Oggi la Società Operaia sta per sciogliersi e l'edificio farà passaggio al Gruppo Rionale
Fascista “Dante Rossi” che vi trasferirà tutti i propri uffici.
Questa circostanza si presenta propizia a soddisfare il vivo desiderio manifestato dalla
cittadinanza e in special modo dalla locale Federazione dei Fasci di Combattimento per
onorare e ricordare degnamente e perennemente il caduto fascista Dante Rossi, perito
tragicamente nell'imboscata comunista di Renzino il 17 aprile 1921 e il sottoscritto confida
che da parte della Signoria Vostra non verrà a mancare l'autorizzazione come sopra invocata.
Veduta la lettera Primo Luglio corrente con la quale la Sovrintendenza ai monumenti, mentre
comunica che la soprascritta domanda fu inviata al Ministero, dichiara che occorre procurarsi
l'approvazione di S. E. il Prefetto mediante apposita deliberazione da trasmettersi di poi a
quella Sovrintendenza.
Delibera
Di procedere, per le considerazioni di cui alle premesse e con le superiori approvazioni di
legge, al cambiamento della denominazione di “Via della Società Operaia” in “Via Dante
Rossi”.
130
Delibera Numero 64 del 7 febbraio 1939
Atteso ché, allo scopo di onorare degnamente anche nella nostra Città, la memoria di
Guglielmo Marconi, si ravvisi l'opportunità di intitolare al suo nome una delle vie dell'abitato
urbano, dando poi concreta attuazione al Provvedimento per il 25 Aprile prossimo venturo,
giorno in cui sarà celebrato l'Anniversario della nascita del Grande Italiano;
ritenuto che, per l'imposizione del nome dell'immortale scienziato, è stato prescelto
l'importante tratto di strada che dalla Via Petrarca conviene al Poggio del Sole, nei pressi del
Palazzo dell'I. N. C. I. S. e del nuovo Palazzo del Governo, tratto ora comunemente chiamato
Via Poggio del Sole;
vista la legge 23 giugno 1927 numero 1188;
cista la circolare prefettizia del 1 febbraio 1939 numero 171 div. Gab. ;
Delibera
di richiedere autorizzazione di imporre il nome di Via Guglielmo Marconi al tratto di strada
che dalla Via Petrarca conduce a Poggio del Sole.
131
Delibera Numero 302 del 12 luglio 1939
Vista la lettera in data 4 Luglio del Segretario della Federazione Provinciale dei Fasci di
Combattimento, con la quale si fa presente che il Direttorio Federale ha espresso il voto che la
nuova grande Piazza che verrà a stendersi di fronte alla costruenda “Casa Littoria” al termine
della Via Petrarca, sia intitolata al nome di Costanzo Ciano;
ritenuto che l'Amministrazione Comunale si sente veramente orgogliosa di rendere tale
doveroso omaggio alla memoria del grande scomparso associandosi così al profondo
cordoglio di tutti gli italiani per la morte di questo fulgido Eroe, che, dopo aver compiuto in
guerra le leggendaria imprese di Buccari e di Castellazzo, dette poi prova dei più elevati
sentimenti di patriotta, di fascista, di cittadino, di camicia nera sempre fedele al Duce;
ritenuto che l'imposizione del nome dell'Eroe alla nuova Piazza, oltre che rievocare alla mente
e al cuore dei cittadini la grande figura di Costanzo Ciano, tipica espressione delle virtù
marinare, guerrieri e civili della nostra gente, intenda altresì costituire una prova di fiducia
nella ferma volontà della cittadinanza di dare concreta sacralizzazione ad un'opera pubblica di
così grande importanza e di così alto significato, quale la progettata costruzione della nuova
“Casa Littoria”;
vista la legge 23 giugno 1927 numero 1188;
sentito l'unanime parere favorevole espresso dalla Consulta Municipale nella sua adunanza
odierna
Delibera
di richiedere autorizzazione al Prefetto di imporre il nome di Costanzo Ciano alla nuova
Piazza che verrà a stendersi di fronte alla costituenda “Casa Littoria” alla confluenza della Via
Petrarca di Porta Buia.
132
Delibera numero 385 dell'8 Ottobre 1940
Intitolazione della Piazza del Popolo al nome di Italo Balbo.
C'è una lettera datata 4 luglio 1940 della Federazione dei Fasci di Combattimento di Arezzo
che propone all'Amministrazione comunale di onorare la memoria del quadrumviro della
rivoluzione, Maresciallo dell'aria, Italo Balbo, deceduto eroicamente nel cielo di Tobruk il 28
giugno 1940 intitolando a suo nome una via cittadina. L'Amministrazione podestarile è
orgogliosa di rendere tale doveroso omaggio alla memoria del grande scomparso, che l'eroica
sua vita volle coronata da ardimentoso sacrificio, fulgidissimo esempio alle generazioni
future, con atto in data 12 luglio 1940, chiese l'autorizzazione prevista dalla legge per
l'intitolazione al nome di Italo Balbo della Piazza del Popolo in cui eloquenti segni
testimoniano del valore dimostrato dai figli di Arezzo nelle battaglie per l'indipendenza e la
grandezza della patria.
Il prefetto approva il 5 settembre 1940, il Ministro dell'interno ha concesso l'autorizzazione
secondo il regio decreto- Legge 10 maggio 1923 e la legge 23 giugno 1927.
133
Delibera Numero 255 del 18 luglio 1941 Il Podestà
premesso:
Il 7 gennaio 1937 moriva a Firenze il Senatore Lando Landucci.
Nato a Sansepolcro in provincia di Arezzo il 2 giugno 1855, illustrò con il suo ingegno e con
le sue opere la patria e la provincia che gli dette i natali.
Laureatosi in Giurisprudenza a Pisa il 12 luglio 1877, salì appena 22enne la Cattedra
universitaria nell'Ateneo di Urbino, passando due anni dopo a quella di Padova, alla quale
dedicò per ben dieci lustri la sua mirabile attività di scienziato e di maestro, tenendo la
Cattedra di Diritto Romano.
Scrittore molto fecondo, pubblicò cinque grandi opere giuridiche e di Storia del Diritto, e
numerose monografie, che meritatamente gli assicurarono fama nazionale, fu ammirato pure
per le sue celebrazioni e conferenze, dotte e forbite;
per Arezzo, in cui compì gli studi medi, nutrì sempre amore filiale e delle sorti della sua città
d'adozione fu sempre patrocinatore attivo e illuminato, tanto che essa lo mandò suo
rappresentante alla Camera dei Deputati per quattro legislature di seguito dall'anno 1900 al
1919.
Per il suo atteggiamento politico durante e dopo la Grande Guerra(fece pure parte del Fascio
Parlamentare di Difesa Nazionale) ed in riconoscimento della sua dirittura politica e morale,
delle sue benemerenze patriottiche e degli alti meriti scientifici, nel 1934 venne nominato
Senatore del Regno;
premesso quanto sopra e rilevato che per soddisfare il vivo desiderio della cittadinanza
l'Amministrazione Podestarile con atto in data 21 aprile 1941 chiese al Ministero dell'Interno
la preventiva autorizzazione a intitolare al nome di Lando Landucci la Piazza posta nella parte
alta della città a fianco del Palazzo ove ha sede l'Intendenza di Finanza, Piazza che
attualmente non ha alcuna denominazione ufficiale propria;
ritenuta che giusta comunicazione di questa Prefettura in data 11 maggio 1941 numero 9646,
il Ministero dell'Interno, su conforme parere della Deputazione di Storia Patria di Firenze, ha
concesso la richiesta preventiva autorizzazione;
veduta la legge 23 giugno 1927 numero 1188 concernente la toponomastica stradale;
sentito il parere favorevole espresso ad unanimità di voti dalla Consulta Municipale nella
seduta del tre corrente
Delibera
134
di richiedere autorizzazione al Prefetto della provincia di intitolare al nome di Lando
Landucci la Piazza posta al fianco del Palazzo ove ha sede la R. Intendenza di Finanza e che
dà accesso alla Via Sasso Verde.
135
Delibera Numero 382 del 15 dicembre 1942
Il Podestà
premesso
in data 4 maggio 1927 moriva in Firenze l'insigne dantista e letterato Isidoro Del Lungo che il
20 Dicembre 1841 aveva visto la luce in Montevarchi, provincia di Arezzo.
Nel Dicembre dell'anno scorso, ricorrendo il centenario della nascita del Del Lungo, la Reale
Accademia Petrarca volle celebrare l'avvenimento esprimendo il voto di perpetuare anche in
questa città con un segno visibile il ricordo di questo illustre figlio della terra aretina;
premesso quanto sopra rilevato che per secondare il vivo desiderio della cittadinanza,
l'Amministrazione Podestarile con atto in data 16 luglio 1942 chiese al Ministero
dell'Educazione Nazionale la preventiva autorizzazione di intitolare al nome di Isidoro Del
Lungo la via attualmente detta del “Bancaccio”, la quale fiancheggia a Nord della Piazza
Principe Amedeo e porta un nome che non rappresenta importanza storica degna di rilievo;
ritenuta che giusta comunicazione della Reale Soprintendenza ai Monumenti della provincia
di Firenze, Arezzo e Pistoia in data 21 novembre 1942 numero 3073, il Superiore Ministero
con lettera del 18 novembre corrente, numero 4902 ha concesso la richiesta autorizzazione;
veduto il Regio Decreto legge 10 maggio 1923, numero 1158 concernente la toponomastica
stradale, sentito il parere favorevole espresso ad unanimità di voti dalla Consulta Municipale
nella seduta odierna
Delibera
di intitolare al nome di Isidoro Del Lungo la via attualmente denominata Via della Bancaccio.
136
Delibera Numero 395 del 22 novembre 1943 Il commissario
ravvisata l'opportunità di intitolare una Via cittadina al nome della medaglia d'oro Ettore
Muti, super decorato al valore combattente volontario di tre guerre, caduto per la Causa
Nazionale;
ritenuto che in relazione all'attuale momento possa intitolarsi al nome di Ettore Muti il Viale
del Re
Delibera
di cambiare la denominazione del Viale del Re in Viale Ettore Muti.
137
Delibera Numero 8 del 15 gennaio 1944
Il commissario
Veduta la circolare del Capo della Provincia in data 4 gennaio ultimo scorso numero 9989
Gab. , con la quale a seguito del telegramma 25 dicembre ultimo scorso della Presidenza del
Consiglio dei Ministri si invitavano le Amministrazioni Comunali al mutamento dei nomi di
determinate vie e piazze cittadine;
ritenuto che, in conformità alle disposizioni di cui sopra, si rende necessario mutare il nome
del Corso Vittorio Emanuele, della piazza Umberto I e della Piazza Principe Amedeo;
ravvisata l'opportunità di restituire alla Piazza Umberto I l'antico nome di Piazza San
Francesco e di mutare il nome del Corso Vittorio Emanuele e della Piazza Principe Amedeo
rispettivamente in Corso Italia e Piazza del Risorgimento;
Delibera
di mutare il nome del Corso Vittorio Emanuele in Corso Italia, della piazza Umberto I in
Piazza San Francesco e della Piazza Principe Amedeo in Piazza del Risorgimento.
138
Delibera Numero 183 del 5 settembre 1944
La giunta
viste le istanze prodotte dal Parroco di San Michele allo scopo di ottenere il ripristino del
nome di “Piazzetta San Michele” alla Piazzetta attualmente intitolata “Guglielmo Oberdan” e
di alcuni abitanti della ex Via Aldo Rosselli, perché alla stessa sia imposto il nome di
Guglielmo Oberdan anziché sostituito quello di Via delle Derelitte;
rilevato che dagli atti d'ufficio che il nome di Piazzetta Guglielmo Oberdan fu imposto alla
Piazzetta San Michele con deliberazione 22 Dicembre 1921 e che il nome di Via delle
Derelitte è stato ripristinato con deliberazione 18 Agosto 1944 Numero 750;
considerata l'opportunità di accogliere la duplice richiesta, sia perché in tal modo viene ad
intitolarsi al martire triestino un'arteria abbastanza importante, sia perché si elimina una
denominazione, quale quella delle Derelitte priva di alcuna importanza storica e di scarso
gradimento per gli abitanti;
vista la legge 23 giugno 1927 numero 1188;
Delibera
1) di ripristinare il nome di Piazzetta San Michele alla Piazzetta attualmente intitolata a
Guglielmo Oberdan.
2) di imporre il nome di Guglielmo Oberdan alla Via delle Derelitte, già Via Aldo Rosselli.
La presente deliberazione è stata approvata ad unanimità di voti.
139
Delibera Numero 744 del 2 agosto 1945
Il Sindaco rileva che il tratto di strada che da via Trieste conduce alla Località detta del
“Pantanino” è senza nome pur trovandosi sulla strada stessa otto casa abitate, il che dà luogo
ad inconvenienti di vario genere.
Gli abitanti di quelle case desidererebbero che alla strada fosse attribuita la denominazione di
“Via del Pantanino” essendo tale località conosciuta da tutti.
Ritiene che si desiderio degli interessati possa essere assecondato.
La Giunta Municipale sentita l'esposizione del Sindaco;
veduta la legge 23 giugno 1927 numero 1188 concernente la toponomastica stradale ad
unanimità di voti nei modi di legge;
Delibera
di richiedere autorizzazione al Prefetto della Provincia di attribuire la denominazione di Via
della Pantanino al tratto di strada che congiunge la Via Trento e Trieste con la località detta
del Pantanino.
140
Delibera Numero 166 del 27 settembre 1946
Enunciato l'oggetto iscritto al numero 10 dell'ordine del giorno, l'Assessore Montanini da
lettura del verbale della seduta tenuta in data 23 agosto dalla Commissione Speciale per il
cambiamento della denominazione di alcune Vie e Piazze cittadine, nominata con
deliberazione consiliare del 21 giugno 1946 numero 67.
Le variazioni proposte dalla suddetta commissione sono le seguenti:
1) Piazza Umberto I in Piazza San Francesco
2) Corso Vittorio Emanuele in Borgo Maestro.
3) Piazza Principe Amedeo in Piazza della Badia.
4) Piazzale della Stazione in Piazzale della Repubblica.
Il Sindaco osserva che la Commissione non ha svolto in modo completo il compito affidatole
in quanto nessuna proposta ha formulato per intitolare una Via cittadina al nome di Sante
Tani.
L'Assessore Angiolini dal conto suo rileva che la denominazione di Borgo Maestro da
attribuire al Corso Vittorio Emanuele risente troppo di antico e paesano, meglio la
denominazione di Corso Italia senza guardare se tale denominazione fu già attribuita dai
“repubblichini”.
Il consigliere Marzocchi invece ritiene ben appropriata la denominazione di Borgo Maestro
che sta ad indicare la Via principale della città;
anche il consigliere Professor Pieraccini si pronuncia in favore di questa soluzione facendo
rilevare che è una caratteristica delle nostre città conservare sulla parte più antica le vecchie
denominazioni.
Il Sindaco mette ai voti la proposta della Speciale Commissione concernente il cambiamento
di denominazione Via Corso Emanuele in Borgo Maestro.
In 23 consiglieri presenti il risultato è il seguente:
- Voti favorevoli numero 10
- Voti contrari numero 12
- Astenuti numero uno
141
Messa successivamente ai voti la proposta dell'Assessore Angiolini, e cioè di attribuire il
nome di Corso Italia all'attuale corso Vittorio Emanuele, viene approvata con i seguenti
risultati:
- Voti favorevoli numero 11
- Voti contrari numero 10
- Astenuti numero due
Per quanto concerne le altre proposte formulate dalla Speciale Commissione i risultati delle
singole votazioni sono i seguenti:
- Piazza Umberto I in Piazza San Francesco: approvata ad unanimità.
- Piazza Principe Amedeo in piazza della Badia: approvata ad unanimità.
Terminata tale votazione il Sindaco richiama l'attenzione del Consiglio sull'opportunità di
attribuire o meno il nome di Sante Tani ad una Via o Piazza cittadina.
L'Assessore Montanini riferisce che la Commissione più volte menzionata si occupò anche di
ciò e da alcuno dei membri fu proposto di dare il nome di Sante Tani a quel tratto di Via
Garibaldi che va dall'incrocio con Via San Lorentino fino a San Clemente, senonché non
essendo stata raggiunta una completa unità di vedute fra i vari membri, non fu formulata
alcuna proposta concreta.
Inoltre deve rilevare che alla Commissione spettava unicamente l'incarico di proporre al
cambiamento dei nomi incompatibili con l'attuale ordinamento politico.
L'Assessore Angiolini osserva che nelle carceri, in quel tratto ubicate, furono trucidati quattro
martiri e pertanto ritiene che la nuova denominazione potrebbe essere “Via dei Quattro
Martiri”.
L'Assessore Mori si associa alla proposta.
L'Assessore Montanini osserva a sua volta che, esistendo già la “Piazza Martiri Antifascisti”,
si avrebbe un doppione di denominazione.
A sua volta il consigliere Niccolai ricorda che fin dai primi giorni della liberazione si pensò di
dedicare al nome di Sante Tani la Piazza dei Priori, ma anche allora per mancanza di un
consenso unanime nell'Amministrazione fu deciso per il nome di Piazza dei Martiri
Antifascisti.
Il Consigliere Smuraglia è d'avviso di dedicare al nome di Sante Tani il tratto di Via Guido
Monaco che va dalla Piazza omonima a Piazza San Francesco ma il Consigliere Casi osserva
142
che nell'eccidio Tani trovarono la morte altri martiri ed onorando la sola memoria del primo
ne verrebbe una menomazione per gli altri.
Replica il consigliere Avvocato Niccolai, facendo rilevare che la figura di Sante Tani emerge
ben più di quella di coloro insieme ai quali trovò la morte; di lui infatti non solo è degna la
memoria, la morte, ma tutta la vita.
Il Consigliere Professor Pieraccini riconosce che effettivamente la figura di Sante Tani è
quella di un esponente, è contrario però al frazionamento della denominazione di Via
Garibaldi, in quanto tale Via meglio si presta così come, con unica denominazione da Porta
San Clemente a Porta Trento Trieste, agli effetti delle indicazioni per la circolazione stradale.
E' di avviso pertanto che era più opportuno ricordare il sacrificio di Sante Tani e dei compagni
apponendo una lapide all'esterno del carcere.
Poiché la discussione prosegue con la partecipazione di vari consiglieri il sindaco interviene
invitando i presenti a formulare proposte concrete.
Il Consigliere Professor Pieraccini presenta allora proposta formale di apporre sul muro
esterno del carcere una lapide che ricordi la figura di Sante Tani e dei compagni caduti con
lui, proposta che il Consiglio approva ad unanimità.
Dopodiché per consenso unanime, vengono incaricati dalla redazione del testo da inscrivere
nella lapide il Sindaco Ingegner Grazi, l'Assessore Montanini ed i Consiglieri Professor
Curina, Professor Pieraccini, Raschi, Avvocato Niccolai e Ragionier Busachi.
148
Fonti: Fonti Archivio Storico Comune di Arezzo:
Delibere ( Consiglio Comunale, Giunta e Podestà) di un arco temporale che va dal 1867 al
2013.
Gli stradari sono ricavati da Delibere del Comune di Arezzo e dalla ricerca web.
149
Periodici:
1. La Nazione, edizione di Arezzo
2. Il Corriere di Arezzo
3. La Repubblica
4. Arezzo, Il Settimanale
5. Il Nuovo Corriere di Arezzo
6. Notizie di Storia, semestrale della Società Storica Aretina
7. Il Corriere della Sera
8. Il Secolo d’Italia
150
Bibliografia: 1. Baioni Massimo, I volti della città, politica simboli, rituali ad Arezzo in età
contemporanea, Le Balze, Montepulciano, 2012.
2. Isneghi Mario, I luoghi della memoria, simboli e miti dell'Italia unita, Editori
Laterza, Bari, Settembre 1996.
3. Isneghi Mario, Le guerre degli italiani, Parole immagini, ricordi 1848-1945, Le
Scie, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1989.
4. Rossi Franco, Toponomastica e denominazione strade. Il quadro giuridico. La prassi
amministrativa, I servizi demografici, 2012 n. 1-2.
5. Ridolfi Maurizio, Storia Politica dell'Italia repubblicana, Mondadori Bruno, 2010.
6. Antoniella Augusto, Moriani Antonella, Occupazione Francese e insorgenza
antifrancese nelle carte dell'archivio di Stato di Arezzo(1799-1801), Progetto Archivi,
Provincia di Arezzo, Arezzo, 1991.
7. Brigidi E. A. , Giacobini e Realisti o il Viva Maria, Arnaldo Forni Editore, Prato,
1974.
8. Tognarini Ivan, Arezzo tra rivoluzione e insorgenze 1790-1801 : documenti e
immagini per una ricerca storica, Aretia Libri, Arezzo, 1982.
9. Donati Edgardo, Ancora un "Viva Maria"? : le reazioni nell'Aretino all'annessione
della Toscana all'Impero napoleonico (1808-1809) , atti del Convegno Arezzo, 29 novembre
- 1 dicembre 2005.
10. Dondi Stefano, Giorni Maria, Pescini Ilaria, Fonti per la storia di Arezzo dal 1799 al
1801, occupazione francese ed insorgenza, Archivio di Stato di Arezzo, 1989.
11. Lazzeri Corrado, Arezzo e la sua insurrezione del 06 Maggio 1799, Scheggi, Arezzo,
1934.
12. Medici Leopoldo, A proposito della più recente toponomastica cittadina, Bollettino
d'informazione Brigata Aretina degli Amici dei Monumenti, n. 33, 1982.
13. Nocentini Alberto, Agli inizi della toponomastica aretina, Atti e memorie della
Accademia Petrarca di lettere, arti e scienze, Nuova Serie n. 65, 2003, p. 123-137.
14. Mastrelli Carlo Alberto, Elementi germanici nella toponomastica aretina, Atti del
convegno su: Arezzo e il suo territorio nell'alto Medioevo, Arezzo, Casa del Petrarca, 22-23
ottobre 1983.
15. Van Eldik Tommy, Lo sport come elemento della politica fascista in Italia, Letteratura
e cultura occidentale, Utrecht, 2007
151
16. Salvadori Roberto - Bibliografia aretina 1790-1815 e Rassegna Bibliografica del Viva
Maria
17. Telese Luca, Cuori neri, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 2006
18. Serri Mirella, I profeti disarmati. 1945-1948, la guerra fra le due sinistre, Milano,
Corbaccio 2008
19. Berti Gian Pietro, Un' idea esagerata di libertà. Introduzione al pensiero anarchico,
Milano Eleuthera 2015
20. Berti Gian Pietro, Sacchetti Giorgio (a cura di), Un libertario in Europa. Camillo
Berneri: fra totalitarismi e democrazia. Atti del convegno di studi storici, Arezzo, 5 maggio
2007, Reggio Emilia, Archivio fam. Berneri A. Chessa, 2010
21. Caneschi Marco, Storie e dinastie degli ebrei aretini, Arezzo, Il Laboratorio, le
edizioni 2010
152
Sitografia:
1. www.repubblica.it
2. www.informarezzo.com
3. www.comune.arezzo.it
4. www.interno.it
5. www.corrierediarezzo.com
6. www.eosarte.it
7. www.sergioramelli.it
8. www.150anni.it
9. www.lanazione.it/arezzo
10. www.arezzonotizie.it
11. www.facebook.com
12. www.geoplan.it
13. www.comuni-italiani.it
14. maps.comune.arezzo.it